Juliet 206

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ANNO XLI, N. 206 FEBBRAIO 2022 Juliet online: www.juliet-artmagazine.com

36 | Produzione creativa e identità - Riflessioni sulla genesi e l’evoluzione (x)

68 | Saturno Buttò - tra estasi e dolore

Luciano Marucci

69 | Genti Korini - A mezza distanza da qui a lì

Annalina Grasso

46 | Esemplare didattica per l’infanzia e oltre - dalla Fondazione Tancredi di Barolo

Roberto Grisancich

70 | The Pool NYC - da New York a Milano

Luciano Marucci

Stefano Cavaliero e Arianna Tremolanti

52 | Paolo Cotani - ricordo di Paolo

71 | Rodrigo Valenzuela - idee aggregative

Rolando Anselmi

Fabio Fieramosca

56 | Videopoesia - una ricerca necessaria

72 | AntonioCoppola - Fondazione Coppola

Enzo Minarelli

Emanuele Magri

60 | Nello spazio semi-pubblico - Bin Koh ad Amsterdam

73 | Diego Valentinuzzi | oltre il visibile

Jacques Heinrich Toussaint

Cristina Feresin

62 | Reportage India - tra presente e futuro

74 | Quarta radice - Mauro Campagnaro

Emanuele Magri

Lucrezia Costa

64 | Vanja Bucan - correlations and interventions

76 | Galleria Spazzapan - a Gradisca d’Isonzo

Matthias Harder

Lorenzo Michelli

65 | Brigataes - al Madre di Napoli

78 | Eugenia Beck Lefebvre - doppia valutazione

Rita Alessandra Fusco

Michela Poli

67 | Walter de Maria - the 2000 sculpture

80 | Gerhard Richter - “Künstlerbücher” a Berlino

Fabio Fabris

Annibel Cunoldi Attems

82 | Rashid Johnson - “Capsule” Bruno Purek

Direttore responsabile Alessio Curto Editore incaricato Rolan Marino Direttore editoriale Roberto Vidali Servizi speciali Luciano Marucci Direzione artistica Stefano Cangiano Nóra Dzsida Contributi editoriali Piero Gilardi Enzo Minarelli Direttrice editoriale web Emanuela Zanon Web designer Andrea Pauletich Promozione e advertising Fabio Fieramosca

Corrispondenti Berlino - Annibel Cunoldi Attems annibel.ca@gmail.com

Bologna - Emanuela Zanon emanuelazanon@yahoo.it

Brookings (USA) - Leda Cempellin leda.cempellin@sdstate.edu

Genève - Paola Forgione paola.forgione@unipv.it

Milano - Emanuele Magri emanuelemagri49@gmail.com

Melbourne - Stefano Cangiano ste.cangiano@gmail.com

Napoli - Rita Alessandra Fusco ritaalessandra.fusco@gmail.com

Collaboratori Amina G. Abdelouahab, Lucia Anelli, Nicola Bacchetti, Elisabetta Bacci, Chiara Baldini, Angelo Bianco, Mara Borzone, Boris Brollo, Antonio Cattaruzza, Lucrezia Costa, Micaela Curto, Serenella Dorigo, Sara Fosco, Dionisio Gavagnin, Roberto Grisancich, Andrea Grotteschi, Emilie Gualtieri, Ernesto Jannini, Alessia Locatelli, Isabella Maggioni, Chiara Massini, Loretta Morelli, Ivana Mulatero, Liviano Papa, Gabriele Perretta, Paolo Posarelli, Michela Poli, Eleonora Reffo, Rosetta Savelli, Piero Scheriani, Luca Sposato, Giovanni Viceconte

Paris - Marta Dalla Bernardina marta.dallabernardina@gmail.com

Tokyo - Angelo Andriuolo arsimagodei@gmail.com

Torino - Valeria Ceregini valeria.ceregini@gmail.com

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Pubbliche relazioni Gary Lee Dove Giovanni Pettener, Maria Rosa Pividori Paolo Tutta


PICS 75 | Pierre Huyghe - “Exomind” (deep water) 77 | Carsten Höller - al Maat di Lisbona 79 | Hiroshi Nagoya - “Futari” 81 | Hisami Yamagata - “Tatazumai” 83 | Ubuntu, un sogno lucido - al Palais de Tokyo RITRATTI 84 | Scatti di luce | Emanuela Marassi Stefano Visintin

91 | Fotoritratto - Schiavo e Zoppelli Luca Carrà

RUBRICHE 85 | Sign.Media - lotta di classe con l’arte? Gabriele Perretta

86 | Appuntamento con Fantini, Nardini, Lepardo - corte delle fucine Micaela Curto

87 | P. P.* - Dario Carmentano Angelo Bianco

AGENDA 92 | Spray - Eventi d’arte contemporanea AAV V COPERTINA William Kentridge, fotografato in occasione dell’opening di “Waiting for Kentridge” allo Spazio Moroso di Tavagnacco (UD), photo credits Alessandro Paderni-EYE. Mostra a cura di Paola Bristot e Andrijana Ružić, realizzata all’interno della 14° edizione del Piccolo Festival dell’Animazione. Evento organizzato da Viva Comix, con il supporto di MIBACT, Regione FVG, PromoTurismo FVG e con la collaborazione di Studio Kentridge, Lia Rumma Gallery, MOROSO Divani, Visionario Centro per le Arti Visive, Centro Espressione Cinematografiche e Musei Civici, Libreria Martincigh; Fondazione Ado Furlan, Trieste Contemporanea, DobiaLab

88 | (H) o - del video mapping Angelo Bianco

89 | Immigration - Willem Volkersz Leda Cempellin and Jodi Lundgren

90 | Arte e... L’arte in azienda - Carlo Bach Contatti info@juliet-artmagazine.com Juliet - via Battisti 19/a 34015 - Muggia (TS)

Serenella Dorigo

www.juliet-artmagazine.com f b: associazione juliet

Illustrazioni Antonio Sofianopulo Consulente tecnico David Stupar Juliet Cloud Magazine Cristiano Zane Collaborazioni JULIET art magazine collabora con scambio di notizie con la web-rivista www.olimpiainscena.it di Francesco Bettin Stampa Sinegraf

Abbonamenti 5 fascicoli + extra issue: Italia 50,00 €, Europa 65,00 € others 90,00 €, arretrati 20,00 € copia estero 20,00 € c/c postale n. 12103347 o Iban IT75C0200802242000005111867 Banca Unicredit, Trieste. con paypal tramite il sito juliet-artmagazine.com

Juliet è pubblicata a cura dell’Associazione Juliet. Autorizzazione del Tribunale di Trieste, n. 581 del 5/12/1980, n. 212/2016 V.G. registro informatico

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Illustrazione di Antonio Sofianopulo

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Fotografi Luca Carrà Stefano Visintin


PRODUZIONE CREATIVA E IDENTITÀ RIFLESSIONI SULLA GENESI E L EVOLUZIONE (X) a cura di Luciano Marucci

Le conversazioni con il gallerista Mario Mazzoli e l’artista Donato Piccolo svelano le loro straordinarie attività per lo sviluppo e la diffusione di complesse opere innovative Fin dagli esordi, come curatore di eventi artistici dalla seconda metà degl i anni Sessanta, avevo manifestato grande interesse per le contaminazioni linguistiche e l’interdisciplinarità delle differenti attività creative più evolute del contemporaneo. Non a caso, in questa puntata vengono ospitati due personaggi che agiscono in tale direzione: Mario Mazzoli, direttore dell’omonima galleria di Berlino, e Donato Piccolo, artista attivo a Roma. Il primo, fin dall’inizio, attua con passione e competenza progetti, per lo più pionieristici, nell’ambito della Sound Art, dando spazio e visibilità, in particolare, agli operatori dell’ultima generazione. Una tendenza originale, in espansione a livello internazionale, per certi aspetti vicina alle sperimentazioni dell’epoca Fluxus, che coniuga l’arte visiva con quella del suono, formando opere ibride multisensoriali più coinvolgenti. P iccolo, c he t ra l’a lt ro ha av uto rappor t i d i l avoro pu re con Mazzoli, si dedica con impegno e continuità a una ricerca complessa, basata sulla sinergia arte-scienza e natura-artificio, supportata dal suo pensiero filosofico. Non si pone limiti linguistici e combina materiali eterogenei con tecnologie molto avanzate. Ha condiviso le esemplari pratiche artistiche del passato, vicine alla sua sensibilità e al suo concept: da Leonardo da Vinci a Duchamp, a Beuys… Così, sfruttando saperi teorici ed esperienziali, nasce la “sua” produzione marcatamente i nvent iva e d iversi f icata, di forte impatto estetico, concettuale ed emozionale. Obiettivo sostanziale: esplorare verità più profonde di fenomeni straordinari, anche con l’intento di stimolare la percezione, tutt’altro che convenzionale, di visioni estreme. Du nq ue, sia mo d i f ronte a due audac i e d i na m ic i processi d i transizione che preludono u lteriori sv i luppi, non soltanto per soddisfare espressioni soggettive, senz’altro meritevoli di essere (ri)conosciuti. Mario Mazzoli, direttore dell’omonima galleria con sede a Berlino Luciano Marucci: Partiamo dai tuoi esordi. Quando ancora non era di moda… la Sound Art, cosa ti ha spinto a inaugurare uno spazio espositivo riservato prevalentemente all’arte visiva abbinata a quella del suono? Mario Mazzol i: La cosa ha a che vedere con i miei stud i. Io ho sempre studiato musica. Mi sono diplomato al conservatorio, poi sono andato negl i Stat i Unit i dove ho stud iato composizione e musicologia, fino a ottenere un dottorato in quest’ultima. Negli anni di New York mi sono av vicinato alla musica sperimentale e a l le i nsta l lazion i sonore, e da l ì ho mat urato i l desider io d i aprire una galleria che unisse il mio passato “familiare” a quello accadem ico. Ero i noltre an i mato, forse u n po’ i ngenuamente, come si addice ai principianti pieni di entusiasmo, da una sorta di spirito rivoluzionario. Era mia ferma intenzione cambiare la percezione e la fruizione della sperimentazione sonora proponendola al grande pubblico in un contesto apparentemente avulso. Sul fatto che sia diventato di moda occuparsi di Sound Art se ne

Mario Mazzoli accanto all’installazione site-specific di Céleste BoursierMougenot alla Galerie Mazzoli di Berlino, 2013, legno Mdf, fodera in pvc, acqua, ciotole di porcellana, 3 m Ø (courtesy l’Artista e Galerie Mazzoli, Berlino; ph Elena Giampaoli)

potrebbe discutere. È diventato di moda presentare progetti rivolti alla multimedialità e alla tecnologia, e cercare di infilare nelle mostre media alternativi a quelli convenzionali, questo sì. Ma il mercato è un’altra cosa. Scegliesti Berlino perché era una metropoli culturalmente più aperta? Per certi versi sì, anche se il motivo reale è più prosaico, relativo cioè ai costi limitati della città e alla presenza sul posto di molti degli artisti a cui ero interessato. In verità anche Berlino è un azzardo perché molte gallerie sostenevano e sostengono un’arte piuttosto convenzionale, contrastando le ricerche più avanzate… Questo è vero i n par te. Berl i no br u l icava d i i mpeti avang uard i st ic i , e ta nt i era no i luog h i , soprat t ut to no -prof it, c he pro ponevano e propongono sper i mentazione i n u n modo o i n u n altro. Cer to, farlo in una gal leria d’ar te era comunque una cosa inconsueta. Il fatto di non essere tedesco e parlare male la l ing ua non aiutava. Hai dovuto faticare a lungo per far maturare una diversa sensibilità e per invogliare i collezionisti ad apprezzare questa produzione? Ho dovuto faticare e ancora fatico. Ma, per certi aspetti, ho fallito nell’attuare la mia visione utopica. I progetti più radicali, a volte geniali, a mio avviso, rimangono molto difficili da trasmettere. Ho avuto meno difficoltà sui lavori interdisciplinari, di forte impatto visivo oltre che sonoro. Oggi la situazione è cambiata in senso positivo? Sta peggiorando sempre più. Tralasciando commenti sugli andament i del l ivel lo cu lturale med io, e non volendo cadere nel lo

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stereotipo di “un tempo le cose erano diverse e si stava meglio”, è fuori di dubbio che la musica sperimentale e la sperimentazione sonora in generale attraggano sempre meno consensi. Guardate dov’è finita la critica musicale…, praticamente non esiste più. Può confortarti l’aver dato un impulso evolutivo a questo ambito… Non credo di provare conforto. Più che altro parliamo di orgoglio. Al netto dei risultati, sono fiero di quello che ho fatto e delle persone con cui ho collaborato e collaboro. Sembra che l’originalità di certi artefatti sia stata legittimata dalle acquisizioni delle istituzioni museali aggiornate. Anche questa affermazione non è del tutto vera. C’è stata qualche acquisizione museale e qualche grande istituzione si è accorta del fatto che la Sound Art era un buco da riempire nella loro collezione, ma fino a un certo punto. Avete mai visto un’opera di Sound Art andare non dico venduta, ma anche solo presentata a un’asta? Le istituzioni purtroppo non hanno la forza né l’interesse a sostenere un intero genere artistico per il gusto di farlo o per intima ispirazione, tutt’al più sostengono alcuni artisti specifici che si occupano anche d i u n cer to t ipo d i ar te, ma q uesto non ser ve molto alla “causa”. Il collezionismo privato è più interessato? Come dicevo, a par te casi par ticolari, la risposta è no, almeno dal punto di vista di un interesse concreto. In molti casi è più, se vogliamo, una curiosità. Negli ultimi tempi nelle grandi fiere dell’arte compaiono alcuni di questi lavori. Sì, ma molto molto raramente. E si potrebbe dire che sono sempre apparsi, di quando in quando. Certo, in generale possiamo dire Michele Spanghero “Almost Solo” 2009, contrabbasso, altoparlanti, cinture di nylon, piedistallo, sistema audio, 30’ 33” loop (collezione privata, courtesy l’Artista e Galerie Mazzoli, Berlino; ph Michele Spanghero)

Roberto Pugliese “Emergenze acustiche” 2013, installazione elettroacustica presso la Tenuta Dello Scompiglio di Vorno (Lucca) realizzata con 80 tubi in plexiglas, altoparlanti, cavo audio, cavo metallico, computer, software, composizione audio (courtesy Tenuta Dello Scompiglio; Galerie Mazzoli, Berlino; ph Donatella Lombardo) Il progetto nasce dalla volontà di analizzare la Tenuta Dello Scompiglio come un processo sistemico in cui interazione, composizione e carattere interdisciplinare evidenziano il ruolo teoricamente centrale del pubblico attraverso lo studio delle relazioni tra spazio, suono e individuo. […] (Angel Moya Garcia)

che, grazie all’incredibile diffusione della tecnologia negli ultimi anni e al conseguente abbassamento dei costi associato al l’aumento delle capacità di calcolo, è diventato così semplice poter realizzare prodotti multimediali che naturalmente molti artisti, soprattutto giovani, si sono avvicinati ai mezzi tecnologici nella loro produzione artistica. Quindi si può sicuramente affermare che negli ultimi tempi compaiono anche nelle grandi fiere opere multimediali. Ma opere di Sound Art ne rappresentano comunque una minima parte. A distanza, mi sembrava che la Sound Art fosse in espansione, forse perché io vedo sempre favorevolmente la sinergia fra le diverse attività creative. Se per vari motivi le prospettive non dovessero migliorare, intendi continuare nella direzione intrapresa? Dunque, non si può esattamente dire che la tendenza non abbia buone prospettive: le mie valutazioni erano più d i t ipo economico, ma è sempre possibile trovare delle soluzioni che possano funzionare e che, magari in futuro, potrà esistere un solidissimo mercato per la Sound Art. A l di là delle questioni di mercato, è

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PAOLO COTANI

RICORDO DI PAOLO di Rolando Anselmi

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nella pagina a fianco: Paolo Cotani “Tensioni” 2007, acciaio, cotone, cm 200 x 80 x 22, courtesy Galerie Rolando Anselmi, Roma | Berlin

Sono convinto che tra i pochi vantaggi che si ottengusto che volle riempiti metri e metri quadrati di gono nello svolgere la professione dell’arte, vi sia pittura. Ormai maturo, non potè realizzare i suoi indubbiamente quello dell’essere liberi, e non mi desideri più di tanto. Infatti, la volubilità della riferisco a quel generico concetto prodotto del moda in quegli anni, si rivolgeva ai modelli del senso comune che vuole tutto permesso ad artirazionalismo e questo gli impedì di vedere realizsti e matti; piuttosto penso a quella condizione zata la sua visione sontuosa e barocca delle cose. autorif lessiva, essenziale però a rendere il nostro Ricordando Paolo non posso non iniziare da Roma, da sguardo privo di “memoria”, libero da schemi forquel dopoguerra fragile e pieno di miseria raccontato mali, libero da convenzioni. nelle cronache neorealiste; cronache nelle quali Ricordando Paolo potrei descrivere un uomo che Paolo non si è mai voluto identificare, rifiutando per temperamento, intelligenza, intensità di senle ristrettezze e l’isolamento culturale “del vicolo”, timenti e per ampiezza di interessi ha sempre per evadere prima a Parigi e per iniziare poi una trasceso og ni l i mite special ilunga e nuova stico. In lui si sono mescolati i IL TESTO È CONCEPITO COME UN esper ienza a DIALOGO IMMAGINARIO TRA IL caratteri di un’avanguardia in Lond ra. Ma GALLERISTA ROLANDO ANSELMI cui il tempo e il destino lo avedi Roma gli è E LARTISTA PAOLO COTANI, vano collocato, in un’epoca che sempre rimaPREMATURAMENTE DECEDUTO NEL 2011 sta addosso a molti grandi intenti negò l’estremo compimento. Una vitale quella visione curiosità nei confronti delle esperienze e delle nostalgica e sontuosa che aveva respirato nella persone ha sempre accompagnato la sua ricerca. figura e nell’educazione paterna, memoria di una La sua visione ha sempre rifiutato soluzioni univostratificazione culturale grondante di caratteri che, al contrario, sconfinamenti e peregrinazioni barocchi che in parte è antitesi di tutta la sua gli hanno permesso la creazione di quel solido produzione ana l it ica, e i n par te r iaf f iora nei e complesso sistema di pensiero teso di volta in cicli più intimi e personali che lui stesso teneva volta al superamento del puro codice formale. segretamente nascoste e che usava definire familiarmente i Cotani di Cotani. La Grande decorazione era il sogno impossibile La cultura di mio padre era una cultura chiusa, di Aristodemo. Aristodemo era mio padre; giovanissimo, ebbe l’opportunità di conoscere e parteinnervata nelle vie del centro storico della città, cipare agli ultimi episodi di quella tradizione del cultura ancora riferita e identif icata in stilemi

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Paolo Cotani “Voleva capovolgere il cielo” 2021, vista parziale della mostra commemorativa dedicata all’artista nel decennale della sua morte alla Galleria Rolando Anselmi di Roma, ph Sebastiano Luciano, courtesy Galerie Rolando Anselmi


SPRAY ITALIA

EVENTI D’ARTE CONTEMPORANEA

L aura Aldridge “Things That Soak You (X)” 2019. Washing nets, fabric, thread, faux fur, stoneware. Ph Luciano Marucci, courtesy Koppe Astner, Glasgow (opera esposta a Frieze Art Fair London, 2019)

SPRAY 92 | Juliet 206


BOLOGNA La mostra Di semplicità e di brivido alla galleria P420 fa dialogare circa venticinque opere di uno dei pittori più importanti del Novecento italiano, Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 – Milano, 1956) e i lavori di sette pittori internazionali – Richard Aldrich (Hampton, Virginia, 1975), Michael Berryhill (El Paso, Texas, 1972), Luca Bertolo (Milano, 1968), Paul Housley (Stalybridge, UK, 1964), Merlin James (Cardiff, UK, 1960), Mairead O’hEocha (Dublino, 1962), Maaike Schoorel (Santpoort, Olanda, 1973). L’intento del progetto è approfondire una fase creativa ancora poco studiata del maestro storicizzato, ovvero l’ultimo periodo che va dagli anni Quaranta alla sua scomparsa, ed evidenziare la sorprendente attualità della sua ricerca attraverso le spontanee convergenze e assonanze con le poetiche degli artisti delle generazioni successive. I lavori di de Pisis sono suddivisi in due filoni tematici: da una parte i disegni incentrati sulla figura umana che ritrag gono corpi di giovani desiderati e amati dall’artista, dall’altra una serie di dipinti realizzati nella fase finale del suo percorso, dal rientro in Italia da Parigi al ricovero a Villa Fiorita. Il titolo della mostra deriva da una

definizione usata dallo stesso de Pisis nel 1949 per descrivere gli ultimi approdi del suo stile pittorico, orientato verso un’idea di figurazione impulsiva, automatica e al contempo apparentemente irrisolta, contrastata e “prov visoria”. Questi aspetti, oltre a rarefat te analogie di s og get to, costituiscono i fondamenti del progetto espositivo, che invita a guardare in una prospettiva storica e analitica le opere dei pittori mid-career coinvolti nella mostra. I lavori esposti, accomunati da un’idea di figurazione residuale, frammentaria e sp ontane amente e spre ssiva, immergono il visitatore in un’atmosfera di colto primitivismo dominato dalle sensualità materiche del colore.

Mattia Pajè “Fuori Terra” 2021, disegno preparatorio, courtesy dell’artista

ITALIA Fino al 20 febbraio 2022 nelle sale storiche di Palazzo Vizzani, sede dell’associazione culturale Alchemilla, sarà visitabile Fuori Terra, mostra personale di Mattia Pajè a cura di Giovanni Rendina, promossa da Istituzion e B o lo gna Mus e i | MAMb o Museo d’Ar te Moderna di Bologna e da Alchemilla, in collaborazione con Associazione BOCA e Gelateria Sogni di Ghiaccio. Fuori Terra è un gruppo scultoreo composto da figure antropomorfe modellate in resina bicomponente e disposte in modo Juliet 206 | 93

da formare diversi elementi aneddotici, leggibili come una saga creata attraverso la compenetrazione di due differenti alfabeti visivi: l’estetica new age e quella della televisione commerciale. L’esposizione si sviluppa dall’interesse dell’artista verso l’emersione di nuovi regimi di verità, individuabili a partire dai contenuti dif fusi nel web tramite i social net work, legati alla ripresa di tematiche “magiche” e teorie del complotto. Lo sgretolamento del fronte mainstream di informazione, di cui i giornali e la televisione sono i portavoce ufficiali, ha generato una molteplicità di teorie e forme di sapere esoteriche, spesso in antitesi rispetto al pensiero scientifico, che trovano la loro principale cassa di ris onanza nelle piat taforme online. Nell’installazione Pajè presenta alcuni episodi mitici utilizzando la pratica museale del diorama, illusionistica ricostruzione ambientale che, pur ricalcando una prassi c la s sif ic ator ia e s c ientif ic a , pre s ent a aspetti fortemente ludici e scenografici. -Emanuela Zanon


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