Juliet 207

Page 1


ANNO XLI, N. 207 APRILE 2022 Juliet online: www.juliet-artmagazine.com

36 | Produzione creativa e identità - Riflessioni sulla genesi e l’evoluzione (XI)

67 | David Goldblatt - On the road

Luciano Marucci

68 | Art for the World - Adelina von Fürstenberg

Fabio Fabris

46 | Come rigenerare una mostra - Dialogando con Luca Maria Patella

Paola Forgione

69 | Ken Domon - L’occhio del realismo sociale

Luciano Marucci

Angelo Andriuolo

52 | Gianni Pellegrini - Il doppio sogno della pittura

70 | ArtNoble Gallery - a Milano

Gianluca Ranzi

Stefano C avaliero

56 | Kitchen Woodstock Tools - L’energia di un esercizio spirituale

71 | A quoi sert l’histoire de l’art? - Intervista a Éric de Chassey

Giulio Iacchetti

Maria Cristina Strati

58 | Palais de Tokyo - Réclamer la terre

72 | Ettore Buganza - Collezionista per caso

Emanuele Magri

Emanuele Magri

60 | Eugenio Viola - Andata e ritorno

73 | Jacques Toussaint - allo Spazio Cavana

Rita Alessandra Fusco

Roberto Vidali

62 | Claus Feldmann - al Neues Museum di Norimberga

74 | Quinta Radice - Fabio Barile

Bruno Sain

Lucrezia Costa

64 | Michael Dressel - A World Theater with Different Cast

76 | Enzo Bersezio - Scorrere ed esistere

Matthias Harder

Sveva Bersezio

65 | Galleria Magazzino - a Roma

78 | I “Paesaggi di Pittura” - di Enzo Cacciola

Michela Poli

Amina Gaia Abdelouahab

66 | “Artista + Artista” - Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan

80 | Bernar Venet - a Berlino

Lorenzo Michelli

82 | Cristina Gozzini - “Finalmente niente”

Annibel Cunoldi Attems Luca Sposato

Direttore responsabile Alessio Curto Editore incaricato Rolan Marino Direttore editoriale Roberto Vidali Servizi speciali Luciano Marucci Direzione artistica Stefano Cangiano Nóra Dzsida Contributi editoriali Piero Gilardi Enzo Minarelli Direttrice editoriale web Emanuela Zanon Assistente editoriale web Anita Fonsati Web designer Andrea Pauletich Promozione e advertising Fabio Fieramosca

Corrispondenti Berlino - Annibel Cunoldi Attems annibel.ca@gmail.com

Bologna - Emanuela Zanon emanuelazanon@yahoo.it

Brookings (USA) - Leda Cempellin leda.cempellin@sdstate.edu

Genève - Paola Forgione paola.forgione@unipv.it

Milano - Emanuele Magri emanuelemagri49@gmail.com

Melbourne - Stefano Cangiano ste.cangiano@gmail.com

Napoli - Rita Alessandra Fusco ritaalessandra.fusco@gmail.com

Collaboratori Amina G. Abdelouahab, Lucia Anelli, Nicola Bacchetti, Elisabetta Bacci, Angelo Bianco Chiaromonte, Mara Borzone, Boris Brollo, Antonio Cattaruzza, Lucrezia Costa, Micaela Curto, Serenella Dorigo, Sara Fosco, Dionisio Gavagnin, Roberto Grisancich, Andrea Grotteschi, Emilie Gualtieri, Ernesto Jannini, Alessia Locatelli, Isabella Maggioni, Chiara Massini, Loretta Morelli, Ivana Mulatero, Liviano Papa, Gabriele Perretta, Paolo Posarelli, Michela Poli, Eleonora Reffo, Rosetta Savelli, Piero Scheriani, Luca Sposato, Giovanni Viceconte

Paris - Marta Dalla Bernardina marta.dallabernardina@gmail.com

Tokyo - Angelo Andriuolo arsimagodei@gmail.com

Torino - Valeria Ceregini valeria.ceregini@gmail.com

34 | Juliet 207

Pubbliche relazioni Gary Lee Dove Giovanni Pettener, Maria Rosa Pividori Paolo Tutta


PICS 75 | Marcello Diotallevi - Dall’album dei ricordi 77 | Virginia Overton - “Untitled” 79 | Kazuko Konda - e il Kotatsu 81 | Taeko Yamamura - e l’arte tessile 83 | Yoshiko Kenekiyo - e la poesia dell’autunno RITRATTI 84 | Scatti di luce - Livio Radin Stefano Visintin

91 | Alice Padovani - Fotoritratto Luca Carrà

COPERTINA SUPERFLEX, Vertical Migration installed at Un ited Nat ions Headq uar ter, Ne w York C it y, 2021. Photo: L a nce Gerber. Commissioned by A RT 2030 and TBA21–Academy, and supported by Avatar Alliance Foundation, Dalio Philanthropies, OceanX, Woods Hole Oceanographic Institute (WHOI), New Carlsberg Foundation, The Obel Family Foundation, Beckett Fonden, and Danish Arts Foundation. Developed in close collaboration with Kollision. Vertical Mi g rat ion i s pa r t of “ I nter s pec ies Assembly” by SUPERFLEX for ART 2030.

RUBRICHE 85 | Sign.media - Post-tutto Gabriele Perretta

86 | Appuntamento con Viola Nassivera e Rocco Liggieri - Borgo Eibn Mountain Lodge Micaela Curto

87 | P.P.* - Bruno Di Lecce Angelo Bianco Chiaromonte

88 | H (o) - del politicamente corretto Angelo Bianco Chiaromonte

89 | Part I - Jerry Fogg L.Cempellin, J.Lundgren, N.Mansour

90 | Arte ed… ecologia marina Serena Fonda Serenella Dorigo

AGENDA 92 | Spray - Eventi d’arte contemporanea A AV V Illustrazione di Antonio Sofianopulo

Illustrazioni Antonio Sofianopulo Consulente tecnico David Stupar Juliet Cloud Magazine Cristiano Zane

Abbonamenti 5 fascicoli + extra issue: Italia 50,00 €, Europa 65,00 €, others 90,00 €, arretrati 20,00 €, copia estero 20,00 €. c/c postale n. 12103347 o Iban IT75C0200802242000005111867 Banca Unicredit, Trieste. con paypal tramite il sito juliet-artmagazine.com

Collaborazioni JULIET art magazine collabora con scambio di notizie con la web-rivista www.olimpiainscena.it di Francesco Bettin

Contatti info@juliet-artmagazine.com Juliet - via Battisti 19/a 34015 - Muggia (TS)

Stampa Sinegraf

www.juliet-artmagazine.com f b: associazione juliet

Juliet 207 | 35

Juliet è pubblicata a cura dell’Associazione Juliet. Autorizzazione del Tribunale di Trieste, n. 581 del 5/12/1980, n. 212/2016 V.G. registro informatico

SA Se GG pr (D I O i v o N . .P.R G R d e 6 6 . AT l t r 3 26 UI ian a r / 1 TO g t . 2 0/ o , l 19 e s . l o et 7 2 IV t. ) A d

Fotografi Luca Carrà Stefano Visintin


GIANNI PELLEGRINI IL DOPPIO SOGNO DELLA PITTURA di Gianluca Ranzi

Gianni Pellegrini, vista parziale della mostra “Emersi” alla Galerie Rolando Anselmi di Roma (curated by Gianluca Ranzi). Ph Sebastiano Luciano, courtesy Galerie Rolando Anselmi, Roma

Gianni Pellegrini, dalla seconda metà degli anni Settanta fino all’ultimo ciclo di lavori oggetto di questa mostra, persegue con rigore una ricerca pit tor ica c he, scat u r ita nel l’am bito d i q uel le variegate tendenze raccolte nel campo largo della Pittura Analitica, s’è orientata verso problematiche essenzialmente interne alla grammatica della pittura e alle condizioni operative del suo farsi. Eppure, se questo aspetto delinea la cornice di riferimento ideale entro cui s’è mosso il percorso dell’artista, è anche vero che nella sua ricerca sono apparsi via via nel tempo, fino all’evidenza massima del ciclo odierno degli Emersi, dei caratteri che esulano dall’ortodossia del più freddo concettual ismo anal itico, per ri ferirsi i nvece all’eterogeneo dell’altro da sé, e quindi anche a un altrove che, pur estraneo al magma soggettivo informale, rimanda al mistero e all’enigma. Il lavoro d i Gianni Pel legri ni si è così por tato vicino a quella stessa essenza fondamentale che emerge dalle ombre gettate nel vuoto del pifferaio di Manet, o dalla massa della Sainte-Victoire

di Cézanne, riuscendo a riportare alla superficie l’assoluto della profondità del mondo. Del resto se per Pellegrini, così come per Manet, Cézanne o Morandi, il nostro occhio non rappresenta la realtà ottico-retinica, ma ne rende visibile la dimensione invisibile, affiora così l’immaginario del nulla, una realtà oltre il segno del mondo in presenza, che cerca di dare figura all’inespresso, al silenzio e persino all’afasia. È quanto scrive Lukàcs nel 1910 ne L’Anima e le forme e che pare una prefigurazione degli Emersi: “Il riflesso di un bagliore che sta al di là delle immagini, ma anche filtra attraverso ognuna di esse”, poiché l’oscuro segreto che sta nell’enigma della luce è il protagonista di questo lavoro. Risulta chiaro da questa premessa che la ricerca di Gianni Pellegrini ha posto il vedere in stretta aderenza con il pensiero, situandosi sulla linea d’orizzonte di una ricerca in cui l’accordo tra colore, luce e ombra ha assunto valenze oggettive, tautologiche e fisiche, anche esibendo i propri processi interni e ragionando sulla propria essenza. Ciò è avvenuto nel 1976 col ciclo delle Linee elaborato nell’ambito del gruppo di Astrazione Oggettiva: linee “tirate”, che, nel loro andamento sulla tela, evidenziavano l’operatività stessa del procedimento pittorico. Dalla metà degli anni Ottanta, dopo la sorprendente parentesi elegiaca e interiormente soffusa dei Paesaggi, quelle impressioni naturalistiche tendono a sintetizzarsi

52 | Juliet 207


in tracce cromatiche sempre più evanescenti, fino a rarefarsi nelle al contrario in direzione di una intensificazione citazioni segniche delle Graffiture e di quel ciclo emblematicamente dei campi d’energia luminosa che emanano dalla chiamato Oltre il segno. Qui l’ascetismo e la presenza auratica di superficie del quadro. L’estremizzazione riguarda segni leggeri e trasparenti affiorano per via di levare dagli sfondi pertanto quel ragionare sull’essenza interna della monocromi, laddove l’oltre, non solo del segno ma della pittura tutta, pittura che da sempre contraddistingue il lavoro di viene evocato dalla presenza silenziosa dei tracciati, dall’impulso Gianni Pellegrini, dal momento che adesso l’oltre fisico del colore e dall’affrancamento dalla rappresentazione. Si non riguarda più il segno o il mero effetto ottico, apre così dagli anni Novanta uno scenario che attraverso cicli sucma si dirige con ambivalenza da una parte verso cessivi (Adombrato, Blu nero profondo, Orientamenti, Intermittenze, un’acuta sensazione fisica di energia luminosa Cadute) insiste su un’avvolgente sintesi spaziale e compositiva che prorompente e frontale, dall’altra verso un’idea di mette in scena occultamenti e velature, accenni segnici a cascata e tensione e di liberazione mentale, anche da intendersi come una richiami ritmici, parvenze luminose ed eclissi d’ombra. È però più piena e ragUNA RICERCA PITTORICA CHE, A PARTIRE DALLA giunta consadagli anni Duemila che Gianni PITTURA ANALITICA, PROPRIA DEGLI ANNI pevolezza di sé Pellegrini attenua con maggiore SETTANTA, SI È SVILUPPATA CON RIGORE E GRANDE e del proprio radicalità il luminismo contraFORZA ESPRESSIVA stato e la densità umbratile del tentat ivo d i decennio precedente, aprendo il dare un senso campo pittorico a una volatilità alle cose, anche cromatica sempre più smaterializzata e virata su sovrapposizioni attraverso la resa pittorica della loro invisibilità. auratiche di energia luminosa e di abbagl iante frontal ità. Nei Questo è un punto cruciale e fondante per tutto cicli pittorici più recenti, dai Profili agli Specchi, dalle Cattedrali il lavoro dell’artista, che appare oggi con rinnovata evidenza e maturata autonomia nei quadri a Interno Esterno, quel che negli anni Novanta restava del segno, degli Emersi qui illustrati. Se infatti si è sotto– fantasmatiche proiezioni o suggestioni d’ombra –, pare ora azzerarsi e scorporarsi in uno spazio dal lucore diffuso fatto di delil i neato come i l lavoro d i Pel legri ni, pur nel la cati piani tonali intersecati, fluttuanti aloni contigui e trapassi di varietà dei singoli cicli, abbia sempre interessato luce vibrante, giungendo alla manifestazione compiuta di quella la materialità visiva dell’opera, la radicalità di “sfumatura di lontananza che manifesta un immenso di fronte un linguaggio giocato sul minimo dell’apparire al quale nulla può bastare”, come Rilke scriveva a proposito del e la rarefatta oggettività del quadro, va altresì Capolavoro sconosciuto di Balzac. posto in evidenza come questo portato logico e In questo senso il ciclo degli Emersi spinge verso conseguenze ancora autoreferenziale non esaurisca in nessun modo più estreme, non però nel senso di un azzeramento percettivo quanto la complessità dell’opera dell’artista.

Juliet 207 | 53

Gianni Pellegrini, vista parziale della mostra “Emersi” alla Galerie Rolando Anselmi di Roma (curated by Gianluca Ranzi). Ph Sebastiano Luciano, courtesy Galerie Rolando Anselmi, Roma


EUGENIO VIOLA ANDATA E RITORNO di Rita Alessandra Fusco

Eugenio Viola, curatore Padiglione Italia alla Biennale Arte 2022, Bogotà, 2022, foto CAMO (Camilo Delgado Aguilera)

Alba Triana “Estados vibracionales” 2021, vista dell’ installazione. Fotografia di Camilo Martin - Alba Triana Studio. Cortesia del Museo de Arte Moderno de Bogotá MAMBO

Eugenio Viola, ci hai abituato a delle mostre bellissime, una sorta questo in alcuni casi è parte delle regole del gioco. di “saggi visivi”, così come hai appellato una volta il tuo lavoro Altre volte bisogna invece fare attenzione a questa di curatela; che cosa dobbiamo aspettarci da questo Padiglione esaltazione della forma che va a nascondere la Italia? Puoi anticiparci almeno la tematica? mancanza assoluta di sostanza. La tematica, ov viamente, non può che interessare la relazione Ritornando alla Biennale, la tua decisione di tra l’uomo e il mondo circostante, l’uomo e la natura, l’ambiente e invitare un solo artista – Gian Maria Tosatti – ha territorio, l’etica e il profitto. Come dicevi giustamente tu, io considero destato anche qualche critica. Come mai questa la mia pratica curatoriale alla stregua di saggi visivi, infatti se scelta? Sono sempre radicale nelle mie scelte. Per me mi chiedi “qual è la tua mostra le c i nq uanta EUGENIO, VIOLA, GIÀ CURATORE DEL PADIGLIONE preferita?” io ti rispondo che sfumature di ESTONIA ALLA BIENNALE DI VENEZIA 2015 E CHIEF non ho mostre preferite. Sono g r ig io sono CURATOR AL PERTH INSTITUTE OF CONTEMPORARY tutte capitoli successivi di un d i u na noia ARTS IN AUSTRALIA OCCIDENTALE E AL MUSEO libro per immagini, di una storia i n f i n ita: o è DE ARTE MODERNO DE BOGOTÁ, È IL CURATORE che si va a scrivere. Cosa potete t ut to bi a nco DEL PADIGLIONE ITALIA ALLA 59. ESPOSIZIONE aspettarvi? L’apertura del capitolo o, come spesso INTERNAZIONALE D’ARTE DELLA BIENNALE DI VENEZIA, più importante, fino ad oggi, di accade, tut to IN PROGRAMMA DAL 23 APRILE AL 27 NOVEMBRE 2022 questa storia in costante divenire. nero. Dal mio Ho letto che sarà un padiglione punto di vista, è apertamente politico e sociale, è vero? Sociale. Io non faccio un modo per porre finalmente il Padiglione Italia in politica. La politica è compito dei politici. Sono sempre stato a favore competizione con le altre esperienze internazionali di una pratica curatoriale che si innesti nel sociale, ma non posso che sono abituate a presentare una risposta secca, nemmeno considerarmi un attivista. Citando la mia amica Tania così allo schema trinitario proposto dai miei ultimi Bruguera, mi definisco piuttosto un “artivista”, perché faccio politica predecessori, ho preferito un artista che, invece, è con i progetti che presento. D’altronde, tutto oggi è iper-estetico: la uno e trino. Sono molto grato alla Direzione Generale pubblicità, i videoclip, i trailer, la politica, la vita stessa. Io credo Creatività Contemporanea e al Direttore Generale che l’arte debba confrontarsi in maniera dialettica e, se necessario, Onofrio Cutaia per aver creduto in questa scelta. polemica, con quelle che sono le contraddizioni e le lacerazioni della Hai già collaborato in passato con Tosatti per contemporaneità. Non necessariamente prendendo un punto di vista. altre mostre, ma, nello specifico, per l’esperienza Anzi, ritengo che le opere, un progetto, una mostra, un padiglione veneziana come avete gestito il vostro lavoro? siano riusciti solo se una volta terminata l’esperienza di visita te Sarà un’unica installazione site-specific che risponde ne vai con più domande di quando sei arrivato. Se questo transfert direttamente agli spazi non facili delle Tese delle funziona, vuol dire che la mostra o il progetto funzionano. Sarà sicuramente un Padiglione Italia c he get terà luce su t ut ta u na ser ie d i cr it icità social i – per l’appunto – che riguardano il nostro “Bel Paese”. Criticità che per induzione partono da una fattispecie specifica per giungere al generale, che poi è quello che sa fare l’arte quando è grande. Esattamente, l’arte è e dovrebbe essere questo, ma sembra che molti artisti e curatori se lo siano dimenticato: molti artisti si mettono in vetrina, rimangono in superficie. L’arte è un’altra cosa: è, come dicevi tu, qualcosa che scava, lacera… L’arte ti mette a nudo. Viviamo in una società legata alla “vetrinizzazione” del reale, a questa sclerotizzazione mediatica dovuta all’avvento di Internet 2.0 e dei social media, e

60 | Juliet 207


Vergini all’Arsenale. La mostra è t ut ta cost r u ita ex novo, u n d isposit ivo i nter med ia le che sfida la sintesi del le arti cara alle avanguardie. Ritengo il lavoro di Gian Maria Tosatti un unicum nel panorama artistico italiano e internazionale. Gian Maria ha una padronanza assoluta dello spazio, che deriva anche dalla sua formazione eccentrica che i nterseca i ter r itor i del l’ar te e i “dom i n i del l’abitare”, per richiamare il titolo di un libro del mio maestro, Angelo Trimarco. Il “peccato originale” del teatro, che deriva dalla sua formazione, ovviamente contribuisce a dare questo approccio prepotentemente scenografico e visionario: considero Gian Maria Tosatti un mistico contemporaneo. Ecco che torna prepotente il concetto di uno e trino. Spostandoci dalla dinamica ve ne z i a n a , t u h a i av uto l a possibilità di lavorare in luoghi importanti… Luoghi difficili, non necessariamente importanti, ma fondamentali per la mia formazione, perché sono orgoglioso di quello che sono riuscito e ogni giorno riesco a fare qui. Sono territori difficili, eccentrici, nel senso etimologico del termine: ex centrum. Ho sempre pensato che luoghi così potessero offrire una maggiore possibilità di scoperta, una visione più profonda della realtà e delle sue contraddizioni e lacerazioni, per questo ho fatto queste scelte e continuo a rimanere qui. Una scelta bella e coraggiosa; in riferimento anche al discorso di prima sul rimanere in superficie e dell’ “arte-fuffa”, che spesso ritroviamo nei grandi circuiti dell’arte mondiale. Non mi è mai appartenuta. Tra i curatori della mia generazione, anche prima di spostarmi qui, sono forse quello che ha lavorato di più con gli artisti latino-americani, proprio per questa visceralità, questa presa diretta sul reale, scevra da molte mediazioni simboliche ma che ti può arrivare come un cazzotto nello stomaco. E poi questi luoghi sono legati a me: io come te sono nato nel sud Italia, mi sono poi spostato nell’emisfero sud, adesso vivo in America del sud, per cui per me il pensiero meridiano è quasi una vocazione, una parte ineliminabile del mio destino: viva il sud! Il nostro Padiglione è orgogliosamente a trazione meridionale. Eugenio, in che direzione sta andando l’arte contemporanea? In molteplici direzioni eccentriche, ripercorrendo q uel le che sono le criticità e le problematiche legate a dove si sv i luppa, però ribadisco quanto detto prima. Tipico della vera arte è quando per induzione, pur partendo da una fattispecie sociopolitica specifica, può parlare a un’ecumene più ampio. L’arte segue quelli che sono i percorsi tortuosi della globalizzazione, per cui ci

sono alcune macro-caratteristiche che comunque sono simili e che possiamo trovare anche in contesti molto diversi. In attesa di poter vedere quello che state elaborando per Venezia, puoi parlarci del tuo lavoro presso il MAMBO di Bogotà? Quali sono le ultime mostre presentate? Io lavoro per cicli espositivi, per cui tutte le mostre sono sempre legate concettualmente. Si è appena concluso un ciclo dedicato alle donne. Come dico sempre, sono un curatore gay e femminista. Abbiamo lanciato il premio “Julius Baer” dedicato alle donne artiste latino americane. Il primo di questo genere nel continente. L’edizione inaugurale è stata vinta dall’artista cilena Voluspa Jarpa che rappresentava il Cile nell’ultima Biennale, uno dei migliori progetti di quella edizione. L’artista ha presentato al MAMBO di Bogotá un lavoro tanto doloroso quanto necessario sulla violenza poliziesca, su quello che è successo in Cile e qui, in Colombia. In entrambi i paesi si sono superati di gran lunga i limiti consentiti in un Paese che si possa definire lontanamente democratico. Successivamente, il progetto si sposterà al “Muntref” di Buenos Aires, alla “GAM” di Santiago del Cile dove aprirà in occasione del cinquantenario del golpe di Augusto Pinochet, per poi concludersi al “Mac” di Lima. Non posso che ringraziare la sensibilità dei miei colleghi per aver dato rilevanza panamericana a un problema tanto importante. L’arte, come direbbe Jeanette Winterson, dissente. Anzi, non può che dissentire. Completava il ciclo un’esposizione antologica dell’opera politica e poetica di Luz Lizarazo, artista colombiana che da trent’anni lavora sul femminino e che ha avuto enorme successo, e della colombiana Alba Triana, che vive a Miami e lavora nel discrimine tra visibile e invisibile, usando la tecnologia in un’accezione umanistica. Questo ciclo espositivo si chiamava “Conversazioni al sud”, un omaggio a un’altra donna: Marta Traba, la fondatrice del museo, che scrive questo romanzo nel 1981 durante la “sporca” dittatura argentina, e narra la vicenda di due donne. Una mamma e una moglie che parlano del proprio marito e del proprio figlio in guerra ed elaborano, per estensione, una riflessione sulla condizione di insicurezza dell’intero cono latino-americano. Una situazione che, purtroppo, non è cambiata. Per questo, ho deciso di citare il passato per porre in questione il presente, adottando quello che con Giorgio Agamben si potrebbe definire un “approccio archeologico” al presente.

Juliet 207 | 61

Luz Lizarazo “Cicatrices” 2021, vista dell’ installazione. Fotografía de Esteban Alejandro Suárez, Juan Felipe Echavarria y Juan Manuel Yaruro. Cortesia del Museo de Arte Moderno de Bogotá MAMBO


SPRAY EVENTI D’ARTE

92 | Juliet 207


Marco Neri “Bandiere Rosse (Diritto)” 2012, courtesy l’Artista e Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, Ascoli Piceno

Liam Gillick “The Lights are no Brighter at the Centre” 2017. Questa installazione vede la luce nel 2017 grazie a una collaborazione con il gruppo musicale britannico New Order. Opera esposta ad Art Basel, sezione Unlimited, 2021. Ph Luciano Marucci

ASCOLI PICENO La Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini ha presentato la mostra di Marco Neri, vincitore della prima edizione del Premio “Osvaldo Licini by Fainplast ”, dedic ato alla pittura italiana. Questo premio è nel segno della continuità pittorica come della creazione di immaginari ipersoggettive, che caratterizzano anche la ricerca dell’artista nato a Forlì nel 1968. Il progetto, a cura di Alessandro Zechini, si componeva di oltre quaranta opere, differenti per tecnica e tema, realizzate dal 2007 fino a og gi. Sono astrazioni architettoniche, paesaggi essenziali, geometrie esaltate dalla bicromia. Tra il corposo itinerario spiccavano dodici pezzi inediti. Proprio questi costituivano il fulcro del percorso al secondo piano: Corso Magenta, il titolo del nucleo che richiamava il colore primario con cui sono dipinte, sembrava simboleggiare una via dell’arte che si sviluppa tra i dodici padiglioni nazionali della Biennale di Venezia. Non a caso, Neri nel 2001 aveva partecipato alla 49esima edizione in cui sulla facciata dell’edificio principale ai Giardini presentò le bandiere, topos ricorrente nella sua ricerca. Durante l’allestimento spesso stette a contatto con il direttore Harald Szeemann e rimase vivido

il ricordo della sua camicia color magenta… -Loretta Morelli

BARI Ezia Mitolo, artista tarantina di origine barese, insegue da una vita quell’impalpabile p o eti c a d e ll ’e s s e n z a c h e si c e la o ltr e l’immediatezza. E cosa c’è di più improbabile e fortemente necessario, in quest ’epoca delle distanze siderali, della trasmissione di se stessi attraverso un’impronta? Nasce così il progetto “Io,tu,noi”, che ha preso corpo tra le vie del capoluogo pugliese, con l’intento di raccogliere tracce dalle mani dei passanti, lasciate poi disciogliere in una fontana. L’artista, in giro per le strade del centro con una carriola da cantiere, ha distribuito pezzi di argilla cruda, raccogliendo interminabili segni del sé, con l’intento di dimostrare che la materia, con la sua capacità di deformarsi e plasmarsi infinite volte, nasce autenticamente diversa in ogni istante. Così, dopo la raccolta, si procede all’inevitabile dissoluzione che allude a una catarsi rigenerativa. Un progetto fortemente interattivo, che ingloba la presenza umana, una ricerca che si nutre della reciprocità e sconfina in un abbraccio virtuale collettivo. Juliet 207 | 93

S e g n a lia m o la p r e s e nt a zi o n e , p r e s s o l’Autorità portuale, del volume “Itinerari della memoria. Lettere, messaggi e testimonianze” di Michele Damiani, curato da Chiara Cannito. Un lavoro editoriale di gran pregio, in cui sono raccolti intrecci emotivi, immagini, memorie di un artista capace di trasfigurare la realtà in un onirico disincanto, fatto di stelle e soffi di primavera, cupole scintillanti e orizzonti mediterranei, ripescati in un tempo trasversale che occhieggia da lontano. -Lucia Anelli

BOLOGNA L’edizione 2022 di Arte Fiera, già annunciata per gennaio, è slittata, a causa del perdurare della situazione epidemica, al mese di maggio. Queste le nuove date: dal 13 al 15 maggio, con vernissage fissato per giovedì 12 maggio. Ci si augura che un buon afflusso di pubblico e una rinnovata fiducia da parte dei collezionisti, possano scacciare le nubi di un orizzonte non sereno, visto che tra svalutazione, rincaro continuo del costo delle materie prime e dei beni di consumo, la situazione continua a generare instabilità economica diffusa e costante. Segnaliamo, inoltre, che la P420 Art Gallery


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.