L’arma dei falliti
Maestri d’amore
Raffaela Trequattrini Costringere gli altri a comportarsi in un certo modo, contro la loro volontà, significa solo una cosa: che non siamo riusciti a convincerli! La violenza è l’attestato del fallimento, l’emblema della sconfitta e l’anticamera dell’autodistruzione. Naturalmente dal concetto di violenza sono esclusi gli atti difensivi e coercitivi esercitati nei confronti di chi violenza commette, e questo sia ben chiaro. Ma nessuna regola o legge che la maggior parte delle persone consideri ingiusta, quindi violenta, è destinata a durare nel tempo, così come è destinata a scomparire l’autorità di chi la impone con la forza. Nessun singolo individuo può illudersi di essere stimato ed apprezzato, se è costretto ad usare la violenza per affermare la propria volontà. C’è un’enorme differenza tra il concetto di autorità e quello di autorevolezza, ma purtroppo non tutti la capiscono… Un atteggiamento prepotente è assai più umiliante per quanti lo assumono piuttosto che per quanti lo subiscono. La storia infatti ricorda come grandi uomini coloro che hanno dimostrato la capacità di coinvolgere, di trascinare, di persuadere; mentre il giudizio a posteriori è ben diverso quando si parla di personaggi o di organizzazioni che, privi di autentici seguaci e corteggiati soltanto da ipocriti profittatori (quelli che stanno sempre dalla parte del potere), hanno dominato grazie ad intimidazioni e ritorsioni, inabili nell’offrire valide motivazioni di supporto alle loro teorie ed al loro operato. Il potere di questa gente non ha mai avuto epiloghi diversi dai seguenti: ribellioni cruente spesso appoggiate da quegli stessi seguaci, vigliacchi e opportunisti, che invertono la rotta appena cambia il vento; rivoluzioni culturali con smantellamento graduale e sistematico di istituzioni che nel
N° 2 - Febbraio 2006 (32)
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Giampiero Raspetti
La violenza in uffico: il mobbing Alessia Melasecche I termini stranieri invadono il nostro vocabolario, ma a volte non si tratta solo di effimeri modi di dire o di parole che ci consentono di risparmiare un bel po’ di caratteri rispetto a ben più lunghe perifrasi, perché i vocaboli che si inseriscono di prepotenza nel nostro italico idioma, hanno intrinsecamente insita parte della loro cultura di origine, che può disturbarci, ma di cui, in un segue a pag. 2
I due ragazzi Francesco Patrizi
Cos’è la civiltà? E’ la lotta contro la violenza. Karl Popper
Quando una società è veramente aperta Sandro Tomassini Negli anni ’50 Aldo Capitini, facendo sua un’espressione di Norberto Bobbio, affermava che: “in generale si tende a definire società aperta quella in cui c’è libertà, attenzione a ogni cittadino, spazio per il suo moto e sviluppo, e che abbraccia, almeno come principio, l’umanità intera, mentre la
Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza. Così poetava Lorenzo il Magnifico sulla precaria condizione dell’uomo: godiamo oggi la vita, perché non si sa cosa il domani ha in serbo per noi; affanniamoci oggi per accaparrarci il meglio del meglio, perché domani tutto
Non sono maestro d’amore, ma ho imparato che amare non è avere a cuore soltanto se stessi. Ho capito, nel corso di un tragitto di civiltà e di maturità, che la prima condizione per amare davvero è il rispetto completo dell’altro. Le ho anche lette, queste buone novelle. Non oserei mai dettare insegnamenti su sentimenti, profondi o tenui, incerti o sfumati, del prossimo mio. Chi potrebbe farlo? E’ un’alterigia che altri si arrogano, professando una capziosa propensione a voler indurre sulla retta via il nostro intimo, i nostri sogni, le speranze, le emozioni. Si nominano guide dell’intimo e così pretendono di spiegarci come pensiamo, come soffriamo, come dobbiamo amare, come dobbiamo morire! Autentici San Bernardo delle verità e delle certezze, detengono in aeternum la ricetta del vero amore... sanno addirittura qual è la vera scienza! I tempi offrono invece, sempre più frequentemente, risposte sguaiate e artefatte a domande mai poste o impongono questioni senza senso che, quando il potere mediatico lo decide, diventano, surrettiziamente, fatti sconvolgenti. E così, con la nonchalance con cui dal barbiere si dovessero rilasciare delle pertinenti considerazioni sul teorema di Fermat, in tribunale si va a deporre congetture... su una bella giornata di sole! Mi sento, a volte, come costretto ad assistere a danze scomposte di una tribù di beduini che, dopo cocciutissimi riti propiziatori, pretende di dettar norme agli eskimesi, sul come pescare, conservare e mangiar pesce. F ar figli è servito, storicamente, non solo al naturale continuum della specie, ma per disporre anche di braccia giovanissime per il lavoro. Quando non servivano, specialmente se femmine, erano soppressi, senza pensarci su, con il normale benestare degli
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Il paradosso della violenza Vincenzo Policreti La nostra civiltà aborre, fugge, stigmatizza la violenza: vi sono tribunali, ne cives ad arma veniant, norme di galateo che prescrivono il rispetto, punizioni per i bimbi che fanno a botte. Ma tutto questo sforzo è vano: i tribunali non funzionano, la gente è cafona e i bambini che non fanno a botte finiscono vittime dei bulli che invece menano le mani. segue a pag. 2
Dignità negata Monica Tarani
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Ci sono due ragazzi, hanno la stessa età, sono andati alle scuole superiori insieme, sono fidanzati con due belle ragazze e vorrebbero sposarsi. Il primo ragazzo lavora, prende 800 euro al mese, contributi garantiti e pensione assicurata. Il secondo ragazzo lavora, ma non prende niente e quello che fa lo fa gratis. segue a pag.3