Un teatro solido, di grande ricchezza letteraria. Che ha il pregio di non prestarsi ad astuzie formali e di assumersi la responsabilità di addentrarsi in zone buie e pericolose dell’animo umano. Dalle quali emergono figure complesse, da prim’attori. Un teatro meticoloso, di grandi potenzialità drammaturgiche, dove un dettaglio struggente, un (in)atteso punto di vista, aprono squarci di emozione che trova i propri modelli nel secondo Novecento. E in una tradizione riletta con spirito post-moderno. Grazie a una scrittura già adulta, schietta, dove emergono rabbia e cinismo, violenza e una certa laica religiosità, sfumature melò e un barocco giocoso, di chi ama le parole e chi le pronuncia. Ma quello che forse più sorprende del teatro del giovane autore pugliese, è l’innegabile natura scenica che si sposa con il piacere della lettura. A soddisfare così lettori e spettatori. Mica poco.
Diego Vincenti
Critico teatrale per «Il Giorno» e «Hystrio»