Sapiens politicus
Giampiero Raspetti
N° 2 - Febbraio 2009 (62°)
L’Homo di Neanderthal visse in Europa per circa 200.000 anni, durante i quali costruì sempre lo stesso tipo di utensìli, senza mai alterarne le caratteristiche. Il N era privo di alcune delle abilità cognitive del Sapiens, quelle cioè dell’inventare, pianificare e formulare strategie innovative, abilità che richiedono capacità critiche e ampia facoltà di dubbio. E così i nostri cugini si sono estinti, circa 30.000 anni fa, mentre noi la raccontiamo ancora. Il N ha mostrato un notevole adattamento alle condizioni glaciali, ma, in virtù dell’assunto precedente, non avrebbe mai potuto fondare villaggi come Gerico né città come Uruk. Debolissimo è definito oggi il suo pensiero, fortissimo invece quello del S che innova, crea, inanella futuro. Il N si è estinto, ma il pensiero debolissimo s’annida ancora nelle forme delle relazioni sociali e politiche che ci è dato vivere. Forme persistenti, ma in agonia. Colpi di coda, sono all’orizzonte cambiamenti radicali. Obama è un innovatore: invece di mestar nelle chiacchiere, tutti i giorni promuove giustizia, annuncia futuro. Da noi permane la politica assiale, quella della retta euclidea, ove un sedefinente centro moderato, viene sbandierato come generatore di virtù, che degenerano però, gradualmente, nell’allontanarsene, sia a destra sia a sinistra. Si estinguerà senza rimpianti. Avanza la politica assiologica. Axios significa valore. Politica dunque dei valori condivisi. Si focalizzano sempre più cioè due polarità, opposte tra di loro. Da una parte uomini liberi, dall’altra cultori di privilegi. Moderati o estremisti; scienza o superstizione; decoro o insulsaggine; meritocrazia o clientelismo. Tertium non datur. Ci saranno più uomini di scienza e meno azzeccagarbugli. Il metodo, invece, sarà totalmente scientifico. Passo saliente della politica assiologica sarà la falsificazione, vero motore della scienza, che consiste nella ricerca di quello che non va, anche di quel solo caso che dovesse contraddire l’assioma (nella scienza), la normativa (nella politica). Sostegno continuo dunque alla minoranza, in particolare agli ultimi. Già è stato annunciato, in realtà, ma in tanti hanno fatto finta di niente o si son serviti del Verbo come grimaldello per accaparrare impunemente del logoro potere temporale. Nella politica assiologica chi ha le responsabilità del governo guarda al fondo della graduatoria e, assumendo gli strumenti della falsificazione e del dubbio sistematico, si mette nei panni dell’opposizione, si fa, anzi, opposizione da solo. Che fare, allora? Per primo, occorre che gli elettori abbiano la possibilità di scegliere tra i candidati, altrimenti i politici del Neanderthal nominano solo la loro combriccola, incapaci come sono di innovare, creare per gli altri, inanellare futuro. Poi, che i candidati siano al di sopra del benché minimo sospetto. Il futuro degli uomini non può essere infatti fermato da glaciazioni, né inquinato da chi è fuori dalla storia.
Maria Luisa Fazio
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No, non divento fan del Libanese!, F P a t ri zi Auguri debordanti, Auguri intelligenti, A Mel a secch e I veri nemici dei buoni sono i buonisti, B R a t i n i Dietro l’avverbio, P F a b b ri La proclamazione della Repubblica, S B el l ezza Il giorno della memoria, E P en t i ra ro I bambini della striscia di gar..za, J D a n i el i La nuova America, A L i b e r a t i DANESI Progetto Mandela 7 8-9
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G A N D H I N a rn i S ca l o L i ceo C l a ssi co
S t r a Va l e n t i n o L’ALTRO FESTIVAL FRANCO MOLE’, C Mercu ri Bubbles & Boxes, A l essa n d ra e S i l vi a Astronomia, T S ca cci a f ra t t e, G C o zza ri Astronomia, P C a sa l i , S Va l en t i n i , F G u erri
Lod e al d u b b io Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai. Splendida è la loro digestione, infallibile il loro giudizio. Non credono ai fatti, credono solo a se stessi. Se occorre, tanto peggio per i fatti. La pazienza che han con se stessi è sconfinata. Gli argomenti li odono con gli orecchi della spia. Brecht
No, non divento fan del Libanese!
Franco Giuseppucci, detto er Negro, è stato un delinquente neofascista, tra i fondatori della Banda della Magliana… mi fermo qui perché avverto i primi conati di rigetto verso questo scorcio che ci riporta agli anni più cupi della nostra storia, eppure nominare oggi la Banda della Magliana manda in estasi i più giovani, tanto che su Facebook è nato il gruppo dei fan der Libanese, ovvero del personaggio ispirato a Giuseppucci, consacrato come nuova icona popolare dal film Romanzo Criminale e, più di recente, da una fiction di Sky. Sono stato invitato a diventare fan del torvo e romantico Libanese, interpretato da Pierfrancesco Favino, ma prima di tramutare il mio entusiasmo in un clic, sono andato a cercare chi era veramente costui e sono incappato nella facciaccia e nella storiaccia di Giuseppucci, capetto tutt’altro che romantico e ribelle. Bisogna dire che, nel popolare social network Facebook, si diventa fan di un personaggio, di un modo di dire o anche di un’abitudine, per arricchire il proprio profilo virtuale di gusti, vezzi e tendenze, in un accumularsi di anche io sono così e anche a me piace che aiuta a socializzare ed a orientarsi nel brulicante moto browniano che anima il web. Non tutti i gruppi sono ben accetti, a dicembre è stato chiuso quello dei fan di Totò Riina, non perché avesse infranto qualche regolamento, ma perché stava recando una cattiva pubblicità al netwok. Che fosse o meno una provocazione, l’intrepido Capo dei capi campione di ascolti di Canale 5 ha i suoi ammiratori tra i più giovani, quelli che si cibano di fiction più che di giornali. Ed ecco che il discorso torna al nostro Libanese: nessuno è fan di Giuseppucci, ma del suo fedele personaggio sì. Cosa cambia nella sostanza? Scrive tale Daniele: tifavamo per te e la banda, Libané… alla faccia di Sciaiola! (il commissario, ndr). Hai voglia a dire che il film e la fiction servono per ricordare. Non stiamo qui a fare il pistolotto, ma è accertato che l’appeal televisivo dei personaggi a volte travalica gli intenti degli autori. Basta poco per mitizzare una banda delinquenziale. Di questi tempi di minima morale, di fronte allo sbadiglio salottiero dei nostri guru (un tempo engagé), è doveroso scandire con voce udibile: io non divento fan del Libanese per rispetto delle vittime (quelle vere!) della Banda della Magliana, della giustizia italiana e della parte sana del nostro paese. Vedere ragazzini sedotti da questi figuri, oggi esaltati da un’operazione di marketing, fa riflettere, fossero personaggi di fantasia o libere trasfigurazioni, sarebbe un altro discorso, ma questa è storia e nella mondezza dei nostri anni bui si rovista alla maniera di Carlo Lucarelli, per fare luce, non per accendere i riflettori. Ci dispiace ricadere nella trista e trita arte della lamentatio, ma mentre la politica vigila su piazze vuote e cortei ondivaghi, la cattiva maestra propina ai nostri figli lezioni a domicilio di storia patria, popolando l’immaginario collettivo di nuove maschere della commedia all’italiana. Pardon, della tragedia all’italiana. Francesco Patrizi
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Auguri debordanti, Auguri intelligenti La moda di fare gli auguri mediante l’invio di cartoncini resiste ed è facile riceverne qualche chilo se pratichi la politica. Molti ormai inviano SMS o utilizzano la rete per mandare email beneauguranti, ma ancora sono centinaia coloro che preferiscono utilizzare il biglietto tradizionale che, comunque, tradizionale non è più. La grafica è ormai sofisticata, i colori sgargianti, i materiali vanno dal classicissimo Fabriano alla plastica opalescente, al finto riciclato con fiori e canapa magari prodotto in oriente in quei laboratori che di umano hanno ben poco. Freud avrebbe di che impazzire nell’esaminare la varietà delle forme, ma soprattutto dei messaggi che ognuno scova nei meandri più reconditi della propria fantasia. I bilanci degli Enti pubblici vengono alleggeriti di decine di migliaia di euro fra studio grafico, stampa e spedizione di una quantità enorme di carta. Le cassette della posta degli eletti negli Enti Locali traboccano fino all’inverosimile. Regione, Province, Comuni, Comunità Montane, Aziende partecipate, Circoscrizioni, ATO, ATC, ASL, Aziende Ospedaliere, Comitati, Cooperative, chi più ne ha più ne metta. Ad esempio il Sindaco di Terni l’anno passato ha mandato un maxi cartone in una maxi busta blu con una croce bianca che chiunque avrebbe confuso con quella del Vescovo. Quest’anno l’offerta è triplicata: mega busta con tre cartoni tra cui un calendario purtroppo illeggibile per chiunque abbia un minimo di presbiopia. Allora, invece di continuare in questa sorta di rito consumistico, possiamo tentare un piccolo cambiamento? Se, invece di gettare al vento migliaia di euro in biglietti assolutamente inutili comperassimo quelli dell’Unicef o di Telethon? O, meglio ancora, se decidessimo in ogni Comune, meglio se a livello provinciale o regionale, di risparmiare ognuno quei cinquanta, cento o cinquecento euro e li destinassimo ad un unico progetto per una scuola nel Burkina Faso? L’idea potrebbe venire proprio dai lettori de La Pagina. Potremmo, salutando la mattina di Natale i nostri figli e i nostri genitori, mettere sotto l’albero un pezzetto di carta con la foto del bambino adottato che partecipa al nostro Natale con un libro, un pasto caldo per avere un’educazione dignitosa. Perché dal Natale 2009 non facciamo partire da Terni un movimento degli Auguri intelligenti, che sensibilizzi la pubblica opinione per sostituire i soliti costosi cartoncini con un messaggio informatico destinando però la stessa cifra ad un’iniziativa umanitaria proposta dai lettori de La Pagina e coordinata da un comitato, ovviamente a titolo gratuito, che rendiconti con precisione i risultati raggiunti? In un panorama un po’ stanco e distratto, in cui si è sempre più scettici rispetto a tutto ciò che si muove attorno a noi (talvolta si tratta di iniziative truffaldine), potremmo partecipare ad un progetto più alto, per ricordarci che in questo strano mondo, piuttosto che alessia.melasecche@libero.it girarci dall’altra parte, possiamo tutti fare qualcosa!
Gentili futuri sponsor AUTOMOBILI e BANCHE, da quando vivono una CRISI DRAMMATICA, hanno invaso i media con la loro pubblicità!
MEDITATE! LA
PA G I N A
Mensile di attualità e cultura
Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipografia: Umbriagraf - Terni
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I veri nemici dei buoni sono i buonisti!
laboratori
Premesso che in realtà non esistono i buoni e i cattivi, ed esistono invece intenzioni e comportamenti buoni o cattivi, qui ci si riferisce ad essi come categorie di persone solo per parlare dei buonisti. Chi l’ha detto che il bene è monotono e il male eccitante? Che i cattivi sono più interessanti dei buoni? Che l’astuzia è prerogativa dei cattivi? La colpa di questi luoghi comuni è dei buonisti! Questi sono i fanatici, gli estremisti del bene (quante volte i seguaci distorcono l’idea originale di cui si fanno paladini e difensori, uccidendola!). Non amano gli altri, ma se stessi e vogliono dimostrare a tutti quanto sono buoni, possibilmente col minimo sforzo e il massimo risultato. Come gatti sornioni vanno a sonnecchiare dove possono essere visti fingendo noncuranza e si congratulano a vicenda del generoso contributo elargito alla comunità. Chi ama veramente non può permettersi di stare a crogiolarsi nella bambagia: sa che bisogna aguzzare l’ingegno, avere i riflessi pronti, anticipare le mosse. Sempre. Si potrebbe affermare che i buoni siano addirittura più simili ai cattivi che ai buonisti: anche i cattivi, infatti, perseguono il loro obiettivo considerandolo positivo dal proprio punto di vista - che, per loro non è affatto distorto; i buonisti invece non hanno un obiettivo da raggiungere, ma solo un’immagine, uno status da confermare e rafforzare. Se buoni e i cattivi si sporcano le mani, i buonisti portano i guanti. Essi si fanno scudo dei buoni, se ne proclamano portavoce inquinandone la purezza; comparendo sempre in prima fila e spacciandosi per buoni (i veri buoni non hanno bisogno di mettere i cartelli, fanno e basta), ecco che vanno a rimpinzare il ghiotto luogo comune, danneggiano i buoni e di riflesso rafforzano i cattivi. I veri nemici dei buoni sono i buonisti! Beatrice Ratini
Lab
Dietro l’avverbio Le parole hanno una loro vita propria, che spesso le conduce lontano dal loro luogo d’origine; non per niente esiste la bellissima disciplina dell’etimologia, che sorprende ripetutamente chi vi si avventura per indagare la storia delle parole. Ma senza disturbare i filologi, anche termini relativamente nuovi e apparentemente limpidi possono riservare sorprese, quando si osserva in dettaglio l’uso che se ne fa. Il termine dichiaratamente, ad esempio, ha un’aria del tutto innocua; tutti i dizionari lo catalogano come un banale avverbio di modo, dal poco sorprendente significato in modo dichiarato, apertamente. Nell’uso giornalistico l’avverbio assume però una coloritura particolare, un po’ diversa dall’innocente significato originale; dire che la tale persona è dichiaratamente juventina, cicloamatore, feticista o filocinese, implica che è proprio la suddetta persona ad aver dichiarato di esserlo, e quindi che il cronista non sta facendo alcuna illazione, ma solo riportando un fatto già noto. Questa lettura dell’avverbio fa sì che, nell’uso comune, dichiaratamente abbia allora il compito di palesare il coraggio (nei casi migliori) o la faccia tosta (in quelli peggiori) del soggetto in esame. L’esempio più lampante è nelle dichiarazioni relative a preferenze sessuali diverse da quelle praticate dalla maggioranza: sia nei salotti bene sia nei pianerottoli delle case popolari si mormorava con sussiego che Tizio era dichiaratamente omosessuale, e l’avverbio, in una magica sintesi di significati, implicava che 1) era stato proprio Tizio a dirlo; 2) Tizio era tutto sommato coraggioso a fronteggiare l’opinione pubblica; ma comunque: 3) Tizio era uno bello spudorato che non si vergognava d’essere quel che era. I tempi cambiano, per fortuna, e le preferenze sessuali, per quanto tuttora argomento di grandissimo interesse, sono un po’ meno perseguitate di un tempo. Anzi, in questo caso il ruolo ufficioso dell’avverbio dichiaratamente è stato ripreso dalla pratica ufficiale dell’outing, del coming out che, rendendo la cosa pubblica, disinnesca gran parte dei mormorii. Ciò non di meno, quando si legge o si sente dire che qualcuno è dichiaratamente qualcosa, ancora oggi la sensazione è che quel qualcuno dovrebbe sotto sotto vergognarsi di essere quel qualcosa, e invece non lo fa. Capita allora di vedere il nostro diabolico avverbio dichiaratamente associato al mefistofelico sostantivo ateo. Anche se questa Repubblica dovrebbe essere uno stato laico (almeno così dice la Costituzione) e come tale riconoscere piena libertà di opinione in materia di religione, sui giornali si trovano ancora frasi come “l’astronoma Margherita Hack, dichiaratamente atea.…”; ed è difficile non leggere tra le lettere dell’avverbio un sottile disprezzo. Potrebbero sembrare esagerazioni: e forse lo sono davvero. In fondo un avverbio è solo un avverbio, e nell’accanirsi a leggervi significati reconditi si rischia di far dire cose gravi a persone innocenti. Però, se la UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalistici) decide di affittare degli spazi pubblicitari su un paio di autobus genovesi per scrivere Dio non esiste, da una opinione pubblica matura ci si aspetterebbe, se non un sorriso, quantomeno una civile indifferenza. Invece ci sono state vivaci polemiche; e questo stupisce. Ci sono stati tentativi di bollare quelle scritte come pubblicità ingannevole, e questo farebbe molto ridere, se non fosse che chi lo ha detto parlava sul serio. Ci sono state minacce di obiezione di coscienza da parte di alcuni autisti pronti a astenersi dal lavoro pur di non guidare gli autobus con le scritte atee, e questo fa davvero venir voglia di chiedersi se siamo per caso finiti dentro un racconto di Gogol’ o in una pièce di Ionesco. C’è stata, infine, la rinuncia della società concessionaria della pubblicità (la IGPDecaux) al contratto, cosicchè gli autobus con le scritte della UAAR a Genova non circoleranno più, e questo lascia davvero senza parole. Ci sono certo cose più urgenti e importanti d’una pubblicità, e forse non vale la pena di dedicare troppa attenzione alla cosa. Inoltre, la polemica ha dato alla UAAR molta più visibilità a livello nazionale, e a minor costo, di quanto ne avrebbe avuta tramite le corse di un paio di mezzi pubblici nel capoluogo ligure. Tutto vero: però non si può fare a meno di notare che in questa laica repubblica è molto difficile, forse impossibile, poter dire Dio non esiste senza avere la bocca in qualche modo tappata. E questo, anche se ci sono certo cose più urgenti e più importanti di cui occuparsi, ci sembra molto, molto triste. Piero Fabbri
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Il giorno della m emor ia La proclamazione e la coscienza de l pr e se nte della Repubblica
Il Congresso di Vienna rimetteva sul trono i vecchi sovrani, regnanti per grazia divina e colla forza delle armi. L’Italia, divisa in stati e statarelli, tornava ad essere una semplice espressione geografica. Il più discusso, quello Pontificio, dominato dalla corte papale e dei chierici, il cui oscurantismo era garantito dai prelati e da un’aristocrazia terriera asservita al volere ed agli interessi di madre Chiesa. Esso non rimase però impermeabile alle idee della Carboneria, che a capo della vendita ternana aveva Pietro Faustini, tanto meno a quelle della Giovane Italia, il cui agente per l’Umbria era Federico dei conti Fratini. Il 1° Giugno 1846 moriva Gregorio XVI, il cui governo era rimasto chiuso ad ogni forma di progresso e ispirato alla più dura delle reazioni. Il suo Papato s’era retto sulle repressioni della gendarmeria pontificia e gli interventi dell’esercito austriaco. Uno stato di polizia, il cui costo lo spingeva a imporre sempre nuovi balzelli e a contrarre continui prestiti colla banca Rothschild. Gli successe Giovanni Mastai Ferretti, che, come si disse, era entrato in Conclave, portando con sé il breviario e Il Primato degli Italiani del Gioberti. La sua fama di liberale eccitò la fantasia dei romani e sollevò i sogni e le speranze degli Italiani. La concessione dell’amnistia e di una certa libertà di stampa prima, l’istituzione della Consulta di Stato, della Guardia Civica e dello Statuto poi, sembrarono confermare le premesse. L’allocuzione Benedite, o Gran Dio, l’Italia e l’assenso alla guerra federata, procurarono tripudio ed entusiasmo nell’intera Penisola. Il popolo vide in Pio IX il riformatore tanto atteso, il conciliatore tra tradizione e progresso sociale, della fede colle libertà civili. A Roma il Ciceruacchio prese ad esaltarlo nelle osterie e nelle piazze, nei quartieri e nelle borgate; tante altre le manifestazioni spontanee di patriottismo: al Carlo Felice di Genova la Frezzolini cantava I Lombardi di Giuseppe Verdi, cinta di un drappo tricolore; gli orvietani issavano sulla Torre del Moro la bandiera pontificia, salutata da salve di moschetti; a Gubbio il Card. Pecci benedì i giovani che partivano alla cimenta. La minaccia di uno scisma, portò il Papa ad aborrire dall’animo suo la guerra contro l’Austria, procurando esasperazione nel popolo romano e sconcerto tra i patrioti di tutt’Italia. Le manifestazioni di protesta crearono una situazione esplosiva, che si cercò di fronteggiare, chiamando al governo un riformatore conciliante come Terenzo Mamiani, presto sostituito dal cesenate Edoardo Fabbri ed infine da Pellegrino Rossi, che, contrario all’Unità d’Italia, prese ad osteggiare lo Statuto e ad espellere da Roma liberali e sospetti rivoluzionari. Il 15 novembre, pugnalato da mani ignote sullo scalone della Cancelleria, spirava nelle stanze di residenza del Card. Gazzoli. Nella notte Pio IX fuggiva a Gaeta, ospite del Borbone, lasciando la Città Eterna nelle mani di popolani e rivoltosi. Al vuoto di potere si sostituiva una Commissione, che indiceva le elezioni per la Costituente, alla quale furono eletti i ternani Ottavio Coletti e Rinaldo Giannelli, il conte Consacchi di Amelia e Filippo Sacripante di Narni. Il 9 febbraio del 1849 l’Assemblea, sotto la spinta di Garibaldi e del Conte di Canino, dichiarava Il Papato decaduto di fatto e di diritto dal Governo temporale dello Stato Romano e proclamava la nascita della Repubblica Romana. Con l’arrivo di Mazzini essa acquistava una guida politica, con le riforme e la Costituzione si dava una patente di democrazia, colla spada di Garibaldi e il sacrificio di tanti patrioti diventava un esempio d’eroismo, tanto da risultare il bagliore più fulgido di quella Primavera dei Popoli che nel ’48 infiammò l’Europa intera. Sergio Bellezza
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Nella data simbolo della liberazione di Auschwitz, il 27 gennaio di 64 anni fa, si celebra il Giorno della Memoria. Quest’anno le manifestazioni previste nella ricorrenza delle brutalità di quel momento della storia sembrava si stessero traducendo in un’occasione meramente celebrativa, almeno così apparivan avviate ad essere. Poi, improvvisamente, si è riproposta l’opportunità di ribadire in modo meno circostanziale e più vibrato quel triste ricordo perché è rispuntato il conclamare quelle nefandezze e sopratutto perché ci si è ricordati che un prelato aveva disconosciuto la tragedia avvenuta. È capitato allorché il Papa ha tolto la scomunica a quattro vescovi ultratradizionalisti ordinati (illegittimamente) dall’arcivescovo (scismatico) Marcel Lefebvre nel 1988. Appunto in concomitanza di tale occasione è riemerso che uno di loro, il britannico Richard Williamson, in un’intervista rilasciata a una televisione svedese lo scorso novembre, aveva affermato di non credere all’esistenza delle camere a gas. Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, si è subito affrettato a dire che il Vaticano non condivideva in alcun modo tali dichiarazioni; precisando testualmente che la revoca della scomunica non c’entra assolutamente nulla e che nemmeno si sposavano le sue idee [di Williamson] e le sue dichiarazioni, che vanno giudicate in sé. Gliene diamo atto! Così quello sconsiderato vescovo rimane tale, apostolico romano. A parte il clima di restaurazione che appare anche in altre decisioni di oltre Tevere, da tempo rilevate dal teologo Hans Küng, riproponiamo il fatto alla meditazione di tutti coloro che celebrano il Giorno della Memoria. Siamo convinti che non ci sia storia senza memoria Quanti sono i genocidi di cui ci si dimentica! Non c’è che l’imbarazzo della scelta, purtroppo! Vogliamo - pour cause - ricordare il genocidio armeno praticato dai turchi tra il 1915 e il 1918 nei confronti dei residenti di
quel popolo in Anatolia e nell’intero Impero Ottomano? A quel tempo c’era il progetto di creare in Anatolia uno Stato turco etnicamente omogeneo e fu il massacro. Rappresenta, in epoca moderna, la prima sistematica soppressione di una minoranza etnico-religiosa. La si commemora, quasi inavvertitamente, il 24 aprile di ogni anno. Non ci piacciono i paragoni basati sul numero delle vittime sacrificali. Chi vuole documentarsi consulti il libro della storia e pensi che, ancora oggi, il governo turco disconosce quella strage e nemmeno ci conforta ricordare che la legge francese punisce con il carcere coloro che la negano. La coscienza del presente Qui, dopo i fatti di Gaza, tralasceremo di ricordare l’olocausto palestinese. Forse alcuni lo giudicherebbero inopportuno mentre si celebra il Giorno della Memoria. Tuttavia la nostra opinione è chiara e non la vogliamo ripetere. Che ognuno tragga, dentro di sé, le proprie riflessioni. Qui vogliamo solamente riproporre l’attenta valutazione di coloro che - di recente - hanno scritto queste vibranti parole: “Gaza è l’etica fondamentale del genere umano. Le soffe-
renze, l´arbitrio con cui si distruggono vite umane, la disperazione, la privazione della dignità umana in questa regione durano ormai da troppo tempo. I palestinesi di Gaza e tutti coloro che in questa regione vivono nel degrado e privi di ogni speranza non possono aspettare l’entrata in azione di nuove amministrazioni o istituzioni internazionali. Se vogliamo evitare che la Fertile Crescent, la Mezzaluna fertile del Mediterraneo del Sud, divenga sterile, dobbiamo svegliarci e trovare il coraggio morale e la visione politica per un salto qualitativo in Palestina.”* Egidio Pentiraro * Sono parole di Václav Havel vhr che è stato presidente della Repubblica Ceca; di Sua Altezza Reale Principe Hasan bin Talal che è presidente del´Arab Thought Forum (Forum per il Pensiero Arabo) e presidente emerito della Conferenza mondiale delle Religioni per la pace; di Hans Küng che è Presidente della Stiftung Weltethos (Fondazione per un’etica globale) e Professore Emerito di Teologia Ecumenica all’università di Tübingen; di Yohei Sasakawa che è presidente della Sasakawa Peace Fandation; di Desmand Tutu che è stato insignito del Premio Nobel per la pace; di Karel Schwarzenberg che è ministro degli esteri della Repubblica Ceca. [La Repubblica, 3 gennaio 2008]
La nuova America: governo dei sogni, delle leggi e degli uomini
Il ritorno degli Stati Uniti sulla scena mondiale è travolgente. Sono molte le interpretazioni possibili rispetto a quanto è qui accaduto. Abbiamo assistito alle immagini di una folla debordante che si addensava sull’intero National Mall di Washington. Ho personalmente visto cinquantenni arrampicarsi sugli alberi appena sotto il Congresso, scavalcare follemente i cancelli verso il
laghetto ghiacciato del Reflecting Pool, con i capillari del viso già esplosi per il freddo, salire perfino sui tetti dei bagni chimici per avere la propria personalissima memoria di un momento irripetibile, mentre i Servizi Segreti, a fatica, inducevano ognuno a comportamenti più equilibrati. Quali le ragioni di un simile prolungato entusiasmo, pur in tempi così duri? Il programma politico è giudicato da molti osserva-
tori come rivoluzionario con grandi sfide sull’economia, sull’health care system, sull’energia, sulla politica estera -, e definito da tempo postpartisan unitamente a chi lo incarna; al riguardo, rebus sic stantibus, dinanzi al presidente Obama non si prospetta certo una luna di miele. Ma per giustificare la larga approvazione preventiva degli Americani occorre tenere presente un quadro più ampio. Governo dei sogni. Il primo elemento è che, tramite tale ambizioso piano politico, la volontà popolare ha ripristinato il Sogno Americano, tradito dalla passata Amministrazione. Su questo tema si fonda l’accattivante manifesto lanciato oltre cinque mesi fa dall’allora senatore Obama nella Convention di Denver. Perciò, dopo l’ubriacatura del 20 gennaio, la politica americana e la stessa gente non tornano semplicemente alla realtà perché la realtà si è fatta immaginifica, metafisica, ha assunto tonalità oniriche e visionarie, ha iniziato a nutrirsi di aspetti immateriali - risorse per lo più sconosciute agli altri Paesi del Mondo.
La rinnovata fede nel domani ha preso il sopravvento e, sostanziata da un incomprimibile senso di speranza, dapprima ha unito molti Americani sotto lo stesso slogan (Yes, we can!) per poi affratellarli tutti sotto la stessa bandiera sin dalla notte del 4 novembre. Realizzare domani il Sogno - anzitutto portare il Paese fuori dal pantano - è possibile perché emergono fresche e positive energie proprio dai milioni di cittadini nuovamente attivi. Governo delle leggi. Secondo elemento: non solo il sogno, ma le leggi faranno la differenza. Con una postilla di rilievo: a vantaggio dell’America, di ogni Americano, resta sempre valido il monito con cui Gerald Ford fissò la sua presidenza, subentrando a Richard Nixon nel 1974: …la Repubblica degli Stati Uniti è governo delle leggi e non degli uomini. Governo degli uomini. Sebbene con Obama - gli uomini appunto, terzo elemento - questi piani di governo si intreccino profondamente ed evocativamente, proprio grazie all’esistenza di collaudati pesi e contrappesi giuri-
Danesi Caffè S.p.A.
dico-costituzionali, ogni cittadino può dormire sonni tranquilli rispetto a qualsiasi deriva personalistica. La Nuova America che si apre al Mondo è dunque governo dei sogni, governo delle leggi e, infine, anche governo degli uomini: con questo assetto spirituale e materiale si prepara ad affrontare il futuro. E ora veniamo all’Italia. Per quanto dall’una e dall’altra parte politica ci si sforzi di annunciare di far bene, si è di fronte a un equilibrio diverso: la priorità è data al governo degli uomini. Meglio: delle nomenclature di partito. Seguono poi il governo delle leggi e, a distanza siderale, il governo dei sogni (chi li ha visti?). Si può davvero dire che, cambiando l’ordine dei fattori, sia la stessa cosa? Andrea Liberati volontario italiano Obama Campaign 2008 Washington, 21 gennaio 2009
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Un mu ro fr a i g i o v a ni
Nell’ambito del progetto Mandela di quest’anno, dedicato a ricostruire l’impegno dei giovani nella seconda metà del novecento, uno degli argomenti di cui si occuperà lo spettacolo finale dei laboratori è la caduta del muro di Berlino. I giovani sono stati protagonisti per tutta la storia del muro, dalle fughe per la libertà dal regime fino alla demolizione. È bene ripercorrere le vicende dal suo sorgere alla sua caduta. Dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale la città di Berlino risultava divisa principalmente in due parti: una sotto l’URSS e una sotto gli alleati. Durante la Guerra Fredda, per via delle terribili condizioni imposte dal regime comunista nella zona est di Berlino, milioni di tedeschi passarono alla zona ovest, ma, nel 1961, il governo comunista, considerando questa fuga di massa dannosa e pericolosa, nella notte fra il 12 e il 13 di agosto iniziò la costruzione di un muro intorno al settore ovest. Il governo dell’Est motivò la costruzione del muro come un mezzo di difesa contro il fascismo, nella propaganda spicciola si diceva addirittura che era stato costruito per impedire il passaggio dei berlinesi dell’ovest al paradiso della Germania dell’Est. Negli anni seguenti il muro venne rafforzato diverse volte, fino alla struttura definitiva del 1975 formata da 45.000 blocchi di cemento armato larghi 1,5 metri e alti 3,6, per una lunghezza totale di 155 km e una spesa complessiva di 16.155.000 marchi. Il muro in quegli anni divenne la rappresentazione tangibile della guerra fredda e il simbolo delle libertà negate dall’Unione Sovietica. I giovani soffrivano in maniera particolare questo clima che li separava dai loro coetanei dell’Ovest e li faceva sentire rinchiusi. Mentre i ragazzi dell’Est cercavano di fuggire in ogni modo, ne morirono circa 200, quelli dell’Ovest per protestare contro il muro aiutarono gli altri nelle fughe e riempirono chilometri di muro con graffiti inneggianti alla libertà. Famoso quello nel quale si raffigurava un muro dal cui buco si intravedeva una colomba di filo spinato e sullo sfondo la porta di Brandeburgo. Solo nell’estate del 1989, quando l’Ungheria aprì la frontiera con l’Austria e 13.000 tedeschi, in gran parte giovani, si erano precipitati ad Ovest, il governo della Germania dell’Est comprese che le cose stavano cambiando. Infatti il suo leader si dimise e il 9 novembre migliaia di persone si ammassarono di fronte ai checkpoint dopo aver ricevuto la comunicazione della possibilità di passare nella zona Ovest. Le guardie rimaste senza ordini e impreparate aprirono i passaggi e migliaia di giovani furono accolti festosamente dai loro coetanei dell’Ovest. Nei mesi successivi cominciò lo smantellamento del muro e le due Germanie furono riunite. L’abbraccio fra i ragazzi dell’Est e dell’Ovest ha simbolicamente segnato un momento fondamentale della storia del ‘900 e noi del Progetto Mandela cercheremo di rappresentare al meglio questo avvenimento nello spettacolo finale dei laboratori. Edoardo Santoni, Giovanni Agostini
Tiananme n
Un ragazzo disarmato, con due buste bianche in mano, rischia la vita fermandosi davanti ai carri armati dell’esercito cinese. Il prossimo 20 maggio sarà il 20° anniversario della strage di Tiananmen. Tutti conoscono questa immagine, ma non molti sanno che accanto a quel ragazzo manifestavano migliaia di giovani, cittadini di Pechino, comunisti dissidenti e oltre 300 città fuori dalla capitale. Gli studenti scesero in piazza per lottare contro la dittatura comunista dal 15 Aprile, dopo la morte di Hu Yaobang, politico riformista del partito popolare, elogiato per le sue idee di libertà di parola e di stampa. Dal 22 aprile, giorno dei funerali, si vennero a creare degli scioperi e delle proteste pacate e pacifiche per la democrazia in quanto il Partito Comunista Cinese non aveva preso posizione nei confronti di Yaobang. Ma l’ex segretario del partito e presidente della commissione militare Deng Xiaoping, pubblicò un editoriale che accusava i protestanti di complottare contro lo stato e di voler rovesciare la dittatura. Ciò ovviamente provocò la reazione degli studenti che il 4 maggio 1989 chiesero di ritirare queste dichiarazioni e di confrontarsi con le autorità del partito. Alcuni politici cercarono di calmare gli animi, instaurando una tregua, ma non si riuscì a tessere un dialogo fra le autorità politiche e gli studenti e la rivolta si estese a più città coinvolgendo tutto il popolo, dagli operai fino agli intellettuali. Di fronte a questa situazione Xiaoping e alcuni membri del partito dichiararono la legge marziale per i manifestanti e l’esercito fu chiamato a sedare la rivolta occupando la capitale. L’azione restò immutata per qualche giorno a causa della resistenza dei manifestanti, fino a quando lo stesso Xiaoping, in quanto presidente della Commissione militare, ordinò alle truppe di reprimere la protesta con la violenza. La notte del 3 giugno, nel fumo acre dei lacrimogeni che saliva, fra le urla di rabbia e di paura, e nel rumore dei carri armati che copriva quello degli slogan gridati, si compì il dramma: i soldati cominciarono a sparare ad altezza d’uomo. Per qualche minuto la folla non indietreggiò. Credeva che fossero solo altri lacrimogeni. Poi invece sangue, corse verso le ambulanze, assalti alle autoblindate più isolate. E altri spari. Così iniziò una repressione sanguinaria contro i contestatori che si protrasse per qualche giorno. Il governo cinese lasciò che la stampa nazionale fosse l’unica a documentare la vicenda. Ma cosa accadde a quel ragazzo? Molto probabilmente venne arrestato o ucciso come le altre migliaia di studenti nel massacro autorizzato da Deng Xiaoping, anche se ciò non si saprà mai poiché il governo cinese continua Irene Piccinini, Giulia Aguzzi, Diletta Lanini a censurare qualunque notizia sulla strage di Tiananmen.
Il Lager di Ravensbrück
A 80 km da Berlino fu istituito nel 1938 il campo di concentramento femminile di Ravensbrück in una proprietà personale di Heinrich Himmler. ll terreno formato da dune sabbiose e circondato da bosco di conifere e betulle ospitò la costruzione di 32 baracche per le prigioniere, uffici per l’amministrazione, le case per le SS ed una fabbrica della Ditta Siemens Werke di Berlino. Fu l’unico grande Lager in territorio tedesco destinato alla detenzione preventiva e alla rieducazione femminile che doveva contenere inizialmente le oppositrici del regime, le politiche attive nella resistenza: comuniste, socialdemocratiche e testimoni di Geova tedesche. A loro si aggiungono presto anche donne ebree, rom e sinti con i rispettivi bambini, cosiddette delinquenti comuni ed asociali, pacifiste, donne provenienti da 47 nazioni. A Ravensbrück furono immatricolate 132.000 detenute delle quali circa 95.000 morirono di fame o furono vittime di esperimenti medici. Circa 1.000 furono le italiane (di cui 919 identificate). Nel lager nacquero 870 bambini, ma solo pochissimi ebbero la ventura di sopravvivere. Non mancarono esperimenti su cavie umane circa l’uso dei sulfamidici: un gruppo di medici iniziò, a partire dal 1942, una serie di esperimenti sulle prigioniere utilizzandole come cavie alle quali veniva praticata una ferita nella gamba profonda mezzo centimetro e lunga otto nella quale venivano inoculati batteri infettivi e introdotte nelle ferite anche piccole schegge di legno per simulare meglio la tipologia militare delle ferite. Tipologie diverse di esperimenti furono fatte anche sulle ossa LA SICUREZZA DEI TUOI INVESTIMENTI e di tipo ginecologico. Il personale di sorveglianza era formato da speciali reparti femminili delle SS, tristemente noti per la loro ferocia.
In occasione della Giornata della Memoria il Centro culturale per i Diritti Umani ha presentato, al Teatro Verdi di Terni, lo spettacolo Rose sbocciate dal fango. Interpreti: Donatella Calamita, Luisa Contessa, Elisa Gabrielli, Sophia Loesch Onofri, Noemi Nori, Elena Sinibaldi. Partecipazione di Marina Zanchi. Drammaturgia e Regia di Irene Loesch.
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L’acqua, una risorsa per la vita
L I C E O
S C I E N T I F I C O
Non c’è vita senza acqua. L‘acqua è un bene prezioso, indispensabile a tutte le attività umane. Leggiamo queste affermazioni nel primo principio della carta europea dell’acqua promulgata dal Consiglio d’Europa nel 1968. L’importanza dell’acqua come vitale risorsa è oggi avvertita tanto più consapevolmente quanto maggiore è il rischio del suo esaurimento a causa dell’intenso sviluppo delle varie attività produttive dei popoli della Terra. L’acqua è infatti un bene che si rinnova ciclicamente, ma è limitato sia nella quantità sia, soprattutto, nella qualità. In primo luogo solo il 3% dell’acqua del Pianeta è dolce, in secondo luogo solo una piccola parte di questa è a nostra NARNI disposizione per gli usi civili, industriali ed agricoli. Dobbiamo aggiungere, infine, che le stesse attività umane danneggiano spesso il ciclo dell’acqua immettendovi sostanze inquinanti e tossiche o alterandone la temperatura. L’acqua è infatti un ottimo solvente che durante il suo percorso scioglie e trasporta molte sostanze che ne compromettono la qualità e ne riducono la quantità disponibile. Allarmanti conseguenze dell’inquinamento sono le piogge acide, l’abnorme proliferazione delle alghe e la moria di organismi viventi acquatici, le tempeste tropicali negli oceani e le mutazioni climatiche. A tale proposito il terzo principio della carta europea sancisce che Alterare la qualità dell’acqua significa nuocere alla vita dell’uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono; è pertanto indispensabile operare per la prevenzione ed il risanamento di tale risorsa attraverso azioni quali la depurazione, il riciclo, l’eliminazione degli sprechi ed un costante ed attento monitoraggio. Quest’ultimo si distingue in chimico e biologico: il primo è rappresentato dalla misurazione di alcuni parametri chimico-fisici che esprimono un aspetto particolare ed istantaneo della qualità dell’acqua; il secondo consiste nell’uso sistematico di risposte biologiche, per la valutazione di cambiamenti dell’habitat nel tempo, attraverso bioindicatori, sentinelle ambientali più o meno sensibili all’inquinamento, la cui presenza o assenza fornisce indicazioni sulla qualità dell’ambiente stesso. Le classi seconde del Liceo Scientifico Gandhi, nell’ambito del progetto L’acqua, una risorsa da tutelare, hanno sperimentato nel mese di novembre un’attività di monitoraggio presso il Laboratorio Ittico di educazione ambientale di Terria (Arrone-Tr) per valutare la qualità dell’acqua di un tratto del fiume Nera. A tale scopo sono stati impiegati appositi strumenti ed applicata la procedura del metodo scientifico nella ricerca e nel riconoscimento di bioindicatori. La presenza di macroinvertebrati tra cui le ninfe di Plecotteri, Tricotteri ed Efemerotteri, che vivono a contatto con il substrato, ha permesso di stimare la qualità dell’acqua attraverso il calcolo dell’IBE (indice biotico esteso). Il valore dell’indice insieme alle rilevazioni di parametri fisicochimici hanno permesso di esprimere un giudizio di qualità del tratto analizzato che presenta segni di un leggero stato di alterazione dovuti alla presenza di allevamenti ittici di trote situati a monte del tratto stesso. Monitorare costantemente i corsi d’acqua costituisce una delle tante azioni indispensabili per attivare interventi mirati di risanamento o di protezione utili sia alla conservazione degli ecosistemi naturali che alla tutela delle risorse idriche di un territorio. Ilaria Romualdi, Alice Di Nicola, M. Lucia Verducci IID
Cosa dobbiamo a Charles Darwin? Certamente gli va riconosciuto il merito di aver, per la prima volta nella storia, dato una veste scientifica alla biologia. La sua teoria spiega le modalità delle mutazioni degli esseri viventi sulla Terra attraverso la selezione naturale della quale affermava: organismi simili generano organismi simili; il numero di organismi che arrivano a riprodursi è piccolo se confrontato al numero di organismi nati; in ogni popolazione ci sono differenze ereditabili e queste variazioni se sono favorevoli consentono agli individui portatori di generare più discendenti di altri; dette variazioni diventano sempre più frequenti da una generazione all’altra, questo è ciò che chiamo selezione naturale. Quindi il libro L’ origine delle specie dichiarava la non immutabilità e perfezione di flora e fauna, cioè che, dall’origine del nostro pianeta, queste si siano evolute e perfezionate innumerevoli volte. In realtà Darwin formulò le sue ipotesi rifacendosi a Lamarck il quale aveva intuito, per vie non sperimentali, che negli esseri viventi esiste una spinta interna al cambiamento che li fa diventare sempre più complessi attraverso l’uso e il disuso delle parti e l’ereditarietà dei caratteri acquisiti. Cioè, conseguentemente all’uso od al disuso di una parte del corpo, l’individuo tende a sviluppare certe caratteristiche che tramanda poi ai discendenti; mentre nella teoria di Darwin gli adattamenti evolutivi derivano dalla diversità con cui i caratteri ereditari si manifestano all’interno di una popolazione. E’ su tale variabilità che l’ambiente agisce selezionando quelle caratteristiche che determinano il successo riproduttivo. Così, i vari adattamenti, sommandosi e trasmettendosi attraverso le generazioni, giungerebbero a dar luogo a nuove specie, diverse dalle precedenti. Nessuna specie per Darwin poteva essere considerata antica quanto la Terra stessa, invece era il prodotto di una continua ed incessante mutazione. A quale scopo, dunque, tende la selezione? Non c’ è scopo, tutto è governato dal caso, è un eterno clinamen che non si arresta, non c’è provvidenza che guidi il mondo, né determinismo che lo imbrigli: nelle cose manca un telos, ossia il fine da perseguire, il sistema darwiniano difetta di un Dio creatore, il quale in sei giorni abbia creato tutto l’universo e per ultimo l’uomo a sua immagine e somiglianza. La specie umana, secondo tale teoria, discenderebbe dalle scimmie catarrine (la loro esistenza risale a 40 milioni di anni fa). Il 24 novembre 1859 la comunità scientifica fu scossa da un terremoto, quando ancora si tentava di conciliare scienza e religione poiché Darwin scardinava e il modello creazionista e il ritenere che ogni specie fosse perfetta e immutabile e l’utilità stessa di Dio; egli venne a lungo deriso finché i suoi studi ebbero una conferma suffragata dalle scoperte genetiche di Mendel. Oggi possiamo confermare la veridicità della teoria evoluzionistica, la conciliazione con la fede diventa allora una questione Eleonora Menicacci VA del tutto intima e personale.
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Amor che movi tua vertù dal cielo
Firenze 26-28 febbraio 200
DANTE CHIAMA, IL C
S t u d e n t i e d o c e n t i a c o n f ro n t o s u l t e m a Lavorare con gli adolescenti Un’esperienza dantesca raccontata da cinque adolescenti.
Dante si mosse e noi… gli tenemmo dietro
Eroj, filia, agaph:
la declinazione dell’Amore A.A.A. Amore perfetto cercasi Quando ci è stata proposta la partecipazione al concorso “Allor si mosse…”, con l’invito ad una riflessione sul tema del movimento in Dante, abbiamo subito pensato non tanto all’azione del muoversi, quanto piuttosto al motore che innesca il moto. Le nostre idee sono giunte ad una soluzione unanime: si tratta dell’amore. L’amore, almeno per noi, è il motore di tutto, è il sentimento più forte ed intenso che possiamo provare, di conseguenza, quello che ci spinge a raggiungere il nostro obiettivo, ad arrivare alla meta prefissata, a muoverci. Era così per Dante, che spinto dall’amore per Beatrice, partì per un viaggio, al termine del quale ritrovò se stesso. E noi, che per amore ci spostiamo dal divano al PC per chattare con i nostri innamorati? Al massimo, se è un piccolo grande amore, allora ci può stare una passeggiata… Beh, uomini che come Dante, passano le pene dell’Inferno per noi, non esistono più. Perché dovremmo sforzarci più di tanto, quindi? Certo che, se trovassimo quell’amore che Dante trova in Beatrice, amore declinato in eros, philia e agape, allora saremmo disposte a fare di tutto. Questi tre stadi corrispondono alla componente erotica, all’amicizia e all’amore-dono, e non sono in contraddizione tra loro, ma convivono armonicamente… Un’utopia? Insomma, più che una tesina sul movimento, la nostra opera si è rivelata la descrizione di quell’amore perfetto, che tutte noi oggi sogniamo sperando che, comunque, possa avere un riscontro anche nella realtà. Se poi lo trovassimo, questo amore perfetto, speriamo di saperlo riconoscere, e non prendere esempio da Beatrice, che a forza di fare la preziosa si è fatta sfuggire l’amore vero. Soprattutto perché noi non avremmo l’opportunità di incontrare ancora l’innamorato in Paradiso… Giulia Bulegato, Matilde De Luca, Flaminia Brigandì, Valeria Chiani, Gaia Tarani II IF
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Che cosa è accaduto quando a noi, studenti di II liceo, è stato proposto di partecipare ad un concorso che ci avrebbe posto a stretto contatto con l’immortale opera di Dante Alighieri? Espressioni dubbiose si sono improvvisamente dipinte sui nostri volti mentre nelle nostre teste martellava continuamente la stessa domanda: Saremo in grado di affrontare tale sfida? Infine, però, a prevalere è stata la volontà di metterci in gioco, la passione per un testo che, pur appartenendo ad un’epoca così lontana, è ancora profondamente attuale tanto da suscitare in noi spunti di riflessioni e discussioni. Niente è stato infatti più interessante che analizzare le analogie tra il periglioso cammino del Dante agens e i problemi che si trovano ad affrontare gli adolescenti di oggi, fare il confronto tra le sue guide (Virgilio e Beatrice) e le nostre guide (genitori, insegnanti, amici). L’impegno che ci siamo proposti di portare a termine non è stato di certo semplice: cinque adolescenti hanno messo a dura prova le loro capacità leggendo con occhio critico i passi più rilevanti della Commedia. Ci sono stati momenti difficili, incomprensioni e difficoltà. Momenti di smarrimento e disorientamento tali da farci quasi sprofondare negli abissi infernali della selva. Ma, grazie al conforto reciproco, dettato da una profonda amicizia, consolidata dalle lunghe giornate passate insieme e al costante sostegno fornito dalle nostre professoresse, siamo riusciti a rivedere le stelle. Irene Cesarini, Guido Giovannetti, Mariangela Parca, Martina Riso, Monica Rossi II IF
o nel male, ti mettono in discu modo critico le tue certezze. Qu muro naturale di sospetto che ta per lavorare insieme ad un impegnativo, la soddisfazione è E’ quello che abbiamo provato n di due classi seconde liceo (sezio a tempo pieno tra tesine, un racc La scelta di aderire alla proposta - lavori di ricerca/scrittura partecipazione al Convegno di F nella Divina Commedia - è sta un’esigenza sempre più sentita: n lezioni frontali asettiche ed impe e studiosi ma non sempre capa quanto letto o ascoltato.
Serve un canto, una poesia Questo titolo condensa il significato dell’esperienza che abbiamo vissuto aderendo al progetto dell’VIII edizione dei Colloqui Fiorentini, che quest’anno propone come tema il movimento nella Divina Commedia. Abbiamo interpretato il movimento come trasformazione del rapporto tra Dante e Virgilio, e lo abbiamo paragonato al rapporto che intercorre tra docente e discente, riferito soprattutto alla nostra esperienza di studenti. Esattamente come i personaggi del nostro racconto, che alla fine di un percorso hanno compreso e condiviso il senso e il messaggio dei versi del loro professore, allo stesso modo noi siamo riusciti, attraverso questa iniziativa, ad approfondire il rapporto con i nostri docenti. La storia dei nostri personaggi immaginari, e di come fossero riusciti a trovare un punto di contatto con il loro insegnante, inizialmente era soltanto un ideale lontano. Poi però, proprio mentre scrivevamo e ideavamo il rapporto tra i nostri protagonisti ed il loro maestro, abbiamo visto inaspettatamente e sorprendentemente crescere il legame con i nostri docenti, rapporto tangibile e concreto, che tutt’ora stiamo vivendo. Abbiamo scoperto in loro delle guide e dei punti di riferimento, non soltanto per quanto concerne la nostra formazione a livello prettamente scolastico, ma soprattutto a livello umano. Quindi serve un canto, una poesia… Avevamo solamente bisogno di trovare un linguaggio comune per comunicare. ValeriaFiori, Deborah Gallinella, Matteo Mammoli, Maria Novelli, Anastasia Quadraccia II IT
Li volevamo, invece, pronti al di al di là dei ruoli schematicament ed infine, finalmente, appassio solo il voto… E’ iniziato un viaggio fatto di riu gruppi, discussioni appassionate infinite degli elaborati. Ci siamo scoperto che si può studiare e sta Sentiamo che tutto questo non p Siamo appena arrivati alla prima lavoro della II IF e del gruppo de racconto) sono finalmente concl Poi ci aspetterà la partecipazion di fronte ad un pubblico di circa m universitari. Ma questa è un’altra Annarita Bregliozzi Ma
9 -Dante “Allor si mosse…”
CLASSICO RISPONDE
Come le pecorelle…
del movimento nella Divina Commedia
è sempre stimolante: nel bene ussione, ti fanno riesaminare in uando poi si riesce a superare il lvolta divide studenti da docenti progetto coinvolgente quanto tangibile da entrambe le parti. noi tre docenti e ventotto alunni oni IF e IT) coinvolti in un lavoro conto ed infiniti contrattempi. dell’associazione Diesse Firenze creativa con piccoli gruppi, Firenze sul tema del movimento ata la naturale conseguenza di non ridurre il lavoro scolastico a ersonali di fronte ad alunni attenti aci di riflettere criticamente su
ialogo con noi e con i compagni, te fissati dall’abitudine scolastica onati a qualcosa che non fosse
unioni interminabili con i piccoli e, letture impegnative, revisioni o accorte che molti di loro hanno are a scuola in modo diverso. può andare perduto. a tappa: le tesine dei 5 gruppi di ella II IT ( che ha scritto anche un luse. ne al Convegno, con la relazione mille studenti e di illustri docenti a storia. arisa d’Ulizia Giovanna Scuderi
Il viaggio interiore alla ricerca della luce Il viaggio di chi? Ma di Dante Alighieri, ovviamente. Sì, perché, affrontando lo studio della Divina Commedia, ci siamo resi conto che quello che intraprende il poeta fiorentino non è altro che un viaggio alla ricerca della luce. Non di una luce qualsiasi: la luce intesa come ragione ed intelletto, la luce come la vera sapienza, ovvero la fede e Dio. Questa avventura alla conquista della conoscenza ci ha ricordato la vicenda di qualcun altro: ci riferiamo alla faticosa ascesa dello schiavo platonico nel mito della caverna, come narrato dal filosofo nella sua opera La Repubblica. Stesso obiettivo, simili dinamiche: questo ci ha dato lo spunto per realizzare la nostra tesina, pur consapevoli che il parallelismo tra le due vicende non era perfetto e che sarebbe stato tutt’altro che semplice. E allora perché tentare? Già, perché? Non neghiamo che la quantità di tempo libero sia drasticamente calata da quando abbiamo cominciato, in contrasto col netto aumento di impegni, o che le insicurezze, alla prospettiva di imbarcarsi in qualcosa che aveva tutta l’aria di rivelarsi più grande di noi, fossero poca cosa. Eppure, abbiamo deciso di metterci in viaggio col poeta, all’inizio recalcitranti, poi sempre più tesi verso l’obiettivo finale, vivendo momenti di puro entusiasmo come di pessimismo più nero, passando attraverso l’urgenza delle scadenze da rispettare, i dibattiti su cosa inserire nel lavoro e cosa no, le interminabili ore spese sui libri. Esperienze simili, insomma, a quelle di un adulto impegnato nella propria carriera lavorativa. E ce l’abbiamo fatta. Nonostante tutte le nostre insicurezze, ci siamo messi in gioco e abbiamo raggiunto la meta. Non è stato semplice, ma la soddisfazione di portare a termine un lavoro frutto di notevole sforzo ci ha spinto sempre avanti; e, dopotutto, tanto maggiore è la fatica per raggiungere un obiettivo, quanto più grande è il premio finale. Martina Costantini, Yuri Coletti, Silvia Pauselli, Lucrezia Pei II IF
Un nuovo Dante Dante è, e viene sempre considerato, il “sommo poeta”. Lo scriviamo tra virgolette perché per noi, prima di iniziare il lavoro sulla tesina per il concorso, Dante era soltanto un poeta; un grande poeta, certo, autore di uno dei maggiori capolavori della letteratura italiana (se non mondiale), ma la nostra conoscenza in proposito si era sempre limitata alla Divina Commedia, al poema e all’autore studiati sui banchi di scuola. Quando abbiamo intrapreso il percorso che poi ci ha portati alla stesura della tesina, ci siamo trovati obbligati a confrontarci con Dante in un’ottica del tutto diversa da quella cui eravamo abituati e con cui ci rivolgevamo al poeta e alla sua opera; Dante si è trasformato in una fonte inesauribile di riferimenti e nuovi spunti per l’attualità, e per il nostro lavoro. Finalmente siamo riusciti a comprendere davvero perché Dante è il “sommo poeta”: nella sua opera si riescono a cogliere infiniti aspetti diversi e chiavi di lettura numerosissime. In più, attraverso il nostro lavoro sul rapporto tra Dante e l’Islam, abbiamo messo in luce nuovi aspetti che non avremmo mai pensato di prendere in considerazione in relazione alla Divina Commedia: in effetti, è stata una vera e propria miniera di informazioni e idee, oltre che una base critica notevole, addirittura per aiutarci a esprimere le nostre posizioni sulla realtà e la società di oggi, seppure a più di settecento anni di distanza. Possiamo dire di aver scoperto un nuovo Dante, al di là di quello scolastico e più squisitamente letterario. Bernardo La Guardia, Francesca Pallotta, Alessandra Fioretti, Isabella Giraldi II IF
Find your way, the sheep way Essere una pecora non è sempre stato negativo. A meno che non si viva in Nuova Zelanda, sia chiaro. Anzi, nel Medioevo, era quasi un onore esser considerato parte integrante di una comunità come può esser ad esempio quella delle anime nel Purgatorio dantesco. Per il concorso a cui abbiamo partecipato, ci è stata richiesta la stesura di una tesina che trattasse il movimento nelle opere di Dante. Inutile sottolineare il panico che ci ha attanagliati per i primi giorni. Anche per i secondi, a dire il vero. Ma l’importante è non perdersi d’animo e mantenere la calma; è quel che abbiamo fatto, e, in uno sprazzo di modestia, dobbiamo ammettere ci è venuto anche discretamente bene, contro tutte le aspettative. Il problema è stato trovare un punto di partenza: la famigerata sindrome della pagina bianca. Per fortuna, il nostro oramai caro amico Dante ci è venuto in soccorso, proprio sulla strada dell’ascesa al monte del Purgatorio. Insomma, passavamo per caso e ci è venuto addosso un gregge di pecore. Invece di riempire il CID, abbiamo colto l’attimo e tirato fuori la DC (che non è un ex partito, ma la Divina Commedia), dove abbiamo scoperto che per Dante il gregge equivaleva alla comunità di anime che, come pellegrini, si muovevano verso la Salvezza. Eureka! Una volta trovata la tesi, il resto è venuto fuori in un lampo (oddio, uno solo no, magari in una tempesta elettromagnetica). Perché non considerare quello delle anime, e soprattutto quello di Dante, un vero e proprio pellegrinaggio verso l’ultimo dei Cieli? Attraverso una serie di sillogismi degni del migliore Aristotele, siamo giunti alla conclusione che questa comunità poteva essere contrapposta alla massa odierna, poiché in questa l’individuo non viene valorizzato, ma sminuito e privato delle sue particolarità. Nell’attesa di riscuotere tutti i premi disponibili e non, speriamo che la nostra idea venga apprezzata anche (almeno) dai lettori de La Pagina. Enrica Aleandri, Giada Antonini, Caterina Frezza, Diletta Mercuri, Alessandro Rossi II IF
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COLLABORAZIONI SPECIALI Stefania Parisi Istess, Giampiero Raspetti La Pagina, Simona Angeletti e Cinzia Grifoni Zoom, Giuseppe Gentili Radio TNA, Roberto Pucci Terrazza Elettra, Ivano Mari Tele Galileo, don Carlo Santuario di San Francesco d’Assisi di Terni, don Mario Basilica di San Valentino di Terni, Croce Rossa Italiana Comitato Provinciale di Terni, Fausto Dominici, Brunero Brunelli e Daniele Di Lorenzi Liceo Classico G.C. Tacito, Alessio Valeri Istituto d’Arte, Adriano Bernardini, Riccardo Cordeschi, Vincenzo Policreti, Giuseppe Gatti, Gerardo Lombardo, Carmen Mercuri, Paolo Macedonio, Alessandro Minestrini, Simone Monotti, Luisa Borini, Roberto La Gatta, C.G.S. Cornelio Tacito, Compagnia AltroMestiere, Sara S. Ringraziamenti speciali: a tutti gli sponsor e ai gestori dei locali che hanno creduto nel nostro progetto, senza i quali niente sarebbe stato realizzabile; a tutti gli artisti e non artisti, donne e uomini, che hanno messo in gioco tutto l’amore possibile per questa città e per la sua gente. Ore 11 Cenacolo SMarco Ore 15 Cenacolo SMarco Ore 17,30 Cenacolo SMarco Ore 18,30 Vie del centro Ore 21 Rendez-vous
Il desiderio tra personale e impersonale. Seminario filosofico a cura di Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola dell’Università di Teramo. A cura del Campus Universitario Il Cenacolo in collaborazione con StraValentino. Corti d’autore. Proiezioni di film brevi, tra cui quelli di Michele Carrillo, Claudio Cupellini, Sergio Basso, Francesco Lagi. Presentano Matteo Ceccarelli e Alessandro Minestrini. Servizio Serenata. Un Trio munito di chitarra, carretta e fantasia al vostro servizio per tutti i problemi di cuore. Anche su prenotazione al +39 345 45 92 692. Stefano Riva Live. La splendida voce di uno dei cantanti più apprezzati a Roma interviene eccezionalmente a StraValentino. Da Frank Sinatra a Michael Bublè. Al pianoforte la giovanissima e talentuosa Ilaria Macedonio. Anime salve. Concerto in memoria di Fabrizio De Andrè a dieci anni dalla morte. Voce e chitarra Mario Mancini, voce Giuditta Puccinelli, contrabbasso Leo Visco, chitarra Mauro Percuoti, tastiere Luca Venturi. Eldar in concerto. Poliedric rock. Voce e batteria Emanuele Cordeschi, voce e basso Riccardo Cordeschi, chitarra Lorenzo D’Amario, batteria Tommaso Sensidoni, tastiera Lorenzo Carità Morelli.
Ore 16 Piazza dell’Olmo (Zoom) Ore 17,30 Cenacolo Marco Ore 18,30 Vie del centro Ore 19 Mind the gap Ore 21 Cenacolo SMarco
Block Party. Hip hop e breakdance in piazza con la partecipazione degli Urban Force, vincitori del concorso Hip hop revolution e che rappresenteranno l’Italia alla Finale Mondiale di breakdance a Miami. Concerto del Duo Amadè. Viaggio tra musica, immagini e parole. Pianoforte a quattro mani: Hilary Bassi, Emanuele Grigioni. Servizio Serenata. Un trio munito di chitarra, carretta e fantasia al vostro servizio per tutti i problemi di cuore. Anche su prenotazione al +39 345 45 92 692. Esseri senzienti. Recital. L’amore e le sue tante facce in pensieri, poesie, aforismi e un tocco di musica. Con Carmen Mercuri, Massimiliano Pioli, Daniele Giacchetta, Mario Mancini. Quartetto “delle dissonanze” k465. Quartetto dell’Orchestra Sinfonica di Terni suona Mozart. Violini Matteo Ceccarelli, Gustavo Gasperini, Viola Marco Onofri, Violoncello Gianluca Pirisi.
Domenica 15
Sabato 14
Ore 22,30 Cityplex
Concerto per pianoforte. Le note di Bach, Schumann, Chopin, Debussy e Musorgskij sotto le dita di due ragazze prodigio del Liceo Classico G.C. Tacito: Ilaria Macedonio e Yumi Palleschi. Morire per amore. Mise en espace incentrata sugli scritti di grandi figure di Sante. Ideata e interpretata da Marzia Ubaldi, attrice, doppiatrice e insegnante di recitazione all’Accademia Mumos con Gastone Moschin. Incontro con Alessandro D’Alatri. Premio “Cielo e Terra 2008” alla carriera. Presentano Arnaldo Casali e Riccardo Leonelli, introducendo uno dei più importanti registi italiani del momento, che ha diretto film come Senza pelle, I giardini dell’Eden, Casomai, La febbre, Commediasexi e celebri spot pubblicitari degli anni ’80 tra cui Sip (con Massimo Lopez), Paraflu e Kodak. Organizzato dal Progetto Cielo e Terra. Casomai. Film con Fabio Volo, Stefania Rocca, Gennaro Nunziante. Regia di Alessandro D’Alatri.
Ore 16 Chiesa di SFrancesco Ore 17,30 Cenacolo SMarco Ore 19 Cenacolo SMarco
Ore 21 Auditorium don Bosco
Variazioni su Elettra. Il mito greco ripercorso attraverso i magnifici versi di Hoffmanstall e Alfieri, che si fondono in una sorta di Opera Rock con musiche travolgenti. Con Silvia Imperi, Daniele Aureli, Costanza Farroni, Giordano Torreggiani, Maria Chiara Tofone, musiche originali Eldar, regia Riccardo Leonelli. La Rosa di Gerico. Compagnia La Luna Errante. La protagonista di questo spettacolo ha il nome di un fiore e la sete di una pianta arida: sete di amore. Il suo sbocciare e chiudersi al sole si susseguono in circolo, per non morire mai. Con Elena Marrone, Giovanni Giacomini, Andrea Santoloci, Valentina Santoloci, Marco Agulli. Regia Cecilia Candelori e Elena Marrone. Ore 17,30 Cen SMarco Ore 18,30 Auditorium don Bosco
Ore 17,30 Cenacolo SMarco Ore 18,30 Vie del centro Ore 19 Caffè Bugatti Ore 21 Auditorium don Bosco Ore 22,30 Mind the gap
INFO
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Mercoledì 18
Ore 22,30 People
Martedì 17
Ore 16 Scalinata Liceo Tacito
Ore 11 Scienze della Formazione - Aula 6
Fotografia del tempo di Rufus e Omaggio a SValentino di Rita Pietralunga Atelier Orange. Inaugurazione Mostre. Valentino chi? Puntata di Adesso in onda dedicata alla figura di SValentino, su Radio TNA e radioadesso.it. Conduce Arnaldo Casali. Gesù storico. Incontro condotto da P.J.M. Morilla Delgado dell’Università Gregoriana di Roma. A cura del Campus universitario Il Cenacolo in collaborazione con StraValentino. Servizio Serenata. Un Trio munito di chitarra, carretta e fantasia al vostro servizio per tutti i problemi di cuore. Anche su prenotazione al +39 345 45 92 692. Inaugurazione StraValentino L’AltroFestival. Presenti gli organizzatori e gli artisti. A seguire concerto degli Eldar.
Lunedì 16
COMITATO Gloria Cicogna Riccardo Leonelli Gian Paolo Tei Susanna Vianello DIREZIONE Riccardo Leonelli Arnaldo Casali Emanuele Cordeschi Gloria Cicogna Costanza Farroni Stefano de Majo Riccardo Cordeschi SEZIONE MUSICA Emanuele Cordeschi SEZIONE TEATRO Riccardo Leonelli SEZIONE DANZA Bianca Maria Diamanti SEZIONE VIDEO Matteo Ceccarelli SEZIONE MOSTRE Romina Coppo SEZIONE GRAFICA Danilo Momoli UFFICIO STAMPA Associazione Adesso
Ore 15 Videocentro Ore 17,30 Cenacolo SMarco Ore 18,30 Vie del centro Ore 19 Placebo Ore 21 Auditorium don Bosco Ore 22,30 Bardamù
Venerdì 13
L’ALTROFESTIVAL
Giovedì 12
Grazie
Confini. Video a cura degli alunni dell’Istituto d’Arte di Terni. Coordinamento di Alessio Valeri. La città incontra i candidati alle elezioni amministrative - Dagli Eventi Valentiniani alle politiche culturali a Terni.Interverranno:Antonio Baldassarre, Eros Brega, Federico Di Bartolo, Leopoldo Di Girolamo, Enrico Melasecche, Leo Venturi, Massimo Valigi. Moderatrice Michela Trevisan. Live Acoustic. Musica dal vivo e frammenti di poesia.
Perdere la testa per amore. Presentazione della sceneggiatura su SValentino, scritta da Paolo Baiocco. Intervengono Maurizio Leonardi, autore delle musiche del film, Riccardo Ciaramellari pianoforte, Gabriele Anastasi batteria, David Pieralisi chitarra, Giovanni Cricchirillo basso, Stefano Pettirossi tastiere, Barbara Sabatini coro e violino, Serena Pasqualini soprano. Pellicole d’oro. Proiezione dei film vincitori del Film Festival Popoli e Religioni 2008, per la sezione documentari Sotto il cielo di Ahmedabad di F. Lignola e S. Rebechi, per il lungometraggio Corazones de mujeres di D. Sordella e P. Benedetti. Ospite d’onore Mario Dal Bello, critico cinematografico. Servizio Serenata. Un trio munito di chitarra, carretta e fantasia al vostro servizio per tutti i problemi di cuore. Anche su prenotazione al +39 345 45 92 692. Odette toulemonde. Lezioni di felicità di Eric-Emmanuel Schmitt. Il tema è la felicità, un racconto, una donna, una storia d’amore. Un’incantevole favola contemporanea, lieve, profonda, divertente. Voci narranti Silvia Venturi, Alice Visconti. Malaccompagnato da strumenti inconsistenti. Serata Mix. Prima parte: Studio su Romeo e Giulietta ideato e diretto da Massimiliano Burini. Anteprima nazionale di 20 minuti con Silvia Imperi, Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli. Seconda parte: Ombre di verticalità sull’orizzonte coreografato e diretto da Carmen Tarsi. Ballerini Miriam Ahmed, Adrian Borse, Emanuela Cassetti, Elena Montesi, Francesca Passini (allievi del corso di danza contemporanea tenuto da Carmen Tarsi), Elisa Carli (Tonic Dance Academy). Musiche: G. F. Haendel, A. Vivaldi, poesie di G. Lorca. Assolo per chitarra. Un ampio repertorio dai classici del jazz alla musica pop. Tra i vari artisti Miles Davis, Bill Evans, Eric Satie, U2, Eric Clapton. Esegue Lorenzo D’Amario.
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Facebook: Gruppi STRAVALENTINO e ?LAVORO?
Cell 345 459 2 692
STRAVALENTINO
L’AltroFestival
Ore 16 Piazza dell’Olmo Ore 18,30 Vie del centro Ore 21 Auditorium don Bosco Ore 22 Bardamù
Ore 17 Auditorium don Bosco Ore 21 Cenacolo SMarco
Giovedì 19
Desiderare: perché e cosa? Seminario filosofico giovani a cura di Bernardo De Angelis dell’Istituto Assunzione di Roma. A cura del Campus universitario Il Cenacolo in collaborazione con StraValentino. Baci rubati. Film di François Truffaut. Presentano gli stagisti di Scienze della Formazione. Aria da camera e romanzo da salotto. Rossini e altri compositori dell’‘800 e del primo ‘900 accompagnati da letture di èlite. Soprano Rita Tomassoni, tenore Francesco Giordanelli, pianoforte Eleonora Conti, attori Stefano de Majo, Elisa Gabrielli, narratore Vincenzo Policreti. L’amore in punta di corde.Aperitivo farcito di buona musica che spazia da Luys Milan a Manuel Ponce. Esegue Gabriele Nardini accompagnato dalle poesie di Virginia Coco lette da Maria Chiara Tofone. Dante in love. Dalle rime alla Commedia. Un percorso poetico-musicale che parte dall’amore cortese per approdare all’amore cristiano. Musiche che spaziano da Bizet ai Beatles. Nella splendida cornice della Basilica di SValentino. Interpreti Fausto Dominici e Riccardo Leonelli. Irene Jalenti Acoustic Duo. A jazzy, soul e blues wiew of love and life. Voce e chitarra acustica Irene Jalenti, chitarra acustica Maurizio Chiani.
Sabato 21
Ore 15 Videocentro Ore 17,30 Cenacolo SMarco Ore 18,30 Circolo il Drago Ore 19 Peperosso Ore 21 Basilica di SValentino Ore 22 Bardamù
Frammenti di vita. Presentazione del libro di Giancarla Bozzo. Interverranno Stefania Parisi, Angelo Vescovi e Fausto Dominici. Spettacolo di Carnevale. Clowneria, sketches, giocoleria per piccoli e famiglie. Con Elena Cascelli, Stefano de Majo, Costanza Farroni. Discoring live concert. Musica disco all’aperto. Voce Silvia Luchetti, tastiere Stefano Pettirossi, chitarra Lorenzo Falchi, chitarra Leonardo Canuzzi, basso Silvio Paolucci. Non è affatto un istante… Voci, interpreti ed emozioni. Voci per interpretare, interpreti per emozionare, emozioni che prendono voce. Gruppo teatrale 2b or not.
Domenica 22
Ore 16 Cenacolo SMarco Ore 17 Auditorium don Bosco Ore 18 Rendez-vous Ore 21 Atelier Orange
Venerdì 20
Secondo una delle leggende più famose, San Valentino unì in matrimonio una giovane cristiana ed un centurione romano, divisi da fedi diverse, ma legati da un profondo amore. StraValentino nasce per unire arti come il teatro, la musica, la danza, la pittura, la fotografia in un grande progetto per la città. I promotori de L’AltroFestival hanno stabilito che tutte le persone coinvolte nel progetto non riceveranno alcun compenso economico per il lavoro che svolgeranno. È giusto per un artista esibirsi gratuitamente? Siamo tutti convinti di no, eppure pensiamo che San Valentino, avendo ben chiara la frase evangelica gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente donate, avrebbe compreso alla perfezione e sostenuto le nostre ragioni. Coerentemente con questo stimolo, ma senza chiusure dottrinali, L’AltroFestival unisce artisti che mettono a disposizione appunto, gratuitamente, la propria professionalità. L’arte per l’arte. Riteniamo che sia opportuno agire in un’ottica di pluralismo, investendo in piccoli e numerosi eventi di qualità, in grado di dare spazio alle forze artistiche del territorio e, soprattutto, privi di intellettualismi, ma pensati per la gente. Infine, abbiamo deciso che ad ogni performance de L’AltroFestival sarà presente un contenitore della Caritas diocesana per le offerte volontarie da parte del pubblico. Gli artisti offrono le donazioni dei cittadini a chi ha bisogno. Crediamo che questo sia un forte segno d’amore in perfetta sintonia con lo spirito del santo patrono di Terni. RL
Il Giardino di Valentino. Danza e Rima. Balli di seduzione animeranno piazza dell’Olmo. Danzatrici Serena e Zaìra, narratore Alban. Servizio Serenata Special. Un trio munito di chitarra, carretta e fantasia al vostro servizio per tutti i problemi di cuore. Con la partecipazione straordinaria di Romeo e Giulietta: Simone Monotti e Luisa Borini. Gl’innamorati ’50. Da Carlo Goldoni. Un testo del ‘700 catapultato negli anni ’50 del secolo scorso fra giacche di pelle, gonne a pois e musiche rock. Con Vincenzo Policreti, Luisa Borini, Riccardo Leonelli, Costanza Farroni, Stefano de Majo, Diana Ursini, Amedeo Carlo Capitanelli, Silvia Imperi, Arnaldo Casali, Alban Guillon. Musiche originali Eldar. Regia Riccardo Leonelli. Rumori fuori scena. Musica sperimentale, powerpop. Chitarra Lorenzo Bernardini, chitarra Simone Santamaria, basso Giacomo Agnifili, pianoforte e tastiere Marco Belardinelli, batteria Matteo Pacetti. Gl’innamorati ’50. Da Carlo Goldoni. Un testo del ‘700 catapultato negli anni ’50 del secolo scorso fra giacche di pelle, gonne a pois e musiche rock. Con Vincenzo Policreti, Elena Cascelli, Riccardo Leonelli, Costanza Farroni, Stefano de Majo, Diana Ursini, Amedeo Carlo Capitanelli, Silvia Imperi, Arnaldo Casali, Alban Guillon. Musiche originali Eldar. Regia Riccardo Leonelli. Serata di chiusura. Proiezione backstage realizzato da Andrea Sbarretti, ospiti, auspici per il prossimo anno. Brindisi finale con tutto lo staff di StraValentino.
L’amore in un clic - Mostra fotografica Le foto in digitale, valide anche se sottoposte a fotoritocco o fotomontaggio, saranno inviate insieme al nome dell’autore all’indirizzo: amoreinunclic@libero.it. Le foto possono essere spedite dal 1° al 20 febbraio e dal 12 febbraio saranno rese visibili su Facebook, all’interno del gruppo ?LAVORO? Si può partecipare con un massimo di 5 foto a persona.
L’amore in un clic - Concorso fotografico
La partecipazione è gratuita. E’ sufficiente inviare le foto per essere automaticamente iscritti al concorso. 1° PREMIO - Fotocamera digitale. ALTRI PREMI - Iscrizione onoraria alle manifestazioni di StraValentino 2010. La Giuria è formata da tutti gli iscritti al gruppo ?LAVORO? di Facebook, i quali potranno esprimere max 5 preferenze a testa (diverse l’una dall’altra).
Fondazione
Cassa di Risparmio di Terni e Narni
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Franco Molè Il figlio di Terni che ha rivoluzionato il teatro La Provincia di Terni per la cultura
La Provincia di Terni per la cultura
BRUGH - Sei proprio deciso ad andare? NORDIA - Certo. Non so stare chiuso. BRUGH - Potevi aspettare come faccio io. NORDIA - Non è così che si lotta. Così si muore. Sono alcune battute di Concerto grosso per Brugh, scritto e portato in scena nel 1966 da Franco Molè, scrittore, regista, attore, impresario, figlio di questa città che ha molto amato. Franco non c’è più, da due anni, se l’è portato via un tumore il 18 dicembre del 2007 all’età di 68 anni. Anche lui chiuso non ci sapeva stare, lui che sosteneva che bisogna fare, che il teatro è una necessità ed era sempre indaffarato a scrivere, a ideare, a progettare, a tenere laboratori per i giovani che nel teatro credono, senza voler assurgere al ruolo di maestro e, proprio per questo, essendolo più degli altri attraverso il suo esempio discreto, i suoi incoraggiamenti, il suo spronare a non arrendersi mai. Franco era nato a Cesi nel 1939 e si era ribellato a una strada segnata che lo voleva avviato alla carriera giuridica per tradizione familiare. Al liceo aveva incontrato il teatro e ne era rimasto così affascinato da far prendere una svolta inaspettata alla sua vita, tanto da legarsi al mestiere dello spettacolo per il resto della sua esistenza. A 25 anni si cimenta per la prima volta in una prova di drammaturgia ispirata al personaggio di Evaristo Galois, genio della matematica morto appena ventenne nel 1832 dopo il fallimento della seconda rivoluzione francese (quella borghese di Re Luigi Filippo del 1830), che aveva legato il suo nome a quello della teoria dei Gruppi Galois, largamente fraintesa e male accolta dagli scienziati del tempo, così come erano fraintese e male accolte le teorie dello stesso intorno al potere politico e alla società. Ruggero Jacobbi rimane folgorato dal testo e decide di metterlo in scena all’Eliseo: Evaristo diviene così il manifesto di quella che sarà la vita e l’attività teatrale di Franco Molè, personaggio fuori dagli schemi che, con poca lungimiranza, non trova posto nel panorama intellettuale di Terni ma, si sa, nemo profeta in patria!... In compenso a Roma, nel clima culturale fervido di nuove esperienze di fine anni Sessanta Franco Molè trova posto per concretizzare uno spazio tutto suo: il teatro Ringhiera, nella Trastevere romana e realizza quella figura nuova di uomo di teatro teorizzata da Artaud il cui engagement ha dimensioni e contenuti nuovi rispetto al teatro di tradizione borghese. Sono gli anni in cui l’underground romano muove i primi passi e sta per cominciare la favolosa stagione dell’avanguardia da cui scaturiranno novità e talenti che ora fanno parte della realtà teatrale italiana. Molè è dentro il teatro e contemporaneamente fuori, tende a far esplodere il mezzo di cui si serve, a negare la figura del teatrante come specialista e a rivendicare la propria autonomia culturale. Sonda ogni funzione che la scrittura drammaturgica possa esprimere e si spinge dalla ricerca sperimentale all’adattamento di famosi romanzi in chiave del tutto originale, passando per il teatro impegnato, di suggestione e d’immagine. Si fa quindi promotore di nuove forme di democrazia diretta intorno allo spettacolo e nello spettacolo che si concretizzano in azioni fuori dal teatro, in una gestione cooperativa dello spettacolo e in una precisa scelta stilistica e imposta le sue regie secondo canoni cari alla tradizione cinematografica immettendoli nella dimensione teatrale; avvalendosi di un sapiente uso del light designer si creano situazioni di stacco, campo/controcampo, sequenza che immergono lo spettatore in una fittizia atmosfera filmica. Nel momento in cui fonda la Ringhiera egli ha in mente di creare un organismo permanente aperto ai contributi esterni, ma allo stesso tempo autonomo per coesione interna, capace di gestire l’evento spettacolo in ogni sua dimensione e direzione. Uno spazio teatrale, più che uno spazio scenico, che ha una dinamica artigianale più che industriale, che è anche stanza da lavoro e dove scena e platea sono volutamente di piccole dimensioni perché il rapporto col pubblico diventi un rapporto di sensi. Di lui Giovanni Mosca scriverà: E’ un autore di prim’ordine. Se il pubblico non si lascerà conquistare la colpa sarà tutta sua. Il suo teatro è vero. Ma è un teatro nudo, privo di quel minimo di lenocinio necessario per attirare. Di Molè si può dire che è sdegnoso del successo. L’applauso non lo interessa. Preferisce l’attenzione. E all’attenzione degli spettatori Franco porterà i personaggi di Beatrice Cenci e la sua famiglia sciagurata, del Caligola di Camus, di Oreste Scalzone, di Caravaggio, di Toulouse-Lautrec, del Supermaschio di Jarry, di Madame Bovary… impossibile elencarli tutti! Trent’anni di rivoluzione culturale che sovvertono il teatro di tradizione e lo reinventano scrivendo alcune delle pagine più nuove dello scenario italiano. L’ultima volta che lo vidi in scena era al Teatro Argentina di Roma in Come tu mi vuoi di Pirandello al fianco di Claudia Cardinale e diretto da Pasquale Squitieri che proprio alla Ringhiera aveva mosso i suoi primi passi nello spettacolo. Era un attore straordinario. Con lui e sua moglie, Martine Brochard, abbiamo passato momenti indimenticabili. Era l’incarnazione della cultura, dell’eleganza e della dolcezza. Lo terrò sempre vivo nel mio cuore con il suo sorriso incancellabile e la sua estrema energia. Così lo ha ricordato la Cardinale in una serata in suo onore che si è svolta a Terni la scorsa primavera e che ha visto la sede di Palazzo Gazzoli gremita di suoi amici di tutte le età. BRUGH - … Infine un mare di luce diede il via agli applausi lunghi, interminabili, vigorosi, esaltanti, eterni... NORDIA - Quanto eterni? BRUGH - Durano ancora.
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Carmen Mercuri
A L E S S A N D R A
&
S I L V I A
BUBBLES & BOXES ALESSANDRA PIERELLI
Una bolla di sapone Forme che cambiano, si librano nell’aria, colori che mostrano volti cangianti, molecole di gas che si animano, prendono forma. E’ il ciclo della vita, e nello stesso tempo la realtà sensibile rappresentata da figure geometriche, da dimensioni e spazi. Un soffio vitale che si trasforma in un suono, un’immagine, forse un ricordo, sicuramente un momento del nostro vissuto, un sospiro. Così è. O almeno sembra. Di rivivere, di vivere in modo migliore di quello che abbiamo provato, è il desiderio del bello che poteva essere e che certamente, almeno per una frazione di secondo, davanti a noi, ai nostri occhi, si avvererà. Ci specchieremo in questa dimensione tanto desiderata. I nostri sensi si scioglieranno in un mondo perfetto, tra sfere cubi piramidi ellissi linee punti… Dove la purezza della geometria viene superata dallo slancio della fantasia, da un desiderio incontenibile, dalla voglia di andare oltre. Una semplice bolla di sapone. Alessandra Pierelli e Silvia Ranchicchio ci guidano in un nuovo percorso di interpretazione della realtà in cui viviamo, il mondo esteriore e il proprio io. Dopo Le stanze di Eco, mostra allestita in occasione del Todi Festival dello scorso settembre, le giovani artiste utilizzano sfere e parallelepipedi come mezzi di trasporto per accompagnare i visitatori di Bubbles and Boxes lungo un nuovo itinerario. Scatole, contenitori, vasi di Pandora che chiedevano solo di essere aperti. Gli specchi riflettono tutto quello che per troppo tempo abbiamo lasciato chiuso dentro di noi.
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Nasce ad Ancona. Ha frequentato l’Accademia di Brera con indirizzo pittura. Successivamente partecipa ad un corso di decorazione e trompe d’oeil presso l’Accademia del Superfluo di Roma. Dal 1996 al 1998 frequenta il corso dell’International Art School di Montecastello di Vibio diretta dal maestro Nicholas Carone. Nel 1999 apre uno studio di pittura e decorazione di interni a Todi (PG), dove tuttora vive e lavora. Dal 2002 al 2005 lavora con il noto artista Alvin Held. Nel giugno 2004 collabora, insieme a Giuliana Dorazio e Giorgio Bonomi, all’organizzazione della mostra All’ombra di Bramante sculture in un parco. Dal 2006 al 2008 partecipa e organizza numerose mostre collettive e personali di prestigio.
SILVIA RANCHICCHIO
Info: aleredmini@hotmail.com; sranchicchio@yahoo.it
Nasce a Todi. Ha frequentato l’Accademia di Perugia seguendo gli indirizzi di pittura e scultura. Viaggia a New York dove segue corsi di disegno dal vero, incausto e computer design. Nel 2006 il suo primo intervento ambientale in occasione della mostra Fuori misura, curata dall’artista Graziano Marini a Ficulle, dove costruisce una grande scatola con rottami metallici. Nel 2007 viene selezionata per partecipare a due workshop, uno con l’artista Nagasawa Hodiesky e l’altro con gli architetti croati Vinko Penezic e Rogina Kresimir. Quindi collabora come direttrice artistica in un’azienda specializzata nel campo dell’applicazione delle resine di arredamento ed artistiche. Negli ultimi tre anni ha partecipato a numerose mostre collettive e personali.
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Il primo e il secondo giorno puntavamo lo sguardo verso i nostro Paesi; il terzo e il quarto giorno cercavamo i nostri continenti. Il quinto giorno acquistammo la consapevolezza che la Terra è un tutto unico. Sultano Bin Salman al-Saud, Regno d'Arabia Saudita (Discovery 5, Giugno 1985)
Come ho avuto modo di precisare in passato, una parte della nostra attività di ricerca è imperniata sulle supernovae: ne abbiamo già scoperte due e stiamo alacremente lavorando per raggiungere il terzo obiettivo. Stefano Valentini ha trattato l’argomento in 5 puntate (l’ultima il mese scorso) in modo semplice, ma completo. Per chi ancora avesse dei dubbi, può chiarirseli con Le Nove e Supernove in vernacolo ternano di Paolo Casali, con la speranza che ....anghe le capocce più dure de le scorze de cerqua ce capiranno chiccosa! Non perdetevi assolutamente l’articolo sul meteorite caduto a Collescipoli nella pagina adiacente. Stefano ha trovato delle note storiche sull’accaduto, datato 1890: un ritrovamento importante che è stato sezionato e distribuito nei maggiori musei di tutto il mondo. Ed ora continuiamo con i nostri: Primi passi tra le stelle. In pratica, di passi ne abbiamo fatti più d’uno con le due puntate precedenti: ci siamo dotati di atlante stellare, rivista mensile di astronomia, torcia elettrica con luce rossa, abbigliamento adatto, bussola, lente d’ingrandimento e siamo arrivati in un luogo buio in montagna. Tenete presente che per l’osservazione del cielo, la conoscenza delle costellazioni è la base su cui costruire il tutto. E’ per questo scopo che Giovanna Cozzari, mese per mese fa degli sforzi indicibili per farvi conoscere le costellazioni più importanti, concentrando nel poco spazio a disposizione immagini di riferimento, cenni sulla mitologia, notizie su stelle ed oggetti importanti. Non è mia intenzione fare un lavoro doppio; solo per questa volta e per quelle persone che non hanno letto gli articoli precedenti, pubblico l’immagine soprastante, che mostra le sette stelle del carro dell’Orsa Maggiore (facilmente riconoscibili durante tutto l’anno) dalle quali partire, per ritrovare il Piccolo Carro e la Stella Polare che ci indica il polo Nord geografico. A partire dal prossimo mese, con l’aiuto dell’atlante stellare, diventeremo esperti conoscitori della volta celeste! Un consiglio: conservate ed archiviate La Pagina! Tonino Scacciafratte Presidente A.T.A.M.B. - tonisca@gmail.com
Una
costellazione
al mese
Prolungando verso il basso la linea che unisce le tre stelle della cintura di Orione, si arriva a Sirio, la stella più luminosa del cielo, il cuore della costellazione del Cane Maggiore (- 1,5 m, a 8,6 a.l.). Lo scintillio e il mutamento di colore non dipendono dalla stella, ma dalla scarsa altezza sull’orizzonte. Prolungando verso sinistra l’allineamento fra Bellatrix e Betelgeuse si arriva su Procione, la stella più luminosa del Cane Minore. Il nome Procione deriva dal greco prokion, che significa che precede il cane, poiché sorge prima di Sirio, la stella principale del Cane Maggiore. I due Cani, secondo la leggenda, accompagnavano Orione durante la caccia, sua attività preferita. Se prolunghiamo verso l’alto la linea che unisce Rigel a Betelgeuse si arriva alla costellazione dei Gemelli. Le due stelle più brillanti sono Castore, in alto, e Polluce, in basso, appunto i due Gemelli. Nella mitologia greca i gemelli erano i figli di Leda, moglie del re di Sparta, nati dallo stesso uovo ma uno da un padre mortale e l’altro da padre divino (Zeus). Castore aveva una natura mortale ed era un abile domatore di cavalli. Polluce era immortale e primeggiava nel pugilato. La loro vita fu ricca di avventure: in un feroce combattimento furono uccisi e Giove, appresa la notizia portò Polluce in cielo. Questi, non sopportando l’eterna separazione dal gemello mortale, chiese al padre di sostituire la morte del fratello con la sua, rinunciando così all’immortalità. Zeus commosso, concesse ai due gemelli la possibilità di vivere insieme, un giorno sull’Olimpo come creature immortali, e un giorno nell’Averno come esseri mortali. Le loro figure furono portate in cielo sotto forma di asterismi. Giovanna Cozzari
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L’osservatorio astronomico di S. Erasmo è aperto g r a t u i t a m e n t e per i cittadini l’ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 21,30.
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Le Nove e Supernove I l M e t e o r i t e d i C o l l e s c i p o l i Io, Zichicchiu e ‘n andru amicu semo annati su li Prati de Stroncone a ffa’ ‘na camminata pe’ sgranchicce le gamme e ossiggenacce ‘n bo’ li pormoni. L’aria era frizzantina, ma noi co’ lu muvimentu ch’emo fattu eravamo tutti accallati e cce semo fermati a ‘rpija’ fiatu vicinu a ‘n brancu de vacche che stevono a ppascola’. Appena sdrajatu ho fattu… Ciò li fettoni che mme vanno a ffocu… mesà che sso’ le scarpe che sso’ nnòve… e l’amicu miu, che lu chiamamo Erpiù perché la robba mejo ce l’ha sempre essu, me tt’ha rispostu… Se le scarpe tue so’ nnòve le mie so’ ssupernòve. Zichicchiu che cce stéa a ssinti’…cià dittu… E scommetto che quarcunu cià pure ‘n bellu bbucu neru ggiù sotto?... Io j’ho fattu… Ciài azzeccatu… ma come hai fattu a vvedejelu?... E Issu… Me pare che stete a pparla’ come ‘n libbru de ‘stronomia… dovete sape’ che le Nòve so’ stelle che stanno pe’ ffini’… come le scarpe tue Lunardi’… e ‘na parte de esse esplode co’ ‘na certa violenza aumentanno e ppo’ diminuenno lu luccichìo… e le Supernòve so’ quelle che a ‘n certu puntu te sbottano co’ ‘n’energia che mmancu pe’ l’anticammera de lu cervellu ve potete ‘mmaggina’… e tuttu lu materiale de la stella se spanne pe’ lu spazziu co’ ‘n’onda d’urtu che tte scombussola tuttu quantu… e quillu che tt’armane po’ èsse anche ‘n bucu neru… ‘n bucu che tte ‘gnotte tuttu quantu!… Pe’ ffurtuna che cce stanno lontanu sinnò tutta ‘sta meravija che c’emo ‘ntornu... co’ ‘ll’impattu va a carte quarantottu!... A Zzichi’… a Erpiù co’ li fettoni che je se concallano e tutta ‘lla pressione de lu gasse che je se forma dentro ‘lle supernòve… sa che scoppiu!? Pe’ ffurtuna che lu bucu neru essu ce l’ha già ‘ncorporatu… cucì armeno ce sta ‘n bo’ de sfiatu e ppe’ salvacce… po’ darsi che cce basterà arparacce dietro ‘lle vacche. paolo.casali48@alice .it
Il giorno 3 febbraio 1890, alle ore una e mezzo del pomeriggio, un globo infuocato e lucente fu visto descrivere una traiettoria nel cielo di Collescipoli e precipitarsi dall’alto, avvolto in una nube di fumo. Poi una forte detonazione, simile allo scoppio di fulmine, venne avvertita a Stroncone, Miranda, Morro, Piediluco; quindi il globo fu visto cadere in un terreno in località Colle Antifona, dove sprofondò per circa mezzo metro. Alcune persone, accorse subito sul luogo ove era caduto l’oggetto, trovarono nel terreno un foro Frammento di meteorite irregolare, da cui, dopo aver praticata Il dado ha i lati pari a 1 cm un’escavazione, trassero fuori una pietra nerastra informe. Il professor Giacomo Trottarelli, docente di Chimica presso il Regio Istituto Tecnico di Terni, esaminò immediatamente il reperto e dette notizia dell’evento sul n. 20 della Gazzetta Chimica Italiana, pp. 611-615 (1890). Questo un sunto della sua notizia: Il meteorite, caduto nelle vicinanze di Collescipoli il 3 Febbraio 1890, aveva una forma simile ad un guscio di tartaruga e pesava circa 4 chili e mezzo; esso esplose toccando terra, ma giunse fino ad una profondità di circa mezzo metro. La superficie era grigio-scura, vetrificata, coperta da striature divergenti, punteggiata da particelle brillanti e bucherellata qua e là. L’interno era color cenere, con una struttura granulare, e conteneva numerose piccole particelle metalliche ferrose e nichelferrose, minerale di ferro magnetico, e noduli neri di cromite ferrosa e di pirrotite. La notizia della scoperta apparve anche il 1° Gennaio 1891 sulla rivista francese l’Astronomie, pubblicata dal celebre astronomo francese Camille Flammarion. Le speranze di toccarne qualche frammento sono vane, poiché il meteorite è stato fatto letteralmente a pezzi e distribuito presso grosse organizzazioni internazionali. Stefano Valentini
Osservatorio Astronomico di S. Erasmo A p e r t ur a p e r i l g i o r no v e ne r d ì 2 7 f ebbrai o 2009 Con un cielo completamente buio (la Luna e Venere sono sotto l’orizzonte) Saturno dominerà il cielo ad est, nella costellazione del Leone. La sua visibilità si protrarrà per diversi mesi, ma non sarà Il signore degli anelli, dal momento che questi ultimi si disporranno perpendicolarmente alla nostra visuale diventando pressoché invisibili. Le costellazioni del Leone, della Chioma di Berenice e della Vergine (zona ricca di galassie) saranno le meglio osservabili in questo periodo. Oltre Saturno, punteremo con il telescopio M67 (ammasso aperto), M3 (ammasso globulare), M104 (galassia). Verrà osservato il cielo con la spiegazione di tutte le costellazioni visibili ed i relativi modi per orientarsi nella volta celeste. Sarà possibile anche simulare al computer l’universo tramite sofisticati software. Federico Guerri
Asteroide scoperto dall’Osservatorio di S. Lucia di Stroncone ASTROrime… Saturno Gigante gassoso (d. equatoriale=120.536 km) lucente e gelato … (-185°) un nucleo roccioso ed anche schiacciato. (d. polare=107.700km) Satelliti intorno (Titano, Tethis, Dione, …) sia massi e granelli pianeta ch’è adorno di splendidi anelli. (roccia, polvere e ghiaccio) Il giorno è fugace (10h 47m) lo vedi brillare per l’occhio più audace è spettacolare. PC
Nominato dal Minor Planet Center, Cambridge, USA Guido Mirimao N° 8555 MPC 33388
Discovered 1995 June 3 at Stroncone . Named in memory of Guido Mirimao (1909-1990). Internationally known painter and draftsman. A graphic artist who contributed regularly to newspapers and magazines, from 1931 to 1940 he received a great number of prizes in national exhibitions. He also created art works and murals on sacred subjects in Italy and abroad.
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