Heritage & Tradition 7:2018

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H

ERITAGE

N. 7 APR-GIU 2018

& TRADITION

Rivista trimestrale web a distribuzione gratuita prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com

Trimestrale di Commodity World Weekly Magazine - Anno II n.6 Registr.Tribunale di Pavia n. 673 del 2007

WINDSOR FEVER

HARRY & MEGHAN ALBERTO DI MONACO SERENISSIMO A 60 ANNI

SACCO DI ROMA

PINK POWER BORBONE

WWW.HERITAGEANDTRADITION.COM

TOMMASO DE’ MOTTON-


EDITORIALE

di Katia Ferri Melzi d’Eril katiaferri@hotmail.com

L

dietro un sorriso, una storia

Dental Euro - Studio Odontoiatrico Direttore Sanitario Dott. Daniele Sette Via De Amicis 55 - Urgnano (BG) Telefono: 035 4872113 - 392 931 3154

a notizia della elezione di Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto a 80° Gran Maestro dell’Ordine di Malta ci ha riempiti di gioia e di orgoglio, poichè la scelta è tornata a cadere su un nome italiano, la cui famiglia alla fine del Quattrocento fu collegata alla nostra grazie al matrimonio fra Tommasina Della Torre e Girolamo Melzi. Il Consiglio Compito di Stato, l’organismo elettivo composto da 54 membri in rappresentanza di tutto lo Smom, si è riunito nei giorni scorsi a Roma nella Villa Magistrale, sede istituzionale dell’Ordine di Malta. Eletto il 29 aprile del 2017 luogotenente per un anno, Dalla Torre ha assunto la carica a vita di Gran Maestro. Papa Francesco è stato informato tramite lettera del risultato della votazione. Successivamente, l’elezione è stata comunicata a tutti i Gran Priorati, i Sotto Priorati e le Associazioni Nazionali dell’Ordine, alle rappresentanze diplomatiche nel mondo e a quelle dei 107 Stati con i quali il Sovrano Ordine di Malta intrattiene relazioni diplomatiche. Il neo eletto ha prestato giuramento davanti al Delegato Speciale del Papa presso il Sovrano Ordine di Malta, l’Arcivescovo Angelo Becciu ed ai membri del Consiglio Compito di Stato nella chiesa di Santa Maria in Aventino. Fra’ Giacomo Dalla Torre ha ribadito la “volontà di proseguire il lavoro per la riforma della Costituzione dell’Ordine di Malta avviata nel 2017, per adeguarla al notevole sviluppo che l’Ordine ha vissuto negli ultimi decenni”. Promulgati nel 1961, la Carta Costituzionale e il Codice dell’Ordine sono stati parzialmente riformati nel 1997. Come precisato nell’articolo 13 della Costituzione del Sovrano Ordine di Malta, “il Gran Maestro è eletto a vita dal Consiglio Compito di Stato tra i Cavalieri Professi con almeno dieci anni nei voti solenni se ha meno di 50 anni di età; nel caso di Cavalieri Professi di età maggiore, ma che siano stati membri dell’Ordine per almeno dieci anni, sono sufficienti tre anni nei voti solenni”. Inoltre, per poter diventare Gran Maestro il candidato deve anche avere i requisiti nobiliari previsti dall’Ordine per i Cavalieri d’Onore e Devozione. Dopo la Messa celebrata dal Prelato dell’Ordine di Malta Mons. Jean Laffitte nella chiesa di Santa Maria in Aventino, gli elettori si sono recati in processione nella Sala Capitolare, dove si è proceduto con le votazioni per scrutinio segreto. Il primo impegno ufficiale del Gran Maestro è stato il 60° pellegrinaggio internazionale dell’Ordine di Malta a Lourdes, che si tenuto dal 4 all’8 maggio. Ogni anno vi partecipano oltre 7.000 membri e volontari provenienti da tutto il mondo, prendendosi cura di circa 1.500 pellegrini malati e disabili. Il pellegrinaggio a Lourdes rappresenta uno dei momenti più significativi della vita spirituale dei membri e dei volontari dell’Ordine. Il nuovo Gran Maestro è romano e ha 73 anni. Laureato in Lettere e Filosofia all’Università ‘Sapienza’ di Roma con specializzazione in Archeologia cristiana e Storia dell’Arte, ha ricoperto ruoli accademici nella Pontificia Università Urbaniana, insegnando greco classico. È stato inoltre responsabile della biblioteca e archivista dell’ateneo ed ha pubblicato diversi saggi sulla storia dell’arte medievale. Entrato a far parte dell’Ordine di Malta nel 1985, Dalla Torre ha pronunciato i voti solenni nel 1993. Dal 1994 al 1999 è stato Gran Priore di Lombardia e Venezia e dal 1999 al 2004 membro del Sovrano Consiglio. Il Capitolo Generale del 2004 lo ha eletto Gran Commendatore dell’Ordine e alla morte del 78° Gran Maestro fra’ Andrew Bertie è diventato Luogotenente interinale. Dal 2008 all’aprile 2017, ha ricoperto la carica di Gran Priore di Roma. Il 29 aprile 2017 è stato eletto Luogotenente dopo le dimissioni del Gran Maestro fra’ Matthew Festing. Oggi, l’elezione a Gran Maestro, carica a vita. Il Sovrano Militare Ordine di Malta è stato fondato da un gruppo di aristocratici mercanti amalfitani nell’XI secolo (attorno al 1045) con l’intento di porre il Milite-Monaco-Ospitaliere a servizio di chi soffre, dei malati e dei poveri. Ottenne i primi riconoscimenti di diritti e prerogative dalla monarchia normanna già nel 1070 e con la Bolla di Papa Pasquale II Pie Postulatio voluntatis del 15 febbraio 1113 il riconoscimento di Ordine Religioso e Militare. L’Ordine si caratterizza da sempre per la sua indipendenza economica dovuta ai lasciti da parte dei propri Cavalieri. Di rilievo la presenza ancora oggi in Terra Santa dell’Ospedale della Sacra Famiglia di Betlemme, l’Ospedale San Giovanni Battista della Magliana a Roma, l’Ospedale di Santa Hildegarda a Colonia e quelli di Beato Gerardo a Bonn nonché quelli di San Giovanni e di Sant’Anna in Renania nella Repubblica Federale di Germania. L’Ordine opera in una condizione di neutralità politica con 107 Stati e con organismi internazionali come l’Onu, del quale è Osservatore permanente. E presente in 14 delle Agenzie specializzate delle stesse Nazioni Unite e 17 Organizzazioni Internazionali. Attualmente presente in 120 Paesi del mondo con oltre 2.000 progetti in campo medico-sociale, l’Ordine di Malta conta oltre 120.000 attivisti tra volontari e personale medico. HERITAGE & TRADITION anno II° n. 7, aprile-giugno 2018 Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril. Supplemento gratuito trimestrale del settimanale Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/200 redazione: c/o Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia. Contributors: Fabio Cassani Pironti, Giovanni Nicastro Guidiccioni, Timur De Angeli, Alessandro Zanotto. Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: heritage&tradition www.heritageandtraditionmagazine.com Copyright - Tutti i diritti riservati

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Top charity events - H&T 7/2018

H&T 7/2018- SOMMARIO

A sinistra, la Festa di Corte alla Villa Guglielmi di Fiumicino. Qui a fianco, la locandina del Gran Ballo di Primavera di Trieste, evento benefico a favore di Azzurra Onlus.

Top charity events SOMMARIO 3/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril

APRILE- GIUGNO 2018

14 aprile

15 aprile

TRIESTE

BALLO DI PRIMAVERA

4/ SOMMARIO Aprile -giugno 2018

36-39/ TRADITIONS: Splendori a Casale Convegno, Premio e Ballo dei “100 e non più 100”

5-11/ TOP CHARITY EVENTS

40-41/ HERITAGE: La corsa è nobile Tommaso de Mottoni, il ‘barone rampante’

10-15/COVER STORY: Harry & Meghan 16-17/ Royal Weddings, chi ha speso di più

42-45/TRADITIONS: LA NUOVA COUTURE Vecchi e nuovi sarti e stilisti per abiti da sogno

18-21/ HERITAGE: Alberto II di Monaco Per i suoi primi 60 anni si regala un’isola

46-47/ARTE La Brera di Modena, un gioiello da scoprire

22-29/HISTORY: Il sacco di Roma di Alessandro Zanotto

50/ MOTORI Hollywood a Como, auto storiche a Villa d’Este

30 LIBRI Santi e beati di Casa Savoia

51/FOOD & WINE Gli after dinner che non tramontano mai

31/HERITAGE: MIDDLE EAST Il ciclone Bin Salman 32-35/ HERITAGE: PINK POWER BORBONE Le superdonne del ramo Borbone-Spagna 4

FIUMICINO

FESTA DI CORTE Domenica 15 aprile, dalle ore 15 alle 19 la Pro Loco di Fiumicino presenta la nona edizione della “FESTA DI CORTE”, tradizionale evento per gli appassionati del XIX Secolo. Un appuntamento con la storia, dove si potrà vivere la magia e l’atmosfera romantica di un gran ballo dell’800, come nei film: “Via Col Vento”, “Il Gattopardo” e “Sissi”. Per un giorno Villa Guglielmi torna allo splendore di fine ‘800. Dame, cavalieri, servitù e nobiltà impegnati nelle attività del tempo; oltre 40 figuranti in abiti d’epoca daranno vita ad una giornata memorabile in cui ci si potrà ritrovare nella suggestione dei valzer, l’eleganza degli abiti, lo sfoggio di acconciature ed i divertimenti di allora. Il Gran Ballo vedrà il coinvolgimento degli allievi dei Corsi della “Compagnia Nazionale di Danza Storica” di Nino Graziano Luca. Villa Guglielmi, oggi sede della Biblioteca comunale, un tempo è stata una residenza di svago di famiglie nobiliari. Oggi non conserva più l’aspetto gentilizio del tempo ed ogni decoro ed arredo del tempo è andato irrimediabilmente perduto. Per questo motivo, almeno una volta l’anno, la Pro Loco di Fiumicino propone la rievocazione storica dei fasti del tempo in cui la villa viveva il suo massimo splendore.

Anche quest’anno a Trieste il Gran Ballo di Primavera al Savoia, un momento di grande eleganza, con orchestra in arrivo da Graz, esibizione di valzer viennese, tre sale tematiche, ristorante attivo fino a notte inoltrata, come si usava una volta. Incasso a favore di Azzurra Malattie Rare infantili Onlus. Grande spettacolo con le Quadriglie Comandate dal Maestro di Cerimonia e una Czardas figurata comandata dal medesimo. Una serata davvero speciale, anche perche avrà molte caratteristiche speciali; ad esempio una “Saloon Orchester” di 22 elementi che arriverà direttamente dall’Austria, l’esibizione di un balletto classico, una sfilata di gioielli offerta dalla Maison “Bernardi e Borghesi”, un’elegante Cotillon come ricordo della serata riservato a tutte le Signore e il piacere di riportare dopo più di un trentennio un Ballo in quello che era il luogo che ha ospitato i più eleganti e prestigiosi Balli tenutisi a Trieste. L’Hotel Savoia è famoso per le sue bellissime camere vista Golfo. Gli inviti sono in vendita presso l’Agenzia “La via degli artisti viaggi” di Trieste (via degli Artisti n.2, tel. 040/632537, aperta dal lun al ven dalle h 9 alle h 19).

52-53/ TRADITIONS: Il Chelsea Flower Festival 2018 56/HERITAGE: FAR EAST Tutti pazzi per Mateen, principe del Borneo 5


H&T 7/2018: Top charity events

Top charity events - H&T 7/2018

PIERO PORTALUPPI, CREATORE DI BELLEZZA

Qui sopra: l’architetto Piero Portaluppi, negli stupefacenti ambienti da lui creati in Corso Magenta e in molti luoghi di Milano.

6 maggio

E’ uscito nelle sale di Milano l’Amatore, docu-film firmato da Maria Mauti (con la collaborazione tecnica della Cineteca Italiana, testo narrante di Antonio Scurati e voce di Giulia Lazzarini. Prodotto da Piero Maranghi MP1 e distribuito da Nexo). Film intimo ed elegante, l’Amatore disegna un affascinante ritratto della Milano del primo Novecento attraverso la figura dell’architetto Piero Portaluppi (1888 – 1967) nel cinquantenario della sua morte. Fu uno degli artefici dell’immagine moderna del capoluogo lombardo. La pellicola della Mauti è un viaggio dentro le pieghe più recondite della vita di uno degli architetti di fama del ventennio fascista. Si procede con la riscoperta della sua opera e del suo diario filmico, un archivio inedito in 16mm girato e montato dallo stesso Portaluppi: uomo di fascino e potere, Portaluppi attraversa quest’epoca grandiosa e tragica con distacco e ironia, danzando sulle cose e creando bellezza. La storia intanto cammina implacabile accanto alle vicende dell’uomo, l’Italia sta per essere martoriata dalla guerra.

19 maggio

COMO

GRAN BALLO DEI DEBUTTANTI COMO ll Gran Ballo dei Debuttanti di Como si tiene ogni anno durante la Settimana Internazionale della Croce Rossa. Una ricorrenza ricca di significato. Impegno, dedizione, altruismo sono solo alcuni dei tratti che caratterizzano l’importanza di questa settimana. L’8 maggio, giorno della nascita di Henry Dunant fondatore dell’Associazione, è la Giornata Mondiale della Croce Rossa. Il Teatro Sociale di Como e la Compagnia Nazionale di Danza Storia, presentano il Gran Ballo dell’800 sul Lago di Como, che si svolgerà sabato 6 maggio alle 19. Una serata con cui il teatro comasco riprende una prestigiosa tradizione cittadina, che da metà Ottocento fino a circa gli anni Sessanta del Novecento ogni anno riscuoteva molto successo e coincideva con l’apertura della stagione lirica: il Gran Ballo in platea. La Compagnia Nazionale di Danza Storica, diretta da Nino Graziano Luca, propone un evento nato dallo spettacolo Gran Ballo dell’800 che da molti anni viene ospitato in Italia e all’estero all’interno di Teatri, Castelli, Palazzi, Ambasciate. Una serata in cui si vivrà la magia e l’atmosfera romantica di un Gran Ballo del XIX secolo, tra valzer, quadriglia e contraddanza. info e biglietti: www.granballodicomo.it

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COMO

GRAN BALLO DELL’800 SUL LAGO DI COMO Il Gran Ballo dell’800 sul Lago di Como, sarà allestito con straordinari ballerini in eleganti frac e preziosi abiti crinolina che eseguiranno Valzer, Quadriglie, Contraddanze, Mazurche tratte dai manuali di celebri maestri del XIX secolo. Sarà un evento divertente ed emozionante per il repertorio musicale: da Rossini a Strauss, da Verdi a Ziehrer, da Bellini a Tchaikovsky e Puccini. In questo teatro, la prima coma sca dei Pagliacci 1892/93 fu seguita da Leoncavallo, che ricevette telegrammi da Verdi e Massenet, alla prima dell’Ettore Fieramosca. Nel 1905, durante le repliche di Iris diretta da Tullio Serafin, fece la sua comparsa Pietro Mascagni. Nel 1932, Mascagni tornò per dirigere l’ultima replica di Isabeau con la grande Bruna Rasa. Il Teatro Sociale di Como ha ospitato Giuditta Pasta, la Malibran, Gigli, Schipa, Del Monaco, Tagliabue, Di Stefano, Bergonzi, Kraus, Scotto, Kabaivanska, Devia. Molti grandi direttori d’ orchestra, da Toscanini a Muti. L’evento è promosso con la finalità di un Fundraising a favore del Teatro Sociale ed è stato pensato, da Nino Graziano Luca, come una vetrina delle eccellenze produttive e culturali della città di Como con la collaborazione di Unindustria e Coldiretti. Il 20 maggio ci sarà uno Shooting fotografico ed un’Estemporanea d’arte nei luoghi simbolo della città con i “partecipanti in costume dell’800” che si concluderà con un “Dejuner sur l’herbe”. Gran Ballo dell’800 sul Lago di Como, info +39 3355623800

BALLO DI PRIMAVERA DELL’ ALUMNI CLUB DI ST. ANDREWS Il 19 maggio si terrà a Londra il suggestivo St Andrews Alumni London Spring Ball 2018, organizzato dall’ University of St.Andrews Alumni Club, presso il Lansdowne Club. Si torna indietro nel tempo con musica, ricordi e molto altro. Nel biglietto di ingresso (pari a 75 sterline, giovani 70) sono inclusi un brindisi di benvenuto con bollicine, un dinner con tre portate, vino, the e caffè. Vari intrattenimenti si susseguiranno in una notte indimenticabile. Dress code: smoking e abito da sera. Tutti possono indicare le loro preferenze per un tavolo, gli amici e altri dettagli scrivendo i nomi di non meno di 10 ospiti a standrewsalumniclub@googlemail.com. Per indicazioni speciali sul menù e acquisti di biglietti. Qui sopra, Ballo di Primavera dell’Alumni Club di St. Andrews a Londra nel 2017 Per info scrivere a standrewsalumniclub@googlemail.com.

26 maggio

12 maggio

BOLOGNA

MUSEO DEL RISORGIMENTO

Sabato 26 maggio si svolgerà a Bologna il tradizionale Gran Ballo dell’Unità d’Italia che giunge alla sua XXII edizione, in stretta collaborazione con il Museo Civico del Risorgimento, il Comune di Bologna, con il Quartiere Santo Stefano, e con il patrocinio della Regione Emilia Romagna. Centoventi danzatori dell’associazione 8cento, in costumi storici, presentano Valzer, Quadriglie, Mazurke e Polke all’interno di una sceneggiatura appositamente creata per l’occasione. Quest’anno la manifestazione è dedicata a Gioacchino Rossini e rientra nelle celebrazioni Rossini 150 Bologna, organizzate in occasione del 150° anniversario della sua scomparsa.

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MILANO

MAK P 100 - BALLO DELLE DEBUTTANTI 2018

Sab, 12 Mag 2018 Il Mak P 100 è organizzato e gestito direttamente dai membri dell’Associazione Teulié - Milano, tra cui in primis i giovani cadetti della Scuola Militare Teulié. L’evento si realizza senza oneri a carico della pubblica amministrazione, bensì grazie al contributo di ciascun allievo ed alla generosità delle donazioni elargite dalle aziende e dalle associazioni che collaborano nella costruzione di uno degli eventi più esclusivi di Milano e provincia. Il Mak P 100 si svolge ogni anno nel mese di maggio, rievocando lo charme e l’incanto dei tempi passati. Nel corso di un’ esclusiva serata di gala, arricchita dalla presenza di illustri ospiti ed autorità civili e militari, gli Allievi della Scuola Militare Teulié di Milano accompagnano le giovani debuttanti, nel loro ingresso in società. I cadetti, nelle loro tradizionali e suggestive uniformi storiche, e le fanciulle in abito bianco compiono evoluzioni danzanti al ritmo di polka, polonnaise, quadriglia e sulle note dei valzer di Strauss. L’evento è patrocinato da numerose istutuzioni ed è considerata attività culturale di rilievo, al punto da trovare grande risalto e risonanza in ambito mediatico.


H&T 7/2018 - Top charity events

Top charity events - H&T 7/2018

A MAGGIO GENOVA CAPITALE DEL BALLO Sarà la Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale a ospitare i campionati europei di danza. Milleduecento ballerini a maggio si confronteranno in più di cinquanta discipline articolate tra i settori delle danze: standard, pop dance, etniche, popolari, latine, jazz, caraibiche, argentine e afrolatine. «Per ospitare i campionati era necessario presentare la propria candidatura alla Federazione nazionale – dice orgoglioso il consigliere delegato alla Promozione ed educazione allo sport del Comune, Stefano Anzalone – e Genova, che rappresentava l’Italia, si è piazzata al primo posto davanti a Germania e Lituania » . Un evento che durerà quattro giorni e che farà arrivare sotto la Lanterna le stelle di queste discipline. «L’evento sarà presentato da Luca Bizzarri - presidente della Fondazione per la cultura di Palazzo Ducale – e ci aspettiamo un’invasione di turisti da tutta Europa se non dal mondo perché gareggeranno 28 paesi. Il Palazzo Ducale in quanto è il luogo ideale per vedere all’opera atleti che sono anche artisti. Una cornice che renderà questi momenti indimenticabili », aggiunge Anzalone. Genova sarà la capitale del ballo in quei giorni perché ospiterà anche varie serate live, con stage e rappresentazioni di tango argentino sotto i portici di via XX Settembre e in piazza Matteotti. comitato@viennasullago.it

17 maggio

CANNES

amfAR GALA CANNES, 25° ANNIVERSARIO

La più importante fondazione per la ricerca sull’Aids, torna all’Hotel du Cap-Eden Roc di Cap d’Antibes il 17 maggio prossimo con l’amfAR Gala, un successo da 25 anni. L’appuntamento, il più gettonato durante il Festival di Cannes, prevede la presenza delle maggiori star del cinema mondiale. Con una raccolta superiore ai 210 milioni di dollari, questa serata si preannuncia anche quest’anno come imperdibile, con una ricca passerella di star in abiti favolosi. Prodotta da AAB Production/Andy Boose, vede come main sponsor i brand Bold Film, Chopard, Pernod Ricard.

Contatti per sponsorship: Andy Boose at (212) 219-0297 o aboose@aabproductions.com Contatti per biglietti e informazioni: Christina Christofi at (212) 806-1611 o amfargalacannes@amfar.org Contatti per la stampa Bennah Serfaty at (212) 806-1607 o bennah.serfaty@amfar.org

18 maggio LIA GALA 2018

LONG ISLAND

Il LIA GALA è l’evento più prestigioso e importante della comunità di Long Island, che comprende business leaders, alte cariche istituzionali e l’elite finanziaria più importante della Costa Orientale. Ospitato dal Crest Hollow Country Club Woodbury di Long Island, il party inizia con un cocktail di benvenuto e la cerimonia di consegna dei premi. Quest’anno sono premiati: Robert J. Coughlan e James L. Coughlan, Marcum LLP, Carolyn Mazzenga e Desmond M. Ryan. A seguire un dinner gourmet e danze. Tra i principali sponsor: United Airlines, Newmark Grubb, Knight Frank, Darr Construction Equipment Corp., UBS Realty Investors, LLC, Total Concepts. Flowers By Brian, Local 138. Biglietti da 625 usd a 7500 (per chi prenota un tavolo da 12). Per informazioni rivolgersi a: LIA Gala Office (631) 493-3009/3032 Fax (631) 4933056, e-mail: hmiller@longislandassociation.org

27 maggio

5 maggio

MODENA

GRAN BALLO RISORGIMENTALE

Nel cortile della storica accademia militare di Modena, un meraviglioso ballo in costume che permette di divertirsi ballando sulle antiche note ottocentesche. Valzer, Quadriglie, Contraddanze, Mazurka, Polka e Danze Scozzesi sono eseguite dagli allievi dei corsi di danza dell’accademia modenese nelle sedi di Modena, Castelfranco Emilia e Mirandola e da numerosi ospiti in arrivo da tutta Italia con bellissimi costumi. Organizzazione a cura del maestro Insegnante: Fabio Mòllica e dei collaboratori Linda Vandelli e Marco Zanasi. Info e prenotazioni: Scuola ‘Marie Taglioni’ - Via San Giovanni Bosco, 270. tel.: 339 8316008 mail: info@societadidanza.it

FIRENZE

GRAN BALLO DI CORTE

Alla Villa Medicea del Poggio Imperiale, un gran ballo festeggia il 150° del matrimonio tra Umberto e Margherita di Savoia. Dalle ore 17,45 sarà disponibile una sala del piano terra per cambiarsi di abito. Ore 18,30 apertura ufficiale della serata con accoglienza ospiti nel Corridoio Mediceo del piano terra e consegna carnet di ballo (coordinamento a cura dei volontari della onlus Voa Voa Amici di Sofia alla quale è dedicata la serata). Ore 19,00 /19,15 accesso alla Sala Bianca del piano superiore; Ingresso al salone e disposizione al suo interno secondo le indicazioni del Maestro di Ballo Donald Francis; Ore 19,30 /19,45 primo ballo secondo il carnet consegnato agli ospiti; Ore 20,30 momento di omaggio alla madrina Gina Lollobrigida e apertura Buffet in piedi. Ore 21,30 riprendono i balli; Ore 22,30 apertura Buffet dei dolci con specialità dedicate alla Casa Savoia; Ore 23,15 ultima tornata di ballo; Ore 24,00 fine serata. All’uscita verranno consegnati agli ospiti omaggi degli sponsor e un ricordo personalizzato della serata. Durante l’evento tutti i balli verranno spiegati e provati brevemente per permettere a tutti di partecipare. Dress code: cravatta bianca e cravatta nera, uniformi e per le dame crinolina o abito da sera lungo. Info: www.csbfirenze.it

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H&T 7/2018 - COVER STORY- Il Royal Wedding di Harry e Meghan

HARRY & MEGHAN, UNA FAVOLA REALE

Qui sopra gli sposi in look informale, il preferito per la luna di miele. A destra, lo stemma Windsor di Her Royal Highness la Regina Elisabetta. Gli sposi riceveranno il titolo di Duchi e Duchessa di Sussex.

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ltre 2640 invitati, una spesa superiore ai 32 milioni di sterline. Harry e Meghan convoleranno a nozze super-regali. Più costoso del matrimonio del Principe William con Kate Middleton, ma meno caro delle nozze tra Lady Diana e il Principe Carlo. Il royal wedding dell’anno è quello tra il Principe Harry e la signorina Meghan Markle, che verrà celebrato il 19 maggio a Londra. Trentadue milioni di sterline, cioè trentasei milioni di euro, saranno spesi dai contribuenti inglesi, saranno ben contenti di richiamare una gran folla di turisti in Gran Bretagna dopo la Brexit. Per assistere al coronamento di un sogno d’amore, di una favola moderna. L’ex principe ribelle che mette la testa a posto, l’attrice che lascia Hollywood per amore, accolta a braccia aperte (vedremo poi se è vero) da una delle monarchie più rigide di sempre. Persino i corgi, i cagnolini di Elisabetta II l’avrebbero presa in simpatia. Tutto è quasi pronto, per svolgersi senza intoppi e senza incidenti, con una grandissima partecipazione pubblica e contutte le televisioni del mondo collegate in diretta. Gli invitati alle nozze hanno toccato quota 2.640 e le bottiglie di champagne già ordinate sono non meno di 2300. La roy-

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al couple ha invitato la nobiltà di tutto il mondo tra cui anche 1200 persone selezionate, provenienti da ogni angolo del Regno Unito, inclusi vari giovani che si sono fatti ‘notare’ per il senso della leadership e di servizio all’interno delle loro comunità. Un esercito di commoners invidiatissimi, insomma. Nel parco del castello saranno presenti 200 persone, membri di associazioni e organizzazioni vicine al Principe Harry e a Meghan Markle, comprese quelle di cui il principe è patrono. Non mancheranno 100 alunni delle scuole locali, 610 dipendenti del Castello Windsor e ovviamente 530 membri della casa reale, di vario grado. Saranno come già detto 2.640 in totale, con i 1.200 commoner in piedi alla cerimonia, definita “un momento di divertimento e di gioia” da condividere. Non mancherà la tradizionale sfilata in carrozza dei neosposi che riceveranno il consueto bagno di folla per le strade di Windsor gremite di turisti con bandiere ovunque. Il matrimonio di William e Kate è stato visto da circa due miliardi di persone e si presume che anche stavolta si raggiungeranno questi record. Molto più privato sarà invece il gran ricevimento nuziale previsto all’interno del castello di Windsor dopo il pas-

Il Royal Wedding di Harry e Meghan - COVER STORY-H&T 7/2018

saggio delle carrozze. Da Londra giungono già una ridda di indiscrezioni anche sui festeggiamenti preparatori, sul ricevimento e sulla cerimonia. Ancora più esclusivo sarà il banchetto organizzato per la serata dal Principe Carlo, padre dello sposo: soltanto pochi amici e familiari potranno essere presenti. L’ospite d’onore sarà Sua Maestà la Regina Elisabetta, nonna di Harry, che ha messo a disposizione la location storica dei Windsor per il matrimonio. Se la voce ufficiale dei Reali inglesi non ha ancora diffuso i nomi dei vip invitati al matrimonio, i tabloid hanno iniziato a ipotizzare i nomi celebri che la coppia vorrà vicini in quel giorno. La cantante Mel B ha lasciato intendere che le Spice Girls potrebbero esibirsi al matrimonio. Per Meghan, secondo il Sun, potrebbero esserci Serena Williams e il suo compagno di set in “Suits” Patrick J. Adams. Dalla parte di Harry invece si vocifera di inviti recapitati al conduttore radiofonico Anthony Joshua e due ex del principe, Cressida Bonas e Chelsy Davy, che però potrebbero anche rinunciare. Al matrimonio di Kate e William presenziò, tra gli altri, il divo pop Elton John, ospite confermato anche per questo Royal Wedding, visto l’annuncio di cancellazione di due concerti a Las Vegas. Ci saranno anche Sarah Ferguson ed Ed Sheeran, a lui il Principe Harry avrebbe chiesto personalmente di suonare per la speciale occasione. Dopo la cerimonia in chiesa con le venti trombe d’argento acquistate nei giorni scorsi, che annunceranno l’inizio della funzione. Il ricevimento sarà interamente a carico degli sposi, ma il Principe Carlo darà un contributo di circa mezzo milione di sterline. Il menù è ancora top secret, ma è certo che la torta nuziale, realizzata da Claire Ptak, proprietaria della londinese Violet Bakery sarà al limone e fiori di sambuco, ricoperta da crema di burro e decorata con fiori freschi.

L’abito della sposa è pure coperto da un segreto quasi di stato a proposito del modello: si sa solo che costerà quattrocentomila sterline e che forse i fortunati designer saranno Ralph & Russo, titolari della casa di moda londinese che ha vestito l’ex attrice anche per le foto ufficiali del fidanzamento. Il suo abito ideale, avrebbe rivelato una volta Meghan a una sua amica, sarebbe quello semplicissimo in raso a sottoveste indossato dalla sfortunata Carolyn Bessette, moglie di John Kennedy Junior. Mentre altri lo ipotizzano colorato, trattandosi di seconde nozze. Due ipotesi ugualmente considerabili. Meghan sarà una sposa elegante, in linea con il suo stile deciso e senza fronzoli. Dimentichiamoci gonne fru fru meringate e chilometri di pizzo, però. In attesa di vedere tutto il gotha mondiale schierato nella St. George Chapel del castello di Windsor, a partire dalle 12 del 19 maggio, i bookmaker quotano i modelli dell’abito della sposa e il modello di tiara di famiglia. Quella indossata da Kate Middleton nel 2011 per le nozze con William, infatti, è in mostra in Australia, quella di Lady Diana sarebbe un bell’ omaggio alla suocera che non conoscerà mai, ma ad alcuni pare decisamente troppo impegnativa. I gioielli che Meghan indosserà per la cerimonia di nozze potrebbero comunque provenire dalla collezione di Diana? Secondo gli esperti della famiglia reale, Meghan è possibile: oltre ad essere un “qualcosa di prestato”, saranno anche un modo per avere l’indimenticata Lady D con loro. Harry è stato sempre molto legato alla sua mamma, l’ha persa quando era poco più che un bambino, e per anni non ha mai fatto una dichiarazione, si è tenuto il dolore dentro e lo ha metabolizzato e affrontato nel corso del tempo. Non va dimenticato che William ha donato a Kate l’anello di fidanzamento che era appartenuto alla madre. Ma anche Harry si è occupato personalmente anche della realizzazione dell’anello per Meghan: ha fatto inserire due diamanti della collezione di Diana e una pietra dal Botswana.

LA NUOVA DIMORA DI HARRY E MEGHAN Dopo il matrimonio, la coppia non si trasferirà, ma continuerà a vivere nel Nottingham Cottage, dove il Principe risiede già da quattro anni. Dal 1689, Nottingham Cottage è una delle residenze della Famiglia Reale. Si tratta di un pied-à-terre, un’abitazione molto modesta rispetto alle altre che caratterizzano il complesso di Kensington Palace, e ha ospitato anche il Principe William e Kate Middleton nei primi mesi dopo il matrimonio. Il primogenito del Principe Carlo attualmente vive in una sontuosa casa - con 22 stanze da letto - a pochi passi da quello che sarà il nido d’amore di Harry e Meghan. I due potranno stare a stretto contatto con i nipotini George e Charlotte, oltre che ovviamente con il terzo royal baby. Nott Cott - è così che viene chiamata molto spesso la dimora - si compone di due camere da letto, due bagni, un soggiorno e una piccola sala da pranzo con cucina. Meghan Markle si è trasferita definitivamente a casa di Harry da Toronto alcune settimane fa e ha portato con sé i sue due cagnolini, Guy e Bogart. Alla futura moglie del Principe sarà fornito un servizio di sicurezza a sua disposizione 24 ore su 24, in casa e fuori.

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Tutto pronto per la nuova casa dei neosposi. Che vivranno per ora nel Nottingham Cottage, la attuale residenza del Principe Harry. E’ una depandance di Kensington Palace, dove vivono William e Kate con i tre figli.


Il Royal Wedding di Harry e Meghan - COVER STORY- H&T 7/2018

H&T 7/2018- COVER STORY- Il Royal Wedding di Harry e Meghan

LA FAVOLA DI MEGHAN Altre immagini della ‘straordinaria favola’ di Harry e Meghan: la coppia intervistata dopo l’annuncio del fidanzamento. A sinistra i ‘Royal Brothers’ insieme a una serata di gala, la prima uscita ufficiale di Meghan con la famiglia reale inglese (al centro il Principe Philip, consorte della Regina, recentemente ritiratosi dalla vita pubblica). In basso a destra, il Castello di Windsor dove si svolgeranno i super festeggiamenti per le nozze del secondogenito del Principe Carlo. In totale sono stati spediti oltre 2500 inviti.

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Top secret anche la destinazione della luna di miele. Kate e William scelsero le Seychelles, per Harry e Meghan dovrebbe essere la Namibia. La sposa americana insomma sarà raggiante, anche se un neo offusca questo empireo di perfezione. Si tratta dell’unico segno visibile del suo passato, quel «Ms» sugli inviti a nozze, «signora», insomma, e non «Miss», marchio sottile ma indelebile del divorzio da Trevor Engelson, due anni da marito e moglie dal 2011 al 2013. L’etichetta, però, ha le sue regole, la forma inevitabile. E’ certa, invece, una scelta floreale in linea con le preferenze della principessa del Galles. La flower designer Philippa Craddock allestirà Windsor con fiori di stagione: delicate rose bianche, le preferite di Diana, e peonie, amatissime da Meghan. Ci saranno anche rami di faggio e betulle. Molti fiori arriveranno dai giardini di palazzo, gli extra saranno pagati dalla royal family, mentre la sposa, con un patrimonio personale di (pare) 40 milioni di dollari, penserà da sola all’abito. La monarcha inglese sta già dormendo sonni sereni: le uscite rientreranno in fretta, in termini economici e di immagine, già quest’estate: complice l’immensa popolarità dei futuri duchi di Sussex. Dopo il «sì» i novelli sposi faranno un giro in carrozza di rito, poi si dedicheranno agli ospiti. Seguiranno il pranzo a Windsor, il taglio di una torta al limone e sambuco realizzata dalla londinese Claire Ptak, e il party serale a Frogmore House, per sole 600 persone. Non ci saranno, è ormai certo, né politici né teste coronate lontane dall’ entourage della coppia, ma tante persone comuni, come la dodicenne Amelia Thompson, sopravvissuta all’attacco terroristico di un anno fa alla Manchester Arena. «Pensavo fosse uno scherzo», ha raccontato emozionata la ragazzina.Ci andrà con la nonna

di un’altra ragazza, che invece quella sera è morta. La nuova coppia reale mostra una grande sensibilità nei confronti delle tragedie che hanno visto cadere giovani vittime. In attesa delle nozze, ha preso parte alla commemorazione di Stephen Lawrence, un ragazzo di appena diciotto anni accoltellato a morte da una gang razzista a Eltham, a sud est di Londra. Certo è che la coppia ha espresso il desiderio di non ricevere regali. Denaro in beneficenza, piuttosto, ha comunicato Kensington Palace con un tweet. I futuri sposi, molto impegnati nel sociale, hanno segnalato sette charity tra cui scegliere (riuscendo in un colpo solo a togliere dall’impasse gli ospiti sulla scelta del regalo e a compiere più di una buona azione. Le associazioni sono CHIVA (Children’s HIV Association), Crisis, (l’associazione nazionale per i senzatetto), Myna Mahila Foundation (aiuta le donne dei distretti poveri di Bombay), Scotty’s little soldiers (sostiene gli orfani dei militari), Streetgames (promuove lo sport tra i giovanissimi), Surfers Against Sewage (incoraggia le comunità per la pulizia e la per la preservazione degli oceani e delle spiagge), The Wilderness foundation (promuove l’educazione di adolescenti a rischio a contatto con la natura e il recupero di mestieri rurali). Non resta che attendere il grande giorno delle nozze, che saranno sicuramente rivoluzionarie non solo sul fronte regali ma anche per altri motivi. L’ingresso di Meghan nella Royal Family è la più grande rivoluzione della monarchia inglese da 81 anni a questa parte. Era il 1936 quando Edoardo VIII scelse di rinunciare al trono per poter sposare un’altra divorziata americana, Wallis Simpson, uscendo così dalla famiglia reale. Ne derivò una crisi istituzionale profonda che rischiò di mandare in rovina il nome dei Windsor. Edoardo VIII ha dovuto rinunciare alla corona. Senza quello strappo d’amore di suo zio, Elisabetta non sarebbe mai diventata Regina. Forse

E INTANTO E’ NATO IL TERZO FIGLIO DI WILLIAM E KATE

“It’s a boy!”, annunciano Bbc, siti e chat. Entrata in clinica poco dopo le 6 del mattino, per le 11 la sposa del Principe William Catherine Middleton aveva già partorito il suo terzo figlio: un maschio, come il primogenito George. Per la cronaca, o meglio per la bilancia, il nuovo royal baby pesa alla nascita 3 chili e 800 grammi, più di George o della sorellina Charlotte. Non avrà fatto apposta, ma Kate fa nascere il suo terzogenito, da mamma perfetta quale è, proprio nella festa di San Giorgio, santo patrono dell’Inghilterra: sotto migliori auspici non poteva venire al mondo. E così in futuro questa idilliaca famiglia reale potrà festeggiare, nello stesso giorno, il compleanno di un bambino, l’onomastico di un altro e pure il patrono della nazione sul cui trono andranno a sedersi, prima o poi, due di loro. E’ stata la Regina Elisabetta, come da protocollo, ad annunciare il nome del bambino: Louis Arthur Charles, Principe di Cambridge come i suoi fratelli, è il quinto erede al trono reale. Il nome Louis è stato scelto in onore di Lord Louis Mountbatten, lo zio del bisnonno (il Principe Filippo) e mentore del Principe Carlo. E’ stato l’ultimo vicerè dell’impero anglo-indiano e il primo governatore dell’India Indipendente. Fu ucciso dall’Ira in Irlanda nel 1979. Il terzo nome Charles è dedicato al nonno, il Principe di Galles.

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Qui sopra, William e Kate all’uscita dalla clinica con Louis. La neomamma ha voluto apparire impeccabile. I royal watchers hanno subito notato i colori e il modello dell’abito: ricordano quelli indossati da Diana per la nascita di William.


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LIMONE E FIORI DI SAMBUCO La nuova coppia reale attende il giorno delle nozze occupandosi di attività caritative, sempre accolta con grande entusiasmo da folle di sudditi e di scolari (foto in basso). I negozi londinesi si affannano a mettere in vetrina vestiti che richiamino i colori (nero, verde) modelli scelti da Meghan nei giorni che hanno preceduto le nozze. Al ricevimento per Women’s Empowerment, ospitato dall’ex sindaco di Londra Boris Johnson, ha indossato un tubino di Black Halo (375 dollari) abbinato con una clutch di Gucci e un paio di eleganti pump Aquazzura. Il modello dell’abito che la sposa indosserà è quasi un segreto di Stato. Si sa soltanto che non sarà ampio ‘a meringa’ come quello di Diana. Annuncio ufficiale invece sulla torta che sarà servita alla fine del banchetto: un cake al limone e fiori di sambuco, ricoperto da crema al limone e fiori freschi. E’ già in tutte le vetrine delle migliori pasticcerie di Londra e di Windsor.

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anche per questo la Sovrana inglese ha dato il via libera alle nozze tra il nipote Harry e Meghan Markle che vivranno nel Nottingham Cottage di Kensington Palace. Fu il Principe Albert, fratello del Re e padre di Elisabetta, a salire al trono con il nome di Giorgio VI (il nome Albert risultava troppo tedesco in un momento in cui si doveva combattere la Germania) aprendo la strada al regno di Elisabetta II. Il destino ha fatto sì che la stessa Elisabetta, dopo 81 anni, abbia dovuto gestire la presenza di un’altra divorziata americana nel cuore di un membro della famiglia reale. Quasi un secolo fa era impensabile e inammissibile che a Buckingham Palace potesse entrare persona del genere e per di più non inglese: non lo avrebbero permesso l’etichetta, la legge e tanto meno l’opinione pubblica che, nel 1936, scriveva: “Non accetteremo una divorziata americana come moglie del futuro re”. Ancora negli anni ‘50 la principessa Margareth, sorella della Regina, dovette rinunciare all’amore per Peter Townsend in quanto egli era divorziato. Le cose, però, ora sono molto diverse. Senza dubbio anche quanto successo ai tempi di Lady Diana è stato propedeutico affinché la monarchia iniziasse un lento cammino di modernizzazione e accettasse, per esempio, che il figlio della Regina divorziasse o che la madre di un erede al trono frequentasse altri uomini e che si rifacesse una vita altrove. Ms Meghan, però, non è solo una donna divorziata, ma è anche di etnia afroamericana. E’ figlia di una madre di colore e discendente da schiavi: un suo avo era uno degli schiavi liberati nel 1865 e lei è molto orgogliosa delle sue origini. Che

anche questo problema fosse stato superato, lo si era capito già a fine estate quando Meghan, dopo un anno di frequentazione con Harry, è apparsa per la prima volta mano nella mano con il Principe agli Invictus Games di Toronto (foto a pag.). In un look informale, molto distante da quello della cognata Kate. La Markle portava jeans strappati sulle ginocchia e camicia con maniche risvoltate: molto american style, ma un look certo lontano dal gusto british che sta sperimentando giorno per giorno. Intanto i tabloid fanno notare anche un altro curioso paradosso. Meghan Markle si ..sposerà tre volte nell’arco di quest’ultimo mese. Con il principe Harry certo: ma anche in tv. Prima che nella vita reale, l’ex attrice americana – che sta per entrare a far parte della casa reale britannica – si sposerà sul set di Suits, la serie televisiva che l’ha resa famosa. In contemporanea andrà in onda, sull’emittente statunitense Lifetime, “Harry & Meghan: A Royal Romance “ un film attesissimo del quale è stato diffuso il trailer proprio in questi giorni. Le nozze di Suits sono in programma sul piccolo schermo il 25 aprile, alla conclusione della settima stagione, l’ultima in cui appare. Nel ruolo dell’avvocatessa Rachel Zane, Meghan dirà (finalmente) sì al boyfriend dello studio legale Mike Ross (Patrick Adams). Farà un certo effetto a tutti vederla abbracciare qualcuno diverso da Harry. La Markle si “sposerà” ancora il 13 maggio nella pellicola per la tv che ripercorre tutte le tappe della sua vita dall’inizio fiaba reale. In questo caso sarà interpretata, però, dall’attrice Parisa Fitz‑Henley. Il tutto a tre settimane dal matrimonio (vero) del 19 maggio con il principe Harry al castello di Windsor. Con la benedizione della Regina Elisabetta II e l’applauso di 2.640 commoner scelti da tutto il Regno Unito.

L’ADDIO AL NUBILATO DI MEGHAN A DUE MESI DAL ‘SI’ Kate Middleton optò per una rassicurante cena tra amici. Ma anche l’addio al nubilato di Meghan Markle, futura moglie di Harry d’Inghilterra è stato altrettanto tranquillo, senza eccessi, come si addice a una futura duchessa. L’ex attrice ha festeggiato con le amiche, in largo anticipo, a quasi due mesi dal matrimonio. Un party esclusivo, aperto a pochissime (e fidate ospiti), riporta il Daily Mail. Meghan ha scelto una Spa in campagna, la Soho Farmhouse, location di charme nell’Oxfordshire. Sarebbe dovuta rimanere top secret, in realtà, ma alla fine il «misterioso resort a cinque stelle» in campagna di cui parlavano alcune fonti vicine alla casa reale non è stato difficile da individuare. Tra le invitate, ovviamente, la madre della futura sposa, Doria Radlan, Millie Mackintosh, attrice molto vicina a Meghan, che sarà quindi anche al matrimonio, la fashion designer Misha Nonoo e Violet von Westenholz, molto amica di Harry. Il nome più famoso, però, è quello della futura cognata Kate Middleton, segno inequivocabile del bel rapporto che sta nascendo tra le due, emerso anche nel corso della seconda uscita pubblica in quattro dei figli di Carlo e Diana con le rispettive compagne. La futura principessa è stata portata alla Soho Farmhouse, la tenuta di 100 acri in pieno stile countryside inglese, una sorta di metà tra una fattoria e un resort di lusso. Oltre alla spa, al bar, al bistrot e al ristorante, un po’ di sano sport con campo da tennis e svago con un cinema, una boathouse affacciata su un laghetto e una piscina sia esterna che al chiuso. Ad organizzare il tutto è stato Markus Anderson insieme a un piccolo gruppi di amici londinesi, tra loro anche Lindsay Jill Roth e Heather Dorak. Null’altro è dato sapere sui festeggiamenti, mentre procedono i preparativi per il «sì». Meghan intanto è diventata anglicana e si è preparata molto per la sua cerimonia di battesimo.

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Meghan Markle sul set della serie Suit, dove interpreta il ruolo dell’avvocatessa Rachel Zane che dirà finalmente sì al boyfriend dello studio legale Mike Ross (interpretato da Patrick Adams). Prima delle nozze, il 13 maggio, andrà in onda anche il film tv sulla sua ‘favola reale’.


H&T 7/2018 - ROYAL WEDDING- Chi ha speso di più

Chi ha speso di più- ROYAL WEDDING- H&T 7/2018

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Abbiamo già dato delle cifre da capogiro, 38 milioni di euro (per ora) di cui 35 solo per garantire la sicurezza di Harry e Meghan, più gli invitati: questo Royal Wedding è già entrato nella classifica dei matrimoni reali più costosi. Ma non sarà di certo ai primi posti nella classifica del XX° secolo, perchè di supernozze ce ne sono state altre. Ecco quelli che hanno fatto storia. 10) Victoria di Svezia e Daniel Westling: 2,4 milioni di euro (foto 8,9,10) L’erede al trono svedese si è sposata nella Storkyrkan di Stoccolma, con il personal trainer Daniel Westling, davanti a 1.100 ospiti, di cui ben 570 ammessi al banchetto curato dallo chef italiano Stefano Catenacci e chiuso da un concerto dei Roxette. La sposa avrebbe voluto Robbie Williams, ma pazienza... 9) Al-Muhtadee Billah del Brunei e Sarah Salleh: 4,8 milioni di euro (foto 11, 12, 13) Il trentenne erede al trono del Brunei, che ha sposato una studentessa di 17 anni, fan di Britney Spears, ha festeggiato con duemila invitati al Palazzo Reale di Nurul Iman, con una festa da mille e una notte. 8) Pavlos di Grecia e Marie Chantal Miller: 5,7 milioni di euro (foto 14, 15) Il figlio primogenito dell’ultimo re di Grecia ha sposato la secondogenita del re dei Duty Free: il faraonico matrimonio a Londra con 1.400 invitati e varie teste coronate è stato indimenticabile. 30mila fiori bianchi decoravano la cattedrale ortodossa di Santa Sofia. La sposa che ha portato in dote 200 milioni di dollari, ha sfoggiato 4,5 metri di pizzo Chantilly e un abito da 200 mila euro di Valentino, con ricami ripresi dai disegni del maestro d’arte Pino Grasso. 7) Hajah Hafiza Sururul Bolkiah del Brunei e Pengiran Haji Muhammad Ruzaini: 16 milioni di euro (foto 16, 17) La quinta figlia del sultano del Brunei ha sposato un impiegato del padre, festeggiando a “casa”, con tremila invitati, tra le 1788 stanze del Palazzo di Nurul Iman. La sposa, in abito con fili d’argento, ha voluto sale decorate con migliaia di fiori di cristallo. 6) Alberto di Monaco e Charlene Wittstock: 20 milioni di euro (foto 18, 19, 20) Ben 55 anni di attesa a Monaco per il mariage princier del fratello di Caroline e Stèphanie, che non hanno mai amato le grandi spese. Il sovrano in carica Alberto II non ha badato a spese per unirsi alla bella sudafricana. Lo Stato ha contribuito con circa metà della spesa ma il ritorno di immagine e il giro d’affari lo hanno ampiamente ripagato. 5) Felipe di Spagna e Letizia Ortiz: 21 milioni di euro (foto 21,22,23) Il 22 maggio cade l’anniversario di matrimonio dell’ erede al trono, 98 anni dopo quello tra Alfonso XIII e Vittoria-Eugenia di

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CHI HA SPESO DI PIU’

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Battenberg. Il ricevimento per Felipe e Letizia, con 320 camerieri, praticamente uno ogni quattro ospiti, è costato 4 milioni di euro. Otto se ne andarono per la sicurezza: l’attentato di Atocha era avvenuto solo due mesi prima. 4) Frederik di Danimarca e Mary Donaldson: 26 milioni di euro (foto 1,2,3) Grande festa anche Copenhagen per le nozze dell’ erede al trono, Frederik, con una borghese, l’australiana Mary Donaldson. Sua maestà la regina Margrethe II decise di non badare a spese: il conto è stato quasi interamente saldato dal Governo, ma la Danimarca ha avuto un grande ritorno di immagine. Banchetto a palazzo per 642 degli 800 invitati alla Vor Frue Kirke con menu di cacciagione, preceduto da tre giorni di festeggiamenti con tanto di regate. 3) William e Catherine Middleton: 27 milioni di euro (foto 4,5,6,7) Sono da poco trascorse le 11 di venerdì 29 aprile 2011, quando la sposa dice «I will» in mondovisione. I primi 22 milioni di euro sono stati spesi per la sicurezza degli ospiti e degli sposi.Gli altri 5 hano reso indimenticabile la giornata dei futuri sovrani perfetta. A tutti gli ospiti è stato spedito un opuscolo di 22 pagine con le regole del galateo da seguire in chiesa e a tavola. 2) Carlo e Diana Spencer: 56 milioni di euro (foto 24,25, 26) La cifra è solo ipotetica, è stata ricalcolata al giorno d’oggi, ma secondo alcuni non è esatta, bisognerebbe mettere in conto almeno il doppio. Il matrimonio del primogenito della Regina Elisabetta non presentò eccessi di sorta, salvo forse le 27 torte nuziali (solo di quella “ufficiale” ne vennero realizzate due copie identiche, nel caso la prima si rompesse durante il trasporto). La sposa fu molto parsimoniosa: il costo dell’abito romanticissimo di Diana firmato da Elizabeth e David Emanuel, oggi costerebbe solo 37mila euro. 1) Mohammed Bin Rashid emiro di Dubai e Hind bint Maktoum bin Juma: 81 milioni di euro (foto 27,28,29,30) Risale al 1979 il il royal wedding più costoso dell’ultimo secolo e i fortunatissimi invitati (quelli ancora vivi) ancora ne parlano. Da nessuna parte esistono fotografie della coppia, che non volle neanche una foto col rullino nè una polaroid ufficiale, fu fedelissima ai precetti dell’Islam. il futuro emiro di Dubai sposò una cugina diciassettenne con una grandissima festa pubblica, cinque giorni di bagordi durante i quali si tennero tornei cavallereschi, gare di cammelli e parate militari con spari di cannoni. Per la cerimonia, fu costruito uno stadio da 20mila posti. Niente di tutto questo avvenne 25 anni dopo, per le nozze reali la figlia del re Hussein di Giordania.

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H&T 7/2018- HERITAGE - I 60 anni di Alberto II

I 60 Anni di Alberto II - HERITAGE - H&T 7/2018

ALBERTO II: PER I 60 MI REGALO L’ISOLA

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Qui sopra, una bella foto famiglia dei Principi di Monaco, con i gemellini Jacques e Gabriella piccolissimi

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er i suoi 60 anni, il 14 marzo, il S.A.S il Principe Alberto II di Monaco si confessa in un libro. Ma si farà un bel regalo: un’isola. Con un nuovo quartiere residenziale...

Il sovrano di Monaco, Albert Alexandre Louis Pierre Grimaldi, figlio di Ranieri III e della diva del cinema Grace Kelly ha festeggiato l’arrivo della primavera subito dopo il suo importante compleanno: 60 anni. Tempo di ricordi e di bilanci: di sicuro, ha vissuto una vita all’insegna della grande passione sportiva. Ma per lui che si è sposato tardi, vivere felice l’infanzia dei suoi gemellini e pensare con dinamismo al futuro del Principato è il presente. Il momento di tirare le somme, consueto per altri, per lui è decisamente rimandato. Adesso ha in mente un grande progetto: un’isola galleggiante, con un nuovo quartiere residenziale. Entro il 2025. “L’homme et le Prince”, è il sottotitolo della bella biografia pubblicata da Fayard, che raccoglie alcune conversazioni a tre, che hanno visto rievocati tanti episodi della sua vita: l’infanzia, la complicità

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con le sorelle, le principesse Carolina e Stéphanie, le prime cerimonie al seguito del padre, gli amori fuggevoli. Secondogenito del principe Ranieri e della principessa Grace, Alberto nasce nel Principato il 14 marzo 1958 diventando, come unico figlio maschio, il principe ereditario. All’età di 19 anni si trasferisce negli Stati Uniti dove frequenta il rinomato Amherst College, in Massachussetts. Qui si dedica agli studi di scienze politiche, economia, ma anche musica e letteratura inglese, prima di tornare in Europa e studiare all’Università di Bristol e all’Alfred Marshall School of Economics and Management. Grande tifoso della squadra di calcio del Monaco, Alberto cresce praticando diversi sport. Dalla pallamano al tennis passando per il judo, il nuoto e l’equitazione. La passione diventa impegno a tempo pieno in occasione di cinque edizioni dei Giochi olimpici invernali, alle quali partecipa come componente dell’equipaggio di bob della nazionale monegasca. Inoltre, dal 1985, è membro del Comitato olimpico internazionale.

Dopo aver mantenuto la reggenza del Principato fra marzo e aprile del 2005, Alberto divenne a tutti gli effetti il nuovo Principe in seguito alla morte del padre Ranieri III, spentosi il 6 aprile di quell’anno. Dopo tre mesi di lutto nazionale, il 12 luglio 2005 l’erede di Ranieri fu incoronato sovrano del Principato di Monaco col nome di Alberto II. L’evento fu seguito da una grande festa ai giardini del Palazzo Reale, durante la quale il nuovo principe ottenne le chiavi della città. La se conda parte dell’incoronazione si tenne il 19 novembre 2005 davanti alla Royal Family e ad alcuni rappresentanti degli stati europei. Il regno di Alberto II è caratterizzato, come quello del padre, dalla promozione di eventi culturali di respiro internazionale e dall’intervento in diverse cause di natura sociale ed ambientale. Nel libro il Principe racconta l’incontro con Charlène, divenuta sua sposa, il matrimonio e l’arrivo dei suoi splendidi bambini, i principini Jacques e Gabriella. Attraverso queste pagine, il lettore scopre il tratto del Capo di Stato monegasco, sempre più maturo e responsabile, ma anche affettuosamente nostalgico. È stato considerato per anni uno degli scapoli d’oro della nobiltà europea, sono ben 137 donne che ha frequentato a vario titolo nella sua vita: alcune molto celebri, come Brooke Shields, la venere nera Naomi Campbell, le star del cinema e della musica Kylie Minogue, Gwyneth Paltrow. Dopo anni di presunte relazioni sentimentali e ipotetici flirt con alcune delle donne più belle del mondo, tra cui le modelle Angie Everhart e Clauda Schiffer, Alberto annuncia il fidanzamento con l’ex nuotatrice e modella Charlene Wittstock, di vent’anni più giovane. Il 23 giugno 2010 la coppia annuncia le nozze, celebrate il 2 luglio dell’anno seguente. Dal matrimonio nascono, il 10 dicembre 2014, due gemelli: Gabriella Thérèse Marie e Jacques Honoré Rainier. che diventa da subito il primo Grimaldi in linea di successione al trono monegasco. I due royal babies hanno in realtà altri due fratelli riconosciuti da Alberto. La prima è Jazmin Grace Grimaldi, nata nel 1992 da

una relazione con la cameriera californiana Tamara Rotolo. Il secondo è Alexandre Coste, nato nel 2003 da una relazione con l’hostess togolese Nicole Coste. La presenza di questi due fratelli, con i quali peraltro il Principe ha una buona relazione, ha portato nel 2002 il Principato ad approvare una legge che escludesse dalla successione al trono i discendenti diretti nati da donne non sposate e permettesse di subentrare al Principato anche ai parenti prossimi di ambo i sessi: se non fossero nati i gemelli, il trono del Principato sarebbe spettato alla maggiore di casa Grimaldi, Carolina. Dal libro si capisce che ha meno tempo libero oggi, il Principe regnante di questo piccolo stato accerchiato dalle nazioni europee. Ed è uno spazio sempre più dedicato alla famiglia. Appena può si concede una fuga Roc Agel con Charlène, una serata di gioco con i principini Jacques e Gabriella, una notte estiva a guardare le luci di Monaco, il suo regno che sfreccia verso il futuro. Per Alberto II è tempo di nuovi obiettivi. Charlène Wittstock, che lo ha sposato nel luglio 2011, lo sostiene e lo aiuta con le iniziative della Croce Rossa di Monaco ed è molto impegnata con la sua creatura, la Fondation Princesse Charlène: «Non è stato facile per lei calarsi nei panni di una principessa», ha dichiarato Alberto al Corriere della Sera, «ma Charlène, dopo un periodo di preparazione, c’è riuscita benissimo». Merito «dell’ empatia», la sua dote naturale.>> Nel libro, il Principe Alberto II di Monaco racconta della sua infanzia: le visite al castello di Marchais, dove ancora trascorre alcuni week end in autunno e d’inverno, dedicati al relax. Ama profondamente quelle antiche mura, dove giocava con le sue sorelle, quando sognava di diventare cow boy o carabiniere... E poi racconta degli anni d’oro dell’adolescenza, delle esperienze e dei viaggi. Poi quelli della preparazione, delle scelte, dei doveri: della crescente consapevolezza del ruolo che avrebbe dovuto ricoprire un giorno, del peso che avrebbe dovuto portare sulle sue spalle. Chiunque regni, anche se circondato dai migliori consiglieri, alla fine deve apporre la sua

GRAN PREMIO DI MONTECARLO, DOVE INCONTRARE I VIP Per avvistare il Principe Alberto e i supermagnati vip di tutto il mondo, ci si può appostare nei ristoranti top, che saranno presi d’assalto come sempre in occasione dell’ appuntamento motoristico mondiale, il Gran Premio di Formula 1 che si terrà a fine maggio. All’Hotel De Paris (ristorante Le Louis XV diretto da Alain Ducasse) ritrovo a mezzogiorno nelle giornate che ospiteranno il Gran Premio di Auto storiche (12 e 13 maggio), mentre dal giovedì 24 maggio il lunch vista pista a quattro cifre è già sold out. Molto divertente la proposta dell’Hotel Hermitage che riapre la Paddock Lounge open air con Finger Buffete Live Cooking e champagne a fiumi da giovedì 24 maggio, con tutto esaurito per la domenica 27 maggio. Due simulatori di pilotaggio in realtà virtuale del circuito di Monaco, riprodurranno tutte le reali sensazioni della corsa. I temerari potranno misurarsi con un percorso di auto da corsa con occhiali da pilotaggio, in realtà aumentata. Ma sarà anche bello Una rara foto del Principe Algodersi la vista diretta sul circuito e sulla gara, grazie allo schermo gigante sulla terrazza. Un con- berto II con suo padre Ranieri a bordo di una ‘ 500 cabrio. siglio: portatevi le cuffie antirumore.

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LA NUOVA IDEA DI ALBERTO: IL PRINCIPATO SARA’ PIU’ SIMILE A UNA PISTA DA CORSA

E’ già allo studio una radicale espansione territoriale del Principato di Monaco ai danni del mare, che si concluderebbe entro sette anni: l’idea del Principe Alberto è quella di ammodernare il tracciato di Montecarlo creando un’appendice nella nuova area residenziale. Difficile trovare un luogo intriso di storia e leggenda per la Formula 1 quanto Monaco-Montecarlo. Monza. C’è il vecchio Nurburgring, certo: un tempio della velocità in cui sono state scritte pagine gloriose da grandissimi piloti. Ma Montecarlo conserva un grande fascino, quell’idea di paradosso così ben esemplificata da Nelson Piquet - secondo cui “correre a Montecarlo è come girare in bicicletta dentro il salotto di casa” . Un evento unico, tecnicamente assurdo, sempre uguale a se stesso, uno zenit di sport e glamour sempre maledettamente attraente. Eppure Alberto II ha in mente di cambiare: da qui al 2025, infatti, lo storico tracciato monegasco potrebbe allungarsi e divenire più simile ad una vera pista da corsa. Arriverà insomma una nuova configurazione oltre alle 6 ritagliate fra i palazzi in oltre 90 anni di storia e 79 edizioni del Gp, anche se con lievi differenze: particolari legati alla zona del porto, la curva delle piscine, le modifiche all’uscita del tunnel, gli interventi alla Rascasse. È il tracciato più corto del mondiale, misura solo oggi 3.337 metri, circa 200 metri in più rispetto alla configurazione impiegata alla prima competizione tenutasi qui. Il progetto per ora è totalmente indipendente dalla Formula 1, che però potrebbe finire per entrarci. Si tratta di un’espansione territoriale, che punta a sottrarre spazio al mare. Il campione motociclistico Max Biaggi la vedrà crescere dal balcone di casa, la nuova isola artificiale. Costerà circa 2 miliardi di euro e dovrebbe vedere la luce nel 2025. La nuova area residenziale porterà sei ettari in più di suolo edificabile a ridosso della zona del Portier, ospiterà mille nuove abitazioni e alcuni spazi pubblici, 3,5 chilometri di coste, 7,4 chilometri di passeggiata pedonale, 3,3 di pista ciclabile, 1100 alberi. Sarà disegnata per diventare un’appendice naturale dell’attuale tracciato, espandendolo. Magari con una zona dove si potrà schiacciare l’acceleratore e controbilanciare la tortuosità del tracciato storico. Un modo per attualizzare il Gp monegasco (che, a proposito si correrà tra il 24 e il 27 maggio) nell’era delle monoposto sempre più veloci ed ora nuovamente più larghe. Si manterrebbero le peculiarità del tracciato fra i muretti del Principato, dove la pole position vale più che su qualunque altro asfalto. Il Principe Alberto II ha espresso il suo progetto al magazine “Forbes”.“ Ogni qualvolta la FIA, Bernie Ecclestone a suo tempo, o qualsiasi responsabile della Formula 1 ci ha detto che avremmo forse dovuto provare a migliorare una parte della pista, non abbiamo mai risposto che non era possibile farlo. Abbiamo detto: esamineremo la cosa. Guardiamo, di tanto in tanto, a diverse possibilità di ampliamento della pista e abbiamo pensato alla costruzione di una nuova estensione territoriale. E’ un’idea che abbiamo in testa, le persone dell’Automobil Club di Monaco ma anche il governo. Non sto dicendo che si realizzerà per forza, ma a un certo punto metteremo insieme le nostre idee”. Se il progetto dovesse effettivamente prendere corpo, è presumibile che il mondo degli appassionati finisca per dividersi. Per i “duri e puri” della Formula 1, Montecarlo è bella così com’è: una gara massacrante, selettiva, paradossale ma non banale. Per altri, invece, la creazione di una zona veloce sarà una bella sfida: rispetto della tradizione, più sorpassi e meno sbadigli davanti alla tv.

I 60 anni di Alberto II - HERITAGE -H&T 7/2018

firma. Ogni decreto, ogni decisione, spetta a uno solo. Alberto II sottolinea, in ogni pagina di questo libro a lui dedicato, il suo desiderio di essere un capo di stato moderno, aperto alle novità. In questo mostra di aver recepito la sensibilità di sua madre Grace, della quale conserva il meraviglioso sorriso. Beh, non proprio uguale, a guardarlo bene. «Tutti in casa mi dicevano che ero la bambina più insopportabile mai esistita e ci credo, soprattutto quando guardo la cicatrice sul labbro superiore di mio fratello» racconta nel libro la principessa Caroline. «Gliel’ho procurata io quando avevo 4 anni e lui 3, condividevamo uno dei primi mangiadischi. Un giorno non eravamo d’accordo su quale canzone ascoltare. Ho preso l’apparecchio e gliel’ho lanciato in piena faccia, spaccandogli il labbro, tanto profondamente da lasciarli una cicatrice indelebile». Caroline, descrive il fratello come «l’uomo più straordinario che una donna possa incontrare» e tesse le sue lodi: «è un individuo di rara generosità d’animo, nei confronti di tutti». Merito di Grace, senza dubbio. “Lei sapeva rendere tutto bello e più semplice, grazie al suo amore e alla sua bontà, al suo senso dell’humour”. Il Principe Ranieri invece era meno smaliziato. Un giorno che decise di portare Alberto, che aveva sei anni, ad inaugurare la nuova stazione di Monte-Carlo, con un colpo deciso di forbice, iniziò a incitarlo alla prudenza, a non fidarsi di nessuno: solo dei suoi cari. Doveva obbedirgli per poter essere, pienamente, il capo della sua grande e storica famiglia. Soprattutto nei momenti più difficili. Che per il Principe Alberto II sono stati lutti molto dolorosi e ravvicinati: la perdita della madre e poi di suo padre, la scomparsa di Stefano Casiraghi, marito di Caroline. Al momento buono seppe prendersi cura tutti i giorni dei giovanissimi nipoti Andrea, Charlotte e Pierre. E poi arrivò il sereno: il Capodanno 2006, con l’incontro ravvicinato con la principessa Charlene, conosciuta già nel 2000, quando ella era membro della squadra di nuoto sudafricana. L’unico desiderio del sovrano del Principato, oggi, somiglia a quello di tanti altri uomini di potere: assicurare maggior benessere economico alla sua gente e dedicare più tempo alla famiglia. «È complicato trovare momenti di vera intimità, di privacy, quando si vive in un palazzo sempre affollato», rivela nel libro «allora il segreto è ritagliarci momenti tutti nostri, un pomeriggio in mezzo al mare, un week end lontano da qui, in cui assaporare solo la vita di famiglia». L’erede Jacques, nato nel 2014 pochi secondi prima della sorella, somiglia tanto a nonno Ranieri. E come lui ha una passione per le auto e per gli elicotteri, mentre la piccola ha il sorriso di una diva e già dare

E ORA SI SPOSA ANCHE CHARLOTTE Se la data da segnare sul calendario per gli amanti delle faccende delle casate regnanti è quella del 19 maggio quando il Principe Harry d’Inghilterra sposerà l’ex attrice americana Meghan Markle, nel 2018 i royal wedding di un certo prestigio sono anche altri. Ci sono l’annuncio del matrimonio della Principessa Eugenie di York con Jack Brooksbank suo fidanzato dal 2010. Si sposerà in settembre nella stessa chiesa che accoglierà Harry e Meghan. Fiori d’arancio anche per Louis Ducret, figlio della Principessa Stéphanie di Monaco, con la fidanzata storica Marie Chevallier. Ma, come già ipotizzato dai rotocalchi qualche mese fa, a sposarsi sarà anche Charlotte Casiraghi, secondogenita di Carolina di Monaco e di Stefano Casiraghi. La bellissima figlia di Carolina avrebbe accettato la proposta di matrimonio del fidanzato Dimitri Rassam, produttore cinematografico francese, nonché figlio della ancora bellissima attrice Carole Bouquet, grande amica di Carolina di Monaco. Dopo la fine della storia con Gad Elmaleh, padre di Raphael, nato nel 2013, l’irrequieta principessa monegasca ha avuto una breve storia d’amore con il regista italiano Lamberto Sanfelice. In meno di un anno, però, anche questa storia è finita e dopo la parentesi della vita romana, la principessa è tornata a casa. Proprio a Monaco, nel 2016, ha iniziato a frequentare Dimitri che conosceva da sempre, vista la profonda amicizia che lega le loro rispettive madri. A detta di tutti è un uomo straordinariamente tenero e paziente. Oltre a questa qualità, ne ha molte altre che lo accomunano a Charlotte: anche lui vanta una storia con figli alle spalle (con la modella Masha Novoselova che l’ha reso padre di Daria) e il fatto di aver perso anche lui il padre in giovanissima età. Entrambi inoltre sono cresciuti con madri bellissime, dai caratteri forti e di successo. Secondo gli osservatori, Rassam è tra i più promettenti produttori cinematografici francesi. Gli ospiti presenti alla recente festa per la premiazione dei César (gli Oscar transalpini) hanno capito per primi che i due stavano facendo sul serio. Da quanto appreso in seguito, la proposta sarebbe arrivata a Parigi e Charlotte avrebbe accettato con entusiasmo.Ora manca solo l’annuncio ufficiale della data a cura di Palazzo Grimaldi: una data che non complichi l’agenda 2018 ai top guest ai matrimoni reali, già decisamente fitta.

Nella pagina a fianco: vista aerea di Montecarlo. Il Gran Premio di Formula 1 si tiene da sempre qui, tra le vie della città monegasca: “E’ come andare in bicicletta in salotto” dicono i piloti che si misurano con questo tracciato, tanto assurdo quanto affascinante. Perciò il Principe Alberto sta pensando alla possibilità di estenderlo nell’isola galleggiante che entro il 2025 accoglierà il nuovo quartiere residenziale.

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H& T 7/2018 - HISTORICA- IL SACCO DI ROMA

IL SACCO DI ROMA - HISTORICA- H&T 7/2018

SACCO DI ROMA: CHI POTEVA IMPEDIRLO?

Il Papa difende Roma dall’assalto protestante e dalla furia dei Lanzichenecchi. Dipinto di Francisco J. Amerigo, 1884. di Alessandro Zanotto

I

l “sacco di Roma” non fu soltanto un episodio delle varie guerre d’Italia (1494-1559), che contrapposero Francia e Spagna per il controllo della nostra penisola.

naio del 1526, a seguito della quale il sovrano francese, oltre a lasciare i propri figli in ostaggio, dovette rinunciare, tra l’altro, ad ogni suo diritto sull’Italia e restituire la Borgogna agli Asburgo. Il saccheggio di Roma, secondo una visuale più ampia, viene anche ricordato come una crociata luterana contro la Roma papalina. Ma come fu possibile una simile tragedia? Contrariamente a quel che si è sempre creduto, essa fu più il frutto del caso che di influenze politiche ben precise. Dopo la disastrosa sconfitta di Francesco I a Pavia e il suo conseguente imprigionamento, sembrò che le forze imperiali avessero conquistato definitivamente il controllo del nostro Paese. Però, liberato dalla prigionia, Francesco I rinnegò le clausole del documento, cercando subito alleanze per rovesciare l’avversa situazione poli tico-militare. Grazie ai buoni uffici di coloro che avevano guidato la Francia durante la sua reclusione, la madre Luisa di Savoia e la sorella Margherita, ottenne presto il tacito appoggio di Venezia

La valenza simbolica di questo tragico assalto fu enorme, tanto da risuscitare negli ambienti culturali europei le terribili immagini delle antiche invasioni barbariche. Enrico VIII d’Inghilterra rimase talmente sconvolto dall’evento che si alleò subito con la Francia in funzione anti-imperiale. Per chi ne sapesse poco, questa terribile vicenda si inquadra nella più ampia cornice dei conflitti per la supremazia in Europa: tra gli A sburgo e i Valois, ovvero tra Francesco I di Valois, Re di Francia e Carlo V d’Asburgo Imperatore del Sacro Romano Impero nonché Re di Spagna. Più precisamente si inserisce nel secondo conflitto che vide impegnati i due sovrani dal 1526 al 1529. Il primo conflitto si era concluso con la sconfitta di Francesco I a Pavia e la sottoscrizione del Trattato di Madrid, avvenuta nel mese di gen-

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e del Papato, preoccupati dalle continue ingerenze spagnole nei loro domini. Alla coalizione anti-imperiale si unì anche il duca milanese Francesco Maria Sforza e il suo astuto cancelliere Girolamo Morone, con lo scopo di seminare “zizzania” tra i fedeli italiani di Carlo V; a sua volta Carlo V, tramite il suo ambasciatore Hugo Moncada, cercò di staccare il Pontefice dalla coalizione. Nel maggio successivo, però, papa Clemente VII (al secolo Giulio de’ Medici), sfruttando l’insoddisfazione del Valois per aver dovuto sottoscrivere un trattato contenente clausole estremamente mortificanti per la Francia, si rese promotore di una Lega anti-imperiale, la cosiddetta Santa Lega di Cognac. L’Imperatore, intenzionato a controllare momentaneamente l’Italia settentrionale, tentò di riconquistare l’alleanza con il Pontefice; ma non avendo avuto successo, decise di intervenire militarmente. Non essendo, però, in grado di procedere di persona, a causa di impegni sia sul fronte interno, contro i luterani, che su quello esterno, contro l’Impero Ottomano che premeva alle porte orientali dell’Impero, manovrò a lungo per scatenare contro lo Stato Pontificio la potente famiglia romana dei Colonna (con i fratelli Pompeo, Giulio, Marcello, Vespasiano conte di Fondi, Ascanio e Sciarra), Cesare Caetani di Filettino, Mario Orsini, Giambattista e Girolamo Estonville conte di Sarni, da sempre nemici dei De’ Medici. La rivolta dei Colonna produsse i suoi effetti. Nel maggio 1526 si giunse ad un’alleanza vera e propria tra la Francia e i vari principati della penisola, inclusa Firenze: ciascuno dei coalizzanti avrebbe contribuito con uomini, armi e denaro alla cacciata degli spagnoli dall’Italia, ridando l’indipendenza politica al Ducato di Milano e al regno di Napoli, inoltre vi aderirono anche le repubbliche di Venezia e di Genova oltre alla Firenze medicea. Il cardinale Pompeo Colonna sguinzagliò nella città

pontificia i suoi soldati che la saccheggiarono. Clemente VII, assediato a Roma da Pompeo, fu costretto a chiedere aiuto all’Imperatore (visto che i diecimila svizzeri assoldati non si presentarono) con la promessa di cedere in cambio la propria alleanza ai danni del Re di Francia, rompendo quindi la Lega Santa. Il 22 agosto, il Papa fornì una prova della sua “cecità politica”, sottoscrivendo e abiurandolo subito, un trattato con cui i Colonna cedevano Anagni prima di ritirarsi con calma a Napoli. Questo permise a Moncada e ad altri nobili di entrare ad Anagni e occuparla. Clemente VII, una volta libero di poter decidere per il meglio dello Stato Pontificio, non mantenne il patto stipulato e chiamò in suo aiuto l’unica forza che poteva seriamente difenderlo, proprio il re Francesco I. L’esercito dei confederati, guidato da Francesco Maria della Rovere, permise agli spagnoli di riorganizzarsi e respingere l’attacco nemico. In luglio una rivolta milanese contro le truppe imperiali fallì, costringendo lo Sforza ad una fuga precipitosa, mentre i soldati di papa Clemente VII subivano una dura batosta a Castellina per mano dei Senesi. All’alba del 20 settembre il cardinale Pompeo Colonna tentò un colpo di stato contro il pontefice, entrando a Roma da porta San Giovanni, con 3000 fanti e 800 cavalieri e alcuni pezzi di artiglieria trainati da bufali, sfilando per le vie della città senza colpo ferire verso la popolazione. In testa al “corteo” vi erano gli araldi che assicuravano di avercela solo contro l’odiato Papa, il saccheggio fruttò un bottino di circa 300.000 ducati , questo costrinse il pontefice a concludere una tregua di quattro mesi con l’imperatore. A Napoli il Moncada si era portato come ostaggio Filippo Strozzi, imparentato con i de’ Medici attraverso la moglie Clarice. Nell’autunno 1526 inviò in Italia settentrionale un contingente di 14.000 Lanzichenecchi comandati dal

LA BARBARIE DI QUEI GIORNI

Cesare Marchi, nel suo famoso saggio Grandi peccatori grandi cattedrali fornisce alcuni dettagli sulle violenze commesse dai Lanzichenecchi: cittadini derubati di ogni avere, preti uccisi o col naso mozzato, suore portate nelle case di malaffare o vendute come schiave, bambini gettati dalle finestre da soldati ubriachi, cittadini incatenati o lasciati morire di fame poiché non avevano i soldi per ricomprare la libertà. Un cardinale ammalato fu messo nella bara, portato in chiesa dove gli cantarono la parodia delle esequie, minacciando di seppellirlo vivo se non sborsava un lauto riscatto. Un asino fu vestito da vescovo, portato in chiesa: il prete che si rifiutò fu ucciso sul posto.

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Lanzichenecchi contro confederati: ma la Lega di Cognac si esaurì, lasciando Carlo VI padrone dell’Italia.


IL SACCO DI ROMA - HISTORICA- H&T 7/2018

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capitano generale del Tirolo Georg von Frundsberg, veterano delle campagne contro la Francia, il quale per pagare i suoi uomini aveva “impegnato” i suoi possedimenti. Il capitano era famoso per il suo odio verso la chiesa romana e verso il Papa. Si diceva che portasse con sè un cappio intessuto d’oro con cui avrebbe impiccato il Pontefice: aveva il compito di sconfiggere la coalizione nemica e occupare lo Stato Pontificio. Partito da Trento, con i suoi esperti condottieri, veterani delle guerre precedenti (tra i quali il suo stesso figlio Melchiorre, Konrad von Boyneburg-Bemelberg, Sebastian Schertlin, Corrado Hess e Ludovico Antoni conte di Lodrone) governò all’ estrema disciplina i Lanzichenecchi mercenari arruolati principalmente a Bolzano e Merano. Costoro si misero in marcia il 12 novembre 1526, dirigendosi verso Brescia e Milano; tuttavia, dopo aver percorso difficili strade di montagna ed essere giunti nella valle di Gavardo, le milizie tedesche non riuscirono a superare lo sbarramento delle truppe della Lega, che erano costituite in totale, nel milanese, da circa 35.000 soldati. Frundsberg ritenne impossibile sfondare verso Brescia: quindi, deviò la marcia dei suoi Lanzichenecchi in direzione di Mantova, dove intendeva attraversare il Po. Gli imperiali superarono alcune deboli resistenze a Goito, Lonato e Solferino e quindi raggiunsero Rivalta il 25 novembre 1526. Grazie al tradimento dei Signori di Ferrara e di Mantova sconfissero, nella battaglia di Governolo, le truppe di Giovanni dalle Bande Nere che tentavano di sbarrare loro il passo nei pressi di un ponte sul Mincio; lo stesso condottiero italiano, “ il gran diavolo” che, fra Solferino e Goito, con i suoi 1600 cavalieri e 9000 fanti attaccò il contingente tedesco ben otto volte nella stessa giornata, venne gravemente ferito da un colpo di falconetto e ne morì dopo alcuni giorni per le conseguenze della ferita. In realtà, anche i Lanzichenecchi nonostante la loro avanzata apparentemente inarrestabile, erano in difficoltà a causa dei continui attacchi di disturbo delle “Bande” soprattutto per le gravi carenze di vettovagliamento; marciando nel fango e nel freddo, con scorte di cibo insufficienti, le truppe erano in condizioni deplorevoli e Georg von Frundsberg era seriamente preoccupato. Le truppe imperiali traversarono il Po nel 28 novembre 1526 vicino a Ostiglia e proseguirono l’avanzata. Nei giorni seguenti vennero rinforzati da duecento uomini, condotti da Filiberto di Chalons principe d’Orange e da ben cinquecento archibugieri italiani al comando di Niccolò Gonzaga. Alfonso I d’Este, duca di Ferrara, dopo alcune incertezze si era alleato con Carlo V e fornì alle truppe imperiali esauste i suoi dodici moderni pezzi d’artiglieria e vettovagliamento vario, per poter rinforzare l’esercito lanzichenecco prima della battaglia di Governolo. Mentre a Mantova il marchese Fed-

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erico II Gonzaga, pur formalmente alleato del Papa, rifiutò di prendere parte attiva al conflitto. Raggiunsero il Po con relativa facilità, incoraggiato dall’eccessiva cautela di Francesco Maria della Rovere, il quale applicava la tipica “tattica temporeggiatrice” dell’Italia rinascimentale. Si capisce facilmente perchè gli eserciti della Lega presenti in Italia non furono in grado di fermare le truppe imperiali che il 14 dicembre 1526 attraversarono il Taro e occuparono Fiorenzuola, mentre le forze pontificie guidate da Francesco Guicciardini e Guido Rangone ripiegavano da Parma e Piacenza in direzione di Bologna. A questo punto l’Imperatore dispose l’intervento armato contro lo Stato Pontificio (Roma era governata da Bernardo de’ Rossi) mediante l’invio di un secondo contingente, al comando del duca Carlo III di Borbone-Montpensier, uno dei più grandi condottieri francesi, inviso al re Francesco. Il 14 dicembre da Fiorenzuola il Frundsberg inviò una pressante richiesta di aiuto proprio al Borbone, che si trovava a Milano con le truppe spagnole. Questo fatto rappresentò una svolta drammatica nell’intera vicenda: infatti diede il via al rapido disgregamento disciplinare dell’esercito imperiale, ormai trasformatosi in una vera e propria orda predatrice; malamente stipendiati dall’Imperatore, i Lanzichenecchi si diedero al saccheggio sistematico delle regioni attraversate, lasciandosi dietro una terribile scia di morte, orrore e distruzione. È bene ricordare che questi mercenari erano di per sé assolutamente incontrollabili a causa della loro co stante “fame di denaro” e del loro fanatismo religioso, nato e coadiuvato dalla presenza e dalla predica feroce di falsi santoni che in quel momento storico percorrevano l’arco alpino, fomentando continue rivolte con la promessa di un ef-

Una scena del terribile Sacco di Roma, che ispirò moltissimi artisti dei secoli a seguire. Dipinto del pittore Johannes Lingelbach

fimero ed impossibile benessere materiale, nonché di una estrema libertà morale e sessuale; naturalmente con questi argomenti si accattivavano tutte le classi sociali. Quindi, i Lanzichenecchi sia di fede luterana che quelli influenzati dalle varie correnti dei “protestanti”, vedevano con profondo odio la signoria del Pontefice, vista come una Babilonia decadente e corrotta. A quel punto Carlo di Borbone decise di muovere rapidamente in soccorso con le sue truppe, usando alcuni espedienti dettati dalle esigenze della sua autorità su quella marmaglia, come far pagare un riscatto di 30.000 ducati ai milanesi, convincendo così i soldati ad obbedire ai suoi ordini. Il 30 gennaio 1527 si misero in marcia da Milano: i tercios spagnoli, 6.000 uomini arrivati via mare da Cartagena con Hernando de Alarcón che raggiunsero l’esercito lanzichenecco a Pontenure, vicino a Piacenza, il 7 febbraio 1527. Il 16 marzo 1527 peraltro si verificarono nuove e gravissime manifestazioni di indisciplina e sedizione tra le truppe imperiali a causa delle condizioni di vita estremamente disagiate e soprattutto del mancato versamento del soldo spettante alle truppe; dopo i tumulti incominciati tra i reparti spagnoli, anche i lanzichenecchi tedeschi si unirono alle proteste e il tentativo personale di Frundsberg di sedare la rivolta non ebbe successo. Le milizie invocarono il pagamento del soldo e il condottiero tedesco, mentre parlava alle truppe, ebbe un grave malore. Colpito da ictus, Frundsberg, dopo inutili tentativi di cura, dovette cedere il comando e il 22 marzo venne riportato, ormai infermo, nel suo castello di Mindesheim. Il comando del corpo di spedizione imperiale venne assunto da Carlo di Borbone, che ebbe grande difficoltà a ristabilire la disciplina. Proprio durante i giorni dei tumulti tra le truppe imperiali, giunsero nel campo gli inviati del viceré di Napoli: Carlo di Lannoy per informare Carlo di Borbone che era stata stabilita una tregua con il papa Clemente VII, sulla base di un versamento di sessantamila ducati all’esercito imperiale. Il Papa, estremamente preoccupato per il prospettarsi dell’invasione, aveva deciso di intavolare trattative e rompere la solidarietà tra le potenze della Lega di Cognac. Le notizie di un possibile accordo tra Impero e Papato, tuttavia, provocarono violente proteste tra le truppe imperiali, desiderose di rivalersi delle fatiche della guerra con un devastante saccheggio del territorio nemico. La tregua venne, quindi, respinta e Carlo di Borbone decise autonomamente di riprendere l’avanzata, dopo aver comunicato al viceré che: “egli non poteva opporsi al volere delle truppe”.Il 7 marzo l’esercito imperiale riunito, ulteriormente rafforzato dall’arrivo di contingenti di truppe italiane filo-imperiali, arrivò a San Giovanni, in territorio bolognese. Superata Forlì, dove circa 500 di loro ebbero la peggio in una scaramuccia con le truppe di Michele Antonio di Saluzzo, oltrepassarono l’Appennino e si portarono ad Arezzo, seguendo, quindi, la via Romea Germanica. Il nuovo comandante partì da lì il 20 aprile 1527, alla testa di

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In alto, Francesco Maria della Rovere, comandante in capo dell’esercito veneziano. Sotto, Giovanni dalle Bande Nere, comandante delle truppe pontificie.


IL SACCO DI ROMA - HISTORICA- H&T 7/2018

H&T 7/2018 - HISTORICA- IL SACCO DI ROMA

35.000 soldati spagnoli, tedeschi e italiani, ai quali si erano affiancati valenti capitani di ventura come Giovanni di Urbino, il Vergara, il Catinaro, il conte di Giara, Fabrizio Maramaldo, il conte di Cajazzo, Federico Carafa e il marchese di Vasto. Le truppe a difesa di Roma erano poco numerose (non più di cinquemila), ma avevano dalla loro parte le solide mura e l’artiglieria, di cui gli assedianti erano sprovvisti. Risultava chiaro che il Borbone doveva prendere la città in fretta, per evitare di essere intrappolato, a sua volta, dall’esercito della Lega. Lo sviluppo del conflitto volse presto a favore di Carlo V, le cui forze finirono con l’affacciarsi alle porte dell’Urbe: nella città eterna il napoletano Ettore Fieramosca si era assunto l’onere delle trattative con il Papa per scongiurare il disastro. Ma mentre gli imperiali scendevano, furono attaccati dal Trivulzio con un contingente delle Bande Nere, infliggendo loro una tremenda sconfitta e la perdita della paga. Così i Lanzichenecchi prima devastarono le campagne, poi marciarono su Roma, devastandola. Il Sacco di Roma del 1527 ebbe, nell’immaginario dell’epoca, il valore di uno shock, fu vissuto come uno stupro: esso segnava la fine di un’epoca, quella del Rinascimento; il tragico evento, caratterizzato dalla brutalità e dalla violenza incontrollata dei Lanzichenecchi, segnò un momento cruciale delle lunghe guerre per il predominio in Europa tra il Sacro Romano Impero e il Regno di Francia, alleato con lo Stato della Chiesa. In quanto la devastazione e l’occupazione della città di Roma sembrarono confermare simbolicamente il declino dell’Italia, in balia degli eserciti stranieri, e l’umiliazione della Chiesa cattolica impegnata a contrastare anche il movimento della Riforma luterana sviluppatosi in Germania. La mattina del 6 maggio 1527, dal suo quartiere generale nel convento di Sant’ Onofrio sul Gianicolo, il capitano generale Borbone decretò l’inizio degli assalti alla città tra il Gianicolo e il Vaticano. Uno dei punti più deboli della cerchia muraria, la porta del Torrione detta anche del Tritone, oggi Cavalleggeri, venne affidata al conte Andrea Zanotto appena giunto da Bratislava, il quale giunse a tappe forzate con la sua torma , Lucantonio Tomassoni e circa mille dei veterani delle Bande Nere, sopravvissuti alla morte prematura morte del loro comandante: Giovanni de’ Medici, aveva sfondato il “cerchio di ferro”, dove era “più debole”, nei pressi di Viterbo, tenuta per ordine papale dai Cavalieri di Rodi, che avevano scongiurato il saccheggio con un forte vettovagliamento. La riserva cittadina era guidata da Camillo Orsini, con la “crema” della nobiltà romana(i Savelli, gli Orsini, i Tebaldi, i Santacroce, i Farnese) e duecento cavalieri, ciascuno con mille fanti. Le milizie romane, non essendo veterani, cedettero quasi subito, ma il vecchio cardinale Pucci, che cavalcava senza sosta da un settore all’altro, con i suoi “discorsi di fuoco” infiammò nuovamente i soldati, che resistettero ad oltranza. Durante uno di questi assalti, alla Porta del Torrione, mentre dava la scalata alle mura, il Borbone fu colpito a morte da una palla d’archibugio, che sembra sia stata sparata da Benvenuto Cellini; ricoverato nella chiesa di Sant’Onofrio, il Borbone morì nel pomeriggio. Questo evento, invece di fiaccare l’assalto come pensavano i difensori,

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Qui sopra il Giudizio Universale, commissionato a Michelangelo Buonarroti da Clemente VII, eseguito tra il 1535 e il 1541, mostra l’influenza di eventi tragici come il Sacco di Roma. Rispetto allo stile passato del Buonarroti, rispecchia una visione caotica e angosciata della vita, che investe tanto i dannati quanto i beati, nella totale mancanza di certezze: un’opera che rispecchia la deriva e le insicurezze della nuova epoca.

portò invece “nuova linfa”, moltiplicando gli sforzi degli assalitori. Il comando passò al successore del Borbone, il principe d’Orange. Mentre le truppe spagnole assaltavano le mura romane, comprese Porta Torrione e Porta Fornaci, i lanzichenecchi, guidati dal luogotenente di Frundsberg, il condottiero Konrad von Boyneburg-Bemelberg, iniziarono la scalata ai bastioni compresi tra Porta Torrione e Porta Santo Spirito. I tedeschi riuscirono, dopo strenui sforzi, a superare il muro di cinta nel settore di Porta Santo Spirito; i capitani Nicola Seidenstuecker e Michele Hartmann raggiunsero con i loro uomini gli spalti, conquistarono i cannoni e costrinsero alla fuga i difensori. Mentre i Lanzichenecchi tedeschi moltiplicavano le energie per ampliare la breccia e valicare in massa le mura a Porta San Pietro, un reparto di soldati spagnoli riuscì ad individuare una piccola finestra, malamente mimetizzata da una cantina del palazzo Armellini sito a ridosso delle mura. Una via apparentemente indifesa. Attraverso questa finestra gli spagnoli imboccarono uno stretto cunicolo che li condusse all’interno del palazzo Armellini, dove non incontrarono alcuna resistenza. In segreto i soldati ritornarono indietro e ampliarono l’apertura attraverso cui le truppe poterono riversarsi, invadere il quartiere e avanzare verso San Pietro. Contemporaneamente i Lanzichenecchi tedeschi, coperti dal fuoco dei falconetti, conquistarono gran parte delle mura e, mentre le truppe pontificie ripiegavano in rotta, si diressero a loro volta verso la basilica, avanzando sulla destra degli spagnoli. Il successo dello sfondamento accrebbe l’impeto degli assalitori, che, a prezzo di gravi perdite, riuscirono ad entrare nel quartiere del Borgo. Dopo un momento di esitazione, i mercenari spagnoli sfondarono la Porta del Torrione, mentre i lanzichenecchi invadevano Borgo Santo Spirito e San Pietro. La Guardia Svizzera Pontificia, compatta ai piedi dell’obelisco che allora si trovava vicino al Campo Santo Teutonico, e le poche truppe romane, tra cui lo Zanotto e una trentina dei suoi cechi, resistettero disperatamente. Il comandante degli svizzeri Kaspar Roist, ferito, venne trucidato dagli spagnoli a casa sua sotto gli occhi della moglie Elisabeth Klingler. Della guardia papale si salvarono solo in quarantadue, cioè quelli che all’ultimo momento, al comando di Hercules Goldli, avevano accompagnato Papa Clemente VII sul camminamento murario segreto, fin nel suo rifugio di Castel Sant’Angelo. Il resto cadde gloriosamente, massacrato, assieme a più diduecento fuggiaschi, sui gradini dell’altare maggiore di San Pietro. La salvezza di Clemente VII e dei suoi uomini fu

resa possibile dal “Passetto”, un corridoio segreto costruito da Alessandro VI sul muro che collegava il Vaticano e il Castel Sant’Angelo. Attraverso Ponte Sisto, lanzichenecchi e spagnoli si riversarono sulla città, e per otto giorni diedero libero sfogo a ogni sopruso, ruberia, sacrilegio e massacro; furono manomesse perfino le tombe dei Papi, compresa quella di Giulio II, per rubare quanto vi fosse dentro: la stima approssimativa dei cadaveri era di dodicimila e il bottino razziato sui dieci milioni di ducati. Il disordine e l’anarchia raggiunsero il parossismo davanti a Castel Sant’Angelo, quando sotto gli occhi del Papa, fu imbastita una parodia di processione religiosa, con la quale si chiedeva che Clemente cedesse a Lutero vele e remi della «Navicella» di Pietro. Allora la soldataglia gridò: “Vivat Lutherus pontifex” e per sfregio, il nome di Lutero fu inciso con la punta d’una daga sull’affresco «La Disputa del Santissimo Sacramento» nelle Stanze di Raffaello, mentre un altro graffito inneggiava a Carlo V imperatore. Conciso ed esatto fu il doloroso giudizio emesso dal priore dei canonici di Sant’Agostino: “Mali fuere Germani, pejores itali, Hispani vero pessimi” - I tedeschi furono cattivi, peggiori gli italiani, pessimi gli spagnoli: oltre al danno irreparabile della distruzione di reliquie, con il Sacco di Roma è andato perduto anche un tesoro d’arte inestimabile, ossia la maggior parte dell’oreficeria artigiana religiosa. Il contingente più numeroso dell’esercito imperiale era costituito dai seimila soldati spagnoli agli ordini di Carlo di Asburgo. Ad essi si aggiungevano le fanterie italiane di Fabrizio Maramaldo, di Sciarra Colonna e di Luigi Gonzaga “Rodomonte”; molti cavalieri si erano posti sotto il comando di Ferrante I Gonzaga (questo permise alla madre Isabella di salvare il suo palazzo e di ospitare 3000 persone tra cui gli ambasciatori di Venezia e Mantova Domenico Venier e Francesco Gonzaga) con il beneplacito del principe d’O-range Filiberto di Chalons; inoltre si erano accodati anche molti disertori della lega, i soldati licenziati dal Papa e numerosi banditi attratti dalla speranza di rapine. Il capitano pontificio GuiLa guardia svizzera pontificia. Sullo sfondo, Castel Sant’Angelo, ultimo baluardo inespugnato.

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IL SACCO DI ROMA - HISTORICA- H&T 7/2018

H&T 7/2018 - HISTORICA- IL SACCO DI ROMA

do II Rangone si spinse fino al Ponte Salario con una schiera di cavalli e di archibugieri: ma poi, vista la situazione, si ritirò a Otricoli. Francesco Maria della Rovere, che si era unito alle truppe del marchese di Saluzzo, si accampò a Monterosi in attesa di novità. Dopo tre giorni il principe d’Orange ordinò che si cessasse il saccheggio; ma i Lanzichenecchi non ubbidirono subito e Roma continuò a essere violata finché vi rimase qualcosa di cui impossessarsi. Tutti gli oggetti preziosi: vestiti ricamati d’oro, sete, velluti, drappi di lino e di lana, anelli, gioielli e perle, disposti in sacchi aperti, venivano portati e accatastati in Campo dei Fiori, su bancherelle e grossi teloni, per essere venduti. Appena terminata la merce si saccheggiava di nuovo e lo “spettacolo” riprendeva, case e palazzi venivano venduti e ricomprati diverse volte. Lo stesso avvenne per i vescovi e cardinali prima di venire uccisi. A quei tempi i soldati venivano pagati ogni cinque giorni, cioè per “cinquine”. Quando però il comandante delle truppe non disponeva di denaro sufficiente per la retribuzione delle soldatesche, autorizzava il cosiddetto “sacco” della città, che non durava più di una giornata. Il tempo sufficiente, cioè, affinché la truppa si rifacesse della mancata retribuzione. Nel caso specifico, i lanzichenecchi non solo erano rimasti senza paga, ma erano rimasti anche senza il comandante. Perciò furono devastati tutti i palazzi dei prelati e dei nobili (come gli esponenti della famiglia Massimo: il proprietario Domenico venne brutalmente assassinato davanti alle figlie che vennero violentate per giorni), ad eccezione di quelli fedeli all’imperatore. La popolazione fu sottoposta ad ogni tipo di violenza e di angheria. Le strade erano disseminate di cadaveri e percorse da bande di soldati ubriachi che si trascinavano dietro donne di ogni condizione, da saccheggiatori che trasportavano oggetti rapinati: i cittadini romani furono massacrati; principi, cardinali, mercanti furono torturati dai Lanzichenecchi perché rivelassero dove avevano nascosto le proprie ricchezze, spesso gettate nelle fognature con la speranza di recuperarle in un secondo tempo. Molti dei sacerdoti furono messi alla gogna, alcuni vennero vestiti “da donne” e violentati, altri costretti ad assecondare le pantomime dei tedeschi ubriachi, che si divertivano a cavalcare asini bardati con paramenti sacri: la maggior parte morirono per le mutilazioni subite; le monache e le suore, come quelle di Santa Rufina, cercarono di difendersi con acqua bollente e falci ma, come quelle di Santa Maria in Campomarzio, di San Silvestro e Montecitorio, finirono per piegarsi ai soprusi della soldataglia, furono violentate in tutti “i modi possibili” così come le donne e le bambine nelle loro case. La Biblioteca Vaticana si salvò perché l’Orange ne fece la sua sede. Le chiese vennero devastate e molte opere d’arte distrutte, il piombo delle vetrate spaccate venne fuso per confezionare palle da falconetto, molti quadri vennero bruciati per scaldarsi: “Sentivansi i gridi e urla miserabili delle donne romane e delle monache, condotte a torme da’ soldati per saziare la loro libidine, neanche i sassi ebbero la pietà […]. Udivansi per tutto infiniti lamenti di quegli che erano miserabilmente tormentati, parte per astrignerli a fare la taglia parte per manifestare le robe ascoste. Tutte le cose sacre, i sacramenti e le reliquie de’ santi, delle quali erano piene tutte le chiese, spogliate de’ loro ornamenti, erano gittate per terra; aggiungendovi la barbarie tedesca infiniti vilipendi” (Francesco Guicciardini, Storia d’Italia, Libro XVIII, cap. VIII, righi 74-82). Alcune famiglie romane, dalla parte dei lanzichenecchi, riuscirono a salvare i loro beni. Tra queste, oltre ai Colonna, la famiglia Farnese. Infatti mentre uno dei figli di Alessandro Farnese (il successivo papa Paolo III), Ranuccio Farnese, era schierato con il papa Clemente VII, l’altro figlio Pier Luigi Farnese era comandante tra i Lanzichenecchi. En-

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In alto: il papa Clemente VII che si salvò dall’ arresto durante il Sacco di Roma solo perchè si rifugiò tra le mura di Castel S. Angelo. Sotto, il Re di Spagna Carlo V qualche anno dopo, nel 1532.

trando in Roma, Pier Luigi si acquartierò a palazzo Farnese, salvando così i beni della famiglia. Allo stesso modo Pompeo Colonna approfittò dell’occasione per scatenare nuovamente i suoi seguaci contro i nobili fedeli al Papa, contribuendo alla distruzione generale della città. Carlo V, che era un cattolico fervente, non fece nulla per far cessare il saccheggio: con il risultato Lanzichenecchi rimasero a Roma nove mesi, durante i quali il Papa si salvò solo asserragliandosi nella fortezza di Castel Sant’Angelo con la sua corte di prelati, cardinali, burocrati, diplomatici, servi, artisti, scortati dalla Guardia Svizzera. Dopo aver visto morire di stenti i suoi fidi, come il camerario Armellini e Ercole Rangone, il 5 giugno 1528, privo di viveri e senza alcuna speranza di aiuto, specialmente a causa della promessa non mantenuta di Alessandro Farnese di perorare la liberazione di Roma presso l’Imperatore, Clemente VII capitolò e si consegnò prigioniero all’Imperatore. Quest’ultimo, dopo la figuraccia rimediata presso l’intera Europa cristiana, trattò con rispetto lo stanco Pontefice, negoziando un lento ritiro delle proprie forze. Gli ultimi Lanzichenecchi lasciarono Roma nel febbraio 1528, lasciando in eredità, oltre alle rovine, anche la peste. Alla fine i Lanzichenecchi si ritirarono solo perché la Chiesa pagò un altissimo riscatto in oro e preziosi. Oltretutto restare era diventato impossibile: infatti la città era rimasta senza viveri, le strade erano piene di cadaveri insepolti, l’acqua mancava perché tutte le fontane erano state distrutte o riempite di cadaveri in putrefazione, le epidemie falciavano sia le vittime sia i loro carnefici, il “cibo”, se così lo si poteva ancora definire, era costituito da topi (cani e gatti erano già terminati) e dal cuoio delle cinture bollito. Allora, ambasciatore pontificio presso l’esercito dei confederati era Francesco Guicciardini, che descrisse più tardi un vivido ritratto della catastrofe romana nella sua celebre Storia d’Italia: in essa egli diede aperto sfogo alla sua amarezza nei confronti dei principati italiani, incapaci di difendere l’urbe capitolina dalla “barbarie tedesca”. In effetti gli alleati avevano fatto ben poco per proteggere il Pontefice, rimpallandosi poi tra loro la responsabilità dell’accaduto; la Lega di Cognac si esaurì ingloriosamente qualche anno dopo, lasciando Carlo V padrone quasi assoluto dell’Italia. Il sacco del 1527 rappresentò la fine dello splendido Rinascimento romano iniziato da papa Giulio II. Dopo la tragedia, infatti, la riorganizzazione artistica della città perse molta della sua forza originale; la stessa fabbrica di San Pietro rimase ferma per quasi un decennio, per poi riprendere lentamente sotto il piglio austero di Paolo III. Una grande epoca storica si era tristemente conclusa. Il 26 novembre si conclusero i negoziati, Clemente VII accettò le pesanti condizioni: abbandono delle fortezze di Ostia, Civitavecchia e Civita Castellana, la cessione delle città di Modena, Parma, Piacenza e Forlì, indire un Concilio, il pagamento

di quattrocentomila ducati, inoltre a garanzia dovette consegnare come statichi (ostaggi) Giovanni Maria del Monte (futuro papa Giulio III) arcivescovo Sipontino; Onofrio Bartolini arcivescovo di Pisa; Antonio Pucci vescovo di Pistoia: Gian Matteo Giberti vescovo di Verona. La guarnigione papale fu sostituita con quattro compagnie di tedeschi e spagnoli; alla soppressa Guardia Svizzera Pontificia poi subentrarono duecento lanzichenecchi. Il Papa ottenne che gli svizzeri sopravvissuti fossero inclusi nella nuova Guardia, ma di essi solo dodici accettarono, tra cui Hans Gutenberg di Coira e Albert Rosin di Zurigo; gli altri non vollero avere niente a che fare con gli odiati lanzichenecchi. La resa del Papa era però uno stratagemma per uscire da Castel Sant’Angelo e, grazie agli accordi segretamente presi, fuggire dalla città eterna alla prima occasione. Il 7 dicembre una trentina di cavalieri “coperti” da un forte reparto di archibugieri agli ordini di Luigi Gonzaga “Rodomonte”, guidati dallo Zanotto, “nascosto” tra le file dallo stesso Gonzaga, assaltarono il palazzo liberando Clemente VII che venne travestito da ortolano per superare le mura della città, poi, scortato fino a Orvieto. Avendo saccheggiato il saccheggiabile e perduta la possibilità di ottenere il riscatto, nonché decimati dalla peste e dalle continue diserzioni (assimilati nella popolazione), gli Imperiali si ritirarono da Roma tra il 16 ed il 18 febbraio 1528. Al tempo del “Sacco”, la città di Roma contava, secondo il censimento pontificio realizzato tra la fine del 1526 e l’inizio del 1527, 55.035 abitanti, prevalentemente composti da colonie provenienti da varie città italiane, a maggioranza fiorentina. Una tale esigua popolazione era difesa da circa 5.000 uomini in armi(tra milizia effettiva e mercenari giunti in aiuto all’ultimo momento) e dai 189 mercenari svizzeri che formavano la guardia del pontefice. Le secolari carenze manutentive all’antica rete fognaria avevano trasformato Roma in una città insalubre, infestata dalla malaria. L’improvviso affollamento causato dalle decine di migliaia di lanzichenecchi aggravò pesantemente la situazione igienica, favorendo oltre misura il diffondersi di malattie contagiose che decimarono tanto la popolazione, quanto gli occupanti. Alla fine di quell’anno tremendo, la cittadinanza di Roma fu ridotta quasi alla metà (30.000 abitanti circa), i morti furono circa 20.000 causati dalle violenze o dalle malattie. Qui a fianco, soldati Lanzichenecchi in parata (1532).

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Kingdoms &Middle East- H&T 7(2018

H&T 7/2018- Libri & Co

Guida al Gran Priorato SMOM di Venezia Santi di casa Savoia Massimo Colabucci

FRAMMENTI DI STORIA MELITENSE DEL GRAN PRIORATO DI LOMBARDIA E VENEZIA E DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA Un piccolo, prezioso volume, che permette di apprezzare al massimo della visita alla sede di Venezia del Gran Priorato, che si può effettuare nella giornata di sabato. Ricco di fotografie e dettagli ricavati dall’archivio del Priorato, grazie al lavoro paziente di ricerca di Massimo Colabucci. Si narrano le origini della bellissima sede del Priorato, che confina con la Scuola Dalmata, la successione storica dei Gran Priori in Venezia, la permanenza a Cipro nel 1291, il principato ecclesiastico oligarchico di Rodi, la permanenza a Malta. Con una breve storia dell’Ordine di Malta e la successione dei Gran Maestri e dei Luogotenenti.

Giuseppe Costanzo SANTI, BEATI E VENERABILI DI CASA SAVOIA

“Tota pulchra es, amIca mea, et macula originalis non est in te”. Non è una frase di San Tommaso o Sant’Alberto Magno nè Sant’Alfonso. A pronunciarla è San Girolamo Carmelo di Savoia, una delle figure di santità riconosciute dalla Chiesa Cattolica. Sono incluse, in questa guida scritta dal giovanissimo Giuseppe Costanzo, anche le persone entrate nel Casato a seguito di matrimoni. Un problema a parte si pone per la Principessa Maria Clotilde di Savoia-Bonaparte sulla cui beatificazione si hanno informazioni contrastanti. La beatificazione più recente è quella della Principessa Maria Cristina di Savoia, citata dal Cardinal Crescenzio Sepe il 25 gennaio 2014 prreso la Basilica di Santa Chiara di Napoli. Nella prossima edizione potrebbe essere incluso anche il nome della regina e imperatrice Elena del Montenegro, di cui è ora in corso il processo canonico.

MEDAGLIE E SEGNI D’ONORE DI TOSCANA

La casa editrice Orsini De Marzo continua nella sua politica di ristampa di opere di studio, fondamentali per l’approfondimento della disciplina araldica. Tra i titoli più recenti, la riproposta della rara Descrizione storica degli ordini cavallereschi. Medaglie e segni d’onore vera bibbia sull’argomento per gli iconografi. Ultimo titolo, invece, inserito nella collana dedicata alla Toscana Araldica, è la ristampa di un caposaldo degli studi araldici moderni d’Oltralpe, l’introvabile prima parte del repertorio dato alle stampe a Parigi nel 1991 da Michel Popoff (Répertoire d’héraldique italienne, I, Florence. 1302-1700, 340 pp., ill. colore, e 70,00). L’opera elenca una serie di armoriali fiorentini dal XIV al XVIII secolo e costituisce evidentemente una fonte fondamentale per lo studio delle armi fiorentine tra Repubblica e Principato.

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La svolta di Bin Salman A sinistra, il principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed Bin Salman, portatore di una religione moderata e pacifica. Al centro, donna araba alla guida. A fianco, sfilata Balestra alla Arab fashion week.

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torico incontro nei giorni scorsi in Arabia Saudita tra il Cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e S.A.R Re Salman bin Abdulaziz Al Saud, nel palazzo Al Yamamah a Riad. È la prima volta che un sovrano saudita incontra un’autorità cattolica di alto livello. Durante l’udienza - informa Arab News - è stato sottolineato l’importante ruolo dei credenti e delle culture per estirpare la violenza, l’estremismo, il terrorismo e raggiungere una condizione di stabilità in tutto il mondo. Gli occhi del mondo sono puntati da tempo sull’Arabia, non solo perchè un misterioso twitterista che si fa chiamare Mujtahidd spiffera in anticipo le decisioni prese dai monarchi wahabiti. Ma perchè il principe ereditario Mohammed Bin Salman ha più volte ribadito la sua volontà di “promuovere il vero Islam, una religione moderata e pacifica”. Il 32enne alto esponente della casa reale dei Saud, descritto da più parti come il capo di fatto della leadership della monarchia del Golfo, ha dato un altro calcio retorico all’idea che l’Arabia Saudita sia un paese governato da oscurantismo e radicalismo. Questa impronta pacifica e moderna non piace a tutte le fazioni: sarebbe stato proprio un attentato a lui quello sventato di recente, che ha portato uomini armati di mitragliatore e drone a pochi passi dalle sue stanze. Bin Salman è stato nominato principe ereditario lo scorso giugno dall’81enne re Salman. In una conferenza pubblica a Riad dedicata agli investimenti in Arabia Saudita e a cui partecipano imprenditori e investitori di calibro mondiale, il giovane sovrano in pectore ha ribadito i principi del suo “percorso di riforma” pubblicizzato come “Visione 2030”. La nuova leadership saudita, del tutto ostile alla corona di Giordania che appoggia quella del Qatar, sta avviando una serie di riforme senza precedenti sul piano economico, sociale e delle relazioni con le altre fedi. Particolare scalpore aveva l’annuncio nel novembre 2017 fatto dal principe ereditario Mohammed Bin Salman di voler ripristinare un Islam “moderato e aperto” per distruggere i portatori di “idee estremiste”. Nel suo discorso, Mohammed bin Salman aveva affermato: “La nostra gioventù è la nostra ricchezza. Se ricevono una guida adeguata, creeranno un mondo eccellente sulla nostra terra. I nostri giovani sono ambiziosi”. La chiave riformatrice si trova nell’emancipazione del regno dalle risorse petrolifere. Il greggio ha fatto la fortuna dell’Arabia Saudita ma le riserve nel paese non dureranno a lungo. Bin Salman ha ribadito che è pronto un piano di investimenti in energia alternativa, per rafforzare l’economia non petrolifera investendo nell’industria militare e nelle nuove tecnologie. L’Arabia Saudita ha di recente firmato accordi commerciali, militari ed energetici plurimiliardari sia con la Russia che con gli Stati Uniti. L’ erede alla corona ha annunciato un piano di investimenti per un valore di 500 miliardi di dollari per la costruzione ex novo di una città sul Mar Rosso, a sud del confine con Giordania ed Egitto, interamente isolata dall’ecosistema desertico ma inserita sotto una cupola che la dovrebbe proteggere dalle forti temperature. Il progetto si chiama Neom e prevede tra l’altro l’edificazione della città alimentata esclusivamente con energia alternativa. Ma più dell’avveniristica città, negli ultimi mesi le autorità di Riad hanno attirato l’attenzione annunciando da giugno 2018 la liberalizzazione alle donne della guida di auto private. Una decisione definita “storica” da alcune organizzazioni locali e internazionali per la difesa dei diritti umani. In Arabia Saudita rimane però in vigore il “regime di garanzia”, secondo cui le donne possono ottenere diritti pari a quelli degli uomini solo col permesso del “garante”, sia esso il marito, il padre o il più prossimo parente maschile. Infine un’altra grande rivoluzione: si è svolta a Riyadh la “Fashion Week” un evento internazionale pari per livello organizzativo alle sfilate parigine o milanesi, che si svolgeva solo a Dubai, la capitale della moda nella regione del Golfo Persico, dove si terrà a metà maggio. A Riyadh ha esordito in una versione interdetta ai fotografi. E riservata a un pubblico di sole donne. Alcuni grandi nomi europei, come Jean Paul Gaultier e Roberto Cavalli, affiancano stiliste locali, come la saudita Arwa Al Banawi, che ha presenta una collezione intitolata “The Suitable Woman” (“La brava moglie”) e Mashael Alrajhi. “C’è sempre stato un interesse per la moda in Arabia”, ha detto all’agenzia AFP la principessa Noura Bint Faisal Al-Saud, presidentessa onoraria dell’evento, organizzato al Ritz-Carlton di Riyadh alla presenza di molti designer, influencer, addetti ai lavori, dirigenti e manager del settore della moda. “Il nostro consiglio della moda (l’Arab Fashion Council) sta portando l’industria della moda in Arabia Saudita a un livello inedito”.

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H&T 7/2018 - HERITAGE - Pink Power in Casa Borbone Spagna

PINK POWER IN CASA BORBONE SPAGNA

Qui sopra, la famiglia Reale di Spagna sotto i riflettori della stampa rosa, tra cui la regina Letizia consorte di Felipe VI, la Principessa delle Asturie Leonor (a sinistra), che diverrà regina. A fianco la sorellina Sofia e la regina emerita di Spagna Doña Sofia di Grecia, consorte del Re Emerito Juan Carlos.

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iflettori accesi a Madrid sulle donne reali, di tutti i ranghi e di tutte le generazioni, in un momento in cui la monarchia spagnola è nell’occhio del ciclone per la questione Catalana.

guadagnandosi il rispetto e l’affetto degli spagnoli. Vivendo però piuttosto isolata, con pochissime amiche: con lei, nei momenti più bui, c’è stata solo l’amata sorella Irene. A Felipe ha saputo trasmettere l’attenzione per i deboli e l’ amore per gli animali. Dal 2003 si è posta al fianco di Letizia Ortiz per facilitare il suo ingresso nella famiglia Reale e si è distinta per il suo affetto verso le nipotine. Dopo il 2012, i problemi di salute e la caduta di popolarità hanno costretto suo marito, il Re Juan Carlos, a decidere l’abdicazione, avvenuta il 18 giugno 2014. Doña Sofia, divenuta Regina Emerita, è oggi più libera e indipendente. Viaggia di più ma ha ridotto le sue apparizioni pubbliche perchè l’agenda ufficiale del Palazzo Reale, la Zarzuela, dà più spazio ai nuovi monarchi. Le sue apparizioni sono però sempre molto seguite e apprezzate dai media. Sofia viaggia spesso tra Londra e la Grecia dove vive ancora la sua famiglia di origine, in particolare suo fratello, l’ex re Costantino. Quest’anno sarà un po’ più in Spagna per seguire le solenni

SOFIA, REGINA EMERITA DI SPAGNA Classe 1938, nel 1962 arrivò dalla Grecia con la sua figura minuta, il sorriso dolce e la volontà di ferro, per dedicarsi anima e corpo alla fiera nazione iberica. Ha vissuto mezzo secolo in silenzio per garantire la successione al trono all’amatissimo figlio Felipe, accollandosi il peso di un consorte a dir poco irrequieto. La regina Victoria Eugenia le disse, prima delle nozze: “ Gli spagnoli sono pessimi mariti e i Borbone sono pure peggio”. Dietro la sua eleganza atemporale e il suo sorriso dolce ed enigmatico, in nome dell’unione familiare, la Regina Sofia ha saputo sopportare tutto il sopportabile. E’ stata una consorte ammirata e impeccabile, ha interpretato il suo ruolo con dignità e onestà, seguendo i tre figli,

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Pink Power in Casa Borbone Spagna - HERITAGE- H&T 7/2018

celebrazioni per gli 80 anni di suo marito, che si sono aperte all’inizio di marzo con la cerimonia all’Accademia Reale di Storia, davanti a un grande ritratto del fondatore della dinastia Filippo V. LETIZIA, REGINA CONSORTE DI SPAGNA E’ l’incarnazione perfetta dell’indipendenza e del Terzo Millennio, che ha messo al centro la donna. Dopo il matrimonio con Felipe VI, ha saputo preservare la sua identità. E, anche di fronte ai cali di popolarità che in questi anni hanno investito la corte spagnola, sorride e va avanti con costanza e tenacia. Due armi preziose, queste, per affiancare Felipe, alla guida una monarchia recente e anche un po’ fragile, minata dagli scandali per tutto il XX secolo. Nata Ortiz Rocasolano, figlia di un giornalista e divorziata da un professore universitario, la Regina consorte Doña Letizia ha conquistato l’erede al trono di Spagna con la sua dedizione e la sua grande capacità di sopportare la pressione mediatica. Giornalista economica, volto notissimo del notiziario serale, collaborò con network internazionali come Bloomberg e CNN prima di entrare nell’emittente pubblica spagnola TVE. Dimessasi da ogni incarico professionale in occasione del fidanzamento a fine 2003, fa parte della famiglia reale di Spagna dal 22 maggio 2004, giorno del matrimonio con l’allora Principe ereditario. Interpretare il ruolo della moglie di un Principe divenuto Re non è mai stato facile. Per lei ora per è il momento di vivere la contemporaneità e, dopo l’abdicazione dei suoceri, di ‘marcare il territorio’. Sopportata con regale diffidenza dal Re emerito Juan Carlos e sottoposta al continuo esame della Regina emerita, la Regina Letizia non può contare sull’appoggio delle Infante, le Altezze Reali Elena e Cristina di Borbone, ed è esposta ogni giorno agli elogi o alle critiche della Corte. A differenza della suocera, tiene molto alla sua immagine personale: veste uno stile più

fashion delle altre regine europee, indossa volentieri le creazioni dei nuovi stilisti madrileni e non è disposta a rinunciare ad una vita privata felice. Ogni tanto insiste per una serata col marito al cinema o al ristorante, segue lezioni di zumba, porta personalmente le figlie a scuola e ai concerti. E non rinuncia alle sue serate con le amiche, le compagne di università di un tempo: le vede almeno una volta al mese, lasciando a casa le figlie, il marito e il trono. Il suo incarico più importante ora è quello di affiancare ovunque il Re e di preparare al trono la figlia Leonor, regina e Capo dello Stato di Spagna. Con gli anniversari ricorrenti quest’anno, i suoi impegni pubblici sono dunque raddoppiati e la sua preoccupazione per l’immagine dei membri chiave del suo nucleo familiare è salita alle stelle. LEONOR, PRINCIPESSA DELLE ASTURIE Sua Altezza Reale Doña Leonor de Todos los Santos de Borbón y Ortiz, Principessa delle Asturie, Principessa di Viana, Principessa di Girona, Duchessa di Montblanc, Contessa di Cervera, Signora di Balaguer, è la prima figlia di Filippo VI di Spagna e di sua moglie, la regina consorte Letizia. Come successe al padre nel 1968, è stata battezzata con l’acqua proveniente dalle rive del fiume Giordano. Juan Carlos I di Spagna e Sofia di Grecia, i suoi nonni, sono anche il padrino e la madrina della futura Regina di Spagna. Leonor ha cominciato il suo primo anno di scuola il 15 settembre 2008 all’ istituto Santa María de los Rosales a Aravaca, a Madrid, la stessa scuola dove ha studiato anche suo padre. Parla fluentemente inglese, spagnolo e prende lezioni di cinese mandarino. Con l’abdicazione di suo nonno Juan Carlos I il 2 giugno 2014, in base alla Costituzione spagnola del 1978, anche se i suoi genitori avessero un altro discendente di sesso maschile, Leonor sarà erede al trono e succederà a suo padre Felipe VI. Farà dunque parte della nuova generazione di principesse che A destra e a sinistra i sovrani di Spagna. Al centro la futura regina Leonor che, come suo padre, completerà i suoi studi all’estero e dovrà ricevere un’educazione militare: da regina sarà anche capo supremo delle forze armate. In Spagna ci sono poche donne designate a ruoli di comando a questo livello.

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H&T 7/2018 - HERITAGE - Pink Power in Casa Borbone Spag-

Pink Power in Casa Borbone Spagna - HERITAGE-H&T 7/2018

diventeranno regine nell’ Europa del Terzo Millennio. Sono in tutto cinque: Vittoria di Svezia, Ingrid Alexandra di Norvegia, Elisabetta del Belgio e Caterina Amalia di Orange-Nassau. Quando Leonor ascenderà al trono, diventerà il primo sovrano di sesso femminile di Spagna dopo Isabella II, che regnò dal 1833 al 1868. Il grande impegno futuro è già stato prospettato alla giovanissima Principessa delle Asturie, fino a poco tempo fa ignorata dai rotocalchi e fotografata solo vicino ai genitori e alla sorella Sofia. Nell’ottobre scorso, nel giorno del suo dodicesimo compleanno, è stato diffuso ai media un suo ritratto ufficiale. Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, suo padre Felipe VI l’ha insignita del più alto riconoscimento della monarchia dei Borboni, come fu per lui nel 1981, il Toson d’Oro. «Ti ricorderà gli obblighi imposti dal tuo ruolo. Ogni tuo atto dovrà essere guidato dal più elevato senso di dignità ed esemplarità, onestà ed integrità, da un senso di rinuncia e sacrifico e dalla devozione illimitata al tuo Paese e al tuo popolo», ha aggiunto Felipe VI, senza nascondere un po’ di comprensibile commozione. A festeggiare Leonor, nella sala delle colonne del Palazzo Reale di Madrid, circa ottanta persone, dalla madre Letizia, splendida in rosso in omaggio al Collare, alla sorella minore Sofia, ai nonni, i sovrani emeriti Sofia e Juan Carlos. Dopo aver ricevuto il Toison d’oro, la futura regina è al centro dell’attenzione dei media e della vita della corte. Tutto intorno a lei ormai è concepito per prepararla al suo grande futuro.

I Borbone di Spagna, ramo dei Borbone discendente da Filippo V di Spagna, costituiscono l’attuale casa reale del Regno di Spagna e regnano da più di 300 anni sul paese iberico, seppure con tre parentesi: (1808-13, occupazione napoleonica, con Giuseppe Bonaparte come sovrano; 1868-74, deposizione di Isabella II, repubblica, Amedeo I d’Aosta sul trono, ancora repubblica; 1931-75, deposizione di Alfonso XIII, regime repubblicano e franchista. Juan Carlos I di Spagna, nato nel 1938 e re di Spagna dal 1975 abdica in favore del figlio Felipe nel 2014. Ha sposato nel 1962 Sofia di Grecia. I loro figli sono: Infanta Elena di Spagna (Elena María Isabel Dominica de los Silos de Borbón y de Grecia, nata a Madrid il 20/12/1963), duchessa di Lugo e III nella linea di successione al trono. Sposa a Siviglia il 18 marzo del 1995 Jaime de Marichalar y Sáenz de Tejada (nato a Pamplona il 7/4/1963), dopo il matrimonio duca di Lugo.I loro figli sono: Felipe Juan Froilán de Todos los Santos de Marichalar y de Borbón (nato a Madrid il 17/7/ 1998) IV nella linea di successione al trono; Victoria Federica de Todos los Santos de Marichalar y de Borbón (nata a Madrid il 9/9/2000), V nella linea di successione al trono.Infanta Cristina di Spagna (Cristina Federica Victoria Antonia de la Santísima Trinidad de Borbón y Grecia, nata a Madrid il 13/6/1965), duchessa di Palma di Maiorca e VI nella linea di successione al trono dopo il fratello minore e la sorella maggiore e i rispettivi figli;sposa a Barcellona il 4/6/1997 Iñaki Urdangarin Liebaert (nato a Zumárraga, Guipúzcoa, il 15 gennaio del 1968), ex giocatore di pallamano. I loro figli sono:Juan Valentín de Todos los Santos Urdangarín y de Borbón (nato a Barcellona il 29/9/1999), VII nella linea di successione al trono; Pablo Nicolás Sebastián de Todos los Santos Urdangarín y de Borbón (nato a Barcellona il 6/12/2000), VIII nella linea di successione al trono.

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INFANTA ELENA DI BORBONE-SPAGNA Sua Altezza Reale Doña Elena María Isabel Dominica de Silos de Borbón y de Grecia, duchessa di Lugo, è nata il 20 dicembre 1963. E’ la figlia maggiore del re emerito di Spagna Juan Carlos e della regina Sofia; occupa il terzo posto nella linea di successione al trono, dopo le figlie di suo fratello re Filippo VI, l’infanta Leonor e l’infanta Sofia.L’infanta Elena ha partecipato a molti eventi ufficiali, essendosi recata in Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Argentina, Giappone, Perù, e Filippine in rappresentanza della famiglia reale. Nel 1987, mentre

studiava letteratura a Parigi, l’Infanta Elena conobbe il suo futuro marito Jaime de Marichalar y Sáenz de Tejada, figlio del conte e della contessa di Ripalda. Con lui convolò a nozze il 18 marzo 1995, nella cattedrale di Siviglia. In occasione del matrimonio suo padre le ha conferito il titolo di duchessa di Lugo. La coppia ha avuto due figli: Felipe Juan nato il 17 luglio 1998 e Victoria Federica nata il 9 dicembre 2000. Il 13 novembre 2007, è stato annunciato che l’Infanta Elena si era separata da suo marito. Il divorzio è stato registrato il 21 gennaio 2010. INFANTA CRISTINA DI BORBONE - SPAGNA Sua Altezza Reale Doña Cristina Federica Victoria Antonia de la Santísima Trinidad de Borbón y Grecia, Infanta di Spagna, nata il 13 giugno 1965 è la secondogenita del re di Spagna Juan Carlos e della regina Sofia.Fu battezzata nella chiesa del palazzo della Zarzuela dall’arcivescovo di Madrid. I suoi padrini furono Alfonso, duca d’Angiò e Cadice (suo procugino), e l’Infanta Maria Cristina di Spagna (sua prozia). Si è laureata in Scienze politiche all’università Complutense di Madrid nel 1989 e ha conseguito un master in relazioni internazionali all’università di New York, seguito da un’esperienza lavorativa presso l’Unesco di Parigi. Parla correntemente oltre spagnolo, il catalano, l’inglese, il francese e il greco. Cristina di Borbone-Spagna ha partecipato alle olimpiadi di Seoul nella nazionale velica. Nel 1997 ha sposato il giocatore di pallamano Iñaki Urdangarin a Barcellona. In quella occasione, fu creata duchessa di Palma de Mallorca. La coppia ha avuto quattro figli, tutti nati a Barcellona: Juan Valentín, Pablo Nicolás Sebastián, Miguel e Irene. Dopo una parentesi aWashington, dal 2009 al 2012, dove Iñaki ha lavorato per Telefónica, nel 2013 Cristina si è trasferita a Ginevra con i suoi quattro figli, per ricoprire un incarico presso la Caixa Foundation, mentre il marito, che è oggetto di un’indagine di malversazione è rimasto a Barcellona. Nel 2015 Felipe VI le ha revocato il titolo di Duchessa in seguito al coinvolgimento nello scandalo finanziario. Ma di recente la si è vista ai funerali del nonno. Tregua armata, insomma.

UNA PERLA DI REGINA Per far breccia nel cuore dei sudditi più conservatori, che devono ancora digerire il ‘photo bombing’ di Pasqua, la Regina Letizia si è lasciata fotografare mentre apre la portiera dell’auto alla suocera, la Regina Emerita Sofia. E poi posa sorridente con lei e con le bambine per una foto ricordo. Ma per far breccia nel cuore dei sudditi meno conservatori, si è presentata a una cena di gala per il Presidente del Portogallo Marcelo Rebelo de Sousa, indossando un abito blu notte dalla scollatura molto particolare, impreziosito da centinaia di pelle ricamate: una creazione della stilista Ana Locking, indossata dall’attrice Marta Nieto, durante il Premio Feroz 2017. Un abito regale, ma moderno, con spacco e oblò sulle spalle, che l’ha trasformata in un cielo notturno trapunto di stelle, ulteriormente arricchito da una speciale tiara con diamanti. E’ stata la prima volta per la consorte di re Felipe VI, nota per lo scrigno ‘minimal’, poco amante dei gioielli vistosi e pesanti. Si tratta di un diadema storico, la tiara firmata Cartier (creata nel 1907 dalla maison per la regina Vittoria Eugenia) con bellissimi diamanti e motivi egiziani.

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Un abito sfavillante coperto di perle per la Regina Letizia all’incontro con il Presidente del Portogallo. In testa la bellissima tiare firmata Cartier con perle e motivi egiziani, del 1907.


H&T 7/2018 / TRADITIONS - L’Accademia Studium di Casale Monferrato

CONVEGNO E BALLO IN MONFERRATO

Qui sopra: S. A. R. la Principessa Maria di Borbone Parma, Presidente del Senato Accademico dello Studium consegna il Premio che porta il suo nome al prof. Paolo Adravanti, specializzato in Ortopedia, per l’innovazione e la ricerca scientifica portata avanti nella sua professione presso il reparto di Ortopedia dell’Ospedale Casa di Cura Città di Parma. Dopo la Principessa hanno parlato il Vicepresidente di Famiglie Storiche d’Europa e Senatore Accademico dello Studium S.A.S. Principe Maurizio Gonzaga del Vodice di Vescovato; Rodi Kratsa, senatore dello Studium e Presidente della Fondazione Karamanlis, il Prorettore dell’Accademia Studium Maria Loredana Pinotti e Roger Rossell, il Senatore Accademico per le relazioni internazionali dello Studium.

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na due giorni a Casale Monferrato a cura dell’Accademia Studium, dedicata alla grande storia, alla scienza, alla musica. Con due dinner gourmet e lo storico ballo.

Prima del famoso “Ballo dei 100 e non più 100” del sabato sera, una serata, venerdì 13 aprile, dedicata alla consegna del Premio Maria di Borbone, istituito quest’anno e dalle celebrazioni annuali dell’Accademia Studium presieduta dal Conte Pierfelice degli Uberti. Affollatissima come sempre la conferenza con vari relatori al podio, nella cornice del meraviglioso salone d’ingresso del magnifico Palazzo che fu dei Gozzani, Marchesi di Treville. Seguita da cocktail e da un dinner placè musicale allietato al pianoforte dal Maestro Leonardo Previero. “L’Accademia Studium ha radici antichissime”, ha ricordato il Presidente nel suo esordio: “Venne fondata nel 1474 dal marchese Guglielmo primo Paleologo, fu una grande accademia conosciu-

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ta in tutte le parti del mondo, poi declinò e divenne una piccola cosa del Regno di Sardegna, un ritrovo culturale di una città di provincia. Dal 1978 quando l’abbiamo implementata, conta 50 membri di cui metà premi Nobel. “. Anche il prorettore Maria Loredana Pinotti ha ricordato la centralità di Casale Monferrato nella storia d’Italia. “E’ stata una antica capitale, era nota già nel XIII secolo per le sue scuole dove si imparava a leggere e a scrivere. I Paoleologi furono sovrani greco-bizantini del Monferrato dal 1306 al 1535. L’Umanesimo introdusse l’arte della stampa, che qui divenne particolarmente famosa. Fu proprio sotto le mura di Casale che -come scrisse il Manzoni - gli spagnoli persero il predominio in Europa nel XVII secolo. E nel XIX secolo, prima che ci fosse dell’Unità d’Italia, Casale Monferrato costituiva la seconda capitale del Regno di Sardegna”. Lo Studium, Accademia di Casale del Monferrato per l’arte, la letteratura, la storia, le scienze e le varie umanità, venne fondato nel 1476 dal Principe Gugliel-

L’Accademia Studium di Casale Monferrato - TRADITONS - H & T 7/2018

mo I Paleologo, Marchese di Monferrato dal 1474 al 1483 ed è certo l’erede morale delle antiche Accademie, per esempio quelle degli Argonauti, dei Pellegrini e degli Operosi, sorte in città. Durante il ‘900 come per tante istituzioni di questo genere si assistette a un lento e inesorabile declino, quando nel 1978 lo Studium risorse con un nuovo direttivo che lo portò ai più alti livelli culturali e internazionali. Durante il prorettorato di Alfredo degli Uberti che durò dal 1980 fino al 2007, si atturono le più profonde riforme e in questi trent’anni l’attività culturale si è svolta attraverso l’organizzazione di manifestazioni quali simposi e conferenze e la pubblicazione di molte opere di elevato contenuto scientifico. Dal novembre del 2015, dopo la morte dell’Infante di Spagna Don Carlos di Borbone, Duca di Calabria, è Presidente del Senato Accademico Sua Altezza Reale la Principessa Maria Teresa di Borbone Parma. I gioielli dello Studium sono la realizzazione con Famiglie Storiche d’Italia dal 1981 del Premio Internazionale Infante Don Alfonso, Duca di Calabria e dal 2002 del Premio Internazionale Dr. Otto d’Asburgo, ed ora, dal 2018 del Premio Internazionale Maria Teresa di Borbone Parma. Oggi le ammissioni nello Studium avvengono unicamente per cooptazione e su proposta del Prorettore o dei 5 senatori titolari delle sezioni arte, letteratura, storia, scienze e varie umanità. Attualmente annovera 50 accademici, scelti fra i personaggi più rappresentativi dello scibile umano, fra cui ricordiamo i Premi Nobel Salvador E. Luria, Eugenio Montale, Rita Levi Montalcini, fra gli artisti Pietro Annigoni, Venanzo Crocetti e Luciano Minguzzi; fra gli storici Vicente de Cadenas y Vicent, Jacques Le Goff, Anna Maria Nada Patrone. Per la musica Alberto Cesare Ambesi, Massimo Mila, Carolina Murat. Fra i letterati: Mario Luzi, Alessandro Cutolo, Ignazio Silone

e il Giuseppe Pittano. Fra gli statisti: Otto d’Asburgo, Walburga Douglas, Giovanni Goria (quando fu presidente del Consiglio dei Ministri) Giovanni Spadolini (già Presidente del Consiglio quando fu Ministro della Pubblica Istruzione), Pier Luigi Romita (quando fu Ministro delle Politiche Comunitarie) Angelino Alfano (quando fu Ministro della Giustizia), Gianfranco Miccichè (quando fu Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) il prof. Guido De Marco, presidente emerito della Repubblica di Malta, l’on. Rodi Kratza, vice presidente del Parlamento Europeo, Sandro Pertini (già Presidente della Repubblica Italiana). E ancora sono illustrissimi nello Studium Dott. Nikolaus von Liechtestein, il Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e il Principe Leka II degli Albanesi che ha ottenuto la VII Edizione del Premio Internazionale Dr Otto d’Asburgo. Proprio durante la conferenza del 13 aprile sono stati ricordati gli illustri nomi entrati per la sessione 2017-2018. Sono S.E. Marcia Covarrubias, ambasciatore della Repubblica del Cile presso la Francia, Rappresentante Permanente presso l’ UNESCO, e Ambasciatrice presso il Principato di Monaco; Stéphanie de Mestral, responsabile di investimenti e gestione di patrimonio per conto di istituzioni e grandi famiglie; il Prof. Pier Luigi Duvina, libero Docente in Clinica Pediatrica ed oggi Presidente della Consulta del Senato del Regno, il Capitano di Vascello Ugo d’Atri, Presidente dell’ Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. Il Dottor Clemente Petracca, Amministratore Unico della Società Eolica Energia Srl, di Nacila Srl, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Agrime e della Cooperativa Agrimass, il dottor Paolo Zampetti, Professore a Contratto per l’insegnamento di Storia dell’Odontoiatria” all’Università di Pavia. E infine, applauditissimo, il Dott. Paolo Adravanti, cooptato proprio per aaver ricevuto il primo Premio Internazionale Maria Teresa di Borbone Parma.

A PALERMO LA CONSEGNA DEL PREMIO INTERNAZIONALE OTTO D’ASBURGO Si è tenuta a Palermo la consegna della VI e VII Edizione a Palermo del Premio Internazionale Dr Otto d’Asburgo presso l’Assemblea Regionale Siciliana a Palazzo dei Normanni dove la Real Asociacion de Hidalgos de España ha ritirato la VI Edizione del Premio e il Principe Ereditario Leka II Zogu degli Albanesi ha ritirato la VII Edizione ed oggi siamo in grado di far presente che il 28 settembre in Portogallo verrà consegnata d Dom Duarte di Braganza l’VIII Edizione del Premio. Questo 2018 è ricco di convegni, colloqui e congressi per lo Studium. Sono previsti i Convegni di Napoli a San Giacomo degli Spagnoli il 22 settembre, a Palermo il 10 novembre, senza dimenticare altri corsi in giro per l’Italia. Fra i Senatori e fra gli Accademici vi fanno parte anche degli Enti: il Comitato Internazionale della Croce Rossa, il Real Colegio de España di Bologna, l’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano di Pisa, e la Reale Arciconfraternita e Monte del SS. Sacramento dei Nobili Spagnoli nella R. Pontificia Basilica di San Giacomo degli Spagnoli a Napoli, la Real Asociacion de Hidalgos de España, e l’Assemblea Regionale Siciliana che rappresenta il più antico Parlamento d’Europa. Flissano, Duca di Barrea, Marchese di Amorosi accompag-

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Qui sopra, il Conte Pierfelice degli Uberti, Presidente dell’Accademia Studium, con la Contessa Katia Ferri Melzi d’Eril dei Duchi di Lodi, direttrice ed editrice di Heritage & Tradition magazine.


H&T 7/2018 - HERITAGE - Il 1°Premio Maria di Borbone

Il “Ballo dei 100 e non più 100” - HERITAGE - H&T 7/2018

IL PREMIO MARIA DI BORBONE PARMA 3

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LE CELEBRAZIONI DELLO STUDIUM E IL PREMIO MARIA DI BORBONE-PARMA 2018

Fra le autorità presenti il 13 aprile, Don Landolfo Caracciolo di Melissano, Principe di Scanno e di Melissano, con la consorte Fabiana dei Conti Vivarelli von Lobstein; il Duca Don Diego de Vargas Machuca, Duca de Vargas Machuca, Marchese di Vatolla; il Prof. Pier Luigi Duvina, Presidente della Consulta dei Senatori del Regno; S.E. Don Manuel Pardo de Vera y Diaz, Presidente della Real Asociacion de Hidalgos de España e consorte Maria Teresa Pardo de Vera; SAS il Principe Marchese Don Maurizio Gonzaga del Vodice di Vescovato, Vice-Presidente di Famiglie storiche d’Europa. Molti applausi anche per la presentazione della nostra rivista a cura della direttrice e editrice Katia Ferri Melzi d’Eril dei Duchi di Lodi, da parte del Principe Osman Osmanoglu, della Casa Imperiale di Turchia, con la consorte da S.A.I. Candian Osmanoglu di Turchia; il Com.te Dott. Ugo Maria d’Atri, Presidente dell’Istituto Nazionale per la Guardia alle Reali Tombe del Pantheon; S.A.R. la Principessa Donna Maria Teresa di Borbone Parma, Presidente del Senato dello Studium; Michel Teillard d’Eyry, Presidente della Accademia Internazionale di Genealogia, con la consorte Marie France Gérault de Langalerie; S.A.R. il Principe Nuzgar Bagrationi-Gruzinsky e S.A.R. la principessa Ana Bagrationi-Gruzinsky; Don Guglielmo Giovanelli Marconi, dei Principe Giovanelli, Vice Presidente di Famiglie Storiche d’Europa; S.E. Don Manuel Ladron de Guevara i Isasa, tesoriere della Real Asociacion de Hidalgos de España, con la consorte Maria del Carmen Ladron de Guevara; il Conte Ariberto Radicati di Primeglio; S.A.R. il Principe Yuhi VI del Rwanda; il Prof. Carlo Tibaldeschi, Vice Presidente dell’Istituto Araldico Genealogico Italiano; il Prof. Paolo Adravanti; S.E. l’Ambasciatore Marcia Covarrubias; Stéphanie de Mestral; Carlo Emanuele dei Conti Manfredi, con la consorte Clara dei Conti Manfredi; Roger Rossell e la consorte Maritxel, Pier Francesco dei Conti Coppola de Almarza; ; Lance Bernadotte Miller, Baron of Jedburgh Fores; Carlos Mac of Stoneywood, Baron of Stoneywood; Douglas Waagland of Pitcrue, Baron of Pitcrue; il Nobile Giacomo Cavina Boari, il Console Giovanni Domenico Ricciardi, (Repubblica di San Marino), Nicoletta dei Baroni Corporandi d’Auvare; Carlo Besostri Grimaldi di Belino; il Nobile Massimiliano Zandonini Gutris; il Prof. Yvan Loskoutoff.

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IL BALLO DEI 100 E NON PIU’ 100 (ora 300) 1

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IL BALLO DEI 100 E NON PIU’ 100 EDIZIONE 2018

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Il “Ballo dei 100 e non più 100” che si è tenuto sabato 14 aprile, nasce da una tradizione del Piemonte risorgimentale che ha proseguito le tradizionali feste di primavera che già si tenevano nell’antica Capitale del Ducato di Monferrato. Prevede la partecipazione al ballo di metà quaresima di un massimo di 199 persone, a quel tempo scelte fra non più di 100 componenti della Nobiltà e non più di 99 esponenti della Borghesia. Questa tradizione è stata ripresa con grande successo ai giorni nostri, si svolge da oltre 25 anni. L’annuale appuntamento del ballo dei 100+99 si tiene come in passato nella prestigiosa dimora di Palazzo Gozzani che furono marchesi di Treville. “Prima era un semplice pranzo con le danze, un ballo dedicato al mondo piemontese - dice l’organizzatore, il conte Pierfelice degli Uberti, uno dei massimi esperti al mondo, di genealogia, araldica ed ordini cavallereschi - oggi invece è un evento internazionale con teste coronate provenienti da tutto il mondo. Principi e nobili sono accolti con gli onori militari dalla Fanfara dei Bersaglieri, che suona brani famosissimi della storia d’Italia prima che tutti varchino la soglia dello storico salone nel quale scoccò la scintilla del Risorgimento italiano. L’evento si apre dunque con questo festoso concerto della fanfara dei Bersaglieri, con la salita allo scalone d’onore e poi con l’ aperitivo nel prestigioso Salone d’Ingresso: una sala famosissima dove, non tutti lo sanno, nel 1847 scoccò la scintilla che diede vita alla grande saga del Risorgimento italiano. A seguire il pranzo placè nelle Sale Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, dei Giuochi di Società, della Biblioteca Azzurra con menù della grande tradizione culinaria piemontese rivisitata dagli chef di Casale. Poi viene il momento più emozionante, il Ballo. Le danze, nel grande Salone d’Onore dove furono ospitati vari Re di Sardegna e d’Italia, sono state aperte alle 22.30 e sono proseguite, come da tradizione, fino al sorgere dell’ alba. Dopo la mezzanotte è stata servita , come da tradizione, l’attesissima pasta al tricolore. E all’alba è stata servita come sempre la cioccolata calda fumante, con i celebri Krumiri Rossi di Portinaro.

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H&T 7/2018 - HERITAGE - De Mottoni, il barone rampante

LA CORSA E’ NOBILE, PAROLA DI BARONE Qui sopra, il barone Tommaso de Mottoni, durante la traversata del deserto in Oman. La passione sportiva del nobile friulano oggi è divenuta un’attività a 360° gradi: ha inventato la Corsa della Bora, che si tiene ogni anno a Trieste, richiamando migliaia di concorrenti da tutto il mondo. Ed è diventato testimonial di integratori alimentari, oltre che blogger di viaggi e top influencer sui percorsi di trial.

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er i suoi ...ha deciso di cambiare vita. E’ diventato uno sportivo a 360° gradi. E la professione di manager l’ha portata nello sport. Inventandosi la “Corsa della Bora”. Alcuni lo chiamano ‘il barone rampante’. Perchè il nobile friulano con evidenti ascendenze ispaniche, Tommaso de Mottoni Y Palacios, ormai lo si incontra di più mentre ascende i boschi delle Dolomiti e le vette del suo amato Carso che nel centro di Milano, Roma o Trieste. In questi giorni è volato a New York: perchè sono sempre più gli americani interessati alla sua ‘creatura’, la “Corsa della Bora”, una gara invernale giunto alla terza edizione, che sta richiamando migliaia di persone a Trieste. Tra la prima e la terza edizione gli iscritti sono passati da 600 a oltre 1250. Nei prossimi mesi Tommaso presenterà in giro per il mondo la quarta edizione di questa gara esclusiva che si terrà ancora una volta nel mese di gennaio 2019, il 6 per l’esattezza. Le iscrizioni sono già aperte. Classe 1978, carriera scolastica brillante, laurea in economia, il barone de’ Mottoni, giornalista e blogger di viaggi, ‘cinico ma con un cuore’ come egli stesso si definisce, alcuni se lo ricordano con i suoi outfit total british, tra i personaggi più amati e più odiati di una delle prime edizioni del Grande Fratello, quella del 2009. Che non era minimamente interessato al mondo dello spettacolo, si

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capì subito. Che era l’unico che poteva ‘alzare i toni’ di uno show basato sulle tette esplosive e le cattiverie corrosive, pure. Il pubblico si ricorda un suo grande difetto: la sincerità. Tagliente, silenzioso e solitario, grande lettore di saggistica, narrativa e filosofia, appassionato di musica operistica e da camera, è un personaggio sempre più schivo, annoiato da salotti e ristoranti: perchè la sua passione è la corsa. Recuperata un’invidiabile forma fisica, dopo il tv show ha partecipato alla maratona di New York nel 2011. Di ritorno da New York, correndo in pieno inverso sui bellissimi e dimenticati sentieri del costone del Carso Triestino ha avuto l’idea della Corsa della Bora. Una gara che vuole tornare all’essenza delle cose e sovvertire il concetto di competizione e di business che ruota intorno al mondo del podismo. Un evento che osa nel momento più temuto del calendario podistico e dove nessuno si colloca, con un modello di business vincente mirato alla crescita della manifestazione e a reinvestire nel brand, più che alla monetizzazione del singolo evento. Tommaso è un audace aiutato dalla fortuna: guarda un po’ c’ era proprio questo motto inciso sulla porta della sua scuola di canottaggio. Nel giro di pochi anni è diventato un escursionista estremo corteggiato dagli sponsor e un trail runner seguitissimo, che partecipa ai percorsi più fati-

De Mottoni, il barone rampante - HERITAGE - H&T 7/ 2018

cosi e complessi del mondo. “Non cerco la prestazione atletica, mi misuro con la montagna carsica, con le piste del Marocco, col deserto dell’Oman”. Dal partecipare alle gare più importanti del mondo come la Marathone des Sables, a organizzarne una il passo è stato breve. “I miei sogni durano poco, perchè li realizzo subito” confessa. Nella sua corsa gli atleti che si alterneranno sulle 3 distanze: S1 Half – 21km con 400 m di dislivello, S1 Trail – 57km con 2500 e Ipertrail, 164 km e 6600 di dislivello, percorribile anche in team o in staffetta, quest’ultimo riservato solo ad atleti di comprovata esperienza. Non si corre su strada, ma su sentieri che -è il caso di Ipertrail- a tratti non sono nemmeno battuti. Le iscrizioni alla terza edizione arrivano da tutta Italia e da diversi Paesi europei come Slovenia e Austria, ma anche da Norvegia, Germania, Repubblica Ceca, Ungheria, USA, India, Belgio. A seconda della distanza, i percorsi prevedono partenze da Opicina, Pese e Sistiana, tutti attraverso il ciglione carsico con arrivo nella suggestiva cornice di Sistiana e compiendo, nel caso di Ipertrail, un anello che sconfina sulle vette al confine tra Slovenia e Croazia. Punti cardine della filosofia della manifestazione sono il rispetto dell’ambiente e la sicurezza e il benessere dei concorrenti. Il Soccorso Alpino è un partner importante per la pianificazione dei percorsi e c’è anche un servizio di massaggi post gara all’arrivo a Porto Piccolo. “La grande novità di questa corsa sono gli oltre 100 km di Ipertrail – spiega Tommaso de Mottoni, presidente ASD SentieroUno, la società con la quale organizza. “Sono impegnativi di per sé, ma resi ancor più duri perché gli ipertrailer non possono contare sui punti di ristoro. Ogni 20 km li segue una cassa, in cui trovano i ‘conforti’ preferiti. Ogni anno modifichiamo i percorsi sulla base dei suggerimenti costruttivi di chi ha partecipato alle edizioni precedenti. In particolare abbiamo eliminato i tratti su asfalto, con un incredibile finale che si corre direttamente in spiaggia, sugli scogli”. La forza della manifestazione sta nella capacità di valorizzare il territorio: è una grande opportunità di promozione durante i

mesi di minor affluenza turistica. “Le strutture alberghiere in questo periodo chiudevano i battenti, ora sono sold out”. La Corsa della Bora è diventata anche un riferimento per la città, un evento che il Comune di Trieste sostiene come può. “Io sono partito dal nulla e da solo - precisa il barone Tommaso de Mottoni. “Non mi sono aspettato niente e sono contento di aver suscitato l’interesse della pubblica amministrazione e di vari sponsor. Eventi come questo non sono solamente sportivi, ma hanno una grandissima valenza in termini di promozione e di aggregazione, abbiamo potuto contare anche su moltissimi volontari”. La Corsa della Bora ormai è diventata l’anticamera della stagione trail in Italia. Per i big di questo sport è una gara impegnativa e selettiva, serve per macinare chilometri piuttosto veloci, per valutare le proprie condizioni e mettere le basi per il nuovo anno. Il percorso è molto apprezzato, suggestivo: caratterizzato da tratti velocissimi alternati a punti tecnici dove per andare forte servono esperienza e una buona velocità di base. L’ arrivo e la partenza posti in luoghi di grande bellezza renderanno sempre più imperdibile questo appuntamento invernale. “La Corsa della Bora è già inserita nei massimi circuiti di settore” conferma contento Tommaso: “fa parte di ITRA, primo circuito mondiale di gare di trail, è una delle gare qualificanti per l’Ultra Trail de Mont Blanc, è una delle selezionatissime gare del circuito “Run the World”. La Corsa della Bora non è tuttavia soltanto un evento dall’alto valore tecnico. Vuole essere un’ opportunità per scoprire e godere della bellezza del Carso e dei suoi prodotti. I punti ristoro, che si appoggiano a strutture ricettive locali offrono “cibo vero” e tipico. Dalle luganighe, al brodo, dai salumi alle torte “carsoline” alla birra, artigianale. Nei ristori sono impiegati anche i ragazzi dell’indirizzo turistico-alberghiero dell’Istituto di formazione IAL Fvg. Mentre per favorire la scoperta del Carso è stato creato un’ampio servizio di navette in collaborazione con Trieste Trasporti.

UN PERCORSO MOZZAFIATO Un percorso mozzafiato, partendo da Gorizia, lungo la selva di Trnovo per toccare il Monte Nanos e tuffarsi verso il Golfo di Trieste. Il percorso cambia radicalmente ad ogni edizione: riassume in sé tutte le varietà di paesaggio e di terreno, dalla secca roccia calcarea dolomitica alle cime innevate. Talvolta la navigazione avviene a vista e con GPS lungo piste selvagge che portano a sentieri conosciuti e battuti. Ogni tratto è una sorpresa, ogni chilometro una sfida all’adattamento. I sentieri sono marcati con i marcavia escursionistici, e l’uso del GPS è indispensabile. Pianificare per tempo e non sbagliare la pianificazione è indispensabile. Tutto va deciso prima, e le decisioni devono far fronte agli imprevisti. Questo è ipertrail. Ogni occorrente sarà monitorato costantemente, 24 ore su 24, via satellite dall’organizzazione, pronta ad intervenire in caso di difficoltà. Un servizio di soccorso Ipertrail a chiamata satellitare è disponibile per tutti, in modo da garantire la sicurezza pur senza alterare lo spirito di avventura di una sfida estrema come Ipertrail. Ma non solo: chi si perde ed esce dal sentiero tracciato sarà avvertito con un messaggio. “Ipertrail prima di essere una corsa è strategia” spiega Tommaso de Mottoni. “Vince il più veloce ed il più abile. Non il più veloce e basta. Parti quando vuoi, decidi la tua strategia di gara. Il cronometro parte con te”.

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Sopra: Tommaso sulle nevi. A fianco, il suo manuale di stile in viaggio. Sotto: sosta sul Carso, tra le sue montagne


H&T 7/2018 - FASHION - La nuova couture Made in Italy

LA NUOVA COUTURE MADE IN ITALY

Qui sopra, un abito da sera firmato Lucia Provera, nuova star della haute couture milanese. Di fianco un abito dello stilista Alessandro Tosetti, nuova stella nascente del firmamento fashion lombardo.

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filate memorabili. Vere standing ovation per la couture italiana dei grandi maestri e dei nuovi nomi che si propongono ai capricci delle donne più ricche del mondo.

A Milano come a Londra, Parigi e New York spuntano nomi nuovi, tutti da seguire, che potranno diventare le star della haute couture di domani. Scopriamoli insieme, dopo aver reso omaggio ai big, sempiterni e rinati. Parigi ha ritrovato una stella. Si tratta della maison Givenchy che ha decisamente convinto, col rilancio della sua nuova collezione couture. La storica griffe ha proposto una collezione onirica, cerca di replicare la luce magica e argentea che si posa in un giardino, di notte. Quando i fiori risplendono, illuminati dalla luna, nel buio. La purezza incontra l’opulenza: disegnata da Clare Waight Keller, la Haute Couture Primavera/Estate 2018 di Givenchy racconta una storia nuova, che sa letteralmente ipnotizzare lo spettatore. Le allusioni alla metà del secolo scorso abbondano, ma

è impossibile staccare gli occhi dai petali a cascata, dai volants sfumati, dalle ali arcuate, mentre i cicli della luna brillano in un ornamento ottico. Una nuvola di piume di struzzo ci confonde e il feticismo del lattice posato sulla pelle è stemperato dalla sartorialità e dalla ricerca grafica. Intanto anche il duo Dolce & Gabbana ha conquistato New York, in barba alle critiche mosse dalla stampa americana, con la sua alta moda. Il nuovo trionfo dei siciliani è culminato in un party al Top of the Standard, dopo giorni all’insegna del glam firmati dalla coppia di stilisti, che hanno reso omaggio alla Grande Mela portando negli States le loro collezioni Couture, avendo ora aperto la nuova boutique in Mercer Street, nel quartiere di Soho. Sono state tre le giornate di Alto Artigianato nelle quali sono state presentate l’Haute Couture donna, l’Alta Sartorialità per uomo e le creazioni di High Jewelery. La Haute Couture femminile di Stefano e Domenico è stata pre-

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La nuova couture Made in Italy - FASHION - H&T 7/2018

sentata alla Metropolitan Opera House, il teatro dell’Opera di New York, che per la prima volta ha ospitato un evento moda. Ad accogliere il pubblico, nella piazza del Lincoln Center, una mostra a cielo aperto con le creazioni d’Alta Moda realizzate dal 2012 a oggi. Diversa l’atmosfera all’interno, dove l’attrice e modella Isabella Rossellini ha tenuto un discorso commemorativo. Le scalinate ricoperte di ramage floreali hanno fatto da sfondo all’incedere super sinuoso delle top models più famose d’America che hanno indossato i 100 look della nuova collezione. La donna Dolce & Gabbana si è presentata alla città, con abiti imponenti e nomi indimenticabili. Ad indossare le suggestive creazioni Naomi Campbell, Karlie Kloss, Karen Nelson, Joan Smalls, Ashley Graham, Romee Strijd e Taylor Hill. Mentre nel front row, ad applaudire il successo della coppia di stilisti siciliani c’erano, tra gli altri, Diane Kruger, Dakota Fanning, Jamie Foxx, Catherine Zeta Jones con la figlia e la bellissima nipote della Principessa Diana, la modella Lady Kitty Spencer. Applausi infiniti e tutti in piedi anche a Roma e a Parigi per Pierpaolo Piccioli e per tutte le “maghe e i maghi” dell’atelier Valentino. Oriana, Maria P., Maria Sole, Francesco, Silvia S., Maria Luigia, Elide, Floriana, Alessio, Denise, Rita M., Rossella, Carmela P., Anna Maria Z., Maddalena, Giada, Rocco. Non possiamo nominarli tutti i sarti e le sarte (67 donne e 10 uomini) che appartengono alla grande famiglia della maison Valentino, la casa-atelier di Piazza Mignanelli a Roma, da dove escono strabilianti e magnifici abiti e cappe, camicette e pantaloni, mantelli e cappelli (ideati in forma glamour da Philip Treacy, in piume di struzzo scompigliate). Qui si ammirano i gioielli cult come la collana con appese le forbici da taglio di Alessandro Gaggio, le scarpe extralusso copiatissime,

come quelle del pret a porter con le famose borchie, che ormai hanno conquistato metà dell’universo femminile glam. Ogni abito che ha sfilato per la couture Valentino porta il nome di chi l’ha fatto. Perchè occorrono anche 900 ore di lavoro per disseminare di gocce nere di organza l’abito denominato Irene, la sarta alla quale piacciono di più le sfide, quasi lo stesso per la cappa immensa di faille color ambra col maxi volant. Incanta fra gli altri il modello Floriana in Rosso Valentino, anche questo con una fuga infinita di petali e di merletti d’organza, stupisce il top Maria Sole, la creazione Francesco in avorio e verde mela con applicazioni di anemoni e ricami di pizzo, l’abito da ballo rosa di faille moirè, bordato di sognanti volant. L’attrice Kate Hudson spalanca gli occhi in prima fila pensando di essere in una fiaba. Su un divano siedono gli dei in persona: Valentino Garavani, Donatella Versace e Giancarlo Giammetti. Alla fine mentre il pubblico sciama ancora frastornato da tanta bellezza, con gli occhi lucidi per lo spettacolo stellare (come dice Valeria Marini) rimane solo il giovane, meraviglioso creatore, raggiante, pronto a un volo ideale tra le stelle. Già, con la moda siamo tutti figli delle stelle, ma i più pragmatici sono già proiettati nel futuro. C’è già chi si prenota per un viaggio su Marte: cosa metterà in valigia? Dunque il pianeta fashion non può restare indietro. Lo spazio sarà uno dei trend più in voga per le prossime due stagioni, l’inverno 2018/2019 e l’estate successiva. Fu un cavallo di battaglia di Thierry Mugler negli Anni Ottanta, ma nell’ultima collezione Gucci hanno fatto capolino i dischi volanti. L’espressione più autentica di questo nuovo trend è stata in mostra al Fuorisalone di Milano. Si chiama ‘Couture in orbit’ ed è nata da una collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), la Scuola

PIERRE CARDIN A ROMA, PRESTO SFILATA AL COLOSSEO

“Per festeggiare i miei 70 anni di moda verrò a Roma ma per non togliervi la sorpresa non vi dico ancora quando. Di certo sfilerò al Colosseo”. Gagliardo e simpatico come lo è stato per tutta la vita l’immenso Pierre Cardin, 95 anni e una fortuna immensa fatta col lavoro nella moda di tutta la vita che lo ha sempre visto primeggiare, racconta questa sfida fantastica che vede il suo ritorno in Italia, la sua patria sempre nel cuore (perchè lui ha origini venete), mai dimenticata anche se la sua base è sempre stata a Parigi, vicino all’Eliseo. E nella sede storica c’è anche un divertito Jean Paul Gaultier, seduto in prima fila al defilè, è lui l’assistente giovane che Cardin assunse nel 1970 e che gli è sempre rimasto amico devoto e ammirato, al punto da avergli dedicato il defilè dell’alta moda per la prossima estate. “Pierre Cardin è il mio maestro!”, dice Jean Paul abbracciandolo insieme ad Amanda Lear e a Marion Cotillard al termine della sfilata in bianco e nero a tema optical e spaziale, i due grandi temi che hanno visto Cardin primeggiare tra il ‘60 e il ‘70 del Novecento. Di recente a Parigi Jean Paul Gaultier ha fatto sfilare Coco Rocha incinta accompagnata dalla piccola Ioni, la figlia di quasi tre anni. La piccola è nata il 28 marzo 2015, a cinque anni dal matrimonio della mamma con l’imprenditore James Conran, proprietario dell’agenzia di modelle Nomad.

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Abito a sera della collezione couture inverno 2018 di Jean Paul Gaultier.


H&T 7/2018 - FASHION - The Season in Red

La nuova Couture Made in Italy- FASHION - H&T 7/2018

e il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano. L’Esa ha coinvolto alcune scuole e istituti europei di design per realizzare una capsule collection con materiali innovativi derivanti dalla ricerca spaziale. Così è nata una collezione con materiali riflettenti e leggerissimi, in multistrato di alluminio puro, alternato a reti bianche simili a garze che sono utilizzate per realizzare i satelliti. I colori lunari (bianco e argento e le varie nuances) si alternano con le stampe prese dalle immagini satellitari della Terra. La nuova couture spaziale si ispira alla Cooling Technology, utilizzata per mantenere sempre costante la temperatura nelle tute degli astronauti e poi scelta dalla McLaren per le tute dei meccanici. L’attenzione verso i nuovi parametri tecnologici si coniuga però anche con l’estetica. Non per nulla Versace nel gennaio 2016 ha già fatto sfilare modelli che sembravano creati per i passeggeri di una navicella. Indossavano giacche, tute e giubbotti argentati. C’era anche la divisa da astronauta: un giubbino di cotone bianco ottico trapuntato, indossato sopra pantaloni con un motivo di zip al ginocchio, zaino geometrico e nuove sneaker simili a stivaletti da ciclismo. Tra i nuovi nomi emergenti nella couture italiana, Lucia Pi, brand di raffinati abiti da sera ricamati a mano che esaltano il fascino e l’eleganza grazie al gioco di pieni e vuoti, di tulle trasparenti e di pietre e cristalli scintillanti che ricoprono l’intera figura con giochi di geometrie mai banali. Un altro nome è ormai sinonimo, tra le ragazze della Milano bene, di eleganza ed originalità. Realizzate in Italia e cucite una ad una dalle mani delle migliori sarte, le preziose creazioni Sofia Provera si sono viste di recente all’amFAR Gala di New York. Fra gli stranieri da tenere d’occhio la a stilista Natalia Siassina e la couturier Irina Skolnaya, che è docente all’Istituto Burgo

Sopra: la sofisticata couture di Lucia Pi, che ha ‘stregato’ la anchorwoman Barbara d’Urso. Sotto, le borse gioiello di Paola Graglia con piume di struzzo, create dai migliori artisti veneziani nel solco della tradizione dell’alto artigianato Made in Italy. Forme d’arte da collezionare per donne consapevoli, esigenti e sofisticate. In alto a destra l’anello “La Forza” di Rosamaria Venetucci. Sotto, un pezzo della collezione bijoux e borse di Ottaviani. Divertente e colorata, si snoda tra le tendenze moda ed il mondo prezioso del gioiello. Nuovissimo lo stile delle parure fatte a mano con pietre naturali, perle e madreperla. Dal carattere fashion le proposte illuminate da cristalli, strass e perline, nelle nuance più sofisticate. Una collezione luccicante, scenografica e nello stesso tempo elegante e contemporanea. Tutte le borse sono completamene cucite a mano e luccicanti di strass, pietre, perline e cristalli.

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di Milano, incanta con i suoi splendidi abiti da sera, perfetti per le Grace Kelly di Oggi. Conquista Milano e veste per i concerti la soprano Larisa Yudina. Alessandro Tosetti, il tenacissimo stilista comasco, ha pure lui lanciato il suo nuovo brand. E’ una strada in ascesa la sua: a soli 20 anni vince un concorso per giovani stilisti emergenti. La stampa di settore lo ha definito un vero talento nel mondo sposa: in passato ha anche rappresentato il Made in Italy alla prestigiosa fashion week di Ningbao. Ed è nello storico atelier nel cuore di Como, fondato nel 1927, che prendono vita le sue creazioni, collezioni per la sposa che racchiudono un nuovo concept, per una narrazione contemporanea unita ad un lato romantico ed elegante. Attenta e importante anche la selezioni dei materiali, dei tagli, delle sfumature: una qualità ineccepibile per una stupefacente sartorialità. A consacrarlo è stato il magico evento nella splendida cornice dell’Orto Botanico di Brera a Milano. I suoi abiti sono stati i grandi protagonisti della seconda edizione del “Beauty Bridal Trend 2018”, Sono semplicemente stupefacenti anche le creazioni esposte a due passi da Piazza Affari da HFFA, Haute Future Fashion Academy, un’innovativa scuola di moda e design di alto livello nel settore High And Luxury Fashion, Haute Couture e Concept Design. E’ stata fondata nel 2010 , con l’obiettivo di formare in Italia una nuova generazione di Direttori Creativi e di Strategic Manager. E di fornire una risposta concreta alla domanda sempre crescente di figure professionali di alto profilo, sempre più diversificate e specializzate. Attraverso un approccio avanguardistico, HFFA intende ridisegnare la formazione in una visione internazionale e proiettata al futuro, tesa al recupero dell’artigianalità e a una maggiore valorizzazione del Made in Italy.

ANTONIO GRIMALDI CONQUISTA PARIGI Dopo solo tre defilè nel calendario dell’haute couture parigina lo stilista italiano Antonio Grimaldi conquista la palma d’oro del coraggio, perchè si autofinanzia completamente, e della bravura perchè anche stavolta ha mostrato una considerevole e charmante collezione d’alta moda davanti a un pubblico competente e esigente. Molte come sempre le principesse arabe al suo defilè all’Ecole des Beaux Arts, sue clienti affezionate, come quelle della potente famiglia Al Thaniche si rivolgono a Grimaldi per vestiti di nozze e da ballo. “Parigi mi ha portato molta fortuna - racconta Antonio che ha lavorato tanto e bene con un’ispirazione tra Vietnam e Cambogia dopo un recente viaggio in quei paesi - l’atelier ha molte commesse e il brand si è rafforzato a livello internazionale”. “Per la prossima estate ho pensato a una donna combattente sul fronte dell’eleganza in sahariane d’alta moda, in duchesse e pantaloni con lunghe frange di seta, salopette verde military, ricami 3D fatti con le clips degli orecchini, acconciature a nodini, colori delicati come il cenere di rose o il sabbia, effetti corteccia, gioielli a canne di bambù realizzati per me da Bernard Delettrez”.“Per alcuni abiti abbiamo lavorato anche tre mesi ai ricami e alle forme. Non ho solo clienti arabe, a Roma tutto il mondo ebraico adora i nostri look e faccio tanti abiti da sposa per il Tempio”. Tra le clienti di Antonio Grimaldi oltre al bel mondo romano anche la principessa Camilla di Borbone, nata Cruciani, Antonella d’Orleans, Giada Magliano di Santasilia e Sua Altezza Reale Kasia Al Thani, principessa del Qatar.

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Semplice e straordinario, l’abito da sera di Antonio Grimaldi che ha conquistato le principesse più esigenti alle ultime sfilate della couture a Parigi.


H&T 7/2018 - ARTE: La Galleria Estense di Modena

QUANDO MODENA ERA UNA CAPITALE

Lo stupefacente busto di Francesco I realizzato da Bernini, oggi alla Galleria Estense, uno dei gioielli più fulgidi di Modena, un museo pubblico di recente rivisto nel layout, la cui visita val bene il viaggio. Che, volendo, prosegue nella straordinaria cucina emiliana: la città, vivacissima, pullula di osterie e ristoranti. Modena, offre un centro storico pieno di vita, il visitatore ne resta incantato.

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’è stato un tempo in cui Modena era capitale di uno Stato. A governarla era la famiglia ferrarese degli Estensi. Fu un’ epoca di magnificenza. Oggi è possibile ripercorrerla passeggiando tra le sale del suo museo-gioiello, vale a dire la meravigliosa Galleria Estense.

La Galleria Estense di Modena - ARTE - H & T 7/2018

gloriosa di Modena Capitale non smette mai di meravigliare l’ occhio attento del visitatore goloso di conoscerne i segreti e le bellezze. I modenesi ormai sono frequentatori abituali della Galleria Estense a Palazzo dei Musei. Sono ormai avvezzi a questi “inserti” espositivi temporanei lungo il percorso di visita, che mettono in evidenza massima le collezioni ducali che non sono ancora esposte. Queste sale di recente hanno ospitato, per esempio, un’interessante rassegna su matrici e manoscritti ebraici. Un approfondimento particolare è attualmente dedicato sempre a Modena, fino al 13 maggio, all’arte del disegno: le collezioni sono molto ricche di importanti capolavori. “Da Correggio a Guercino. Capolavori su carta della collezione dei duchi d’Este” è una mostra nella mostra incentrata su una selezione di disegni di autori conosciutissimi del ‘500 - ‘600 quali Correggio, Lelio Orsi, Ludovico, Annibale e Agostino Carracci, lo Scarsellino, Guido Reni, il Guercino. I disegni li ha selezionati l’esperto Federico Fischetti, scegliendo dalle collezioni di circa 800 pezzi conservati nei depositi dei Musei. Ma in verità in origine la raccolta era molto più ampia. Fino al ‘700, infatti, ne contava non meno di 2.840. Ma poi, con le spoliazioni napoleoniche, la stragrande maggioranza dei 1300 fogli depredati dalla Francia sono finiti in Francia, al Museo del Louvre dove sono tutt’ora. È Martina Bagnoli, direttore delle autonome Gallerie Estensi di Modena, Ferrara e Sassuolo a illustrare il percorso della mostra e le opere scelte. «Questa particolare esposizione si offre al visitatore anche come occasione di confronto fra le mani dei diversi artisti. Pensiamo al Putto disegnato a matita rossa su carta dal Correggio che mostra già in nuce il tocco morbido proprio dei dipinti del maestro emiliano come la bellissima Madonna

di vita quotidiana, bellissime medaglie, avori unici e molto altro: gli stipi in tartaruga e in corallo, i forzieri, i corredi per il belletto, i gioielli, gli oggetti sacri, i libri miniati e i vasi. Vari oggetti in particolare sembrano raccontare al meglio la magnificenza della Corte estense, entrambi sono riferiti al duca Francesco I, quello che fece di Modena la superba capitale del Ducato. Il primo è un celebre quadro del Velazquez, divenuto di inestimabile valore ai giorni nostri perché associato alla tradizione dell’aceto balsamico. E poi c’è il magnifico busto del Bernini, un busto perfetto e glorioso del Duca. Fa apparire è ancora più incredibile l’arte della scultura, considerando che Bernini e Francesco I non si incontrarono. E che lo scultore napoletano, diede forma al marmo basandosi su disgni bozze inviategli da Modena a Roma. La collezione della Galleria Estense è ora arricchita da una mostra al suo interno che racconta le opere che vanno dal Correggio al Guercino, perché la storia

La Galleria Estense è uno dei musei più importanti d’Italia e val bene un viaggio appositamente a Modena. Voluta nel 1854 da Francesco V d’Austria-Este, la Galleria ripercorre la storia della famiglia Estense, con alcuni oggetti artistici portati qui da Ferrara nella fuga del 1597. Da quel momento gli Estensi si stabilirono a Modena e raccolsero, in due secoli e mezzo di dominio, una delle più ricche collezioni d’arte che si possa ammirare in tutto il Continente. Già all’ingresso si resta incantati. Si parte con i reperti antichi romani e mediorientali, si prosegue poi con i dipinti, le statue, i bassorilievi, gli strumenti musicali, ogni sorta di oggetti pregiati

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Campori, per proseguire con la Flora, studio preparatorio per il dipinto che decorava il soffitto dell’appartamento di Virginia de’ Medici a Palazzo dei Diamanti a Ferrara, esposto in Galleria insieme ad alcuni altri degli ovali originari della serie. Fra questi, doveva esserci anche un Eolo di cui resta oggi traccia unicamente nel disegno di Agostino Carracci esposto nella nostra mostra». Le tante opere ordinate lungo il percorso si focalizzano soprattutto sul ‘600, un secolo d’oro per l’arte estense. «Anche il San Sebastiano di Annibale Carracci - continua Bagnoli - rimanda idealmente alle ricche presenze di opere dei Carracci nelle collezioni di origine ducale. Ecco poi Diana e Endimione di Lelio Orsi, un tema mitologico che si presta a puntuali riscontri stilistici con l’ottagono raffigurante il Ratto di Ganimede, originariamente dipinto a fresco dall’artista per l’omonimo camerino della Rocca di Novellara e ora esposto nella sala attigua a quella espositiva. Di Guercino le Gallerie Estensi possiedono alcuni bellissimi capolavori: tra questi la Maddalena penitente, disegnata con sottili e insistenti tratti a penna su carta, un’opera che rimanda allo splendido Venere, Marte e Amore, al Martirio di San Pietro e agli altri dipinti del Barbieri ammirabili sempre nel museo. Il meno celebre, ma ugualmente interessante Scarsellino, rappresentato in mostra dal Battesimo di Cristo, fu un artista molto attivo per i duchi d’Este e ancor oggi le Gallerie possiedono numerose e significative sue opere, che sono state giustamente valorizzate». Chiude la serie della mostra-dossier il grazioso cartone a carboncino sul quale sono vergati due angioletti di Guido Reni. E ancora si amirano le rare tempere, eseguite su pergamena del bolognese francescano Bonaventura Bisi, detto Padre Pittorino.



Gin & Co - SPIRITS- H&T 7/2018

H&T 7/2018 - CLASSIC CARS - Il Concorso di Eleganza a Villa d’Este

HOLLIWOOD-COMO A sinistra, giuria all’esame delle auto al Concorso di Eleganza di Villa d’Este. Qui a fianco, l’esposizione aperta al pubblico a Villa Erba.

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giardini del Grand Hotel Villa d’Este, il più emblematico hotel del mondo situato sul lago di Como, offrono agli ospiti l’ opportunità di ammirare circa 50 Vetture d’Epoca costruite tra gli anni Venti e gli anni Ottanta, suddivise in diverse categorie. Da venerdì 25 maggio a domenica 27 maggio 2018, il Grand Hotel Villa d’Este e Villa Erba saranno trasformati in uno scenario unico ed esclusivo in cui gli ospiti avranno il privilegio di ammirare le vetture d’epoca e le motociclette storiche più raffinate della loro epoca. IL motto per il 2018 è tutto un programma: “Hollywood sul Lago”. In lizza ci saranno circa 50 Vetture d’Epoca che verranno presentate in otto classi presso Villa d’Este il sabato per gli operatori e gli ospiti e a Villa Erba la domenica nei padiglioni aperti al pubblico. BMW Group Classic ha definito otto classi quest’anno, per una delle celebrazioni più rappresentative del patrimonio automobilistico: A. I Titani: Polvere, Fango e Rischio B. Da Manhattan a Mayfair: L’Età d’Oro dell’Opulenza Automobilistica C. Plasmate dal Vento: Le Berline dell’Epoca Art Deco D. Nuovo Mondo, Nuove Idee: La Storia delle Gran Turismo E. La Velocità Incontra lo Stile: L’Affermazione delle Auto Sportive e da Competizione F. 80 Anni di Archeologia Automobilistica G. Hollywood sul Lago: Le Stelle del Cinema H. Quando il Sesso Era Sicuro e le Corse Pericolose: Formula 1! Il Comitato Selezionatore, composto da esperti internazionali sarà come sempre chiamato a un giudizio severissimo. Ben 5 classi di vetture rappresenteranno l’intera storia dell’automobile: si ammireranno auto da competizione e di lusso conservate da autentici appassionati: si va dal periodo prebellico fino alle magnifiche auto sportive del dopoguerra. Nel 2018 l’offerta sarà integrata da tre classi speciali: la classe Motto con vetture note per le famose produzioni hollywoodiane; la classe Formula Uno con le vetture che hanno fatto la storia nella principale categoria delle auto da corsa e la classe Conservazione, con vetture giunte fino ai nostri tempi in condizioni eccellenti.Un’esclusiva Giuria guidata dal presidente Lorenzo Ramaciotti avrà il compito di esprimere il giudizio per l’assegnazione del premio Best of Show, il Trofeo BMW Group. Questo premio sarà conferito ad una straordinaria auto in grado di esprimere bellezza, passione e unicità. I visitatori voteranno la vettura preferita cui verrà assegnata la Coppa d’Oro Villa d’Este tramite il Referendum Pubblico che si terrà il sabato a Villa d’Este.. I visitatori di questo evento di tre giorni avranno la possibilità di godere anche delle attrazioni presenti nei giardini di Villa Erba a Cernobbio, tra cui il Concorso di Motociclette che si svolgerà per l’ottavo anno consecutivo. MOTORI E GIOIELLI, UN MATRIMONIO CHE FUNZIONA Motori & Gioielli, un matrimonio che funziona. Quest’estate in occasione della prima asta di automobili di Wannenes, ve ne sarà una anche di gioielli. L’appuntamento con le Classic Cars è previsto per il 14 luglio 2018, con la proposta di circa sessanta modelli selezionati dalla fase pionieristica della storia dell’automobile, ai più celebri marchi del dopoguerra, fino alle supercar della fine del Ventesimo secolo. Il 13 la Maison proporrà importanti gioielli firmati.Tra i lotti più interessanti si segnala un raro esemplare della Fiat Zero – uno tra i pochissimi noti con tutti gli elementi originali – commissionata nel 1912 al Senatore Agnelli dal Conte Mario Longoni e realizzata l’anno successivo negli Stabilimenti Farina, allora gestita dai fratelli Giovanni e Battista Farina, fondatore nel 1930 del celeberrimo marchio Pininfarina. Per la vendita di importanti gioielli vi saranno esemplari firmati Cartier, Bulgari e Van Cleef & Arpels.

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AVITO DOPOCENA Qui a fianco, i grandi classici per il dopocena del gentlemen: un buon rum, un gin alle erbe di montagna, un raffinato cognac francese. Da accompagnare con gli aromi dei tabacchi caraibici oppure con un buon sigaro italiano.

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ra i piaceri più tradizionali del gentleman inglese ci sono l’abbigliamento sartoriale, il fumo lento di sigaro e pipa e il piacere di bere un buon gin, un raffinato cognac o un buon rum. Lana e seta sono le materie prime preferite per capi di bellezza intramontabile. Nella City si vestono le celebri griffes sartoriali di Bond Street, ma anche Caraceni, Armani, Larusmiani, Etro, Gucci e persino Dolce & Gabbana. Tra gli aromi raffinati dei tabacchi caraibici, non può mancare un pezzo d’eccezione. Ecco allora i manufatti in radica artigianale, pipe di schiuma che permettono una fumata perfetta e una miscelazione speziata, amata dai discendenti delle famiglie che hanno vissuto tra Europa e India. Per gli amanti dei sigari, il Toscano 1492, dedicato alla scoperta dell’America: offre nuvole di vaniglia, sentori di caramello e grandi rotondità.Lorenzi è la griffe italiana più famosa, che propone anche porta pipe e pressa tabacco in argento ‘800 personalizzabili con il proprio stemma, le iniziali o un animale portafortuna. Per meditare sulla notte, la freschezza dei botanicals dei gin, scegliendo fra una declinazione più classica o più innovativa. Il gin Tanqueray Ten è un grande classico: la sua composizione agrumata è dominante e persistente, dunque si fa apprezzare da solo o in mixology. La sua morbidezza e freschezza è data anche dal taglio manuale di lime arance e pompelmi, un dettaglio non inutile. E poi il mix con delicati di fiori di camomilla prepara alla quadrupla distillazione, la cui ultima fase avviene nel famoso alambicco in rame della maison, il n. 10. Per gli amanti delle novità, il Nikka Coffey Gin, un piccolo gioiello del Sol Levante che propone una bevuta raffinata e complessa. E’ composto da agrumi giapponesi (yuzu, kabosu, amanatsu, limone hirami) e ginepro. Quando lo si versa nel bicchiere, si sentono le presenze dell’albicocca e di altre spezie. Gli aromi virano su tè verde, sulla frutta matura. Per chi preferisce gli invecchiati, ecco un altro classico di sempre: Hennessy, distribuito dall’azienda Meregalli, con il suo X.O. offre una composizione di più di 100 acqueviti invecchiate da 10 a 70 anni, alcune risalgono all’inizio del secolo scorso, provengono dalle più grandi riserve di vecchi Cognac del mondo e riposano nelle cantine. Per chi cerca un’esperienza sontuosa, il cognac Jean Fillioux Reserve Familiale invece, offre un’esperienza unica e sontuosa, racconta la nobiltà dei terroir dai quali provienene, nella regione dello Champagne. Si tratta di un cognac invecchiato per 50 anni in barrique di quercia francese: risulta ricco al palato, è un viaggio di piacere nel mondo degli aromi. Per chi ha uno spirito più avvenutoroso e vuole dedicarsi al rum, Zacapa X.O Centenario, ottenuto da una combinazione dei rum più pregiati, con invecchiamento fino a 25 anni. L’ El Dorado invecchiato 15 anni invece è un rum con sentori di zucchero, caffè, legno. Un dopopasto strutturato e di carattere, intenso e deciso.

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H&T 7/2018 - TRADITIONS: Il Chelsea Flower di Londra

IL CHELSEA FLOWER COLORA LONDRA

Le straordinarie corolle presenti al Chelsea Flower Festival, uno degli appuntamenti mondani più glam della capitale britannica. Tra le competizioni più attese, quella per il fiore più bello e quella per l’ortaggio più stupefacente. La manifestazione si tiene ogni anno dal 1913, organizzata dalla Royal Horticultural Society, fondata nel 1804.

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el cuore di Londra ogni anno si tiene una straordinaria manifestazone botanica, che ha origini antiche. Il Chelsea Flower Show è un appuntamento mondano molto glam- Vi partecipano ogni anno i membri più importanti dell’aristocrazie inglese: attori, cantanti, noti professionisti e banchieri. Il Chelsea Flower Show, ospitato nel Parco del Royal Hospital Chelsea, è l’appuntamento più prestigioso del giardinaggio mondiale. L’edizione numero 105 è in programma dal 22 al 26 maggio 2018. Lo Show, tra i più antichi e frequentati al mondo del settore, si tiene ogni anno dal 1913 nel mese di maggio (in genere nella seconda metà) dal martedì al sabato ed è organizzato dalla Royal Horticultural Society, fondata nel 1804. Si tratta di uno degli eventi più importanti della Stagione Sociale estiva londinese non solo dal punto di vista botanico, ma anche mondano e culturale: infatti vi partecipano ogni anno i membri più importanti dell’aristocrazia inglese, attori, cantanti, noti professionisti e banchieri. L’ambientazione, con una copertura mediatica a tutto campo, BBC in primis (con tre programmi giornalieri), è sempre quella del vasto giardino del Royal Hospital a Chelsea. Lo show apre in

grande stile con la Private View del lunedì, riservata solo a pochi fortunati, con la visita della famiglia reale quasi al completo. ‘Sold out’ già da gennaio, in genere più di 170 mila persone varcano ogni anno la soglia del Royal Hospital, per assistere al meglio del giardinaggio mondiale, dal tradizionale al contemporaneo, passando per l’etnico e il sostenibile, con l’attenta regia della Royal Horticultural Society. Nel 1913 era stata la Regina Mery ad inaugurare la prima edizione del Chelsea Flower Show ed ammirare le installazioni di piante e fiori; ogni anno la Regina Elisabetta II, continua questa tradizione con una visita, il giorno prima dell’apertura al pubblico. Un nutrito gruppo della famiglia reale in genere accompagna la sovrana nel tour dei giardini: tra questi Carlo e Camilla, il duca di York, il conte e la contessa di Wessex, The Princess Royal, il principe e la principessa Michael di Kent e la principessa Alexandra. Le presenze della famiglia reale ancora non sono certe, visto che l’inaugurazione il 22 maggio è molto a ridosso del Royal Wedding dell’anno, tra il principe Harry e Meghan ( che si svolgerà il 19 maggio). Il Chelsea Flower Show è suddiviso in varie sezioni, con differenti caratteristiche che ogni anno propongono nuove spettacolari installazioni e progetti tradizionali, simbolici, permeati da elementi

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Il Chelsea Flower di Londra - TRADITIONS- H & T 7/2018

classici o ultramoderni: sono il più alto esempio del landscape design contemporaneo. Una giuria di esperti (botanici, professori universitari, giardinieri, designers e progettisti) ogni anno premia ciascuna delle categorie assegnando una medaglia d’oro, una d’argento dorato, una d’argento, una di bronzo, oltre alla proclamazione del migliore progetto nello show (Best Show Garden Award) e di altri premi speciali. Tra le categorie più importanti ci sono certamente i 16 giardini palcoscenico (cuore dell’esposizione), in genere aperti su due lati; gli ‘Show Garden’ (di 22 metri x 10), veri e propri giardini che ogni anno raccolgono le più recenti e significative esperienze nel campo del giardinaggio. A questi si affiancano quelli più piccoli, nella categoria degli ‘Artisan Gardens’ che, come si può facilmente intuire dal nome, sono quelli in cui prevale la componente artigianale e manuale, sia nella progettazione che nell’uso dei materiali; dal 2012 sono presenti anche i ‘Fresh Gardens’, di dimensioni minori che si caratterizzano per il loro aspetto innovativo e moderno, spesso progettati da studenti universitari o ricercatori scientifici. Sui viali ci sono 500 espositori di prodotti legati all’arredo e alle tecnologie del verde; al centro di tutto è il Great Pavilion dove si presentano nuovi incroci e meravigliose installazioni floreali con piante e fiori rarissimi, per concorrere al premio per i migliori dell’anno. Altre categorie sono: Flora (Giardini ed esibizioni floreali); Hogg: esibizioni arboree; Knightian: esibizioni di vegetali ed erbe; Lindley: esibizioni di specifico interesse educativo o scientifico; Grenfell: esibizioni di quadri, fotografie, composizioni floreali. Ogni anno lo show è accompagnato da eventi speciali, concerti, performances, balli e musica dal vivo. Molte sono le feste private organizzate in questi giorni.

GLI EREDI DEL MITICO ANDERSEN Molti flower designer londinesi mostrano l’influenza dell’antico maestro, Tage Andersen è uno dei flower designer più famosi d’Europa. A Copenaghen ha un negozio teatrale, in Svezia una fattoria da visitare, sogno di una vita. Acquistata nel 2008, aperta al pubblico qualche mese l’anno (dal 21 maggio al 18 settembre 2016), la tenuta parte da un vecchio maniero del 17° secolo color giallo senape, e si allunga in una fitta trama di orti, boschetti, giardini, siepi ornamentali e corsi d’acqua cristallini, compresa una splendida orangerie di quattrocento metri quadrati, che d’estate ospita concerti, mostre, performance del Royal Swedish Ballet, mentre d’inverno funziona come rifugio per le piante in vaso, messe al riparo dai venti del Nord. Sul luogo ci sono anche spazi per animali, installazioni d’arte e una spettacolare collezione di sculture vegetali: il marchio di fabbrica di Andersen. Non c’è giardiniere in Europa che non conosca il suo lavoro: negli Anni 70 ha inventato un nuovo modo di presentare fiori e piante, mescolando alle masse vegetali vetro, metallo, ceramica, legno, pietre e tessuti. Uno stile inimitabile: esuberante, voluttuoso, barocco, lanciato nel negozio di Copenaghen, dove la sua storia è iniziata quasi trent’anni fa. Il flower designer scandinavo è diventato un’attrazione cinque stelle, tanto che per entrare nella fattoria si paga il biglietto. Oltre all’atelier, ci sono un museo, una serra, una galleria d’arte, e poi voliere, gabbie, urne, giochi d’acqua, un fagiano dell’Himalaya e fiori a perdita d’occhio. «Sono selettivo quando scelgo i miei fiori. Li lavoro per ottenere sensazioni, li compongo per valorizzarne le potenzialità. Riempio i vuoti tra gli estremi, e lo faccio in modo teatrale».

MARCO MUNARI IL FLOWER DESIGNER DELLA NOBILTA’ La minuziosa cura di ogni dettaglio ha reso Marco Munari il flower designer preferito dalle grandi famiglie della nobiltà italiana che lo chiama a decorare palazzi e castelli. Per balli, dinner placè, matrimoni, feste importanti, è sempre in grado di proporre le soluzioni più originali e creative, più adatte agli spazi, allle epoche, agli oufit. Ogni desiderio legato a un colore, a un profumo, un tema può essere realizzato, perchè un evento sia ricordato come un qualcosa di unico e speciale. Marco Munari è stato chiamato a realizzare allestimenti floreali per la Milano Fashion Week e di recente in Via della Spiga in occasione del Fuori Salone di Salone Mobile Mlano 2018, e per vari eventi degli Ordini Dinastici di Casa Savoia in Lombardia e tutto il nord Italia.

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H&T 7/2018 - ANIVERSARY - Il 2° anno di Heritage & Traditions

Il 2° anno di Heritage & Traditions - ANIVERSARY - H&T 7/2018

Quelle soireé: vip party per il 2° anno di vita 1

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PARTY DI COMPLEANNO E PER IL 2° ANNO DI VITA HERITAGE & TRADITION

Il party di compleanno della direttrice di Heritage & Traditions, contessa Katia Ferri Melzi d’Eril, cade in contemporanea con quello della nascita editoriale del nostro magazine. Circao 150 ospiti tra Altezze Reali e superblasonati in arrivo da tutta Italia, San Marino, Stato del Vaticano e Montecarlo hanno festeggiato nei giorni scorsi - insieme ai contributors conte Alessandro Zanotto (foto 8) marchese Giovanni Nicastro Guidiccioni, conte Fabio Cassani Pironti (foto 9 con la direttrice) - entrambe le ricorrenze alla Villa Melzi d’Eril di Belgioioso, dove ha sede anche la redazione della rivista. Per la serata, menù vegano e tradizionale, con dolci creati dal pasticciere e cake designer Maurizio Fornaro.

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per Heritage& Tradition 150 vip da tutta Italia 1

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Heritage & Traditions in questi anni è stata partner di vari eventi in Italia e all’estero: conferenze dedicate a Leonardo

da Vinci per la presentazione del romanzo “Viaggio con Leonardo”, eventi musicali organizzati da Associazione Stravinskij Russkie Motivi, eventi dedicati all’automobilismo d’epoca, con la consegna del primo “Heritage & Tradition Elegance Award” all’Excellence Round Up di Belgrado nel settembre 2017. A breve il nostro magazine, che sarà media partner del prossimo ‘Ballo dei 100 e non più 100” di Casale Monferrato, aumenterà la periodicità, sarà integrato in un sito dedicato contenente news, filmati, interviste e speciali e lancerà un proprio format televisivo.

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H&T 7/2018 - HERITAGE - FAR EAST

Tutti pazzi per Mateen

DOGALE VENEZIA JEWELLERY

A sinistra il principe reale del Bruei Abdull Mateen, 26 anni, una ‘forza della natura’ che somma intellligenza e fisico d’acciaio. Non per nulla ha 802 mila followers su Instagram...

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i sono molte cose che non sappiamo del Brunei, il piccolo Stato sull’isola del Borneo. Ma che in questo paradiso vivesse una forza della natura, un giovane ricchissimo, intelligentissimo e supersportivo come pochi al mondo (un Ercole dei giorni nostri) per giunta di sangue blu, proprio non ce lo aspettavamo. Ha 26 anni, è il Principe reale Abdul Mateen, ha 802.000 follower su Instagram, dove è conosciuto semplicemente come “Mateen“. Il decimo dei dodici figli del sovrano del Brunei, il Sultano Hassanal Bolkiah (patrimonio netto pari a 20 miliardi di dollari) conduce uno stile di vita regale, ma ci sa fare anche con attrezzi plebei come la pala scavatrice e la griglia del barbecue. Pratica tutti gli sport, vola su aerei privati o in elicottero pilotato da lui stesso, si riposa in ville da sogno in compagnia di cuccioli da ‘royals’, vale a dire tigri e leopardi. GQ Thailand lo ha intervistato di recente e ne è uscito come “un uomo coi piedi per terra, che ha completato i suoi studi con eccellente profitto, che non ama ostentare più di tanto” (e cosa mancherebbe all’appello? ). Insomma, è uno dei migliori scapoli di sangue blu di tutta l’Asia ed è un fedele musulmano, dunque le pretendenti sono avvertite. È nato il 10 agosto 1991 da Sua Maestà Haji Hassanal Bolkiah, Sultano del Brunei, e dalla sua seconda moglie, Puan Hjh Maryam. La coppia ha divorziato nel 2003, ma lui era già in collegio a studiare a quell’epoca. Il più blasonato tenente dell’esercito del Brunei, che rappresenta il suo Paese alle riunioni del Commonwealth, nel 2011 si è laureato in Gran Bretagna alla Royal Military Academy di Sandhurst, dove era entrato a soli 18 anni, per seguire un corso di leadership, “la più grande cosa che abbia mai fatto”. Per 44 settimane hanno messo a dura prova la sua forza mentale e la sua forza fisica, la sua capacità di lavorare sotto pressione. Non gli hanno risparmiato nulla, neanche lo scavo di trincee per tre giorni senza interruzioni e senza dormire. “E ogni volta che stavo per addormentarmi, gli istruttori mi prendevano a calci e mi svegliavano. Questo è quello che cercano di fare lì: stancarti fisicamente fino al limite”, ha detto a GQ. “Una volta esausti, ci hanno portato risolvere problemi di logica – è stata una delle cose più difficili che abbia mai dovuto fare”. La laurea alla Scuola di Studi Orientali e Africani dell’Università di Londra (SOAS) dove ha conseguito un Master in Arte, gli sarà sembrata uno scherzo, dopo quelle esperienza. Che non gli ha impedito di praticare una serie impressionante di sport: calcio, per esempio. Gioca da sempre, è tifoso del Manchester United, ha indossato la maglia della squadra di calcio del Bruneian AM Gunners. Ha praticato atletica e poi pugilato: ha assunto un allenatore durante il suo periodo a Londra e ha appreso varie arti marziali miste, in particolare la Muay Thai. Il suo amore per i cavalli, coltivato fin da bambino, lo ha portato a divenire un grande giocatore di polo: ha rappresentato il Brunei ai Giochi dell’Asia sudorientale che si sono svolti quest’anno in Malesia. Fra l’altro ha gareggiato con sua sorella, la principessa Azemah Ni’matul Bolkiah. A GQ Thailand ha confessato che “A differenza di qualsiasi altro sport in cui hai il controllo completo del tuo corpo, comandare un animale selvatico per fare ciò che vuoi è di per sé molto difficile.” “Ora immagina di farlo con una mano, e allo stesso tempo, di cercare di colpire una palla con una mazza nell’altra mano”, ha aggiunto. “Ci sono così tante cose che possono succedere e devi avere il perfetto controllo non solo del tuo corpo, ma anche del cavallo. È uno sport molto complesso: e la sfida sull’ avere quel tipo di controllo è proprio quello che mi fa amare il Polo. Ero nell’esercito, quindi tutto ciò che mi obbliga a una disciplina tiene in forma mi rende felice”, ha detto a GQ. “Nel momento in cui sento diminuire il mio livello di fitness, mi sento strano, quindi essere attivo e restare in forma è molto importante per me”. Rimanere attivo, per lui include attività come il golf, immersioni, canottaggio come suo padre, automobilismo con la sua Lamborghini gialla, equitazione tra le onde del mare e bungee jumping. Altre passioni? Suona la chitarra e la batteria, mangia piccante e adora il barbecue. E il Borneo, naturalmente. Che è bellissimo. Su questo, essendoci stati anche noi, anche se in territorio malese, gli diamo ragione.

4318 RUGA S. APOLLONIA PONTE DELLA CANONICA (SAN MARCO) VENEZIA

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