Il modo in cui la luce

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01 Collana di poesia diretta da

Milena Magnani



MiChele Bellazzini

il Modo in Cui la luCe


Edizioni Kurumuny Sede legale Via Palermo 13 – 73021 Calimera (Le) Sede operativa Via San Pantaleo 12 – 73020 Martignano (Le) Tel e Fax 0832 801528 www.kurumuny.it – info@kurumuny.it ISBN 9788898773787 In copertina: “Genius loci verticale” di Maurizio Esposito © Edizioni Kurumuny – 2017




Caterina serra

note a Margine

C’è un tipo di luce che non prevede ombre, che non proietta immagini oscure delle cose. È una luce verticale, centrata come da un buco dall’alto, un sole allo zenit per sempre. La poesia di Michele Bellazzini ha a che fare con questo tipo di luce. È fatta di parole chiare, aperte, luminose come sorriso, bacio, e stella, e fiore. Sono le parole di un certo amore per le cose del mondo. Ci sono animi che più di altri sentono di fare parte di un tutto, di un movimento circolare che genera armonia, equilibrio, ordine. Rosa Luxemburg, rinchiusa nel carcere femminile di Breslavia, vede nel cortile un carro dell’esercito tirato da bufali. Uno di loro è ferito, prigioniero, come lei, preso a bastonate: «l’animale mi guardava, mi scesero le lacrime, erano le sue lacrime». Alla fine della lunga lettera a cui affida questo racconto insieme al senso di impo-

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tenza e ingiustizia per sé e per quell’animale, Luxemburg si preoccupa di aggiungere che così «è la vita, e così bisogna prenderla, con coraggio, impavidi e sorridenti – nonostante tutto». Il sentimento di corrispondenza delle due condizioni di dolore, sua e di quel bufalo «amato fratello», procura una specie di sollievo, infonde coraggio, orgoglio, perfino. Sostare presso la nostra animalità, così la chiama Gustav Landauer, la nostra simpatia per gli animali, e per il mondo intero, ci rende umanamente più liberi, più veri. Luxemburg usa la parola compassione. Non pietà. Una passione condivisa, un patire insieme, lo stesso sentire che forse oggi avviciniamo di più alla parola empatia. Ma quant’è più forte quel con, quell’insieme a. Perché è chiaro che anche qui, in questi versi, gli animali hanno a che fare con la sacralità della vita, con la gioia che procura l’attenzione all’infinitamente piccolo se si è convinti che stia nel giogo dell’infinitamente grande: Ah, la gioia terrena di appartenere al cielo!

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E ancora: È venuta una lucciola sola a dirmi tutta la primavera. La vita celebrata con gesti di benedizione, parola che compare più volte, dà conto di come si possa vivere dello stesso respiro del mondo, come se ogni cuore battesse per le stesse ragioni allo stesso tempo: Bellissime cavallette... quando avvicinavo la mia mano l’addome pulsava più forte e più veloce. Mi ha colpito come uno schiaffo l’evidenza che dentro quel corpo alieno c’era un piccolo cuore capace di sentire la paura come il tuo e il mio. La poesia di Bellazzini ha lo sguardo di stupore sulle cose di un bambino che vede tutto per la prima volta, e la meraviglia negli occhi di un vecchio innamorato della vita così com’è, così per come arriva addosso, come per l’ultima volta.

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Alla fine di questa raccolta resta un senso di dolcezza, di indulgenza per le cose del mondo, come se ciascuna concepita nell’insieme avesse una ragione d’essere, un suo doversi esprimere, esibire, così, come un miracolo. La scelta dell’illustrazione di Maurizio Esposito in copertina ne è la conferma. Alberi spogli, tronchi quasi trasparenti, traslucidi, come specchi d’acqua colpiti dalla luce che sembrano accogliere come per farsi attraversare. Non c’è oscurità, non c’è buio, il mistero, se c’è, non ha a che fare con la paura, con l’orrore. Il bosco che è la poesia, in cui chi legge può anche smarrirsi, non è il bosco nella sua parte impenetrabile, minacciosa, ma in quella più spoglia, aperta che è la radura, dove filtra la luce, dove si solleva la testa finalmente, dove ci si sente salvi, o salvati.

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dedicato a chi danza nel vento



liBro i

il Modo in Cui la luCe



Camelia

Sul confine invisibile la camelia danza sospesa Questo paese, un altro paese queste persone, altre persone questo mondo l’altro mondo Una è la bellezza intatta in volo verso le braccia aperte del mio Pianeta

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Addio

Quest’ultima strada ferrata notturna incrocia la Lunigiana. S’intrecciano i tempi e la memoria si fa piccolo il mondo. Non c’è silenzio ma suoni di famiglia e facce antiche. Di questo, ho imparato, è fatta la morte almeno quando arriva al tempo suo, di fili non visti che toccano ogni cosa di freddo, di pioggia di notte e di stelle per attraversarla.

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liBro ii

piCCole Foglie



Il Mare

Con rami d’origano impartisce la sua benedizione il Mare.

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Una lucciola sola

È venuta una lucciola sola a dirmi tutta la primavera una lucciola sola a dire la bella estate.

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A caccia di fantasmi

Tutto il giorno a caccia di fantasmi nel cielo per una piccola geografia di province navigazione immobile mentre le bombe sfaldano il mondo e sugli umani comandano i lupi. Tutto il giorno a caccia di fantasmi.

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liBro iii

la responsaBilitĂ del poeta



I paesi vicino al cielo

I paesi vicino al cielo e sotto il fiume il piano. Ovunque cresce l’erba, ovunque l’albero ovunque i frutti hanno insegnato ai popoli e i popoli ai frutti. Quando arrivarono gli ariani già si coltivava la vite già si chiamava l’alloro per nome. Sempre adorammo la Madre.

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I paesi sono vicino al cielo sotto sta il fiume il piano.

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liBro iV

liBro dei seMi nel Vento*


* Testi per gli spettacoli della compagnia di danza Semi nel Vento di Roberta Landuzzi (http://www.robertalanduzzi.it/semi-nelvento_5066183.html)

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Di nuvole e di vita

Conosco persone che stanno partorendo indietro la loro stessa madre con una gestazione di anni in un progressivo arretrare di parole, di mani, fino alla base, al semplice battito e infine al silenzio. Conosco animali i cui passi non fanno alcun rumore e vivono in un presente cosĂŹ acuto da farci voltare gli occhi. Conosco alberi che sanno solo crescere e ogni altro movimento nel mondo glielo regala il vento.

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Conosco soli, riflessi, polveri, mani, pesci, notti e scintille oceani di pace e di dolore e tutto questo sa ridere e piangere in me fino a spezzarmi e lasciarmi volteggiare in frammenti in questo cielo sterminato di nuvole e di vita.

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liBro V

liBro dei noMi



Le benedizioni piccole passano da ogni pertugio

Nell’anno della grande neve appena prima del giorno che c’è e non c’è è arrivato Leon. In fase di luce e di Luna crescenti in primo quarto a Oriente di Venere e Giove in fila accesi come perle vive del Cielo. Lascia che le stelle brillino sopra il miracolo comune alle tue mani all’elefante, all’abete e al filo d’erba, questo trucco di saltar fuori dal Nulla e dal Tutto per fare un po’ di strada insieme. Tu non la vedi ma questa sera ha un cristallo speciale un profumo di primavera

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un giro di danze nel cerchio e tutte le nostre piccole benedizioni.

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MiChele Bellazzini

ringraziaMenti e altri aCCidenti

Dovrei scrivere un libro di ringraziamenti, cominciando con la famiglia, gli amici, per non finire più. In effetti non dovrei fare altro, nella vita, che ringraziare. Perciò qui mi limiterò a ringraziamenti, diciamo, tecnici. Ho ricominciato a scrivere per mia moglie Roberta e per la sua compagnia di danza Semi nel Vento: i loro spettacoli nell’erba sono il Primo Mobile di quello che c’è in questo volumetto. Devo il titolo del Libro III, e l’idea che c’è dietro, a una poesia di Grace Paley (Responsibility, in Begin Again, Farrar, Straus & Giroux, New York) e a una raccolta di Rebecca Elson (A Responsibility to Awe, Carcanet Press, Manchester). Devo la Poesia di mia madre a mia madre, Settima Novelli, che l’ha detta seduta sul terrazzo di casa sua, guardando il cielo. Sono in debito verso un’enormità di poeti. Un grazie grandissimo va a Maurizio Esposito che ci ha regalato il meraviglioso acquerello che trovate in copertina e per la sua grande sensibilità, disponibilità e pazienza. Questo volume ospita anche il suo splendido Elenco incompleto: grazie anche per questo.

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Sono molto grato alla casa editrice Kurumuny, a Caterina Serra, a Mino Specolizzi e a tutti coloro che hanno supportato questa iniziativa editoriale. In particolare sono profondamente grato a Milena Magnani per quanto crede nel valore delle mie poesie, per l’energia e il coraggio con cui è stata capace di far arrivare in porto questo progetto, e non intendo la mera pubblicazione di un librino, ma il lancio di una collana di poesie, in Italia, nell’anno 2017. Il mondo è pieno di persone che hanno idee e visioni originali e interessantissime. Molto rari sono coloro che riescono a far accadere le cose. Bologna, 18 marzo 2017

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Michele Bellazzini

È nato sulla riva del bel mare del Tigullio da una famiglia di contadini proveniente dalla Lunigiana. Per studio, per lavoro, per scelta vive a Bologna da più di trent’anni, dove svolge la professione di astronomo. Le sue poesie sono raccolte nelle antologie poetiche Parole Sante, e ha partecipato con i suoi testi alla drammaturgia di alcuni spettacoli di danza.

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