NEWS - INTERVISTE - EVENTI - ARTE - RECENSIONI - FICTION
A SOLI
·
NUMERO 5 FEBBRAIO 2014
IL RITORNO DI CARLO VERDONE
12 anni schiavo
All is lost Intervista a Robert Redford
Monuments Men
I Segreti di Osage County Intervista a Julia Roberts
Just Cinema Mensile Anno I n.5 Febbraio 2014 € 2,00
SOTTO UNA BUONA STELLA
JUST CINEMA I N 5 FEBBRAIO 2014
NEWS - INTERVISTE - EVENTI - ARTE - RECENSIONI - FICTION
A SOLI
·
NUMERO 5 FEBBRAIO 2014
IL RITORNO DI CARLO VERDONE
12 anni schiavo
All is lost Intervista a Robert Redford
Monuments Men
I Segreti di Osage County Intervista a Julia Roberts
Un affettuoso arrivederci, Dario Maria Gulli
Just Cinema Mensile Anno I n.5 Febbraio 2014 € 2,00
SOTTO UNA BUONA STELLA
IL DIGITALE FREE Dal 18 di gennaio Just Cinema è diventato free ed è possibile scaricarlo dal sito ufficiale www.justcinema.it. Inoltre, potete leggere il magazine su ogni tablet e in maniera veloce… basta collegarsi all’home page, cliccare sulla copertina e il software farà tutto da solo. Non ci sono inganni, la rivista è disponibile gratuitamente per tutti. Se invece avete voglia di scaricare la rivista sul vostro device, per leggerla anche in modalità offline, potete farlo scaricando dall’App Store la app OzApp free. Dopo aver avviato l’applicazione potrete scegliere, nella sezione ricerca, il magazine Just Cinema. A quel punto potete sfogliare il magazine o effettuare il download. Tutto è free. Rigorosamente gratuito!
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JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
E EDITOR
.it ma tcinema Just Cine www.jus inema.it tc e s il Mens info@ju .5 Anno I n 014 le ia r o it d 2 E io e r ra Roma Febb Diretto a Gulli unale di b ri ri a T M il o o ri s s Da zione pre ata Registra e di Test Direttor eneri E i S.p.A. V FUSION ggerie Periodic 2 Milano IF D Stefania e a ess 2014 nsabil MEPE – M Bugatti, 15 – 2.84406067 e Respo r to t e ir re D Via Etto 9592222 – Fax 0 Pinotti Roberto La Tel. 02/8 riservati.ziale, in ogni o n o s a c i t fi r it a Gr Tutti i dirione, totale o paspressamente llina Paolo Te riproduz linguaggio è e ati nella aborato ua, Maurizio ll o c o n genere eTutti i marchi cit dei rispettivi ra B Han assi, Chia erraro, Andrea na, n e B a c vietata. no di proprietà u F n L Simone idotti, Carlo La o A. , o in is rivista soiritto Gu Erm Mari o, Valeria lia Neri, aventi d Giordan ongobardi, Giu pagnoli L S o o n rc a ia il AFIA Em to, M TIPOGR lisa Sciu e, n io z u d Rumor, E ro case di p mpa nse ziano le Nettune ia v , le Si ringra ne e gli uffici sta ollaborazione. ia r ust io c Zona indAriccia (Roma) distribuz iosa e costante z – re 0 p 4 0 la 00 per 3493177
Tel.: 06.9
SOMMARIO
FEBBRAIO
Sommario Febbraio 2014
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AGENDA Uno sguardo agli eventi da non perdere. Questo mese vi segnaliamo la versione restaurata di Colazione da Tiffany, al cinema solo il 14 febbraio.
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NEWS I film in lavorazione, nuovi ruoli, nuove produzioni e qualche rumors...
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WAITING FOR… I film più attesi e gli attori più amati. Aspettando l’uscita nelle sale Just Cinema vi dirà tutto (o quasi) su Captain America: The Winter Soldier, Mandela: Long Walk to Freedom, The Grand Budapest Hotel, La Mossa del Pinguino.
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BLOW UP Come l’occhio vigile di un fotografo che sviluppa i negativi, Blow Up vuol essere un ingrandimento sulle pellicole più discusse del momento. Questo mese: 12 Anni Schiavo, Saving Mr. Banks, Walt Disney e l’Italia – Una storia d’Amore, Pino Insegno (The Lego Movie), La Bella e la Bestia, Robert Redford (All is Lost), Julia Roberts (I Segreti di Osage County), Sidney Sibilia (Smetto Quando Voglio), Francesco Patierno (La Gente che sta Bene), Giovanni Veronesi e Fabio De Luigi (Una Donna per Amica).
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COVER STORY Just Cinema ha intervistato Carlo Verdone in occasione del suo ultimo film Sotto Una Buona Stella.
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ROLAND EMMERICH Intervista al regista di Sotto Assedio.
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BERLINO FILM FESTIVAL Le anticipazioni sull’edizione 2014.
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SERIES Intervista a Claudio Gioè per la nuova serie de Il XIII Apostolo, I Segreti di Borgo Larici, Sherlock, Pretty Little Liars.
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AL CINEMA I film che vedremo presto nelle nostre sale.
90
HOME VIDEO I migliori titoli che usciranno in Home Video recensiti per voi.
96
LIBRI I nostri consigli per il cinema da sfogliare.
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JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
ROBOCOP| P 32
JULIA ROBERTS| P 40
SOMMARIO
FEBBRAIO
SOTTO UNA BUONA STELLA | P 52
In questo numero... P16
CLAUDIO AMENDOLA E FRANCESCA INAUDI
P22
WALT DISNEY
P24
PINO INSEGNO
La Mossa del Pinguino.
Un documentario sul suo rapporto con l’Italia.
La voce di Lord Business.
P28
P50
P68
MONUMENTS MEN
Le ultime news.
FABIO DE LUIGI
Una Donna per Amica.
IL XIII APOSTOLO
Riparte la seconda serie.
JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
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A D N AGE DRAGON BALL Z: LA BATTAGLIA DEGLI DEI Al cinema l’ 1 e il 2 febbraio Son Goku sarà impegnato in una difficile battaglia contro il potente Dio della distruzione, che si è risvegliato dopo un lungo letargo. La Terra aveva finalmente ritrovato in pace, ma ora deve affrontare un nuovo pericolo… Riuscirà Goku a sconfiggere il terribile Bills? I suoi poteri non sembrano in grado di bloccare i suoi fortissimi attacchi e dovrà imparare ad accrescere la sua potenza e raggiungere il livello di Super Saiyan God, mai avuto in precedenza.
JUSTIN BIEBER: BELIEVE Al cinema il 4 e 5 febbraio Il film evento che farà rivivere agli spettatori cinematografici le avventure di una carriera fulminante e le emozioni di un anno incredibile con un tour sold out che ha mandato in delirio i beliebers di tutti i continenti. Per la prima volta in assoluto Believe si addentrerà alla scoperta dei segreti del successo di Justin, nascosti nel backstage e dietro ai riflettori
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del suo ultimo tour, nei suoi pensieri più intimi, nelle sue riflessioni.
Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America.
COLAZIONE DA TIFFANY Al cinema solo il 14 febbraio Il film di Blake Edwards torna nelle sale in versione restaurata e digitalizzata in 4K per far rivivere su grande schermo l’intramontabile classico della storia del cinema interpretato da Audrey Hepburn. Tratto dal celebre romanzo di Truman Capote, il film Colazione da Tiffany è uscito per la prima volta nel 1961 diretto da Blake Edwards. Ottenne da subito il pieno appoggio della critica: un Oscar per la migliore colonna sonora nel 1962, uno per la miglior canzone con Moon River, tre nomination per la migliore attrice protagonista, la migliore sceneggiatura e la migliore scenografia, due nomination al Golden Globe come miglior commedia e a Audrey come miglior attrice, per non dimenticate un David di Donatello a Audrey Hepburn come miglior attrice straniera. Nel 2012 è stato scelto per essere conservato nel National
OMAGGIO A RENOIR GAM e MUSEO DEL CINEMA Torino, fino al 23 febbraio Una sessantina di capolavori provenienti dal Musée d’Orsay e dal Musée de l’Orangerie, che conservano la collezione più completa al mondo dell’opera di Renoir e per tutta la durata della mostra, presentando al Museo Nazionale del Cinema il biglietto della mostra Renoir si ha diritto all’acquisto di un biglietto ridotto per il museo (7 euro anziché 9 euro) e viceversa, presentando alla mostra di Renoir alla GAM il biglietto del Museo Nazionale del Cinema si ha diritto all’acquisto del biglietto ridotto per la mostra (9 euro anziché 12 euro). www.gamtorino.it www.museocinema.it
A QUALCUNO PIACE CLASSICO Palazzo delle esposizioni, Roma Fino al 3 giugno A Qualcuno Piace Classico arriva alla terza edizione con una nuova carrellata di capolavori della storia del cinema, da riscoprire sul grande schermo e nel formato originario della pellicola 35mm. Saranno passati in rassegna alcuni dei nomi più eclatanti della settima arte: da Truffaut a Bergman, di cui sarà presentato in chiusura il raro Dopo la prova, e poi Coppola, Wenders, Oshima, Rohmer, e molti altri, compreso il Joseph Mankiewicz del leggendario Eva contro Eva, che inaugura la manifestazione. La rappresentanza italiana è affidata a Rossellini con Dov’è libertà...? e a Sergio Leone con l’epico C’era una volta il West, presentato in versione integrale restaurata. Sul fronte della Hollywood classica, Fred Astaire e Ginger Rogers in Cappello a cilindro e una pietra miliare come Aurora, primo film americano girato da Murnau. www.palazzoesposizioni.it
NEWS
FEBBRAIO
SUNDANCE FILM FESTIVAL 30 anni fa Robert Reford ha istituito il Sundance Film Festival con l’intento di promuovere i film indipendenti americani e la scelta di farlo nello stato dello Utha non è stata casuale, voleva un posto strano, difficile da raggiungere. Nel corso degli anni il Festival ha rappresentato una vetrina importante per molti film, attori e registi che sono poi entrati nel mondo dei blockbuster, pensiamo a David O. Russell o a Jennifer Lawrence, solo per citarne alcuni. L’edizione 2014 si è appena conclusa e ha visto trionfare Whiplash di Damien Chazelle aggiudicandosi sia il Premio del pubblico che il Premio della giuria presieduta dal regista Bryan Singer. Pochi giorni fa lo stesso Redford ha annunciato che questo potrebbe essere stato l’ultimo Festival curato da lui, l’evento avrebbe assunto un’indole troppo commerciale e l’attore sta valutando l’ipotesi di passare il testimone.
VERMIGLIO Sono terminate le riprese di Vermiglio, il cortometraggio scritto e diretto da Giordano Torreggiani e Filippo Proietti, ispirato al celebre fumetto Peanuts. “Con Filippo ci conosciamo da moltissimo tempo e qualche anno fa abbiamo deciso di scrivere insieme questo corto” dichiara Giordano Torreggiani, diplomato all’Accademia di recitazione e allievo di Gastone Moschin con una grande passione per la scrittura. In un’atmosfera noir che richiama lo stile di Sin City soprattutto nella struttura dei dialoghi, si sviluppano le vicende di Charlie Brown, sua sorella Sally e di Lucy Van Pelt, in una chiave diversa rispetto a quella custodita nell’immaginario collettivo, i protagonisti del fumetto sono cresciuti e dovranno vedersela con omicidi, misteri e fughe. Al progetto hanno preso parte molte persone tra cui lo scenografo Luciano Cammerieri (La mafia uccide solo d’estate è stato il suo ultimo lavoro), il direttore della fotografia Daniele Poli ( Boris , Boris II ) e l’operatore Walter Pernazza (La vita è bella, La tigre e la neve).
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JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
Da sinistra Giordano Torreggiani e Filippo Proietti
FEBBRAIO
NEWS
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WAITING FOR...
: A C I R E M A N I A T P A C R E I D L O S R E T N I W E TH in azione o v o u n i d o t a ld o Il super-s di VALERIA G
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UIDOTTI
JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
Ha proprio la faccia e il fisico da supereroe, Chris Evans. Non è certo un caso che gli abbiano fatto indossare prima la tuta blu della Torcia Umana nei due film su I fantastici 4 usciti nel 2005 e nel 2007 (dove, tra l’altro, interpretava il fratello spaccone e playboy di Jessica Alba, altra statuaria bellezza hollywoodiana), poi quella a stelle e strisce di Captain America. Ne Il primo vendicatore, diretto da Joe Johnston nel 2011, Steve Rogers, un ragazzo gracile ma coraggioso e di grande forza d’animo, dopo aver ripetutamente cercato di arruolarsi nell’esercito per combattere nelle Forze Alleate, entra a far parte di un programma sperimentale dell’esercito statunitense che lo trasforma nel Super-Soldato conosciuto come Captain America e combatte contro il malvagio Red Skull Johann Schmidt (Hugo Weaving) sconfiggendolo, ma precipitando con il suo aereo nell’Artico. Dopo molti anni di ibernazione, viene ritrovato da Nick Fury, fondatore dello S.H.I.E.L.D., organizzazione spionistica e militare internazionale, e reclutato per unirsi al gruppo dei Vendicatori composto tra gli altri da Iron Man, Thor e Hulk in The Avengers (2012). Ed è proprio dal blockbuster planetario di Joss Whedon che parte la nuova avventura di Steve Rogers, catapultato dalla seconda guerra mondiale ai nostri giorni con conseguente disorientamento e difficoltà di adeguarsi alla realtà moderna, ma sempre pronto a combattere per la giustizia. Dopo gli eventi catastrofici di New York che hanno visto i Vendicatori contrastare con i loro superpoteri l’invasione aliena messa a punto dal perfido asgardiano Loki, Steve Rogers cerca di rifarsi una vita a Washington. Ma viene ben presto coinvolto in una rete di intrighi e dovrà unire le forze con la Vedova Nera Scarlett Johansson – alla sua terza apparizione nei panni di Black Widow dopo Iron Man 2 e The Avengers – e con il collega Falcon (Anthony Mackie) per contrastare un nuovo, terribile nemico: Winter Soldier. Sebastian Stan interpreta la nemesi di Captain America, versione geneticamente modificata del militare Bucky Burnes e vecchia conoscenza di Steve Rogers. Nel fumetto Marvel da cui è tratta la storia, Barnes viene trovato dai russi che lo trasformano in un bionico e letale agente segreto. Tra gli attesi ritorni di The Winter Soldier troviamo Samuel L. Jackson nel ruolo di Nick Fury, mentre un’interessante new entry è costituita da Robert Redford, che interpreta il capo dello S.H.I.E.L.D. Alexander Pierce. Diretto da Anthony e Joe Russo, Captain America: The Winter Soldier mira a bissare il successo del primo episodio (370 milioni di dollari al box office) e si appresta a diventare uno dei cinecomics di maggior successo dell’anno.
CAPTAIN AMERICA: THE WINTER SOLDIER USCIRÀ IL 26 MARZO.
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K L A W G N O L : A L E MAND M O D E E R F TO R E P O C I F A R G O I B ) O T U KOLOSSAL (A ATTIVISMO POLITICO MANDELA, TRA FILM DIVISO A E FAMIGLIA. UN ATTORI, IDRIS ELBA E METÀ, CON DUE , STREPITOSI. NAOMIE HARRIS di MARIO A. R
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UMOR
JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
Idris Elba e Naomie Harris interpretano Nelson e Winnie Mandela
SEMBRAVA NON
dovesse arrivare a destinazione questo film. Sedici anni di gestazione, cinquanta diverse versioni dello script, incertezza totale sull’attore che avrebbe interpretato il leader sudafricano (a lungo candidato di fiducia, Denzel Washington). Alla fine, per tagliare corto su ogni indecisione, si è deciso di adattare l’autobiografia dello stesso Mandela, affidata nelle mani di William Nicholson che ha firmato un ritratto appassionato e non scevro da debolezze dell’uomo che ha lottato tutta la vita contro l’apartheid. Soprattutto, si è puntato sull’attore inglese Idris Elba, che solo i fan della serie Tv Luther conoscono. Pugno alzato, slogan populisti ma efficaci nei cortei come nei momenti più bui della prigionia, il Mandela che vedremo su grande schermo non ha nulla da invidiare allo schiavo di Steve McQueen o al maggiordomo di Lee Daniels. Mandela: Long Walk to Freedom inizia il suo cammino dal villaggio natale di Madiba, con epos esistenziale che già sembra delineare un destino importante per il ragazzino che la famiglia chiamava “combina guai”. Si vola al 1942, al periodo trascorso a Johannesburg quando Mandela era avvocato, per poi abbracciare la causa contro il governo ingiusto e razzista, sino al processo a Pretoria nel 1963. Seguirà la prigionia nella famigerata Robben Island e la graduale ascesa nella vita politica del suo Paese. Indeciso se accettare sino all’ultimo anche il regista inglese Justin Chadwick, con curriculum per lo più televisivo. Scioglie ogni esitazione la presentazione del suo film The First Grader su un vecchietto analfabeta che rivendica il suo (tardivo) diritto allo studio, in presenza del clan Mandela. Punto fermo del suo biopic: parlare dell’uomo-Mandela, oltre che di razzismo. I passaggi più indiscreti, il secondo matrimonio con Winnie (Naomie Harris), hanno ricevuto il benestare della famiglia. Mandela, prima della morte, è riuscito a vedere solo qualche scena della pellicola. Di lui, Chadwick ricorda un uomo dal forte magnetismo e la disarmante ironia. Qualità che nel film non mancano. Tre nomination, un solo Golden Globe vinto per la Migliore Canzone Originale: Ordinary Love di Bono.
MANDELA NON HA ANCORA UNA DATA DI USCITA IN ITALIA.
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WAITING FOR...
T S E P A D U B D N A R G THE HOT E L di VALERIA G
UIDOTTI
Gli attori e i loro personaggi
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C’è molta aspettativa per il nuovo film del regista Wes Anderson, senza dubbio per il cast di prim’ordine, ma anche per la splendida ambientazione d’epoca, i sontuosi costumi ed una storia accattivante. Dopo il successo di Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore (2012), per il quale è stato candidato all’Oscar come Migliore Sceneggiatura Originale, Anderson ci porta nell’Europa tra le due guerre e in The Grand Budapest Hotel racconta la storia di Gustave H., concierge di un lussuoso albergo con una grande esperienza, che diventa mentore del lobby boy Zero Moustafa. La storia riguarda il furto e il recupero di un dipinto rinascimentale di inestimabile valore, e la battaglia per un ingente patrimonio di famiglia. Protagonista del film
è l’attore inglese Ralph Fiennes, che dopo essersi calato nei panni di Gareth Mallory in Skyfall (2012) ha diretto The Invisible Woman (2013), in cui interpreta lo scrittore Charles Dickens. Dell’incredibile cast di The Grand Budapest Hotel fanno parte Bill Murray, Willem Defoe, Jeff Goldblum, Saoirse Ronan, Jude Law, Tilda Swinton, Owen Wilson, Harvey Keitel, Tom Wilkinson, Jason Schwartzman, Edward Norton, Mathieu Amalric, Adrien Brody, F. Murray Abraham, Lea Seydoux e Tony Revolori. Girato quasi tutto in Germania tra gli studi Babelsberg di Potsdam e la Sassonia, il film presenta un’Europa spensierata e desiderosa di lasciare alle spalle la tragedia della Grande Guerra. Il lussuoso albergo, situato in un luogo immaginario nel cuore
del Vecchio Continente – un mondo che cerca di rimanere immutato, ma che sappiamo essere prossimo al disfacimento – viene rappresentato come una sorta di coloratissima ed ironica cartolina retrò in cui la buona società vive tenacemente attaccata alle sue regole, ai suoi riti e all’esibizione del lusso. Per The Grand Budapest Hotel, che aprirà la 64° edizione della Berlinale, Anderson ha detto di essersi ispirato alla narrativa di Stefan Zweig, prolifico autore austriaco che raggiunse l’apice della sua carriera tra gli anni ‘20 e ‘30, e alle commedie di Ernst Lubitsch.
THE GRAND BUDAPEST HOTEL USCIRÀ IL 20 MARZO.
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LO SPORT È PASSIONE VERA. ANCHE IL CURLING…
LA MOSSA DEL PINGUINO
QUATTRO PERDENTI E UN SOGNO OLIMPICO DA REALIZZARE NEL NUOVO FILM DIRETTO DA CLAUDIO AMENDOLA. Di MAURIZIO ERMISINO Che amasse il calcio e lo sport lo sapevamo. Ma che Claudio Amendola girasse un film ambientato nel mondo del curling non ce lo aspettavamo. La mossa del Pinguino in realtà è una di quelle storie di riscatto che colpiscono sempre: quella di Bruno (Edoardo Leo), trentenne con una moglie e un figlio, che decide di fondare un’improbabile squadra di curling e provare a partecipare alle Olimpiadi invernali di Torino del 2005. È la storia che Amendola aspettava per il suo esordio alla regia. E che gli permette anche di parlare di sport come passione vera. Nel suo cast, attori e amici veri, come Ennio Fantastichini, Antonello Fassari. E un tocco di bellezza, con Francesca Inaudi. Come mai il curling? Il curling è un meraviglioso pretesto per raccontare una storia che potrebbe anche farne a meno. È uno sport poco conosciuto che noi tutti abbiamo scoperto come sport vero fatto di agonismo e di tatticismo. Alle Olimpiadi invernali in Italia del 2005 avevamo una squadra qualificata di diritto in tutte le discipline: qualcuno avrebbe potuto pensare che con un po’ di allenamento nel curling potesse andare alle Olimpiadi.
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Come mai proprio questa storia per il suo esordio alla regia? Quando ho letto la sceneggiatura ho trovato un’idea fortissima. Proprio perché c’erano personaggi molto normali, molto riconoscibili, molto diversi da quelle delle commedie degli ultimi anni. Sono meno belli, sono quattro piccole miserie, accomunate da una grande voglia di riscatto. La storia è stata accostata a Full Monty… Full Monty è un accostamento lusinghiero. L’ispirazione è quella. Poi c’è anche un discorso sullo sport, nella sua accezione migliore, la passione vera. C’è una storia d’amore, di amicizia, e uno scontro-incontro tra Antonello Fassari ed Ennio Fantastichini che mettono a confronto due teorie, due modi di vivere: la sbocciata e l’accosto… Com’è il Claudio Amendola regista? Mi sono contornato di attori che mi vogliono bene e che si sono messi a completa disposizione. Ho imparato che la scelta delle persone è fondamentale, e un regista all’opera prima deve avere l’intelligenza di fidarsi di chi ha scelto. Vorrei mettere questo mestiere a servizio della storia. Mi hanno detto che si vede quanto ho amato i personaggi. Quanto le ha dato e quanto le ha tolto il ruolo ne I Cesaroni? Mi ha dato tantissima serenità, familiare ed
economica, e ha confermato una popolarità importante. Mi ha allargato la fascia di pubblico: i bambini prima erano il mio limite. Mi ha tolto tanto tempo, per tanti mesi l’anno ho lavorato su questo e ho dovuto rinunciare ad altre cose. Eppure ne La fisica dell’acqua ha fatto un villain strepitoso. Lo rifarebbe? Un cattivo lo farei domani mattina! Ho sempre amato di più i cattivi. La scelta de I Cesaroni è nata anche dalla voglia di fare un buono assoluto che non avevo mai fatto, un generosissimo, un padre perfetto. Ma ora comincio ad aver bisogno a dare qualche calcio in culo a qualche figlio… È stato tra i protagonisti di quel Vacanze di Natale che ha dato il via a un filone. Ma cosa aveva di diverso quel primo film? Il fatto della grandissima novità: poco prima era uscito Sapore di mare. Secondo me quei film erano fatti con più cura: se li rivedi oggi hanno delle cose particolari, e non a caso sono diventati dei cult. Amarsi un po’ lo trasmettono in tv due volte l’anno da trent’anni: aveva una sua freschezza. E poi c’erano i Fratelli Vanzina. Se dovesse girare un film sulla sua Roma che titolo avrebbe? Mi sarebbe piaciuto chiamarlo La grande fuga, ma così non è stato. Allora direi Any Given Sunday.
STESSI CAPELLI TUTTA LA VITA? NON POTREI… Non sembra uno sport per donne, il curling. Eppure ne La mossa del pinguino c’è anche lei, Francesca Inaudi, nel ruolo della moglie del fondatore dell’improbabile squadra, Edoardo Leo. Attrice dalla bellezza unica, e dal carattere raro per il cinema italiano, Francesca Inaudi ci ha raccontato il suo ultimo film, i suoi esordi, e come la pensa su un po’ di cose. A partire dai capelli… Cosa ci fa una donna nel mondo del curling? In realtà è uno sport molto praticato dalle donne, è fatto di abilità, concentrazione e strategia. Cose in cui le donne sono abbastanza brave. Poi è uno sport che quando lo guardo a me fa l’effetto del biliardo, ti addormenta rilassato… Che ruolo ha nel film? Sono la disgraziata moglie di Edoardo Leo: siamo due ragazzi semispiantati con un figlio che cercano di tirare avanti, e lei perdona e insegue questo marito ragazzino che non ha perso la passione per lo sport. È una croce familiare: una cosa che è stata tagliata è che nel film sono un ex pugile. Le scene in cui picchio il povero Leo sono rimaste: credo che la sua bocca dello stomaco se le ricordi ancora…
Com’è il Claudio Amendola regista? È strepitoso. Preparatissimo, attentissimo, con una cura immensa per i dettagli. Non è mai arrivato sul set senza sapere cosa dovesse girare, è sempre stato attento a tutti: è un regista con una cura antica per le maestranze. Lo dico con un pizzico di stupore perché oggi non ci si è più abituati. A proposito di registi, cosa rappresenta per lei Davide Ferrario? Dopo mezzanotte era la mia prima volta sullo schermo. In genere gli attori quando crescono si vergognano un po’ dei loro difetti: quella è una delle poche cose di cui non mi vergognerò mai. È un’operazione dentro la quale si sente l’anima delle persone che l’hanno fatta: era autoprodotto, è stato girato in pochissimo tempo, con una troupe giovane, di notte, in una città particolare. È un film al quale sono molto legata e a Ferrario perdono malvolentieri il fatto di lavorare raramente due volte con gli stessi attori… Con un tipo di bellezza come la sua è stato difficile trovare il proprio posto nel cinema italiano? È difficile nella misura in cui uno pretende sempre tanto e di più da se stesso. E possono esserci cose che possono starti
NEL C AST A EDOA NCHE LEO, RDO RICK MEM Y PHIS ,E FANT ASTIC NNIO HI ANTO NELL NI, O FASS ARI. strette. Ma magari dentro quella cosa che ti sta stretta riesci a fare qualcosa di cui sei orgoglioso. Non ci sono piccoli ruoli ma piccoli attori: c’è chi ha vinto l’Oscar per 8 minuti di film. Se guardo indietro del mio percorso sono felice. La vediamo spesso cambiare taglio e colore di capelli. Oggi come li porta? Questo è uno stereotipo italiano che io combatto, l’attrice che ha gli stessi capelli tutta la vita. Fare questo mestiere significa interpretare sempre persone diverse. Oggi tendiamo a borghesizzare tutto: borghese è quella via di mezzo che piace a tutti. E il rischio è lo sciapo. Ora porto il mio colore normale, i capelli sono un po’ più corti sotto e un po’ più lunghi sopra. Alla fiction che sto girando mi stanno borghesizzando il giusto… Dove la vedremo prossimamente? Ho girato a Bari l’opera prima di Stefano Consiglio, L’amore non perdona. Ora sto girando una fiction Rai, Un cuore matto con Gigi Proietti, e sono appena stata a teatro con Molto rumore per nulla per la regia di Giancarlo Sepe.
LA MOSSA DEL PINGUINO USCIRÀ IL 13 MARZO.
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BLOW UP
12 ANNI SCHIAVO
Benedict Cumberbatch e Chiwetel Ejiofor
12 ANNI SCHIAVO di MAURIZIO ERMISINO
BEN VENGANO LE
polemiche, se attirano l’attenzione su film di questo tipo. E ben vengano, ovviamente, nomination e premi. Ma andiamo con ordine. I primi manifesti italiani di 12 anni schiavo, il nuovo film di Steve McQueen (Hunger, Shame) sono stati accusati di razzismo da parte dei media americani (ha iniziato il blog Buzzfeed ed è stato ripreso da The Wire e dall’Huffington Post) perché vedono campeggiare le foto dei due attori bianchi, Brad Pitt e Michael Fassbender,
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invece del protagonista di colore, Chiwetel Ejiofor. Ma si è trattato semplicemente di marketing, e del tentativo di lanciare un film con l’immagine di due attori più conosciuti (il distributore italiano, Bim, si è comunque scusato). Più del marketing sulla promozione del film avranno il loro effetto la caterva di premi e nomination con cui 12 anni schiavo (di cui vi abbiamo parlato su Just Cinema di gennaio) arriva nelle nostre sale: Golden Globe per il miglior film drammatico e 9 nomination all’Oscar (film, regia, attore protagonista, Chiwetel Ejiofor, sceneggiatura
non originale, miglior attore e attrice non protagonista, Michael Fassbender e Lupita Nyong’o, scenografia, costumi e montaggio). 12 anni schiavo è la storia di Solomon Northup, un uomo nato libero, un violinista, che viene rapito e venduto come schiavo in Louisiana, dove rimane 12 anni prima di ricongiungersi alla sua famiglia. È una storia che permette a Steve McQueen di continuare il suo discorso sulle prigioni, esteriori e interiori, che condizionano la vita delle persone. Il protagonista, Chiwetel Ejiofor, che ha accettato il ruolo dopo
12 ANNI SCHIAVO
BLOW UP
La nuova locandina con Chiwetel Ejiofor
La locandina con Michael Fassbender
parecchie esitazioni, si è preparato immergendosi totalmente nelle piantagioni della Louisiana e nella loro cultura, e ha imparato a suonare il violino. Accanto a lui, all’attore feticcio di McQueen, Michael Fassbender, che qui è l’antagonista, il perfido negriero Edwin Epps, e a Pitt, che interpreta un abolizionista canadese (ed è anche produttore con la sua Plan B), ritroviamo Dwight Henry e la piccola Quvenzhané Wallis, entrambi originari della Louisiana, dove è stato girato il film, che abbiamo amato in Re della terra selvaggia.
La locandina con Brad Pitt
12 ANNI SCHIAVO SARÀ IN SALA DAL 20 FEBBRAIO.
JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
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BLOW UP
WALT DISNEY
SAVING MR. BANKS LA LEGGENDA DI WALT DISNEY di MARCO SPAGNOLI Saving Mr. Banks è un film molto importante che obbliga lo spettatore ad una prima riflessione su Walt Disney e sulla sua leggenda. Il ragazzino che distribuiva giornali la mattina presto e la sera anche con temperature al di sotto dello zero a Marceline nel Missouri
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con un foglio di carta e una matita è diventato uno dei più grandi artisti della storia dell’umanità e i suoi lavori, ancora oggi, a quasi mezzo secolo dalla sua scomparsa nel dicembre del 1966 sono una testimonianza meravigliosa e concreta del suo grande talento. Uno
sguardo attento e curioso nei confronti del mondo, che, di tanto in tanto, viene offuscato da piccole polemiche, come quella, ad esempio, che un’attrice pure intelligentissima e attenta come Meryl Streep ha tirato fuori. Il presunto antisemitismo di Disney, il suo essere
WALT DISNEY
BLOW UP
Walt Disney (Tom Hanks)
P.L. Travers (Emma Thompson)
ostile alle donne sul lavoro, il suo cattivo carattere sono pettegolezzi che si rincorrono nel tempo e che, tra gli altri, sono stati originati dal libro di Walt Disney, il Principe Oscuro di Hollywood di Richard Schickel, grande critico americano cui proprio la Disney aveva chiesto inizialmente di scrivere la biografia dello ‘Zio Walt’. Peccato che quando Disney decise (purtroppo erroneamente) che era troppo presto per scrivere le sue memorie, Schickel
rispose, in seguito, pubblicando questa biografia che offre un’interpretazione lugubre e autoritaria della filosofia Disney. Il papà di Topolino ebbe vita tutt’altro che facile, rischiando più volte la bancarotta per il suo desiderio di eccellenza e di fare sempre il meglio in nome dell’arte. Tradito da alcuni suoi amici, fu spesso ripagato con ostilità e inimicizia. Eppure, nonostante tutto, film come Saving Mr. Banks riescono a proporci uno sguardo intelligente e
sincero sulla vita di un uomo talora introspettivo e lacerato, nonostante il suo grande ottimismo e il suo desiderio di cambiare il mondo attraverso l’arte del cinema d’animazione e il suo universo di personaggi indimenticabili. “Una leggenda destinata” a durare, come diceva il suo amico Federico Fellini.
SAVING MR. BANKS USCIRÀ IL 20 FEBBRAIO.
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WALT DISNEY
Il regista Marco Spagnoli
WALT DISNEY E L’ITALIA – UNA STORIA D’AMORE
Vincenzo Mollica
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Dal 10 al 12 febbraio le sale del circuito The Space presenteranno in anteprima il documentario del collaboratore di Just Cinema, il giornalista e critico cinematografico Marco Spagnoli, Walt Disney e l’Italia – Una Storia d’Amore prodotto dalla Walt Disney Company Italia in collaborazione con Kobalt Entertainment. Il rapporto speciale, la ‘storia d’amore’ tra Walt Disney e l’Italia, il paese del mondo dove l’universo di personaggi, film, fumetti e storie creato dal geniale artista e regista americano è più famoso, vengono raccontati attraverso un documentario che unisce immagini di repertorio a testimonianze di cineasti, giornalisti, disegnatori, musicisti, stilisti, attori e attrici italiani che nella loro vita e carriera hanno avvertito fortemente l’influenza dell’immaginario disneyano. Utilizzando materiali di repertorio, a partire dal primo viaggio italiano di Disney nel 1935, Walt Disney e l’Italia – Una Storia d’Amore celebra il legame e l’influenza reciproca tra Disney e il nostro paese. Oltre alle interviste d’epoca a Federico Fellini, Umberto Eco, Gianni Rodari, Attilo Bertolucci, il film propone anche le testimonianze del cantante Edoardo Bennato, dei registi Bruno Bozzetto, Fauto
WALT DISNEY
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Walt Disney con il David di Donatello nel 1956
La locandina del documentario
Fausto Brizzi Brizzi e Enzo D’Alò; degli attori Enrico Brignano, Fabio De Luigi, Lillo & Greg, Riccardo Scamarcio e Luca Ward; dell’attrice Micaela Ramazzotti; dei giornalisti Oscar Cosulich, Fabio Licari e Fabiana Giacomotti; dello stilista Elio Fiorucci, del conduttore televisivo Giovanni Mucciaccia; del Direttore del Doppiaggio Roy De Leonardis; della disegnatrice Silvia Ziche.
Con la partecipazione di Serena Autieri, il documentario è narrato da Vincenzo Paperica ovvero l’alter ego a fumetti e papero di Vincenzo Mollica, celebre giornalista del Tg1 nonché uno dei massimi esperti di Disney in Italia. WALT DISNEY E L’ITALIA – UNA STORIA D’AMORE SARÀ NEL CIRCUITO THE SPACE DAL 10 AL 12 FEBBRAIO
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INTERVISTA A PINO INSEGNO
“LA COMICITÀ È UNO DEI LAVORI PIÙ SERI CHE CONOSCA” Pino Insegno durante il doppiaggio
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INTERVISTA A PINO INSEGNO
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INTERVISTA A PINO INSEGNO, DOPPIATORE IN ‘THE LEGO MOVIE’ di VALERIA GUIDOTTI
Lord Business avrà la voce di Pino Insegno
Nei cinema dal 20 febbraio, The Lego Movie è uno dei film più interessanti del momento, dato che mescola abilmente computer grafica e tecnica stop-motion dando vita ad una rocambolesca avventura dei mattoncini più famosi del mondo. Diretto da Phil Lord e Chris Miller (Piovono polpette), autori della sceneggiatura insieme a Dan e Kevin Hageman, The Lego Movie nella versione originale è doppiato da Will Ferrell, Liam Neeson e Morgan Freeman. Nella versione italiana una delle voci protagoniste è quella di Pino Insegno, popolare attore, conduttore televisivo e doppiatore di grande esperienza. Insegno ha raccontato a Just Cinema la sua esperienza in The Lego Movie. Quale personaggio doppia in The Lego Movie? Il Presidente Business, in lingua originale è Will Ferrell a dargli voce. Ho doppiato 24 film con Will Ferrell e mi diverte sempre. Un attore straordinario, che sento simile a me nel modo di esprimersi e fare comicità. È come se fosse un fratello americano, ci sono praticamente cresciuto insieme… anche se lui non lo sa! Qual è, secondo lei, l’elemento più interessante del film? Il fatto che compaiano personaggi popolari del mondo LEGO e supereroi come Batman, Superman e Wonder Woman. Il film è divertente ed intelligente, coinvolgerà non solo i piccoli, ma anche gli adulti. La Lego è riuscita nel tempo a rinnovare in modo vincente la sua immagine: in un mondo tecnologico dominato dai videogiochi, i mattoncini continuano ad appassionare. Da piccolo giocava con i Lego? Certo, come tutti i bambini della mia età. Allora c’erano giochi pratici come i Lego o il Meccano, e mi piacevano molto. Come si prepara a doppiare i personaggi in un film d’animazione? Sia per un personaggio d’animazione che per uno in carne ed ossa, la difficoltà e l’impegno sono gli stessi. Per i personaggi d’animazione devi dare un po’ più di forza, di intensità. Quali sono stati i momenti più divertenti legati a The Lego Movie? Nel momento del doppiaggio sei molto concentrato. Faccio questo lavoro da 33 anni e ho doppiato 198 attori… posso dire che il ‘divertimento’ in sala doppiaggio sta nell’amore che metti in quello che fai, è la soddisfazione per una scena venuta bene. La comicità è uno dei lavori più seri che conosca… In quanto a The Lego Movie, tutto il film è assolutamente divertente, e originale è il modo in cui è stato concepito. Quali sono i tuoi prossimi impegni? Dal 4 al 23 marzo sarò al Teatro Ghione di Roma con Roberto Ciufoli e Alessia Navarro nello spettacolo Un marito per due. Dovrei andare a Broadway a fine aprile, sempre che non cominci il programma Reazione a catena su Rai1. Insieme a questi impegni da attore e conduttore, proseguirò la mia attività di doppiatore.
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UN AMORE… BESTIALE TREDICI ANNI DOPO IL PATTO DEI LUPI, CHRISTOPHE GANS TORNA NEL CINEMA DI GENERE A LUI PIÙ CONGENIALE FACENDO RIVIVERE IL CLASSICO DI JEAN COCTEAU. TRA FIABA, ROMANTICISMO E UN PIZZICO DI HAYAO MIYAZAKI. di MARIO A. RUMOR
FINO ALL’ALTRO IERI,
quella con qualcosa di azzurro era Léa Seydoux: capelli tinti, magnetica e
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conturbante in La vita di Adèle, il film che ha sedotto il cinema transalpino. Trovandosi ora al cospetto della fiaba più attesa dell’anno, il colore principesco per antonomasia l’ha passato d’ufficio al collega Vincent Cassel, nonostante i rossi sgargianti che
Christophe Gans ha fatto indossare all’attore in La Bella e la Bestia. Più che un remake, un omaggio appassionato al classico di Jean Cocteau realizzato nel 1946 a guerra finita. Rispetto al quale Gans ha aggiunto qualche informazione (le origini della Bestia), agganciando quell’antica fiaba ai tempi di oggi perché, causa crisi globale, il pubblico ha un disperato bisogno di sognare ancora. Impermeabile ai cartoon canterini della Disney o alle serie televisive di successo, la storia non cambia mai. Un ricco mercante (André Dussollier) cade in disgrazia ed è costretto a traslocare in un misero cottage con i sei figli. La più giovane di loro, Bella (la Seydoux), è la sua prediletta e la più devota. Sarà lei a sacrificarsi per il padre, offrendo la propria vita alla misteriosa creatura che abita in un lontano castello. Impossibile non riconoscere amore assoluto per il cinema nei film di Christophe Gans. Se il filo che legava il suo strepitoso hit gotico, Il patto dei lupi (2001), al cinema di genere era sottilissimo, nel film La Bella e la Bestia il regista francese ha trovato appagamento cinefilo negli imponenti set di posa dei
LA BELLA E LA BESTIA
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Vincent Cassel è La Bestia
VINCENT CASSEL E CHRISTOPHE GANS SI RITROVANO DOPO IL PATTO DEI LUPI. I DUE AVEVANO IN PROGETTO DI REALIZZARE BOB MARANE, LE CAVALIER SUÉDOIS E UN NUOVO FANTÔMAS. È ARRIVATA PRIMA LA BELLA E LA BESTIA.
Babelsberg Studio, vicino a Berlino, che gli hanno ricordato una delle età del cinema preferite: quella degli anni ’30 e ’40. Girare in studio paradossalmente ha portato via meno tempo (57 giorni appena) rispetto ai quattro mesi serviti a realizzare Il patto dei lupi, peraltro quasi tutto in esterni. In realtà gran parte della magia delle riprese de La Bella e la Bestia ha avuto come partner naturale il green screen, obbligando gli attori a uno sforzo ulteriore di immaginazione. Ambientato nel 1810, durante il Primo Impero, epoca che vide rifiorire il genere letterario mitologico, il film ha permesso al regista di indagare ancora una volta il rapporto tra l’uomo e la natura, senza perdere di vista il grande spettacolo a portata di ogni spettatore, famiglie comprese, tra imponenti scenografie e l’immancabile scena del ballo. E se Léa Seydoux è una Bella dal fascino debordante, che diventa finalmente donna conoscendo l’amore vero, Vincent Cassel è una Bestia progettata interamente al computer grazie alla motion capture e alle sei camere ad alta definizione posizionate sul volto dell’attore (infilato in una tuta
Léa Seydoux è Belle
ALTRO FILM IN COSTUME DI LÉA SEYDOUX È STATO LES ADIEUX À LA REINE (2012). LA VEDREMO PRESTO IN SAINT LAURENT E THE GRAND BUDAPEST HOTEL.
chiamata muscle suit), capaci di catturare ogni sua espressione. Meno sfarzoso del previsto il finale. Dice a tal proposito il regista: “Mi sono trattenuto dal mostrare un happy end rassicurante fra agi e privilegi. Nella mia versione il messaggio è: la sola maniera di affrontare i momenti drammatici è di rimettersi all’amore e all’immaginazione, non alla ricchezza”. Proprio qui risiede la modernità che Gans ha voluto introdurre, partendo dall’idea di una fiaba, scritta assieme a Sandra Vohan, in chiave miyazakiana per popolare la pellicola di spiriti e piccoli animali. “Le opere di Miyazaki, spiega infatti il produttore di fiducia Richard Grandpierre, sono basate su un sistema di valori umani ed ecologici capaci di incarnare la quintessenza del sentimento fiabesco”. Dove non esistono più i principi azzurri di una volta ma essere umani tormentati e apparentemente sconfitti dalla vita.
LA BELLA E LA BESTIA USCIRÀ IL 27 FEBBRAIO.
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O V A T N A D L E Y O C S K L I E T A SALV E salvate anche Vermeer, Michelangelo, Da Vinci. In Monuments Men un plotone di soldati (o quasi...) americani sbarca in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale per salvare i capolavori artistici rubati da Hitler. Dirige (e recita) George Clooney.
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e in Salvate il Soldato Ryan ci si interrogava se valesse la pena rischiare la vita di molti uomini per salvare un solo soldato, in Monuments Men la domanda è un’altra: vale la pena rischiare la vita per salvare delle opere d’arte? La risposta, scontata, è sì. “Puoi sterminare un’intera generazione, bruciare le loro case, e troveranno una via di ritorno. Ma se distruggi la loro storia, la loro cultura, è come se non fossero mai esistiti. È questo che vuole Hitler. Ed è questo che combatteremo”. Parola di George Stout, alias George Clooney. Monument’s Men è il suo nuovo film, da attore, regista e produttore, insieme al fido Grant Heslov, già coautore degli script di Good Night, and Good Luck e Le idi di Marzo e produttore con Clooney del fortunato Argo. Monuments Men racconta la storia incredibile ma vera di un plotone speciale incaricato di recarsi in Germania durante la Seconda
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Guerra Mondiale per recuperare i capolavori artistici trafugati da Hitler e restituirli ai legittimi proprietari. I capolavori si trovano dietro le linee nemiche e, con la caduta del Reich, sono destinate alla distruzione. È una missione impossibile, una corsa contro il tempo. E i nostri eroi non sono soldati di professione, ma direttori di musei, critici, esperti d’arte, restauratori, topi di biblioteca. Uomini più avvezzi a maneggiare un’opera di Michelangelo che un fucile. Per niente bastardi, e con tanta gloria da proteggere. Ma non esiteranno a mettere in gioco la vita per salvare un patrimonio dell’umanità. È la più grande caccia al tesoro di tutti i tempi, come recita il sottotitolo del libro di Robert M. Edsel, Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia, che Grant Heslov ha comprato in un aeroporto durante la lavorazione de Le idi di marzo. Una caccia al tesoro che
vede in ballo opere di Vermeer, Van Eyck, Da Vinci, Michelangelo. “È un heist movie (un film di rapine, nda), un film di guerra, un film su delle persone che hanno sacrificato tutto per salvare il meglio di noi, il meglio dell’umanità” ha dichiarato Matt Damon, grande amico di Clooney che nel film è James Rorimer, il protagonista di un film corale, con
“eroi allzeisattii,e ladri narande la più g tesoro caccia asltoria” della
monuments men
un cast fatto di attori che, quando vogliono, sono bravissimi a farsi voler bene, a dire “ecco, arrivano i nostri”: John Goodman e Bill Murray su tutti, ma ci sono anche il Jean Dujardin di The Artist e Cate Blanchett nei panni di Rose Valland, un’impiegata francese che corse molti pericoli pur di salvare le opere che amava. La sporca (ma colta) dozzina messa in scena da Clooney faceva parte del The Monuments, Fine Arts and Archive Program, voluto dal Presidente Roosevelt e dal Generale Eisenhower. Per raccontare la loro storia l’autore di Good Night, And Good Luck ha messo in piedi la produzione più imponente della sua carriera (è il suo film a più alto budget, 65 milioni di dollari), ha girato tra l’Inghilterra (a Camber e Rye) e la Germania, tra gli studi Babelsberg di Potsdam e le città di Berlino, Merseburg, Goslar, Halberstadt e Osterwieck, e ha anche rinunciato alla corsa agli Oscar, dove un film di questo tipo avrebbe sicuramente avuto successo. L’uscita del film, prevista per il 18 dicembre, è stata posticipata al 7 febbraio in America (da noi uscirà il 13 febbraio, dopo il passaggio al Festival di
Monuments MenFoCus
Berlino) per ultimare al meglio la fase di post-produzione e completare gli effetti speciali. Lontano dagli eccessi esplosivi di Bastardi senza gloria, ma anche dall’epica di Salvate il soldato Ryan, Monuments Men sceglie la via di un racconto drammatico ma con dei tocchi di ironia, dove serietà, suspence e umorismo si incontrano senza stridere mai, come accadeva in Argo. E proprio come quel film, e come Bastardi senza gloria, sembra inserirsi nella tendenza del cinema americano a guardare indietro verso le ultime guerre e imprese in cui l’America si batteva dalla parte dei giusti, e a voler cancellare le ultime, controverse, imprese belliche. George Clooney, attore e autore democratico per eccellenza, sembra essere il personaggio perfetto per rappresentare al cinema l’Era Obama. Maurizio Ermisino
Monuments Men uscirà il 13 febbraio
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Speciale FoCusrobocop
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non e’ piu’ l’uomo di
latta
Arriva il nuovo Robocop e ha un nuovo look: una corazza nera e attillata, simile a quella di Batman. Come la prenderanno i fan?
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Di Maurizio Ermisino
obocop è uno di quei classici guilty pleasures. Uno di quei film che, anche se ci si vergogna ad ammetterlo, piacciono eccome. Nessuno l’avrebbe immaginato, ma Robocop, di Paul Verhoeven, 1987, è diventato un cult, un film amatissimo da milioni di fan che ora attendono, con la solita trepidazione mista a paura, l’arrivo di questo reboot. Nella nuova storia siamo nel 2028: la Omnicorp, multinazionale specializzata nella robotica, ha fornito all’America centinaia di soldati-macchine con cui ha vinto guerre e sta “mantenendo la pace” in molti angoli del mondo. Ma non può farlo a casa propria, perché la gente ha paura di essere controllata da delle macchine. L’America è “robofobica”. La Omnicorp pensa a come dare agli americani
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un prodotto che possano amare, un prodotto con una coscienza, qualcosa che sappia cosa vuol dire essere umano. Un uomo dentro alla macchina. L’occasione si presenta quando Alex Murphy, valido poliziotto e buon padre di famiglia, resta vittima di un incidente ed è in fin di vita. Nasce così il prodotto che sognavano: un poliziotto metà uomo e metà robot. Nelle intenzioni della Omnicorp il robot dalla coscienza umana dovrebbe essere solo un’illusione, visto che intendono eliminare il suo libero arbitrio. Ma dentro la macchina c’è sempre un uomo… Il nuovo Robocop è uno di quei film dalla storia lunga e tormentata. Se ne parla da anni, almeno dal 2005, da quando la MGM decise di rinnovare la franchise, ma il primo progetto non andò in porto. Fino a quando, nel 2008, provò
roboCop
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“Ma come lafan? i o n n a r e d n e pr , t l u c n u è t Un cul e n o i s r e v a v o ogni nu a con va pres le pinze. ” JUST CINEMA • FEbbrAIo 2014
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FoCusrobocop
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a coinvolgere nell’impresa Darren Aronofsky, fresco del successo di The Wrestler. Ma anche questo progetto si arenò. Prima per i problemi finanziari della MGM, che determinò una fase di stallo durante la quale Aronofsky decise di optare per la direzione de Il cigno nero. Poi probabilmente anche per divergenze artistiche: il regista di Requiem For A Dream avrebbe voluto farne un film duro e violento, cosa che spaventava gli studios. Così si è andati oltre, sono cambiati altri due sceneggiatori e si è arrivati al regista brasiliano Josè Padilha, che di poliziotti se ne intende, visto che ha firmato il dittico Tropa de elite. Così come si sono alternati grandi nomi per gli attori, dalla prima idea della MGM che voleva una star del calibro di Tom Cruise, Keanu
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Reeves o Johnny Depp, a quella di Padilha, la cui prima scelta era Michael Fassbender. Il ruolo è poi andato a un attore ancora poco noto, lo svedese Joel Kinnaman, visto nella serie tv The Killing. Accanto a lui è stato costruito un cast
robocop appare piuttosto agile, si muove velocemente, e può aprire il casco a proprio piacimento stellare: Michael Keaton, Samuel L. Jackson, Gary Oldman e Abbie Cornish. È proprio Michael Keaton, che in Robocop interpreta il personaggio di Raymond Sellars, numero uno della Omnicorp, a scherzare sul nuovo look di Robocop. Sì, perché non ci può essere reboot
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“ACCANTO A N JOEL KINNAMA è STATO T S A C N U O T A CRE ” E R A L O C A T T SPE
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senza un restyling completo dell’immagine di un eroe. E il nuovo Robocop si allinea alla tendenza in atto, che vede gli eroi in corazze più lineari, snelle, aerodinamiche. Il nuovo poliziotto robot è tutto nero e ha una corazza compatta, molto attillata a e poco appariscente, un po’ come i nuovi Batman e Superman. Nel film è proprio Sellars a sceglierla: quando gli presentano una versione simile a quella del vecchio Robocop, è lui a dire: “rendiamolo più tattico”. E poi “nero è meglio”. E così il gioco è fatto, e sotto gli occhi dello spettatore. Robocop non è più “l’uomo di latta”, come chiama Sellars la vecchia versione. Ma come la prenderanno i fan? Un cult è un cult, e, si sa, ogni nuova versione va presa con le pinze. In rete sono cominciati a fiorire i commenti sul nuovo Robocop. E gli appassionati obiettano sul fatto che il poliziotto robot abbia perso la propria pesantezza. Ora appare piuttosto agile, si muove velocemente, e può aprire il casco a proprio piacimento. Mentre il Robocop originale era potente, ma più lento e impacciato, e il suo casco era fissato con delle viti. Insomma, era una sorta di prigioniero, e viveva con fatica il suo essere un misto tra uomo e macchina. I fan si chiedono anche se rimarranno la satira e il cinismo del classico di Verhoeven. Quello di cui possono stare sicuri è che non mancherà la battuta di culto: “vivo o morto, verrai con me”.
Robocop uscirà il 6 febbraio JUST CINEMA • FEbbrAIo 2014
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INTERVISTA A ROBERT REDFORD: L’UOMO SENZA NOME
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Lei è solito selezionare i progetti con molta cautela. Riguardo All Is Lost, da cosa è stato attratto? L’ho visto come un’opportunità per fare qualcosa che volevo fare da tempo, per vivere un’esperienza totalizzante come attore e per non pensare ad altro. Sembrava un esperimento molto audace e puramente cinematografico, senza effetti speciali, quasi nessun dialogo e un sacco di sfide. Proprio per l’assenza di dialoghi, la sceneggiatura era molto corta. Cosa ha pensato la prima volta che l’ha letta? Non appena ho letto la sceneggiatura, ho capito di essere in buone mani perché era stata sviluppata molto bene. Prima di questo film, si era mai interessato alla vela? Sono cresciuto a Los Angeles, vicino all’acqua quindi facevo surf, nuotavo e praticavo vela ma con scarso interesse, non mi sono mai trovato solo in mare aperto. Ho navigato verso l’isola di Santa Catalina e in altre zone della California, del Canada
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© Richard Foreman
© Richard Foreman
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e persino sulle costa di Mombasa ma ero sempre sulla barca di altre persone, mai da solo e mai in mezzo alla tempesta. Diciamo che avevo confidenza con l’acqua ma non fino a questo punto. All Is Lost è stata un’esperienza del tutto nuova per me. Com’è stato lavorare con il regista J.C. Chandor? Mi sono trovato molto bene sotto la sua direzione. E proprio come il mio personaggio nel film, ho anche imparato sul campo. Non conosciamo il nome del suo personaggio e nemmeno qualcosa che lo riguarda… Una delle cose che ho apprezzato sin da subito era proprio la mancanza di informazioni sul mio personaggio. J.C. aveva scritto un film che conosceva bene, grazie alla sua esperienza ha inserito dei dettagli sulla vela che avrebbero poi avuto il loro valore drammatico. Mi è piaciuto non conoscere molte informazioni o non avere grandi dialoghi perché, da attore, è stata una sfida calarmi completamente nel personaggio. In cosa All Is Lost è diverso rispetto agli altri film? La maggior parte dei film è ricca di azione ed effetti speciali, questo è senza dubbio più puro; permette all’attore di dare il proprio tocco al personaggio e dà al pubblico la possibilità di entrare nella storia. Cosa ha pensato quando ha visto la versione completa di All Is Lost? L’ho visto al Festival di Cannes e ho pensato “ Wow!”. Le persone avrebbero potuto contestarlo per via della sua totale apertura e vastità, ma non è stato così. Quali sono i momenti del film che ha apprezzato di più? Ci sono stati due momenti in particolare in cui mi è piaciuto lasciare che il pubblico immaginasse quello che il mio personaggio provava, quando non stava combattendo contro qualcosa o quando non aveva nulla a cui pensare. In quei momenti di pace il pubblico può solo guardare e contemplare quello che sta accadendo.
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© Daniel Daza
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Cosa si vede in quei momenti? Lo spettatore può solo vedere l’immensa grandezza dello spazio e cosa c’è sotto quella piccola barca sperduta tra le acque profonde a miglia e miglia di distanza. Qual è il motivo di queste scene dal punto di vista cinematografico? Per far percepire al pubblico il senso della solitudine. Non riesco ad immaginare come ci si possa sentire più soli di così! Senza la terra sotto ai piedi o senza potersi arrampicare su un albero. Penso che le sensazioni siano un elemento determinante nel film e spero che il pubblico le percepisca. Che storia ha immaginato dietro al tuo personaggio? Non ho immaginato niente. All’inizio del film, quando lui dice di essere stanco e dispiaciuto, ci lascia intendere che c’è una famiglia coinvolta e che lui non è una persona orribile, anche se ha fallito in qualcosa. Può darsi che questo viaggio sia il suo modo di completare sé stesso e di scoprire se può ancora fare qualcosa. Questo è quello che sapevo e mi è bastato, non volevo andare oltre. Di All Is Lost ho apprezzato il fatto che lascia al pubblico la libertà di interpretare senza indirizzare verso alcun sentimento. Quanta importanza ha il titolo del film? Sono molto soddisfatto per diversi aspetti e uno di questi è proprio il titolo, quando le cose vanno male e si perde tutto ci sono persone che si arrendono e altre che vanno avanti. Anni fa ha lavorato in un altro film che parlava di un uomo che arrivava al limite e andava avanti, Jeremiah Johnson. Ci sono somiglianze con All Is Lost? La cosa in comune è che entrambi parlano di un personaggio che affronta situazioni tanto dure che sembrano impossibili da superare. Sono soli, uno in acqua e uno sulla terra, e ostacolo dopo ostacolo vanno avanti, sempre di più. Dal punto di vista fisico, com’è stato passare tante ore sopra e dentro l’acqua durante le riprese? È stata durissima! In acqua mi sentivo bene perché mi piace nuotare, ma l’umidità costante non mi ha aiutato. Questa è stata la parte più difficile.
ALL IS LOST USCIRÀ IL 6 FEBBRAIO
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di MARCO SPAGNOLI
I SEGRETI DI UNA LEGGENDA INTERVISTA A JULIA ROBERTS
I SEGRETI DI OSAGE COUNTY
“NON C’È DUBBIO: lei è la
migliore di tutte, è fenomenale soprattutto se la vedi da vicino e puoi osservare il suo approccio al lavoro nel dettaglio. Alle volte mi sedevo al buio a guardarla chiedendomi da dove cavolo prendeva tutte queste cose? È stato un privilegio starle a fianco perché ti rendi conto che è una persona vera che si impegna molto duramente per arrivare ad essere sempre la migliore.” Julia Roberts racconta così il suo lavoro a fianco di Meryl Streep, la più grande attrice dei nostri tempi che possiamo apprezzare insieme a lei sul grande schermo nel film di John Wells I Segreti di Osage County storia delle caparbie donne della famiglia Weston tratta dall’omonima pièce teatrale di Tracy Letts, vincitrice del Premio Pulitzer ed andata in scena per la prima volta sul palco del leggendario Steppenwolf Theatre di Chicago. Un film corale interpretato al fianco di Chris Cooper, Ewan McGregor, Chris Cooper, Abigail Breslin, Benedict
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Cumberbatch, Juliette Lewis e Sam Shepard. “Lavorare in un film del genere è molto stimolante.” Continua Julia Roberts “Perché gli attori non vogliono mai sfigurare ed essere sempre all’altezza gli uni degli altri. Nessuno vuole rischiare di diventare “l’anello debole” di un progetto così importante.” Cosa l’affascina di più di Meryl Streep? Senza dubbio il suo talento e la sua forza. È anche una donna di grande pazienza con tutte le persone che lavorano con lei. È un modello. In che senso? Credo che ci siano molti cliché riguardo la forza delle donne. Siamo uniche e non c’è un solo modo per dimostrare la nostra forza così come non esiste per gli uomini. Non mi piace categorizzare una donna e il suo modo di dimostrare la propria energia. Meryl, ma devo dire non solo lei, è una donna che sfugge alle classificazioni.
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I SEGRETI DI OSAGE COUNTY
Julia Roberts e Meryl Streep in una scena del film
Julia Roberts e Meryl Streep alla première di Los Angeles
Julia Roberts e Meryl Streep alla première di Los Angeles
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I SEGRETI DI OSAGE COUNTY
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Lei è una delle attrici di maggiore successo della storia di Hollywood, anche sul piano commerciale: avverte un po’ di pressione? Le mie scelte artistiche non hanno nulla a che vedere con i soldi. Quando leggi una sceneggiatura devi concentrarti solo sul personaggio che ti chiedono di interpretare e il contesto della storia in cui questo si trova a muoversi. Se guardi oltre questi due elementi, rischi di perdere di vista il senso ultimo del tuo lavoro e di quello che stai facendo. I miei progetti sono quelli che mi piacciono e che mi interessano. Non ho mai avuto una sorta di retro pensiero: o una cosa mi piace e la faccio oppure no. Negli ultimi tempi l’abbiamo vista sempre di meno sullo schermo: perché? Adoro il mio lavoro e mi piace tantissimo recitare, ma sono in una fase della mia vita in cui preferisco la tranquillità e restare il più tempo possibile a casa con la mia famiglia. Ho tre figli e la mia vita è ‘piena di azione’ nonostante continui a considerarmi una persona un po’ pigra. Recito nei film in cui credo davvero poi me ne torno a casa. Ad ottobre lei compirà quarantasette anni: cosa è cambiato nella sua carriera dopo l’essere diventata mamma? Continuo a scegliere i ruoli in base al mio istinto, così come ho sempre fatto. Sono una donna fortunata, perché ho tre figli e sono una madre che lavora. Alle volte penso a chi non può permettersi le mie comodità nel gestire la vita privata e la carriera. Per le donne che lavorano, allora sì che è difficile essere anche una madre. Sarebbe bello se tutte le donne fossero aiutate dai loro datori di lavoro… In più, quando i miei figli non sono con me sul set, mi mancano moltissimo e la mia motivazione a dare il meglio davanti la macchina da presa è quella che, facendo bene il mio lavoro, si avvicina per me il momento di tornare a casa senza ritardi. Un altro elemento è che in questo film lei risulta particolarmente elegante... Mi sento meno elegante di prima: credo che per le ragazze di oggi essere alla moda è meno importante di quando io avevo la loro età. Fare cinema, fortunatamente, mi consente di essere sempre in contatto con gli stilisti e, in particolare, con il mio grande amico Giorgio Armani. Per molti lei è un’icona di eleganza: chi è stata la sua? Sicuramente, come per molte attrici della mia generazione, Audrey Hepburn.
I SEGRETI DI OSAGE COUNTY È IN SALA DAL 30 GENNAIO
Julia Roberts in una scena del film
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SMETTO QUANDO VOGLIO
SMETTO QUANDO VOGLIO INTERVISTA A SIDNEY SIBILIA PIETRO ZINNI ha trentasette
anni, fa il ricercatore ed è un genio. Ma questo non è sufficiente. Arrivano i tagli all’università e viene licenziato: cosa può, quindi, fare per sopravvivere un nerd che nella vita ha sempre e solo studiato? L’idea è drammaticamente semplice: mettere insieme una banda criminale come non se ne sono mai viste. Recluta i migliori tra i suoi ex colleghi, che nonostante le competenze vivono ormai tutti ai margini della società, facendo chi il benzinaio, chi il lavapiatti, chi il giocatore di poker. Macroeconomia, Neurobiologia, Antropologia, Lettere Classiche e Archeologia si riveleranno perfette per scalare la piramide malavitosa. Il successo è immediato e deflagrante,
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arrivano finalmente i soldi, il potere, le donne e il successo. Questa la trama dell’esordio alla regia di Sidney Sibilia, trentatreenne regista di cortometraggi di successo come Iris Blu, Noemi e Oggi gira così vincitori di numerosi festival italiani ed europei che ora si cimenta con il suo primo lungometraggio intitolato significativamente Smetto quando voglio interpretato da Edoardo Leo, Libero De Rienzo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti e Neri Marcorè. “Dopo il successo dei miei cortometraggi mi è stato chiesto di pensare al soggetto della storia per un lungo.” Ricorda Sibilia “Qualche giorno dopo ho letto per caso un articolo che parlava di alcuni spazzini a Roma con la laurea in lettere da 110 e
Lode e ho iniziato a riflettere su un mondo cui non avevo mai pensato prima. Ovvero quello di persone che adorano studiare e la cultura, ma hanno la possibilità di dimostrare il proprio talento perché la nostra società, soprattutto in Italia, glielo impedisce. Non mi interessava tanto l’elemento sociale quanto piuttosto ipotizzare una loro reazione differente e inaspettata da tutti. Per questo motivo, dall’immagine dei due spazzini che puliscono le strade discutendo de La critica della Ragion Pura sono andato a cercarmi altre storie di ragazzi tra i trenta e i quaranta che non hanno avuto l’occasione giusta per mettere a frutto la loro intelligenza, accontentandosi di fare dei lavori più umili e – certamente – al di sotto delle loro capacità.”
SMETTO QUANDO VOGLIO
BLOW UP
Edoardo Leo e Valeria Solarino
Sidney Sibilia sul set con Edoardo Leo e Paolo Calabresi
Sidney Sibilia
Smetto quando voglio, nasce dunque da questo sguardo ai ragazzi che non ce l’hanno fatta? Deriva soprattutto dal mio desiderio di divertirmi nel fare un film di genere pieno di citazioni soprattutto dal cinema di Guy Ritchie che amo molto, ma anche da tanti altri film. Hai pensato a Breaking Bad e ad altre serie Tv come Hung o The Client List in cui persone normali reagiscono alla crisi commettendo qualcosa di sostanzialmente illecito? La società americana resta sempre meritocratica, mentre in Italia queste situazioni fanno più ridere perché tutto è molto più caotico e complicato. Inizialmente io volevo fare un film che ricordasse I Soliti Ignoti che da un lato parla della povertà,
dall’altro prende in giro parodisticamente i film sulle rapine che erano in voga quegli anni. Del resto io credo ci sia un punto di contatto tra quella società e la nostra. Il cinema italiano si è imborghesito come gli Italiani stessi che, però, oggi dopo la crisi tornano a doversi confrontare con la povertà. In questo senso il cinema di genere mi ha dato una grande opportunità per fare un film che sarei andato io a vedere come spettatore e dove sfruttare determinate situazioni per provare a divertire il pubblico. Era importante tentare di realizzare un progetto che potesse essere colto dal pubblico come un piccolo evento. Come ha scelto i suoi attori? La prerogativa era lavorare con persone capaci di non prendersi troppo sul serio e di restituire alla gente che guarda il
senso dell’ironia che per me è la cosa più importante. Faccio cinema per divertire gli altri e me stesso. Non potrei fare film seriosi. Voglio che la gente al cinema sia contenta di essere uscita, di avere cercato parcheggio e di avere pagato otto Euro. Mi seccherebbe molto pensare che qualcuno dopo avere visto il mio film dicesse “Era meglio se restavo sul divano a giocare con la Playstation…”. Perché hai scelto proprio il cinema per esprimere la tua creatività e il desiderio di raccontare? Perché esistono altre maniere per farlo? Io amo così tanto il cinema che non ho mai pensato ad altro.
SMETTO QUANDO VOGLIO USCIRÀ IL 7 FEBBRAIO JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
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Claudio Bisio e Margherita Buy © Marina Alessi
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LA GENTE CHE STA BENE
LA GENTE CHE STA BENE
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ANCHE I RICCHI PIANGONO
IN LA GENTE CHE STA BENE CLAUDIO BISIO È UN RICCO AVVOCATO MESSO IN GINOCCHIO DAGLI EVENTI. IL REGISTA FRANCESCO PATIERNO CI RACCONTA LA CRISI VISTA DAL MONDO DEI RICCHI di MAURIZIO ERMISINO
Diego Abatantuono. © Marina Alessi.
Claudio Bisio e il regista Francesco Patierno
Anche i ricchi piangono. E Francesco Patierno si diverte a farli piangere. Dopo Cose dell’altro mondo ci regala un altro ritratto di una persona sicura di sé per far crollare le sue certezze. È Umberto Borlone (Claudio Bisio), che ne La gente che sta bene è un ricco avvocato, con un conto in banca solido e una famiglia perfetta. Ma dovrà fare i conti con la crisi e cambiare la sua vita. La gente che sta bene vuole rifarsi alla Commedia all’Italiana, quella tagliente in grado di raccontare l’Italia. Come è nato il film? Da un romanzo di Federico Baccomo, autore milanese che scrive dialoghi eccezionali, come quelli delle serie americane. Nel romanzo ho trovato l’analisi di individui che hanno condizionato la nostra società negli ultimi venticinque anni. Personaggi interessanti dal punto di vista drammaturgico, perfetti per il cinema che mi interessa oggi, commedie che scavano dentro la società per porre delle riflessioni in maniera non ideologica. È il mio primo film vero, costruito: negli altri c’era un elemento documentaristico, una realtà non filtrata da nulla.
Come si è rapportato con la crisi? “Anche i ricchi piangono”: la crisi è affrontata dal loro punto di vista. Dal buco della serratura abbiamo la possibilità di vedere che non sono tutte rose e fiori. Come ha ricostruito quel mondo? Abbiamo cercato di non lavorare per luoghi comuni. Non è la classica Milano da bere, è una Milano non molto battuta. C’è stata una ricerca su costumi e location non banale. Bisio, come ha costruito il suo ruolo? In che senso ci sorprenderà? Con lui siamo riusciti a toccare delle corde drammatiche: succede qualcosa che costringe il protagonista a mettersi allo specchio e a cambiare vita. Bisio e Abatantuono sono attori in grado di trovare un’empatia con il pubblico. Con Bisio abbiamo fatto un lavoro molto serio di preparazione: abbiamo deciso di rispettare la sceneggiatura alla lettera, anche se lui ama improvvisare. Tutto il film poggia sulle sue spalle. Qual è il ruolo di Diego Abatantuono? Anche lui interpreta un ruolo diverso dal solito. È un avvocato veramente stronzo, uno di quegli uomini potentissimi che hanno potere di vita e di morte su quelli che stanno
sotto di lui. Fa il vero cattivo, sempre con quell’empatia che strappa un sorriso nei momenti più duri. La commedia è il modo giusto per parlare di problemi seri? Diversamente da Cose dell’altro mondo, che era una “if comedy”, questo è un vero tentativo di giocare sulle corde della commedia dei nostri padri. La Commedia all’Italiana strappava delle risate ma era in grado di raccontare dei momenti della realtà. Io vengo dal cinema drammatico, e mi rendo conto che davanti alla commedia la corazza dello spettatore si apre e c’è lo spazio per comunicare qualcosa. Nei film impegnati c’è uno spettatore già preparato. Nella commedia più trasversale le persone riflettono. Come si è evoluto il suo cinema? C’è un direttore della fotografia diverso, Maurizio Calvesi, che denota la voglia di cambiare. Ho fatto un cammino inverso rispetto a tanti: sono partito da un film con delle sperimentazioni e sono arrivato alla forza della classicità.
LA GENTE CHE STA BENE È IN SALA DAL 30 GENNAIO.
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Laetitia Casta e Giovanni Veronesi
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Valeria Solarino Fabio De Luigi ese durante le ripre
Giovanni Veronesi sul set
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UNA DONNA PER AMICA
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“L’AMICIZIA TRA UOMO E DONNA? NON CI CREDO” INTERVITA A GIOVANNI VERONESI di MAURIZIO ERMISINO presento Sally), è idealmente un nuovo capitolo dei manuali d’amore di Veronesi. Solo che è un tema così importante che non basta un episodio. Ci vuole un film intero.
Abbiamo ancora negli occhi le immagini de L’ultima ruota del carro, che Giovanni Veronesi torna sugli schermi con il suo nuovo film, Una donna per amica. È diventato uno di quei registi iperattivi? “È una sensazione che si ha da fuori” sorride. “Io ho fatto un film all’anno, la Warner ha fatto uscire L’ultima ruota del carro l’anno dopo, e si è sommato a questo. Non ho fatto due film a distanza di sei mesi, non sono Pupi Avati…” ci spiega con la proverbiale ironia che lo contraddistingue. Quella con cui racconterà anche la storia di Francesco e Claudia (Fabio De Luigi e Laetitia Casta), amici da una vita che scoprono che forse la loro amicizia è qualcosa di più. L’amicizia tra uomo e donna, tema dibattuto da decenni, anche al cinema (vedi Harry ti
Potremmo considerare il film un capitolo di un suo “manuale d’amore”? Sì, poteva essere benissimo un episodio di un manuale che non c’è stato. Ma è un argomento talmente delicato e controverso che un episodio non sarebbe bastato a dipanare tutti gli equivoci che si creano in una situazione del genere… Ma lei cosa ne pensa dell’amicizia tra uomo e donna? Io non credo che possa esistere. Conosco persone che l’hanno vissuta, ma sono eccezioni. Nella maggior parte dei casi sono rapporti a senso unico: uno dei due nutre un sentimento diverso e lo vive in silenzio. In America esiste una trasmissione, Friend Zone, dove ragazzi di 16 anni si fanno aiutare per dichiararsi al proprio amico/a. La reazione delle ragazze è incredibile: schiaffi, pianti. Sono loro che si sentono tradite dal comportamento dell’amico. Ha pensato a Harry ti presento Sally? La cosa che mi interessava di più è ironizzarci sopra: io riesco solo in quel modo a parlare di cose serie. La visione è quella di Harry ti presento Sally solo fino al prefinale. Il mio finale è più realistico: serve mettere dei paletti, come è servito a me nella vita. Che attori sono stati Fabio De
Luigi e Laetitia Casta? Non ci sarebbe stato un attore migliore di De Luigi: ha la faccia da buono, è una persona a cui metteresti in mano il portafoglio. Anche la Casta è stata perfetta: volevo un’attrice straniera per un personaggio dalla mentalità aperta, più europeo. Fabio è un attore istintivo, lei è un piccolo vulcano. Sul set c’era un’alchimia straordinaria. Che differenza c’è tra girare un film con la Warner e con la Filmauro? L’unica vera differenza è Aurelio De Laurentiis, un produttore molto presente, molto incisivo, con cui per affermare le proprie idee uno deve lottare. Mentre con la Warner si tratta di una collaborazione, di un rapporto più pacato, tranquillo, dove gli artisti hanno il ruolo degli artisti e i produttori quello dei produttori. Ricordo un programma tv in cui disse ai giovani “io volevo essere Kubrick, ma ho capito che ero un’altra cosa”, e in cui ha parlato del fatto di fare gavetta… Ho avuto due scuole nella mia vita: una è quella in cui ho dovuto capire da solo, e fare il maestro di me stesso a furia di sbattere la testa; l’altra è quella in cui ho capito che non esiste gavetta in questo mestiere. L’arte non ha bisogno di gavetta, andiamolo a chiedere a Marlon Brando, a Di Caprio, ai Beatles. È chiaro che ognuno ha il proprio talento e deve capirlo: se credi di essere Kubrick e invece sei me fai dei film che sono degli ibridi.
Una volta fatto il primo film e avendolo visto in sala ho capito che non ero Kubrick. E che il mio modo ironico e sarcastico di vedere le cose poteva servire anche ad altri: ho scritto per Verdone, Pieraccioni, Nuti. A proposito di inizi, che ricordi ha di Per amore solo per amore? È un film molto audace. Penelope Cruz interpreta Maria che dice a San Giuseppe “vai con altre donne, io saprò perdonarti”. Ricordo ancora le ire degli oltranzisti cattolici. L’intuizione mia e di Ugo Chiti era quella di raccontare una storia laica: che una ragazzina di quindici anni venisse violentata da dei predoni e tornasse a casa. E per il terrore di essere ripudiata si inventasse la più bella storia d’amore che possa esistere, a cui credono ancora miliardi di persone. La fantasia di una ragazzina che ha fatto nascere dal figlio della colpa il figlio di Dio. Ma come è riuscito a conquistare Valeria Solarino? Lei è di una semplicità sconvolgente e non c’è stato bisogno di fare cose particolari: ho avuto la fortuna di essere nel range delle persone che le potevano piacere e di capitare al posto giusto nel momento giusto. La cosa più bella è quanto siamo rimasti insieme e quanto siamo ancora insieme. Sono passati quasi undici anni, non c’è stato un litigio, non c’è stato gossip, e siamo molto uniti.
UNA DONNA PER AMICA USCIRÀ IL 27 FEBBRAIO. JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
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UNA DONNA PER AMICA
“SCRIVERE UN FILM MIO? SE AVETE UN’IDEA…”
Laetitia Casta e Fabio De Luigi
INTERVITA A FABIO DE LUIGI di MAURIZIO ERMISINO Uno dei punti di forza di Una donna per amico è senz’altro Fabio De Luigi. Scoperto dalla Gialappa’s Band e famoso per i suoi personaggi surreali, è ormai uno dei volti più interessanti della nostra commedia, attore completo come dimostra la sua interpretazione in Happy Family. Qual è il suo personaggio in Una donna per amica? È un avvocato che ha un’amicizia con una ragazza particolarmente piacevole da diversi punti di vista. Lui segue una cliente che è in carcere perché ha tentato di evirare il marito e si misura con questa amica che ha una caratteristica principale: crea tantissimi problemi… Come si è trovato a lavorare con Laetitia Casta? Sono rimasto sorpreso dalle sue capacità. È arrivata molto preparata, è metodica, attenta e si è lasciata guidare da Veronesi. Ha recitato in una lingua non sua, trovando delle sfumature al suo personaggio, una biologa marina francese che lavora in un parco naturale. Ma lei che ne pensa dell’amicizia tra uomo e donna? Io credo che possa esistere un’amicizia tra uomo e donna. Credo che l’attrazione possa cambiare degli equilibri, e bisogna capire quanto si è bravi a tenere questa pulsione
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al servizio dell’amicizia. La vera domanda del film è se si può perdere un’amicizia per avere un amore o viceversa. È questa la scelta che dovranno fare i personaggi. C’è stato un momento in cui ha capito che avrebbe potuto essere un attore di cinema e non solo un comico? Sono molto critico verso il mio lavoro, e quando ho avuto la possibilità di fare qualche ruolo per il cinema ho cercato di farlo al meglio. Recitando mi sono sempre trovato bene con il mezzo e con l’interpretazione del mezzo. La consapevolezza di poterlo fare è stata piuttosto immediata, di capire se me lo avrebbero fatto fare è stata più lunga… Come nascevano i suoi personaggi dei programmi con la Gialappa’s Band? Arrivai quando il programma aveva già dieci anni e aveva sfornato talenti strepitosi: da spettatore guardavo i loro programmi e arrivato lì ero un po’ felice, un po’ terrorizzato. Il primo personaggio fu Fabius: ebbe una gestazione veloce, e riuscì a imporsi nonostante avesse un passaggio di venti secondi a puntata. Il mio primo anno lì era quasi casuale, ero un “panchinaro”. Fabius mi garantì una fiducia da parte di tutti. Si spendeva molto tempo nella preparazione dei personaggi, nel cercare di dare loro un senso. Ma come sono nati
Medioman e Olmo? Walter Fontana parlava di questo supereroe medio e da lì è nato Medioman: è l’unico personaggio che ha avuto un lavoro collettivo, era il momento in cui tutti gli autori potevano dire la loro. Olmo è nato in un pomeriggio, è nata prima la canzone e poi il personaggio, lavorando sui vestiti e su delle movenze che probabilmente erano cose che da qualche parte avevo “ingoiato” nel mio guardarmi intorno… Come si è trovato a girare un tipo di commedia all’inglese ne La peggior settimana della mia vita e nel suo sequel? Molto bene: quei film li ho anche scritti insieme al regista Alessandro Genovesi. Amiamo entrambi questo tipo di comicità: gag visive che messe in una drammaturgia credibile creano una storia. A proposito di Genovesi, cosa ha pensato quando ha letto il suo script di Happy Family? L’accoppiata tra Salvatores e quel copione è difficile da descrivere: ho creduto subito che fosse perfetta per me, aveva un taglio e una scrittura che erano sì divertenti, ma avevano una vena surreale: è stato definito Pirandelliano. Mi ha stupito quando l’ho letto, quando l’ho interpretato e quando l’ho visto finito: inquadrature e messinscena erano particolarmente curate. È il film che rappresenta al
meglio Fabio De Luigi come attore? Mi ha dato la possibilità di interpretare un personaggio più rotondo, completo. Anche Una donna per amica mi darà una possibilità simile. Se dovesse scrivere un suo film che storia sarebbe? Se avessi una storia da raccontare sarei già sul computer a scrivere. Mi piace mettere le mani su una storia e mi è capitato di collaborare a qualche sceneggiatura. Una sceneggiatura tout court da solo sarebbe un impresa complessa, ma forse insieme a qualcun altro. Se avete un’idea mandatemela…
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Fabio De Luigi, Monica Scattini e Laetitia Casta
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SOTTO UNA BUONA STELLA
CARLO VERDONE
“FARE UN CATTIVO? PRIMA O POI CI ARRIVERÒ”
di MAURIZIO ERMISINO
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Carlo Verdone con Eleonora Sergio
Bianco, rosso e Verdone non è stato solo uno dei film che ha dato il via alla grande carriera di Carlo Verdone. È stato un titolo profetico. Perché guardare i film di Verdone vuol dire attraversare decenni di costume italiano e capire il nostro Paese. I suoi sono spesso film profetici: andate a rivedervi due mitomani come il Sergio Benvenuti/ Manuel Fantoni di Borotalco o l’Armando Feroci di Gallo Cedrone e vedrete molti dei personaggi di oggi, persone che si riciclano, si fingono quello che non sono, che hanno due facce. Attentissimo osservatore e lettore della realtà, non a caso Verdone è stato nel cast de La grande bellezza, il film di Sorrentino che racconta il vuoto pneumatico e la morte degli ideali dell’Italia di oggi. C’è molta attualità anche nel suo nuovo film, Sotto una buona stella: la crisi economica, lo scontro generazionale tra ragazzi e adulti, e la
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sfiducia in un Paese che non dà possibilità ai giovani. Verdone, volto amatissimo, non ha paura di interpretare personaggi non completamente positivi (come fece già con il Gepy Fuxas di Perdiamoci di vista). Qui è Federico Picchioni, ricco ed egocentrico uomo d’affari che vede cambiare la sua vita: per uno scandalo finanziario perde tutto, e dopo la morte della ex moglie i suoi figli arrivano a casa sua. Accanto a lui c’è Paola Cortellesi, in un ruolo scritto proprio per lei, come Verdone ha fatto spesso con le nostre più grandi attrici. Ha scritto questo film pensando alla Cortellesi. È vero che glielo ha chiesto a Zelig? Avevo un grande interesse a lavorare con Paola, è un’attrice in grande ascesa, arrivata a una bella maturazione e dotata di tempi naturali interessanti. Ha una verve
e un’amabilità uniche. Il talento e queste altre qualità mi hanno fatto pensare che, dopo aver lavorato con quasi tutte le migliori attrici, dovessi lavorare con lei. Gliel’ho chiesto in diretta, a bruciapelo, mi ha risposto di sì, e da lì a un mese ho cominciato a scrivere. Io preferisco avere sempre le idee chiare sugli attori da avere accanto. Per Posti in piedi in paradiso chiesi a Virzì un’attrice adatta e mi disse: “prendi la Ramazzotti”. Ho voluto incontrarla, e ha fatto il personaggio della svampita alla perfezione. Che personaggio è il suo Federico Picchioni? È molto attuale: è un padre che si è dimenticato molto presto di essere tale. Non si è mai comportato da padre, ha divorziato presto, è un borghese con un certo talento per il mondo finanziario, lavora in una holding, ha una compagna più giovane.
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Ai figli non fa mancare nulla, tranne la presenza. Con la moglie della morte e un crollo finanziario, si ritroverà completamente a terra. È la parabola di un uomo che è stato un padre mediocre, che credeva di condurre la vita in un certo modo, e a cui la vita si rivolta contro. È una storia che sembra pescare bene nella realtà… C’è la precarietà economica attuale, che avverti anche quando ti senti sicuro. Federico cercherà dei lavori quasi umilianti. Non ha soldi in banca, ha una casa borghese senza anima. I figli dovranno stare con lui, e così inizierà uno scontro generazionale molto duro. L’incontro con il personaggio di Paola Cortellesi, la vicina di casa, una “tagliatrice di teste” che risana aziende, riuscirà a mettere le cose a posto: è amabile,
riesce a entrare in rapporto con i figli di Federico e a ricomporre il mosaico. È la storia di una famiglia che piano piano si riforma grazie a una donna. È un film dove c’è un grande messaggio di solidarietà, di bisogno di stare insieme. C’è anche una difesa dell’anima dei giovani, che fanno quello che amano, guadagnano poco e che non sopportano questo paese che non dà loro possibilità. Lo sforzo è stato raccontare questi temi seri, ma in un contesto di commedia brillante, cercando un senso della misura. C’è un grande lavoro sulla scenografia. Quanto è importante la casa per raccontare Federico? È molto importante: è una commedia teatrale, si sviluppa al sessanta per cento in interni, e questi dovevano essere molto
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particolari, molto ampi, con dei colori singolari che definissero l’anima dei personaggi. È una casa che stupisce, ma non ha anima: sembra più ostentazione, e denuncia la superficialità iniziale del personaggio. Nel teaser trailer del film c’è un gioco molto divertente di voci e ascolti attraverso i muri della casa.. È una scena che vedremo nel film, ma in maniera diversa. Il teaser me l’ha suggerito Paola, mi ha detto di rifare la scena, con lei che a un certo punto interveniva. Le mura del palazzo sono sottili, e presto capiamo che si sente tutto. E quindi il gioco delle pareti è molto importante, io ascolto quello che avviene da Paola e lei quello che avviene da me. Sul trailer ci sono state molte critiche, on line hanno scritto che è
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Paola Cortellesi e Carlo Verdone
DOPO AVER LAVORATO CON LE PIÙ GRANDI ATTRICI, MANCAVA LA CORTELLESI troppo evidente la digitalizzazione delle immagini, che sembrano televisive. Per i primi tempi il pubblico si dovrà abituare ad avere dei prodotti girati in digitale e a una qualità dell’immagine che si avvicina più alla televisione che al cinema, soprattutto per film girati in interni con luci al neon. Poi quando vai a comprimere un trailer di due minuti è chiaro che questa asetticità di colori e luci appare molto evidente. Quando lo vedrai sul grande schermo si nota molto meno. Con il tempo si riuscirà a dare al digitale quel respiro che ha in più la pellicola. Federico fa parte della galleria di quei suoi personaggi non completamente positivi, come il Gepy Fuxas di Perdiamoci di vista? Andando avanti nel tempo cerco di non andare sempre verso lo stesso personaggio, o di dargli sfumature diverse. Questo è un personaggi superficiale: non è cattivo, si è solo distratto per molti anni, non si è reso conto del grande ruolo che aveva. Io conosco tanti miei amici che si sono comportati un po’ così. Ma prima o poi arriverà a fare un vero cattivo?
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Prima o poi ci arriverò. Dipende dai soggetti che andrò ad affrontare. Ma lo farò sempre nei film diretti da me e con l’ironia giusta. Ho presentato, per un progetto di beneficienza, I mostri di Dino Risi, e mi sono reso conto di come si può far ridere sottolineando la cattiveria e a miseria umana con l’episodio in cui Ugo Tognazzi insegna al figlio tutte le paraculate, le cose sbagliate della vita. O con il cinismo di Gassman: su quelle strade là c’è da lavorare e prima o poi mi arriverà il soggetto in cui potrò affrontare un personaggio simile, una specie di Fuxas del primo tempo di Perdiamoci di vista. Nel suo cinema si è spostato spesso verso un cinema più internazionale, come in Maledetto il giorno che ti ho incontrato, o L’amore è eterno finchè dura… È una strada che un autore serio per forza di cose a un certo punto deve prendere. Io ho iniziato con il virtuosismo, interpretando tanti personaggi, ho avuto successo con Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone, ci sono tornato con Viaggi di nozze. Poi è chiaro che con il passare degli anni si trasforma il tuo viso, la tua maschera. Cominci a vedere le cose in maniera diversa, dai più spazio
alla coralità e al soggetto del film che non all’assolo. A un certo punto senti la necessità – l’ho sentita già nell’88 con Compagni di scuola – di metterti in mezzo agli altri, di esaltarli, di delegare la risata a chi ha le carte in regola. È una scelta naturale, una forma di umiltà, di lucidità. All’inizio mi sparavo la macchina addosso, ma ho sempre avuto rispetto dei miei comprimari. Pensiamo a Un sacco bello e a Mario Brega, o alla compagna del figlio dei fiori, tutti quei caratteristi che oggi non esistono più io ho sempre cercato di esaltarli. Come ho fatto con le mie attrici. A proposito, Sorrentino ne La grande bellezza l’ha valorizzata al massimo come attore. Qual è il segreto del film? È stato commesso un errore, è stato definito il racconto di una Roma post-felliniana. Il film non è Roma. Roma è la scenografia. Il film va ben oltre: non ci sono i romani, il film è vuoto, racconta la miseria, il disastro, l’essere sperduti in questo momento privo di etica, di ideali, sottolineato attraverso la nostalgia dei tempi passati, epoche con degli ideali, di cui quei monumenti sono un segno. È un grande cimitero monumentale dove si aggirano personaggi che si scontrano
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l’uno con l’altro, in una noia che è la morte dell’intelletto, delle passioni, degli ideali. È un film disperato, malinconico, e la “grande bellezza” è la giovinezza. Io credo che Paolo mi abbia dato un personaggio meno cinico rispetto alle belve che ci sono nel film. In anni come questi, due mitomani come il Sergio Benvenuti/Manuel Fantoni di Borotalco e l’Armando Feroci di Gallo cedrone come vivrebbero? Sergio Benvenuti era un personaggio anche timido, che trovava il coraggio di disegnarsi una personalità imitando un altro personaggio. Ma con un fondo di impaccio. Gallo Cedrone è il trionfo della mitomania: quel film, che fu capito fino a un certo punto, se oggi lo rivedi è un po’ sgangherato, ma estremamente efficace: è la storia di un uomo che si ricicla continuamente, paraculo, superficiale, che fa tremila lavori, è un miserabile che alla fine riesce ad avere un palco elettorale e ad avere un seguito. È un mitomane che si autoconvince di essere il figlio segreto di Elvis Presley. È un cazzaro. Ma sai quanti ce ne abbiamo oggi? È un mondo che vive nella mitomania. Ma è perché la gente non ha una personalità
definita, e questo li porta ad esagerare, a mettere delle maschere patetiche. Gallo cedrone sembra anticipare molte cose che succedono adesso… Ha anticipato molte cose, come questa forma di mitomania, di bipolarità del personaggio che continua a sussistere. Guardiamo a quanti politici parlano in un certo modo in tv, e quando saltano fuori delle intercettazioni parlano come scaricatori di porto. Qual è quello vero? Quello dell’intercettazione, purtroppo… In alcuni suoi film ci sono dei momenti scoppiettanti, scariche di battute senza fiato. Come nascono in fase di scrittura? Dipende dal film. Questo film ad esempio non parte in maniera scoppiettante, ma in maniera molto dolente, e prende quota dopo. Ci sono film in cui ho sempre pensato a come sarebbero iniziati, ma non come sarebbero finiti. Troppo forte l’ho pensato così, senza sapere lo sviluppo della storia, con quella partita a flipper come un amplesso. Ma che colpa abbiamo noi ha un inizio straordinario, con l’analista che muore. Poi ultimamente prende più posto il
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racconto, non mi faccio il problema di come inizia il film. Ma la battuta “avevo una storia con una de Brescia, ‘na mezza sposata” come nasce? C’era un mio amico, un mitomane, che mi diceva sempre “c’ho ‘na storia con una de Verona, de Mantova”, così non potevo verificare. “Ma chi è?”, chiedevo. “‘na mezza sposata, una che c’ha ‘na situazione strana con uno” mi rispondeva. Cose che vogliono dire tutto e niente, sono cose che prendo dalla realtà e me le appunto dentro. È dire una cosa non verificabile, che forse non è neanche vera. Christian De Sica ha detto che farebbe Sanremo con lei… Lui lo farebbe benissimo, io non lo saprei fare, non me la sento. Si può pensare un giorno a un film insieme, tipo quelli con Jack Lemmon e Walter Matthau. Ma film così non si scrivono in quattro e quattr’otto.
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INTERVISTA
ROLAND EMMERICH
SOTTO ASSEDIO
Roland Emmerich sul set
IN DVD E BLU-RAY
INTERVISTA A ROLAND EMMERICH Com’è far saltare in aria la Casa Bianca sul grande schermo? Nel film Independence Day, lo scopo era proprio vedere lo shock delle persone nel vederla esplodere. In The Day After Tomorrow, era parte integrante della storia. Anche in 2012, gran parte della storia era ambientata alla Casa Bianca. Comunque in genere non pensi affatto a non distruggerla perchè poi magari pensi che la gente ti possa chiedere: “Perchè l’ha fatto, c’è un significato particolare dietro a questa azione?”. Ad ogni modo sapevo che dopo questo film mi avrebbero chiesto: “Un’altra volta la Casa Bianca?”, ma il fatto è che il copione, la sceneggiatura erano dannatamente buoni. Come lo erano anche i personaggi e la relazione tra Cale e il Presidente. Hai sempre avuto in mente Jamie Foxx per il ruolo del Presidente? Secondo il copione, il ruolo era per un Afro-Americano, e ci sono solo tre o quattro attori di quell’età che avrebbero potuto interpretarlo: Will Smith, Denzel Washington e Jamie Foxx.
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ROLAND EMMERICH
L’hai in qualche modo incaraggiato a prendere come modello di riferimento Obama? Secondo Jamie tutti avrebbero detto che il suo personaggio era Obama anche se in realtà non è affatto vero. Però fidatevi, ne sarebbe stato senz’altro capace. Ha recitato solo il ruolo di un politico con il suo lato pubblico e quello privato. Un perosnaggio dalle mille sfaccettature, ed è stato bravissimo. Come è stato ricreare la Casa Bianca? Hai dovuto cambiare qualcosa ai fini del copione? In passato abbiamo sempre usato un modello unico per la replica della Casa Bianca, ma lo studio ovale è differente per ogni Presidente. Sono stato già abbastanza fortunato ad aver avuto l’occasione di fare un tour privato dell’Ala Ovest, e non mi è piaciuto cosa ho visto (ride). Ho pensato:” Oh mio Dio…i divani sembravano quelli di Ikea, così abbiamo cercato di renderli di buon gusto”. Alcune parti le abbiamo costruite volutamente più grandi per permettere più libertà di movimento… era la cosa migliore
da fare visto che usavo una Steadicam e quindi dovevo muovermi intorno agli attori. Dopo aver diretto Anonymous, dramma in costume, fare un film con un grande budget è stato un po’ un ritorno alle origini? Niente affatto. Mi è piaciuto tantissimo girare Anonymous come mi è piaciuto molto anche girare Sotto Assedio. Con Anonymous ho imparato a riprendere spazi chiusi, perchè gran parte del film era ambientato all’interno, quindi ho preso confidenza con questo tipo di riprese ed ho scoperto delle lenti che adoro. Sono delle lenti per obiettivi da 15 a 40 mm e potresti girarci un intero film. Quindi da regista, continui ad imparare ancora oggi? Imparo qualcosa continuamente. Continuo a studiare e ad imparare ad ogni film. Così come studio e analizzo altri film. Che tipo di film o registi studi? Tutti i grandi registi del mondo. Ho imparato molto da Steven Spielberg, lo devo ammettere. Le sue prime opere sono assolutamente tra i miei film preferiti. Ho imparato molto anche da Coppola. È un genio. E poi Scorsese… da lui ho imparato tantissimo su come muovere la camera, o in certi casi, non muoverla affatto. Continuo ad imparare ogni giorno. La Casa Bianca, quest’anno, era già stata buttata giù nel film Attacco al potere, perchè per Hollywood era necessario fare un secondo film con questa idea? Se avessi saputo dell’altro film, non avrei girato il mio, perchè mi piace fare cose originali. Ma avevo già messo insieme il cast, avevo una grande sceneggiatura ed eravamo tutti entusiasti di iniziare a lavorare al progetto. Così alla fine mi sono detto “non importa”. Il nostro film ha un budget più alto quindi ero sicuro che sarebbe piaciuto e che sarebbe stato migliore. Ammetto che sulla carta, avere due film del genere in uscita lo stesso anno non sia l’ideale, ma comunque rimangono due film differenti l’uno dall’altro.
INTERVISTA
Nella vita reale, esiste qualche calamità naturale, qualche fenomeno, qualcosa in generale che ti terrorizza? Si certo. Sono un vero e proprio fifone a dir la verità. Quando salgo su un aereo, la prima cosa che penso è “Questo aereo precipiterà”. Ad ogni piccolo rumore urlo “Assistente di volooo”. Cosa ti piace del tuo lavoro da regista? Il mio, è il lavoro più bello del mondo. È come se mi pagassero per giocare. E posso spendere denaro per tante cose stravaganti. Ad esempio, ho fatto costruire 3 limousine per la scena d’inseguimento. Delle limousine presidenziali, full-optional: roba da 300.000 dollari a macchina. Perchè i dettagli per questo film sono important? Credo sia definibile come “artigianato”. Sono orgoglioso di potermi definire un buon artigiano. È il mio lato Tedesco che emerge. È questa la mia visione. La cosa più interessante è che – e questa cosa l’ho imparata da Kurt Russell – non saremo mai pienamente soddisfatti dei nostril lavori, dei nostril film. Quindi è meglio divertirsi mentre si lavora, almeno se ne trae qualcosa di positivo. Quello che poi vedremo nei nostril film, quello di cui ci renderemo subito conto, saranno solo gli errori.
DISPONIBILE DAL 22 GENNAIO
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OSCAR 2014
NOMINATION
HERE ARE THE NOMINEES È LA DICITURA CHE ANNUNCIA LE NOMINATION ALL’OSCAR. TRA LE QUALI CI SARÀ LA GRANDE BELLEZZA DI PAOLO SORRENTINO, CANDIDATO COME MIGLIOR FILM STRANIERO. PER IL MIGLIOR FILM SE LA VEDRANNO AMERICAN HUSTLE, GRAVITY, 12 ANNI SCHIAVO, DALLAS BUYERS CLUB, NEBRASKA, CAPTAIN PHILLIPS, THE WOLF OF WALL STREET, HER E PHILOMENA. di MAURIZIO ERMISINO
LA NOTIZIA che volevamo
sentire è arrivata: La grande bellezza di Paolo Sorrentino è entrato nella cinquina dei nominati per il miglior film straniero. Per la prima volta dal 2006 (La bestia nel cuore), un film italiano arriva a battersi per l’Oscar. Sarà un’edizione nel segno di American Hustle e Gravity, 10 nomination a testa, che precedono 12 anni schiavo (9), Dallas Buyers Club, Nebraska e Captain Phillips (6), The Wolf Of Wall Street ed Her (5) e Philomena (4). È una dura lotta: vinceranno le strepitose macchine da cinema di David O. Russell (American Hustle) e di un Martin Scorsese all’ennesima potenza (The Wolf Of Wall Street), o il duro e
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politico film antischiavista di Steve McQueen, 12 anni schiavo? Leonardo Di Caprio, eccezionale nel film di Scorsese, riuscirà a vincere il primo, meritato Oscar, o vinceranno la sofferenza fisica di McCounaghey in Dallas Buyers Club, il trasformismo di Christian Bale (American Hustle), la grinta di Chiwetel Ejiofor (12 anni schiavo) o l’outsider Bruce Dern (Nebraska)? E Amy Adams, di cui ci siamo innamorati in American Hustle, alzerà la statuetta, superando quattro mostri sacri come Cate Blanchett (Blue Jasmine), Judi Dench (Philomena), Meryl Streep (I segreti di Osage County) e Sandra Bullock (Gravity)? E ancora, Bradley Cooper e Jennifer Lawrence saranno i migliori attori non protagonisti,
secondo una formula che manda quasi tutti gli attori di Russell all’Oscar? La sfida è durissima: tra gli uomini c’è il Jared Leto di Dallas Buyers Club, il perfido Michael Fassbender di 12 anni schiavo, il delirante Jonah Hill del film di Scorsese e Barkhad Abdi di Captain Phillips, mentre tra le ragazze ci sono Sally Hawkins, Lupita Nyongo, June Squibb e Julia Roberts. Da notare anche, prima volta da anni, l’assenza della Pixar tra i film d’animazione (sono Frozen, The Croods, The Wind Rises di Miyazaki, Cattivissimo Me 2 ed Ernest & Celestine) e la presenza degli U2, nominati per la miglior canzone con Ordinary Love per Long Walk To Freedom, il film su Nelson Mandela.
OSCAR 2014
NOMINATION
The Wolf of Wall Street
La Grande Bellezza
LE NOMINATION Miglior film 12 anni schiavo Gravity American Hustle Captain Phillips The Wolf of Wall Street Nebraska Dallas Buyers Club Her Philomena Miglior attore protagonista Christian Bale – American Hustle Bruce Dern – Nebraska Leonardo DiCaprio – The Wolf of Wall Street Chiwetel Ejiofor – 12 anni schiavo Matthew McConaughey – Dallas Buyers Club Miglior attrice protagonista Amy Adams – American Hustle Cate Blanchett – Blue Jasmine Sandra Bullock – Gravity Judi Dench – Philomena Meryl Streep – I segreti di Osage County Miglior attore non protagonista Barkhad Abdi – Captain Phillips Bradley Cooper – American Hustle Michael Fassbender – 12 anni schiavo Jonah Hill – The Wolf of Wall Street Jared Leto – Dallas Buyers Club Miglior attrice non protagonista Sally Hawkins – Blue Jasmine Jennifer Lawrence – American Hustle Lupita Nyong’o – 12 anni schiavo Julia Roberts – I segreti di Osage County June Squibb – Nebraska Miglior regia American Hustle – David O. Russell Gravity – Alfonso Cuarón Nebraska – Alexander Payne 12 anni schiavo – Steve McQueen The Wolf of Wall Street – Martin Scorsese
Miglior film straniero The Broken Circle Breakdown La Grande Bellezza The Hunt – Il sospetto The Missing Picture Omar
Miglior sonoro All Is Lost Captain Phillips Gravity Lo Hobbit – La desolazione di Smaug Lone Survivor
Miglior sceneggiatura originale American Hustle Blue Jasmine Dallas Buyers Club Her Nebraska
Miglior montaggio sonoro Captain Phillips Gravity Lo Hobbit – La desolazione di Smaug Inside Llewyn Davis Lone Survivor
Miglior sceneggiatura non originale Before Midnight Captain Phillips Philomena 12 anni schiavo The Wolf of Wall Street
Miglior colonna sonora Storia di una ladra di libri Gravity Her Philomena Saving Mr. Banks
Miglior film d’animazione The Croods Cattivissimo me 2 Ernest & Celestine Frozen The Wind Rises
Miglior canzone originale “Alone Yet Not Alone” da Alone yet not alone, di Bruce Broughton “Happy” da Cattivissimo me 2, di Pharrell Williams “Let it Go” da Frozen, di Kristen AndersonLopez e Robert Lopez “The Moon Song” da Her, di Karen O “Ordinary Love” da Mandela, degli U2
Miglior scenografia American Hustle Gravity Il grande Gatsby Her 12 anni schiavo Miglior fotografia The Grandmaster Gravity Inside Llewyn Davis Nebraska Prisoners
Migliori costumi American Hustle The Grandmaster Il grande Gatsby The Invisible Woman 12 anni schiavo Migliori effetti speciali Gravity Lo Hobbit – La desolazione di Smaug Iron Man 3 The Lone Ranger Star Trek Into Darkness
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FESTIVAL
BERLINO 2014
The Grand Budapest Hotel, il poster del film
BERLINALE 2014: APRE GRAND BUDAPEST HOTEL DI WES ANDERSON
di ANDREA GIORDANO
LA BERLINALE
, in programma quest’anno dal 6 al 16 febbraio, propone una 64esima edizione, che già, titoli alla mano, si conferma come la prima vera piattaforma importante, sia per pubblico che per addetti ai lavori. Si partirà con un titolo fra i più attesi, Grand Budapest Hotel , firmato dal genio Wes Anderson, che aprirà ufficialmente le danze, portando al Festival quasi tutti gli interpreti, da Bill Murray a Tilda Swinton, da Edward Norton a Ralph Fiennes. Un inizio pirotecnico che proseguirà simbolicamente per tutto il periodo grazie ad anteprime importanti, tra cui quella di The Monuments Men, ultimo lavoro di George
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Clooney, con Matt Damon, per lo scandaloso Nymphomaniac vol. 1 di Lars Von Trier (grande colpo del direttore artistico) e la premiere tedesca di American Hustle (Berlinale Special) con tutto il cast presente, da Christian Bale a Jennifer Lawrence. Ad attirare l’attenzione saranno ovviamente però le sezioni, a partire dalla Competizione, che sarà quella che assegnerà i premi più prestigiosi, tra cui l’Orso d’Oro di miglior film. Il produttore americano James Schamus insieme alla collega Barbara Broccoli presiederà la giuria formata dall’attrice Greta Gerwig, nuovo volto icona del cinema indipendente americano grazie a Frances Ha, dal regista francese Michel Gondry, da
Tony Leung, uno degli attori cinesi tra più rappresentativi, fino a Christoph Waltz. Saranno loro a giudicare un concorso forse meno ricco rispetto agli altri anni, ma sicuramente più orientato a scoprire nuovi autori e soprattutto cinematografie più trasversali. Ci sarà molta Asia (Cina e Giappone) e Sudamerica, con Brasile e Argentina, con una presenza americana ed europea ben distribuita. Tra i titoli da tenere d’occhio spiccano sicuramente Boyhood di Richard Linklater con Ethan Hawke, In Order of Disappearance, con Bruno Ganz e Stellan Skarsgard, La Bella e la bestia (fuori concorso) con Vincent Cassel e Léa Seydoux e Two Men in Town del franco-
BERLINO 2014
FESTIVAL
The Monuments Men
James Schamus
algerino Rachid Bouchareb con Forest Whitaker ed Harvey Keitel. Grande interesse rappresenteranno le cosiddette sezioni collaterali, ma sempre piene di spunti e riflessioni, come quella di “Panorama” (36 pellicole provenienti da tutto il mondo) che vedrà in apertura il film vietnamita Nu’ó’c del regista Nghiêm-Minh Nguyēn-Vō, e una delle poche presenze italiane presenti qui, con l’ultima fatica di Edoardo Winspeare, In Grazia di Dio. La sezione di “Panorama Special” si aprirà invece con il biopic su Yves Saint Laurent di Jali Lespert.
Barbara Broccoli
Molto stimolanti saranno anche quelle di Forum e Generation (qui l’altro italiano, Fabio Mollo con Il sud è niente), con lo sguardo puntato sui nuovi talenti (Berlinale Shorts) e sul mercato di distribuzione e vendita, uno dei più importanti insieme a quello di Cannes. L’Orso d’Oro alla carriera sarà invece attribuito al regista inglese Ken Loach, a cui sarà dedicata una parziale retrospettiva di 10 titoli. Grande emozione programmata per il 9 febbraio, giorno in cui andrà in scena già da uno degli appuntamenti forse più suggestivi, grazie alla proiezione restaurata
Nymphomaniac vol. 1 del capolavoro di Robert Wiene, Il Gabinetto del Dott. Caligari, presso la Filarmonica di Berlino. La magia del cinema è pronta per tornare in scena.
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SPECIALE
HORROR CHANNEL
BRITISH HORROR SU HORROR CHANNEL di FRANCESCO LOMUSCIO
La patria di Jack lo squartatore, nonché di volti noti della celluloide come Christopher Lee e Peter Cushing, ovvero il conte succhiasangue Dracula e il suo acerrimo nemico Van Helsing nei titoli targati Hammer. In che modo poteva sfuggire a Horror Channel (canale 134 di Sky) una nazione come la Gran Bretagna, da sempre attenta a tutto ciò che si muove nelle tenebre ed alle creature pronte a spaventare (e non solo) qualsiasi inglese che capiti sul loro cammino? Non a caso, è proprio sull’horror cinematografico di matrice britannica che si focalizza questo mese il canale dedicato al genere horror, a cominciare da Nero criminale – Le belve sono tra noi che, datato 1974, porta la firma dello specialista in metafore sociali Pete Walker. Ne sono protagoniste due sorelle molto diverse tra loro, in quanto l’una dolce e dedita ai genitori di mezza età, ai quali porta spesso strani pacchetti, l’altra ribelle disadattata; man mano che fa la sua entrata in scena anche uno psichiatra e che, in un avvolgente clima di mistero, si scopre che è
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una passata – forse mai conclusa – storia di cannibalismo a ruotare attorno alla stramba famiglia. Ma, al di là di questo cult del genere, rientrano tutte e tre nella produzione del XXI secolo le altre pellicole in programma, a partire da Isolation – La fattoria del terrore, diretto nel 2005 da Billy O’Brien e la cui frase di lancio è “Nella campagna irlandese, nessuno può sentirti urlare”. Perché, come il titolo stesso lascia intuire, il luogo d’ambientazione altro non è che una fattoria il cui proprietario, per ovviare alle magre finanze, accetta di ospitare in essa un laboratorio biotecnologico impegnato nella sperimentazione di test riguardanti la fertilità del bestiame... con conseguente mutazione che arriva a colpire i bovini, generando feti mutanti in grado di infettare in breve tempo sia quadrupedi che bipedi. Monsters di Gareth Edwards, invece, del 2010, dopo averci messi al corrente del fatto che una sonda artificiale – inaspettato habitat di microrganismi alieni – si è schiantata al confine tra Stati Uniti e Messico, mostra l’esercito impegnato a fronteggiare i giganteschi extraterrestri
dalla forma di polipo, per poi concentrarsi sul viaggio di un reporter e della figlia del proprietario del giornale per cui lavora verso la zona posta in quarantena dai militari. Infatti, non ci troviamo dinanzi all’ennesimo lungometraggio fantascientifico tutto azione ed effetti visivi, bensì davanti a un elaborato principalmente costruito sull’attesa e caratterizzato da un evidente messaggio antirazzista. E si conclude con Little deaths, realizzato l’anno successivo da Sean Hogan, Andrew Parkinson e Simon Rumley e strutturato in tre episodi riguardanti morte e sesso. Una senzatetto che porta una brutta sorpresa in casa di una coppia perversa, una ex tossica alle prese con un oscuro farmaco e un marito umiliato da una moglie mistress ma timorosa dei cani sono gli ingredienti della trilogia. Avete preparato le dita mozzate da
HORROR CHANNEL
SPECIALE
Nero Criminale – Le belve sono tra noi: Ven. 07 Febbraio, ore 22:45 Isolation – La fattoria del terrore: Ven 14 febbraio, ore 22:45 Monsters: Ven. 21 febbraio, ore 22:45 Little Deaths: Ven. 28 Febbraio, ore 22:45
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HORROR CHANNEL
di FRANCESCO LOMUSCIO
OSSESSIONI MATERNE
SPECIALE
Partiamo dalla figura di Claudia, donna sola e disperata che, con le fattezze di Emma Vilarasau, è fermamente consapevole del fatto che la figlia sia morta da cinque anni... almeno fino al giorno in cui riceve una telefonata da quella che sembrerebbe essere proprio la bambina, la quale, dall’altro capo del filo, le dice: “Mamma sono io, vieni a cercarmi”. È da qui che, tratto da un romanzo di Ramsey Campbell, prende il via Nameless – Entità nascosta, thriller datato 1999 e conquistatore di diversi premi in giro per il mondo che, evolvendosi con l’entrata in scena di un poliziotto e di una giornalista impegnati a supportare la
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protagonista nelle sue ricerche finalizzate a capire cosa stia accadendo, ha posto all’attenzione del pubblico il nome dello spagnolo Jaume Balagueró, in seguito autore di Darkness e artefice, al fianco del connazionale Paco Plaza, della saga zombesca [Rec]. Lo stesso Paco Plaza cui dobbiamo il Second name che, realizzato tre anni dopo e tratto anch’esso da un’opera letteraria di Campbell, rientra insieme al film di Balagueró nel quartetto di titoli scelti da Horror Channel (canale 134 di Sky) per affrontare la tematica dell’ossessione materna nel mese di febbraio. In questo caso, infatti, immersa in un tanto cupo quanto avvolgente clima di mistero, troviiamo la venticinquenne Daniella alias Erica Prior, interessata a ricostruire gli ultimi giorni di vita del padre morto suicida; arrivando a scoprire non solo che non era affatto la persona buona e altruista che conosceva, ma
anche e soprattutto che era un uomo crudele e pericoloso, legato ad un gruppo di fanatici religiosi che, interpretando liberamente le Sacre Scritture, sacrificano i loro primogeniti. E, rimanendo sempre in ambito di orrori da schermo di matrice iberica, ma sotto la regia dell’Álex de la Iglesia cui dobbiamo, tra gli altri, Ballata dell’odio e dell’amore e il Las brujas de Zugarramurdi, l’emittente propone La stanza del bambino, lungometraggio del 2006 facente parte della serie televisiva Film per non dormire (la risposta alla paella all’americana Masters of horror) e riguardante strani fenomeni e fantasmagoriche apparizioni atti a tormentare una coppia che ha appena avuto un figlio. Sicuramente, l’elaborato maggiormente tendente all’horror tra quelli inclusi nel poker ad alta tensione, culminante con il Maternal obsession – anche conosciuto come Her only child – firmato nel
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2008 dal veterano del tubo catodico Douglas Jackson, il cui lungo curriculum comprende il tv movie Fantasmi dal passato con Alexandra Paul e alcuni episodi di Ai confini della realtà. Stavolta, la vicenda ruota attorno a una trentunenne tornata in casa della madre malata e che decide di andare a convivere con l’uomo di cui si innamora; senza aver fatto i conti, però, con la tutt’altro che propensa genitrice. Insomma, prima di andare a dormire, assicuratevi di aver chiuso bene la porta della vostra stanza, perché spettri e licantropi potrebbero essere le ultime creature di cui avere ancora paura... in famiglia!
SPECIALE
Maternal Obsession: 19 Febbraio, ore 21:00 Second Name: 19 Febbraio, ore 22:45 Nameless – Entità nascosta: 20 Febbraio, ore 00:30 La stanza del bambino: 20 Febbraio, ore 02:10
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SERIE TV
IL XIII APOSTOLO 2
Claudio Gioè e Yorgo Voyagis
I MISTERI DI PADRE GABRIEL TORNANO IN TV
Claudia Pandolfi
di VALERIA GUIDOTTI
TRA LE SERIE televisive più
amate, Il XIII Apostolo si distingue per l’originalità della sua trama e per l’approccio al paranormale, ambiti che da sempre suscitano curiosità nel pubblico e che vengono trattati attraverso le avvincenti indagini di Padre Gabriel Antinori (Claudio Gioè) e della psicologa Claudia Munari (Claudia Pandolfi). Lo stesso Gabriel possiede un potere straordinario che egli fatica a comprendere e a gestire, manifestatosi nel corso delle puntate. Dal 20 gennaio su Canale 5 è in onda la seconda serie, ricca di sorprese e di colpi di scena. Alla fine della scorsa stagione, Gabriel ha scoperto la terribile verità sulla sua origine e l’oscura profezia del Candelaio, ma è convinto di
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poter controllare il proprio destino e farà di tutto per contrastare i piani di Serventi. Tuttavia dentro Gabriel si cela qualcosa di oscuro: il sacerdote ha scoperto di avere un dono che gli dà la possibilità di salvare delle vite, ma questo potere sta anche logorando la sua anima. Inoltre Gabriel è tormentato per aver rinunciato a Claudia, dopo averle rivelato il suo amore impossibile. Dal canto suo, Claudia cerca di dimenticare i suoi sentimenti per Gabriel e cambiare vita. Ma quando viene uccisa Nadja, una donna dai poteri paranormali che Gabriel e Claudia hanno aiutato nella scorsa stagione, i due si troveranno di nuovo a collaborare. Una produzione che si conferma all’altezza dei più alti standard produttivi internazionali. Per realizzare la nuova serie, sono stati
necessari più di sei mesi di preparazione (con storyboard, test personaggi in 3D e soluzioni in compositing), 32 settimane di riprese sul set e oltre duecento giorni di post produzione per realizzare gli effetti speciali, con oltre 1400 inquadrature per un totale di 4,5 milioni di fotogrammi trattati. Si tratta di un tipo di lavorazione che per ampiezza e complessità rende gli effetti speciali della serie paragonabili a quelli del cinema americano. Il XIII Apostolo 2 vanta un ottimo cast di cui, oltre ai protagonisti Claudio Gioè e Claudia Pandolfi, fanno parte Stefano Pesce (nel ruolo di Isaia Morganti, il confratello di Gabriel membro del direttorio della Congregazione della Verità), Yorgo Voyagis (Padre Alonso) e Tommaso Ragno (Serventi). La regia è di Alexis Sweet.
IL XIII APOSTOLO 2
SERIE TV
Claudio Gioè e Claudia Pandolfi
“HO UNA MOTO, COME PADRE GABRIEL…”
INTERVISTA A CLAUDIO GIOÈ di VALERIA GUIDOTTI È un attore tosto, Claudio Gioè. Al cinema lo abbiamo visto ne I cento passi di Marco Tullio Giordana e di recente in La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco Diliberto, a teatro è stato Caligola in Caligola Night Live, in televisione ha interpretato Totò Riina ne Il capo dei capi, il sostituto procuratore Antonio Ingroia in Paolo Borsellino e il vice questore Ivan Di Meo in Squadra antimafia – Palermo oggi. Ne Il XIII Apostolo è padre Gabriel Antinori, un sacerdote coraggioso alla ricerca della verità che vive un profondo dissidio interiore, un ruolo che gli ha dato grande popolarità. Nella seconda serie de Il XIII Apostolo come si evolve il suo personaggio? Nella prima serie abbiamo lasciato padre Gabriel che comprende di avere un dono particolare: quello di riportare indietro le anime nel momento del trapasso. Inoltre scopre di far parte di una profezia, e tutto questo lo sconvolge. Nella seconda serie lo ritroviamo mentre cerca di capire quale sia la profezia che lo riguarda, e che cosa è chiamato a fare dalla setta del Candelaio.
Quali sono gli elementi più interessanti della personalità di padre Gabriel? Sicuramente l’aspetto indagatore sui fenomeni che sfuggono alla razionalità. È un sacerdote pieno di dubbi, che affronterà nel corso della vicenda e che saranno il motivo conduttore di questa nuova stagione. Cosa ci può dire del rapporto tra Gabriel e la dott.ssa Munari? I due si incontreranno ancora e dovranno fare i conti con l’attrazione che c’è tra loro, con un sentimento molto forte che avrà un notevole sviluppo. È incuriosito dal mistero e dal paranormale? Non è un argomento che mi affascina più di tanto. In quali luoghi è stata girata la serie? Principalmente a Roma, ma anche nei dintorni della Capitale. Come è stata l’interazione con Claudia Pandolfi e gli altri attori della serie? Ottima. Sul set c’era un clima sereno e disteso, sia pur nella fatica di realizzare molte scene complesse, cariche di suspence e di tensione. Quali sono stati, a suo avviso, gli elementi di successo della prima serie? La novità del tema trattato e anche la
modalità con cui abbiamo provato a raccontarlo, cercando di renderlo il più accattivante possibile. Padre Gabriel è un personaggio in perenne movimento, sempre a cavallo della sua moto: anche lei è un tipo dinamico? (Ride) Anch’io ho una moto, sì… ma non so se questo possa bastare per definirmi ‘dinamico’! Diciamo che mi muovo abbastanza. Oltre al cinema e al teatro, quali sono le sue passioni? Il cinema e il teatro mi assorbono completamente, mi piace dedicare tutto me stesso a questo lavoro. Nella sua carriera ha interpretato molti ruoli, qual è stato il più complesso e perché? Padre Gabriel mi ha messo di fronte ad un tipo di recitazione di genere molto forte, con un tema così particolare come il paranormale… Credo che il ruolo più complesso sia proprio questo, e il fatto che sia stato apprezzato mi fa molto piacere. A quale progetto sta lavorando ora? Sto girando un thriller diretto da Eros Puglielli intitolato Il bosco, con Giulia Michelini e Andrea Sartoretti.
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NOVITÀ
© Bruno Rukauer
SERIE TV
I SEGRETI DI BORGO LARICI
PASSIONI, INTRIGHI E LOTTA DI CLASSE È UNA BELLA
scommessa I segreti di Borgo Larici, nuova serie televisiva – in onda dal 22 gennaio su Canale 5 – che richiama gli sceneggiati della nostra migliore tradizione. Un notevole sforzo produttivo per un prodotto di qualità, con attori ben calati nel loro ruolo e una sceneggiatura interessante. La storia, ideata da Raffaello Monteverde, Stefano Piani e Alberto Ostini, è ambientata negli anni ’20. I Sormani, ricchi imprenditori del settore tessile, hanno fatto costruire nei pressi del loro opificio un villaggio sociale, Borgo Larici (tra la fine dell’Ottocento e i
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primi anni del Novecento furono costruiti diversi villaggi operai in Europa, come espressione della filosofia predominante tra gli industriali ‘illuminati’ nei riguardi dei loro dipendenti, un notevole esempio rimasto ai nostri giorni è Crespi d’Adda in provincia di Bergamo, entrato a far parte del Patrimonio Unesco). Francesco (interpretato da Giulio Berruti), il primogenito di Giulio Sormani (Simone Colombari), invece di seguire le orme paterne e lavorare nell’azienda di famiglia come il fratello Ludovico (Davide Iacopini), fa il pilota d’automobili. Affascinante e
di VALERIA GUIDOTTI
carismatico, è un impenitente dongiovanni fino a quando non incontra la maestra Anita Sclavi (Serena Iansiti), proveniente da una famiglia di operai. Un amore messo a dura prova dalle convenzioni sociali e dall’assassinio di Giulio Sormani. L’omicidio si ripercuote sulla vita dei due innamorati e getta un’ombra sui Sormani, fino a quel momento ritenuti irreprensibili e un modello da seguire. In realtà, dietro la facciata della famiglia si celano segreti, odi mai sopiti e profonde gelosie, mentre due mondi – quello dei padroni e quello degli operai – entrano
NOVITÀ
SERIE TV
Daniela Virgilio, Nathalie Rapti Gomez e Simone Colombari in rotta di collisione, complici anche i tumulti che stanno avvenendo nel resto del Paese. Francesco ed Anita dovranno superare molte difficoltà, intraprenderanno una coraggiosa lotta per l’affermazione dei diritti civili e sociali, e scopriranno i segreti che stanno dietro alla morte di Sormani, alla ricerca di una verità che alcuni non vorrebbero mai vedere affiorare. Una verità che vedrà la luce il 28 ottobre 1922, il giorno della Marcia su Roma… Il regista Alessandro Capone racconta di essere rimasto subito colpito dal progetto: “I personaggi, l’ambientazione, il periodo, gli intrecci familiari, il mistery… Mi riportò a quelle sensazioni, a quei ricordi di quando ero bambino, quando gli sceneggiati in bianco e nero proponevano romanzi classici ed epopee… La nostra televisione ha sempre avuto una grande tradizione in questo senso e quindi trovarmi a leggere una storia di questo genere mi ha fatto ritrovare un entusiasmo quasi infantile per affrontare quella che si delineava come una sfida”. Del cast de I segreti di Borgo Larici fanno parte, tra gli altri, Daniela Virgilio (Sofia Ghelfi Sormani), Nathalie Rapti Gomez (Claudia Beltrami), Marco Falaguasta (‘Rico’ Bastiani), Massimo Wertmüller (Don Costante) e Nicola Pistoia (Fausto Ferraris).
Serena Iansiti
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SPOILER WARNING
GUILTY
SHERLOCK
RITORNA UNA TRA LE SERIE TV PIÙ BELLE DELL’ULTIMO DECENNIO
SERIE TV
di CARLO LANNA #SherlockLives. Con questo hashtag lo scorso dicembre, è iniziata la campagna promozionale della terza stagione di Sherlock, serie tv di successo trasmessa in Inghilterra sulla rete BBC e qui in Italia sia sulla piattaforma Mediaset Premium che su Italia uno. Una produzione televisiva che non ha bisogno di presentazioni, perché dopo una manciata di minuti si rimane sedotti dal fascino di Sherlock. Tutto questo è dovuto: non solo alla grande tradizione letteraria che Sir Arthur Conan Doyle ha lasciato in eredità, ma anche alla bravura di Steven Moffat e Mark Gatiss che hanno costruito un ottimo pilastro narrativo e ai magnetici Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. Entrambi gli attori ora all’apice del successo, tanto da comparire anche nell’universo cinematografico, sono l’anima della serie tv. Il primo è un brillante ed anticonvenzionale Sherlock Holmes, il secondo è un simpaticissimo e un po’ emotivo dottor Watson. La terza stagione, per il momento ancora
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inedita in Italia (quindi occhio agli spoiler), riprende il filo del discorso due anni dopo la morte apparente di Sherlock. Dopo la sconfitta di Moriarty, l’indagatore ha inscenato la sua morte per prendere parte ad un’indagine super segreta e poter debellare i pezzi delle puzzle che il villain di turno aveva disseminato in giro per il mondo. Mentre Watson si è rifatto una vita ed è in procinto di sposarsi, Sherlock ritorna prepotentemente nella vita del compagno/amico. Senza star qui a svelarvi altri particolari della vicenda, possiamo anticipare però che il terzo capitolo delle avventure moderne di Sherlock e Watson, è ancora più emozione e divertente del precedente. Dopo uno iato di quasi due anni, Sherlock fa quindi ritorno in tv più forma che mai e, seppur all’interno del plot siano avvenuti alcuni ed importanti cambiamenti stilistici, la serie continua a brillare per una regia intensa e decisa, una recitazione quasi da Oscar, una
trama coinvolgente, dialoghi freschi e mai banali, senza dimenticare le atmosfere che raffigurano una Londra grigia e frenetica. Nel dare però più spazio alla comicità ed alla bromance tra Sherlock e Watson, il caso della settimana viene leggermente offuscato, anche se i due sceneggiatori questa volta hanno voluto osare aggiungendo nella trama meno delitti efferati lasciando spazio alla tematica del terrorismo. Questo però non sta significare che Sherlock abbia perso il suo primato, anzi rimane uno dei pochi crime drama che con il tempo ha consolidato il suo fascino ed ha attecchito sempre più nel cuore dei fan. Senza dimenticare la tematica romance e la sua verve comica, la serie tv di Gatiss e Moffat è una tra le produzioni più intense dell’ultimo decennio, Composta da tre episodi a stagione di ben 90 minuti ciascuno. In Inghilterra il terzo capitolo si è concluso il 12 Gennaio, ma c’è già chi dal web grida che la stagione 4 si farà. Lunga vita a Sherlock!
SPOILER WARNING
PLEASURE
SERIE TV
PRETTY LITTLE LIARS
QUATTRO RAGAZZE GIOVANI E CARINE ALLO SBARAGLIO di CARLO LANNA È ormai un fenomeno pop quello di Pretty Little Liars, serie tv trasmessa in Americana sulla rete cable ABC family e qui in Itala sulle frequenze di Mediaset Premium ed Italia Uno. Dopo aver brillato per originalità e scaltrezza, la serie ideata da Marlene King ed ispirata ad una prolifera collana di libri scritti da una giovane Sarah Shepard, le quattro Pretty Little Liars hanno perso un po’ di smalto. Il pleasure c’è ancora ma i segreti ed i misteri coinvolgo poco e l’intera vicenda sta annaspando in un pantano fatto di prevedibilità e no-sense. In America attualmente la serie è tornata con la seconda parte della stagione (la quarta) dopo l’episodio trasmesso nella settimana di Halloween, mentre in Itala si è appena concluso il ciclo di appuntamenti trasmessi negli Usa durante l’estate. Aria (Lucy Hale), Hanna (Ashley Benson), Spencer (Troian Bellisario) ed Emily (Shay Mitchell), sono ancora alle prese con storie d’amore al limite, torbidi misteri e tampinate costantemente dai messaggi anonimi
di A che sbandiera tutti i loro segreti più intimi. Nonostante con il tempo si sia decisamente snaturata l’idea di partenza, la quarta stagione ha messo un punto fermo ad un mistero che da anni attanagliava il pubblico: Alison DiLaurentis è viva e si è finta morta solo per capire chi, tra i cittadini di Rosewood, sia lo stalker che la perseguita. Una scelta narrativa piuttosto azzardata che nonostante tutto, ha aperto nuovi spiragli per il teen mystery di ultima generazione. Le protagoniste armate di tanto coraggio ed un fiuto da vere detective, cercano di venire a capo della questione e scoprire chi sia il misterioso A e capire l’astio nei riguardi di Alison. Ma questa è solo la punta dell’icerberg di una vicenda tesa, malsana e di non facile fruizione perché, le Pretty Little Liars, pur di mantenere intatto il loro appeal, hanno messo nel calderone degli eventi una marea di personaggi secondari le cui storie, si sono saldamente legate alla vicenda principale sconvolgendo lo spettatore e a volte facendo perdere il filo del discorso.
In America l’episodio 14 che ha aperto la seconda parte della quarta stagione, per ora si è confermato un leader nella fascia demografica degli ascolti, facendo capire come il successo delle Pretty Little Liars sia in continua ascesa tra il giovane pubblico. L’episodio intitolato Who’s in Box, è stato un vero e proprio re-start per la serie televisiva. Consapevoli che ormai Alison è viva ed in fuga, le protagoniste si trovano di fronte ad un altro mistero: chi è la persona che è stata seppellita al posto della Queen Alison? Una domanda che, puntualmente non ha nessuna risposta. Intanto tramite i social parla la stessa produttrice, affermando che il finale della quarta stagione, sarà un vero colpo al cuore. L’ossessione pop del momento quindi, seppur ormai non brilli più di luce propria, riesce ancora ad attirare l’attenzione su di sé. Grazie ad un mix accattivante di amori e misteri, le Pretty Little Liars somigliano a quattro giovani Desperate Housewives che, tra un compito a scuola ed una crisi amorosa, si improvvisano affascinanti detective.
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A M E N I C AL
I SEGRETI DI OSAGE COUNTY TITOLO ORIGINALE August: Osage County USCITA 30 gennaio REGIA John Wells CAST Meryl Streep, Julia Roberts, Chris Cooper, Ewan McGregor, Margo Martindale. TRAMA Oklahoma, una casa di campagna, un lutto inatteso nella dimora. Le tre figlie del defunto, Barbara (Julia Roberts), Ivy (Julianne Nicholson) e Karen (Juliette Lewis) accorrono per sostenere la madre (Meryl Streep), la quale soffre di un tumore alla bocca. Tutte hanno
una loro vita, con molti problemi irrisolti. Le tre donne dopo tanti anni si ritrovano sotto lo stesso tetto, nella loro vecchia casa del Midwest e, inevitabilmente, rinascono vecchi e nuovi conflitti. > Un’opera cupa, a tratti dura, capace di ritrarre la famiglia, ma sempre con uno sguardo impietoso e cattivo. Manca l’ironia, c’è il dramma e su tutti regna Meryl Streep che con la sua interpretazione trasforma questo film in un’opera drammatica dal grande valore artistico. Una gran bella storia, che si incrocia con la Storia con la S maiuscola. Girata in maniera fin troppo corretta e formale, ma con un cast in cui brilla Forest Whitaker, e sorprendono Robin Williams nei panni di Eisenhower e Jane Fonda in quelli di Nancy Reagan. LUCA BENASSI
CONSIGLIATO
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USCITA 6 febbraio REGIA José Padilha CAST Joel Kinnaman, Gary Oldman, Michael Keaton, Abbie Cornish DURATA 121 minuti
ROBOCOP
Il cyber-poliziotto torna al cinema
TRAMA Nel 2041 la multinazionale OmniCorp è il fulcro della robotica. Quando il poliziotto Alex Murphy, impegnato a fronteggiare il crimine a Detroit, viene ferito gravemente, la OminCorp utilizza la tecnologia più avanzata per salvargli la vita, trasformandolo in una creatura metà uomo e metà robot dalle incredibili capacità. > Il primo RoboCop, diretto da Paul Verhoeven, uscì nel 1987 e riscosse un successo enorme. Seguirono due sequel, serie tv, cartoni animati e fumetti. La nuova versione non è un semplice reboot, in quanto il regista José Padilha è noto per alcuni documentari sulla violenza in Brasile e per il film Tropa de elite-Gli squadroni della morte (2007) sulle operazioni speciali della Polizia Militare di Rio De Janeiro, ma offre una visione nuova del personaggio e un’interessante riflessione sul complesso rapporto tra uomini e macchine, su giustizia e criminalità. VALERIA GUIDOTTI CONSIGLIATO
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AL CINEMA
TITOLO ORIGINALE All Is Lost
infinito. > All Is Lost è la porzione USCITA 6 febbraio di vita di un uomo ferito, caduto, rialzato, di un REGIA J.C. Chandor uomo coraggioso che non si arrende mai, CAST Robert Redford anche quando potrebbe. Una storia che racconta TRAMA Cast Away l’uomo e la natura. era la storia di un Robert Redford ci sopravvissuto, All Is Lost continua a dimostrare è la storia di un uomo come l’età migliori il che vuole sopravvivere. talento. L’attore senza Un uomo che naviga parlare riesce ad essere a vista sull’Oceano loquace, anche grazie Indiano. Il racconto di ad una performance un uomo il cui yacht ha fisica straordinaria e ad subito una collisione una regia attenta più con un container all’animo che all’effetto. abbandonato. Un uomo Un bel film che merita caparbio che ripara la di essere visto perché falla e libera lo scafo ci racconta quanto dall’acqua imbarcata. Il grande potrebbe essere racconto di una persona ognuno di noi… se solo che deve vedersela con il mare e quello che avessimo sempre la rappresenta nel suo voglia di combattere. essere apparentemente Luca Benassi CONSIGLIATO
ALL IS LOST Tutto è perduto
TITOLO ORIGINALE Hansel & Gretel Get Baked USCITA 6 febbraio REGIA Duane Journey CAST Molly Quinn, Michael Welch, Lara Flynn Boyle, Cary Elwes, Andrew James Allen.
HANSEL & GRETEL E LA STREGA DELLA FORESTA NERA 76
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Dai produttori della trilogia di “Twilight”, con l’attrice Molly Quinn, la star protagonista della serie tv “Castle”, chiunque si sarebbe aspettato un altro film generazionale. La storia lasciava pensare bene: una vecchia signora attira gli adolescenti promettendo loro una speciale qualità di marijuana, ma la vecchia nasconde uno spaventoso segreto. Ma il plot invece che decollare precipita verso la strada di un b-movie che non vuole essere tale. Il film diventa di bassa fattura e a condire malamente l’insalata arrivano effetti speciali di altri tempi e una recitazione approssimativa e non credibile, perfino da parte della stessa Molly Quinn. Alcune puntate di Buffy meritavano molto di più di questo film senza alti e con molti bassi. Luca Benassi CONSIGLIATO
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A PROPOSITO DI DAVIS TITOLO ORIGINALE Inside Llewyn Davis USCITA 6 febbraio REGIA Joel Coen e Ethan Coen CAST Oscar Isaac, Carey Mulligan, John Goodman, Garrett Hedlund, Justin Timberlake. > “Siamo sempre stati interessati alla musica di quel periodo, il cosiddetto ‘folk revival’ della fine degli anni ‘50, alla vivace scena musicale che caratterizzava il Village prima che Bob Dylan vi facesse la sua apparizione. Una musica prodotta ed eseguita durante quella che potrebbe essere definita l’epoca beatnik degli anni ‘50 e dei primi anni ‘60” racconta Joel Coen. “Quel periodo è durato solo fino ai primissimi anni ‘60,
e la maggior parte della gente non ne sa niente”. Il film dei fratelli Coen racconta questa loro passione per la musica, ma anche per le vite diverse. L’opera narra le vicissitudini di un giovane cantante folk nella scena musicale del Greenwich Village del 1961. Llewyn Davis è a un bivio, non riesce a guadagnare un soldo e sembra perseguitato da una sfortuna sfacciata. Le sue disavventure lo portano in un deserto, al Chicago Club per un’audizione di fronte a Bud Grossman. Un film epico, a tratti malinconico, basato su una storia intima che merita per le musiche, la regia e la sceneggiatura. Il protagonista del film è ossessionato dall’autenticità ed è un tema che viene affrontato magistralmente dai due registi. LUCA BENASSI
CONSIGLIATO
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AL CINEMA
USCITA 6 febbraio
ricerca delle strisce che gli mancano: REGIA JAnthony ha sentito parlare Silverston di una leggendaria fonte magica dove le CAST Jake T. Austin, prime zebre venute al Steve Buscemi, Loretta mondo si immersero Devine, Laurence Fishper avere le strisce e burne vuole trovarla. Come compagni di viaggio DURATA 83 minuti si troverà un vanitoso struzzo e una materna TRAMA Nel Kharoo, femmina di gnu. deserto del Sudafrica, Eagle Pictures porta c’è un nuovo nato: una sullo schermo un film zebra che si chiama d’animazione che Khumba. Che ha una arriva dal Sudafrica (la particolarità: il suo produzione è la stessa corpo è ricoperto di di Zambezia), una terra strisce solo per metà. che in fatto di diversità Già, è un diverso. E ne ha vissute tante, e ci quando arriva la siccità dà ancora una volta il a colpire il branco in modo di conoscere film cui vive, a chi viene d’animazione diversi data la colpa? A da quelli dei grandi Khumba. Così il nostro colossi americani. eroe decide di partire MAURIZIO ERMISINO per un viaggio alla CONSIGLIATO
KHUMBA -CERCASI STRISCE DISPERATAMENTE La diversità vista dal Sudafrica
TITOLO ORIGINALE Spiders 3D USCITA 13 febbraio REGIA Tibor Takacs CAST Christa Campbell, Patrick Muldoon, William Hope, Sydney Sweeney, Sarah Brown
SPIDERS 3D 78
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Chi è cresciuto a suon di b-movie avrà di che divertirsi con il film messo in scena da Tibor Takacs. Degli enormi ragni mutanti terrorizzano New York City e crescono al ritmo di 15 centimetri all’ora. I ragni arrivano nella Grande Mela dallo spazio, grazie ad una vecchia stazione spaziale sovietica abbandonata (quella americana avrebbe portato solo colombe di pace?). Jason (Patrick Muldoon), un addetto al traffico dei treni, scopre i detriti spaziali che hanno portato sulla Terra alcuni ragni mutanti e inizia la sua avventura da protagonista di questo piacevole disaster-movie fantascientifico. Recitazione da b-movie, ma effetti e regia di buon livello, per una storia che chiunque avrebbe potuto scrivere. Un film che può far passare una serata, ma niente di più! Luca Benassi CONSIGLIATO
AL CINEMA
USCITA 13 febbraio REGIA Akiva Goldsman CAST Colin Farrell, Jessica Brown Findlay, Russell Crowe, Will Smith, William Hurt, Jennifer Connelly, Graham Greene DURATA 120 minuti TRAMA New York, primo Novecento. Peter Lake è un ladro che, in una notte d’inverno, tenta di rapinare un appartamento non sapendo che in casa c’è la figlia del proprietario, Beverly Penn. I due si incontrano e si innamorano, ma la ragazza è gravemente malata… > Trasposizione cinematografica del
romanzo di Mark Helprin scritto nel 1983, Storia d’inverno segna il debutto alla regia dello sceneggiatore e produttore Akiva Goldsman (premio Oscar per la sceneggiatura di A Beautiful Mind, suoi gli adattamenti per il grande schermo de Il codice da Vinci e Angeli e Demoni di Dan Brown), che dirige un cast davvero importante. Un film romantico che si sviluppa nell’arco di 100 anni e nel quale è predominante l’elemento fantastico. Un racconto di miracoli, destini incrociati e sull’eterna battaglia tra Bene e Male accompagnato dalle suggestive musiche di Hans Zimmer. VALERIA GUIDOTTI
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STORIA D’INVERNO L’amore oltre il tempo
USCITA 6 febbraio REGIA Sydney Sibilia CAST Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Pietro Sermonti, Neri Marcorè.
SMETTO QUANDO VOGLIO
TRAMA Il ricercatore Pietro Zinni viene licenziato dopo gli ennesimi tagli ai fondi destinati all’Università e per sopravvivere crea un’insolita banda criminale. I componenti sono i suoi ex colleghi, anche loro brillanti menti relegate ai margini della società a svolgere lavori ben lontani dalle loro aspettative e competenze.
Vedremo gli esperti in Macroeconomia, Neurobiologia, Antropologia, Lettere Classiche e Archeologia alle prese con l’illegalità e la ricchezza con le inevitabili e divertenti difficoltà a conciliare il tutto con una vita apparentemente normale. > Dopo aver vinto numerosi premi con i suoi cortometraggi, il regista Sydney Sibilia realizza il primo film scegliendo un argomento più volte trattato, ma lo fa con intelligenza e molta ironia. La condizione dei ricercatori non è tragica come si dice… a volte è anche peggio! GIULIA NERI
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MONUMENTS MEN La salvaguardia delle opere d’arte USCITA 13 febbraio REGIA George Clooney CAST George Clooney, Cate Blanchett, Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Hugh Bonneville, Jean Dujardin DURATA 110 minuti TRAMA Durante la seconda guerra mondiale, un team internazionale si occupa di recuperare grandi capolavori trafugati dai nazisti. > La storia, vera, è tratta dal libro di Robert Edsel. Un gruppo di soldati e di civili appartenenti al The
Monuments, Fine Arts and Archive Program istituito nel 1943 da Roosevelt e supportato dal generale Eisenhower, del quale fanno parte direttori di musei e storici dell’arte più avvezzi alla ricerca che al combattimento, deve affrontare le linee nemiche per difendere i capolavori dell’umanità che rischiano di scomparire o di essere distrutti dalla furia nazista. Un film di guerra corale ed epico che si ispira a grandi pellicole del passato, che fa riflettere sull’importanza della protezione delle opere d’arte come tutela della cultura e della storia dei popoli. Quinto film da regista di George Clooney dopo Le idi di marzo (2011). VALERIA GUIDOTTI
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TITOLO ORIGINALE Reasonable Doubt USCITA 13 febbraio REGIA Peter P. Croudins CAST Samuel L. Jackson, Erin Karpluk, Dominic Cooper, Gloria Reuben, Ryan Robbins
che ha fatto assolvere. Il film ha un ritmo serrato, dialoghi non stereotipati e una regia dinamica, enfatica al punto giusto e comunque quasi sempre sincera. A tratti l’opera di Croudins sembra un film vicino ad un’opera come “Il falò delle vanità”, ma alla fine il film torna sempre nei ranghi ed intrattiene semplicemente, lasciandosi condannare dalle regole che il mercato impone. La tv sembra stare dietro la storia, sembra ricordare agli sceneggiatori che poi questo genere di film non vive grazie ai botteghini, ma per merito dei diritti televisivi. Ed ecco che il film diventa standard. Bello, ma possibile! LUCA BENASSI
> Un legal thriller dal linguaggio duro che racconta la storia di un affermato procuratore distrettuale alle prese con un incidente. Quando un altro uomo è arrestato per il crimine da lui commesso, sarà costretto a scendere a pericolosi compromessi. Dopo il processo, Brody si rende conto dei guai in cui è finito e si ritrova a dover dare la caccia alla persona CONSIGLIATO
UN RAGIONEVOLE DUBBIO USCITA 13 febbraio REGIA Sam Garbarski CAST Catherine Missal, Danny Pudi, Hanna Schygulla, Jeannie Berlin, Michael Gwisdek, Michael Imperioli, Moni Moshonov, Moritz Bleibtreu, Patricia Arquette
VIJAY – IL MIO AMICO INDIANO
> Will Wilder è un bravo attore costretto a fare il Coniglietto verde in un programma TV per bambini. Nel giorno del suo 40° compleanno i suoi cari sembrano dimenticarsi degli Auguri e viene anche derubato della propria
auto ma è in quel momento che arriva la svolta della sua vita. L’auto viene ritrovata distrutta dopo un incidente e l’uomo alla guida viene scambiato per lui. Tutti lo credono morto mentre Will realizza il suo grande desiderio: assistere al suo funerale per vedere come si comportano i parenti. Diventerà Vijay Singh, un interessante gentleman dai modi tanto diversi da quelli del compianto Will. Una commedia degli equivoci che fa sorridere ma non riesce ad evitare la perenne sensazione di dejà vù. GIULIA NERI
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AL CINEMA
USCITA 13 febbraio REGIA Carlo Verdone CAST Paola Cortellesi, Carlo Verdone, Tea Falco, Fausto Maria Sciarappa, Lorenzo Richelmy. TRAMA Federico Picchioni (Carlo Verdone) viene coinvolto in uno scandalo finanziario e quasi contemporaneamente perde la sua ex moglie. I due eventi lo portano vicino alla rovina e deve rinunciare al lussuoso appartamento e alla vita agiata per ritrovarsi a fare il mammo e il nonno a tempo pieno. La compagna, Gemma, non riesce a tollerare la nuova dimensione familiare e lascia Federico a districarsi nei problemi della vita quotidiana. A risollevare gli umori arriva Luisa (Paola Cortellesi), la nuova vicina di casa, che con fare generoso e positivo saprà supportare Federico nel difficile ruolo di genitore, fin quando i figli abiteranno con lui. Una commedia che non delude le aspettative, diverte e porta sullo schermo uno spaccato di vita non troppo lontano dalla realtà. GIULIA NERI CONSIGLIATO
SOTTO UNA BUONA STELLA
USCITA 14 febbraio REGIA Louis Nero CAST F. Murray Abraham, Taylord Hackford, Franco Zeffirelli, Valerio Massimo Manfredi, Roberto Giacobbo, Silvano Agosti, Christopher Vogler DURATA 90 minuti
IL MISTERO DI DANTE
Il mondo esoterico del Sommo Poeta
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TRAMA Un viaggio sulle orme di Dante Alighieri, grande maestro e fonte di ispirazione, che rivela i segreti celati dietro la sua figura e la sua opera più nota, la Divina Commedia, attraverso l’esame delle manifestazioni della tradizione iniziatica
occidentale, dai Rosacroce al gruppo dei ‘Fedeli d’Amore’. > Molteplici sono le chiavi di lettura dell’opera dantesca, in particolar modo della Divina Commedia. Il regista Louis Nero indaga sul mondo esoterico di Dante come in un giallo, e i misteriosi dettagli della vicenda, raccontati da molteplici voci, costituiscono le tessere di un puzzle tanto complesso quanto affascinante. Girato a Torino, il docu-film ha come protagonista F. Murray Abraham nei panni del Sommo Poeta. VALERIA GUIDOTTI
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TITOLO ORIGINALE The Lego Movie USCITA 20 febbraio REGIA Phil Lord e Chris Miller CAST Alison Brie, Will Ferrell, Liam Neeson e Nick Offerman
THE LEGO MOVIE
> Mettete insieme gli eroi della DC Comics, i registi di “Piovono polpette” e un cast di attori/ doppiatori a dir poco stellari (da Liam Neeson a Will Ferrell sino a Morgan Freeman) e capirete perché il film è atteso dai più piccoli, come dai fan del cinema d’animazione (l’opera è un misto tra la tecnica dello stop-motion e della CGI). Emmet è il protagonista della storia ed è una normale LEGO che da tutti viene creduto il “Prescelto”, l’unico capace di salvare l’universo. Quando Emmet viene portato alla corte dei Maestri Costruttori, capisce il suo destino e, in compagnia di una terribile fanciulla e degli eroi DC, comincia la sua battaglia contro il terribile Lord Business, intenzionato a distruggere l’universo incollando insieme tutti i mattoncini. In Italia il film è doppiato da Pino Insegno e Claudio Santamaria. Anticipato da spassosissimi mini trailer che presentavano i protagonisti del film, l’opera fa ridere, è realizzata in maniera egregia e rende divertente anche il serioso Batman. Si ride, indipendentemente dall’età. LUCA BENASSI CONSIGLIATO
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TITOLO ORIGINALE 12 Years a Slave USCITA 20 febbraio REGIA Steve McQueen CAST Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti
12 ANNI SCHIAVO 84
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> Uno dei film più attesi alla serata degli Oscar, cosa fra l’altro ovvia dopo la vittoria ottenuta ai Golden Globes 2014 come Miglior film drammatico. Tratto dall’omonima autobiografia di Solomon Northup, pubblicata nel 1853, il film ha per protagonista Solomon Northup (1808-1863), uomo di colore che viene rapito nel 1841, dopo essere stato allettato con un’offerta di lavoro. Drogato e venduto come schiavo, dopo 12 anni di tremendi soprusi, Northup riesce ad ottenere la libertà nel gennaio del 1853. Le ingiustizie che affronta sono il tema portante del film che non cade mai nel patetico, ma sa essere duro e diretto, spietato e sincero. 12 anni schiavo racconta il torto che subisce un uomo nato libero e ridotto in schiavitù. Regia perfetta, attori stellari e un produttore attento come Brad Pitt sono i tasselli principali di una bella opera che colpisce al cuore. LUCA BENASSI CONSIGLIATO
AL CINEMA
TITOLO ORIGINALE Lone Survivor USCITA 20 febbraio REGIA Peter Berg CAST Mark Wahlberg, Taylor Kitsch, Emile Hirsch, Ben Foster, Ali Suliman.
LONE SURVIVOR
> Trasposizione del romanzo Lone Survivor: The Eyewitness Account of Operation Redwing and the Lost Heroes of Seal Team 10 di Marcus Luttrell, Lone Survivor è un film basato su una storia vera, quello di Marcus Luttrell e dei suoi compagni d’armi impegnati nel 2005 nell’operazione Red Wings. Berg aveva scritto la sceneggiatura molti anni prima di realizzarne il film, quando venne integrato in una squadra Navy SEAL in Iraq. Il film narra la storia Marcus, Mickey, Danny e Axe, i quali vengono mandati in ricognizione sulle montagne intorno al villaggio dove Ahmad Shah si rifugia, qui diventano dei bersagli e devono vedersela con mille ostacoli, compresa l’impossibilità di comunicare via radio con la base. La buon interpretazione di Wahlberg non salva il film. Il poco spessore narrativo e una regia disattenta ai personaggi, rendono l’opera di Berg un normale e ridondante film di guerra. LUCA BENASSI CONSIGLIATO
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TITOLO ORIGINALE Saving Mr. Banks USCITA 20 febbraio REGIA John Lee Hancock CAST Tom Hanks, Emma Thompson, Paul Giamatti, Colin Farrell. DURATA 120 minuti
SAVING MR. BANKS 86
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TRAMA Il difficile rapporto tra Walt Disney e P.L. Travers, l’autrice di Mary Poppins che il leggendario artista hollywoodiano aveva promesso alle figlie di trasformare in un grande film. Riuscirà il papà di Topolino a convincere una scrittrice egocentrica e un po’ bisbetica a cedergli i diritti del romanzo per farne un grande film? > Impreziosito dalla straordinaria interpretazione di Tom Hanks nel ruolo di Walt Disney e di Emma Thompson nei panni di P.L. Travers, Saving Mr. Banks è un film commovente, ma anche molto divertente che racconta il difficile gioco di seduzione che Disney ha dovuto mettere su per convincere la scrittrice australiana a cedergli i diritti del beneamato personaggio di Mary Poppins. Una pellicola molto interessante e toccante, dove una grande qualità narrativa è bilanciata da interpretazioni di altissimo livello in grado di rendere al meglio la sfuggente complessità di personalità, oggi, diventata leggendaria. Un crescendo di situazioni al limite del paradosso, con al centro una donna affetta da un profondo disagio che nasconde un segreto appartenente ad un passato lontano. Un mistero emotivo ed umano che solo un uomo saggio e lungimirante come Walt Disney avrebbe potuto risolvere con quella sensibilità e delicatezza, che ancora oggi sono riflesse nel suo cinema e nel suo ultimo grande film, Mary Poppins. Un film indimenticabile per tutti gli amanti del cinema Disney e – in particolare – di un capolavoro come Mary Poppins. Marco Spagnoli CONSIGLIATO
AL CINEMA
USCITA 20 febbraio REGIA Paul W.S. Anderson CAST Kit Harington, Emily Browning, Carrie-Ann Moss, Jessica Lucas, Paz Vega DURATA 102 minuti TRAMA Pompei, 79 d.C. Milo, uno schiavo impiegato su una nave, si innamora della figlia del suo padrone, l’armatore Flavio. Il sogno s’infrange quando il giovane viene venduto ad uno schiavista di Napoli. L’eruzione del Vesuvio riporterà Milo a Pompei nel tentativo di salvare la donna amata. > Dalla fiction fantasy de Il trono di spade al disaster movie a carattere storico: Kit Harington interpreta uno schiavo che vive un amore contrastato. Sullo sfondo, una Pompei vitale e operosa prossima alla distruzione, ricostruita in studio e con il supporto di mirabolanti effetti speciali. VALERIA GUIDOTTI CONSIGLIATO
POMPEII
L’avventura di uno schiavo
USCITA 20 febbraio REGIA Giuseppe Marco Albano CAST Antonio Andrisani, Francesca Faiella, Ernesto Mahieux, Claudia Zanella, Anna Ferruzzo
UNA DOMENICA NOTTE
TRAMA Antonio Colucci da ragazzo aveva realizzato un lungometraggio riscuotendo un notevole successo tanto da essere considerato un talento, anche se la distribuzione non andò oltre il mercato dell’ home video. A 46 anni, con un figlio e un divorzio sulle spalle, Antonio decide di riportare in vita il sogno: girare un film horror con un solo protagonista e in un’unica location. Il problema sarà solo trovare il budget. Un film interessante che mostra gli aspetti più umani del protagonista e dei numerosi personaggi secondari. GIULIA NERI CONSIGLIATO
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AL CINEMA
TITOLO ORIGINALE Hôkago Middonaitâzu USCITA 27 febbraio REGIA Hitoshi Takekiyo CAST Film d’animazione Tratto dal corto in motion capture “After School Midnight” – Houkago Midnight (2007), il film d’animazione digitale è una sorta di Toy Story in chiave dark. Nella scuola elementare St. Claire arrivano in visita tre simpatiche bambine: la Super Peste Mako, la Super Vanitosa Miko e la Super Secchiona Mutsuko. Gironzolando per la scuola, le tre ragazzine si perdono tra i corridoi e finiscono per vivere una bizzarra avventura notturna nel laboratorio di scienze. Allora dovranno vedersela con strani personaggi, come uno scheletro, un modello anatomico nell’aula di scienze, dei conigli gangster, un tritone e dei poster parlanti. Alla fine, per conquistare tre medaglie in grado di esaudire tutti i loro desideri, affronteranno alcune prove. Interessante film, con impennate di grande valore, ma nel complesso nulla di sconvolgente e innovativo. LUCA BENASSI CONSIGLIATO
LA SCUOLA PIÙ PAZZA DEL MONDO USCITA 20 febbraio REGIA Sergio Basso CAST Cristiana Capotondi, Andrey Chernyshov
AMORI ELEMENTARI 88
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Il film racconta i primi amori e le prime emozioni dei piccoli protagonisti, tutti compresi tra i 10 e gli 11 anni, che condividono la passione per l’Hockey su ghiaccio. La polisportiva in cui si allenano è il luogo dove i rapporti sociali nascono e si sviluppano anche tra bambini di paesi diversi. La storia poco coinvolgente è accompagnata da una colonna sonora degna di nota composta da Pivio & Aldo De Scalzi e contiene Come tu mi guardi dei Tre Allegri Ragazzi Morti. GIULIA NERI CONSIGLIATO
AL CINEMA
USCITA 27 febbraio REGIA Brian Percival CAST Fabio De Luigi, Laetitia Casta, Valentina Lodovini, Monica Scattini, Adriano Giannini, Valeria Solarino, Geppi Cucciari, Flavio Montrucchio, Antonia Liskova, Virginia Raffaele. Francesco (Fabio De Luigi) è un avvocato simpatico e divertente, grande amico di Claudia ( Laetitia Casta), una veterinaria ribelle e dallo spirito libero. Il loro rapporto si basa sulla sincerità, sono complici e leali in tutto ma quando Claudia decide di sposare Giovanni, qualcosa si rompe. Risate, incomprensioni ed equivoci catturano l’attenzione dello spettatore facendo quasi dimenticare il dubbio amletico: l’amicizia tra uomo e donna esiste davvero? GIULIA NERI CONSIGLIATO
UNA DONNA PER AMICA
USCITA 27 febbraio REGIA Bernard Rose CAST David Garrett, Jared Harris, Joely Richardson, Christian McKay, Veronica Ferres.
IL VIOLINISTA DEL DIAVOLO
> Il film di Bernard Rose porta sullo schermo un frammento della vita del violinista, il periodo londinese, quello del successo estero, il periodo in cui conosce Charlotte Watson. La storia d’amore tra i due darà origine ad una serie di intrighi e complotti che porteranno l’artista in carcere. La vita di Paganini è stata sempre sotto i riflettori della sua epoca, pallido e magro, con un forte temperamento e un grande carisma sulle donne. Di lui si diceva che avesse legami con l’inferno e il Diavolo e lui amava alimentare queste teorie. Un film affascinante, inquieto, oscuro, come Paganini, interpretato dal bravo ( e fin troppo bello) David Garret. GIULIA NERI CONSIGLIATO
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O E D I V E M HO
CATTIVISSIMO ME 2
USCITA 5 febbraio Divertente, tenero, ironico e travolgente: Gru, Margo, Edith e Agnes tornano ad essere protagonisti di un’avventura che riuscirà a commuovervi e a farvi ridere. Dopo essersi lasciato alle spalle la carriera da super cattivo per dedicarsi amorevolmente alle sue tre bambine, Gru viene convocato dalla Lega Anti-Cattivi per salvare il mondo. Insieme alla sua nuova partner, Lucy Wilde, Gru cercherà di sventare il piano di El Macho, il nuovo cattivo che tutti credevano morto. Tra inseguimenti, feste di
compleanno, appostamenti e gelosie paterne, Gru riuscirà ad essere il padre che le sue bambine meritano e grazie a loro, e all’amore che hanno portato nella sua vita, l’ex cattivo sarà pronto a far spazio nel suo cuore anche per una donna, dando così a Margo, Edith e Agnes la madre che non hanno mai avuto. CHIARA BUA CONTENUTI EXTRA DVD Le Bambine di Gru; Gadget a Bizzeffe; Commento al Film dei registi Chris Renaud e Pierre Coffin.
BLU-RAY Scena Eliminata; I Mini-Film; Il Making Of dei Mini-Film; I Minion; I Minion Cattivi; La Trasformazione di Gru; El Hombre Malo: la Malvagità di El Macho; Le Bambine di Gru; Gadget a Bizzeffe; Commento al Film dei registi Chris Renaud e Pierre Coffin. VOTO FILM ★★★★ VOTO EXTRA ★★★★★
USCITA 13 febbraio Il ciclone Checco si è abbattuto sui cinema italiani lo scorso autunno sbaragliando la concorrenza e infrangendo ogni record di incassi. La storia è semplice ed incentrata sul rapporto tra padre e figlio, con il primo che per mantenere la promessa della vacanza perfetta fatta al piccolo si imbarca in un viaggio speciale che riserva parecchie sorprese. Checco Zalone sforna un altro dei suoi personaggi stralunati in un film che garantisce risate sicure. Non mancano le canzoni, marchio di fabbrica dell’attore pugliese, ma l’elemento vitale del film è l’ottimismo, una carica continua che spinge il protagonista e gli consente di vivere, anche nei momenti peggiori, una giornata da sole a catinelle. Emiliano Longobardi
SOLE A CATINELLE 90
JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
EXTRAS : Backstage; Trailer; VOTO FILM ★★★ VOTO EXTRA ★★
USCITA 12 febbraio Un uomo si sveglia in mezzo a diversi cadaveri dentro una fossa a cielo aperto, una donna gli cala dall’alto una corda, fuori dalla fossa altri uomini e donne abitano in un casale nel bosco. Nessuno ricorda nulla, né come siano finiti là, né cosa stessero facendo, né chi siano o se si conoscessero già. Questo è l’incipt di Open grave, film diretto dal giovane regista madrileno Gonzalo Lopez-Gllego con la partecipazione di un brillante Joseph Morgan. Attraverso una struttura che procede partendo in media res e arrivando solo alla fine a svelare l’inizio della storia, Open grave cerca di prendere da un verso differente un genere abbastanza abusato sia al cinema che in letteratura sfruttando suspense e colpi di scena indotti da questa tecnica. Purtroppo però il gioco non riesce realmente. Carlo Lanna VOTO FILM ★★
OPEN GRAVE Finalmente un horror che incute timore
USCITA 18 febbraio
BLING RING
La pluripremiata regista Sophia Coppola torna a raccontare i disagi dell’adolescenza, un tema che le ha portato fortuna in passato, e porta a Cannes 2013 il racconto senza distorsioni di una storia realmente accaduta. A Los Angeles un gruppo di adolescenti, irresistibilmente attratti dal glamour delle star, si intrufolano nelle case di attori e cantanti portando via un bottino pari a quasi tre milioni di dollari. La Coppola sceglie di non inserire mai un giudizio personale, lasciando questo compito al pubblico. Da notare la prova di Emma Watson, sempre più matura dopo la fine della saga di Harry Potter. Emiliano Longobardi VOTO FILM ★★★
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USCITA 18 febbraio
L’ARBITRO
Sardegna. L’atletico Parabarile è la squadra meno brillante del campionato di terza categoria dell’isola. Ma l’arrivo di Matzutzi, giovane emigrato dal talento sorprendente, capovolge completamente la situazione. Nel frattempo l’ascesa dell’arbitro Cruciani, Stefano Accorsi, viene interrotta da un caso di corruzione che lo conduce dai massimi livelli internazionali alla terza categoria. Presentato
alla 70° Mostra del Cinema di Venezia, il film, ispirato ai codici della pastorizia, è diretto da Paolo Zucca. CHIARA BUA CONTENUTI EXTRA Parabarile Jijonao; Prove di Ballo; Galleria fotografica, Scene tagliate; Trailer. VOTO FILM ★★★ VOTO extra ★★★
CANI SCIOLTI USCITA 19 febbraio Due poliziotti, una missione in incognito e un solo problema: nessuno dei due sa che anche l’altro ha un distintivo. Denzel Washington e Mark Wahlberg, diretti dal regista islandese Baltasar Kormákur (Contraband, Jar City, Inhale, Jeremy Renner), sono i protagonisti di questo action movie in cui il sospetto regna sovrano. Dopo esser stati abbandonati dai rispettivi superiori che addirittura gli danno la caccia, i due colleghi si ritrovano a dover fidarsi l’uno dell’altro
per riuscire ad uscirne vivi. CHIARA BUA CONTENUTI EXTRA DVD Scene Eliminate e Scene Estese. BLU-RAY Commento del Regista Baltasar Kormákur e del Produttore Adam Siegel; Scene Eliminate e Scene Estese; Click Click, Bang Bang: Il Making Of di 2 Guns. VOTO FILM ★★★ VOTO EXTRA ★★★
USCITA 19 febbraio
PLANES
Divertimento (e vertigini) ad alta quota
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JUST CINEMA • FEBBRAIO 2014
Azione e divertimento non mancano nelle avventure di Dusty, un aereo agricolo con grandi sogni e due grandi problemi: non è fatto per la velocità e soffre di vertigini. Grazie all’aiuto dei suoi amici, il piccolo aereo riuscirà a superare i suoi limiti spiccando il volo verso quote che non avrebbe nemmeno immaginato. Un film per i piccoli che piace anche ai grandi, in piena tradizione Disney. Disponibile
in DVD e Blu-ray 2D + 3D. GIULIA NERI EXTRA Esclusiva scena musicale – la canzone di Franz, Il piano di volo di Klay, Scene Eliminate, Incontra gli aerei da corsa, I migliori 10 aerei da corsa, Cortometraggio Topolino “Croissant De Triomphe”. VOTO FILM ★★★ VOTO EXTRA ★★★★
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SACRO GRA
USCITA 20 febbraio Questo documentario anomalo e particolare ha folgorato la giuria dell’ultimo Festival di Venezia, meritando alla fine il Leone d’oro. Il cinema di Gianfranco Rosi è fatto di umanità, umanità nascosta che il regista è andato a scovare nelle periferie seguendo un tracciato già segnato, quello del Grande raccordo anulare di Roma. Ai bordi di una strada percorsa da migliaia di persone
USCITA 22 febbraio Augusta è una giovane donna in viaggio. Lasciata l’Italia per il Brasile, si lascia portare dalla corrente del fiume, approdando sulle sponde e nella vita degli indios che suor Franca, amica della madre, vuole evangelizzare a colpi di preghiera e bambinelli luminescenti. Giorgio Diritti è alla regia di un film co-prodotto tra Francia ed Itala, che essenzialmente è un gioiello invisibile della cinematografia moderna. Intenso, melanconico e dalle mille chiavi di lettura, il regista conferma la sua grazie a bravura con Un giorno devi andare,
ogni giorno Rosi ha trovato storie, storie vere che sembrano sceneggiature e che lui riporta sullo schermo con rispetto e curiosità. Dal nobile decaduto al pescatore di anguille, passando per le prostitute, Sacro Gra è un racconto di vite che merita la visione. Emiliano Longobardi VOTO FILM ★★★★
realizzando un lungometraggio che piacerà, forse, solo a chi è alla ricerca di un film riflessivo, dai risvolti mai banali e con un finale emozionante. Carlo Lanna EXTRA (Featurettes: Amazzonia, Ricerca location sul fiume Ararì, Jasmine, Forrò galleggiante, Come fare il casting di un film di Giorgio Diritti?, Il grande albero, La tempesta, Le donne, Clip musicale; Trailers) VOTO FILM ★★★ VOTO EXTRA ★★★
UNA PICCOLA IMPRESA MERIDIONALE
UN GIORNO DEVI ANDARE Una gemma (in)compresa della cinematografia
USCITA 26 febbraio Don Costantino è un ex prete che per amore di una donna ha rinunciato alla sua vocazione. Dopo esser stato lasciato decide di tornare al suo paese natale per cercare di ritrovare un po’ di stabilità. Esiliato dalla madre in un vecchio faro per evitare un altro scandalo in famiglia, la sorella, infatti, è scappata col suo amante, Costantino si ritrova ad offrire rifugio ad una serie di personaggi insoliti: il cognato cornuto, un’ex prostituta, un ex compagnia di circensi e la sorella ritornata a casa. Una commedia in cui ognuno
sembra essere l’elemento di una banda musicale sgangherata a cui, però, non manca l’entusiasmo. CHIARA BUA CONTENUTI EXTRA DVD Backstage; Trailer; Videoclip “Dove cadono i fulmini”. BLU-RAY Backstage lungo; Backstage corto; Trailer; Videoclip “Dove cadono i fulmini”; Videoclip “La mia parte imperfetta”. VOTO FILM ★★★
VOTO EXTRA ★★★
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GRAVITY USCITA 26 febbraio Un capolavoro, non ci sono altri modi per definire un film che ha stravolto il concetto di esperienza in sala. Un progetto ambizioso, folle su cui il regista Alfonso Cuarón ha lavorato per anni, sperimentando senza sosta e portando sempre più avanti la barra del progresso cinematografico. In poco più di un’ora e mezza si snoda la vicenda che vede la dottoressa Ryan Stone, alla sua prima missione spaziale, ed il veterano Matt Kovalsky lottare per la vita quando la loro stazione viene distrutta. Nelle tenebre, legati l’uno all’altra, i due devono trovare il modo di sopravvivere. Quella di Gravity è un’esperienza totalizzante, il 3D consente un viaggio immersivo e spaventoso insieme ai due astronauti. Una prova d’attrice magistrale per Sandra Bullock che recita solo con il viso e rapisce lo sguardo. Gravity è probabilmente il film più bello del 2013. Emiliano Longobardi EXTRAS DVD Collision Point: The Race to Clean Up Space – I detriti spaziali in orbita compromettono il futuro delle delle prossime esplorazioni e di tutti noi (documentario). Aningaaq – Un cortometraggio di Jonas Cuarón sull’emozionante scena che vede la Dott.ssa Stone (Sandra Bullock) dialogare con Aningaaq.
EXTRAS BLU-RAY Collision Point: The Race to Clean Up Space – I detriti spaziali in orbita compromettono il futuro delle delle prossime esplorazioni e di tutti noi (documentario). Aningaaq – Un cortometraggio di Jonas Cuarón sull’emozionante scena che vede la Dott.ssa Stone (Sandra Bullock) dialogare con Aningaaq. It Began With A Story – Gravity: Mission Control – Gravity è prima di tutto un film sul concetto di deriva e sul superamento delle avversità. Le numerose metafore visive presenti nella sceneggiatura portano la storia ad un livello molto più profondo. Initial Challenges: Zero G And Long Shots – le sfide, i fallimenti e le soluzioni innovative che hanno portato Gravity in vita. The Vastness of Gravity – la sfida di girare un intero film comunicando un senso di isolamento totale e assenza di gravità Sandra and George: A Pair in Space – la sfida degli attori nel rappresentare non solo le emozioni ma anche lo sforzo fisico come nessuno prima d’ora area stato chiamato a fare. Sandra’s Suprise – Un video di compleanno fatto a sorpresa da Sandra Bullock per Alfonso Cuarón VOTO FILM ★★★★★ VOTO EXTRA ★★★★★
PRISONERS USCITA 26 febbraio Una tranquilla cittadina della Pennsylvania viene sconvolta dal rapimento di due bambine, Anna e Joy. Keller Dover, il padre di Anna, si mette subito in moto per ritrovare la figlia e la sua amica, ma la pista che indica alla polizia sembra essere sbagliata. Accecato dalla rabbia e dal dolore, Dover decide di non fidarsi dell’operato del detective Lockee e di mettersi sulle tracce delle due bambine da solo. Hugh Jackman e Jake Gyl-
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lenhaal sono i due protagonisti di questa pellicola dalle forti tinte thriller in cui ogni certezza viene sgretolata per lasciare posto alla violenza più spietata. CHIARA BUA CONTENUTI EXTRA Prisoners – Every Moment Matters; Prisoners – Powerful Performances. VOTO FILM ★★★ VOTO EXTRA
★★
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USCITA 26 febbraio
CAPTAIN PHILLIPS Attacco in mare aperto
USCITA 26 febbraio Avendo perso tutto nel crollo del mercato di Wall Street Richie, Furst ha ricominciato da capo studiando freneticamente per ottenere una specializzazione e mettendo in piedi un circuito di gioco d’azzardo on line tra gli studenti. Convinto di essere stato raggirato da un sito di scommesse ed avendo visto andare in fumo tutto il denaro destinato ai suoi studi, parte per il Costa Rica per affrontare colui che sta dietro al lucroso business del gioco online: Ivan Block. Con un cast stellare tra cui figura un magnetico Justin Timberla-
Nel 2009 Richard Phillips, capitano della nave Usa Alabama prende parte ad una spedizione al largo del Corno d’Africa, ma la nave viene attaccata da un gruppo di pirati somali armati e pronti a tutto. Phillips deve usare astuzia e coraggio per uscire vivo e salvare il suo equipaggio. Tratto da una storia vera questo è un film maturo, un action movie teso giocato più sui personaggi che su mirabolanti effetti speciali, ed è girato interamente nello spazio a volte claustrofobico della nave. Non c’è un attimo di tregua ed è riconoscibile l’impronta del creatore della saga di Bourne, il regi-
sta Paul Greengrass. Tom Hanks è, come sempre, straordinario, calato nella parte e sempre misurato, lascia trasparire la paura e l’orgoglio del capitano, ma a stupire soprattutto è il gruppo di attori scelto per interpretare i pirati, tutti esordienti scelti sul luogo. Emiliano Longobardi EXTRAS Commento del Regista Paul Greengrass; Questione di Categoria – Il Capitano Phillips: l’Imbarco, Avanti Tutta, Nessun Ripensamento. VOTO FILM
★★★★
VOTO EXTRA
★★★
ke ed il vincitore del premio Oscar per Argo, Ben Affleck, Runner Runner pecca di superiorità. Il film diretto da Brad Furman, infatti risulta essere statico e soprattutto non riesce a dare il giusto spessore a tutti i suoi bravissimi attori. CARLO LANNA EXTRA Scene tagliate-Sneak Peak, Trailer cinematografico originale VOTO FILM
★★★★
VOTO EXTRA
★★★
RUNNER RUNNER Il gioco d’azzardo non è mai stato così rischioso
L’AMORE IN VALIGIA USCITA 26 Febbraio La vicenda segue un’assistente di volo trentacinquenne che parte per una missione di 30 giorni alla ricerca di un marito in tempo per la festa di fidanzamento di sua sorella. Lungo la strada incontra alcuni sorprendenti pretendenti: un produttore hip-hop, un reverendo, un deputato in ascesa e un magnate tessile. Scanzonato, smielato, divertente e decisamente molto convenzionale, è il classico film da vedere durante una domenica di
pioggia seduti comodamente sul divano e scaldati da una morbida coperta. Il lungometraggio di David E. Talbert seppur non brillando per originalità e freschezza, arriva dritto al cuore dello spettatore. CARLO LANNA EXTRAAssistenti di volo, Uomini al laccio, la storia VOTO FILM
★★
VOTO EXTRA
★★
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I R B I L E CINEMA I SOPRANO E LA FILOSOFIA Autori: Richard Greene, Peter Vernezze Anche se la serie Tv creata da David Chase è finita da un pezzo, I Soprano non sono mai andati via. È da poco uscito uno stuzzicante saggio che riporta in auge i mafiosi del New Jersey, ponendo l’accento sul lato filosofico, e quindi fenomenico di Tony Soprano. I Soprano e la filosofia (Mimesis, pp. 252, edizione italiana a cura di Andrea Signorelli) con la sua pluralità di interventi, quasi tutti di estrazione accademica, ritrae il personaggio di Chase come fosse ancora inchiodato alla poltrona della dottoressa Melfi. Per chi già conosce a menadito la serie, si tratta di una manna dal cielo e di un alibi per accedere – con linguaggio giusto e testi di riferimento – a un mondo che in fondo riguarda un po’ tutti noi. In quanto teledipendenti, divisi tra normalità e desiderio di immortalità. MARIO A. RUMOR
BELLE & SEBASTIEN Autore: Nicolas Vanier Un bambino, un cane, un’amicizia indissolubile: così si può riassumere una storia che, oltre ad essere raccontata nell’appassionante libro edito da Sperling & Kupfer, è stata una nota serie televisiva degli anni ‘60 e uno dei più amati cartoni animati giapponesi degli anni ‘80. Nicolas Vanier ha rivisitato l’opera scritta originariamente da Cécile Aubry e ne ha fatto un nuovo romanzo, nonché un film uscito nelle sale italiane il 30 gennaio con Felix Bossuet, Tcheky Karyo e Margaux Chatalier. La vicenda si svolge durante la seconda guerra mondiale ed è ambientata in uno sperduto villaggio nel cuore delle Alpi, dove un ragazzino orfano, Sebastien, difende strenuamente Belle, una femmina di pastore dei Pirenei alla quale è legatissimo, dai cacciatori che vogliono eliminarla perché la ritengono una pericolosa predatrice. Ad aiutare Sebastien ci sono il medico Guillame, la panettiera Angelina e il burbero nonno César. L’arrivo dei tedeschi, guidati dal tenente Peter Braun, scuoterà l’intero paese e la vita dei suoi abitanti: per contrastare gli orrori della guerra, i protagonisti del romanzo dovranno rimanere uniti e dimostrare un grande coraggio. VALERIA GUIDOTTI
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IL VANGELO SECONDO LEBOWSKI Autori: Oliver Benjamin, Dwayne Eutsey Se amate circolare in vestaglia e pantofole, vivendo la vita di oggi con leggerezza filosofica, sempre alla ricerca delle grandi verità, questo è il libro che per voi: Il vangelo secondo Lebowski (Fazi, pp. 288). L’autore Oliver Benjamin era drugo ancor prima che i Cohen ne coniassero il personaggio interpretato da Jeff Bridges nel film del ‘96, Il grande Lebowski. Immaginate la sua sorpresa nel riscoprire quel film. Conseguenza immediata, fare di quel particolare approccio alla vita una religione e questo vangelo (apocrifo fin che si vuole) è la guida ‘per risvegliare il drugo che è in te’. Una guida per sensibilizzare, più che fare proseliti (che sono, in effetti, oltre 160 mila in tutto il mondo) e guardare in faccia l’effimero della contemporaneità. Il tutto dettato da ardore e ironia. MARIO A. RUMOR
UNA CARROZZA PER WINCHESTER Autore: Giovanna Zucca Bella prova letteraria quella di Giovanna Zucca. In occasione del bicentenario della pubblicazione di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, l’estasi di ripercorrere atmosfere, personaggi e climax narrativi tipici della famosa Lady della letteratura inglese, ha trovato corpo in Una carrozza per Winchester (Fazi, pp. 145). In cui si raccontano gli ultimi giorni di una Austen malata ma ancora tenacemente attaccata alla scrittura e all’ultimo romanzo da finire. Una cara amica, di cui leggiamo la corrispondenza tra le pagine, manda a chiamare un famoso medico nella speranza di salvarla. Bella prova letteraria e toccante viaggio indietro nel tempo. Il romanzo della Zucca è l’aperitivo prima di rivedere Austenland o quel Death Comes to Pemberley che la BBC ha trasformato in avvincente mini serie. MARIO A. RUMOR
IN EDICOL DA DICEM
BRE
A
DISCHI E DISCHI VOLANTI CONTAMINAZIONI ALIENE NEL MONDO DEL ROCK