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UN BUON SONNO NEL NEONATO DIMINUISCE PROBABILITÀ DI OBESITÀ

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Uno studio portato avanti da un team di ricerca del Brigham and Women’s Hospital e del Massachusetts General Hospital, pubblicata sulla rivista Sleep, ha mostrato la relazione tra il dormire bene durante i primi mesi di vita e la probabilità inferiore di diventare sovrappeso durante l’infanzia. La relazione tra insufficienza di sonno e aumento di peso è stato dimostrato in più studi per adulti e bambini, ma mai così piccoli; Susan Redline, dottoressa della Divisione del sonno e dei disturbi circadiani al Birgham e tra le autrici dello studio, spiega infatti che non ci sono studi di pari di valore che dimostrino tale legame nei neonati. Lo studio è stato condotto su 298 neonati nati tra il 2016 e il 2018. I dati sono stati elaborati monitorando il sonno dei piccoli, mediante un dispositivo posizionato sulla caviglia. I genitori poi avevano il compito di tenere dei ‘diari del sonno’, su cui registrare manualmente gli eventuali episodi di interruzioni o stati di veglia dei neonati. Infine, si sono raccolte informazioni su altezza, peso e indice di massa corporea. Per la classificazione dei neonati in sovrappeso è stata usata la tabella dell’Organizzazione Mondiale della sanità relativa. E’ emerso che anche dormire solo un’ora in più, può essere collegato ad una riduzione del 26% di rischio di essere in sovrappeso e quindi i neonati che si svegliavano meno durante la notte mostravano rischi inferiori di aumento di peso. I ricercatori hanno ipotizzato che questo avvenga perché un sonno migliore e continuo favorisce una maggiore regolarità alimentare, ma grande importanza è data al controllo dei genitori sul mantenere orari di sonno adatti ed uno spazio buio in cui dormire.

a cura della REDAZIONE

IMPATTO DEL GRASSO SOTTOCUTANEO E VISCERALE NEI PAZIENTI CON CANCRO AL COLON

Una ricerca svolta da un team della Yonsei University College of Medicine di Seoul, ha esaminato l’impatto prognostico dell’adiposità grassa viscerale e sottocutanea in pazienti con cancro del colon retto dopo resezione chirurgica. Sebbene sia noto che la diversa composizione corporea, inclusa l’adiposità grassa, è associata alla sopravvivenza nei pazienti con cancro del colon-retto, il significato clinico non era chiaro. Questo studio retrospettivo ha incluso 987 pazienti affetti da CCR in stadio I-III (583 maschi e 404 femmine) sottoposti a resezione chirurgica tra marzo 2005 e aprile 2014. Le immagini di tomografia computerizzata diagnostica preoperatoria sono state utilizzate per quantificare l’area del grasso viscerale e il grasso sottocutaneo zona. Nell’analisi univariata, grasso sottocutaneo elevato (≥141,73 cm2 nei maschi e ≥168,71 cm2 nelle femmine) e grasso viscerale elevato (≥174,38 cm2 nei maschi e ≥83,65 cm2 nelle femmine) sono stati identificati come fattori prognostici significativi per una migliore sopravvivenza libera dalla malattia. Tuttavia, l’analisi multivariata ha rivelato che il grasso sottocutaneo elevato prediceva indipendentemente una sopravvivenza dalla malattia più lunga mentre del grasso viscerale non lo faceva. Quindi, un alto

indice di grasso sottocutaneo è stato correlato con una migliore probabilità di sopravvivere nei pazienti con CCR. Il grasso sottocutaneo può avere capacità predittive aggiuntive se incorporato nel processo decisionale clinico.

L’AUMENTO DELL’ASSUNZIONE DI LATTICINI RIDUCE LE CADUTE E LE FRATTURE TRA GLI ANZIANI

L’aumento dell’assunzione di cibi ricchi di calcio e proteine come latte, yogurt e formaggio, riduce le cadute e le fratture negli anziani che vivono in strutture residenziali, secondo uno studio randomizzato controllato di un gruppo di ricercatori con sede in Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti, pubblicato da BMJ. Gli anziani che vivono in strutture residenziali hanno spesso un basso apporto di calcio e proteine, che può portare a ossa deboli e un aumento del rischio di cadute e fratture. Pochi studi hanno indagato se aumentare l’assunzione giornaliera di questi alimenti (non integratori) sia un modo efficace e sicuro per ridurre il rischio di fratture negli anziani. I ricercatori hanno esaminato se il raggiungimento dell’assunzione giornaliera raccomandata di calcio (1.300 mg) e proteine (1 g/kg di peso corporeo) da fonti alimentari riducesse il suddetto rischio. Lo studio di due anni ha coinvolto 60 strutture di assistenza agli anziani in Australia che ospitano 7.195 residenti (72% donne; età media 86 anni) piene di vitamina D ma con assunzioni giornaliere di calcio e proteine al di sotto dei livelli raccomandati. Trenta strutture sono state randomizzate per fornire ai residenti latte, yogurt e formaggio aggiuntivi, raggiungendo assunzioni di 1.142 mg di calcio/giorno e 1,1 g di proteine/kg di peso corporeo/ giorno. Le restanti 30 strutture di controllo hanno continuato con il loro menu abituale (700 mg/giorno di calcio e 0,9 g di proteine/kg di peso corporeo/giorno). Sono stati analizzati i dati di 27 strutture di intervento e 29 strutture di controllo e durante il periodo di studio si sono verificati un totale di 324 fratture (135 fratture dell’anca), 4.302 cadute e 1.974 decessi. L’intervento è stato associato a riduzioni del rischio del 33% per tutte le fratture, del 46% per le fratture dell’anca, e l’11% per le cadute. Migliorare l’assunzione di calcio e proteine utilizzando latticini è dunque un intervento possibile e facilmente accessibile a tutti.

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