Onore al merito!
Una città europea...
Raffaela Trequattrini E’ con grande gioia che dopo tante critiche e rivendicazioni, sento dal più profondo del cuore di poter elogiare una struttura pubblica, forse la Struttura Pubblica per eccellenza, quella in cui il trattamento nei confronti dell’utenza manifesta nel modo più significativo il grado di civiltà e di progresso di un territorio: l’Azienda Ospedaliera, in questo caso di Terni. Dopo due recenti ricoveri, uno di un familiare ed uno personale, non ho dubbi nell’asserire che nella nostra città dobbiamo considerarci fortunati perché il nostro ospedale funziona davvero, sotto tutti i punti di vista. Non mi riferisco esclusivamente alla competenza professionale dello staff medico ed infermieristico, ma anche alla gestione dei rapporti umani, alla delicatezza e alla sensibilità con la quale i pazienti vengo-
N° 2 - Febbraio 2005 (22)
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Insomma, ci ascoltate?
Come cambiano le solite facce
Vincenzo Policreti
Francesco Patrizi
Ma in definitiva, che siamo un Paese sostanzialmente democratico lo possiamo dire o no? Non è da oggi che da noi il quisque de populo, l’uomo della strada, sente le istituzioni – tutte, con rare eccezioni – lontane da sé e dai suoi interessi. Ma se in democrazia il cittadino, proprio in quanto cittadino qualsiasi, non ottiene rappresentanza nelle istituzioni è la democrazia stessa a riceverne un vulnus mortale. Ora, discettare se in Italia vi sia poca o tanta democrazia porterebbe lontano; ma è un dato arcinoto che il cittadino si sente estraneo - diciamolo, non senza motivo - alle decisioni che, pure riguardandolo, vengono prese e passano sopra la sua testa; e, dato che questa situazione si prolunga ormai da un sacco di tempo, avverte da un lato un senso di vera e propria esasperazione che lo porta ad un vivo
Se vedessimo un volantino elettorale di vent’anni fa, quel candidato non ci convincerebbe, perché sono cambiati non solo i valori, ma il modo di comunicare, che in realtà è tutto. Vent’anni fa il politico si faceva ritrarre in piazza, tra la gente: stava a significare aspettiamo solo te. Passava l’immagine dell’uomo della folla, dell’uomo venuto dal basso, del rappresentante autentico dei cittadini. Oppure si faceva ritrarre in famiglia, con moglie, figli e cane fedele. Passava l’immagine dell’uomo della tradizione, del padre di famiglia che curerà gli affari degli elettori come fossero i suoi. I valori trasmessi erano la fedeltà (la moglie, il cane), la tradizione (il focolare), l’impegno per il futuro (i figli).
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A PAGINA 4
Progetto Cantamaggio
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Nera Marmora
7
Barbato Limatola
8-9 Benozzo Gozzoli e il Cardinale Berardo Eroli 12
Achille e la tartaruga
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Santa Maria degli Spiazzi
La battaglia della memoria Francesco Borzini In questi ultimi giorni, protagonista della battaglia politica è stata la memoria di alcuni tragici fatti della nostra storia patria. Si sono celebrate, giustamente, giornate di ricordo per le vittime dell’Olocausto nazifascista e per gli italiani vittime delle Foibe e dell’esodo istriano e dalmata. Grande clamore ha suscitato il ricordo del tragico eccidio di Primavalle, in cui persero la vita i due giovani figli di un militante missino, uccisi nello scellerato rogo appiccato da alcuni criminali esponenti di Potere Operaio. Nell’Aula del Senato della Repubblica, contestualmente, si sono tenute accese discussioni sul finanziamento delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della resistenza partigiana e sul riconoscimento dello status segue a pag. 2
Passaggio in Europa. Paesini e città, da 10 a 200 mila abitanti: alberi, fiori, pulizia, la strada come il salotto buono di casa. Rifiuti solidi inurbani solo su appartate lettiere, mai sul divano pubblico. Di auto piazzate in curva, a vietare la visuale o ad ostruire il passaggio, nemmeno l’ombra. Quelle in divieto di sosta vi permangono appena una spruzzata di secondi, poi c’è il carro attrezzi. C’è rispetto per i cittadini. I vigili di quartiere stazionano sulla strada, vigilano ovunque, li vedi, ti vedono, prevedono, provvedono. Mai auto davanti ai negozi o, peggio, ai portoni d’ingresso, a mò di spranga. Non ci sono ruote a violare i parcheggi riservati ai disabili o ignobilmente piazzate dietro, tanto a quelli, la macchina, non serve quasi mai. Nessuna auto sopra il marciapiedi. Nelle vie e nelle piazze, manto stradale lucente, levigato: sembra di essere, ovunque, in un negozio lussuoso. Illuminazione radiosa, non la caligine forzata ove tutto è fosco, il buio è gabbato per romanticheria, la sporcizia per conservazione delle tradizioni. Rientro a Terni: sciatteria. Gli alberi si abbattono, le auto si piantano, i solidi inurbani si radicano. Molti cittadini sono costretti a desolanti slalom, a piedi o in bicicletta. In molti ci sentiamo dei poveri fessi, per il nostro cocciuto e assoluto rispetto della legge o per l’educazione che abbiamo e che cerchiamo di trasmettere. Chiediamo cultura, sospiriamo civiltà, in molti. Che la speranza, ultima dea, non lasci Terni. Anche se infinite divinità sono in terra finite. Giampiero Raspetti