H
ERITAGE
Rivista trimestrale web a distribuzione gratuita prodotta e diretta da Katia Ferri Melzi d’Eril www.katiaferri.com
foto di copertina: Bianca Hirata
N. 3 APRILE 2017
& TRADITIONS
Supplemento trimestrale di Commodity World Weekly Magazine - Anno I n.3 Registr.Tribunale di Pavia n.673 del 17/5/2007
La stirpe che venne da Albione
I PRINCIPI GIOVANELLI
Alberto:” Dono un parco alla città”
WWW.KATIAFERRI.COM
Editoriale
N
onostante la regina Beatrice d’Olanda festeggiasse il suo compleanno a fine gennaio, ha sempre voluto che il Koninginnedag fosse celebrato il 30 aprile. Dal punto di vista climatico e meteorologico, infatti, la fine del mese di aprile, caratterizzata da temperature gradevoli, si presta meglio a dei festeggiamenti all’aperto.Inoltre, festeggiare il 30 aprile, significava rendere omaggio, non solo all’ascesa al trono della Regina Beatrice (investita il 30 aprile 1980), ma anche alla Regina Giuliana (nata il 30 aprile del 1909).Ora, con il nuovo Re, il Koninginnedag diventerà il Koningsdag (probabilmente almeno fino a quando, la principessa Catharina Amalia subentrerà al padre) e si festeggerà il 27 aprile (giorno del compleanno di Willem-Alexander, nato, appunto, il 27 aprile 1967). Come da tradizione, quando il 27 cadrà di domenica, per rispetto al riposo domenicale imposto dal rito calvinista, i festeggiamenti verranno anticipati al sabato. Quest’anno la Festa del Re cadrà giovedì 27 Aprile 2017. In occasione di questa festa, gli olandesi, che sono un popolo ordinato e rigoroso, possono sfogare la loro carica e anche una punta di follia. Per esempio, se ci si trova in un ufficio, può capitare che una delle persone partecipanti a una riunione si tolga le scarpe perché ha caldo e giri a piedi nudi per tutta la giornata. Così, tra tailleur e cravatte questa può scorrazzare liberamente così. Tutto avviene però in maniera rispettosa e non eccessiva, non siamo mica alla la Feria di Malaga. Per la festa del re è tradizione che la gente si vesta completamente di arancione. Hanno dato un nome a questa pratica: si chiama Oranjegekte (significa follia olandese). Le città si trasformano, vengono invase da persone arancioni dalla testa ai piedi: magliette, sciarpe, parrucche, cappelli, mantelli, bandiere. Ovviamente anch’io se capiterà di andare, non mancherò di vestire arancione e magari visitare uno dei bellissimi castelli che proponiamo in questo numero. E’ molto curiosa questa tradizione popolare coniugata a una festa reale. Tutti sono spensierati, si organizzano in gruppetti e ai lati delle strade cantano e ballano. Gente che magari il lunedì dopo si mette la cravatta e la faccia più seria che ha e va a lavorare in un ufficio grigio. Per la festa dei reali si fanno dei carri, tipo il nostro carnevale, ma costruiti sulle barche, nei canali. Lungo tutti i canali scorrono all’infinito queste barche addobbate per l’occasione e piene zeppe di gente.Da ogni barca viene una musica diversa e la gente canta, beve, balla, ognuno a un ritmo diverso. Insomma, tutto è arancione e pieno di energia. Il giorno della Festa, è l’unico in tutto l’anno nel quale non sono richieste autorizzazioni per vendere merci per strada. Chiunque può stendere una coperta a terra e vedere gli oggetti rimasti sepolti in cantina per anni o piccoli pezzi di artigianato. Il quartiere del Jordaan di Amsterdam si riempie di mercatini improvvisati in ogni stradina e su ogni ponte. Ogni anno per questa ricorrenza arrivano nella sola città di Amsterdam, più di due milioni di visitatori. Ed è incredibilmente tutto ordinato e organizzato. Questo aspetto colpisce tantissimo noi italiani: qui la gente non esagera, non si accalca, non ti soffoca. Le strade sono un fiume di persone, ma nessuno spinge, c’è posto per tutti. Provate a immaginare una cosa del genere in Italia. Ho Gente in arancione sulle barche provato a immaginare una festa del genere in Italia, ma non ci sono riuscita. per la festa reale ad Amsterdam
HERITAGE & TRADITIONS anno I° n. 2, aprile-giugno 2017 -Editore e Direttore responsabile: Katia Ferri Melzi d’Eril Supplemento gratuito trimestrale del settimanale online Commodity World Weelkly - Registr. Tribunale di Pavia n.673 17/5/200 redazione: c/o Villa Melzi d’Eril, via Colombarone 13, Belgioioso PV - Italia Contatti: katiaferri@hotmail.com, Facebook: heritage&traditions - Tutti i diritti riservati
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REALI SULLA NEVE In Alta Badia torna la gara di sci benefica del Principe Alberto II a favore dell’associazione Star Team for Children Monaco. La raccolta fondi permetterà la costruzione di un ospedale pediatrico in Madagascar. Presenti i Principi della Bavaria e Emanuele Filiberto di Savoia, tante star dello sci azzurro del passato e del presente. A PASSEGGIO CON STILE Bastoni da passeggio in essenze pregiate, animati, con testa in avorio, della fine dell’Ottocento, del collezionista-mercante Danilo Arlenghi.
SOMMARIO
3/ EDITORIALE di Katia Ferri Melzi d’Eril
APRILE-GIUGNO 2017
4/ SOMMARIO gennaio/ marzo 2017
32-33/ TRADITIONS: IL BACALA’ La ricetta dello stoccafisso va su un francobollo
5-9/ TOP CHARITY EVENTS
34-35/ GOTHA WORLD Il Ballo della Rosa di Montecarlo, evento da Fendi
10-15/HERITAGE: LA STIRPE CHE VENNE DA ALBIONE: I PRINCIPI GIOVANELLI di Katia Ferri Melzi d’Eril
36-41/ HERITAGE: I CASTELLI DEL GARDA Grand tour tra i manieri della Serenissima
16/ LEGGERE “Valigia diplomatica” di Antonio Morabito
42/ CARS& ELEGANCE Le ‘regine’ a Villa d’Este
17/ADSI (Dimore storiche), le news Adsi al Vinitaly 2017
37/ ASSOCASTELLI, le news Il lancio a Singapore e i tour di primavera
24-29/ I CASTELLI D’OLANDA Gli eventi per il trecentenario della nascita
44-45/ LUXURY: MY NOCTURNAL FLOWERS I gioielli floreali di Pasquale Bruni
30-31/MOSTRE Sulla copola di Piacenza e a Palazzo Farnese con Guercino
46/ LUXURY: THE MAGNIFICENT CAOVILLA Le scarpe gioliello, un orgoglio italiano
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48-52/FASHION: DOVE SI VESTE SUA MAESTA’ Gli stilisti preferiti dalle teste coronate d’Europa
Top charity events
Sfilata di moda al Galà delle Margherite , che si tiene all’Hotel Excelsior di Via Veneto a Roma. A fianco, jazz session con dinner a Palazzo Contarini della Porta di ferro di Venezia, con l’assocazione Aristosseno, che sostiene i giovani talenti musicali.
Top charity events 7 aprile
6 aprile
ROMA
GALA’ DELLE MARGHERITE Venerdi 7 aprile 2017 alle ore 20 presso l’Hotel Excelsior di Via Veneto in Roma, si svolgerà la 28° edizione del “Gala delle Margherite”, quest’anno in collaborazione con il Rotary Club Roma Nord Ovest a favore del progetto “End Polio Now”. Biancamaria Caringi Lucibelli, dal 1987 lo realizza e lo promuove in una piacevole atmosfera dove musica arte e spettacolo allietano gli ospiti nello storico albergo di Via Veneto. I progetti di beneficenza sono di volta in volta scelti dai partner.Tutti gli obiettivi vengono realizzati grazie alla fiducia dei tanti sponsor, a partire dall’ Hotel Excelsior, che ogni anno contribuisce con la professionalità di tutto il personale in maniera ineccepibile alla buona riuscita della manifestazione nei vari sontuosi saloni messi a disposizione dei circa 500 invitati appartenenti al mondo dello spettacolo,della cultura, della politica e dell’imprenditoria Il club romano è’ un service dei Rotary Foundation che si propone di promuovere e intervenire per le vaccinazioni contro la Poliomielite nei paesi sottosviluppati. Bonifico bancario su c/c Banca Popolare del FrusinateIBAN: IT 02 L 05297 14800CC 10000484
VENEZIA
JAZZ VENICE EVENING
Una magica serata in uno dei più bei palazzi di Venezia, Palazzo Contarini della Porta di Ferro, organizzata dall’Associazione Aristosseno, che promuove progetti di cultura musicale e finanzia la formazione di giovani talenti che partecipano alla Masterclass del Sardinia Music Festival. Ore 19 accrediti e aperitivo, ore 19.15 cena in quattro portate abbinate al loro calice di vino. Ore 2030: quartetto jazz on Marco Ponchiroli e Francesca Viario. Le piu belle ed intramontabili canzoni della tradizione italiana interpretate nella loro versione riadattata in chiave jazz su arrangiamento del pianista e compositore Marco Ponchiroli. Il programma vi accompagnerà in un’intenso viaggio attraverso il repertorio della musica italiana sulle note di autori che hanno fatto la storia come Domenico Modugno (Nel Blu Dipinto di Blu), Paolo Conte (Azzurro), Bruno Martino (Estate), Mina (Il cielo in una stanza) o appartenenti alla tradizione napoletana come Roberto Murolo ( Di Capua oh sole mio) e Pino Daniele (Quando) ed altri ancora. Il concerto dura 80 minuti. Il locale è completamente climatizzato. www.venicemusicgourmet.it
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H&T: Top charity events
A CASALE DAL TRAMONTO ALL’ALBA La tradizione risorgimentale del Ballo di Quaresima torna a riviere nell’antica Capitale del Ducato di Monferrato, grazie alla verve del Conte Pierfelice degli Uberti (al centro) e della contessa Maria Loredana Pinotti degli Uberti (a destra con il Duca di Braganza nel 2005) che organizzano l’evento, al quale partecipano ogni anno molte famiglie storiche europee. A sinistra, l’invito al ballo con uno scorcio di palazzo Gozzani Marchesi di Treville.
8 aprile
CAS.MONFERRATO
Mahera Hassan d’Afghanistan e S.A.R. il Principe David Bagration di Mukhrani ore 21,00: pranzo placè nelle sale Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, dei Giuochi di Società, della Biblioteca, Azzurra alla presenza di S.A.R. Dom Duarte di Braganza, Capo della Real Casa di Portogallo; di S.A.I.&R. l’Arciduchessa Monika d’Asburgo, Principessa d’Ungheria, Duchessa di Santangelo; di S.A.I.&R. l’Arciduca Josef Karl d’Asburgo, Principe d’Ungheria accompagnato dalla consorte S.A.I.&R.l’Arciduchessa Margarete d’Asburgo nata Principessa d’Hohemberg; di S.A.R. la Principessa Maria Teresa di Borbone Parma e di delegazioni dei Vitezi Rend d’Ungheria, dell’Union de la Noblesse Russe, e della Convention of the Scottish Baronage; ore 22,30: il Maestro Tony D’Amico accompagnerà le danze nel Salone d’Onore dei Re di Sardegna e d’Italia; ore 23,00: previsioni della Maga e giochi di Alan; ore 01,00: pasta al tricolore; ore 04,00: cioccolata e Krumiri “Rossi” di Portinaro. Quota di partecipazione: Euro 95,00 entro il 3/4/2017 tel. 388 0010099, 0549 900323, 051 271124, email: circolo100enonpiu100@gmail.com bonifico su: C/C Unicredit - Bologna Ugo Bassi 9 n° 100509401 CAB 02435 ABI 2008 0 (IBAN IT25K0200802435000100509401) BIC: UNCRITB1BA2 Circolo dei Cento e non più Cento -
BALLO DEI 100 E NON PIU’ 100 Il Ballo dei 100 e non più 100 nasce da una tradizione del Piemonte risorgimentale che vedeva nell’antica Capitale del Ducato di Monferrato la partecipazione al ballo di metà quaresima di un massimo di 199 persone, a quel tempo scelte fra non più di 100 della Nobiltà e non più di 99 della Borghesia. Tale tradizione è stata ripresa ai giorni nostri dall’Internazional Commission for Orders of Chivalry, da Famiglie Storiche d’Italia, dal Circolo dei Cento e non più Cento e dall’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore al Pantheon. L’edizione 2017 si svolge nel centesimo anniversario della rivoluzione russa con la caduta dello Zar; e nel centocinquantesimo anniversario della sfortunata spedizione in Messico dell’imperatore Massimiliano d’Austria-Ungheria. Il programma di quest’anno prevede:ore 20,00: concerto della fanfara dei bersaglieri e aperitivo nel prestigioso salone d’ingresso di Palazzo Gozzani Marchesi di Treville alla presenza di S.A. il Principe Don Maurizio Ferrante Gonzaga del Vodice di Vescovato, di S.A.R. il Principe Ereditario Leka II Zogu, Capo della Real Casa degli Albanesi, con la consorte S.A.R. la Principessa Ereditaria Elia, di S.A.R. la Principessa Luciana Pallavicini Hassan d’Afghanistan e di S.A.R. la Principessa
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H&T: Top charity events
FUGA DI GIUGNO A PARIGI: GRAND BAL MASQUE’ A VERSAILLES Il 24 giugno prossimo, per il settimo anno consecutivo, il Castello di Versailles accoglie Kamel Ouali per il Grand Bal Masquè de Paris, una kermesse indimenticabile con 50 artisti partecipantia, tra ballerini, dj e performers. Appuntamento per la superfesta all’impressionante Orangerie che viene costruita per l’occasione, dove scorrono fiumi di champagne. Versailles, per una notte, rivive i fasti del suo grande passato. Dress code obbligatorio: costume settecentesco. Più o meno ricco, più o meno rigoroso, sono ammesse le customizzazioni, ma senza esagerare, verrà controllato all’ingresso. In ogni caso senza costume e senza maschera non si entra. Si tratta di una serata di impressionante spettacolarità, non solo per la bellezza dei costumi, ma anche per l’ambiance clubbing ogni volta davvero sorprendente. Se non si sa dove affittarlo, si può chiedere la lista degli atelier disponibili alla segreteria organizzativa. Biglietto d’ingresso: 98 euro. www.chateauversaillesspectacles
22 aprile
26 aprile
PERUGIA
GRAN BALLO DI PERUGIA La quinta edizione si tiene a Palazzo Gallenga Stuart. A organizzarlo è l’associazione giovanile Rotaract Club Perugia Est, guidata dal presidente Matteo Pasqualoni. Per debuttare, prendendo parte alle coreografie, fra cui una sulle note del Kaiser-Walzer (Valzer dell’Imperatore) di Johann Strauss, bisogna avere più di 16 anni, la voglia di partecipare ai corsi di preparazione e dare la propria adesione entro il mese di marzo di ogni anno, chiamando il 349 6863555 (Ludovica) o il 345 8374903 (Mariaelda). Alle debuttanti di Perugia è richiesto di provvedere all’abito ed al biglietto di partecipazione alla serata, i cavalieri e debuttanti sono accolti gratuitamente. I corsi di Walzer sono offerti dal Rotaract Club Perugia Est, sono aperti anche a coloro che non debuttano. Dopo la cena di gala, il ballo si aprirà con una coreografia delle debuttanti, accompagnate dall’orchestra. Si uniranno poi al valzer e quadrille tutti gli ospiti, si prosegue con musica anni ’70 – ’90. Gran finale con torta Sacher gigante. Il Gran Ballo ha ricevuto nelle precedenti edizioni tre Medaglie del Presidente della Repubblica. Sito: www.granballodiperugia.it Facebook: https://www.facebook.com/granballodiperugia/
MILANO
LA NONA DI BEETHOVEN
L’associazione Mabawa Onlus, con Katrine Keller, Rosanna Chiferi e Stefano Keller organizzano un prestigioso concerto sinfonico benefico, che si terrà il 26 aprile prossimo alla Chiesa di S. Alessandro alle ore 21.00 Sarà in programma l’esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven, nella straordinaria trascrizione di Franz Lizst per pianoforte e coro. Canteranno il coro e i solisti dell’Orchestra Giuseppe Verdi di Milano, diretta da Erina Gamberini, con la partecipazione straordinaria del maestro Maurizio Baglini al pianoforte. Il ricavato della vendita dei biglietti sarà interamente devoluto a Mabawa Onlus per realizzare il progetto a favore dei Pigmei in Rwanda. Al progetto collaborano Alessandra Orsini, Allegra Corsini, Barbara Garavelli Nani Mocenigo, Emanuele Belotti, Franca Matiuzzo Frédéric Moermans d’Emaus, Isabella e Flavio Borghese, Jacques Dongradi, Jesus Alfredo Vaca, Maurice Dotta, Michele Buelli, Nicoletta Dall’Olio, Paolo Testi. L’ evento ha ricevuto le sponsorizzazioni di Credit Suisse, Mnp, Gitti and partners, Lfpi, Fazioli, LaDureè Paris, Podere Castel Merlo.E’ richiesta una donazione minima per biglietto pari a 50 euro. Informazioni: info@mabawa.org, tel. +41 79 240 15 07.
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H&T: Top charity events
A sinistra, il valzer di apertura del Gran Ballo di Perugia. La quinta edizione si terrà anche quest’anno nelle prestigiose sale di Palazzo Gallenga. Qui sopra, la Chiesa di S. Alessandro, con la sua acustica perfetta per le esibizioni con coro e orchestra.
27 aprile
26 aprile
SHEFFIELD
ANNUAL CHARITY BALL Consigliatissima per i giovani, arganizzata dall’Università di Sheffield, questa divertentissima serata che si terrà in Victoria Station RoadS4 7YE dalle ore 18.30 in poi sarà allietata da live jazz per il drink di arrivo e il dinner, dal servizio foto e da un dj per l’after party. L’evento sarà a favore di cinque associazioni: Mental Health Matters, Oxfam, the Women’s Committee, Unicef, and Student Action for Refugees. Lo scorso anno questo party ha potuto raccogliere oltre 2400 Il dress code formale è consigliato e gradito ma non strettamente obbligatorio, soprattutto per gli studenti. L’importante è che sia soprattutto smart. Il dinner placè prevede varie opzioni e sia starters che main course vegetariani e non, gluten free e non, con possibilità di salse halal su richiesta. Il dinner sarà concluso da dessert al cioccolato e gelati che saranno halal per tutti. Biglietto: 31 sterline. Prezzo a persona: 31 sterline tickets.sheffieldstudentsunion.com
MILANO
LA NONA DI BEETHOVEN
L’associazione Mabawa Onlus, con Katrine Keller, Rosanna Chiferi e Stefano Keller organizzano un prestigioso concerto sinfonico benefico, che si terrà il 26 aprile prossimo alla Chiesa di S. Alessandro alle ore 21.00 Sarà in programma l’esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven, nella straordinaria trascrizione di Franz Lizst per pianoforte e coro. Canteranno il coro e i solisti dell’Orchestra Giuseppe Verdi di Milano, diretta da Erina Gamberini, con il maestro Maurizio Baglini al pianoforte. Il ricavato della vendita dei biglietti sarà interamente devoluto a Mabawa Onlus per realizzare il progetto a favore dei Pigmei in Rwanda. Al progetto collaborano Alessandra Orsini, Allegra Corsini, Barbara Garavelli Nani Mocenigo, Emanuele Belotti, Franca Matiuzzo Frédéric Moermans d’Emaus, Isabella e Flavio Borghese, Jacques Dongradi, Jesus Alfredo Vaca, Maurice Dotta, Michele Buelli, Nicoletta Dall’Olio, Paolo Testi. L’ evento ha ricevuto l’appoggio diCredit Suisse, Mnp, Gitti and partners, Lfpi, Fazioli, LaDureè Paris, Podere Castel Merlo.E’ richiesta una donazione minima per biglietto pari a 50 euro. Informazioni: info@mabawa.org, tel. +41 79 240 15 07.
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H&T: Top charity events
A sinistra, look più moderno ma danze super tradizionali scozzesi allo storico Royal Caledonian Ball che si terrà il 28 aprile prossimo alla Grosvenor House, in Park Lane a Londra. Qui sopra, gran finale dello Sheffield Annual Ball
28 aprile
29 aprile
PADOVA
LONDON
169° CALEDONIAN ROYAL BALL
La 169° edizione dello storico Royal Caledonian Ball si terrà venerdì 28 aprile prossimo alla Grosvenor House, Park Lane di Londra, organizzato dal trust che lo scorso anno ha donato oltre 735.000 sterline a vari progetti benefici in Scozia. E’ uno degli appuntamenti mondani più esclusivi e spettacolari della capitale, dunque conviene prenotare per tempo. Si parte con l’aperitivo alle 19.30 con champagne e salmone e un concerto tradizionale di cornamuse. Seguiranno il dinner placè con piatti tradizionali e internazionali e il ballo con danze scozzesi, walzer, foxtrot, danze tradizionali di Inverness. Prezzi a persona: 260 sterline (dinner e ballo) solo il ballo 175 sterline, particolari riduzioni per i giovani sotto i 30 anni alla data del ballo. E’ possibile prenotare una saletta privata per pranzare con i propri ospiti, ma bisogna farlo entro il 12 aprile prossimo. Il dress code è molto importante. Per le dame, abito lungo, tiara, clan tartan sash, decorazioni. Per gli uomini abito da sera, compreso kilt e sporran, giacca da sera, camicia da sera, papillon o lace jabot. Sono ammessi smoking e frac. Prenotazioni: segretary@royalcaledonianball.com
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GRAN BALLO OTTOCENTESCO
La Società di Danza, con la partecipazione della Scuola di danza Scarpette Rosse di Padova, organizza l’evento “Gran ballo Ottocentesco”, che si terrà all’Agorà del Centro Culturale sabato 29 aprile 2017 alle 16.30. La Società di Danza, è una federazione di circoli culturali, presenti su tutto il territorio nazionale, che organizzano valzer, quadriglie, contraddanze e mazurche del XIX secolo, ricreandone le atmosfere dei grandi balli di società, grazie alla ricerca e allo studio dei manuali scritti dai più grandi maestri di ballo europei del 1800. Si tratta un evento molto suggestivo e divertente, per la ricchezza degli abiti d’epoca esibiti da ballerini ed appassionati e per la bellezza delle coreografie eseguite da chi segue i corsi di danza organizzati dalla società.Il ricavato della serata viene devoluto alla Casa di fuga per donne vittime di violenza. Evento patrocinato dal Comune di Padova. Ingresso aperto alla cittadinanaza con offerta libera Per informazioni Segreteria organizzativa cell. 349 1023683 email padova1@societadidanza.it
H& T - COVER STORY: I Principi Giovanelli
I PRINCIPI CHEARARRIVARONO DA ALBIONE
Il Principe Alberto Giovanelli ci accoglie e ci guida alla scoperta del Palazzo Fogaccia di Clusone, che conserva 3000 mq di pareti dipinte. A destra, il blasone della famiglia con i due giovinetti in barca, raffigurato nello stemmario Camozzi.
I
l sole splende nel cielo, ma l’aria è ancora fredda, anche se la primavera è vicina. Il Principe ci aspetta sul cancello, tra le aiole spruzzate di neve. E’ molto
incuriosito: già, siamo proprio saliti fin quassù, a Clusone, la ‘capitale’ della Val Seriana, che si raggiunge in mezz’ora a nord di Bergamo, tra montagne ancora spruzzate di neve. Qui non si passa: si viene. E noi siamo venuti a scoprire, tra queste mura, la storia affascinante di una famiglia, quella dei principi Giovanelli. Alberto Giovanelli è ancora provato dalla scomparsa improvvisa di suo fratello Carlo, uno degli aristocratici più brillanti della storia d’Italia, amante della mondanità, delle arti e della cultura: la scorsa estate avevamo deciso di incontrarci tutti insieme, a Roma per questa intervista. Del principe
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Carlo e del loro passato familiare, della loro infanzia qui a Clusone e a Roma ce ne parla con struggente tenerezza suo fratello Alberto, ci mostra le loro foto insieme da ragazzi, in gita e alle grandi feste romane. Il futuro dei Giovanelli lo immaginiamo, invece, al telefono con una delle figlie di Alberto, Ginevra, event manager del loro bel casale alle porte di Roma: Villa Fogaccia, una location ambitissima per gli eventi e i matrimoni. E proseguiamo con il figlio di Carlo, Guglielmo. Ci racconta con orgoglio di suo padre, elegante e raffinato, famosissimo in tutta Europa, un personaggio al quale si sono ispirati scrittori e registi della dolce vita, ammirato e amato ovunque per il suo stile impeccabile e squisito e per la sua conversazione brillante. E poi parla del nonno materno, Guglielmo Marconi, il genio che a soli 21 anni inventò la radio e a 34 anni ricevette il Premio Nobel.
H& T - COVER STORY: I Principi Giovanelli
I Giovanelli sono senza dubbio una famiglia strabiliante, non solo perchè fa parte di quelle coronate più famose d’Italia. Non solo per l’affascinante leggenda che aleggia sulle origini della loro stirpe, ma anche per un tratto peculiare che li contraddistingue: la grande amabilità, che si trasmette da padre in figlio. E’ qualcosa che appartiene loro, pare far parte del loro dna. La leggenda narra che due giovani - i due giovanelli, appunto - fuggirono in barca da una terra lontana, forse la verdissima Albione, forse in età tardoantica. Sbarcarono in Francia e poterono giungere nel cuore dell’Europa e insediarsi felicemente in Ungheria. Da lì i loro discendenti si propagarono a Sud, in Italia: a Venezia e sulle montagne bergamasche di Gandino, dove furono importanti vettori di metalli, tessuti e oggetti preziosi. Le brillanti relazioni che seppero intessere e l’arte della ‘mercatura’ che seppero praticare li resero resi ricchi, nobili e potenti fin dall’Alto Medioevo. Tanto intraprendenti quanto generosi: un intero altare d’argento fu portato dall’Ungheria a Gandino, a dorso di mulo, ci racconta il Principe Alberto. E ancora si trova lì, insieme a un intero museo di arredi sacri d’oro e d’argento che i Giovanelli donarono nel corso dei secoli alla Chiesa, che hanno sempre anche protetto con la loro spada. Saliamo insieme lo scalone del palazzo Palazzo Fogaccia di Clusone, una costruzione del XVIII secolo, massiccia e sorprendente appartenuta agli avi di sua madre, i conti Fogaccia, che nello stemma hanno appunto la ‘fogaccia’, la pagnotta che ha sfamato a dovere eserciti di re
e imperatori. Egli risiede qui per buona parte dell’anno, anche quando i venti freddi di oggi si trasformano in tormente gelate miste a ghiaccio pungente. Fa la valigia verso il solleone, quando l’intera Versilia ha già copiato (come sempre) i nuovi colori dei caftani sfoggiati da sua moglie, la Principessa Donna Letizia Giovanelli. Nata Caproni dei conti di Taliedo, Dama di Grazia e Devozione dell’Ordine di Malta, la si incontra più facilmente a Roma: riceve sulla terrazza piena di rose a Villa Caproni o al Casale Fogaccia, una spettacolare costruzione immersa nel verde, eretta prima del 1500, circondata da un parco fantastico: non ci si ricorda quasi più di essere a due passi dalla metro e dai negozi di via Boccea. Ma torniamo al severo palazzo Fogaccia di Clusone: è sorprendente, perchè di fuori è rustico e massiccio, par quasi non finito per qualche impedimento. I notabili del paese, vedendolo così, credettero a un certo punto che il conte Fogaccia fosse malato o caduto in rovina. Finchè da lui non ricevettero un invito che tolse loro ogni dubbio: tremila metri di pareti interne erano state dipinte da un famoso artista bergamasco. E la tavola, imbandita, traboccava di delizie. Al posto delle sedie, c’erano dei sacchi chiusi. Il Fogaccia li fece aprire alla fine, servendo uva passa e biscotti, per mostrar loro che tutti erano seduti su cumuli di monete d’oro e d’argento. In quegli stessi anni i Giovanelli vivevano non troppo lontano, giusto di là da una montagna: ogni giorno a Gandino attendevano le loro carovane di muli, cariche di preziose meraviglie, che arrivavano da Venezia. Le
CLUSONE, CAPITALE DELLA VAL SERIANA Coronata da alte vette, circondata da campi e boschi rigogliosi Clusone deriva il suo nome dalla parola latina clausus (chiuso), luogo chiuso tra colline e monti. L’origine di Clusone è antica. I primi insediamenti degli Orobi risalgono al 1300 prima di Cristo. In epoca romana, grazie all’industria del ferro, divenne importante come centro di riferimento. Dai tempi più remoti e fino al Medioevo fu governata con Statuto proprio, mentre, sotto il dominio di Venezia (dal 1427), conobbe il periodo del suo massimo splendore artistico, culturale e commerciale. Clusone nella storia lombarda ha mantenuto sempre il ruolo di capitale dell’Alta Valle Seriana. Dal il 12 novembre 1801 è città, titolo riconfermato nel 1957. Oggi è una località scoperta dal turismo che ricerca i luoghi d’arte, l’ambiente montano e la gastronomia a chilometro zero.7 dalla Repub-
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Alberto Giovanelli, 76 anni, con la veste nera di Cavaliere dell’Ordine di Malta. Impegnato nella promozione di una cultura illuminata dai principi cristiani, è uno dei pochi laici ad aver ricevuto il titolo pontificio di Cavaliere di San Gregorio Magno. E’ stato presidente del Lions Club dell’Alta Valle Seriana, adoperandosi anche per il restauro della
chiesa di Sant’Anna in Clusone.
H& T - COVER STORY: I Principi Giovanelli
<<Clusone è ideale per una gita in montagna fuori porta: si arriva da Milano in un’ora, l’aria è ottima, il centro storico offre scorci di antichi palazzi e si acquistano specialità gastronomiche squisite. La cosa più bella da visitare è il famosissimo Oratorio dei Disciplini, un edificio di origine medievale, posto di fronte alla basilica di Santa Maria Assunta, voluto dalla Confraternita dei disciplini come sede del proprio Ordine. Possiedeun ciclo di affreschi di grande valore, del 1484- 1485, come riportato dai registri della congregazione, dipinti dal pittore clusonese Giacomo Borlone de Buschis, raffiguranti il Trionfo della morte e la Danza Macabra nella sua parte esterna e la vita di Gesù con la Crocifissione nella sua parte interna>>. è una città 12
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facevano controllare e poi le spedivano giù a Milano, per la gioia delle corti. Si vede la città di Milano, da qui. E’ laggiù, lontana, sembra un piccolo villaggio vista da questi monti sicuri, dove tutti gli abitanti delle valli si rifugiavano nel tempo antico, ma anche in tempi molto più recenti, per esempio durante la seconda guerra mondiale. Questo palazzo continua a prosperare nei secoli grazie a un fortunato matrimonio, appunto, tra i Giovanelli e i Fogaccia. Ma questa storia ce la racconta il Principe Alberto. Che prima ci fa ridere con i ricordi dei suoi viaggi. Per esempio, le prime ‘vacanze fai da te’, nella Cina di Mao, dopo quelle di Marco Polo. <<A metà degli Anni Sessanta, ci fu proposto un viaggio in Cina, eravano un gruppo di italiani e stranieri, forse era una specie di esperimento. I funzionari governativi che ci scortavano, contavano quante biro avevamo. Controllavano le cartoline che volevamo spedire. Ci portavano solo nei ‘Negozi dell’Amicizia’. Quando riuscimmo a seminarli per starcene in giro un po’ da soli, andarono su tutte le furie, ci sgridarono per ore. Una signora del gruppo, per protesta, disegnò un teschio su una scarpa e la faccia di Mao sull’altra. Quando videro questa bravata, ci chiusero in albergo e andarono a telefonare a Pechino. Insomma, ce la vedemmo brutta... (ride) Ma erano altri tempi...>>. Sediamo insieme a sfogliare libri e album in un salone con un soffitto alto almeno otto metri, seduti sotto un immenso dipinto dove si vede immortalato anche il Palazzo Fogaccia, com’ era settecento anni fa. Siamo appena rientrati dall’atrio dove troneggia una carrozza ottocentesca, da una visita al primo piano, alla galleria e alla cappella, da un giro in giardino. I 3000 metri quadri di pareti dipinte ci sono ancora, ben conser-
vati. Ma c’ e ancora qualcosa che il Principe Giovanelli vuol farci vedere assolutamente, oltre la sala del biliardo, che si trova proprio qui fuori: non nella ridente villa Fogaccia a Roma e neanche nell’amata dimora estiva in Versilia. E’ qualcosa che donerà presto alla sua città: un prato verdissimo ritagliato da un angolo del suo parco, perchè diventi un giardino pubblico con scivoli, altalene e castelli. <<Un parco per bambini: il “Parco Giuseppe Giovanelli, studioso e umanista”, per la precisione. >> Come nella favola del Gigante, in quell’angolino sarà sempre primavera: perchè anche quando cadranno le foglie o la neve, ci saranno i bambini a renderlo animato e gioioso. Il nuovo parco sarà inaugurato a giugno, un mese che rende magnifico il soggiorno tra queste montagne. <<Vedete? Sono ancora spruzzate di neve. Clusone, se non la si conosce, val proprio la pena di scoprirla. Magari d’estate, la stagione in cui anche la mia casa, Palazzo Fogaccia, si apre spesso per mostre, concerti, feste e rievocazioni storiche in costume. >> <<Alberto, chi sono i Giovanelli?>> <<L’ origine della famiglia è antica legata a una leggenda: due giovani decisero di partire in barca da un’isola lontana, l’Inghilterra, forse erano inseguiti da qualcuno. Arrivarono nell’Europa Centrale: in Ungheria, poi a Bolzano e infine qui a Gandino. Eccoli, sono raffigurati anche nel nostro stemma più antico, due ragazzi sulla barca, con la vela bianca.>> <<Perchè proprio Gandino?>> <<Gandino faceva parte della Repubblica Veneta ma sorgeva sul confine con il Ducato di Milano. Tra Milano e Venezia i rapporti non erano buoni, ma i Giovanelli riuscirono ad inserirsi con i loro commerci in questo
CARLO, IL ‘RE DELLA DOLCE VITA <<Spero d essere una persona abbastanza amata, che rappresenta quel che resta di una società di una volta, con le sue tradizioni e la sua storia, inserite in un’epoca moderna. La società è molto cambiata, però come dice il principe di Lampedusa nel Gattopardo, bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga. La vita mondana è molto cambiata, una volta si svolgeva unicamente nelle case private, I principi Carlo (a sinistra) e Alberto Giovanelli, eredi di una famiglia arisoggi si invita anche al ristorante>>.ritocratica bergamasca, ascritta al patriziato veneziano fin dal 1668.
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I Giovanelli sono un illustre casato, originario di Bergamo, che tra gli avi piĂš importanti conta i nomi di Gualtiero, colui che nel 1532 combattĂŠ al servizio di Carlo V nella battaglia di Metz, Federico Maria Giovanelli Patriarca di Venezia e ancora due celebri pontefici, Innocenzo Odescalchi e papa Albani.
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operoso territorio. Fin dal 1200 importavano filo di seta dall’Oriente e da Venezia lo portavano qui in Val Seriana, dove veniva lavorato. Il primo Giovanelli, Albertus, aveva due figli, Gandinus e Zambone...>> <<Anche una delle tue cinque figlie si chiama così..?>> <<Esattamente, Gandina. Come il mio antenato ho scelto questo nome che ricorda la patria dei nostri fondatori. I Giovanelli nel frattempo si arricchirono e a un certo punto nel Cinquecento si divisero in due rami: il primogenito si trasferì nella capitale, Venezia. L’altro restò a Gandino. Tutti rimasero però in stretti rapporti con i rami ungherese e altoatesino. La famiglia che rimase qui, in Val Gandino, aprì poi case e palazzi a Bergamo e acquistò dei terreni che da allora furono solcati dalla Roggia Giovanelli. La Prefettura di Bergamo è in uno dei palazzi donati, nella sala dei ricevimento c’è ancora un affresco staccato, che fu donato dal principe Giuseppe Giovanelli, mio bisnonno. E anche un nostro grande stemma troneggia ancora là>>. <<A Gandino c’è ancora una vostra residenza>> <<Sì, oggi è un museo pieno di tesori. I miei antenati fecero addirittura portare un altare d’argento tutto intero a dorso di mulo, dall’Ungheria, per donarlo alla Chiesa. I Giovanelli diventano nobili veneziani, poi entrano nell’impero austriaco. <<Diventaste Principi? >> <<Diventammo prima Baroni, Conti nel 1668 e poi Principi dell’Impero Austriaco, prima di Francesco Giuseppe. Il Principe Andrea, padre di Giuseppe mio bisnonno era Ciambellano dell’Imperatore. Suo figlio
Giuseppe invece era favorevole a un’Italia libera, unificata e non sotto il dominio austriaco. Quando il Principe Andrea morì, Giuseppe sposò la principessa Maria Chigi Albani Della Rovere, anche lei non favorevole agli austriaci. Lì ci fu il distacco della famiglia da Vienna, ci avvicinammo i Savoia. Perdemmo tutti i possedimenti in Austria. Seguirono le guerre d’indipendenza e poi l’incorporazione di Venezia al Regno d’Italia. Il principe Giuseppe Giovanelli, insieme a Daniele Manin portò a Firenze i risultati del plebiscito del territorio veneziano. Vittorio Emanuele gli confermò il titolo, ma lo proclamò anche Senatore del Regno e la cosa fu molto gradita e apprezzata. Egli fu anche il primo sindaco di Venezia, libera dall’Austria. Al Senato del Regno la nostra famiglia conobbe quella di Guglielmo Marconi. La figlia del grandissimo inventore e Premio Nobel, Elettra, ha poi sposato mio fratello Carlo e ha dato alla luce mio nipote, Guglielmo. >> <<Abbiamo visitato una cappella qui in palazzo, intima, raccolta, con vostro motto”In Deo spes mea”.. >> <<Sì, la nostra famiglia da sempre è molto vicina alla Chiesa e molto affezionata alla corona dei Savoia. Siamo impegnati nell’Ordine di Malta, nell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro e altre aggregazioni sempre a scopo benefico. Niente politica oggi: mio nonno Alberto fu deputato in Parlamento fino all’avvento del fascismo. Egli rappresentava la zona di Lonigo, decise a un certo punto di non candidarsi più. La nonna Mariana invece era Dama di Corte della Regina Elena a Venezia. Le Dame e i Gentiluomini della Regina venivano scelti
LE CINQUE PRINCIPESSE DI ALBERTO Sono cinque le figlie del Principe di Clusone, che ha voluto per tutte la stessa iniziale del nome, uguale a quella del cognome. Tutte lavorano senza sosta, con tenacia e con passione. Giulia vive a Milano e ha due figli grandi si occupa di pubbliche relazioni nella moda. Ginevra ha un bambino, si occupa di Villa Fogaccia. <<Ho imparato tutto da mia madre Letizia, che quarant’anni fa fu partner della Principessa Stefania Aldrobandini, pioniera dell’event management di alto livello in Italia, con Palazzo Taverna>>. Sono trent’anni che organizza feste di successo e ne va orgogliosa: “Tranne i momenti in cui penso che 20 anni fa andavo a Forte dei Marmi o in viaggio per un mese intero e ora vado due settimane scarse” confessa. Giovanna, che è commercialista e revisore dei conti si occupa di amministrazione dei patrimoni, quello Giovanelli-Fogaccia e quello Caproni. Gaia, che ha un bambino, vive a Milano: è responsabile eventi di un grosso gruppo nel settore dell’energia elettrica. Infine Gandina è una top seller nel settore della moda. E’ continamente in giro tra Roma, Milano, Parigi e ovunque ci siano grandi buyer pronti a comprare il made in Italy.
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Stemma dei Principi Giovanelli in argento e smalti colorati
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LA VILLA FOGACCIA DI ROMA. Il Principe Alberto la chiama affettuosamente“Il Casale”. Ma stiamo parlando di una delle dimore più belle intorno a Roma, vicinissima al centro e circondata da uno splendido giardino. Aperta come location per eventi e matrimoni, è stata scelta come set di moltissimi film di successo. La villa Fogaccia di Roma è gestita da Ginevra Giovanelli, manager di eventi di charme, che ha ereditato l’allegria di suo padre e la capacità imprenditoriale del ramo materno, i Caproni. La Principessa Letizia Giovanelli, infatti, è figlia di Giovanni Battista Caproni, fondatore di un’impresa del settore metalmeccanico che rappresentò una delle prime e più importanti aziende aeronautiche italiane. Fondata alla soglia del primo conflitto mondiale, presentò una prima squadriglia di bombardieri nel 1913. Durante gli anni trenta assunse le dimensioni di un vero e proprio gruppo industriale, tanto avanzato che i piloti americani venivano ad addestrarsi a Foggia.
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nelle città principali, Roma, Milano, Venezia e operavano come rappresentanti della Corte. Nacque mio padre Giuseppe, divenne anche lui gentiluomo della Regina. Alla fine degli Anni Trenta, un giorno che egli era in viaggio a Roma, conobbe per caso mia madre, la contessa Franca Giulia Zammiti Fogaccia. Anche lei era in trasferta nella capitale. Scoprirono che, a casa loro, nella bergamasca, erano divisi solo da una montagna, il pizzo Formigo: di qua c’era Clusone con i Fogaccia e di là c’era Gandino con i Giovanelli. Mio padre ce lo raccontava sempre, della montagna in mezzo a loro due: ci faceva ridere. Soprattutto quando eravamo a tavola con lo zio Alighiero che aveva sposato Aurora, figlia dei marchesi Berlingieri, una donna geniale. La ricordo con grande affetto: aveva fondato una casa di moda sua che aveva la sede in via Condotti a Roma. Insieme alle sorelle Fontana fu una pioniera dell’Alta Moda italiana, riuscì a portarla nella Russia di Stalin. I miei zii non ebbero figli, mentre mio padre ebbe due maschi. Mio nonno Piero aveva adottato la figlia di sua sorella Silvia, che aveva sposato il comandante Zammiti. Erano nati mia madre Franca Giulia e gli zii Gianni e Momi. Mia madre dunque fu adottata da Piero Fogaccia. Ecco, così arrivò questo bel palazzo di Clusone in casa Giovanelli. <<Che ricordi hai qui, da bambino?>> <<Abbiamo avuto tanti momenti belli e altrettanti momenti durissimi. Durante la seconda guerra mondiale, eravamo tutti qui durante il famoso luglio, quando cadde il fascismo. E poi arrivò l’8 settembre. Il palazzo ci ha aiutato e protetto. Roma era occupata, non potevamo
tornare a scuola. La nostra villa, il Casale Fogaccia in Via Boccea, fu occupato prima dai tedeschi e poi dagli americani. Sui nostri tetti insomma, sparavano tutti. Il Signore ha voluto che, nonostante le occupazioni, la villa di Roma si salvasse e che saltassero in aria solo il cancello e la portineria. >> <<Meglio le ‘occupazioni’ di oggi, no?>> <<Indubbiamente (ride). Convegni, matrimoni e concerti in effetti ci occupano moltissimo e impegnano soprattutto mia figlia Ginevra, che gestisce il tutto in modo perfetto. Il Casale Fogaccia è molto richiesto per gli eventi perchè si trova in una bellissima posizione, a due passi dal centro di Roma. Insomma, in quei giorni di guerra ci barricammo qui. Si stava al buio e si faceva la spesa con i buoni, ma almeno si mangiava. Pane nero e uova. Dunque noi non abbiamo sofferto, rispetto ad altri meno fortunati. Io salivo con mio padre nella soffitta di questo palazzo e da lì guardavamo laggiù, lontano, la città di Milano, illuminata a giorno, come da fuochi di artificio. Ma io lo sapevo che in quei giorni non c’erano feste. E che quelli non erano fuochi beneauguranti. Mi stringevo a lui: avevo paura per mio padre, che era Gentiluomo di Corte. Hitler aveva messo in allarme le SS, tutti quelli che erano a Corte dovevano essere presi e portati nei campi di concentramento. Avevo paura che lo portassero via che lo arrestassero i soldati, come accadde alla povera Principessa Mafalda. Ma nessuno fece la spia su mio padre qui a Clusone. Il primo piano del Palazzo, dove siamo adesso, era stato trasformato in Ministero delle Colonie,
TE LO DICO PER TELEFONO <<Qual è stata la cosa più più bella che hai fatto nella tua vita?>> <<Ho preso moglie per telefono. Avevo 20 anni, mi ero innamorato di Letizia Caproni, che ne aveva 19. A sua madre pareva che, come si diceva allora, corressimo troppo. Dunque, appena finita la scuola, la spedirono in un collegio in Irlanda. Parlarle per telefono era un calvario: si chiamava il fisso, rispondeva la centralinista, poi altri dovevano vedere se era nella sua stanza. E finalmente lei arrivava all’apparecchio. Ma per poco: c’erano orari incredibilmente rigidi da rispettare. Dopo poche settimane mi ero già stufato. Un giorno la chiamai e le feci una proposta di matrimonio, per telefono. Poi composi il numero di sua madre, e le ripetei tutto, mentre quella mi ascoltava esterrefatta. Letizia per le leggi dell’epoca non era ancora maggiorenne, per sposarsi doveva avere 21 anni o chiedere il consenso ge nitoriale. Sua madre mi chiese se facevo sul serio e io risposi di sì. Le dissi “Falla tornare perchè io la sposo”. Convolammo nel 1962, nel 63 nacque Giulia. L’anno dopo arrivò Ginevra, nel ‘65 Giovanna. Nel 1967 nacque Gandina e nel 1970 venne alla luce Gaia. Cinque femmine, proprio così. Le mie meravigliose donne>>.
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La Principessa, Donna Letizia Giovanelli, nata Caproni dei conti di Taliedo, Dama di Grazia e Devozione dell’Ordine di Malta con una delle figlie, Ginevra, event manager di Villa Fogaccia, sita alle porte di Roma, una delle location di maggior successo per gli eventi nella capitale.
IIn alto, il Principe Guglielmo Giovanelli Marconi con la bella moglie, la principessaVittoria Ludovica, nata Rubini, proprietaria di unâ&#x20AC;&#x2122; azienda vinicola a Cividale del Friuli. Sotto, con sua madre Elettra Marconi, davanti al ritratto di Guglielmo Marconi, alla cerimonia di inaugurazione del Museo Civico del Mare di Trieste. Tra gli avi piĂš importanti dei Giovanelli si contano anche i nomi di Gualtiero, colui che nel 1532 combattĂŠ al servizio di Carlo V nella battaglia di Metz, Federico Maria Giovanelli Patriarca di Venezia e due pontefici, Innocenzo Odescalchi e papa Albani.
H& T - Cover story: Francesca Riario Sforza
anche se non ne avevamo più. Durante la Repubblica Sociale in questi uffici mi ricordo che lavoravano degli uomini e forse pure dormivano qui, li vedevo dalle finestre , mentre giocavo in giardino. >> <<E ora parliamo di te. Cosa ti ricordi di tuo padre? <<Mi pare di vederlo, al mattino, uscire col cavalletto e la valigetta dei colori. Andava a dipingere. Lo fece anche quando c’era la guerra. Era allegro e affettuoso. >> <<E di tuo fratello Carlo, scomparso da poco?>> <<Di Carlo ricordo tutto. La prima immagine che ho di lui è il suo sorriso complice di ragazzo, alle feste, alle gite. E il suo tratto sobrio, ammirato da tutti. Carlo era dotato di un garbato senso dell’umorismo. Ma anche di un carattere risoluto e tenace. Su certe cose non si riusciva proprio a fargli cambiare idea. Non ascoltava nè pareri nè consigli: avrei voluto vederlo di più, anche con suo figlio Guglielmo, volevo confortarlo per la sua malattia. Ma non era possibile. Negli ultimi tempi voleva star solo, aveva diradato le rubriche e le feste, si era ritirato da noi in campagna, in un’ ala riservata del Casale, accudito dai suoi fedelissimi. Era malato, ma nessuno di noi doveva sapere quanto fosse grave.>> <<Cambiamo argomento: come si fa oggi a riconoscere un vero principe da uno falso, visto che lo Stato italiano non riconosce la nobiltà?>> <<La Repubblica Italiana non riconosce la nobiltà, è un fatto. Però le famiglie nobili e storiche, sia del Re gno d’Italia che dei precedenti, erano state riunite in
un elenco. La Consulta Araldica del Regno, era un organo costituzionale, finì di esistere quando subentrò la Repubblica, fu soppressa nel 2008. Oggi a Roma, all’Eur in piazzale degli Archivi 27, c’è un archivio che conserva i documenti della “ex Consulta Araldica” ci sono tutti i faldoni con la storia delle famiglie nobili d’Italia. Insomma, chi non c’è, non lo era. E non lo è. Chi è principe, può trasmettere il suo titolo ai suoi eredi, ma non può certo dare nuovi titoli, non può creare nuovi nobili. Dunque attenzione alle truffe, in giro ce ne sono tante, bisogna informarsi e controllare le referenze di chi si presenta con un titolo nobiliare. Ma in altri Paesi che hanno scelto la forma repubblicana, come la Germania e la Francia, le famiglie nobili sono riconosciute almeno come ‘famiglie storiche’. Speriamo che ciò possa avvenire anche da noi. <<Essere Principe oggi cosa comporta?>> <<Nostro padre diceva sempre ‘Un Principe deve essere un esempio, non devi inorgoglirsi perchè nato in una famiglia principesca. Potevi esser figlio del contadino che lavora la nostra terra. Questo è il destino, non si può scegliere. Perciò devi quasi farti perdonare dei privilegi che puoi godere, che molti non hanno’. Vivere bene o aver potuto conoscere re, regine e star come è successo a noi, insomma, da Elisabetta a Grace Kelly, da Fellini a Gina Lollobrigida. Bisogna farsi ricordare per la propria condotta, per la simpatia, la disponibilità verso tutti, la gioia e la bontà.>>
I PRIMI FEUDI IN ITALIA DEI GIOVANELLI Il 29 settembre 1668, a seguito dell’acquisto di un latifondo nel bergamasco, i Giovanelli furono innalzati dal Senato veneziano alla dignità comitale, con i predicati di Morengo e Carpenedo. Il 27 dicembre dello stesso anno a seguito del versamento della somma dei 100.000 ducati previsti per l’ascrizione al corpo patrizio veneziano, un decreto del Senato concesse ai membri di questo casato di accedere al Maggior Consiglio. Già dal 1652 i Giovanelli erano stati decorati con il titolo di nobili del regno d’Ungheria, concesso dal Sacro Romano Imperatore Ferdinando III d’Asbrugo a Giovanni Andrea e Giovanni Carlo Giovanelli, e in seguito confermato loro da Leopoldo I d’Asburgo con Diploma del 1660, con il quale insigniva gli stessi anche del titolo di magnati d’Ungheria. Nel 1678 i Giovanelli furono investiti del titolo di conti del Sacro Romano Impero e degli Stati ereditari austriaci. Divennero proprietari (e conti) di due feudi acquistati Carlo Giovanelli prova dalla casa d’Austria: i castelli di Telvana e Castel San Pietro, in Trentino; e i villaggi di Caldaro. gli accessori Ferrari Castel Varco e Baumgartnoss, in Tirolo.
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GUGLIELMO GIOVANELLI MARCONI: SONO UN PRINCIPE CHE LAVORA
cola e io nella gestione delle cose di famiglia qui a Roma: già, sono un principe che lavora. E appena arriva il venerdì scappo a casa in Friuli>>. - Che cosa rappresenta questo titolo, oggi? <<Innanzitutto direi ci sono principi e principi, bisogna verificare sempre titolo, ci sono molti truffatori in giro e l’inganno è fatto di disinformazione. Oggi come ieri il principe e in generale il nobile viene visto come una persona di alta aducazione correttezza, sensibilità. Comportamenti che sono sempre meno diffusi, in ogni ambiente. >> - La mondanità è anche una tua passione? <<Veramente o sono appassionato di storia precristiana, tutto quello che è arte romana, greca, pre egizia mi fa impazzire.E poi sono appassionato del grande genio, mio nonno Guglielmo Marconi, inventore della radio a 21 anni. A soli 34 anni ha ottenuto il Premio Nobel per la sua strabiliante invenzione. Nella notte tra 14 e 15 aprile 1912, quando ci fu la tragedia del Titanic, 700 persone su 2200 si salvarono grazie alla radio, grazie ai due marconisti che erano a bordo e vi restarono con il comandante. Io mi onoro davanti all’estrema impresa di questi due uomini. In quei giorni mio nonno era a New York per sviluppare le sue stazioni radio. Quando arrivarono lo presentarono ai superstiti, che lo abbracciarono, gli strapparono i bottoni persino, fu uno dei momenti più belli della sua vita. Su Marconi sono stati fatti molti documentari ma non un film, era un uomo allegro, polivalente, eclettico. Spero un giorno di vederlo. Perchè le ultime conquiste della medicina, i satelliti, tutte queste invenzioni sono figlie della radio da lui inventata>>.
Scapolo d’oro per molti anni, anche lui ha capitolato, tre ann fa. Il principe Guglielmo Giovanelli Marconi, figlio di Carlo e nipote di Alberto, ha sposato a Cividale del Friuli una ‘donna del vino’, Vittoria Ludovica Rubini: una dama bruna di vent’anni più giovane di lui, per la gioia della principessa sua madre Elettra, figlia di Guglielmo Marconi: trascorse la sua infanzia sul famosissimo yacht che portava il suo nome, sul quale lo scienziato eseguiva i propri esperimenti radiofonici. <<Tempo fa i rapporti con mio padre si erano diradati perchè ho voluto aggiungere il cognome di mia madre al mio, per ricordare la gloria del mio nonno materno. che non era uno qualsiasi: era Guglielmo Marconi, a 21 anni aveva inventato le comunicazioni moderne e a 34 anni anni aveva ricevuto il Premio Nobel. Papà non era contento di questa scelta, ma era contento delle mie nozze. Dunque prima della sua scomparsa abbiamo ricominciato a parlarci>>. All’altare con Guglielmo c’era anche lo zio di Clusone, Alberto, suo testimone insieme al principe Benedetto Barberini. PerVittoria Ludovica, c’erano invece il conte Antonio Beretta di Porcia e Brugnera e il conte Antonino di Colloredo Mels. Tra le mura di Via Condotti spicca una grande foto degli sposi, lui in tight, lei col velo e una cascata di rose bianche tra le mani. <<Sono felice, ho una bellissima moglie, un’imprenditrice che è anche una grande esperta di vino.>> - Cosa fa una coppia di principi nel Terzo Millennio? << Siamo sempre super impegnati, lei con l’azienda vini-
IL PRINCIPE DI FORTE DEI MARMI <<Mio padre era il ‘re della dolce vita’. Io spero di essere ricordato come ‘il principe di Forte dei Marmi. Il principe Gugliemo Giovanelli trascorre le vacanze estive a Forte dei Marmi fin da quando era piccolo, sempre nello stesso albergo, prima con la madre Elettra e oggi con la moglie Vittoria Ludovica Rubini. «Vado al Piccolo Hotel da 48 anni – spiega il principe - la prima volta avevo tre mesi. È la ex villa di Curzio Malaparte che fu ristrutturata negli anni Cinquanta per farne un albergo. Quando ero piccolo trascorrevo qui tre mesi d’estate. Oggi le mie vacanze a Forte dei Marmi sono di venti giorni. Ho vissuto a lungo la Capannina con la famiglia Agnelli, il chirurgo Christian Barnard e i tennisti Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta. Un tempo l’aristocrazia andava a Viareggio e negli anni d’oro anche mio nonno Guglielmo ancorava lì lo yacht Elettra. Ma negli anni Venti Forte dei Marmi superò Viareggio e ancora oggi si distingue da altre località come Porto Cervo perché la vita mondana è ancora protetta. Diversamente anche da altri luoghi della Versilia, Forte è discreta, tranquilla, rispettosa dei suo ospiti.>>uoi
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Il Principe Guglielmo e sua madre Elettra Marconi a Forte dei Marmi, prediletta dall’aristocrazia italiana e dall’ alta borghesia come i Siemens e gli Agnelli, da Thomas Mann e Luchino Visconti, Aldous Huxley e Henry Moore. All’ombra del quarto platano, Enrico Pea, Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, discutevano di poesia e arte.
CARLO GIOVANELLI, PRINCIPE DA ‘DOLCE VITA Era lui a decretare il successo di una festa, con la sua presenza: il Principe Carlo Giovanelli, l’ultimo dei “signori”, indiscusso protagonista della “dolce vita” romana e internazionale scomparso lo scorso settembre a 74 anni, era l’indiscusso arbiter degli eventi più importanti, aristocratici e non, mondani o benefici in tutta Italia. Era un brillante ospite in tv, soprattutto nei talk show, dove veniva chiamato a commentare il costume nazionale e le cronache della nobiltà internazionale. Ex marito di Elettra Maria Elena Marconi, figlia del celebre inventore Guglielmo, il “re” della ‘dolce vita’, è stato l’unico invitato italiano a Westminster al matrimonio dei principi inglesi William e Kate. <<I reali, con i matrimoni, la loro storia, ci permettono di vivere una fiaba. In un mondo come questo dove siamo subissati da notizie terribili, un matrimonio reale è come una parentesi di speranza della vita. Queste nuove monarchie non sono simbolo un passato retrogrado. Faruk una volta mi disse che nel futuro sarebbero rimasti solo 5 re: ebbene, si è sbagliato. E la monarchia, un istituto che poteva sembrare in contrasto con la democrazia e lo sviluppo, non lo è. La gente ama vedere nei reali qualcosa di un po’ speciale. Il reale non è mai una persona aggressiva, ma mite, dolce, sa di portare il peso della storia. Nessuno potrà toglierla, è dentro di loro. Non si può abolire il Colosseo. Il titolo non è solo ereditato, è dentro di loro quello spirito che gli è stato tramandato e non potrà mai lasciarla. >>
IL PALAZZO FOGACCIA A CLUSONE Costruito per desiderio del conte Vittorio Maria Fogaccia, fu disegnato da Giovanni Battista Quadrio, architetto della fabbrica del Duomo di Milano, nel 1672. Iniziato nel 1693 venne terminato nel 1709 da Giovan Maria e Antonio Trizzini di Lugano, interpretando la volontà della famiglia Fogaccia il cui motto era NI MATARME NI SPANTARME (né mi ammazzi, né mi spaventi), di dare un tangibile segno del suo potere. Nel 1939 il palazzo diviene Fogaccia Giovanelli, a seguito del matrimonio della Contessa Giulia Fogaccia Zammitti, nipote e erede del Conte Piero Fogaccia, con il Principe Giuseppe Giovanelli. Il 23 ottobre 1910 fu dichiarato ‘opera di importante interesse artistico’. Il Palazzo oggi viene aperto per rievocazioni storiche, concerti e visite guidate. La parte esterna est è in muro rustico. Il portale all’ingresso ospita lo stemma della famiglia Fogaccia, due teste di leone, realizzate dai fratelli Carra . All’interno un grande scalone in pietra accompagna al primo piano dove la galleria dipinta da Giuseppe Brina e allievi porta al ‘‘Salone d’onore’’ dipinto dai fratelli Giovanni e Giuseppe Mariani di Milano. Sono presenti opere di Francesco Paglia, allievo del Guercino che dipinse anche il grande quadro del grande salone raffigurante il Conte Vittorio Maria Fogaccia con la famiglia durante una festa nel parco della loro dimora. Degni di nota due ritratti di Querena, una ‘‘Annunziazione’’ di Domenico Carpinoni e nature morte raffiguranti strumenti musicali di Bartolomeo Bettera, erede della bottega di Evaristo Baschenis.
CARLO E LE SUE GRANDI PASSIONI Il cinema e le stelle erano le grandi passioni di Carlo Giovanelli, Giovanelli nato il 14 gennaio 1942 e spentosi il 25 settembre 2016. Protagonista dei salotti romani per 50 anni, scriveva rubriche seguitissime su varie testate e aveva anche pubblicato un romanzo “Il debuttante”. <<Da ragazzo ho interpretato il bel Sigismondo nel Cavallino Bianco, per beneficienza. In camerino mi arrivò un biglietto dell’attore Franco Volpi : “Carlo, peccato che non l’hai scelta come carriera perché avresti talento”. “Via col vento” è il mio film preferito, ma amo molto anche “La dolce vita” e “Il Gattopardo” di Visconti. Conosco tutti i film di di Totò: lo trovo sempre irresistibile. Andavo al teatro, al cinema fin da bambino, la nonna mi portava tutti i giorni alle tre. Lei era amica di Gabriele d’Annunzio e di Rodolfo Valentino, che le regalò una foto con dedica. Un volta, a un ballo a Parigi, lo vide con l’orologio d’oro al polso e se ne stupì molto. Ma lui non si scompose: “ Io vengo dall’ America e lì si porta così. Lei si disse “vedi come cambiano i tempi, da noi con lo smoking e il frac si porta ancora l’orologio a cipolla, con catena”. >>. Tra gli astri il suo preferito era la luna. <<Il sole è molto splendente, dunque è più adatto alla gioventù, a chi ha davanti a sè tutta una vita che io auguro piena di trionfi. La luna fa per me e per a chi ha la consapevolezza di aver già vissuto molto e bene>>.e ro-
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La valigia diplomatica A sinistra, la presentazione del libro dell’ex ambasciatore nel Principato di Monaco Antonio Morabito. Foto ricordo con il moderatore dell’incontro, Emilio Petrini Mansi, marchese della Fontanazza. A destra sul palco con amici e relatori ANTONIO MORABITO “Valigia diplomatica” Mind Editore, 2017
L
’antico luogo che un tempo ospitò, nella sua permanenza romana la Patrona d’Italia, Santa Chiara è divenuta punto d’incontro, riflessione ed amicizia di oltre duecento gli ospiti, accorsi a Roma nel teatro di Palazzo Santa Chiara alla presentazione del libro dell’ambasciatore Antonio Morabito dal titolo “Valigia Diplomatica”, nel quale l’autore rivive sogni e ricordi della sua attività diplomatica. Il libro – edito da Mind, con la prefazione di Stefano Folli - fa conoscere la vita, il lavoro e l’impegno dei diplomatici sparsi nei vari paesi del mondo. “E’il racconto di un sogno che si realizza” – ha spiegato l’autore durante la conversazione con il moderatore Emilio Petrini Mansi Marchese della Fontanazza – “Una valigia del Sud. Un giovane che parte con la sua valigia come tanti suoi conterranei, lasciando la casa natia per affrontare gli studi”. L’ autore racconta la sua storia, la storia vera di uno studente che – superati brillantemente studi e concorsi – entra nel mondo della Diplomazia nel Ministero degli Esteri e viene destinato in Indonesia, Argentina, Iran e Principato di Monaco. L’incontro - organizzato dal Circolo del Principe, in collaborazione con l’Associazione Cavalieri di San Silvestro, Jus Gustando, Jus Arte e Andi Doc Italy. Presenti alla presentazione in qualità di relatori il Rettore dell’Almo Collegio Capranica Mons. Ermenegildo Manicardi, il Sottosegretario di Stato per la Giustizia Cosimo Maria Ferri, l’Ambasciatore d’Italia Gabriele Checchia, l’editorialista del Corriere della Sera Franco Venturini, il presidente Iusgustando – Iusarte Avv. Antonella Sotira, il Presidente della Fondazione De Jorio On. Filippo De Jorio, il Presidente Andi - Doc Italy Tiziana Sirna, il Presidente dell’Associazione Cavalieri di San Silvestro Luigi Francesco Can. Casolini di Sersale.Tra i tanti amici, accolti da Emilio Sturla Furnò – anche l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Daniele Mancini con la moglie Anna Rita, il principe Guglielmo Giovanelli Marconi, il prefetto Fulvio Rocco De Marinis, Mons. Kareel Kastel, Carla Montani e Lucio Dessolis, il maestro Isabella Ambrosini, l’artista Paola Crema Fallani, lo stilista Massimo Bomba, Danila Bonito e tanti altri illustri ospiti. Nel corso dell’incontro il sottosegretario Cosimo Maria Ferri ha sottolineato che “attraverso il suo operato, l’autore ha consentito alla diplomazia di raggiungere risultati eccezionali e di grande rilevanza storica, che hanno rafforzato l’amicizia tra l’Italia e Monaco, creando nuove opportunità di cooperazione e collaborazione. Un racconto sincero che dà voce a tanti servitori delle Stato e al loro lavoro quotidiano tra dovere e passione che lancia un messaggio di speranza ai giovani”. L’editorialista Franco Venturini ha voluto, infine, dare risalto ai valori fondamentali che stanno alla base del racconto che, poi, rappresentano, il filo conduttore di un lavoro considerato servizio costante al Paese e che caratterizza la diplomazia italiana. Vari relatori hanno sottolineato quanta importanza, nel servizio diplomatico dell’ambasciatore Morabito, abbia avuto la fede, quale prezioso dono di Dio, generosamente trasmesso dagli insegnamwenti familiari. Altrettanto forte,
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H&T/ADSI, Dimore Storiche Italiane, le news
Adsi al Vinitaly 2017 A sinistra Gaddo della Gherardesca, Presidente dell’Associazione Dimore Storiche italiane
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arà un evento ancor più prestigioso, il Vinitaly 2017, grazie alla presenza dell’Adsi che torna alla fiera mondiale del vino, proponendo il Grand Tour delle dimore storiche. Dal 9 al 12 aprile l’associazione guidata da Gaddo della Gherardesca sarà presente con uno stand, che presenterà l’offerta di turismo enogastronomico in ville, casali e castelli aderenti al suo circuito. I numeri di quest’anno sono confortanti: aumenta il numero delle tenute con cantina, passato da 38 nel 2015 a 54 nel 2017, con circa 30 milioni di bottiglie e 20.000 ettari di paesaggio intatto. Aumenta l’offerta di accoglienza con 42 agriturismi, 650 camere e oltre 50 aziende visitabili in Trentino-Alto Adige, Piemonte, Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna,Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Puglia, Calabria e Sicilia. L’accordo con “Vinitaly International” rappresenta una nuova opportunità per portare, attraverso i tour organizzati da “Travel to Vino”, operatori del settore o semplicemente appassionati al mondo del vino in Italia, a visitare le cantine e vivere, nello stesso momento, il fascino di dimore che hanno fatto la storia del nostro Paese. Il sito www.dimorestoricheitaliane.it, si configura oggi come un vero Albo d’Oro dell’ospitalità con circa 300 dimore listate e si conferma, con 15.000 visitatori al mese, come un importante punto di riferimento per chi cerca un turismo d’eccellenza. “Ancora una volta l’Associazione Dimore Storiche Italiane – ribadisce il suo Presidente Gaddo della Gherardesca – si pone all’avanguardia nella valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale costituito da immobili storici e paesaggi intatti, che rappresentano uno dei cardini del primato dei beni culturali del nostro Paese”. Uno speciale brindisi si terrà nello spazio di “Vinitaly International” mercoledì 12 aprile 2017 alle ore 9.30. A MAGGIO LE GIORNATE ADSI Sabato 21 maggio 2017 si terrà la VII^ edizione della Giornata Nazionale A.D.S.I. Oltre 200 splendide residenze d’epoca, castelli, ville, casali, cortili e giardini in tutt’Italia apriranno i battenti a centinaia di migliaia di visitatori italiani e stranieri.Per celebrare i 40 anni di A.D.S.I. questa edizione del Grand Tour si avvale, in particolare, del contributo di ciceroni d’eccezione: numerosi studenti delle scuole medie superiori, sempre più coinvolti localmente dal sistema delle dimore storiche, grazie alla partnership siglata con il MIUR nel 2016 nell’ambito dei programmi di alternanza scuola-lavoro, guideranno i visitatori insieme ai proprietari nel viaggio alla scoperta di luoghi di grande fascino, spesso poco noti. La Giornata Nazionale rappresenta l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica e, in particolar modo in questa edizione, i giovani sull’importanza della conservazione e della valorizzazione dei beni culturali privati soggetti a vincolo, la cui tutela è affidata ai singoli proprietari. Dimore storiche, parchi e castelli costituiscono una parte rilevante del patrimonio storico-architettonico italiano e rappresentano una forte attrazione per i turisti, italiani e stranieri, non solo verso le grandi città d’arte, ma soprattutto verso i borghi e i centri secondari, lungo itinerari che offrono anche la possibilità di scoprire e degustare prodotti eno-gastronomici di grande qualità e tradizione. La Giornata Nazionale A.D.S.I. ha anche l’obiettivo di dare visibilità e riconoscimento ai maestri artigiani, che hanno un ruolo fondamentale nella manutenzione delle dimore storiche, dei loro giardini e degli oggetti d’arte che le adornano: restauratori, corniciai, vetrai, ceramisti, argentieri, giardinieri od orologiai, mostreranno al pubblico le loro tecniche d’intervento e le loro realizzazioni. In ogni regione, il programma della Giornata dedicata al tour delle dimore storiche prevede numerosi eventi, quali mostre, concerti, convegni e spettacoli teatrali, che coinvolgeranno i visitatori di tutte le età.
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H&T - GRAND TOUR: Castelli d’Olanda
I CENTO CASTELLI D’OLANDA
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Qui sopra il magnifico castello de Haar, oggi di proprietà della città di Utrecht. A fianco lo stemma di Stato dei Paesi Bassi, il regno di S.A.R. Guglielmo Alessandro d’Orange-Nassau
Olanda possiede più di 750 tra castelli e poderi e molti si possono visitare. La maggior parte dei castelli sono detti ‘slot’ (manieri) o burcht (fortezze): sono stati costruiti durante il Medioevo come strutture difensive. Col passare dei secoli sono divenuti magnifiche residenze di campagna o palazzi dove i nobili trascorrevano i mesi estivi. Oggi molti sono aperti per visite ai turisti, che ammirano l’architettura, le collezioni d’arte e anche i bellissimi giardini. Il castello de Haar, in stile neogotico, il più grande dei Paesi Bassi, si trova nel villaggio olandese di Haarzuilens, nel comune di Utrecht. Eretto tra il XIII e il XIV secolo, è stato ricostruito nella forma visibile oggi tra il 1892 e il 1912, su progetto dell’architetto Pierre Cuypers. Si tratta di un complesso stupefacente, circondato da giardini e laghetti. La più antica testimonianza storica di un edificio in questao sito risale al 1391, ma le sue origini risalgono al XIII secolo.
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In quell’anno la famiglia De Haar ha ricevuto il castello e le terre circostanti come feudo da Hendrik van Woerden. L’ edificio, che si trova nella via chiamata Kasteellaan, nella parte occidentale del villaggio, è appartenuto alle famiglie Van de Haar e Van Zuylen van Nijevelt. Nel 1449 infatti, dopo la morte di Josyna van de Haar, che era andata in sposa a Dirk Van Zuylen, il castello passa nella proprietà della famiglia Van Nijevelt. Quest’ultima, anche se il castello è ora di proprietà della città di Utrecht, vi risiede durante il mese di settembre (periodo nel quale è chiuso al pubblico) e lo rallegra con i suoi eventi privati. Circondato da boschi e laghi, il castello -eretto sui depositi alluvionali del fiume Reno - fu distrutto nel 1482 durante le lotte tra il vescovo e la città di Utrecht e in seguito venne ricostruito per volere di Etienne van Zuylen van Nijevelt, che nel 1890 si era sposato con la baronessa francse Helene Carline Betsy de Rotschild, figlia dei famosi banchieri. La ricostruzione
H&T - GRAND TOUR: Castelli d’Olanda
dell’edificio fu un lavoro imponente che impressionò l’Europa: durò 20 anni e fu affidato all’architetto Pierre Cuypers. Nell’anno 2000 la famiglia ha ceduto la proprietà del castello e dei giardini alla Fondazione Kasteel de Haar. Tuttavia la famiglia ha mantenuto il diritto di trascorrere un mese all’anno nel Castello. nello stesso anno la società olandese Naturmonumenten ha acquistato la tenuta circostante, che comprende ben 4000 ettari di verde, tra parco e giardini. La bellezza di questo sito è aumentata grazie al vasto programma di restauro avviato nel 2001 e completato nel 2011. In quell’anno, dopo la morte dell’ultimo erede maschio, le figlie hanno venduto ai nuovi proprietari anche la collezione d’arte completa che si ammira all’interno del castello. I punti di interesse principali all’interno del suo perimetro sono il giardino romano, il giardino delle rose, la sala da ballo e il salone del parrucchiere. Nella provincia della Gheldria c’è il Castello Ammersoyen (Kasteel Ammersoyen), un edificio costruito a metà del Trecento. Fu la residenza delle famiglie Van Hearler e Van Arkel. Subì gravi danni da un incendio occorso nel 1590, che causò la morte di Joris van Arkel, signore della città. Ma questo episodio, non accertato, è legato soprattutto a una leggenda che attira qui molti visitatori. Sua figlia Anna si sarebbe innamorata di un uomo di basso rango, ragione per cui il padre decise che ella doveva prendere il velo. Tuttavia, durante i festeggiamenti indietti la sera prima del suo ingresso in convento, il suo innamorato tentò di liberarla, appiccando un incendio che gli permettesse di entrare a prenderla
nella confusione generale. Ma il progetto fallì, anzi il padre di lei fu gravemente ferito e poi morì e il castello fu gravemente danneggiato. Per la salvezza del maniero nel 1672 i van Arkel pagarono 7000 fiorni ai Francessi. Alla fine dell’Ottocento fu adibito a convento. Attualmente è di proprietà dello Stato che lo ha riportato al suo splendore orignale e lo ha aperto ai visitatori. Sempre nella Gheldria si visita il Castello di Huis Bergh, uno dei più antichi e importanti del Paese. Del casato in questo sito si hanno notizie sin dall’XI secolo, originariamente era una torre di legno. Fu edificato in seguito e poi rialzato alla fine del XVI secolo. Restaurato intorno al 1600, passò poi nelle mani della famglia Hoenzollern. A seguito di un incendio nel 1735, fu nuovamente restaurato da Franz Wilhelm van de Bergh- Hoenzollern. Nell’Ottocento alcuni spazi furono adibiti a rimessa delle carrozze, birreria e stalla. Nel 1912 passò nelle mani dell’industriale tessile Van Heek, che fece intraprendere altri lavori di restauro, ma nel 1939 si verificò un nuovo disastroso incendio. Dopo un restauro che lo riportò allo stato originale, fu aperto al pubblico e oggi si può mangiare piacevolmente (e in sicurezza) fra le sue mura. Ancora in Gheldria, il castello di Loevestein è situato nell’ovest del Bommelewaard, nel comune di Zaltbommel. Costruito dal cavaliere Dirc Loef van Horne tra il 1357 e il 1397, fu inizialmente un semplice edificio quadradto in mattoni, usato per la riscossione del pedaggio dalle imbarcazioni che percorrevano i fiumi vicini, che quasi lo circondano. Nel Cinquecento fu allargato e dotato di ter-
IL REGNO DEL PESCE AFFUMICATO In Olanda la colazione e il pranzo sono molto simili e veloci mentre la cena è solitamente l’unico pasto caldo della giornata. Uno dei piatti più amati è il Frietje Speciaal, patatine fritte c servite con salse di vario genere e cipolle tagliate a cubetti. L’Olanda è molto famosa per i moltissimi formaggi che offre. Lerdammer, Masdammer e Edam sono venduti in tutto il mondo. Tuttavia il formaggio olandese più famoso è il Gouda. I primi piatti più comuni in Olanda sono le zuppe, tra le quali l’erwtensoep a base di piselli, prosciutto e salsiccia, a bruine bonensoep, di fagioli scuri e altre a base di patate. Il pesce affumicato è molto diffuso: il simbolo della gastronomia olandese è l’ aringa marinata servita con cipolla, sono Uno dei magnifici saloni del Castello de ottimi anche lo sgombro e l’anguilla affumicata, le cozze al vapore con Haar, a pochi chilometri da Amsterdam. verdure e il merluzzo o altri pesci bianchi fritti.
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H&T - GRAND TOUR: Castelli dâ&#x20AC;&#x2122;Olanda
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H&T - GRAND TOUR: Castelli d’Olanda
rapieni. Nel 1619 divenne una prigione per avversari politici, ospitò fra gli altri Hugo de Groot (Ugo Grozio) che riuscì a fuggire e il vice ammiraglio inglese George Ayscue. Un altro bel castello, sempre nella regione olandese della Gheldria, nel Waardemburg, è quello che sorge nel comune di Neerijnen, il Castello di Waardemburg, costruito tra la seconda metà del XIII secolo e gli inizi del XVIII secolo. L’edificio è molto famoso, per il suo legame con la famosissima leggenda del dottor Johan Faust. l mago e medico che lo abitò, fu scritto nel Geldersche Volksalmanak del 1842, pare che avesse fatto un patto col diavolo. Per questo motivo una stanza del castello è a lui intitolata. L’edificio è oggetto di molto interesse per paragnosti, sensitivi e indovini. Il controllo su questo territorio fu concesso a Rudolph de Cock da Otto II, Conte di Gheldria, nel 1265. La torre di legno iniziale fu ricostruita in pietra: in seguito l’edificio fu ampliato con l’aggiunta di tre ali, un muro di cinta e un canale. Nel 1397 il castello passò alla famiglia Van Broekhuysens. Nel 1574, nel corso della guerra degli ottanta anni, poichè la proprietaria Catharina Van Gelder aveva parteggiato per gli spagnoli, l’edificio fu occupato dalle gruppe di Guglielo d’Orange, guidate da Ludovico, conte di Nassau, che ne distrusse la metà. L ’ala settentrionale del castello fu ricostruita nel 1618, in seguito venne demolita quella meridionale, dunque il maniero assunse la forma di ferro di cavallo. Il restauro della fine dell’Ottocento aggiunse una nuova
I SITI DA VISITARE IN OLANDA
In un Paese grande poco più della Lombardia, dove d’inverno fa freddo e d’estate piove molto spesso, dove il vento non manca mai, ci sono molte cose da visitare. Innanzitutto il magnifico Museo Van Gogh e la città di Amsterdam, che si percorre ovunque in bicicletta, fermandosi dalle parti di piazza Dam. Per una sosta, imperdibili le pasticcerie De Drie Graefjes (torta Red Velvet) e Holtkamp (cheesecake). Nimega è il paese migliore per bere la birra artigianale fuori dalla capitale (birrerie De Bewe, De Blauwe hand). Il parco De Hoge Veluwe si visita in bicicletta (ce ne sono 2000 bianche, gratis). Bellissima la città di Utrecht, con canali disposti su due livelli. Il Waterland, la regione invasa dall’ acqua e Delft, la città del pittore Jan Vermeer, vi faranno innamorare. Da Delft si prende il tram e si va al centro della capitale, l’Aja.
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torre. Danneggiato durante la seconda guerra mondiale, dichiarato inagibile dal 1957, fu acquisito dalla Fondazione Amici dei Castelli della Gheldria e riportato agli antichi splendori tra il 2005 e il 2007. Vicino al mare, il castello Brederode è una fortezza in rovina della cittadina olandese di Santpoort, accessibile oggi per i visitatori grazie alla costruzione di alcuni pontili. Sempre vicino al mare ma più a Sud, il castello Duivenvoorde fu la residenza della famiglia Van Wassenaer. Passò poi agli Steegracht e agli Schimmelpenninck var den Oye. E’ uno dei pochissimi castelli a non essere mai stato venduto, ma è passato in eredità secondo la linea di discendenza femminile. Menzionato fin dal 1226, grazie alla proprietà di Philiph van Wassenaer, fu rimodellato nel 1631 e poi ancora nel 1717, quando acquisì la forma attuale. Divenne proprietà di Willem Anne Assueer Jacob Schimmelpenninck var der Oye e della sorella Ludolphine Henriette nel 1912, essi vi risiedettero stabilmente per un anno. Nel 1957, egli perì in un incidente stradale e la sorella lo cedette a una fondazione, che da allora intraprese un nuovo restauro e permise l’apertura al pubblico del castello. Nella regione di Drenthe si trova invece il castello di Coevorden, costruito da Karel van Geire dal 1522 sulle fondamenta di preesistenze risalenti al 1024. adibito a hotel, questo importante castrum passò per varie ani prima dell’acquisto da parte del Comune nel 1938, che vi pose alcuni uffici pubblici. Dal 2008 è stato trasformato in hotel, inagurato nel 2010.
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LA FAMIGLIA REALE OLANDESE S.A.R re Guglielmo Alessandro di Orange-Nassau è nato il 27 aprile 1967: è il primo figlio della Principessa Beatrice e del Principe Claus. Negli anni successivi sono nati il Principe Friso (1968-2013) e il Principe Costantino (1969). Dopo il servizio militare in Marina, il brevetto di pilota militare e la laurea in Storia all’Università di Leida, è salito al trono il 30 aprile 2013. Il 2 febbraio 2002 ha sposato Máxima Zorreguieta, Principessa dei Paesi Bassi, Principessa di Orange-Nassau, Signora di Amsberg. Il 7 dicembre 2003 è nata la prima figlia, Principessa Catharina-Amalia. Il 26 giugno 2005 infatti nasceva la Principessa Alexia ed il 10 aprile 2007 la Principessa Ariane. La famiglia abita attualmente nella tenuta “Landgoed de Horsten” a Wassenaar. Guglielmo Alessandro è il Capo dello Stato, la più alta carica del governo e gode dell’immunità assoluta. Il sovrano svolge compiti istituzionali: appone la firma di ratifica delle leggi, riceve il giuramento dei membri del governo e si occupa di attività di rappresentanza legate al Cerimoniale di Stato.
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Incuneato nel Limburgo, una piccola regione tra il Reno e la Mosa, quello di Hoesbeck è una grande fortezza rinascimentale con due atrii, costruita in più fasi tra il XIII e il XIV secolo. Circondato dall’acqua e arredato internamente in stile francese, è nato su case preesistenti di cui si ha notizia fin dall’anno 1000. Dell’ originaria fortezza quadrangolare oggi rimane solo una torre. Un primo restauro fu compiuto fra il 1643 e il 1656, fu provvisto di quattro grosse torri e due atrii. Fu restaurato e modernizzato nel 1720, restò in mano alla famiglia Hoensbroek fino al 1796. Nel 1927 fu acquistato dall’Associazione Ave Rex Christi, che lo restaurò per dieci anni, fino al 1940. Dopo la seconda guerra mondiale, le Miniere di Stato lo trasformarono in luogo di incontri e attività culturali. In una torre fu ospitato il poeta Bertus Aafies con la moglie. Un altro celebre inquilino era stato il pastore Jan Lucas Roselaers. Gli ultimi restauri sono della fine degli anni Ottanta. Il Menkemaborg, è un piccolo castello del Nord, domina il villaggio di Uithuizen, nel comune di Eemsmond, nella provincia di Groninga. Fu realizzato nella forma attuale nel corso del VII sercolo, ma la sua costruzione è iniziata nel XIV secolo. Fu in origine la residenza della famiglia Menkema da cui ha preso il nome, poi dal 1682 al 1902 fu abitato dagli Alberda. Si tratta di uno dei castelli più a Nord e una delle 16 fortezze rimaste in questa provincia. Vicino alla capitale Amsterdam si trova il castello di
Muiderslot, vicino alla foce del fiume Vecht, fiume che sfocia in quello che un tempo era il golfo di Zuiderzee. Si tratta di uno dei castelli più famosi dell’Olanda ed è spesso usato come set cinematografico e televisivo per fiction ambientate nel Medioevo. Si ha notizia di questo sito fin dal 1285 : il conte Fiorenzo d’Olanda ne ordinò la costruzione. Prima di allora il territorio ricadeva sotto il Principato Vescovile di Utrecht. Il maniero fu usato per imporre una tassa ai commercianti che attraversavano il fiume. Insomma, si tratta di un castello piccolo ma strategico. Distrutto nel 1296, fu ricostruito nel 1370 da Alberto I di Baviera, che era conte d’Olanda e Zelanda. In seguito passò nelle mani dello scrittore, poeta e storico Pieter Corneliszoon Hooft che ricoprì le cariche di giudice e di balivo nella regione di Gooi. Per 39 anni Hooft tascorse l’estate in questo castello, invitando amici, studiosi, poeti e pittori come Vondel, Huygens, Bredero e Maria Tesselschade Visscher. Hoot fece ampliare il giardino e il giardino dei susini, poi decise di far costruire un altro terrapieno difensivo esterno. Alla fine del XVIII il castello fu trasformato in prigione e poi cadde in rovina. Ceduto nel 1825, non fu demolito per intervento del re Guglielmo I. Ma passarono altri 70 anni prima che si potesse raccogliere il denaro necessario per restaurarlo, riportando gli interni, le stanze e perfino le cucine all’aspetto che avevano nel Seicento e trasformarlo in museo nazionale delle armi e delle armature.
LA DISTESA DI MULINI A VENTO
Per vedere i mulini a vento, l’architettura più caratteristica dell’Olanda, bisogna andare nella zona di Rotterdam, il luogo più spettacolare per vederli (non si possono visitare) è Kinderdijk. Gli olandesi sono molto innovativi quando si tratta di tenere a bada l’acqua. Per strappare nuove terre alle acque hanno costruito dighe, fortificazioni e mulini a vento e ad acqua. Il mulino più antico è un mulino ad acqua che risale all’ottavo secolo. Queste tecniche venivano usate per bonificare centinaia di laghi e paludi ed evitare l’allagamento delle terre. Oggi i mulini a vento, caratteristica del paesaggio olandese e sono patrimonio Unesco. I 5 mulini a vento di Schiedam sono i più grandi del mondo. Alcuni sono alti più di 40 metri, hanno avuto un ruolo importante nella produzione del jenever (gin olandese). I mulini a torre invece di essere impiegati per recuperare terreno, macinavano i cereali. A Zaanse Schans, 250 anni fa, oltre 600 mulini formarono il primo sito industriale al mondo. Producevano scaffalature, pittura, senape, olio e carta.
Nei villaggi olandesi che ospitano gli antichi castelli è possibile acquistare i prodotti di genere alimentare a prezzi molto sostenibili. Dunque fate shopping di ioccolata, succhi di frutta, verdura, carne, bulbi di fiori, latte e formaggi, semi d’alberi, giocattoli, abbigliamento.
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H& T: - Arte &Co: Guercino a Piacenza
SULLA CUPOLA CON GUERCINO
Il meraviglioso soffitto della cupola del Duomo di Piacenza, che si può ammirare da vicino grazie alle straordinarie impalcature costruite appositamente per i visitatori della mostra. Nella pagina a fianco, la mole di Palazzo Farnese, che ospita la seconda parte dell’evento, una ricca retrospettiva di opere dedicate all’artista.
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ino al 4 giugno prossimo, Piacenza si riempie di turismo d’arte grazie alla bella mostra su Guercino organizzata in due sedi, Palazzo Farnese e il Duomo. Si tratta di un evento di rilevanza nazionale, che punta a rilanciare l’immagine e l’economia della città emiliana al confine con la Lombardia, che vanta un centro storico bello e vivace con la Piazza dei Cavalli, i corsi punteggiati di negozi intriganti, i ristorantini dove si mangiano specialità deliziose. “Guercino a Piacenza - tra sacro e profano” è una mostra-evento che si sviluppa fra Palazzo Farnese e il Duomo e vede come protagonista uno dei più grandi artisti del Seicento emiliano, il Guercino, che ha affrescato la cupola della cattedrale piacentina e ha lasciato importanti testimonianze in diversi luoghi della città. Fulcro di tutta la manifestazione è la Cattedrale, la cui cu-
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pola ospita lo straordinario ciclo di affreschi realizzato da Guercino tra il 1626 e il 1627 e che si presenterà in tutta la sua bellezza con una nuova illuminazione realizzata da Davide Groppi. Eccezionalmente i visitatori hanno la possibilità, quasi unica e irripetibile, di ascendere all’interno della cupola del Duomo di Piacenza, per ammirare da vicino i sei scomparti affrescati con le immagini dei profeti Aggeo, Osea, Zaccaria, Ezechiele, Michea, Geremia, le lunette in cui si alternano episodi dell’infanzia di Gesù - Annuncio ai Pastori, Adorazione dei pastori, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto - e otto affascinanti Sibille, oltre che il fregio del tamburo. Sono stati infatti costruiti scale e percorsi in legno che permettono di raggiungere in sicurezza le soffitte della chiesa, i camminamenti interni sopra le cupole, le scale segrete uti-
H & T - Arte & Co: Guercino a Piacenza
lizzate dai campanari e dai manutentori, così strette e piccole che ci sta appena un piede. Lassù in alto, dopo oltre 150 scalini, dallo stretto balcone circolare che si trova sotto la cupola, la visione della pittura di Guercino diventa una conquista, un privilegio per pochi (e infatti si sale su prenotazione e a piccoli gruppi) che emoziona grandi e piccini. In cuffia, a 27 metri dal pavimento della chiesa, si ascoltano dettagli e musiche sacre del Seicento. Prima di ridiscendere, qualche scorcio di città che si fotografa da piccole logge rinasciemntai che neanche si vedono dal basso. Sembrano luoghi segreti, destinati alla lettura solitaria di un monsignore, nell’ultima luce del pomeriggio. E poi ci si ritrova dentro un vano specialissimo, che dà sulla facciata, davanti a un vetro: si sbircia la piazza guardandola... dall’interno di una grande finestra, corrisponde alla croce che tutti vedono da lontano da almeno cinque secoli, quando si recano al Duomo per seguire la messa. La visita alla Cupola può essere seguita da una visita più approfondita della Cattedrale di Piacenza e dei suoi tesori: l’altare con un polittico incastonato nell’oro che brilla nel buio, il coro ligneo magnifico, la sagrestia con immensi armadi settecenteschi e teche illuminate dove fanno bella mostra di sè bibbie e messali preziosi. L’ascensione è introdotta da un bel filmato proiettato in una sala multimediale creata ad hoc in sagrestia, che permette al pubblico che passa di qui prima di andare a Palazzo Farnese di leggere in modo innovativo il cap-
TORINO VAL BENE UNA GITA! Ne La tradizionale cucina piacentina fa sicuramente eco al macrosistema enogastronomico dell’Emilia-Romagna, caratterizzato da sapori forti e caserecci, ma non rispecchia unicamente le connotazioni tipiche della propria regione. Prevede infatti una grande presenza di salumi e carni in generale (specialmente quella equina è particolarmente consumata in questi territori), pasta e formaggi, ma attenzione: non siamo a Parma, dove la specializzazione raggiunge livelli d’eccellenza assoluta. Piacenza, proprio per via della sua collocazione geografia, offre per l’appunto una cucina meno focalizzata sul
dettaglio, ma parimenti molto più versatile.
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olavoro del Guercino e di provare un’inedita esperienza immersiva attraverso particolari visori 3D. Poi, passando nel bellissimo coro e sotto l’altare prezioso, si procede verso il percorso ascensionale, che richiede possibilmente scarpe comode e sicuramente niente tacchi. Si procede in fila indiana, a piccole tappe: ma non si può tornare indietro e non si possono portare bambini in braccio (infatti l’etò minima richiesta ai visitatori è 6 anni). A poca distanza dal Duomo, la Cappella ducale di Palazzo Farnese accoglie la bella mostra dedicata all’artista curata da Daniele Benati e Antonella Gigli, insieme al un comitato scientifico composto da Antonio Paolucci, Fausto Gozzi e David Stone, che presenta in sequenza temporale una selezione di 20 capolavori del Guercino. Questo percorso è in grado di restituire la lunga parabola dell’artista, che lo ha portato a essere uno degli pittori del Seicento italiano più amati a livello internazionale. Naturalmente l’occasione è ghiotta anche per visitare nel suo complesso il Palazzo Farnese, uno dei monumenti rinascimentali più importanti della città, iniziato nel che ospita i Musei civici e l’Archivio di Stato. Questo complesso fu preso a modello per la creazione del Collegio Borromeo di Pavia, grazie a varie similitudini esistenti, soprattutto nell’idea della pianta quadrata con cortile interno. A corollario dell’intera manifestazione, negli spettacolari Musei civici di Palazzo Farnese, si terrà un convegno con i maggiori esperti di Guercino, che comunicheranno i più recenti studi sull’opera del grande maestro di Cento. Sito ufficiale dell’evento: www.guercinopiacenza.com
H&T - TRADITIONS: La Confraternita gastronomica di Vicenza
IL ‘MOSTRO’ SUL FRANCOBOLLO by Lorem Ipsum Dolor
Sembra un drago preistorico. E forse in origine lo era: è il merluzzo, essicato come lo preparano alle Isole Lofoten, prima della partenza verso il Sud Europa, dove lo chiamano stocafisso e bacalà. A Vicenza, secoli fa hanno elaborato per lui una gustosissima ricetta, riconosciuta fra le antiche tradizioni europee: il Bacalà alla Vicentina. Che ora va su un francobollo celebrativo.
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u colpa del veneziano Pietro Querini: secondo la tradizione, nel XV secolo, dopo un lungo viaggio tutto a nord e un naufragio che lo portò alle Lofoten, fu lui a
introdurre in italia il merluzzo essicato, meglio conosciuto come stocafisso, baccalà o bacalà. Un tempo questo era un cibo povero, un nutrimento di qualità a buon mercato. Ma oggi, data la rarefazione del pescato a livello mondiale, non è più così. Il merluzzo è ormai una ricercatezza e sono sempre meno i ristoranti italiani dove lo si gusta preparato come da tradizione del luogo. Le semplici ricette nordiche rinascimentali, nel corso dei secoli vennero rielaborate in chiave italiana, con accompagnamento di verdure e spezie. In territorio veneto, dopo varie sperimentazioni nacque l’apprezzatissima ricetta del “Bacalà alla Vicentina”, un piatto stigmatizzato fin dal 1987 a Sandrigo da un ualificato cenacolo di appassionati, la Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina. Il sodalizio non è dedito solo alle riunioni mangerecce, ma si
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è occupato anche di stendere la ricetta originale del piatto e assegnare attestati ai ristoratori che si impegnano a servire questo piatto in conformità e in continuità. Inoltre la Confraternita ha avviato vari studi sulle altre tradizioni culinarie legate a questo prodotto e il coinvolgimento di esperti e nutrizionisti per divulgare al meglio le sue preziose caratteristiche. Il merluzzo è un pesce ricco di sostanze nutrienti, energizzante, fonte di proteine eccelsa, superiore alla carne. E molto povero di grassi, solo un grammo per etto. E’ ricco inoltre di lisina (un aminoacido che il corpo umano non sintetizza), di calcio, fosforo, omega 3,6 e 9, di preziosa vitamina A, quindi fortemente antiossidante. Per approfondire le origini della pesca e la storia del commercio del merluzzo, la Confraternita ha sostenuto un collegamento diretto con la Norvegia, organizza ogni anno nel mese di marzo, viaggi di istruzione alle isole Lofoten e nei luoghi dove da secoli viene pescato, lavorato e commercializzato il merluzzo per la preparazione del bacalà, come la
H&T - Traditions: La Confraternita gastronomica di Vicenza
Groenlandia e le isole Faroer, il Canada e l’Islanda. Il merluzzo è una materia prima straordinaria, dura più a lungo di qualsiasi altro pesce salato e mantiene meglio il sapore. Una volta essicato o salato, oppure entrambe le cose, rinviene dopo un lungo ammollo in acqua fredda. In Friuli, prima dell’ammollo viene battuto a mano o con un grosso maglio azionato da un mulino ad acqua all’antico Mulino Zoratto che si trova vicino a Codroipo, un complesso di origine medioevale ancora intattto, che funziona ancora soltanto con la forza dell’acqua, c’è ancora un maglio ottocentesco che viene usato per questa particolare attività, la battitura dello stoccafisso salato ed essiccato. Il cui gusto, anche nell’era della moderna refrigerazione, è decisamente superiore anche rispetto a quello della bianca polpa del merluzzo fresco appena pescato.La Confraternita ha sostenuto in particolare il gemellaggio gastronomico Vicenza-Oslo per l’avvio di iniziative promozionali e turistiche. Questo progetto ha portato a triplicare il consumo e la vendita dello stoccafisso nel vicentino. Ed è stata costituita una rete di locali dove il piatto è normalmente inserito nel menù. In Italia comunque sono varie le interpretazioni regionali del bacalà alla vicentina. La più famosa versione fuori dal territorio vicentino è quella che si può gustare a Livorno: lo stoccafisso è preparato in un tegame di coccio e soffritto con pomodori e peperoncino. Il baccalà a Napoli viene infarinato e cotto al forno con pomodoro, olive e capperi. In Sicilia lo si prepara
sempre al pomodoro ma con patate, olive, pinoli e uvetta. A Cosenza patate e pomodoro si sposano con il baccalà contornato di peperoni, olive, prezzemolo e alloro. In Lucania sparisce il pomodoro e si torna al pesce bianco, con accompagnamento di peperoni dolci essicati e scottati, detti ‘cruschi’. Infine a Roma il filetto di baccalà è il re della tradizione culinaria ebraica, che lo prepara pastellato e fritto, accompagnato da carciofi ammollati in acqua, schiacciati e fritti interi, giusto per ricordarci che sono buonissimi e delicatissimi fiori o da puntarelle, germogli di cicoria che si fanno rinvenire in acqua e poi si condiscono in insalata, con aggiunta di pasta di acciughe. Anche nella tradizione milanese il baccalà si gustava fritto, soprattutto il venerdì, giorno di magro,nelle trattorie popolari. Oggi la Confraternita è rinomata in tutta Italia e all’estero, specialmente dopo aver ricevuto un prestigioso riconoscimento europeo, conferito dal prestigioso circuito Ecofir, European Food Information Resource, finanziato dall’Unione Europea. Il bacalà alla vicentina è tra i cinque alimenti della tradizione italiana riconosciuti a livello europeo, insieme al brasato al barolo piemontese, ai cannoli di ricotta siciliani, al castagnaccio toscano e alla pizza margherita napoletana. In effetti la scelta è giusta: Miguel de Cervantes sfama il suo don Chisciotte con il baccalà e Rabelais non è da meno per Pantagruel. E pazienza se, celebrando il celebre piatto addirittura su un francobollo, volevano descriverlo con due ‘c’ invece che con una sola....Alla fine l’hanno spuntata i vicentini: “bacalà”.
GRANDE FESTA PER I 30 ANNI DELLA CONFRATERNITA
La Confraternita del Bacalà alla Vicentina ha festeggiato 30 anni dalla fondazione nella stessa sala del Consiglio Comunale del Municipio di Sandrigo dove era nata il 1° Marzo del 1987. Luciano Righi Presidente della Confraternita ha raccontato in una breve relazione l’enorme lavoro ed i traguardi ottenuti in questi 30 anni. Presente alla ricorrenza il Presidente del Consiglio Regionale Veneto, membro anche del Direttivo della Confraternita, Roberto Ciambetti. Ha portato i saluti ed i ringraziamenti da parte della Regione. Ha parlato dei progetti Europei nei quali la Confraternita è coinvolta. Per l’occasione è stato trasmesso un video celebrativo della Confraternita ed è stato annunciata con orgoglio l’emissione di un francobollo dedicato al Bacalà alla Vicentina: è la prima volta che un francobollo rappresenta un piatto tipico. Il Priore Galliano Rosset in via straordinaria ha eletto membri onorari della Confraternita il dott. La Bruna Pietro – Direttore Nazionale di Filatelia delle Poste Italiane – il dott. Alfieri Andrea – Direttore Responsabile Commerciale Filatelia di Poste Italiane e Gianfranco Bedendo – Direttore Filiale di Vicenza di Poste Italiane.
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H&T - Gotha World
Il Ballo della Rosa 2017
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Il ballo annuale della Rosa è una festa attesissima da tutto il Principato e tutti vorrebbero parteciparvi. Durante questa esclusiva serata si riuniscono l’elite e l’alta società internazionale, che partecipano calorosamente ai progetti benefici della “Fondazione Principessa Grace”. Le principesse di Monaco con il direttore stilistico della maison Chcanel Karl Lagerfeld hanno presenziato il 63esimo Ballo della Rosa 2017, stupende in elegantissimi abiti da sera. Il ballo è stato creato dalla Principessa Grace di Monaco nel 1954 e da allora si svolge ogni anno a marzo. La grandiosa festa viene organizzata nella sala des Etoile dello Sporting Montecarlo. L’evento glamour del Principato è presieduto da SAS il Principe Alberto di Monaco e da sua sorella, la Principessa Carolina di Hannover. La famiglia Grimaldi vi partecipa tutti gli anni, e anche per questa edizione erano presenti fra i promotori il Principe Pierre Casiraghi con sua moglie, principessa Beatrice Borromeo. Presente anche la principessa Charlotte, accompagnata dalla sue amiche più strette. Pierre e Beatrice hanno preso il posto di Alberto e Charlene, assenti. Il tema della serata era la secessione viennese: per la scenografia sono state utilizzate ben 14mila rose, 600 metri di stampe digitali, 1350 mq di tovaglie e 1000 porta candela in vetro. Agli ospiti, che hanno offerto una donazione di almeno 800 euro ciascuno, sono stati serviti fiumi di champagne, filetto di branzino con nocciole e come dolce una sacher torte. Beatrice, neo mamma, indossava un abito di cristalli di Alberta Ferretti, accompagnato da una stola di pelliccia bianca.
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H&T - Gotha World
Charity dinner da Fendi
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Serata benefica a favore della Sos Brasil Onlus alla Villa Laetitia di Roma, da Anna Fendi, a pochi passi dal Ministero della Marina. Selezionatissmo il parterre che ha ascoltato le voci del coro dell’associazione consorti dei dipendenti del Ministero degli Affari esteri, dislocato sulle scale interne della bellissima palazzina, con una piccola orchestra ad accompagnare il programma musicale. Il pranzo è stato servito nella veranda e nel giardino della villa vestito e riscaldato per l’occasione. Durante la serata è stata battuta un’asta benefica di borse e bellissimi accessori firmati Fendi e liquori di grande pregio, tra cui una borsa Miss Dior, una parure di bijioux in argento e cristalli di Renato Balestra, una borsa Fendi, una stola di pizzo multicolore e cashmere di Valentino Garavani. Tra i presenti, oltre alla padrona di casa Anna Fendi, lo stilista Renato Balestra e numerosi banchieri e avvocati di grido della capitale. Menù: insalata di polipo, risotto alla mela verde, stracotto di manzo su purè di patate, bavarese con gelato di lampone. Villa Laetitia, affascinante dimora storica progettata da Armando Brasini nel 1911, sorge sull’ombrosa riva destra del Tevere: nello storico Quartiere Della Vittoria. A un secolo dalla sua edificazione, la Villa - proprietà della famiglia Fendi Venturini - è stata integralmente restaurata e riportata al suo splendore d’origine. Assecondando in tal senso il sofisticato, esigentissimo gusto di Anna Fendi Venturini, e la sua convinta filosofia del “fare casa”, proprio ciò che, legato alla quiete del luogo,fa di Villa Laetitia una residenza unica nel suo inconfondibile stile.
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H&T - HERITAGE: I castelli del Garda
I CASTELLI DEL LAGO DI GARDA
Le torri dell’antica Rocca di Sirmione svettano ancor oggi, costituendo il fulcro di un territorio, quello che si affaccia sul lago di Garda, con valori paesaggistici e storico-artistici largamente noti e apprezzati dal turismo italiano e straniero.
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ui il lago è bello come un gioiello. Le barche hanno vele color limone. Così lo scrittore ingleseDavid Herbert Richard Lawrence descriveva il Garda nel 1912.
E a guardarla, questa magnifica distesa d’acqua tra Lombardia e Veneto, è proprio così, anche se, ormai, quelle vele color limone sono davvero rare e le coste sono invase dalla costruzione di seconde case anni Sessanta che non di rado assediano le rocche, i monasteri e i borghi. Ma le zone intermoreniche offrono ancora una magnifica tessitura di campi e boschi, di stradine e piccoli borghi, masserie isolate e soprattutto castelli e rocche che riescono ancora a incantare il visitatore. Percorrere la parte sud occidentale del Garda, in auto o in bicicletta ha il sapore di una riconquista, di qualcosa che ci appartiene e di cui ci siamo curati troppo poco. La cerchia morenica che da Moniga va verso Desenzano e
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Sirmione, costituisce un territorio con valori paesaggistici e storico-artistici di assoluto rilievo, alcuni sono largamente noti e apprezzati. Altri invece sono più segreti, più affascinanti. Presenze ambientali e umane che fanno di questa terra un angolo tra i più belli e pregiati dell’intera provincia. Per comodità di percorso partiamo dal Castello di Moniga del Garda, nei pressi della settecentesca parrocchiale di San Martino. Il Castello, sorto nel X secolo e ancora ben conservato, è un vero borgo fortificato con all’interno un piccolo abitato disposto in file ordinate. Le mura in ciottoli con torri semicircolari e il grande ‘mastio’ di forma quadrangolare con una bella torre di ingresso, sono una caratteristica comune ad altri castelli sorti nelle vicinanze nello stesso periodo, a difesa delle invasioni perpetrate dai barbari ferocissimi in arrivo dall’ Ungheria.
H&T - HERITAGE: I castelli del Garda
Castello di Moniga Tra i borghi fortificati sorti sulle colline gardesane nel X secolo, è uno fra i meglio conservati sia per la pianta che per le strutture murarie. E’ più che altro un castello-rIcetto, non lo ha mai abitato un signore, ma tra le sue mura la popolazione del villaggio si rifugiava in caso di pericolo, portando con sé quanto necessario al suo sostentamento. E’ dunque una costruzione difensiva di tipo comunale, molto simile a quella di Padenghe e alle altre presenti in Valtenesi. Era collegato ai vari castelli della zona nel periodo delle invasioni barbariche: attraverso l’uso di precisi segnali, era possibile del avvisare del pericolo da qui fino alla città di Brescia. Il castello si trova nella parte occidentale dell’abitato, su una leggera altura coltivata a vigneto. Ed è proprio la sua posizione ben poco strategica, grazie alla quale non ha mai subito assalti e conquiste significativi, che gli ha garantito una così buona conservazione, preservandolo da profonde trasformazioni architettoniche. Dopo un certo periodo di abbandono e successive occupazioni di pastori e contadini che possedevano terre nei dintorni, fu trasformato in luogo di abitazione. I materiali impiegati nella ricostruzione fanno pensare che le murature siano del XIV e del XV secolo, periodo al quale si fanno risalire tutte le strutture oggi visibili. Castello di Padenghe Il Castello di Padenghe sul Garda è un’antica roccaforte risalente al XII secolo. La struttura è arricchita da una torre di difesa a pianta quadrata alta 20 m., che si erge su un’altura che sovrasta il centro abitato. All’interno delle
CASA DEL PODESTA’ A LONATO
mura, alle quali si accede tramite un portale ad arco dotato di ponte levatoio, trovano posto alcune abitazioni divise da due strade. Il castello, attestato come esistente nel 1145, venne probabilmente edificato sulle rovine di un edificio di epoca precedente (X secolo). L’edificio venne riconosciuto nel 1154 tra i beni concessi dall’imperatore Federico Barbarossa al vescovo di Verona Teobaldo. Il castello è sempre stato oggetto di contese tra Brescia e Verona fino al 1328, quando venne in possesso degli Scaligeri. Nel XV e XVI secolo venne conteso dalla Repubblica di Venezia e dal ducato di Milano. Il castello rimase in possesso dei veneziani dal 1520 al 1796. Negli anni seguenti fu interrato il fossato a difesa del maniero. Negli anni Sessanta il complesso ha subito un’importante restauro con consolidamento delle mura perimetrali.A poca distanza dal castello sorge la Chiesa di Sant’Emiliano, del XII secolo. Castello di Drugolo Il castello di Drugolo è una roccaforte, risalente al X secolo di Drugolo, antico borgo a nord di Lonato, in provincia di Brescia. L’imponente struttura a merlatura ghibellina, forse di origine longobarda, si erge isolata tra le colline a poca distanza dal lago di Garda. L’edificio è a pianta quadrata con due torri angolari. Sorge su di un alto muro a scarpa ed è circondato da mura perimetrali entro le quali è compresa la chiesa di San Michele, del XII secolo.Fu una proprietà delle famiglie Federici, Advocati e poi Vimercati di Milano sino al 1436, poi passò alla famiglia Averoldi di Brescia che gli diede un’impronta più residenziale. Gli Averoldi ricostruirono l’antica chie-
La Casa del Podestà di Lonato (di fianco nella foto) venne costruita verso la metà del Quattrocento. Fu sede del Podestà veneto sino alla fine del Settecento. Ugo da Como all’inizio del Novecento la restaurò acquistando anche la Rocca dai Raffa Sivieri e un gruppetto di casette del borgo medioevale. Vi raccoglie arredi d’arte e soprattutto libri antichi, oltre 50 mila di argomento bresciano e benacense, migliaia di edizioni antiche, rarità, uno strepitoso fondo incunabolistico. L’impianto neogotico di questa casa museo ha mantenuto intatte la consistenza degli arredi, l’organizzazione delle stanze, che mostrano oltre 3000 oggetti raccolti, si va dall’anfora vinaria romana fino alla lampada in ferro battuto degli Anni Trenta del Novecento. Alla morte del da Como nel 1941 nacque la fondazione che oggi è a capo del complesso monumentale di Lonato, arricchito da un rigoglioso giardino che ingloba una delle torri.
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H&T - HERITAGE: I castelli del Garda
Qui sopra, lâ&#x20AC;&#x2122;imponenza del castello rinascimentale di Drugolo, uno dei meglio conservati nel territorio bresciano del Garda. Sotto, le incantevoli acque del lago di Garda e le sue sponde punteggiate di castelli, rocche e borghi antichi, tutti da visitare.
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H&T - HERITAGE: I castelli del Garda
sa di San Michele e, sul luogo dove sorgeva il lazzaretto, edificarono la Chiesa dei Morti della Selva e il Convento dei Cappuccini. La famiglia ne tenne la proprietà fino ai primi anni trenta. Dopo un passaggio alla famiglia Lanciani Rocca, entrò nelle proprietà del barone Armando anni della Quara, padre di Lando, l’attuale proprietario. Rocca di Lonato La Rocca di Lonato (o Castello di Lonato) è una bella costruzione fortificata edificata nel X secolo. Per la sua posizione fu da sempre considerata strategica dal punto di vista difensivo e militare. Fu di proprietà dei conti di Montichiari, degli Scaligeri e nel 1376 dei Visconti che, con Bernabò, la potenziarono, estendendo le mura a tutto il borgo abitato. Nel 1404 Lonato e altri paesi vicini (tra cui Castiglione, Castel Goffredo e Solferino) e la Rocca passarono sotto il dominio dei Gonzaga di Mantova e successivamente nel territorio della Repubblica di Venezia. Tra il 1509 e il 1515, il Castello di Lonato tornò in possesso dei marchesi di Mantova ed è di questo periodo il soggiorno nella fortezza di Isabella d’Este, moglie di Francesco II Gonzaga. Sotto le sue mura, nel 1797, venne combattuta la sanguinosa Battaglia di Lonato, tra l’esercito francese, al comando di Napoleone Bonaparte e l’esercito austriaco, comandato dal feldmaresciallo Peter Vitus von Quosdanovich. Nell’Ottocento insomma, la grandiosa Rocca di Lonato si presentava dotata di molti acquartieramenti militari, abbattuti dopo l’Unità d’Italia per potervi VILLE ROMANE A DESENZANO E SIRMIONE Il Garda è molto noto per le rovine di magnifiche ville romane rinvenute a Desenzano e Sirmione, che costituiscono oggi un’ area archeologica, paesaggistica e letteraria dalle molteplici suggestioni. A Desenzano è d’obbligo una visita alla villa tardoantica, con eccezionali pavimenti policromi e museo (antiquarium) pieno di oggetti di uso comune, dalle stoviglie alle lucerne ma anche gioielli in oro e statuette religiose dei Lari, gli dei custodi delle case. A Sirmione ci sono rovine di un edificio associato al poeta Catullo (I° sec. a.C) ma gli studiosi portano al I secolo d.c. la datazione certa del complesso architettonico. Prima dei lavori di scavo e restauro che portarono alla luce la villa, i numerosi anfratti semisepolti formavano delle cavità nel terreno: perciò il sito venne definito ‘grotte di Catullo’. L’ edificio è impostato sul banco roccioso di cui è composta la parte terminale della penisola di Sirmione.
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coltivare granoturno e viti. Intorno al 1920 la struttura venne acquistata dal famoso senatore Ugo Da Como, che la chiamava il suo ‘amato recesso sul Benaco’. Attualmente è visitabile, ospita il Museo Ornitologico, uno dei più importanti sull’avifauna italiana, con circa 250 esemplari esposti sui 700 conservati. La Rocca oggi è di proprietà della Fondazione Ugo da Como. Castello di Desenzano La bella costruzione fortificata sovrasta il ridente abitato di Desenzano del Garda, una delle perle del lago, che attira visitatori da tutto il mondo con la sua offerta turistica di alta qualità. Edificato nell’XI secolo con quattro torri angolari, forse su un precedente castrum romano, questo Castello è stato sempre considerato strategico dal punto di vista difensivo e militare, al suo interno era dotato anche di alcune abitazioni. Intorno al 1030 l’imperatore Enrico II assegnò la contea di Desenzano e con essa il castello al conte rurale Bosone I. Alla fine dell’Ottocento passò nelle mani dello Stato ed ospitò un presidio militare nel quale trovarono posto alpini e bersaglieri. Nel 1969 divenne di proprietà comunale.Oggi ospita nelle sue sale mostre e convegni. Una visita a Desenzano non può escludere una visita alla Chiesa di Santa Maria Maddalena, progettata alla fine del ‘500 da Giulio Todeschini, con una cappella laterale che ospita una preziosa pala firmata Giambattista Tiepolo alla quale collaborò comunque anche la mano di suo figlio Giandomenico. A poca distanza dalla città è bello fermarsi alla chiesa di
H&T - HERITAGE: I castelli del Garda
Qui sopra in alto, lâ&#x20AC;&#x2122;ingresso dellâ&#x20AC;&#x2122;antico castello di Moniga, che ha potuto conservare le sue strutture murarie. Qui sopra, porta e torre di guardia del massiccio castello di Lonato.
H&T - HERITAGE: I Castelli del Garda
Maguzzano, con la sua compita eleganza rinascimentale, con una volta interamente decorata con un motivo a finti cassettoni di sapore mantegnesco. Gabriele D’Annunzio veniva qui dal Vittoriale, il suo complesso abitativo oggi divenuto un bellissimo museo e si faceva chiudere a chiave in questa chiesa dai frati, per restar solo a meditare.
LA CUCINA DEL LAGO E DEI CASTELLI Il lago di Garda offre ai turisti la gustosa cucina tipica bresciana, che sfrutta e valorizza i prodotti del territorio, variabili a seconda della stagione, con l’ausilio dell’olio d’oliva del lago che permea ogni piatto della fragranza tipica di queste produzioni, delicate e profumate. I piatti tipici gardesani sono ancora caratterizzati da una disarmante semplicità, tanto che sono riproducibili ai propri fornelli, anche senza la conoscenza di tecniche particolari. Tra gli antipasti segnaliamo le sardine con aglio, olio e prezzemolo, un piatto di filetti di sardina dell’Adriatico insaporiti con un’emulsione di succo di limone, olio, sale, prezzemolo ed aglio; e la carne salada, un piatto che arriva dalle montagne e dal passo del Brennero, molto povero ma prelibato, a base di carne molto magra e stagionata, tagliata a fette molto sottili, quasi come se fosse un carpaccio. Viene preparato secondo la tradizione, ovvero mettendo le fette di carne in salamoia per circa 30 giorni, dopo i quali si potrà finalmente gustare la preparazione. Oltre agli antipasti, la cucina del lago offre anche delicati primi piatti come: i tortellini di Valeggio, composti da un sfoglia molto sottile che racchiude un ripieno a base di carni di maiale, manzo, pollo pangrattato, aromi e vino bartolino. Il tutto viene prodotto a mano secondo i dettami della tradizione. Questi tortelli posso essere serviti sia in brodo sia asciutti ed accompagnati da burro e salvia. Fra i dessert più famosi, la torta sbrisolona, il pan
Rocca di Sirmione La città di Sirmione, con le sue spiaggette e le sue fonti di acque termali curative, offre da sempre vacanze splendide sul lago in tema di benessere, salute e relax. Ma una passeggiata alla Rocca è assolutamente imperdibile. Posta a difesa dell’abitato proprio sull’unica via di accesso dalla terraferma, la Rocca di Sirmione propone uno schema tipologico e costruttivo simile ad altre fortezze di epoca scaligera, presenti sia sulla sponda orientale del Garda che nel territorio veronese. Fu costruita tra la fine del XIII secolo e i primi decenni del XIV secolo, in tre fasi: sorsero per primi il cortile maggiore con il mastio, poi le tre torri angolari e i due ingressi. Successivamente furono eretti il cortile minore posto a sude del principale e il secondo rivellino dell’accesso meridionale. Infine, fu aggiunto il complesso della darsena con il secondo cortile a est. Si ritiene comunque che dopo l’annessione alla Serenissima di Sirmione, la Repubblica Veneta abbia provveduto ad ammodernare la vecchia darsena e forse ha voluto anche il terzo cortile. Di sicuro qui era anche ricoverata una importante flotta veneziana. LA SIRMIONE LONGOBARDA La notevole presenza longobarda nella penisola di Sirmione è attestata da documenti dell’VIII secolo, in cui si nomina il castrum a capo di un distretto comprendente i territori a sud del lago, compreso tra il Chiese e il Mincio. Notevole testimonianze architettoniche dell’insediamento altomedioevale sono ancora oggi visibilii in due chiese, quella di San Salvatore posta sulle ultime propaggini della collina di Cortine e originariamente di fianco al monasterolo, fondato da Ansa, moglie di Desiderio e la chiesa di San Pietro in Mavino, vicina alle grotte di Catullo, risalente all’VIII secolo. Nel 1320 fu restaurata e arricchita con un grande ciclo di affreschi. Altri interventi si susseguirono a partire dal XV secolo.
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H&T - TRADITIONS Cars & Elegance
Le ‘regine’ a Villa d’Este A sinistra, il ritiro dei premi a Villa d’Este. Qui a fianco, “24 hours of Elegance” a Belgrado.
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illa D’Este ospiterà, nel weekend dal 26 al 28 maggio, il concorso d’eleganza, organizzato da BMW Group e l’Hotel Villa D’Este. Il concorso di bellezza di automobili e motociclette classiche avrà il seguente motto per il 2017 : “Giro del mondo in 80 giorni - viaggio attraverso un’era di primati”. Sarà un viaggio nella storia della costruzione automobilistica, dalle origini fino al futuro. Il Selecting Committee ha definito le classi in concorso: “Demoni della velocità”: pioniere dell’endurance nell’Età dell’Oro. Questa classe presenta modelli sportivi pre-bellici e automobili da primato che uniscono il vecchio stile a solide prestazioni. “Più veloci, silenziose, affusolate”: eroine nell’Era dei Jet. Stupende automobili a partire dagli Anni Cinquanta, che confermano la propria ragion d’essere con eccellenti prestazioni sulla lunga distanza. “Viaggiare con stile”: il giro del mondo in 40 anni. Questa categoria è nata dal romanzo di Jules Verne, che ha utilizzato svariati mezzi di trasporto per completare la sua odissea, ma se avesse intrapreso la sua avventura 40 anni dopo? In questa categoria dove l’iconico Fogg potrà scegliere il meglio del lusso edoardiano. “Il Grand Tour continua”: si potranno scoprire come i piloti hanno viaggiato tra il 1946 al 1986 “Piloti su strada”: protagoniste di questa categoria sono le auto preferite dai ruba-cuori, sportive eleganti ed affusolate, rumorose, inadatte alla circolazione e molto scomode, ma sono apprezzate proprio da chi preferisce l’appariscenza del mezzo alla sua funzionalità. “Supergioiello” e “Plasmate dalla velocità”. L’evento del concorso d’eleganza non si accontenta di mostrare le migliori automobili d’epoca, ma, perfettamente in linea con il motto di quest’anno, permette a tutti i visitatori di sbirciare verso un futuro non troppo lontano, infatti la categoria “Concept Cars e Prototipi” ci consente di dare un’occhiata agli studi ingegneristici ed idee innovative che anticiperanno il concetto di auto del futuro.
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I PROSSIMI CONCORSI
Aprile 5-9 Techno-Classica Essen – Essen (D) 20-23 Targa Florio – Palermo Maggio 01/5/2017 XII° concorso di San Benedetto del Tronto 5-7 Verona Legend Cars – Verona 18-21 Mille Miglia – Brescia 26-28 Concorso d’Eleganza Villa d’Este – Cernobbio Giugno 16-18 Vernasca Silver Flag – Piacenza 21-25 Passione Caracciola 29-2/7 Goodwood Festival of Speed Luglio 02/07/2017 Firenze sotto le Stelle 16/07/2017 Concorso naz. d’Eleganza Città di San Pellegrino Terme 30-2/7 Stella Alpina – Trento 20-23 Coppa delle Dolomiti – Cortina Agosto 11-13 AvD Oldtimer Grand Prix – Nürburgring (D) 17-20 Pebble Beach Concours d’Elegance – Monterey (Usa) Settembre 1-3 24 Hours of Elegance – Belgrado(SCG) 10 Chantilly Arts & Elegance – (F) 8-10 Goodwood Revival – (UK) 14-17 Gran Premio Nuvolari – Mantova 15-17 Imola Mostra Scambio 29-1/10 Hungaroring Classic – Budapest
H&T - Assocastelli, le news
I tour di primavera A destra la home pace di Mycastle.it, il sito che propone l’ospitalità di qualit in castelli, palazzi, dimore storiche. Qui a fianco S.A.R Il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, Presidente onorario di Assocastelli, con Katia Ferri Melzi d’Eril, direttrice di Heritage & Traditions.
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’Italia è il Paese con il più importante patrimonio architettonico e immobiliare storico del mondo. E la gran parte di questo patrimonio è ormai rappresentato dalle dimore storiche (castelli, palazzi e ville) che hanno deciso di aprirsi all’ospitalità e agli eventi. In questo contesto, Singapore è considerato un mercato strategico sul quale l’Italia vuole puntare. Lo fa direttamente Assocastelli, l’associazione della proprietà di castelli, palazzi e ville d’Italia (www.assocastelli.it), che ha avviato un programma di promozione rivolto proprio a Singapore. La prima azione è l’apertura di una propria delegazione a Singapore affidata a Filippo Olivi di Briana, imprenditore italiano da molti anni presente nel paese. Una rappresentanza che si relazionerà principalmente con l’Ambasciata e con l’Istituto Italiano di Cultura e operativamente con i principali operatori turistici del paese. La regia è affidata al principe Emanuele Filiberto di Savoia, erede della Casa Reale italiana, che, insieme al manager Ivan Drogo Inglese, ha avviato il progetto Mycastle.it ( www.mycastle.it ), il portale dell’ospitalità e degli eventi nelle dimore storiche italiane. Fra le proposte del nuovo provider di turismo di Assocastelli, gli esclusivi tour di primavera con auto d’epoca e autista. “Castelli del Piemonte” prevede un tour in Bentley Continental degli Anni Cinquanta, guidata da un autista, con visita a quattro castelli. I partecipanti vengono ricevuti direttamente dai proprietari delle dimore, accolti con un raffinato welcome cocktail, abbinato ad una degustazione di prodotti tipici locali. Sono poi accompagnati per una visita guidata e privata. Come luogo di partenza e di arrivo del tour si possono scegliere l’aeroporto di Torino Caselle, la stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova, o una delle residenze.Questa giornata promette una esperienza unica e irripetibile. Per tutti i partecipanti, una dedica personale del principe Emanuele Filiberto di Savoia. Il costo a persona è 250 euro. Il tour ideale per due coppie. Più breve, la gita al Castello Balbi di Piovera, dove si viene da proprietario conte Niccolò Calvi di Bergolo. Accoglienza con welcome cocktail, visita privata del castello. Si viaggia a bordo di una Daimler appartenuta alla regina madre d’Inghilterra per un tour di altri due castelli del Monferrato (durata di 4/6 ore). E’ ideale per una coppia o una famiglia di tre persone. Fino a 3 persone, costa 600 euro, 200 a persona.Per chi vuol vivere il territorio dall’alto, si può richiedere un tour in aereo che tocca otto castelli del Piemonte. Il decollo e l’atterraggio avviene dall’eliporto di Strevi (Alessandria). La durata del volo è di 60 minuti. Il tour è adatto per un gruppo di appassionati, costa 350 euro a persona. “Ville del Veneto” è un pacchetto ideale per un massimo di 4 persone. L’itinerario si percorre a bordo di una lussuose Bentley S1 degli anni ’50 guidata da un autista. Il tour “regale” prevede che i fortunati partecipanti vengano ricevuti direttamente dai proprietari delle dimore, accolti con un welcome cocktail e degustazione di prodotti tipici locali e accompagnati per una visita privata. Si parte dall’aeroporto di Verona o una delle residenze. In auto si riceve una dedica personale del principe Emanuele Filiberto di Savoia. E’ un tour ideale per due coppie.Euro 1000 (euro 250 a persona). “Ville di Toscana” è un tour di quattro castelli e ville della Toscana a bordo di una Bentley S1 degli anni ’50, con carrozzeria di colore bianco, guidata da autista. Si parte da Firenze (stazione o aeroporto).
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H & T - LUXURY: i fiori di Pasquale Bruni
MY NOCTURNAL FLOWERS
Le ultime creazioni floreali, presentate al Salone internazionale della Gioielleria di Basilea 2017 da Pasquale Bruni
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on sono in molti a ricordarsi quali fiori mantengono le corolle aperte anche quando tramonta il
sole. E’ certo però che il profumo dei gelsomini, nelle notti d’estate, è qualcosa che non si può dimenticare, resta impresso nella nostra anima, per sempre. E’ questa l’ispirazione che ha guidato il direttore creativo Eugenia Bruni e i maestri della maison Pasquale Bruni, creatori di una collezione iconica, intitolata “Tramonti segreti”, con pezzi di incantevole allure, in cui è protagonista la magia irresistibile del colore. E’ quando il cielo si fonde con i colori del tramonto che nascono questi pezzi, anelli, orecchini e pendenti composti da petali e foglie preziose. La tanzanite dal blu sofisticato su cui traspare una 44
sensuale nuance violacea, quasi vellutata, veste di pavé color tramonto queste forme delicate, le sfumature del blu si fondono nel candore dell’ oro bianco e dei diamanti. La composizione pare velata di rugiada, le minuscole pietre che contornano la tanzanite creano un’ aurea preziosa e sognante per questo gioiello. La collezione “Tramonti segreti” si compone di anelli, orecchini e pendente a croce in oro bianco, tanzanite e diamanti. “La natura ci ama sempre, il giorno con i fiori e di notte con le stelle”, ha scritto Eugenia Bruni nella presentazione di un’altra collezione di grande successo all’ultimo Salone della gioielleria di Basilea, terreno mondiale di sfida e di confronto fra i maggiori creatori mondiali.
H & T - LUXURY: i fiori di Pasquale Bruni
ibile di Afrodite è incarnata dalla delicata poesia del quarzo rosa, la pietra dell’ eterno amore. Ecco infine Iside e Lakshmi, evocate dal calcedonio azzurro e rosa: la prima è una dea celeste, rivelatrice della vera forza femminile. La seconda è la divinità della bellezza e della prosperità. Tutte e quattro queste pietre sono state rese uniche dal taglio iconico denominato Bon Ton e incoronate da un fiore di diamanti di infinito candore. Il tema dei petali e delle foglie si dispiega ancora nelle proposte della maison, in una nuova collezione esclusiva, dedicata appositamente ai solitari. Ogni fiore che sboccia può custodire un diamante: foglie preziose avvolgono la pietra protagonista dell’anello, la proteggono ed esaltano la sua lucentezza. E’ una promessa eterna, indissolubile: tra la donna e la vita, tra la donna e il suo amore, tra una corolla preziosa e le sue foglie. Gli anelli dal design esclusivo della collezione “Me and You Only” si caratterizzano per la raffinatezza della lavorazione e per le gemme di rara bellezza. Sono creazioni capaci di unire l’eccellenza della manifattura italiana e l’ inconfondibile stile contemporaneo della maison. Il solitario Pasquale Bruni è inconfondibile: la fedina a foglia può essere indossata assieme all’anello, simboleggiando un legame esistente e indissolubile. Oppure il solitario può fermarsi all’anulare, mentre la fedina a foglia può dedicarsi a scalare l’indice: cosa significherà? Legame ancora da costruire, per esempio. Oppure: attenzione, oggi è il giorno dell’ indipendenza.
Dall’incanto delle stelle nella notte e dalla bellezza dei fiori durante il giorno nasce “Stelle in fiore”, la nuova collezione che si ispira a una danza di foglie che viaggiano nel cielo come comete di stelle. Ideali per le notti più preziose, pronte per cogliere il primo sorgere dell’alba nei giardini di primavera, queste creazioni declinate in più versioni di colore, si compongono di contrariè di stelle floreali, creano abbracci di luce, oggetti leggeri e liberi di volare sulla pelle. Il collier avvolge la donna di chiari e scuri preziosi, gli anelli, i bracciali e gli orecchini contrarié si intrecciano delicatamente, si cercano come amanti nelle notte. La combinazione tra diamanti neri e bianchi pemette di uscire dalle proposte classiche e osare. La versione in diamanti bianchi e champagne si accompagna con una paletta di colori amplissima ed è in grado di valorizzare donne di tutte le età, sparse in tutti i continenti. Per salutare l’arrivo della primavera e proporre qualcosa di fresco, adatto anche alle più giovani, il brand Pasquale Bruni ha creato “Bon Ton Goddesses”, una linea fresca e gioiosa, un inno alla femminilità, la celebrazione della dea che è in ogni donna. Le nuances preferite sono leggere, creano dialoghi e contrasti delicati, evocano la rugiada mattutina, le delicate rifrazioni della luce sulle onde del mare. Eugenia Bruni ha scelto quattro gemme, belle e delicate come quattro dee, ha ordinato loro di dispensare la loro bellezza ed energia a favore di chi le indossa: l’eleganza di Selene, dea della luna, è esaltata dal bianco candido del quarzo milky, l’Amore irresist-
pathe PASQUALE BRUNI ICONA DELLE STAR
A fianco, anelli della collezione Bon Ton Goodness di Pasquale Bruni. Con fiori centrali in quarzo bianco e rosa, il calcedonio azzurro e rosa fragola, contornati di piccoli diamanti.
Il brand Pasquale Bruni è uno dei preferiti dalle star più romantiche. La cantante Jennifer Lopez ha esibito un anello della collezione Giardini Segreti durante una puntata del Jimmy Fallon Show. Nelle versioni 2017 ogni corolla si infonde di una linfa nuova e torna a sbocciare, seducente come non mai.
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H & T - LUXURY: le scarpe-gioiello di Caovilla
THE MAGNIFICENT CAOVILLA
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on passa giorno o notte senza qualcuno che si fermi a fare un selfie davanti alla vetrina del flagship store di Renè Caovilla, a Venezia. Perchè chiunque resta incantato da queste splendide creazioni contemporanee, va a cercarlo appositamente, a due passi da Piazza San Marco, appena dietro al Museo Correr. Le ultime meraviglie, tratte dalla collezione primavera estate 2017, che mostriamo in queste pagine, sono ispirate alla magia del vetro veneziano e alla tradizione neozelandese dei Maori. Ci sono ore di ricamo paziente, di perline tutte d’oro soffiate a mano a Murano che si arrampicano su per un laccetto o un tacco dodici. Ci sono ore di viaggio e di ricerca, per trovare i cristalli, le sete migliori del mondo, le piume. O per raccontare anche la tradizione di una
foresta, di qualcuno che vive lontano dodicimila miglia e magari neanche lo sa, che esiste Venezia. La storia di questo brand, Caovilla, uno dei più raffinati al mondo, orgoglio dell’Italia, risale a inizio Novecento con Edoardo Caovilla che decide di coniugare artigianalità e couture nel mondo della calzatura. Ma è solo negli anni Cinquanta, grazie al figlio René, che arriva il successo anche a livello internazionale. Lui, infatti, ritiene utile concentrarsi sulla fascia alta del mercato creando sofisticate, preziose e sensuali scarpe, per donne che sognano di indossare un gioiello anche sui piedi. La verve e il senso innato dello stile di Renè si fanno strada subito nel mondo dell’alta moda. Negli anni Settanta, Valentino vuole René come designer per gli accessori della sua linea haute couture, poi inizia la
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H & T - LUXURY: le scarpe-gioiello di Caovilla
collaborazione con Dior e Karl Lagerfeld. Nel 1992 Caovilla decide di sostenere il Peggy Guggenheim, uno dei musei più importanti nel panorama artistico internazionale. «Con la figura della straordinaria Peggy Guggenheim condividiamo lo spirito audace e al tempo stesso sensuale delle nostre creazioni, sempre caratterizzate da una spiccata personalità, femminilità e da un tocco di stravaganza» afferma il figlio, Edoardo Caovilla. Oggi le scarpe gioiello Caovilla sono una testimonianza del vero made in Italy, un connubio tra tradizione e ricerca, artigianalità e tecniche innovative. Le ricamatrici sfornano delle vere opere d’arte grazie a pietre colorate, perle, tessuti speciali e pongono la massima attenzione ai particolari, alla cuciture, alle finiture, per adattarsi al meglio al piede femminile. Impossibile non innamorarsene perdutamente. E non potrebbe che essere così. René Caovilla ha saputo creare un vero e proprio connubio tra artigianato e couture, sviluppando delle creazioni suggestive ed eleganti, adatte ad ogni tipo d’occasione. Grazie al suo occhio vigile ed attento sulle tendenze del mercato, viene definito artista, scultore di calzature d’eccellenza. Tra le sue creazioni, la più famosa è il sandalo da sera di svarowsky, un segno minimalista che si arrampica sulla caviglia come un serpente, con una spira delicata e luccicante. Tanto famosa che è entrata a far parte del logo aziendale già da molto tempo. Anche per il giorno e le occasioni più easy Caovilla sa creare pezzi con inserti preziosi, che rendono la scarpa
theTERZA GENERAZIONE COL TURBO
Edoardo Caovilla è oggi il direttore creativo e direttore operativo dell’azienda, rappresentante della terza generazione della famiglia. La società ha chiuso il 2015 a quota 40 milioni, in crescita del 20% rispetto all’esercizio precedente e presto annuncerà nuovi successi. Gli ottimi risultati arrivano soprattutto dagli USA e dall’Europa anche se l’Oriente sta crescendo e la sua clientela si sta facendo più selettiva. Attualmente il brand René Caovilla conta 18 boutique in tutto il mondo ma entro il 2018 punta a superare le 30 insegne. “Il prossimo anno apriremo a Miami e New York, due boutique a Doha e quattro nuove location in Cina” sviluppando in parallelo il business dell’e-commerce .
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un vero e proprio gioiello, rifiniture che danno quel tocco in più a qualsiasi outfit. Fondamentale nella sua vita è stato l’incontro conValentino Garavani, che ha generato collaborazioni con altre maison dal prestigio inestimabile come Christian Dior, con cui Caovilla realizza creazioni fantasiose e spiritose, un mix tra realtà e fantasia che verranno presentate con successo nelle più importanti passerelle parigine. Nel 2006 René Caovilla riceve il prestigioso premio dal Presidente della Repubblica Italiana “Leonardo Qualità Italia” per la sua eccellente e prestigiosa carriera. Quello è stato un anno davvero ricco di successo e soddisfazioni per la maison.E’ arrivato poi un altro importantissimo riconoscimento, ovvero il “Robb Report” nella categoria “Scarpe da sera”, assegnato negli Stati Uniti. L’ azienda veneta Caovillarappresenta ancora oggi un vero e proprio gioiello artigianale del nord Italia, ma è organizzata con una struttura organizzativa modernissima. Ha saputo rendere le sue creazioni un oggetto di culto, e si è, nel tempo, fatta apprezzare in tutto il mondo vantando store nelle più belle località come Milano, Porto Cervo, Parigi, Tokio e Dubai. Le scarpe di Caovilla, bellissime e preziose come brillanti, sono da sempre nelle collezioni delle regine e delle principesse mondiali, delle first ladies e delle donne più influenti del pianeta. Non mancavano neanche nel guardaroba della terribile Imelda Marcos: c’è un museo dal 1998 nella città filippina di Marikina dove lei stessa paga il biglietto per entrare a rivedere le sue Caovilla. E sospirare: “non è vero che possedevo 3000 paia di scarpe, ne avevo solo 1.060!“.
H&T- FASHION: quelli che vestono le Regine
SUA MAESTA’? SI VESTE IN AUSTRALIA
Qui sopra le raffinatissime creazioni dello stilista Toni Maticevski, sempre più amato da molte star e preferito da Mary di Danimarca. Il designer australiano gioca con i volumi e con i materiali, con la gravità. Realizza abiti scenografici, molto chic
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e è il vero chic quel che inseguite, è ora di cambiare emisfero. Bisogna rivolgere lo sguardo all’Australia, patria di designer innovativi e spettacolari, amati da alcune top influencer molto autorevoli e particolari, presenti soprattutto nel Nord Europa: e tra le teste coronate. Per diventare stilisti copiati, osannati e acquistati da milioni di commoner basta, in effetti, piacere a una sola donna. Una principessa, una duchessa o meglio ancora una regina, che si incapricci del proprio stile. Talvolta basta anche una volta, purchè si tratti di un evento memorabile. Qualche anno fa le nobildonne più famose d’Europa e Medio Oriente per la sera chiedevano abiti-sirena e un taglio fasciato che si apriva in balze. Oggi preferiscono invece abiti bustier con gonna vaporosa, spesso in materiali inediti. E linee innovative ma semplici, nuovi classici anche per il giorno.
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Da quando Catherine, Duchess of Cambridge, moglie dell’erede al trono dei Windsor, ha dimostrato un debole per lei, «Little Miss English», Alice Temperley- studi al Central Saint Martin’s di Londra e una passione per la moda coltivata nel verde della campagna inglese dove è cresciutaha semplicemente svoltato. La stilista inglese ha portato la asede aLondra. Il suo marchio di moda, Temperley London è stato lanciato nel 2000. Alice è cresciuta a Somerset, nella fattoria dei suoi genitori prima di trasferirsi a Londra per frequentare l’università. Si è laureata presso il Royal College of Art e Central Saint Martins prima di fondare la sua maison, la Temperley London , insieme al suo fidanzato (ora marito) Lars von Bennigsen nel 2000. La stilista inglese ha raggiunto la notorietà soprattutto gra-
H&T- FASHION: quelli che vestono le Regine
zie all’attenzione che ripone su splendidi tessuti e finiture a mano. E’ stata battezzata ‘ la stilista che cavalca le onde della moda britannica ‘ dal prestigioso Vogue America.La Temperley London, aperta a Notting Hill nel 2000, ormai non è più un atelier ma un impero dello stile vestimentario inglese, dove non si lesinano pizzi, ricami, linee nostalgiche della tradizione inglese. Un’ altra stilista favorita di Kate è la guru degli abiti scivolati, quasi fossero dei pepli contemporanei: Jenny Packham, che come Temperley rappresenta la nuova schiera di designer britannici (il suo atelier è stato inaugurato nel 1988). E’ bastato che ai Bafta, gli Oscar inglesi, come ad una serata al Metropolitan di New York per i 600 anni dell’Università di St Andrews (dove hanno studiato sia Kate che William), la Duchessa fosse fasciata in abiti Packham, per la consacrazione definitiva del brand. Ma nel suo guardaroba ci sono anche Alexander McQueen, la maison oggi affidata al talento di Sarah Burton, che ha creato l’abito da sposa di Kate nel 2011. Nata a Manchester, la stilista Sarah Burton studia alla St. Martin School di Londra e subito entra nella maison Mc Queen, dove lavora al fianco dello stilista fin dal 1996, l’anno prima del diploma. Nel 2000 diventa responsabile della linea donna e sarà lei, dopo la tragica e prematura morte del fondatore, a prendere le redini della maison. Dopo la sua straordinaria creazione per la principessa Kate e la sua consacrazione come top influencer mondiale da parte della rivista Time, è stata nominata nel 2012 Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico,
ricevendo in sostanza la massima onoreficienza possibile per un commoner. Kate comunque non ha dato l’esclusiva neanche a lei, veste anche Matthew Williamson e Stella McCartney. Alternando, in certi momenti, anche Séraphine, brand per ‘mum to be’ lanciato nel 2002 in Kensington High Street. Le scelte di stile della principessa Catherine sono molto apprezzate da Sua Maestà, che ha sempre prediletto il made in Britain. Oggi più che mai le teste coronate britanniche preferiscono i sarti-stilisti nazionali come Hardy Amies, Norman Hartnell (che la vestì per le nozze del 1947) o Edward Rayne (la maison calzaturiera di Old Bond Street a Londra che realizzò le sue scarpe per il sì a Filippo). Ma va anche detto che la regina Elisabetta non è sempre stata fedele al “made in Britain” qualche volta ha ceduto alle lusinghe di maison straniere. Per esempio, le decolleté in capretto color oro, indossate per l’incoronazione nel 1953, erano del francese Roger Vivier. Di recente Kate non ha saputo resistere al vintage, ai wrap dress, gli abiti che si avvitano alla vita, lanciati da Diane Von Fürstenberg quarant’anni fa. Da ultimo poi, la Duchessa ha optato spesso e volentieri per i colori primari della stilista emergente Roksanda Illincic. La designer serba è orgogliosa di essere nota per i suoi abiti da sera e da cocktail dai colori vivaci. Ma non si ferma qui. Rilascia dichiarazioni che terrorizzano i suoi colleghi. Dice di essere sicura di aver contribuito a dare una svolta al modo in cui le donne si vestono, abbattendo le regole.
INTIMATE COLLECTION BY CARLA
Carla Zampatti è nata in Italia, a Lovero, un borgo tra le montagne lombarde, in provincia di Sondrio. Ancor prima di trasferirsi giovanissima a Sydney, sapeva già che il suo destino si sarebbe consumato nel mondo della moda. L’Australia oggi è innamorata follemente della Zampatti, tanto da averle consegnato negli ultimi 10 anni numerosi premi per il suo apporto all’australian fashion. Carla Zampatti si è mostrata entusiasta per quest’onore, anche se per scelta ha sempre preferito palchi più intimi – motivo per cui qui in Italia è nota soprattutto agli addetti ai lavori e non al grande pubblico.
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H&T- FASHION: quelli che vestono le Regine
Un bellisismo abito da sera a effetto rete firmato Toni Maticevski a effetto rete, con bretelle decorate da alamari di swarovsky
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La Ilincic ha infatti spiegato, in una lunga intervista alla rivista Vogue, che adesso esiste una visione personale su come interpretare lo stile. «Penso che ora i confini tra il casual e l’elegante, o il capo da sera piuttosto che da giorno siano più labili». Anche una gonna elegante, abbinata ad un paio di scarpe basse, spiega, potrà avere un aspetto totalmente diverso. «Mi concentro su abiti che devono essere adeguati per ogni occasione, ma quando dico occasione, non intendo cocktail. Anche da giorno. Tanti abiti ora sono abbastanza versatili da poter essere indossati di giorno, poi un gioiello o una bella cintura li trasformeranno per un evento più formale. L’importante è personalizzare il capo senza seguire ciecamente i dettami della moda». Insomma, il suo credo è quasi un ammutinamento alle regole del vestire “mattino, pomeriggio, sera”. Infine la stilista si assicura che tutti i capi vengano testati e valutati prima di entrare in produzione. «È importante che le donne, oltre a sentirsi speciali e importanti, si sentano anche a proprio agio. Spesso testo i miei capi, non solo di persona, ma facendoli indossare al mio staff femminile. Sono consapevole di alcune parti del corpo che le donne non amano mostrare, ed è una delle prime considerazioni che faccio quando disegno». Anche su questo punto, insomma, ha segnato una netta differenza con i suoi predecessori. Durante la seconda gravidanza, la principessa Kate ha affrontato uno degli ultimi eventi ufficiali avvolta in un candido cappotto di MaxMara, così come in passato ha scelto capi di Luisa Spagnoli o firmati Missoni. E gli accessori? Se Sua Maestà Elizabeth è stata sempre fedele alla “Launer Bag”, Kate ha un debole per le borse italiane di Tod’s, una passione ereditata dalla Principessa del Galles.
UN UN ABITO DA SOGNOA
A destra, l’’abito da sposa di Kate Middleton disegnato da Sarah Burton. Un pezzo mitico, la cui fama non accenna a diminuire, anzi, raccoglie proseliti ogni giorno di più e riesce a unire i cuori delle spose più diverse, di ogni nazione, molte delle quali hanno potuto ammirarlo da vicino alla mostra allestita a Buckingham Palace dal 23 Luglio al 3 ottobre 2011 con il titolo “The Royal Wedding Dress: A Story of Great British Design”.
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Passiamo alla regina Letizia di Spagna, che ha invece nel cuore un talento della moda iberica. Felipe Varela è un giovane talento che si è fatto le ossa a bottega nelle maison Dior, Mugler, Lanvin, Torrente e Kenzo. Dopo un primo test con una tuta pantalone, Varela è stato scelto da Letizia per un evento a Oviedo, qualche tempo fa. Ha creato uno spettacolare abito nero in cady di seta con gonna dall’orlo asimmetrico, balze multicolor: antracite, ardesia, fumo, ostrica, grigio perla e bianco. Nei social network spagnoli qualcuno lo scambiò per un Dior, ma in realtà questo è un vestito creato su misura da Varelaper la regina di Spagna: non sappiamo se mai lo riproporra in una collezione. Varela ha vestito la ex giornalista televisiva anche per l’incoronazione a re di suo marito, Felipe di Spagna. In Medio Oriente spicca da anni l’eleganza della principessa Rania di Giordania che ha un debole per le linee pulite di Armani Privé: tutti la ricordano, in un abito di velluto nero, con le maniche in raso di seta avorio, al fianco di suo marito re Abdullah, e sempre in nero e bianco ha calcato il palco dell’Ariston a Sanremo 2010. Giorgio Armani ha conquistato anche la nuova Princesse de Monaco, Charlene, che ha pronunciato il sì nel 2011, vestita dallo stilista piacentino, ma ogni tanto veste anche Patrice Papa. Charlotte Casiraghi, come mamma Caroline, si vede sempre più griffata Chanel, anzi Karl Lagerfeld, con pezzi esclusivi disegnati per lei. Però sono indimenticabili le sue mise floreali per Gucci, che l’ha voluta come testimonial. E gli scatti da sempre rubati che evidenziano la sua passione per i gioielli di Pomellato, in particolare i charm Dodo. Anche la principessa Mette Marit di Norvegia, a un recente compleanno della regina Margrethe, ha sfoggiato una parure Nudo del brand italiano Pomellato. Sono
H&T- FASHION: quelli che vestono le Regine
spesso italiani pure gli abiti, per esempio firmati Emilio Pucci. Altre stelle delle corti nordiche vestono spesso italiano: Madeleine di Svezia ha scelto Valentino Garavani per dire sì al banchiere di Wall Street Cris O’Neill. Mary di Danimarca, per un ritratto ufficiale accanto al principe Frederik, ha scelto un lungo abito rosa firmato dalla designer di origine italiane, ma divenuta famosa in Australia, Carla Zampatti. Ella possiede una catena di 30 boutique ed è famosa per la sua capacità di fondere nel suo stile, le tradizioni dei “suoi” due Paesi, l’ Italia e l’Australia. La stilista Carla Zampatti è stata nominata Australian Fashion Laureate nel 2008, ha ricevuto ila più alta onoreficienza nel settore della moda australiana. “La moda è qualcosa che ho sempre amato ...essere nominata e vincere l’Australian Fashion Laureate 2008 grazie al voto dei miei coetanei è stato davvero un incredibile onore’’, ha dichiarato sul palco. L’Australian Fashion Laureate è un’iniziativa voluta dall’ industria del settore moda australiano che offre un significativo contributo alla crescita, allo sviluppo e alla promozione di nuovi talenti. Carla Zampatti da sempre sottolinea il cambiamento di ritmo nella moda australiana avvenuto in concomitanza con l’idea della settimana della moda australiana, rendendo così omaggio al suo fondatore: Simon Lock. Per accendere di bagliori dei suoi look firmati Zampatti, Mary di Danimarca indossa spesso il Royal bracelet di Shamballa Jewels, con pavé di diamanti rosa che proven-
A destra, vista posteriore di uno splendido abito da sera in paillettes e cristalli tratto dalla collezione autunno inverno 2016/2017. E firmato da Jenny Packam, uno degli astri della moda inglesi più amati dalla Principessa di Cambridge, (che di certo non potrebbe presentarsi in pubblico con un modello come questo..)
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gono dalle miniere della sua terra di origine, l’Australia, appuntoMa la principessa veste anche Aurelio Costarella, amato anche da Rihanna e Dita Von Teese. E le strabilianti proposte di un altro australiano eccezionale,Toni Maticevski. In realtà Maticevski è famoso da ben più di qualche anno, ma da noi è ancora un nome sconosciuto ai più, anche se si vende (come al solito) dai ‘pionieri’, come il negozio Luisa Via Roma a Firenze. Anzi molti stilisti (e stiliste) italiane lo scopiazzano, se proprio vogliamo essere sinceri, e senza dare troppo nell’occhio. Perchè i suoi pezzi sono carissimi e le taglie sono minuscole, praticamente inavvicinabili se si veste sopra la taglia 44.Quando si scopre Toni Maticevski è difficile dimenticarlo e si sognano spesso le sue forme e i suoi volumi che sfidano ogni legge fisica, i suoi dettagli inediti e la sua verve innovativa, non solo per le collezioni di pret a porter, ma anche per quelle di abiti da sposa. Dopo la laurea al Royal Melbourne Institute, Toni Maticevski lavora con importanti designers quali Donna Karan a New York e Cerruti a Parigi. Tornato a Melbourne, fonda la sua casa di moda e riscuote immediati successi tra la clientela vip e soprattutto alla Mercedes Fashion Week. Ha ricevuto vari premi internazionali come l’Oreal Melbourne Fashion Festival, per il suo stile fortemente innovativo. Disegna abiti ma anche costumi teatrali per importanti spettacoli di danza, con i quali ha vinto anche il premio Helpmann.
dietro un sorriso, una storia
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