La pagina giugno 2006

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Donna e famiglia: voli pindarici

Amministratori del tempio Giampiero Raspetti

Raffaela Trequattrini Non è possibile sentirsi sereni ed appagati soltanto perché si è deciso che deve essere così. Sarebbe come chiedere ad una persona afflitta da un forte dolore di sentirsi bene, o come pretendere che qualcuno, volontariamente, innalzi o abbassi il suo quoziente intellettivo. Non ho nulla da eccepire nei confronti di quelle donne che ambiscono a realizzarsi nel ruolo di mogli e di madri; quindi di femmine, intese in senso biologico (e non dispregiativo). Se questo riesce effettivamente a conferire un significato alla loro esistenza, non hanno che da rallegrarsene, qualora abbiano trovato un marito appropriato e siano riuscite ad avere dei figli. Perché per certi generi di scelte la volontà personale non è sufficiente, ma è necessario anche il

La velocità, in cui frequentemente incorriamo, è una grandezza derivata. Due gli ingredienti di base per imbandire la torta velocità: spazio (s) e tempo (t). Niente farina, acqua, zucchero. La velocità (v) è in proporzione diretta con lo spazio percorso (più è grande la velocità e, a parità di tempo trascorso, maggiore è lo spazio percorso) mentre ha proporzione inversa rispetto al tempo (più è grande la velocità e, a parità di spazio percorso, minore è il tempo impiegato). Ne deriva in un lampo che la torta velocità è naturalmente sfornata come v = s/t, ove appunto s e t risultano, rispettivamente, direttamente ed inversamente proporzionali alla velocità. La matematica, cui nessuno può imporre regole, descrive sempre con la semplicità più assoluta segue a pag. 2

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E se ritornassimo all’angelo del focolare?

N° 6 - Giugno 2006 (36)

Maurizio Bechi Gabrielli

La violenza carnale Vincenzo Policreti

Eccoli di nuovo!!! Sono tornati. Come chi? I fautori de il posto della donna è la casa... la donna si realizza completamente solo nella famiglia... chi meglio della madre può capire ed educare i figli? Sono di nuovo qui. Ormai è un po’ di tempo che si sono rifatti vivi, sotto diversi vessilli, ma con le consuete parole d’ordine: i sacerdoti e gli adoranti seguaci dell’angelo del focolare. Prima si appoggiavano all’opzione biologica: fin dall’inizio dei tempi è toccato all’uomo il compito di procurare il cibo e alla donna quello di occuparsi della casa, della custodia del fuoco, della cura delle suppellettili, della concia delle pelli, ecc. Sulla base di questo dogma la donna è stata confinata per secoli alla gestione della sfera riproduttiva, per assicurare braccia alle famiglie povere e eredi in grado di gestire proprietà e nome (anzi cognome) e alleanze alle

La Corte d’appello di Cagliari ha stabilito in una recente sentenza, che la violenza sessuale esercitata dal marito è meno grave (quindi meritevole di meno severa sanzione) che quella esercitata da uno sconosciuto, in quanto la consuetudine e l’intimità col primo rendono meno traumatico l’evento. Sentenza che ha sollevato un vespaio di prevedibili voci polemiche, cui non intendiamo mescolare la nostra. Quel che ci preme invece puntualizzare è come quando si parla di violenza sessuale, vi sia una specie di blocco psicologico che se da un lato consente di bearsi della prurigine che il fatto crudo e nudo (è il caso di dirlo) suscita, dall’altro ostacola, quando non impedisce, quel ragionamento pacato e oggettivo che s’esige dall’uomo di scienza, giuridica o psicologica che sia. Tanto per cominciare: vi sono

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La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di Aristotele meritarli.

2 giugno 1946 Lorella Giulivi Se s s a nta a nni fa i l s uffr a g i o uni v e r s a l e . Sul perché le donne, da noi, abbiano iniziato ad esistere come cittadine soltanto nel 1946, andrebbe interrogata la cultura delle classi egemoni che, anche sul versante cosiddetto laico, sembra aver condiviso a lungo l’impostazione misogina dei teologi medievali che non nascondevano l’inquietudine nei confronti del genere femminile, fonte di corruzione e perdizione. segue a pag. 4

G a lle r ia d e l Co r s o - Te r ni

Il principio di sussidiarietà

Il caso Abu Omar: l’Italia sapeva?

Serena Battisti

Francesco Patrizi

Il principio di sussidiarietà si divide in due: la sussidiarietà orizzontale che indica un paradigma ordinatore dei rapporti tra Stato, formazioni sociali, individui; la sussidiarietà verticale che determina un criterio di distribuzione delle competenze tra Stato e autonomie locali. Quest’ultima accezione viene usata per spiegare la prospettiva federalistica che prevede la frattura del potere centralizzato a favore dei governi locali. Un’idea che valuta lo stato dei fatti con l’intento di perseguire efficienza attraverso il federalismo fiscale e il cambiamento delle formule classiche della gestione della cosa pubblica. La sussidiarietà orizzontale, invece, afferma che lo Stato interviene solo quando l’autonomia della società risulti inefficace. Quindi in questa visione l’individuo è perfettamente in grado di gestire se stesso in

Ludwig ha cantato. Per due anni ha creduto di averla fatta franca, ma quando il magistrato di Milano lo ha interrogato, ha confessato di aver partecipato, a titolo personale, insieme agli agenti CIA, al rapimento di Abu Omar. Ludwig è il nome in codice di un maresciallo dei carabinieri di Milano. I fatti risalgono al 17 febbraio 2003 quando l’imam Abu Omar, rifugiato politico regolarmente residente a Milano, sospettato di collegamenti con Al Quaeda, esce di casa per recarsi alla moschea; nel giro di pochi attimi, si ritrova circondato da un commando di agenti segreti americani che lo rinchiudono in un furgone, lo trasportano ad Aviano dove viene dapprima torturato, quindi spedito in gran segreto in Egitto, dove subisce altre torture. La moglie denuncia la scomparsa di Abu Omar, la questura indaga pochi mesi, la

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