La pagina gennaio 2011

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Mensile gratuito

N째 01 - Gennaio 2011 (81째)


Ma che stiamo facendo?

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PA G I N A . . .

La gola profonda di Ceppaloni - F Pa t r izi Pubblicità o Progresso - P Fa b b r i Benvenuti in un mondo wiki - A M e l a s e c ch e Maschi evanescenti - V Po l i c r e t i Io sto con Saviano - P Se r i Terni e Praga8: un’amicizia ritrovata - A Pi e ra l l i PUNTO EUROPA - Pr o v i nc i a d i Te r ni Programma Europa per i cittadini - S Pa s c a r el l i ZENITH - AP Welcome to Gaza (2) - R M a s t o d o nt i LICEO CLASSICO - M D’Ulizia, L Bonaccini, B Griffani Coloriamoci - C M a ns ue t i Risparmio energetico - F Ca p i t o l i L’Enciclica P acem in terris - M Ri c c i Un nuovo inizio... ogni giorno - C Co l a sa n t i I giapponesi e San Valentino - A Li b e r a t i Area del dollaro e turismo in Italia - A L MIRIMAO - Fo nd a z i o ne CARI T PROGETTO MANDELA Dal finito all’infinito - E Luc c i Camillo Benso, Marchese di Cavour - F N eri Astronomia - T Sc a c c i a f r a t t e , G Co z z a r i , TS Astronomia - P Ca s a l i , F Va l e nt i ni , TS SUPERCONTI

LA

PA G I N A

250 milioni sono i bambini lavoratori. 50 milioni di bambini non vengono, ogni anno, denunciati alla nascita, quindi, privi di identità, diventano preda di traffici illeciti, adozioni illegali, traffico d'organi, sfruttamento lavorativo, schiavitù, abuso sessuale. 14 milioni di ragazzi al di sotto dei 15 anni sono sieropositivi. 10 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno per malattie evitabili e per malnutrizione. 1 milione di bambine è costretto alla prostituzione. 300.000 sono i bambini soldato.

Mensile di attualità e cultura

Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Editrice Projecta s.a.s. di Giampiero Raspetti e C.

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Direttore Giampiero Raspetti

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Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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La Pagina

ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CIVITA CASTELLANA SUPERCONTI V.Terni; MASSA MARTANA SUPERCONTI V. Roma; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; PERUGIA SUPERCONTI Centro Bellocchio; RIETI SUPERCONTI La Galleria; ROMA SUPERCONTI V. Sisenna; SUPERCONTI V. Casilina 1674 (Grotte Celoni); SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; TERNI CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; Cral Provincia di Terni; CRDC Comune di Terni; Edicola M&C - V. Battisti; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C. Comm. Le fontane; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; TUTTOCARTA - V. Maestri del Lavoro 1; TODI SUPERCONTI V. del Broglino; VITERBO SUPERCONTI V. Belluno; VITORCHIANO SUPERCONTI Località Pallone.

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La situazione dei bambini italiani è peggiorata come mai prima d’ora e il rapporto che presentiamo ci conferma che i Governi non hanno realizzato interventi concreti per combattere la crescente povertà e le disuguaglianze tra i bambini del nostro Paese. Così il Presidente dell’UNICEF Italia, Vincenzo Spadafora, presentando il Rapporto Bambini e adolescenti ai margini al Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, che a sua volta commenta: Non credo ai miei occhi quando leggo che l'Italia si posiziona al 21° posto sui 24 presi in esame... occorre che i media squarcino il velo dell'indifferenza. Il rapporto (http://storye.unicef.it/Allegati/scheda%20italia%202_LM.pdf), risultato di una indagine comparativa dei 24 paesi dell’area OCSE sulle diverse dimensioni del benessere dell’infanzia, certifica la drammatica realtà: il nostro Paese è agli ultimi posti in tutti gli indicatori di benessere dell’infanzia considerati. Nella Istruzione l’Italia è al 21° posto su 24; nella Salute al penultimo; nel Reddito Familiare si trova nel gruppo dei paesi con il livello più alto di diseguaglianza; nelle Condizioni abitative è ultima; nella Sana alimentazione al 18° posto. Valerio Neri, direttore generale di Save The Children-Italia, dichiara che, nel nostro Paese, mezzo milione di bambini è dedito al lavoro minorile e, spesso, è coinvolto in attività illegali: prostituzione, borseggi, mendicità in generale. L'Istituto Centrale di Statistica (ISTAT) ha svolto un'indagine sulle famiglie italiane e ha raccolto dati sulle attività lavorative che i bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni svolgono, sia nell'ambito familiare che all'esterno delle mura domestiche. L'indagine attesta come in Italia circa 490.000 minori siano costretti al lavoro. I recentissimi dati Ocse-Pisa1 non lasciano spazio a dubbi: le scuole private italiane che ricevono copiosi finanziamenti da parte dello Stato fanno registrare performance addirittura da terzo mondo. Però, mentre per la scuola pubblica ci saranno 133 mila posti in meno e otto miliardi di tagli in tre anni, i finanziamenti statali alle scuole private sono rimasti tali e quali. Per la Lettura, i giovani degli istituti privati più fortemente sovvenzionati dallo Stato fanno registrare performance che li collocano tra i coetanei montenegrini e quelli tunisini. La graduatoria per Matematica e Scienze ci vede al 35° posto, ma, scorporando i risultati ottenuti dalle scuole private, saremmo al 25° posto. In una crisi, economica e culturale, come l’attuale, possiamo davvero permetterci il lusso di foraggiare tali aberrità, con il rischio concreto, poi, di aggregare, al governo delle città e della nazione, dei ridicoli semianalfabeti? La sofferenza dilaga. Affonda i suoi artigli sulle spalle dei diseredati. Si abbatte sui bambini, ma anche su tanti adulti che fa rimanere bambini. Lo fa in mille modi, togliendo capacità critica e cultura. Se è vero che non si affronta la modernità senza essere competitivi nella scienza e nella tecnologia, è altresì vero che tutto peggiora se si è un popolo di creduloni, beati per aver assistito a programmi come il grande fratello, iscemiti se vince la squadra del cuore, in estasi se si fanno botti forti, alla fine dell’anno. In Italia sei particolarmente incoraggiato... se vuoi rimanere idiota. La scuola è quella che è... perde i pezzi, nemmeno i soldi per la carta igienica, nemmeno per supplenze. Si sparge ipocrisia intorno a supposte riforme, senza avere la più pallida concezione di una scuola seria, di cultura e di ricerca. Per essere certi che tutto sprofondi si toglie scienza e matematica alle elementari e, un po’, anche alle superiori (ma che disdetta, non abbiamo i soldi! blaterano i cultori della ignoranza, quelli che i titoli di studio hanno saputo solo pagarseli con denaro sonante!), così i nostri bambini potranno credere sempre più di essere nati sotto un cavolo. Si renderanno conto, un giorno, che non è proprio così, ma non importa, l’impronta rimane, e l’imprinting è fondamenate. Anche le scemenze dilaganti degli oroscopi, così ben distribuite all’inizio di ogni anno, sono funzionali allo scopo. Per quale cavolo di motivo, mentre ci affogano in tali scemenze (pagate in RAI con i soldi dei contribuenti), non si ha almeno il piccolo riguardo di dire, come per le sigarette, che chi assume quelle idiozie lo fa a proprio rischio e pericolo? E perché poi inserirli addirittura nelle fasce di ascolto per bambini? Crudeltà, idiozia o disegno architettato? Perché essere così spietati da volerli abbeverare fin da piccoli alla credulità? Di fatto, ignobilmente, si crea una cornice di magia, di irresponsabilità, di gioco d’azzardo, di falsità. ...Occorre che i media squarcino il velo dell'indifferenza. Questo l’auspicio di Fini. Forse però la stampa quotidiana, troppo spesso al servizio dell’ignoranza, non sa proprio leggere, non vuol trovare le notizie vere, come quelle della sofferenza dei bambini nel mondo e nel nostro Paese. E’ troppo indaffarata a coniare dossier, a gettar fango, a fare gossip... a servire la più becera politica di parte. Ma che stiamo facendo!? Fino a quando continueremo a farci prendere per i fondelli? Quale futuro, di questo passo? Quello dei repellenti signorini intenti ad odiare le persone virtuose, a creare marciume, ad esser servi e a fabbricar pettegolezzo? Giampiero Raspetti


La gola profonda di Ceppaloni ’o Ministro, il superteste e la malapuntata

La silhouette del superteste si staglia sul fondo lattiginoso, una voce metallica stilla parole taglienti che squarciano il velo sulla nuda verità: dottò, è tutta ‘na strunzata! Tale verdetto è risuonato nelle aule di Porta a Porta, durante la puntata del 20.10.2009 intitolata Cupola o persecuzione? dedicata alle indagini che hanno appena investito l’ex Ministro di Giustizia Clemente Mastella, la sua consorte e mezzo Udeur campano. L’antefatto: l’ex Guardasigilli di Ceppaloni chiede la ribalta della rete ammiraglia per ribattere, come è d’uopo a taluni italiani speciali, non alla giustizia delle aule, ma direttamente al popolo-divano. Mascella serrata e sguardo ferino, Clemente rimastica la sua arringa difensiva, fin quando non viene spiazzato da uno scoop di Vespa che minaccia di svelare cosa si cela dietro l’indagine sulla familia partitusque (formula latina che congiunge due indissolubili termini) ceppaloniana; parte il video e una goffa silhouette con voce criptata scopre le carte dei giudici: dottò, je l’ho dico io, è tutta ‘na strunzata, nun c’hanno niente in mano, solo du’ telefunate… Fiducioso del motto vespiano in video veritas, Mastella tira un sospiro, si asciuga la fronte e parte la sigla. Ai giudici, però, questo superinformatore non convince, la puntata viene analizzata, la voce decriptata e, a un anno di distanza, veniamo a sapere che dietro la gola profonda si celava niente meno che Pietro Funaro, portavoce dell’Udeur campano, anch’egli sotto indagine. Per un giornalista, l’attendibilità della fonte è la prima regola, ma dato che l’Ordine dei Giornalisti non ha richiamato il dottor Vespa, supponiamo che il suddetto non avesse idea di chi fosse il signor Funaro. Mastella, invece, avrebbe dovuto riconoscere la silhouette da mozzarella di bufala accasciata e la cadenza ceppalonese della gola profonda, ma comprendiamo che il furente Guardasigilli avesse, in tal frangente, occhi accecati e orecchie ronzanti. Non osiamo pensare che tra Vespa e Mastella ci fosse… però, in chelle telefonate, un tal ministrone de ggiustizia spiegava ai compari dell’Udeur che Vespa ormai è de li nostri giacché la sua consorte, il giudice Augusta Iannini, l’aggio appena nominata Direttore degli Affari di Giustizia del Ministero. Come mai Mastella parlava degli affari dell’Udeur e suoi personali (mastelliana udeursque, vedi sopra) sulla linea ministeriale? Perché un lodo salvaceppaloni (e quelli come lui) vieta di intercettare un Ministro nel Ministero e hai voglia a dire che a parlottare era il capopartito celato sotto la giacca ministeriale che si vantava di un clamoroso abuso d’ufficio… Spetta ora al pubblico-divano l’estremo verdetto sulla bufala profonda che ha svelato il rapporto tra giornalismo e politica: l’indipendenza, l’onestà intellettuale e il ruolo di controllo dei giornalisti... vabbé, era ‘na strunzata! Francesco Patrizi

Pubblicità o Progresso Adesso non si chiamano più neanche così, ma il nome è rimasto nel parlare comune. Pubblicità progresso, le chiamavano: quegli spot televisivi che non avevano intenzione di vendere detersivi o lassativi, ma che proponevano ai salotti d’Italia buoni comportamenti, insegnamenti etici, informazioni fondamentali che era bene che tutta la nazione conoscesse. Sono di fatto comunicazioni firmate da diversi ministeri, di origine quindi squisitamente governativa: anche se il nome non viene più ricordato nei trenta secondi di trasmissione, gli spot e il loro spirito permane ancora, dalle emittenti di stato: e almeno un paio sono regolarmente proposti anche in questi giorni. Uno, del tutto benemerito e ben realizzato, è quello del Ministero per le Pari Opportunità che cerca di far capire che le preferenze sessuali sono certo molto importanti per la vita intima e privata delle persone, ma che sono del tutto trascurabili per ogni altra interazione sociale. Essere omo o etero è importante quanto avere i capelli biondi o scuri, scarpe grosse o piccole, nella vita di tutti i giorni: è un messaggio di tolleranza, e insegnare la tolleranza è sempre cosa buona e meritevole. Un altro è invece di lettura più complessa, e ha infatti suscitato non poche polemiche. L’intenzione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sembra essere quella di sollecitare attenzione e sensibilità verso la sicurezza sul lavoro, mostrando quadretti di lavoratori che tornano felici a casa dalle persone che amano, preceduti dalla frase Fa che questi momenti non restino solo dei ricordi: lo slogan conclusivo sancisce infine Sicurezza sul lavoro: la pretende chi si vuole bene. L’esortazione è apparentemente del tutto condivisibile, ma il messaggio sembra anche lasciar intendere che, in ultima analisi, i responsabili della sicurezza sul lavoro siano i lavoratori stessi. Ora, se è certo vero che talvolta chi lavora viola le regole e le norme di sicurezza, è ancora più vero che la responsabilità principale e definitiva in questo campo è propria del datore di lavoro: senza considerare che quel pretende che lo slogan utilizza sembra lasciar intendere che i lavoratori abbiano davvero il potere contrattuale di costringere gli imprenditori a rispettare certe normative. In tempi in cui i rapporti di forza sono quello che sono, il verbo usato sembra quasi sarcastico. Più frequente di queste due clip è però uno spot che non è una pubblicità progresso, ma che lo sembra, e che da molti è intesa come tale. I trenta secondi che sollecitano gli spettatori a partecipare al Forum Nucleare sono professionalmente molto ben realizzati: due scacchisti giocano una partita e ad ogni mossa che fanno una voce fuori campo associa una frase pro o contro l’energia nucleare. Essendo il tema di interesse non commerciale e concludendosi il filmato con l’invito allo spettatore a dire la propria sull’argomento, la sensazione è proprio quella di aver assistito ad una comunicazione istituzionale. Per di più, lo spot sembra confezionato con somma attenzione al politically correct: la partita rimane incompiuta, senza vincitori né vinti, e i giocatori si rivelano essere poi due gemelli; anzi, un zoom all’indietro mostra per intero la vasta sala piena di scacchiere, ognuna occupata da una coppia di gemelli intenti a giocare sfide fraterne. Il massimo dell’equità. Il senso del messaggio è chiaro: si intende promuovere la tesi che essere pro o contro l’energia nucleare è del tutto opinabile ed equivalente. Si intende rendere le due posizioni egualmente popolari; è facile intuire che questa lotta per il pareggio sia propagandata soprattutto dalla parte che è attualmente meno popolare, ovvero quella dei favorevoli all’energia nucleare. Un invito a discutere è in genere apprezzabile: e, in fondo, affrontare una discussione seria ed emendata dalle paure irrazionali sul nucleare è davvero auspicabile. Ciò non di meno, è salutare ricordare il fondamentale consiglio con cui Paolo Murialdi, decano dei giornalisti italiani, apriva il saggio Come si legge un giornale. Per capire quel che un giornale realmente dice, ammoniva Murialdi, bisogna innanzitutto sapere chi è il proprietario del giornale stesso; e questo è probabilmente ancora più vero nella lettura degli spot televisivi. Il Forum Nucleare è infatti un’entità squisitamente pro-nucleare, a giudicare dai suoi soci fondatori, anche se formalmente aperta a tutte le opinioni. E potrebbe non essere proprio un caso se, nello spot, il gemello nuclearista ha il bianco, un gioco più aggressivo e lo si vede costringere il fratello anti-nuclearista in una posizione difensiva già fragile. Forse, la cosa è del tutto accidentale, e queste piccolezze scacchistiche non strumentali: però, in ogni caso, palesare meglio al pubblico che l’invito a discutere dei problemi sull’energia nucleare proveniva da una parte in causa, anziché travestire tutto da linda imparzialità, sarebbe stato più corretto. E, probabilmente, persino più efficace per la causa nuclearista. Piero Fabbri

I martedì matematici

a cura di Giampiero Raspetti orario: 16,30 - 18,00 luogo: sala videoconferenze BCT CORSO B per tutte le età gennaio 2011: 11, 18, 25 febbraio 2011: 1, 8 I miracoli di Pitagora; Conquiste fondamentali del pensiero matematico e conseguenze nel campo sociale, politico, religioso.

I mercoledì informatici

a cura di Paolo Lucci CORSO B gennaio 2011: 19, 26

luogo: aula didattica BCT orario: 16,30 - 18,00 per tutte le età febbraio 2011: 2

PC, netbook, notebook, palmari, server, ...); Tipici applicativi software impiegati per uso professionale, educativo, ricreativo; internet.

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Benvenuti in un mondo wiki!

laboratori

Un wiki è un sito web, una collezione di documenti ipertestuali, ovvero un insieme di documenti messi in relazione tra loro tramite parole chiave, che viene aggiornato dai suoi fruitori e i cui contenuti sono sviluppati in condivisione. La possibilità di effettuare modifiche è aperta, si può aggiungere, ma anche cambiare e cancellare ciò che hanno scritto gli autori precedenti. Ogni modifica viene registrata, così, in caso di necessità, si può riportare il testo alla versione precedente. Lo scopo dichiarato è quello di condividere, scambiare, immagazzinare e ottimizzare la conoscenza in modo collaborativo. Per chi è interessato a creare il proprio wiki, ci sono molte wiki farm disponibili. La più famosa è Wikia, fondata nel 2004 da Jimmy Wales, uno dei creatori di Wikipedia: The Free Encyclopedia. Si tratta di “un’enciclopedia multilingue collaborativa, online e gratuita, nata con il progetto omonimo

intrapreso da Wikimedia Foundation, una organizzazione statunitense non a scopo di lucro. Etimologicamente Wikipedia significa cultura veloce, dal termine hawaiano wiki (veloce), con l’aggiunta del suffisso di origine greca pedia (cultura). L’obiettivo di Wikipedia è di creare un’enciclopedia libera ed universale, in termini sia di ampiezza che di profondità degli argomenti trattati. Ma il termine wiki è balzato agli onori della cronaca recente grazie al fenomeno WikiLeaks (dall’inglese leak, ovvero perdita, intesa come fuga di notizie), ma non tragga in inganno il prefisso, il progetto non è un wiki in senso stretto. Si tratta di un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore (drop box) protetto da un sistema di cifratura, documenti coperti da segreto di stato, militare, industriale e bancario e poi li carica sul proprio sito web. WikiLeaks riceve, in

Lab

P.zza del Mercato Nuovo, 61 - 05100 TERNI www.salvatidiagnostica.it - Dir. Dr. Luciana Salvati

Unità Operative

Settore Medicina di laboratorio Tel. 0744.409341 Patologia Clinica (Ematologia, Chimico-Clinica, Immunochimica, Coagulazione) Microbiologia e Parassitologia Clinica Riproduzione (dosaggi ormonali, valutazione fertilità maschile) Infettivologia - Allergologia - Biologia Molecolare Tossicologica umana e ambientale - Citologia Intolleranze alimentari - Malattie Autoimmuni

Settore AcquAriAlimenti Tel. 0744.406722 Microbiologica e chimica degli alimenti e delle acque Consulenza ed assistenza tecnico-legislativa in aziende alimentari Valutazione, progettazione, implementazione piani HACCP Corsi di formazione ed aggiornamento

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genere, documenti di carattere governativo o aziendale. I cittadini di ogni parte del mondo sono invitati a caricare materiale “che porti alla luce comportamenti ritenuti non etici di governi e aziende” tenuti nascosti. Gran parte dello staff del sito rimane anonima, come gli stessi fondatori del progetto, a parte l’ormai arcinoto Julien Assange. L’organizzazione dichiara di verificare l’autenticità del materiale prima di pubblicarlo e di preservare l’anonimato delle fonti e di tutti coloro che sono implicati nella “fuga di notizie”. Di fatto WikiLeaks vuole essere “una versione irrintracciabile di Wikipedia che consenta la pubblicazione e l’analisi di massa di documentazione riservata”. In realtà oggi non esistono sfere della vita quotidiana immuni dal fenomeno wiki. Si parla infatti di Wikinomics. In economia, ad esempio: IBM, Coca Cola, Peugeot, Starbucks o Dell hanno trascorso molti anni per scoprire il talento e le idee al di fuori dei loro dipartimenti di Ricerca& Sviluppo. “Miliardi di individui, collegati, possono ora partecipare attivamente all’innovazione, alla creazione di ricchezza e allo sviluppo sociale in un modo che una volta si poteva solo sognare”. Questo, secondo il libro pionieristico in materia di open innovation (innovazione aperta) Wikinomics: How Mass Collaboration Changes Everything (Wikinomics. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo). “I leader devono pensare diversamente su come competere e produrre reddito, e abbracciare una nuova arte e scienza della collaborazione che noi chiamiamo wikinomics ... Stiamo parlando di profondi cambiamenti nella struttura e nel modus operandi della cooperazione e della nostra economia, basata su nuovi princìpi competitivi come l’open innovation, lo scambio delle informazioni da paria-pari (peering), la condivisione e l’agire globale”. C’è un grande desiderio di cambiamento nel mondo e in qualche modo, ora, ognuno di noi ne può essere l’artefice. Ma attenzione, massima libertà vuole anche dire massima responsabilità! a.melasecche@meta-group.com

Maschi e va ne sc e nti Molte donne lamentano - oggi - un’inconsistenza amorosa del maschio, specie sempre più rara ed evanescente, che avrebbe preso l’andazzo di corteggiare, arrivare alla soglia della seduzione, per poi ritirarsi, alle volte cercando di salvare la faccia (Sei troppo bella per me), altre volte sparendo e basta, facendosi magari vivo a distanza di tempo per poi sparire ancora, ma insomma, non concretando mai - questo è il punto un approccio non che amoroso, spesso nemmeno sessuale. L’innato vezzo, sia maschile sia femminile, di spregiare l’altro sesso (soprattutto quando si va in bianco) porta le donne a parlare di paura, inconsistenza, inaffidabilità del maschio in quanto tale. Oggi: perché ieri erano gli uomini a dire, delle donne, le stesse cose. A parte il pericolo, qui particolarmente alto, di banalizzazioni e generalizzazioni, chi scrive può confermare, come psicologo, la realtà del fenomeno. Ma, appunto perché psicologo, anziché giudicare, se n’è chiesto il perché. Cominciamo dal principio: l’ormone maschile, il testosterone, determinando il comportamento sessuale di base, fa sì che il comportamento sessuale del maschio non solo dei mammiferi, ma anche di specie inferiori come i volatili, sia costruito sul modello simulato dell’aggressione. Nel mito, il Satiro conquista la Ninfa stuprandola, non chiedendole il permesso; distinguere se due gatti sono in amore o litigano è difficile e si sa che se il bambino assiste alla Scena primaria può restarne traumatizzato perché può scambiare il coito per una lotta cruenta. L’accoppiamento dunque, è in sé violento. O per lo meno così vorrebbe natura, perché in realtà la cultura odierna, aborrendo la violenza sempre e comunque (o perlomeno provandoci), ha castrato - metaforicamente, ma violentemente il maschio della specie umana, vietandogli ogni specie di approccio non preventivamente concordato, accettato e gradito. Meglio ancora, richiesto. Ciò ha portato a inibire le tradizionali forme di corteggiamento maschile, decise, impositive, talvolta non scevre di un residuo della violenza mitologica, annoverandole addirittura tra i reati. Ma così s’è davvero gettato il bambino (l’eros) con l’acqua sporca (la violenza). Se è infatti sacrosanto il rifiuto della prevaricazione del forte sul debole (p. es. sui posti di lavoro), il tentativo generalizzante di mutare radicalmente comportamenti o stili determinati dalla biologia, anche se dettato dalle migliori intenzioni, è destinato a fallire. Il maschio della specie umana può accettare, senza restarne snaturato, simbolizzazioni o ritualizzazioni di ciò che natura gli ha dato e cultura gli toglie. Così può sostituire la competizione sportiva alla guerra e il corteggiamento insistente allo stupro: non ne soffrirà troppo. Ma se su questa strada si procede oltre il limite di soglia, allora è tutto il sistema che si guasta. Nel caso del maschio evanescente in particolare, l’aggressività, scacciata manu militari dal corteggiamento, si ripresenta, ben mascherata, nel sadismo del tenere la femmina in sospeso, del farla sperare e invece, al dunque, negarle tutto e lasciarla all’asciutto. Con la disastrosa conseguenza che l’aggressività, da adattiva (al servizio della procreazione) diviene patologica e disadattiva (ostacolo alla procreazione). Comportamento che, si noti, era semmai caratteristica femminile fino a una trentina d’anni fa e che caratterizzava, guarda caso, proprio l’impossibilità sociale, per l’Angelo del focolare di giocare apertamente con l’aggressività erotica del maschio (come fanno gli altri mammiferi), pena la taccia di malafemmina. L’aperta richiesta sessuale che oggi la donna si può permettere, unita ahimé all’inibizione del modo tradizionale virile di rispondere a tale richiesta, può portare il maschio ad un comportamento che è al tempo stesso di fuga e di aggressione indiretta, come quello delle armate russe di fronte a Napoleone. Il paradosso è che tale situazione non soddisfa né gli uomini né le donne, per l’ovvio motivo che nessuno dei due generi vede realizzata la propria meta sessuale. Come se ne esce? E se guardassimo come fanno i popoli che non soffrono questo problema? Siamo proprio sicuri, noi occidentali, alla ricerca perenne e ossessiva di una stolta e innaturale correttezza, di essere l’unica misura del bene? Vincenzo Policreti


I o s t o c o n S AV I A N O

8 Novembre Rai 3 ore 21.10 scoppia la bomba televisiva! Va in onda la prima puntata del programma Vieni via con me condotto da Fabio Fazio. Gli ospiti sono molti, provenienti da diverse aree culturali e con diverse esperienze di vita: da Niki Vendola a Don Ciotti, da Piero Grasso a Dario Fo, tanto per citarne soltanto alcuni, ma l’attenzione del pubblico è fissata su un solo personaggio: Roberto Saviano, l’autore del libro di successo internazionale Gomorra dal cui palinsesto è stato tratto il film omonimo che ne ha ulteriormente rafforzata la notorietà. Il boom editoriale però è stato seguito da polemiche politiche, consensi, dissensi, critiche più o meno ipocrite, poi insulti, scritte ingiuriose, diffamazioni di vario genere culminate con minacce di morte da parte dei clan camorristici che si sentivano schiacciati dalle parole di Saviano come da una morsa. Sì, è vero egli ha fatto ‘na cuofana e’ ssoldi, come hanno spavaldamente dichiarato alcuni ragazzi di Casal di Principe ai microfoni della Rai, ma il tutto ha avuto un prezzo assai elevato: una vita blindata, relazioni sociali quasi inesistenti e sempre filtrate attraverso la vigilanza della scorta, l’impossibilità di crearsi una famiglia o una parvenza di vita sentimentale e persino di trovare un alloggio anche a prezzo esoso. A questo punto è giusto porsi due legittimi interrogativi. Primo: perché un clan camorristico molto potente come quello dei casalesi capeggiato da Schiavone-Sandokan si sente così minacciato dalle parole dello scrittore al punto da diffamarlo prima e da condannarlo a morte poi? Seconda domanda: il successo editoriale di Gomorra culminato con la trasposizione filmica e le quattro puntate di Vieni via con me dove l’audience ha toccato il picco di 8 milioni di spettatori, hanno fatto di Saviano una preda ambita da parte dei talk-show più seguiti di emittenti sia pubbliche che private in cui tutti lo

vogliono come ospite, tutti gli manifestano solidarietà, ma all’atto pratico, è veramente così? Andiamo per ordine, alla prima domanda è facile rispondere. Il fatto che Saviano abbia molti nemici è più che evidente. Il suo libro suona come un vero J’accuse non solo contro i soprusi del clan dei casalesi, ma anche contro le istituzioni politiche che si sono dimostrate incapaci di porre in atto un’incisiva azione di contrasto, salvo astratti quanto vuoti proclami, quindi è gioco forza che le organizzazioni camorristiche nutrano verso di lui un odio profondo prima manifestato con scritte ingiuriose (omme ‘e mmerda, bastardo, fije ‘e zocca ) apparse sui muri di alcuni paesi del casertano, poi puntuale la sentenza ufficiale di morte, manco fosse un tribunale dello stato. Perché allora tanta paura per qualche centinaio di pagine di carta stampata da parte di un’organizzazione che fattura miliardi di euro l’anno? La risposta ce l’ha data lo stesso Saviano in un altro libro, meno noto del precedente, intitolato La parola contro la camorra, in cui dice testualmente … che sia proprio la diffusione della parola a mettere paura. Non è lo scrittore, l’autore, non è neanche il libro in sé, né la parola da sola, che riesce ad accendere i riflettori e per questo a mettere paura. Sì Saviano ha avuto il coraggio di portare alla ribalta nazionale ed internazionale fatti precedentemente già noti alla cronaca locale e lì confinati, puntando i riflettori su un universo oscuro come quello dei paesi del casertano dove non solo la vita politica, la vita economica, ma anche la quotidianità è dominata dalla camorra con la sua violenza sia fisica che psicologica. Del resto non è un fatto nuovo che un potere fortemente strutturato sia messo in crisi da un libro, da uno scrittore; la storia anche passata è ricca di esempi, basti pensare al romanzo Una giornata di Ivan Denissovic di S. Soldjenitsin

nei confronti del regime stalinista o al celebre J’accuse di E. Zola nell’intricato caso Dreyfuss o ancora a Le mie prigioni di S. Pellico contro l’Austria e l’elenco non è finito. Si tratta ovviamente di tempi e situazioni storiche diverse in cui non si può fare in modo superficiale “di ogni erba un fascio”, ma è fuor di dubbio che si è sempre ogni volta ripresentato un tragico duello della biro contro la pistola tanto per usare l’efficace metafora di R. Benigni in una puntata della trasmissione già citata, durante una performance piena di amara ironia di stampo pirandelliano. Più difficile risulta rispondere alla seconda domanda. Saviano a causa della sua notorietà è ricercatissimo nelle varie trasmissioni televisive. I vari anchorman, dal perbenista Fazio, al roccioso Santoro fino al graffiante Gad Lerner lo vogliono come ospite nei loro seguiti programmi, ma al di là degli scrosci di applausi e al picco degli indici di ascolto, al di là delle apparenze, dietro le quinte le cose stanno in modo diverso. Tutti i giornali hanno parlato delle diatribe scoppiate in seno al c.d.a. della Rai dopo le quattro puntate di successo della trasmissione quando, tolti i rituali complimenti per l’audience ottenuta (fatto incontestabile) sono cominciati gli altrettanto rituali botta e risposta di carattere politico: i consiglieri Nervo e Van Straten (centrosinistra) lamentano che i vertici della Rai non si siano rallegrati con i conduttori, Verro (centrodestra) si congratula, ma giudica inopportuni i giu-

Locale climatizzato - Chiuso la domenica Terni Via Cavour 9 - tel. 0744 58188

dizi di Fazio-Saviano sulla Rai. Si sussurra che il contratto del conduttore Fazio sia appeso ad un filo, inoltre sul curatore Mazzetti, già braccio destro di E. Biagi, incombe la minaccia di licenziamento: non sono piaciuti i suoi giudizi su alcune scelte aziendali. Nervo e Van Straten stigmatizzano l’assenza in trasmissione del dg Masi e del presidente Garimberti il quale risponde con una metafora calcistica, dicendo che da buon allenatore preferisce a fine partita ritirarsi negli spogliatoi lasciando i giocatori a festeggiare nel campo. Mazzetti poi dichiara a radio3 che in altri tempi l’azienda avrebbe fatto andare ancora in onda la trasmissione a grande richiesta del pubblico. Insomma polemiche a tutto campo, ce ne è per tutti e per tutti i gusti. Una situazione molto particolare per Saviano che forse non è poi così amato nemmeno da chi con lui si congratula. Ai casalesi nemici dichiarati che gli vorrebbero fare la pelle, si aggiungono quelli criptati che si mimetizzano nei palazzi di potere, negli studi televisivi, nei c.d.a., quelli che gli sorridono, gli stringono la mano, ma proprio per questo sono più subdoli, più insidiosi e forse più pericolosi. Un fatto è indubbio: in un momento storico in cui il dibattito politico si riduce ad uno squallido scontro personale nel cui ambito finiscono altrettante squallide vicende private di appartamenti di lusso, di festini privati con troie di alto bordo (chiedo scusa alle schiave del III millennio costrette a vendersi nel buio dei viali delle nostre città ),

con una classe politica divenuta, grazie a clientele, parentele e a privilegi di casta sapientemente costruiti, una vera e propria oligarchia, completamente avulsa dalla vita reale del paese e dai reali bisogni del cittadino proprio come ai tempi della Serenissima dove tutto era nelle mani di poche famiglie che all’apparenza si fronteggiavano, ma che di fatto si limitavano a spartirsi il potere, scrittori coraggiosi come Saviano, rompendo il silenzio degli intellettuali, parlandoci della camorra, del dopo-terremoto di Aquila, ecc… ci hanno posto di fronte a problemi reali, quelli vissuti nel quotidiano che esigono risposte precise, non conta di voti, spartizioni di poltrone, assunzioni facili magari di qualche spogliarellista. Occorre che in tali frangenti si recuperi una funzione che la letteratura sembra aver ultimamente dimenticato, cioè quella di confrontarsi con la realtà politico-sociale, abbandonando ogni astratto privilegio; uscire dalla torre d’avorio e scendere a contatto con la realtà anche se brutta e piena di contraddizioni. E’ necessario ripensare su quanto affermava Vittorini nella rivista Il Politecnico (1947): Potremo mai avere una cultura che sappia proteggere l’uomo dalle sofferenze? Una cultura che le impedisca, che le scongiuri, che aiuti ad eliminare lo sfruttamento e la schiavitù e a vincere il bisogno. Proprio per questo motivo dico con forza: IO STO CON SAVIANO o meglio IO STO CON TUTTI I SAVIANO! Pierluigi Seri

w w w. l a p i a z z e t t a r i s t o r a n t e . i t l a p i a z z e t t a . t e r n i @ l i b e ro . i t

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TERNI e PRAGA 8: un’amicizia ritrovata

Dagmar Koutná - re s p o n s a b i l e d e l l a f i l i a l e p r a g h ese d el l ’ A ss. A m i ci d el l ‘ I t a l i a Michal Sustr - vicesindaco Municipio Praga8 S a n d ro P a s c a re l l i - p re s i d e n t e n a z i o n a l e A N C A P I Fabio Paparelli - a s s e s s o r e a l l a F o r m a z i o n e d e l l a P r o v i n c i a d i Te r n i

S i dice che chi trova un amico trova un tesoro, e anche nel lavoro le cose non vanno diversamente. In un mondo complesso, dove il fattore umano è sempre più importante, trovare un partner capace, attento e disponibile, è davvero come trovare un tesoro. E di amici a Praga Terni ne ha trovati già numerosi grazie ai quali, così, può proseguire quel percorso di costruzione di rapporti e collaborazioni fecondo di sviluppi futuri. In quest’ottica, quindi, a nome di tutti gli amici cechi o italo-cechi saluto con gioia la visita della delegazione di Terni,

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composta da Sandro Pascarelli, Presidente Nazionale A.N.C.A.P.I. (Associazione Nazionale Circoli Aziendali Province Italiane), e da Fabio Paparelli, Assessore alla Formazione e Centri per l'impiego della Provincia di Terni, che hanno visitato Praga i primi di dicembre. Durante questi giorni è stata fatta molta semina che, non ho dubbi, grazie al lavoro e alla passione degli amici di Terni e degli amici di Praga, certamente porterà presto i suoi frutti migliori. In particolare è stato rafforzato il già solido e positivo rapporto con

l’Associazione Amici dell’Italia il cui presidente, ing. Dostál, ha incontrato gli amici di Terni il 9 dicembre 2010 per discutere delle possibilità concrete di avviare già una collaborazione. Tra le numerose opportunità, durante l’incontro si è profilata l’ipotesi di un progetto di scambi culturali nell’ambito del quale alcuni cittadini cechi visiteranno Terni e la sua Provincia per un periodo di una decina di giorni durante i quali svolgeranno, oltre ai corsi di italiano, moduli di approfondimento di Beauty Italian Style (con la collaborazione del Centro di Formazione della Provincia di Terni) e di cucina italiana tenuti dall’Università dei Sapori. Il programma sarà completato da visite alle sagre e alle feste della provincia, degne rappresentanti di quella tradizione gastronomica locale che, oggi, per la sua qualità e genuinità è oggetto di sempre maggiore interesse e attenzione. La richiesta di finanziamento verrà presentata alla Commissione Europea nell’ambito degli appositi bandi dedicati ai programmi di gemellaggio tra le città europee. Naturalmente speriamo in un esito positivo per dimostrare che l’UE non è,

come a volte può apparire, una complessa ed elefantiaca macchina farraginosa, lontana dai bisogno delle persone, ma che, al contrario, grazie anche al sostegno di piccoli progetti come questo, possa incidere positivamente sulla costruzioni di quell’europeità che i padri fondatori come Spinelli e Neumann riconoscevano essere la base per il successo del progetto europeo. E perché non pensare già, magari, ad un futuro progetto che porti i cittadini ternani a visitare Praga? Forse è prematuro, ma sognare non costa niente. I presupposti ci sono. Grazie alla lungimiranza dell’ing. Dostál è stata prospettata anche la partecipazione, in qualità di partner, della Camera di Commercio Italo-Ceca della quale è Vicepresidente, cosa che non può che rafforzare la candidatura del progetto. Anche l’appuntamento successivo ha visto la posa di un altro tassello fondamentale.

Grazie alla disponibilità di Michal Šustr, Vicesindaco del comune di Praga 8, che tra l’altro parla un ottimo italiano, è stato rinnovato quel gemellaggio tra Terni e Praga 8 rimasto un po’ sonnecchioso negli ultimi anni. Nuova giunta, nuove persone, nuove idee. Come vuole il rito, l’incontro si è aperto con il tradizionale scambio dei regali, tra i quali è stato particolarmente apprezzato il libro Germogli dell’amico Giampiero Raspetti, infaticabile e vulcanico demiurgo, da sempre costruttore di ponti culturali. Dopo aver letto e amato la sua opera, sono certo che il suo libro, così stimato nella realtà ternana, anche in questo caso degno del titolo che porta, sarà un fecondo germoglio della pianta della reciproca conoscenza tra Praga e la città umbra. Gli amici di Terni hanno poi presentato alcuni possibili esempi di future collaborazioni tra le quali il sindaco Šustr ha manifestato particolare interesse per un progetto di recupero di giovani con problemi di integrazione sociale realizzato in collaborazione con il settore privato. Inoltre, sembrano realistiche anche future collaborazioni nell’ambito degli scambi tra i comuni delle cosiddette best practices, ovvero delle esperienze migliori che possono contribuire ad un reciproco arricchimento culturale e professionale. Insomma, i semi sono stati piantati con pazienza e amore in questa gelida terra invernale ancora dura. Si sa, il tempo vola e in men che non si dica sarà primavera. L’aria si addolcirà, il sole riscalderà la terra che dischiuderà i semi in essa riposti e presto vedremo crescere e prosperare l’albero dell’amicizia tra Terni e Praga 8. Andreas Pieralli Caporedattore CamIC Magazine

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P U N TO E U R O PA Obiettivo della Provincia di Terni: Marcello Bigerna

assessore alle politiche sociali della Provincia di Terni

e sse re più in fo r m a ti e p i ù v i c i n i a ll´E u ro p a

Il Punto Europa si occupa di informare tutti i cittadini sulle Istituzioni europee, le politiche, le normative, le possibilità di finanziamento e le opportunità di formazione. Il Punto Europa promuove inoltre iniziative, attività culturali, convegni, campagne di sensibilizzazione sui principali temi dell´attualità europea. Il Punto Europa si rivolge a tutti i cittadini, alle imprese, alle istituzioni della Provincia di Terni che vogliono conoscere, partecipare e collaborare allo sviluppo della cittadinanza europea. Il Punto Europa si propone come un ponte fra la Provincia di Terni e le Istituzioni Europee, per renderle più vicine ai cittadini ed in particolare ai giovani, nell'intento di favorire il loro coinvolgimento nel processo di costruzione europea, senza temere rischi di omologazione, mantenendo viva la tradizione multiculturale che sempre ha caratterizzato la vita dei popoli che hanno abitato queste terre. Il Punto Europa, attraverso un’attività di front-office, fornisce una prima risposta alle richieste d’informazioni sull'UE, sui programmi e sui finanziamenti comunitari, sulla mobilità giovanile e non in Europa, sulle opportunità di lavoro in Europa, sul Volontariato Europeo e offre assistenza sulle tematiche comunitarie dando accesso alla documentazione ufficiale. Il Punto Europa inoltre si propone di realizzare annualmente, accanto ad altre iniziative informative, almeno un convegno di rilevante spessore su tematiche europee e la celebrazione della Festa Europea della Musica momento d’incontro di giovani di diverse nazioni. Il Punto Europa cura anche l'attività di formazione/informazione, con calibrati interventi presso le Scuole d’ogni ordine e grado. Il Punto Europa è un’importantissima finestra sull’Europa ed è uno strumento concreto per attrarre risorse attraverso progetti ed utilizzare le grandi opportunità che l’Unione europea offre ai paesi membri. La Provincia di Terni si apre così all’Europa e si pone nell’ottica di sfruttare i canali europei per sostenere politiche di sviluppo ad ogni livello, con un’attenzione particolare verso giovani e terzo settore. Intorno al Punto Europa verranno create tantissime attività grazie anche ad una serie di accordi e protocolli di intesa con CE.S.VOL., EURODESK, EURES, INTERCULTURA, AEDE. In partenariato con l’Università degli Studi di Perugia e La Spoleto Credito e Servizi, la Provincia di Terni attiverà un soggetto che avrà il precipuo compito di operare nella sfera delle progettazioni per i finanziamenti comunitari al fine di coadiuvare gli Enti locali (in particolar modo i piccoli Comuni), le Scuole e quanti non hanno risorse e strumenti idonei per sfruttare tutte le opportunità offerte dall’Unione europea. La Provincia di Terni vuole essere protagonista insieme a tutto il territorio per una crescita culturale ed economica che abbia come Orizzonte l’Europa soprattutto per aiutare le nuove generazioni a costruire futuro.

Il Punto Europa ha sede a Corso Tacito, 140 ed offrirà tutta una serie di servizi a favore di cittadini, imprese ed enti locali. Sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 ed il mercoledì anche dalle 15,30 alle 17,30.

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Quando abbiamo pensato di riprendere, all’interno di un nostro più ampio Progetto di collaborazione al dibattito culturale cittadino finalizzato alla realizzazione di iniziative socio-economico-culturali per lo sviluppo del territorio, il tema dei gemellaggi, ci è venuto facile elaborare il Circuito dei Gemellaggi. Il progetto nasce per ridare nuova linfa ai rapporti di amicizia e collaborazione con le altre città d’Europa con le quali Terni ha stretto rapporti di amicizia per contribuire ad un innalzamento del dibattito socio culturale della città. Abbiamo oggi pensato di trasformare questa idea in pratica, facendo ripartire la macchina con tutti i suoi viaggiatori. Attraverso l’ANCAPI, l’Intercral Terni e, soprattutto, Projecta, la società editrice del mensile La Pagina, ci siamo messi in cammino verso i nostri amici. La prima tappa ci ha portato a Praga verso il Municipio 8 con il quale dal 2001 la città di Terni ha firmato un protocollo di gemellaggio. In occasione della nostra prima iniziativa, nel luglio del 2010 a Praga, abbiamo avuto la fortuna di incontrare l’Associazione Amici dell’Italia che, animata dalle nostre stesse idee, si è subito sintonizzata. Ne è nata una eccellente collaborazione oltre ad una solida amicizia. Nei vari incontri, soprattutto nell’ultimo di dicembre, abbiamo insieme ribadito la necessità di costituire, nell’ambito del gemellaggio già esistente tra Praga 8 e Terni, un’intensa collaborazione al fine di incoraggiare la realizzazione di nuove iniziative e migliorare la qualità di quelle già esistenti. Partendo dallo scambio di notizie ed eventi che dal settembre scorso si registrano sul mensile La Pagina, l’incontro con il Presidente Nazionale dell’Associazione Amici dell’Italia, nonché Vice Presidente della Camera di Commercio ItaloCeca, ing. Dostál, alla presenza di Andreas Pieralli, redattore capo di Magazine CamIC, e Dagmar Koutná, Presidente della Sezione di Praga dell’Associazione, ci ha consentito di mettere a punto, sulla proposta effettuata dalla nostra delegazione, composta oltre che da me, in qualità di Presidente Nazionale ANCAPI, dall’assessore alla Formazione Professionale della Provincia di Terni, Prof. Fabio Paparelli, il progetto, elaborato insieme al Prof. Giampiero Raspetti, da presentare alla comunità europea nell’ambito del programma Gemellaggi tra città Europee. Nella stessa giornata l’incontro è proseguito con il più importante soggetto coinvolto, il Municipio di Praga 8. Abbiamo trovato un fantastico interlocutore e partner nel Vice Sindaco Michal Šustr che ha espresso tutto il suo interesse e quindi quello dell’Amministrazione a partecipare al progetto che porterà anche ad altre iniziative di confronto e di crescita delle comunità coinvolte. Si intende realizzare un organismo che dovrà occuparsi di programmare, organizzare e coordinare le varie iniziative atte a rendere sempre più funzionali le attività del gemellaggio e quindi a favorire la sensibilizzazione dei soggetti coinvolti alle motivazioni dello stesso per una loro più ampia e consapevole partecipazione. Un progetto nato dall’entusiasmo di liberi cittadini per riprendere un’attività che forse si era un po’ sopita. I gemellaggi hanno senso e sono utili per costruire amicizie, collaborazioni e pace tra i popoli, se sono realizzati non solo dai governi delle città, ma anche dal maggior numero possibile di abitanti, sia come singoli, sia come membri di gruppi culturali, categorie economiche ed organizzazioni sociali. Essi portano indubbi vantaggi politici e culturali ma anche economici attraverso la promozione e la valorizzazione di prodotti tipici e delle risorse dei paesi interessati. Tutta la cittadinanza deve vivere il gemellaggio perché esso stesso trova la sua ragion d’essere se a farlo vivere viene chiamato il maggior numero possibile di cittadini senza alcuna differenza d’opinione e di appartenenza. Noi, attraverso La Pagina, questo cerchiamo di fare. La nostra proposta si rivolge a tutta la comunità Ternana e Praghese e in questo lavoro cerchiamo di diffondere e promuovere rapporti di amicizia e di collaborazione fra mondi diversi. Sandro Pascarelli

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Z E N I T H Un sole giallo e accecante mi svegliò. Non avrei saputo dire dove mi trovavo esattamente, né che giorno fosse. Dalla canicola ardente che soffocò il mio corpo non appena ripresi conoscenza avrei potuto dire che si stava avvicinando il meriggio. Fuori il vento soffiava deciso, i legni marcescenti della baracca di pescatori dove mi trovavo sbattevano contro le pareti insicure. Sembrava che da un momento all’altro tutto dovesse venire giù. A fatica mi tirai su dal giaciglio di paglia secca e stracci sul quale ero disteso, mi facevano male tutti i muscoli. In una fessura lucente tra due legni antichi posi il mio occhio riluttante alla luce e vidi un’immensa spiaggia splendente di bianco. Sulla destra onde azzurre e spumeggianti si infrangevano sulla sabbia. Tornai a distendermi e rimasi così per non so quanto tempo: fermo, semicosciente, inerte. Quando l’ineluttabilità si era completamente impossessata della mia mente prevalendo sulla mia spossata e spaesata volontà mi alzai e uscii claudicando dalla baracca di legno. Il vento mi sferzò come una pioggia di frecce pungenti, il sole mi accese di una luce totalizzante e le narici si riempirono di sabbia, salsedine e tempo. Dovevo decidere in che direzione andare. Mi voltai a destra e poi a sinistra. Lo scenario era il medesimo: sabbia bianca, luce, mare increspato e onde schiumose. Dietro di me una contorta selva di pini marittimi, verdi come smeraldi stagliati contro l’indaco del cielo. Decisi di proseguire, pur non sapendo né verso quale meta né con quale obiettivo. Camminai lentamente, trascinandomi sulla sabbia finissima. Quando le forze si indebolirono provai a camminare sul bagnasciuga, il mare era freddo e le onde si scagliavano sulle mie caviglie con rabbia rumorosa, come volesse scacciare quell’intruso sconosciuto. Improvvisamente sentii un suono lontano. Mi fermai in ascolto. Dopo alcuni secondi il suono si ripeté, sembrava una voce... una voce di donna. Rimasi immobile, come se temessi che ogni movimento del mio corpo potesse spegnere quel suono delicato sospeso nell’aria. Attesi a lungo. Invano. Il vento e le onde erano troppo intensi e io ero troppo stanco. Proseguii. Cominciai ad avere sete, la mia gola bruciava nella polvere della sabbia che il vento ruotava intorno a me. Sentivo che la testa scottava, mi toccai i capelli ed erano ardenti. Decisi di abbandonare quella marcia insensata e mi diressi verso la pineta. L’ombra dei pini mi accolse benevola e il frinio incessante delle cicale si sostituì al ruggito aggressivo delle onde. Ero stanco, molto stanco. La calura mi aveva spossato. Mi sentivo vuoto, perso, come una difrazione di luce in un pomeriggio assolato. Maligni gli aghi secchi dei pini pungevano i miei piedi nudi. Trovai un angolo in ombra dove c’era un banco di sabbia fine. Lentamente, a fatica lo ripulii dagli aghi e mi distesi sulla sabbia. Poggiai la testa sopra un monticello di sabbia e chiusi gli occhi rimanendo in ascolto dell’ipnotica melodia delle cicale. Non so quanto dormii, ma quando mi svegliai la grande canicola era svanita. La temperatura era adesso gradevole, anche se ancora alta. Anche il vento era calato ed era diventato poco più di una brezza marina. Il mare pure si era placato, e se ancora era mosso le sue onde sembravano adesso pacche amichevoli sulla spalla di un amico. Dalla luce dedussi che doveva essere tardo pomeriggio. Mi faceva male la testa e avevo una sete infernale. Rimasi disteso godendomi quella semincoscenza, restio a riprendere il mio vagare insensato. Improvvisamente mi sembrò di sentire nuovamente un suono... ancora una volta mi parve una voce femminile, lontana, molto lontana. Alzai la testa e rimasi in ascolto ma quel suono soave non si ripeté e io non ebbi la certezza che fosse stato reale e non solo la produzione della mia mente. Mi alzai e lentamente tornai verso la spiaggia. Il sole era sceso e si avvicinava al mare ma ovunque era lo stesso paesaggio: sabbia, sabbia e ancora sabbia. Proseguii sul mio cammino aggirando di quando in quando grossi tronchi secchi, bianchi come ossa di animali morti e abbandonati. Non saprei dire se fu prima il mio olfatto o il mio udito ma il mio cervello in un istante produsse un concetto molto semplice: acqua! Sì, questa volta non c’erano dubbi, quel suono non poteva essere niente di diverso, era chiaro, limpido e prometteva pace per la mia gola. Corsi dentro la pineta e in un attimo vidi da dove arrivava. Sulla mia destra, forse 50 metri più avanti, si trovava una piccola parete in roccia e, incredibilmente, da un’insenatura tra i blocchi di pietra sgorgava un rivolo trasparente di acqua che cadeva gorgogliando in un piccolo laghetto artificiale circondato da muschi e licheni. Senza pensare e con le poche forze che mi rimanevano corsi verso quella oasi verde e in un attimo la mia testa si perse in un orgasmo liquido di acqua, aria e umidità. Bevvi molto, bevvi tanto, fino alla sazietà e oltre. Fino a sentirne quasi la nausea.

Poi mi accasciai appoggiato alla parete della roccia e rimasi semincosciente mentre godevo di quel suono continuo che spezzava la monotonia di quello delle secche e isteriche cicale. Forse avrei dovuto proseguire, forse avrei dovuto cercare qualcuno o qualcosa, ma non lo feci, decisi di rimanere lì, vicino a quella sorgente naturale che mi garantiva l’essenza stessa della vita. Non avevo cosa mangiare, se non qualche avaro pinolo ma stranamente non sentivo fame, solo spossatezza. Tornai sulla spiaggia e rimasi seduto in ascolto delle onde che adesso, ancora più tranquille, parevano cullare se stesse in un immenso gioco di onde. Stranamente non riuscivo nemmeno a riflettere sulla mia condizione, su dove mi trovassi e cosa sarebbe stato necessario fare. Tutto quello che riuscivo a fare e che volevo realmente fare era starmene seduto lì, immobile, ad osservare il sole calare sopra il mare. Fu un avvicinamento lento eppure costante. Sembrava quasi un corteggiamento quando i due futuri amanti ancora resistono all’abbraccio finale mentre uno già si colora dei colori dell’altra. Fino a quando il loro amplesso non iniziò e uno fu dentro l’altra in un abbraccio di fuoco e di vermiglio. Era uno spettacolo fantastico, bellissimo. Rimasi lì fermo ad ammirare ogni momento di quella lentissima fusione finché non rimase che mare e cielo. Da quel momento la luce cominciò a diminuire, inizialmente in modo appena percettibile, poi sempre più velocemente finché nel cielo non vidi brillare la prima stella della sera. Mi distesi e cominciai a fissare il cielo notando una ad una le singole stelle che, mentre scendeva l’oscurità, si rendevano manifeste nel cielo. Dopo molto tempo era solo un grande e denso manto nero puntellato di bianchi brillanti dalle luci tremuli. La sabbia diventò umida e la temperatura calò velocemente. Non avevo niente per coprirmi ma il freddo non mi importava. Mi sentivo bene, guardare quelle stelle mi riempiva di uno strano senso di pace. Da est si alzò una grande luna rosata, come iniettata di sangue. Lenta salì sopra il mare finché non si rifletté piena e perlea sul mare nero. Era uno spettacolo bellissimo. Qualcosa che valeva più di mille tramonti. La perfetta oscurità della notte fu turbata da uno scintillio insicuro alla mia destra. Mi voltai e notai, a forse un centinaio di metri da me, un piccolo falò danzante nel buio. Rimasi immobile, come pietrificato da quella scoperta. Avevo camminato per ore sotto il sole cocente alla ricerca di tracce umane e, adesso che ne vedevo una inconfondibile, non provavo nessun desiderio di avvicinarmi a quel fuoco. Non sentivo nessuna voce, le onde del mare, che dopo il tramonto pareva essersi risvegliato, coprivano le distanze. Non seppi cosa pensare né pensai a niente. La notte era immobile. Immensa. In un vento fresco che portava con sé le esalazioni pomeridiane della terra surriscaldata dallo zenith io rimasi fermo in attesa di qualcosa. Non sapevo cos’era esattamente, ma sentivo che era vicino. Le mie ossa lo sapevano e io credevo alla saggezza delle mie ossa se non altro perché esse sarebbe sopravvissute molto più a lungo di me. In certi momenti il firmamento sembrava ruotare, come se l’asse della terra avesse cominciato a muoversi, in altri era il fragore del mare a provenire da un’altra parte. Sentivo di perdere la base sulla terra, e quel suono incessante, atavico e scrosciante delle onde mi richiamava a sé. Mi alzai e lentamente mi avvicinai alla riva. Quando i miei piedi entrarono a contatto con l’acqua scoprii con piacere che essa era tiepida e in pochi minuti mi abituai alle sue carezze melliflue. Sotto le palme dei miei piedi la sabbia bagnata e compatta, intorno a me solo piccole ed oscillanti onde, sopra un’infinità scura che niente avrebbe potuto cambiare. Proseguii avanti finché non potevo più toccare il fondo e allora cominciai a nuotare. Non appena il mio viso fu vicino alla superficie del mare un forte e aspro odore di salsedine mi riempì le narici. Fu come un invito. Mi riempii la bocca di acqua e poi la risputai godendo di quell’acre sapore salato sul mio palato. Continuai a nuotare osservando con meraviglia quella massa scura e ondosa che mi ospitava. Non avevo paura di cosa nascondeva, eppure era così nera e impenetrabile. Solo la superficie era bagnata della lattea luce della luna, un’enorme candida perla fissa nel cielo come un occhio lucente a vigilare su quell’immensa distesa di acqua. Nuotai a lungo, godendo di quell’oscurità e di quella luce misteriosa, lume del sole riflessa su un pianeta brullo e spoglio. E mi parve che quell’acqua fosse una cosa giusta, quel sapore onnipresente di salsedine qualcosa di immensamente attraente, quella luna luminosa qualcosa di molto importante e decisi di unirmi a loro. Mi abbandonai, senza remore, senza resistere. Semplicemente mi lasciai andare e in un attimo mi fusi con loro e fummo una sola grande cosa. Andreas Pieralli

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WELCOME TO GAZA

seconda parte

Strane sensazioni imbrogliano la mente: continuare a lavorare sul filo della memoria -per testimoniare ancora di una esperienza già accennata ai lettori nel precedente numero de La Pagina- diventa oggi mentalmente più intrigante e doloroso. Il mondo che ho attraversato -ormai è trascorso un decennio- partecipando, con la Tavola per la pace dell’Umbria ad un Viaggio di studio e solidarietà in Israele e Palestina insieme a studenti e colleghi docenti, era ed è oggi ancor più drammaticamente segnato da una guerra cieca e disperata, radicata da tempo immemorabile tra le pietre e le meraviglie della terra di Gerusalemme la sacra. Oggi, però, mentre riprendo le note su quel viaggio dentro gli enigmi mediorientali, il televisore sempre acceso sputa notizie terribili, in un crescendo di crudeltà indicibili, testimonianza di conflittualità perenni improvvisamente acutizzatesi nella parte più vicina a noi della sponda africana, nello scacchiere maghrebino, il meno tormentato del continente della disperazione assoluta, capace di esprimere tutte le contraddizioni della storia coloniale dell’occidente. Algeri e persino la europea Tunisi lacerano, in queste ore, improvvisamente, il muro d’ombra della pace e vengono attraversate da una conflittualità che mi terrorizza perché, nel controluce della interpretazione più ovvia, afferente al disagio espressione della povertà, alla denuncia di ingiustizie sociali ataviche, affiora il sospetto che tutto sia più complicato, che lo scatenarsi della piazza, la violenza improvvisa, i morti siano in realtà la spia di qualcosa di nuovo in nord Africa, della presenza subdola di burattinai oscuri e crudeli che lavorano incessantemente per destabilizzare i fragili equilibri, per negare la pace ed instaurare l’ordine sempre ingiusto che deriva dalla violenza. I poveri, veri e sinceri, raramente distruggono e violentano la storia: soffrono e lavorano, pur se nella disperazione, per un mondo migliore per i loro figli. Li ho guardati negli occhi, di recente, attraversando la Medina di Fes: occhi buoni, sensibili, attenti anche a te che attraversi i loro passi da viaggiatore, curioso, sicuramente solidale… ma sideralmente lontano.

I l vi ag g iio o in Pa le s t ina

Di colpo non ricordiamo nulla di Roma, di noi… prima del decollo. Stiamo partendo. Ora è deciso, non possiamo tornare indietro. Possiamo solo attendere, sospesi. Atterraggio: Israele sotto i miei occhi. Il cielo di Tel Aviv è incredibile. Una luce al tramonto… blu, totale. Sotto di noi, dolcemente, il reticolo di luci si avvicina. Noi non siamo più noi stessi, ci osserviamo buttati in un mondo assolutamente autentico, senza finzioni. Israele è l’universo intero fermato in un attimo sotto i nostri occhi increduli. Non sappiamo perché, è difficile spiegare. Non ha più senso leggere, interrogare, documentare. Le pietre che definiscono gli spazi dell’aeroporto Ben Gurion deserto hanno contorni assoluti: qui tutto sembra veramente rappresentare la dimensione dell’assoluto. Temiamo sia per un vizio culturale: troppa letteratura di maniera, troppo giornalismo ripetitivo, una moda, un archetipo, o, forse qualcosa di più. Riaffiora l’eco delle litanie rituali, le assonanze di parole che pesano sui nostri ricordi. Seduti sui banchi freddi della chiesa buia, da bambini, ascoltavamo distratti e sospesi il mantra delle nenie: Gerusalemme, Israele, Gerico, Galilea, Nazareth, Giordano… Tutto allora sembrava così lontano, irreale, favoloso… metafisico. I nomi, invece, designano luoghi autentici, pietre e terra viventi, vicini. Non riusciamo a restare indifferenti, siamo trascinati nel ritmo della preghiera, ricordiamo e finalmente decifriamo frammenti di logos. Partecipiamo -dopo tanto sorvegliato disincanto- della dimensione del sacro, senza intenzionalità, senza trasporto, né illusioni, nostro malgrado, dolcemente. Questo filo di ricordi sommersi ci incanta, mentre attraversiamo una frontiera del tempo, più che dello spazio. Ci rende cupi il peso della storia mitica, più che la shoa, più di Auschwiz, più del terrore e delle tenebre dell’olocausto. Stranamente qui la follia dei lager appare irreale. E’ più facile sentirla sotto la pelle, rabbrividirne, altrove. In Occidente, dove la polvere grassa dei forni pesa ancora sui nostri ricordi impotenti. Qui no, qui siamo nell’occhio del turbine. Qui tutto sembra essersi fermato, come dopo la sirena nel giorno della memoria in Israele. Qui anche questo sonno della ragione che ha generato i mostri che popolano la nostra coscienza, anche il senso di colpa che tutti ci portiamo dentro, hanno la dimensione dell’assoluto. Del resto i mostri sono ancora tra noi, accanto a noi, ancora più vicini. Al confronto minor forza evocativa esprime la sferzata delle pietre lanciate, l’Intifada che eccita i ricordi della adolescenza irata e generosa delle generazioni del vecchio millennio. Le kefie che i ragazzi di questo millennio -confuso ed ingrato- indossano con allegria non sanno evocare in tutti le stesse emozioni. I vecchi hanno paura: non sanno più concedersi il lusso della ideologia. I ragazzi no, alcuni di loro, i più incantati, inseguono la archeologia dei valori, le speranze, le utopie logore senza ragione, caparbi. All’aeroporto di Tel Aviv tutti celano una paura aspra e dura: noi, la giovane ebrea del check-in che non ci chiede nulla; si chiede, muta, se siamo amici o nemici. Neppure noi lo sappiamo. Non ancora. Amici di chi: dei soldati sionisti, bambini con il fucile a tracolla come uno zaino, con gli sguardi intelligenti e la voglia di vivere senza i fardelli che tuttavia ci sono e pesano sulle loro vite, nel disincanto. O invece amici dei palestinesi, nervosi e spaventati, che ci trascinano via da Tel Aviv, nella notte, in una fuga perenne ed insicura, verso un porto sicuro che non c’è. Prima credevamo che la ragione fosse facile da trovare, che il bene ed il male fossero nemici avversi. Ora sappiamo che sono fratelli feroci, sanno sbranarsi senza annientarsi mai, il gioco non ha fine, non ha regole, non ha ragioni plausibili. Il mondo, ora lo sappiamo, è caos indecifrabile, inestricabile, senza giustizie, né liberazioni, non soluzioni né assoluzioni, per alcuno. Rosella Mastodonti

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Riflettori sulla Riv

Davvero degna di essere illuminata? I rappresentanti del popolo francese, costituiti in Assemblea Nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio e il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre in una solenne dichiarazione i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo affinché questa dichiarazione […] rammenti loro incessantemente i loro diritti e i loro doveri. (Preambolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 26 Agosto 1789) Godechot inserisce la Rivoluzione francese in un ciclo di rivoluzioni dette atlantiche, che hanno modificato l’assetto politico europeo, e non solo, nel corso del XVIII secolo, confutando chi invece le attribuisce un’importanza epocale, tale da impedire che essa possa esser confusa in una massa disordinata di altri eventi. Ciò su cui nessuno però potrebbe trovarsi in disaccordo è il suo aver fatto storia a tutto tondo: storia politica, economica, sociale, ideologica. La Rivoluzione francese: una sorta di palingenesi, a parer mio, di una nazione prostrata dall’assolutismo monarchico. Una sorta di reazione a catena che si è diffusa trasversalmente in una società scontenta e che ha portato a riformare completamente l’assetto di un

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intero paese a partire dal basso. Un evento tanto innovatore quanto complesso: infatti, considerarlo semplicemente come alzabandiera degli ideali illuministi che dall’inizio del Settecento avevano trovato il loro centro d’irradiazione proprio in Francia sarebbe peccare di superficialità. Occorre perciò individuare una sottile linea che separi l’idea dalla sua applicazione. I documenti stessi testimoniano quanto la Rivoluzione sia di matrice illuminista: nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata il 26 Agosto 1789, vengono espressi quei diritti già considerati dagli intellettuali illuminati inalienabili e imprescrittibili: l’uguaglianza (Gli uomini nascono liberi e uguali nei diritti), la libertà limitata solo dalla legge (La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri […]. Questi limiti possono essere determinati solo dalla legge), la proprietà (La proprietà essendo un diritto inviolabile e sacro, nessuno può esserne privato). Illuminista è l’impianto liberale e liberista su cui si fondano due delle tre costituzioni elaborate durante i dieci anni della rivoluzione, illuminista è il principio della ricerca della felicità, che in questo periodo diventa scopo non solo dei singoli ma anche dei governi (come scrive Lavoisier: Lo scopo di ogni

istituzione sociale è quello di rendere più felici possibile quelli che vivono sotto le sue leggi). Ancora illuminista, in senso lato, è la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, in cui la componente femminile prende coscienza di essere tiranneggiata da quella maschile e reclama pari diritti e opportunità, dilatando il concetto di eguaglianza ad ambiti che non sembravano possibili. Illuminista, infine, paradossalmente, è anche l’uso della ghigliottina che, per quanto appaia in contraddizione con il diritto imprescindibile alla vita, viene concepito come mezzo per uccidere in modo veloce e indolore (moderno e illuminato). Allora, dove si pone il limite? Qual è quella sottile linea? Le idee dell’età dei Lumi sono fortemente presenti negli atti rivoluzionari, ma vanno riviste a causa di una degenerazione che fa dubitare del significato del termine ragione. Una riflessione molto interessante e calzante in questo senso è sviluppata in un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 23 Novembre 2003, dove Umberto Galimberti si sofferma sulla valenza strumentale della ragione piuttosto che sul suo carattere totalizzante, sottolineando come essa sia un insieme di regole per poter convivere: I custodi della ragione sono custodi che limitano l’apparato razionale: sanno che l’apparato razionale è forte solo se conosce i suoi limiti, se è consapevole della sua valenza strumentale e non, invece, totalizzante. Sotto questo profilo, quindi, la ragione è l’antitotalitarismo per eccellenza, perché conosce il suo limite. Un limite che, come afferma ancora Galimberti, si manifesta nell’esperienza. Tra il 1789 e il 1799 in

Francia troviamo chiari casi di abrogazione e violazione dei diritti illuministi, spesso proprio da parte di chi li aveva con tanto ardore rivendicati: ne è l’esempio lampante il personaggio di Robespierre, l’incorruttibile, che riassume in sé questa contraddizione, traducendola in fanatismo. Il Grande Terrore, le decine di migliaia di teste ghigliottinate, la mancata tutela delle minoranze, la Legge del 22 Pratile hanno istituito un modello di democrazia totalizzante, in cui è già ravvisabile un embrione di totalitarismo. Infelice biennio giacobino, conclusosi poi con la congiura del 9 Termidoro: altro sangue, altra violenza! Ma anche le stragi del Settembre 1792, in cui le masse sterminarono i detenuti delle prigioni parigine, o la congiura degli Uguali, costituiscono degenerazio ni dello slogan liberté, egalité, fraternité, poi rimasto così famoso per l’appassionato furore rivoluzionario che vi si legge dentro, quello di un popolo che lotta per ristabilire i propri diritti. Dunque, la linea è tracciata: questa svolta epocale, che ha riformato la storia, va oggettivamente considerata sotto ogni punto di vista, nelle luci come nelle ombre, riconoscendone però la funzione essenziale di iniziazione alla modernità politica. Lucia Bonaccini II IF

A partire da questo numero, il L proporre al lettore, ogni mese, u visibilità a quello che i nostri ra informazioni scolastiche diven approcci critici, analisi esisten posizioni civilmente impegnate.. Ed è allora che dimostrano sul ca e disimpegno non appartengan l’accusa che la generazione deg sospetta, forse nel tentativo di oc diffusa, di lasciare ai propri figli quello che ha ricevuto dai propri

In questa sezione, dedicata all Bonaccini traccia un bilancio cri riflettendo sulla corruzione pro subiscono talvolta nell’impatto Griffani denuncia invece la clam e di una prassi rivoluzionaria ch maschile, escludendo la donna d ancora una volta, il silenzio ghigliottinata per ordine di Robe


voluzione Francese La Provincia di Terni per la cultura

L’ a m b i g u o m a l a n n o c o n l a c o c c a r d a La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto quello che appartiene agli altri; così l’esercizio dei diritti naturali della donna ha come limite solo la tirannia perpetua che l’uomo oppone. (Art. IV della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, 4 settembre 1791)

Liceo Classico di Terni intende una piccola monografia, che dia agazzi sanno produrre quando le ntano occasione e stimolo per nziali, interpretazioni creative, .. ampo come passività, distrazione no al loro orizzonte, secondo gli adulti muove con frequenza ccultare la responsabilità, grave e i un mondo meno accogliente di i genitori.

la Rivoluzione francese, Lucia iticamente articolato dell’evento, ofonda che i princìpi più puri o con la realtà storica; Bianca orosa incoerenza di un’ideologia he declina l’uguaglianza solo al dalla cittadinanza e imponendole, o: Olympe de Gouges morì espierre il 3 novembre 1793. Prof.ssa Marisa D’Ulizia

Quando Olympe de Gouge fa pubblicare la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, sono passati solo due anni da che l’Assemblea Costituente ha rilasciato la sua omologa al maschile. Il documento ricalca nella forma e nella struttura l’originale e ne conserva le intenzioni, cambiando l’utenza: questa volta sono le donne, citoyennes di seconda classe, che, nonostante il fervore illuminista che ha scosso la Francia, nonostante la diffusione dell’opera di Voltaire e di Kant, restano incatenate dal pregiudizio al focolare domestico. La condizione nella quale versano la maggior parte delle figlie di Francia, nel secolo delle grandi lotte di classe e della rivoluzione democratica, è drammatica: la donna rimane semi-invisibile nella poca luce che la società si cura di concederle, assolutamente assorbita dalla sua tradizionale infelicità. Serva del padre e del re, del marito e della Francia, ma sempre serva. La sua vita segue un

percorso già battuto da altre prima di lei, una sorta di cursus honorum, più o meno infelice, secondo una serie di varianti quali avvenenza, status economico, estrazione sociale ed eventuali vocazioni monastiche. La signorina che non provenga dalla blasonata noblesse francese o dal ceto alto-borghese può aspirare al meglio ad una istruzione lacunosa, che termina una volta divenuta abile recitatrice di formule liturgiche e rosari. Viene poi una breve ma estenuante esperienza lavorativa come manodopera umiliata, sfruttata e sottopagata, che può terminare, una volta abbandonata la condizione di nubile, o proseguire di pari passo con i voti nuziali, qualora la situazione economica familiare lo imponga. Sposalizio moderatamente infausto e poi una vita dedicata a generare braccia da lavoro per la Francia, futuri militi da sacrificare alla patria e altre poverette. Voci che, con la Rivoluzione, affluiscono nella massa popolare che muta le sorti del Paese. E questo nel migliore dei casi. Poiché, sotto il profilo giuridico, la donna è considerata poco più capace di un infante, le traversie che una giovane senza protezione deve affrontare sono, in genere, delle più tragiche. Il Marchese de Sade, nel descrivere le peripezie della povera orfanella ne L’ingiustizia della virtù, non si abbandona poi a chissà quali voli pindarici. Ma con lo scoppio della Rivoluzione e il sovvertimento del rigido ordine gerarchico che domina la Nazione, le madri, le figlie e le sorelle che la costituiscono sperano nel cambiamento. Non a caso la stessa Rivoluzione deve molto alle donne. La congiura che scredita definitivamente la Corona

agli occhi del popolo ridotto alla fame, l’affare della collana, è ordita da una giovane che, seppur di nobili origini, vive in condizioni di indigenza. E donne del popolo a migliaia marciano per la Parigi in sommossa. Le figlie del giglio di Francia sono sotto la Bastiglia nel luglio dell’89 e sotto Versailles nell’ottobre successivo. Le donne sono il motore della Rivoluzione proprio perché la loro condizione le rende testimoni perfette del declino economico e sociale della Francia. Così, quando si costituisce l’Assemblea Nazionale e cominciano a circolare i cahiers de doléances, anche le donne fanno uso di quel veicolo di democrazia per chiedere a Luigi XVI, di lì a poco sovrano in una monarchia costituzionale, l’accesso ad un’istruzione più completa, che dia loro maggiore potere decisionale sulle proprie esistenze. Nel 1791 Olympe de Gouges stende la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina nella quale, in puro spirito illuminista, parla di diritti naturali sacri ed inalienabili quali la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all’oppressione, quegli stessi diritti riconosciuti dalla quasi omonima Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, approvata nell’agosto 1789. Diritti che, al prospettarsi

d’un état des droits, non possono più essere negati alla componente femminile del Paese. Se pensiamo che il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità si accontenterebbe di vedere riconosciuto il proprio valore al pari di quello maschile, per poter perseguire assieme obiettivi comuni come il mantenimento della costituzione, dei buoni costumi e della felicità di tutti, l’atteggiamento degli intellettuali illuministi risulta, in questo contesto, decisamente poco coerente. Nonostante Montesquieu riconosca l’uguaglianza tra europei e schiavi nel suo L’ésprit des lois, nonostante quello stesso vocabolo costituisca il motto della rivoluzione nazionale, la più evidente disparità rimane ignorata dalle élites intellettuali e politiche: l’eguale valore, in assoluto, della virtù dei cittadini e delle cittadine francesi è negato. Ed è negata alle donne la possibilità di partecipare attivamente alla società, di prendere parte alla crescita economica ed alla evoluzione politica della Francia. E’ questo un limite della filosofia illuminista, come più in generale della cultura occidentale, ancora oggi presente in numerosi paesi, dove le donne faticano a sovvertire la tirannia perpetua che l’uomo oppone. Bianca Griffani II IF

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C o l o r i a m o c i

Avete mai pensato quanto importanti sono i colori? Molti sottovalutano questo aspetto dell'Interior Design che invece è un elemento fondamentale: il colore è lo strumento a nostra disposizione per creare. Per arrivare ad usare il colore in modo corretto ritengo giusto fare una piccola precisazione che molti conoscono, ma non tutti ricordano. Esistono i colori primari, il rosso, il giallo e il blu, i colori secondari, il verde, l'arancio e il viola (ottenuti mescolando in parti uguali i colori primari) e i colori terziari (che si ottengono mescolando un colore primario ad uno secondario). Usando, abbinando e miscelando questi colori possiamo ottenere tutte le tinte che vogliamo e quindi creare l'ambiente desiderato. Nel nostro settore è usuale distinguere i colori in due tipologie :

- i colori caldi: il rosso, il giallo, l'arancio (detti colori di espansione o avanzamento); - i colori freddi: il blu, il verde, il viola (detti colori di contrazione o allontanamento); - i neutri: il bianco, il nero, il grigio (che si ottiene mescolando il bianco al nero oppure tutti i colori primari in parti uguali). Nel colorare un ambiente si possono usare colori affini (molto vicino tra loro), complementari (diametralmente opposti), oppure si possono usare delle tinte monocromatiche, cioè utilizzare un solo colore, ma con intensità variabili. Ogni professione inconsciamente ci suggerisce un colore; per esempio, le pareti di un ospedale, di uno studio medico, di uno studio dentistico le dipingeremo di bianco, verde acqua, azzurro, in modo da riportare alla mente tranquillità, calma, pulizia, benessere… queste non potranno mai essere rosse in quanto nella nostra cultura cristiana il rosso simboleggia il sangue di Cristo e quindi il martirio, e la nostra mente lo

associerebbe al dolore e quindi ad un ambiente poco gradevole. Uno studio grafico, al contrario, sarà pieno di colori brillanti, come il giallo (colore del sole), il verde (colore della natura), l’arancione (colore della gioia), che trasmettono allegria, gioia e fantasia. In progetti di tipo commerciale il colore giusto può indurre il cliente a comprare, in un ristorante a fermarsi a cena, in un bar a trattenersi più a lungo, in un luogo stressante può indurre alla calma. Ogni ambiente ha un suo colore, che il più delle volte evoca sensazioni, ed è bene associare correttamente colori e luoghi per dare la giusta sensazione visto che la nostra mente, quindi il nostro subconscio, lo percepisce immediatamente. Nel rinnovare la nostra casa, non trascuriamo, quindi, la forza del colore. A volte per non sbagliarci dipingiamo tutto di bianco, quando invece dipingere una stanza di una tinta inusuale la renderebbe del tutto particolare, e poi, alla fine dei conti se si sbaglia si può

sempre dipingere di nuovo! Ecco una lista di colori e del significato che evocano, in modo da potervi aiutare a compiere la scelta giusta: ROSSO: amore, forza, senso di potere, energia, eccitazione, pericolo. ARANCIONE: comfort, amicizia, sicurezza, coraggio, gioia. GIALLO: curiosità, intelligenza, brillantezza, comicità, gioia, organizzazione. VERDE: armonia, natura, vitalità, mangiare, benessere, soldi. BLU: pazienza, pace, tranquillità, affidabilità, stabilità, accettazione. VIOLA: saggezza, indi-

pendenza, ambizione, dignità. MARRONE: terreno, natura, durabilità, tribale, comfort, affidabilità. NERO: eleganza, sofisticato, benessere, drammaticità, potere, formalità, stile. BIANCO: bontà, facilità, semplicità, pulizia, purezza, freschezza, innocenza. Chiariti questi aspetti fondamentali, bisogna avere, a ragion del vero, del buon gusto e un buon occhio e poi saremo pronti per rinnovare il nostro ambiente preferito! Claudia Mansueti info@claudiamansueti.it

Inquinamento luminoso e risparmio energetico Ad d i o a lle lamp ad e a in c a n d e s c e n za da 75 Wa tt

Dallo scorso 1° settembre, l’Unione Europea ha messo definitivamente al bando le lampadine a incandescenza da 75 Watt: il divieto rientra nel piano di progressivo abbandono delle vecchie lampade a bulbo, iniziato nel 2009 con la messa al bando delle lampadine da 100 Watt. Dall’1° settembre 2011 il bando verrà esteso anche alle lampadine da 60, mentre dal settembre 2012 sarà la volta delle lampadine da 40 e da 25 Watt. Il piano voluto dalla UE stabilisce che, a decorrere dalla data del bando, potranno essere commercializzate solo le lampadine ad incandescenza precedentemente accumulate in magazzino. Attraverso il bando progressivo l’Unione Europea si propone di tutelare l’ambiente, favorendo l’im-

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piego di lampadine a basso consumo, come lampadine a LED, alogene o fluorescenti, più efficienti e con un impatto minore sull’ambiente. Si calcola, infatti, che le tradizionali lampadine ad incandescenza consumino sottoforma di calore circa il 90% dell’energia elettrica utilizzata, trasformando in luce solo il rimanente 10% e determinando così un notevole spreco di energia. Le lampade a basso consumo, invece, utilizzano l’80% in meno di energia e hanno una durata di 6-10 volte superiore: per questo, il loro uso contribuisce sia a ridurre il peso economico della bolletta che, soprattutto, a contenere le emissioni di gas serra. Stando ai dati e alle stime fornite dalla Commissione Europea, la sostituzione delle vecchie lampadine e l’uso di lampadine a basso consumo comporterà, fino al 2020, un risparmio di 40 miliardi di kilowatt/ora ogni anno, con un taglio di 15 milioni di tonnellate alle emissioni di CO2: una quantità che

corrisponde al consumo energetico di uno Stato grande quanto la Romania. Per il consumatore, l’impiego esclusivo di lampadine a basso consumo determinerà ogni anno un risparmio dai 25 ai 50 euro, con un calo del 15% della bolletta media delle famiglie europee. Per venire incontro ai consumatori e aiutarli ad orientarsi nella scelta di lampadine a basso consumo, l’Unione Europea impone che sul packaging siano presenti delle informazioni specifiche, come la vita utile, in ore, delle lampadine, il numero dei cicli di accensione possibili e il tempo di avvio. La Commissione Europea ha anche messo a disposizione dei cittadini un sito internet, il cui motto è Più luce, meno energia, per informarli riguardo al processo di messa al bando delle vecchie lampadine, spiegando le ragioni per preferire lampadine a basso consumo. Il sito contiene anche informazioni molto utili riguardo al corretto smalti-

mento delle lampadine a LED e delle lampadine fluorescenti compatte (normali lampade a basso consumo). Si tratta di prodotti che non possono essere gettati nella spazzatura, tra i rifiuti comuni, ma che vanno riconsegnati al negoziante o a un sistema speciale di raccolta degli apparecchi elettronici usati. In particolare, è necessario tenere presente che le lampadine fluorescenti compatte ad alta efficienza contengono al loro interno mercurio e polveri fluorescenti: sostanze che, se disperse nell’ambiente, diventano pericolosi rifiuti tossici. Secondo i ricercatori dell’Università di Stanford, infatti, 1 milligrammo di mercurio, che corrisponde al quantitativo presente in una singola lampadina, può contaminare 4 mila litri di acqua e inserirsi nella catena alimentare umana producendo effetti devastanti sull’organismo. Per fronteggiare tali rischi, la legge italiana prevede un processo di riciclo ecocompatibile delle lampa-

dine fluorescenti compatte, che viene inquadrato all’interno della gestione dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). La raccolta di questi rifiuti dovrebbe avvenire attraverso i punti vendita in cui i prodotti sono commercializzati e la raccolta differenziata della nettezza urbana. Nella ns. città il servizio di raccolta differenziata che interessa anche i prodotti RAEE ancora non c’è. L’ASM Terni S.p.A.- Servizio Igiene Ambientale-, ha solo attivato i Centri Ecologici di Raccolta Differenziata (CERD), a S. Martino e a Maratta. Questo è un servizio quasi sconosciuto alla maggior parte dei ternani e, comunque, poco utilizzato per la sua scomodità. In pratica quindi, quintali di vecchie lampade fluorescenti a tubo e di moderne lampade compatte, finiscono nei normali cassonetti della spazzatura. Di questo parleremo nel prossimo numero de La Pagina. franco.capitoli@teletu.it


D i r i t t i

U m a n i

L’ E n c i c l i c a P a c e m i n t e r r i s

Questa Enciclica realizza un cambio di prospettiva, non si pone più dal punto di vista tradizionale della Chiesa, quello dell’assistenza e della carità verso i più deboli, ma assume il punto di vista dei diritti. Non si parla più solo di doveri da osservare, ma anche di diritti da promuovere. Il papa del Concilio Vaticano II fa propri molti dei diritti della Dichiarazione universale, documento al quale non solo gli Stati, ma anche la Chiesa non poteva rimanere estranea, pur non avendolo firmato a tutt’oggi. E’chiara la prospettiva assunta sull’uguaglianza tra esseri umani: Non ci sono esseri umani superiori per natura ed esseri umani inferiori per natura; ma tutti gli esseri umani sono uguali per dignità naturale, e, sul valore della persona, ...va posto come fondamento il principio che ogni essere umano è persona, cioè una natura dotata di intelligenza e volontà libera; e quindi è soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili. Lo stesso linguaggio si è più laicizzato, lasciando

quasi in sottofondo la pur fondamentale giustificazione religiosa dell’uguaglianza, che fa sì che per legge di natura si intenda sempre e comunque la legge di Dio. Rimane il concetto di dovere, ma non è più proclamato come unico ed assoluto valore morale; è invece coniugato strettamente ai diritti, e sono entrambi due facce della stessa medaglia: Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le altre persone: il dovere di riconoscere e rispettare quel diritto. Tra i diritti civili il diritto alla vita e alla integrità fisica vengono coniugati a precisi diritti sociali: Ogni essere umano ha diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari, ed ha quindi il diritto di sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussi-

stenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. Un altro diritto civile è il diritto... alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione... e ... il diritto alla obiettività della informazione, a cui si aggiunge il diritto di riunione e di associazione, il diritto alla libertà di movimento e di prender parte alla vita pubblica. Particolare accentuazione è messa sulla tutela giuridica dei diritti del singolo: Dall’ordinamento giuridico, voluto da Dio, promana l’inalienabile diritto dell’uomo alla sicurezza giuridica e con ciò stesso ad una sfera concreta di diritti, protetta contro ogni arbitrario attacco. Per quanto riguarda la proprietà essa è un diritto naturale perché costituisce un mezzo idoneo all’affermazione della persona umana..., ma si precisa, sulle orme della Rerum Novarum, che Torna opportuno ricordare che il diritto di proprietà privata è intrinsecamente inerente una funzione sociale. Inoltre il matrimonio deve essere contratto liberamente in parità di diritti tra uomo e donna, ma non è riconosciuto il diritto alla libertà di scioglimento,

essendo considerato indissolubile in quanto sacramento. Per quanto riguarda il diritto alla istruzione, oltre ad una istruzione di base per tutti, Ci si deve adoperare perché sia soddisfatta l’esigenza di accedere ai gradi superiori dell’istruzione sulla base del merito. Tra i diritti sociali ed economici è riconosciuto il diritto alla libertà d’impresa e al lavoro e per le donne il diritto a condizioni di lavoro conciliabili con le loro esigenze e con il loro doveri di spose e di madri. Sulla donna si specifica che essa... esige di essere considerata come persona, tanto nell’ambito della vita domestica che in quello della vita pubblica. Come si vede siamo lontani sia da La donna, che piaccia, che taccia, che se ne stia in casa di Pio X e dall’affermazione di Leone XIII che nella sua enciclica precisava Certe specie di lavoro non si confanno alle donne, che sono fatte per natura per i lavori domestici... ed hanno naturale corrispondenza con l’educazione dei figli e con il benessere della casa. Naturalmente la Chiesa con questa Enciclica e con il Concilio Vaticano II ha superato anche la vera e propria forma di razzismo religioso, che aveva contraddistinto la sua millenaria avversione verso gli ebrei: ... è diffusa assai largamente la convinzione che tutti gli uomini sono uguali per dignità naturale. Per cui le discriminazioni razziali non trovano più alcuna giustificazione.... Se tutti gli esseri umani sono uguali Di conseguenza non ci sono neppure comunità politiche superiori per natura e comunità politiche inferiori per natura: tutte le comunità politiche sono uguali per dignità naturale, essendo esse dei corpi le cui membra sono gli esseri

(1963) umani, dunque la Chiesa riconosce che le comunità politiche, cioè i popoli, hanno diritto ... all’esistenza, al proprio sviluppo, ai mezzi idonei per attuarlo... e nei rapporti tra comunità politiche, alle une e alle altre non è lecito sviluppare se stesse comprimendo od opprimendo le altre. Siamo alla condanna di ogni forma di colonialismo e di imperialismo. Infine un ultimo diritto su cui vogliamo soffermarci è quello di asilo politico: Non è superfluo ricordare che i profughi politici sono persone; e che a loro vanno riconosciuti tutti i diritti inerenti alla persona... fra i diritti inerenti alla persona vi è pure quello di inserirsi nella comunità politica in cui si ritiene di potersi creare un avvenire per sé e per la propria famiglia, con il conseguente dovere di quella comunità politica di permettere quell’inserimen to. Il documento papale si conclude con la distinzione, divenuta famosa, tra l’errore e l’errante: Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità. Questo passo, malgrado ribadisca il possesso della verità assoluta da parte della Chiesa, segna tuttavia il riconoscimento di quel diritto al rispetto della persona in quanto tale che è il fondamento di ogni diritto e che, se la Chiesa avesse con coerenza rispettato nella sua storia, avrebbe risparmiato, insieme a quella di Giordano Bruno, la vita di innumerevoli vittime della sua intolleranza. Marcello Ricci

ilconvivioterni@virgilio.it

Chiuso di Domenica

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Un nuovo inizio... ogni giorno

Ricominciare tutto dall’inizio. Girare pagina. Tornare all’indice del nostro libro. Bella prospettiva o incubo terribile? Cosa ci si aspetta dall’anno nuovo? Cosa si aspetta da questi dodici mesi una persona come tante con i suoi sogni, i suoi problemi, le sue angosce e le sue gioie quotidiane? Ci si aspetta sempre il meglio, ci si aspetta sempre un carico di novità che sconvolgeranno la vita,caratterizzata da quella noiosa (?) quotidianità che tanto sta stretta alla maggior parte di noi. Anno nuovo, vita nuova! Quante, quante, quante volte dovremo sentirlo ancora? Quante volte dovremo accorgerci, arrivati al dicembre di quel nuovo anno in cui avevamo riposto tante speranze, che la lista dei nostri buoni propositi a poco è servita? Quante volte dovremo renderci conto che la maggior parte dei cambiamenti che avvengono in noi, nelle nostre vite, nelle nostre quotidianità, non avvengono il primo del mese, il lunedì della nuova settimana o nel nuovo anno, ma a metà del mese, alla fine della settimana, o il nono mese dell’anno? Non possiamo programmare nulla. Non possiamo immaginare da dove arriverà la prossima ventata di novità. Non possiamo nemmeno sapere se ci sarà, poi, questa ventata di novità. Chi vogliamo ingannare? Riponiamo carta e penna che avevamo tirato fuori per fare la lista dei buoni propositi. Smettiamo di lambiccarci il cervello con idee come Benissimo!Anno nuovo?Cambio vita! e poi invece non cambia proprio nulla. Smettiamo di ingannarci con giochini psicologici di bassa leva. Non è detto che non possiamo cambiare, anzi, ci mancherebbe! Ma non possiamo abbandonarci al sogno di riuscire a trovare la forza necessaria al cambiamento solo perché inizia l’anno nuovo. Quella forza dobbiamo riuscire a trovarla in noi e lo sappiamo benissimo che non possiamo certo inventarcela dal nulla. Dobbiamo attuare in noi un mutamento talmente profondo che non basta certamente cambiare il calendario appeso al muro. Figuriamoci. Nulla vieta che l’anno nuovo possa portare con sé una nuova visione di quello che ci circonda o, più semplicemente, la volontà di avere una nuova attitudine nei confronti del mondo e dei suoi abitanti. Perché allora non iniziare il nuovo anno senza l’inutile lista di buoni propositi che non manterremo mai e senza la lista delle cose che si è riusciti a fare nell’anno passato, ma semplicemente con la ferma volontà di apprezzare maggiormente le piccole cose che rendono speciale ogni giorno? Ogni nuovo giorno potrebbe essere il nostro nuovo anno: in ogni inizio di giornata c’è l’opportunità di vivere esperienze uniche, di poter cambiare la propria posizione su determinate questioni, di voler vedere più positivamente una situazione o di riuscire a trovare il coraggio per tornare sui propri passi. Perché allora limitarsi ad augurare un buon anno? Ci sono 365 buone giornate di cui poter approfittare, 365 occasioni da cogliere, 365 buoni motivi per riuscire a trovare in noi quella scintilla che ci rende indispensabili ed insostituibili semplicemente per il fatto che solo noi possiamo attuare il più importante cambiamento di tutti cercando di cambiare il mondo a partire da noi stessi. Cosa stiamo aspettando, allora? Buoni 365 nuovi inizi, felicissime 365 nuove occasioni e... coraggio: il 2011 non potrà spaventarci molto di più del 2010, del 2009 o... del tanto temuto 2012! Chiara Colasanti

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I g i a p p o n e s i e S a n Va l e n t i n o : nel 2011 compie 75 anni la dolce intuizione di Morozoff A Ovest niente di nuovo, ma a Est sì. Stiamo parlando della diffusione, in epoca contemporanea, della devozione di San Valentino sull’orbe terracqueo. Vicende finalmente appurate nel corso del recente seminario di studi lanciato dalla Curia Vescovile di Terni sul patrono degli innamorati. Ebbene, da decenni, con cicliche oscillazioni, prosegue un flusso imponente e mai interrotto di missive d’amore dall’Estremo Oriente alla Basilica di San Valentino a Terni, accompagnato, a seconda dei periodi, da una altrettanto rilevante presenza fisica delle coppie più devote. Possiamo dire che, da quando i Carmelitani -che custodiscono la Basilica da 400 anni- hanno posto i cosiddetti libri dei visitatori a disposizione dei devoti, è stato registrato per iscritto, giorno dopo giorno, tale afflusso di innamorati nipponici a Terni, massiccio specie negli anni ‘80. Ora la domanda sarebbe la seguente: come è possibile che il Giappone sia così interessato al nostro Santo, considerando che il messaggio valentiniano va certo oltre qualsiasi barriera nazionale, ma alla luce del fatto che qui si parla di taoisti? La domanda pretende una risposta articolata. In premessa andrebbe segnalato come il nostro Santo sia particolarmente ecumenico, tanto che persino gli arabi scrivono al patrono degli innamorati -e per arabi intendo non solo i cristiani d’oriente, ma alcuni islamici che hanno effettivamente inviato lettere a San Valentino, interessanti sotto il profilo interreligioso oltre che sociologico, a dispetto del bando sui festeggiamenti lanciato nel 2008 dall’Arabia Saudita. Però la vicenda dei giapponesi, le migliaia di lettere custodite in Basilica, ci raccontano qualcosa che ha a che fare anche con il genio imprenditoriale e il marketing. Ricorre nel 2011 il 75° anniversario dell’intuizione del cioccolatiere Morozoff che seppe, prima di tutti in Oriente, cogliere le potenzialità pure commerciali del 14 febbraio. Fu un certo Morozoff, immigrato russo a Kobe –città con cui Terni è non a caso gemellata- a tentare nel 1936 di rendere popolare San Valentino in Giappone, sebbene sia stato poi sopraffatto dalla Mary’s Chocolate Company di Tokio, che ha imposto con maggiore forza la tradizione negli anni seguenti. Cosa è accaduto? In sintesi, da alcuni decenni nel Sol Levante il 14 febbraio è il momento in cui molte coppie si costituiscono: negli usi orientali, la donna, in quel preciso giorno, regala cioccolato alla persona oggetto del suo interesse. E, se l’uomo intende ricambiare l’offerta, la coppia può formarsi. Si tratta con ogni evidenza della storia peculiare di un successo industriale che, traslato da tempo nello stesso spirito nipponico, ha condotto i giapponesi a cercare Terni sulla mappa geografica. Una vicenda che dovrebbe insegnarci molto. Ma ad Ovest niente di nuovo. andrealiberatius@gmail.com

Paesi dell’area dollaro e tu r i sm o i n I t a l i a : un’idea per accrescere le presenze da oltreoceano Come si potrebbe tornare a registrare in Italia un numero di turisti americani pari, se non superiore, a quello di 10 anni or sono, pre-11 settembre? Focalizziamo il caso degli Stati Uniti, dando uno sguardo al turista USA-tipo: secondo l’Ente del Turismo italiano, chi, dall’America, giunge nel Belpaese, possiede anzitutto un reddito e un livello di istruzione mediamente superiore a quello dello statunitense in visita presso altri Paesi europei. Senza dimenticare, tuttavia, che il 30% di coloro che, dall’altra sponda dell’Atlantico, arrivano qui, ha entrate personali inferiori a $ 49.000. Dieci anni fa le presenze in Italia dagli States ammontavano a circa 4.000.000 contro gli attuali 3.000.000, numero che rappresenta il 5% del totale dei turisti in Italia. La capacità di spesa degli statunitensi è però più che doppia rispetto a quella dei visitatori provenienti da altre nazioni. Gli americani sono poi secondi solo ai tedeschi per numero di pernottamenti. Stante anche la crisi, accrescere le presenze sarebbe possibile raggiungendo la parità euro-dollaro. Ma i corsi monetari non sembrano tendere affatto in questa direzione. Che fare dunque? Le associazioni di categoria del turismo, opportunamente stimolate dal Governo italiano e, segnatamente, dal Ministero del Turismo e dello Sviluppo Economico, potrebbero tentare di agevolare i flussi di persone provenienti dal Nord America e dai paesi del Nuovo Mondo legati al dollaro, praticando loro -su periodi limitati, tendenzialmente o stagionalmente improduttivi- significativi ribassi, tali da giungere quanto più vicini possibile a un cambio pari a $1= €1. Tale scontistica promozionale dovrebbe essere proposta a livello solo nazionale nell’ambito di appositi tavoli di concertazione Governo-Federalberghi e, successivamente, Regioni, entro un orizzonte temporale certo. Un’iniziativa da veicolare attraverso azioni di marketing mirate anche tramite le associazioni rappresentative dei 20 milioni di italoamericani (Sons of Italy, NIAF, etc). Né sembrerebbero necessari sgravi fiscali al fine di recuperare i danari persi dagli imprenditori: i flussi aumenterebbero, salirebbe il tasso di occupazione camere (ora mediamente al 40% con grandi differenze di territorio, stagione, qualità della struttura), crescerebbe la stessa capacità di spesa degli americani, in tal modo liberata, e il gettito fiscale per lo Stato italiano, senza introdurre nuove tasse. Sarebbe la prima iniziativa del genere su larga scala in Europa. L’Italia potrebbe ricavarne una pubblicità enorme Oltreoceano, con un ritorno di immagine in grado di riprodursi nel corso del tempo, anche quando tale operazione -tra “x” anni- fosse cessata. Un’idea che potrebbe peraltro determinare un effetto moltiplicatore favorevole agli States e agli altri Paesi dell’area dollaro se pure altri Paesi europei seguissero il probabile successo del modello italiano. AL


F o n d a z i o n e Cassa di Risparmio di Terni e Narni Mostra personale dedicata a Guido Mirimao R i a p e r t u r a al pubblico sino al 6 f ebbr aio 2011 Visto il grande successo ottenuto, con oltre 2.000 presenze in soli due mesi, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Terni e Narni, per consentire a quanti ancora non hanno potuto visitarla, ha deciso di riaprire al pubblico la mostra personale dedicata a Guido Mirimao sino al 6 febbraio 2011. L'esposizione, organizzata e finanziata dalla Fondazione e curata da Francesco Santaniello, è riaperta dal 7 gennaio 2011 e chiuderà il 6 febbraio 2011, nei seguenti giorni e orari: venerdì, sabato e domenica 10.00/13.00 - 16.00/19.00. Ingresso gratuito - Catalogo gratuito in sede

Mirimao - Paesaggio, fine anni ‘50, olio su faesite, 90x90 cm Terni, Collezione Cesare Taddei

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Come diventare cittadino italiano

Finanziaria contro-cultura: tagli alla conoscenza, tagli al futuro L’ultima finanziaria ha previsto, a livello nazionale, dei tagli ai fondi per la cultura per un totale del 35% in ambiti ritenuti, evidentemente, meno importanti, tagli che graveranno anche sulle istituzioni locali. Mossi dalla curiosità di conoscere anche il parere dei cittadini che diverranno le principali vittime della scarsità dei fondi, ci siamo armati di registratore e abbiamo raccolto le opinioni degli stessi rivelatesi molteplici e discordi. Per le vie del centro ci siamo imbattuti in diverse tipologie di intervistati: dal commerciante particolarmente interessato all’argomento, al ternano mediamente o affatto informato sulla questione, al migrante divertito dall’ esperienza propostagli. La stragrande maggioranza si dichiara estremamente contrariata: In Italia potremmo arricchirci con le cose che abbiamo, anche solo il sampietrino è un reperto archeologico o La cultura è la base per ogni cosa, credo che sia tutta una grossa macchinazione statale. Ascoltando queste parole ci siamo trovati d’accordo perché gli intervistati hanno dimostrato un vivo interesse per la questione, rispecchiando in pieno il pensiero comune di chi si interessa in prima persona all’attualità e agli eventi cittadini. Comunque, c’è stata una percentuale non trascurabile che si è dimostrata palesemente disinteressata, rasentando il menefreghismo: Io dico viva la pace nel mondo -lungo silenzio- No, aspetta, tagli in che senso?! o Non ce la sentiamo, ammettiamo la nostra ignoranza. Nonostante i nostri incoraggiamenti alla riflessione, abbiamo ottenuto scarsi o nulli risultati in particolare nella fascia giovanile. Abbiamo quindi riflettuto sul fatto che le nuove generazioni siano del tutto all’oscuro delle notizie di attualità, ma ancor peggio di qualsiasi evento culturale anche riguardante la loro stessa realtà locale. Di conseguenza, non potranno nemmeno reagire a tale ingiustizia o partecipare attivamente ad eventuali proteste. I tagli danneggeranno proprio loro, proprio noi, i giovani. Giovani che però si dimostrano, sempre di più, del tutto disinteressati persino a ciò che li riguarda da vicinissimo. Molti gruppi di incontro e associazioni culturali, perdendo ogni tipo di finanziamento, finiranno per scomparire. A questo proposito, ci sentiamo di informarvi che anche il nostro caro Progetto Mandela, che va avanti da ben 24 anni, rischia di chiudere baracca. Ma, se questo davvero accadesse, noi proveremo, con ogni mezzo, ad imporci e a difendere i nostri diritti all’informazione e alla cultura. Chiara Stefanelli Manuel Cardinale

La cittadinanza italiana è la condizione della persona fisica alla quale l’ordinamento giuridico dell’Italia riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. Quest’ultima è il gradino più alto a cui può aspirare un immigrato nel nostro Paese. Ma come si può acquisire questa cittadinanza? É facile ottenerla? Numerosi immigrati potrebbero risponderci di no. Infatti la legge italiana prevede lunghi percorsi burocratici per raggiungere lo status di cittadino. Per ottenere la cittadinanza italiana ci si può appellare a due diritti: lo Ius soli e lo Ius sanguinis. Per usufruire dello Ius soli è necessario essere nati sul territorio italiano ed essere figli di ignoti od apolidi. Per usufruire, invece, dello Ius sanguinis è necessario essere figli (anche per riconoscimento od adozione) di almeno un genitore che possiede la cittadinanza italiana. Naturalmente esistono anche altri modi per ottenerla. Ad esempio il matrimonio con un cittadino italiano: chi la richiede, però, deve risiedere legalmente in Italia da almeno due anni dalla celebrazione dell’unione. Ma da dove provengono i coniugi stranieri? Sappiamo da un’analisi statistica del 2007 effettuata dal Ministro dell’Interno che in maggioranza sono rumeni, seguiti da argentini e brasiliani. Altro modo, più lungo e laborioso, per ottenere la cittadinanza è risiedere in Italia da almeno dieci anni. L’immigrato chiede, lo stato risponde, prendendosi a volte troppo tempo per decidere. Rispetto a queste controverse condizioni, come si comportano gli altri stati d’Europa? Seguendoci lo potrete scoprire nei prossimi articoli. Alessandro Labianca Vittorio Moroni

Prossimi appuntamenti Lungo cammino verso la libertà - Corso introduttivo alla conoscenza dei diritti umani e delle loro violazioni - Auditorium Palazzo Primavera, ogni martedì dalle ore 15.30 alle 17.00. 11 gennaio - Il razzismo, le teorie e la storia (II): dal razzismo biologico a quello differenzialista, la Convenzione internazionale sulla discriminazione razziale del 1965. 18 gennaio - Il razzismo e la pratica politica (I): razzismo antinero negli USA. 25 gennaio - Il razzismo e la pratica politica (II): razzismo antinero e apartheid in Sud Africa. 1 febbraio - Il razzismo e la pratica politica (III): l’antisemitismo nazista, gli antecedenti storici, sterilizzazione, eugenetica, eutanasia. 8 febbraio - L’antisemitismo nazista: la persecuzione e i ghetti. 15 febbraio - I genocidi (I): Che cosa è un genocidio, la Convenzione sul genocidio (1948), il genocidio degli Armeni, il genocidio di Stalin, il genocidio dei cambogiani. Trasmissione radiofonica Allarmi siam razzisti a cura del laboratorio di comunicazione di Progetto Mandela a partire dal 7 gennaio, ogni venerdì dalle ore 17.30 alle 18.30 su Radio Galileo. Per la Giornata della Memoria il Centro per i diritti umani propone, come di consueto, uno spettacolo-riflessione sul tema della Shoah. Avanzi in fuga racconta storie di donne e uomini di allora e di oggi che affidano il loro destino alle navi della speranza: da Exodus alle carrette del mare. 26 e 27 gennaio Teatro Secci.

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S cusi, lei è italiano? Il gruppo di comunicazione del Progetto Mandela 2010-11 è entrato in azione; per tastare il territorio e vedere che tipo di impatto abbiano le tematiche trattate da noi quest’anno sulla popolazione ternana. Abbiamo trascorso questi giorni facendo un po’ di interviste alla gente per strada, raccogliendo alcune opinioni dei nostri concittadini. Le domande vertevano principalmente sul nostro senso della patria, sulla cittadinanza e sul rapporto italiani-stranieri, per sondare quante persone sono informate sull’argomento ed informarle a nostra volta. Nonostante i molteplici Scusa ma sono di fretta, cenni negativi col capo e persone che si girano addirittura dall’altra parte della strada, abbiamo trovato qualche buon’anima che ci ha dedicato qualche minuto del suo tempo. Ne abbiamo ricavato alcune interviste veramente esaustive ed interessanti. Alla domanda Perché ti senti italiano? la risposta più gettonata è stata Come perché? Perché sono nato in Italia, e alcune persone, appartenenti maggiormente ad una fascia d età più avanzata, hanno approfondito affermando di Sentire fortemente l’appartenenza alla Patria, allo Stato, e perché no, ad un etnia. Forse, hanno detto, proprio per il fatto di appartenere alle generazioni passate. Chi sono i veri italiani (quelli con la cittadinanza) ? E gli stranieri? Possono diventare italiani? A questa domanda gli intervistati si sono trovati leggermente impreparati, e la risposta giusta è stata data grazie all’intuito e, perché no, un po’ di fortuna. A chi ignorava la tematica abbiamo spiegato che per legge lo possono diventare coloro che risiedono nel nostro Paese da almeno 10 anni, chi è nato da genitori italiani e chi è sposato con un cittadino italiano. Altra domanda: Gli stranieri, possono essere considerati italiani a tutti gli effetti? Con un po’ di scetticismo hanno risposto Sì, purché rispettino prima i doveri e poi potranno usufruire dei diritti. In ambito lavorativo gli stranieri sono ben visti, quando NON rubano il lavoro agli italiani, tanto per rimandare ad alcuni luoghi comuni. Mentre la maggior parte degli intervistati riconosce che in alcuni casi ci sono d’aiuto per svolgere diversi lavori, soprattutto quelli più umili, una minoranza li ritiene un ostacolo per il progresso del paese. Parlando di famiglia, alla domanda Come reagiresti se tuo/a figlio/a tornasse a casa con uno/a straniero/a, la maggior parte delle persone si è dimostrata di larghe vedute ed aperta ad accogliere gente sia di altri paesi che di altre religioni, cambiando però immediatamente idea se ciò comportasse, eventualmente, anche un trasferimento del figlio o figlia all’estero. Tutti, però, si sono affrettati a smentire il luogo comune dello/a straniero/a che ruba le nostre donne o uomini. Vi salutiamo, infine, invitandovi a riflettere, se non avete ancora avuto la fortuna di essere intervistati, sulle risposte Camilla Calcatelli date o che voi avreste voluto dare.

Articoli, interviste e ricerche a cura del Laboratorio di Comunicazione di Progetto Mandela: Giulia Aguzzi, Manuel Cardinale, Eleonora Landi, Alessandro Labianca, Diletta Lanini, Chiara Stefanelli, Camilla Calcatelli, Vittorio Moroni.


D A L F INI TO ALL’ I NFIN ITO o v v e ro dal poligono alla c irconferenza

Come tutti ben sappiamo, quando si disegna un poligono regolare inscritto in una circonferenza, all'aumentare del numero dei suoi lati, esso tende a confondersi con la circonferenza stessa. Essendo la circonferenza costituita da un’infinità di punti tutti equidistanti da un punto fisso detto centro, è possibile inscrivere in essa infiniti poligoni regolari aventi un nu-

mero qualsiasi di lati. E se, prendendo un foglio e una matita volessi inscrivere in una circonferenza un poligono regolare con un milione di lati? Come riuscirei a disegnarli tutti evitando che si vadano a confondere con gli archi della circonferenza? La minutezza di essi sarebbe tale da perdersi nel tratto della stessa matita con cui disegno, non potendo tracciare una linea

che, per quanto fina, non abbia larghezza né spessore. E’ proprio questo il punto: un tratto di curva infinitamente piccolo può essere considerato come un tratto di retta? Sì, perché più si aumenta il numero dei lati del poligono iscritto, più tali lati si confonderanno con gli archetti di circonferenza sottesi, diminuendo quindi la differenza tra il perimetro del poligono e la circonferenza. Non importa quanto la circonferenza tracciata sia grande, poiché sarà sempre possibile suddividerla in archi. Se si vuole ottenere una misura approssimata,

per difetto, della circonferenza senza conoscerne il raggio, basterà misurare la lunghezza di ogni lato del suo poligono iscritto e moltiplicarla per il numero dei lati. Sarà mai possibile, con questo procedimento, trovare la misura esatta della lunghezza della circonferenza, o in generale di una qualsiasi curva? Dovremmo immaginare la circonferenza come un poligono regolare di infiniti lati puntiformi (cioè non ulteriormente divisibili). Ma infiniti lati, infinitamente piccoli, in che relazione sono, immaginando l’infinito come qualcosa di vago ed indeterminato?

E poi, si può pensare una circonferenza come un poligono regolare d'infiniti lati puntiformi e trasferire, quindi, tale concetto su un foglio di carta? Con un poco di attenzione e pazienza, facendo lavorare l'ingegno e la fantasia, si può penetrare, almeno intuitivamente, il concetto. Elena Lucci Classe IIIG, ScM O. Nucula

Camillo Benso, marchese di Cavour Piazza Cavour, Corso Cavour, Via Cavour… In ogni centro abitato italiano sono presenti molti luoghi aventi questo toponomastico, ma, in verità, quanti di noi si sono mai chiesti chi era realmente questo personaggio? Ebbene, quasi tutti sapremo che il marchese Camillo Benso fu uno dei quattro padri della Patria insieme a Mazzini, a Garibaldi e a Vittorio Emanuele II: una conoscenza decisamente troppo vaga! Ad esempio, avete notato che nel citare il suo nome non ho utilizzato il titolo di conte? Camillo, essendo infatti il secondogenito del nobile Michele di Cavour, avrebbe infatti avuto diritto di ricevere un’onorificenza diretta-

mente inferiore a quella del primogenito, il quale però ebbe un solo figlio che mori in guerra. Di conseguenza, dopo la morte del fratello maggiore, Cavour ereditò la dignità di quest’ultimo, anche se ormai era diventato famoso come conte. Al di là di questi dettagli poco rilevanti, sono molti altri gli aspetti del famoso statista sconosciuti ai più, come ad esempio la sua politica interna. Uno dei suoi capolavori più importanti fu infatti quello di essere riuscito a modernizzare il Regno di Sardegna, favorendo la creazione di industrie, di ferrovie, di distese agricole coltivate con metodi innovativi e di un possente esercito, permettendo così al Piemonte di ottenere i mezzi e la ricchezza necessari per poter

affrontare conflitti come le guerre d’indipendenza. Il Presidente del Consiglio Sabaudo fu anche l’artefice di una politica economica liberale, la quale, una volta portata a termine dai suoi successori, riuscì a rendere l’Italia unita una delle grandi potenze europee. Deve essere inoltre riconosciuto a Cavour il merito di essere stato l’unico vero primo ministro tra i suoi colleghi preunitari, dato che egli riuscì ad instaurare un equilibrio di poteri tra se stesso e il sovrano, evitando così che molte decisioni sbagliate di Vittorio Emanuele II bloccassero i propri progetti di unificazione nazionale. Il famoso politico ebbe però anche molti difetti, tra i quali i rapporti clandestini con varie amanti, l’irascibilità e la passione per il

gioco d’azzardo: caratteristiche che lo indussero in molte occasioni a compiere scelte estremamente rischiose, le quali si rilevarono nella maggior parte dei casi incredibilmente giuste. Spero, con queste due parole, di essere riuscito a fornire una descrizione diversa dalle solite di questo abile statista, che non dovrebbe essere ricordato solo per la spedizione in Crimea, per la Seconda Guerra d’Indipendenza e per l’armistizio di Villafranca, ma per i propri princìpi politici. Questi ultimi, almeno a mio avviso, dovrebbero essere il punto di riferimento per i nostri attuali rappresentanti, dato che a loro appartiene l’eredità politica di Cavour e degli altri personaggi del risorgimento che combatterono la batta-

glia per unificare l’Italia in parlamento. Tali mie affermazioni sono riscontrabili nel suo testamento ideologico: Tutti son capaci di governare con i cannoni… ...Io governerò con la libertà, e mostrerò che con dieci anni saremo tutti fratelli e sorelle e con venti diverremo la più potente tra le nazioni d’Europa. Niente armi: ve lo raccomando! Francesco Neri Classe IA, ScM L. Da Vinci

Analisi della postura Ipertermia Onde d’urto focalizzate Rieducazione ortopedica Rieducazione posturale globale Tecarterapia Test di valutazione e rieducazione isocinetica

Fisioterapia e Riabilitazione Dir. San. Dr. Michele A. Martella - Aut. Reg. n. 8385 del 19/09/01

Terni - Via Botticelli, 17 - Tel 0744.421523 - 401882 17


Da cinque elementi fecero derivare ogni cosa Occelo lucano e Aristotele. Ché ai quattro elementi aggiungevano il quinto corpo, dotato di movimento circolare, e dicevano che da questo sono le cose celesti. Sextus Empiricus, adversus mathematicos X 316

Andiamo in orbita - L’esplorazione di Venere Ci lasciamo Mercurio alle spalle e continuando il nostro viaggio nel Sistema Solare, andiamo ad analizzare i risultati che le sonde inviate su Venere ci hanno trasmesso. Per lungo tempo considerato gemello della nostra Terra, Venere ha valori di dimensioni, di densità e di massa che si discostano leggermente dal nostro pianeta. La sua densissima e colorata atmosfera però ci impediva la visione con i telescopi e fu necessario utilizzare i potenti radiotelescopi del ventesimo secolo per scoprire con meraviglia che il suo giorno era più lungo dell’anno, ovvero la lentissima rotazione su se stesso (peraltro inversa al senso di rivoluzione) durava 243 giorni terrestri, contro i 225 giorni di rivoluzione intorno al Sole. La sete di conoscenza del mondo scientifico per il pianeta più vicino a noi è tale che non appena iniziata l’era spaziale, vengono inviate in sequenza una molteplicità di sonde sia statunitensi che sovietiche a ripetizione. Il sostantivo ripetizione sta a significare un insuccesso dietro l’altro dovuto al fatto che sul suolo di Venere la pressione e la temperatura raggiungono valori altissimi e le sonde che ivi giungevano facevano perdere le loro tracce durante la discesa oppure trasmettevano solo per brevissimi istanti. Venere detiene, senza alcun dubbio, il record delle esplorazioni planetarie; l’anno 1961 segna l’inizio di questa escalation che vede l’alternarsi delle sonde Venera e Vega russe, con le Mariner e Pioneer Venus americane. Si scopriva così che sul suolo di Venere la temperatura si aggirava intorno ai 480 gradi centigradi (il piombo e lo stagno si troverebbero allo stato liquido) e che l’atmosfera, spessa circa 90 Km, costituita al 96 % da anidride carbonica e 4 % di zolfo, esercitava sul suolo una pressione 92 volte superiore a quella terrestre. Nel 1990, la sonda Magellano fu inserita in orbita intorno a Venere, e in quattro anni di lavoro ci ha inviato la mappatura radar del 99 % della sua superficie mostrando un quadro stupefacente delle valli, montagne e canyons. Anche l’Europa ci ha messo lo zampino con l’inserimento in orbita della sonda Venus Express nel 2006 che, studiando a fondo l’atmosfera di Venere e il suo micidiale effetto serra, ha evidenziato venti a 400 Km. orari, un doppio vortice al polo sud nonché luci fluorescenti ad alta quota e presenza di fulmini. Pochi giorni fa, esattamente il 7 dicembre 2010, si è inserita in un’orbita venusiana la sonda giapponese Akatsuki (alba) con l’obiettivo principale di studiare la dinamica dell’atmosfera e tramite una telecamera ad infrarossi registrare eventuali vulcani attivi. Osservazioni importanti e continuative sono state effettuate anche da altre navicelle che, indirizzate verso altri pianeti, effettuavano sorvoli ravvicinati con Venere per sfruttarne l’effetto fionda ed in particolare per la sonda Messenger con rotta Mercurio, della Galileo in viaggio verso Giove e della Cassini in missione Saturno. Aggiungo una notizia che farà sicuramente piacere al gentil sesso. Dal 1919 l’assegnazione della nomenclatura delle strutture superficiali di Venere viene affidata all’Unione Astronomica Internazionale che utilizza Un v u l c a n o su l l a s u p e rfic ie d i Ve n ere . solo nomi di figure femminili storiche F o t o i n v i a t a d a lla s o n d a M ag ella n o . e mitologiche… beh, per Venere non poteva essere altrimenti! Tonino Scacciafratte - Presidente A.T.A.M.B. - tonisca@gmail.com

A s s o c i a z i o n e Tern an a A strofili Ma ssimiliano Be ltrame V i a M a e s t r i d e l L a v o r o , 1 - Te r n i tonisca@gmail.com 329-9041110 www.mpc589.com

L’osservatorio astronomico di S. Erasmo è aperto gratuitamente per i cittadini l’ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 21,30.

Osservatorio Astronomico di S. Erasmo Osservazioni per il giorno venerdì 28 Gennaio 2011

Il mitologico cacciatore Orione con i suoi due cani, il Maggiore (con la stella Sirio) e il Minore (con la stella Procione) alti nel cielo meridionale, saranno i protagonisti della serata. Non ci perderemo sicuramente la Nebulosa di Orione (M42) e l’ammasso aperto M35. La Luna è assente, come pure tutti i pianeti, ad eccezione di Saturno che sorgerà abbondantemente dopo la mezzanotte. Considerata la stagione, sarà meglio aspettare ancora un paio di mesi per vederlo in orari decenti e con gli anelli che si renderanno più visibili. Vi mostreremo la volta celeste con il telescopio, ad occhio nudo, con il computer... vestitevi pesantemente e dopo cena salite a S. Erasmo: vi aspettiamo! TS

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Una

costellazione

al mese

Eridano Costellaz i o n e enorme, l’Eridano si trova tutta a sud dello equatore celeste, eppure risulta in buona parte osservabile dall’Italia, con l’eccezione di una lunga appendice che arriva non lontano dalla regione del polo sud celeste. Si estende in lunghezza per quasi 60° partendo vicino a Rigel in Orione e, con andamento contorto costeggia parecchie costellazioni australi. Nell’angolo sud occidentale della costellazione, e quindi invisibile alle nostre latitudini, si trova la stella α, la brillantissima Achernar (dall’arabo: la foce del fiume). Proprio un fiume è rappresentato dalla lunghissima catena di stelle che si snoda dai piedi di Orione fino ad Achernar. Nella mitologia greca rappresenta il fiume in cui cadde Fetonte, figlio di Elio, il dio del Sole, quando volle guidare il carro del padre per un giorno attraverso il cielo. I risultati furono disastrosi: i cavalli imbizzarrirono e il carro precipitò sulla Terra incendiandola. Giove allora colpì il ragazzo con un fulmine facendolo cadere nelle acque del fiume Eridano. La maggior parte delle fonti identificano il fiume con il nostro Po (il nome greco e latino del Po è Eridanus). Altre versioni identificano il fiume con il Nilo o l’Eufrate (Eridu era il nome della città babilonese posta alla foce dell’Eufrate). Le stelle più brillanti accessibili dall’Italia sono la β (Cursa) e la γ. Cursa è facilmente individuabile a nord-nordovest della brillante Rigel. Il suo nome in arabo significa “sgabello, trono” e deriva dal fatto che la stella, un tempo inclusa nella costellazione di Orione, si trova in prossimità di un suo piede. Giovanna Cozzari

Pillole di Astronomia Il mese scorso abbiamo visto che una stella è circumpolare quando la sua declinazione è maggiore della colatitudine. Quando una stella non è mai visibile? L’altezza dell’equatore celeste è 90° - φ; la latitudine di Terni è 42°: 90° - 42° = 48°; se la declinazione della stella è negativa, cioè la stella è sotto l’equatore celeste, e, in valore assoluto, è maggiore dell’altezza dell’equatore celeste, la stella non sarà mai visibile da Terni. Ecco perché Alchernar, che ha declinazione -57, non è mai visibile. GC

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ASTROprosa... La Relatività di Einstein Una avvenente e giovane maestra di una scuola elementare stava spiegando la Teoria Relativistica di Einstein... sostenitrice convinta del tutto è relativo e della famosa formula E UGUALE A EMME C QUADRO. Il solito genietto la stava a guardare ammirato e per farsi notare... Maestra... mi scusi... per favore può ripetermi perché lo spazio... il tempo... ehm... tutto è relativo?... Trovando il consenso dell’attenzione almeno di uno scolaro tutta ringalluzzita riprende a spiegare... Bambini miei... quando io parto per un viaggio con il treno e metto la valigia sul portabagagli davanti a me... la vedo che sta ferma e voi... tesorucci miei che sicuramente mi state salutando dalla pensilina... la vedete che si muove con me... allora il movimento dipende da chi sta a guardare. Quello della luce no! E’ sempre uguale... sia se viene diffusa da fermo o in moto. Cercate di stare attenti a ciò che ora vi dirò... se il treno andasse ad una velocità prossima a quella della luce ed io percorressi i 10 metri del mio vagone in un secondo... io sarei alquanto stupita... ma voi che mi state osservando da “fuori”... non vi meravigliereste affatto... perché vedreste il vagone molto più corto ed il mio orologio molto “più lento”... capite!?... Interessante signorina maestra... e... E UGUALE A EMME C QUADRO... che c’entra?... Benedetto bambino... se io dessi uno spintone a te e al tuo compagno di banco... posso misurare la vostra massa per mezzo dell’accelerazione che vi imprimo... e allora... mentre Newton credeva che la massa dei corpi rimanesse sempre uguale indipendentemente dalla velocità che potevano possedere... per Einstein... un corpo acquistando velocità aumenta la massa... se c’è un corpo che si muove, c’è qualcosa che lo fa muovere... quel qualcosa fa un lavoro... questa energia va ad incrementare la massa. Lo scolaro a bocca aperta... tra gli sbadigli dei compagni... Fantastico!... E perché così si spiega l’energia atomica?... La maestra con un fare spazientito ma più bella che mai... Ma è possibile che ancora non ci sei arrivato?... Sulle centrali nucleari... sulla bomba atomica... avviene il contrario. Anche una microscopica variazione di massa, come accade negli atomi radioattivi, moltiplicata per quel numerone della velocità della luce al quadrato (circa 300.000.000 m/s) può darci un’immensa energia. Bambini... dovete stare più attenti... non mi dovete far ripetere due volte le stesse cose. Uhm... mi sembra di vedere qualche sbadiglio di troppo... vi dico solo un’ultima cosa... prendiamo due gemelli della vostra età... uno lo mandiamo in orbita con una velocità quasi come quella della luce e l’altro lo lasciamo qui a scuola. Quando il gemello astronauta ritorna... se per lui è passato un attimo di secondo... per quello rimasto a terra... si può dire che sono passati vent’anni. Il bambino... l’unico rimasto sveglio della classe... si mangiava la maestra con gli occhi e sempre più estasiato... Maestra, per favore, faccia... solo per un attimo però... quel viaggetto!... Io l’aspetterò qui... e al suo ritorno PC sicuramente le farò “l’addimannu”.

M o’ ve n e di c o qua t t ro !

Una... Lo Sole a la Luna je ‘llumina sempre la gobba. (... le cose storte se vedono bene) Due... Se pperdi la bussola... ‘rcomprala. (... ccucì t’orizzonti de novu) Tre... Suga più lu governu che ‘n bucu neru. (... se fa pe’ ddi’) Quattro... Si’ ppeggio de lu pendulu de Focolle. (... fai sempre quillu che tte pare) paolo.casali48@alice.it

1611 - 2011 400 anni fa, il 28 gennaio 1611, a Danzica nasceva Johannes Hevelius Figlio di ricchi birrai della città, fu mandato a studiare legge prima in Austria, poi al Gymnasium di Danzica, dove ebbe un insegnante di matematica, tale Peter Kruger, che gli trasmise l’amore per l’astronomia. Il giovane Hevelius, oltre agli studi di legge, prendeva lezioni private da Kruger, che non solo lo istruì sull’astronomia L’osservatorio di Hevelius, costruito sui tetti delle case teorica, ma gli insegnò anche a costruire strumenti astronomici, sia di legno che di metallo. Hevelius viaggiò in Svizzera, a Londra e Parigi, dove conobbe i più importanti astronomi. In agenda Hevelius aveva anche l’incontro con Galileo, ma purtroppo il progetto andò in fumo perché i genitori lo richiamarono a Danzica, chiedendogli di prendere in mano la gestione della birreria di famiglia, anziché gironzolare per l’Europa a render visita agli astronomi. E così fu. Hevelius, che nel frattempo si era sposato, si dedicò all’attività di birraio. Ma pochissimi anni dopo, Kruger, il suo insegnante oramai anziano, lo mandò a chiamare e lo pregò con tutto il cuore di non mollare l’astronomia. Questo incitamento e la successiva eclissi di sole del 1° giugno 1639 fecero tornare in Hevelius l’amore travolgente per l’astronomia. Grazie alla collaborazione della moglie, che prese in mano quasi totalmente la gestione della birreria, egli potè dedicare gran parte del suo tempo alla costruzione di strumenti astronomici, montature, quadranti, sestanti e alla molatura delle lenti. Realizzò sul tetto di casa sua un osservatorio che si estendeva anche sui tetti di due case limitrofe, su cui pose il suo telescopio “senza tubo” (cioè una serie di lenti montate su una struttura di legno) lungo 45 metri! Rimasto vedovo, Hevelius si risposò con la sedicenne Elisabetha Koopman, che era molto interessata all’astronomia e che divenne la sua più preziosa collaboratrice. Ma un evento drammatico li colpì: la notte del 26 settembre 1679 la loro casa ed il sovrastante osservatorio furono distrutti da un incendio, in cui andarono perduti sia gli strumenti e la quasi totalità dei libri e dei dati che avevano raccolto, sia l’annessa tipografia nella quale Hevelius stampava molte sue opere. Ma la tenacia del grande astronomo fece sì che circa due anni più tardi fosse ricostruito l’osservatorio, sebbene con strumenti di qualità inferiore ai precedenti. Nonostante ciò Hevelius non si riprese più da questa sventura. La sua salute divenne cagionevole ed egli morì qualche anno più tardi, il 28 gennaio 1687, giorno del suo 76° compleanno. Hevelius osservò le stelle, i pianeti, le macchie solari, scoprì quattro comete, studiò a lungo la Luna, pubblicando la Selenographia, con accurate tavole della superficie lunare. In seguitò pubblicò la Cometographia, nella quale teorizzò traiettorie paraboliche per le comete, e poi la Machina Coelestis, in cui descrisse dettagliatamente sia le fasi della costruzione di strumenti goniometrici e di cannocchiali, sia i suoi metodi di osservazione ad occhio nudo, nonché un ringraziamento a Kruger che lo stimolò a non mollare l’astronomia. Nel Climatericus Annus oltre alle osservazioni effettuate insieme alla moglie, incluse le osservazioni fatte sulla stella variabile da lui battezzata Mira. Hevelius, inoltre, creò dieci nuove costellazioni, sette delle quali ancora esistenti: Leone Minore, Lucertola, Cani da Caccia, Lince, Volpetta, Scudo di Sobieskii e Sestante; oltre a Cerbero, Monte Maenalo e Triangolo Minore, disconosciute dall’Unione Astronomica Internazionale. Ma l’opera più grande di Hevelius venne pubblicata postuma dalla moglie: il Prodromus Astronomiae, l’ultimo catalogo stellare realizzato con osservazioni ad occhio nudo, nel quale era inserito il Firmamentum Sobiescianum sive Uranographia, una raccolta di 56 splendide tavole delle costellazioni, uno dei più spettacolari atlanti mai pubblicato, un capolavoro dell’arte incisoria del XVII secolo. Fiorella Isoardi Valentini

Assemblea dei soci A.T.A.M.B Come tutte le associazioni, anche la nostra indice annualmente l’assemblea generale dei soci per una valutazione dei programmi svolti, discutere sul programma che il Consiglio Direttivo proporrà per il 2011 e per l’approvazione dei bilanci economici. Durante la serata si rinnoveranno le tessere societarie e si iscriveranno i nuovi soci sia ordinari che sostenitori. Se leggi con interesse queste pagine, sei venuto a visitare l’osservatorio di S. Erasmo, hai visitato il nostro sito internet, desideri insomma approfondire l’argomento astronomia, non crediamo che la modica cifra di 30€ (ANNUALI!) sia di impedimento a questo scopo (per gli studenti la cifra è dimezzata: 15 €). Diventare soci dell’A.T.A.M.B ti dà il diritto a frequentare non solo l’Osservatorio di S. Erasmo, ma anche quello di S. Lucia di Stroncone, dove oltre alla riunione settimanale del martedì, si effettua l’attività di ricerca in campo fotometrico, spettrometrico, stelle variabili e supernovae. Potrai presenziare alle nostre uscite esterne con telescopi portatili in siti particolarmente bui come i Prati di Stroncone, Polino, Monti Sibillini e Gran Sasso; divulgare l’astronomia nelle piazze cittadine e nei paesi limitrofi; partecipare a convegni, congressi e fiere sia a Terni che nel territorio nazionale; utilizzare i telescopi di proprietà dell’associazione; usufruire di una fornitissima biblioteca. Non di rado organizziamo viaggi anche all’estero in occasione di importanti eventi astronomici. Il nostro scopo è solo quello di riunire gli appassionati di questa affascinante disciplina e trovare nuove leve per incrementare il laborioso lavoro di ricerca, che ci vede protagonisti a fianco di università e osservatori astronomici professionali. Gli interessati potranno presenziare all’assemblea, che si terrà il giorno martedì 25 Gennaio presso la Sala Laura di Via Carrara, 2 a Terni. TS Per informazioni: tonisca@gmail.com Tel.: 328 6850580 www.mpc589.com

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