Numero 102 Febbraio 2013
Mensile a diffusione gratuita di AttualitĂ e Cultura
F o to M a rc o I la r i
3 4
5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 - 15 16 - 17 18 - 19 20 21 22 23 24 - 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 - 37 38
39 40 41 42 - 43 44
La rete e la politica (fantascientifica) - P F a b b r i Non ti butto, ti riciclo! - A M e l a s e c c h e Lo diseredo! - M P e t ro c c h i TECNO OFFICE Il girone dantesco delle acque - F Patrizi Assessorato Cultura Scuola e Politiche Giovanili - S G u e r r a F. F. F. = I TA L I A - P Seri S T U D I O O D O N T O I AT R I C O N O V E L L I L’ a n s i a : a m i c a o n e m i c a ? - S M a r s i l i a n i , P P e r n a z z a SARA ASSICURAZIONI Meglio un asino vivo che un dottore morto! - C Colasanti G l i s c a r p o n i c h i o d a t i - V Grechi P R O G E T T O M A N D E L A - F Gaggia, E Landi A s s o c i a z i o n e C u l t u r a l e L A PA G I N A F O T O A Z I E N D A L E A LT E R O C C A - F l o r i o F O T O d a I L T E S TA M E N T O S E G R E T O - S M a r i g l i a n i PA S T I C C E R I A C A R L E T T I In Repubblica Ceca si è festeggiata la giornata dell’Oblio - A P i e r a l l i L A B O R AT O R I S A L VAT I A Z I E N D A O S P E D A L I E R A S A N TA M A R I A D I T E R N I L a s p e d i z i o n e d e i m i l l e : i p r e p a r a t i v i - F N eri N U O VA G A L E N O R O B E RT O B E L L U C C I - R B e l l u c c i STUDIO DI RADIOLOGIA BRACONI Il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi - L B e l l u c c i ALFIO L I C E O C L A S S I C O - B Ridarelli, B Granaroli La patologia della cuffia dei rotatori della spalla - V B u o m p a d r e F O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I O FA R M A C I A B E T T I - S T U D I O D E N T I S T I C O B I O D E N TA L Alla scoperta di... PIEDILUCO - L Santini L’alimentazione del bambino: dal primo al sesto anno di età - L F B i a n c o n i Piediluco: l’immagine della memoria - D Cialfi CENTRO MEDICO DEMETRA - ERREMEDICA T E AT R O M A N I A - I C o n t i C o n f e r e n z e d i a s t r o n o m i a - ATA ASTRONOMIA - T S c a c c i a f r a t t e , E Co s t a n t i n i , P C a sa l i , M P a sq u a l et t i , T S AMARCORD TERNANA - M Barcarotti ALLEANZA TORO TERNI RUGBY G L O B A L S E RV I C E SUPERCONTI
45 46 47 48
LA
PA G I N A
Te s t a o v e n t r e ? Incombe una campagna elettorale intrisa di veleni, avvolta nei sospetti, contorta nelle accuse. Questo meritano gli italiani? Forse questo avviene in altri Paesi civili? Possibile che chi si affida solo alla ragione, ragion per cui rifiuta il pastone da ventre che i ciarlatani propinano a piene mani, sia ogni giorno costretto nei vincoli delle invettive o delle ridicolissime promesse elettorali che, è certificato, non sono mai state mantenute? Accettabili le frasi grottesche, ad usum coglionis, pronunciate distintamente, anche se in fibrillazione demenziale, frasi che poi, al risveglio, sono subito smentite con: non le ho mai dette, sono stato interpretato male da quei cani dei giornalisti di regime? Non avremmo invece il diritto di ascoltare persone dabbene che parlano serenamente dei propri lucidi, logici, articolati programmi, senza inventarsi niente dei pensieri o delle intenzioni degli altri? Possibile che si debba vivere solo nell’ombra dei sospetti? Sembra giusto che quel che di brutto farà (o non farà) il partito A se lo debba inventare e ce lo dica sempre e solo il partito B, suo acerrimo nemico? L’Italia merita davvero questa manica di maniaci? Ognuno è contro tutti, a sua destra come a sua sinistra, a suo nord come a suo sud, sia tra coalizioni opposte sia all’interno delle stesse. Per taluni risulta così sempre più facile sparare a zero e, se in sè la questione non orripila viste le colpe enormi di cui i partiti si sono macchiati, la conseguenza di tali invettive è quella di sfilacciare ancor più un tessuto sociale a rischio di disfacimento totale. Qualche disperato poi, cercando di saziare la sua glebe con ragionamenti ventrali, adombra addirittura l’uscita dall’Europa. Tale eventuale iattura comporterebbe il ritorno alla moneta nazionale per cui diventeremmo preda indifesa e indifendibile della finanza mondiale, quella americana in primis, e ci ridurremmo, dopo aver visto il nostro bel Pese diviso in due tronconi, a ripiegare nella fatiscenza dei borghi. Potremmo sempre federarci con il Ghana che, nella classifica delle Nazioni più corrotte, sta meglio di noi (l’Italia è sessantanovesima al mondo e peggiora di anno in anno); potremmo federarci, ammesso di essere accettati, con il Togo o il Malawi, i due paesi più poveri del mondo. Auguriamoci allora che le urne non partoriscano una situazione di ingovernabilità: non possiamo permettercelo. La paralisi parlamentare fatalmente porterebbe alla paralisi totale del paese, alla macrocessazione delle attività, con lo sviluppo abnorme del gioco d’azzardo, visto che già siamo sulla buona strada, e della prostituzione, ormai abbondantemente sdoganata e portata in auge. Trionferebbero corruzione, selvaggità, demagogia. Non ci dorremmo più delle teste italiane costrette ad emigrare. Produrremmo ed esporteremmo solo ventri.
Sei in cerca di occupazione?
Mensile di attualità e cultura
Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni
Se sei in possesso di: maturità classica, eccellente conoscenza della lingua italiana, ottime capacità al computer, amore per la scienza e per le arti, telefona al 3482401774
DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Editrice Projecta di Raspetti Giampiero
i n f o @ l a p a g i n a . i n f o
Direttore editoriale Giampiero Raspetti
0744424827 - 3482401774 w w w. l a p a g i n a . i n f o
Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
Dove trovare
La Pagina
ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CIVITA CASTELLANA SUPERCONTI V. Terni; MASSA MARTANA SUPERCONTI V. Roma; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; PERUGIA SUPERCONTI Centro Bellocchio; RIETI SUPERCONTI La Galleria; ROMA SUPERCONTI V. Sisenna; SUPERCONTI V. Casilina 1674 (Grotte Celoni); SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; TERNI CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; Cral Provincia di Terni; CRDC Comune di Terni; Edicola Bartolotti Paola P.zza Corona; Edicola F.lli Galli - V. Narni - Zona Polymer; Edicola La Meridiana - V. del Rivo; Edicola M&C - V. Battisti; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C. Comm. Le fontane; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; TUTTOCARTA - V. Maestri del Lavoro 1; TODI SUPERCONTI V. del Broglino; VITERBO SUPERCONTI V. Belluno; VITORCHIANO SUPERCONTI Località Pallone.
2
V i a N a r n i 5 4 Te r n i 0744/813655 - w w.simacaffe.it
La rete e la politica (fantascientifica) All’inizio del 2013 sono accaduti due fatti che hanno molte cose in comune, al punto di sembrare quasi due capitoli di un medesimo romanzo. Naturalmente, hanno anche molte differenze, e in fondo sono proprio queste ultime a rendere la storia degna di essere raccontata. Le caratteristiche comuni sono che entrambi gli episodi coniugano aspetti che di solito non si trovano tutti insieme: nella fattispecie, entrambi riguardano oggetti che si trovano più nella fantascienza che nella realtà; entrambi hanno trovato il loro ambiente naturale in Internet; e soprattutto, anche se sembra incredibile, entrambi hanno avuto una risonanza politica e istituzionale. Le differenze riguardano invece soprattutto il luogo geografico dove gli episodi si sono svolti, uno in Italia e l’altro negli Stati Uniti e, non meno importante, lo spirito e l’esito con il quale si sono conclusi. L’aneddoto italiano nasce da una interrogazione parlamentare: a presentarla è stato l’onorevole Giuseppe Vatinno, e la sua perorazione esortava il massimo organo legislativo della Repubblica a fare qualcosa affinché ci si occupasse adeguatamente degli UFO. All’onorevole la ricerca degli oggetti volanti non identificati deve essere sembrata assai importante e urgente, e certo non solo per cause di difesa militare, visto che Vatinno esortava anche a prendere spunto dal film “Men in Black” per avere un’idea di quanto fosse pressante la necessità di un qualche intervento contro il pericolo dell’invasione degli alieni. Dalle colonne del suo blog, il direttore responsabile di “Le Scienze”, Marco Cattaneo, ha pubblicato un post dove mostrava tutto il suo stupore e certo anche la sua tristezza, se non proprio indignazione, nel constatare come nelle italiche aule parlamentari sembri essere impossibile discernere cosa sia davvero necessario alla nazione. L’onorevole chiamato in causa se l’è presa (anche perché, a quanto pare, vanta una laurea in fisica) e ha cominciato a replicare ai vari commenti che subito si sono affollati nella rete. Repliche che, anche se non hanno allontanato i sospetti che l’on. Vatinno fosse un po’ fuori dal mondo, si sono soprattutto distinte per essere piene zeppe di atteggiamenti sprezzanti, di insulti, e perfino di arroganti sfottimenti agli utenti di Twitter e Facebook che gli chiedevano ragione del suo “alieno” comportamento (Intanto io prendo 14.000 euro al mese, coglionazzo, e li paga lei…: è solo un piccolo saggio dell’affabile prosa del nostro deputato). Dall’altra parte dell’Atlantico, sempre in quei giorni si era raggiunta la soglia di quasi 35.000 firmatari di una petizione online. Inviata sul sito governativo “We the people”, che prende il nome dalle prime parole della Costituzione degli Stati Uniti, la petizione era con tutta evidenza una scherzosa provocazione: si chiedeva infatti al Governo degli Stati Uniti di cominciare la costruzione di una “Morte
Nera”. Come gli appassionati di Guerre Stellari certo ricordano, la Morte Nera è una spaventosa arma, grande quanto la Luna, in grado di disintegrare un intero pianeta: solo grazie agli sforzi eroici Luke Skywalker e di Han Solo si riesce (nel film di Lucas) a distruggerla e a salvare gli eroici ribelli e la Principessa Leila. Per quanto la petizione fosse uno scherzo evidente, il regolamento del sito americano è stringente: se una petizione supera le 25.000 firme, ha diritto ad una risposta ufficiale dalla Casa Bianca. Così, l’amministrazione Obama (ovviamente, a scrivere fisicamente la risposta è stato il capo dello staff scientifico, Paul Shawcross) ha risposto alla petizione; ed è riuscita a farlo con grande stile: ha dichiarato che non provvederà alla costruzione della Morte Nera motivando la decisione con ragioni economiche (“costerebbe 180 milioni di miliardi di dollari…”), etiche (“non abbiamo intenzione di disintegrare nessun pianeta…”), e tecniche (“…perché dovremmo costruire un’arma cosi costosa con un evidente difetto di progettazione, visto che un singolo caccia spaziale monoposto può distruggerla?”), mostrando una indubbia capacità di saper stare allo scherzo. Ma mostrando anche di saper fare di più: nel resto della risposta, la Casa Bianca esortava i firmatari della petizione a considerare che una stazione spaziale è davvero, perennemente, in orbita sopra le nostre teste: il riferimento era alla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, e dava perfino i riferimenti per osservarla nel cielo; ricordava che un grande telescopio, l’Hubble, era già in orbita, e che erano stati scoperti centinaia di nuovi pianeti extrasolari; e soprattutto rammentava che lo spazio non è terra di conquista per i governi, ma per tutta l’umanità, e concludeva esortando i ragazzi a dedicarsi alla scienza, iscrivendosi a facoltà universitarie scientifiche e tecnologiche. Così, sia in Italia sia negli USA si sono mescolate negli stessi giorni scienza, fantascienza, internet e politica. Giudicare quale dei due mix sia meglio Piero Fabbri riuscito non dovrebbe essere cosa troppo difficile.
Locale climatizzato - Chiuso la domenica Terni Via Cavour 9 - tel. 0744 58188
w w w. l a p i a z z e t t a r i s t o r a n t e . i t lapiazzetta.terni@libero.it
3
Non ti butto, ti riciclo! Potrebbe essere accaduto che non tutti, proprio tutti, i regali ricevuti a Natale abbiano esattamente incontrato i nostri gusti. Magari qualche affettuosissima nonna volendo fare cosa gradita si è sbilanciata un po’ troppo sul colore del maglione perché così è “di moda tra i giovani”. Forse abbiamo ricevuto ben tre portafogli, tutti belli ma già sappiamo che non saranno utilizzati. Va bene che “a caval donato non si guarda in bocca”, ma alcuni regali potrebbero essere davvero inutili o, semplicemente, essere molto lontani dal proprio gusto. Scatta, quindi, l’operazione riciclo, che non è il massimo dello chic, ma fatta adottando qualche regola di bon ton si può rivelare cosa quanto mai opportuna. Tanto per cominciare si tratta di un’attività sicuramente eco-friendly perché limita i rifiuti, riduce i doppioni e modera lo spazio occupato in casa. Buttarli direttamente nel cestino non è di moda e poi non ha proprio senso buttare via qualcosa che è nuovo, né stivarlo a vita sul fondo di un armadio! Se avete lo scontrino, cambiatelo dove è stato comprato, infatti ormai quasi tutti i negozi forniscono uno scontrino non fiscale senza il prezzo pagato, il cosiddetto scontrino regalo che è sempre buona norma allegare al regalo quando lo si consegna al destinatario. I mercatini di beneficenza, le collette missionarie e le raccolte umanitarie sono ottimi posti dove consegnare di tutto. Altrimenti, liberarsi dei regali non graditi è anche EtiCO, questo è il nome del cassonetto presente in alcune città d’Italia, dotato di ante scorrevoli trasparenti e di interni suddivisi in mensole che permettono di posizionare al suo interno gli oggetti. Rifiuto Con Affetto, è invece il nome del progetto collegato che rimette in circolazione tali oggetti salvandoli dalla discarica e dalla distruzione: se qualcuno li rifiuta con affetto qualcun altro se ne può riaffezionare. C’è poi il regalo di rimbalzo. Se conoscete qualcuno a cui quella cosa serve, dategliela, senza aspettare il prossimo Natale!
Nel corso della mia professione di avvocato è più volte accaduto che mi venisse chiesta conferma della possibilità di diseredare un familiare, rimanendo poi non poco stupito il richiedente per la mia categorica risposta negativa. L’equivoco nasce, probabilmente, da qualche film straniero, o da una bizzarra notizia che i TG, di tanto in tanto, si premurano di dare, del tipo “lascia tutti beni al suo cane”. La diseredazione era un istituto tipico nel diritto romano e rappresentava la sanzione con cui il pater familias escludeva dalla successione i propri eredi per punirli di qualche offesa ricevuta, ed è anche possibile che il retaggio di tale istituto sia rimasto nella nostra memoria collettiva, di qui il diffuso convincimento di poter diseredare chicchessia. Non contribuisce sicuramente a fare chiarezza la sentenza della Cassazione Civile n. 8352, del maggio 2012, che ha ritenuto valida la clausola del testamento con la quale il testatore abbia escluso dalla propria successione alcuni dei successibili e può indurre a ritenere possibile ciò che in realtà non lo è. Infatti, ad una più attenta lettura emerge che nella sentenza ciò che viene affermata è la validità della clausola di diseredazione SOLO dei successibili NON legittimari. Affermando quindi per converso che la diseredazione non può essere rivolta a chi per legge viene qualificato come legittimario. Ma chi sono i legittimari? Il coniuge, i figli legittimi, legittimati, naturali, adottivi, gli ascendenti legittimi, i discendenti dei figli legittimi o naturali che succedono al posto dei genitori. Coloro che hanno diritto ad una quota dei beni del defunto, variamente determinata, e che non possono essere esclusi dai diritti che la legge gli riserva a meno che non abbiano compiuto uno degli atti indicati dall’art. 463 c.c. (omicidio, tentato omicidio nei confronti del testatore, formazione di un testamento falso, soppressione, alterazione di testamento ecc.).
4
Ovviamente si può dichiarare l’origine del bene o no, in questo secondo caso va usato un po’ di buonsenso, ovvero non donare l’oggetto ad una persona che si presume essere in contatto con l’originale donatore. Inoltre occorre fare attenzione che l’oggetto sia perfettamente integro e funzionante. Poi, se non avete neppure voglia di uscire di casa, vendetelo o barattatelo on line. Quest’anno, più che in passato, tanti non hanno nemmeno scartato il regalo ricevuto, mettendolo direttamente su eBay. Si sta parlando di un giro di denaro e pacchetti che vale 754 milioni di euro, dato questo fornito da TNS e risalente al 2011. Secondo un sondaggio di Coldiretti/Swg, Internet cattura in Italia l’attenzione del 18% degli utenti favorevoli a rimettere in vendita quanto ricevuto. Udite, udite esiste anche la possibilità dello swap party, ovvero di una festa in cui tutti portano qualcosa da scambiare. Si fa in casa, tra amici. Quali sono le regole d’oro in questo caso? Per prima cosa, come sostiene Kerry Taylor, gestore di Squawkfox.com, uno dei tanti portali specializzati in re-gifting, bisogna organizzare feste separate quando si intende riciclare qualche regalo, così da evitare che chi ci ha fatto il dono poco gradito assista al riciclo ad un’altra persona. Ci sono dei libri da riciclare? In questo caso bisogna controllare che al loro interno non ci siano dediche personalizzate o, in caso di dolci, bevande o caramelle, che questi non siano scaduti. Infine, l’ultima chance è con lo scatolone dei doni da conservare per occasioni future, può funzionare se ovviamente ci si ricorda di attaccare ad ogni oggetto un biglietto con nome del donatore e l’occasione di ricevimento. C’è un’ampia scelta di modi e mezzi per dare una seconda vita ad un regalo, ma qualunque sia la vostra vocazione fatelo se questo non vi fa venire troppi sensi di colpa, secondo il principio: quello che non è utile per me può esserlo per gli altri. ale ssia.melasecche@libero.it
Lo diseredo! Esiste quindi una parte dei propri beni chiamata appunto quota di legittima o riserva, di cui non si può disporre liberamente e che deve necessariamente andare ai legittimari. Con l’introduzione di tali norme il legislatore ha voluto “tutelare la solidarietà familiare” trasformando in obbligo giuridico il “dovere morale e sociale del defunto di assicurare ai suoi stretti congiunti il mantenimento e la necessaria successione almeno di una buona parte dei suoi beni”. Per capire meglio immaginiamo il defunto lasci in eredità una torta: se un genitore muore e lascia solamente più figli questi prenderanno i 2/3 della torta che poi dovranno dividere in parti uguali. Del rimanente 1/3 il de cuius può fare ciò che vuole. Chiaramente per disporre a suo piacimento di 1/3 dei suoi beni deve fare testamento, altrimenti, in assenza di disposizioni testamentarie gli eredi divideranno tutto il suo patrimonio; se chi muore lascia oltre al coniuge un solo figlio ognuno avrà diritto ad 1/3 della torta rimanendo 1/3 nella disponibilità del testatore; quando i figli sono più di uno ad essi è riservata la metà del patrimonio mentre al coniuge spetterà ¼ e quindi rimarrà ¼ di cui disporre a piacimento. È bene sapere che ai sensi dell’art. 548 c.c. il coniuge separato, al quale non sia stata addebitata la separazione con sentenza passata ingiudicato, ha gli stessi diritti successori del coniuge non separato e quindi concorre alla successione come sopra indicato. Fatti salvi, quindi, i diritti dei legittimari, che come visto sono riconosciuti e disciplinati direttamente dalla legge, gli altri eredi legittimi possono essere diseredati, ad esempio “escludo dalla successione mio fratello”, ed è questo, e solo questo, che la sentenza sopra citata consente, per tutto il resto buona lettura a tutti del nostro codice civile! Avv. Marta Petrocchi legalepetrocchi@tiscali.it
5
Il girone dantesco delle acque laziali Chiare, fresche et dolci… anzi salate, salatissime acque, canterebbe oggi il Petrarca se sapesse che per dissetare un paese a valle di una fonte, dove l’acqua arriva seguendo un declivio naturale, vengono impiegate delle navi cisterna. Corre l’anno 1983 quando la Regione Lazio, mossa a compassione per gli assetati vicini campani, decide di donar loro parte della sorgente del fiume Gari, il bacino idrico più grande d’Europa che si trova a Montecassino. Le acque sorgive prendono così la via dell’Acquedotto Occidentale della Campania, ma il flusso che arriva a Napoli è talmente portentoso che la città non sa che farsene di così tanto oro blu e affida alla Eni Acqua Campania il compito di gestire fruttuosamente l’eccesso. E chi va a comperare l’acqua potabile messa in vendita nella città partenopea? Negli anni seguenti ad essere in crisi di siccità sono le isole di Ponza e Ventotene, province laziali, e a procurargli l’acqua potabile è la compagnia appaltatrice Vetor srl di Anzio, la stessa che garantisce i collegamenti delle isole con la terra ferma, la quale viene indirizzata dalla Regione Lazio al molo Beverello di Napoli dove l’Eni Acqua Campania vende a caro prezzo le acque del Gari. Sono più di vent’anni che la Vetor riempie le navi cisterna e le porta sulle isole, il tutto a carico della Regione Lazio. Qualcuno ha fatto notare che la Vetor ha la sua base a Formia, che dista rispettivamente 26 e 36 miglia delle isole pontine, ma l’acqua la va a prelevare a Napoli, 100 chilometri più a sud, dove la distanza dalle suddette isole è di 60 e 40 miglia e sappiamo bene, specie di questi tempi, che il carburante costa! Ma soprattutto l’acqua in questione sgorga a Cassino, che dista da
6
Formia appena 40 chilometri ed appartiene al territorio laziale. A conclusione della beffa bisogna aggiungere che, mentre l’acqua scorre verso la Campania per poi tornare indietro, i paesi laziali che si trovano lungo l’acquedotto d’estate vanno puntualmente in emergenza idrica e vengono messi dalla Regione in regime di razionamento. Alla fine dei conti, i contribuenti laziali pagano 7 milioni di euro l’anno per portare l’acqua a Ponza e a Ventotene, una tassa considerata temporanea poiché sulle isole sono in costruzione da anni due dissalatori, un progetto a carico del gestore unico del servizio idrico integrato del ciclo delle acque del Comune di Latina, progetto che tradotto in cifre ammonta ad altri 9 milioni annui prelevati dalle tasche dei cittadini. Come è possibile che l’acqua laziale venga regalata a Napoli e poi ricomperata? Se Napoli non sa cosa farsene di tutta questa acqua, basta chiudere un po’ i rubinetti a Cassino e convogliare direttamente un condotto verso Formia, ma questa soluzione è troppo semplice e non tiene conto di quelle correnti sotterranee che spostano i corsi dei fiumi e fanno risalire l’acqua a monte come se fosse la cosa più naturale del mondo. Oggi queste salatissime acque non ricorderebbero certo al poeta le membra ove colei che sola a me par donna si bagnava, piuttosto suggerirebbero al collega Dante un girone infernale delle acque ai suoi tempi ancora ignoto. Francesco Patrizi
Assessorato Cultura Scuola e Politiche Giovanili L’italia è un paese per giovani? A questa domanda, vedendo anche i dati assai preoccupanti di disoccupazione giovanile che in alcune zone del paese arriva a sfiorare il 40%, bisognerebbe rispondere di no. Noi, come assessorato alla cultura e alle politiche giovanili del comune di Terni, al contrario crediamo molto invece nella necessità di investire nelle energie giovani del nostro territorio, nella capacità creative delle nuove generazioni, a cui basta dare solo un po’ di opportunità, per poter avere dei riscontri importanti. Su questi temi il progetto più interessante che stiamo portando avanti, e che in questi mesi prevede alcune azioni importanti, è il Progetto CreATe. CReATe, Creatività Reti Aggregazione Terni, è un progetto del Comune di Terni, promosso e sostenuto dal Dipartimento della Gioventù -Presidenza del Consiglio dei Ministri- e dall’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, che ha l’obbiettivo di stimolare la creatività tra i giovani dai 15 ai 34 anni attraverso azioni mirate e attuate grazie al coinvolgimento di altri soggetti e di altri Comuni. Il progetto vuole mettere a disposizione strumenti che consentano ai partecipanti di sviluppare la propria creatività, scoprire il proprio talento e di aiutarli in un percorso professionale legato alle arti, alla cultura, mettendo in campo una serie di azioni che, partendo da livelli base di approccio alle arti ed alla creatività, giungono fino a livelli di accompagnamento professionale e di occasioni produttive e di scambio. È un programma pluriennale di interventi finalizzato alla valorizzazione del patrimonio creativo italiano rappresentato dai giovani artisti. In particolare ci si è proposto di sviluppare la giovane creatività italiana affrontando i temi della produzione creativa, il rapporto tra creatività e mercato, la promozione del talento, la conoscenza, la crescita professionale, anche attraverso residenze artistiche e formazione, l’internazionalizzazione delle esperienze. Già sono stati coinvolti centinaia di giovani di Terni e non solo nelle molteplici attività. Come assessore credo molto nella necessita di investire nella creatività e quindi nelle capacità di innovazione delle giovani generazioni che hanno sicuramente la capacità di sprigionare energie e idee capaci di ribaltare la deriva di crisi che stiamo vivendo. Basta crederci e anche con poco si possono attivare risorse inaspettate nella nostra città. Tre i laboratori che partiranno nelle prossime settmane: Radio_Attivi: laboratorio sulla città che parla Si rivolge a tutti i giovani interessati al mondo dell’informazione pubblica, per conoscerlo da vicino e per confrontarsi con il suo modo di funzionare dentro il villaggio globale. Le attività partiranno con un percorso di conoscenza e orientamento nel mondo della radio; i partecipanti saranno coinvolti in attività pratiche, individuali e cooperative. Racconta(ti): Laboratorio di narrazioni istantanee tra cinema e teatro Tutti abbiamo storie, sentimenti, situazioni da raccontare che riguardano il nostro mondo, noi stessi o le persone che ci circondano. Il laboratorio è un luogo dove ognuno, nel corso di due incontri, crea la propria narrazione, partendo da una canzone o una foto, un disegno, un gioco, un vestito, un libro che porterai con te... usando gesti e parole, immagini e suoni: i linguaggi del cinema e del teatro. Nell’arco dei due giorni del laboratorio potrai inventare, elaborare e realizzare la tua opera originale. Ballo contemporaneo. Consiste nell’acquisizione delle tecniche di base del Ballo Contemporaneo, attraverso l’allenamento fisico (addominali, streatching, flessioni, ecc…) e la propedeutica acrobatica con l’obiettivo di favorire l’aggregazione tra coetanei e la loro socializzazione e integrazione, oltre a quello di far acquisire consapevolezza di sé e del proprio corpo e capacità di coordinamento corporeo. È prevista una rappresentazione finale al termine del progetto che consisterà nella preparazione di una semplice coreografia di base. Per informazioni tel. 0744 441211 create@comune.terni.it
È con entusiasmo che ho accettato, come assessore alla cultura alla scuola e alle politiche giovanili, di avviare una più stretta collaborazione con l’Associazione e con il magazine La Pagina. Questo non solo perché credo che sia un dovere per le istituzioni riconoscere e collaborare con quelle forze associative del territorio che con le loro attività arricchiscono il tessuto democratico della nostra comunità, ma soprattutto per il doveroso riconoscimento che come amministrazione dobbiamo allo straordinario lavoro che stanno portando avanti Giampiero Raspetti e i suoi tanti collaboratori. Soprattutto ora che una nuova avventura è iniziata con la realizzazione del centro in via De Filis. La Pagina come mensile è ormai da tanti anni un appuntamento fisso per i tanti suoi lettori che aspettano con sempre maggior trepidazione il giorno dell’uscita. Rivista, questa che avete tra le mani, divenuta punto riferimento per molti che in queste pagine sanno trovare spazi di approfondimento, opinioni mai banali, notizie che fanno fatica ad emergere nei giornali tradizionali, e molto altro ancora. Ma tutto ciò evidentemente andava ormai stretto a Giampiero e ai suoi soci e così, dalla loro passione, è nato anche il centro culturale dell’Associazione, in uno spazio totalmente rinnovato, accogliente aperto e ricco di iniziative. Credo che sia davvero significativo che in un momento così difficile per il nostro paese, questo gruppo di coraggiosi abbia deciso di costruire un luogo dove le persone possano incontrarsi, costruire iniziative, assistere a conferenze, dibattiti, mostre, laboratori, corsi … ovvero che si sia voluto realizzare una casa comune, dove vincere le paure e le solitudini che le tante crisi che viviamo quotidianamente ci cuciono addosso. Io non posso che condividere e sostenere questa sfida. L’unico modo che abbiamo per costruire un futuro migliore infatti è investire in cultura. Se crediamo che la cultura vada intesa come bene comune dei saperi e delle conoscenze allora diventa fondamentale, come sta facendo La Pagina, favorire l’accesso alla cultura come strumento che può sostenere la crescita e l’autonomia delle persone: il ruolo dell’associazionismo è importantissimo come mezzo attraverso cui i cittadini rivendicano il proprio diritto a produrre e a consumare cultura. Se vogliamo che il futuro non sia lasciato al caso o diventi un qualcosa di cui avere paura è necessario tornare a credere nel valore delle idee. Le idee sono il motore di tutto ciò che ci circonda e la cultura è la loro unione. Per questo diventano fondamentali i luoghi come La Pagina per costruire una comunità di uomini e donne che hanno voglia di mettersi in gioco ogni giorno per costruire una Città più viva, più colta, più solidale; ed è per questo che come assessorato cercheremo, pur nelle difficoltà che stanno attraversando gli enti locali, di accompagnare l’associazione in questo cammino. Simone Guerra Assessore alla Cultura Scuola e politiche giovanili
7
F. F. F. = I TA L I A F.F.F. = Italia!!! Cosa diavolo vuol significare questo titolo sibillino? Si chiederà giustamente il lettore che per caso si è imbattuto in questo articolo sfogliando La Pagina. Si tratta della sigla dell’ennesimo prodotto lanciato sul mercato, del titolo di qualche nuovo movimento oppure ancora di una qualche nuova formula chimica? Nulla di tutto ciò, tranquillizziamo subito il disorientato lettore. Ordunque, spieghiamola subito: F(furbi), F(furbetti), F(fessi) che rappresentano le tre categorie che popolano il Bel Paese. Nessuna cervellotica alchimia quindi, solo una semplice abbreviazione che in sintesi vuole simboleggiare la situazione italiana in modo chiaro, limpido, cartesiano. Il richiamo al filosofo e matematico francese non è casuale; infatti il metodo dell’illustre pensatore si basa sul principio dell’evidenza… ed è proprio quest’ultima che ci balza di fronte agli occhi, a meno che i media popolati dai soliti tuttologi che parlano di tutto e di tutto si intendono non abbiano finito di stordire la ragione fino ad addormentarla. Un breve sguardo intorno e ci accorgiamo (parlavamo di evidenza o sbaglio?) che l’Italia del III millennio è composta dalle tre suddette categorie di persone rappresentate dalla sigla F.F.F., forse lo era anche in passato, forse lo è sempre stata, ma proprio in questo periodo, vuoi per la crisi, vuoi per la maggiore informazione, il fatto si è palesato in modo inequivocabile. Comunque, per essere ancora più espliciti, spieghiamo cosa sono queste categorie, cominciamo dai Furbi, beh questi non hanno bisogno di presentazioni, li conosciamo bene, fanno parlare di sé ogni giorno nelle cronache e nei
. Vendita auto nuove e usate
. Autonoleggio . Soccorso stradale 24h su 24
. Voc. Isola 24 - Arrone (TR) . 0744388692 3 2 8 5 3 6 7 11 3 3384971865 www.autocarrozzeriavalnerina.it info@autocarrozzeriavalnerina.it
8
vari tg, sono quelli che occupano i piani alti della politica, della finanza che, grazie ad una fitta ragnatela di amicizie, parentele e espedienti si servono delle leggi dello stato per fini personali, traendone il maggior utile con la minima spesa, trasformando la res publica in una res privata. Sono quelli che come i gatti cadono sempre in piedi; infatti se per caso vengono scoperti, se la cavano, nella peggiore delle ipotesi con gli arresti domiciliari, tanto in galera non ci finiranno mai; così tra appelli, ricorsi gli anni passano e poi tutto finisce in prescrizione e buona notte al secchio! Se ne tornano indisturbati ai loro maneggi, ai loro intrallazzi, quanto ai risarcimenti allo stato che hanno sfruttato con la scusa ipocrita di servirlo, beh quelli possono aspettare, tanto ci sono i fessi che pagano le tasse. Più numerosa ed articolata è la categoria dei Furbetti, i quali, pur non avendo le potenti coperture di cui godono i furbi, cercano in ogni modo di imitarne le gesta con la speranza di entrare a pieno titolo nella loro cerchia, ma le cose non sempre vanno come speravano ed allora, vuoi perché non hanno le amicizie giuste, vuoi per minore dose di scaltrezza, vuoi perché sono entrati in un gioco superiore alle loro possibilità, non sempre cadono sulla quattro zampe e alcuni si fanno male. Sono pesci di piccolo e medio taglio che incappano sovente nella rete della magistratura finendo in padella per la frittura. I furbetti si trovano in una posizione scomoda, tra incudine e martello, schiacciati tra i potenti ed inafferrabili furbi e la moltitudine dei poveri fessi e, nella loro emulazione dei furbi, finiscono sempre per trasformarsi in scudieri e soldati di questi ultimi, i quali, non appena le cose prendono una piega storta, li scaricano a mare senza problemi, abbandonandoli al loro destino. Così i furbetti non hanno altra chance che rivolgere le loro mire verso i fessi, meno sforzo, soprattutto meno rischioso. I furbetti costituiscono il sottobosco, l’humus che permette ai furbi di grosso calibro di svettare verso l’alto. Di siffatte persone sono pieni i ranghi bassi ed intermedi degli apparati politico finanziari, delle amministrazioni pubbliche e private. Ora, dulcis in fundo, non ci resta altro che parlare dei Fessi, gli ultimi, quelli che pagano puntualmente tasse, bolli, balzelli vari mossi non certo da servilismo, ma perché, nonostante le manovre dei furbi e dei furbetti, credono nelle istituzioni, nelle leggi come garanzia del cittadino, ricevendone come premio fiscalismo rapace e poca tutela da parte di chi lo dovrebbe fare. Sono migliaia di uomini e donne, migliaia di sig. Rossi che devono galoppare ogni giorno per arrivare alla fine del mese col fiato in gola. A questa categoria lo scrivente si vanta di appartenere. Badate bene, i furbi, i furbetti e i fessi non sono tre classi sociali distinte, come lo erano il primo, il secondo e il terzo stato ai tempi eroici della rivoluzione francese, uno contro l’altro armato; l’organigramma della nostra società non è più a forma di piramide come allora. Non dobbiamo nemmeno darne una lettura politica credendo che una categoria sia di destra, l’altra di sinistra, l’altra ancora di centro, nulla di più falso in quanto le F.F.F. sono trasversali e non sono esclusiva di questo o quello schieramento. Non dobbiamo nemmeno pensare che in una categoria predominino gli uomini, nell’altra le donne ecc. dandone un’interpretazione falsamente femminista, il fatto incontestabile è che le FFF comprendono ambosessi, sono promiscue per definizione! Le troviamo mescolate dovunque, in tutti gli ambienti della nostra società, dai più elevati a quelli più bassi, ma lo strano è che non si danno battaglia, non sono ostili, anche se a volte si guardano con diffidenza, anzi convivono, spesso vanno perfino a braccetto. Sono uomini, donne, ricchi, poveri, professionisti, operai, politici, dirigenti, impiegati, portaborse, civili, militari, ecclesiastici di vario livello ecc… sono gente comune che puoi incontrare tutti i giorni né più né meno come i tuoi vicini o gli amici del bar. Ma voglio spingermi ancora più avanti, i tre magnifici non stanno solo fuori di noi, ma a volte albergano dentro di noi. Chi non ha mai desiderato fare il colpo gobbo o ha provato a fare un’innocua drittata? Tutti o forse molti, ammettiamolo senza ipocrisia, ma poi ha finito col prevalere il fesso che è dentro di noi e si è ripresa la strada di prima. Diciamolo francamente noi italiani stiamo con i furbi, basti guardare il cinema; l’immagine della nostra mentalità era la commedia degli anni Cinquanta con Totò e Peppino, truffatori simpatici, poi a fine secolo sono venuti i cinepanettoni che ritraggono l’Italia sbruffona e godereccia degli anni del craxismo e del berlusconismo in cui i protagonisti sono cialtroni circondati da strafighe che se la godono alla faccia dei fessi che lavorano e sudano. Diciamoci la verità a noi le leggi e le regole non piacciono, siamo insofferenti, colpa anche del berlusconismo che ha capovolto le parti fino a far apparire il furbo come eroe, ma non diamo colpa al caballero, troppo facile, troppo semplice. La distorsione è così diffusa che crediamo che la truffa sia dimostrazione di fantasia, estro, creatività, come se il genio rinascimentale e quello della truffa avessero qualcosa in comune! Visto che siamo in clima elettorale e sugli elettori piovono promesse a valanga sia dal Cavaliere che sfodera il suo sorriso marpionico e gommoso sia da Bersani sempre torvo e preoccupato sia dal Professore, così rigido manco avesse inghiottito un palo, è legittimo chiedersi: cosa farà allora la nostra sacra Trimurti? Pierluigi Seri
Storia dell’odontoiatrìa Fin dall’antichità le malattie di denti, gengive e cavità orale hanno afflitto gli uomini, i quali hanno sempre cercato sia di lenire il dolore ricorrendo a una gran varietà di rimedi, sia di risolvere le problematiche estetiche derivanti da non buone condizioni di salute dei denti e della bocca. Dall’esame delle ossa mascellari di uomini preistorici si evidenzia come già allora malattie quali la carie e la parodontite o piorrea non risparmiassero i nostri antenati. Sono stati rinvenuti dei papiri risalenti all’antica civiltà egizia, il papiro Ebers e il papiro Edwin Smith, databili intorno al 1.500-1.600 aC, che riportano una serie di rimedi contro mal di denti, infiammazioni, emorragie, ferite della bocca, traumi e fratture dei mascellari. Anche l’esame delle mummie si dimostra interessante in quanto conferma come gli stessi faraoni presentassero patologie dentarie, gengivali ed ossee. Le cause principali di tali problemi dentali si ritiene fossero l’alimentazione scadente e anche il fatto che il grano veniva macinato su pietre con la conseguenza che numerose schegge si mescolavano con la farina determinando poi con l’alimentazione notevole abrasione ed usura delle superfici masticatorie dei denti fino anche ad esposizione e infiammazione della polpa dentaria e ascessi. Per quanto riguarda la civiltà fenicia, nella antica necropoli di Sidone sono stati trovati alcuni interessanti reperti risalenti al V-VI secolo aC indicanti lo stato dell’arte odontoiatrica: il primo è una mandibola i cui denti anteriori, canini e incisivi, mobili per una avanzata forma di parodontite (piorrea) erano stati legati tra
loro con fili d’oro allo scopo di stabilizzarli. Il secondo è una sorta di protesi composta da quattro denti naturali che, sempre grazie a fili d’oro, reggevano altri due denti inseriti in sostituzione di due denti incisivi mancanti. Nell’antica Grecia la figura di spicco in campo medico fu senza dubbio Ippocrate (460 aC), il primo che praticò un approccio razionale, anche se primitivo, alla malattia e alla terapia. Nei suoi manuali Ippocrate descrive varie patologie e traumi in campo odontostomatologico e odontoiatrico tra cui ascessi, anomalie di posizione dei denti, disturbi causati dai denti del giudizio. Descrive inoltre l’estrazione dentaria da praticare solo su denti mobili, in quanto non esente da pericoli, tramite una pinza in ferro detta odontagra. Dell’antica Roma si sa che le norme igieniche erano notevolmente sviluppate, venivano usate delle polveri dentifricie prodotte con ossa, gusci d’uovo, mescolate con miele e con erbe varie per ottenere un alito fresco e con astringenti come la mirra. Tra i nomi più importanti troviamo Celso che descrive l’estrazione dentaria, da praticare sempre con prudenza, l’otturazione delle cavità dei denti con ardesia pressata, piombo e tessuto e Galeno (131-201 dC) che è il primo a parlare di vasi e nervi dei denti, distinguendo le malattie della polpa da quelle della radice. I Romani erano abili inoltre nel sostituire i denti mancanti con denti scolpiti in avorio o in osso legati ai denti vicini da fili d’oro.
9
L’ a n s ia : a m ic a o n e m ic a ? In questo numero ci vogliamo occupare di un argomento di cui si parla spesso e che assume quasi sempre una connotazione negativa: l’ansia. Il termine italiano ansia deriva dal latino “anxia”, a sua volta proveniente dal latino “angere”, che significa stringere. L’ansia è caratterizzata da varie sensazioni per lo più spiacevoli fra cui il timore, la paura, l’apprensione, la preoccupazione, la sensazione che le cose possano sfuggire di mano, il bisogno di trovare una soluzione immediata e, nel caso di esposizione prolungata, la frustrazione e la disperazione. È bene evidenziare però che l’ansia è una risposta sana dell’organismo a situazioni di stress e quindi tendenzialmente ha valenze positive, in quanto rappresenta un campanello d’allarme di fronte a quelle situazioni potenzialmente pericolose, inducendo reazioni dell’organismo e comportamenti adatti a fronteggiare eventi e dinamiche ansiogene. Possiamo quindi affermare che esiste un’ansia buona (amica) ed un’ansia cattiva (nemica). L’ansia è amica quando l’individuo è in grado di esercitare un controllo su di essa, conservando un buon esame di realtà e la capacità di mantenere una posizione attiva, cercando soluzioni funzionali con le quali far fronte alle minacce che causano lo stato ansioso. In questo caso l’individuo può trarre beneficio da questa esperienza e realizzare un adattamento all’ambiente che sia per lui soddisfacente. Questo tipo di ansia è essenziale in quanto informa l’individuo sui pericoli a cui potrebbe andare incontro e lo indirizza nella ricerca di soluzioni adeguate al contesto; è un importante stimolo all’azione, è quella forza che ci fa muovere ogni giorno. Nei casi in cui l’individuo non riesce a trovare soluzioni adattive per fronteggiare situazioni sconosciute o potenzialmente pericolose, l’ansia può perdere le sue caratteristiche funzionali ed assumere un carattere patologico (ansia nemica), determinando vissuti di impotenza e di passività nel controllo delle proprie emozioni. Una differenza quindi tra i due tipi di ansia è che quella amica amplifica le capacità del soggetto, mentre quella nemica le disturba e influisce negativamente sulle prestazioni. L’ansia normale si distingue dall’ansia patologica anche su una base quantitativa; una condizione ansiosa di elevata intensità può talvolta compromettere il piano sociale e lavorativo dell’individuo, causando una grande sofferenza. Negli esseri umani, come anche in altri mammiferi, la percezione del pericolo è accompagnata da risposte fisiologiche, come
10
l’aumento del battito cardiaco e della sudorazione, da risposte psicologiche, come il focalizzarsi dell’attenzione sulla fonte del pericolo, e dalla tendenza a sfuggire alla situazione che si avverte come pericolosa. Questi tre tipi di reazione definiscono, secondo gli scienziati, l’ansia: una risposta che contiene dunque aspetti fisiologici (aumento del battito cardiaco), cognitivi (la concentrazione) e comportamentali (la fuga). La reazione ansiosa, nella varietà delle sue manifestazioni, ha una forte base biologica. La ricerca sugli animali e sugli uomini suggerisce che l’evoluzione abbia preprogrammato gli organismi a reagire al pericolo con l’ansia. Indubbiamente, nell’ansia c’è molto più che semplici componenti fisiche di tipo genetico e fisiologico. L’esperienza dell’apprendimento determina in quali circostanze l’individuo diventa ansioso e i processi cognitivi vengono chiamati in causa in rapporto all’informazione che si ha del pericolo. Non tutti i membri di una specie sono egualmente ansiosi e questo certamente si applica agli esseri umani. L’ansia quindi come risposta ad una situazione di minaccia può essere un risultato evolutivo e può avere una base fisiologica. L’ansia si riferisce anche a un fatto mentale, è un’emozione che può essere sentita e la sensazione va di pari passo con i pensieri. È un dato ormai certo che l’ansia ha conseguenze sull’attenzione. La nostra capacità di occuparci di certe cose è limitata e l’attenzione ha bisogno di essere selettiva. L’ansia è accompagnata dalla tendenza a occuparsi selettivamente di questioni che hanno a che fare con il pericolo, poiché le informazioni minacciose vengono privilegiate rispetto a quelle emozionalmente neutre. Se l’ansia è una reazione a qualche stimolo, secondo gli studiosi non è questo che provoca la paura, ma l’interpretazione che a esso viene attribuita. Dopo aver tracciato una cornice sull’ansia al fine di comprenderne l’etimologia, nei prosimi numeri ci concentremo su tutte le sue diverse manifestazioni, riportate nel DSM IV, il manuale diagnostico e statistico dei distubi mentali, quali: fobie, disturbo d’ansia generalizzato, attacchi di panico, disturbo ossessivocompulsivo, disturbo acuto, o post-traumatico, da stress. Dott.sse Silvia Marsiliani e Paola Pernazza Psicologhe-psicoterapeute www.silviamarsiliani.it www.paolapernazza.it
Sanità Sara Checkup è il prodotto salute che comprende tutte le garanzie di una polizza malattia completa, più un programma di prevenzione attiva facoltativo mirato alla diagnosi precoce ed alla prevenzione delle principali patologie. Sara Checkup è molto più di una polizza: è una novità pensata per aiutarti a star bene.
Vantaggi - pagamento diretto ai centri convenzionati (quindi sollevando il cliente in tutto o in parte dalle spese) - rimborso al cliente (nei limiti massimi stabiliti dalla Tabella Indennizzi) per prestazioni erogate in centri non convenzionati - Day hospital anche senza intervento - Visite specialistiche ed esami diagnostici anche in assenza di ricovero/intervento presso i centri convenzionati - Spese del donatore in caso di trapianto - Ernie inguinali ed addominali - Spese di ricovero per parto naturale - Spese di baby room, neonatologo e incubatrice - Spese di cura per il bambino nei primi 2 anni di vita (se nato in corso di polizza) in caso di ricovero
Garanzie aggiuntive - indennità giornaliera per ricovero ospedaliero, per convalescenza, applicazione di gesso, indennità permanente da malattia
SCORDATEVI LE LISTE D’ATTESA ...dove vuoi, quando vuoi, con chi vuoi e... paghiamo Noi... In questo particolare momento di crisi che stiamo vivendo, noto che tra la gente la “Paura e l’Insicurezza” sono sempre più presenti, il futuro ci spaventa, e proprio per questo ho il piacere di presentare un prodotto assicurativo che possa farci stare più sereni se accade qualcosa a Noi, ai Nostri Cari... e perfino ai Nostri Animali Domestici.
Scegli la sicurezza! Puoi avere tutta la protezione che ti serve senza rinunciare a nulla con la nuova offerta Sara con addebito mensile su RID. Per te: • Impegno di spesa contenuto • Maggiore comodità nei pagamenti (addebito mensile su conto corrente tramite RID) A partire da 15 euro al mese puoi garantirti una copertura valida ed efficace
Garanzie di assistenza - Centrale Operativa pronta a rispondere a tutte le tue esigenze: dalla semplice informazione e prenotazione della clinica, alla gestione dei rimborsi
Te r ni , Vi a C. B a t t i st i 1 2 1 / C 0744/401057 ag6020@saraagenzie.it 11
Meglio un asino vivo che un dottore morto! Questo mese tutta la mia vita ruota vorticosamente attorno ad un unico avvenimento che attendo da parecchio tempo: è arrivato anche il mio momento di discutere la tesi di laurea. Ora, a parte l’ovvia emozione e l’ansia che sale ogni giorno che passa, pur continuando a ripetermi che quella sessantina di pagine le ho scritte io, quindi dovrei riuscire a districarmi bene tra le domande che mi verranno poste, c’è da dire che c’è un tarlo che non abbandona i miei pensieri. Il tarlo di uscire dall’università con una preparazione non adeguata. Non è un tarlo presente senza fondamenti: il mio livello di inglese “in uscita” è un B2+, così come quello di spagnolo (evito di commentare: il primo anno sono rimasta scioccata dai metodi di “insegnamento” di una “professoressa”, ovviamente non madre lingua, ormai andata in pensione, fortunatamente sostituita da una vera e propria professionista dell’insegnamento da un anno!). Peccato che io sia entrata con un B2 di inglese e di spagnolo e il livello “B2+” non esista a livello europeo, o meglio, non venga riconosciuto come valido: o si tratta di un B2 o di un C1. La cosa ancor più triste è che molte persone sono entrate all’università con un C1 di partenza. Sono regredite, in questi tre anni? A cosa sono serviti allora quegli esami che ci mettevano l’ansia addosso e non ci facevano uscire di casa? Quante difficoltà incontreremo in futuro per colpa di questa preparazione non adeguata? Queste domande continuano a vorticare nella mia testa senza riuscire a trovare una risposta adeguata e che, soprattutto, mi riesca a dare un po’ di tranquillità mentre guardo avanti e scruto le possibilità che si stanno stagliando all’orizzonte. Possibile mai, poi, che l’Università pubblica italiana (nello specifico quella di Perugia, corso di Mediazione Linguistica Applicata, che è stato già “soppresso”, dopo nemmeno quattro anni di vita!) sia arrivata davvero a toccare il fondo fino a questo punto? Ora, non dico tanto, ma avendo scelto “Mediazione Linguistica Applicata”, mi sarei aspettata di studiare le lingue in ogni loro sfaccettatura e, soprattutto, approfonditamente … e invece no. Ho iniziato a studiare portoghese durante il secondo anno di corsi e, se non fosse stato per la bravura dell’insegnante del CLA e per la lungimiranza del professore
che si occupa dei corsi, che ha imposto l’obbligo di frequentare il 75% delle lezioni per poter fare gli esoneri durante l’anno, probabilmente avrei un livello di conoscenza della lingua pari a quello che ho dell’algonchino. La mia prima lingua straniera (l’inglese) e la mia seconda (lo spagnolo, per cui ho una passione personale che rasenta l’adorazione) sono state quindi particolarmente “maltrattate” in questi tre anni e mi sono sentita raggirata. Profondamente raggirata: questa è l’Università pubblica e il servizio che ci offre? Benissimo, grazie. Per non parlare dei vari, innumerevoli e vacui problemi avuti in tre anni di iscrizioni, pagamenti tasse e presentazione di documenti con quelle amabili segretarie che sembravano interessarsi a tutto meno che ai nostri destini. Per carità, sicuramente esistono problemi peggiori al mondo di un esame non registrato, ma almeno un po’ di gentilezza non guasta e, avendo fortunatamente incontrato anche delle segretarie la cui professionalità era davvero meravigliosa, la maleducazione e il disinteresse delle altre faceva andare ancor di più il sangue al cervello, spingendoci a dire e fare cose che non avremmo voluto. Che fare, quindi? Rimanere a piangersi addosso e accusare puntando il dito? Sicuramente no. Bisogna rimboccarsi le maniche e cercare di mettere delle “pezze”, come dicono i romani, a quelle che sono le falle lasciate nella nostra formazione da chi avrebbe dovuto evitare che la nave della conoscenza calasse a picco. Ma qui cola a picco un po’ tutto, purtroppo …possiamo lamentarci noi? Sì, possiamo e dobbiamo, perché altrimenti partiamo già in pieno naufragio e, vista l’aria che tira, non mi pare proprio il caso. Anche perché, dopo anni passati a studiare e a pagare per poterlo fare in maniera dignitosa e così da potermi guadagnare da vivere un giorno, mi piacerebbe poter dar ragione alla Fornero e proclamarmi orgogliosamente “choosy”, anche se magari, per pagarmi qualche corso di lingue o qualche vacanza studio all’estero, non disdegnerò lavori che magari non saranno quello dei sogni, ma che almeno mi aiuteranno a diventare una persona migliore, o perlomeno a lavorare sodo per poter diventare la persona che sogno di essere. Una persona con un determinato bagaglio culturale e di esperienze, che possa tornare utile al suo Paese, in un modo o nell’altro … perché di persone che aprono bocca ed emettono fiato senza sapere di cosa stiano parlando ne abbiamo fin sopra i capelli e andare all’estero non mi pare davvero la soluzione definitiva a tutti i nostri problemi. Un bagaglio culturale che finora era stato accuratamente riempito dalla scuola pubblica senza che ci trovassi nulla da ridire, anzi, sono stata estremamente fortunata … fino al momento in cui mi sono iscritta all’università. Ma come si suol dire … meglio un asino vivo che un dottore morto! E scusate lo sfogo! Chiara Colasanti
12
Fino agli anni 50 del secolo scorso e oltre, una buona parte degli italiani uomini, donne e bambini, indossava abitualmente scarpe o scarponi con i chiodi sotto, sia d’estate che d’inverno. La domenica e i giorni festivi “quelli che se la passavano meglio” -avevano due o più paia di scarpe!- indossavano le cosiddette scarpe fine, ovvero scarpe basse senza chiodi ma con due ferretti a mezza luna inchiodati con le semenze nella suola, uno sotto la punta e l’altro sotto il tacco. I ferretti e i chiodi, detti anche bollette, avevano lo scopo di non far consumare la suola, perché la sua sostituzione costava denaro e la maggior parte degli abitanti non si poteva permettere questa spesa. Sia dopo la prima che dopo la seconda guerra mondiale la povertà era l’unica cosa che abbondasse quasi dappertutto. Capitava che, se era necessario far risuolare un paio di scarpe,oltre al costo, dovevi mandare un familiare dal calzolaio e startene scalzo in casa finché non te le riportava. I ragazzini si toglievano le scarpe prima di dare quattro calci al pallone, perché il terrore di rovinarle faceva coppia con la paura della immancabile punizione da parte dei genitori. Il chiodo o bolletta aveva la testa con sette faccette e ci volevano, in genere, sette martellate per piantarlo nella suola: due martellate per appuntarlo, tenendolo con due dita e cinque per conficcarlo fino in fondo. Questo è il motivo per cui venivano chiamati chiodi a sette bòtte! La tomaia di queste calzature di uso quotidiano era in genere di vacchetta morbida, fatta con pelle di vitellone giovane, mentre la suola si faceva con le pelli più spesse, di vacca adulta o di bue. Finché si camminava sulle strade bianche, che erano la maggioranza, sui viottoli o nei campi, gli scarponi chiodati non creavano problemi, ma quando si entrava in una stanza pavimentata con mattonelle bisognava fare attenzione a non scivolare. Inoltre, camminando su pavimenti duri e lisci, come i lastricati delle piazze, sia gli uomini che gli animali da tiro e da soma, essendo anch’essi ferrati, producevano il medesimo rumore di ferraglia. Un altro problema non meno grave si evidenziava d’estate: la suola si asciugava a causa del caldo e della siccità ed era facile che i chiodi, allargatosi il buco dove erano infissi, venissero perduti per strada, con somma gioia, si fa per dire, del padrone delle scarpe che doveva portarle a riparare, se non era in grado di farlo da solo, e dei ciclisti che si ritrovavano spesso con le gomme a terra. La riparazione delle calzature veniva effettuata infilando nel buco circolare vuoto lasciato dal chiodo perduto, una specie di stecchino di legno a sezione quadrata, fabbricato dai detenuti nelle patrie galere, riconficcando poi
Gli scarponi chiodati un nuovo e luccicante chiodo al centro dello stecchino. Per i bambini e gli adolescenti , i cui piedi crescevano in lunghezza a vista d’occhio, il problema era che bisognava rifare gli scarponi nuovi ogni anno. Si ovviava a ciò facendo le calzature due dita più lunghe del piede, in modo che durassero più stagioni mentre gli scarponi dismessi, anche se logori, venivano passati al fratello più piccolo, anche perché c’era sempre un fratello più piccolo o almeno un cugino. Con gli scarponi nuovi, più pesanti e più lunghi del piede, i ragazzi venivano raggiunti con facilità da chi, per qualche buona o cattiva ragione, aveva deciso di dare loro una lezione. Quindi per i primi tempi, finché non si abituavano al peso e alle maggiori dimensioni di quelle palle al piede, i giovani cercavano di non fare marachelle e di non indispettire i più grandi, pena una gragnuòla di scapaccioni, una volta raggiunti. Tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso furono messi in commercio i carrarmati, pezzi di gomma con battistrada, che venivano cuciti a mano sulla suola di cuoio degli scarponi, utilizzando la lesina forata che era stata inventata proprio per questa bisogna. Passare da quei pesantissimi e sferraglianti scarponi chiodati ai nuovi, leggerissimi e silenziosissimi scarponi con i carrarmati fu quasi come il passaggio dal lume a olio o a carburo all’uso della luce elettrica nelle case: un passaggio epocale! Ne è testimone anche Florio Piastrella, calzolaio in pensione, cultore del mestiere, poeta e raffinato collezionista, che mi ha illustrato con passione l’arte di fabbricare scarpe, arte che va scomparendo lentamente ma inesorabilmente. Dedicato ai giovani che forse non sanno e desiderano sapere e ai meno giovani che non hanno dimenticato la miseria e le privazioni che ci hanno fatto grandi. Vittorio Grechi
Cosa Fare? Dove Andare? L'effetto collaterale più evidente della Chemioterapia è la perdita dei capelli, difficile da sopportare per la maggior parte delle persone. Quando cadono i capelli ne risente anche lo spirito. Una testa folta di capelli è simbolo di vitalità, attrazione e autostima. Sei direttamente o indirettamente toccato da questo argomento? Chiedi una consulenza gratuita a chi può consigliarti. Hair Top di Luca Angeletti Parrucche e Posticci con Show Room in Via Roma, 137 Terni Consulenza, privata e riservata, di Enrico Giacobbi Cell. 333.7653420 www.parruccheterni.it - www.hairdiff.it
Immagini (c) Dening hair Company Hamburg
Noi aiutiamo chi ha bisogno di Noi. 13
La scelta Teatro Secci Terni dal 25 al 26 gennaio Teatro Comunale Narni 27 e 28 gennaio
Dici mafia, ma sai di cosa parli?
BC Costruzioni di Bonifazi Cinzia
Voc. Valleludra, 38 - Arrone (TR) Ristrutturazioni, lavori edili e in cemento armato. Installazione di impianti fotovoltaici con primarie aziende nel settore. Per informazioni e consulenze:
393.8917244 393.9447515 14
È un morbo che attanaglia tutta la penisola italiana ed i suoi sintomi sono corruzione e morte. Nonostante tutti siano al corrente della sua esistenza nessuno è abbastanza forte da riuscire a debellarla. Il suo nome è Mafia. La disinformazione è l’arma di questa malattia, una storia incerta il suo passato. La nascita delle organizzazioni mafiose non è ben definita, tuttavia si pensa che possa essere collocata verso la metà del XIX secolo nella soleggiata Sicilia, ove spesso per vivere viene coltivata la delicata pianta del limone a cui basta un mese di siccità per essere irrimediabilmente compromessa. In un clima di precarietà economica si instaurano così i primi gruppi di persone che inizialmente intimidiscono i contadini danneggiando le piante per poi farsi pagare per proteggerle. Ecco che i semi della criminalità organizzata erano stati piantati, destinati a crescere come un’edera sino a soffocare la stessa terra che li aveva generati. Con il passare del tempo quello che era nato come un gruppo di bravi crebbe a tal punto che alla fine si sentì il bisogno di attribuire a questo un nome ed anche su questo aspetto aleggia un velo di mistero. Non si conosce con precisione l’origine del termine Mafia, molto probabilmente deriva dall’arabo mahyas con il significato di spavalderia, vanto aggressivo. Già nel 1863 è possibile rintracciare il termine nell’opera I mafiusi de la Vicaria, segno della consapevolezza della diffusione del problema che la mafia costituiva, problema con cui anche la patria della democrazia, gli Stati Uniti d’America, si è dovuta confrontare: è qui che nasce negli anni venti il termine Cosa Nostra, un nome scelto ad indicare come questa organizzazione fosse proprietà esclusiva di chi vi era entrato. Il resto della società, quella parte che non ne faceva parte, doveva ubbidire adeguandosi alla sua presenza, un nuovo contratto sociale stabilitosi tra uomini che accettavano di sotterrare i mali della nuova società sperando di non dovervi avere a che fare, facendo diventare la mafia l’incubo dell’uomo moderno. Un mostro formato dalle migliaia di persone che estraniandosi dalla comunità in cui vivono antepongono il bene personale a quello comune, il fine del profitto ai princìpi dell’umanità. Francesco Gaggia
CALENDARIO Lungo cammino verso la libertà. Corso introduttivo alla conoscenza dei diritti umani e delle loro violazioni. Auditorium di Palazzo di Primavera
La scelta Spettacolo per la Giornata della Memoria con Elisa Gabrielli, Simone Mazzilli, Olmo Mazzoni Drammaturgia e Regia Irene Loesch
12 febbraio 2013 - 16° Incontro IL RAZZISMO E LA PRATICA POLITICA, parte III L’antisemitismo nazista, gli antecedenti storici, sterilizzazione, eugenetica, eutanasia 19 febbraio 2013 - 17° Incontro L’ANTISEMITISMO NAZISTA La persecuzione e i ghetti 26 febbraio 2013- 18° Incontro GENOCIDI E STERMINI, parte I La definizione giuridica di genocidio: la Convenzione sul genocidio (1948), il genocidio degli Armeni, il genocidio di Stalin, il genocidio dei cambogiani 5 marzo 2013 - 19° Incontro GENOCIDI E STERMINI, parte II Il genocidio cinese in Tibet, il genocidio in Cina durante la rivoluzione culturale, le Foibe, la pulizia etnica in Jugoslavia, lo sterminio in Libia, il massacro di Katyn 12 marzo 2013 - 20° Incontro GENOCIDI E STERMINI, parte III I desaparecidos in Argentina, lo sterminio dei nativi americani, il genocidio in Ruanda, il bombardamento di Tokio, lo stupro di Nanchino, Hiroshima a cura di Eleonora Landi
La scelta Foto di Fabio Tomaselli Nelle foto: Elisa Gabrielli e Simone Mazzilli
15
Pierino e il Lupo Sabato 19 gennaio 2013
16
Associazione Culturale
La Pagina Terni, Via De Filis 7a
M OSTRE
d a l l e o re 16,00 1 6,00 alle 19,00
F E B B RAI O
2 013
Mar 12 - Dom 17 Lettere d’amore a San Valentino Un epistolario mondiale a cura di: - padre Bose George Velassery, Ordine dei Carmelitani Scalzi - don Claudio Bosi, parroco della Basilica di San Valentino - Andrea Liberati, giornalista
Mostra iconografica per San Valentino Mar 19 - Dom 24 Te r n i n e v e
Collezione Florio Foto di Marco Ilari
C O NF ERENZE FEBBRAIO 2013 Gio 14 ore 17,30 La lotta laica delle donne per i diritti Ven 15 ore 17,30 L e s treghe
Marcello Ricci Giampiero Raspetti
SOCIO CON SOLI 30 € l’anno POTRAI, COME SOCIO, GODERE DI TUTTI I NOSTRI SERVIZI CULTURALI E CONVIVIALI Associazione Culturale La Pagina Terni, Via De Filis 7a 0744411870 3292259422 - 3482401774
Nell’Associazione non deteniamo né dispensiamo cultura. Ci piacerebbe averne a riccioli d’oro avvolgenti come eterna tempesta di neve. Disponiamo solo di ciocche sparute, in giornate non di sole, non di pioggia. Sappiamo però coordinare, organizzare, vivere serenamente la cultura di altri. Abbiamo bisogno di te, delle tue conoscenze, della tua sensibilità. Dei tuoi progetti, delle tue idee, dei tuoi sogni. Della tua compagnia, della tua amicizia. Vieni con noi, in giornate di sole, qualunque sia la tua età. GR
17
STABILIMENTO ALTEROCCA Gita dopolavoristica 18
Recentemente è uscito un volume dal titolo Il testamento di Alterocca, di Sergio Marigliani. Si tratta di un libro importantissimo per meglio capire la storia del lavoro nella nostra città per opera di Virgilio Alterocca, l’imprenditore che ha fatto conoscere Terni in tutto il mondo. Colgo l’occasione per ricordare, oltre Sergio ed il suo libro, anche Giulio Porchetti, un amico dipendente di Alterocca come correttore. Giulio, frequentatore un tempo della mia bottega di calzolaio, mi fece dono di una foto degli anni ‘930 che mostra tutto il personale dello stabilimento presente ad una gita aziendale. F lo r io 19
A Terni, gennaio 2013, in Via De Filis 7, presso l’Associazione Culturale La Pagina, abbiamo ammirato gratuitamente le 100 cartoline (serie completa, UNICA AL MONDO) dedicate alla Divina Commedia di Dante Alighieri, stampate da Virgilio Alterocca e appartenenti alla collezione di Sergio Marigliani.
20
Alta Pasticceria Artigianale
Il Maestro Emanuele Carletti
La nostra passione... al vostro servizio! Dal 9 al 14 Febbraio Vi aspettiamo nel nostro stand a Cioccolentino (Terni, Piazza Europa) con le splendide creazioni di Emanuele Carletti
Pa s t i c c e r i a
Car l e t t i
Te r n i , V i a L u n g o n e r a S a v o i a 3 4 / 3 6 - Te l . 0 7 4 4 . 2 7 9 9 3 7 - F a x 0 7 4 4 . 2 8 3 5 6 7 m a i l : i n f o @ p a s t i c c e r i a c a r l e t t i . i t - w e b : w w w. p a s t i c c e r i a c a r l e t t i . i t
21
In Repubblica Ceca si è festeggiata la Giornata dell’Oblio Forse è stato il caso beffardo a volere che il 27 gennaio, Giorno della Memoria delle vittime del nazismo e dell’olocausto, coincidesse anche con il giorno in cui i Cechi hanno deciso, tramite le prime elezioni dirette di questo tipo, chi sarà il loro futuro presidente. L’8 marzo prossimo, dunque, all’indomani della fine del mandato del ben poco rimpianto euroscettico e populista Václav Klaus, giurerà sulla costituzione il non meno populista, ma almeno apparentemente eurofederalista (tanto federalista da auspicarsi anche la Russia in Unione Europea) Miloš Zeman. Riflettere su questa coincidenza è doveroso dato che, mentre la Merkel dichiarava che l’olocausto “rimarrà una macchia indelebile per la Germania”, a poche centinaia di chilometri da Berlino, il populista Zeman vinceva le elezioni presidenziali facendo credere ai Cechi che, in virtù delle origini tedesco-austriache della sua casata, il suo rivale, il principe Karel Schwarzenberg, attuale vicepremier e ministro degli Affari Esteri, avrebbe messo in discussione i decreti Beneš. Per la cronaca, è bene ricordarlo, i decreti Beneš ratificarono l’esproprio dei beni e l’espulsione di circa 2,5 milioni di cechi di etnia tedesca che vivevano nelle zone dei Sudeti dell’allora Cecoslovacchia. Tutto questo lungi dall’essero vero. Schwarzenberg non ha mai sostenuto che i decreti Beneš fossero da rivedere, dato che, almeno dal punto di vista giuridico, per entrambi i paesi trattasi di un capitolo chiuso. Come dimostrato dal risultato delle elezioni, però, a più di 70 anni di distanza rimane ancora aperta la questione politica e soprattutto morale. Da politico intelligente e civile quale è Schwarzenberg ha semplicemente avuto il coraggio di dichiarare che l’espulsione forzata di 2,5 milioni di cittadini cechi innocenti, colpevoli solo di essere di etnia tedesca, è stato un atto barbarico indegno di un popolo progredito, non dissimile, aggiungo io, agli esodi di massa imposti dai nazisti e dai sovietici alle minoranze scomode. Opinione che trova sempre più larghi consensi tra le nuove generazioni, ma che, purtroppo, rimane ancora indigeribile per quelle dei padri e dei nonni. Come ben sanno gli storici, e come lentamente sta tornando in superficie attraverso film e libri che trattano con coraggio questo tema delicato, i Cechi delle zone dei Sudeti approfittarono di questo colossale esodo non solo per depredare le proprietà dei loro ormai ex concittadini tedeschi, ma anche per lasciarsi andare in alcuni casi ad orribili e sanguinose rappresaglie piene di odio. Il tutto sotto la bandiera del: tutti i tedeschi sono colpevoli e si meritano solo il peggio. Se, naturalmente, tutto ciò va visto nel contesto storico della fine della guerra, appare evidente, però, come dopo quasi 80 anni un popolo civile non possa ancora nascondersi dietro il paravento di una reazione, magari eccessiva, ma comunque legittima contro i nemici. Questo soprattutto considerando che si trattava in realtà di concittadini cechi di etnia tedesca che da secoli vivevano pacificamente in queste terre e che niente avevano a che fare con il Terzo Reich. Tralasciando lo stile della campagna elettorale adottata da Zeman piena di menzogne, colpi bassi e attacchi offensivi, credo che sia anzitutto un dovere morale puntare il dito contro l’allarmismo populistico e demagogico scatenato dal neopresidente che, usato per battere il proprio rivale, ha di fatto nuovamente fomentato antichi odi verso i vicini germanici alimentando la paura di molti Cechi di vedersi espropriate quelle proprietà ottenute, legalmente o meno, a scapito dei tedeschi dei Sudeti espulsi dal paese dopo la guerra. Una strategia la cui altissima pericolosità è stata confermata proprio dai risultati su cui ha pesato in modo determinante il sospetto e la sfiducia verso questo “aristocratico tedesco” nutriti in particolare in Moravia, nelle zone a più alta disoccupazione e tra le generazioni più anziane ed economicamente più deboli. La verità è ben diversa dato che Schwarzenberg non solo è nato a Praga, ma suo padre era un fervente
22
patriota e lui stesso, durante gli anni dell’esilio forzato aiutò i dissidenti cecoslovacchi, tanto da diventare poi cancelliere del primo presidente democraticamente eletto Václav Havel. Ma purtroppo, e noi italiani lo sappiamo bene, poco possono i fatti e la verità contro la demagogia e il populismo quando queste degerazioni della democrazia poggiano su emozioni forti come la paura, il disagio e l’insoddisfazione. In tempi di crisi, quando un governo odiatissimo taglia il welfare sociale con l’abilità di un Edward Manidiforbice (possiamo parlare indistintamente del governo italiano come di quello ceco), sono questi, infatti, i sentimenti più diffusi tra le classi esposte al rischio di disoccupazione e povertà. Un humus infetto in rapida espansione che diventa terreno ideale per il virus del solito leader forte, sicuro di sé, che parla come l’uomo della strada e che promette di rimettere a posto le cose. Nihil novi sub sole, verrebbe da dire. Il popolo ceco dopo la guerra non è stato esposto ad un profondo processo di catarsi come quello seguito alla denazificazione tedesca, e, pur non essendo stato particolarmente attivo nella resistenza contro il protettorato, è comunque riuscito a sedere al tavolo dei vincitori grazie anche all’esemplare attentato contro il governatore e generale delle SS Reinhard Heydrich. Questo fragile credito morale di vincitori, appesantito dalla coscienza nascosta dei crimini che hanno accompagnato Karel Schwarzenberg l’espulsione dei tedeschi, è ancora oggi per molti il pretesto per pensare in silenzio, o affermare ad alta voce, che i decreti Beneš fossero un atto giusto e dovuto e, quindi, per rifiutarsi di affrontare in modo maturo e consapevole le ombre del proprio passato come, invece, ha saputo e sa fare la Germania. Certo, le colpe dei Cechi nei confronti dei propri concittadini tedeschi sono apparentemente ben poca cosa se paragonati ai danni e alle sofferenze inferte dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma è proprio questo il tipo di ragionamento errato che si deve sradicare affinché la storia dell’umanità possa procedere verso un futuro di pace e armonia. Fintantoché le persone giudicheranno la storia e i propri vicini tenendo sempre in mano una bilancia dove pesare il torto fatto e quello subito rimarremmo ancora legati alle logiche barbariche della legge del taglione, inchiodati al codice Hammurabi dei babilonesi dell’occhio per occhio, dente per dente. In fondo, anche per i nazisti la guerra era una reazione “giusta” ai torti subiti a Versailles, così come anche per gli imperi dell’inizio del XX la Grande Guerra fu un reazione “giusta” ai torti subiti dai propri vicini e concorrenti. E così via, di guerra in guerra, di faida in faida. Come intuito dai più grandi pensatori della non violenza, la storia ci impartisce da sempre una lezione importante: il sangue chiama solo altro sangue, la violenza chiama la violenza e la vendetta chiama la vendetta. Accettando questa lezione imprenscindibile si apre davanti a noi l’unica strada percorribile per cambiare realmente i destini dell’umanità. In conclusione, dunque, lode a chi come la Merkel non teme di affrontare le proprie responsabilità ammettendo le colpe storiche nella consapevolezza che solo questo è il modus vivendi tra paesi civili. Vergogna, invece, a chi, come il neopresidente Zeman, non ha esitato a suonare la nota stridula della xenofobia verso i tedeschi nella propria scalata al potere, indifferente al pericolo che un tale atteggiamento potrebbe risvegliare vecchi demoni e terrori che speravamo essere condannati ad un letargo ormai irreversibile. Il 27 gennaio 2012, Giornata dell’Oblio dei Cechi, ha dimostrato che tale non è e che, per questo, è massimamente importante vigilare sempre e non mancare mai di onorare la memoria, unico vero argine tra la convivenza pacifica dei popoli e la violenza della guerra e della prevaricazione. Andreas Pieralli
23
AZIENDA OSPEDALIERA
Divisione di Ortope
D ott. Paolo D i Filippo D ire tto re S tr u ttu r a C o m ple s s a di O r to p ed ia e Tr a u m a to logia A z ie n d a O s p e d a lie r a “S. Mar ia” di Te r ni
La Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni, diretta dal Dr. Paolo Di Filippo, si occupa della diagnosi e del trattamento chirurgico e non della patologia ortopedico-traumatologica dell’età evolutiva, dell’adulto e della terza età. La sua attività si rivolge all’utenza regionale ed extraregionale per cercare di rispondere in maniera esaustiva e tempestiva alle patologie sia di trattamento medico che chirurgico, con procedure e trattamenti in accordo con quanto indicato dalla letteratura e dalle linee guida internazionali. La struttura complessa è situata principalmente al 4° piano ove è organizzata nel reparto di degenza ordinaria ortopedico-traumatologica, nel DH dedicato ai controlli clinici e radiografici e nell’Ambulatorio Ortopedico dedicato al controllo clinico dei pazienti già in carico alla struttura nonché all’esecuzione delle prime visite prenotate attraverso il Centro Unico di Prenotazione. La struttura utilizza i letti presso la Day Surgery per l’esecuzione di interventi che necessitano di un ricovero ma di osservazione di breve durata. I medici ed il personale paramedico svolgono inoltre una quotidiana attività di consulenza nell’Ambulatorio Traumatologico sito presso la struttura del Pronto Soccorso, garantendo una tempestiva ed adeguata gestione del paziente con criticità ortopedico-traumatologiche. I pazienti possono accedere personalmente ai servizi della Struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia prenotando una visita tramite CUP presso l’Ambulatorio Divisionale o con uno dei Dirigenti dell’Unità Operativa. A tale riguardo, uno degli obiettivi che ci siamo posti è quello di aumentare il numero di visite ortopediche al fine di contribuire alla riduzione delle liste di attesa. Ciò è operativo dall’inizio del 2013. Dopo la valutazione ortopedica, i pazienti che necessitano di un intervento chirurgico vengono posti in lista di attesa con grado di priorità definito dalle condizioni di urgenza del caso clinico e vengono convocati tempestivamente per il ricovero. Generalmente i pazienti che dovranno essere sottoposti ad un intervento di chirurgia ortopedica maggiore sono ricoverati il giorno prima dell’intervento previsto e vengono nuovamente rivalutati clinicamente per escludere la comparsa di nuove patologie, analizzare la documentazione clinica e la terapia in atto, completare, se necessario, le indagini preoperatorie ed acquisire il consenso informato. I pazienti ricoverati in regime di Day Surgery sono ricoverati la mattina stessa dell’intervento chirurgico e, in assenza di complicanze, dimessi la mattina seguente, dopo rivalutazione clinica. Uno degli ambiti che maggiormente ci impegna è la gestione e il
24
trattamento delle lesioni traumatiche dello scheletro, comprendendo sia le problematiche relative al politrauma maggiore sia la chirurgia ortopedica geriatrica. La gestione di tali pazienti risulta, infatti, talvolta particolarmente impegnativa, dovendo provvedere rapidamente sia alla stabilizzazione delle loro condizioni, sia alla stabilizzazione chirurgica della frattura, prediligendo metodiche mininvasive e con ridotta perdita di sangue e cercando di assicurare il più rapido recupero funzionale possibile. A tal fine le nostre strategie di trattamento seguono le linee guida internazionali, consolidando le nostre conoscenze attraverso la periodica partecipazione a training formativi. Un altro settore che ci vede particolarmente impegnati è la chirurgia protesica delle grandi articolazioni dove possediamo una ampia e consolidata esperienza nella chirurgia protesica di anca, ginocchio, spalla utilizzando protesi biologiche con risparmio di osso e avviando immediatamente il paziente nel post-operatorio alla riabilitazione grazie alla collaborazione con il Servizio di Fisiatria. Nell’ambito della chirurgia protesica, un campo dove abbiamo maturato un’importante esperienza è quello della chirurgia protesica di revisione, patologia sempre
A SANTA MARIA DI TERNI
dia e Traumatologia
STRUTTURA COMPLESSA O r t o p e d i a e Tr a u m a t o l o g i a Direttore Paolo Di Filippo Dirigenti medici Paolo Cinaglia Mauro Proietti Matteo Perrotta Sandro Latini Giuseppe Bensi David D'Eramo Mauro Casavecchia Ghassan Bassil Sergio Armillei Dante Tomassini Alfredo Gillio Fabio Lamperini Alessandro Massarini Giancarlo Aisa Giancarlo Paoletti Caposala sezione A Margherita Quondamcarlo Caposala sezione B Loredana palenga Caposala DH Rita Bartulucci
più frequente e di difficile e dispendioso trattamento. Consolidata esperienza anche nella chirurgia artroscopica del ginocchio e della spalla; è di routine il trattamento artroscopico delle lesioni traumatiche e non del ginocchio, con particolare riguardo alla patologia della rotula, ed alle lesioni del menisco e dei legamenti crociati; per la spalla in particolare le lesioni della cuffia dei rotatori e le sindromi da conflitto. Grande impegno anche nella chirurgia correttiva, con particolare interesse per la chirurgia dell’alluce valgo e delle metatarsalgie, nonché delle dismetrie degli arti, siano esse di origine traumatica che congenita. La struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia è attiva anche dal punto di vista scientifico: oltre a presentare contributi scientifici a vari congressi ed ad organizzare corsi di aggiornamento intra-aziendali ha organizzato a Terni nel 2011 il congresso regionale OTODI con ampia partecipazione di medici, infermieri e personale tecnico. In conclusione l’UC di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliera di Terni rappresenta un punto di riferimento importante per l’ utenza regionale ed extraregionale, con un’attività in costante crescita sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo.
25
La spedizione dei Mille: i preparativi Laddove si affilavano le lame e si levavano i calici brindando alla morte, ancor non s’udiva il grido di battaglia dell’uomo al cui cenno una nazione tutta si sarebbe destata. Entrambi raccolti con un’epica sottoscrizione, l’invitto duce dei Cacciatori delle Alpi sapeva d’aver in pronto le armi ed il denaro, tuttavia non ardiva muover battaglia ad un nemico ignoto. Il disegno era ambizioso, consisteva nella liberazione dal giogo borbonico del Reame delle Due Sicilie, ma l’interrogativo era se sui campi di battaglia si sarebbero dovuti affrontare dei mercenari o l’odio e l’ostilità della popolazione meridionale. Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti: quale coscienza avrebbe potuto tollerare la colpa d’aver condotto centinaia fra i migliori giovani italiani ad un inutile massacro? Proprio per tale ragione s’attendeva un primo cenno di ribellione dei patrioti siciliani, i quali invece miravano nell’aiuto esterno la chiave per la realizzazione dei propri piani: era questo un circolo vizioso che necessitava d’esser infranto nel suo punto più fragile, appello al quale per primi risposero due valorosi, il futuro primo ministro italiano Francesco Crispi ed il fervente Rosolino Pilo. Quest’ultimo, una volta aver intravisto la possibilità d’agire, decise di far ritorno nella natia isola assieme a Giovanni Corrao grazie ai soldi messi a sua disposizione a Lugano da Mazzini, scrivendo inoltre al generale Garibaldi al quale, oltre alle baionette, veniva chiesto di porsi a capo di tale moto. Avendo ricevuto una risposta che pur tendendo alla prudenza approvava la loro impresa, i due si imbarcarono sulla tartana Nostra Signora del Soccorso, ma, a causa del mare tempestoso, quando il 10 Aprile del 1860 giunsero a Messina, la rivoluzione era già in atto, guidata dai comitati mazziniani locali. Il suo principio fu nella notte del terzo giorno del medesimo mese, quando il fontaniere Francesco Riso, dopo aver radunato delle armi presso il convento dei frati minori della Gancia a Palermo, si nascose in esso assieme ad una guarnigione di circa cento volontari, la quale venne sopraffatta la mattina seguente dalla milizia regia, che, dopo aver saccheggiato il sacro edificio, condusse in carcere attraverso le vie principali della città trentasette monaci, di cui tredici vennero fucilati assieme a Giovanni Riso, padre del capo della fallita insurrezione che sarebbe spirato venti giorni dopo in seguito alle ferite riportate nel corso dell’eroico combattimento. Quella scintilla fece tuttavia nascere nella Sicilia tutta nuove fiamme rivoluzionarie: due giorni dopo Palermo si sollevarono Trapani e Termini, presto seguite da Misilmeri, Catania, Marsala, Girgenti, Caltanissetta, Corleone e Carini; Messina venne stretta d’assedio, mentre Rosolino Pilo peregrinava da una contrada all’altra diffondendo la predicazione repubblicana attraverso la parola e l’esempio. Tali fatti d’arme avevano suscitato la viva preoccupazione di Cavour, che inutilmente tentò di convincere Vittorio Emanuele II ad impedire la spedizione garibaldina che si stava preparando in soccorso degli insorti poiché dubitava della fedeltà alla causa sabauda del generale in quanto egli manteneva dei rapporti con il mazziniano Alberto Mario, tanto da indurre il sovrano a scrivere al giovane Francesco II invocando le riforme costituzionali che avrebbero potuto scongiurare questo colpo di mano. Mentre lo statista pie-
26
montese vanamente cercava di muovere i logori fili d’una consumata diplomazia ed in Sicilia i patrioti continuavano a combattere, a Genova, in quei primi giorni d’Aprile, giunsero altri fedelissimi dell’eroe dei due mondi, ossia Crispi, Bixio, Turr e Sirtori, costretti tuttavia ad effettuare i preparativi per l’impresa di notte a causa dello spionaggio del parroco di Quarto, che venne caldamente esortato a desistere dal proprio operato dal collescipolano Giovanni Froscianti, impegnato come i propri compagni a gestire quella faticosa organizzazione. Nel frattempo, non soddisfatto d’aver circondato Villa Spinola di numerosi agenti di polizia, il governo piemontese ordinò al governatore di Milano d’Azeglio di non consegnare le armi raccolte attraverso la sottoscrizione “Un milione di fucili” agli emissari di Garibaldi. Nel fermento di quei giorni delle nuove giunsero anche dall’Italia centrale, nella quale, a testimonianza della sua sempre soffocata volontà di riscattarsi, si prospettava un nuovo moto, che, necessitando d’una fidata guida, spinse il generale a cercare grazie a Gusmaroli il toscano Bandi, in quel momento regio militare ad Alessandria, che riuscì in seguito ad evitare l’accusa di diserzione grazie ad un foglio di congedo firmato dallo stesso Vittorio Emanuele. Tale valoroso, che, dopo aver lasciato definitivamente l’esercito nel 1870 per divenire uno dei più affermati giornalisti italiani, sarebbe stato assassinato nel 1894 da un anarchico per aver condannato l’omicidio politico del presidente della Repubblica Francese, fu autore di un libro di memorie in cui descrisse il suo rifiuto di porsi a capo di quella rivolta, il cui comando venne in seguito affidato a Callimaco Zambianchi, che più volte tentò di convincere a seguirlo il restio ufficiale di fanteria. Quest’ultimo mirabilmente seppe descrivere sia il clima di sconforto che si venne a creare in seguito al provvisorio annullamento della spedizione, causato dalla lettera del 27 Aprile di Nicola Fabrizi, nella quale egli annunciava essersi spenta la rivoluzione, sia il rinnovato entusiasmo che si scatenò la sera del 29 del medesimo mese, quando giunse la rettifica di Fabrizi, forse artifizio di Crispi, che proclamava: L’insurrezione vinta nella città di Palermo, si sostiene nelle province. Notizie raccolte da profughi giunti a Malta su navi inglesi. Fu tale missiva a far esclamare a Garibaldi le famose parole: Partiamo! Ma subito, partiamo! In tale atmosfera di gioia, che aveva fatto tacere tutti coloro che avevano accusato il generale di vigliaccheria, la sera del 30 Aprile si celebrò l’undicesimo anniversario della vittoria ottenuta contro i francesi nel corso della difesa della Repubblica Romana, ricorrenza in cui si pose al centro della tavola una palla di cannone ove era scritto: Un bacio della Francia all’Italia. Nei giorni seguenti, mentre Bertani procedeva all’arruolamento dei numerosi volontari provenienti da ogni dove, Bixio si accordò con la Società Rubattino, precedentemente indennizzata, per l’ottenimento dei due vapori per il trasporto delle truppe; giunsero inoltre 350.000 lire donate dai sostenitori della spedizione, infine il 4 Maggio il La Farina consegnò altre 8.000 lire e numerose casse contenenti 1.500 fucili, frutto dell’acquisto effettuato grazie alla già citata sottoscrizione nazionale ma in pessimo stato, poiché venduti dalle autorità militari in quanto non funzionanti. Una volta aver affidato a Giovanni Battista Basso l’incarico della segreteria, il 5 Maggio si decise per l’imbarco l’orario delle nove di sera, quindi Bixio e Salvatore Castiglia, unitamente ad una trentina d’uomini, come già prestabilito, si recarono presso il porto di Genova per effettuare un finto assalto dei legni Piemonte e Lombardo, che tuttavia poterono far uscire dalla darsena con a bordo circa seicento volontari solo dopo sei ore a causa della resistenza dei marinai e della presenza d’ una nave francese. Durante tale arco di tempo, Garibaldi, dopo aver salutato Vecchi, si avviò verso il golfo di Quarto assieme ad altre quattro centinaia di volontari, acclamato in modo commovente da una folla estasiata che venne descritta con memorabili parole da Bandi, al quale era stato affidato il compito di abbattere il filo del telegrafo. Chi per la patria muor vissuto è assai La fronda dell’allor non langue mai Fu così che, nonostante l’evidente ritardo, all’alba del 6 Maggio il generale poté imbarcarsi sul Piemonte, il quale assieme all’altro legno prese il largo alla volta della Sicilia, la terra promessa. Francesco Neri Scuola Media Leonardo Da Vinci - Classe III Sez. A
Fisioterapia e Riabilitazione
NUOVA SEDE Zona Fiori, 1 05100 Terni – Tel. 0744 421523 0744 401882 D i r. S a n . D r. M i c h e l e A . M a r t e l l a - A u t . R e g . U m b r i a D D 7 3 4 8 d e l 1 2 / 1 0 / 2 0 11
La riabilitazione in acqua è una metodica sicuramente molto utile per garantire un moderno e valido recupero funzionale sia in campo neurologico che ortopedico
Uniche infatti sono le possibilità offerte dallo “strumento acqua”, che agisce contro la forza di gravità (principio di
Archimede), e consente al corpo di muoversi in assenza di peso: questo determina una maggiore facilità a muoversi quando per esiti traumatici, per deficit neurologici o dopo chirurgia ortopedica sarebbe impossibile o dannoso caricare il peso reale sui propri arti. Il risultato è una diminuzione dello stress e del carico sull’apparato muscolo scheletrico che facilita l’esecuzione di movimenti in assenza di dolore. La resistenza offerta dall’acqua è graduale, non traumatica, distribuita su tutta la superficie sottoposta a movimento, proporzionale alla velocità di spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ogni persona. L’effetto pressorio dell’acqua, che aumenta con la profondità, esercita un benefico effetto compressivo centripeto sul sistema vascolare, normalizzando la funzione circolatoria e riducendo eventuali edemi distali. Tale effetto è ampliato nel Percorso Vascolare Kneipp dove si alterna ciclicamente il cammino in acqua calda e fredda.
Con la riabilitazione in acqua è possibile non solo ristabilire le migliori funzionalità articolari e muscolari dopo un incidente, ma anche eseguire delle forme di esercizio specifiche per prevenire la malattia o per curare sintomatologie croniche come la lombalgia. Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per quei soggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimento legate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni. Nella maggior parte di questi casi si registra un netto miglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolari dopo un adeguato programma terapeutico. Il paziente, se anziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllo motorio che, migliorando l’equilibrio, allontana il rischio di cadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento. La riabilitazione in acqua è particolarmente indicata in: - esiti di fratture - distorsioni, lussazioni - patologie alla cuffia dei rotatori della spalla - artrosi dell’anca e delle ginocchia - tonificazione muscolare in preparazione all’intervento chirurgico - mal di schiena (lombalgia, sciatalgia, ernia ecc.) - para paresi spastiche - esiti di interventi neurochirurgici - esiti di ictus - esiti di lesione midollare - disturbi della circolazione venosa
Inoltre la temperatura dell’acqua, più elevata (32° - 33°) rispetto alle vasche non terapeutiche, permette la riduzione dello spasmo muscolare e induce al rilassamento. Per questo il paziente si muove meglio e la muscolatura appare più elastica. La riabilitazione in acqua è utile e proponibile a tutti, dai bambini agli anziani; per potervi accedere non occorre essere esperti nuotatori è sufficiente un minimo di acquaticità.
Terni Zona Fiori, 1 Tel. 0744 421523 401882
- Riabilitazione in acqua - Rieducazione ortopedica - Riabilitazione neurologica - Rieducazione Posturale Globale - Onde d’urto focalizzate ecoguidate - Pompa diamagnetica - Tecarterapia
- Visite specialistiche - Analisi del passo e della postura - Elettromiografia - EEG - Ecografia apparato locomotore - Idoneità sportiva ... e molto altro
27
T
O
28
NA
N
a
d
ER
ho no re m
Si effettuano esami di: - TA C r a d i o l o g i a 3 D - radiologia - ortopanoramica - mammografia - ecografia Via Pacinotti, 8 - Terni Tel. 0744429161
con sistema digitalizzato ad alta risoluzione d’immagine e diagnostica, forniti su pellicole o compact disc.
CONE BEAM V S RADIOLOGIA TRADIZIONALE CASO CLINICO Paziente di 26 anni giunta alla nostra osservazione con dolore diffuso del mesopiede-retropiede causato da un trauma distorsivo. È stata effettuata radiografia del piede in duplice proiezione secondo richiesta del medico curante, con apparecchio radiologico digitale indiretto, integrata con proiezione laterale e con particolare del retropiede, tecnica di esame 5 MaS-55 KV per ciascuna esposizione. L'esito delle radiografie non ha evidenziato alcuna lesione traumatica, tuttavia la paziente mostrava un dolore molto forte da non riuscire ad appoggiare il piede perciò il medico radiologo ha ritenuto opportuno approfondire l'indagine diagnostica effettuando un esame cone beam (CBCT). L'esame condotto con apparecchio New Tom 5G, tecnica di esame 14 MaS-110 KV, ha evidenziato una frattura della apofisi anteriore del calcagno.
CONCLUSIONE La CBCT essendo un esame tridimensionale (3D), acquisce un pacchetto di dati grezzi che, elaborati, forniscono immagini sui vari piani, risolvendo così il problema diagnostico della sovrapposizione di immagini che nella radiologia tradizionele 2D, spesso rappresenta un limite nella valutazione dell'esame, come nel caso sopra citato nel quale ha consentito di mostrare una frattura altrimenti ignota del calcagno. La CBCT si avvale di un principio fisico diverso dalla TAC in quanto il fascio di radiazioni è conico, pertanto permette di esporre il paziente ad una dose molto più bassa rispetto alla TC stessa; ciò consente allo specialista di prescrivere questo tipo di esame senza temere troppo gli effetti correlati all'esposizione radiologica (v. pazienti in età giovane, più esposti ai traumi articolari); nel nostro caso la dose di radiazioni assorbita dal paziente è stata molto bassa (5,3 mGy), di certo inferiore a come sarebbe stata se avesse effettuato un esame TAC. 29
Il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi contro la chiusura della cultura italiana Giuseppe Verdi non è solo una gloria italiana: è una istituzione. Non diversamente da Garibaldi o dal Colosseo, anche Verdi ha un valore che va oltre quello del compositore. L’importanza di Garibaldi non è soltanto storico-politica; quella del Colosseo non è puramente architettonicomonumentale. L’importanza di Verdi non fu, e non è, solo musicale. Del resto, l’intera storia del teatro d’opera, nonché la sua fortuna, è inestricabilmente intrecciata alle condizioni politiche ed economiche dominanti. L’opera lirica è stata uno strumento non indifferente di persuasione e mobilitazione ideologica, pubblica dimostrazione di un’autorità sovrana, divertimento collettivo, celebrazione comunitaria di vita civile, oltre che forma d’arte vigorosa e rigogliosa. Celebrare, dunque, il bicentenario di Verdi limitandosi a riproporre le sue opere più note, è stato, anche nei casi più indovinati, incompleto, se non insufficiente. La scelta migliore, doveva essere quella di vivere in modo originale la lunga celebrazione della ricorrenza: “ri-raccontando” Verdi attraverso lavori e progetti, in grado di andare oltre le rappresentazioni liriche, portando la figura del grande compositore, soprattutto nelle scuole, nelle università, dando la possibilità ai giovani di conoscere le opere e l’importanza che Verdi ha avuto e continua ad avere a livello artistico-culturale. Celebrare centenari e bicentenari di persone famose a livello storico, dovrebbe servire proprio a questo, a dare la possibilità di conoscere alle generazioni future i grandi del passato, mantenendo vivo il fuoco della loro arte e genialità. C’è poi da dire che la lirica non è proprio alla portata di tutti, non tanto per il livello di cultura richiesta, quanto per i costi dei biglietti. Sarebbe giusto e intelligente che i prezzi diminuissero, permettendo a tutti di assistere agli spettacoli e non solamente ai portafogli borghesi. La lirica deve essere per tutti. Come accade a tutta la musica di qualità, Verdi sa come arrivare a qualsiasi pubblico che ami lo spettacolo: perché, privo sostanzialmente di una sua precisa ideologia, insegna con mezzi puramente musicali a porsi senza preconcetti o chiusure di fronte ai problemi che assillano gli uomini di oggi. Tutto questo, e altro ancora, Verdi lo fa con una musica logica, concisa, penetrante, con un’eleganza che riscatta anche i passaggi “volgari” e una “pulizia” dell’anima che tocca direttamente il cuore di tutti. In un momento storico di crisi, ma allo stesso tempo di forte volontà al cambiamento, la figura di Verdi si colloca come una speranza e un vigore ad andare avanti, rompendo la chiusura della cultura italiana, causata dalla mancanza di prospettive, che la classe dirigente non sa cogliere nel valore della cultura. Abbiamo un patrimonio culturale talmente vasto che l’Italia potrebbe vivere molto meglio se sapesse coglierne l’importanza. Abbiamo sotto gli occhi la disponibilità di bellezze artistiche assolute e uniche, che tutto il mondo ci invidia e che devono essere valorizzate. Verdi aveva ben presente la ricchezza della nostra tradizione e sapeva metterla tutta nelle sue partiture, perché era convinto che attraverso il melodramma si potessero esorcizzare meschineria e pedanteria per far respirare i sentimenti migliori di ogni uomo. Dopo decenni di parole dette o scritte sulla musica, sono più che mai convinto che la si vive ascoltandola, lasciandosi possedere da essa, al di là di qualsiasi definizione e spiegazione. Pretendere di insegnarla solo con le parole è come pretendere di insegnare ad andare in bicicletta facendo leggere un libro. Lorenzo Bellucci lorenzobellucci.lb@gmail.com
- Assistenza Ospedaliera - Assistenza Domiciliare - Baby Sitter - Istituzioni pubbliche e private - Ausiliare per case di riposo - Infermieri professionali - Assistenza a disabili e non autosufficienti
30
31
Un sentire malato Il genio abita semplicemente al piano di sopra della follia Schopenhauer
Un sentire malato, che percepisce tutto ciò che non dovrebbe essere sentito è il genio: facoltà intrasmissibile e inalienabile, idolatrata nell’età romantica, che sembra portare con sé una scia di tragedia; essa appare, secondo una visione in qualche modo fatalista, il contrappasso per la capacità di sublimare la realtà, o altresì di vederne con forza inesorabile e logorante le fondamenta, perdendo talvolta il senso di sé, nonostante un ardente amore per la vita. Partendo da un dato meramente biografico, è difficile che un genio non abbia vissuto un qualche dramma nel corso della propria esistenza, tale da aver profondamente corroso in positivo il suo animo e da aver dato alla sua visione del mondo una luce interiore ineffabile, ma che determina una differenza sostanziale tra di lui e chi ne è privo. Talvolta questa malattia all’origine è causata da un ambiente che ha contribuito ad uno sviluppo disarmonico della persona, altre volte essa è principalmente una reazione interiore ad un disagio che può essere riscontrato sia in se stessi, sia nell’universo. E molto spesso è tutti e due. Quasi sempre è tutti e due. Così, per Leopardi, potremmo individuare un fattore del primo tipo in una madre ben più che algida e in un padre con infondate velleità letterarie, ed uno del secondo nella percezione chiarissima dell’eterna vacuità di tutto ciò che l’uomo considera come prioritario. Per un puzzolente -e non è una battuta- Rimbaud, che riversava insulti su chiunque gli fosse a tiro, potremmo ipotizzare principalmente una ragione del secondo tipo, ossia un’anima in putrefazione a causa della presa di coscienza che tutto, nella società industriale, stava perdendo la sua. O forse il genio è colui che ha capito il vizio di forma alla base del sillogismo che regge il mondo, il baroco di fondo: ossia quello di esistere in una società che vive negando gli stessi valori che dice di affermare, in un mondo che deplora la perdita di senso, ma preferisce e mette in pratica la levità, tra individui che hanno costantemente sulla bocca il valore della vita umana, ma non fanno che seminare il delirio nella propria. E intanto i distinguo esistenziali, le uniche cose che veramente contano, sono considerati deleteri e perniciosi per la mente, tanto è vero che -sempre facendo riferimento a biografie di individui fuori dalla media- avere uno sguardo penetrante sulla realtà ha procurato più o meno impazzimenti, schizofrenie trottanti (Tasso, Nietzsche etc), suicidi (Woolf, Hemingway, Pavese, etc), ed altre sintomatologie minori, quali pessimismi cosmici e visioni prive di speranza su ogni possibile prosecuzione della storia. E citando Sapegno, potremmo dire che molti geni non sono mai divenuti degli adulti, perché privi di senso pratico e dunque poco interessati alla ricetta dell’insalata greca, o alla procedura per il pagamento dei bollettini alle poste. Oddio, riflettendoci, molti sono vissuti quando ancora non esistevano i bollettini. E forse neanche le poste. In ogni caso, potrebbero essere tutti considerati affetti dalla confusa e indiscriminata velleità riflessiva degli adolescenti, perché lo sconcerto delle domande poste sull’universale ha oscurato loro la vista sul particolare delle loro vite, così facendoli rimanere ancorati a quei quesiti che, per l’atavico istinto di sopravvivenza umano, siamo soliti accantonare, ai danni dell’insalata greca. Qualcuno lo considererà un martirio vano e una ricerca contro natura, ma non è detto che sia così. Benedetta Ridarelli III PN
32
L’anti- Gia c omo Nel buio vorticoso del caos vivificatore o mortifero, soffia un afono vento incausato. I corpi si sfiorano e si assemblano o magari cadono e si distruggono, come fiocchi di una fitta nevicata notturna. Sarebbe un magnifico e inquieto spettacolo, se solo esistesse lo spettatore di un così speciale pulviscolo. «Toc!» -improvvisamente uno ne urta un altro«Sta attento un po’!» «Scusa, non decido io con chi prendermela...» -in tono polemico- «Non lo vedi che è un momentaccio? Non sono proprio in vena di generare vita oggi!» «Caro mio non ulteriormente scomponibile amico, mi sembri sconvolto» «M’è rimasta un po’ di consapevolezza della vita passata e davvero avrei preferito non me ne fosse rimasta neanche un briciolo» «Per caso forse sei stato uno di quelli che ci credeva? Non dirmi! Uno di quelli che credeva che tutto il mondo si trascinasse di corsa verso un inafferrabile esito prestabilito? Ahahah, mi viene da ridere. Non dirmi che credevi anche tu alla favola di Mamma Natura...» «Parla il disincantato...» «Disincantato io? Ti ringrazio! Solitamente l’appellativo era quello dello sfigato... solo perché nessuno ha avuto il coraggio di ammettere quello che ho ammesso io» «E cos’hai ammesso tu, caro il mio saccente? Sentiamo» «Altro che saccenteria... giusto un po’ di rassegnazione in verità! Che se ti capita di capirci qualcosa di questo stupido botta e risposta di cause ed effetti, subito t’additano come profeta del malaugurio o depresso cronico. Io avevo capito la vita. Io mi disperavo, non mi davo pace. Sentivo l’inutilità, la vanità di quelle verità che ci davano per assolute, preconfezionate. Odiavo il modo in cui se la giustificavano tutti come buona e consapevole questa robotica e spietata corrispondenza di azione e reazione, di vita e morte. Sorridevano tutti al pensiero che il limite non potesse essere limite e basta, e ci fosse un perché o un per come nascosto... Io l’avevo guardata in faccia Mamma Natura, per chiederle che razza di mamma è... e cosa me ne è tornato in cambio? Un mausoleo di sabbia...» «Mi sto perdendo..» L’altro atomo di tutta risposta sghignazza: «Fa parte del gioco, temo, o del caso beffardo, che io rimanga incompreso anche da scomposto» «Ma almeno ci hai provato a spiegarti un po’, quand’eri ancora composto?» «Eccome; ma sai, che siano versi o prosa, non esiste il modo di disilludere un illuso consapevole» «Cosa dici?» «Beh quelli che avevo intorno sì, erano tutti coscienti e consapevoli, ma si illudevano ad oltranza mascherando la loro consapevolezza. Sapevano tutti cosa la scienza ci aveva spiegato, ma ci pensavano gli altri saperi, le filosofie, le religioni... a imbellettare ben bene il brutto della realtà e loro giù a crederci, pur di non ammettere l’amarissima verità» «Si può sapere perché parli ridendo? È già difficile seguirti!» «Rido di voi che ora vi disperate... perché quando mi disperavo io, ridevate voi. Vedi anche io come sono meccanico?» «Ah bene, adesso sei qui a dirmi che ridi di me...» «Non rido di te... rido della consapevolezza che adesso m’è così sostenibile... di tutte le lacrime spese in vita almeno me ne ritorna ora un po’ di pace. Io ho già capito e tutto accettato» E così si lascia trasportare via, incurante dei drammi altrui. L’altro, intristito, lo guarda andarsene e un attimo prima che scompaia: «Arrivederci Giacomo!» dice, avendolo riconosciuto. Se Leopardi avesse potuto diventare consapevole ma rassegnato? Se si fosse assopito in lui il titanismo magnanimo? Se il suo pessimismo “obiettivamente progressivo”, per dirla con De Sanctis, si fosse dissolto? Allora avremmo avuto il campione di un freddo e disperante cinismo. Io me lo sono immaginato così. Beatrice Granaroli III IF
La patologia della cuffia dei rotatori della spalla LA CUFFIA DEI ROTATORI È una parte anatomica dell’articolazione della spalla formata dall’insieme di quattro muscoli con relativi tendini (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare - Fig. 1) che collega l’omero con la scapola, consentendo l’elevazione e la rotazione del braccio (Fig. 2). Questa struttura aiuta a mantenere stabile la testa dell’omero nella cavità glenoidea della scapola durante i movimenti del braccio. La causa più frequente di dolore e limitazione funzionale dell’articolazione della spalla è rappresentata dalla patologia della cuffia dei rotatori, che può avere varia gravità, dalla infiammazione alla degenerazione, fino alla rottura tendinea. La patologia di questa complessa struttura anatomica interessa più frequentemente soggetti di età adulta-avanzata, ma può colpire anche soggetti più giovani soprattutto se praticano attività sportive o lavorative che sollecitano molto la spalla. La sintomatologia è sia di tipo doloroso, ma soprattutto funzionale. Infatti la patologia di uno o più di questi tendini comporta la limitazione o l’incapacità all’esecuzione di alcuni movimenti della spalla. La diagnosi si effettua con un approfondito esame clinico che generalmente consente di individuare le conseguenze della patologia di uno di questi tendini: dolore in alcune posizioni dell’arto, limitazione del movimento e riduzione della forza. La visita medica si completa con esami specifici che aiutano a confermare e documentare il sospetto clinico al fine di pianificare la miglior strategia terapeutica, l’esame radiografico, l’ecografia, la risonanza magnetica (Fig. 3). IL TRATTAMENTO Tale patologia è invalidante a qualsiasi età. Il trattamento di questa malattia prevede il trattamento conservativo (kinesiterapia, terapia medica e le terapie fisiche) nella fase infiammatoria e degenerativa, mentre per gran parte delle lesioni tendinee è necessario il trattamento chirurgico. Il trattamento di questa malattia può essere eseguito sia con tecniche chirurgiche tradizionali (a cielo aperto) che in artroscopia (Fig. 4). L’intervento consiste nel suturare o reinserire i tendini sulla testa dell’omero. In artroscopia abbiamo il vantaggio di una minor invasività, poiché l’intervento avviene attraverso 3-4 piccole incisioni di pochi millimetri. L’intervento artroscopia trova indicazione nelle rotture di piccole e medie dimensioni. DOPO L’ INTERVENTO Una riabilitazione mirata è essenziale per ottenere il miglior risultato e la guarigione funzionale dopo l’intervento chirurgico. L’inizio degli esercizi deve essere effettuato il più presto possibile facendo attenzione a non sovraccaricare l’articolazione per evitare l’allentamento dei punti di sutura e la guarigione del tendine. I lavori manuali ripetitivi con l’arto elevato non potranno essere eseguiti per circa quattro-sei mesi dall’ intervento. Il ritorno alla normale attività quotidiana può avvenire in circa 80-100 giorni. Il ritorno all’attività sportiva può avvenire in genere a 150 giorni dall’ intervento. Dr. V incenzo Buompadre
Fig. 1 Disegno dei tendini che formano la cuffia dei rotatori della spalla, visti dal davanti, di lato e posteriormente
Fig. 2
Fig. 3 Esame di risonanza magnetica nucleare della spalla sinistra con lesione del tendine del sovraspinato e disegno esplicativo
pagina pubblicitaria
Fig. 4 Immagini di valutazione artroscopica di rottura del tendine sovraspinato (che contribuisce a formare la cuffia dei rotatori) e sua riparazione, con disegni esplicativi
D r. V i n c e n z o B u o m p a d r e
Specialista Ortopedia e Medicina dello Sport
Te r n i - V i a C i a u r r o , 6 0744.427262 int. 2 - 345.3763073 vbuompadre@alice.it 33
Il dossale del Maestro di Cesi Una preziosa tavola del 1308 torna al suo antico splendore grazie all’intervento di restauro della Fondazione Carit
Il 23 gennaio 2013 la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ha presentato a palazzo Montani Leoni il restauro della preziosa tavola raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra angeli e santi del maestro di Cesi, datata 1308. All’evento, cui hanno partecipato oltre 100 persone, sono intervenuti il Presidente della Fondazione dr. Mario Fornaci, che con orgoglio ha presentato l’importante recupero di questo capolavoro dell’arte italiana del XV secolo, e la dr.ssa Tiziana Biganti, funzionario della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria, sotto la cui alta sorveglianza è stato possibile realizzare il restauro. La preziosa tavola trecentesca, di proprietà dell’Archidiocesi di SpoletoNorcia, era custodita nella chiesa di Santa Maria Assunta di Cesi, dove tornerà al termine dell’esposizione. Secondo alcune testimonianze il dipinto proverrebbe in origine dalla chiesa di Sant’Angelo di Cesi, secondo altre invece dalla chiesa di Santa Maria “de fori”, antica pieve del territorio di Cesi e Carsulae che probabilmente nel 1308, anno di esecuzione della tavola, subì un restauro; verso il 1860 venne portata nel palazzo comunale e poi nella sacrestia della chiesa di Santa Maria Assunta. La Madonna in trono col Bambino è il punto focale di una composizione articolata su due piani occupati ognuno da due gruppi di figure. Sul più alto, a sinistra, i santi Paolo, Giovanni Evangelista e Michele Arcangelo; a destra, Gabriele Arcangelo, Pietro, Giovanni Battista. In basso, a sinistra, Bartolomeo, Luca e Marco; a destra Andrea, Tommaso, e Matteo. Malgrado le sue dimensioni ridotte spicca, ai piedi della Vergine, la figura elegante e in atteggiamento di venerazione di una donna, la nobile committente, domina Elena che orgogliosamente, oltre alla sua figura, lascerà il nome nell’iscrizione che corre al di sotto della fastosa cornice con il Tetramorfo, angeli e santi e dove incavi di forma circolare fanno ipotizzare la presenza, in antico, di pietre, smalti o vetri colorati: IN NOMINE DOMINI AMEN. ANNO DOMINI (…) MILLESIMO CCCVIII [TEMPORE DOMINI] CLEMENTIS PAPE V INDICTIONE [V] DOMINA ELENA FECIT FIERI HOC OPUS. L’opera, trafugata nello scorso secolo, è stata fortunatamente recuperata nel 1965 e restituita alla cittadinanza cesana il 25 dicembre 1968 dal “Ministro plenipotenziario”, capo della Delegazione per le Restituzioni, come ricorda la lettera apposta sul verso della tavola. Il restauro è stato finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ed è stato eseguito con grande maestria e competenza da CBC Conservazione Beni Culturali di Roma e da Roberto Saccuman di Villanova di Perugia nel periodo giugno-dicembre 2012. L’opera, cortesemente concessa in prestito alla Fondazione da S.E. l’Arcivescovo di Spoleto, mons. Renato Boccardo, resterà in mostra a palazzo Montani Leoni sino al prossimo 17 febbraio 2013 ogni sabato e domenica con orario 11,00-13,00/17,00-19,00.
34
35
36
37
L’alimentazione del bambino dal primo al sesto anno di età Una volta compiuto il primo anno di vita il bambino può ricevere un’alimentazione simile qualitativamente a quella dell’adulto, con l’avvertenza di una preparazione adeguata dato il numero dei denti (in genere sei meno dei mesi di età). Tra i 12 e i 14 mesi l’incremento della statura e del peso è di circa 12 cm e 3 Kg. Negli anni seguenti l’aumento ponderale è di circa 2-2,5 Kg all’anno e quello strutturale di 5-6 cm all’anno per entrambe i sessi, fino all’inizio della spinta puberale. Nella seconda infanzia o periodo prescolare il bambino impara a gustare, masticare e deglutire una varietà di cibi solidi e semisolidi di sapore diverso, fino a raggiungere autonomia nella scelta dei gusti e un’attrazione per tuttti gli alimenti dell’adulto. Questo periodo, a ragione, è considerato importante perché proprio in esso si instaurano abitudini alimentari più o meno corrette che rimarranno nel tempo, a seconda dell’educazione alimentare avuta dalla madre o dall’ambiente domestico. Una precoce alimentazione libera, senza raffinatezze o esclusioni particolari può avere significato anche educativo. È bene lasciare ampia libertà nella scelta dei cibi a seconda delle abitudini familiari, della regione, della stagione, e soprattutto dell’appetito legato sia alla crescita sia al consumo calorico dell’attività motoria, tenedo conto che l’alimentazione è sempre un fatto individuale. In condizioni normali esiste un largo margine per la quota calorica giornaliera, senza che subentrino inconvenienti: in media intorno alle 100 Kcal per 1 Kg di peso corporeo, suddivise in 4 pasti, così ripartite: alla prima colazione 15% delle calorie totali, al pranzo 40%, alla merenda 10%, alla cena 35%. Verso i cinque sei anni cominciano a delinearsi le differenze delle necessità caloriche tra i due sessi: è stato calcolato che il fabbisogno
energetico per i maschi si aggira intorno alle 1800 Kcal al giorno, quello per le femmine è di circa 1600 Kcal. Le proteine dovrebbero coprire dal 12 al 14 % delle calorie totali, con un apporto di quelle animali di 1/3 della quota calorica totale, con almeno 400 ml di latte vaccino o yogurt al giorno. 400 ml di latte contengono oltre 12 grammi di proteine ad elevato valore biologico, cioè quasi la metà del fabbisogno di un bambino fino a tre anni di età e quasi un terzo di un bambino tra i 4 ed i sei anni. Per i carboidrati le calorie consigliabili sono intorno al 55-60 % delle calorie totali, favorendo l’uso degli amidi e limitando quello degli zuccheri semplici, presenti nelle confetture e nei dolci (per evitarie carie dentaria). Circa i grassi si calcola un apporto calorico non superiore al 30%, l’olio extra vergine d’oliva è da preferire, sia crudo che cotto. I salumi ed il prosciutto possono essere usati con criterio, cioè associati a cereali come tramezzini e panini imbottiti, ad esempio a merenda. Alimento prezioso è poi l’uovo cotto, ricco di proteine e di grassi, di vitamine, di ferro e fosforo, facilmente reperibile e a basso costo. Per i minerali è bene fornire una quota adeguata di calcio (latte e formaggi) e di ferro (carni, leguni vari). La frutta fresca e le verdure sono da ritenere basilari nell’alimentazione del bambino per la presenza della vitamina C e della vitamina A, di fibre e sali minerali. Il pane è da preferire ben cotto ed è di grande importanza; fette biscottate e biscotti andranno consumate con il latte. Riguardo i dolci è bene non esagerare: sono da preferire quelli casalinghi e di recente preparazione. I gelati possono essere dati con vantaggio in ogni stagione e sono graditi anche a bambini in tenera età. Fondamentale è il pasto della prima colazione e conviene abituare i bambini fin da piccolissimi all’uso di latte, pane, biscotti, burro e marmellata, specie nelle regioni dove il pranzo ha luogo dopo le ore tredici. Per le madri che lavorano fino a tardi è consigliabile lasciare il bambino alla refezione scolastica dove spesso mangia con più appetito cibi che a casa tende a rifiutare. Il controllo del peso e della statura del bambino nel tempo, cioè della sua crescita, costituisce una misura soddisfacente della validità della sua alimentazione; non c’è da preoccuparsi troppo della dieta se l’accrescimento corrisponde e procede secondo l’età cronologica. Lorena Falci Bianconi
PIEDILUCO L’IMMAGINE DELLA MEMORIA Il testo che Miro Virili e Bruno Petrollini, pur con apporti diversificati, ci pongono oggi di fronte, non è e non voleva essere un monumento antiquario dedicato a Piediluco eretto a futura memoria; non è e non voleva essere l’ennesima guida, magari per viaggiatori intelligenti, anche se trabocca di una congerie di informazioni, fortunatamente in forma distillata, utili e stimolanti per una ricostruzione conoscitiva; non è e non voleva essere nemmeno un semplice trattato in forma di atlante, magari con tutti i crismi della scientificità, per addetti ai lavori; possiamo definirlo piuttosto, emozionalmente, un “portolano dei sogni”, del sogno di risvegliare lo spirito di una comunità, del sogno di ricostituire una “nuova alleanza” tra i viventi e l’ambiente di vita, di annullare per quanto possibile l’estraneità e l’incapacità a lasciarsi coinvolgere da segni, resi ormai riconoscibili. Questa “funzione fatica” della scrittura, questo sforzo comunicativo, pur se il controllo razionale spinge Miro Virili a ridimensionare il suo sogno massimo, piuttosto riconvertito in progetto sempre in fieri (Cfr. M. Virili, Introduzione: l’immagine e la memoria), appare come il tratto distintivo dell’intera opera e non solo lì dove apertamente viene esplicitato, ma soprattutto anima ed alimenta il metodo che sorregge tutta l’impalcatura del testo. Sarà anche per questo che interi capitoli del libro sono affidati soltanto alle immagini, invero, le più diverse: iconografie, rappresentazioni cartografiche, tele pittoriche, cartoline, fotografie ecc. Domenico Cialfi
38
Te r n i - Vi a C a s s i a n B o n 1 / a ( P i a z z a Ta c i t o ) Te l . 0 7 4 4 . 4 2 5 9 4 5 - 0 7 4 4 . 4 2 4 9 8 9 w w w. i s t i t u t o i t a l i a n o a n d r o l o g i a . c o m erremedica@tiscali.it info@istitutoitalianoandrologia.com ORARIO d a l L u n e d ĂŹ a l Ve n e r d ĂŹ dalle ore 08.30 alle 12.30 dalle ore 15.00 alle 19.00
39
40
INAUGURAZIONE DELLA MERIDIANA SOLARE Con un ritardo di “soli” 25 anni, la Grande Meridiana Solare dell’Istituto Tecnico Industriale Statale di Terni ha trovato la sua giusta collocazione sulla parete esterna dell’I.T.I.S., ai lati dell’ingresso principale
Inaugurazione: m e r c o l e d ì 2 0 F e b b r a i o 2 0 1 3 a l l e o r e 11 . 0 0 L’opera, progettata dal Prof. Stelio Mancinelli degli Esposti, è di grande valore artistico e scientifico e andrà ad arricchire il patrimonio culturale della città di Terni
I cittadini tutti sono invitati a partecipare
Conferenze di Astronomia Constatato il notevole successo riscontrato con le conferenze mensili tenute presso la Biblioteca Comunale di Terni, anche quest’anno la nostra associazione darà il suo contributo a partire dal mese di febbraio. Di seguito il programma dettagliato fino al mese di giugno. Gli incontri si terranno al secondo piano, saletta adiacente il Caffè Letterario, alle ore 17 di tutti i primi martedì del mese. 5/02/2013
La Cosmologia attraverso i tempi: la visione del mondo nell’antica Mesopotamia
Sergio Bacci - A.T.A.
5/03/2013
La Cosmologia attraverso i tempi: la visione del mondo nell’antica Grecia
Sergio Bacci - A.T.A.
2/04/2013
La Cosmologia attraverso i tempi: la cosmologia medievale
Sergio Bacci - A.T.A.
7/05/2013
La Cosmologia attraverso i tempi: la rivoluzione copernicana
Sergio Bacci - A.T.A.
4/06/2013
La Cosmologia attraverso i tempi: la visione del mondo di Newton e Einstein
Sergio Bacci - A.T.A.
Comunicheremo in seguito i titoli per gli incontri successivi da effettuare a partire dal mese di settembre 2013
41
Un prezioso regalo da Babbo Natale! È arrivato proprio alla vigilia di Natale uno strumento che agognavamo da molti anni per l’osservazione e lo studio del Sole e che ci permetterà d’ora in avanti di divulgare le scienze astronomiche anche di giorno e in tutta sicurezza! Il Sole è uno degli oggetti più straordinari che è possibile osservare nel cielo. Alcuni dettagli come le macchie solari e le facole hanno una lenta evoluzione e si possono osservare per molti giorni mentre si spostano sulla superficie solare; i sottili filamenti chiamati protuberanze, invece, possono esplodere improvvisamente mostrando fini dettagli che cambiano continuamente forma mentre si allontanano dal disco solare verso lo spazio, a volte per centinaia di migliaia di chilometri, per poi ricadere indietro e formare stupendi archi di plasma incandescente di color rosso violaceo. Rosso violaceo appunto, ma perché proprio questo colore? Perché è il colore che corrisponde alla lunghezza d’onda di 656,28 nanometri per l’emissione dell’Idrogeno. Poiché l’elemento che costituisce in maggior misura il Sole è l’Idrogeno, la più importante di queste righe è proprio quella dell’Ha (Idrogeno-Alfa) e il telescopio CORONADO possiede questa specifica caratteristica, ovvero è composto da una serie di filtri che fanno passare solo la radiazione elettromagnetica a questa lunghezza d’onda. Mentre il telescopio dell’Osservatorio Astronomico di S. Lucia di Stroncone è già dotato da diversi anni di questi filtri ed è attivamente impegnato per lo studio dell’evoluzione solare, il CORONADO sarà usato per l’attività di divulgazione diurna presso l’Osservatorio di S. Erasmo e durante le manifestazioni in piazza sia a Terni che nei paesi limitrofi. La Foto n. 1, eseguita da Antonio Vagnozzi, mostra alcune di queste protuberanze e, per darvi un’idea delle dimensioni in gioco, considerando che il diametro del Sole è circa 1.400.000 Km, quella piccolina a sinistra (A) ha un’altezza di circa 25.000 Km (due volte e mezzo il diametro terrestre), mentre la (B) di circa 80.000 Km (oltre sei volte il diametro terrestre). Ad essere precisi, a farci questo regalo non è stato Babbo Natale, bensì il LIONS CLUB HOST DI TERNI. Al suo presidente e a tutti i soci vanno i nostri più sentiti ringraziamenti, con la speranza che anche in futuro possano ancora sostenerci economicamente ed aiutarci per la nostra attività di ricerca e divulgazione scientifica che da decenni portiamo avanti in maniera continuativa e gratuita. Dalla Foto in alto si può notare la viva soddisfazione provata dal Prof. Bacci e dallo scrivente nel mostrare a tutti i soci dell’A.T.A. il telescopio CORONADO, (di fabbricazione statunitense ed importato dalla Ottica San Marco di Pordenone). Tonino Scacciafratte
Presidente A.T.A.M.B. - tonisca@gmail.com
Parliamo delLA LUNA Influenze tra Terra e Luna - Le credenze popolari Come già detto in precedenza, la Luna, con la sua regolare variabilità, associata a poteri ora divini, ora diabolici, ha innescato nella coscienza dell’uomo un profondo senso di mistero. Si sono sviluppate intorno ad essa miti e leggende che hanno condizionato ed ancora condizionano la vita e le scelte di molte persone. Per esse, l’agricoltura, le gravidanze, il taglio della legna, l’imbottigliamento del vino vengono influenzati dalla Luna. Io, come membro di una associazione di astrofili, sull’argomento, non posso che attenermi a ciò che il metodo scientifico certifica, ritenendo tutto il resto fantasie. Se può sembrare enorme il fatto che l’interazione gravitazionale possa far sollevare grandi quantità di acqua oceanica, è certo che la sua influenza è quasi nulla su quantità idriche lacustri e nulla su piccoli volumi fluidi, compresi i sacchi amniotici delle gestanti. Eppure, molte persone credono che le fasi lunari influiscono sulla data del parto. Una recente ricerca scientifica, effettuata su milioni di persone, lo smentisce assolutamente. Che la luce lunare attivi dei comportamenti in alcuni esseri viventi è stato elemento di confronto nella conferenza internazionale indetta dall’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti di Padova. I ricercatori hanno individuato molte specie animali e vegetali i cui cicli vitali vengono favoriti durante la Luna piena; questo fatto non è correlabile a influenze dirette dell’entità Luna; è risaputo che specialmente nel mondo acquatico, la luce, di notte, favorisce l’attività e i ritmi biologici. I pescatori usano da tempi remoti, le lampare per migliorare i risultati durante la pesca notturna. Comunque, nel concludere questo breve intervento, vorrei dire che considero l’alone di mistero che si è creato intorno al nostro satellite una cosa da non disprezzare totalmente. Tutte le storie tramandate costituiscono il fondamento culturale di molte persone. Anch’io da piccolo rimanevo incantato ascoltando i racconti dei miei nonni e degli anziani; mi sentivo coinvolto dalla loro convinzione nel gestire la cantina o l’orto guardando, già da diversi giorni prima, lo stato della Luna. Bene! Almeno, quella era per loro l’occasione per rivolgere ad essa uno sguardo carico di speranza. La perdita di queste leggende non può che impoverire il patrimonio colturale nelle future generazioni, tenendole sempre più lontane dal mondo delle favole, che non sempre è deleterio, senza però estrapolarle dalla ragione. La vicenda della fine del mondo predetta dai Maya ci sia da insegnamento. Enrico Costantini
42
Lu Star Party
L’andra sera stevo a jacchiera’ co’ ‘n gruppittu de amici… a ‘n certu puntu eccote Zzichicchiu… A Lunardi’… daje… va a ppija’ lu bbinoculu tuu… che annamo a lu Star Party che sta a ffa’ l’ATAMBE su li Prati de Stroncone!… Unu de quilli che steva co’ mme ha ‘ddrizzatu subbitu le recchie e… Che sse magna?... Ce potemo vini’ ‘nche noi?... E Zzichicchiu… Guarda che li Star Party li fanno sulu l’amanti de lu celu… l’astrofili… mica pe’ mmagna’… ma pe’ scruta’ co’ lu telescopiu le stelle de notte e ddevono anna’ lu più llontano possibbile da le luci de la città… ‘n do’ce sta meno ‘nquinamentu luminoso… e ppo’ vistu che ssicuramente se fa madina… se pòle anche magna’ chiccosa… se cce lu portamo!?... Ho presu subbitu la palla a sbarzu e… Daje… vinite pure voi… però portateve armeno ‘n bo’ de robba da còce… non fate li scruccuni!... Io… pe’ non ppredica’ bbene e rrazzola’ male… me so’ rganizzatu… anche co’ ‘na sfirzata de sargicce e… sso’ ppartitu co’ Zzichicchiu… e ddietro èccote tutti l’amici mia. Appena ‘rrivati su lu postu… pe’ qquant’era bbuju… pareva che ‘n ce stéa gniciunu… E ddo’ stanno tutti quill’andri?... Subbitu Zzichicchiu… E cche prescia ciài Lunardi’ … aspetta che l’occhi s’abbituono a lo scuru!… Infatti… doppo ‘n bo’… t’emo vistu ‘n’ammucchiata de telescopi de tutti li tipi… grossi… picculi… lunghi… curti… lu più sgargagnatu ero io co’ qquillu bbinoculittu che mm’ero portatu. Zichicchiu poggiannome ‘na mano su la spalla me fa… A Lunardi’… prima de piazza’ ‘ll’attrezzittu tuu… tantu che tte cce vòle… a l’amici tua faje fa’ ‘n girittu tra tutti ‘lli telescopi… Chi steva a ffotografa’ che ggalassia… chi steva a osserva’ che pianeta… che andru ‘na stella doppia… ‘na nebbulosa… ognunu puntava chiccosa… basta che je steva sopra la capoccia. Mentre l’amici mia stevono a gguarda’ tutti meravijati… li sintivo a ddi’… Che spettaculu!... A mme me piaceva guarda’ la Luna… ma no’ l’ho ‘rtrovata… e ppo’ ho arpenzatu che ss’era scerda apposta ‘lla serata perché non ce steva… ccucì armeno lo chiarore de essa no’ je ‘mpicciava. Erano passate ggià ‘n par d’ore… e qquarcunu ha penzatu bbene de anna’ a’ccenne lu focu pe’ ccòce quillu che cc’erimo portati. Rivordu a li compagni mia… ho dittu… A compa’… ‘ete portatu quillu che vv’ho dittu?... ???... Bbravi somari!… Mo’ famo li cunti!... E… so’ annatu verso lu strumentu ch’evo piazzatu. Doppo ‘n bo’ issi… A Lunardi’… mo’ ch’è ora de magna’… che tte sì mmessu a ffa’? ...A ‘llu puntu j’ho fattu… Stò a mmette a ffocu su le sargicce ch’ho portatu io… ccucì mentre se còciono… a vvoi ve le faccio vede’ co’ lu bbinoculu! p a o lo . ca s a li4 8 @ a lice. it
Una soffitta sull’Universo Wow! Quante cose sto imparando! E dimmi, dopo i giganti Giove e Saturno, tra i pianeti gassosi ci sono anche Urano e Nettuno vero? Ma li possiamo vedere ad occhio nudo? Purtroppo sono troppo lontani: Urano ad esempio è due volte più distante di Saturno ed è anche molto più piccolo tanto che anche un ottimo telescopio può rivelarci ben poco su questi mondi. Che peccato! Su di loro cosa sai dirmi? Su Urano posso dirti che è stato il primo pianeta scoperto dopo l’invenzione del telescopio nel 1781, pensa che William Herschel pensava di aver puntato il suo strumento su una cometa! Appurato che era un nuovo pianeta avrebbe voluto chiamarlo George, in onore di Giorgio III che in quel momento governava l’Inghilterra. George! Non ci sarebbe stato molto bene un pianeta di nome George! Gli altri lo avrebbero sicuramente preso in giro! Già… per fortuna fu chiamato come il dio greco del cielo! Anch’esso come Giove e Saturno ha un sistema di anelli. Ha circa trenta satelliti i cui nomi, al contrario dei satelliti degli altri pianeti, non sono ripresi dalla mitologia greca, ma da personaggi di poeti inglesi. Una delle caratteristiche di questo corpo celeste è di avere l’asse di rotazione quasi giacente sul piano dell’orbita, quindi sembra quasi “rotolare” lungo l’orbita! Da ciò ne segue che ai poli è più caldo che all’equatore. Mentre la rivoluzione avviene in senso antiorario, come per gli altri pianeti, esso ruota intorno al proprio asse in senso orario. Il suo colore è verdebluastro a causa della composizione atmosferica prevalentemente composta da idrogeno e metano. Michela Pasqualetti mi kypas78@vi rgi l i o.i t
Osservatorio Astronomico di S.Erasmo Osservazioni per il giorno Venerdì 22 Febbraio 2013 Uno sguardo veloce alla Nebulosa di Orione e al pianeta Giove prima della loro immersione in quel mare di luce arancione (leggasi inquinamento luminoso di Terni) sul basso orizzonte ad ovest. Se qualche visitatore gradisce la visione dei crateri e monti lunari, sarà contentato con il terminatore di una Luna crescente di 12 giorni, altrimenti ci posizioneremo sulle deboli galassie del Leone (M95-M96-M105) distanti 31 milioni di anni luce. Ad occhio nudo lo stupendo scenario del cielo invernale, con la spiegazione dei principi di base della meccanica celeste. TS
Assoc iaz ione Te r nana Ast rof ili Ma s s imilia no Be ltr a me V i a M a e s t r i d e l L a v o r o , 1 - Te r n i
www.mpc589.com L’o s s erv at o ri o as t ro n o m i co d i S . E r a s m o è a p e r t o gratuitamente p er i ci t t ad i n i l ’u l t i m o v en erd ì d i o g n i m e s e d a l l e o r e 2 1 , 3 0 . tonisca@gmail.com
329-9041110
LA SICUREZZA DEI TUOI INVESTIMENTI
43
44
45
Draghi in volo verso la serie B Una squadra di ternani, al 95%. Una squadra di giovanissimi, con tanti Under 21 cresciuti a pane e rugby. Una squadra di combattenti e di fratelli: ce ne sono ben cinque coppie che spesso vanno in campo insieme. In poche parole: una squadra di draghi. È il Terni Rugby, che dal 2006 ha riportato la passione della palla ovale in città. “Non è stato per niente facile -spiega il presidente Alessandro Betti- perché si ripartiva da zero, senza poter contare su una tradizione rugbystica recente, senza giocatori, senza tecnici, senza sostenitori, senza strutture”. Dopo appena sei anni c’è quasi tutto. Un mezzo miracolo: tanti giocatori, tantissimi ragazzini che fanno la fila per imparare, tanti appassionati. “Peccato che ci manchi ancora un campo e una sede definitiva per il club, ma prima o poi riusciremo ad averli”. Intanto, in sei anni, i Draghi hanno cambiato campo per quattro volte: Sant’Anna di Narni Scalo, Vascigliano, Polymer e, ora, San Carlo. Per due volte invece hanno provato la scalata alla serie B, l’ultima nella scorsa stagione, con il sogno che si è infranto ai play-off, con una sconfitta di misura, all’ultimo respiro. “È stata comunque un’esperienza bellissima e utile -dice l’allenatore Mauro Antonini- che ci ha aiutato a crescere e a capire meglio le nostre potenzialità e i nostri limiti”. La delusione non è durata neanche un minuto. A settembre i Draghi erano tutti pronti a riprovarci e, ora, a metà campionato, sono di nuovo lì, al secondo posto in un girone molto difficile che li vede confrontarsi con realtà consolidate del panorama rugbystico come Parma, Firenze, Forlì, Jesi, Bologna. “L’obiettivo, anche stavolta, è quello dei play off e per raggiungerli abbiamo bisogno del massimo impegno da parte di tutti i nostri ragazzi”. Cosa è cambiato allora, rispetto alla scorsa stagione? “Siamo sempre gli stessi, ma più uniti e determinati e gli unici nuovi ‘acquisti’ sono i ragazzi dell’Under 20 che quando arrivano in prima squadra portano tutta la loro energia e l’entusiasmo, oltre al bagaglio tecnico che hanno accumulato negli anni trascorsi nelle nostre giovanili”. Nel girone di ritorno ci sarà ancora da combattere per mantenere la posizione in classifica, ma anche per provare a fare lo sgambetto al Parma, finora capolista imbattuta del campionato, con alle spalle una società che vuol risalire presto dopo essere stata protagonista in Italia negli anni passati. Ma i Draghi non hanno paura di nessuno.
Umbria Energy con il rugby È Umbria Energy, la società che si occupa della fornitura di energia (elettricità e gas), operatore leader in questo settore in Umbria, il nuovo title sponsor del Terni Rugby nel 2013. Umbria Energy, che già da tempo aveva abbinato il proprio nome a quello della squadra rossoverde, ha deciso ora di dare maggiore fiducia ai Draghi, che d’ora in poi si chiameranno Umbria Energy Terni Rugby, una bella iniezione d’energia in più per il movimento ternano.
Le prossime gare in casa (campo di San Carlo, ore 14.30) 10 febbraio: Umbria Energy Terni Rugby - Cesena Rugby 3 marzo: Umbria Energy Terni Rugby - Cus Siena Rugby 7 aprile: Umbria Energy Terni Rugby - UR San Benedetto 21 aprile: Umbria Energy Terni Rugby - Rugby Forlì 5 maggio: Umbria Energy Terni Rugby - Imola Rugby Dai Ramarri ai Gechi, tutti in C.
46
47