Che paese siamo noi?
Leadership in rosa?
Giampiero Raspetti
Alessia Melasecche Costruire la parità dal basso. Uno dei fenomeni più rilevanti che ha investito il mondo del lavoro negli ultimi quarant’anni, è stata la vistosa crescita della partecipazione femminile al lavoro extradomestico e retribuito. Eppure l’altra metà del cielo è ancora penalizzata e fatica a trovare un lavoro stabile e adeguato alle sue reali capacità e al livello di scolarizzazione. Secondo Eurostat, il tasso d’occupazione femminile in Europa nel 2005 ha raggiunto il 56,3% con una crescita del 2,7% rispetto al 2000, ma nello stesso periodo quello maschile era pari al 71,3% con un gap del 15% a livello UE, che per l’Italia si eleva al 24,6%, tra i
Irene Löesch
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Non parteciperò al Family Day Guido Nevi Occorre premettere che nessuno, tra coloro che mi conoscono, potrà mai dubitare che la mia posizione culturale, politica e conseguentemente comportamentale, è, e probabilmente sempre sarà orientata verso una destra moderna, dinamica, con i piedi ben piantati nella tradizione, ma lo sguardo dritto verso gli orizzonti futuri. Non per machismo, ma soltanto
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I delfini dei ministri
A PA G I N A . . .
Francesco Patrizi
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Francesco Pullia
Dedicato al mondo del
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E venti. Sembra ieri e invece sono già trascorsi vent’anni da quando gli studenti degli istituti superiori ternani, sotto la guida di alcuni docenti come Marcello Ricci, Domenico Cialfi, Paola Marsella, Daniela Scuteri e da operatori teatrali quali Irene Löesch e Tommaso Onofri, proposero al Verdi, ad una città inizialmente incredula ma subito conquistata, un dramma sulla
Canto di libertà in ricordo di Jan Palach
N° 5 - Maggio 2007 (45)
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Sottosegretari dalle chiappe chiacchierate, prostitute trans che sulla Nomentana intaccano il Tesoretto, festini al largo della costiera a base di cozze e cocaina, e, ciliegina sulla torta, l’ex premier sorpreso mentre si spupazza sulle ginocchia tre gallinelle, in una scena degna di un film di Aldo Maccione. La classe politica sta mostrando il suo lato più boccaccesco e lo stile di certi giovani rampanti (giovani over 40, of course!) che un domani governeranno, un po’ ci preoccupa. A toglierci l’ultimo filo di speranza sulla futura classe dirigente ci ha pensato l’impagabile Ministro della Giustizia Mastella. Sei l’unica persona del mondo politico che ricordo con affetto, con stima e con estremo rispetto, perché sei sempre stato come un padre per me...
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L’uomo italiano è capiscione per consuetudine, desolatamente connaturata, ormai. Così, siamo (quasi) tutti allenatori, medici, politici, cazzisuisti per indole e scassapalle per diritto. Feroci le critiche sui presunti errori degli altri. Sempre in affanno per imporre uzzoli, pruriti, ideologie, anche con cattiveria, mascherata però con perbenismo. Facciamo - ma che birboni! scherzi... a parte; riduciamo la politica a battutine da avanspettacolo, mettendocela tutta per far finta di essere intelligenti... E così manteniamo (in realtà sono loro a tenerci in pugno) una brigata di simpatici mariuoli che si diverte ancora a suonare i campanelli dei portoni e a scappar via sghignazzando.
Ventiditolleranza MATTIA MORENI Indulto
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Scuola elementare LICEI Scuola media
TERNI La Favola - PROVINCIA DI TERNI Bilancio preventivo - Il dipinto di CINALLI - Tutti pazzi per la pizza - Conferenza alla SMedia Valli di Narni - Gli amici di Beppe Grillo - Dall’Amore alla Tolleranza - Derive e apProdi
Il mio Cantamaggio Giuliana Orsini Cervelli Due funi fiorite scendevano dal cielo stellato. Silenziose spingevano un prezioso trono di foglie dove una regina bambina si levava verso l’infinito, ora a destra, ora a sinistra. Il suo vestito bianco sollevato da un vento leggero disegnava un sorriso. La fanciulla presa dalla sua beatitudine, con lo sguardo spinto nel vuoto, sembrava non vedere il prato che la ospitava e non ascoltare i canti d’amore che si levavano dalle melodiose voci dei cantori che la circondavano. Fuori da questa isola felice c’era un’altra bambina seduta sulle spalle solide e forti di un giovane uomo, in piedi in cima alla recinzione di una villa, tanto in alto perché la piccola non perdesse nulla dello spettacolo del sogno della vita e della forza della primavera. Era un 30 di aprile di tanti anni fa a Terni. segue a pag. 2
Scandalosamente Fuori Tema Piero Fabbri La cosa più difficile è sempre quella: rimanere in tema. Lo sanno bene le professoresse di lettere, che a malincuore abbassano il voto alle composizioni degli studenti quando questi si lasciano prendere troppo dall’afflato poetico e scrivono bellissime ed intense immagini che però non c’entrano un accidente con la Rivoluzione Russa segue a pag. 3
Il sogno di Little Flower Francesco Borzini 17 aprile 1907 Ehi Little flower, pare che oggi ne arrivino a frotte. Quelle partite più tardi hanno raggiunto le navi bloccate dalla tempesta. Arriveranno tutte insieme. Ci sarà da ballare. Il ritmo di lavoro nell’isola dei disperati era infernale. Le navi attraccavano senza sosta, vomitando sul molo il loro carico di carne umana da segue a pag. 3
I delfini dei ministri
Riguardati e cammina sempre dritto per la tua strada e non ti fare fregare da tutta quella gente vuota che ti sta intorno esclusivamente per interesse. Firmato Francesco Campanella, il mafioso di Villabate che fornì i documenti falsi a Bernardo Provenzano per andare a operarsi a Marsiglia; destinatario Mastella, suo testimone di nozze. Conosco Campanella dal 1994 ed è stato anche responsabile nazionale dei giovani dell’Udeur. Sono rimasto stupefatto per le sue vicende giudiziarie, avendolo sempre ritenuto un giovane perbene, capace e al di fuori di contesti criminali. Così se l’è cavata il ministrone rispondendo al procuratore aggiunto di Palermo. Ma non potrebbero essere più accorti i politici quando si scelgono i loro delfini, specie se devono rappresentare i giovani del partito? Chi li seleziona, come fanno a fare carriera? Restando sul tema, ad un giornalista che gli faceva notare che i suoi sottoministri provenivano tutti dal suo comitato elettorale, Di Pietro ha risposto: certo, me li sono scelti uno per uno all’università, sono i ragazzi più preparati che conosco, apposta me li porto appresso. Avremo modo di valutare questi giovani, ma intanto diciamo che ci piace il criterio adottato
nella formazione del team di Di Pietro. Come le aziende si scelgono le menti più brillanti su cui investire, così la politica dovrebbe andare a scovare gli elementi più validi nelle università o dove meglio crede. La classe dirigente non dovrebbe essere composta solo ed esclusivamente da gente nata e cresciuta nel partito, brava a procacciare voti, allevata a pane e volantini (vedi Gasparri, Cuffaro, Pecoraro Scanio, Rutelli…). Gente dotata di grande passione, per carità, ma si sa che il difetto congenito ai partiti è che cominciano col premiare la manovalanza e finiscono per esserne governati. La lungimiranza del politico sta nel saper coinvolgere giovani validi, perché a loro spetterà il compito di portare avanti la battaglia, la difesa dei valori, l’idea politica. Si sa che questo mondo attira arrivisti e gente vuota, come scrive il delfino di Mastella, ma un primo passo cautelativo potrebbe essere quello di andare a cercare laureati e dottorandi con un curriculum vitae e un corso di studi di tutto rispetto. Affiancare ad un Calderoli un giovane costituzionalista o ad un Rutelli un ragazzo che sa parlare inglese, non guasterebbe. Oltre a farci sperare in un sano ricambio. F. Patrizi
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CANTAMAGGIO L’altalena era un carro di maggio. La bambina spettatrice ero io, sulle spalle di mio padre. La casa la foresteria dell’acciaieria in Corso Tacito. Il piacere di quella notte è restato in me come un dolce ricordo per tutta la vita. Anno dopo anno, il 30 di aprile, nella notte del Cantamaggio ternano, sono sempre passata sotto quella casa alberata. Paziente ho aspettato che la magia si ripetesse. Nel tempo i carri di maggio hanno assunto per me un significato diverso, ma mi hanno sempre attratto con rinnovato piacere. Ho cominciato a capirne il significato allegorico, a goderne l’arte istoriata, ad apprezzare il duro lavoro dei maggiaioli, a condividerne il messaggio e a provare la gioia dell’essere, per una notte, insieme a tanta gente disponibile al riso, pronta alla battuta ironica, alla critica aspra, ma accomunata dai ricordi, aperta al nuovo, unita nelle radici che cantano la poesia della primavera e nelle speranze che auspicano un futuro rigenerato. E ancora mi sono calata tra le carte per entrare
nelle viscere del Cantamaggio, per leggere anche il non scritto, scoprirne la forza che lo anima, il rapporto d’amore-odio con la città, le loro storie strettamente intersecate da 111 anni. Ho apprezzato, poi, la sua predisposizione naturale ad integrare culture diverse: proprio lui che nasce come atto poetico contro l’industrializzazione e che per un destino beffardo ne diventa anche l’espressione. Perché non scrivere la storia di questa festa che è sempre più patrimonio culturale di una comunità attraverso la narrazione di ricordi condivisibili? Fiori, farfalle, fisarmoniche, mandolini, uova, vino, luci, ombre, carta, trasparenze, presenze, assenze… Una memoria collettiva da salvare e godere. G. Orsini Cervelli
Leadership in rosa?
più alti in Europa. Nel nostro Paese tuttavia sono minori le differenze salariali (pay gap): le donne guadagnano in media il 7% in meno degli uomini, mentre si sale al 22% nella Germania della Cancelliera Angela Merkel e al 20% in Gran Bretagna. Retribuzione più bassa significa anche pensione più bassa. La parità di accesso alle professioni nel nostro Paese è ancora lontana: per il World Economic Forum, infatti, l’Italia è al 40esimo posto nella lista sulle disparità tra i sessi in 53 Paesi, secondo le misure degli indicatori di retribuzione, accesso al lavoro, partecipazione politica e qualità della vita. Le statistiche evidenziano che, nell’UE, nonostante un aumento rispetto ai cinque anni precedenti, nel 2005 le donne che ricoprivano posti di manager non superavano il 32,2%. Con delle eccezioni sorprendenti: la Bulgaria ha il record di presenza femminile tra i decisori economici, la Turchia batte l’Europa nel top management economico donna. La pioniera Svezia si è recentemente vista sottrarre il primato mondiale, per la rappresentanza femminile in Parlamento, dal Ruanda. Il tasso di occupazione delle donne tra i 20 e i 49 anni si riduce del 15% quando hanno un bambino. Sono infine circa un terzo le donne che fanno ricorso al part-time per riuscire a conciliare vita privata e professionale (dato minimo in Bulgaria, il 2,7% e massimo nei Paesi Bassi, il 74,7%). Secondo la CE, in Europa solo un terzo dei posti di responsabilità sono ricoperti da donne che, peraltro, continuano a guadagnare nel settore pubblico il 15% in meno degli uomini (agli estremi la modernissima Gran Bretagna con il 30% e la Slovenia con l’11%), e nel set-
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tore privato il 25% in meno. Si evidenzia anche come, nel settore pubblico, fino al livello di funzionari, il rapporto donne/uomini nelle varie fasce di responsabilità sia abbastanza equilibrato, ma nel caso dei dirigenti sono gli uomini ad essere sovra rappresentati. A livello comunitario non manca la legislazione, dal Trattato di Roma del 1957, alla strategia di Lisbona del 2000, al Gender Pact del 2006 e c’è addirittura una tabella di marcia per raggiungere l’eguaglianza tra i sessi entro il 2010. Qualcosa però si muove: in Italia 500 donne manager, professioniste, ricercatrici e rappresentanti di importanti associazioni hanno elaborato un Manifesto caratterizzato da un dodecalogo di proposte per costruire la parità dal basso: votare donne, scegliere facoltà scientifiche o economiche, diffondere la cultura dell’uguaglianza, attribuire valore alla diversità, modificare la cultura aziendale, valutare con criteri meritocratici, comunicare meglio i risultati raggiunti, fare lobby e lavorare in team, scegliere incarichi in prima linea, non adottare comportamenti tipicamente maschili, sforzarsi di ricucire invece di polarizzare e, infine, se si arriva a posizioni di leadership, applicare gli 11 punti precedenti. In Umbria, sia a Perugia che a Terni, nonostante una certa cultura di sinistra abbia fatto della battaglia per la parità dei sessi la propria bandiera, questa sembra sia servita più per “occupare” comodi posti di rappresentanza piuttosto che per far conseguire alle donne diritti sul campo. E la qualità della politica e dell’amministrazione, basta leggere le cronache, non potrebbe che migliorare! alessia.melasecche@libero.it
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Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002 presso il Tribunale di Terni Redazione: Terni V. Carbonario 5, tel. 074459838 - fax 0744424827 Tipografia: Umbriagraf - Terni In collaborazione con l’Associazione Culturale Free Words
DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi D I R E Z I O N E Serena Battisti, Elettra Bertini, Chiara Damiani (vicedirettore), Pia Giani, Lorella Giulivi, Alessia Melasecche, Giuliana Orsini, Francesco Patrizi (vicedirettore), Egidio Pentiraro, Giampiero Raspetti (direttore), Alberto Ratini, Albano Scalise, Giuseppe Sforza.
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Scandalosamente Fuori Tema
del 1905, che guarda caso era il tema da sviluppare nel componimento. Lo sanno bene gli studenti così penalizzati, che si arrabbiano moltissimo perché (una volta tanto) si sentivano davvero ispirati, e allora è proprio vero che la scuola è solo una schifezza per secchioni e lecchini. Lo sanno bene proprio tutti, ma il punto è sempre lo stesso: restare in tema è dannatamente difficile, soprattutto quando la tentazione di uscire dal seminato è fortissima. Tanto per dire, questo articolo è nato con l’intenzione - certo tutt’altro che originale - di estrarre la vera essenza di sdegno che si può distillare dagli imperversanti Fotopoli, Ricattopoli, Intercettopoli, Vallettopoli. Sdegno che sorge spontaneo e sacrosanto, furibondo e vendicatore: è infatti assolutamente intollerabile, anche per chi ritiene la tolleranza virtù perfettissima, che si continuino a creare questi neologismi cretini che finiscono in -poli, quando si parla di scandali. A parte l’ira linguistica, è difficile trovare altre ragioni di scandalo in cotante notiziole: certo, è un po’ come se i pettegolezzi fossero stati promossi da Novella 2000 alla Gazzetta Ufficiale, dalle portinerie ai Telegiornali. La cosa è forse sconveniente, ma che se ne parli in continuazione da mesi è assai più scandaloso dello scandalo stesso. Per contro, che scandali e scandaletti siano pervicacemente nomati attaccando il suffisso -poli al sostantivo di turno non è scandaloso, è semplicemente cretino. Tutto nacque con Tangentopoli, ma a dire il vero in quel primo caso non c’era abuso o cretineria: lo scandalo delle tangenti esplose a Milano, partì dal
Pio Albergo Trivulzio frequentato dal mariuolo Chiesa per bruciare poi tutta la città, e in questi termini era naturale che qualche giornalista decidesse di riferirsi a Milano con il termine Tangentopoli, cioè città delle tangenti. Da quando esiste la civiltà occidentale il suffisso -poli richiama la polis greca, e se Metanopoli è la città del metano e se Napoli è la città nuova, può pure starci che - almeno per la durata di uno scandalo - Milano venga sbeffeggiata con il nome Tangentopoli. Ma quasi subito il nome passa dalla città dello scandalo allo scandalo stesso, e il suffisso antico e nobile viene a sua volta violentato e ridotto al significato di scandalo; tutta una città ridotta ad una piccola pietra che procura inciampi, a dar retta all’etimologia. Difficile capire come sia stato possibile, ma è certo che insigni grecisti e Accademici della Crusca sono ancora colti da travolgenti conati di vomito, nel leggere sui giornali parole come Calciopoli o Bancopoli, fino al recente e sublime Moggiopoli. Proprio durante la ricerca di una possibile ragione di questa distorsione del significato di -poli (che, a ben vedere, il suo peccato originale ce l’ha comunque, essendo la matrice unica del termine politica) siamo stati fagocitati dal fuori tema. Perché è certo possibile che l’italico suffisso sia stato artatamente assimilato al ruolo che nel giornalismo americano ha il -gate, ma da questo punto in avanti la ricerca ha cominciato a naufragare. Il Watergate è la madre di tutti gli scandali, e tutti abbiamo memoria dei tristi sequel Irangate, Sexgate, Ciagate, eccetera. Più difficile avere memoria del fatto che, tra grandi e piccoli, di scandali con suffisso -gate se ne contino già più di 120. E allora ha ben poco senso osservare che però, quantomeno, quell’anglico -gate non aveva in precedenza una nobile funzione di suffisso significante, come invece già onestamente faceva il nostro -poli. E’ allora inutile ribadire che negli USA un QualcheCosaGate sarà senza rischio di confusione individuato come scandalo, mentre
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qui da noi si rischia che la Battaglia di Adrianopoli venga interpretata come un pestaggio scatenato da una pastetta che coinvolge un giocatore brasiliano dell’Inter. Sia come sia, il Watergate ci ha portato fuori tema, attirandoci nelle sue spire che dal 1972 non hanno ancora cessato di lasciare tracce nella lunghissima storia degli scandali. Perché a noi pareva corretto ricordare che questo celeberrimo nome discende dall’Hotel Watergate di Washington, e che lo scandalo che vi consumò coinvolgeva intercettazioni (vedi i corsi e ricorsi storici…), un Partito Democratico nella parte della vittima (cosa dicevamo dei corsi e ricorsi storici?) e un presidente americano dimissionario. Eravamo già lontanissimi dalla provinciale Vallettopoli, quando in corner abbiamo scoperto che al Watergate Hotel, in tempi più recenti, ha abitato Monica Lewinsky; ma il crollo che ci ha definitamene fatto scordare il biondo Woodcock e il decolté di Aida Yespica è stato scoprire che il Watergate Hotel e tutto il gigantesco complesso edilizio che lo contiene è stato costruito dalla Società Generale Immobiliare. No, non abbiamo tradotto dall’inglese: è proprio la SGI, quella italiana; comprò il terreno per 10 milioni di dollari nel 1960 e affidò il progetto all’architetto Luigi Moretti. Ma il bello è che l’antica SGI, fondata a Torino nel lontano 1862, ha avuto storia interessantissima: trasferita a Roma nel 1870, ha cominciato ad espandersi comprando grandi lotti di campagna romana. Divenne in breve ricchissima, un vero centro di potere finanziario, e il suo principale azionista è stato per lunghissimo tempo il Vaticano, anche tramite l’Opus Dei. E sembra anche che sia stata a suo tempo coinvolta nell’italianissimo scandalo del Banco Ambrosiano. Ma a questo punto non riusciamo più a capire se stiamo ancora nel mondo reale o se siamo finiti in un libro di Dan Brown; certo non potevamo immaginare che a dare il nome al più grande scandalo della storia recente fossimo stati sempre noi, gli insospettabili abitatori di questa penisoletta. Deve essere proprio vero che la classe non è acqua. P. Fabbri
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Il sogno di Little Flower far sfilare, analizzare, catalogare, sezionare e marchiare come bovini. Il piccolo fiore lavorava lì, nella terra di mezzo tra una speranza di latta scintillante e l’inferno della fame lasciato alle spalle, dall’altra parte del mare, dell’oceano, del mondo. Un po’ italiano e un po’ foggiano, un po’ ungherese e un po’ giudeo, conosceva sette lingue, che a volte sembravano non essere sufficienti per il suo lavoro di interprete, perso in una babele di fonemi dialettali, di Paisà e di Guagliò, di Picciotto, di Minchia e di variopinti Sacramenti sibilati a mezza bocca. Il tempo stringeva sempre, poche secondi per capire e per farsi capire. La fila nauseabonda che pressa. Ben poco vestita a festa la gioventù del mondo, coperta di stracci, di croste e di miseria, premeva alle porte dell’America con lo sguardo perso nel vuoto. Da dove venite? Mi capite, paisà? Un giro d’Italia in poche sillabe. E quando la risposta era Napoli o Caserta, Reggio Calabria, Niscémi o Frosinone, toccava proprio a Little flower da Cerignola vergare con rabbia la “S” accanto al nome. “S” come Sud, Sudicio, Sporco, Sottosviluppato, ultimo degli ultimi, che ha addirittura l’insolenza di aggiungere all’infamia di essere italiano quella ulteriore di essere un terrone. Siete anarchico? Siete poligamo? Occhi sgranati. Dite di No, andiamo... E chi lo sapeva, tra i tanti zingari del mare, cosa diavolo volessero dire quelle parole complicate? Certo, alcuni di loro lo sarebbero diventati: l’una e l’altra cosa. Avrebbero abbandonato il ricordo della mugghiera lasciata in Italì e raccattato gli stracci e gli abbracci di un’altra naufraga sradicata, approdata sulle coste della speranza disillusa. Magari avrebbero anche abbandonato l’antica dignità di eterni sottomessi e abbracciato l’idea che il mondo si possa cambiare in un atto eterno, disperato ed inutile. Oppure si sarebbero limitati a
cambiare la loro di vita - che è un po’ meno di tutto il mondo, ma è già qualcosa - sedotti dall’ombra cupa di una Mano nera. Ma in quel momento erano cani stipati in una stiva, dagli occhi sgranati e dallo sguardo trasognato ed ebete. Chi ti ha pagato il viaggio? Cosa andrai a fare? Dove alloggerai? Quanto denaro porti con te? I pìccioli guagliò, falli vedere! L’ostensione della miseria era forse il più triste e derelitto tra i riti a cui doveva assistere, le poche lire sdrucite e puzzolenti, tenute strette tra le mani luride facevano venire al giovane interprete un brivido di dolore lungo la schiena. Eppure il traccagnotto ragazzo di Cerignola sentiva che in mezzo a quelle vesti pregne di salsedine e vomito, in mezzo a quelle mani callose da Dago, a quella rabbia giovane e ammassata c’era molto più futuro di quanto non potesse contenere l’intera V Strada. Sta attraccando la prima nave, sveglia Little flower! Era il 17 aprile, esattamente di 100 anni fa: 11747 persone sbarcarono ad Ellis Island con la speranza di una vita migliore. Tra di loro moltissimi italiani. Fiorello La Guardia, detto Little flower, si preparava a svolgere il suo lavoro di interprete e ad accogliere i tanti italo-americani appena sbarcati in America. Nessuno di quei disperati avrebbe mai potuto pensare che quel piccolo interprete italiano sarebbe diventato, un quarto di secolo dopo, il sindaco più amato che la città di New York abbia mai avuto. F. Borzini
La ECOGREEN svolge attività di consolidamento di scarpate e pendici rocciose effettuando i seguenti interventi:
- ispezione di pareti rocciose di qualsiasi natura e acclività - disgaggio e demolizione di ammassi rocciosi di qualsiasi dimensione - posa in opera di reti metalliche paramassi - placcaggio di superfici rocciose fessurate ed instabili - posa in opera di barriere paramassi
Nel campo dell'ingegneria naturalistica la ECOGREEN s.r.l. ha acquisito una significativa esperienza nell'utilizzo di tecniche di idrosemina potenziata, di invecchiamento accelerato delle rocce e di interventi di consolidamento delle scarpate con l'utilizzo di talee vive e/o morte.
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Dopo vent’anni l’Associazione culturale Progetto... ha sentito il bisogno di fare il punto sulla sua attività e sui suoi risultati. Che cosa allora di più funzionale di una mostra che ripercorre il cammino di questi venti anni e presenta le strategie di comunicazione di uno dei progetti più originali nel panorama europeo di lotta al razzismo e all’intolleranza? Dal 1987 ad oggi la situazione politica, sociale, economica della città di Terni ha subìto molti cambiamenti e la nostra associazione ne è stata attenta testimone, cercando di segnare all’interno di questi mutamenti un punto di riferimento per giovani e meno giovani. E ci piace pensare che, almeno sul piano della consapevolezza generale e della crescita umana e politica, il nostro apporto sia stato utile alla costruzione di una città più cosciente dei valori fondamentali nei quali una comunità intera dovrebbe riconoscersi.
Canto di libertà in ricordo di Jan Palach
ricerca socratica. Da allora in avanti è stato un crescendo e, di anno in anno, si sono succedute rappresentazioni che hanno toccato gli argomenti più disparati accomunate, però, tutte dall’intento di denunciare e combattere ogni forma di intolleranza, da quella razziale a quella ideologica, politica. E così il Progetto Mandela, dal nome dell’uomo che più di ogni altro ha lottato e vinto contro l’odiosa discriminazione perpetrata in Sudafrica da una minoranza bianca nei confronti della maggioranza di colore, è diventato un laboratorio soprattutto mentale, un luogo per liberarsi da ottusità e preconcetti, invogliando i giovani ad impegnarsi con passione nella realizzazione di eventi che hanno lasciato in loro tracce positive. Non sono pochi i ragazzi che, coinvolti e motivati, una volta terminati gli studi hanno proseguito, con risultati lusinghieri, le attività imparate nel corso degli allestimenti degli spettacoli diventando attori, musicisti, tecnici delle luci, sceneggiatori, scenografi, fotografi, giornalisti, organizzatori di iniziative. Non è poco. Anzi è davvero molto dal punto di vista didattico, formativo, culturale. Per non parlare, poi, dell’importanza di suscitare negli studenti l’interesse per pagine della storia ancora aperte. E’ il caso, ad esempio, della felice ma breve, troppo breve, stagione vissuta dalla Cecoslovacchia nel 1968 e affossata brutalmente dai carri armati sovietici. Alla primavera di Praga e al sacrificio del ventunenne Jan Palach, datosi fuoco il 16 gennaio 1969 in segno di protesta contro l’invasione dell’esercito comunista moscovita, è stato dedicato lo spettacolo conclusivo del programma di quest’anno, proposto al Teatro Verdi di
Terni lunedì 26 marzo. Sono stati ripercorsi attimi esaltanti, carichi di speranza e di straordinaria utopia, in cui pareva davvero possibile l’affermazione del cosiddetto socialismo dal volto umano espresso da Alexander Dubček. Non si dimentichi che proprio a Praga i giovani accolsero un poeta come l’americano Allen Ginsberg con l’appellativo di Kraj Majales, Re di Maggio. Quel clima salutare, purtroppo, durò poco e all’euforia seguì la brutale repressione. Al confronto e al dialogo subentrarono le delazioni, le intimidazioni, i sospetti, le vessazioni, i licenziamenti. L’atmosfera pesante, plumbea, è stata perfettamente ricreata su un palcoscenico in cui minacciosamente incombeva la presenza di un cannone semovente. Una scenografia esemplificata al massimo, quasi stilizzata, ma molto efficace per riprodurre un dramma corale fatto da tante singole voci. Vicende individuali intrecciatesi in una tragedia più ampia, collettiva. Tutti bravi gli interpreti immedesimatisi in una sceneggiatura rigorosa scritta da Marcello Ricci e Irene Löesch (scrupolosa curatrice, tra l’altro, anche della messinscena, insieme a Marco Austeri e al laboratorio di recitazione coordinato da Donatella Calamita) con l’apporto di Simone Abruzzese, Marta D’Atri, Matteo Paloni. Un encomio particolare a Marco Celesti nei panni di Jan Palach e Franco Neri nella parte del cambiavalute. Non è facile parlare di momenti così intensi senza retorica, con lucidità e storica consapevolezza. Il Progetto Mandela ci è riuscito intonando anche stavolta un F. Pullia canto di libertà.
Il Borgo Servizi Società Cooperativa Sociale Iscritta all’ Albo Società Cooperative a Mutualità Prevalente n. A146384
Sede Legale Via F.lli Cairoli, 24 - 06125 Perugia Tel. 075 51.45.100 Fax 075 500.45.84 mailbox@consorzioabn.it La Cooperativa Sociale ha per obiettivo generale quello di sviluppare l’occupazione sul territorio e, in particolare, l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, altrimenti escluse o a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Principali servizi: Pulizie - Manutenzione Verde - Ristorazione - Facchinaggio - Installazione pannelli fotovoltaici.
La cooperativa impegna circa trecento lavoratori, un centinaio dei quali sono persone svantaggiate.
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C H E
P A E S E
Esempi che vengono dall’alto: armiamoci e partite... nessun rispetto per privacy... dileggio continuo dell’altro. Se ne vedesse uno, dei ciarliericiarlatani, rimboccarsi le maniche ed andare ad impegnarsi in prima persona e continuativamente come testimone, non come maestro, in mezzo alla gente, ad assistere malati, a stare vicino a chi soffre. Se ne vedesse uno di cotal signori dichiarare stentoreamente che chi offende, chi oltraggia, chi porta armi, è non solo un infame vigliacco, ma un delinquente puro! Si riuscisse a propalar notizie di opere del bene, di sorrisi, di eleganza, raffinatezza, educazione! Le televisioni sono ormai quasi esclusivamente latrine pubbliche! C’è il gusto sadico di ripetere che certi immondi fatti non devono assolutamente giungere alle monde orecchie dei bambini, lo si dice e lo si ridice, condendo di particolari... e non si finisce mai... di dirlo e di ridirlo! Ma che gente siamo noi? Se poteste rivedere in unico film l’ultimo milione di interviste ai politici, vi imbattereste, sì e no, in due o tre ragionamenti appena sensati... il resto è solo parlar male degli altri. Che aplomb del decoro! Omuncoli senza arte né parte, se non fosse per la supineria verso il loro potente gruppo di potere, riuscirebbero a sopravvivere solo chiedendo l’elemosina ai bordi della strada, o a indaffararvisi a loro piacimento! Duro il mio dire eppure ormai tutti tocchiamo con mano lo sfacelo organizzato da cosiddetti manager che, posti alla direzione di aziende, intascano cifre astronomiche, solo perché apparten-
S I A M O
gono a centri di potere... altrimenti chi li terrebbe lì? Ci lamentiamo poi del bullismo! Ma che esempi stiamo dando? Nessuno scandalo allora se il nostro paese risulta negli ultimi posti al mondo (!) per capacità di acquisizioni scientifiche (altro che Soloni... qui siamo prede di veri e propri aurei somari!). E’ del tutto naturale allora che la moltitudine paesana dei “io sì che so”, sia infarcita da superallenatori o da finipolitici. Gli uni assorbono le stupidaggini sventolate da perdigiorno a pagamento, quelli che sembra parlino dei massimi sistemi e invece trasformano pratiche sportive in flautolenze orali, tipiche del disturbo mentale di una comare ubriaca, gli altri, esperti solo dello scacchiere partitico di bassa lega (quella poltrona, quei due voti in più... qualunque cosa per rimanere un po’ a galla... un tozzo di pane o uno sfilatino intero) e per apparire, anche loro, intelligenti, nel ripetere le amenità leggiucchiate qua e là. Costoro hanno seppellito la politica, sostituendola con la pratica dello scacchiere delle poltrone e delle prebende. Molte le strutture pubbliche in cui sperperiamo coscientemente per consessi politici formati, spessissimo, da analfabeti con tessera! Ma come si fa ad essere così... eccentrici... da mangiare alle spalle delle istituzioni e dei lavoratori? Ma come si fa a difendere i poveri e far vita da nababbi? Perché questa insulsa bramosia di borse che invecchiano e che la tignola consumerà! Perché molti rappresentanti delle Istituzioni sentono che, privi di diamanti, di manti ingioiellati, golfini di
N O I ?
cachemere, abiti firmati..., venga meno il prestigio? Perché? ...farsi da mangiare da soli, dopo che l’ultimo povero ha mangiato, è così scandaloso? Anche Don Milani, uno dei miei miti, la pensava così. Il 26 giugno del 2007 ricorre il quarantesimo della scomparsa di questo grande uomo, che mai ha fatto finta di essere intelligente, mai fatte battutine, mai imperversato né con battocchi né con picchiotti! Don Milani ha scelto la via della rottura per aggredire il mondo degli altri e far nascere nella coscienza di tutti noi, prelati, preti, professori, comunisti, radicali e giornalisti, il piccolo amaro germoglio della vergogna. (Ernesto Balducci). Nel numero di giugno ne parleremo diffusamente, invitando fin d’ora ad inviarci, perché siano pubblicati, ricordi, pensieri, anche solo una parola o una piccola frase, delicati fiori da offrire a Lorenzo. ...Intanto, imperterriti, in molti continueranno a sghignazzare, neanche in cagnesco, con quei quattro scherzucci da dozzina. Continueranno ad infarcire la scuola di istruttori di calcio, politicanti, astrologi e, soprattutto, di quei cattivi dogmatici che hanno paura di Darwin. Dovranno rinforzare la squadra con qualche oriundo, però. Mancano infatti insegnanti di matematica, del vero insegnamento cioè, quindi dell’intellegere. Li assolderanno con misero ingaggio (qui da noi i soldi va di moda riservarli a manager, a corruttibili, a calciatori, a prostitute...), dall’India e dall’Ungheria. Ma che Paese siamo noi? G. Raspetti
Perché non parteciperò al Family Day
M AT T I A M O R E N I Mos t r a Ant o l o g i c a Op ere : 1 9 5 1 - 1 9 9 8 Regressi v o C o nsa p e v o le. P e rc hè ? 1 9 ma g gi o - 3 0 g i u g n o 2 0 07 P a l a z z o d i P r i m a v e r a - Te r n i Dal 19 Maggio al 30 giugno le sale del Palazzo di Primavera si apriranno alle opere di Mattia Moreni ed alla sua straordinaria vicenda artistica. È la prima mostra antologica pubblica dedicata dalla sua morte nel 1999 ad oggi, con una selezione di opere di altissimo livello che va dai primi anni ’50 agli anni ’90. Quaranta tele a rappresentare l’intero percorso artistico di Moreni, quaranta spietati pugni nello stomaco, esplosioni di energia e di vitalità disperata, domande e affermazioni allo stesso tempo, sospese sul filo di una ironia lucida e caustica. Regressivo Consapevole. Perché? è presentata da Klaus Wolbert, critico noto per le sue collaborazioni con le più prestigiose istituzioni tedesche e italiane, fra le quali il Mart di Rovereto. Dalle prime Biennali di Venezia del dopoguerra alle grandi mostra francesi, Mattia Moreni è stato presentato da critici come Lionello Venturi, Michel Tapié, Pierre Restany, fino all’autoesilio nella campagna romagnola negli anni ’80: ad oggi, incarna la figura dell’artista solitario, libero, capaca di travolgere la tela con una carica di energia bruciante. Se fosse ancora possibile dissociare in arte il contenuto dalla forma, nessuna opera meglio di quella di Mattia
Moreni potrebbe illustrare la ricchezza della confusione presente, l’intensità di un messagio reso attuale dal dramma della condizione umana e allo stesso tempo la libertà di invenzione delle strutture espressive che ne sono il supporto necessario… Così ha scritto di lui Tapié nell’aprile ’57, presentando una sua personale alla Rive Droite di Parigi. Mattia Moreni ha segnato la seconda metà del secolo con la critica eversiva, con la fisicità prorompente, passando con irrequietezza da una fase all’altra, dal linguaggio post cubista del dopo guerra all’informale degli anni 50, il recupero nuovo realista della figura negli anni ’60, per poi sfogare nel violento espressionismo regredito - regressito - degli anni 80/90. Nonostante il destino abbia arrestato il suo percorso al di qua del nuovo millennio, le due domande bruciano oggi attuali, la sua critica spietata alla regressione della specie, manifesta nella noia estetizzante delle belle arti e nella involuzione genetica della specie in un umanoide luogo di sperimentazione genetica, ibridato dal computer. Tutto questo avviene in un linguaggio che sempre di più regredisce anch’esso allo stadio infantile, disarticolato da lampi di follia. Curatore: Antonio Vanni
per chiarezza, affermo di poter vantare un curriculum rigidamente eterosessuale, dal momento che la natura, Dio o chi per Lui, mi ha dotato di questa caratteristica che orgogliosamente rivendico, vivendo in un contesto culturale in cui rivendicare altro non sempre è considerato lecito o comunque corretto, ma solo come condizione congenita, così come l’altezza o la larghezza delle spalle. Anzi, posso affermare che questa è forse la mia unica rigidità dal momento che, da buon laico, vivo contento costantemente nel dubbio avendo solo tre certezze: che sono nato, che morirò e che il comunismo non si discute… si combatte! Da ciò deriva ogni mia pervicace avversione nei confronti delle omologazioni, dei luoghi comuni ed in genere per tutte quelle stupidità a favore delle mode del politicamente corretto, così come del contrario. Appunto per questo credo sia opportuno entrare nel dibattito sulle coppie di fatto perché, a mio avviso, le posizioni si vanno vieppiù stereotipando, pro e contro, col rischio serio che possano emergere posizioni estreme che, proprio per essere tali, potrebbero determinare scelte poco conformi al buon senso. A tutti è noto, ad esempio, come da una sacrosanta battaglia per i diritti delle donne, che fino a pochi decenni fa rappresentavano la parte soccombente nel diritto di famiglia, si è passati a promulgare provvedimenti in materia di separazione che, grazie anche ad un’applicazione spesso estremista da parte di alcuni giudici un po’ strabici, si possono tradurre in un’arma letale in mano all’avventuriera di turno per tritare la vita ed il portafoglio di un povero sprovveduto. A mio avviso è da ricercare qui la prima vera mina che ha sconvolto le fondamenta della famiglia tradizionale. La progressiva nomadizzazione della società e la conseguente maggiore possibilità di incontro e confronto tra una grande varietà di simili e diversi, mettono a dura prova la tenuta di quei princìpi che garantivano la composizione e la stabilità delle famiglie stesse. D’altro canto non si può neanche consentire che ogni desiderata possa tradursi in una farneticante rivendicazione di diritti, ma che i diritti stessi siano sempre e comunque regole fondate su patti condivisi che prevedano anche assunzione di doveri precisi! Tutto ciò premesso, e fermamente convinto che l’amore sia un sentimento che prescinde perfino il genere, è mia fondata opinione che si debba nettamente distinguere tra le unioni di fatto omosessuali ed eterosessuali.
Vico Catina 15/A - Terni ilconvivioterni@virgilio.it
Infatti, condivido pienamente la battaglia degli omosessuali in difesa del loro diritto ad unioni riconosciute e regolamentate dal codice civile in quanto e soprattutto perché la loro è attualmente una via senza alternative. Non solo, essi addirittura vogliono in molti casi contrarre matrimonio o, comunque, qualcosa di molto simile. Vogliono che sia loro riconosciuta la libertà di far emergere l’amore a fondamento di unioni stabili riconosciute e magari, perché no, anche benedette. Quando non si abbandonino a pretese eccessive come l’adozione di figli, cosa peraltro non facile anche per coppie sposate, oppure a quelle carnevalate di gusto assai discutibile, chiaramente provocatorie quanto pornografiche come il gay pride, trovo che tali richieste possano essere ampiamente accoglibili da una società che, di fatto, è già molto più avanzata di quanto molti possano pensare. Anzi, in modo apparentemente paradossale, su questo terreno i matrimoni omosessuali andrebbero ad allargare la base delle famiglie come cellule fondanti del tessuto sociale, aggiungendo e non togliendo minimamente valore e funzione alla famiglia tradizionale. Di tutt’altro segno invece trovo la pretesa delle coppie eterosessuali conviventi, di condividere diritti, ma ovviamente non i doveri, con le coppie regolarmente sposate sia con rito civile che religioso. Nessuno finora, è riuscito a convincermi che dietro tali pretese non si nascondano riserve mentali e peggio che mai, facili scorciatoie per eludere le oggettive responsabilità reciproche che un uomo ed una donna si assumono, nel momento in cui firmano un contratto matrimoniale. Il timore più che fondato è che si verrebbe in quel caso a configurare una oggettiva discriminazione tra gli sposati e gli uniti, lasciando soltanto ai primi tutti gli oneri che un contratto comporta. Non è una questione religiosa ma di diritto civile, sulla quale invito
tutti a fare le barricate se necessario. Mi spingo oltre dicendo che trovo superato anche il dogma, tanto civile quanto religioso, della monogamia come retaggio arcaico della nostra cultura occidentale; ma questo, ovviamente, è un altro dibattito che al momento ci porterebbe troppo lontano. Già quanto detto sarebbe di per sé sufficiente a giustificare la mia scarsa condivisione per quell’iniziativa ben poco laica, molto cattolica e vagamente pregiudiziale che chiamano Family Day e che, inoltre, alimenta la confusione non distinguendo le diverse caratteristiche dei DICO. Ma c’è di più. Da uomo di destra mi sono anche un po’ stancato di vedere ampi settori della Chiesa Cattolica tenere bordone a quelli che storicamente li hanno appesi fisicamente per il collo e che tuttora volentieri ce li appenderebbero. Mi sono stancato di difendere gratis, spesso con la sensazione di essere anche sgradito, posizioni a volte indifendibili come fu per il divorzio, la procreazione assistita o peggio la crociata contro il profilattico a favore della castità. Loro hanno contribuito a creare i mostri, rinunciando a difendere i nostri sacri valori anche attraverso quelle folle farneticanti bandiere della pace, ma col telefonino in tasca e le icone del Che, i cui primi a riderne sono proprio i nemici storici dell’Occidente Cristiano. Loro benedicono un governo retto da banchieri e comunisti che li prende a sberle a giorni alterni. Quindi, pur ribadendo la netta contrarietà al riconoscimento delle coppie di fatto eterosessuali, stavolta dissento sul resto ed oltre, prendo le distanze ed invito tutti gli uomini e donne di destra a rifletterci su e fare altrettanto… Lasciamo che per una volta questi Cattolici un po’ strabici se le difendano da soli le posizioni di retroguardia. Dott. Guido Nevi Presidente Circolo del Buongoverno F. Baracca
0744471180 Chiusura settimanale Domenica
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I N D U L T O
Errore fondamentale è aver considerato il carcere più come un magazzino che una fucina, l’aver lavorato (molto con le parole e poco con i fatti) per garantire la vivibilità nella e della struttura: tutela dei diritti dei lavoratori, tutela dei diritti dei detenuti (ancora di recente
si parla di istituire anche in Umbria la figura del Garante), ma poco, in termini di efficacia del risultato, rispetto all’armonizzazione dei percorsi di uscita ed alla rete di sostegno post penitenziario. Se l’indulto è stato, come io ritengo, il banco di prova
Settembre 2006
dell’intero impianto legislativo ad indirizzo rieducativo il risultato non è stato percepito come efficace. Si sta tuttavia predisponendo un programma di intervento attraverso stanziamenti di bilancio per l’attivazione di misure straordinarie saltando a piè pari su quelle inadempienze La domanda viene spontanea:
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se un impianto organizzativo consolidato non ha prodotto che modesti risultati, si può chiedere all’estemporaneità della misura eccezionale di darli ? Certamente occorre una strategia assolutamente innovativa, progetti che non siano la mera riproposizione dell’esistente camuffato con un abito nuovo.
Occorre avere una reale capacità di analisi del problema prima di avanzare proposte e non dare, come fino ad oggi si è fatto, una soluzione che anticipa la fase dell’analisi dimostrando, come dice il Senatore Andreotti, che i problemi non si risolvono, ma si governano. Le proposte, assolutamente di carattere generale e certamente non esaustive di una problematica talmente complessa, possono così riassumersi: 1. Si deve configurare in modo più pregnante il principio secondo il quale la pena detentiva deve essere vista come extrema ratio. Ciò si realizza attraverso l’estensione dell’ambito di operatività anche ab initio delle misure alternative sostitutive. Fra queste se ne possono identificare anche altre diverse. Si consente così di dare corpo a due concetti fondamentali: la pena viene graduata in funzione di parametri più attuali; il carcere non viene inflazionato e può quindi adempiere più proficuamente ai propri compiti istituzionali. 2. Il carcere deve essere trasformato in luogo di opportunità, prevedendo servizi utili per un progetto di recupero sociale da realizzarsi con il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti a competenza locale e nello spirito della solidarietà. Un’esecuzione penale, quindi, capace di guardare essenzialmente all’uomo. Progettare, analizzare e verificare; progettare modelli, strumenti organizzativi, metodologie avanzate; intrecciare modernità, logica, congruità e continuità, ma poi stabilire tempi e procedure di analisi e tempi e modalità della verifica. 3. Amministrare una giustizia che sia percepibile e condivisa, che non sia vissuta come lontana, inadeguata, illogica. Uno strumento di vendetta che
arriva sempre troppo tardi. Mai più forte con i deboli e debole con i forti. Soprattutto rapida, logica, certa, che curi la sostanza dei fatti e non si preoccupi della forma e delle procedure. 4. Lavorare continuamente nella direzione di uno snellimento dell’apparato amministrativo-burocratico.
Utilizzare tecnologia innovativa ed efficace, inserire parametri di efficienza, eliminare le sacche di immobilismo e di autoreferenzialità. Stabilire protocolli operativi che incentivino la stretta sinergia col territorio all’interno di un dialogo costruttivo. Dott. Francesco Dell’Aira Direttore Casa circondariale di Terni
Opera realizzata sul tema da due artisti detenuti
Cassa di Risparmio di Terni e Narni S.p.A. Gruppo Intesa Sanpaolo
Scuola Elementare
Causa... effetto Svariati i pulpiti da cui si “predica”: la società è alla deriva... i giovani sono senza punti di riferimento... la famiglia è allo sfascio... Ma chi ha ridotto alla deriva la società, chi ha derubato i giovani dei punti di riferimento, chi ha sbendato la famiglia... tutti colpevoli, nessuno colpevole. Immancabile arriva la frase salvifica: è compito della scuola. E allora essa si inzeppa di pressanti incombenze: se c’è uno stupro... educazione sessuale; se c’è la strage del sabato sera... educazione stradale; se c’è aumento di obesità... educazione alimentare; se c’è lo spinello in agguato... educazione alla salute; se c’è il buco dell’ozono... educazione ambientale. In ogni cupo avvenimento o fatto di cronaca si nota una mancanza totale del senso di sé, della vita propria e di quella dell’altro che ti cammina accanto. Per violentare, per schiantarsi contro un albero, per inzepparsi di cibo, per alterare la propria realtà con un’erba che non è la cicoria, per lordare un pianeta, ci vuole poco: basta proporsi come automi vaganti, non come uomini pensanti. Proviamo, così, a pensare quali comportamenti potrebbero scaturire da una mente che staziona da sempre dietro situazioni piatte e definite con un così è... è sempre stato così... o quali comportamenti potrebbero attivarsi qualora una mente sia abituata ad incastrare gli eventi, a considerare la causa di essi e a prevederne l’effetto, insomma una forma di pensiero che, divergendo, prospetti svariate possibilità di soluzione. Sono due possibilità, antitetiche fra loro, che si confezionano negli individui in base ad una miscela di elementi concomitanti che vanno da puri fattori genetici a situazioni familiari, sociali, culturali, ma sempre, al di sopra e al di là di esse, la SCUOLA ha la potenzialità di orientare verso la prima o la seconda, dipende da quali strade percorrono i pensieri degli insegnanti. Nessuno può insegnare quello che non ha o non sa. Se... allora dovrebbe essere una forma mentis che in-forma comportamenti, atteggiamenti, ogni decisione da considerare o prendere. Non sono due parole da ripetere a mo’ di nenia, da inserire nel proprio vocabolario sic et sempliciter, no... è un lavoro raffinato, un cesellare
il pensiero con costanza ed incisività. È un modo di essere che va realizzato attraverso un lungo cammino dove non è consentito svicolare, sostare, cambiare rotta, adagiarsi nella conduzione di un pensiero uniforme, ma rassicurante. A me appare uno straordinario connubio di creatività e logica, invece, quella forma di pensiero che non è mai a senso unico, rigido, definito e sostenuto ad oltranza. Si scopre, così, come l’intelligenza possa essere stimolata a trovare strategie diverse per la definizione più giusta della problematica in atto. Ci possiamo porre la domanda se faccio così, avrò... troverò... saprò... Ecco l’ipotetico che scaturisce con tutta la sua forza e un tale pensiero non si arresta, ma prorompe nella quotidianità della vita, in ogni forma di relazione, si tuffa, inebriandosi, nell’immenso, newtoniano, oceano della conoscenza. Ed allora alla scuola mi rivolgo: essa educa i futuri genitori che dovranno dare linee di condotta ai propri figli, ma gli insegnanti chi li forma? Fino ad ora hanno fatto tutto da soli, con caparbietà e professionalità e a chi non fa parte di questo universo scolastico e non può sapere che cosa avviene dietro le quinte, ma è pronto sempre con frasi, ormai slogan, a criticare e giudicare, io voglio dire che poche professioni si portano dentro di noi ogni attimo del giorno e della notte alla ricerca di strategie mirate al progetto educativo o ad interventi per dissolvere i tanti, macroscopici disagi che i bambini accusano. Non si può sbagliare... non si deve sbagliare..., ma troppo spesso si sbaglia inevitabilmente. Agli insegnanti prospetto un cambiamento di rotta che voglia realizzare quel pensiero ipotetico che in-forma ogni atto della vita; che non dà certezze, ma sottopone a scelte. Agli insegnanti dico di non aspettarsi soluzioni dalle alte gerarchie che fino ad ora hanno solo intasato i programmi, sconvolto gli equilibri. I nostri governanti affrontano i problemi dell’economia, delle alleanze, i dissensi, le lotte intestine... non hanno alcuna idea di chi siano i bambini, quali i loro sogni, i loro bisogni. Il futuro è affidato non alla scuola, ma agli educatori . Sandra Raspetti
C h e
s u c c e d e
Cassa di Risparmio di Terni e Narni S.p.A. Gruppo Intesa Sanpaolo
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ordine, e la mente esegue senza sovvertire l'ordine: una classe di classe. Ma quale ordine troveranno poi da adolescenti quando il gruppo soffocherà ogni decisione individuale, quale condotta si daranno quando sarà il momento, più
Intorno a vari tavoli i bambini si spostano liberamente alla ricerca dello strumento adatto, dell'aggeggio più idoneo e anche della stravaganza da sperimentare. In realtà sono solo alla ricerca di costruire la propria identità mentale, di incastrare le esperienze fatte, elaborate bene o male, ma decise da loro, non subite. Nell'incontro/scontro tra compagni per confrontare un'idea, i ragazzi diventano parte del gruppo, ma capaci di opporsi ad esso. Una classe statica, sommessa è solo apparentemente attiva: i corpi si muovono con ordine, ma dietro un
avanti, di accompagnare se stessi nel percorso della vita? Il confronto con la morigeratezza delle generazioni passate non regge (ai miei tempi... certe cose non suc-
B R I C I O L E
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cedevano...) perchè il tempo avanza vorticosamente e stritola la cultura del momento, la trasforma, la dissolve... non può essere che così ed è giusto che sia così. S. R.
E S P E R I E N Z E
LA PAROLA agli alunni della Scuola Elementare G. Matteotti - Classe III
Che succede se... ... si immergono solidi geometrici, costruiti da noi con cannucce e filo di rame, in una bacinella con dentro acqua saponata, si forma una patina trasparente come un vetro sulle pareti (facce). ... si immergono nell'acqua dei bastoncini colorati, dei sassolini, delle foglie, sembrano ingranditi e sulla superficie sembrano come spezzati. ... si versa l'inchiostro nell'acqua, si formano come dei nastri neri, come se l'inchiostro dicesse all'acqua che non voleva abbracciarsi con lei... con una piccola scossa, poi, si è sciolto. ... si riempiono recipienti di forme diverse con la stessa quantità di acqua, sembra che in alcuni contenitori ci sia meno acqua ed in altri di più.
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I s t i t u t i s u p e r i o r i
L I C E O
S C I E N T I F I C NARNI O
Gli studenti, narnesi e del circondario, socializzano, nei pomeriggi, impegnandosi su 43 progetti, sociali e culturali. Lo spazio a me riservato consente di metterne in evidenza solo due. La giornata della scienza, che si svolge normalmente nel mese di marzo. Quest’anno si è discusso su L’energia alternativa ed hanno partecipato studenti di 15 Istituti Superiori dell’Umbria. La giornata Gandhiana, il 2 ottobre, ricorrenza della nascita di Mahatma Gandhi, in collaborazione con l’Ambasciatore dell’India, Rajiv Dogra. Una delegazione del nostro Istituto (5 studenti vincitori di borsa di studio ed accompagnatori) si è recata, alla fine di marzo, in visita Ufficiale in India ove ha visitato scuole, istituti e musei ed ha reso omaggio alla tomba di Gandhi. Siamo certi che tutti i nostri progetti, uniti alle attività curricolari, arricchiscono culturalmente e spiritualmente i nostri studenti. Nutriamo anche la speranza che il conoscerci attraverso La Pagina possa favorire l’impegno di più istituti su grandi tematiche sociali e su futuri progetti comuni. Prof. Giulio Viscione
L I C E O
D O N AT E L L I
S C I E N T I F I C O
A partire dagli anni ’90, a seguito del Progetto Giovani, si è diffusa l’idea della scuola come scuola dei progetti. Questa idea, per altro, si è consolidata con il riconoscimento alle istituzioni scolastiche dell’autonomia. A tale riguardo, P. Romei così si esprime: L’ampliamento ed arricchimento dell’offerta formativa è stata interpretata in chiave di proliferazione di progetti “laterali” di singoli insegnanti o gruppi ristretti e non di miglioramento del progetto formativo unitario delle scuole. Progetti anche interessanti in sé, ma scollegati tra loro ed irrimediabilmente accessori, quando non del tutto estranei, rispetto ai percorsi formativi che dovrebbero essere il contenuto centrale del progetto formativo unitariamente elaborato da parte della scuola. Dunque, è tempo che le scuole si riapproprino della loro missione naturale e elaborino un piano dell’offerta formativa di impianto pedagogico, volto principalmente alla istruzione degli alunni ed alla loro educazione. Prof. Brunero Brunelli
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S ono ormai tre anni che facciamo parte della redazione del Gandhi News, il giornale della nostra scuola. Noi non ci occupiamo proprio di scrivere gli articoli, infatti abbiamo il compito di impaginare il giornale e spesso ci ritroviamo a dover rincorrere i soliti ritardatari: non tutti gli articolisti sono molto puntuali. Il nostro compito è a volte faticoso, infatti ci si ritrova spesso al di fuori dell’orario scolastico per organizzare varie riunioni o per controllare le bozze o per curare la stessa impaginazione, ma sicuramente è un tempo che impieghiamo molto volentieri sia perché è interessante sia perché ti dà molte soddisfazioni. Noi crediamo che sia importante al giorno d’oggi poter esprimere le nostre idee liberamente, infatti secondo noi redattori il principio fondamentale del giornalino è quello di dare a tutti la possibilità di pubblicare i propri articoli, di conseguenza cerchiamo sempre di esercitare la minor censura possibile. Quando dobbiamo operare una selezione, preferiamo sempre privilegiare quegli articoli un po’ più accattivanti perché più vicini alla nostra età, che molto spesso
suscitano qualche dibattito costruttivo. Soprattutto questo conferisce importanza al nostro giornalino d’istituto e lo rende non solo un mezzo d’informazione ma anche uno strumento di crescita che ci aiuta a relazionarci con chi ci sta intorno. Pierpaolo Bigini Martina Soldi IV A
S ono
passati circa venti anni dal giorno in cui è stato realizzato il primo numero del giornale d’Istituto Gandhi News in bianco e nero con un rudimentale ciclostile in dotazione della scuola. Oggi si presenta con una veste tipografica a colori, più accattivante, trasformato nella sua struttura interna così come trasformati nel tempo sono i ragazzi che vi partecipano. Sono mutati gli obiettivi: non basta saper scrivere correttamente, in modo organico e coeso, è necessario scrivere perché la Parola mantenga la forza di evocare, di consolidare certezze, di aprire un varco nell’universo delle comuni-
cazioni di massa che tende, per il suo carattere effimero, a soffocarla, ad annientarla con le sue tecnologie e le sue mode. Immutate, tuttavia, sono rimaste le finalità per cui questo progetto è nato: intercettare il bisogno degli studenti di avere a disposizione spazi autonomi di espressione, creare delle vere e proprie aree di scambio interscolastico, favorire il confronto fra le proprie esperienze e quelle degli altri fino, talvolta, allo scontro delle diverse ragioni che vanno, comunque, legittimate attraverso la capacità di argomentare ed utilizzare adeguatamente la scrittura, strumento efficace per conoscere e conoscersi. Si affianca al progetto di lettura del quotidiano in classe e va nella direzione di ridurre il divario tra una società in rapido cambiamento ed una scuola troppo spesso isolata e reticente alle trasformazioni. I ragazzi divisi in gruppi, tecnici, grafici ed articolisti,
sono i veri protagonisti del progetto, gli insegnanti svolgono il ruolo di osservatori, collaboratori che raramente utilizzano la loro autorità, mai l’autoritarismo. Gli alunni che compongono la redazione (rappresentanti delle varie sezioni dell’istituto) hanno l’impegno di coordinare l’attività, raccogliere, selezionare il materiale ed operare scelte. Le copie del Gandhi News vengono distribuite all’interno del nostro istituto in cambio di un’offerta, il ricavato, quasi nella totalità, viene utilizzato, da alcuni anni, per sostenere progetti di solidarietà di organizzazioni umanitarie o per adozioni a distanza. In alcuni casi la somma viene devoluta a favore di famiglie segnalate dai ragazzi di cui conoscono le necessità. Questo nostro progetto ha dunque anche una connotazione sociale di alto valore educativo-formativo e nello stesso tempo concorre a dare visibilità all’istituto, mettendo in vetrina iniziative ed esperienze significative delle attività della scuola. Prof.sse Vania
Molinari Giovanna Spera
I R A G A Z Z I DEL DONATELLI RI FLETTONO SULL’ ESPE RI E N Z A D E L PRO G E T TO P. E . G. La scuola, un’istituzione di cui tanto si parla e si discute. Molto spesso criticata, rappresenta un momento di crescita fondamentale per le giovani generazioni, quando oltre ad essere un luogo di studio, svolge anche un ruolo di primaria importanza per la formazione della coscienza civile dei ragazzi. Un qualificante progetto in tal senso è il P.E.G., Parlamento Europeo dei Giovani, concorso in lingua francese e inglese in cui le scuole partecipanti dibattono su argomenti di attualità come diritti umani, ambiente, sviluppo, affari sociali ed istituzionali, per trovare possibili soluzioni a questioni specifiche. Come accaduto già tre anni fa, il Liceo Donatelli ha superato la prima fase del concorso nazionale classificandosi tra le prime 12
scuole italiane che hanno aderito all’iniziativa, presentando una mozione sull’immigrazione. Una delegazione di 7 ragazzi ha rappresentato il Liceo ternano alla fase nazionale svoltasi a Piacenza tra il 18 ed il 21 di Marzo. Per poter stabilire quale scuola dovrà rappresentare l’Italia alla fase internazionale, le 12 delegazioni sono state chiamate a simulare una seduta del Parlamento Europeo; i ragazzi coinvolti, circa un centinaio, hanno tenuto un comportamento esemplare, non dettato da regole scritte, ma dal senso di responsabilità presente in tutti: non un trillo di cellulare, né una voce fuori luogo, né futili interruzioni. I giovani delle 12
delegazioni, investiti pienamente nel ruolo di giovani parlamentari europei, in giacca e cravatta i ragazzi, in severo tailleur le ragazze, hanno discusso in aula i temi proposti, mentre fuori, nei meritati momenti di riposo, si sono confrontati su argomenti a loro più vicini, stringendo nuove amicizie. Per i ragazzi ternani l’inizio non è stato facile, infatti hanno dovuto presentare la loro mozione per primi, rompendo il ghiaccio con giuria e delegati, misurandosi con le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici a livello mondiale. È stato comunque un momento emozionante in quanto finalmente essi hanno potuto presentare il
lavoro che li ha visti impegnati per più di 4 mesi. I due giorni di General Assembly, che ha avuto come teatro l’imponente, tecnologica e confortevole aula magna dell’ ISII Marconi della città piacentina, sono stati impegnativi; i partecipanti hanno trascorso molte notti dedicando più tempo al lavoro che al riposo. Per i ragazzi è cresciuta la consapevolezza che la conoscenza delle lingue è fondamentale non solo per lavorare e viaggiare, ma anche per acquisire e potenziare il senso dell’appartenenza alla Comunità Europea.
Costruire l’Europa è un impegno e una responsabilità di più generazioni. Dal 1987 esiste il Parlamento Europeo dei Giovani, organismo internazionale indipendente, apartitico e senza fini di lucro, il cui obiettivo è di coinvolgere gli studenti delle scuole superiori, di portarli concretamente nel cuore delle istituzioni europee e di renderli consapevoli del ruolo dell’Europa nel mondo. Per la seconda volta una delegazione di studenti del Liceo Donatelli è stata ammessa all’Assemblea Generale Nazionale del Parlamento Europeo dei Giovani (PEG), che quest’anno si è tenuta a Piacenza, dove si sono incontrati giovani provenienti da tutta Italia. Anche negli anni passati gli studenti che frequentano classi della
sperimentazione linguistica si s o n o cimentati nella formulazione di mozioni in lingua francese e inglese, simulando l’attività del Parlamento Europeo, facendo proposte relative ad argomenti complessi; in particolare, quest’anno, sull’immigrazione e sulle variazioni climatiche e le emergenze ambientali. La ricerca delle fonti relative all’argomento assegnato avviene leggendo saggi e articoli e navigando in Internet; gli alunni operano in totale autonomia, divisi in gruppi di lavoro a classi aperte, ricercando la legislazione esistente, le opinioni della
stampa italiana e di quella estera, le diverse posizioni politiche e morali; la fase finale, il lavoro di intergruppo, è sempre molto vivace per l’inevitabile confronto di posizioni e, a volte, per la difficoltà di prendere una decisione univoca. Questa ricerca mette i giovani in contatto diretto con l’attualità, favorisce la libera discussione, il confronto tra opinioni diverse, la capacità di fare proposte. Tutto questo ha un feedback positivo con varie discipline di studio: dalla biologia all’educazione civica, dalla filosofia alla fisica, con incursioni nei campi del diritto e del-
l’economia. L’innegabile potenziamento delle competenze comunicative nelle due lingue veicolari delle istituzioni europee è tangibile nella fase culminante dell’assemblea generale, quando si simula una sessione di lavoro parlamentare secondo procedure formali. In questa sede i giovani parlamentari europei si esprimono spontaneamente in lingua straniera, senza più avere bisogno di mediare con la lingua madre. La nostra delegazione ha onorevolmente rappresentato il liceo Donatelli di Terni, ed ha ricevuto l’apprezzamento della scuola organizzatrice, il Liceo Ginnasio Statale M.Gioia di Piacenza. Proff.
I delegati
Marco Scopigno, Carlo Agabiti, Rita Bronzetti - 4E Martina Canneori, Devid Luchetti - 3E Giulia Chiacchierini, Giulia Masci - 3H
Rita Bontempi, Tiziana Bartolini, Silvia Francescangeli
P R O G E T T O
NONSOLOLATINO
I L L I C E O C L A S S I C O S F I D A L A M O D E R N I TA’
LI C EO C LA SSI C O
Raccontare il liceo classico è impresa difficile, a meno di non ridursi a riassumere il P.O.F. e a enumerare progetti ed esperienze delle varie sezioni o delle singole classi: ad esempio, il Corso Arte Musica e Spettacolo, con le sue attività che applicano la cultura classica agli ambiti espressivi più diversi (teatro, cinema, radio…), oppure i corsi bilingue (inglese-francese e inglese-tedesco), che sfornano certificazioni europee nelle varie lingue, oppure i progetti, come il Neogreco, per chi vuole scoprire la modernità di una lingua tutt’altro che morta, o il Pirandello, che da tre anni vede i nostri studenti confrontarsi, ad Agrigento, con i maggiori studiosi in materia… e molto altro ancora. Ma, per non annoiarvi, abbiamo pensato di dare la parola a due ragazze dell’ultimo anno che presentano, per averle vissute in prima persona, le attività forse più significative del liceo: il Certamen Taciteum e il Progetto Novecento. Il Certamen, giunto alla XII edizione, quest’anno si è svolto dal 29 al 31 marzo, in tre giornate dense di appuntamenti culturali. Oltre alla traduzione del brano di Tacito, scelto dal Prof. Parroni dell’Università La Sapienza di Roma, e alla più recente Sezione ricerche, coordinata dal Prof. Bonamente dell’Università di Perugia, la manifestazione, che è cresciuta negli anni per la passione e l’impegno della nostra preside - Prof.ssa Paola Faina - e per l’apporto di tanti di noi, offre opportunità di studio e di incontro a un centinaio di studenti provenienti da tutta Italia e ai loro accompagnatori, coccolati con appuntamenti culturali, rappresentazioni teatrali, visite sul territorio, momenti di convivialità. Nonsololatino, dunque, ma anche la possibilità di conoscere e farci conoscere, come scuola e realtà territoriale, a 360° gradi. E poi il Novecento. Non si tratta del famoso testo di Alessandro Baricco, ma di un corso, pensato otto anni fa dal Prof. Seri, che accompagna gli studenti attraverso i meandri di un secolo - tanto vicino - che Prof.sse Annarita Bregliozzi e Marisa D’Ulizia ancora fatichiamo a definire scorso. Ed ora, la parola ai protagonisti.
G. C . TA C I T O
Veni, Vidi… non Vici L’incubo di molti e la passione di pochi studenti, considerati folli: il latino. Amarlo sembra quasi una dichiarazione di instabilità mentale. Dunque io, che lo amo e lo traduco, vi sto parlando per intervalla insaniae, in quei pochi momenti di lucidità che il latino mi concede. Il liceo classico Tacito onora da ben undici anni la memoria del suo eroe eponimo, lo storico latino G. C. Tacito, ternano o forse ternanizzato, ma ormai inscindibilmente legato alla nostra cultura cittadina. Il Certamen Taciteum, infatti, raccoglie ogni anno più di cento giovani diplomandi provenienti da tutta Italia, appassionati di traduzione e di cultura latina (pfff… non sono la sola!) pronti a sfidarsi a colpi di vocabolario. Per chi, come me, era
P R O G E T T O
Intervistatore Buongiorno, sig. Liceo! L i c e o Liceo Galilei, prego! I Certo, Galilei. Posso chiederle l’età? L 65. I Complimenti! Li porta benissimo. Qual è il segreto? L Faccio molti progetti e li realizzo quasi tutti. I Ma dove prende la forza? L Dai giovani. Quest’anno sono venuti da me tantissimi. I Scusi, posso chiederle perchè tutti questi progetti? Quando andavo a scuola io non c’erano e… non sono Matusalemme. L Venga qua, glielo dico in un orecchio, è il segreto per rimanere giovani: oggi chi non progetta muore. I Ma è vero che sono obbligatori? Ho sentito dire che li ordina un certo Popof. L Ma lei è veramente
impegnata sia nella prova che nell’accoglienza, sono stati due giorni davvero intensi. Ma è accaduto la sera, prima a cena e poi al pub, che questa strana moltitudine ha fatto crollare miseramente ogni stereotipo sul giovane amante del latino. Tra le decine di ragazzi del Certamen spiccavano i personaggi più disparati e soprattutto lontani anni-luce dall’immagine dell’occhialuto ingufito e schivo. Spiccavano l’appassionato di Schopenhauer, convinto che l’essenza della vita sia istinto e sentimento, e il bellunese che vuole diventare un giurista esperto di economia musulmana compatibile con il Corano. C’era il petulante logorroico che ti tempestava di domande accanto al futuro ingegnere torinese, timido e sorridente. Si sfidavano poi i fricchettoni, con la sciarpetta al ignorante! Il signor Pof, così si chiama, è un carissimo amico che lavora al ministero e che mi viene a trovare ogni anno. Io lo faccio parlare con i genitori perché è bravissimo a spiegare loro con parolone complicate che quello che io, come Galilei, voglio fare è una bella cosa, che farà crescere gli studenti belli, sani, forti e intelligenti. I Le chiedo scusa per la mia gaffe, ma mi potrebbe accennare a qualche progetto, non riesco a rendermi conto. L L’accontento subito. Per esempio c’è un progetto di educazione alla salute e all’ambiente che permette a questi argomenti di insinuarsi tra i programmi spesso vecchiotti e di stravolgerli un po’. I Ma scusi le ore per fare queste cose dove le prende? L Beh, le rubacchio un po’ qua un po’ là. I Ma i programmi ministeriali che fine fanno? L Adesso abbiamo un po’ di autonomia, ma il problema è serio, perché questi progetti non sono sostitutivi, ma aggiuntivi. Forse è anche colpa mia che sono
collo, gli enormi pantaloni e la sensazione che fossero caduti lì per caso, e i classici simil-calciatori ipergellati, con gli occhiali da sole anche a tarda notte. Tanti ragazzi normali, pieni di sogni e insicurezze, che accompagnano all’amore per la cultura una gran voglia di divertirsi, di confrontarsi. Un melting-pot stimolante, che rifiuta ogni schematizzazione, all’insegna della libertà d’espressione e della creatività, le quali si manifestano, perché no, anche nella passione per il latino, oggi così anticonforValentina Piacentini mista.
Progetto Novecento: un concerto di voci sul secolo breve Dare un giudizio critico sul Novecento sembra qualcosa di avventato, parziale e impreciso. Hobsbawm, uno storico ingletroppo affezionato a mio padre Ministero, ma… che devo fare, mi ha messo al mondo lui. I E i professori che dicono? L C’è una grande varietà: alcuni progettano, altri progettano di progettare, alcuni non progettano per niente e si arrabbiano un po’ con quelli che progettano perché sconvolgono gli orari e si fregano le ore.
Comunque alla fine tutti collaborano e io posso sentirmi veramente giovane e soddisfatto. I Mi accenna a qualche altro progetto? L Guardi legga qui, vede quanti e tutti importanti? I Scambio culturale con la Danimarca, corso sui diritti
se, ne parla come secolo breve: la vicinanza temporale rende però difficile la valutazione storiografica. Occorreranno dunque ancora alcuni anni per poter parlare del Novecento in termini di compiutezza e di oggettività e per poterlo leggere per intero sui manuali scolastici. Ciò non impedisce, tuttavia, che se ne possano tracciare le linee generali e individuare le tendenze di fondo, che proprio oggi si manifestano forse con maggior vigore. E’ questo l’obiettivo che il Liceo Classico Tacito si è posto, traducendolo in un corso di approfondimento per noi studenti, nell’intento di coinvolgerci e stimolare una riflessione critica sull’attualità. Il progetto quest’anno si è in parte rinnovato, svolgendosi nella sede della Biblioteca Comunale di Terni e aprendosi umani, donare il sangue, botteghe artigiane, accoglienza e interculturalità, galilei band, certamen taciteum, incontriamoci in collaborazione con l’ACTL, giochi della chimica, certificazioni in lingua francese e inglese, conoscere le istituzioni locali... c’è un fiume sopra la nostra testa. E questo?... che vuol dire? L Guardi io non me li ricordo tutti, ma si fidi. I Ma il progetto Mandela non c’è? L Non è un progetto mio, ma dell’Associazione culturale Progetto, anche se è vero che io le ho dato anima e corpo e partecipo in modo massiccio da venti anni. Vede, un mio prof che, insieme a gente di teatro, è uno degli animatori del progetto, è convinto che se i giovani cantano, suonano, ballano e recitano, le idee razziste spariscono. Io all’inizio ero un po’ perplesso poi mi sono entusiasmato e in questi anni mi sono spariti anche quei pochi istinti razzisti che mi portavo dentro. I Veramente interessanti, quasi quasi mi piacerebbe ritornare
all’intera cittadinanza. Costante è rimasto invece l’approccio pluridisciplinare, inteso a mettere in luce anche il contributo essenziale che la scienza ha apportato allo sviluppo culturale, soprattutto nell’ultimo arco di secolo. Il timbro accattivante degli incontri è stato assicurato proprio dall’integrazione equilibrata tra discipline umanistiche e scientifiche, che ha sfatato il mito della cultura classica arroccata in sé, offrendo spunti utili sia per una rielaborazione in sede d’esame che per un puro arricchimento culturale. A conclusione del corso, infine, un incontro d’eccezione: la scrittrice Dacia Maraini ha dialogato con noi studenti su temi di attualità e cultura, rispondendo con semplicità ed eleganza alle nostre domande.
I s t i t u t i s u p e r i o r i
Silvia Riccetti
sui banchi per fare tutti questi progetti. La ringrazio signor Liceo Galilei, le farò sapere quando esce l’articolo su La pagina. L Mi raccomando, scriva tutto quello che le ho detto e non faccia come molti giornalisti che scrivono quello che gli pare. Mi raccomando, metta in evidenza che malgrado i miei 65, sono sempre giovane… vede porto i jeans. 2 chiacchiere tra 2 noti pazzoidi
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S Istituto Comprensivo Statale Giovanni XXIII c Cassa di Risparmio di Terni e Narni S.p.A. Cassa di Risparmio di Terni e Narni S.p.A. Gruppo Intesa Sanpaolo Gruppo Intesa Sanpaolo u o l e Alcuni buoni motivi per realizzare a scuola un Progetto Comenius m e d i e
L’Istituto Giovanni XXIII è tra le prime scuole medie di Terni ad aver attivato, sin dal 1997, progetti Comenius con reti di scuole locali ed europee. Cosa sono i Comenius? Sono progetti didattico/educativi realizzati da team di docenti, di diversi Stati europei, che lavorano su temi e problemi comuni. I lettori si chiederanno: … beh, ma perché sono importanti? E sono davvero importanti? O forse… sono solo progetti di nicchia, come in genere accade, riguardano poche persone… e poi… nella realtà della scuola… che cambia? In questo articolo vorrei spiegare cosa ha spinto me ed un gruppo di altri docenti, da quel lontano 1997 ad oggi (sono trascorsi ben dieci anni!), ad integrare il quotidiano lavoro di attività nella classe ai temi dei progetti Comenius… Agli interrogativi sopra detti ognuno di voi si risponderà come crede, però - e magari avendo alcuni elementi di riflessione in più… Ogni cinque anni scegliamo nostri rappresentanti nazionali per costituire un Parlamento Europeo che detta ai paesi dell’Unione regole di mercato e direttive su moltissimi settori riguardanti le relazioni fra Stati, ma ad una più attenta analisi esse riguardano sostanzialmente il mondo economico… Ogni giorno siamo sempre più bombardati, soprattutto in questo ultimo periodo, da appelli sulla necessità di una maggiore unità fra Nazioni europee, sulla necessità di dare all’Europa un ruolo decisivo e nuovo rispetto alla politica estera, etc. etc. Ma che dire dei giovani disoc-
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cupati? Che dire delle inadeguatezze della scuola nell’assicurare alle nuove generazioni la possibilità di avere conoscenze comuni e spendibili sul “mercato del lavoro”, un mercato ormai globale, ben oltre i confini nazionali degli Stati? Che pensare del fatto che in un continente piccolo, per estensione territoriale rispetto ad altri, come è il nostro, siamo in realtà il Continente con il più alto numero di Stati? Non si ha piena consapevolezza del fatto che questi tanti Stati, con identità nazionali e culturali diverse.... affondano le proprie radici in quella identica cultura - cosiddetta occidentale - mediterranea, greca e latina. E questa inconsapevolezza è un dato di fatto; ma un dato di fatto paradossale! Il senso dei progetti Comenius è la risposta a questo paradosso. I giovani europei vivono problemi adolescenziali comuni, in quanto giovani, condividono le medesime difficoltà di progettarsi in un futuro lavorativo, ascoltano la stessa musica, hanno identiche radici culturali, ma un livello di conoscenze scolastiche di qualità non omogenea fra tutti i paesi europei: i giovani europei non sono in modo egualitario portatori di un livello di competenze linguistiche e saperi che li metta in grado di dialogare fra loro e con il resto del mondo. E’ necessario restituire ai giovani di questo nostro Vecchio Continente il senso profondo delle loro radici comuni, a partire dalla scuola, per poi testimoniare queste radici comuni nella società: allora - e solo allora - potrà essere possibile una Unione Europea capace di essere e porsi come vera UNIONE EUROPEA, in grado cioè di delineare profili culturali, regole civili, direttive economiche in cui ciascun cittadino dei diversi Stati possa ricono-
scersi, senza dover per questo rinunciare alla propria identità. Ecco cosa sono i Progetti Comenius: il tentativo di costruire un nuovo profilo di cittadino, il cittadino europeo. In questa direzione va il lavoro delle scuole quando attivano progetti europei, poiché la scuola è il luogo dove ogni studente, in ogni stato europeo, trascorre gli anni decisivi della vita e di quel personale percorso formativo che lo porterà all’età adulta. Ma questa volontà di sperimentare e vivere un nuovo profilo di cittadinanza deve diventare fatto educativo collettivo. La scuola non basta, perché l’educazione è un processo al quale concorrono -
nella definizione dei comportamenti, dei valori di riferimento cui orientare la propria vita anche le famiglie e la società, e quindi ogni singola comunità locale in Europa. Torniamo alla Giovanni XXIII. Proprio a testimonianza delle motivazioni appena ricordate il nostro Comenius ha per titolo La comunità nella scuola e la scuola nella comunità. Abbiamo scelto di lavorare con i nostri colleghi spagnoli, portoghesi, italiani e rumeni, sul tema del consumo, poiché in Europa, se vogliamo salvare la nostra economia, se vogliamo vivere rapporti autentici con gli altri, se vogliamo consegnare un pianeta ancora vivibile alle generazioni future, dobbiamo certo diventare nuovi e diversi consumatori - rispetto all’oggi
- di prodotti alimentari e tecnologici, di lavoro, di ambiente… e di relazioni umane. Lavoriamo perciò per cambiare le nostre abitudini di vita per definirci consumatori sostenibili coinvolgendo, nel nostro percorso di costruzione di questo profilo di cittadinanza europea, chi voglia collaborare con noi... scuola, docenti e studenti, in questa piccola sfida al futuro. Vi terremo informati, anzi, saranno i nostri studenti a raccontarvi il nostro lavoro... Maria Antonietta Crescentini Docente coordinatore dei Progetti Europei
s alviamo la terra… s alviamo la Vuoi un mondo a colori... o in bianco e nero?
Giulia Massarelli Serena Schiavo III H
S a v i n g e n e r g y, w e s a v e t h e w o r l d
Michelle Nonni Vanessa Proietti III H
Forno solidale
Quando nasce un’impresa in carcere Si chiama così il laboratorio di panetteria all’interno dell’istituto penitenziario di Terni, inaugurato nell’ottobre 2006. Il progetto è nato nel 2003 dalla collaborazione tra il direttore della Casa Circondariale di Terni, dott Francesco Dell’Aira e il
presidente della cooperativa Frontiera Lavoro di Perugia, dott. Andrea Fora. E’ stato attivato innanzitutto un corso di formazione professionale per panificatori, della durata di 400 ore, reso possibile dal Progetto
Aster “per la rimotivazione, il recupero e l’integrazione dei detenuti nel mondo del lavoro”. L’obiettivo è non solo quello di offrire un lavoro, ma soprattutto di risocializzare chi si trova in condizioni di emarginazione, offrendo occasioni di cre-
scita culturale e professionale. Fa notare il dott. Dell’Aira che i detenuti hanno un grado di istruzione che nella stragrande maggioranza dei casi non supera la quinta elementare, e, proprio per
questo, oltre ai corsi di formazione, è stata allestita in carcere una biblioteca fornitissima gestita dagli stessi detenuti. Il progetto Aster prevede tre fasi: la prima consiste in un’attività di orientamento e preformazione che permette ai detenuti di verificare le loro attitudini al lavoro scelto, attraverso colloqui individuali con un operatore dell’équipe. Si tratta di percorsi personalizzati di reinserimento lavorativo che valorizzano il vissuto di ognuno, le potenzialità e le risorse, spesso soffocate dalla situazione di restrizione carceraria, e stimolano la capacità di relazionarsi con il mondo esterno. La seconda fase consiste nell’attivazione del laboratorio professionale vero e proprio di panettiere e pasticcere, sotto la guida di un esperto. In questo modo i detenuti avranno la possibilità di mettere in pratica quanto hanno appreso. Nella terza fase si definiscono piani di inserimento lavorativo tramite borselavoro presso aziende del settore della panificazione. Le persone selezionate potranno sperimentare condizioni lavorative reali e ritmi di produzione e sperare concretamente in una collocazione nel mondo del lavoro. Il progetto Aster si è concluso a Terni con la creazione di un laboratorio permanente di lavorazione artigianale di prodotti da forno all’interno della stessa Casa Circondariale. Il Dipartimento Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia ha finanziato l’acquisto delle attrezzature, l’adeguamento degli impianti elettrici,
idrici e della linea di alimentazione del gas. La cooperativa sociale Gulliver, nata nell’ambito della cooperativa Frontiera Lavoro, si occupa della gestione della panetteria intitolata Forno solidale, della produzione e commercializzazione del pane e degli altri prodotti da forno, e dell’inserimento lavorativo dei detenuti. Nel Forno solidale si realizzano quotidianamente prodotti destinati ai detenuti dell’istituto penitenziario: pane di ogni tipo, biscotti, crostate, pizze, focacce, ecc. Poiché i soci della Gulliver provengono da tante parti del mondo, ci sarà la possibilità di preparare diversi tipi di pane e di dolci, compresi il pane indiano e quello arabo. In una fase successiva si prevede la commercializzazione di questi prodotti in ambito regionale, per fornire concrete opportunità
lavorative alle persone detenute. Il progetto Forno solidale si inserisce senza troppe forzature nella tradizione di panificazione umbra, in particolare ternana, che deve la specificità dei suoi prodotti alla presenza di acque, minerali e no, abbondanti e preziose. Si continua così una tradizione artigiana che fa del pane di Terni un prodotto di eccellenza. Elettra Bertini
TERNI La favola
S esto brano della favola ternana. R iepilogo: Dicembre 2006
Acque e terre emerse Gennaio 2007
Chiare e dolci acque Febbraio 2007
L’acqua e le sue proprietà Marzo 2007
Interamna Aprile 2007
I primi forni Maggio 2007 GULLIVER: forno solidale Settembre 2007
Pasticceria ternana GR
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APPROVATO IL BILANCIO PREVENTIVO 2007 L’Assessore Gianni Pelini: “Una manovra virtuosa che non aumenta le tasse e taglia le spese”. - Approvato anche il Piano triennale degli investimenti. La Provincia di Terni per la cultura
Si attesta sui 68,6 milioni di euro il bilancio preventivo 2007 della Provincia di Terni. Una manovra che non prevede alcun aumento di tasse - afferma l’Assessore Gianni Pelini, illustrando il documento al Consiglio provinciale - che conferma l’abolizione di alcuni tributi, come la TOSAP sui passi carrabili e che apporta alcuni tagli alle spese. Siamo un Ente in buona salute e con bilanci virtuosi. Le politiche messe in atto in questi anni consentiranno ai prossimi amministratori di continuare con tranquillità a fare investimenti produttivi per il nostro territorio. Hanno votato a favore tutti i Gruppi di maggioranza, mentre l’opposizione l’ha bocciata. Mancano all’appello, rispetto allo scorso anno, circa 7 milioni, derivanti in massima parte da minori trasferimenti statali e regionali e minori alienazioni. I partiti della coalizione di centrosinistra, come detto, hanno condiviso il preventivo 2007 nelle linee generali e negli interventi previsti, anche se sono state chieste maggiori attenzioni alle situazioni economiche e sociali delle famiglie, a progetti più qualificanti per l’Ente, agli eccessivi costi della politica, alla necessità di procedere ad una riforma endoregionale attraverso un riequilibrio territoriale delle due province ed una razionalizzazione degli Enti di secondo livello.
La Provincia di Terni per la cultura
Investimenti per 27,5 milioni di euro nei prossimi tre anni
Di segno nettamente contrario, invece, gli interventi dei rappresentanti della CdL che hanno criticato, in particolar modo, l’eccessivo ricorso dell’Ente alle consulenze ed alle collaborazioni, la mancanza di indicazioni certe circa le priorità da perseguire, il fallimento della formazione e delle politiche del lavoro. Con l’approvazione del Bilancio 2007 - ha concluso il dibattito l’Assessore Pelini - si apre una nuova fase, basata su certezze finanziarie e la possibilità di attuare interventi imprevisti e progetti speciali con il fondo di riserva, sul cui utilizzo coinvolgeremo lo stesso Consiglio.
Quadri riassuntivi delle entrate e delle uscite. Confronti rispetto al 2006 con le incidenze percentuali. E N T R AT E
PREVISIONE 2007
%
PREVISIONE 2006
%
A Entrate Tributarie
21.342.950,00
31,1
20.806.658,62
27,5
B Entrate derivanti da trasferimenti da Stato, Regione etc.
27.446.458,17
40,0
26.826.509,17
35,5
C Entrate extratributarie
2.436.821,87
3,5
2.631.546,83
3,5
D Entrate per alienazioni, ammortamento beni patrimoniali, trasferimenti, etc.
5.067.249,23
7,4
10.424.098,91
13,7
E Entrate per accensione di prestiti
4.495.769,00
6,6
6.664.410,99
8,8
F Entrate per partite di giro
7.792.165,00
11,4
8.283.165,00
11,0
68.581.413,27
100
75.636.389,52
100
PREVISIONE 2007
%
PREVISIONE 2006
%
A Spese correnti
47.039.851,42
68,6
44.078.245,74
58,3
B Spese in conto capitale
11.583.382,28
16,9
21.272.271,62
28,2
C Spese per rimborso di prestiti
2.166.014,57
3,1
2.002.707,16
2,6
D Partite di giro
7.792.165,00
11,4
8.283.165,00
10,9
68.581.413,27
100
75.636.389,52
100
TOTALE
U S C I T E
T O T A LE
Insieme al bilancio di previsione è stato approvato anche il piano triennale degli investimenti che prevede, tra il 2007 ed il 2009, un programma di interventi per circa 27,5 milioni di euro (9,2 nel 2007, 10 nel 2008 e 8,3 nel 2009), con cui si darà seguito a precisi mandati del Consiglio provinciale e a richieste avanzate dalle comunità amministrate. Gli investimenti riguardano, soprattutto, i comparti della viabilità (circa 15,5 mil €), dell’edilizia scolastica (circa 6,3 mil €), del patrimonio (circa 3,5 mil €), dell’ambiente (circa 1,7 mil €) e dell’impiantistica sportiva (580 mila €). Quest’anno saranno investiti circa 10 milioni di euro, di cui circa 5,7 sulla viabilità, circa 1,9 sull’edilizia scolastica, 955 mila € sul patrimonio, 550 mila € sull’ambiente, 180 mila € sull’impiantistica sportiva. Anche per il 2008 sono previsti massicci investimenti su viabilità (7 mil €), edilizia scolastica (2,2 mil €) ed ambiente (550 mila €), cui fanno seguito patrimonio (150 mila €) ed impiantistica sportiva (150 mila €). Stesso discorso anche per il 2009; gran parte delle risorse, infatti, sarà utilizzata per rendere più sicure le strade (2,8 mil €) e le scuole (2,2 mil €), per valorizzare il patrimonio dell’Ente (2,3 mil €), per tutelare l’ambiente (550 mila €) e per migliorare i nostri impianti sportivi (250 mila €).
Il nuovo grande affresco d e l d u o m o d i Te r n i Alcu n e in f ormazioni sul dipinto di Cinalli L’idea che muove e sorregge tutto il dipinto è quello delle due reti che tiene con pugno fermo Gesù risorto il cui movimento è in forte tensione verso l’alto, verso la città celeste, puntando però il suo sguardo sulla mano del Padre che tutto sovrasta e anima. Il ruolo di Gesù è quello di traghettare gli umani verso la casa del padre dopo averli liberati dalle catene che li tenevano prigionieri nel bucobozzolo della propria solitudine, del proprio egoismo. Qualcuno rifiuta l’aiuto della grazia del risorto e rimane dov’è; qualche altro è aiutato dal vicino ad uscire da se stesso, altri prendono coscienza del proprio stato di malati. Tutte le categorie di povertà attuali sono presenti, compre-
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si i mali che derivano dal legare la propria identità a mode passeggere (tatuaggi, vestiti, scarpe di Prada, teste rasate, identità di genere poco chiare). Nelle reti i salvati sono colti nei momenti più impensati, alcuni mentre amano, altri nella meditazione, altri prima della morte; molte presenze di poveri, chi mentre chiede l’elemosina, chi aiuta il chierico a sollevarsi, chi offre il rosario per sostenersi e rimanere legata a Gesù con la preghiera. Anche la città megalopoli è presente come produttrice di polluzioni e di rifiuti umani abitanti nelle baraccopoli. L’inquinamento produce deserto e nel deserto abitano gli umani malati in attesa di
salvezza. Diversi gli omaggi a grandi pittori italiani: Pier della Francesca, Michelangelo, Signorelli, De Chirico. Ricardo Cinalli, argentino, condivide con noi la sua forza pittorica che da latino americano vede nella carne, nei corpi aggrovigliati tutta la passione e il dramma dell’umana fragilità e dell’umano piacere dei sensi. Don Fabio Leonardis Mq
153,45 Durata lavori
7 settimane MUSEO DIOCESANO E CAPITOLARE DI TERNI
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Na scita del numer o Conferenza alla Scuola Media Valli di Narni
Sabato 21 Aprile 2007 Scuola Media Valli di Narni
120 minuti di sano divertimento
Gli Amici di Grillo puntano su Primarie e biciclettate di massa. Gli appuntamenti con il Meetup di Terni si moltiplicano di giorno in giorno e diventano sempre più stimolanti e coinvolgenti. Durante il consueto incontro infrasettimanale gli Amici di Beppe Grillo invitano la cittadinanza ad assistere a proiezioni gratuite, per poi affrontare con i presenti tematiche esposte nel sito www.beppegrillo.it e non solo. Organizzano spesso piccole riunioni cittadine dalle quali fino ad oggi sono emersi ottimi spunti e buonissime idee per migliorare in parte la nostra città, afferma un membro dello Staff Amici di Beppe Grillo. Un neo-iscritto assicura: E’ un ottimo modo per informarsi, farsi
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due risate con gli spettacoli di Beppe, subito dopo portare l’attenzione su problematiche Ternane ed agire concretamente! Il Meetup di Terni in questo periodo invita tutta la cittadinanza a discutere in particolar modo le Primarie Ternane ed una nuova iniziativa chiamata Critical Mass (Biciclettata di massa). Andrea Conti (fondatore del Meetup di Terni) approfondisce il discorso inerente gli obiettivi a breve termine: In occasione delle future amministrative (di Terni e Provincia) abbiamo organizzato una raccolta Andrea Conti e Beppe Grillo di firme su alcuni punti
Maggio 2007 Scientifico Gandhi di Narni Le radici e le parole della matematica
discussi dalla cittadinanza: le Primarie Ternane. Queste ultime verranno poi sottoposte ai candidati presentati dai vari partiti. La successiva visibilità delle dichiarazioni di preferenza dei candidati sui punti firmati dai cittadini, aiuterà poi tutti a decidere a chi affidare il proprio voto. L’idea di base è di creare discussione, approfondimento e votazione di alcuni punti, che possono derivare dal blog di Beppe, o da discussioni del gruppo. Infine presenteremo e discuteremo nei dettagli la Critical Mass, un simpatico movimento
che si propone principalmente di sensibilizzare la gente all’uso della bicicletta in città. Questi saranno i temi da affrontare nei prossimi incontri. Ecco perchè chiediamo il sostegno e la partecipazione di tutta la cittadinanza, sia attraverso consigli, complimenti, o critiche! Prima di ogni discussione verrà proiettato un breve video di Beppe Grillo. Per conoscere i futuri incontri del Meetup di Terni si può visitare il forum http://beppegrillo.meetup.com/258/calendar. Chiunque potrà soddisfare le proprie curiosità sia attraverso il forum http://beppegrillo.meetupcom/258, sia chiedendo informazioni alla mail amicibeppegrillotr@libero.it
Dall’Amore alla di
Tolleranza
Ferdinando Maria Bilotti
Amore Il più bello tra gli inganni escogitati dagli uomini per attribuire una parvenza di senso alla loro esistenza. Bontà Qualità dello spirito che viene spacciata dai suoi detentori come il frutto d’una libera scelta, ma che in realtà costituisce, il più delle volte, una conseguenza non desiderata dell’orgoglio o della debolezza d’animo. Carino Aggettivo universale femminile. Dare Il modo più semplice per essere certi di non ricevere. Ecumenismo Un dirigente della General Motors che ci spiega quanto siano buone le automobili della Ford. Fratellanza Sentimento che accomuna due persone, di regola contrapponendole ad una terza. In Italia è assai poco diffuso, soprattutto tra appartenenti ad aree geografiche differenti, sebbene negli ultimi anni settentrionali e meridionali si siano molto riavvicinati, convergendo sul terreno comune dell’odio verso gli immigrati. Gratitudine E che roba è? Infelicità La distanza che separa ciò che speriamo da ciò che crediamo possibile. Libertà di parola Lo scudo dietro il quale si riparano i tuoi nemici per avere licenza di calunniarti. Morte Il solo nemico che preferiamo ci colpisca alle spalle anziché affrontarci a viso aperto. Noia Condizione di felicità inconsapevole e dunque non suscettibile di godimento, destinata in compenso, una volta perduta, ad essere oggetto di rimpianto. Onestà intellettuale Dote che riconosciamo ai nostri avversari quando ci danno ragione. Piacere Vile surrogato della gioia. Rassegnazione Rendersi conto che il giorno che sta iniziando non è poi tanto diverso da quello ch’è appena finito… Sincerità Un lusso che soltanto i prepotenti possono concedersi. Tolleranza Atteggiamento considerato indice di civiltà, ma che il più delle volte origina dalla pura e semplice indifferenza.
Derive e apProdi N uove clamorose rivelazioni sull’attività ricattatoria del fotografo Corona: anche un politico di sinistra sarebbe stato fatto pedinare, allo scopo di immortalarlo in comportamenti non ortodossi! Il nome del malcapitato è ancora ignoto, ma pare si tratti addirittura del leader d’uno dei principali partiti della coalizione di governo. Sono trapelate, comunque, numerose indiscrezioni sul contenuto delle foto scattategli. In omaggio alla libertà di pettegolezzo, eccovi dunque le pose incriminate, frutto di settimane e settimane di appostamenti: 1. Il politico X, fermo dinanzi ad un’edicola, acquista il quotidiano La stampa, respingendo invece sdegnosamente la copia de l’Unità offertagli dal giornalaio. 2. Il politico X, fermando la sua automobile lungo una strada malfamata, si sporge dall’abitacolo e domanda ad una pensionata di passaggio la sua opinione sulle politiche governative per la terza età. 3. In un locale dall’aria equivoca, il politico X conversa con un uomo travestito da donna, al di sotto d’uno striscione riportante la dicitura Compagni in maschera - Gran Carnevale 2007. 4. Il politico X acquista con fare guardingo una bustina piena di polvere bianca, che deposita assieme ad un casco di banane nel carr e l l o dell’Ipercoop dov’è stato mandato dalla moglie a fare la spesa. 5. Infine, il politico X è colto nel bagno di casa, mentre versa la polverina bianca in una bacinella colma d’acqua bollente e si gode il meritato pediluvio. C om’è noto, tra i problemi che i DS si trovano ad affrontare lungo la strada che dovrebbe condurre al Partito Democratico v’è quello della scelta della sua
casa europea. Al riguardo, mentre Angius sostiene con fermezza la necessità della sua affiliazione al Partito Socialista Europeo e il tandem SalviMussi sceglierà addirittura la scissione pur di rimanere sotto questa insegna, D’Alema invita al pragmatismo, mostrandosi molto più comprensivo nei riguardi dei compagni (di strada) della Margherita, i quali hanno difficoltà ad accettare una simile prospettiva. Non si può intimare a Marini di diventare socialista recita una sua celebre battuta. Meno nota un’altra sua uscita, rivolta proprio ai compagni (di partito) più intransigenti: Ma insomma… dopo che per oltre ottant’anni abbiamo trattato i socialisti prima da borghesi, traditori del proletariato e criptofascisti, poi da ladri, carrieristi e puttanieri, come si fa ad avvelenarsi il sangue per una questione del genere? L a riconosciuta necessità di correggere le storture dell’attuale legge elettorale hanno riportato d’attualità l’ormai annoso dibattito tra politologi sui pregi e i difetti dei differenti sistemi elettorali. In tale campo, spicca come sempre la figura e il pensiero dell’insigne politologo Giovanni Sartori, tenace sostenitore
del doppio turno alla francese, l’adozione del quale consentirebbe ai partiti maggiori di non dover più sottostare ai ricatti delle piccole formazioni, determinando così una sostanziale riduzione del numero degli stessi ed una benefica semplificazione del quadro politico. A proposito, alle ultime elezioni presidenziali francesi i candidati di sinistra sono stati dodici, di cui sette di sinistra, di cui tre di area trozkista. È vero però che in Francia i trozkisti non contano un tubo (in un certo senso fanno parte del folklore politico locale, come i ministri degli esteri col doppio cognome), mentre da noi i conti con la minoranza interna di Rifondazione Prodi deve pur farseli, almeno al Senato; ma è ancora da capire se la situazione francese dipenda dalla legge elettorale o semplicemente dal fatto che il grosso degli elettori d’oltralpe preferirebbe avere come presidente il parrucchiere di Ségolène Royal piuttosto che un esponente della Ligue communiste révolutionnaire. I n segno di protesta contro le intollerabili ingerenze del Vaticano nella politica italiana, Daniele Capezzone ha annunciato un estremo gesto di disobbedienza civile: la settimana prossima sposerà una monaca. Per non farsi surclassare dal pupillorivale, Pannella ha immediatamente replicato che lui già da tempo convive con un parroco. S empre più aspra la polemica sulle regole d’ingaggio dei soldati italiani. Ieri una delegazione di parlamentari di AN ha inauguVraiment rato il monumento al Royal milite ignavo. F. M. Bilotti
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