Just Cinema Tabloid n.3

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Mon Roi 1-15 DICEMBRE

QUINDICINALE

CHRIS HEMSWORTH

HEART OF THE SEA NEL NUOVO FILM DI RON HOWARD

LA VERA STORIA DI MOBY DICK COPIA GRATUITA

NUMERO 17


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1-15 DICEMBRE 2015

1-15 DICEMBRE 2015

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IL BIOPIC C’E’! A pochi giorni dall’anniversario della scomparsa dell’indimenticabile Freddie Mercury, arriva la conferma che il biopic a lui dedicato si farà. La notizia circola già da 5 anni nell’ambiente, ma stavolta sappiamo qualcosa in più: sembra che la sceneggiatura sia stata affidata ad Anthony McCarten (La Teoria del Tutto) e che sarebbe Ben Whishaw l’attore in lizza per interpretare l’idolo dei Queen.

EDITORIALE

UN REGALO PER VOI Just Cinema Tabloid è il nuovo quindicinale di informazione cinematografica e televisiva Stefania Veneri

Mon Roi 1-15 DICEMBRE

Si avvicina il Natale e anche il tempo dei regali. Noi che non vogliamo assomigliare a Scrooge, e neanche al Grinch, abbiamo deciso di essere buoni come Santa Claus...ma non come quello visto al cinema in Babbo Bastardo, ma piuttosto come quello raccontato da Les Mayfield in Miracolo nella 34ª strada (Miracle on 34th Street) con Richard Attenborough. Ed eccovi in versione digitale il numero 3 di Just Cinema Tabloid.

Nell’era dello sharing è d’obbligo la condivisione, quindi prendete questo simpatico giornale e diffondetelo con zelo, farete bene a noi, a voi e al cinema (ci sentiamo in vena di scherzi). Per questo numero non vale la regola “soddisfatti o rimborsati”, ma rimane sempre il nostro piacere di raccontarvi quello che sta accadendo nelle sale cinematografiche attorno a voi.

“Una vigilia di Natale di molti anni fa, me ne stavo tranquillo nel mio letto. Non muovevo le lenzuola, respiravo lentamente senza fare rumore. Aspettavo di udire un suono, un suono che secondo un mio amico non avrei mai sentito: le campanelle della slitta di Babbo Natale!” (da Polar Express, 2004 diretto da Robert Zemeckis).

QUINDICINALE

CHRIS HEMSWORTH

HEART OF THE SEA NEL NUOVO FILM DI RON HOWARD

LA VERA STORIA DI MOBY DICK

NUMERO 17

ANNE HATHAWAY IN DOLCE ATTESA Durante il red carpet di The Intern - Lo stagista inaspettato, Anne Hathaway non è passata inosservata. Tutti gli occhi erano puntati su di lei e sulle sue forme arrotondate dalla gravidanza che confermano le indiscrezioni lanciate qualche settimana fa dal sito americano E!News.

COPIA GRATUITA

THE GIRL BEFORE HA UN REGISTA Ron Howard sarà il regista di The Girl Before, l’adattamento del romanzo inedito scritto da J.P. Delaney. La Universal Pictures si è accaparrata i diritti dell’opera che sarà pubblicata nel 2016 e produrrà la pellicola insieme alla Imagine Entertainment di Ron Howard, Brian Grazer ed Erica Huggins, e alla Michael De Luca Productions. Una storia dai toni thriller e misteriosi in cui una donna rivede nelle sua vita la stessa sorte toccata ad un’altra donna diversi anni prima.

PROVACI ANCORA LEO! LA PUBBLICAZIONE: JUST CINEMA TABLOID- Dicembre 2015 - Anno III-n°17 (Just Cinema)- email: info@justcinematabloid.com Just Cinema n.17 Dicembre- Direttore di testata: Stefania Veneri- Direttore Responsabile: Roberto Pinotti- Coordinamento redazionale: Studio SV- email: info@justcinematabloid.com- Ufficio stampa e relazioni esterne email: press@justcinematabloid.com- Ideazione e sviluppo progetto editoriale: Stefania VeneriProgetto Grafico: Marco Rosi- Hanno collaborato: Elisa Sciuto, Chiara Bua, Carlo Lanna, Emiliano Longobardi, Silivia Ricciardi, Vincenzo Trapani. Just Cinema & Just Cinema Tabloid sono prodotti a marchio registrato e tutti i diritti sono riservati. Per iniziative e sinergie legate al marchio Just Cinema: info@justcinematabloid.com- Sito Ufficiale: www.justcinematabloid.comPagina Facebook: Just Cinema- Versione digitale. E’ vietata la riproduzione e la vendita.

Il 14 gennaio arriva in sala l’atteso Revenant – Redivivo, dopo una lunga lavorazione (5 anni) siamo pronti per vedere l’ultima fatica del regista Alejandro González Iñárritu che ha diretto Leonardo DiCaprio e Tom Hardy alle prese con una storia vera ambientata nell’800. Secondo DiCaprio vedremo il film più difficile in cui abbia mai lavorato e chi ha visto già la pellicola assicura che le speranze per ottenere l’ambito Oscar ci sono tutte. Sarà la volta buona? Noi tifiamo per lui!


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1-15 DICEMBRE 2015

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Ron Howard si cimenta in una storia al confine tra realtà e leggenda Silvia Ricciardi

Dopo Rush (2013) il maestro Ron Howard si dedica ad un racconto epico, quasi leggendario, occupandosi della storia vera della baleniera Essex e dell’apparizione di un mostro marino avente le sembianze di un’enorme balena bianca: approderà nelle sale italiane il 3 dicembre Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick, distribuito in versione 2D e in 3D. La sceneggiatura, messa appunto da Charles Leavitt, si basa sulla storia vera di cui è stata protagonista la baleniera Essex e tenta di ricostruirne la veridicità, svanita all’interno della storia, sommersa dal celebre romanzo che ne è derivato, “Moby Dick” (1851) di Herman Melville. Lo script trae notevoli spunti anche dal romanzo di Nathaniel Philbrick intitolato “In the Heart of the Sea: The Tragedy of the Whaleship Essex” (2000). I fatti narrano che Ron Howard abbia ricevuto la sceneggiatura dall’attore Chris Hemsworth proprio mentre i due stavano lavorando sul set del film Rush. “Ho amato lo script dal primo momento in cui ho avuto modo di leggerlo – sostiene Chris Hemsworth - La storia parla di eroismo e di persone che vengono messe a dura prova oltre i loro limiti, in qualsiasi modo possibile. Mi ha colpito anche l’aspetto più legato al thriller psicologico: nel momento in cui l’equipaggio si imbatte nel mostro, è destinato a far cambiare rotta al proprio destino”. L’attore ha manifestato la sua attrazione nei confronti del lungometraggio, soffermandosi sull’alone di mistero che avvolge il fatidico incontro: “C’è qualcosa di incredibilmente misterioso nel modo in cui questo animale è ritratto e riguardo il perché l’animale decida di attaccare l’uomo. L’ordine naturale delle cose viene sovvertito e il predatore diventa la preda”. E così Howard ha scelto di collaborare nuovamente con Hemsworth, affidandogli il compito di condurre sul grande schermo il personaggio di Owen Chase, membro dell’equipaggio della mitica baleniera. Nell’inverno del 1820 la baleniera Essex viene presa d’assalto da un gigantesco mostro marino, un capodoglio dalle dimensioni colossali che determina il naufragio dell’equipaggio. I sopravvissuti, confinati in mare aperto, lontano dalla civiltà, saranno chiamati a confrontarsi con la sfida più temibile per l’essere umano: la lotta per la sopravvivenza. La storia decide di raccontare non solo il mostruoso assalto da parte della balena in mare aperto, ma si sofferma anche sulle sue drammatiche conseguenze: panico e disperazione dilagano tra i superstiti, portando l’uomo a mettere in dubbio le sue più profonde credenze, da aspetti più materiali come la moralità dei propri commerci a riflessioni circa il valore da

attribuire alla propria vita. “La storia vera di cui è stata protagonista la baleniera Essex è fantastica, dal carattere viscerale, è dotata di un nucleo cinematico con una miriade di colpi di scena disseminati lungo il cammino – questo il cuore della vicenda che ha affascinato il regista Ron Howard, che continua confrontandosi con ciò che il film nasconde, al di là della semplice avventura che pone l’uomo in contrasto con la natura – Il film si interroga riguardo argomenti come il rapporto con gli altri, la sopravvivenza, l’umanità e la natura, i quali sono sottoposti al giudizio della mente per poi essere connessi in maniera diversa a seconda della sensibilità di ogni singolo uomo, ma comunque finendo per interrogare l’essere umano circa la sua identità. Non sapevo niente sulla storia dell’Essex e non sapevo che la sceneggiatura fosse basata su fatti reali, è stato strabiliante. Ho subito iniziato a visualizzare un film che sarebbe stato crudo e intenso… uno di quei film che vorrei vedere, è questa la mia prova del nove.” Per Benjamin Walker, il Capitano George Pollard, l’impatto mortale tra la balena e l’Essex è solo uno degli elementi principali - “Ci sono tre grandi conflitti in questa storia: l’uomo contro l’uomo, l’uomo contro la natura, l’uomo contro sé stesso. Come si possono risolvere e sopravvivere? E’ questo il senso del film. Ma c’è anche tanta bellezza, dietro questo processo possiamo vedere la resistenza dello spirito umano.” Senza ombra di dubbio, la balena bianca riveste un ruolo fondamentale e proprio per questo motivo, la sua creazione ha coinvolto gli esperti di diversi ambiti come ha ricordato il regista - “Insieme abbiamo studiato e analizzato il comportamento dei capodogli. Abbiamo incontrato esperti di mammiferi marini e biologi per avere una maggiore comprensione delle loro abitudini. Quello che mi ha particolarmente interessato è “perché” sia successo. Un’imbarcazione attaccata ripetutamente da una balena era un fatto inaudito, mai accaduto prima; è questo l’aspetto bizzarro. Sono arrivato a pensare che questo animale sia stato spinto fino ad una condizione critica che ha portato poi all’inevitabile scontro. A bordo della baleniera, il cui timone è stretto saldamente nelle mani del regista Premio Oscar Ron Howard, vi sono, insieme a Chris Hemsworth e Benjamin Walker, anche Cillian Murphy, Ben Whishaw nei panni di Herman Melville, Tom Holland e Brendan Gleeson per un’avventura ai confini del mare che indaga la storia tra mito, leggenda… e realtà.

HEART OF THE SEA LE ORIGINI DI MOBY DICK

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1-15 DICEMBRE 2015

Amicizia, vita e dolori Chiara Bua

Vincitore del Gran Premio Della Giuria e del Premio del Pubblico al Sundance Film Festival nel 2015, ‘Quel fantastico peggior anno della mia vita’ è la storia divertente e commovente di Greg (Thomas Mann), un liceale che cerca di mimetizzarsi tra i suoi coetanei evitando relazioni profonde. Persino il suo costante compagno Earl (RJ Cyler), con il quale realizza cortometraggiparodia di classici del cinema, viene da lui descritto più come un collega che come il suo migliore amico. Ma quando sua madre (Connie Britton) insiste affinché lui passi del tempo con Rachel (Olivia Cooke), una compagna di scuola recentemente colpita da un cancro, Greg scopre pian piano quanto valore può avere un vero legame di amicizia. ‘Quel fantastico peggior anno della mia vita’ (titolo originale ‘Me and Earl and the Dying Girl’), film che uscirà nelle sale italiane il 3 dicembre 2015, è tratto dall’omonimo bestseller americano scritto da Jesse Andrews, a breve disponibile anche nel nostro Paese. «Appena lessi il libro realizzai che non avevo mai letto una ‘voce’ così originale” - spiega Dan Fogelman, uno dei produttori della pellicola - è giovane e autoconsapevole, impegnata e toccante. Il mio istinto mi disse che il copione lo avrebbe dovuto scrivere lui stesso, e che io mi sarei limitato ad aiutarlo. Doveva solo capire come funzionasse il formato.

CHRIS HEMSWORTH L’attore si è sottoposto ad un’alimentazione ristretta con un regime di circa 600 calorie al giorno, Una prova durissima che gli ha permesso di perdere ben 15 kg con la dieta da lui ribattezzata “perso nell’oceano”.

Ron Howard

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QUEL FANTASTICO PEGGIOR ANNO DELLA MIA VITA

Chris Hemsworth

Chris Hemsworth è un attore di origini australiane, nato a Melbourne l’11 agosto 1983. - Ha due fratelli, di nome Luke e Liam, con cui condivide la professione di attore. - Dopo aver completato gli studi alla Heathmont Secondary College di Melbourne, lavora in produzioni televisive. - Dal 2004 al 2009 interpreta il personal trainer

DAL 3 dicembre

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Kim Hyde nella soap opera “Home and Away”, comparendo in 171 episodi. - Nel 2009 viene scritturato da J.J. Abrams per la parte di George Samuel Kirk, padre del famoso Capitano Kirk in “Star Trek”. - Sempre nel 2009 ottiene il ruolo da protagonista nel cinecomic targato Marvel “Thor”, che gli permette di acquisire fama a livello mondiale.

- Torna ad interpretare Thor in altri film, quali “The Avengers”, “Thor: The Dark World” e “Avengers: Age of Ultron”. - Il regista Rupert Sanders lo ingaggia per il suo “Biancaneve e il cacciatore”. (2012) - Nel 2013 viene scelto da Ron Howard per la parte di co-protagonista in “Rush”, accanto a Daniel Bruhl.

“Quando vedo i film voglio sentirmi coinvolto e attraverso “In the Heart of the Sea” ho visto un’elettrizzante opportunità per trasportare e coinvolgere il pubblico. Voglio portarlo in un viaggio dinamico e divertente”.

Ronald William Howard nasce a Duncan, nello stato dell’Oklahoma, il 1° marzo 1954… e a soli 5 anni debutta nella serie televisiva “Ai confini della realtà”, recitando nel quinto episodio dal titolo “La giostra”. - All’età di 9 anni viene scritturato in “Una fidanzata per papà”, per la regia di Vincente Minnelli, interpretando il vivace figlio di Tom Corbett (Glenn Ford). - Frequenta la USC School of Cinema – Television della University of Southern California. - Nel 1973 George Lucas lo chiama a sé per il suo “American Graffiti”, affidandogli la parte di uno dei protagonisti, Steve Bolander. - Nel 1974 ottiene la parte che lo renderà celebre in tutto il mondo: sarà Richie Cunningham, fedele amico di Fonzie, nella serie televisiva di successo planetario “Happy Days”… … sarà uno dei protagonisti della serie per sette stagioni, fino al 1980, quando la abbandonerà per dedicarsi alla carriera di regista. Da allora verrà chiamato ad interpretare Richie solo per altre 4 puntate, tra il 1983 e il 1984. - Nel 1977 debutta sul grande schermo in qualità di regista con la commedia d’azione “Attenti a quella pazza Rolls Royce”, nonostante sia

ancora attivo sul set di “Happy Days”. - Nel 1982 conquista ottime critiche con il film “Night Shift – Turno di notte”, che vede come protagonisti Michael Keaton, all’epoca ancora volto sconosciuto. - Trionfa nel cuore di Hollywood con “A Beautiful Mind” (2001), per il quale si aggiudica l’Oscar per la Miglior Regia. Il film vince complessivamente 4 Academy Awards. - Nel 1995 dirige “Apollo 13”, celebre film con Tom Hanks e Kevin Bacon sulla missione spaziale statunitense. - Il 2000 è l’anno de “Il Grinch”, il film di Natale che ha riscosso maggior successo a livello mondiale. - “Il codice da Vinci” nel 2006 e il sequel “Angeli e Demoni” nel 2009 sono basati sugli basato sull’omonimi romanzi best-seller di Dan Brown. - Nel 2008 propone “Frost/Nixon – Il duello”, e viene nuovamente nominato agli Oscar per Miglior Regia e Miglior Film. - Il suo ultimo lavoro prima di “Heart of the Sea” è “Rush” (2013), incentrato sulla rivalità tra i piloti di Formula 1 Niki Lauda e James Hunt, quest’ultimo interpretato proprio da Chris Hemsworth.

Quando ha cominciato non sapeva nemmeno come scrivere “esterno” o “interno” in una sceneggiatura, ma ha fatto ugualmente un lavoro incredibile. E così questo piccolo romanzo è diventato un film capace di ottenere una standing ovation al Sundance Film Festival». «Lo script - aggiunge il regista Alfonso GomezRejon - era divertente, in modo inusuale e imprevedibile, oltreché frizzante e sincero. All’inizio mi ha fatto tornare in mente quei meravigliosi film di John Hughes con cui sono cresciuto, poi compie una virata inattesa e diventa molto più che una semplice commedia. Avevo appena perso mio padre ed ho sentito che fare questo film sarebbe stato un modo di elaborare le mie perdite personali, e trasformarle attraverso lo humor». Per Gomez-Rejon, che ha diretto molti episodi delle famose serie tv ‘Glee’ ed ‘American Horror Story’, nonché il remake/sequel di ‘The Town That Dreaded Sundown’ (‘La città che aveva paura’), si tratta del secondo lavoro per il grande schermo. Nel cast del film, infine, troviamo Thomas Mann, (‘Project x – Una festa che spacca’, ‘Hansel e Gretel Cacciatori di streghe’), Olivia Cooke (‘Bates Motel’, ‘Ouija’), Rj Cyler, Nick Offerman (‘Parks and Recreation’, ’22 Jump Street’), Molly Shannon (‘Scary movie’ 4 & 5), Jon Bernthal (‘The Wolf of Wall Street’, ‘The Walking Dead’) e Connie Britton (‘Nashville’, ‘Friday Night Lights’).

11 DONNE A PARIGI

Dal 10 dicembre in sala

Quel fantastico peggior anno della mia vita è un film del 2015 diretto da Alfonso Gomez-Rejon, basato sull’omonimo romanzo di Jesse Andrews, che ha curato anche la sceneggiatura.

11 donne che si incontrano-scontrano in un turbine di emozioni… Silvia Ricciardi

Il 3 dicembre farà il suo ingresso nelle sale italiane una commedia francese caotica ed irriverente, il titolo è “11 Donne a Parigi”, per la regia di Audrey Dana. Arriva nei cinema nostrani un lungometraggio che si prefigge come obiettivo quello di parlare delle ambizioni e dei desideri, ma soprattutto dei diversi tratti caratteriali tipici dell’universo femminile, e a volte in comune con il mondo maschile. Audrey Dana vuole mostrare sul grande schermo personalità femminili contrastanti e a volte aventi caratteristiche complementari, dunque pesca dalla sontuosa Parigi 11 donne, 11 esemplari della natura femminile per scavare al loro interno e rendere su pellicola i disagi, le inquietudini, ma anche le gioie e i momenti più memorabili che una donna può essere chiamata a vivere. La primavera parigina è lo sfondo entro il quale

Dal 3 dicembre in sala

si svolge l’azione… o meglio le azioni di 11 personaggi. Rose (Vanessa Paradis) è il classico esempio della donna completamente dedita alla vita lavorativa, immersa negli affari. In seguito ad una catastrofica scoperta, Rose rende la vita impossibile alla sua assistente Adeline (Alice Belaïdi), che invece deve affrontare un grave problema familiare, gestito da un’altra donna, l’avvocato Agathe (Laetitia Casta), che dal canto suo non riesce a trovare l’uomo giusto nonostante la sua avvenenza. Agathe può contare però sull’aiuto della sua migliore amica, Jo, interpretata da Audrey Dana che, oltre a vestire i panni di regista e sceneggiatrice, si cala attivamente in uno dei suoi personaggi! Jo recentemente è diventata l’amante di un uomo sposato, il marito di Inés (Marina Hands), la quale cerca di porre rimedio alla sua crisi familiare, ma nel frattempo non può

prendersi una pausa dal suo estenuante lavoro che la vede impegnata al fianco della stilista Lili (Isabelle Adjani), preoccupata della crescita della figlia. E ancora Ysis (Géraldine Nakache) che instaura una relazione con la babysitter dei suoi figli Marie (Alice Taglioni), Sophie (Audrey Fleurot) custode di un particolare segreto legato alle sue relazioni sentimentali ed infine Fanny (Julie Ferrier) che, grazie ad un incidente, riprenderà a vivere liberamente la sua esistenza, resa monotona da 15 lunghi anni di matrimonio… Un variopinto parterre di emozioni che si scontrano tra loro mettendo in luce le fragilità dell’animo femminile e in senso più generico le debolezze dell’animo umano, destinato a scontrarsi con vicissitudini di intensità più o meno elevata con scopo primario quello di realizzare se stessi.


DAL 3 Dicembre

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REGRESSION

UN POSTO SICURO

Silvia Ricciardi

Da Casale al cinema: la tragedia dell’amianto in ‘Un posto sicuro’

Il regista Alejandro Amenabár spiega come scienza e religione collaborino contro il male in un thriller psicologico fondato sul “ricordo” Il regista di origine spagnola Alejandro Amenábar è giunto nella nostra penisola per discorrere circa il suo ultimo lungometraggio dal titolo “Regression”. Partendo con un’analisi del genere horror, il regista si è concentrato sui temi cari al suo film e sul significato dell’opera, suggerito dallo stesso titolo, per poi soffermarsi sull’interazione sul set con Ethan Hawke e sulla sua visione del personaggio. “Non amo l’horror fine a se stesso, piuttosto sono attratto da quello che tende a svilupparsi e a divenire un thriller psicologico. In “Regression” avevo il desiderio di parlare di una storia in cui fosse centrale l’idea del male e la presenza del diavolo – ma al regista non bastava per poter erigere la sua opera - così, sfruttando l’argomento degli abusi sessuali emerso dalle mie ricerche, mi sono addentrato in un racconto che indagasse aspetti più legati alla psicologia dell’essere umano e ai suoi più reconditi timori”. Per mettere a tacere il male, Amenábar decide di porre a confronto due strade opposte per propria natura, la scienza e la religione. Nel corso dell’indagine condotta dal detective Bruce Kenner, l’ormai avvezzo a ruoli simili Ethan Hawke, entrambi i mezzi di ricerca si dimostrano fallaci, sia la scienza che la religione non favoriscono il

riconoscimento della verità dei fatti, per un inspessimento del mistero in corso d’opera… Regression. Tale termine significa Regressione, ossia un’attività della mente strettamente legata al ricordo. “La nostra mente è molto fragile, soprattutto quando si tenta di ricordare, di richiamare a sé un determinato evento. Il ricordo è condizionato dalle nostre paure”, quindi il cervello pensante risulta fallibile. “Alla fine però ci si rende conto che la soluzione è sempre stata lì, bisognava semplicemente cambiare un tassello per vedere con chiarezza quanto accaduto, ed è proprio questo l’iter che il protagonista è chiamato a percorrere”. Il personaggio chiave, motore dell’azione investigativa che viene messa in atto per scoprire la verità circa un crimine orribile in un paesino del Minnesota del 1990, è il detective Bruce Kenner, Ethan Hawke. “Mentre a me è sempre piaciuta l’idea di essere spaventato dallo schermo, Ethan non era del mio stesso parere, infatti lui non è un fan degli horror movies. Quando gli proposi lo script però rimase colpito positivamente perché gli piacque la possibilità insita in questo film di affrontare le peggiori paure dell’animo umano per poi smascherarle – Amenábar commenta così il suo confronto con il protagonista

da lui scelto – Quando scrissi la sceneggiatura non avevo in mente un attore in particolare per la parte. Poi ho pensato che Ethan potesse essere un candidato ideale perché dotato della giusta sensibilità per affrontare il progetto, avendo già ricoperto parti di rilievo in film horror (si ricordi ad esempio “Sinister”). Appena letta la sceneggiatura mi chiese che tipo di personaggio fosse il detective perché dallo script non lo aveva capito con esattezza e così io gli suggerii di lavorare in modo minimalista sul suo passato e concentrarsi sui rapporti che il detective intesseva con gli altri personaggi”. Aperto al confronto con i propri attori, Amenábar aveva le idee ben chiare su come dovevano apparire i suoi personaggi, prima accennati su carta e poi pronti a prendere vita sul grande schermo “Bruce Kenner è un personaggio che non vuole commettere errori, in alcun modo”, ma proprio durante lo svolgimento dell’indagine avrà numerosi ripensamenti circa i suoi ragionamenti, razionali o metafisici che siano. Ed è proprio quando la sua vista deciderà di annebbiarsi che si avvicinerà ad Angela, Emma Watson, colei da cui l’intera indagine ha avuto inizio, per poi tornare alla luce della ragione e tentare di risolvere il misterioso caso.

Casale Monferrato. Luca (interpretato da Marco D’Amore, già protagonista della serie tv ‘Gomorra’) ha poco più di trent’anni e vive di lavori saltuari. Ha trascorso a Casale la maggior parte della sua vita e ha sempre sentito parlare di amianto, ma non si è mai interessato all’argomento. Quando suo padre, con il quale ha un rapporto saltuario, scopre di avere un cancro incurabile, decide di stargli accanto e attraverso la sua malattia inizia a conoscere quel che è accaduto nella sua terra negli ultimi cinquanta anni. Diretto da Francesco Ghiaccio, ‘Un posto sicuro’, in uscita il 3 dicembre 2015, porta sul grande schermo una delle piaghe più profonde del nostro Paese, una tragedia che ha mietuto vittime su vittime, e di cui ancora molti non hanno consapevolezza. «Dopo un anno e mezzo di studio - dichiara il regista - ci siamo convinti che volevamo raccontare questa storia a tutti i costi anche girandola coi nostri telefonini. Ma, grazie a Indiana Production, il nostro è diventato un set vero e adesso speriamo in un palcoscenico internazionale: nel mondo ci sono ancora ventitré paesi che producono amianto». «Non so se sia un film impegnato - osserva ancora Ghiaccio - ma questa non è una storia di dolore, è soprattutto un racconto di rinascita. Un risveglio che è iniziato più di trenta anni fa, quando i primi operai dissero: qua stiamo morendo tutti. E così iniziarono a lottare. E noi questa battaglia non l’abbandoniamo, affinché il posto sicuro del titolo sia un riparo non solo per il corpo ma anche per l’anima».

Un film di Francesco Ghiaccio con Marco D’Amore, Giorgio Colangeli, Matilde Gioli.

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CHIAMATEMI FRANCESCO Il primo film su Papa Francesco firmato da Daniele Luchetti Emiliano Longobardi

Il 13 Marzo 2013 è stata scritta la storia, all’ora di cena una voce “venuta dalla fine del mondo” risuona in Piazza San Pietro e da lì in tutto il mondo, una voce di speranza e cambiamento per una comunità immensa. Non c’è dubbio che la figura umana e spirituale di Jorge Bergoglio, divenuto da quel momento Papa Francesco, abbia scatenato un grande dibattito e abbia attirato a se soprattutto l’interesse non solo dei credenti ma, cosa ancora più importante, di tutti quelli che per diversi motivi si erano allontanati dalla Chiesa. Era ovvio aspettarsi dunque che anche il cinema si appassionasse a questa storia e decidesse di portarla in scena a modo suo; fortunatamente gli italiani non si sono fatti battere sul tempo, Pietro Valsecchi aveva già deciso dal 2013 di impegnarsi nella produzione di un film su Bergoglio, sulla strada ha coinvolto Daniele Luchetti e da questo intento comune è nato “Chiamatemi Francesco”. Tutti amano Papa Francesco, ma chi è Jorge Bergoglio? A questa domanda rispondono Valsecchi e Luchetti, scappati anche in Argentina per un lungo viaggio nel 2014, un viaggio che è servito per rintracciare diverse persone importanti

ancora più difficile visto che Papa Francesco è nella vita del Papa. Mentre sullo sfondo scorrono fortunatamente ancora tra noi, dunque sarà molto le controverse vicende della storia Argentina, il facile per tutti andare a verificare quanto i due film parte dal 1961, quando Jorge Bergoglio è un giovane come tanti altri con il suo gruppo di professionisti si siano avvicinati al ruolo. Rodrigo de la Serna e Sergio Hernandez sono i due amici ed una fidanzata, uno studente in gamba attori protagonisti, il primo interpreta legato in particolare ad una professoressa Bergoglio dal 1961 al 2005, di chimica che gli rimarrà amica mentre Hernandez riprenderà negli anni a seguire. Poco più che ventenne Bergoglio decide di la parte dal 2005 fino alla magica sera di Marzo 2013, entrare nel rigoroso ordine dei Chiamatemi Francesco - Il quando il neo eletto Papa si gesuiti per arrivare a guidare, Papa della gente (2015) un film affaccia dal balcone, scena durante la sanguinosa dittatura di Daniele Luchetti con Rodrigo De che va a chiudere questo di Videla, l’Ordine provinciale la Serna, Sergio Hernández, Muriel viaggio nell’uomo e nel dei Gesuiti per l’Argentina. Santa Ana, ... Quest’uomo coraggioso mito. Valsecchi dice di aver seguito una strada di realismo assiste negli anni alla terribile ed emozione per raccontare “sparizione” di alcuni dei suoi più la storia di questo uomo che si cari amici, un’esperienza dolorosa è messo al servizio degli ultimi e che lo renderà ancora più forte. Divenuto Arcivescovo di Buenos Aires, che sta cercando di riavvicinare la l’ormai adulto Jorge continua la sua battaglia per Chiesa ai fedeli. Quest’opera rappresenta forse un altro passo nel raccontare il Papa nella gli ultimi difendendoli dagli abusi del potere. Nel sua dimensione più umana, perché è l’uomo che cast abbiamo due diversi attori che sono stati ha reso immenso il Papa. chiamati ad interpretare questo ruolo, compito

IL GESTO DELLE MANI Una tradizione lunga 15 secoli Giulia Neri

Un documentario scritto e diretto da Francesco Clerici che segue il processo di creazione di una delle sculture dell’artista Velasco Vitali realizzata presso la Fonderia Artistica Battaglia di Milano. Un viaggio che si snoda attraverso le tappe fondamentali per arrivare alla nascita di una scultura, dalla cera al bronzo, utilizzando gli stessi passaggi usati nel VI secolo a.C. per realizzare i bronzi di Riace. “ Il Gesto delle Mani vuole essere un film narrativo: descrive vita, spazio, tempo e lavoro presso la Fonderia Artistica Battaglia, un

luogo storico a Milano, attualmente posto sotto tutela da FAI - Fondo Ambiente Italiano. Questo film dà corpo e immagine al rumore e al passare del tempo durante una giornata di lavoro in fonderia. Gli artigiani sono raccontati solo attraverso il loro lavoro, le loro espressioni e i loro movimenti. È un omaggio al lavoro manuale, alla sua solenne umiltà. Le sculture di cani di Velasco Vitali sono famose in Italia, e mi sono sembrate un mezzo perfetto attraverso il quale viaggiare lungo il percorso della loro stessa realizzazione: il perfetto

protagonista di una “fiaba”. Una fiaba zen, capace –spero- di creare uno spazio di rilassamento e quasi meditazione, di un ritorno alle origini del lavoro manuale, dove le mani lavorano con acqua, terra, fuoco e aria.” ha commentato il regista.


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11 Irriverente è Vincent Cassel che oramai è a suo agio in film in cui l’espressività è tutto, ma ancora più convincente è Emmanuelle Bercot, la quale rappresenta in tutte le sue sfaccettature più particolari, una donna annoiata dalla vita in cerca di quel qualcosa in più che spera di trovare al di fuori del matrimonio. Mon Roi - Il Mio Re è una pellicola che va ben oltre le mere storie di vite vissute, è invece un racconto disinibito, crudo e veritiero sulle scelte esistenziali illuminate da un sole opaco simbolo di una società allo sbando e senza un vero punto di riferimento. Intervista a Maïwenn

Mon Roi parla di una relazione passionale e distruttiva durata dieci anni. La relazione è osservata dall’esterno e questo punto di vista lo rende un film molto diverso dal tipo di film che ha precedentemente girato. E’ un argomento su cui ho riflettuto per anni senza mai farne il film. L’idea mi spaventava, non sentivo di essere sufficientemente matura per affrontarlo. Ho scritto numerose versioni senza mai esserne soddisfatta. Che cosa la spaventava? I momenti felici che i protagonisti hanno vissuto prima che tutto andasse a rotoli - mi sono resa conto di quanto fosse difficile per me rappresentare nei miei film persone felici. Tutto ciò che scrivevo mi sembrava sdolcinato. E’ necessario crederci altrimenti come si può comprendere il fatto che finiscano sempre per tornare insieme? Come si può descrivere le loro nevrosi e i conflitti se non si crede nel loro amore? Che cosa le ha fatto decidere di fare il grande passo? Improvvisamente mi sono resa conto che non potevo continuare a procrastinare per sempre!

Mon Roi Il mio Re

Il film è co-scritto insieme a Etienne Comar. Alain Attal, il mio produttore, mi ha parlato molto bene di Etienne e quindi ho voluto incontrarlo. Siamo andati d’accordo subito, ed è stato fantastico. Abbiamo lavorato con diligenza e costanza tutti i giorni dalle 9 alle 13.

Direttamente da Cannes un film sulle sfaccettature dell’amore

Aveva deciso fin dall’inizio che lei non avrebbe recitato nel film? Sì. Volevo lavorare con Emmanuelle Bercot e desideravo fare un film in cui non recitavo per vedere come me la

Carlo Lanna

Presentato durante la 68esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, Mon Roi è un film diretto da Maïwenn Le Besco che arriva nelle sale italiane dal 3 Dicembre. Con un sorridente Vincent Cassel nel cast principale, il film francese vuole essere un racconto toccante, ma allo stesso tempo algido, su tutte le sfumature più luminose (e contorte) dell’amore. Non sempre si riesce a tratteggiare con cura questo aspetto dei sentimenti umani, ma conosciamo piuttosto bene il talento dei cineasti francesi che, con pochi

mezzi, realizzarono film di grande importanza ed impatto emozionale. Mon Roi è fra questi. Tony, quarantenne madre di un bambino, si infortuna gravemente un ginocchio sciando. Durante il lungo periodo necessario per la riabilitazione ha il tempo per ripensare al proprio rapporto con Georgio e a come dall’amore siano arrivati ai contrasti più accesi. Contrasti e malintesi, ripensamenti e decisioni, questi sono il leitmotiv del film che con calma e parsimonia riescono a raccontare un disarmante

rapporto di coppia alla luce della nostra modernità. Irriverente è Vincent Cassel che oramai è a suo agio in film in cui l’espressività è tutto, ma ancora più convincente è Emmanuelle Bercot, la quale rappresenta in tutte le sue sfaccettature più particolari, una donna annoiata dalla vita in cerca di quel qualcosa in più che spera di trovare al di fuori del matrimonio. Mon Roi - Il Mio Re è una pellicola che va ben oltre le mere storie di vite vissute, è invece un racconto disinibito, crudo e veritiero sulle scelte esistenziali illuminate da un

Presentato durante la 68esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, Mon Roi è un film diretto da Maïwenn Le Besco che arriva nelle sale italiane dal 3 Dicembre. Con un sorridente Vincent Cassel nel cast principale, il film francese vuole essere un racconto toccante, ma allo stesso tempo algido, su tutte le sfumature più luminose (e contorte) dell’amore. Non sempre si riesce a tratteggiare con cura questo aspetto dei sentimenti umani, ma conosciamo piuttosto bene il talento dei cineasti francesi che, con pochi mezzi, realizzarono film

di grande importanza ed impatto emozionale. Mon Roi è fra questi. Tony, quarantenne madre di un bambino, si infortuna gravemente un ginocchio sciando. Durante il lungo periodo necessario per la riabilitazione ha il tempo per ripensare al proprio rapporto con Georgio e a come dall’amore siano arrivati ai contrasti più accesi. Contrasti e malintesi, ripensamenti e decisioni, questi sono il leitmotiv del film che con calma e parsimonia riescono a raccontare un disarmante rapporto di coppia alla luce della nostra modernità.

Un film di Maïwenn Le Besco con Vincent Nemeth, Vincent Cassel, Romain Sandère, Ludovic Berthillot. “Un film forte come un caffè ristretto” Le Figaro Al cinema dal 3 dicembre


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sarei cavata come regista. Il personaggio di Georgio è molto complesso e misterioso... Mi premeva che i personaggi non fossero mai monolitici o che diventassero noiosi. La vita non è mai una sola cosa, quindi è necessario essere in grado di osservarla da diverse angolazioni. I personaggi di Mon Roi hanno 40 anni... Questo aspetto lo rende un film con un target maturo ma anche gli adolescenti possono identificarsi con i personaggi. Il mio film è per tutti gli amanti incompresi. Il film ha una dimensione universale che rappresenta un cambiamento rispetto a Forgive Me, il Suo primo lungometraggio. Fin dall’inizio della mia carriera cinematografica, sono stata etichettata come regista di film autobiografici, ma non mi sono mai identificata con questa definizione. La visione di Polisse non era meno personale, o più personale, di quella in Forgive Me, e il fatto che mi piaccia rappresentare storie di attrici non significa che All About Actress fosse incentrato su di me. Che si basi su una storia vera o meno, il mio lavoro è lo stesso. Le etichette di questo tipo possono ferire, sono troppo semplificate, ed io ne ho sofferto. Il malinteso nasce probabilmente dal fatto che abbia recitato in quei film. Utilizzando la tecnica del flashback, ottiene una distanza maggiore. Questa struttura narrativa permette a Tony di avere una duplice prospettiva sia su se stessa che su Georgio rivisitando i momenti della loro storia, e le dà la possibilità di ricominciare da capo. Quando esce dal centro di fisioterapia, ha una capacità di recupero diversa. Il suo percorso di recupero comporta la guarigione del suo corpo: sembra che Lei provi un certo fascino per le storie che riguardano il processo di recupero dopo lesioni fisiche nei centri di fisioterapia. Sono sempre stata attratta da persone con lesioni fisiche e dagli infermi. In un certo senso sono tagliati fuori dalla società e non hanno gli stessi bisogni e desideri delle persone sane. Si è fragili quando si usa una stampella o una sedia a rotelle. La prospettiva della vita cambia e improvvisamente l’unica cosa importante diventa stare meglio. Grazie al suo incidente, Tony può provare un nuovo tipo di affetto per Georgio. Essere in grado di camminare di nuovo diventa improvvisamente il più importante dono che la vita può offrirle. Nonostante sia ferita, fisicamente e moralmente, Tony è una combattente che reagisce e contrattacca. Non è un caso che abbia deciso che Tony dovesse essere un avvocato. Non la

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DAL 7 dicembre

vediamo mai mentre svolge la sua professione - il film si concentra interamente sul suo rapporto con Georgio - ma mi piaceva l’idea che fosse una persona impegnata a difendere altre persone - buone e cattive - così come difende il suo uomo. Ha atteso a lungo, ha vissuto una storia d’amore appassionata e sta facendo tutto il possibile per preservarla, quindi sì, è una combattente. “Non ho aspettato tutti questi anni per avere un bambino e andarmene”, dice al fratello. Il personaggio del fratello è un ruolo chiave nel film... Adoro Louis. Gli avevo già offerto una parte in Polisse ma rifiutò, così ho provato di nuovo con Mon Roi. Mi sono quasi messa in ginocchio in un ristorante per pregarlo di impersonare Solal. Credo avesse paura di me. Perché Mon Roi? Non riuscivo a trovare un titolo. Ho scartato immediatamente quello che avevo in mente all’inizio. Un giorno ho sentito una canzone d’amore di Elli Medeiros che dice: “Toi, toi, mon toit ... Toi mon tout, mon roi ...” Era breve e suggestivo. Ed è davvero le roi [il re], in ogni senso.

IL PROFESSOR CENERENTOLO

Una fanciulla deve rientrare prima della mezzanotte? No, è Pieraccioni che deve far ritorno… in carcere! Silvia Ricciardi

Leonardo Pieraccioni torna sul grande schermo con una nuova commedia naturalmente di stampo italiano dove non si limita a curare regia, soggetto e sceneggiatura, quest’ultima insieme a Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo, ma, come suo solito, ne interpreta anche il protagonista: Leonardo Pieraccioni sarà Umberto. La favola di “Cenerentola” viene presa in prestito, ma questa volta non è la graziosa fanciulla a dover rientrare entro la mezzanotte nella propria abitazione, bensì Umberto, costretto entro la fine della giornata a far ritorno… in carcere. Un passo indietro… Questa è la storia di un uomo di nome Umberto che gestisce una ditta di costruzioni e, per evitare il fallimento, organizza insieme a Tinto, suo dipendente, una rapina in banca. Il risultato? Umberto non riesce nel suo intento e viene sbattuto nel carcere di Ventotene. I quattro anni di condanna stanno per terminare, intanto Umberto si è quasi abituato ad una quotidianità che lo vede lavorare nella biblioteca del paese. Dopo aver conosciuto Morgana, dalla quale rimane subito affascinato, gli equivoci e i malintesi si affolleranno e, per tenerli in piedi, Umberto sarà costretto ogni giorno prima della mezzanotte a far rientro in carcere se vuole continuare a frequentare, seppur con libertà limitata, la bella Morgana. Dopo quasi due anni di latitanza dalle sale, si ricorda che il suo ultimo lavoro si intitola “Un fantastico via vai” ed è uscito nei cinema nostrani il 12 dicembre 2013, Leonardo Pieraccioni propone una pellicola piena di brio chiamando a sé uno dei suoi fedelissimi, Massimo Ceccherini, nel film interpretante il combina guai Tinto, ma anche volti nuovi come Laura Chiatti, nei panni della folle e a tratti infantile Morgana. Affacciandosi nelle sale italiane il 7 dicembre, “Il Professor Cenerentolo” vede anche un altro interprete alla prima collaborazione con Pieraccioni, il simpatico conduttore televisivo, ma anche attore, Flavio Insinna, che nella pellicola ricopre l’autorevole parte del direttore del carcere.

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DAL 8 DICEMBRE

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BELLE & SEBASTIEN L’AVVENTURA CONTINUA

La dolcissima coppia torna sullo schermo in una nuova e indimenticabile avventura, ispirata al celebre romanzo di Cécile Aubry, ambientata nel 1945 durante i festeggiamenti per la fine della guerra. Sebastien attende con Belle il ritorno della sua amica Angelina senza sapere che è scomparsa in un incidente aereo. Le speranze di ritrovarla sono vane, ma Sebastien decide comunque di avviare le ricerche con il suo inseparabile amico. Un lungo viaggio coronato da un’incredibile scoperta.

INTERVISTA A FÉLIX BOSSUET (SEBASTIEN) Cos’è che ti ha fatto venire voglia di prendere parte a questa nuova avventura? Il primo film mi era piaciuto molto e ho subito pensato che ci sarebbe stato un seguito: ero davvero molto motivato a partecipare al secondo episodio. Tempo dopo venni a sapere che ci sarebbero stati dei nuovi attori, non vedevo l’ora di incontrarli!

un ragazzino che decide da solo quello che fa: va e viene quando vuole. È completamente libero. Oggi come oggi, nessun bambino potrebbe vivere così, specialmente se abita in città. Sono state più facili per te le riprese, visto che conoscevi già la Alta Moriana della Vanoise? Sotto il punto di vista metereologico, nel primo film avevamo avuto molto freddo perché avevamo girato in mezzo alla neve. Nel secondo è stato più difficile perché c’erano più scene d’azione, incendi nelle foreste e faceva caldo. Hai ritrovato gli stessi cani presenti durante le riprese del primo film? Ero molto contento di ritrovare tutti quelli che già conoscevo e ce n’era uno nuovo. In generale mi piacciono molto gli animali, ma mi hanno comunque dovuto insegnare come trattarli perché non avessi paura di cani così grandi. Ho passato molto tempo con loro per imparare a conoscerli meglio durante le riprese. Mi è stato chiesto di compiere un determinato percorso: il cane doveva seguirmi, dovevo dargli da mangiare, poi accarezzarlo e fare tutta una serie di cose che mi potessero far avvicinare a lui il più possibile.

Che ne pensi della storia e dell’evoluzione del tuo personaggio? Penso che ritroviamo il Sebastien che conoscevamo, anche se un po’ cambiato. È cresciuto parecchio, ma resta comunque molto testardo. Ora ha più persone vicino e riesce per questo ad aprirsi un po’ di più verso gli altri.

Raccontaci della scena con l’orso. Non mi ha troppo spaventato perché c’erano delle barriere di protezione, in caso avesse dato segni di voler attaccare la troupe. Ma senza barriere, avrei avuto troppa paura. La cosa divertente è che l’addestratore gli dava da mangiare i marshmallow.

Ti assomiglia? Non troppo… a parte a livello fisico, ovviamente! Abbiamo due caratteri diversi. È

Com’è stato ritrovarsi con Tchéky Karyo? Ci siamo intesi alla grande fin dal primo ciak. Lo conoscevo già, quindi è stato facile.

A PERFECT DAY La guerra raccontata con ironia e speranza Emiliano Longobardi

Bosnia, 1995. La guerra è finita, il lavoro di chi si impegna a ricomporre i pezzi di vite distrutte no. Un gruppo di operatori umanitari deve estrarre un cadavere da un pozzo perché potrebbe avvelenare l’acqua bevuta dagli abitanti del villaggio. A comporre il gruppo troviamo il carismatico Mambrù (Benicio del Toro), l’ingenua Sophie (Mélanie Thierry), la disinibita Katya (Olga Kurylenko) e l’incontenibile B (Tim Robbins). La corda usata per estrarre il corpo si spezza, e ciò che sembrava semplice, trovarne un’altra, si trasforma in una rocambolesca avventura lunga 24 ore. L’esordio internazionale dello spagnolo Fernando Leòn de Aranoa è stata la sorpresa dell’ultimo Festival di Cannes, grazie soprattutto alla capacità del regista, qui anche in veste di sceneggiatore e produttore, di mescolare dramma e commedia creando un cocktail tragicomico eccezionale. Questo film, secondo le parole dello stesso de Aranoa, parla di individui che devono mettere ordine nel caos : la loro è una guerra contro l’irrazionalità, quella dei caschi blu che si rifiutano di aiutare gli operatori, degli abitanti del villaggio che vogliono sfruttare la situazione; il caos è qui l’unica costante, in una routine che non è routine, nello scoraggiamento e nel loro stesso Avevamo un rapporto simile a quello che c’è tra nonno e nipote. Durante le riprese del primo film avevamo passato molto tempo insieme: è stato per me un nonno acquisito e poco a poco il nostro legame si è fatto sempre più stretto. Hai conosciuto anche Thierry Neuvic e Thylane Blondeau. Com’è andata con loro? È andata alla grande! Thierry è sempre molto gentile ed è molto simpatico. Per di più, quando recita, ci crede molto e ci mette tanta passione! È stato bellissimo poter recitare al suo fianco. Per Thylane credo che la cosa più difficile sia stata quella di parlare con un accento italiano. Non era abituata a una cosa del genere e aveva molte scene piene di dialoghi. Non conoscevi però Christian Duguay… Christian è davvero gentile e simpatico. Capisce molto bene gli attori e ha un modo di organizzare le cose che a me piace molto. È un grande regista ed è riuscito a non snaturare la storia. È molto diverso da Nicolas Vanier. Per fare un esempio: lui ha scelto di usare la steadycam per girare il film. Christian inoltre ascolta molto quello che gli si propone: in una scena dovevo dire delle battute davvero strane, che non sentivo mie. Gli ho proposto un’alternativa che lui ha accettato senza problemi.

DAL 10 dicembre

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desiderio di andare via per trovare finalmente sollievo dopo lo stress che solo chi vede la morte ogni giorno può provare. Il regista ha scelto una zona montuosa, anonima, che qui assume una doppia funzione, mostrare l’universalità degli atteggiamenti di chi opera negli scenari di guerra e creare una sorta di labirinto a cielo aperto, dove i nostri protagonisti sfrecciano senza sosta cercando un’uscita che, ci dice de Aranoa, “forse non esiste nemmeno”. La sua vastità lo rende paradossalmente claustrofobico, mentre la scena dei due SUV neri che vagano, inquadrati dall’alto, come cavie da laboratorio, era nella mente del regista fin dall’inizio della stesura del copione. La scrittrice Paula Farias, anche emergency coordinator per MSF, ha fornito con le sue opere lo spunto per questo film; insieme ai ricordi personali del regista (documentarista nei Balcani proprio a partire dal 1995) lo stile della Farias, che parla di tragedia e della crudeltà della guerra ma con senso dell’umorismo e dell’assurdo ha dato vita a A perfect day, un’opera il cui genere, citando sempre il regista, è la vita stessa con tutte le sue contraddizioni. A perfect day è allora un dramma, dentro una commedia a sua volta dentro un road movie, tutto nella cornice di un film di guerra.

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L’ACCADEMIA CARRARA IL MUSEO RISCOPERTO-

La macchina da presa di Davide Ferrario tra dipinti e significato dell’arte… Silvia Ricciardi

I capolavori dei grandi maestri del Rinascimento, quali ad esempio Raffello, Botticelli, ma anche Mantegna e Bellini, ed altre opere appartenenti alla sfera contemporanea, vengono inserite a pieno in un disegno filmico guidato dallo sguardo contemplativo della macchina da presa di Davide Ferrario in “L’Accademia Carrara – Il Museo riscoperto”. Al cinema, in un evento speciale che avrà luogo mercoledì 9 e giovedì 10 dicembre, inserito all’interno della Stagione della Grande Arte al Cinema, verrà proiettato un lungometraggio che vuole mostrare opere di inestimabile valore artistico, percorrendo i corridoi dell’Accademia di Carrara di Bergamo, un museo ritrovato, troppo a lungo rimasto chiuso al pubblico a causa dei lavori di restauro. Nel lontano 2008 le porte dell’Accademia si chiusero per iniziare un lungo periodo di restauro, durato fino a pochi mesi fa quando, riaprendo al pubblico, si è riscontrata una notevole affluenza in termini di visitatori. E prima che il museo fosse nuovamente accessibile, proprio nel corso dell’ultimo anno di lavori, il regista Davide Ferrario (di cui si ricorda l’esordio alla regia con il lungometraggio “La fine della notte” del 1989, considerato il Miglior film indipendente della stagione) decise di iniziare le riprese di un film volto a raccontare con sguardo indagatore la riapertura della pinacoteca, legando tra loro le varie opere attraverso un invisibile filo guida, che permette di tracciare una personale riflessione sui capolavori dei grandi autori. Sono oltre 600 i dipinti accolti dall’Accademia e il lungo viaggio cinematografico mostrerà gran parte di essi non solo ponendoli davanti alla macchina da presa, ma anche narrando il significato racchiuso tra realtà e apparenza grazie ai preziosi e chiarificatori commenti di alcuni tra i massimi esperti d’arte. Interverranno infatti lo storico dell’arte Giovanni Romano e l’antropologo inglese Desmond Morris, inoltre il film vanta anche una sequenza dedicata alla lettura di Giovanni Lindo Ferretti di un testo scritto da Vasilij Grossman in cui l’autore si interroga circa il volto della Madonna i suoi misteri racchiusi all’interno di vari ritratti.

Hai voglia di continuare a fare cinema? Sì, ho voglia di continuare perché si conosce davvero tanta gente, registi diversi e nuovi attori. I componenti della troupe non sono scelti a caso: sono tutti formidabili. Mi piacerebbe molto continuare a fare avventure come questa. In ogni caso, se non dovesse succedere, so che di certo non voglio diventare medico!

In sala il 9 e 10 dicembre


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DAL 10 dicembre

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LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKU La pellicola di apertura della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2015

La regista Naomi Kawase racconta con occhio leggero la poesia che si nasconde dietro l’arte culinaria dei piccoli dorayaki – i tradizionali dolci giapponesi farciti con salsa di fagioli rossi – all’interno della piccola panetteria di Sentaro. L’ arrivo dell’anziana Signora Toku cambia le sorti della piccola attività, gli affari iniziano ad andare bene e gran parte del merito è dovuto alla sapiente esperienza, e alla ricetta segreta, che la donna usa per realizzare la famosa salsa “an”. Terzo pilastro della storia è Wakana, una giovane studentessa che, come gli altri due protagonisti, farà della panetteria il suo rifugio, un laboratorio e un microcosmo insieme dove le vite e dolori dei personaggi si intrecciano all’ombra dei ciliegi in fiore.

Il MIO VICINO TOTORO

“Nel corso delle nostre esistenze, ci sono momenti in cui ci capita di sentirci pieni di rimpianti e di disperazione e di avere voglia di arrenderci. Malgrado questo, o forse addirittura a causa di questo, siamo tuttavia capaci di aggrapparci alle nostre speranze e di continuare ad avere fiducia nel futuro.” Naomi Kawase

Dallo Studio Ghibli un evergreen dell’animazione Giapponese

Carlo Lanna

LEONE NEL BASILICO

La vittoria dell’amore contro l’apatia della solitudine in una commedia che guarda al dramma (e al destino), diretta da Leone Pompucci Silvia Ricciardi

Leone Pompucci porta al cinema una dramacomedy che punta a far riflettere attraverso il buffo, ma sempre funzionale meccanismo di reazioni a catena scatenato dal caso, dal destino che ha programmato ogni cosa: ed è così che prende vita il lungometraggio “Leone nel basilico”, dal 10 dicembre nelle sale nostrane. Agli inizi della sua carriera Leone Pompucci vinse il Premio Solinas nel 1992 con la sceneggiatura di “Mille Bolle Blu”, un film che sarà chiamato poi a dirigere accaparrandosi, tra i vari riconoscimenti, il Ciak D’oro alla 50° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Dedicandosi al mondo della pubblicità, tornerà poi al cinema firmando la regia del lungometraggio “Camerieri” con Diego Abatantuono, Paolo Villaggio e Ciccio Ingrassia e dando vita ad altri prodotti destinati al cinema e alla televisione… Fino alla realizzazione di “Leone nel basilico”. Questa è la storia che vede coinvolta una donna, Maria Celeste, che ha raggiunto la veneranda età dei sessant’anni e si ritrova a vivere in “albergo”, dentro una casa di cura in cui si è stabilita per evitare che la solitudine le tramortisse l’anima. Maria Celeste, interpretata da Ida Di Benedetto, è una vedova che si tiene a debita distanza dagli altri, schiva e solitaria… fino a quando un evento scatenante non smuoverà la sua ordinaria quotidianità. Una calda mattinata di agosto una donna le lascia un bambino di appena dieci mesi in braccio e scappa via. Tornata poi sui suoi passi, la madre del piccolo riprende con sé il bambino e le due donne così

hanno un’occasione per trascorrere del tempo insieme, per parlare di se stesse e di quel bimbo, Leone, a cui la madre ha dato un nome così imponente affinché sia spinto a reagire con forza alla vita. La madre sembra si sia convinta a portar via con sé il figlioletto, ma un evento improvviso, dettato ancora una volta dal caso, stravolgerà il corso degli eventi… “Quando ho letto la sceneggiatura di “Leone nel basilico” ho subito pensato al nostro grande cinema italiano, quello capace di raccontare con forza e semplicità i grandi sentimenti. Questo film rappresenta l’incontro di una vita che va a tramontare con una vita che invece sorge, è la storia dell’amore che lotta, si afferma e vince su tutto e tutti”, queste le convinzioni di Stefania Bifano, portavoce della Titania Produzioni, che sostiene a pieno regime il lungometraggio, in cui crede fermamente. “La forza di questo film sta nella sua semplicità”, queste invece le parole del regista, la cui opera, vuole essere un ritratto delle difficoltà che l’essere umano incontra nella sua esistenza, esistenza che ha come obiettivo ultimo quello di amare, incondizionatamente. Maria Celeste ha un estremo bisogno di tornare a vivere e, per poter realizzare questa sua necessità, deve imparare nuovamente a lasciarsi andare e ad amare senza che futile regole dettate dall’apatia di un’esistenza travagliata le si pongano come ingombranti ostacoli. Ci riuscirà? Il cammino non sarà privo di inconvenienti, ma la presenza di Leone la aiuterà nella realizzazione di se stessa.

Celebre per essere uno dei film d’animazione più famosi dello Studio Ghibli, Il mio Amico Totoro, arriva nei cinema italiani il 12 e 13 dicembre grazie alla Lucky Red. Un evento unico e raro che farà sicuramente molto felici i fan di Hayao Miyazaki, perché dopo più di venti anni dalla sua prima apparizione nei cinema giapponesi, la pellicola arriva finalmente anche nel Bel Paese. Simbolo che anche la cultura cinematografica italiana si sta avvicinando definitivamente agli usi e costumi del Sol Levante, permettendo di far(ri)scoprire a tutti (e non solo ai geek), questi piccoli capolavori. La storia, ambientata negli anni ‘50, racconta l’indimenticabile estate vissuta dalle sorelle Satsuki e Mei (la prima di 11 anni e la seconda di 4) , trasferitesi assieme al padre a Matsu no Gô, un piccolo villaggio di campagna circondato da foreste, campi coltivati, fiumi e molte risaie, lontanissimo dagli stereotipi del Giappone supertecnologico, per stare più vicine alla madre, ricoverata in ospedale per una malattia. La piccola Mei, dopo aver esplorato la casa e i dintorni, s’imbatte in una piccolo e curioso animaletto bianco con due buffe orecchie:seguendo le sue tracce, giunge ad un altissimo albero di canfora al cui interno vive Totoro, lo spirito dei boschi, una enorme creatura pelosa e morbida. Totoro si dimostrerà gentile con le due bambine e permetterà loro di ritrovarsi quando Mei, allontanatasi per portare un regalo alla madre, si perderà nel dedalo di stradine in mezzo al verde. Il regista di culto che ha già realizzato classici come Nausicaa e Laputa, con Il Mio Amico Totoro realizza forse il suo lungometraggio più intimistico e che tocca i temi a lui più cari. La pellicola rimane una fiaba moderna, un film dichiaratamente per bambini ma dal quale, come in tutte le pellicole di Miyazaki del resto, anche gli adulti possono e dovrebbero trarre insegnamento. Qui è racchiusa tutta la sua poetica più particolare: come l’amore per l’ambiente, per i bambini (appunto) ed il rimpianto per un passato in cui la società era più garbata e gentile verso il prossimo. Ciò che stupisce, ma non troppo, del film è la sua innata freschezza che a vent’anni di distanza dal suo

esordio nei cinema nipponici è ancora latente, rimane infatti un’opera indispensabile, graziata e, per una volta, resa tale da un adattamento italiano encomiabile.

Il mio vicino Totoro è un film d’animazione giapponese del 1988, diretto da Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli.

Studio Ghibli, 30 anni di grandi emozioni Lo scorso 11 novembre è stato un anniversario molto importante per il mondo nipponico (e non solo). Il famigerato Studio Ghibli ha compiuto 30 anni. Lo studio, che nell’arco del tempo si è imposto come una fucina di idee, è stato il primo che ha esportato l’arte e la cultura del Sol Levante, al di fuori dei suoi confini. Per festeggiare quindi un primato assolutamente invidiabile, nei cinema il 12 ed il 13 novembre verrà proiettato, per la prima volta in assoluto, Il mio Amico Totoro. Ma dov’è insita la forza dello Studio Ghibli? Fondata e diretta dal duo Miyazaki/Takahata, il suo appeal va ritrovato nell’aver creato anime, ma

anche fumetti, estremamente accurati nei dettagli e di grande impatto visivo ed emotivo. Nausicaa rimane l’esempio più particolare, dove infatti il viaggio, il ripudio e l’orrore della guerra, la difesa della natura e della propria terra sono i tre temi, ben visibili, che emergono nel fumetto (l’autore è lo stesso Miyazaki) e poi anche nell’anime successivo. Per quanto riguarda gli anime appunto, si ricordano Laputa – Il Castello nel cielo del 1985, dove il pretesto narrativo è proprio quel pezzo di terra fluttuante che compare nel famoso romanzo di Jonathan Swift, I viaggi di Gulliver. Sostanziale differenza tra libro e film sta proprio nei protagonisti.

Altra tematica ricorrente è l’infanzia, che riveste un ruolo chiave nelle opere del regista giapponese. Appartengono invece all’universo fantasy i due libri ai quali Miyazaki si è rifatto per Il castello errante di Howl (2004) e per La città incantata (20001). Manga, racconti per ragazzi e romanzi fantasy sono tutte le tappe che Hayao Miyazaki ha attraversato nel corso della sua lunga carriera, e che gli hanno permesso di trasformare il suo Studio Ghibli in una fucina d’arte animata di rara bellezza, un caso di mimesi assoluta nella quale lo stesso artista diventa anche opera d’arte, in continuo divenire.


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INTERVISTA

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IAIA FORTE: DI NOME E DI FATTO! Intervista all’attrice che ha deciso di calarsi nei panni di un uomo

Tu hai interpretato quasi tutti i personaggi: sei stata suora, regina, prostituta. Adesso sei Tony Pagoda a teatro in “Hanno tutti ragione” ,tratto dal romanzo di Paolo Sorrentino. Come ci si sente a indossare gli abiti di un maschio? Benissimo! Mi diverto a fare il gradasso, mi è molto simpatico Pagoda. Come l’ha presa Sorrentino quando gli hai detto che avresti voluto interpretare Tony Pagoda? Mi ha detto:<<Sei pazza, ma fallo>>. Hai mai pensato di portare questo personaggio anche al cinema? Mai. Non riuscirei a fare una regia al cinema. Hai raggiunto la popolarità con Pappi Corsicato, considerato dai più l’Almodovar italiano, diventando la sua pupilla. Quanto ha contribuito questa collaborazione a farti diventare la Iaia che sei oggi? Devo molto a Pappi Corsicato, non solo perché mi ha fatto esordire sul grande schermo, ma perché mi ha permesso di incarnare personaggi femminili atipici nel panorama del cinema Italiano, consentendo alla mia specificità attoriale di esprimersi al meglio. Per un attore incontrare un autore, un regista con una sua personalissima visione del mondo, è un potenziamento che garantisce un contesto con una definizione piú forte. Quanto è stata importante nel lavoro la tua napoletanità? Napoli ha contato, certo, perché è una città che conserva una identità e una grande tradizione teatrale. E ha contato l’esperienza di gruppo, Teatri uniti, in cui si sono formati tanti talenti del nostro teatro e cinema. Tra i premi ricevuti durante la tua carriera anche un David di Donatello e un Globo d’oro per “Luna e l’altra” di Maurizio Nichetti. Interpretavi un

Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario Intervista a Luca Lionello Elisa Sciuto

Elisa Sciuto

Forte di nome e di fatto: così si potrebbe definire questa artista, una potenza sia al cinema sia al teatro. Con oltre quaranta film in attivo e altrettante esperienze teatrali, adesso supera se stessa calandosi nei panni di un uomo.

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grande, potremmo dire doppio, ruolo. Cosa ti ha lasciato quel film e quale l’emozione per quei premi? Nichetti mi ha regalato un grande personaggio, la possibilitá nello stesso film di fare due donne completamente diverse. Mi ha diretta con attenzione e maestria. I premi fanno piacere: nell’incertezza del sé, che appartiene a ogni attore, sono come una pacca sulla spalla, una conferma e un incoraggiamento. Peccato che non siano mai in soldi. Scherzo...ma mica tanto! A proposito di riconoscimenti, tu sei tra le protagoniste de “La Grande bellezza”. Che effetto fa aver preso parte a un film premio Oscar e aver contribuito a questo meritato successo in tutto il mondo? È incredibile. L’Oscar è per noi italiani un’utopia talmente remota che realizzarla ti fa illudere che la distanza con i sogni sia minore di quanto si immagini. Oscar a parte, è bello , dico moralmente, far parte di una grande opera. In questa pellicola, Sorrentino ha riunito amici del cinema e del teatro. Pensi che il segreto di tanto successo sia anche dovuto al gruppo di lavoro e ai legami tra voi? Per esperienza posso affermare con certezza che le cose piú belle le ho fatte con persone che condividevano, nelle differenze, lo stesso grado di necessità espressiva. Il cinema e il teatro sono arti collettive. Durante questi anni di lavoro sei stata diretta dai più importanti registi. C’è qualcuno con cui non hai lavorato e ti piacerebbe farlo? Si, sono vari, sia al cinema sia al teatro. La fortuna mi ha fatto incontrare molti grandi registi, mi ha permesso di accumulare esperienze fondamentali e di natura diversa. Ogni cineasta, quando è un artista, regala alla nostra immaginazione possibilità piú vaste. Cinema o teatro? A cosa non rinunceresti? Di giorno il cinema, la sera il teatro. Mi terrei l’amante e il marito..... E’ nelle sale da pochi giorni e già se ne parla tanto. Non perché sia un film con un cast hollywoodiano e un budget milionario ma perché, con pochi soldi e la caparbietà di chi ci ha lavorato, è riuscito a conquistare un posto nel cuore degli spettatori, con una trama e una tecnica al di fuori di ciò che siamo abituati a vedere. Tre personaggi di tre epoche diverse vengono uniti da un capolavoro di letteratura. Affronteranno un viaggio senza tempo, attraverso le “fantasticherie” di un poeta, di un giovane studente e di un bambino sperduto nel bosco. Il ruolo del poeta è affidato a Luca Lionello.

In “Fantasticherie di un Passeggiatore Solitario” sei il misterioso scrittore Jean Jacque Renou. Ce ne parli? No! Sarebbe troppo complesso. Andate al Cinema. Quello che posso dire è che ‘Jean Jacque’ è una ‘invenzione’ di Gaudio, non esiste ma è pur sempre il più bel personaggio che abbia mai interpretato.

burattino e andò piccato a Los Angeles a fare ET. Sarò chiaro: Pinocchio, oltre che un Horror (come dice Argento), è un qualcosa di indicibile fattura e di ineguagliata poesia e bellezza ma anche ET non è male, no?? Per quanto riguarda “l’attrezzarsi” in Italia funziona così: “pronti dotto”! Noi sappiamo fare tutto, è che ce lo chiedono raramente.

Interpretare un personaggio, così “fantastico” fa tornare indietro ai sogni di quando si era bambini? Sì, si torna indietro dritto dritto a quando si aveva tutto il mondo innanzi, a portata di tocco di fantasia.

Nonostante tu abbia lavorato con grandi filmmaker conosciuti al mondo intero, non hai mai abbandonato la passione per gli esordi, tenendo a battesimo molti registi. Come sei stato coinvolto in questo progetto? Il fato… o più semplicemente il fatto… che mi trilla il telefono ed era Paolo Gaudio. Di lì a qualche giorno ci siamo incontrati in una piazza romana con molto gaudio. Lui fu molto chiaro con me: <<Non ho una lira>>. Qualche attimo ancora e già il budget era andato sotto lo zero. Purtroppo ci incontrammo in uno sciccosissimo baretto di Roma dove non puoi non pagare il conto.

Ti abbiamo visto in film di tutti i generi, ma mai in una pellicola d’animazione in stop motion. Come ti sei trovato? Cosa ti è piaciuto di più di questo genere? Per me esiste solo il genere cinema! Ma è innegabile che il ritrovarsi nel mondo degli effetti speciali “d’un tempo” e “contemporanei” sia stato un privilegio che mi auguravo, troppo divertente, troppo bravi. La cosa più interessante è che Gaudio ha usato questi effetti non per stupire, ma semplicemente per raccontare la sua bella storia.

Tanti sono i richiami cinematografici in questo film, che ricorda quelli di Tim Burton e Terry Gilliam. Sei d’accordo con questa affermazione? Qui, questo mondo intendo dire, è tutto un richiamo; ma sì, Burton potrebbe anche aver girato lui scene in “Fantasticherie...” e quando vedrà il film (e statene certi che lo vedrà, gli Americani ci amano e ci spiano) dirà: ‘Amore, ma quando l’ho girato sto capolavoro?’. Per quanto riguarda Gilliam la prima volta che l’ho incontrato lo misi al tappeto con una sapiente mossa di Judo; mi saltò allegramente addosso per salutarmi prendendomi di spalle, io temetti un’aggressione e lo scaraventai giù. Aveva anche un braccio ingessato, insomma una figuraccia. D’allora mi saluta sempre da una certa distanza e comunque penso che dirà dopo il film: “Amore siamo rovinati, c’è n’è un altro e pure giovane!”.

Cosa hai pensato quando hai letto la sceneggiatura? Che il passato e il futuro erano in quelle pagine. Fondamentalmente ho pensato che me la meritavo ma anche: “ce la farà costui a realizzare tutto questo?”. Quando leggo una sceneggiatura so sempre quali scene non saranno mai nel film e chiedo prudente, “ma questa come cavolo fai a realizzarla? E quest’altra? E questa qui?”. Lui mi dice che le aveva già girate e che gli mancavo solo io. Credo di averlo baciato sulle labbra.

Un’opera prima inedita questa: non siamo abituati, in Italia, al fantasy e a lavorare in stop motion. Cosa pensi di questo genere? Secondo te, il nostro paese dovrebbe “attrezzarsi” di più? Non è un fatto d’abitudine è che non hanno mai voluto farne di questi film e mi viene, per esempio, subito in mente quell’infinito capolavoro della RAI: “Pinocchio”, quello col grande Nino Manfredi di Comencini. Fin d’allora si perse l’occasione, mi raccontava Carlo Rambaldi, che insistette fino all’ultimo per realizzare il Pinocchio in ‘animatronics’ , ma la sua idea non venne mai presa seriamente e lui realizzò semplicemente il

Come è andata sul set e come ti sei trovato col cast? Mah, sinceramente gli attori odiano gli altri attori. Fortunatamente i miei compagni di lavoro erano un po’ d’inchiostro, qualche truciolo di legno, una morta e il suo fantasma. A parte lo scherzo sono tutti esseri straordinari, anche mio figlio Ori che nel film interpreta Lorenzo Monaco da piccolo. È stato un “sogno” girare questo film? No, la vita è un sogno, il cinema è una cosa assai reale.


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ON DEMAND

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I FILM DISPONIBILI ON DEMAND SU CHILI.TV

MISSION: IMPOSSIBLE – ROGUE NATION USA, 2015, Azione, Regia: Christopher McQuarrie, Cast: Tom Cruise, Jeremy Renner, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Ving Rhames. Disponibile su CHILI dal 2 dicembre

Azione/Avventura, Regia: Jalmari Helander, Cast: Samuel L. Jackson, Onni Tommila, Ray Stevenso, Victor Garber, Mehmet Kurtulus, Ted Levine, Jorma Tommila. Disponbile su CHILI dal 9 dicembre

Nel nuovo capitolo della serie di Mission Impossible, con la IMF sciolta, Ethan Hunt e il suo team devono affrontare una nuova missione: eliminare il Sindacato, un’organizzazione criminale di agenti speciali altamente qualificati incaricati di distruggere la IMF e di creare un nuovo ordine mondiale, attraverso una serie crescente di attacchi terroristici. Ethan riunisce la sua squadra e si allea all’ex agente britannico Ilsa Faust. Scoprirà col tempo se può realmente fidarsi di lei.

Oskari è un ragazzo finlandese di 13 anni in procinto di superare una prova di iniziazione. Come i suoi predecessori, deve passare una notte da solo nella foresta, armato soltanto di arco e frecce, e deve riportare una preda per provare di essere diventato un uomo. Ma quella notte non incontrerà i classici animali selvatici. Infatti, tra gli alberi precipita una capsula di salvataggio dalla quale esce il Presidente degli Stati Uniti d’America. Il presidente è braccato da spietati terroristi che hanno intenzione di rapirlo e ora il destino dell’uomo più potente del mondo è nelle mani di un ragazzino alle prime armi. Oskari e il Presidente dovranno formare una squadra vincente e aiutarsi l’un l’altro per riuscire a sopravvivere alla più straordinaria notte della loro vita.

OPERAZIONE U.N.C.L.E. USA, 2015, Azione, Regia: Guy Ritchie, Cast: Henry Cavill, Armie Hammer, Elizabeth Debicki, Hugh Grant. Disponibile su CHILI dal 2 dicembre Negli anni in cui la Guerra Fredda raggiunge il suo apice, l’agente della CIA, Napoleon Solo, e quello del KGB, Illya Kuryakin, sono costretti a mettere da parte le ostilità di vecchia data e allearsi per eliminare una misteriosa organizzazione criminale internazionale. Il loro unico aggancio è la figlia di uno scienziato tedesco scomparso, la sola chiave per infiltrarsi nell’organizzazione e prevenire una catastrofe mondiale. BIG GAME Finlandia, Gran Bretagna, Germania, 2015,

ACCIDENTAL LOVE USA, 2015, Commedia, Regia: Stephen Greene, Cast: Jake Gyllenhaal, Jessica Biel, James Marsden, Kirstie Alley, Catherine Keener, Paul Reubens, James Brolin. Disponibile su CHILI dal 10 dicembre La vita perfetta di Alice, un’ingenua cameriera di provincia, viene sconvolta quando a causa di un incidente bizzarro, si ritrova ad avere un chiodo infilato nella testa alla vigilia del suo matrimonio. Dopo aver scoperto che il chiodo

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I FILM DISPONIBILI ON DEMAND SU CHILI.TV

SANGUE DEL MIO SANGUE Italia, 2015, Drammatico, Regia: Marco Bellocchio, Cast: Roberto Herlitka, Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher, Lidiya Liberman, Federica Fracassi. Disponibile su CHILI dal 23 dicembre

TUTTE LE VOGLIONO Italia, 2015, Commedia, Regia: Alessio Maria Federici, Cast: Enrico Brignano, Vanessa Brignano, Vanessa Incontrada, Ilaria Spada, Andrea perroni, Giovanna Rei. Disponibile dal 31 dicembre

Federico, un giovane uomo d’armi, viene sedotto come il suo gemello prete da suor Benedetta, condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli dopo, tornerà un altro Federico, sedicente ispettore ministeriale, che scoprirà che l’edificio è ancora abitato da un misterioso conte, che vive solo di notte.

Giovanna, Carla, Francesca, Chiara. Cosa avranno in comune queste donne così diverse fra di loro? Quale sarà mai quel dettaglio non irrilevante che rende le loro esistenze segretamente imperfette? E quale mistero femminile è così intimo e privato, che più privato non si può? Qualunque cosa sia, tutte lo vogliono. Una food designer, il suo primo amore e uno sciampista per cani sono i protagonisti di questa commedia allegramente spudorata che racconta sulle donne quello che nessuno aveva osato mai svelare.

non può essere rimosso, il fidanzato di Alice rompe il fidanzamento. La ragazza, a causa degli imprevedibili effetti causati dal chiodo, tra cui un impetuoso appetito sessuale, si ritrova nelle braccia di Howard Birdwell, un giovane e inesperto parlamentare, che però si offre di perorare la sua causa. Una spirale di avvenimenti li coinvolgerà e metterà a dura prova il loro senso della giustizia. MINIONS USA, 2015, Animazione, Regia: Kyle Balda, Pierre Coffin, Cast: Luciana Littizzetto, Fabio Fazio, Riccardo Rossi, Selvaggia Lucarelli, Alberto Angela. Disponbile su CHILI dal 10 dicembre La storia dei Minions inizia all’alba dei tempi. Partendo da organismi gialli unicellulari, i Minion si evolvono attraverso i secoli, perennemente al servizio del più spregevole dei padroni. Continuamente senza successo nel preservare questi maestri, dal T-Rex a Napoleone, i Minion si sono ritrovati senza qualcuno da servire e sono caduti in una profonda depressione. Ma Kevin ha un piano, e insieme all’adolescente ribelle Stuart e all’adorabile piccolo Bob, decide di avventurarsi nel mondo per trovare un nuovo capo malvagio da seguire per sé e i suoi fratelli. Il trio s’imbarca in un viaggio emozionante che li condurrà alla loro prossima potenziale padrona, Scarlet Overkill, la prima super-cattiva al mondo e al salvataggio di tutti i Minions dall’annientamento.

IL LUOGO DELLE OMBRE USA, 2014, Thriller, Regia: Stephen Sommer, Cast: Anton Yelchin, Willem Dafoe, Nico Tortorella, Melissa Ordway, Patton Oswalt, Gugu Mbatha-Raw, Ashley Sommers. Disponibile su CHILI dal 30 dicembre Il film racconta di un mondo fantastico, sovrannaturale, animato da esseri e anime che cercano, costantemente, di interagire con il mondo vivente. Protagonista un giovane cuoco di una tavola calda in una piccola città nel deserto americano, prescelto dagli esseri ultraterreni quale intermediario tra i due universi. Odd cerca in tutti i modi di aiutare le anime senza pace che si mettono in contatto con lui, perché vogliono giustizia. Tutto scorre sereno, fino all’arrivo nella cittadina di un uomo misterioso circondato da un gruppo di ombre simili a iene che lo seguono ovunque vada. Neppure i fidi informatori di Odd sono in grado di capire chi sia. L’unico indizio è una pagina strappata da un calendario giornaliero, quella del 15 agosto: esattamente 24 ore dopo al tempo in cui si svolge la vicenda.

IL MAGO

PAPER TOWNS – CITTA’ DI CARTA USA, 2015, Sentimentale, Regia: Jake Schreier, Cast: Cara Delevingne, Nat Wolff, Halston Sage, Cara Buono, Austin Abrams, Meg Crosbie. Disponibile su CHILI dal 17 dicembre Tratto dal romanzo bestseller di John Green (“Colpa delle Stelle”), è la storia di Quentin e della sua enigmatica vicina di casa Margo, amante del mistero, al punto da diventarlo lei stessa. Dopo averlo trascinato in una lunga notte di avventure, Margo scompare improvvisamente lasciando degli indizi che Quentin dovrà decifrare. La ricerca porterà Quentin e i suoi amici a fare un viaggio che sarà al tempo stesso commovente e divertente. Infine, sulle tracce di Margo, Quentin troverà la consapevolezza del significato di vera amicizia e vero amore.

L’INCREDIBILE VITA DI ORSON WELLES

Gli ultimi anni hanno regalato documentari memorabili, grazie a registi come Wiseman, Gibney e Oppenhaimer tra gli altri, vita e opere di personaggi della storia, istituzioni e personaggi dello spettacolo sono state restituite nella loro interezza sul grande schermo. Non poteva dunque mancare un documentario su uno dei più grandi personaggi della storia del cinema, alla vigilia del centenario della sua nascita; ecco quindi Il mago – L’incredibile vita di Orson Welles di Chuck Workman, novantacinque minuti che scavano a fondo nell’estro e nell’arte di un attore e

regista mai inquadrato completamente. Welles ha lasciato un segno indelebile nella storia della settima arte, dagli inizi umili all’ascesa nell’Olimpo delle star di Hollywood, memorabili le sue sfuriate, l’acerrima rivalità con altre star ( come Laurence Olivier) che portavano i registi disperati a trovare modi innovativi per non farli mai incontrare sul set. Ma ancora di più si vede la storia di Welles regista, autore di capolavori assoluti e di flop commerciali disastrosi, un regista che abbandonò Los Angeles per divenire un film maker indipendente.

FANTASTIC FOUR USA, 2015, Azione, Regia: Josh Trank, Cast: Kate Mara, Miles Teller, Michael B. Jordan, Jamie Bell, Toby Kebbell. Disponibile su CHILI dal 24 dicembre I Fantastici Quattro, moderna re-interpretazione del team di supereroi più longevo della Marvel, è la storia di quattro giovani che vengono teletrasportati in un pericoloso universo alternativo, che altera la loro forma fisica in un modo sconvolgente. Le loro vite vengono inequivocabilmente stravolte, il team dovrà imparare a controllare le loro nuove abilità e a lavorare insieme per salvare la Terra da un vecchio amico diventato nemico.


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In collaborazione con

Cineturismo

23 In collaborazione con il portale www.cineturismo.it

Natale a Matera, il presepe è un omaggio al cinema

Annata record per film fiction e documentari: “business” da 10 milioni

Un set unico, quello dei Sassi di Matera, un presepe vivente lungo cinque chilometri e animato da 300 figuranti, un omaggio al grande cinema di Ben Hur, Il Vangelo secondo Matteo e The Passion con l’arredo scenografico di Cinecittà Studios. E’ tutto pronto nella città Capitale europea della cultura 2019 per la sesta edizione del presepe vivente. I primi cinque appuntamenti sono programmati dal 4 all’8 dicembre, nel formato “maxi” (ingresso 5 euro), con il percorso dal Sasso Barisano al Sasso Caveoso. La seconda versione - il 13, 19 e 20 dicembre e l’1-2-3 gennaio - andrà in scena, solo nel Caveoso, su un percorso di 1,5 chilometri (ingresso 2 euro): il presepe vivente del visit-attore, “l’altra grande novità di quest’anno. Sarà possibile spiegano gli organizzatori - affiancare i figuranti delle Pro loco diventando un ‘visit-attore’, indossando gli abiti di scena ed entrando a far parte del presepe nelle vesti di un soldato, un pastore, un popolano, un fabbro o un sacerdote del tempio”. Quest’anno il tema del presepe nei Sassi sarà la famiglia, con i 300 figuranti (tra cui il Gruppo storico romano) che riproporranno l’atmosfera di duemila anni fa, sotto il controllo romano. Le Pro loco di Crispiano, Rionero in Vulture, Barile e Palazzo San Gervasio realizzeranno le scene dell’Annunciazione, della Natività, degli antichi mestieri, della corte di Erode e della Visitazione. Dal 4 all’8 dicembre, grazie al materiale di arredo scenografico messo a disposizione da Cinecittà Studios, sarà inoltre reso omaggio ad alcune famose opere cinematografiche come Ben-Hur di William Wyler (1959), Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini (1964), Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli (1977), La Passione di Cristo di Mel Gibson (2004) e Nativity di Catherine Hardwicke (2006). Pasolini, Gibson e Hardwicke, con le loro pellicole, hanno contribuito a far conoscere al mondo la bellezza di Matera, scelta non a caso l’anno scorso come set hollywoodiano del remake di Ben Hur. Gli organizzatori hanno poi annunciato che il 3 gennaio sarà una giornata speciale dedicata all’integrazione e all’abbattimento delle barriere architettoniche: ai visitatori disabili, insieme con loro accompagnatori, sarà garantito l’accesso gratuito. Ci sarà, come di consueto, spazio per i prodotti tipici locali. E alla fine di un lungo mese nello straordinario scenario dei Sassi, una parte del ricavato - fanno sapere dall’organizzazione - sarà devoluto al Comune di Matera per finanziare le politiche sociali.

Numeri record per le produzioni cinematografiche in Friuli Venezia Giulia, ormai una sorta di Cinecittà. Film Commission, la realtà presieduta da Federico Poillucci che in regione assiste registi, attori, scenografie, location e comparse, chiude il 2015 con un totale di 45 pellicole tra cinema, fiction, documentari, cortometraggi e spot. È il doppio del 2014, per una spesa diretta sul territorio da parte delle società pari a 6 milioni di euro capaci di generare un giro d’affari stimato in oltre 10 milioni. Performance mai ottenute dalla nascita dell’associazione, sorta nel 2000, né da quando la Regione – prima in Italia – ha attivato nel 2003 il “Film fund, il fondo necessario a incentivare le riprese in Fvg. La regione archivia così definitivamente la stagione buia del taglio ai finanziamenti e della soppressione stessa di Film Commission avvenuti nell’incredibile cortocircuito politico di qualche anno fa in piena giunta Tondo, tra il 2012 e 2013, in seguito all’affaire Bellocchio innescato dal film “La bella addormentata” ispirato alla vicenda Englaro.

Amor Sacro: un’altra produzione cinematografica nella provincia di Latina Dopo la produzione del nuovo film di Michele Placido, a breve un’altra produzione cinematografica lavorerà in provincia: dalla prossima primavera il borgo medievale di Fossanova, Bassiano, Sermoneta, Maenza, e Cori e vari angoli della città di Latina faranno da sfondo ad Amor Sacro, opera di debutto del regista emergente Marco Zarrelli. Sempre più intenso il lavoro della Latina Film Commission che ultimamente ha invitato a lavorare nella nostra provincia numerose produzioni cinematografiche che si avvalgono dei nostri splendidi paesaggi, portando alle nostre zone popolarità e lustro, oltre che lavoro per

diverse categorie. Amor Sacro sarà un’opera prima di grande valore, che ha già ricevuto il contributo economico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali come prodotto di interesse culturale nazionale e vede un cast d’eccezione: tra i protagonisti la bravissima Marina Massironi, Antonio Catania e Antonello Fassari. Già in questi giorni ci sono stati i primi sopralluoghi che Rino Piccolo (direttore della Film Commission della Provincia di Latina) e il fotografo locale Enrico De Divitiis hanno effettuato insieme a Marzo Zarrelli e il produttore del film Giorgio Beltrame.

Il “programma incubazione” dell’HNFF entra in azione Dodici progetti di lungometraggi sono stati scelti tra 67 candidati nell’ambito del “programma incubazione” avviato a luglio dall’Hungarian National Film Fund (HNFF) per sostenere i giovani talenti. Selezionati sulla base di una semplice decisione da parte di una giuria che include i registi Ildikó Enyedi (Camera d’Oro a Cannes nel 1989) e Yvonne Kerékgyártó (premiata l’anno scorso agli SXSW di Austin per Free Entry), così come i produttori Ági Pataki (Filmpartners), Viktória Petrányi (Proton Cinema) e Ferenc Pusztai (KMH Film), i 12 progetti verranno lanciati in occasione di una giornata d’incontro che riunisce professionisti dell’industria ungherese, dove cinque di essi verranno scelti per alcuni laboratori di sviluppo della sceneggiatura e per un sostegno finanziario alla produzione nel 2016 attribuito dall’HNFF (massimo 200.000 euro per un film di finzione, 265.000 euro per un film di animazione e 70.000 euro per un lungometraggio documentario, somme alle quali va aggiunto il benefit del 25% di credito d’imposta). Da notare anche che la celebre scuola del cinema ceco FAMU offrirà la possibilità a uno degli autori in competizione di seguire due workshop i prossimi giugno e agosto.


Series

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EMPIRE

GREY’S ANATOMY

Esplode in tv il dominio della famiglia Lyon

In Italia debutta la stagione numero 12, la prima senza il dottor ‘Stranamore’

Carlo Lanna

Carlo Lanna

E’ un successo senza precedenti la serie tv che è attualmente in onda anche in Italia su SKY. Stiamo parlando di Empire, la saga familiare a suon di musica nera che in America, da quasi un anno, è una fra le serie tv più viste in assoluto (almeno per il network della FOX). Lo show ha debuttato lo scorso gennaio negli States e, alla luce di un alto indice di gradimento da parte del pubblico ma anche di ottime critiche dalla stampa del settore, Empire è stato rinnovato per una seconda stagione. Suddivisa in due tranches da 9 episodi ciascuna, la serie di Lee Daniels è tutt’ora in onda ogni mercoledì in Italia su FOXLife. Empire rappresenta un ritorno alle origini per il drama familiare in tv (per colpi di scena e stile narrativo), ma è capace anche di adattarsi alla moderna concezione di serie tv con personaggi dal grande appeal, situazioni al limite dell’assurdo,

Empire è una serie televisiva statunitense creata da Lee Daniels e Danny Strong, che segue le vicende di una famiglia nel mondo dell’hip-hop. La serie ha debuttato negli Stati Uniti sul network Fox il 7 gennaio 2015 tematiche queer e tanta (buona) musica. I Lyon, infatti, sono uno delle famiglie più in vista a New York, sono i magnati dell’industria musicale, ma questo impero di lussuria e finto perbenismo, è stato costruito grazie ai soldi dello spaccio di droga che Lucious e Cookie avevano racimolato in giovane età. A distanza di anni e dopo essere uscita di prigione, la donna vuole una fetta

dell’impero e così prende inizio una vera e propria faida familiare perché Lucious, mentre continua a tenere le redini dell’Empire Records, mette i suoi tre figli l’uno contro l’altro per poter capire chi possa essere l’erede dell’impero. Fra colpi bassi, ricatti, sparatorie e party iper-cool, la serie della FOX si presenta come un affresco seducente e disinibito della famiglia moderna. Con tutti i suoi pregi e difetti, perché nella sua interezza Empire non è certamente una serie perfetta, rimane comunque una fra le produzioni più accattivanti, introverse e sexy del mercato televisivo. In un mix ben congeniato di drama in odore di soap-opera, black music e personaggi dal grande carisma, Empire riporta in tv tutto l’appeal e l’acume della serialità anni ’80 (in molti hanno soprannominato la serie la ‘Dynasty’ degli anni 2000), adattando però i risvolti secondo i

dettami di moderni show televisivo. La serie di Lee Daniels è quindi trash, fracassona, convenzionale ma è anche coinvolgente, fa battere il cuore, fa ridere con gusto ed appassiona come non mai. Caratteristiche che, alla fin fine, appaiono coniugate alla perfezione in un mondo popolato da idee riciclate e pallidi remake/reboot. Empire rappresenta il futuro sia per la concezione di un drama familiare che per lo stesso genere musical. Un successo che ha consolidato in tv appunto il musical drama, amatissimo dal pubblico, ma soprattutto sta fomentando la rete a trovare il degno erede di Empire. Si vocifera che sia in lavorazione uno spin-off ambientato negli anni ’80, con una giovane Cookie come protagonista, ma è in fase embrionale una serie gemella chiamata ‘Star’ ambientata nell’ambiente musicale di Atlanta e che potrebbe quindi incrociarsi con gli intrighi di Empire

THE LAST PANTHERS La risposta europea al grande successo di ‘Gomorra – La serie’

E’ un periodo di grande incertezza per il medical drama più famoso della tv, Grey’s Anatomy, la serie di punta del network americano della ABC creata da Shonda Rhimes, a lavoro anche su Scandal, How To get Away with Murder ed il prossimo The Catch, perde un altro dei suoi personaggi più amati e proietta la serie verso un futuro incerto e nebuloso. La stagione numero 12 che da qualche settimana ha debuttato in Italia sulle frequenze di SKY, è la prima senza il dottore Stranamore, il compagno di vita di Meredith, ucciso a causa di un incidente d’auto lo scorso maggio in un episodio che difficilmente verrà dimenticato dai fan. E quindi come continuerà la vita al Grey Sloane Memorial Hospital? Su questo incipit iniziano le nuove ‘avventure’ del medici più sexy della tv. Nonostante si senta la mancanza del fascinoso dottore Derek (errore

che forse non verrà mai perdonato), la narrazione continua spedita mostrando al pubblico i soliti dilemmi etici e personali, battute al fulmicotone, nuove emergenze ospedaliere (questa volta con un sottotesto sociale molto interessante) e soprattutto viene dato spazio, come al solito, ai sentimenti dei personaggi ancora scossi dalla morte di Derek e da tutti gli eventi che sono accaduti in quel frangente. Meredith appare più sicura di sé, ha i capelli corti e vieni dipinta come una cinica dottoressa che non riesce a riconciliarsi con Amelia (sorella di Derek), ormai in pianta stabile in quel di Seattle, ed in questo contesto viene data la possibilità di conoscere (seppur sommariamente), i nuovi specializzanti. E’ un cerchio che si ripete all’infinito, un universo in continua espansione quelle rappresentato in Grey’s Anatomy. Anche se i segni del tempo cominciano a farsi

sentire, la serie non perde il suo appeal, si fa coraggio da sola e continua la corsa nel cuore del pubblico. Il medical drama erede morale di Er - Medici in prima linea, è per diritto la serie più affascinante ed emozionante della tv. Ha avuto i suoi momenti negativi (tutti sono convinti del forte calo fra la settima e l’ottava stagione), eppure Shonda Rhimes ha saputo far risorgere la serie dalle sue stesse ceneri (a volte esagerando ed estremizzando certi argomenti), e quindi questa stagione numero 12 vuole essere un regalo al pubblico. A quel pubblico fedele che nonostante tutto ha seguito con dedizione una serie emozionante, capace di evolversi nel tempo ed adattarsi alle ‘mode’ del momento. Grey’s Anatomy ha molti dubbi con sé, questo è vero, ma poche serie tv hanno la forza rimanere per più di una decade un vero punto di riferimento.

Non c’è fine per il grande crogiolo di intrattenimento rappresentato dalle serie tv. Ha debuttato in Italia il 13 novembre, ed in contemporanea con Inghilterra e Francia, la nuova e promettente The Last Panthers che rivolge uno sguardo disinibito verso la malavita europea. Per questo nuovo esperimento multietnico, se così vogliamo chiamarlo, sono previsti sei episodi da un’ora ciascuno per immergersi in una narrazione cupa, violenta, che non nasconde i suoi difetti ma che trae forza da tutto l’universo seriale moderno, percependone sia gli usi che i costumi. Ambientata in Francia nella città di Marsiglia, raffigurata come una metropoli rurale perdendo tutto il suo fascino magnetico, The Last Panthers proietta il pubblico fin dai primi minuti al centro dell’azione. La città viene sconvolta da un colpo

in banca, nel quale alcuni rapinatori riescono a mettere le mani su un cospicuo numero di diamanti, ma durante la fuga disperata finiscono per uccidere una bambina innocente. La polizia di Marsiglia indaga sul misfatto, ma il detective incaricato del caso, si troverà di fronte una donna dall’oscuro passato anche lei intenzionata ad assicurare i criminali alla giustizia ed a recuperare i diamanti. Due culture differenti si scontreranno, ma tutto questo farà uscire allo scoperto una fitta rete di scambi e di malefatte che attanagliano tutta l’Europa. The Last Panthers ribattezzata come la ‘Gomorra dell’Europa’, benché ha una stile registico unico nel suo genere (soprattutto per una produzione televisiva), un ritmo serrato ed una vicenda spessa come un fil di ferro, non convince nella sua interezza. C’è infatti approssimazione nel

delineare le caratteristiche dei personaggi, la trama (almeno dal primo episodio) è un po’ confusa, traspare con troppa veemenza quella voglia di stupire lo spettatore a tutti i costi. Sicuramente chi è abituato ad un’impostazione più anglosassone della serialità, noterà subito i pregi e difetti, eppure The Last Panthers risulta essere comunque un esperimento ben riuscito. Fra incertezze e trovate bizzarre, lo show prodotto in un connubio fra SKY UK e Canal+ (network francese), è lo step successivo del dramma tutto azione ed introspezione per il mercato televisivo moderno. Forse sei episodi sono eccessivi per una narrazione che potrebbe esaurirsi in appena tre appuntamenti, ma diamogli il beneficio del dubbio che, nonostante tutto, è un’ottima ‘vetrina’ per conoscere il lato oscuro e malavitoso dell’Europa (purtroppo).


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Girlfriends’ guide to divorce

Una guida fresca e disinibita per affrontare il divorzio

Girlfriends’ Guide to Divorce è una serie televisiva americana creata da Marti Noxon e basata sull’omonimo libro della scrittice Vicki Iovine.

Carlo Lanna

Dall’infinito calderone delle serie tv arriva in Italia questa interessante novità. Stiamo parlando di Girlfriends’ Guide to Divorce, la prima serie tv trasmessa sul network americano ‘Bravo’, che dal 21 novembre è in onda su Premium Stories, canale dell’offerta Mediaset Premium. Lo show dedicato ad un pubblico prettamente femminile, rimane comunque un prodotto televisivo delizioso, divertente e specchio della realtà di tutti i giorni. Mentre in Italia è in corso la prima stagione – composta da 13 episodi – in America nel mese dicembre è atteso il ritorno in pompa magna della serie tv. Sviluppata da Martin Noxon, celebre per aver collaborato anche al fianco di Joss Whedon in alcune degli episodi più famosi di Buffy the vampire Slayers, ora la sceneggiatrice si cimenta in una serie tv fresca, divertente, molto convenzionale ma che si lascia vedere con estremo piacere. Un drama in rosa a tutti gli effetti che emula le atmosfere di Mistresses e Sex And The City, ma che riporta in tv una protagonista dal grande appeal e carismatica come non mai. Lisa Edelstein famosa per il suo ruolo che ha ricoperto in Dr. House,

in Girlfriends’ Guide to Divorce è l’indiscussa protagonista, audace, fragile e sarcastica. Con un pizzico di far peccaminoso, la serie racconta senza peli sulla lingua ma con tanta ilarità la vita della nota scrittrice Abby McCarthy; infelice e con a fianco un marito fedifrago – interpretato da Paul Aldestein già visto in Private Practice - la donna decide di dare uno slancio alla sua vita ed affrontare a testa alta un burrascoso divorzio. Affiancata dalle due amiche del cuore, un avvocato anche lei in continua lotta con il marito ed una MILF in cerca di un uomo “ricco e strano”, Abby lotterà per trovare una stabilità nella sua vita e conoscerà un mondo (quello dei single) che da tempo aveva dimenticato. A far da sfondo una luminosa Los Angeles che appare in tutta la sua fulminate bellezza. Anche se risulta essere uno show televisivo convenzionale ed in odore di già visto, Girlfriends’ Guide to Divorce, riesce a tratteggiare tutta la situazione culturale di una famiglia moderna, alle prese con una realtà in continua evoluzione e con una società in crisi di valori. Quindi le vicende frivole ed ammiccanti di Abby sono il ritratto speculare della vita al tempo dei

social. Il sub-strato inoltre è frivolo e scanzonato, ma se si legge però la storia da un altro punto di vista, si nota come lo show riesce ad illustrare anche la realtà moderna delle famiglie di oggi. La crisi di mezza età, l’assenza di lavoro, la voglia di vivere una vita felice, sono i temi portanti che traspaiono dalle vicende dei personaggi; il racconto pondera quindi tutti questi temi riuscendo a tessere una storia fresca ma dissacrante, divertente ma realistica dove a vincere è il girl power. L’attrice protagonista poi ha un fascino sbarazzino, una bellezza semplice e decisa, ma soprattutto è la sua interpretazione che da enfasi alla narrazione. Abby che è costantemente in bilico fra una crisi di pianto ed un dilemma familiare, senza dimenticare un bicchiere di vivo, affronta con un’irrefrenabile voglia di cambiare i problemi quotidiani. La bella Lisa Edelstein riesce quindi a dare un tocco di veridicità al racconto, illustrando una dissacrante realtà delle donne di oggi alle prese con un divorzio difficile e controverso. E nel dualismo del suo carattere va ritrovata la forza del personaggio e della stessa serie tv.

Nel cast troviamo oltre gli attori anche: Necar Zadegan (Delia), Dylan Schombing (Charlie), Patrick Heusinger (Max) e Julianna Guill (Becca Riley).


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