Specchi puliti – Poesia e mediazione dell'anima

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Annatonia Mino

SPECCHI PULITI Poesia e mediazione dell’anima


Edizioni Kurumuny Sede legale Via Palermo 13 – 73021 Calimera (Le) Sede operativa Via San Pantaleo 12 – 73020 Martignano (Le) Tel e Fax 0832 801528 www.kurumuny.it – info@kurumuny.it ISBN 978-88-95161-91-4

In copertina libera interpretazione di Annatonia Mino del dipinto Woman with yellow hair di Pablo Picasso. All’interno illustrazioni di Annatonia Mino. Libere interpretazioni dei disegni preparatori di sculture di Cariatidi di Modigliani. © Edizioni Kurumuny – 2013


A Stella e Celeste presenze tacite. A Luciano un corpo e un’anima. A mio padre e a mia madre.



Indice 11

Sulla soglia del dicibile Antonio Errico

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Presentazione PRIMA SEZIONE

Dentro di me 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38

In cammino Specchio assoluto Per te Noi Cerchio Nami Ogni volta che Passaggi umani Assenza Attimo Viaggio Tramonto Natura Diamante Terzo occhio Perdita


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SECONDA SEZIONE

La memoria permessa 41 42 43 44 46 47 49 50 51 53

Giardino segreto Vuoto Terra Nunnu Pici Atomi Pena Selvaggio porto Incontro Luce TERZA SEZIONE

Humus salentinum 55 57 59 60 62 64 65 67 68

A sud di me I cugini di campagna a nuoto LerÚ Mimmo Cacacco Cinquecento rossa Benelli sprint Un bracciale sul comò Caramelle rubate Ciabattino Pietro


69 70 71 72 73 74 75 76 77 79

Scoglio di triglia Mario e Adele Trochei finali Riccio e capriccio Ode ai colombi Oro verde Pane Friseddha Pizzica te core QUARTA SEZIONE

Mediazione dell’anima 81 82 83 85 87 89 90 92 93 94 96

Carattere a stampa Tipi d’inverno A ruota libera Mattino Si fa giorno Pioggia Nel mondo delle idee Naturalezza Con fido Nero di crine Margherite di campo


97 98 100 102 103 104 108

Teatro di notte Bi-sogno Incontro (im)possibile A nuoto nella vita La casa spirituale VerticalitĂ Corpo anima spirito

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QUINTA SEZIONE

Specchi 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124

Nodo nudo Eva La mela sull’altalena Primavera Mente che sente Legami Dare Voglia Foglia nuova Giornata di pioggia Giovanna Pozzo catena Segreto Energia


125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 141 142 143 144 145 146 147 148 149

Regalo Chiave Silenzio Radici Limite Ombre orientali Cassa armonica Onda pioppina Sgelo Alba Solferino Vita Felino occhio Sole e neve Tempo e vita Mare Come loto Sento Desiderio Trasparenze Idea Soli Vedo Respiro Con fine


150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166

Narro Spazio e tempo Sole dentro Chiarore Paura Amore Armonia Hic et nunc Pensiero Essere Direzione Sensi Notturno salentino Riparo Scorrere Insieme Passione

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Ringraziamenti


Sulla soglia del dicibile Antonio Errico

In principio è un’emozione. Anche alla fine è un’emozione. Una trama esistenziale che si elabora e si sviluppa attraverso un processo di condensazione della parola, ricondotta fino alla sua essenza di significanza, fin quasi alla soglia dell’indicibililità. Questa poesia sfida quella soglia con tutto il suo universo interiore, tenta il colpo di dadi, l’azzardo del dire le cose che si possono soltanto sentire. A volte con la leggerezza che può avere la metafora; a volte con la concretezza che hanno l’impressione, la sensazione. Perché, qui, impressione e sensazione riescono a trasformarsi in materia lessicale che ha spessore, stratificazione semantica. Proviene dal profondo della memoria che si stringe in un

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verso, molto spesso in una parola sola; eppure quella parola sola riesce a farsi elemento di congiunzione e di comunione tra il sé e l’altro da sé, tra un io e un tu, un soggetto che dice e un altro che riflette, rispecchia il senso dell’espressione. Probabilmente è questa la cifra che connota la poesia di Annatonia: la costante ricerca di una proiezione del sé nell’altro e dell’altro nel sé. Molto spesso questa ricerca si realizza attraverso un processo di compenetrazione di sensi e percezioni, attraverso intuizioni che poi la parola trasforma in intensità di sentimento oppure in riflessione profonda intorno a verità talvolta inattingibili. Spesso l’indagine interiore, l’autoanalisi conduce verso una contemplazione dei fenomeni della natura: in questo caso è come se il pensiero si facesse tutt’uno con il visibile, come se l’apparizione e la figurazione delle forme, i movimenti delle ombre un poco placassero l’attesa, come se quella sfida della soglia del dicibile giungesse a compimento.

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Presentazione

La parola d’un tratto è diventata inadeguata, per dirla con Maria Zambrano.1 Così è divenuta “carattere a stampa” e “segno distintivo” del mio essere, al posto dell’oralità dialettica, maschera di ruoli diversi nella vita come nel lavoro, utile per certi versi e incapace al contempo di dar forma alle emozioni. La scrittura mi ha permesso di esaudire sensazioni di libertà creativa, di rallentare il ritmo urbano del fare, è stata la chiave che ha aperto all’ascolto lento e silenzioso dei ricordi che ha stimolato la già sensibile osservazione delle piccole cose, per puro soddisfacimento emotivo. In cammino apre il libro e la prima sezione Dentro di me è una metafora, scritta durante l’ascolto dell’antropologo francese David Le Breton, influenzata dell’elogio ad aprirsi al

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mondo del cammino a piedi, godendo del sollievo delle sensazioni sensoriali, di sentieri, luoghi, natura. Simbolicamente mi riapproprio della posizione eretta e dinamica propria del genere umano, invece di permanere immobile, in attaccamento ed erosione di me. Avviene che lo spostamento “prende piede” nei luoghi dell’anima. Il flusso emozionale si tramuta in pensiero autobiografico assume consistenza di specchio pulito, vissuto da mediatore a Binanville (F).2 Ho sentito di accogliere le emozioni e rifletterle per incontrare l’altro in autenticità, proprio come nella metafora delle pupilla altrui di Platone, specchiandosi si ritrova l’anima nella sua unità perduta. Nella scrittura l’incontro è con me stessa e con chi sono in relazione, nella consapevolezza che poetare tra sé e sé ha la direzione della ricerca di senso, del pensiero intimistico come Haiku orientale, e la finalità di dipingere e scolpire con parole

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asciutte ed essenziali “sentiti” di frammenti di vissuto nella vita di relazione con l’altro. La memoria permessa è la sezione seconda dedicata al ricordo. Dimenticare è obliare, è perdita di un legame, è impotenza, al contrario ricordare è testimonianza, è un modo di sentire che risveglia sentimenti vissuti, nostalgia, vuoto, perdita; ha valore evitare di dimenticare per evitare di dimenticarsi di quanto è accaduto. È il mio journal intime, dove c’è un posto speciale per chi se n’è andato all’improvviso, senza possibilità di saluto, avendomi dato amore, cura, creatività, gioia di vivere, coraggio, arte, senso civico e verso cui sento di avere un debito di gratitudine.3 Le cesure violente della morte sono radice “inestirpata” di sofferenza e dolore d’abbandono; affiorano nella forma di emozioni del ricordo che tornano a vivere, attraverso luoghi, gesti, persone, odori, sapori, e sono “l’unica

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parte della nostra vita sacra e inviolabile, al di sopra di tutte le vicende umane... che non può essere modificata, né può venirci sottratta, il suo possesso è perenne e inalterabile”.4 Humus Salentinum è la sezione terza che rappresenta il mio centro, l’origine, chi sono, è il ritorno ai luoghi e alla vita, della nascita e della rinascita, dove sento di essere. Appartengo alla terra dei due mari, al sole, al vento, agli ulivi, all’uva, ai dolmen e ai menhir, ai furnieddhi, al barocco leccese, ai muretti a secco, ai sapori mediterranei, al ritmo ora lento ora pizzicatu della vita salentina. A sud di me apre la sezione ed è il manifesto dei vissuti dell’infanzia felice, della corale cura del vicinato, dei giochi di strada della tradizione: pitruddhi (sassolini), farina farineddha (quattro cantoni), etc… La presenza di un forno storico nel quartiere ha segnato le ore del giorno e della notte degli abitanti, nei momenti delle sfurnate di pane e

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non solo. Contrada artigiana e contadina, allietata da mescia (maestra) ‘Ndata allu tilaru (telaio), che scandiva il tempo battendo pedali e telaio tra orditi di lane e cotoni; da cuccume fumanti di caffè nero al risveglio gentile e garbato di cummare ‘Ntunietta, da nunna Fiurina e figlio gestori di “Alta Sartoria Meridionale” per realizzazioni di custumi (vestiti) maschili su misura, da mescia Desdemona, titolare di rinomato atelier di notoria fama paesana e cittadina, laboratorio creativo e formativo di giovani e selezionate discepole del cucito, da Elena la spinnata commerciante di merceria varia ed eventuale, con apertura no-stop di frodo per combattere la concorrenza del grande e vicino Super Market, di Mario e Adele. Non lontano dal paese luoghi marini di fascino unico, Pizzo dell’Aspide, lingua di terra spartiacque tra S. Maria al Bagno e Torre dell’Alto di S.Caterina, con vista sull’isolotto di Gallipoli vecchia, luogo incantato e fonte di ispirazione per me.

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La quarta sezione Mediazione dell’anima è corpo anima spirito, è verticalità tra cielo e terra, è autoritratto, è parola autentica di pensiero intimo, è spazio libero di ascolto di sé, è luogo neutro, imparziale, non giudicante, è tempo lungo di silenzioso dialogo di sé, è bisogno e sogno di vita, è nascita, è sperimentazione artistica, è poesia, disegno, pittura, stampa a torchio, è ballo e suono popolare, tammorra, castagnette e tamburello, è passo dello zoppo, è cammino meditativo tra campagne francesi, padane e salentine, è grido, è dramma antico a Siracusa, è autobiografia anghiarese, è teatro della mediazione a Galatone, è grotta della Pace ad Aquaviva di Diso, è il labirinto di pietra, opera scultorea ideata e realizzata da me tra trulli e ulivi come metafora del perdersi e ritrovarsi, in un luogo simbolico di silenzio di fronda d’ulivo come espressione e testimonianza di cultura di pace. La quinta sezione richiama il titolo del libro Specchi puliti, immediato rimando ai sentiti e

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moti di autentica emozione, utilizzati nella mediazione umanistica per il superamento del conflitto, quale strumento facilitatore della riattivazione del contatto con sé e l’altro da sé. Ho così sentito come un’urgenza trasporre in versi i vissuti personalissimi del percorso mediativo e per meglio rappresentarne il senso specchi sono, per dirla con la sublime Alda Merini, “tempi di un anelito inquieto, irrisolvibile, vitale, spiegazione umilissima e sovrana dei cosmici ‘perché’ del mio respiro”.

1 . M. Zambrano, Verso un sapere dell’anima, (1991) Raffaello Cortina, Milano 1996, p. 26. 2 Jacqueline Morineau, Lo spirito della mediazione, Franco Angeli, p. 79. 3 Marco Aurelio, I Ricordi, Einaudi, Torino. 4 L.A. Seneca, La brevità della vita, Newtonn Compton, Roma 1994.

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Prima Sezione

DENTRO DI ME



In cammino

Presenza di fuga. Sentiero di anima. Luce di respiro. Vita di nascita libera.

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Specchio assoluto

Impronta di nuvola in corsa verso lunare eclisse di raggio vitale globi accoglienti di emozioni sospese.

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Per te

Animo ruvido purezza di fusione rossa paura di futuro di noi raritĂ e unicitĂ di incontri segreti aculeo di passione sorso di fiato.

A mio marito

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Noi

In corsa verso altro da noi nello spazio di soli passati tra silenzi tristi di solitudine riluce raggio d’amore di calore e ardore di ritorno di noi.

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Cerchio

Ho indossato la tua vita hai indossato la mia il mio cerchio guarda davanti e dietro di noi miete morbidezza in un moto continuo presente infinito come nuvola a nuvola.

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Nami

Rami come braccia foglie come rami tronchi come gambe radici come origine linfa come cibo frutto come nascita albero come noi nami invisibile che vive e muore nel corpo e nell’anima.

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Ogni volta che

Che ho bisogno di sogno ho voglia di tempo nuovo ho gusto di stare con me ho fiato di voce vera ho visione di bellezza.

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Passaggi umani

Guizzi vitali attesa di rugiada respiro di linfa silenzio di passi lentezza di ascolto vissuto di foglia.

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Assenza

Flebile soffio senza vita bianca piuma di dolore nel ritorno candido all’universo assenza rumorosa di lacrima di ancestrale memoria.

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Attimo

Sapore di particelle di umiltĂ felice passaggi di profana purezza.

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Viaggio

Universale arena di spirito transeunte.

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Tramonto

Sul mare plana l’ardente calore di tempo appena trascorso un’iride di tuffo abissale bagnato di silenzio.

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Natura

Moti d’aria odorosi di pino marittimo cielo stellato bagnato luce lunare ascolto voce di vento baritono respiro cavalcate salate rocciosa schiuma collide forza indomita di natura immanente. Castiglioncello, giugno 2012

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Diamante

Velluto lungo di mani eleganti ombra di vuoto rotondo cristallo di cielo perfetto volo di ali libere artiglio di vita.

A mia madre

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Terzo occhio

Occhi di neo come smeraldi silenti di rara presenza stille di grado acuti di silenzio coraggio come nettare inaspettato di remota perdita ebano di rubinia fragranza.

A mio padre

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Perdita

Speranza tradita di solinga attesa ritmo acuto di morsi e rimorsi di carne gocce di fiele nel vitreo scorrere di me.


Seconda Sezione

LA MEMORIA PERMESSA



Giardino segreto

Ago di nostalgia scorre nelle vene sinuose di amore eterno dono universale appartenenza odorosa di mandorlo tostato in scrigni di fichi assolati di luce tre pietre preziose di futuro ricordo come grani di melograni sempre in fiore.

A mia nonna Desdemona

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Vuoto

Bellezza austera in scultorea uniforme cucita in vuoto di corpo all’ombra di bianchi e di neri immagine immutata riflette la luce delle origini di ingiusto breve passaggio.

A mio nonno Biagio Mino

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Terra

Dolcezza profumata di uva rosa sciolta nel mosto silenzioso di consenso alla vita pelle di sole mediterraneo circolare taglio di testa paniere di primizie intrecciato di midollo odoroso sudore di terra feconda buchi di polmoni al vento rombanti e liberi su cerchioni di carta di giornale. A mio nonno Ntunucciu 43


Nunnu Pici

Canuta longilinea fermezza vestita di coppola in sella a chilometri di solitudine trame di sacchi di iuta distese su pavimenti specchiati in volte di stelle purificate di calce bianchissima astri campestri di quotidiano raccolto nutrimento di ogni mezzogiorno nel mezzo di un piatto mezzano dono unico per due anime separate da sempre.

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Rimessa per legna uguale ardente di campagna dissodata da zappa tenace e rigorosa custode fedele di fantasie bambine culla di mani intrecciate altalena di affettuoso pudore testimone di crescita di un tempo che muore.

A Luigi Stapane

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Atomi

Argentei atomi d’idrogeno cavalcano le onde dell’oceano profumano di nostalgia liquida negli abissi salati ricordi mancati lame di fuoco lavano cristalli di lacrime mai nate. Soli mari terre lontane sorridono come squame trasparenti un sorriso infinito il tuo al ventottesimo parallelo. A Samuel Canarie, aprile 2011

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Pena

Tragica interruzione di vita gioiosa di colpevole umano errore tributo di memoria per dissolvenza di ventri e assenza di pena sentiti di nostalgia per larghi sorrisi sparsi nell’energia cosmica in attesa di profumi marini di rinascita nessuna punizione nessuna condanna

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nessuna riparazione solo ingiustizia per abissale indifferenza.

A Samuel Binanville, agosto 2012

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Selvaggio porto

Incanto per sirene immortali squamate dalla luce infinita smeraldo prezioso all’anulare di una vita spezzata di universale tributo di donna pineta di chiome mediterranee di linfa sottomarina nutrimento e fascino di roccia agreste a picco su torri di acqua salata.

A Renata Fonte Torre Uluzzu Nardò, giugno 2011

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Incontro

Indelebile memoria d’incontro tra iridi egei frizzanti di brezza scaligera fusione di fondi di caffè dal gusto unico.

A Sandro

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Luce

Specchio infranto riflette luce di presenza sopita al sole di Knosso come icaro senza ali immobile.

A Sandro

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Terza Sezione

HUMUS SALENTINUM



A sud di me

Gioco di riso felice sussulto di angoli di strada sassi di leggerezza in alto su pizzichi di mani piccine in prestito raggi di bicicletta dono fumante di caffè nel sogno di risvegli profumati pani di vita sfornati all’alba dei giorni passati

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fragranze di grano disperse dai sacchi di farina bianca bagnati di notturna fatica armonie di telaio intessute di trame solari annodate da mani di frange taglio di sete operate per augurali sponsali albi cuscini di riposo eterno scherzo di gelato al cioccolato rubato per sempre trapunta imbottita di cotone lavato nel mare di ricordo vivo.

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I cugini di campagna a nuoto

Cinque punte di stelle marine in branco galleggiano cullate dall’aspide marea. La prima nervo nocciola di digiuna attesa. La seconda esplosione di schizzo raggiante di gioco. La terza rotonda energia di ricciolo ribelle. La quarta delicata lunghezza di chioma perfetta all’ombra di inutili copricapo di trecce bagnate. La quinta monelli occhiacci di iride splendente un unico ed autorevole maestro d’archi dirige la sorgente liquida verso lo scorrere di destini unici

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impressi su anulari salvavita a forma di fiori rosa.

A Gianna, Massimo, Daniela, Gianfranco, Tonio e al Pizzo dell’Aspide.

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Ler첫

Mite e soave appare ai pi첫 Ler첫 chioma intrecciata alla mia vita come edera.

A mia sorella

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Mimmo Cacacco

Tra tra eccolo qua salopette rossa argento vivo addosso ginocchia sbucciate al riparo di toppa mela verde o velluto a costa sotto la panca il gioco incanta storie inventate di sana pianta plaid a quadri

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scalda fratelli piccoli e monelli turchese piscina di acqua marina lava bimbetto nudo e capelluto con dispetto spinge muto, ferisce vena e se ne va torna la notte chiedendo di farmi piĂš in lĂ .

A mio fratello

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Cinquecento rossa

Tre candidi grembiuli profumati di stiro attendono impazienti l’arrivo di Gino mio cugino ridono di follia sul ponte dell’allegria nel giro della vita atteso ed aspettato amato

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ed odiato Cinquecento rossa come scossa di energia fiamma che accende amore e fantasia.

A Gino Malerba

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Benelli sprint

Lingue di sasso leccano gocce di sangue vivo ferita di fughe d’amore tra spighe di terra bollente di sole fiato scoppiato gonfio di segreto celato un motore di ricordi di remota presenza tripudio di amicizia legame di pienezza e schiettezza.

A Maria Grazia 64


Un bracciale sul comò

Cerchio bianco a macchia di tigre posa per mè sul comò tra gioie di preziosi coralli ed ori è lì in vista come pepita rara in attesa di essere indossata plastica pura di scarso valore eppure è un simbolo d’amore generoso e libero semplice e bambino Monica non lo sa mi ha donato la sua diversità

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purezza di cuore abbraccio vitale ascolto di presenza allegra passione non vedo capelli non odo profumi sento unione di me e te uguali nell’abbraccio dell’esserci incontrate.

A Monica Giannelli

Pubblicato sulla rivista «A Levante», Galatone (Le)

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Caramelle rubate

Sempre aperta la clair di Elena l’ora non conta il giorno nemmeno importa che l’occhietto spennato sia vigile ma non troppo dinanzi a destri furti di zuccheri di infanzia e giovinezza soffice nostalgia per tuorli doppi di ocre torte di mele fumanti lucido sintetico trasparente per la messa della domenica mattina. 67



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