Arena Lifestyle Magazine

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ARENA

WEB MAGAZINE ANNO IV N.38 LU/AGO 2018

Rivista mensile web a distribuzione gratuita, supplemento di Commodity World weekly. Prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com

Arena Lifestyle - supplemento del settimanale on line Commodity World Weekly - Anno I II n.. 38 7-8 /2018 registr. al Tribunale di Pavia n. 673 dell’11/5/2007

LIFESTYLE

Il divo rap Fedez, e la blogger Chiara Ferragni, la ‘royal family ‘ italiana dell’ estate 2018

ITALIANI? PIU’ SINGLE, MENO NASCITE. E POI CI SONO LORO

Ferragnez KATIA FERRI MELZI D’ERIL



SOMMARIO - LUGLIO/AGOSTO - Arena Lifestyle

Arena Lifestyle 7-8/18- EDITORIALE

EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril Champagne cocktail allo Yacht Club di Monaco. Abito di Natasha Siassina Couture. Mikhail Baryshnikov al Gran Teatro La Fenice il 13 luglio scorso, alla fine del live dedicato all’amico Josep h Brodsky, Premio Nobel della letteratura

A

ll’uscita del Gran Teatro La Fenice, è tutto un borbottare incomprensibile “Spettacolo lungo, a tratti triste. Baryshnikov bravo, anche se praticamente non balla”. Mi viene da sorridere e da scuotere la testa: insomma, si tratta della lettura dei verso del poeta russo Joseph Brodsky, prima condannato al confino e poi espulso dall’Urss, in seguito Premio Nobel per la letteratura, incoronato poeta ufficiale degli Usa, dottorato honoris causa dall’Università di Oxford, cittadino onorario di Firenze e poi di ritorno a San Pietroburgo, che quando lasciò la patria si chiamava ancora Leningrado. Si tratta della lettura dal vivo declamata da Mikhail Baryshnikov, l’eccelso danzatore che possiede ancora, alla sua età, il dono del movimento e una poetica leggerezza mozartiana. A 17 anni dalla morte del suo grande amico, ancora gira il mondo con questo spettacolo assolutamente sublime. Certo, si parla della morte. Ma Brodsky ne parla volentieri perchè, come scriveva il poeta latino Properzio, la morte non è la fine di tutto. “Posso ancora sentire su di me lo sguardo fermo di Joseph, posso ancora avvertire la sua presenza spirituale: un’impressione che spesso può farsi piuttosto intensa. Mi sono sempre considerato una dei quelle persone su cui egli ha profuso cure e attenzioni e che per questo hanno davvero goduto di una singolare fortuna” racconta Baryshnikov.E’ stato un grande onore per me ascoltare un gigante della danza come Mikhail Baryshnikov in questo monologo emozionante e doloroso sì, lo riconosco. Ma talmente straordinario che non si può far altro che ringraziare il direttore artistico Fortunato Ortombina per averlo scelto e messo in cartellone sì, proprio in questo luglio afoso e godereccio a Venezia, dove tutti non pensano altro che a mangiare e a lamentarsi dei turisti, incuranti delle fatiche del nuovo governo per farsi largo in Europa, dei conti pubblici da sanare, dell’emigrazione dei giovani che ancora non si ferma, della cultura e del turismo da sostenere. Si parla della morte, già. E della solutudine dei vecchi, ricchi e poveri non importa. Non ci fa bene, tutto questo, forse, per rifletter un po’ è orientare meglio la nostra vita? Dunque grazie Mikhail, per averci regalato due ore di riflessione e di poesia.

SOMMARIO 4/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

ARENA LIFESTYLE anno II° n. 38, luglio/agosto 2018 - Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito mensile del settimanale web Commodity World Weelkly Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/2007 Redazione: Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contributors di questo numero: Ekaterina Kolosova, Antonia Gospodinova, Laia Garcia Fernandez Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: Katia Ferri Melzi d’Eril - Tutti i diritti riservati

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LUGLIO/AGOSTO 2018

5/ SOMMARIO LUGLIO/AGOSTO 2018

32-37 /GRAND TOUR WORLD

6-11/ OMNIBUS MOSTRE

38-41 /CINEMA

Cime remote e spiagge solitarie in tutto il mondo Euforia, il nuovo film di Valeria Golino. Il ritorno di Ocean’s 8 75° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, l’oro alla carriera a David Kronemberg

Gli eventi di luglio-agosto MUSICA E FOOD IN VILLE E CASTELLI Il mese di luglio è ricchissimo di eventi che abbinano l’ascolto della musica classica, jazz e folk con la scoperta di cibi e alimenti genuini. In alto, concerto d’archi al Castello di Montelifrè, organizzato da Niccolò Bolognini Martinozzi, proprietario dei saloni merlati affacciati sulle suggestive colline di San Giovanni d’Asso. Sotto, visita durante la vendemmia alla vinicola Marchese di Ivrea, l’azienda di Luis Martino Lorenzato d’Ivrea, nei dintorni di San Paolo. Il 23 luglio saremo a Parma per la Notte dei Maestri del Lievito Madre, una kermesse all’insegna della golosità.

A sinistra, Oro dei Faraoni a Monaco. Qui sopra, tour di Ferrari cabrio negli Emirati Arabi Uniti.

12-19/ COVER STORY

Che dici, mi sposo? Il matrimonio dei Ferragnez contagerà le nuove generazioni?

42-45 / WEEK END: BORGHI DI PUGLIA foto e testi di Ekaterina Kolosova

20-21 /COVER STORY

Che dici, divorzio? Fedez si smarca da J-Ax ma perde il ‘pupillo’ Rovazzi

48-49/ FOOD: CANTON TICINO GOURMET Pasta al ragù? Si’, al grasso di vipera

22-25/ WEEK END

50-53/ FASHION

Itinerari d’estate tra arte e musica

Boho chic, il trend che guida l’estate 2018

26-27/ARTE

54/ AGENT PROVOCATEUR

Oro dei Faraoni a Monaco, di Antonia Gospodinova

Ta do io l’agricoltura. Parola del Ministro Gianmarco Centinaio.

30-31 /TOP NIGHLIFE: COSTA AZZURRA 5


Arena Lifestyle 7-8/18- OMNIBUS MOSTRE

OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 7-8/18

THE FLORENCE EXPERIMENT Dall’incontro fra un artista e un neurobiologo vegetale, nasce The Florence Experiment, un progetto site specific di Cars Holler e Sterano Mancuso, al Palazzo Strozzi di Firenze fino al 26 agosto. Due scivoli giganteschi, intrecciati come le catene del Dna, permettono ai visitatori di scendere dal loggiato con in mano una piantina di fagiolo, le cui reazioni fotosinstetiche sono analizzate da un team di scudiosi a fine corsa. Prendersi cura di un seme appena sbocciato, permette ai visitatori di riflettere sul rapporto tra uomo e natura, con l’intento di sensibilizzare, anche per pochi secondi, la nostra coscienza ecologica. Info: www.palazzostrozzi.org

Luglio-Agosto 2018 Firenze

Firenze

FINO AL 7/10/ 2018

FINO al 6/1/19

CONVITI E BANCHETTI, L’ARTE DI IMBANDIRE Nella casa-museo Stibbert, oltre alla attività di un grande collezionista, si svolgevano anche quotidiane funzioni della vita della famiglia: si cucinava, si ricevevano gli amici, si pranzava assieme. Oggi con la mostra “Conviti e Banchetti” si vuole richiamare proprio questa grande tradizione di imbandire le mense. La mostra si propone di illustrare l’arte di decorare la tavola, dal Rinascimento fino all’Ottocento attraverso vivaci ricostruzioni delle apparecchiature del passato. Il banchetto è infatti un fenomeno sociale e culturale che nel corso dei secoli ha avuto un ruolo importante nell’evoluzione del gusto e degli stili. i migliori architetti e artisti erano chiamati per allestire celebrazioni di particolari momenti felici, come vittorie, matrimoni, o speciali ricorrenze. E ancora oggi sopravvivono le rappresentazioni pittoriche di alcuni dei più sontuosi banchetti della storia. Per stupire e dilettare gli ospiti, le famiglie principesche facevano a gara a esibire sempre nuovi tipi di vasellame e oggetti per la tavola, mentre celebri cuochi - passati alla storia per i loro libri di ricettari - confezionavano vivande dalle forme così mirabolanti che potevano rivaleggiare con le più pregevoli sculture. Una selezione di questo tipo di oggetti, parte meno nota della collezioni del Museo Stibbert, viene esposta in questa mostra, accanto a importanti pezzi provenienti da raccolte private.

FRITZ KOENIG Dal 21 giugno al 7 ottobre Firenze celebra Fritz Koenig, da molti considerato fra i più importanti scultori del ventesimo secolo, con una grande mostra monografica, la prima dopo la sua morte, presentando nei magnifici spazi verdi del Giardino di Boboli e nelle sale della Galleria degli Uffizi una grande quantità di sue opere, fra sculture e disegni, compresi anche, per la prima volta, i lavori degli ultimi quarant’anni della sua vita. Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, ben volentieri ha messo a disposizione gli spazi di sua competenza per questa occasione straordinaria. Il bronzo, la pietra, il corten delle monumentali sculture di Koenig ritmano gli spazi del capostipite dei giardini all’italiana offrendo alla vista l’intreccio prezioso fra le loro forme, lisce o ruvide, spesso apparentemente instabili e padrone di uno studiato disequilibrio, e lo sfondo di panorami unici e le quinte delle siepi, dei grandi alberi, dei prati. Personalità forte e complessa Koenig negli anni rifiutò il mondo dell’arte e decise di ritirarsi, con la moglie Maria, nella sua tenuta di Ganslberg, in Baviera, dedicandosi con passione anche ai suoi amati cavalli purosangue arabi dei quali diventò allevatore, ai suoi pavoni, alle galline, ai gatti, insomma alla sua “arca di Noè” come la chiamava, circondato dalla sua collezione di arte africana tra le più notevoli al mondo.

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Sansepolcro

Spoleto

FINO AL 6/1/19

DAL 14/5/2018

VISIONI DALL’ALTO NEL DUOMO DI SPOLETO Novità al Complesso Monumentale del Duomo di Spoleto, che comprende la Cattedrale, il Museo Diocesano e la Basilica di Sant’Eufemia, con le inedite “visioni” dall’alto – interne ed esterne – della sommità dell’abside del Duomo e del campanile. Il nuovo progetto dell’Arcidiocesi, con la collaborazione di Civita Opera, è definito “Arte dello Spirito – Spirito dell’Arte”: due concetti, un chiasmo, una lettura più ampia, ma allo stesso tempo unitaria, dei monumenti della città, in cui la Cattedrale torna a essere non solo fulcro spirituale, ma anche artistico, da cui si diparte ogni altro itinerario. Come ha rilevato l’Arcivescovo di Spoleto, Renato Boccardo, quella del Complesso Monumentale “è una lunga storia, una storia di fede, di arte e di cultura. Ma bisogna tendere non solo l’orecchio del corpo ma soprattutto quello del cuore”. In questa prospettiva, due “visioni” straordinarie faranno parte dell’innovazione del percorso di luce. Per la prima volta il visitatore potrà ammirare dall’alto il ciclo di Filippo Lippi nell’abside e salire sulla vetta del campanile, dalla terra al cielo come espone l’iconografia degli affreschi del pittore fiorentino: dall’Annunciazione alla Natività, dalla Morte della Vergine all’Assunzione fino alla rappresentazione dell’Empireo. In particolare, nella vista in prossimità dell’abside, si può meglio osservare l’affresco del catino con l’Incoronazione della Vergine: Dio Padre e Maria risultano così fi gure imponenti e il visitatore riconosce da qui il popolo del Paradiso distinguendo le figure dei Profeti e delle eroine del mondo

UMBRIA TRA MEDIOEVO E RINASCIMENTO In tandem con l’ultimazione dei restauri della Resurrezione di Piero della Francesca, presso il Museo Civico di Sansepolcro, apre al pubblico, il 25 marzo, la mostra Piero Della Francesca. La seduzione della prospettiva. L’esposizione, curata da Filippo Camerota e Francesco P. Di Teodoro, e promossa dal Comune di Sansepolcro, è un progetto del Museo Galileo di Firenze con la collaborazione della Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia ed è organizzata da Opera Laboratori Fiorentini. Il progetto espositivo, che si articola intorno al “De prospectiva pingendi” trattato composto da Piero della Francesca intorno al 1475, ha l’obiettivo di illustrare le ricerche matematiche applicate alla pittura di Piero della Francesca e la conseguente eredità lasciata ad artisti come Leonardo da Vinci, Albrecht Dürer, Daniele Barbaro e ai teorici della prospettiva almeno fino alla metà del Cinquecento. La mostra mira, inoltre, a mostrare al pubblico le due anime di Piero della Francesca: raffinato pittore e grande matematico. Oltre ad essere Maestro d’abaco, geometra euclideo, studioso di Archimede, Piero è stato anche un innovatore nel campo della pittura poiché per lui, quest’ultima, nella matematica e nella geometria, trovava il suo sostanziale fondamento. I suoi scritti, infine, soprattutto il De prospectiva pingendi, hanno dato inizio alla grande esperienza della prospettiva rinascimentale. La Mostra è suddivisa in otto sezioni che approfondiscono gli studi affrontati da Piero nel corso della sua vita.

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Arena Lifestyle 7-8/18- OMNIBUS MOSTRE

OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 7-8/18

ARTE GIAPPONESE A BOLOGNA Dal 24 marzo al 9 settembre 2018, Palazzo Albergati di Bologna ospita una grande mostra dedicata all’arte giapponese, un viaggio nel Mondo Fluttuante attraverso più di 200 opere che renderanno omaggio ai maestri dell’Ukiyo-e: Hiroshige, Utamaro, Hokusai, Kuniyoshi e molti altri. Con xilografie policrome dalle immagini fantasiose e dense di particolari il percorso si snoda tra il mondo femminile delle Geisha e delle Ōiran e il fascino dei leggendari guerrieri samurai. Ci sono il racconto della nascita dell’ukiyo-e e le famose stampe Shunga; le opere che ritraggono gli attori del teatro Nō e Kabuki accanto a quelle che rappresentano il mondo della natura, in tutte le sue manifestazioni – fiori, uccelli e paesaggi – fino all’arrivo della fotografia. La mostra, con il Patrocinio del Comune di Bologna e della Fondazione Italia Giappone, è prodotta e organizzata da Arthemisia e curata da Pietro Gobbi.

PALIO DI SIENA29 GIUGNO/ 2 LUGLIO Il 29 giugno scorso la Piazza del Campo di Siena è stata teatro della grande inaugurazione, una grande kermesse di speranze, passioni e ansie. I popoli delle 10 contrade che parteciperanno al Palio della Madonna di Provenzano, il 2 luglio si contendono il drappellone, dipinto quest’anno da Emilio Giannelli, vignettista del Corriere della Sera (senese anche lui, tifoso della contrada del Drago). Impossibiie non andare almeno una volta nella vita a seguire il meraviglioso gioco che permea la vita di una intera città e la violenza dei sentimenti positivi e negativi che la rendono unica, indimenticabile. Per quattro giorni le prove sono no stop, con canti, balli e cene. Ci vogliono almeno tre giorni per riprendersi da questo spettacolo antico che entusiasma sempre e ogni anno richiama centinaia di migliaia di persone.

Venezia

Mestre

FINO AL 6/1/2019

ALBERT OEHLEN A PALAZZO GRASSI Palazzo Grassi presenta “Cows by the water” la mostra personale di Albert Oehlen (1954, Krefeld, Germania) a cura di Caroline Bourgeois. La mostra traccia un percorso lungo la produzione di Albert Oelhen attraverso una selezione di oltre 80 opere, dalle più note a quelle meno conosciute, realizzate dagli anni ‘80 ad oggi e provenienti dalla Pinault Collection e da importanti collezioni private e musei internazionali. ‘Cows by the Water’ presenta un allestimento inedito, non cronologico bensì scandito da un ritmo sincopato tra i diversi generi e periodi, sottolineando così il ruolo centrale della musica nella produzione dell’artista, metafora del suo metodo di lavoro dove contaminazione e ritmo, improvvisazione e ripetizione, densità e armonia dei suoni diventano gesti pittorici. Albert Oehlen si afferma come uno dei protagonisti della pittura contemporanea grazie a una ricerca in continua evoluzione dedicata al superamento dei limiti formali e alle sperimentazioni, più che al soggetto dell’opera. ‘Cows by the Water’ a Palazzo Grassi è la più grande monografica in Italia dedicata ad Albert Oehlen, già protagonista di importanti esposizioni in tutto il mondo – tra le altre al Museo Nacional de Bellas Artes in L’Avana nel 2017, al Cleveland Museum of Art nel 2016, al New Museum di New York e alla Kunsthalle Zürich nel 2015, al Kunstmuseum di Bonn nel 2012 e al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 2009.

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FINO AL 28/10/2018

“MOTOCICLETTA, ARCHITETTURA E VELOCITA’” Tra le iniziative progettate a Forte Marghera per valorizzare e avvicinare il pubblico giovane all’arte contemporanea, venerdì 8 giugno 2018, alle ore 18, inaugura un nuovo spettacolare appuntamento dedicato questa volta a uno dei simboli più curiosi e attraenti del design del XX secolo: la motocicletta. Questa grande esposizione sull’epopea delle due ruote italiane a motore sarà ospitata nello spazio messo a disposizione lo scorso anno a Forte Marghera dal Comune di Venezia e dalla Fondazione Forte Marghera , inauguratosi con l’inedita installazione di sculture ‘Gruppo di Famiglia’ provenienti dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Passione, tecnologia e design. Questo il mix che caratterizza le scelte delle 41 moto e scooter esposti , suddivisi in sette capitoli – Scooter, Elettrico, Sportive, Heritage, In Africa, Le moto fondamentali, Pezzi d’autore, Ardite e raffinate – pensati come una carrellata tra le più famose forme aerodinamiche del motociclismo italiano (con qualche incursione in ambito straniero). La rassegna - a cura di Marco Riccardi e con la direzione scientifica di Gabriella Belli - intende percorrere in tutti i sensi un ‘viaggio’ affascinante tra pezzi assolutamente esclusivi , che hanno fatto la storia delle due ruote, con lo scopo di raccontare, attraverso le ‘icone’ create dalle migliori industrie del nostro paese, come si è evoluto il concetto di design e di sicurezza in questo campo.

Milano

Roma

FINO AL 10/8/2018

A PROPOSITO DI COLORE: AFRICA E BRASILE L’uso dei colori sgargianti è il suo tratto distintivo. Per l’artista brasiliano Roberto Britto si aprono le porte della galleria Deodato che ospita le sue coloratissime tele che coniugano cubismo, strett art, pop art. Tele, sculture e serigrafie sono accomunate dalla componente cromatica allegra e positiva dell’artista che evoca, con le sue forme semplici di cuoir e di stelle, il mondo fantastico dei cartoni animati e i ricordi della nostra infanzia. www.deodato.com A Milano sono anche gli ultimi giorni utili per visitare Contaminafro, il festival delle culture contemporanee africane: una finestra sul fermento creativo del Vecchio Continente, con spettacoli, concerti, sfilate, cucina di alto livello e artigianato. www. contaminafro.com

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FINO AL 29/7/2018

HIROSHIGE, VISIONI DAL GIAPPONE Alle Scuderie del Quirinale proseguono le celebrazioni per il 150° anniversario dei rapporti bilaterali Italia-Giappone del 2016, con la rassegna monografica “Hiroshige, Visioni dal Giappone”, dedicata a uno dei più importanti artisti giapponesi di metà Ottocento. Una selezione di circa 230 opere, xilografie e dipinti su rotolo, divisi in sette percorsi tematici. Hiroshige è conosciuto come il maestro della pioggia e della neve, celebre per le illustrazioni di paesaggi e vedute del Giappone nelle quattro stagioni e nelle varie condizioni atmosferiche. La sua arte segna un cambio epocale all’interno del filone classico del paesaggio, con una tecnica che sfutta l’asimmetria della composizione, ponendo in primo piano le opere di grandi dimensioni. E’ sempre bene ricordare che Hiroshige ha influenzato i grandi maestri di fine ottocento, tra cui Van Gogh, Monet, Degas e Toulouse Lautrec.


Arena Lifestyle 7-8/18- OMNIBUS MOSTRE

OMNIBUS MOSTRE - Arena Lifestyle 7-8/18

ROMA, DOMUS AUREA fino ad agosto 2018 Sono partite le visite didattiche al cantiere di restauro della Domus Aurea di Nerone, proprio di fronte al Colosseo. Il cantiere della Domus Aurea è visitabile con degli innovativi interventi multimediali nella prospettiva di valorizzazione scientifica del cantiere di restauro. Come implementazione rispetto ai precedenti anni, è stato realizzato un progetto site specific di realtà immersiva e video racconto. Gli interventi sono volti ad ampliare la fruizione da parte del pubblico con l’utilizzo di installazioni multimediali che fanno uso delle più recenti tecnologie come il videomapping su grandi superfici e la realtà virtuale. Il sito è accessibile esclusivamente con visita didattica con prenotazione obbligatoria. Ogni sabato e domenica visita didattica con realtà virtuale al cantiere di restauro della Domus Aurea € 14,00 + diritto di prenotazione . Gratuito per bambini al di sotto dei 6 anni

Pisa

FINO AL 5/11/2018

PISA CITTA’ DELLA CERAMICA Dieci secoli di storia, tra artigianato, commerci internazio nali e trasformazioni culturali: si apre sabato 5 maggio la più grande mostra sulla ceramica mai realizzata in Italia, “Pisa città della ceramica. Mille anni di economia e d’arte, dalle importazioni mediterranee alle creazioni contemporanee”. Il progetto, realizzato dalla Società Storica Pisana, si sviluppa lungo sei mesi, fino al 5 novembre, in quattro sedi espositive principali (San Michele degli Scalzi, Palazzo Blu, Camera di Commercio di Pisa, Museo Nazionale di San Matteo), con oltre 500 pezzi in mostra, un cartellone di eventi dedicati a tutte le fasce di età, percorsi guidati in città e nel territorio pisano alla scoperta di inediti palazzi, chiese decorate da bacini ceramici, esempi di archeologia industriale e ceramisti ancora in attività, ma anche un sito web fruibile da smartphone, con mappe personalizzabili per costruire in autonomia il proprio itinerario di visita. La mostra invita a rileggere un intero territorio, che fu un’avanguardia nella tecnica destinata a cambiare le abitudini dell’Occidente, cominciando dalla tavola, per diventare un settore trainante per l’economia: la produzione della ceramica. “La città di Pisa è stata un’avanguardia in questo settore – dichiara Andrea Ferrante, assessore alla cultura del Comune di Pisa – nel futuro sarà importante connettere il sapere con il saper fare: questa mostra è un’occasione per valorizzare la tradizione del territorio”.

Gubbio

FINO AL 4/11/2018

GUBBIO AL TEMPO DI GIOTTO Il La città di Gubbio conserva intatto il suo splendido aspetto medievale, è ancora la città del tempo di Dante e di Oderisi da Gubbio, il miniatore che il sommo poeta incontra tra i superbi in Purgatorio e al quale dedica versi importanti, che sanciscono l’inizio di un’età moderna che si manifesta proprio con la poesia di Dante e l’arte di Giotto. La mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi”, vuol restituire l’immagine di una città di media grandezza ma di rilievo politico e culturale nel panorama italiano a cavallo tra la fine del Duecento e i primi decenni del Trecento. Per l’occasione ha riconsegnato a Gubbio opere disperse nel corso della storia, riunendo quadri degli stessi pittori eugubini destinati ad altre città dell’Umbria, chiamando importanti prestiti dall’estero. Dipinti su tavola, sculture, oreficerie e manoscritti miniati delineano, anche con nuove attribuzioni, le fisionomie di grandi artisti come Guido di Oderisi, alias Maestro delle Croci francescane, Il Maestro della Croce di Gubbio, il Maestro Espressionista di Santa Chiara ovvero Palmerino di Guido, “Guiduccio Palmerucci”, Mello da Gubbio e il Maestro di Figline. Il padre di Oderisi, Guido di Pietro da Gubbio, viene oggi identificato in uno dei protagonisti della cosiddetta “Maniera Greca”, da Giunta Pisano a Cimabue. Palmerino fu compagno di Giotto nel 1309 ad Assisi, e con lui dipinse le pareti di due cappelle di San Francesco, per poi tornare a Gubbio e affrescare la chiesa dei frati Minori e altri edifici della città.

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CLERMONT-FERRAND L’omino Michelin (il Bibendum) festeggia 120 anni con una mostra

Per il 120° compleanno dell’Omino Michelin, L’Aventure Michelin, un luogo unico, aperto a tutti, che custodisce e testimonia la storia e il patrimonio culturale del Gruppo, celebra l’evento con una mostra dedicata, aperta fino al 31 dicembre 2018. Nel 1894, all’Esposizione Universale e Coloniale di Lione, vedendo una pila di pneumatici disposti artisticamente, Édouard Michelin ha un’idea: “Guarda, con un paio di braccia in più sembrerebbe un omino!” Questa frase è l’abracadabra che farà nascere, nel 1898, l’Omino Michelin. Sarà l’artista Marius Rossillon, conosciuto con il nome d’arte di “O’Galop”, a realizzare il personaggio che da allora accompagna generazioni di viaggiatori in tutto il mondo, rendendolo protagonista di uno straordinario manifesto dal titolo “Nunc est Bibendum” (“Adesso bisogna bere”), in cui cita l’Ode di Orazio (I, 37) per dire che il pneumatico Michelin “beve” l’ostacolo. L’Omino Michelin suscita subito simpatia e comincia ad apparire su ogni canale pubblicitario, impegnato a fornire informazioni tecniche relative all’uso corretto del pneumatico. O’Galop è il primo a dar vita all’Omino Michelin, ma Bibendum acquisisce una personalità umana forte, divertente ed estroversa anche grazie ad altri grandi nomi del mondo della pubblicità e dei manifesti, come Hautot, Grand Aigle, Riz, Cousyn e René Vincent.Ma per rendere l’Omino Michelin facilmente riconoscibile per tutti, è necessario uniformarne l’immagine. L’impresa è facilitata quando, negli anni Venti, gli artisti dediti a Bibendum lavorano nello studio grafico Michelin. A poco a poco l’Omino Michelin diventa il personaggio conosciuto in tutto il mondo: sorridente, gentile, protettivo e vivace, pronto ad aiutare ogni viaggiatore. All’inizio, i suoi tratti rispecchiano quelli dell’unica classe sociale che poteva permettersi i nuovi mezzi di trasporto (monocolo, sigaro, anello con sigillo, gemelli). Con la diminuzione dei prezzi delle automobili, ormai più accessibili, l’Omino Michelin abbandona gli accessori, diventando per tutti il compagno di viaggio amichevole e ideale. Conosciuto in tutto il mondo sin dagli anni Venti, il suo successo continua a crescere fino ad essere sancito dal massimo tributo ricevuto nel 2000, quando viene riconosciuto miglior logo di tutti i tempi da una giuria di esperti del Financial Times. Quello stesso anno, l’Omino Michelin assume un design high-tech in 3D, che ne sottolinea la predisposizione per l’innovazione e la tecnologia. In realtà, per essere sempre più in linea con i tempi e immediatamente riconoscibile dai viaggiatori di ogni epoca, l’Omino Michelin non ha mai smesso di mutare aspetto. Fin dalla sua fondazione, nel 1889, la missione del gruppo Michelin è quella di contribuire al progresso della mobilità di beni e persone attraverso la produzione e la commercializzazione di pneumatici per tutti i tipi di veicoli. Inoltre, Michelin accompagna il viaggiatore con un’ampia gamma di carte e atlanti stradali, guide turistiche, guide alberghi-ristoranti, il sito Internet viamichelin.it e app e sviluppa materiali ad alta tecnologia per l’industria della mobilità. Il Gruppo, con sede a Clermont-Ferrand (Francia), è presente in 171 Paesi e ha 70 siti produttivi in 17 paesi diversi, che hanno prodotto 190 milioni di pneumatici (2017). Vi lavorano oltre 114.000 persone. Il suo Centro di Tecnologia, cuore del settore di Ricerca e Sviluppo, ha sedi in Europa, America del Nord e Asia. Michelin investe circa 700 mln di euro l’anno in Ricerca e Sviluppo. 1898: 1901: 1920: 1986: 2000: 2009: 2017: 2018:

Nascita del personaggio da un disegno del fumettista O’Galop Spuntano le gambe all’Omino Michelin, di cui fino ad oggi si vedeva solo il busto L’Omino Michelin è una star internazionale La campagna pubblicitaria dell’agenzia francese BDDP fornisce conferma della popolarità del personaggio L’Omino Michelin viene votato miglior logo di tutti i tempi dal Financial Times. Diventa un personaggio in 3D Prima campagna pubblicitaria mondiale: “Il giusto pneumatico cambia tutto” Nuova identità visiva: l’Omino Michelin torna al 2D, in linea con il nuovo essenziale “flat design” L’Omino Michelin compie 120 anni

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Arena Lifestyle 7-8/18 COVER STORY/ Che dici, mi sposo?

Che dici, mi sposo?/COVER STORY/Arena Lifestyle 7-8/18

Nella pagina a fianco, le sorelle Ferragni con i rispettivi partner. Qui sopra: lo stile boho chic del festival Coachella e a fianco Fedez e Chiara Ferragni a Milano quest’inverno dopo l’annucio dellla gravidanza in corso e del matrimonio.

GIOVANI AL BIVIO:

CHE DICI, MI SPOSO? M acchè Biennale. Il red carpet di fine agosto sarà disertato da un parte di vip italiani del cinema, dello spettacolo e della tv che si affretteranno a volare in Sicilia per assistere al ‘royal wedding’ italiano: la nascita della nuova famiglia Lucia, tra l’idolo rap Fedez e la blogger Chiara Ferragni, un colpo di fulmine atomico suggellato dall’arrivo, in primavera, di un delizioso bambino, Leone. Tutta l’Italia si commuove e i giovani si trovano a riflettere su questa ennesima (dopo Harry e Meghan) favola moderna e l’eterno dilemma. Mi sposo o no?

Basta entrare in un bar all’ora dell’happy hour per averne conferma. Tutti parlano dell’imminente matrimonio di Fedez e Chiara Ferragni (auguri!) che si celebrerà il 31 agosto prossimo a Noto, città di Sicilia dove è nata la madre di lei. Certo, sarà in stile Coachella, ormai lo sanno anche i sassi: leggero, divertente come un festival musicale al luna park, una cosa già definita da ‘rimbambini’ da eterni adolescenti, già copiatissima da quelli che non sono però diventati (come loro, che sono non rimbambini ma intelligentissimi e scaltri) milionari e supergriffati dagli sponsor, neonato incluso. Certo, questo loro passo sarà indubbiamente un segno, un esempio, un segnale, un argomento di riflessione per tanti giovani under 30 e non solo su cosa è meglio fare per il futuro, se costruire una famiglia oppure no. Ed è proprio questo il secondo argomento di conversazione che ha infiammato Milano in questi giorni roventi in cui si è tenuto il tradizionale concerto di Radio Italia Live. Che ci lamentiamo a fare degli sbarchi di immigrati, se a guardare i numeri siamo un popolo di single, che invecchia e non fa figli? Siamo una delle nazioni più vecchie al mondo dove i matrimoni sono in ripresa, ma non aiutano a migliorare il quadro: ci sono quelli che si sposano da vecchi e non fanno figli e quelli che si risposano con altri divorziati o single già forniti di prole. Insomma, si fa festa, aumentano gli anelli al dito, ma la situazione demografica non cambia. Nell’arco di vent’anni, ci spiega l’Istituto di statistica, Istat, commentando la fotografia della società italiana a dicembre scorso, il numero medio di componenti di una famiglia è sceso da 2,7 (media 1995-1996) a 2,4 (media 2015-2016). Il che vuol dire che sono meno di tre: sono un vedovo con figlio grande, una madre o un padre single con un figlio, due coniugi soli.

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Nel 2016 sono nati 12.342 bambini in meno rispetto all’anno prima, da madri sempre più adulte, in media si hanno 1,35 figli per donna. Bisogna sapere però che ad alzare le statistiche sono le giovani mamme straniere. A livello internazionale, l’Italia si trova al sesto posto per fecondità più bassa nella classifica europea: all’ultimo posto c’è il Portogallo con 1,31 figli in media, mentre la Francia, con 1,96 figli in media per donna, è il Paese più prolifico. Per quanto riguarda la speranza di vita alla nascita (vita media), dopo la battuta d’arresto dell’anno scorso, riprende a crescere e passa da 80,1 anni a 80,6 anni per i maschi e da 84,6 a 85,1 per le femmine. Al 31 dicembre 2016, la popolazione residente in Italia era pari a 60.589.445 unità (29.445.741 maschi e 31.143.704 femmine), oltre 76 mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno. A livello territoriale il Sud e le Isole sono la ripartizione con il maggiore decremento annuo (-0,3 per cento); come nell’anno precedente il maggior numero di residenti, il 26,6 per cento del totale, si trova al Nord-ovest (16.103.882 unità). Aumentano le famiglie composte da una sola persona (da 20,5 a 31,6%), ormai una su tre, e si riducono quelle di cinque o più componenti (da 8,1 a 5,4). I matrimoni passano dai 189.765 del 2014 ai 194.377 del 2015 (oltre 4.600 eventi in più); cresce perciò, di conseguenza anche il quoziente di nuzialità che dal 3,1 passa al 3,2 per mille con un picco del 3,8 per mille nelle Isole. Ad aumentare però in misura marcata sono i divorzi che da 52.355 nel 2014 diventano 82.469 nel 2015. E’ quanto rileva l’Istat nell’Annuario statistico italiano 2017, presentato oggi. L’incremento dei divorzi è diventato consistente a causa dell’ entrata in vigore del “divorzio breve”. Oggi si assiste ad un’impennata di divorzi, favorita dalle nuove norme entrate in vigore a metà 2015, che ha accorciato da 3 anni a 6 mesi nei casi di separazione consensuale (un anno in caso di separazione giudiziale) il periodo che deve intercorrere tra separazione e divorzio; e un altaro fattore da non sottovalutare è la possibilità di accordi extragiudiziali (previsti dalla legge 132 del 2014) che hanno inciso sul numero dei fallimenti matrimoniali, che nel 2015 sono arrivati a toccare quota 82.469, con un più del 57% rispetto all’anno precedente. Rispetto ad altre città italiane spicca Venezia, dove dal 2006 al 2016, i divorzi sono aumentati (dati Istat) di oltre il 40% (41,1%): tanto che, pur di fronte a una diminuzione di residenti, le persone che hanno rotto legalmente il vincolo del matrimonio sono circa 2.400 in più del 2006. Anche nel padovano le persone divorziate lo scorso anno erano 7.183, a fronte delle 5.015 del 2006. Le cause? Da un lato la crescita della popolazione, la crisi economica e la semplificazione normativa del “divorzio breve” Ma tutto questo non intacca, sempre nel 2016, il quadro della soddisfazione generale della popolazione di 14 anni e più che mostra, rispetto al 2015, segnali di miglioramento: su un punteggio da 0 a 10, le persone danno in media, al concetto di matrimonio, un voto pari a 7. Rimangono molto elevate le quote di persone soddisfatte per le proprie relazioni con familiari e amici, nonostante una diminuzione nel livello di soddisfazione più alto, e aumenta la quota dei soddisfatti anche per la situazione economica. Continua intanto a diminuire la quota di famiglie che giudica la propria situazione economica in peggioramento rispetto all’anno precedente, mentre aumenta quella che la considera invariata. A fronte di questo scenario, ci rendiamo conto che non è certo semplice, per le nuove generazioni, compiere la scelta cruciale, vale a dire decidere se oggi vale la pena di sposarsi e accasarsi o meno. Da un lato la vita dell’eterna single col telefono bollente e dello scapolone con l’auto scoperta, conserva i suoi pregi, la sua libertà, i molti divertimenti. Dall’altro, però, arriva la selezione darwiniana degli inviti: di qua le coppie, di là i single, i separati male, i divorziati con figli. I vecchi, over 50 cominciano a dire, come i loro nonni, che un’età in cui la testa va messa a posto ci deve essere e che dopo i divertimenti bisogna pensare al futuro della specie. Cosa fare? Per chi è in difficoltà e - nonostante l’esempio dei Ferragnez - non sa decidersi, potrebbe essere comodo consultare una delle classiche liste di pro-e-contro al matrimonio. Una delle più gettonate è quella compilata da uno che di futuro della specie ne capiva eccome. Charles Robert Darwin è stato un naturalista, biologo e illustratore britannico, celebre per aver

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In alto a sinistra: l’attrice Sandra Bullock con la cantante Rihanna e al centro l’attore Keanu Reeves. Sotto, Naomy Campbell. Qui sopra i duchi di Sussex Harry & Meghan, a fianco a destra Jane Fonda (in nero) e Robert Redford.

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il patrimonio immobiliare di Fedez è ben consolidato e anche i contratti prematrimoniali tra vip che fatturano bene (vedi oltre 10 milioni di euro) sono una pratica ben consolidata. C’è da dire inoltre che sotto tutti quei tattoo (che costano un patrimonio pure quelli), sembra battere il cuore di un ragazzo molto tradizionale, attaccatissimo alla sua famiglia e anche a certi valori che gli hanno - di recente - fatto scegliere il divorzio professionale (da J-Ax) piuttosto che il compromesso morale non gradito. Ma ora vediamo le ragioni per cui Darwin riteneva meglio sposarsi oppure lasciar perdere.

formulato la teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale. Superati i trent’anni di vita, una buona parte dei quali spesi in una lunga serie di viaggi in giro per il mondo (da cui trasse il materiale per le sue riflessioni scientifiche) decise che forse era giunto il momento di trovarsi una moglie. Dopo una lunga e accurata valutazione, chiese la mano alla cugina Emma Wedgwood (all’epoca era normale, è il 1838). Ma lo stesso non si sentiva sicuro: e allora mise al vaglio i benefici e i vantaggi del matrimonio e, in alternativa, quelli del vivere liberi. La lista di ragioni prese forma e, a un certo punto, cominciò a ispirargli quasi un dialogo interiore con sé stesso. Leggendo soprattutto la seconda parte, quando egli elenca i vantaggi del non sposarsi, divertitevi soprattutto quandoDarwin cominciò a prendere in considerazione le cose cui avrebbe dovuto rinunciare, sia quelle che aveva già, sia che quelle che non aveva ancora. Insomma, si fece prendere da un sentimento molto umano di paura e di diffidenza. E alla fine si sposò. Non siete curiosi di fare lo stesso ragionamento che (anche se non lo confesserà mai) avrà sicuramente impegnato anche il nostro idolo rap Fedez per qualche notte? Lo faccio o non lo faccio? Sbaglio o non sbaglio? Guardate che però lui si era già dato la risposta da solo un bel po’ di tempo fa, in un suo grande successo, “Dai cazzo Federico” anche se il riferimento era un altro: “Se fallisco andiamo a consegnare pizze con lo scooter”. Ad oggi, uno come lui anche se fallisse sentimentalmente, certo non avrebbe bisogno di ricorrere a questa occupazione utile ma vile, che risulta invece estrema e necessaria per i giovani padri che si separano e devono andarsene di casa (spesso la propria) con solo una valigia. Ormai

SPOSARSI “Avere figli, se Dio vuole”, diceva Darwin. Oggi è relativamente più semplice averne, ci sono tanti sistemi a scelta, dalla fecondazione artificiale all’affitto di una ‘mamma-forno’. “Avere una compagna fedele” (fedele è relativo, ma mammettiamo che succeda). “Che si trasforma in una cara amica nella vecchiaia, che si interessi a me, che sia per lungo tempo oggetto di amore e partner di svago; comunque una moglie è meglio di un cane per aver compagnia; metter su una casa e avere qualcuno che se ne prenda cura è sempre una bella cosa; così come sentire la musica e il chiacchiericcio femminile”. Resta da capire perché il chiacchiericcio delle donne sia tra i vantaggi del matrimonio. Forse fa bene alla salute arrabbiarsi ogni tanto? “Essere costretto a visitare e ricevere parenti, invece è una terribile perdita di tempo. Ma Dio, è intollerabile pensare di impiegare una vita intera, come un’ape operaia, a lavorarare, lavorare, lavorare, e alla fine non produrre nulla.

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Come è ormai noto ai più, il matrimonio si terrà il 31 agosto. Noto è stata scelta perché luogo di nascita della mamma della blogger, Marina Di Guardo. Ai grattacieli di New York, la coppia F&F, un amore diventato un brand, ha preferito la terra degli arancini. Dunque alla base della decisione, non c’ è un contratto segreto con Dolce & Gabbana, duo di stilisti che considera la Sicilia una inesauribile fonte di ispirazione...

IMPAZZA IL MATRIMONIO IN STILE COACHELLA Colori vivaci, fiori esotici, atmosfere hippy, come si può dire di no ad un matrimonio in stile Coachella? Il festival musicale più amato dai vip anche quest’anno ci ha offerto look stravagantifatti di glitter, trecce, tatuaggi dorati e molti spunti che potrebbero essere utili per organizzare le proprie nozze (ma anche un party di compleanno niente male, e spesso anche low cost). Non ci credete? Partiamo subito con gli allestimenti della cerimonia, immagina una piccola cappella costruita nel deserto (ma ci accontentiamo anche di una spiaggia isolata), decorata con fiori dalle tonalità accese del rosa e del giallo, nastri e candele. La mise en place è un’esplosione di colore, i fiori restano protagonisti sia sulla tavola che sulle decorazioni per le sedie; i menu e gli inviti hanno font corsivi in stile brush painting con stampe che ricordano gli “acchiappasogni”, perchè fanno tanto Coachella e sono anche di buon auspicio. Gli abiti da sposa in stile hippy sono fluidi, leggeri, realizzati all’uncinetto se si ha una nonna attiva, perfetti per essere indossati anche a piedi nudi e per ballare tutta la notte. E i capelli? Onde morbide con coroncine di fiori o trecce: sono queste le scelte tra le più popolari durante il festival e sempre giuste anche per le aspiranti spose. Anche il bouquet ha la sua rivincita: niente perfezionismi. E’ vistoso, “scomposto” e assolutamente protagonista: da realizzare anche da soli, con una mix di fiori dalle diverse forme e dimensioni e in tutte le combinazioni del rosa (il fucsia è un must). Inoltre, in un matrimonio Coachella style non puo’ mancare una wedding cake dagli effetti speciali con l’aggiunta di colori inusuali, come l’arancio e il giallo, o qualche decorazione che richiama le ambientazioni del deserto. Per finire, un Coachella wedding che si rispetti ha bisogno del gadget giusto, il classico ricordo da mettere in tinello o sul comò in camera per ricordare gli eventi più belli. Cosa donare? Il top è un braccialetto in stoffa, ovviamente personalizzato con le iniziali degli sposi. Intanto trapelano particolari inediti dell’organizzazione del matrimonio di Fedez e Chiara Ferragni a Noto. Prima del rito che vedrà convolare a giuste nozza i genitori del piccolo Leone, gli sposi hanno festeggiato l’addio al celibato e al nubilato (la Ferragni con amici e amiche a Ibiza, con pupo affidato amorosamente al papà e alla nonna). Prina delle nozze, in una delle terrazze più belle di Noto ,gli sposi riceveranno amici e parenti per un dissetante aperitivo di fine estate. Il trattenimento si terrà alla «Dimora delle Balze» con suite e camere già esaurite per le ultime settimane di agosto e la prima di settembre. Un eremo blindato, incastonato fra ulivi e cactacee che profumano d’ Africa. I vip invitati al matrimonio ammireranno il giardino di pietra del centro storico netino da un attico panoramico mozzafiato.

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A sinistra: il principe Emanuele Filiberto di Savoia con la moglie Clotilde Coureau nel giorno delle nozze. Qui a fianco l’attrice australiana Nicole Kidman felice col secondo marito Keith Urban. No, no, non va. Immaginate di vivere una lunga vita in solitudine in una sporca, fumosa, casa londinese. Pensa invece a una tenera, dolce moglie, un divano, un bel camino e libri e magari musica. (...) Sposarsi, sposarsi, sposarsi.” NON SPOSARSI “Niente bambini (niente pianti, urla, rumore, niente seconda vita), nessuno che abbia cura di te nella vecchiaia; Ma si ha sempre e ovunque la libertà di andare dove si vuole, di scegliere chi frequentare tra gli amici. Godersi ogni giorno la conversazione di uomini intelligenti nei club aperti solo agli uomini. Non essere costretti a fare visite ai parenti, e a cedere su ogni minima cosa - ad avere ogni settimana il cruccio della spesa e l’ansia di cosa staranno facendo i bambini - evitare i litigi. Evitare la perdita di tempo - poter leggere la sera - diventare grassi e pigri - ansia e responsabilità - meno soldi per i libri, etc; se ci sono molti bambini l’obbligo di guadagnarsi il pane. (Però fa molto male alla salute lavorare troppo); Forse a mia moglie non piacerà Londra; allora la condanna è l’esilio, e la degradazione, con una sciocca indolente e pigra. Q.E.D. Quod Erat Demonstrandum; Poiché è dimostrato che è necessario sposarsi; quando? Il Vecchio (il padre di Darwin, ndr) dice presto, perché altrimenti è male se uno ha bambini . “ Ma poi, riflette ancora Darwin “ se mi sposassi domani: ci sarebbe un’infinità di noie e di spese per trovare e ammobiliare una casa - lotte per non frequentare i salotti - le visite mattutine - difficoltà e fastidi - perdita di tempo ogni giorno - (a meno che la moglie non sia un angelo e ti faccia stare a tavolino). E come farei ad occuparmi delle mie cose se fossi costretto ad andare ogni giorno a passeggio con mia moglie. Ahimè! Non potrei mai imparare il francese, o vedere l’Europa, o andare in America, o fare un’ascensione in pallone, o fare una gita da solo in Galles.” Povero schiavo starai peggio di un negro. E poi l’orrenda povertà (a meno che la moglie non sia meglio di un angelo e abbia soldi). Non importa ragazzo, su con la vita. Non si può vivere questa vita solitaria, con la prospettiva di una vecchiaia barcollante, senza amici, fredda, senza figli, chi ti guarda in viso dove già compaiono le prime rughe. Non

Darwin, misura il tempo. Desidera avere più tempo per poter leggere la sera, anche a costo di diventare grassi e pigri. “In effetti avendo meno ansia e meno responsabilità - ci sono più soldi per i libri e per ogni genere di divertimento. Se ci sono i bambini l’obbligo di guadagnarsi il pane è gravoso. Però fa molto male alla salute lavorare troppo. Inoltre si può abitare dove si vuole, senza domandarsi “ Forse a mia moglie non piacerà Londra?”. E senza sottostare a pesanti compromessi, condanne, l’esilio dal letto, varie degradazioni”. Intendeva forse, in casi estremi, essere costretti a cambiare i pannolini ai figli? “Il vecchio mio vecchio padre dice che bisogna fralo presto, perché altrimenti è male se uno ha bambini troppo in là. “ Insomma, anche la vita quotidiana viene soppesata. Anche dal punto di vista economico. “Ma poi se mi sposassi domani, che cosa mi aspetta? Ovviamente ci sarebbe un’infinità di noie e di spese per trovare e ammobiliare una casa - rendere gradevoli i salotti di sera e di mattina ( le visite mattutine - difficoltà e fastidi - perdita di tempo ogni giorno - (a meno che la moglie non sia un angelo e ti faccia stare a tavolino). E come farei ad occuparmi delle mie cose se fossi costretto ad andare ogni giorno a passeggio con mia moglie. Ahimè! Non potrei mai imparare il francese, o vedere l’Europa, o andare in America, o fare un’ascensione in pallone, o fare una gita da solo in Galles. Povero schiavo starai peggio di un negro. E poi l’orrenda povertà (a meno che la moglie non sia meglio di un angelo e abbia soldi). Non importa ragazzo, su con la vita. Non si può vivere questa vita solitaria, con la prospettiva di una vecchiaia barcollante, senza amici, fredda, senza figli, chi ti guarda in viso dove già compaiono le prime rughe. Non importa, fidati del destino: tieni gli occhi aperti. Ci sono molti schiavi felici. Non sposarsi, non sposarsi, non sposarsi”. Alla fine il grande scienziato Darwin si sposò, nonostante tutto, il 29 gennaio 1839 ed ebbe pure dei figli. Non sappiamo se si divertì poco o tanto al chiacchiericcio femminile o se cambiò personalmente dei pannolini. Di certo colse questa opportunità per continuare a studiare: il primo figlio divenne oggetto di osservazione continua, per

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Che dici, mi sposo?/COVER STORY/Arena Lifestyle 7-8/18

Star multidivorzio: Jennifer Lopez ha lasciato Marc Anthony dopo il parto dei suoi figli. Sotto: Demi Moore, star di Ghost, A destra la coppia di Twilight, Edward e Bella. In basso, Heidi Klum al tempo del suo matrimonio con il cantante e produttore Seal.

Qui sopra Angelina Jolie e Brad Pitt al tempo del loro matrimonio. A fianco Flavio Briatore con la ex moglie e il figlio vedere l’insorgere delle emozioni, l’evolversi della coordinazione motoria, il modo in cui si adatta all’ambiente circostante. Nonostante ciò Darwin non smise mai di essere sé stesso. E questo valga come lezione sempre, per tutti: sposàti o meno, non si cambia. Chi teme di perdere qualcosa, sbaglia. E chi spera di migliorare, sbaglia in modo eguale.

mano a 8,26. 2. La prima volta può attendere Nonostante la maggiore apertura mentale e il fatto di aver sdoganato il concetto di “amicizia con benefit”, i Millennials aspettano più a lungo per la loro prima volta. Gli esperti ipotizzano che questo “ritardo” sia dovuto al fatto che i millennials siano professionalmente più ambiziosi e, infatti, la pubblicazione Archives of Sexual Behavior precisa che fra i 20-24enni del 1960 solo il 6% non aveva ancora avuto un rapporto sessuale, ma il dato sale al 15% fra giovani di oggi. Il 65% dei matrimoni contemporanei è il risultato di una convivenza. Le cose erano ben diverse cinquant’anni fa, quando solo il 10% dei neo-sposi arrivava all’altare dopo un periodo di vita insieme. Quel che è cambiato, è che la convivenza non è più considerata uno strappo alla regola, ma un rito di passaggio, nonché un banco di prova della solidità della coppia. Lo sostiene il 64% dei millennials e dalla Generazione X. Secondo Pew Research, infatti, i giovani adulti nati dopo il 1980 hanno più possibilità di convivere di qualsiasi altra generazione precedente. Fra le donne, il 37% di quelle tra i 25 e i 29 anni convive con il partner, mentre nel 1987 la percentuale fra i baby boomers era del 10%. In controtendenza con altri gruppi demografici, i Millennials non hanno fretta di entrare nell’età adulta. Solo il 20% dei 1830enni è sposato, ma alla stessa età lo erano il 32% della Generazione X e il 40% dei baby boomers. Le donne contemporanee, in particolare, tendono a sposarsi attorno ai 27 anni e gli uomini a 29. Per le generazioni precedenti - fa sapere ancora Pew Research - la media era di venti anni per lei e quasi 23 per

MATRIMONI NEL MONDO Sulla tradizione del matrimonio anche la globalizzazione che ha caratterizzato il passaggio tra secondo e terzo millennio, ci mette del suo. Perché i Millennials, cioè i giovani fra i 18 e i 34 anni, hanno superato - numericamente parlando - la generazione dei baby boomers. Ma non è solo per l’età che assottiglia le fila degli americani nati dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel conto, infatti, entra anche l’arrivo di giovani immigrati che portano con sé nuovi modi di pensare. Ecco, dunque, come stanno evolvendo i modi di dire sì. 1. Sì al sesso pre-matrimoniale I Millennials sono la generazione che si dimostra più aperta nei confronti dei rapporti pre-matrimoniali. Nel 1970, solo il 29% dei giovani americani adulti era della stessa opinione e ci sono voluti quarant’anni perché il numero dei giovani favorevoli al sesso prima del sì salisse al 58% . Rispetto ai loro genitori, però, i millennials sono meno promiscui: il numero medio di partner dei baby boomer nati nel 1950 era di 11,68, i giovani contemporanei si fer-

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lui. Le discrepanze sono ancora più sensibili in Inghilterra e Galles, dove le donne arrivano all’altare a 34 anni e gli uomini a 36. Nonostante il fatto che i Millennials aspettino più di qualsiasi altra generazione a dire sì, continuano a credere nel matrimonio. L’86% dei 18-34enni single o che non è mai stato sposato, evidenzia un sondaggio Gallup, ha intenzione di farlo. Pur essendo un gruppo demografico molto numeroso, i Millennials rappresentano solo 28 milioni di gruppi familiari, ma si fanno notare anche per il fatto di essere una generazione di coinquilini. Le convivenze fra diverse persone di sesso diverso, poco comuni in generale, sono un segno distintivo dei giovani contemporanei. Ma c’è di più, perché rispetto ai loro genitori e ai loro nonni, sono doppiamente disponibili a dichiararsi LGBT e a sostenere i matrimoni arcobaleno. “Le generazioni più giovani - scrivono i ricercatori di Gallup - tendono a riscrivere le norme sociali, dando la preferenza a quelle che rispondono ai loro desideri e ai loro bisogno e rigettando le convenzioni che non soddisfano la loro visione del mondo”. Nel giro di tre anni, il numero di Millennials che utilizza qualche dating app per incontrare un partner è più che triplicato. Lo rivela Pew Research, che ha scoperto che fra il 2013 e il 2015 il numero di 18-24enni che sceglie l’online dating è passato dal 10 al 27%, complice la diffusione degli smartphone. Più di qualsiasi altro gruppo demografico, infatti, i Millennials cercano un partner idone per affinità, navigando dal proprio cellulare. Secondi in classifica per l’online dating sono i 25-34enni con il 22%. Risultato: una coppia su tre si è incontrata on-line. A dispetto di quanto si potrebbe pensare, si tratta di rapporti solidi: i matrimoni nati grazie a un algo-

ritmo hanno meno possibilità di finire con un divorzio. Anche la globalizzazione si fa sentire nelle relazioni dei Millennials: Pew Research Center stima che l’85% dei giovani non ho preclusioni culturali nei confronti di matrimoni fra persone di razze diverse. Sono il 38% degli over 65 la pensa lo stesso modo. E, infatti, il 39% degli americani che si sono sposati dal 2010 ad oggi ha un partner che pratica una religione diversa dalla propria: lo stesso valeva solo per il 19% delle coppie sposate prima del 1960. Quando arrivano al matrimonio, infine, i Millennials non badano a spese. Il 70%, per esempio, ha organizzato festeggiamenti più ricchi rispetto quelli dei propri genitori. L’inchiesta britannica Bridebook stima che il costo medio di un matrimonio nel Regno Unito sfiori le 27mila sterline, 35mila dollari degli Stati Uniti, pari a circa la metà del reddito annuo medio di una coppia. La spesa, nel 2016, ha segnato +8% sull’anno precedente. Proprio per il fatto di essere una generazione social, i Millennial non hanno paura di coinvolgere amici e conoscenti anche nella richiesta di matrimonio. Ma la rete ha sdoganato anche la creatività: molte coppie realizzano da sè le proprie decorazioni e creano siti web con le informazioni per gli invitati. Se i mesi più popolari per il matrimonio restano quelli compresi fra giugno e ottobre, i Millennials sono più flessibili sui giorni della settimana, perché questo dà maggiore potere contrattuale con i fornitori. Quindi, se il giorno più comune per dire sì è il sabato (seguito da venerdì e domenica), il giovedì cresce in popolarità dal 4,3% del 2014 al 6% dello scorso anno. Considerato che la location è la voce di spesa più importante, il giovedì arriva a costare fino al 17% di meno rispetto al sabato sera.

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CHE DICI, DIVORZIO? FEDEZ E I SUOI ADDII

Qui sopra la ex coppia Fedez-J-Ax al tempo del fortunatissimo brano “Comunisti col Rolex”. Il rapper di Rozzano appena divenuto padre, ha rotto l’amicizia con J-Ax per la sua ultima campagna pubblicitaria: Ax è diventato testimonial della cannabis legale Maria Salvador.

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anno cantato, duettato, quasi pianto. Ma è finita. Il sodalizio tra J-Ax e Fedez si è chiuso. E anche quello tra il rapper neopapà di Leone e Rovazzi. Tempo di divorzi...

Il ‘Re di Rozzano’ non parla, ma se volesse farlo, è certo che fischierebbe come una pentola a pressione, sotto le nuove lenzuola candide del nuovo letto, nel nuovo appartamento da 5 milioni di euro, appena arredato nel nuovo grattacielo di Citylife a Milano. Proprio mentre la sua promessa sposa dà le ultime indicazioni perchè la loro festa di matrimonio a Noto resti ineguagliata e ineguagliabile, va per avvocati per chiudere prima possibile i frontali con i suoi ex migliori amici, J-Ax e Fedez. Col primo si dice l’idillio sia proprio finito (secondo quanto scrive il settimanale “Chi”): si è rotto non solo il sodalizio artistico, ma anche quello personale, a causa della scelta di J-Ax di diventare testimonial del-

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la cannabis “legale” che ha chiamato Maria Salvador. Una scelta non condivisa fin dall’inizio da Fedez, polemico al massimo sulle droghe, anche con il ‘concorrente’ Sfera e Basta’ e altri rapper italiani che non deplonrano la codeina mescolata al succo di frutta. E’ uscito col botto Italiana, il nuovo singolo di J-Ax e Fedez. L’ultimo assieme, perché, con il concerto evento del 1 giugno a San Siro, il sodalizio si è interrotto, dopo due anni di hit, dischi di platino e una valanga di polemiche recenti con vari personaggi della scena pop. Fedez, il brillante rapper tutto tatuaggi, re di X Factor, starebbe insomma rivedendo le amicizie, ma anche il ventaglio delle sue attività, detenute in una cassaforte in mano a mamma e papà. L’abilità imprenditoriale di Fedez è dimostrata dal suo impegno in Newtopia, l’etichetta creata assieme all’ex Articolo 31, dal lancio di nuovi artisti come Rovazzi e dalla “battaglia” sui diritti di autore di Soundreef. Attualmente, dopo la pazzia dell’attico, il valore complessivo dei beni è stimabile in meno di mezzo milione

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di euro. Facendo i conti, egli è il beneficiario di una struttura societaria che si occupa delle sue molteplici attività, al cui vertice c’è la capogruppo Zedef, che, come ha accertato il quotidiano la Repubblica“nel 2016 ha fatturato circa 3 milioni, con un utile di 800 mila euro”. L’azionista principale, con il 50 per cento delle quote è Annamaria Berrinzaghi, madre del rapper e sua manager, figura fondamentale nella sua crescita, affiancata dal marito Franco col 40 per cento, mentre Fedez ha il 10 per cento rimanente. Attualmente sarebbe in corso una riorganizzazione delle società, con la parte di produzione e commercializzazione dei dischi che passano alla newco Zdf, cui sono trasferiti anche crediti – tra cui il “mattone di lusso a Citylife” – e vari debiti. Un anno fa “tutte le quote di famiglia sono state intestate alla fiduciaria Carini e dunque da allora schermate”.“La holding di Fedez, oltre alla quota in Zdf, può contare anche su altre partecipazioni, fra le quali il 60 per cento di N-App (l’altro 40 è di Franco Lucia) e il 25 per cento di Lalaland (in liquidazione), che hanno fatturato complessivamente poco più di 15.000 euro. I soci di Lalaland con quote paritetiche erano anche la Spaceship Mgmt dei manager musicali Enrico Mutti e David Sears, la Gmt di Pierumberto Unione, che gestisce il marchio di abbigliamento Allegra con negozi in Florida, e la Willy l’Orbo di Roberto Aleotti, il 71enne padre di J-AX. Anche Alessandro Aleotti, così come il fratello Luca aka Grido, sono attivi col 10% delle quote delle società che si occupano dei suoi affari, principalmente gestiti dalla Willy L’Orbo. “La società degli Aleotti e la Zedef della famiglia Lucia sono poi soci paritetici, con una quota del 50 per cento ciascuna, di Newtopia, l’etichetta discografica creata dai due rapper. Anche in Newtopia i genitori di Fedez continuano a contare parecchio: l’amministratore unico è infatti a prova di bomba in fatto di fiducia. Si tratta di Annamaria Berrinzaghi, la mamma di Fedez.

Qui sopra, la copertina di “Faccio quello che voglio”, il nuovo brano di Fabio Rovazzi, con un video che dura 9 minuti.

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ROVAZZI SOLO: ‘FACCIO QUELLO CHE VOGLIO” Venerdì 13 luglio è uscito “Faccio quello che voglio” feat. nuovo attesissimo singolo di Fabio Rovazzi, eclettico comunicatore, scrittore e attore, con oltre 3 milioni di visualizzazioni nei primi 3 giorni. Innovatore e creativo fuori da ogni schema, ha avuto per primo l’intuizione di raccontare la musica a episodi utilizzando la serialità come linguaggio portante del suo progetto. Anche #FQV entra a far parte della serie in musica cominciata con “Volare” ,che si svilupperà ulteriormente in autunno con il terzo capitolo. Se con il brano precedente Rovazzi riflette sul successo effimero della società, ironizzando sull’utilizzo ossessivo dei social, con “Faccio quello che voglio” l’artista aggiunge un tassello al racconto attraverso una provocazione e una riflessione che nasce dall’esigenza di porre l’accento su modelli di riferimento e comportamenti sbagliati. L’amicizia con Gianni Morandi nata per il progetto “Volare” non si è esaurita. Per FQV si riparte da Gianni Morandi che svela a un Rovazzi in crisi creativa che la paura degli artisti è quella di perdere il proprio talento tanto da rivelargli l’esistenza di un caveau che custodisce la “pozione magica”, una cosa alla Asterix, in preziose pillole e boccette. E’ qui che scatta il piano diabolico… Rovazzi entra in banca e ruba le boccette contenenti il talento di alcuni artisti e si ritrova coinvolto in una rocambolesca fuga dalla polizia che lo insegue a sirene spiegate e che termina con un finale inaspettato. Una storia che diverte attraverso la leggerezza, il coinvolgimento di tanti personaggi e un testo apparentemente scanzonato, ma che induce a pensare a temi importanti legati strettamente all’attualità del nostro Paese. L’illegalità praticata impunemente dai furbetti con l’obiettivo di fottere il prossimo - modello non solo ammissibile ma addirittura affascinante. Rovazzi canta “attirati dal male/ l’onestà non ha budget/ tutto ciò che è vietato ci piace” e la ricerca spasmodica della notorietà a tutti i costi, il voler essere famosi anche senza nessun merito o capacità “facciamo dei modelli sbagliati la normalità/ quindici minuti di celebrità/ con questa voce qua…”. Si potrebbe commentare che anche stavolta si avvera così la profezia del re della pop art Andy Warhol (In futuro ciascuno avrà 15 minuti di fama): con il web e i social si è concretizzata tanto da essere diventata uno dei paradigmi della società 2.0, dove chiunque può sentirsi al centro della scena. Sono tre i grandi cantautori della musica italiana che affiancano Rovazzi nel brano: Al Bano, il The Voice italiano simbolo della nostra musica nel mondo; Emma, musicista graffiante, dall’inconfondibile timbro vocale e l’emiliano doc Nek, amatissimo per le sue doti artistiche e umane.


Arena Lifestyle 7-8/18- Itinerari d’arte e musica a Firenze e Assisi

ITINERARI D’ESTATE TRA ARTE E MUSICA

Fino al 23 settembre, una mostra straordinaria, colta ma anche divertente. Firenze conserva un nucleo di arte islamica, quasi 3.300 opere donate nel 1889 dall’antiquario Louis Carrand al Museo Nazionale del Bargello, già allora tra i principali musei d’Europa. Intanto ad Assisi arrivano i big della musica e del cinema: Michael Nyman, Michele Placido, la danza dei Cie Toula Limnaios e Antonella Ruggiero.

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rande fu l’interesse dei signori fiorentini per la cultura islamica, dai Medici agli Asburgo, fino ai Savoia. E questi straordinari manufatti ci incantano anche oggi.

La giraffa che il Sultano d’Egitto Qayt Bay inviò in dono a Lorenzo il Magnifico nel 1487, e che testimoniava i buoni rapporti che intercorrevano fra la corte dei Medici e il mondo islamico, ebbe purtroppo vita breve: seppure tenuta in stalle speciali fatte appositamente costruire nella villa di Poggio a Caiano e in via della Scala, a Firenze, si incastrò con la testa fra le travi del soffitto e morì, spezzandosi l’osso del collo, meno di due mesi dopo. Animale praticamente sconosciuto nella Firenze di allora, fu celebrato in pittura da artisti come Francesco Botticini, Giorgio Vasari, Bachiacca, Piero di Cosimo. Quella impagliata che vedremo agli Uffizi , proveniente dal museo di storia naturale de La Specola, nell’ambito della grande mostra “Islam e Firenze. Arte e collezionismo dai Medici al Novecento” è invece quella che il Vicerè d’Egitto donò al Granduca Leopoldo II negli anni 30 del XIX secolo. Gli animali esotici rendono anche divertente la sontuosa rassegna di arte islamica, curata da Giovanni Curatola e organizzata dagli Uffizi con il Museo Nazionale del Bargello, altra sede espositiva. È un’occasione unica per scoprire conoscenze, scambi, dialoghi e influenze tra le arti di Occidente e Oriente. Per due anni un comitato scientifico internazionale ha lavorato in-

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tensamente alla selezione delle opere e al catalogo della mostra, con saggi ricchi di indagini scientifiche e storiche che mettono in chiaro il ruolo importantissimo di Firenze negli scambi interreligiosi e interculturali tra il Quattrocento e il primo Novecento. Secondo Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, “la mostra mette in evidenza non solo gli interessi per la cultura islamica ben radicati già nel collezionismo mediceo, e continuati fino in epoca moderna, ma testimonia anche la fascinazione estetica per l’Oriente che, senza pregiudizi, ha sempre permeato l’arte europea. E inoltre porta alla nostra attenzione l’importanza fondamentale degli scambi commerciali, ma soprattutto intellettuali e umani, nel bacino mediterraneo e oltre, come mezzo di arricchimento e di pace ”. Per Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello “la rassegna è importante non soltanto per capire il ruolo dei Medici e di Firenze nei rapporti con il vicino e lontano Oriente nel Rinascimento e oltre, ma anche per svelare al pubblico il ruolo fondamentale che la città gigliata ebbe alla fine dell’Ottocento negli scambi intellettuali e collezionistici italiani e stranieri nella creazione di nuclei museali di arte islamica e di eccellenza museografica, tra cui quello del Museo Nazionale del Bargello è a tutt’oggi uno dei più importanti in Italia”. I rapporti commerciali, politici e diplomatici che favorirono la cir-

Itinerari d’arte e musica a Firenze e Assisi /FOCUS ARTE/ Arena Lifestyle 7-8/18

colazione di opere d’arte tra Oriente e Occidente sono oramai da tempo oggetto di accurati studi specialistici e, soprattutto nell’ultimo ventennio, di straordinarie occasioni espositive, in Italia e all’estero.Una mostra storica fu certamente quella veneziana Eredità dell’Islam, curata nel 1993 da Giovanni Curatola. Ad essa fecero eco importanti esposizioni in Europa e negli Stati Uniti, fondamentale fu Venice and the Islamic World curata da Stefano Carboni e tenutasi a New York, Parigi e Venezia. Tuttavia, mentre anche per il grande pubblico sono oramai chiari l’intreccio di scambi tra Venezia e il vicino Oriente e il protagonismo di Genova, di Napoli e della Sicilia in questa fitta trama di interazioni culturali, decisamente meno noto è il ruolo di Firenze. Nella città gigliata la circolazione di opere d’arte fra Oriente e Occidente era iniziata già nel Trecento, e divenne particolarmente intensa dal Quattrocento in avanti. È noto il raffinato gusto dei ricchi mercanti fiorentini e quanto essi ricercassero manufatti rari per qualità e finezza di esecuzione. Parimenti, gli oggetti prodotti in Occidente erano richiesti dai sultani di Oriente.Moltissime di quelle rare opere sono andate perdute, altre sono ancora oggi conservate presso le Gallerie degli Uffizi e al Museo Nazionale del Bargello. Per raccontare al pubblico questo capitolo lungo e fondamentale della storia della cultura di Firenze abbiamo invitato il professor Curatola a realizzare una mostra dedicata ai rapporti tra la città gigliata e l’arte islamica. Per due anni un comitato scientifico internazionale ha lavorato intensamente alla selezione delle opere e, quindi, contribuito al catalogo della mostra, con saggi ricchi d’indagini scientifiche e novità storiche che mettono in chiaro il ruolo importantissimo di Firenze negli scambi interreligiosi e interculturali dal Quattrocento al primo Novecento. L’arte islamica con i suoi straordinari tappeti, i “mesciroba” e vasi “all’azzimina”, ovvero ageminati, una tecnica di lavorazione per ottenere una decorazione policroma, i

vetri, i cristalli di rocca, gli avori, le ceramiche a lustro viene esposta in preziosi esemplari, provenienti dalle collezioni delle menzionate istituzioni fiorentine e da importanti prestiti concessi da altri musei, italiani e stranieri. Molte di queste opere sono messe in dialogo con dipinti, sculture e arredi realizzati dai maggiori artisti del Rinascimento attivi nella capitale medicea, per sottolineare la contaminazione culturale e il fascino di queste opere così sontuose. L’interesse antico di Firenze per il mondo islamico, è testimoniato già nei diari dei mercanti fiorentini Simone Sigoli, Leonardo Frescobaldi e Giorgio Gucci che nel 1384, durante il loro pellegrinaggio in Terrasanta, visitarono anche il Cairo e Damasco, stupiti dalla quantità e dalla straordinaria bellezza dei manufatti tanto che arrivano ad affermare: “… veramente tutta cristianità per un anno si potrebbe fornire di mercatanzia in Damasco”. Protagonista di questa iniziativa congiunta tra Bargello e Uffizi è dunque l’arte islamica con i suoi straordinari tappeti, i “mesci roba” e vasi “all’azzimina” ageminati (tecnica di lavorazione dei metalli per ottenere una decorazione policroma), i vetri smaltati, i cristalli di rocca, gli avori, le ceramiche a lustro: queste ultime in verità provenienti dall’Islam Occidentale, la Spagna, e da noi chiamate majolica dall’ultimo porto di partenza, Majorca. La sala islamica al Bargello fu allestita nel 1982 da Marco Spallanzani e da Giovanni Curatola, su impulso di Paola Barocchi e dell’allora direttrice, Giovanna Gaeta Bertelà, che hanno posto il meglio dell’Islam in relazione con Donatello e i capolavori della statuaria del Rinascimento. La mostra si articola in due sedi: al Bargello si ammirano il collezionismo e gli allestimenti museali di fine Ottocento e inizio Novecento, con opere della già citata donazione di Carrand e dell’altro grande collezionista inglese, Frederick Stibbert, ma anche dei toscani Stefano Bardini e Giulio Franchetti. In quegli anni Firenze era frequentata da importanti collezi-

UNIVERSO ASSISI ACCENDE LA FINE DI LUGLIO CON NYMAN, PLACIDO E RUGGIERO

“Universo Assisi – A Festival in Secret Places”: un grande evento che unisce la musica contemporanea, poesia, letteratura, filosofia, cinema di animazione, teatro, architettura e danza. Arti performative dalla dirompente portata saranno protagoniste e veri e propri attivatori dei luoghi meno consueti e più affascinanti del territorio assisano, in un’ottica di valorizzazione del territorio. E’ il caso del Complesso ex Montedison di Santa Maria degli Angeli, finora sconosciuto Un lancio in una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale, una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale. Un festival ideato dalla Città di Assisi, ed organizzato in collaborazione con Fia, Fondazione internazionale Assisi (presente il presidente Giulio Franceschini), giunto alla 2° edizione ma che si estende a una settimana di performance, dal 21 al 29 luglio. Strutturato in diverse sezioni che vanno dalla Musica al Teatro, dall’Architettura al mix di Assisincontra (con letteratura, poesia, filosofia, giornalismo), senza trascurare i bambini con i tanti laboratori della sezione Kids al “Pincio” e le visite guidate, gratuite, in collaborazione con CoopCulture, Assoguide e Gaia Assisi: sono tanti i nomi e gli appuntamenti di livello in cartellone (www.universoassisi.it ). Per la musica sono attesi Michael Nyman, celebre autore di colonne sonore di pellicole indimenticabili (come Lezioni di piano, I misteri del giardino di Compton House) , con l’esclusivo “Piano solo concert” (25luglio, alle 21.30, sagrato dell’abbazia di San Pietro); Michele Placido che porterà in scena “Gloriosus Franciscus”, un’opera unica prodotta, anche questa in esclusiva, per “Universo Assisi” (29 luglio, alle 21.30, sul sagrato della basilica di Santa Maria degli Angeli): i Cie Toula Limnaios con “Tempus Fugit”, uno spettacolo di danza contemporanea nella cripta dell’Abbazia di San Pietro. Antonella Ruggiero sarà in concerto con “Souvenir d’Italie” al Fai Bosco di San Francesco (29 luglio).

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Arena Lifestyle 7-8/18- Itinerari d’arte e musica a Firenze e Assisi

Itinerari d’arte e musica a Firenze e Assisi /FOCUS ARTE/ Arena Lifestyle 7-8/18 A sinistra: il direttore della Galleria degli Uffizi Eike Schmidt. Qui a fianco, il famosissimo quadro de “L’adorazione dei Magi” di Leonardo da Vinci, l’artista toscano a cu ora è (finalmente) dedicata una sala separata dai suoi contemporanei. Spazio vip anche per Raffaello e Michelangelo.

Qui sopra i bellissimi manufatti presenti alla mostra sull’Islam a Firenze. Un percorso arricchito da importanti prestiti stranieri onisti, italiani e stranieri, direttori di musei, curatori, conoscitori, tra i quali Wilhelm von Bode e Bernard Berenson, entrambi estimatori anche di arte islamica. È in quel clima culturale, grazie anche alla lungimiranza di grandi direttori del Bargello come Igino Benvenuto Supino, che si formò una delle più importazioni collezioni di arti decorative del mondo: e all’epoca l’Islam non era certo considerato periferico, tutt’altro. Agli Uffizi, l’altra sede espositiva, sono raccolte le testimonianze artistiche dei contatti fra Oriente e Occidente: le suggestioni (a partire dai caratteri arabi delle aureole della Vergine e di San Giuseppe e dai costumi nell’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano) e i ritratti di sultani della serie gioviana per mano di Cristofano dell’Altissimo. E ancora gli esemplari preziosi della lavorazione dei metalli, ricercatissimi già dai tempi di Lorenzo il Magnifico, le ceramiche orientali, o quelle ispano-moresche con stemmi nobiliari fiorentini. Stoffe e grandi tappeti provenienti dall’Egitto mamelucco di fine Quattrocento o degli inizi del Cinquecento, entrati molto presto nelle collezioni mediceo-granducali,

i vetri, i metalli che hanno influenzato la coeva produzione italiana, e non ultimi gli splendidi manoscritti, fra i quali spiccano le pagine del più antico codice datato (1217) del “Libro dei Re” del persiano Firdusi, posseduto dalla Biblioteca Nazionale, e gli esemplari orientali della Biblioteca Medicea Laurenziana, rari per datazione e provenienza. Un percorso spettacolare, vario, e affascinante attraverso secoli di scambi e contaminazioni culturali, arricchito anche da prestiti provenienti da importanti musei italiani e stranieri. I curatori hanno dato evidenza anche agli importanti prestiti provenienti da musei internazionali e da altri Istituti del territorio fiorentino (Museo Stibbert, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Museo Bardini e la Villa medicea di Cerreto Guidi dove si trova allestita parte dell’eredità Bardini) che, a loro volta hanno percorsi articolati dedicati all’arte islamica nelle loro sedi museali. Questi Istituti saranno segnalati attraverso una brochure cartacea e in formato digitale, scaricabile dai due siti internet di Uffizi e Bargello, che darà conto della quantità di pregiatissime opere islamiche in tanti

UNIVERSO ASSISI ACCENDE LUGLIO CON NYMAN, PLACIDO E RUGGIERO

Gli eventi internazionali di Universo Assisi ed. 2017

“Universo Assisi – A Festival in Secret Places”: un grande evento che unisce la musica contemporanea, poesia, letteratura, filosofia, cinema di animazione, teatro, architettura e danza. Arti performative dalla dirompente portata saranno protagoniste e veri e propri attivatori dei luoghi meno consueti e più affascinanti del territorio assisano, in un’ottica di valorizzazione del territorio. E’ il caso del Complesso ex Montedison di Santa Maria degli Angeli, finora sconosciuto Un lancio in una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale, una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale. Un festival ideato dalla Città di Assisi, ed organizzato in collaborazione con Fia, Fondazione internazionale Assisi (presente il presidente Giulio Franceschini), giunto alla 2° edizione ma che si estende a una settimana di performance, dal 21 al 29 luglio. Strutturato in diverse sezioni che vanno dalla Musica al Teatro, dall’Architettura al mix di Assisincontra (con letteratura, poesia, filosofia, giornalismo), senza trascurare i bambini con i tanti laboratori della sezione Kids al “Pincio” e le visite guidate, gratuite, in collaborazione con CoopCulture, Assoguide e Gaia Assisi: sono tanti i nomi e gli appuntamenti di livello in cartellone (www.universoassisi.it ). Per la musica sono attesi Michael Nyman, celebre autore di colonne sonore di pellicole indimenticabili (come Lezioni di piano, I misteri del giardino di Compton House) , con l’esclusivo “Piano solo concert” (26 luglio, alle 21.30, sagrato dell’abbazia di San Pietro); Michele Placido che porterà in scena “Gloriosus Franciscus”, un’opera unica prodotta, anche questa in esclusiva, per “Universo Assisi” (29 luglio, alle 21.30, sul sagrato della basilica di Santa Maria degli Angeli): i Cie Toula Limnaios con “Tempus Fugit”, uno spettacolo di danza contemporanea nella cripta dell’Abbazia di San Pietro. Antonella Ruggiero sarà in concerto con “Souvenir d’Italie” al Fai Bosco di San Francesco (29 luglio).

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musei di Firenze e dintorni. Per la durata della mostra, i due musei fiorentini, inoltre, per la prima volta offrono la possibilità di acquistare un biglietto combinato per € 29, ridotto €14.50, valido tre giorni che consentirà di visitare gli Uffizi, il Bargello la mostra Firenze e l’Islam. Arte e collezionismo dai Medici al Novecento, e con accesso anche al Museo Archeologico di Firenze. La mostra “Islam e Firenze. Arte e collezionismo dai Medici al Novecento” è in concomitanza e in collaborazione con l’esposizione “Il Montefeltro e l’Oriente Islamico” della Galleria Nazionale delle Marche. Apre a Palazzo Ducale di Urbino “Il Montefeltro e l’Oriente islamico”, mostra organizzata in collaborazione con la Galleria degli Uffizi dove aprirà in concomitanza l’esposizione “Islam e Firenze. Arte e collezionismo dai Medici al Novecento” (agli Uffizi e al Bargello). “Il Palazzo Ducale tra Occidente e Oriente 1430-1550” fino al 30 settembre, racconta lo splendore del tempo di Federico da Montefeltro attraverso arazzi, pregiati ornamenti tessili, arredi e altri manufatti provenienti da tutto il mondo, disposti con grande stile nelle antiche sale come fossero arredi dell’epoca; oggetti che rivelano i rapporti culturali e la profonda seduzione che il Medio Oriente esercitava a Corte. “ E’ una mostra molto importante - spiega il direttore della Galleria nazionale delle Marche Peter Aufreiter - disposta in tre grandi sale: dei Banchetti, del Trono e la biblioteca del Duca”. L’idea, aggiunge il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, è quella di una “mostra policentric con tesori che difficilmente si potrebbero vedere assieme”. “Una esposizione come questa - secondo il curatore Alessandro Bruschettini - non poteva trovare una sede migliore del Palazzo Ducale. Gli oggetti ‘vivono’ come in nessuna altra parte, con una scelta che Federico avrebbe sicuramente apprezzato”. In esposizione tappeti ed arazzi nel Salone del Trono, quali “La morte di Achille”, arazzo da una serie dedicata alla storia della caduta di Troia del 1470-1485, proveniente dal Museo della Cattedrale di Zamora; manoscritti e miniature, nella biblioteca del Duca, quali “Cristofaro Landino dona il suo libro Disputationes Camaldulenses a Federico da Montefeltro” del 1470-1475, proveniente dalla prestigiosa Biblioteca Vaticana; altre opere di produzione islamica in metallo, ceramica e tessuti provenienti vengono da diversi musei europei ed italiani, come il British Museum di Londra e il Louvre di Parigi: galleria@gallerianazionalemarche.it)

UFFIZI, APRE LA SALA LEONARDO DA VINCI Ci voleva un direttore straniero, vulcanico e inarrestabile, per creare l’uovo di Colombo: sale speciali, dedicate a Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello. Eike Schmidt all’inaugurazione ha annunciato che se ne andrà alla fine del 2019, speriamo che ci ripensi. La sala Leonardo è arrivata un mese dopo quella di Raffaello e Michelangelo. I due ambienti infatti sono separati solo dal Recetto delle iscrizioni, un “corridoio” che rievoca l’allestimento voluto da Cosimo III dei Medici e realizzato da GiovanBattista Foggini alla fine del Seicento. Nella sala numero 35 nell’ala ovest delle Gallerie si possono ammirare in tutta la loro bellezza il Battesimo di Cristo, l’Annunciazione e l’Adorazione dei Magi restituita dall’Opificio delle pietre dure - che l’ha restaurata - a fine del marzo 2017 dopo 5 anni di lavoro. Le tre opere risalgono al periodo tra il 1475 (anno in cui iniziò il Battesimo) e il 1482 quando l’artista si trasferì a Milano lasciando incompiuta l’Adorazione dei Magi. Leonardo tornò nel capoluogo toscano nel 1503, dopo il ventennio trascorso alla corte di Ludovico il Moro, senza scordare gli studi, giovanissimo, nella bottega del Verrocchio. Testimoniati, a sinistra della sala entrando, dal “Battesimo di Cristo”, olio per l’appunto dipinto insieme al Verrocchio. Mentre la sublime bellezza dell’angelo nacque dalla mano di Leonardo. Con esiti talmente fuor dal comune da spingere – lo riporta il Vasari – lo stesso Verrocchio ad abbandonare la pittura. Al centro, infine, del nuovo ambiente vinciano il cartone dell’Adorazione dei Magi, quasi un insight del percorso creativo vinciano, anche grazie al magistrale, innovativo restauro quinquennale dell’Opificio delle Pietre dure, finanziato dagli Amici degli Uffizi-Friends of the Uffizi. Il nuovo spazio (allestito grazie al sostegno degli Amici degli Uffizi e Friends of the Uffizi galleries) è stato inaugurato dal direttore del museo Eike Schmidt. Il nuovo spazio offre pareti caratterizzate da una tonalità di grigio molto morbida, quasi perlacea, per esaltare “la pienezza delle forme così tipica dello stile di Leonardo”, ha spiegato Schmidt. Nell’occasione Eike Schmidt, ha fatto sapere che la prossima riscrittura del percorso espositivo riguarderà il Cinquecento veneziano: gli Uffizi possiedono una delle più rilevanti collezioni del mondo. Leonardo, il direttore degli Uffizi ha spiegato che dal 29 ottobre aprirà la mostra del Codice Leicester, che torna in Italia dopo 34 anni e che, per la prima volta, verrà esposto con quattro fogli provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana.

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Arena Lifestyle 7-8/18- ARTE/L’oro dei Faraoni a Monaco

MONTECARLO GLAM COI TESORI D’EGITTO

Qui sopra alcuni preziosissimi pezzi esposti al Grimaldi Forum alla mostra “L’oro dei Faraoni” che sta avendo un grandissimo successo. Avv. Antonia Gospodinova

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l Grimaldi Forum Monaco ha inaugurato una grande esposizione estiva del 2018, già trattato con successo nel 2008 con la straordinaria mostra dedicata alle Regine d’Egitto.

Una stagione ricca di spettacoli, concerti, gala, sport e divertimento quella monegasca, che culmina nella grande mostra aperta fino al 9 settembre 2018, intitolata “l’Oro dei Faraoni”, che riunisce oltre 150 capolavori del Museo del Cairo e presenta diversi pregevoli corredi funerari rinvenuti nelle sepolture dei sovrani e dei principi dell’Egitto dei faraoni. A dieci anni di distanza il Grimaldi Forum si avvale ancora, come curatrice, della mostra dell’esperienza e competenza di Christiane Ziegler, Conservatrice e Direttrice Emerita del Dipartimento delle Antichità Egizie del Museo del Louvre, Direttrice editoriale della Missione archeologica del Museo del Louvre a Saqqara (Egitto) e Presidentessa del Centro di Archeologia di Menfi. “L’oro puro in

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Egitto è come la polvere delle strade… devi mandarmi la stessa quantità d’oro di tuo padre!” scriveva al faraone un principe orientale verso il 1350 a.C.. Il mito di un eldorado egizio risale all’antichità più remota. I deserti circostanti la valle del Nilo custodivano consistenti ricchezze minerarie, altre vi giungevano attraverso le rotte commerciali; con l’instaurazione del regno egizio, il faraone imponeva ai sudditi pesanti tributi che confluivano nel tesoro del sovrano e in quello dei templi principali, in particolare il tempio di Amon nei pressi di Karnak. Ogni anno, sotto il regno di Tuthmosi III, la Bassa Nubia consegnava 250 chili d’oro al tempio di Karnak. “L’oro puro in Egitto è come la polvere delle strade… devi mandarmi la stessa quantità d’oro di tuo padre!” scriveva al faraone un principe orientale verso il 1350 a.C. Questo mito trova ulteriore conferma in diverse scoperte strabilianti come quella della tomba di Tutankhamon o dei tesori di Tanis. I tesori nascosti nelle sepolture dei faraoni appartengono al nostro immaginario collettivo e questi gioielli d’oro, spesso im-

L’oro dei Faraoni a Monaco /FOCUS ARTE/ Arena Lifestyle 7-8/18

preziositi da pietre dai colori intensi quali lapislazzulo blu scuro, avventurina verde e corniola rossa, come pure i vasi forgiati in oro, attestano i fasti della vita dei sovranie delle loro corti. I pezzi più antichi risalgono alla prima dinastia, come i bracciali del faraone Djer scoperti nella sua sepoltura ad Abido. Sono esempi dell’oreficeria ai tempi delle piramidi i gioielli d’oro del faraone Sekhemkhet provenienti dalla sua piramide di Saqqara e il corredo funerario appartenuto alla regina Hetepheres, madre di Cheope, sepolta ai piedi della grande piramide di Giza; si potranno ammirare in particolare i suoi bracciali di argento, il metallo allora più pregiato, con pietre incastonate che riproducono delle farfalle. A Dahshur e a el-Lahun le piramidi dei sovrani della XII dinastia hanno restituito le parure appartenute alle principesse della famiglia reale: dei pendenti “pettorali” traforati, una cintura, e leggiadri braccialetti dimostrano la raffinatezza di un’epoca che vide l’apogeo dell’arte orafa egizia. l corredo funerario della regina Ahhotep, madre del faraone Ahmose, scoperto nella necropoli di Dra Abu el-Naga sulla sponda occidentale del Nilo nei pressi di Tebe, risale all’inizio del Nuovo Regno: lo specchio a disco d’oro, i pesanti bracciali e l’ampia collana, dimostrano la magnificenza di tale periodo. Le sepolture di questi grandi sovrani, scavate sulle pendici rocciose della Valle dei Re, sono state purtroppo depredate in modo scellerato fin dall’antichità. E’ difficile immaginare quali fossero i tesori ora perduti che erano racchiusi nelle tombe di grandi faraoni come Cheope, Tuthmosi III o Ramesse II. Una parure minuziosamente lavorata costituita da un diadema e degli orecchini, appartenuti a un bambino di stirpe reale della XX dinastia, proviene da un nascondiglio in quella stessa zona. E pur mancando di gioielli di pregio, gli arredi funerari di Yuya e Tuia, suoceri di Amenofi III, che godettero del privilegio di

Presiosi manufatti in oro e smalto policromo con figure di leoni, uccelli serpenti, papiri del Nilo e palme, scarabei e personaggi.

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essere inumati nella Valle dei Re, sono veramente regali: sarcofago, maschere funerarie e mobili son completamente placcati d’oro. La scoperta nel 1939 delle sepolture reali a Tanis nel Delta, ha portato alla luce una dovizia di gioielli e opere di oreficeria risalenti all’incirca all’anno 1000 a.C.. Psusennes e Sheshonq, due faraoni poco noti, portarono con sé nella tomba dei tesori che rivaleggiano con quello di Tutankhamon: sarcofago d’argento, maschere d’oro, gioielli, vasi preziosi… Qui termina cronologicamente il percorso espositivo dal momento che le sepolture dei sovrani di epoca posteriore non sono state identificate, tranne quelle dei faraoni di origine sudanese che si fecero seppellire nel proprio paese d’origine. Oltre a far conoscere ai visitatori dei corredi funerari sfarzosi accompagnati dai documenti che ne rievocano la scoperta, la mostra indaga sull’importanza riconosciuta a questi capolavori in quanto forme di espressione artistica tra le più antiche e universali; su quanto ci rivelano dell’identità, il valore, i rituali e il corpo di chi li aveva posseduti e sulla loro importanza sociale ed economica. Le opere di oreficeria e i gioielli indossati tanto dagli uomini che dalle donne e riservati alle élite ma soprattutto agli dei (offerte, oggetti liturgici, obelischi, elementi architettonici dei templi placcati d’oro, ecc.), sono attributi del potere, talvolta indice di estrema distinzione. I gioielli avevano un enorme valore commerciale in una società che a quei tempi ignorava l’uso del denaro (si spiega così il saccheggio delle tombe già in epoca antica) e la loro straordinaria valenza magica espressa dai materiali, dai colori e dalle decorazioni. Questa produzione orafa è il risultato dell’impiego di materiali preziosi e della padronanza di tecniche elaborate da parte di una catena umana gerarchizzata che, partendo dal faraone, unico detentore delle ricchezze del paese, giungeva ai più modesti “fabbricanti di collane”, passando per una pletora di minatori, scribi e contabili dell’oro. La mostra approfondisce inoltre il tema della profanazione delle sepolture reali che era considerata un grave sacrilegio. L’esposizione dei preziosissimi manufatti è accompagnata anche da na straordinaria documentazione su papiro, che riferisce dei numerosi processi celebrati già alla fine del Nuovo Regno riguardo al problema dei furti nelle tombe, presente già in quei tempi remoti. Riguarda i templi tebani e le tombe della Valle dei Re, con un resoconto molto dettagliato sulle bande di tombaroli, la corruzione dei responsabili di più alto rango, la descrizione dei saccheggi, la quantità d’oro sottratta e fusa prima di essere spartita tra i complici.Alcune sepolture sfuggirono tuttavia alla cupidigia dei profanatori di tombe e rivelano opere sublimi che si annoverano tra i pezzi di oreficeria più fenomenali che l’Antico Egitto abbia mai prodotto.


Arena Lifestyle 7-9/18- / TOP NIGHTLIFE: Leonardo al Crem di Montecarlo

Il Gala degli Amici di Villa Ephrussi de Rothschild TOP NIGHTLIFE/Arena Lifestyle 7-8/2018

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LEONARDO E LA MUSICA RINASCIMENTALE AL CREM - Grande successo per la serata dedicata alla cultura del Rinascimento tenutasi al Crem (Club des Résidents Etrangers de Monaco) il circolo dei residenti esteri di Montecarlo. L’evento si è aperto con gli onori di casa a cura della Presidente e fondatrice del Crem Louisette Lévy-Soussan Azzoaglio, figura di spicco del Principato, poichè fu la segretaria personale della Principessa Grace di Monaco, cui hanno fatto seguito un saluto di S. E l’ambasciatore d’Italia a Monaco Cristiano Gallo e del financial advisor Giacomo Baldissera. E’ seguita poi la presentazione del romanzo “Viaggio con Leonardo” (Univers editrice Pavia) di Katia Ferri Melzi d’Eril (direttore di Arena Lifestyle magazine). Infine, presentate da Brandon Leotardi, sono risuonate nelle stanze dell’elegante club di Avenue Princesse Grace le note dei più importanti musicisti rinascimentali come Caccini, presenti ala corte sforzesca, eseguite dal duo Lybra , formato dal liutista faentino Ettore Marchi e dalla soprano giapponese Ai Nagasue. Tra gli ospiti più illustri della serata, l’attore di fiction Remo Girone con la moglie Victoria Zinny, varie personalità dell’imprenditoria e della comunità finanziaria monegasca tra cui Roberto Rauty , Paola Rovida e Caterina Giani, la psicologa Mariella Gianmalva, la contessa Christiane Rousseau Vanti. Il duo Libra si forma nel 2016 a Bologna con l’intenzione di valorizzare la musica antica del Cinquecento e del primo Seicento europeo, suonata su strumenti filologicamente ricostruiti su modelli originali. Ad oggi il duo conta numerose esibizioni in Italia ed è proiettato verso una carriera internazionale con una prossima tourneè in Giappone.

foto: Laia Garcia Fernandez

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GALA DEGLI AMICI DI VILLA EPHRUSSI DE ROTHSCHILD Il 4 luglio scorso nella prestigiosa cornice della Villa Ephrussi de Rothschild si è tenuto il gala d’estate dell’Associazione Amici di Villa Ephrussi de Rotschild che ogni anno sostiene questo magnifico gioiello della Costa Azzurra, un sito d’inizio XX secolo con interni adornati da opere d’arte italiana rinascimentale, che possiede un parco meraviglioso, ricco di essenze rare provenienti da tutto il mondo, adornato da fontane, statue, gazebo fioriti, auto d’epoca da collezione. Dopo il cocktail di apertura tenutosi sulle terrazze affacciate sul mare per godere delle struggenti luci del tramonto allietato da musica e maschere da indossare per interpretare il tema della festa intitolata “La bella e la bestia”, il gruppo degli eleganti ospiti, residenti a Monaco e altri provenienti da tutto il mondo è passato nel giardino all’italiana della villa, adornato con fontane e spettacolari giochi d’acqua. Le tavole elegantissime sono state imbandite di fronte alla facciata, illuminata per offrire una cornice indimenticabile agli spettacoli. Dopo il discorso di apertura a cura dell’architetto Alain Charles Perrot Membre de l’Académie des Beaux-Arts di Francia e i saluti del direttivo, hanno sfilato le bellissime creazioni haute couture per l’inverno 2018-19 dello stilista Anton Giulio Grande. Poi l’orchestra Nico New Ideas Chamber ha proposto melodie classiche e di Antonio Vivaldi, mentre l’artista Alexander Senterra creava giochi di luce artistici e, dal vivo, un’opera poi battuta all’asta a favore della Villa. Il dinner è stato curato dal ristorante Lenôtre, con menù ideato da Eric Finon – Meilleur Ouvrier de France 2011. a base di fois gras de canard, scampi, perle di legumi, carpaccio, gaspacho, sorbetto al pomodoro, risotto agli asparagi e limone di Mentone, filetto, croustillant di cioccolato e arlettes ai lamponi.

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Arena Lifestyle 7-8/18 -HI-TECH/ Fashion technology

Fashion technology

LIBRI Arena Lifestyle 7-8/2018-

Libri/luglio-agosto A fianco: Marina di Guardo Ferragni con le figlie e la copertina del suo noir “Come è giusto che sia” A destra, Francesca D’Aloja e la copertina di “Cuore, sopporta”.

A fianco il taglio del nastro della nuova boutique Kiko di Milano a cura di un robot. La moda sarà uno dei primi settori a utilizzare cobot e androidi per l’allestimento dei punti vendita, ma anche per il contatto col pubblico.

IN BOUTIQUE SERVITI DAL ROBOT A

prirà i battenti a novembre il primo e-P Summit per il mondo della moda, in tandem con il Fashion Technology Accelerator, l’acceleratore di startup moda fondato da Enrico Beltramini, ex Gucci, Paolo Invancevich e Giusy Cannone, un trio finanziato dal fondo di Singapore Hatcher +. Si terrà al Talent Garden Milano Calabiana sarà il test — spiega Francesco Bottigliero, ceo di e-Pitti.com e Fiera Digitale — che permetterà di creare un nuovo format per far incontrare mondo del fashion e della tecnologia. Alle startup sarà dedicata la seconda giornata del nuovo appuntamento che — come già Decoded Fashion — radunerà il gotha del fashion internazionale e della tecnologia. L’ evento chiamerà a raccolta la comunità internazionale dei decision maker del settore, puntando da un lato a creare il contesto di dibattito sullo stato dell’integrazione di moda e tecnologia. E dall’altro a prestarsi come piattaforma di incontro tra start-up e grandi gruppi del mondo moda. «La moda sarà quindi al centro del dibattito, e del format — continua Bottigliero—. Quali temi saranno al centro dell’e-P Summit? Rimane di grande attualità la centralità di un unified commerce che tenga assieme canale retail tradizionale, i negozi bricks and mortar, e il canale retail digitale; ma emerge anche, sempre più marcata, l’importanza dell’applicazione delle tecnologie di Blockchain (derivate dall’esperienza delle valute elettroniche, Bitcoin) in chiave anti-contraffazione, per consentire la completa tracciabilità dei prodotti». Al primo posto c’è il tema della privacy: «Tutte le aziende moda stanno “correndo” per adeguarsi alle disposizioni Comunitarie in tema di tutela della privacy dei consumatori: bisogna garantire il perfetto allineamento fra la normativa nazionale in materia di protezione dati e quella Comunitaria. Negli ultimi anni la moda ha cercato una profilazione sempre più precisa dei suoi consumatori: adesso dovrà concentrare invece gli sforzi in un’altra direzione: per migliorare, rendere più intenso grazie al mondo digitale, il contatto con i suoi clienti». Intanto altri sono più avanti. Inditex ha varato a Milano il secondo negozio Zara al mondo progettato per effettuare e ritirare acquisti online, appena inaugurato dopo quello flasghip di Stratford nel Regno Unito e quello di Bilbao in Spagna. Grazie al nuovo progetto il negozio diventa anche un punto di raccolta dell’e-commerce, permetterà ai clienti di ritirare gli acquisti effettuati su zara.com quando preferiscono, mentre un lettore ottico che esegue la scansione del codice QR o accetta il codice pin che il cliente riceve al momento dell’acquisto online. La consegna l’ordine avviene ovviamente attraverso un’apposita piattaforma. Dietro, in magazzino, neanche a dirlo, c’ è unsofisticatissimo robot a gestire le consegne. CUTE CIRCUIT, LA MODA DEL FUTURO È una compagnia di moda con sede a Londra ma fondata dall’italiana Francesca Rosella. Quest’azienda è specializzata nella progettazione di abiti tecnologici e di moda interattiva. Tra gli abiti tecnologici da loro ideati vi è l’abito cinetico, disegnato nel 2004. Questo è in grado di illuminarsi e cambiare modello seguendo il movimento della persona in base all’umore di chi lo indossa. La camicia hug, invece, è una t-shirt che ricrea la sensazione di contatto, calore ed emozione di un abbraccio. La tecnologia che permette tale sensazione è quella bluetooth che si avvale dei sensori. Ma non solo: vi è anche l’abito M che ha al suo interno uno spazio apposito per una carta SIM che consente di effettuare e ricevere chiamate in qualsiasi momento, ovunque e senza dover portare un cellulare.

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COME E’ GIUSTO CHE SIA

Ha una figlia famosissima (l’influencer più importante al mondo secondo Forbes) ma in quanto a talento, non le è da meno. Marina Di Guardo (nella foto in altocon le figlie Francesca, Valentina e Chiara Ferragni) è giunta alla pubblicazione del suo quinto libro, il thriller noir ‘Come è giusto che sia’. La sua passione per la scrittura la accompagna dall’adolescenza: ha sempre scritto poesie, racconti, riflessioni. Solo in età adulta ha deciso di applicarsi alla scrittura con più metodicità. “Scrivere era il sogno che avevo da bambina, sono felice di averlo realizzato”. La protagonista del romanzo in età infantile vive un trauma devastante: trova la madre in una pozza di sangue, massacrata dal compagno. Diventata adulta, non riuscendo a dimenticare l’aggressione, diventa una sorta di paladina di donne violate, decidendo di vendicarle. “Quando scrivo è come se facessi una terapia psicanalitica, a volte mi sento svuotata, a volte triste, a volte euforica. Questo libro è stato molto impegnativo nella descrizione del personaggio. Ho dovuto vestire i panni di Dalia, ho pensato, sofferto, gioito come lei lei. Il suo prossimo romanzo sarà un thriller dalle tinte forti, ricco di mistero e, come tutti i miei libri, rispondente al motto: nulla è come appare. “Spero di affrontare questa nuova prova nel migliore dei modi”.

CUORE, SOPPORTA

Adele, la protagonista del nuovo romanzo di Fancesca d’Aloja, va a vivere in una villa isolata sul mare. Tutti si chiedono chi sia, da che cosa fugge, chi l’ha ferita. Emergono un lavoro lasciato, una amica speciale, una sorella e un grande amore. La trama porta a scoprire il rapporto con la sorella, sfrontata, incosciente, egoista. Pagina dopo pagina, il romanzo porta a il lettore a compiere una serie di scoperte e di verità sconvolgenti. Da non perdere.

CANNE AL VENTO

Michela Murgia legge Grazia Deledda

All’ Isola Tiberina si svolge la III edizione di Venti d’Estate, la rassegna a cura di Doppio Ristretto in collaborazione con L’Isola di Roma, XXIV edizione dell’Isola del Cinema. Lunedì 16 luglio alle ore 21 la grande scrittrice Michela Murgia legge “Canne al Vento” il best seller di Grazia Deledda. Pubblicato in audiolibro Emons Edizioni, Canne al Vento è sempre emozionante. “Rileggendo o riascoltando Grazia Deledda oggi vi renderete conto che è romantica e gotica e ha molte parentele strette con Emily Bronte o Mary Shelley più di quante non ne abbia con Verga o con D’Annunzio.”, dice Murgia nell’introduzione all’audiolibro. “Canne al vento è un libro potentemente sovversivo, perché mette in scena due rovesciamenti: il servo uccide il padrone, la figlia si ribella al padre”. Deledda è una rivoluzionaria, perché fu “una straniera che lottò per guadagnarsi una lingua che le permettesse di raccontare il suo mondo, e riuscì a gettare un ponte tra due culture, quella italiana e quella sarda, un ponte sul quale io oggi cammino.”VENTI D’ESTATE è la rassegna curata dall’associazione culturale Doppio Ristretto, composta da Silvia Barbagallo, Santa Di Pierro e Debora Pietrobono. Per info: info@doppioristretto.eu

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Arena Lifestyle 7-8/2018 - Grand Tour World: spiagge e cime remote

CIME & SPIAGGE: ESOTICHE, REMOTE, GLAM Le Galapagos fotografate da Steve Mc Curry. Le sabbie dorate del Salento dove si arriva in bicicletta. Le baie segrete della Croazia e dell’Albania. Sogno, scoperta, relax e divertimento in riva ai mari di tutto il momdo, per gli irriducibili del solleone tra le onde. E agosto? Tutti in montagna. Ma questa è un’altra storia: dai vulcani dell’Argentina alle nevi perenni di Capo Nord.

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ominciamo dietro casa. Si comincia sempre dietro casa. Prendendo un’autostrada per il Nord o per il Sud. Dal Nord si raggiungono le spiaggie tranquille e affascinanti della Croazia e dell’Albania, del Montenegro, si arriva fino alla bella Corfù. La Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha stanziato 70 milioni di euro per lo sviluppo dell’Albania e del suo turismo balneare. Venticinque anni fa erano loro, gli albanesi che fuggivano in barca dalla miseria e dai soprusi e sognavano di vivere sulle nostre coste. Ora siamo noi che prendiamo charter e traghetti per raggiungere i 427 km delle loro coste, belle di una bellezza aspra e rude, con fondali ora bassi e sabbiosi ora ripidi e profondi. Le città prescelte dal programma di sviluppo, visto che i turisti diverranno presto oltre 6 milioni all’anno sono Berat, Fier, Korka e Scutari. Uno dei luoghi più visitati è la baia di Valona, che si trova di fronte alla penisola di Karaburun, una ex zona militare ora aperta ai turisti, punteggiata di bellissime spiagge. Appena poco distante, c’è la baia di Shen Vasil, dove si scoprono acque turchesi e coste di sabbia e sassi bianchi che ricordano quelle di Punta Palascia, nella prospiciente Puglia. Bellissima anche la laguna di Narta, un villaggio di pescatori con alcune costruzioni in ardesia, contornata di foreste di pini di aleppo, mirto, ginepro e lentisco. A Zwernec il piccolo monastero bizantino ortodosso di Santa Marial domina l’isolotto, una gemma in quel mare azzurro che prosegue verso sud verso Qeparo. La perla albanese dello Ionio è Ksamil, una cittadina circondata da belle isolette, che si raggiungono a nuoto o con i tour organizzati dal ristorante panorama. Gli italiani di solito arrivano qui con la propria barca o con qualche charter velico, fanno sosta all’hotel Luxury per partire alla scoperta del Parco Nazionale di Butrinto, una città fondata secondo il poeta Virgilio, dal figlio del re Priamo Eleno, dopo la caduta di Troia. Nel 1928 vennero alla luce gli scavi, che oggi permettono ai turisti di visitare l’agorà, il teatro ellenistico, la basilica del VI secolo.

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Spiagge e cime remote/Grand Tour World Arena Lifestyle 7-8/2018

In alto il paesaggio lunare che si offre al visitatore delle Isole Svalbard (le perle del Nord, nel Mare Glaciale Artico, al largo della Norvegia). Si tratta oggi delle terre abitate più vicine al Polo Nord (appena 900km di distanza dall’Artide): sono più facili da raggiungere (almeno per gli europei) ma se non si è mai stati da quelle parti, con un clima che trasforma la vacanza in un’impresa. Sotto: le località più gettonate dell’Albania, nuova meta dei vacanzieri a vela, visto il sempre maggiore affollamento della Croazia: Scutari, il castello di Verat e Valona.trare a piedi nel cuore dell’isola in cerca di avventura. Solo così si potrà dire di Per il Sudamerica, affidatevi a un esperto. Steve Mc Curry, il fotografo più premiato e ammirato al mondo. E’ stato sponsorizzato dalla compagnia di navigazione Silversea, specializzata in crociere ultralusso, per raccontare le Galapagos, un sogno di acqua, roccia, creature del cielo e del mare e l’Ecuador dei cowboy delle Ande. Tra i paesaggi spettacolari di queste terre, nate dal fuoco dei vulcani 4 milioni di anni fa, a mille chilometri dalla costa centroamericana, le spiagge remote per i più fortunati al mondo, dove lo scienziato Charles Darwin formulò la teoria sull’origine della specie, luoghi incredibili. Ci si va con paccehtti turistici che partono da 6mila euro (www.silversea.com), per ammirare i leoni marini, la danza di corteggiamento degli albatrosi, le fregate in amore, che gonfiano orgogliosamente la sacca rossa sotto il becco, le grandissime testuggini che depongono le uova. Si sbarca in gommone, su piccoli moli, dopo una lezione di guida naturalistica. E’ vietato anche solo accucciarsi ad asportare la sabbia. Ci si avvicina con cautela alle centinaia di specie di animali rari presenti su questi scogli, dai pinguini ai cormorani delle Galapagos, una specie endemica che ha perso la capacità di volare. Si parte da Quito, la capitale dell’Ecuador, si vola fimo all’isola di Baltra o a San Cristobal e poi si salpa con la Silver Galapagos, una nave che porta solo 100 ospiti. Dopo l’isola di Daphne Grande, seguendo il volo delle sule dalle zampe azzurre e dei gabbiani a coda di rondine, si entra nella Baia di Darwin, nella piccola isola di Genovesa, l’antica caldera di un vulcano. Per godersi la vista delle iguane, delle innumerevoli specie di uccelli, dei cuccioli di leoni marini, dei granchi colorati di Santiago. Le rocce di Punta PItto, sulla cota nord di San Cristobal, con i due vulcani uniti, sono indimenticabili. Così come la colonia di iguane presenti a Puerto Ayora, principale porto delle Galapagos, dove si trova il Centro Richerche Charles Darwin che dal 1959 monitora il delicato habitato di queste isole, popolate dai magnifici leoni marini. Per chi invece vuol fuggire lontano - davvero lontano - non solo per una vacanza ma anche per viverci, la spiaggia ideale è Pointe d’Esny, sull’isola di Mauritius: una lingua bianchissima di polvere di conchiglie, posata su una scheggia lavica caduta nel blu, una delle aree più spettacolari e meno turistiche del mondo. Bella da svenire, lontana da tutto (la malaria, i conflitti, l’inquinamento), secondo il

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A SANT’ELENA SULLE TRACCE DI NAPOLEONE L’Isola di Sant’Elena esce da un isolamento secolare. La prima breccia nell’alone di mistero che da sempre le avvolge, in realtà, è già stata aperta. Proprio in una delle più sperdute: Sant’Elena. Fino a poche settimane fa, infatti, quest’isoletta di appena 5mila abitanti - lontana circa 2mila chilometri dalle coste della Namibia – era famosa quasi esclusivamente per aver ospitato Napoleone Bonaparte durante il suo esilio prima della morte. Ebbene, a metà ottobre qui è stato inaugurato il primo volo di linea commerciale che, dopo ben sei ore di traversata, è atterrato nel nuovissimo aeroporto della capitale Jamestown. Uno scalo che, da molti, è stato subito ribattezzato “il più inutile del mondo”. Ma se pensiamo che, secondo le stime, l’elevato valore storico e ambientale di Sant’Elena potrebbe portare fin laggiù oltre 30mila turisti pita nella roccia ed i laghetti sotterranei. Non è perciò un caso che, assieme all’aeroporto, in questo minuscolo territorio al centro dell’Oceano Atlantico meridionale sia stato inaugurato anche un hotel di lusso pronto ad accogliere i viaggiatori più esigenti. I tour operator iniziano a puntare sulle ‘isole sperdute’. E non è casuale neanche il fatto che, dopo il clamore suscitato dalla vicenda, molte agenzie di viaggio si siano messe al lavoro per individuare altre isole remote da inserire nei loro cataloghi. Le caratteristiche sono grosso modo le stesse: natura incontaminata, tranquillità, poche strutture ricettive, un piccolo aeroporto, tanta acqua a separarle dalle coste continentali e soprattutto presenze turistiche ridotte all’osso. Insomma, mete solo per veri esploratori, per quelli che non si spaventano di fronte alla proposta di dover fare un volo supplementare.

Qui sopra: il paradiso delle Seychelles. A destra: la villa che ospitò Napoleone Bonaparte nell’isola di S. Elena Global Peace Index è uno dei luoghi più sicuri al mondo, dove lo scorso anno sono andati oltre 30 mila italiani, in crescita del 19,2% rispetto al 2016. Di questa isola si dice che sia stata creata prima del Paradiso Terrestre. Lo scrisse Mark Twain, visitatore di questo luogo incantato. E quelli che ci vanno di persona, lo confermano. Un consiglio: non mettetevi a guardare la cartina dell’isola e i nomi che ci trovate sopra: Pointe de Roches Noires (punta delle roce nere), Roche qui pleure (roccia che grida), Cap Malheureux (infelice perchè i francesi qui dovettero cedere l’isola agli inglesi). Godetevi ogni minuto e basta, incluso il soggiorno in una delle mansion coloniali immerse nel verde, con vista sull’acqua cristallina o le montagne dichiarate Patrimonio Unesco. Partite per l’interno, dalle Black River Gorges, con boschi, felici, orchidee e corsi d’acqua. E dalla Riserva Naturale Frederica, una distesa di campi di canna da zucchero, foreste primordiali di piante di ananas, ebano nero, frangimpane, abitati da più di cento tipi di uccelli. Sono più di cento gli chef italiani che sono passati di qui, nel paradiso del pesce, a far pratica di cucina indomauriziana, creaola, cinese e francese, per esempio a La Table du Chateau, il prestigioso ristorante dello Chateau de Labourdonnais (una delle case più antiche di Mauritius). Nel paradiso più incontaminato del mondo, il tempo si ferma tra le spiaggie bianche come borotalco, spa sulle palafitte con trattamenti a base di erbe locali: si è massaggiati guardando i delfini o le mangrovie che disegnano la spettacolare scenografia del ristorante galleggiante Le Barachois. Ma passiamo ora all’altra promessa che queste pagine si accin-

gono a mantenere: parliamo di cime remote, di colline ancora da scoprire (sono rimaste ormai poche nel mondo). Al terzo posto nella nostra classifica ideale, abbiamo indicato lo Yuman, una delle provincie cinesi lontane dalle metropoli più battute dal turismo. Per scoprirlo in autonomia, anche affittando un’auto, si parte dalla città dell’eterna primavera, Kunming, dove le fioriture, da oltre 2000 anni non si fermano mai. Era una delle porte meridionali del Celeste impero lungo la Via della Seta, da qui partivano le carovane verso l’India e il Myanmar.

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Spiagge e cime remote/Grand Tour World Arena Lifestyle 7-8/2018

Casa per vacanze con infinity pool, la nuova frontiera del desiderio del turismo più esigente. CartOrange, società specializzata nei viaggi alternativi e ‘su misura’ è il vettore giusto per cercare questo genere di curiosità. Per chia ama le sorprese, l’agenzia ha già selezionato quattro località, in tre differenti aree del mondo: Flores e Raja Ampat (in Indonesia), Ishigaki-jima (in Giappone), Tofino (sull’Isola di Vancouver, in Canada).

SPIAGGIA O INFINITY POOL? BEL DILEMMA... Se la passione vera è incarnata dal concetto di acqua in cui bagnarsi, più che quella di costa, declinata in spiaggia o scogli, il massimo che si può desiderare sono alcuni giorni a mollo nelle piscine a sfioro. Le infinity pool sono la nuova frontiera del benessere, perchè regalano la sensazione di dominare il mondo. Insomma, è l’architettura definitiva del piacere: nei luoghi più esotici le piscine a sfioramento di acqua salata offrono un mare addomesticato, senza creature pericolose, senza coralli abrasivi, senza onde nè correnti. Il pool tourism, nuovo trend dell’anno regala un’esperienza celestiale, priva di stress, da immortalare nella perfetta fotografia di Instagram, realizzata con le braccia che scavalcano il bordo piscina. Le piscine a picco sull’oceano o tra i grattacieli o tra le foreste tropicali sono molte nel mondo. La più bella sarà senza dubbio quella attualmente in costruzione a New York, che permetterà di abbracciare la città con lo sguardo da 220 metri. L’infinity pool del Brookling Point permetterà di abbbracciare con lo sguardo l’East River fino a Dowton e Midtown Manhattan, da un’altezza maggiore rispetto al Marina Bay Sands Hotel di Singapore e alla sua celeberrima piscina sul tetto, dove si può stare a mollo con aperitivo, godendosi il panorama sulla città-stato, con la sensazione di essere sospesi nel vuoto. Ce n’è una famosissima al Viceroy di Bali, immersa nella Lembah Valley. Un’altra famosissima piscina a sfioramento domina lo skyline di Bangkok, si gode alloggiando al Pilar Suites & Residences. La magia del corpo che fluttua tra acqua e cielo, l’illusione ottica di vedersi nuotare nel vuoto, si può godere anche in Italia all’Hotel

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Caruso di Ravello, in Costiera Amalfitana. Qui, nel borgo di Conca dei Marini, dove erano di casa Jacquelyne Kennedy, e Sofia Loren negli Anni Sessanta e tutto il gotha di Hollywood oggi, c’è anche l’hotel Monastero Santa Rosa Hotel & Spa, ricavato in n convento domenicano del Seicento. Per gli amanti di Capri, la piscina a sfioro su l’emozione continua: su due livelli in quella top del Caesar Agustus oppure in quella con vista sui faraglioni dell’hotel Punta Tragara. In Sicilia la piscina del Verdurar Reosrt a Ribera, in provincia di Agrigento, con un bellissimo panorama. Anche in Sardegna non ci si può far mancare questo lusso estremo. Ve lo può offrire l’hotel Pitrizza, incastonato nella Baia di Liscia di Vacca, tra le rocce e la vegetazione della meravigliosa Costa Smeralda. Se a queste latitudini fra troppo caldo, ecco sulle tranquille acque del Garda, un altro paradiso con il miglior microclima d’Europa. Siamo al Lefay Resort & Spa a Gargnano. Un sito che ha ricevuto oltre 50 premi e riconoscimenti internazionali, tra cui anche quello di miglior spa al mondo. La vasca sportiva di 25 metri si affaccia dall’alto sul lago e sulla distesa di olivi. Ma passiamo ora alle infinity pool con vista collina e montagna. Nelle Terre Senesi, tra i calanchi dai colori che variano dal viola all’ocra, la vasca panoramica del Fonteverde Natural Spa Hotel di San Casciano dei bagni, regala momenti indimenticabili. Idem quella di fronte alle montagne più belle del mondo, all’Hotel Belvedere di San Genesio Atesino, sopra Bolzano. Stando immersi nell’acqua, la vista spazia dal Latemar al Catinaccio, dall’inizio dello Sciliar al colle del Renon.


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Cominciamo dai quartieri a Nord: il Yuantong Temple, che risale a 1200 anni fa è visitatissimo, è un santuario buddista molto importante. Da lì si può prendere la strada per Lijang, un villaggio dichiarato Patrimonio Unesco, che conserva stradine con i pavimenti in pietra, tanti localini lungo i canali e piccole botteghe di artigiani del legno lungo le stradine che di sera si riempiono di bancarelle. Dq qui ci si può dirigere verso le cime remote e la magnifica Shangrila, un tempo la chiamavano Zhongdian. Questo luogo ispirò lo scrittore inglese James Hilton: scrisse un romanzo nel 1933 (Orizzonte Perduto), descrivendo un mondo immaginario e senza conflitti che somigliava proprio a questo posto. Tutti amano vagare per le minuscole vie del centro, fare shopping cinese o tibetano, passeggiare con lentezza verso il monastero più armonioso e importante della Cina, sito a oltre 3000 metri di altezza, il Gande Sumtseling gompa. Con i suoi tetti dorati, le centinaia di migliaia di bandierine di preghiera che lo avvologono e sei secoli di storia, occupa un posto speciale nei ricordi di una vita. I monaci offrono un riparo dal sole e anche un tetto sotto il quale dormire: ma bisogna svegliarsi prima dell’alba e pranzare con soltanto una ciotola di riso. Se non si è portati per l’alta montagna, meglio la collina, a un’ora e mezzo di volo da Shangrila, verso la regione detta Longji, la spina dorsale del dragone. Qui si gode della meravigliosa vista delle risaie a terrazza che, nella stagione delle pioggie, riflettono il cielo e si tingono di viola. Da qui dirigendosi a Nord si passa per Hunan e la famosa città di Fenghuang, la Venezia cinese: le case sono costruite su palafitte, il centro storico si dispiega lungo il fiume Tuojiang. L’atmosfera diurna è suggestiva, ma è alla sera che tutto diventa magico: centinaia di lanterne di carta si riflettono nell’acqua. Passiamo ora alle mete remote nelle acque del Pacifico, dedicate a chi preferisce un clima meno tropicale. Sono a Nord, al confine occidentale del Canada, nella regione della Columbia Bri-

tannica. L’Isola di Vancouver, esattamente di fronte all’omonima città, non è certo un luogo sconosciuto e irraggiungibile (è separata dal Continente Nordamericano solamente dallo Stretto di Georgia). Ma, a dispetto della vicinanza e nonostante sia già organizzata per ospitare frotte di turisti di tutti i tipi, specialmente dopo il successo del film Twilight, presenta molti luoghi poco conosciuti. Tofino è una località ancora poco ‘battuta’. Forse perché da queste parti non ci si aspetta un ‘tempio del surf ’, come se fossimo in California (il mare è lo stesso ma la distanza, in termini di temperatura e habitat naturale è siderale). Eppure Tofino, con la sua Baia di Clayoquot, è persino annoverata tra le riserve della biosfera più belle del mondo, quelle tutelate dall’Unesco. E il suo Pacific Rim National Park è un’area naturale davvero unica, dove convivono orsi, alci e balene. Si tratta di uno dei territori più selvaggi d’America e si intende preservarlo così. Scendendo lungo la costa, passato lo stretto di Panama, ecco un altro paradiso incredibile a largo delle coste, dove non si passa, si va appositamente. E’ Rapa Nui: l’Isola di Pasqua, il simbolo delle ‘terre remote’. Circondata da centinaia di piccole isole fuori dai grandi circuiti turistici, che in pochissimi hanno avuto il coraggio di visitare ma che, ben presto, potrebbero diventare il prossimo viaggio di tantissime persone. Molti per ora la conoscono solo tramite il web, lavorando molto di immaginazione. Anche se l’Isola di Pasqua non è il posto meno pubblicizzato della terra ed è una meta sognata da molti, resta lo stesso un luogo impervio e inospitale dove ci si ferma a proprio rischio e pericolo e dove è anche rischioso andare, in certi periodi dell’anno; ancora oggi c’è una sola compagnia aerea - che decolla dal Cile o, più raramente, da Tahiti - che offre la possibilità di andare a vedere dal vivo i suoi famosi Moai (le misteriose statue raffiguranti giganteschi volti). L’isola di Pasqua è una delle isole abitate più sperdute del

ROTTA VERSO L’INDONESIA l’Indonesia non è solo Giava, Bali, Sumatra. È una regione talmente ricca di isole (grandi e piccole) che buon parte di loro non sono ancora state scoperte appieno. Flores - nell’arcipelago delle Piccole Isole della Sonda - con i suoi tredici vulcani interamente ricoperti da foreste è una di quelle in cui la vegetazione è rimasta quasi intatta. Qui, a un’ora e mezza di volo da Bali, si può entrare in contatto con popolazioni che vivono lontane dalla modernità, con ritmi lenti, come se il tempo si fosse fermato secoli fa. Molto più distante è Raja Ampat: sei ore di volo da Giacarta, con scalo obbligatorio a Makassar. Ma ne vale la pena: con i suoi 1.500 atolli è un gigantesco parco marino caratterizzato da una spettacolare barriera corallina; per gli amanti delle immersioni un vero paradiso. All’estremo sud del Giappone, invece, si trova un luogo così lontano dal resto del Paese da aver conservato una sua identità precisa e diversa dal resto della reTempio hindu in Indonesia gione. È Ishigaki-jima, isola a duemila chilometri di distanza da Tokyo e a tre ore e mezza d’aereo dalla capitale nipponica, dove la cultura del Sol Levante si sposa con le tradizioni locali. Un polmone verde in cui si possono vivere esperienze di vario genere: si possono fare snorkeling e diving per ammirare gli splendidi fondali, si può affittare un kayak per esplorare il corso del fiume Fukido, ci si può addentrare a piedi nel cuore dell’isola in cerca di avventura. Solo così si potrà dire di aver conosciuto l’estremo Oriente.

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mondo, a 3.600 chilometri dalle coste cilene. Per raggiungerla bisogna fare un notevole sforzo di programmazione, salendo a bordo di diversi aerei e lasciandosi alle spalle molte miglia: solo per l’ultimo tratto, il volo interno, occorrono cinque ore di traversata. Se questa meta non apparisse abbastanza remota, ecco una valida alternativa, sempre nella stessa area, siamo sempre nel bel mezzo del Pacifico. Stiamo parlando di Canton Island, un piccolo atollo appartenente alla Repubblica del Kiribati; l’unico abitato nell’arcipelago delle Isole della Fenice, nel bel mezzo della tratta marittima che collega l’Australia alle Hawaii, all’interno della Phoenix Islands Protected Area (la più grande area marina protetta del mondo). Sul suo territorio è presente una pista d’atterraggio che risale addirittura lla II Guerra mondiale: quando l’isola era amministrata congiuntamente da Stati Uniti e Nuova Zelanda si vedevano arrivare spesso e volentieri anche voli commerciali; ma dopo l’indipendenza (raggiunta alla fine degli anni ‘70) l’unico contatto regolare tra Canton e Kiribati è stato mantenuto solo grazie alle visite occasionali della guardia costiera USA e delle sporadiche barche da pesca che transitano da queste parti. Il primo è Rapa Iti, nella Polinesia Francese: la località ‘europea’ - essendo protettorato transalpino - più lontana dalle nostre latitudini. Non c’è l’aeroporto e l’unica alternativa è partire da Tahiti e trascorrere 50 ore in mare aperto.

Kiritimati si trova al centro dell’oceano, a non meno di 5000 chilometri da qualunque altro continente. L’economia di Kiribati non è sostenuta dal turismo. La superficie di Kiribati è estesa più o meno quanto l’Australia, ma il 99,97% del “territorio” è costituito dalle acque del Pacifico. Disperso in una zona di oceano che copre 3 fusi orari, Kiribati conta 3 arcipelaghi: le Isole della Linea, le Isole della Fenice e le isole Gilbert, ciascuno comprendente una serie di piccoli atolli, talvolta abitati. Visti dall’aereo, gli atolli formano una lunga striscia larga meno di un chilometro, dove un lato si affaccia sulle acque calme e turchesi della laguna, mentre l’altro è battuto dalle potenti onde del Pacifico. I paesaggi, spesso meravigliosi e paradisiaci delle spiagge si alternano alle distese sterili di un suolo arso dall’iper-evaporazione e dall’elevata salinità, mentre le maree trasformano due volte al giorno spiagge chilometriche delimitate dalle mangrovie, in immense piscine naturali verde smeraldo o blu turchese.

UN ALTRO ORIENTE Niente costruzioni e grattacieli, solo infinite distese di sabbia circondate da acque cristalline e barriere coralline incredibili, habitat naturale di 280 specie di pesci e quasi 100 diverse varietà di uccelli tutelati da un Parco Nazionale. Partendo dal Sudamerica verso l’Asia si incontra l’arcipelago di Los Roques in Venezuela, sicuramente una delle mete più ricercate per una vacanza all’insegna del relax e dell’isolamento. Per chi ha il cuore in Oriente, la vacanza ideale è sull’isola di Ishigaki-jima, un luogo ideale per conoscere un altro Oriente. Seguite la cartina all’estremo sud del Giappone, troverete un luogo così lontano dal resto del Paese da aver conservato una sua identità precisa e diversa dal resto della regione. È Ishigaki-jima, un’ isola a duemila chilometri di distanza da Tokyo e a tre ore e mezza d’aereo dalla capitale nipponica, dove la cultura del Sol Levante si sposa con le tradizioni locali. Un polmone verde in cui si possono vivere esperienze di vario genere: si possono fare snorkeling e diving per ammirare gli splendidi fondali, si può affittare un kayak per esplorare il corso del fiume Fukido, ci si può addentrare a piedi nel cuore dell’isola in cerca di avventura. Solo così si potrà dire di aver conosciuto l’estremo Oriente. Un’altra opzione sono le Isole Agalega: due strisce di terra sperdute nell’Oceano Indiano, a 1.300km da Mauritius. Sono isole ‘sorelle’ ma separate da un canale largo un chilometro e mezzo. Particolari perchè durante i periodi di bassa marea, dalle acque emerge una lingua di sabbia stretta e lunga che permette di passare da un lato all’altro anche a piedi. Possiedono una minuscola pista per gli aerei ma i voli sono limitatissimi. Così, il modo più semplice per raggiungerle è in barca da Port Louis (capitale di Mauritius). Ulong è una delle isole di Palau, tra gli stati meno popolosi del pianeta. Questa nazione insulare di origine vulcanica e corallina vanta circa 200 isole principali, moltissime delle quali completamente disabitate. Ulong è un vero paradiso per gli amanti del mare e delle immersioni ed è considerata una delle più spettacolari destinazioni subacquee e di snorkeling di tutto il mondo. La sua posizione? Circa 500 km ad est delle coste delle Filippine nell’Oceano Pacifico. Davvero ideale per una fuga dalla città… drica e decisamente coinvolgente, offre ai visitatori molte opportunità di svago e di divertimento, come locali, bar e discoteche: il

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Arena Lifestyle 7-8/18 -CINEMA/ Film per l’estate

Film per l’estate /CINEMA -Arena Lifestyle 7-8/18

EUFORIA: I FRATELLI CHE SI RISCOPRONO

Qui sopra, una scena diEuforia, film italiano sul difficile equilibrio tra leggerezza e profondità, che permette all’attrice e regista Valeria Golino di di affrontare senza paura anche un argomento così enorme come la gestione delle malattie tumorali in famiglia e l’idea, oggi, della fratellanza, della vita e della morte.

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aleria Golino ha fatto ancora centro con Euforia, il suo ultimo lavoro presentato all’ultimo Festival del Cinema di Cannes, nella sezione Un Certain Regard.

Euforia, con sceneggiatura di Francesca Marciano e Valia Santella, racconta la storia di un gay di successo, Matteo (interpretato da Riccardo Scamarcio), un uomo di successo, spregiudicato, eccessivo, incapace di stare da solo, abituato a spendere e spendersi. In contrapposizione a lui il fratello che Ettore ha una natura più torpida, sente il peso del proprio fallimento e inizialmente giudica il mondo di Matteo con un certo disprezzo. Prova anzi un po’ di invidia: non ha avuto coraggio di fare delle scelte, si è tirato sempre un po’ indietro e ha perso varie occasioni. Euforia è, dunque, la storia di una relazione interrotta tra due fratelli che si ricompone grazie ad un trauma. L’essenza di questa storia sta nel racconto, nel superamento della rimozione. La sceneggiatura di questo film è il risultato di un lavoro diverso da quello fatto dalla stesse sceneggiatrici su su Miele. Quella storia infatti partiva conun interrogativo molto chiaro e molto forte, portava a dover dare una risposta, spingeva verso una direzione

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obbligata. Qui invece viene proposto intreccio più largo, dove i movimenti sono accennati, la vicenda si muove per piccole anse, per digressioni. È una trama che si compone più lentamente, come un puzzle. Dopo il film Miele, la Golino ha preso spunto da una vicenda realmente accaduta ad una persona a lei cara. A quel punto ha iniziato a immaginare i protagonisti, a scrivere con le due sceneggiatrici. In breve, la relazione tra i fratelli e la loro storia ha preso corpo. L’euforia di cui si parla nel titolo non è uno stato gioioso ma una specie di frenesia, è una sorta di agitazione, tende a coprire qualcosa di più oscuro. E’ un sentimento estremo, insomma: Matteo con la sua disperata euforia riesce a ritrovare il legame col fratello, c’è un sentimento profondo e primario che li unisce. Si è davvero incuriositi da questa storia di uomini, al maschile, sapendo che è un film scritto e diretto da donne. Alle quali interessa raccontare due personaggi complessi ma che non hanno nulla di eroico, pieni di difetti, di mancanze, ai quali però il pubblico si possa affezionare proprio perchè li sente molto vicini. Le autrici raccontano di aver lavorato proprio così sui due personaggi, andando a fondo nelle loro debolezze e passioni, senza

idealizzarli. Ettore e Matteo sono il prototipo di tanti uomini contemporanei, che vivono così, una vita piena di incertezze e di promesse non mantenute. Quati si riconoscono nella bulimia affettiva di Matteo o nel il rigore etico di Ettore che a tratti rischia di trasformarsi in aridità? La Golino ha saputo ben evidenziare le loro contraddizioni, il dolore di vivere dell’uno e dell’altro. Quando Ettore si trasferisce temporaneamente a Roma a casa di Matteo, per via della terapia che deve fare, si trova a rivivere una convivenza vecchia e nuova: si trova di fronte un fratello che non ha più frequentato, deve confrontarsi col suo lusso, la sua vorticosa vita sentimentale e sociale. I due si ritrovano, inaspettatamente vicini nella loro vita adulta. Molti si sono riconosciuti nelle scene in cui Ettore si spinge a fare delle domande molto dettagliate sulla vita sessuale di Matteo. Ci sono vari dialoghi molto piacevoli, un misto di humour, di imbarazzo, curiosità e distanza. Assistiamo alle manovre di avvicinamento tra due uomini che si conoscono bene ma devono tornare conoscersi di nuovo, sembrano troppi anni gli anni di lontananza che li separano. Lo spettatore è fortemente colpito dagli sguardi scambiati tra i due fratelli. Una scena, realmente accaduta a Firenze a Francesca, una delle sceneggiatrici , resta indimenticabile : è una scena di conflitto, di una discussione che i due fratelli stanno avendo in terrazza. Matteo viene incredibilmente colpito da un pesce che gli arriva in testa, perso da un gabbiano in volo. In quella scena c’è un po tutto : l’assurdità della vita, il conflitto tra loro, la commedia e la tragedia. Già, c’è anche la morte: per Matteo il problema è spostare la morte del fratello sempre un po’ più in là, guadagnare tempo. Ettore lo lascia fare e accetta questa rimozione, perché anche lui, in fondo, preferisce non affrontarla.

Qui sopra Sandra Bullock in una scena della nuova versione di Ocean’s 8, il film firmato da Steven Sodeberg, girato tutto al femminile che segna anche il ritorno di Anne Hataway

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CHI SI RIVEDE, OCEAN’S 8 Torna al cinema Ocean’s 8, la grande saga di Steven Soderbergh, girata tutta al femminile, con un ottimo cast: da Sandra Bullock a Rihanna. Diciamo che si tratta di una prova di buona volontà per il regista Gary Ross, visto che Steven Soderbergh del film è solo il produttore. Il grande regista di Sesso, bugie e Videotape, infatti, stavolta non c’è: dunque il film non supera un certo livello di scrittura e regia. Il budget è più limitato e si vedono reclamizzati vari prodotti. Nella storia si scontrano due regine del crimine, Cate Blanchett e Sandra Bullock (scomparsa dalles scene dopo la nomination all’Oscar per Gravity e il mediocre All’Ultimo Volo) ideatrici di un gigantesco colpo. Mettono insieme la squadra per rubare una antica collana di Cartier da 150 milioni di dollari, la quale sarà indossata, come ogni anno, da una star del cinema (interpretata indovinate un po’ da Anne Hathaway) al gran gala del MET. A lei è affidato il ruolo di Debbie Ocean, sorella di Danny (il personaggio di George Clooney forse è morto) e ideatrice del piano. Sandra Bullock, perfetta nei panni della criminale, è la perfetta protagonista di questo blockbuster.Accanto a lei spunta Cate Blanchett, una criminale ipertruccata coi pantaloni di pelle e la frangia. Dopo il Premio Oscar per Blue Jasmine e la grande prova di Carol, l’attrice australiana sceglie un ruolo davvero distante da lei. Nel film di Gary Ross la vediamo addirittura nella stessa scena con Rihanna, con la prima occupata a preparare il kebab e la seconda ad hackerare i computer del MET di New York. Nella sua nuova carriera di attrice, la popstar della Barbados è sempre più brava, il talento non le manca e anche nella recitazione sta sperimentando nuovi livelli. Se altrove agiva solo come doppiatrice della voce, in Ocean’s 8 è invece sempre in scena in carne ed ossa, accompagnata da rasta giganteschi e con addosso un look caraibico, prcisa citazione di Bob Marley. Tanto che ci si domanda se stia per caso registrando un intero alnum di cover della band. Infine ci sono due star amatissime, Helena Bonham Carter e Anne Hathaway, unite da un rapporto ben preciso: la prima è una stilista e la seconda è la famosa star che indosserà i suoi vestiti. La Carter può finalmente spingere sul talento comico, a cui tiene tanto, visto che in altri film come Harry Potter non glielo lasciano esprimere più di tanto, la vogliono quasi solo come dark lady. In questo film la sua vena folle non si tinge dei colori del suo ex Tim Burton. Anche qui, come nel superfantasy però. gli abiti stravaganti per lei non mancano. E neanche quando fa la svampita con il suo partner professionale. Molte ragazze hanno festeggiato il glorioso ritorno della bellissima Anne Hathaway, che torna a risplendere dopo un periodo difficile della sua carriera. Sembrava essere decollata dopo aver ricevuto il Premio Oscar per “I miserabili”, ma poi non ce l’ha fatta, qualche film sbagliato ha rallentato la sua ascesa. In Ocean’s 8 torna a farsi ammirare e speriamo che sia una buona occasione, questa, per far vedere i suoi nuovi talenti.


Arena Lifestyle 7-8/18 -CINEMA/ La 75° Mostra Internazionale d’Arte cinematografica a Venezia

DAVID CRONEMBERG, ORO ALLA CARRIERA

Qui sopra, un intenso ritratto di David Cronemberg, che riceverà il Leone d’Oro alla Carriera alla 75° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. A fianco una scena de “Il Portiere di Notte”, film di Liliana Cavani inserito nella rosa dei film restaurati, selezionati per ricevere il premio dedicato agli operatori che salvano le pellicole più importanti del cinema mondiale.

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rande attesa per l’edizione storica, la 75° per la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, che si svolgerà dal 29 agosto all’8 settembre con superfilm e grandi ospiti.

dieci anni di disagi logistici e anche visivi che non passavano mai, finalmente sulla voragine si è posato un magnifico giardino punteggiato di leoni alati, che ospita un bellissimo padiglione rosso durante la rassegna. Per chi ha visto risorgere quest’area del Lido, anno dopo anno, è sembrato un sogno che si avvera. Venezia si prepara ai grandi eventi 2018, finalmente in grande forma, con la città sempre più attrezzata per ospitare la Mostra, che nel tempo ha saputo costruirsi una reputazione sempre migliore, attirando registi e film molto interessanti che spesso (come nel caso di La La Land, uno dei più recenti) conquistano premi e generalmente arrivano fino agli Oscar, dove riscuotono almeno una nomination. Il Festival del Cinema di Venezia 2018 sarà come sempre all’avanguardia sui trend ma anche tradizionale, perchè questa sarà la 75esima edizione, entusiasmante e da ricordare. Come sempre si inagura d mercoledì con il primo red carpet e la tradizionale Cerimonia di apertura e si chiude il sabato con la premiazione e la consegna dell’ambitissimo Leone d’oro al film più meritevole, che quest’anno sarà consegnato dal bravissimo attore pugliese Michele Riodino. Lo scorso anno il festival di Venezia ha rotto ogni schema affidando il tradizionale (e forse un po’ ste-

Sono passati 75 anni dal primo Festival del Cinema di Venezia, o meglio 75 edizioni fra pause varie. L’inaugurazione della prima Mostra d’arte cinematografica di Venezia è avvenuta il 6 Agosto del 1932, fu molto differente rispetto a quelle attuali, perché all’epoca di questa prima volta non era previsto alcun tipo di premio o di concorso. La seconda guerra mondiale portò inevitabilmente a una sospensione della Mostra, ma proprio gli anni ‘40 regalarono al Festival del Cinema di Venezia grande lustro grazie all’affermarsi della corrente neorealista, che conquistò grandi successi proprio in Laguna. Una seconda rinascita si ebbe poi negli anni ‘60 che non furono facili per via delle contestazioni del ‘68. Ad esempio i premi, Leone d’oro incluso, furono soppressi. E la giuria si ritirò durante lo svolgimento del Festival. E’ dal 1979 che la Mostra del Cinema di Venezia ha ripreso la formula che conosciamo oggi e che ne ha decretato l’indiscusso successo per ben 75 anni. Poi ci sono stati gli anni dei cantieri, dei buchi, delle impalcature. Oltre

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La 75° Mostra Internazionale d’Arte cinematografica a Venezia/CINEMA -Arena Lifestyle 7-8/18

reotipato) ruolo delle dive ad Alessandro Borghi, ribattezzato subito ‘padrino’. E’ stata una scelta vincente che ha portato sotto i riflettori uno dei nomi più interessanti del cinema italiano di oggi. Il primo premio che consegnerà sarà il Leone d’oro alla carriera al regista David Cronenberg al Festival del Cinema di Venezia 2018. Si tratta di un regista controverso, che piace o non piace. Nei suoi film ha portato avanti un concetto di arte sovversiva e disturbante. Alcuni dei suoi film come Crash o ExistenZ sono considerati dei cult assoluti, ma non sono sempre stati ben distribuiti nel mondo. Proprio per queste sue qualità e il saper andare sempre controtendenza al momento giusto che gli organizzatori del Festival del Cinema di Venezia 2018 hanno deciso di premiarlo. Il Presidente della Giuria sarà, coma annunciato lo scorso febbraio, il grandissimo Guillermo del Toro che, grazie al meraviglioso film “La forma dell’acqua - The shape of water” ha vinto il Leone d’oro 2017 con un’opera poetica, una favola moderna che resterà inossidabile nel tempo. Il film di apertura del Festival del Cinema di Venezia 2018 è molto importante secondo alcuni perchè dà un po’ l’idea del trend che si seguirà per tutta la settimana. Ma a casa nostra si attende si attende la short lista dei film ammessi in concorso, se ci sarà “Suspiria” di Luca Guadagnino, intenzionato a superare il ‘Maestro’ Dario Argento, giocando le carte di Chloe Grace Moretz, Dakota Johnson e Tilda Swinton, da una sceneggiatura di David Kajganich. Si prepara anche “La mia vita con John F. Donovan” di Xavier Dolan (Canada).Figliol prodigo di Cannes, Xavier Dolan non ha voluto solcare la Croisette per il suo debutto in ing-

Il regista Luca Guadagnino sul set del remake di “Suspiria”

lese. È molto probabile però che arrivi a Venezia per presentare la storia della tragica relazione, soprattutto epistolare, tra una famosa star televisiva e un ragazzo di undici anni. Super cast per il regista canadese: Natalie Portman, Kit Harington, Jacob Tremblay e Susan Sarandon. Molta attesa anche per “First Man” di Damien Chazelle (USA) Il comitato di selezione della Mostra dovrà decidere sull’ultimo lavoro di Damien Chazelle e probabilmente anche a lui farà piacere essere al Lido dopo la bella accoglienza nel 2016 di La La Land. Il focus del film è la vita dell’astronauta Neil Armstrong, interpretato dal divino Ryan Gosling. Claire Foy vestirà invece i panni della moglie di Armstrong, Janet. If Beale Street Could Talk, di Barry Jenkins (USA) Berry Jenkis punta anche lui a tornare a Venezia. Il fortunato regista di Moonlight questa volta è alle prese con il riadattamento di un romanzo di James Badwin, incentrato su una donna incinta il cui fidanzato è stato accusato ingiustamente di stupro da un poliziotto razzista. Anche qui cast importante: Regina King, Colman Domingo, Pedro Pascal, Diego Luna e Dave Franco.Fra pochi giorni sapremo se sarà pronto anche “Radegund” di Terrence Malick (USA-Germania). I film dell’eclettico Malick sono diventati quasi ospiti fissi al Lido negli ultimi anni, anche se lui non si vede. Dopo To the Wonder, nel 2016 è stata la volta di Voyage of Time. Radegund racconta di August Diehl, interpretato da Franz Jagerstatter, un obiettore di coscienza che è stato giustiziato dai nazisti per essersi rifiutato di combattere tra le loro fila nella seconda guerra mondiale. László Nemes, regista ungherese di Sunset dovrebbe arrivare conun’opera ambiziosa, ritirata da Cannes e sistemata, forse, per Venezia. Nel declino dell’impero austro-ungarico una donna torna a Budapest dopo essere stata allevata in un orfanotrofio. Prende così possesso di un negozio di cappelli di proprietà dei suoi defunti genitori e qui scopre un segreto di famiglia.Potrebbero arrivare anche Peterloo, di Mike Leigh (Regno Unito).La storia è incentrata sugli eventi che nel 1819 a Manchester hanno portato alla protesta per l’estensione del diritto di voto con conseguente massacro. Infine vedremo se ce la farà Olivier Assayas, un vecchio regista francese con la sua nuova storia: un dramma ambientato nel mondo dell’editoria parigina con Juliette Binoche e Guillaume Canet.

LE SEZIONI DEL FESTIVAL PER I FILM IN CONCORSO E FUORI CONCORSO Selezione ufficiale - Lungometraggi in prima mondiale in concorso per il Leone d’oro. Max 20 opere. Fuori concorso - Lungometraggi e documentari di grande interesse culturale: max 18 opere Orizzonti - Sezione e concorso parallelo rispetto a quello per il Leone d’oro, esplicitamente dedicato alle novità cinematografiche. Max 18 opere Venezia classici - Ospita le pellicole restaurate che hanno un particolare valore storico e culturale Settimana Internazionale della critica - Opere prime: 8 film Giornate degli Autori - 12 film di particolare valore culturale

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Borghi di Puglia /WEEK END/ Arena Lifestyle 7-8/18

Arena Lifestyle 7-8/18 - WEEK END/ Borghi di Puglia

SEGRETI & SAPORI: I BORGHI DI PUGLIA di Ekaterina Kolosova

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ospesi tra cielo e mare, tra colline punteggiate di campi di grano e viti i piccoli borghi pugliesi sono la meta favorita di tanti stranieri. Che cominciano a comprare alloggi e masserie.

Grazie al clima mite, la Puglia è una regione è adatta non solo per le vacanze estive al mare, ma anche per trascorrere un periodo di relax nella stagione più fredda. Inoltre, può essere inaspettatamente molto romantica per una vacanza a due. I monti Dauni la parte montuosa settentrionale, offrono una serie di antichi borghi, affascinanti panorami, fieri castelli e un vero e proprio paradiso gastronomico con prodotti a km zero dai sapori antichi. Iniziamo il nostro viaggio a Bovino. E uno dei borghi più belli d’Italia, ha ricevuto la bandiera arancione del Touring Club Italiano – la storica organizzazione del turismo. A Bovino è un piacere camminare lentamente per le piccole strade e scoprire i segreti del vecchio borgo, la vita degli artigiani, le antiche radici romane. In effetti le particolarità da scoprire sono almeno tre. Il villaggio antico si è sviluppato e conservato nei secoli grazie a tre cisterne sotterranee di epoca romana, che nel tempo hanno permesso alle popolazioni di conservare un tesoro prezioso nei mesi estivi: l’acqua. Dopo il riempimento della prima, l’acqua, attraverso dei canali speciali, raggiungeva la prossima cisterna. Cosi l’antica Vibinum non conosceva nè sete nè siccità. Ogni escursione parte dal centro città dove è sita la cattedrale,

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sotto la quale c’è una cripta con antiche sepolture. Nell’abside i fedeli cantano assisi sugli antichi cori di legno all’interno, osservati dagli spaventosi draghi raffigurati sulle pareti, simboli del male ma anche effigie delle antiche creature che realmente, nell’età tardoantica popolavano questi territori. Ma non c’è da preoccuparsi: Bovino è ancora sotto la protezione della Vergine Maria, che nel 13 ° secolo era apparsa a Nicola, un semplice falegname del posto. In onore del miracolo è stato costruito un famoso santuario, che ha ricevuto la benedizione di Papa Giovanni Paolo II. L’immagine della Madonna di Valleverde è venerata dagli abitanti e nel mese di agosto si tiene solenne festività con una coloratissima processione. Il terzo percorso dei misteri di Bovino porta il visitatore alle rare pietre funerarie risalenti al terzo millennio a. C., trovate non lontano dal borgo. Testimoniano l’esistenza della civiltà dell’era del rame e dell’età del bronzo, molto sviluppata nell’area dei Monti Dauni. I riperti sono stati scoperti negli anni ‘50 e dimostrano l’importanza del borgo nella storia e nell’archeologia. Nel secondo pomeriggio di solito si esplora il castello Ducale che sorge su una altura dominantela città. La fortezza è stata costruita nell’ XI-XII secolo dal nobile Norman Drogon e ricadde sotto il dominio dell’imperatore Federico II. Ha ospitato personaggi illustri tra cui il poeta Torquato Tasso, Maria-Teresa d’Austria, Papa Benedetto XIII e altre figure importanti dell’epoca. Oggi, i viaggiatori possono anche soggiornare nelle stesse stanze

dei nobili, perche parte del maniero e stata adibita ad hotel. Da Bovino ci si sposta a Pietramontecorvino, un altro borgo da favola. Come una principessa, si può salire in cima alla torre normanna con i merli a coda di rondine, sul balcone si resta incantati dalla vista indimenticabile della città. Dal gran Palazzo Ducale arriva l’eco delle melodie medioevali che si intrecciano sotto le antiche volte, nella stagione dei concerti. Si può fare una passeggiata nelle vie del quartiere storico di Terra Vecchia. Qualcuno viene a organizzare le sue nozze proprio qui, in questo borgo incantato, con il banchetto in un frantoio e la cerimonia solenne ma semplice nella incantevole chiesa di Santa Maria Assunta, detta anche Chiesa Madre, raccolta e preziosa, con i soffitti decorati, l’illuminazione soffusa, l’altare in marmo, l’antico crocifisso di ligneo, l’abside severo. Questa chiesa era la guida spirituale dei signori di Pietramontecorvino ed era collegata con il Palazzo Ducale attraverso uno speciale corridorio aereo. Il palazzo, a sua volta, è collegato ancora con la torre di guardia che veglia sul borgo. E curioso che la cupola della chiesa sia ricoperta di maiolica, un’usanza tipica della Campania che mostra i forti legami tra i due territori, collegati da monti aspri e battuti dal vento. L’ingresso principale, cosi come l’altare non sono piu però nella loro posizione originaria. Tuttavia questi combiamenti hanno migliorato molto l’aspetto della chiesa. Pietramontecorvino è fortemente legata ad alcuni personaggi che hanno soggiornato qui, da Papa Benedetto XIII, al vice siniscalco Karulus de Kabannis, un marinaio avventuroso sul genere di Corto Maltese. Come l’eroe dei fumetti di Hugo Pratt egli aveva una madre catanese e un padre moro, forse uno schiavo, citato in un’ opera di Boccaccio. Tra le delizie della tavola, qui si apprezzano ovviamente i pomo-

dori e i latticini, ma soprattutto i salumi come il capocollo, una specialità del basso adriatico. Per gli appassionati, la scuola di cucina di Castel di Pietra è un universo di sapori unici, da replicare sotto il controllo di un affascinante chef, che insegna prima di tutto a fare la spesa. A stomaco pieno, tutti si dilettano a leggere le impese dei duchi di Montaldo di Tocco, sull’affresco che riporta il loro stemma e reca il motto «Duriora decoxi». Il piccolo e romantico borgo di Sant’Agata è sconosciuto agli stranieri ma anche a molti italiani. Per una buona ragione: le strade acciottolate vanno percorse a piedi, vi portano lentamente nelle profondità dei secoli. Non è un borgo di passaggio, ma una meta di passeggiata. I palazzi nobiliari guardano sussiegosi i passanti, gli antichi stemmi conservano la memoria delle gesta degli eroi e il castello sul monte regala panorami unici. Una volta, a causa della posizione strategica, il maniero era un gustoso boccone per i conquistatori. La sua posizione elevata permette infatti di dominare il territorio per molti chilometri. Dicono che questa sia l’unica fortezza, nella regione Monti Dauni, che possa vantare una vista così ampia sia sulle colline che verso il mare. Le distese dei campi visibili da Sant’Agata sono mozzafiato, sembra di stare su una fiabesca terrazza. Per questo motivo è stata soprannominata Loggia delle Puglie. Questo castello è sempre stato strategico per gli imperatori. Ad esempio, Federico II Hohenstaufen ricostruì e controllò l’edificio per quattro decenni e Carlo I d’Angiò fondò sul territorio una cappella dedicata a Sant’Agata. Questo borgo è rimasto sotto l’egida della martire per più di cinque secoli. La cittadina in epoca romana era chiamata Artemizium, nome ispirato alla dea della caccia e Guerra Artemide. Ma nel Rinascimento, alla fine del XVI secolo, grazie alla presenza

IL PANE DI SANT’AGATA E ALTRE DELIZIE GASTRONOMICHE DEI BORGHI Per la festa di Sant’Agata le ragazze cuociono il pane a forma di seno, ricordando il martirio della giovane (Agata subì la mutilazione del seno prima del rogo), poi si vestono con abiti storici bellissimi per partecipare al corteo che coinvolge i turisti e l’intera città: tutti i partecipanti ricevono un pezzetto di questo pane davvero speciale. Secondo la leggenda, la cottura protegge dal male, dal malocchio e dagli spiriti maligni. Non bisogna perdere l’occasione di conoscere Angelo di Biccari che impasta il pane di Orsara. Per una sosta, ottima la Cantina Tuccanese e le osterie che propongono le specialità pugliesi: orecchiette alle cime di rape alla pasta con saporiti ragù agli arrosti, asparagi dei Monti Dauni, pizze e focacce, i salumi di maiale nero come il tocchetto di Lucera, il caciocavallo, il cacioricotta. Tutto va annaffiato con un bicchiere di rosso locale, detto Nero di Troia, molte etichette di piccoli produttori si trovano facilmente nell’enoteca La Cantina della Canonica, sempre a Sant’Agata. E non dimentichiamo i dolci: tra i più famosi il grano cotto dei morti, con cioccolato, noci, uva o melograno. Per non parlare dei biscotti, le castagnelle, i marzapani. Tutti fragranti e profumati alle spezie, alle noci o alle mandorle.

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Angelo di Biccari spiega i segreti del Pane di Orsara. Perfetto da accompagnare ai salumi di maiale nero come il Tocchetto di Lucera e ai formaggi dei Monti Dauni.


Borghi di Puglia /WEEK END/ Arena Lifestyle 7-8/18

Arena Lifestyle 7-8/18 - WEEK END/ Borghi di Puglia

DOVE DORMIRE SUI MONTI DAUNI Agriturismi, casali, appartamenti masserie. L’ ospitalità sui monti Dauni è veramente molto varia e per tutte le tasche. Si va dalla sistemazione semplice in una casa popolare nascosta tra i tetti alla camera accogliente nella villa liberty o nel casale con ristorantino a km zero. Graziosa la sistemazione a Villa Uva e all’Hotel Sorriso a Lucera, a La Posta a Bovino, a Le Fontanelle a Celle San Vito, a San Procopio. Classificato come uno dei Borghi più belli d’Italia, il Palazzo Ducale di Bovino, meglio conosciuto proprio come Castello di Bovino, fu costruito durante il periodo normanno e successivamente ampliato grazie a Federico II di Svevia. È solo nel 1600 però, che con il Duca di Guevara diventa una vera e propria residenza, e aggiungo una residenza a dir poco meravigliosa. Oggi il Castello è diviso in due parti. La prima ospita il Museo Diocesano di Bovino che tra dipinti, crocefissi pregiati, ostensori e reliquiari ospita il patrimonio culturale della Diocesi di Bovino. La seconda parte è invece destinata all’ospitalità e offre camere spaziose e luminose con arredi d’epoca e un tocco unico di magia. Insomma la combinazione perfetta tra idillio storico e comfort moderno.

delle reliquie di Sant’Agata, mutò il suo nome e diede vita a una festa dedicata alla santa, nel mese di febbraio: con una grande processione che ancor oggi è affollatissima. Proseguendo il viaggio tra i monti Dauni si incontra Lucera che fu anticamene un importante centro e, successivamente, un alleato di Roma. Fu conquistata dai longobardi, dai bizantini, dagli svevi e, nel 1300, da Carlo II d’Angiò. Il suo centro storico è molto affascinante: immerso intorno alla Cattedrale, propone molti palazzi e chiese interessanti da visitare, come il Palazzo Lombardi, Palazzo de’ Nicastri, che ospita il Museo Civico e, tra le chiese, la chiesa gotica di San Francesco. Botteghe artigiane, shopping e ristorantini tipici punteggiano questa zona molto visitata per le sue attrazioni, che sono innanzitutto l’anfiteatro romano e la Chiesa della Madonna della Spiga che contiene un affresco della Vergine risalente al XVI secolo. La Cattedrale di Lucera, situata in piazza del Duomo, è dedicata a Nostra Signora Assunta. Si tratta di uno degli esempi meglio conservati di architettura angioina nel Sud Italia. Passando al Museo Civico, al suo interno si possono ammirare ceramiche greche, raffinati mosaici e antichissime teste in terracotta trovate un po’ ovunque. A Lucera la sosta migliore è al ristorante Il Cortiletto. Inoltre un bellissimo busto, che si dice sia quello di Alessandro il Grande. Il suggestivo castello di Lucera fu originariamente costruito da Federico II (1223-1229), mentre le sue pareti esterne furono innalzate da Carlo d’Angiò (1269-1283). È

uno dei manieri più imponenti e suggestivi in Puglia, molto visitato dai turisti per la sua posizione dominante, qui si gode una incomparabile vista vista sul Tavoliere delle Puglia. L’Anfiteatro Romano, che risale ai tempi di Augusto, è uno dei più grandi del sud Italia. Fu scoperto nel 1932 e durante gli scavi fu trovata una grande statua di Augusto. All’anfiteatro si poteva accedere da due grandi portali, uno rivolto verso l’abitato di Lucera e uno verso la strada per Foggia. Le pareti esterne non sono più visibili, furono probabilmente distrutte nella conquista della città da parte dell’Imperatore Romano d’Oriente. La Cattedrale di Troia, capolavoro di architettura romanico-pugliese, è dedicata alla Madonna dell’Assunta e fu fondata nel 1039 dal vescovo Girardo. Da visitare il Museo del Tesoro che ha sede nell’ex Palazzo Vescovile. Conserva oltre 500 pergamene tra cui una recante il sigillo di Federico II, vari codici miniati e il Missale Traianum del XII secolo, busti argentei dei santi patroni oltre a un calice attribuito alla scuola del Cellini. Bellissime anche le Chiese di San Basilio Magno, San Francesco e la Chiesa dell’Addolorata, il secentesco Palazzo d’Avalos. A conclusione del viaggio tra i borghi e i castelli di Puglia, un bagno ci vuole. Dirigendo la prua verso il Gargano, si scopre una costa frastagliata, con archi naturali che si ergono dall’acqua e piccole spiagge segrete da scoprire. Tra queste, i piccoli borghi dei pescatori, con le frazioni di Manacore, a sud di Peschici, e di Testa del Gargano a Nord di Vieste.

FOGGIA, LA CAPITALE DELLA PASTA Sulla via del ritorno, una sosta obbligatoria è a Foggia, capoluogo di provincia dei borghi dauni e capitale del grano duro italiano, dove si ammirano monumenti, quartieri antichi, vie di botteghe artigianali e si gustano prodotti da forno dolci e salati, primi piatti e prodotti della pesca indimenticabili .Nella cucina di tradizione spiccano l’acquasale (un piatto povero che si cucina immergendo del pane biscottato in acqua per poi condirlo con sale, olio extra vergine di oliva e pomodori a pezzi), i taralli, gli scaldatelli, le pizze e le focacce condite con pomodori, cipolle e verdure di produzione locale. Per gli appassionati, è d’obbligo segnalare anche la presenza di formaggi che vantano la presenza del marchio DOP come, ad esempio, il Canestrato di Puglia, realizzato con latte di pecora e il caciocavallo silano di latte vaccino. La tradizione culinaria continua con i primi piatti: tra quelli tipici preferiti dai foggiani ricordiamo senza dubbio i cavatelli conditi con il ragù o il sugo di pesce. La presenza di quest’ultimo, inoltre, è fondamentale in tutta la cucina del territorio affacciato verso il mare Adriatico. Sono specialmente le e cozze, le ostriche, i crostacei e la presenza di un ottimo pescato locale a rendere speciali sia i lunch velochi che i pasti più solenni, magari in un ristorante di fascino, su una suggestiva terrazza davanti al mare.

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Qui sopra, caciocavallo, orecchiette, pomodori e formaggi tipici dei Monti Dauni, che grazie all’ameno paesaggio, attirano molti turisti e appassionati di pittura (carboncino di Andrea Reggiani).


show room: whatsapp 3923387888


Arena Lifestyle 7-8/18- FOOD: itinerari del gusto (e del futuro) in Ticino

BUTTA LA PASTA. AL RAGU’ DI VIPERA... S ospesi tr

Per gli amanti dell’acqua dolce, i laghi di Como e Lugano offrono svago e relax alla giusta temperatura, senza il caldo afoso delle spiagge italiane e senza le pioggie torrenziali delle località alpine. I turisti si dedicano agli itinerari del gusto nel Luganese dopo la nomina di Lugano Città del Gusto: le tendenze gastronomiche svizzere sono quanto mai curiose e propongono corto circuiti e insospettabili corrispondenze con la cucina dell’Italia e della Germania. Proliferano dunque le degustazioni e anche i corsi di barbecue, con gli errori da non fare alla griglia e con le temperature degli alimenti. In questa zona meridionale della Svizzera è nato anche il primo sommelier del pesce in Svizzera. Un’attenzione particolare è posta sulla “pasta”: la storia di questo alimento in Ticino si caratterizza in modo incredibile con l’ultima tendenza, l’utilizzo del grasso di vipera per condire la salsa o il ragù. Per non parlare della “fotofoodmania”, ormai si va nelle boutique della pasta artigianale non solo per acquistare ma anche per portarsi a casa le immagini della preparazione. Nei ristoranti ticinesi si tengono anche incontri, presentazioni di libri e conferenze sul valore aggregativo della cucina. Molto spazio viene dati ai vini ticinesi con un’altra particolarità: alcune bottiglie si portano a invecchiare in fondo al lago Ceresio. Sono

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speciali anche le storie e le leggende che circondano le produzioni tipiche di birre. Una grande spinta alla gastronomia ticinese è stata data di recente all’assemblea federale di GastroSuisse in Ticino e significativa l’intervista a Massimo Suter, primo ticinese a ricoprire la carica di vicepresidente nazionale della federazione esercenti albergatori, che ha lanciato nuovi servizi e nuovi prodotti per attirare clienti, inclusi i concorsi con ricchi premi; tra questi una settimana in un villaggio vacanze e ingressi allo Splash & Spa di Rivera. Tra gli appuntamenti da non perdere dell’estate ticinese 2018, sicuramente quello più trendy è con TreCinqueZero, la terrazza di The View, Lugano il boutique hotel dal design ricercato e dalla vista mozzafiato sulla baia della città. TreCinqueZero ha inaugurato la stagione quale cornice della cena del 29 maggio di S. Pellegrino Sapori Ticino, che ha avuto per protagonista Giacomo Gaspari, Executive Chef di Diamonds Thudufushi, con i suoi piatti dai profumi esotici tipici delle Maldive, uniti ai sapori mediterranei in un perfetto equilibrio influenzato dai principi dell’ayurvedica. Dopo il grande successo della serata e del tema “esotico” della kermesse gastronomica più importante del Canton Ticino è arrivato nella cucina dell’Executive Chef Mauro Grandi, poi uno special guest che ha già conquistato i palati dei gourmet più curiosi, Bjorn Van Den Oever. La cucina “fusion” di questo chef dal talento eclettico rispecchia le traiettorie che dalla Germania lo

Itinerari del gusto (e del futuro) in Ticino /TREND: Arena Lifestyle 7-8/2018

hanno portato in Asia per sette anni e poi a Doha e Dubai per due anni. Con lo sfondo del deserto, egli ha imparato a padroneggiare le tecniche, le materie prime e le ricette di tradizioni culinarie diverse tra loro. A questa formazione prettamente asiatica si è aggiunta a partire da gennaio 2018 l’esperienza a Zanzibar, l’isola delle spezie, in qualità di Executive Chef di Diamonds Star of the East e Diamonds Gemma dell’Est. Questo bagaglio di profumi e sapori oggi gli permette oggi di dar vita a piatti unici e sorprendenti, dove le diverse anime della cucina orientale, da quelle dell’Estremo Oriente a quella mediorientale, incontrano influenze occidentali e nuovi tocchi africani.Tra i suoi piatti, in esclusiva solo fino al 31 luglio a The View Fine Dining, troviamo l’adobo di maiale, accompagnato da una purea di patata dolce, remolaccio, panino asiatico al vapore, il kimchi di cavolo rosso. Alla ricetta originale filippina si accompagnano tocchi di altre cucine asiatiche, come il coreano kimchi, il branzino, l’anguilla affumicata, la melanzana, la tempura di broccoli e cipollotto. E per finire il tocco dolce della berry cake, un crumble di cannella, con frutti rossi, vaniglia e un ciuffo di spuma di pistacchio. Accanto alle portate principali lo chef propone anche degli sfiziosi snack, che si possono trasformare in raffinati antipasti o accompagnare un aperitivo goumet, come la tartare di tonno, craker di alga nori, sesamo e rapanelli e il tortino di ceci, cardi e coriandolo. Accanto a questo “temporary menu”, che

cambia ogni due settimane, gli ospiti possono scegliere tra le prelibatezze del menu à la carte elaborato da Mauro Grandi per l’estate, innovativo ma legato alla tradizione, e quelle del nuovo menu Pommery Club.Esclusivo e alla moda, Pommery Club, lo Champagne Bar della terrazza TreCinqueZero, è dedicato a chi è alla ricerca di un ambiente moderno ed elegante ed è ideale per aperitivi e dopo cena tra i più esclusivi a Lugano. Gli ospiti potranno degustare Champagne, tra i quali il superlativo Pommery Cuvée Louise Nature 2004 , vini regionali ed internazionali, vale la pena citare Ribolla Gialla, Franco Terpin 2009, Sauvignon Terpin, Franco Terpin 2010, ottimi cocktails e birre artigianali abbinati a deliziosi e sfiziosi stuzzichini preparati dallo Chef. tipo? «Lavoriamo molto con i giovani, massimo 30 anni. Studenti, uffici». Lo conferma del resto anche Ubs, in un rapporto di 82 pagine realizzato sulla base di 13mila interviste in oltre 25 paesi, tracciatura di 350 app e analisi dei modelli di spesa di quasi 100mila consumatori. Indirizzato agli investitori, sottolinea come siano i millennial a trainare un settore in crescita esponenziale. E predice che il volume d’affari decuplicato di qui al 2030, da 35 miliardi di dollari l’anno oggi a 365 miliardi fra dodici anni, finirà per uccidere le cucine. Cena preparata da un robot, consegnata da un drone - La cena, estremizza lo studio, entrerà in casa dalla finestra, dopo

INTANTO SPOPOLA IL BUSINESS DEI PASTI A DOMICILIO, A BREVE LI PORTERA’ UN DRONE A Lugano ha iniziato Divoora: all’epoca, nell’ottobre 2013, si chiamava Hsh (Home Sweet Home) Delivery. aveva solo cinque driver. Oggi ne ha 45 tra auto e scooter; collabora con 50 ristoranti e quest’anno si è allargata anche a Locarno, in febbraio, e Bellinzona, in maggio. A fine estate si partirà a Mendrisio. Cesare Villano, 31 anni, ha ideato il primo servizio di consegna a domicilio del Ticino assieme alla compagna d’università Giulia del Bue, 29. Con un trend di crescita tumultuoso. La spesa media per un pasto è 8 franchi, costo variabile secondo la distanza e il traffico, con aumenti fino al 30-70%. Si può ordinare anche il gelato. Oggi Divoora offre 16 tipi di cucine, la più richiesta è quella asiatica. Nel frattempo, però, è arrivata la concorrenza. Fasivery, l’idea “in tempo reale” di Ramiz Mardanov, giovane di origini israeliane che a Lugano era venuto inizialmente solo per studiare. «Avevamo solo 4 ristoranti. Adesso sono 12. Li selezioniamo personalmente, dopo essere andati a provarli, in base alla qualità. Se è pizza, dev’essere la miglior pizza; se è kebab, il miglior kebab», dice Ramiz, convinto che il Ticino sia «un ottimo mercato. È abbastanza piccolo e dunque dà la possibilità di offrire servizi curati alla persona. Rispondiamo alle domande via chat, diamo consigli. E la consegna può anche essere gratuita. Cerchiamo di abbattere i costi usando sistemi innovativi per ricevere notifiche e tracciare il pasto in tempo reale. Lavoriamo molto con i giovani, massimo 30 anni. Serviamo studenti e uffici». Lo conferma del resto anche la banca Ubs, in un rapporto di 82 pagine realizzato sulla base di 13mila interviste in oltre 25 paesi, attraverso la tracciatura di 350 app e l’analisi dei modelli di spesa di quasi 100mila consumatori. La gente ha sempre meno voglia di cucinare e sempre più il desiderio di mangiare qualcosa di buono e di ben curato. Indirizzato ai grandi investitori mondiali, questo report sottolinea come siano i millennial a trainare la cavalcata di un settore in crescita esponenziale. E predice che il volume d’affari dei pasti a domicilio sarà decuplicato di qui al 2030, da 35 miliardi di dollari l’anno di oggi a 365 miliardi fra dodici anni, finirà per uccidere le cucine. E la cena? Presto sarà preparata da un robot chef e consegnata da un drone. Insomma arriverà a casa e in ufficio dalla finestra.

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In alto: una cucina attrezzata con robot chef che sa preparare da solo la pasta alla bolognese. Sotto, drone con contenitore per consegna di pasti caldi.


Arena Lifestyle 7-8/2018 / FASHION - EState 2018: il boho chic

BOHO CHIC, IL FIL ROUGE DELL’ESTATE

Reggiseni e top in pizzo, lavorati all’uncinetto e ai ferri. Gonne in chiffon a fiori con frange, grandi cappelli, infradito. Tutto ispirato al festival di Coachella. Un trend che prosegue per tutta l’estate e ci porteremo dietro (in parte) anche per l’autunno inverno 2018-2019

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popola lo stile boho chic che sta bene a tutte e piace a tutte. Dopo l’abbrivio di Viktoria dei Maneskin e la benedizione di Chiara Ferragni, non ci ferma più nessuno...

Qualcuno brontola, dice che ormai è diventata una delle solite gare fra pop star: ma date retta a noi, il Festival di Coachella sarà anche diventato un pochino troppo mainstream, con un gran numero di artisti pop sul palco quest’anno, ma la sua fama si espande a vista d’occhio. E lo stile che lo accompagna è davvero strepitoso. Quest’anno poi è diventato il fil rouge di decine di collezioni di moda per l’estate, rendendo tutte le donne dolci e romantiche come non si vedeva da tempo. Certo, la prima edizione del Festival, nel 1999, non ebbe un grande successo tra il pubblico, ma negli anni questo evento è cresciuto, diventando oggi un rendez-vous irrinunciabile per le star hollywoodiane e le modelle del momento, che l’hanno trasformato in una super-passerella libera e a cielo aperto nella quale esibire look peace&love, tuniche crochet, corolle di fiori, kimono con frange, perline e capelli dalle tinte arcobaleno. E se è vero che negli anni ‘70 fiori, frange e pantaloni a zampa erano prerogativa dei figli dei

fiori in qualsiasi luogo, oggi il palcoscenico sul quale esibirli è solo quello del Coachella. In questa Woodstock 2.0, celebrities, star, influencer e appassionati di musica indie e rock si danno appuntamento ogni anno, dando libero sfogo a treccine, bluse folk ciondoli e fiumi di crochet. Alessandra Ambrosio, Hailey Baldwin, Sara Sampaio, Gigi e Bella Hadid. E poi Paris Hilton e Kendall Jenner: le coacheller irriducibili, anche quest’anno hanno ballato per ore sotto il sole della kermesse made in Usa in versione boho chic. Facendo (naturalmente) affari d’oro grazie ai loro accordi segreti con le maison della moda. Il festival quest’anno ha portato sul palco stelle della musica internazionale come Beyoncé Jamiroquai, St Vincent, David Byrne, Post Malone ed Eminem. L’edizione 2018 è stata insomma davvero bellissima e ricchissima. Nessuno si stupisca, dunque, se lo stile boho-chic (che una volta si chiamava ispirazione hippie) è diventato iconico e dilagante per la primavera estate 2018. Il look da Coachella, con non meno di 30 pezzi base da mescolare fra loro, contaminato da un po’ di streetwear è il must da seguire senza indugio se nel mese di agosto siete al mare: non dappertutto però si può osare il seno nudo, anche se coperto da paracapez-

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Estate 2018: il boho chic -FASHION Arena Lifestyle 7-8/ 2018

bisogna esibirla con stile, in un gioco vestaglie lunghe e leggere accompagnate da stivaletti corti texani e cappelli e occhiali scuri a oblò, perfetti per darsi un tono chic e misterioso e naturalmente difendersi dal sole di Fregene, se non si può andare nella Coachella Valley. I pezzi tricot non sono adatti solo alle teen agers: se non potete osare lo short, potete optare per abiti lunghi e romantici con corpini interamente fatti all’uncinetto o co solo qualche inserto all’uncinetto. Se piace un look più aggressivo, si possono moltiplicare le trecce, inserirvi delle extension colorate o esibire dei pantaloni traforati e ricamati, oppure trasparenti e arricchiti da rouches. La top model Izabel Goulart ci ricorda che lo stile Boho Chic è colore. Il nero va bene solo se si tratta di un body con trasparenze e se lo si abbina al jeans scolorito e strappato, da portare con gli scarponcini bassi, come fa anche l’icona musicale Elettra Lamborghini. La top model Elsa Hosk si è fatta sorprendere da molte riviste mentre passeggia per la città in top di pizzo bianco, indossato sopra un pantalone palazzo tutto giallo, con borsa in tinta. E in compagnia di giovanotti con addosso un pantalone scuro, basso e largo, che lasciano intravvedere abbondantemente l’intimo preferito. Le ultime proposte firmate Calvin Klein per l’uomo osano colori ‘Coachella’ come il verde felce abbinato all’elastico nero. Se c’è qualcuno che, in qualunque occasione, non dimentica mai la propria corona da fashion queen è Rihanna, vera regina fuori dagli schemi, in grado di anticipare alquanto le tendenze e di ignorarle quando ormai stanno spopolando. La popstar, stilista e attrice non manca mai al Coachella fesetival e quest’anno si è presentata con la pancia scoperta, un look total white costellato di borchie e borchiette, un potente e luminoso eyeshadow celeste, un paio di orecchini a cerchio e una croce ondeggiante sul décolleté. Ma la bellissima cantante non è stata l’unica ad affidarsi al bianco: Elsa Hosk ha scelto pure lei color latte che lasciava intravedere l’intimo nero e Ni-

zoli di design. Così come bisogna calibrare ogni scelta all’età. Anche a 60 anni, se siete magre, potete indossare qualche tuta tecnica, esibire qualche marsupio. Ma si deve scendere sotto i 30 per uscire con qualche treccia raddoppiata e tinta di blu con lo spray. A tutte le età si può vestire boho chic calibrando ogni dettaglio come gioielli, accessori. Andare allo stabilimento balneare come se si fosse a Indio, in California, durante i due week end più glam dell’anno. Quest’anno il fenomeno è talmente dilagante che è impensabile abbigliarsi, anche a Forte dei Marmi, pensando di essere agli Hamptons o peggio ancora in piscina a Manhattan. Andare al festival Coachella l’anno prossimo potrebbe essere una buona idea. Mettere in valigia un buon look, significa ritrovarsi continuamente davanti i fotografi per gli scatti e le interviste. Ci si sente quasi una top model e bisogna avere il coraggio di salutarne qualcuna o ricambiare un cenno se ci si trova a incrociarle durante qualche momento di shopping. Qui si incontrano a zonzo Beyoncé, SZA, Rita Ora e St Vincent, Alessandra Ambrosio, Emily Ratajkowski: tutte quest’anno in outfit romantico a fiori di chiffon oppure new rave, con pantaloni jeans sfilacciati, t-shirt di rete e fiori al collo o in testa. Kylie Jenner se la rideva all’ultima edizione con le sorelle Kendall e Kourtney e le inseparabili Bella Hadid e Hailey Baldwin. Tutte loro hanno lavorato molto quest’anno, così gli altri bellissimi angeli di Victoria’s Secret che hanno sfoggiato look divertenti e colorati, dettando le tendenze per la primavera estate. L’hot pants di jeans è in assoluto il protagonista dell’estate, ma il denim ha invaso anche i top. Gli shorts più hot quest’anno son quelli stile arcobaleno, fatti all’uncinetto e decorati da frange semplici o di perline. Victoria, la bellissima bassista dei Maneskin ci ha ricordato, nelle uscite primaverili del gruppo che sta ultimando il nuovo album, che la pancia scoperta è di nuovo super fashion. Ma che

MARCO BORRIELLO & FRIENDS, I TESTIMONIAL DI INTIMISSIMI Per il lancio della nuova collezione Beachwear 2018, Intimissimi presenta il nuovo progetto con protagonisti i suoi tre testimonial: il surfista Francisco Porcella, l’atleta di sport estremi Niccolò Porcella e il calciatore Marco Borriello: ritmo nella musica che accompagna le performance degli atleti e rende incalzante la narrazione dei video a loro dedicati. Immagini che presentano la varietà della collezione, costumi adatti ad ogni tipo di uomo, dagli animi più classici ed eleganti, a quelli più dinamici ed estrosi.Il palcoscenico dei nuovi capi Intimissimi Uomo è rappresentato dai paesaggi mozzafiato e incontaminati della Sardegna, in cui l’uomo incontra la natura e si immerge in essa, tra scorci selvaggi, tuffi da altezze vertiginose ed onde da cavalcare e domare.È in questa atmosfera che si delinea lo spirito Intimissimi Uomo, che il pubblico potrà vivere in rete a partire dal 14 giugno e on air negli spazi pubblicitari previsti nelle partite dei mondiali di calcio 2018.Intimissimi uomo : concept e valori del brand.Qualità del prodotto e attenzione al servizio hanno reso Intimissimi Uomo leader nel mondo underwear, easywear, nightwear e calzetteria, oltre che nuova realtà di successo nel panorama del beachwear di tendenza. Gli stores Intimissimi Uomo, ad oggi 115 in Italia sono in sviluppo sui mercati internazionali.

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INTIMISSIMI UOMO : NUOVA CAMPAGNA MARE

Intimissimi uomo è passione, determinazione e azione. Per il lancio della nuova collezione Beachwear 2018, il brand presenta il nuovo progetto con protagonisti i suoi tre testimonial: il surfista Francisco Porcella, l'atleta di sport estremi Niccolò Porcella e il calciatore Marco Borriello: ritmo nella musica che accompagna le performance degli atleti e rende incalzante la narrazione dei video a loro dedicati.

Il surfista Francisco Porcella, l’atleta di sport estremi Niccolò Porcella e il calciatore Marco Borriello testimonial del beachwear Intimissimi

Immagini che presentano la varietà della collezione, costumi adatti ad ogni tipo di uomo, dagli animi più classici ed eleganti, a quelli più dinamici ed estrosi. Il palcoscenico dei nuovi capi Intimissimi Uomo è rappresentato dai paesaggi mozzafiato e incontaminati della Sardegna, in cui l'uomo incontra la natura e si immerge in essa, tra scorci selvaggi, tuffi da altezze vertiginose ed onde da cavalcare e domare.

È in questa atmosfera che si delinea lo spirito Intimissimi Uomo, che il pubblico potrà vivere in rete a partire dal 14 giugno e on air negli spazi pubblicitari previsti nelle partite dei mondiali di calcio 2018.

Intimissimi uomo : concept e valori del brand

Qualità del prodotto e attenzione al servizio hanno reso Intimissimi Uomo leader nel mondo underwear, easywear, nightwear e calzetteria, oltre che nuova realtà di successo nel panorama del beachwear di tendenza.

Dall'esigenza sempre più crescente, da parte della clientela maschile, di vivere lo shopping in un ambiente del tutto dedicato, sono nati gli stores Intimissimi Uomo, ad oggi 115 in Italia e in sviluppo sui mercati internazionali. Spazi creati ad hoc su metrature volutamente compatte, per trasmettere un approccio allo shopping client oriented.

«Un'azienda è forte quando ha la capacità di creare un dialogo tra chi crea il prodotto e chi lo propone al pubblico», spiega Sandro Veronesi presidente e fondatore del Gruppo Calzedonia. «Intimissimi Uomo si basa sulla constatazione da parte della nostra forza vendita che i maschi oggi vanno sempre più alla ricerca di uno shopping accurato e che prediligono uno spazio proprio dove concedersi del tempo di qualità. Si tratta di un reale mutamento delle abitudini: gli uomini abbandonano lo status di consumatori frettolosi, perché vogliono potersi riconoscere appieno anche nel mondo dell'underwear e dell'easywear». Agli acquisti distratti, si sostituisce il piacere di prendersi cura di sé e scoprire i valori incarnati dal brand e dai suoi testimonial.


Estate 2018: il boho chic -FASHION Arena Lifestyle 7-8/ 2018

Arena Lifestyle 7-8/2018 / FASHION - EState 2018: il boho chic UN’ESTATE IN VIAGGIO Gli accessori sono fondamentali nella definizione di un look boho chic.Devono essere numerosi, colorati, vistosi e sovrapposti. Sono preferibili i monili d’argento e pietre dure a quelli in oro. Bene i bracciali rigidi di legno dipinto o di metallo, i grandi orecchini a cerchio o chandelier, le cavigliere se si è in spiaggia, con o senza sonagli. Se piace il fai da te, si possono creare gioielli con la tecnica del soutache, che prevede la cucitura e l’arrotolamento di nastri di cotone o di viscosa al fine di formare elementi decorativi da indossare come collane, bracciali, fermagli o ciondoli. Le creazioni possono essere arricchite con pietre dure o piccole perle. . Accostateli anche a gioielli importanti, come quelli creati da Isabella Errani per Swarovski: (in basso) gioielli e crystal living che rappresentano il Flamingo, il fenicottero rosa.La tecnica del soutache è utile anche per personalizzare sandali e infradito, da accompagnare con abiti floreali e short delavè, perfetti per le giornate più calde. Per prevenire la disidratazione, la crema idratante di Sephora con estratti di melone d’acqua. Per la notte, Erborian Sleeeping BB Mask.

cole Richie ha osato un look estivo, sempre bianco, abbinato a una trendyssima borsetta di paglia in stile Jane Birkin a spasso per Saint Tropez. E la super icona Paris Hilton? Una delle immancabili star del Coachella Festival ha optato per un tubino in pizzo. Altre star hanno alternato vari colori, si sono trasformate in una tavolozza di colori a olio, tramonti da instagram, hanno sfoggiato look ideali per scatenarsi sul prato al ritmo dei concerti rock (ma soprattutto pop). Il Coachella, il super festival indie, dietro il richiamo musicale nasconde un grandissimo business: quest’anno ha ospitato una Beyoncé in versione dea egizia e in super-forma dopo la dieta vegana e centinaia di trendsetter pronte a dettare le regole di moda, oltre ad serciti di cool-hunter alla ricerca di nuove tendenze da proporre alle maison senza ispirazione. Ormai gli elementi modaioli del Coachella superano quasi l’ascendente delle passerelle ufficiali per rivelare alle fashion addicted quali tendenze, quali outfit, quali colori di capelli adottare per essere cool nei lunghi giorni estivi. Dall’incontro di due trend, quello super chic e quello bohemien, quest’anno è nata una pletora di look sofisticati, moderno e romantici. Fra i dettagli di stile su cui puntare senza indugio c’è la lingerie. Deve essere usata, però, come capo da mettere in mostra: vietato nascondere quei pizzi e quei colori sotto le magliette! Via libera, quindi, ai body e alle sottovesti in pizzo e seta per impreziosire un semplice jeans a vita alta. Attenzione però alle trasparenze: anche se ve le potete permettere, non tutte le occasioni sono adatte e non tutti i modelli sono permessi ovunque. Varie Coachella follower si sono viste fermare dalla polizia, anche nelle città più roventi, perchè reggiseni o hotpants non sono considerati in linea col buon gusto.

LA VITA DI McQUEEN DIVENTA UN FILM Alexander McQueen è al centro di un meraviglioso documentario che ci racconta il suo percorso umano e artistico. Con musiche di Michael Nyman. Raccontare un genio ha i suoi vantaggi: quando si ha il compito di portare sullo schermo immagini, idee ed esperienze fuori dal comune, vi è la certezza che il materiale a disposizione del regista sia già in partenza eccezionale. D’altro canto, proprio per la natura superlativa delle opere con cui il narratore deve reggere il confronto, c’è il rischio che la confezione documentaria risulti appannata, stancamente celebrativa; una pallida ombra del soggetto della storia. Questo film documentario di rara bellezza presentato al Biografilm Festival 20018 – International Celebration of Lives, riesce pienamente a rendere giustizia all’arte dell’indimenticato creatore di moda. Ian Bonhôte dirige insieme a Peter Ettedgui (che firma anche la sceneggiatura) offr un riuscitissimo compendio del percorso umano e artistico di uno dei più grandi creatori di moda di sempre, capace di unire il più grande talento sartoriale con una visione anticonformista, ribelle e grottesca del design. Si racconta il McQueen dagli esordi alla prematura morte, mentre i passaggi principali della sua vita privata e pubblica sono scanditi da rispettivi capitoli, per i quali i registi giocano con l’idea delle VHS, calcando la mano sulla bassa qualità video di molti dei contributi filmati tramite effetti che riproducono a tratti la degradazione magnetica di un videonastro. Ciò in piena fedeltà all’estetica di McQueen fa incontrare il basso e l’alto, accostando ad alcune transizioni low-fi e superlative animazioni in computer grafica.

I SOLARI SICURI FIRMATI MARIA GALLAND L’estate è infuocata, ma non lamentiamoci: finalmente si può godere del sole, del mare o di una rilassante passeggiata in montagna. Non deve mancare nel beauty case un buon trattamento solare, adatto alle proprie esigenze e con una texture che preservi la pelle dall’invecchiamento precoce indotto dai pericolosi raggi UV. Maria Galland Paris propone diversi trattamenti con vari fattori di protezione che proteggono viso e corpo dai raggi UV e due doposole che leniscono la pelle e la rigenerano, donandole un aspetto radioso. 193 Soin Protecteur Visage (SPF 30) è una crema solare dal fattore di protezione medio (SPF 30) che contrasta miratamente l’invecchiamento causato dal sole. La nano-emulsione di prezioso tè bianco – noto per le proprietà ringiovanenti – protegge le fibre collagene ed elastiniche dai danni provocati dai radicali liberi. L’estratto di cotone Orecchini Sole Luna Isabella del Bono in argento migliora il meccanismo di riparazione proprio della pelle e contrasta l’inmartellato e smalto azzurro, realizzati a mano. A vecchiamento delle cellule. Un esclusivo complesso idratante rifornisce la fianco, crema solare protettiva Maria Galland. pelle direttamente e durevolmente di idratazione.

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Arena Lifestyle 7-8 /18 - AGENT PROVOCATEUR/ La rivoluzione del Ministro Centinaio

Ve la do io l’agricoltura A Bruxelles è volato col sorriso. E con il guanto di ferro ,pronto per battere il pugno sul tavolo, se occorrerà. Per la presentazione delle linee programmatiche del suo dicastero, il ministro Gianmarco Centinaio ha scelto come platea le Commissioni Agricoltura di Camera e Senato. Dando prova di aver capito la complessità della ‘macchina’ che ha iniziato a governare: una materia che richiede il coinvolgimento delle istituzioni ma soprattutto del mondo delle imprese, perchè il made in Italy cresca davvero. Il suo programma prevede sette punti chiave e linee guida ben definite. Gli sforzi del ministero andranno anche nella direzione di garantire un percorso trasparente di formazione dei prezzi e di tracciabilità dei prodotti. Centinaio annuncia iniziative a tutela del made in Italy, per adottare un sistema di etichettatura corretto e trasparente intervenendo sul regolamento 775 del 2018, approvato dal precedente governo, ma troppo debole. E sul versante dell’informazione ai consumatori Centinaio boccia l’ etichetta nutrizionale semaforo, ritenuta potenzialmente ingannevole e fuorviante.

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er non perdersi tra le chiacchiere e le promesse, egli individua subito semplificazione e organizzazione; agricoltura innovativa, ricerca e formazione; la Politica agricola comune; il made in Italy; il sistema dei controlli agroalimentari; la pesca marittima; le altre politiche internazionali. Primo punto, semplificare. Il primo punto richiamato da Centinaio è un patto per la semplificazione tra governo e regioni, finalizzato a ridurre al minimo il peso della burocrazia, un vero e proprio costo occulto per le aziende.È questo un passaggio prioritario, che coinvolge più livelli: l’organizzazione complessiva del ministero, per favorire un’interlocuzione semplice diretta con gli operatori, il mondo delle imprese agricole delle loro associazioni per muovere dalle loro istanze e dare risposte in tempi rapidi, ma anche i rapporti con l’Europa, che per Centinaio vanno resi più snelli e realmente funzionali al sostegno delle politiche agricole.Quanto a ricerca e formazione, il ministro richiama la necessità di rendere la produzione più sostenibile dal punto di vista ambientale e i prodotti alimentari sempre più salubri e di qualità. Motivi che spingono la politica ministeriale verso una nuova stagione di sostegno all’innovazione, con una visione operativa del sistema della ricerca, favorendo modelli a rete, percorsi strategici verso l’agricoltura di precisione e progetti di ricerca per valorizzare il made in Italy e contrastare la contraffazione. Ne consegue una doverosa attenzione alla formazione professionale, necessaria presenza di tecniche produttive sempre più complesse e specifiche. “Bisogna investire in ricerca e innovazione in modo mirato, con lo scopo di fronteggiare le sfide del sistema agroalimentare”, dice Centinaio. In questo contesto, un ruolo fondamentale lo possono giocare il Crea, il principale ente di ricerca applicata operativo a servizio delle aziende agricole e una maggiore incisività nell’intercettare le risorse per la ricerca nell’ambito dell’Unione europea, a partire da Horizon 2020. Ma sulla Pac arriva la prima provocazione: bocciatura netta da parte del ministro Centinaio alla prossima riforma della Politica agricola comune, così come presentata dalla Commissione europea. “La proposta non è all’altezza delle sfide da affrontare - spiega - perché non tutela sufficientemente il reddito degli agricoltori sia per i tagli di bilancio sia per la mancanza di solidi meccanismi di protezione dei settori più esposti alla volatilità dei mercati. I tagli alla Pac danno un segnale politico sbagliato”. L’ alzata di voce del Ministro leghista italiano non passa inosservata, visto quel che sta succedendo in tema di immigrazione. Vedremo cosa succederà alla ripresa di settembre. In una fase come questa di alta volatilità dei prezzi, di crisi internazionali e di variabilità climatica, il ministro ricorda che in Italia il 28% del reddito degli agricoltori deriva proprio dal sostegno della Pac: ridurlo sarebbe un suicidio. “Se gli incentivi finanziari diminuissero - dice infatti - si assisterebbe inevitabilmente a una preoccupante fuoriuscita di aziende dal circuito produttivo, con effetti negativi sull’ambiente e sulla struttura sociale, soprattutto nelle aree più fragili”. Durissima anche la presa di posizione sui tagli delle risorse finanziarie proposti dalla Commissione. L’Italia è stata fortemente penalizzata nella fase 2014-2020 e dunque “non ci sono ragioni economiche per giustificare il processo di allineamento del valore dei contributi per ettaro, se i costi di produzione continuano ad essere fortemente disallineati tra paesi”. La posizione del Ministro Centinaio va letta anche alla luce delle prossime elezioni del Parlamento europeo. Se non molla, non si esclude che si raggiunga un’intesa più favorevole all’Italia prima della prossima primavera. Dunque è pronto per un confronto immediato con il Parlamento, per tradurre sui tavoli comunitari una posizione chiara dell’Italia. Per valorizzare il made in Italy agroalimentare, che nel 2017 ha raggiunto i 41 miliardi di euro all’esportazione, occupa 800mila lavoratori solo nel settore primario e coinvolge 70mila aziende agricole under 40, il ministero si concentra ora sul marketing territoriale come chiave di sviluppo sostenibile all’abbinamento di agricoltura e turismo (competenze congiunte in questo governo), passando per il rafforzamento delle politiche di filiera e l’integrazione di agricoltura e trasformazione. “Dire ‘Prodotto in Italia’ non basta - esordisce Centinaio sul tema -. Per noi è prioritario riuscire a garantire rapporti migliori tra produttori agricoli e trasformatori, favorendo un aumento dell’utilizzo di materie prime nazionali da parte di questi ultimi e lavorando con strumenti che possono agevolare rapporti più forti. Voglio rafforzare il Piano strategico nazionale sul biologico, per sostenere “un settore in crescita, che oggi vede 46 dei consumi del 20%”. 1,8 milioni di ettari coltivati, 80mila operatori coinvolti e una crescita

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dietro un sorriso, una storia

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