La Pagina Marzo 2013

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Marzo 2013

Mensile a diffusione gratuita di AttualitĂ e Cultura

Corrado Spaziani L'altra forma del vero I collezionisti espongono le opere del maestro Terni, Palazzo Montani Leoni Corso C. Tacito 49 9 marzo - 14 aprile 2013 venerdĂŹ, sabato, domenica 9.00-13.00 / 17.00-19.00

Collezione privata Cesare Taddei Foto Marco Santarelli


T r a M a i a e M a l a c h i a L’abbiamo appena scampata dalla profezia (che poi profezia non era affatto) del calendario Maia, e siamo già di nuovo di fronte ad un’altra prossima fine del mondo. A dire il vero, stavolta si tratta di una fine del mondo che gli esperti di catastrofismo sapevano da tempo di dover temere ma, a differenza di quella associata al calendario mesoamericano, in questa vi era una certa incertezza temporale; incertezza dovuta al fatto che la nuova fatalità era programmata in occasione di un evento ben preciso, ma non collocato in un giorno prestabilito. Parliamo della cosiddetta profezia di Malachia. Tecnicamente, anche in questo caso non si tratta di una vera profezia, perché il termine profeta non indica chi prevede il futuro, ma colui che parla in nome di altri; poiché però questi altri sono solitamente delle divinità (e notoriamente gli dèi sanno tutto del futuro), il termine profeta è diventato sinonimo di divinatore. Il Malachia in questione, anche se non autentico profeta, non è per questo un ciarlatano qualunque; trattasi anzi di San Malachia, vescovo della città di Arnagh, vissuto nel XII secolo. Il nostro stilò una lista dei papi futuri, a partire dal suo contemporaneo Celestino II, fino al 112° ed ultimo pontefice della romana chiesa cattolica. Ad ognuno di essi dedicò un breve motto latino, dal quale si è liberi di dedurre alcune caratteristiche del papa in questione. È bene chiarire subito che quasi certamente la lista di Malachia è un falso: è virtualmente assodato che fu in realtà scritta nel 1590 da un certo Alfonso Ceccarelli, il quale probabilmente aveva l’intenzione di influenzare i conclavi della sua epoca: una delle più evidenti ragioni a favore dell’ipotesi del falso è che le “previsioni” dei papi eletti tra il XII e il XVI secolo sono fantasticamente aderenti ai soggetti poi effettivamente saliti al soglio pontificio, mentre dal 1590 in poi i motti della profezia diventano assai più generici e passibili di interpretazioni diverse; in pratica, qualcosa di simile alle Centurie di Nostradamus, che con un po’ di pazienza e di fantasia consentono di prevedere tutto il possibile e anche l’impossibile. Ciò non di meno, la lista profetica esiste, sia essa stata redatta da Malachia o dal Ceccarelli, ed è dal 1600 che si gioca a vedere quanto siano aderenti i motti profetici ai papi effettivamente eletti. Come sempre accade in questi casi le aderenze, in qualche modo e con più o meno fatica, si riescono a trovare: ma sono solo quelle particolarmente ben riuscite che lasciano il segno. Benedetto XVI passerà senza dubbio alla storia come papa dimissionario (anche se il termine

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dimissioni è del tutto errato, per un monarca: si dovrebbe parlare di abdicazione, perché le dimissioni si presentano ad un ente gerarchicamente superiore, e un re non ha nessuno che soddisfi, almeno su questa Terra, simili condizioni), eppure il suo Gloria Olivae (questo il motto che gli riserva Malachia) non sembra farvi cenno. Andò meglio con papa Wojtyla, perché il suo De Labore Solis era più facilmente assimilabile al lungo lavoro e alle origini del pontefice polacco. Per Giovanni XXIII ci si deve arrampicare un po’: si porta appresso un Pastor et Nauta che rende la cosa difficile, visto che papa Roncalli non aveva poi molto del “marinaio”: ma qualcuno notò che è stato patriarca di Venezia, e c’è chi si accontenta di un simile aggancio. Il colpo grosso, Malachia (o Ceccarelli, fa lo stesso) lo ha messo a segno senza dubbio con papa Giovanni Paolo I: il lapidario De Medietate Lunae sembra associare perfettamente il brevissimo pontificato di papa Luciani al volgere di un singolo periodo lunare: dopo una simile performance, le azioni della profezia di Malachia fecero un vero e proprio boom in borsa. Si può continuare a giocare per un bel po’, con i motti latini associati ai pontefici: ma il punto cruciale è che Malachia/Ceccarelli si sono fermati al papa numero 112: questo, identificato come Petrus Romanus, dovrebbe essere l’ultimo pontefice della storia, provocare un bel po’ di disastri, e far distruggere la città di Roma, come minimo: secondo gli ottimisti, dovrebbe invece far finire il mondo. E nel computo dei papi (anche questo, a dire il vero, un po’ adattato alla bisogna), è proprio il successore di Joseph Ratzinger ad essere il centododicesimo successore di Pietro. Insomma, per chi ci crede, il prossimo conclave di Marzo dovrebbe far affacciare dal balcone di San Pietro qualcuno di molto prossimo a Mefistofele, e comunque particolarmente deleterio per la cristianità e per il mondo intero. E siccome la corsa al sacro soglio è già cominciata e ci sono già liste di papabili (per una volta, nel senso letterale del termine), c’è chi cerca ulteriore motivo di preoccupazione nel vedere la rosa dei candidati. Uno, in particolare, è temutissimo dagli estimatori di Malachia: si tratta di Tarcisio Bertone. Segretario di Stato Vaticano (che è come dire Ministro degli Esteri) dal 2006, nonché Camerlengo di Santa Romana Chiesa, è senza dubbio un nome che capita di frequente nella lista dei favoriti. Ma perché mai preoccupa così tanto i superstiziosi che vedono proprio in lui il terribile Petrus Romanus? Beh, semplice: perché il nome completo di Tarcisio è in realtà Tarcisio Pietro Evasio, e quel “Pietro” in seconda posizione basta ed avanza a terrorizzare; in più, il nostro è nato in un paesino chiamato Romano Canavese, e questo getta nella più cupa disperazione i pessimisti. Così, siate preparati: se il cardinal Bertone diventa papa, ci saranno un sacco di persone che se la faranno addosso dalla paura, molto più che con i Maia. Del resto, anche se verrà eletto un altro, vedrete che in quattro e quattr’otto si scoprirà subito per quale ragione dovrà essere proprio lui, il Petrus Romanus Piero Fabbri profetizzato.


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Tr a M a i a e M a l a c h i a - P F a b b r i GRUPPO CENTRAL MOTOR Grecia - G Raspetti TECNO OFFICE Cibo in salsa 2.0 - A M e l a s e c c h e Basta, mi separo! - M P e t ro c c h i S T U D I O O D O N T O I AT R I C O N O V E L L I Il veleno del mare in una tazzina - F Patrizi FA R M A C I A B E T T I Quando l’ansia diventa nemica - S Marsiliani, P Pernazza C O O P E R AT I VA M O B I L I T À T R A S P O R T I Donde està la sociedad civil? - P Seri L’effetto V - A C r e s c e n z i P R O G E T T O M A N D E L A - E Landi, F Gaggia A S S O C I A Z I O N E C U LT U R A L E L A PA G I N A ENDA Assessorato Cultura Scuola e Politiche Giovanili - S G u e r r a Maledetta stilografica - V P o l i c re t i Il medico e il rapporto - G G i o rg e t t i L A B O R AT O R I S A L VAT I A Z I E N D A O S P E D A L I E R A S A N TA M A R I A D I T E R N I La spedizione dei mille: il viaggio e lo sbarco - F N eri N U O VA G A L E N O C ’ e r a u n a v o l t a . . . - V Grechi STUDIO DI RADIOLOGIA BRACONI Marco Rapisardi e il suo sogno diventato realtà - L B e l l u c c i ALFIO LICEO CLASSICO - M D’Ulizia, C Bernardinangeli, V Sernicola, B Ridarelli

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TERNI ricordi del passato

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Alla scoperta di... TERNI - LS CENTRO MEDICO DEMETRA - ERREMEDICA F O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I O L’alimentazione del bambino dai sette ai dodici anni - L F B i a n c o n i Angelisa Bertoloni - C Colasanti ALLEANZA TORO ASTRONOMIA - T S c a c c i a f r a t t e , P Ca s a l i , E C o st a n t i n i , M P a sq u a l et t i Il Comune di Reggio Emilia razionalizza l’illuminazione pubblica - F C a p i t o l i C o n f e r e n z e d i a s t r o n o m i a - ATA LIBERO de LIBERO - R Bellucci G L O B A L S E RV I C E SUPERCONTI

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PA G I N A

- L Santini

Mensile di attualità e cultura

Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni

G r e c i a Siamo figli degli Etruschi, dei Romani, ma, soprattutto, dei Greci, del popolo cioè che ha impresso nelle menti e nei cuori, con il fuoco della sua cultura, il sacro sentimento della democrazia, il senso del bello, l’amore per il mito, la venerazione della dignità umana, il rispetto per l’altro. Ma non in tutti i cuori, non in tutte le menti. Molti, nel nostro paese, si eccitano al ragliar degli istrioni, vivono di falsità e di bugie, godono di battutine, del cattivo gusto, delle zozzerie. Ritengono mitico chi sa dileggiare, chi sa offendere. La Grecia, dunque, nostra origine, nostra nutrice. Oggi però facciamo finta che non esista, ci piace pensare stia dormendo. Ci fa troppo male vedere in che condizioni sia costretta a vivere, soffocata da fame, disperazione, mancanza di medicinali. A causa dei debiti accumulati anche la Croce Rossa Svizzera ha deciso di tagliare la fornitura di sangue alla Grecia. Sacrifici enormi, per non uscir dall’Europa, perché uscire sarebbe la catastrofe totale. In Italia si ha paura di fare la fine della Grecia o, forse, ancor peggio. L'Istat fotografa un paese malato, con la disoccupazione che vola e debito pubblico record. Nel 2012 l'economia italiana si è contratta del 2,4%, i consumi segnano un calo del 3,9% l’anno, con la spesa delle famiglie a -4,3%. Abbiamo quindi, urgentissimo bisogno di governo. Ma c’è chi cerca lo sfascio completo del paese, così potrebbe ghermire la possibilità di cavalcare tutto lo scontento e assicurarsi, almeno per una ventina di anni, come d’uso nel nostro bel Paese, un sultanato assoluto. Ne ricordo molti, Craxi ad esempio ce l’ho ancora davanti agli occhi, dire: più forti saremo noi, più fortemente potremo pensare al paese (e non si riesce a capire se si trattasse di una minaccia o di una promessa). In realtà -rileggete i giornali delle varie epoche- c’è una sola costante: indebolire fino alla soppressione il mondo delle persone sane ed oneste, dei non mafiosi, dei non quaestuantes, dei non implorantes, della scuola, dei lavoratori, delle loro rappresentanze, delle loro opere. Non sono certo esenti da colpe i sedicenti rappresentanti dei lavoratori, ai quali vanno anzi addebitate palesi incapacità, fatto salvo, al più, qualche biascichio. Alla base c’è sempre l’odio dei cultori di privilegi per gli uomini liberi. L’odio antico contro la Grecia e contro la Cultura. G i a m p i e ro R a s p e t t i

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Cibo in salsa 2.0 Cibo e internet: un connubio decisamente ben riuscito. Il cibo e la cucina sono tra gli argomenti maggiormente dibattuti sul web. Del resto mangiare e conversare sono considerate in cima alle attività più anticongiunturali che esistano. Ma com’è cambiata la cucina nell’era 2.0? I blog di cucina sono sempre più diffusi e seguiti. Anche se non tutti hanno lo stesso incredibile successo, alcuni addirittura possono vantare più di 100.000 visitatori, grazie al passaparola che si sa, è l’anima del web moderno. Ogni giorno, se da una parte ci sono migliaia di foodblogger che scrivono il loro punto di vista sul cibo e le combinazioni sono infinite: etnici, vegani, crudisti, scientifici, tradizionalisti, creativi, molecolari, fotografici, etc., dall’altra, sempre più appassionati, buongustai o cuochi che siano, si rivolgono a Internet per trovare ricette, suggerimenti e recensioni di ristoranti. I blog e i forum sono considerati addirittura più attendibili delle riviste, più veri e più aggiornati. Il parere di una persona “come noi”, quando si tratta di cucina, non è forse meglio di quello di un “addetto ai lavori” sconosciuto? Quello dei foodblogger è ormai un vero e proprio movimento: solo in Italia si contano 3500 blog dedicati al cibo, ma il numero è fluttuante: ne nascono e ne muoiono in continuazione e di questi quasi il 90% è curato da donne. Interessante è anche la motivazione che spinge a scrivere, quasi mai di natura prettamente culinaria, quasi sempre legata all’accadimento di un avvenimento importante come una separazione o un matrimonio, al volersi creare uno spazio proprio, al decidere di rilanciare la propria vita in un momento no, al tentativo di rientrare nel mondo del lavoro, all’emulazione di qualche blogger ormai di successo che spopola anche in tv. È una vera rivoluzione e le implicazioni economiche non sono da poco. Ci sono riviste storiche del settore che chiudono i battenti, perché

Non è purtroppo necessario ricorrere alle statistiche ISTAT per apprendere quanto le separazioni siano in inarrestabile aumento. L’unico elemento positivo di una vicenda che è, comunque, percepita dai più, come un fallimento, è che nel tempo è maturata la capacità dei coniugi di gestire la crisi e di trovare un accordo su tutti gli aspetti della vita coniugale scegliendo, con sempre maggior frequenza, la separazione consensuale. Quest’ultima, infatti, a differenza di quella giudiziale, consente di porre fine alla “vicenda” con l’omologa degli accordi da parte del Tribunale competente dopo una sola udienza, con un evidente risparmio in termini emotivi … ed economici. Ma se è vero che in sede di accordo i coniugi possono regolarsi, in linea di principio, come meglio credono, è pur vero che l’omologa può essere rifiutata “quando l’accordo … relativamente all’affidamento e al mantenimento della prole è in contrasto con l’interesse di questi”. Ogni accordo di separazione deve pertanto basarsi sui princìpi enunciati negli art. 150 c.c…. In caso di prole, poi, la legge 54/06 ha introdotto la regola generale dell’affido condiviso in base alla quale la potestà genitoriale è esercitata da entrambi i genitori. Le decisioni di maggiore interesse per i figli, relative all’istruzione, all’educazione e alla salute, sono assunte di comune accordo è ciò per dare concretezza al diritto riconosciuto al minore di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori e con le loro rispettive famiglie di appartenenza. Purtroppo la realizzazione di tale principio è nella pratica difficilissima e ci si trova quasi sempre a discutere di fine settimana alternati e feste comandate, così come si faceva prima dell’introduzione dell’affido condiviso. Quanto all’aspetto economico, salvo accordi diversi liberamente sottoscritti dalle parti, ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito.

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ancora su carta stampata, mentre i brand che si occupano di cibo si interessano sempre più a Internet, diventando “fornitori di ricette” multimediali, attraverso Facebook, Twitter, etc.. Sono decisamente andati i tempi dell’Artusi e del Talismano della felicità, per Nonna Papera è game over. C’è di più, stiamo velocemente passando dalla ricerca dei cavoletti di Bruxelles al supermercato, a quella dei cavoletti di Bruxelles su Google. Nessun pasto potrebbe iniziare senza avere gli ingredienti giusti e il primo passo è proprio quello dedicato alla spesa che sempre in un numero maggiore di città può essere fatta direttamente dal divano di casa, via web. Cresce infatti il numero dei siti che permettono di farsi spedire quanto scelto virtualmente al supermercato e cresce parallelamente anche l’attenzione per il prodotto biologico e a chilometri zero. Chi, invece, non solo non ha tempo da dedicare alla spesa, ma è anche a corto di idee su cosa cucinare, potrebbe trovare interessante quanto proposto da iDinner (www.idinner.it), startup sarda da pochi mesi sbarcata nel Nord Italia. Il prodotto di iDinner è semplice: una spesa per 4 cene per una famiglia di 4 o 2 persone, inclusi tutti gli ingredienti (stagionali e freschi) necessari per seguire le ricette consigliate dall’esperto nutrizionista. Se invece è la scelta del vino il vostro problema c’è 3Wine (www.3wine.it), startup veronese rivolta a chi ama il vino, ma si perde tra etichette e qualità. Spesa, vini e ricette possono essere utili, ma esiste anche l’altra faccia della medaglia: mangiare a casa di altri. E su questo fronte lavora, la made in Abruzzo, NewGusto (www.newgusto.com), “la community più gustosa del web”, che si ripromette di farci banchettare nelle case di altre persone, si parla in questo caso di social-eating. Da qualche tempo è anche possibile entrare nei meandri del “codice sorgente” di un piatto di rigatoni alla carbonara. Grazie a Open Source Food (www.opensourcefood.com). Si tratta di un esperimento di sito web 2.0 che permette di condividere ricette, commentarle, scambiarsi opinioni e consigli e fotografie di piatti sempre appetitosi. In questo caso il target è costituito però da cuochi o aspiranti tali, ma anche semplici appassionati di cucina che vogliono allargare il proprio bagaglio tecnico. Insomma, è proprio il caso di dirlo, ce n’è per tutti i gusti e qualunque sia il vostro modello di riferimento, tradizionale o 2.0…Buon appetito! alessia.melasecche@libero.it

Bas ta, mi s e p a ro ! La corresponsione dell’assegno periodico viene determinata considerando le attuali esigenze del figlio; il tenore di vita goduto dal figlio in costanza di convivenza con entrambi i genitori; i tempi di permanenza presso ciascun genitore; le risorse economiche di entrambi i genitori; la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore. Anche i figli maggiorenni non indipendenti economicamente hanno diritto ad un assegno periodico che va versato direttamente all’avente diritto, così come il coniuge che non disponga di alcuna fonte di reddito o che abbia redditi propri non adeguati a consentire un tenore di vita ragionevolmente comparabile a quello goduto in costanza di matrimonio; in quest’ultimo caso un utile parametro di riferimento può essere il differenziale di reddito tra i coniugi. Tutti gli assegni sono automaticamente adeguati secondo gli indici ISTAT oppure secondo il parametro indicato dalle parti o dal giudice. Quanto al godimento della casa familiare questa è attribuita tenendo prioritariamente conto dell’interesse dei figli e ciò allo scopo di salvaguardare il loro bisogno “di continuare senza traumi ad usufruire dello standard di vita realizzato in costanza di convivenza dei genitori e di mantenere inalterati i rapporti con l’ambiente in cui sono vissuti” (Jannarelli 1982). È per questa ragione che quando mancano figli minori, i maggiorenni sono autosufficienti o si tratta di “seconde case”, l’assegnazione è esclusa. È bene ricordare che la revoca del provvedimento di assegnazione della casa coniugale è sempre possibile quando l’assegnatario non abiti stabilmente nella casa familiare oppure conviva more uxorio o contragga nuovo matrimonio. In fondo separarsi in armonia può sembrare un ossimoro ma, ma quando la separazione è inevitabile, è la cosa migliore che si possa fare. Buona lettura del nostro codice civile a tutti! Avv. Marta Petrocchi

legalepetrocchi@tiscali.it


Storia dell’odontoiatrìa II parte

Anche il grande Leonardo Da Vinci si occupò di denti descrivendo i rapporti delle radici dei molari superiori con il seno mascellare. Nel 1500 venne descritto l’uso di strumenti simili ad archetti da gioielliere in grado di azionare una punta per eseguire la trapanazione del dente cariato o dolente; qualche secolo più tardi l’introduzione di strumenti quali escavatori taglienti migliorarono di molto il grado di pulizia delle lesioni cariose. Nel XVI secolo venne data molta più attenzione ai problemi dentari, si fece maggiore attenzione all’igiene orale, si sviluppò la strumentazione per le cure odontoiatriche. Verso la metà del secolo comparvero in Svizzera le prime protesi totali (dentiere), che nei due secoli successivi (1600 e 1700) furono migliorate nelle tecniche costruttive e nei materiali: ci si poteva anche avvalere di ebanisti specializzati nel lavorare e intagliare l’avorio utilizzato per la fabbricazione di tali dentiere e veniva preferito, per la sua resistenza, il dente di ippopotamo. Nel corso del 1600 l’odontoiatria trovò maggiore interesse anche da parte dei regnanti con dentature compromesse; nacquero così i primi dentisti reali, dentisti di corte al servizio dei re e del loro entourage, ai quali facevano da contraltare una gran quantità di cosiddetti ciarlatani o cavadenti, molti provenienti dall’Italia, che, spostandosi per città e paesi, prestavano la loro opera itinerante, a metà tra il saltimbanco, il barbiere e il medico, a chi lo richiedesse. Uno di questi personaggi che operò a Parigi per una trentina di anni era un certo Geronimo Di Ferrante, di Orvieto, il quale produceva un preparato chiamato l’orvietan definito imbattibile contro il mal di denti e per il quale aveva anche ottenuto un brevetto reale. Tali situazioni, probabilmente caratteristiche anche per quei tempi, richiamavano una certa folla e sono state sovente raffigurate in stampe satiriche e in quadri dell’epoca (fig 2). Tornando brevemente a quanto detto sopra riguardo le protesi realizzate in avorio vale la pena ricordare che ne abbiamo un esempio illustre con la dentiera inferiore appartenuta a George Washington, costruita appunto in zanna di ippopotamo con inseriti otto denti umani e con una apertura alla base per accogliere il solo dente restante (fig 3). Questa protesi risulta sia stata costruita nel 1789, anno in cui Washington, portatore di una pessima dentatura che gli aveva sempre procurato molti problemi, divenne primo presidente degli Stati Uniti. Alberto Novelli

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Nel numero precedente si è trattato di una breve storia dell’odontoiatria nelle antiche civiltà fino all’epoca dell’antica Roma. Ripartendo da qui si vuole ricordare come le autorità Romane mal tollerassero la comunità cristiana che, soprattutto durante il regno di Nerone ma anche dei suoi successori, venne guardata con sospetto e perseguitata. È in questo clima che si colloca la storia di Apollonia che, abbracciata la religione cristiana, venne arrestata e fu spinta a rinnegare la sua fede per evitarle il rogo. Al suo rifiuto gli aguzzini la torturarono spezzandole e estraendole dei denti e quando su sua richiesta venne slegata, ella si gettò nel rogo scegliendo di morire martire della fede senza abiurare. Secondo la leggenda, mentre era tra le fiamme gridò che tutti i sofferenti di mal di denti potevano invocare il suo nome per aver sollievo dal dolore. Apollonia venne dichiarata santa nel 249 in qualità di protettrice dei dentisti e di coloro che soffrono di mal di denti (fig 1). Successivamente, con il declino dell’ Impero Romano e la sua divisione in impero d’occidente e d’oriente, si sviluppò la civiltà bizantina che non conobbe però sviluppi nelle discipline scientifiche e mediche. Nel corso del VI secolo inoltre la Chiesa prese il controllo della scienza; ciò portò allo sviluppo della medicina monastica e al mancato sviluppo dei processi di conoscenza razionale dei fenomeni naturali. Intorno all’anno 1.000 è invece importante l’apporto di due medici appartenenti alla civiltà araba. Il primo è Abulcasis, il quale capì che la causa principale delle malattie di gengive e osso è il tartaro e definì le tecniche appropriate per rimuoverlo, disponendo peraltro di un gran numero di strumenti all’uopo. Abulcasis inoltre esortò a essere molto prudenti nell’estrarre i denti per non estrarre il dente sbagliato e per non creare al paziente sofferenze superiori a quelle di prima. L’altro medico islamico di rilievo fu Avicenna, uomo erudito e molto colto, che conosceva la trapanazione del dente per dare sfogo all’infiammazione della polpa e riportò dettagliatamente l’anatomia, la fisiologia e la patologia dei denti e il trattamento delle fratture della mandibola, pur considerando erroneamente anch’egli, come spesso nelle popolazioni più antiche, che possibile causa del mal di denti fosse un “verme dentario” da trattare con fumigazione.

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Il veleno del mare in una tazzina Una misteriosa nave appartenuta al KGB ormeggiata in un diga del porto di La Spezia è costata la vita al capitano Natale De Grazia la notte del 13 dicembre 1995. O almeno così sospetta ora la magistratura. La nave si chiamava Latvia, era una cosiddetta bagnarola, una nave non idonea a trasportare più nulla, eppure era stata acquistata da una società liberiana con sede a Mangrovia ad un prezzo superiore al suo reale valore e preparata per un ultimo trasporto; doveva infatti salpare alla volta di Napoli, attraversare lo Stretto di Messina e giungere a Malta. Già altre bagnarole avevano seguito la stessa rotta senza però arrivare mai a destinazione. Il capitano De Grazia, indagando sulla proprietà della Latvia, si era imbattuto in un affare dove erano coinvolte famiglie camorristiche dell’hinterland napoletano e logge massoniche deviate. L’affare riguardava lo smaltimento illegale di rifiuti radioattivi e tossico nocivi. Si sospetta che chi si occupa di smaltire questi rifiuti si rivolga a ditte legate alla criminalità le quali caricano il materiale su navi che vengono poi affondate nel mare Ionio e davanti alle coste tirreniche della Calabria. Si valuta che questo specchio di mare tra i più belli del Mediterraneo sia ormai diventato una discarica radioattiva di dimensioni vastissime. Quando De Grazia comunicò i suoi sospetti alla procura di Reggio Calabria, i magistrati si riunirono in maniera informale e chiesero ad un ristoratore di aprire per loro il bar in riva al mare.

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Era inverno e la struttura era chiusa. Si accomodarono nella sala vuota e poco dopo arrivarono due clienti. I magistrati presero la targa dell’auto di quei due avventori che, causalmente, un lunedì freddo e invernale, si erano avventurati a mangiare pesce in spiaggia e scoprirono che era intestata al Sisde di Milano. De Grazia partì per La Spezia, si fermò lungo il tragitto per mangiare un tramezzino e morì per un infarto nel parcheggio di un autogrill. Dopo 18 anni è stata riaperta l’indagine per sospetto avvelenamento. C’è un dettaglio che lega questo caso a quello di Ilaria Alpi: il capitano aveva scoperto che il certificato di morte della giornalista era stato rilasciato da un ente non autorizzato, che era dunque un falso. Ilaria Alpi era stata trucidata a Mogadiscio insieme al suo operatore appena un anno prima poiché aveva scoperto un traffico di rifiuti tossici provenienti dall’Italia sepolti sotto le strade desertiche della Somalia. Quel falso certificato di morte ad oggi risulta scomparso. La riapertura del caso De Grazia avviene a distanza di quasi venti anni durante i quali non si è più parlato di navi dei veleni. Nonostante si conoscano rotte, organizzazioni coinvolte e bagnarole utilizzate, nulla si è fatto per intervenire contro questo scempio ecologico; a dirlo è la commissione Parlamentare Ecomafie secondo la quale il veleno che quella notte all’autogrill sarebbe stato messo nel caffè del capitano potrebbe far riaprire il caso di quello nascosto in fondo al mare. Francesco Patrizi


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Qu a n d o l’ a n s ia d i v e n ta n e m ic a Come accennato nel numero precedente, quando l’ansia supera un determinato livello di soglia in cui l’individuo non è più in grado di esercitare un controllo, va ad incidere in modo significativo sulla vita della persona e diventa patologica. Uno dei disturbi d’ansia di cui sentiamo parlare molto spesso noi psicoterapeuti è l’Attacco di Panico. A detta di chi li prova, gli Attacchi di Panico sono un’esperienza terribile soprattutto la prima volta, in quanto, la persona che li sperimenta teme per la propria vita. Una volta giunti al Pronto Soccorso del più vicino Ospedale e resisi conto che non si tratta di un infarto o simili, la persona deve fare i conti con questo ospite che ogni tanto arriva inaspettatamente. Le forme in cui si può presentare sono varie: palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento o di asfissia, dolore al petto, nausea, sensazioni di sbandamento, di instabilità, di essere distaccati dalla realtà e da se stessi, paura di impazzire o di morire, formicolio agli arti, brividi o vampate di calore. Spesso l’attacco di panico si presenta insieme all’agorafobia, cioè alla paura di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico inaspettato. L’agorafobia si manifesta con la paura di essere fuori casa da soli, in mezzo alla folla o in coda… Una volta sperimentate queste sensazioni, il rischio maggiore è quello di entrare in un circolo vizioso in cui si ha “paura della paura” e questo porta ad evitare una moltitudine di situazioni e luoghi; il paziente oltre a diventare schiavo dei suoi attacchi di panico, costringe spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di dipendere dagli altri, che può generare altre problematiche. Per spezzare questo meccanismo, oltre all’utilizzo di farmaci, ove necessari e prescritti da uno specialista, il trattamento di eccellenza è la Psicoterapia, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema e, insieme al terapeuta, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali, nell’intento di spezzare i circoli viziosi del panico. Ovviamente il focus dell’intervento si direzionerà non solo

nell’eliminazione del sintomo, ma nella presa in carico di ciò che emerge da tale analisi. Una volta risolta la difficoltà che il sintomo cercava di coprire, magicamente il sintomo stesso non ha più ragione d’esistere e scompare. È dunque importante comprendere il sintomo, capirlo, considerarlo non un nemico ma un segnale utile di un disagio che ha la necessità di essere preso in considerazione. In altre patologie, come la depressione, il sintomo eclatante è di natura mentale (attraverso pensieri pessimistici) e solo indirettamente si manifestano sintomi fisici quali astenia e prostrazione, nel panico invece il sintomo fisico è presente nella stessa misura del sintomo mentale. Conseguentemente il terapeuta deve avere l’opportunità di studiare e capire le relazioni fra queste due dimensioni, fisica e psichica, ponendo la sua attenzione ad una molteplicità di aspetti quali: • la struttura della personalità (il carattere della persona, maturato nel corso della vita); • le relazioni affettive e sociali in cui la persona è coinvolta; • i suoi conflitti affettivi, sociali e morali, interni ed esterni all’area della struttura di personalità; • infine, la specifica risposta biologica con la quale l’organismo reagisce alla tempesta emotiva derivata dai conflitti. La speranza di guarigione dei pazienti con Disturbo da Attacchi di Panico è attualmente elevata, dato che complessivamente le possibilità terapeutiche si sono notevolmente ampliate rispetto a qualche anno fa. Sono infatti disponibili dei validi presìdi terapeutici per aiutare il paziente ad uscire dalla spirale che partendo dall’attacco di panico porta alla grave restrizione della libertà e alla perdita del benessere, che sono state descritte sopra. In primo luogo va ribadita l’importanza di riconoscere al più presto il disturbo, effettuando una corretta diagnosi e un adeguato inquadramento psicopatologico. La maggior parte dei pazienti che soffrono di Disturbo da Attacchi di Panico, quindi, ha una buona prognosi: anche se per ottenere un buon risultato si richiede spesso un lungo periodo di trattamento, di solito si ottiene la scomparsa dei sintomi e il recupero dell’adattamento sociale. Dott.sse Silvia Marsiliani e Paola Pernazza Psicologhe-psicoterapeute www.silviamarsiliani.it www.paolapernazza.it

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D o n d e està la sociedad socied ad civil?

Cosa succede? L’articolista è impazzito, si è messo a parlare spagnolo? No, tranquilli, mai stato meglio di ora, ma se avrete la pazienza di leggere quanto segue ne capirete il perché. Che la politica italiana sia in crisi è un fatto incontestabile, ma proprio in tale frangente sta producendo di tutto, dalla ridiscesa in campo del Caballero che, come il fantomatico Zorro te lo vedi spuntare fuori quando meno te lo aspetti, al successo del movimento delle Cinque stelle del travolgente Grillo, autentico tsunami che almeno a parole vuole abbattere tutto e tutti, alla salita in politica di Herr professor che fino a poco tempo fa si era atteggiato a super partes! Tuttavia, essa non produce nulla di cui ci sarebbe bisogno: una buona politica basata su buone regole. Si tratta di una cosa molto semplice, addirittura elementare, ma sembra che nel Bel Paese sia tanto difficile da realizzare. Eppure di campanelli di allarme ce ne sono stati da quando nel 1992 (last century) scoppiò lo scandalo di Tangentopoli, ma, al di là della solita valanga di chiacchiere, della consueta ondata di indignazione, della pronuncia rituale e coccodrillesca di anatemi solenni, nulla si è fatto tranne provvedimenti parziali, semplici palliativi, senza andare a fondo del problema. Tanto è vero che in questi venti anni scandali, tangenti, corruzione sono proliferate, non a caso proprio il 14 c.m. c’è stata la retata di S. Valentino che ha visto interessati gli ex-vertici del Montepaschi. E cosa fanno i nostri valenti politici? Liti in diretta, rinfacci, accuse e delegittimazioni reciproche che più di qualche volta degenerano in disgustosa gazzarra, copione ormai collaudato e consumato che credevamo sepolto nella Berlusconian age. Insomma questi

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signori vogliono capirla una volta per tutte che la gente non ce la fa più ad andare avanti bersagliata da tasse, aumenti, rincari non sempre giustificati? Tutti, da Berlusca, Bersani, Casini, Monti ecc. dicono di puntare al rilancio dello sviluppo, ma all’atto pratico per ora si assiste al desolante spettacolo di negozi chiusi, di fabbriche in crisi, di una folla di disoccupati in aumento. La gente vuole fatti concreti, non retorici proclami da sbandierare sotto le elezioni e poi dopo seppellirli in un cassetto! Ma è così difficile da capirsi? Sembra proprio di sì. Un brillante risultato la classe politica italiana è riuscita ad ottenerlo: essere capace di distaccarsi completamente dal paese reale, perdendo i contatti con i problemi quotidiani della gente, dei tanti sig. Rossi che pure hanno dato il loro contributo alla crescita dell’Italia. Arroccata nei palazzi di potere, barricata dietro leggi di comodo e privilegi di sapore feudale, agguerrita contro chiunque minacci ciò che ormai considera un diritto acquisito, si è completamente isolata e chiusa in se stessa. In questi giorni la campagna elettorale giunge al culmine e la tv è stretta tra il magico Sanremo e i vari talkshow guidati dai tuttologi che conosciamo bene, tutti i candidati spendono fiumi di parole, spinti dalla paura reale che molti cittadini non si rechino a votare, perdendo capra e cavoli. Il caballero che molti davano per tramontato è all’improvviso riapparso come l’araba fenice, facendo promesse a destra e a manca, tipo abolizione dell’IMU che egli stesso ha votato sotto il governo Monti, diminuzione delle tasse, abolizione di Equitalia e chi più ne ha ne metta, sparando dichiarazioni provocatorie per poi puntualmente smentirle, tipo le buone cose fatte da Mussolini, subito marcia indietro dopo le proteste di Israele, il tutto accompagnato dal consueto sorriso gommoso ed accattivante. L’on. Bersani che si autodefinisce l’unica alternativa al cavaliere mascarato, di cose giuste ne avrà dette, ma nessuno se ne è accorto, perché biascica, borbotta, ciucciando il sigaro, non finisce mai le frasi: sto paese qua, non siam mica qui a...ste robe lì. In tv appare in contesti tristi e grigi, nulla che colpisca l’immaginario della gente. Il prof. Monti dopo la salita in politica propone una scelta civica attingendo, come in un bagno purificatore, nella società civile con l’esclusione alla Camera di ex parlamentari e prediligendo esponenti di valore di volontariato, mondo dei lavoratori dipendenti, professioni, associazionismo, imprenditoria, scienza, poi di fatto si allea con l’Udc e Fli e al Senato presenta una bella schiera di politici di lungo corso. Quanto ai Lumbard l’avevano giurato a Pontida: Mai più con Berlusconi! Ora di nuovo insieme a lanciare anatemi contro Roma ladrona i cui palazzi avevano comodamente occupato nemmeno un anno fa, dimentichi degli abusi perpetrati dai familiari del Senatur. Nelle piazze avanza Beppe Grillo alla testa dei fidi grillini, un’autentica forza della natura che con la sua oratoria dirompente, scoppiettante, graffiante si scaglia contro il malcostume che ormai sta erodendo la classe politica come una cancrena, riuscendo a far presa sugli animi esasperati dei cittadini e dimostrandosi capace di bucare lo schermo. Bene, giusta la protesta, ma la proposta? Quanto agli altri gruppi minoritari di cui non parliamo per motivo di spazio, qualcuno nello schieramento anti-Berlusca ha lanciato la proposta del voto utile, temendo a ragione una dispersione di voti a vantaggio dell’inaffondabile B., ma nessuno si è chiesto il motivo dell’esistenza dei piccoli schieramenti i quali coprono i vuoti abissali lasciati dai grandi partiti in cui molti elettori non si identificano più. Se poi diamo uno sguardo fugace a gruppi bancari tipo Unicredit, Montepaschi...o a grandi gruppi industriali vedi Finmeccanica, Fincantieri ecc… basta aprire un qualsiasi quotidiano che ti cadono le braccia. Si tocca con la mano l’incapacità o la non volontà del potere politico a guidare quello economico. Nessuno in questi giorni parla più dei costi della casta (S. Rizzo e G. A. Stella potevano risparmiarsi la fatica di scrivere) e degli sprechi nei piani alti della politica, quanto alla patrimoniale, silenzio assoluto… le poltrone uber alles!! Quasi tutti, specie gli anti-cavaliere, pensano a priori che la società civile sia migliore della società politica, ma sarebbe bene che ripassassero la storia d’Italia e riflettessero come spesso anche in tempi recenti politica e società si siano inquinate a vicenda. Ora la classe politica, sentendo l’acqua alla gola fa appello alla società civile, ma, se il quadro è questo, cosa ci si può aspettare da una simile società dove corruzione e concussione sono scesi a livelli medio-bassi? Dove si trova questa benedetta società civile? Forse (paradosso) non in Italia, all’estero, ecco il motivo del titolo in spagnolo, por que hablo espanol. Probabilmente quando uscirà questo articolo le elezioni saranno avvenute e sarà soddisfatta la nostra curiosità se a predominare sarà il gruppo bunga-bunga o quello banca-banca. Speriamo almeno che i protagonisti del nuovo corso si decidano ad aprire gli occhi e capiscano un buona volta che ad avere oneri senza onori non debbano essere i soliti sig. Rossi! P i erl u i g i S eri (postato in redazione: martedì 19 febbraio 2013 ore 20.09)


L’ E F F E T T O V Lifting volumizzante per un aspetto più giovane Dal 2006 esiste un filler, ossia una sostanza iniettiva volumizzante approvato dalla FDA, biocompatibile e completamente degradabile per la correzione dei deficit di volume e contorno del volto, a base di idrossiapatite di calcio (CaHA) che induce la produzione del collagene con effetto immediato grazie alla matrice in gel. Questo filler innovativo determina un aumento del volume per almeno dodici mesi con estrema tollerabilità. L’invecchiamento cutaneo, diete drastiche, gravi malattie debilitanti determinano la perdita di volume che comporta un rilassamento visibile del contorno del volto. Fig. 1 Dopo il trattamento con il filler a base di CaHA il deficit di volume si corregge immediatamente. Successivamente c’è la stimolazione della formazione di nuovo collagene da parte dello microsfere di CaHA che formano una rete a sostegno e stimolano i fibroblasti a ringiovanire il volto (Fig. 1). L’ effetto finale è una fitta rete di collagene che si forma nel derma, rafforzandolo. L’idrossiapatite risponde alle 3 V, ossia : - v olume con risultati a lungo termine; - v alore per l’elevata soddisfazione del paziente; - v ersatilità, utile per la correzione di rughe, ripristino dei volumi e definizione dei contorni. Il CaHA è ottimo per il trattamento di pieghe naso-labiali (Fig. 2) profonde, di guance infossate, per volumizzare i solchi della zona buccale e per correggere il profilo del naso. Questo filler innovativo è utile per zigomi, dorso delle mani scarnite, guance dell’uomo (Fig. 3) e per le pieghe del mento. Ad oggi è uno dei filler disponibili più sicuri ed un’ottima alternativa al più famoso acido ialuronico e collagene. Cosa aspetti allora a provarlo dal tuo Medico Estetico di fiducia? Dr.ssa

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8 marzo parliamo della tratta delle donne Anche quest’anno il Progetto Mandela proporrà un suo contributo per l’8 marzo su una tematica urgente e spesso ignorata, la tratta delle donne. Accogliendo il suggerimento di Terni Donne, i ragazzi del Progetto Mandela dedicheranno la loro trasmissione radiofonica dell’8 marzo totalmente alla nuova schiavitù, con letture e interviste, cercando di dare un quadro generale di un fenomeno che è presente anche nella nostra città. Sintonizzatevi venerdì 8 marzo alle ore 17.30 su Radio Galileo: Allarmi siam razzisti, la trasmissione radiofonica di Progetto Mandela. Terni Donne organizzerà per il 17 marzo alle ore 17.00, a Palazzo Primavera, una conferenza su questo tema e i ragazzi di Progetto Mandela leggeranno alcune storie raccolte da Isoke Aikpitanyi nel suo ultimo libro.

Schiave in mezzo a noi

Quando pensiamo a degli schiavi, l’immagine che con più rapidità ci salta alla mente è quella di uomini spronati con le fruste a trascinare enormi blocchi di pietra per la costruzione di una piramide. Un fenomeno, quello dello schiavismo, che inconsciamente tendiamo ad etichettare come superato, appartenente al passato, a paesi e culture distanti, lontano nel tempo e nello spazio. Purtroppo non è così. Ancora oggi sussistono molti tipi di schiavismo, uno dei quali consiste nella tratta delle donne, un fenomeno orribile che coinvolge anche il nostro paese. Donne provenienti da Africa (59%), Cina (15%) -dati rilevati dalla Cooperativa sociale BE FREE nel CIE di Ponte Galeria-, Est europeo vengono trattate come merce, adescate con l’inganno, portate in Italia e costrette a prostituirsi, vere e proprie schiave delle organizzazioni criminali. Solitamente le giovani vengono avvicinate nei villaggi di origine da uomini e donne preposti allo scopo, che scelgono ragazze in condizioni di disagio socio-economico, attirandole con promesse di lavoro e di una vita migliore in Italia. Altre volte sono persone di fiducia o gli stessi familiari a indirizzare le donne verso i circuiti criminali. Questi ultimi comprendono una folta schiera di collaboratori: gestori delle case di transito, maman, trafficanti, autisti, intermediari, sfruttatori delle cosiddette case chiuse, possibili tappe intermedie del viaggio verso l’Italia, dove le donne, vittime di violenze e soprusi, sono costrette alla prostituzione per mesi, a volte per anni. Giunte in Italia le donne continuano ad essere tenute sotto il giogo dell’organizzazione, nonostante vengano inserite in centri di accoglienza, attraverso continui contatti telefonici, l’azione diretta di alcune donne identificabili come maman e, infine, il prelevamento direttamente all’uscita dal centro di accoglienza. Se le donne tentano di ribellarsi, di uscire dal circolo della prostituzione, rischiano la morte. Nonostante i provvedimenti dello Stato a prevenzione e tutela del fenomeno, solo una donna su dieci riesce a sottrarsi al meccanismo infernale. È il caso di Isoke Aikpitanyi, donna nigeriana giunta in Italia nel 2000 e che è riuscita, dopo tre anni di schiavitù sessuale e a rischio della propria vita, a liberarsi dalla trappola in cui era caduta. Nel 2003 Isoke ha dato inizio al progetto La ragazza di Benin City, associazione con lo scopo di aiutare altre donne vittime dello stesso racket dal quale Isoke è riuscita a sfuggire e di fare opera di sensibilizzazione riguardo una realtà così tragicamente vicina e, allo stesso tempo, sconosciuta o, peggio, ignorata. Inoltre, come riporta il sito dell’organizzazione, “al fine di mediatizzare l’iniziativa e di valorizzare il ruolo dei mezzi di informazione, è stato creato il Premio La ragazza di Benin City che ogni anno verrà attribuito ad un personaggio che abbia contribuito a creare una cultura della solidarietà relativamente al problema della schiavitù e della condizione della donna”. Nel 2007 è uscito il libro Le Ragazze di Benin City, scritto da Isoke in collaborazione con la giornalista di Panorama Laura Maragnani, riguardante la storia di Isoke e quella delle prime 50 ragazze che hanno ricevuto aiuto. Nel 2011 in un altro libro, “500 storie vere”, porta alla luce il destino di centinaia di donne vittime di tratta. Eppure, come dice la stessa Isoke in un’intervista, c’è ancora tanto da fare e uno degli ostacoli all’attività dell’organizzazione sono proprio le leggi finalizzate a contrastare il traffico delle donne. Manca, infine, l’ascolto da parte di istituzioni ed associazioni. E per quanto riguarda noi, come singoli, qual è il nostro ruolo? Sono molte le piccole, importanti iniziative che possiamo intraprendere, come il volontariato, l’adozione a distanza di una ragazza o un’opera di pressione sulle istituzioni o semplicemente di sensibilizzazione dell’opinione pubblica al problema. Pregiudizi, razzismo e posizioni estremiste potrebbero allontanarci dalla semplice verità, ovvero che, sempre riportando le parole di Isoke: Bisognerebbe allora che le donne, per prime, le donne italiane e quelle europee, accettassero semplicemente, da donna a donna, di considerarci solo delle donne, ognuna delle quali ha i suoi problemi e alcune hanno anche quello della clandestinità. Ogni violenza sulle donne, straniere e no, clandestine e no, deve essere stroncata. Eleonora Landi

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10 Te at r i p er 33 Aut or i Rassegna di lettura di testi teatrali di autori italiani contemporanei Terni, attraverso l’impegno delle Associazioni PROGETTO... e LIDABÙ, è una delle 10 piazze italiane che ospitano il progetto nazionale 10 Teatri per 33 Autori promosso dal Cendic. Il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea (CENDIC) nasce nel gennaio 2012 per promuovere e sostenere la drammaturgia italiana contemporanea. La sua aspirazione è riempire il vuoto istituzionale che si è creato nel nostro Paese negli ultimi anni con una serie di iniziative, volte a ripristinare un rapporto creativo e stimolante fra il pubblico e chi scrive per il teatro. Tutto ciò senza alcun finanziamento ma solo sulla base del lavoro volontario dei soci. In questo contesto nasce il progetto sperimentale 10 Teatri x 33 Autori TEATRO IN PROVINCIA, a cui IL PROGETTO e LIDABÙ hanno aderito con entusiasmo e che vede la lettura di “corti teatrali” di 33 autori contemporanei italiani, con lo scopo di far conoscere a un pubblico più vasto le opere dei

drammaturghi italiani. Dodici i temi: il lavoro, l’amore, la coppia, la solitudine, la famiglia, le idee, le passioni, la libertà, la musica, la corruzione, la morte, la religione - affrontati dagli autori nei testi originali e inediti. Un tentativo stimolante per rimettere il teatro e la scrittura teatrale al centro dell’attenzione sociale e culturale. Di volta in volta saranno presenti gli autori che si confronteranno con il pubblico, che sarà invitato ad esprimere le proprie preferenze verso un genere, un autore/autrice, una tematica stabilendo così un contatto più diretto tra chi scrive e chi fruisce. La rassegna, che ha preso il via a Terni il 19 febbraio proseguirà nelle seguenti date sempre di martedì e sempre alla Biblioteca del CLT: 12 e 26 marzo 9 e 23 aprile 7, 14, 28 maggio 11, 18 giugno con inizio alle ore 20.45. L’ingresso è gratuito.


La città si fa memoria Fervono i preparativi nei laboratori di Progetto Mandela per il prossimo impegno pubblico che si svolgerà il 20 e il 21 marzo in occasione della XVIII giornata della memoria e dell’impegno per le vittime di mafia, promossa da Libera. I laboratori di drammaturgia, recitazione, scenografia sono alle prese con la messa a punto della performance che accompagnerà le iniziative per le quali Libera ha coinvolto tanti studenti delle scuole superiori di Terni. La manifestazione, dedicata in particolare a Roberto Antiochia, ternano, ucciso dalla mafia mentre faceva scudo con il suo corpo al commissario di polizia Ninnì Cassarà, coinvolgerà tutta la città in vari momenti, dalla lettura dei nomi delle vittime, all’inaugurazione del murales, realizzato dagli studenti dell’istituto d’Arte alla “prua”, alla performance dei ragazzi di Progetto Mandela che concluderà la manifestazione in piazza. I ragazzi di Progetto Mandela si sono documentati in questi mesi, hanno incontrato i rappresentanti di Libera e hanno insieme individuato i temi da mettere in “scena” per raccontare la storia di Roberto Antiochia e attraverso lui delle troppe vittime di mafia. Francesco Gaggia

CALENDARIO Lungo cammino verso la libertà. Corso introduttivo alla conoscenza dei diritti umani e delle loro violazioni. Auditorium di Palazzo di Primavera ore 15,30 12 marzo 2013 - 20° Incontro GENOCIDI E STERMINI, parte III I desaparecidos in Argentina, lo sterminio dei nativi americani, il genocidio in Ruanda, il bombardamento di Tokio, lo stupro di Nanchino, Hiroshima 19 marzo 2013 - 21° Incontro GENOCIDI E STERMINI, Parte IV Il genocidio degli ebrei: le tecniche di distruzione, dalle eliminazioni caotiche ai campi di sterminio 3 aprile 2013 - 22° Incontro GENOCIDI E STERMINI, Parte V La resistenza ebraica: il ghetto di Varsavia, la soluzione finale 9 aprile 2013 - 23° Incontro LA TORTURA IERI E OGGI Ingresso gratuito

10 TEATRI PER 33 AUTORI Biblioteca del CLT, Via Muratori 3, Terni 12 Marzo ore 20,45 26 Marzo, ore 20,45 9 Aprile, ore 20,45 Rassegna di lettura di testi teatrali di autori italiani contemporanei in collaborazione con il CENDIC (Centro nazionale di drammaturgia italiana contemporanea). A cura delle Associazioni Progetto... e Lidabù. Ingresso Gratuito XVIII giornata della memoria e dell’impegno per le vittime di mafia 20 e 21 Marzo La città si fa memoria Manifestazione promossa da Libera in collaborazione con gli istituti superiori di Terni e Progetto Mandela che curerà una performance dedicata a Roberto Antiochia e alle vittime di mafia. Allarmi siam razzisti Trasmissione radio a cura di Progetto Mandela Radio Galileo ogni venerdì dalle ore 17.30 alle ore 18.30 Notizie, attualità, musica e......

Roberto Antiochia vittima di mafia Ogni guerra ha i suoi caduti, anche se spesso concentrandosi sul conflitto si finisce per dimenticarli, e non basta un nome inciso con lettere d’oro su di una lapide per render giustizia a coloro che hanno preferito anteporre gli ideali alla loro stessa vita; questo è un po’ il caso di Roberto Antiochia, ragazzo nato a Terni il 7giugno 1962, entrato nella Polizia a diciotto anni con un ideale di giustizia da seguire. Trasferito nel 1983 nella Squadra Mobile di Palermo, incurante dei rischi che correva, aveva intrapreso un indagine con Beppe Montana contro i clan di Cosa Nostra. Proprio a Palermo Roberto lascia il suo cuore nonostante fosse stato trasferito nella meno rischiosa Roma. Nel Luglio del 1985, successivamente all’omicidio Montana, decide di tornare di sua volontà, durante le sue ferie, nel soleggiato capoluogo siciliano per collaborare nelle indagini di Ninni Cassarà, anche lui nel mirino della mafia, ma sprovvisto, per mancanza di fondi, della scorta. Proprio qui il giovane fu ucciso il 6 agosto 1985, appena una settimana dopo del suo arrivo, all’età di ventitré anni, da un gruppo di nove mafiosi quando, per cercare di proteggere il Vice Questore, gli fece da scudo con il corpo. Questa è la storia di un ragazzo che diede la propria vita per cercare di salvare quella dell’uomo che lui credeva capace di cambiare la Sicilia. Oggigiorno al coraggio di Roberto sono intitolate una via a Terni ed il nuovo edificio della Questura di Orvieto. A seguire l’operato di Roberto è stata la madre che, sino alla morte nel 2001, ha speso ogni energia per far in modo che il sacrificio del figlio non fosse stato vano, consapevole di come il pericolo più grande in casi del genere sia il silenzio generato dalla paura. La madre di Roberto ha proseguito la lotta contro l’associazione che gli aveva strappato il figlio ottenendo l’incarcerazione dei mandanti dello omicidio, e difendendo ideali quali il valore civile della memoria e l’irrinunciabilità della giustizia. FG

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T e r n i

N e b b i a

Enzo Chiocchia 4 - 9 febbraio 2013 Associazione Culturale

La Pagina Terni, Via De Filis 7a 3465880767

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P i ediluc o

Ne v e

Marco I l ari 19 - 24 febbraio 2013 Associazione Culturale

La Pagina Terni, Via De Filis 7a 3465880767

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NARNI SCALO

Sono aperte le iscrizioni per il tesseramento 2013

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MA R Z O

A PR I LE

Da Giovedì 7 a Domenica 17 Mostra fotografica di Marco Barcarotti dedicata all’amico Pietro, l’eremita del Monte Aspra Giovedì 7 ore 17,30 Domenica 17 ore 17,30 Proiezione del film COMING HOME del giovane regista ternano Emanuele Pecorari. Seguirà dibattito con Pietro, il protagonista del film-documentario e della mostra

Venerdì 5 ore 19,30 Rudimenti del buon bere; capire, scegliere, abbinare il vino

Giovedì 14 ore 17,30 Vi d eo Quilli c he semo La Nuova Compagnia Teatro Città di Terni

Intrattenimento cultural-giocoso con

Rizzo

Sabato 16 ore 17,30 Festa del tesseramento dell’Associazione La Pagina 2013 Porta un amico e un sorriso Lunedì 18 ore 17,30 In ves tire in s icurezza

Dr

Paolo Scacciatella Alleanza Toro

D a M ar tedì 19 a Giovedì 28 Mostra fotografica Istanti al femminile a cura dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Terni Sabato 23 Pa squa

ore 17,30 Angelo Ceccoli

Giovedì 28 ore 17,30 P res entazione libro Io L uc a

Luca Pecorari

Venerdì 29 ore 21,30 Tra poesia e teatro Marcello Coronelli, Jerry Guacci

Wikievents Sabato 16 Marzo Roma, Scuderie del Quirinale: TIZIANO. A seguire Castel Ritaldi (PG): degustazione dei prodotti dell'Azienda Agricola Fontesecca 30 - 31 Marzo, 1 Aprile Pasqua nel Parco Nazionale dell'Abruzzo 13 - 14 Aprile Musei Aperti: viaggio nei siti culturali della nostra Regione 25 - 27 Aprile Spello - Montefalco - Bevagna - Assisi Arte, spiritualità e gusto 074442 8 4 5 7 - 3 2 8 8 4 7 4 8 8 4

i nf o wi ki ev en t s@ g m a i l . co m

In collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Terni

Sabato 6 ore 17,30 Da un’idea di

Valter Cassutti :

Spaghetti Pollo Insalatina... Dr

Piero Simoni di Terni e Dr Dino Ceppodomo di Milano

sul tema: P revenzione

Venerdì 15 ore 17,30 Malattie respiratorie e sordità; inquinamento acustico Dr

Alberto Ratini in collaborazione con AIS Associazione Italiana Sommelier - Delegazione di Terni

a ta vola

Presenta L iv ia Torre Brani musicali a tema interpretati da: G i ada Bruni Soprano G i ada F rasconi Mezzosoprano Emanuel e St racchi Pianoforte Renat o Set t embri Direttore Artistico

Martedì 9 ore 21,30 La tecnologia delle comunicazioni al servizio del lavoro Angelavanna Liti Da M erco l ed ì 1 0 a Do m en i c a 2 1 C a s ca t e e s a s s i d el l a C a s ca t a d e l l e M a r m o re Salvatore Baiano Svizzero Giovedì 11 ore 21,30 La crisi economica dal punto di vista del cane e del gatto Dr Marco Cozza ed alcuni professionisti dell’Enpa Venerdì 12 ore 21,30 G. Ritsos, un Alceo del XX secolo, poesia, politica, passione Prof Pierluigi Seri Sabato 13 ore 17,30 Le memorie del passato: l’antica storia della nostra terra Alvaro Caponi Mercoledì 17 ore 21,30 Met o d i n a t u r a l i p er p reven i re l e a l l e rg i e Francesco Bassanelli Venerdì 19 ore 21,30

Cultural Cabaret Cinque Ogni Lunedì, dalle 17,30 Proiezione film e diapofilm di autori vari, in particolare di Marco Barcarotti, Marco Ilari, Giampiero Raspetti, Roberto Tomei a cura di Alberto Negroni Ogni Martedì e Venerdì dalle 21,30 BRIDGE Ogni Sabato mattina LINGUA ARABA Ogni Sabato, dalle 15,00 Riflessioni sulla chimica che non potete non fare

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Assessorato Cultura Scuola e Politiche Giovanili E tutto è sempre ora è la mostra fotografica che l’Assessorato alla cultura del Comune di Terni propone dall’8 marzo al 14 aprile nell’ambito di Donna sempre, il progetto di ricerca-azione che ha introdotto nelle strategie culturali il valore della differenza, disegnando all’interno dei servizi culturali spazi di studio e ricerca di genere. La mostra è allestita nelle sale di Palazzo di Primavera, un palazzo che a Terni, con gli inediti movimenti degli anni Sessanta e Settanta -dal ’68 al femminismo- è assurto a luogo simbolo del cambiamento, vedendo affermarsi un più ampio orizzonte di diritti. Il nucleo della mostra è costituito dalle istantanee inedite del Concorso fotografico nazionale organizzato nel 2012 dalla Pinacoteca comunale Orneore Metelli: Istanti al femminile - Attualità in immagini, nelle quali le donne della contemporaneità sono protagoniste dietro e davanti l’obiettivo. E non è un caso che l’immagine simbolo sia un corpo femminile in vetrina. Il contrasto tra un burqa e un corpo nudo in offerta è infatti quanto di più emblematico offre il nostro tempo in tema di riflessione sul corpo delle donne, da sempre campo di battaglia e di commerci di una cultura patriarcale dura a redimersi. La seconda sezione della mostra è La città delle donne. A disegnarla sono state le cittadine ternane che hanno raccolto l’invito della Biblioteca comunale a riscrivere la storia della città in prospettiva di genere. Le loro fotografie, numerosissime e in gran parte inedite, offrono la possibilità di ripercorrere un secolo problematico come il Novecento cogliendole nel loro difficile cammino verso l’emancipazione in casa, al lavoro, nel tempo libero. Il primo tratto di strada, grazie al materiale fornito dall’Archivio di Stato di Terni, si fa con le centurinare, quelle che per prime abbandonano i campi per la fabbrica e lottano per un lavoro umano e un equo salario. Quelle a cui gli uomini appuntano addosso una lettera scarlatta solo perché diventate visibili. Poco più avanti, grazie all’Archivio Thyssen Krupp, si incontrano le signorine, quelle alla moda per le quali è decoroso lavorare solo finché nubili. Perché il Fascismo, intanto, ha eretto un monumento alla virilità e nella “città - fabbrica” il posto delle donne è il focolare. E se un cospicuo numero di immagini documenta la rivoluzione dei costumi negli anni ’50 e ’60 e il nuovo protagonismo degli anni ‘70, difficile parlare di “liberazione” quando la rivoluzione digitale fa emergere la cultura globale che nega alle donne pari opportunità e pari diritti e legittima la violenza sul loro corpo. La violenza di genere è storia antica, trasversale a civiltà, paesi, religioni, classi sociali ed esige più che mai parola pubblica. E se l’Amministrazione comunale da alcuni anni promuove azioni di contrasto, di prevenzione, di formazione affinché la relazione fra donne e uomini sia improntata al rispetto della libertà e della dignità della donna e al principio della inviolabilità del corpo femminile, per dirlo con tutte le donne del mondo, le immagini fornite da Terni-Donne: Simone Guerra Assessore alla Cultura Scuola e politiche giovanili Se non ora, quando?

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Marzo Donna Venerdì 8 marzo - ore 15,30 Archivio di Stato di Terni Cerimonia di consegna del Premio Gisa Giani a Monica Pacini per il volume Da casa Pintor. Un’eccezionale normalità borghese: lettere familiari, 1908-1968. Saranno presenti: Marilena Rossi Caponeri; Stefania Cherubini; Simone Guerra; Mario Tosti; Laura Schettini. Organizzata da ICSIM Venerdì 8 marzo - ore 21,00 Palazzo di Primavera Inaugurazione della mostra fotografica Istanti al femminile e premiazione del concorso fotografico nazionale. Partecipano: Simone Guerra, Silvia Savorelli. Intermezzo musicale: Benedetta Gelati, Valter Vincenti. La mostra sarà aperta al pubblico dall’ 8 marzo al 14 aprile. Ore10,00 - 13,00 16,00-19,00 lunedì chiuso. A cura del Comune di Terni, Assessorato alla Cultura. Sabato 9 marzo - ore 17,00 CAOS - Museo archeologico Non solo matrona. Femminilità, vanità e senso del pudore nella Roma antica. Incontro interattivo sul legame tra ruoli femminili e apparenza nella società, con Arianna Duranti. Verranno realizzati abbigliamenti ed acconciature su alcune modelle presenti. A cura del Comune di Terni, Assessorato alla Cultura. Venerdì 15 marzo - ore 21.00 Sala Laura Il nastro nero Donne tra follia e salute mentale. Letture dedicate ad Alda Merini. Coordinano Chiara Passarella, Silvana Leali, Andreina Cresta. A cura di Terni donne. Martedì 19 marzo - ore 10.00 BCT - Biblioteca Comunale Terni in collaborazione con Direzione Servizi Sociali, Ufficio Sistema Museale e Parco Archeologico Carsulae. La città delle donne. Due appuntamenti del circolo multiculturale Il mondo delle donne. Le donne del mondo per raccontare la città al femminile, attraversandola seguendo una mappa dell’anima. Comune di Terni, Assessorato alla Cultura.

Domenica 24 marzo - ore 21,00 Palazzo di Primavera Post Partum Spettacolo che nasce da un lavoro di ricerca e documentazione sul campo e si compone di oltre 100 interviste fatte da una mamma ad altre mamme, di testimonianze delle ascoltatrici di RadioRock, di telefonate ai consultori. A cura dell’associazione Nascere in Casa e di Terni donne. INGRESSO 5€ Lunedì 25 marzo - ore 17,00 BCT - Biblioteca Comunale Terni - Caffè letterario Incontro con Raffaella Clementi autrice del libro: Lettera ad un bambino che è nato. Storia di una procreazione medicalmente assistita. A cura del Comune di Terni, Assessorato alla Cultura. Martedì 26 marzo - ore 17,00 BCT - Biblioteca Comunale Terni Incontro con Anna Belardinelli autrice del libro Il bagaglio. Interviene Clara Sereni, scrittrice. Il diritto d’autore viene devoluto alla Fondazione La città del sole Onlus. A cura del Comune di Terni, Assessorato alla Cultura. Mercoledì 27 marzo - ore 16,30 BCT - Biblioteca Comunale Terni in collaborazione con Direzione Servizi Sociali, Ufficio Sistema Museale e Parco Archeologico Carsulae Il mondo delle donne. Le donne del mondo. Scambiarsi passioni, di prosa e di poesia, approfondire le tradizioni letterarie delle comunità con cui si condivide il quotidiano: voci di donne in un reading di brani letti in lingua originale e nella traduzione italiana.

Info Assessorato Cultura Tel. 0744.549725 / 720 sito: www.comune.terni.it Tutti gli ingressi, tranne per Domenica 24 Marzo, sono LIBERI 21


Maledetta stilografica! Attenzione! Sto per scrivere un articolo importantissimo, fondamentale per il mondo intero; mi siedo davanti alla tastiera del computer, quando la mia stilografica, antica discendente dalle penne d’oca delle Crociate, si ribella. Ma come?! -mi dice- Finché ti servivo m’hai blandita e coccolata, hai sempre badato che il mio serbatoio fosse ben pieno dell’inchiostro migliore; nemmeno con la biro, mi scambiavi. E ora? Dopo anni in cui ti sono stata fedele e devota, dopo che ho riferito puntualmente ogni tuo pensiero senza mai censurare nulla, anzi semmai talvolta -lo sai bene- suggerendoti idee che tu nemmeno sapevi di avere, mi butti via? Ma te la ricordi quella volta che dovevi scrivere quell’intervento e per 15 giorni, mica uno, non hai saputo che cavolo dire? Ti sei scordato che fui io, proprio io che, vista la tua evidente inettitudine, risolsi la situazione? Prendesti una risma di fogli

Il medico e il rapporto Finalmente anche la scienza medica ufficiale è arrivata a quanto ogni vecchio medico di famiglia sapeva già. Ma mentre i medici dei tempi andati lo sapevano per intuito e pratica, oggi la scienza -e in particolare la neurofisiologia- l'ha appurato in maniera tale che la cosa non può più essere messa in discussione. Vale a dire: il successo di un atto terapeutico dipende non solo -com'è ovvio- dal farmaco impiegato, ma anche dal tipo di rapporto che lega il medico al paziente. In altre parole: un rapporto personale valido tra medico e malato, che comunichi a quest'ultimo l'interesse anche umano che l'operatore sente per lui (non solo quindi, per il suo caso) ha l'effetto di per sé di attivare quelle difese naturali che, innate in ogni essere umano ed elicitate da molti fattori durante l'arco della vita, riguardo allo specifico atto medico vengono elicitate dalla dimostrata disponibilità affettiva del sanitario a prendersi cura del suo paziente. Un principio del genere non avrebbe dato problemi al vecchio medico condotto che faceva il suo giro sapendo vita morte e miracoli dei propri pazienti per i quali era sì il medico, ma assai spesso anche il confidente, il consigliere, la guida non solo terapeutica. I vecchi medici infatti avevano per la persona dei pazienti un approccio, per forza di cose, assai diverso da quello che hanno i medici di oggi. Anzitutto essi facevano uso fondamentale dell'occhio clinico, oggi sostituito dall'insieme delle analisi; un approccio più sicuro, s'intende, ma mentre l'attenzione del sanitario che si serve dell'occhio clinico si appunta sulla persona del paziente, quella di chi esamina le analisi si appunta sulle analisi stesse, tanto che alle volte la diagnosi può essere

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sconsolatamente bianchi. Sì, il titolo lo scrivesi tu, ma poi ti fermasti e fui io, solo io, lo ricordo come fosse ieri, a mettermi a correre su e giù per il foglio scrivendoti -perché fui io, mica tuuna delle tue (tue?) cose più belle. Intendiamoci: io sono una penna, conosco i miei limiti, so di dovere esistere alla tua ombra, so che ogni mio pregio dovrà essere attribuito a te, che ogni mio contributo dovrà restare sconosciuto. Ma conosco anche i miei diritti. È troppo tardi per divorziare da me. Io e te stiamo insieme fin da quando ti facevo i temi alle elementari; i maestri nemmeno ci credevano che quelle cose le avessi scritte tu. E avevano ragione! Nemmeno una biro sarebbe stata capace di farlo: figuriamoci la tastiera, più giovane, sì, forse più bella, ma rozza, materialista e plebea, con cui mediti di sostituirmi. Tradire, amico caro, fa tristemente parte delle regole del gioco. Abbandonare, no! Mi sento un verme. E l’articolo, non lo scrivo più. Vincenzo Policreti

fatta a distanza e senza nemmeno esaminare il malato. Poi il frazionarsi delle specializzazioni, sempre più parcellizzate, portando lo specialista ad interessarsi del proprio campo specifico, lo allontana dalla persona intera del paziente. Insomma: la medicina attuale, medicina d'organo, concentra attenzione e terapia sull'organo allontanandola dal complesso della persona che quell'organo ha, che a quell'organo può avere problemi anche gravi, ma che con quell'organo certo non s'identifica. Il medico quindi, se non vuole perdere l'importantissimo ausilio terapeutico costituito da un buon rapporto personale col paziente deve occuparsi da un lato dell'organo portatore del sintomo, ma dall'altro della persona che ha davanti, delle sue ansie, dei suoi dolori, delle sue vicissitudini, anche quando queste non hanno -spesso solo apparentemente- nulla a che vedere con il disturbo lamentato. Naturalmente un tale approccio richiede nel medico maggior tempo e disponibilità, in una parola, maggiore amore verso la persona che, con l'angoscia di chi soffre, si rivolge a lui. Richiede, in altre parole, che il medico sia un professionista e non un semplice lavoratore con partita iva. Altre medicine, più antiche, talvolta ancora seguite in settori di nicchia, hanno invece conservato quell'approccio umanistico che, unico nei tempi antichi, sarebbe tuttavia una enorme sciagura perdere in quelli moderni, sull'assunto, non certo dichiarato, ma pure implicito tra una riga e l'altra dei manuali universitari, che dal punto di vista medico non vi siano persone umane, ma semplicemente organi, da risanare secondo sia pure accuratissimi dettami della scienza. Dr.ssa Giovanna Giorgetti medico chirurgo segretaria naz.le Fiamo


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AZIENDA OSPEDALIERA

Centro Sal

Dott. Alessandro Sanguinetti R es p o n s a b ile d e lla S.S.D . Se nologia e co o rd in a to re d e l Ce ntro Salute D onna A z ien d a O s p e d a lie r a “S. Mar ia” di Te r ni

Il Centro Salute Donna si conferma come polo di alto livello tecnologico strumentale e professionale. Da febbraio si è arricchito di nuovi strumenti diagnostici di ultima generazione, donati da associazioni del territorio. Da febbraio il Centro Salute Donna dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni si è arricchito di nuove attrezzature diagnostiche grazie al contributo congiunto dell’Associazione Tiziana Cerocchi Foschi - Un Sorriso per la Vita e della Fondazione Aiutiamoli a Vivere Terni x Terni=Anch’io. Gli strumenti donati, un colposcopio e un isteroscopio di ultimissima generazione, vanno ad ampliare l’offerta dedicata alla prevenzione delle lesioni precancerose e delle patologie tumorali dell’utero. “In un periodo come questo -sottolinea il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Terni Andrea Casciari- in cui i continui tagli alla sanità richiedono grandi sforzi per il contenimento dei costi e la razionalizzazione delle risorse, la sinergia con le associazioni e gli istituti del territorio si dimostra fondamentale per garantire un continuo aggiornamento tecnologico e migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie”. La nuova dotazione strumentale è di fondamentale importanza se si considera che il tumore del collo dell’utero e dell’endometrio rappresentano rispettivamente la terza e la quarta causa di morte per cancro, dopo quello al seno ed al colon-retto, tra le donne in Italia. “Il Centro di Salute Donna -precisa Alessandro Sanguinetti- offre un polo di alto livello tecnologico strumentale e professionale, al cui interno si possono trovare tutte le prestazioni, con modalità personalizzate di presa in carico ed accesso unico e semplificato al percorso di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie femminili. Nel Centro Salute Donna si integrano, infatti, le competenze e le professionalità dell’Azienda Ospedaliera per evitare la frammentazione nell’erogazione delle prestazioni e conseguire un alto profilo di efficienza e qualità”. I percorsi sono dedicati alla valutazione clinico strumentale di I livello e alla mammografia clinica e interventistica di II e III livello, alla senologia, alla prevenzione dei tumori al collo dell’utero, alla ginecologia, alla urologia alla endocrino-chirurgia ed alla chirurgia plastica e ricostruttiva. Le donne potranno avvalersi, nell’ambulatorio polifunzionale specialistico, di diverse figure professionali quali chirurghi senologi e plastici, urologi, microbiologi, oncologi, psicologi, medici nucleari, radioterapisti e specialisti della riabilitazione. L’attività è supportata da tecnologia altamente innovativa (mammografo digitale in appoggio all’attività clinica, ecografo digitale di ultima generazione, eco-elasto-sonografo, sala di senologia interventistica con sistema ottimale di ricerca delle piccole lesioni con stereotassi digitale e tavolo dedicato). Caratteristica principale delle apparecchiature mammografiche presenti nell’Unità di Senologia dell’Azienda Ospedaliera è la tecnologia digitale che offre numerosi vantaggi, sia alle pazienti sia al personale medico. Primo fra tutti, riduce la dose assorbita per chi si sottopone all’esame, evita fastidiose ripetizioni delle indagini dovute a motivi tecnici ed acquisisce istantaneamente le immagini necessarie alla refertazione dell’esame. Particolare attenzione è rivolta all’accoglienza, che prevede un punto informativo unico e un percorso diagnostico terapeutico centralizzato.

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Il Centro Salute Donna pr Percorso senologico Mammografia clinica ed interventistica ; Trattamento chirurgico; Polimorfismi genici di suscettibilità associati al rischio di carcinoma della mammella.

Percorso Microbiologico e Virologico Screening delle infezioni a trasmissione sessuale; Screening e tipizzazione dell’HPV; Le infezioni genito-urinarie nella donna in menopausa.


S A N TA M A R I A D I T E R N I

lute Donna

Carcinoma alla mammella I numeri

revede i seguenti percorsi Percorso ginecologico ed urologico

La sopravvivenza a 5 anni va dal 97% per la neoplasia localizzata, al 78% per la neoplasia con diffusione regionale ed al 22% per la malattia metastatica. I dati a 5 anni di sopravvivenza in Italia in casi di carcinoma della mammella sono superiori alla media europea (76,7% verso 72.5%). Incidenza umbra 126,1 nuovi casi ogni 100.000 donne. Tasso di mortalitĂ in Umbria intorno al 18%, questo a testimonianza della percentuale di sopravvivenza molto buona.

Screening tumore del collo dell’utero; Centro menopausa; Ambulatorio per la rieducazione del pavimento pelvico Incontinenza urinaria.

Percorso endocrino Screening patologie tiroidee; Studio del metabolismo del calcio; ObesitĂ ; Patologie ovariche e riproduttive.

Percorso di chirurgia plastica e ricostruttiva Consulenza; Trattamento. 25


La spedizione dei Mille: il viaggio e lo sbarco Sin dal primo giorno di navigazione la principale preoccupazione del duce dei Mille fu di trovare le munizioni, completamente mancanti: per tale ragione Garibaldi consultò Bandi, esperto della costa toscana, il quale gli consigliò di approdare a Talamone, ove convinse il capitano del forte a far entrare nel porto i due vapori. Eterogenea folla di borghesi, intellettuali, patrioti, artigiani, operai, disertori e spesso di poveri diavoli nella più romantica tradizione ottocentesca, quell’anomala schiera sorprese i militari della cittadina toscana poichè del tutto mancante di uniformità nell’abbigliamento, propria di qualsiasi corpo regolare. Nonostante Garibaldi avesse deciso di indossare l’uniforme di generale piemontese dando tale ordine anche a parte dei propri uomini per tranquillizzare gli atterriti ufficiali di sanità del luogo, a prevalere erano gli indumenti civili, cui si affiancavano i costumi tipici delle varie regioni italiane ed alcune gloriose camicie rosse, di cui i volontari vennero dotati integralmente solamente dopo essere giunti nella contrada sicula. Unica donna presente a bordo dei legni che trasportavano quei 1089 prodi, era la consorte di Francesco Crispi, l’eroina Rosalia Montmasson, cui il generale, premuroso nei confronti di chi si sarebbe dimostrata valorosa fra valorosi, rivolse le seguenti parole: Venite dunque se così vi piace; ma ricordate che vi esponete a rischi e pericoli e che io non posso rispondere di nulla. Dopo aver dato lettura dell’ordine del giorno, che, di stampo chiaramente monarchico, spinse ad abbandonare l’impresa alcuni fra i più accaniti repubblicani come l’avvocato sardo Vincenzo Brusco Omnis, l’eroe dei due mondi si occupò di formare le compagnie ed incaricò il colonnello Turr di recarsi ad Orbetello per farsi consegnare delle armi dal capitano Giorgini, il quale a causa di tale collaborazione subì due mesi di reclusione presso il carcere delle Murate a Firenze. L’ 8 Maggio Garibaldi aggregò una compagnia di volontari alla colonna dello Zambianchi, che, come già accennato, tentò di scatenare una sventurata rivolta nello Stato Pontificio, i cui partecipanti si sarebbero in seguito dispersi per poi recarsi a combattere in Sicilia; la sera dello stesso giorno, dopo aver fatto risalire a bordo tutti gli uomini, il generale si infuriò a causa del grave ritardo dei commissari degli approvvigionamenti, ritornati i quali si fece rotta verso Porto Santo Stefano, ove nuovamente grazie alle maniere forti di Bixio si costrinse il custode dei magazzini governativi a consegnare il carbone necessario ai due legni. Scacciati anche dei bersaglieri saliti clandestinamente a bordo contro la volontà del maggiore Pinelli, si poté quindi procedere verso la propria meta, ove l’11 Maggio si sarebbe sbarcati a Marsala dopo aver oltrepassato l’isolotto di Maretimo, luogo di prigionia di molti martiri della santa causa italiana. Unici fastidi che si ebbero nel corso del viaggio furono il duplice tentativo di suicidio di un folle infiltrato, che dopo esser stato salvato dall’affogamento venne sbarcato a Talamone, per poi riuscire a risalire sul Lombardo, dove tentò nuovamente con insuccesso l’assurdo gesto, ed un incidente causato dall’eccessiva foga del duce dei Mille, che, volendosi avvicinare il prima possibile alla costa con il veloce Piemonte, perse di vista l’altra imbarcazione, più lenta ed avente l’irrequieto Bixio come capitano. Quegli attimi di smarrimento, resi ancor più terribili dal pericolo corso comunicando con segnali luminosi, dovuto al rischio di essere individuati da legni nemici, vennero così descritti da Bandi: Nessuno osava fiatare. Furon fatti, ripetute volte, col lume i segnali convenuti, ma dalla parte di dove si aspetta il Lombardo nessun lume si vide, nessun segnale rispose. Si fece fischiar la macchina, si suonò a più riprese la campana, si dette nelle trombe, ma fu lo stesso che suonare e fischiare ai morti (…) una immensa massa nera, simile al vascello fantasma, passò di volo accanto a noi, e poi si volse e prese a girarci attorno. (…) Un livornese, che stava appollaiato sul bompresso, gridò:“Capitano Bixio!” Tosto, la voce argentina di Bixio ci rispose: “Ehi…“. Un grido di gioia proruppe a bordo al Piemonte;

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un lungo “Viva Garibaldi” suonò sul Lombardo. Quelle acclamazioni in mezzo al silenzio notturno de’mari furono veramente solenni. Intermezzi forse non in grado di cambiare la storia ma sicuramente capaci di dimostrare la quotidiana epicità di quell’impresa, episodi del genere furono frequenti nella decennale epopea garibaldina e vennero sempre ricordati con ironia e nostalgia nei confronti delle avventure vissute nell’età della propria spavalda giovinezza dai numerosi autori della memorialistica risorgimentale, letteratura oramai dimenticata dal nostro ingrato popolo. Oramai superati gli imprevisti accaduti in appena sei giorni di viaggio, si era innanzi a quella che fu la culla della Magna Grecia, patria dei Vespri. Ecco da mille voci unitamente Gerusalemme salutar si sente: abbandonata ogni esitazione, era giunto il tempo della pugna, cortese disfida di valorosi ed erranti cavalieri della libertà. La scelta di Marsala come luogo dello sbarco non fu affatto casuale: essa venne compiuta da Garibaldi poiché i pratici di quelle località la indicarono come maggiormente adatta in quanto avrebbe potuto offrire un approdo sicuro a differenza di Menfi, inizialmente da molti additata. Fu così che, nonostante la diffidenza di alcuni napoletani e siciliani che, essendo decisamente superstiziosi, temevano la iettatura del Venerdì, il porto ove sostò Don Giovanni d’Austria dopo la gloriosa battaglia di Lepanto venne avvistato mentre era in corso la tranquilla colazione di uomini pronti, se necessario, al massacro. Fin troppo la conduzione di quel moto fu oggetto di dibattito, innumerevoli volte si discusse sull’istituto della dittatura assunta dal generale, sull’ingenuità di quest’ultimo nell’affidare alle persone sbagliate incarichi fondamentali e sulle innumerevoli ombre di quella spedizione, come i fatti di Bronte; rari e non ascoltati furono i tentativi di distinguere le responsabilità dell,’eroe dei due mondi da quelle del governo piemontese, unico responsabile della politica meridionale per quasi un secolo. Esercizio molto amato dagli italiani, spesso si è attribuito il successo di quell’impresa ai soli interessi di potenze straniere, non riconoscendo minimamente il valore dei volontari, come se fosse possibile costringere una nazione a divenire una contro la propria volontà. Ben lungi dal disconoscere il Risorgimento quale capolavoro politico di un decimo degli italiani e dal pretendere di possedere la verità sulle luci e le ombre di mezzo secolo di storia italiana, azzardo che necessiterebbe una vita di studi per essere scoperto assurdo, desidero che il lettore non abbia altra speranza che seguire i passi di quegli eroi, certo che, nonostante nel corso di quei mesi opposte volontà abbiano inevitabilmente condizionato attraverso spionaggio e corruzione il corso degli eventi, non fosse fra le intenzioni né di Garibaldi tantomeno degli uomini al suo comando aderire ad un progetto che, salvaguardando innanzitutto i propri interessi, prevedesse come estremamente probabile la propria morte. Accingendomi quindi all’umile canto dell’eroismo dei Mille, primo dei compiti cui dovrò assolvere sarà la narrazione di ciò che avvenne a Marsala, creduta erroneamente insorta a causa delle errate informazioni possedute. Era quella una tranquilla cittadina ove esisteva un consolato britannico, presente a causa del famoso liquore la cui produzione era nelle mani degli inglesi, che nel suo porto avevano delle navi. Dopo aver salutato una di esse, i due legni agli ordini di Garibaldi si accorsero della presenza di imbarcazioni borboniche, le quali tuttavia si impadronirono del Lombardo, mandato in secca da Bixio, e del Piemonte solamente quando i volontari ebbero completato le operazioni di sbarco per non correre il rischio di affondare un’imbarcazione inglese. Entrate in paese dopo essere state sottoposte al cannoneggiamento napoletano in porto, le truppe garibaldine ricevettero una pessima accoglienza poiché, nonostante avessero risparmiato a quel borgo di essere distrutto dal fuoco nemico non rispondendo a quest’ultimo, esso sarebbe stato nuovamente occupato dall’esercito napoletano non appena fossero partiti. Il generale, affatto turbato da ciò, consumò una frugale cena assieme ai propri compagni d’arme, più esigenti in fatto gastronomico, ricevendo anche la fredda visita del sindaco locale; sin da principio fu chiara l’unica strada percorribile per conquistare il favore d’una popolazione abituata da secoli al servaggio, la vittoria. Francesco Neri Scuola Media Leonardo Da Vinci - Classe III Sez. A


Fisioterapia e Riabilitazione

NUOVA SEDE Zona Fiori, 1 05100 Terni – Tel. 0744 421523 0744 401882 D i r. S a n . D r. M i c h e l e A . M a r t e l l a - A u t . R e g . U m b r i a D D 7 3 4 8 d e l 1 2 / 1 0 / 2 0 11

La riabilitazione in acqua è una metodica sicuramente molto utile per garantire un moderno e valido recupero funzionale sia in campo neurologico che ortopedico

Uniche infatti sono le possibilità offerte dallo “strumento acqua”, che agisce contro la forza di gravità (principio di

Archimede), e consente al corpo di muoversi in assenza di peso: questo determina una maggiore facilità a muoversi quando per esiti traumatici, per deficit neurologici o dopo chirurgia ortopedica sarebbe impossibile o dannoso caricare il peso reale sui propri arti. Il risultato è una diminuzione dello stress e del carico sull’apparato muscolo scheletrico che facilita l’esecuzione di movimenti in assenza di dolore. La resistenza offerta dall’acqua è graduale, non traumatica, distribuita su tutta la superficie sottoposta a movimento, proporzionale alla velocità di spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ogni persona. L’effetto pressorio dell’acqua, che aumenta con la profondità, esercita un benefico effetto compressivo centripeto sul sistema vascolare, normalizzando la funzione circolatoria e riducendo eventuali edemi distali. Tale effetto è ampliato nel Percorso Vascolare Kneipp dove si alterna ciclicamente il cammino in acqua calda e fredda.

Con la riabilitazione in acqua è possibile non solo ristabilire le migliori funzionalità articolari e muscolari dopo un incidente, ma anche eseguire delle forme di esercizio specifiche per prevenire la malattia o per curare sintomatologie croniche come la lombalgia. Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per quei soggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimento legate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni. Nella maggior parte di questi casi si registra un netto miglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolari dopo un adeguato programma terapeutico. Il paziente, se anziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllo motorio che, migliorando l’equilibrio, allontana il rischio di cadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento. La riabilitazione in acqua è particolarmente indicata in: - esiti di fratture - distorsioni, lussazioni - patologie alla cuffia dei rotatori della spalla - artrosi dell’anca e delle ginocchia - tonificazione muscolare in preparazione all’intervento chirurgico - mal di schiena (lombalgia, sciatalgia, ernia ecc.) - para paresi spastiche - esiti di interventi neurochirurgici - esiti di ictus - esiti di lesione midollare - disturbi della circolazione venosa

Inoltre la temperatura dell’acqua, più elevata (32° - 33°) rispetto alle vasche non terapeutiche, permette la riduzione dello spasmo muscolare e induce al rilassamento. Per questo il paziente si muove meglio e la muscolatura appare più elastica. La riabilitazione in acqua è utile e proponibile a tutti, dai bambini agli anziani; per potervi accedere non occorre essere esperti nuotatori è sufficiente un minimo di acquaticità.

Terni Zona Fiori, 1 Tel. 0744 421523 401882

- Riabilitazione in acqua - Rieducazione ortopedica - Riabilitazione neurologica - Rieducazione Posturale Globale - Onde d’urto focalizzate ecoguidate - Pompa diamagnetica - Tecarterapia

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Qualche decennio fa la raccolta delle olive iniziava dopo l’Epifania. Le giornate si erano allungate, il maiale era stato sistemato a dovere, i prosciutti salati e impepati erano stati appesi ad asciugare insieme alle salsicce e ai mazzafegati (salsicce di fegato) e le pacche di lardo e il guanciale, detto barbazza, facevano bella mostra appesi alle pertiche nell’ampio magazzino aerato e gelido. Tutte le festività erano finalmente dietro le spalle e quindi il contadino poteva dedicarsi alla raccolta senza troppe distrazioni. C’era rimasta solo la festa di S. Antonio Abate, quando si dovevano portare le vacche pulite, strigliate e tutte infiocchettate di rosso alla benedizione, ma la cerimonia non durava poi molto. Allora al mattino, dopo aver rifatto la lettiera dei ruminanti, cambiata loro la paglia e data loro da mangiare la razione di fieno, il contadino e la sua famiglia facevano colazione: un bel piatto di fagioli lessi, conditi con abbondante olio, una goccia di aceto, sale q.b. e un paio di belle fette di pane fatto in casa qualche giorno prima e poi tutti nell’oliveto. Gli uomini sulle scale col canestro di vimini a tracolla e la bacchetta (con uncino per appenderla sulla scala) per abbattere i chicchi lontani, le donne e i ragazzini, se di domenica, a raccogliere a terra inginocchiati sopra un sacco di iuta ripiegato più volte. La reti da mettere a terra non erano state ancora inventate e nemmeno i pali con manina in cima, azionati a batteria. La raccolta delle olive era fatta rigorosamente a mano e dalla mano del contadino passavano al canestro e da questo, una volta quasi pieno, al sacco di iuta che stava a terra. La sera si portava il tutto a casa e le olive venivano versate sul pavimento di cotto dell’apposito magazzino. Ogni giorno venivano maneggiate con una pala di legno perché prendessero aria e non ammuffissero. A pranzo si mangiava in piedi una salsiccia arrosto a testa, cotta allo spiedo, sul fuoco acceso tra i sassi da una donna che così approfittava per scaldarsi le mani. Ma non avevano ragadi alle mani, direte voi? Altroché! A volte le ragadi erano così profonde da far affiorare il sangue. E sapete come le curavano? Ogni sera prima di andare a letto e al mattino prima di uscire, prendevano un pezzo di omento (grasso della pancia) di agnello castrato e se lo strofinavano sulle mani stando davanti al fuoco. Col calore il grasso si scioglieva un po’, penetrando in ogni dove e ricostituendo una specie di mantello idrolipidico a protezione delle mani. Ogni tanto lo spiedo carico di salsicce, gocciolante il saporito grasso, veniva strofinato sulla mollica di un filone di pane, tagliato a metà in senso longitudinale, in modo da non sprecare tutta quella grazia di Dio. Dopo un buon bicchiere di vino si riprendeva il lavoro con buona lena

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C’era una volta... fino al tramonto del sole. Allora si tornava a casa e mentre una donna riaccendeva il fuoco e iniziava a preparare la cena, a base di un fumante piatto di pasta fatta in casa col sugo di carne di maiale, qualcun’altra dava da mangiare ai maialini e ai conigli e ritirava le uova dal pollaio, gli uomini accudivano al bestiame grosso e rinforzavano la catasta di legna accanto al camino. In genere accadeva che la donna più anziana, oltre a raccogliere le olive, raccogliesse anche l’insalata di campo spontanea infilandola nel capace zinale tirato su e legato alla vita. Mentre veniva tirata la sfoglia c’era tutto il tempo per pulire i crispigni, i dolcissimi caccialepri, la saprosella, la cicorietta e la pimpinella. Una volta pulita l’insalata veniva tagliuzzata e condita con olio, sale e aceto e, una volta data ad ognuno la sua razione, c’era la gara a ripulire il piatto grande. Tutto questo tran tran andava avanti, tempo permettendo, finché tutti gli ulivi non erano stati alleggeriti del loro prezioso frutto. Poi le donne ricominciavano da capo ripassando tutte le piante a terra, per raccogliere le olive cadute in un secondo momento a causa del vento, magari perché rimaste in bilico sopra un ramo. Questa operazione di spigolatura nel dialetto ternano veniva chiamata annà a arviacà o ji’ a vvaghèlle. Le olive raccolte venivano messe nei sacchi di juta e portate con un carro al frantoio. Dopo la macinatura erano inevitabili le discussioni sulla resa in olio sempre col recondito pensiero di essere stati turlupinati dal mugnaio ladro. Non è cambiato niente perché anche adesso si può assistere a discussioni e liti che portano inevitabilmente il contadino a cambiare spesso frantoio e … frantoiano. Mentre nei decenni passati il 19 marzo si festeggiava la chiusura dei molini friggendo quantità industriali di frittelle di San Giuseppe, oggi a quella data i frantoi sono chiusi da un bel pezzo, ma la qualità dell’olio di oliva con la raccolta anticipata e meccanizzata ci ha guadagnato parecchio. Dedicato ai giovani che forse non sanno e ai Vittorio Grechi meno giovani che non hanno dimenticato.


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Marco Rapisardi e il suo sogno diventato realtà Dev’essere bellissimo poter dire: “Ho ottenuto tutto quello che volevo”. Dev’essere terribile se quando pronunci questa frase hai 27 anni e il resto della vita davanti. Marco Rapisardi, giovane e promettente direttore creativo della Red Stock, neoagenzia pubblicitaria inaugurata due mesi fa a Roma, ha proprio la stoffa del creativo, del genio e dell’artista. Sguardo sempre assorto tra i suoi pensieri, occhi profondi incorniciati da un paio di occhiali in perfetto stile nerd e una voglia di vivere che ti illumina la giornata. Disponibile e spaesato, guarda il display del suo cellulare che trasmette continuamente messaggi, sms di lavoro che non lo lasciano mai un attimo e una telefonata della mamma che da Torino gli chiede se è tutto ok. Una vita in continuo movimento, viaggi in tutto il mondo e tre lingue parlate con scioltezza come se fossero la lingua madre. Un ragazzo solare e sorridente, deciso e intraprendente con il suo sogno nel cassetto diventato realtà: lavorare nel mondo della pubblicità. Marco, la tua vita in tre parole? “Sicuramente…tenacia, credere sempre nei propri sogni; Amore, innamorarsi di ciò che si fa; Coraggio, non avere mai paura delle sfide della vita”. Quando è nata la tua passione per l’universo della pubblicità? “Credo all’incirca intorno ai 16 anni, quando ho iniziato ad appassionarmi ai fumetti e alla Pop Art. Mio zio è un collezionista di quadri, arte contemporanea, mi hanno sempre affascinato molto i suoi discorsi sull’arte e la cultura del 900’. I video che mi mostrava di quando era bambino, gli anni 50’ e 60’, Carosello e tutte le sue storie sulla televisione. Dopo la maturità classica mi sono iscritto allo IED di Roma, mi sono diplomato in grafica pubblicitaria e oggi sono fiero della mia scelta”. In cosa consiste il tuo lavoro? “In poche parole, prendo un prodotto che mi commissionano e lo confeziono visivamente per il mercato. Gli creo una storia, un colore, una luce, una musica e uno slogan poi attraverso la televisione o il web, il prodotto è pronto per il mercato. Ogni prodotto ha un’anima, una sua vita, il compito del pubblicitario

è ascoltare la voce del prodotto per comunicarla alla collettività”. Come lavori? “All’inizio tutto è un’idea, un pensiero che creo dal nulla, in base a delle linee guida che il cliente mi chiede e in base al suo prodotto. Tutto avviene sulla carta con dei disegni e delle idee. Successivamente, inizio a fare una scaletta tecnica con i vari passaggi della storia dello spot pubblicitario, poi creo uno storyboard, i disegni delle varie inquadrature dello spot, poi aggiungo le varie battute dei personaggi, se necessarie, il tipo di fotografia, i costumi e i luoghi dove sarà ambientata la storia. È come fare la regia di un film”. Qual è la cosa che più ti affascina del tuo lavoro? “Mi piace immaginare, usare la fantasia per vedere e comprendere l’essenza delle cose. Siamo sommersi da oggetti, da cose più o meno utili e ogni cosa ha una forma, dei contenuti più o meno ricchi, ma comunque dei messaggi. Spesso questi messaggi non li comprendiamo, ecco, io amo analizzare e creare questi messaggi. Mi piace dare voce alle cose”. Sei giovane eppure hai vinto moltissimi premi e ricevuto tanti riconoscimenti in campo artistico, cosa si prova? “Sicuramente tanta soddisfazione e felicità. Sapere che molte persone condividono il tuo lavoro e il tuo impegno è una cosa fantastica. Il mio obiettivo è fare sempre di più e sempre meglio, se fosse per me la notte non dormirei mai. Ho troppe cose da fare, tante idee da sviluppare”. Cosa dicono i tuoi amici? “Sono i miei primi supervisori, ogni volta che elaboro qualcosa, loro devono essere i primi a vedere il lavoro. Mi aiutano a capire se una cosa funziona o meno. La pubblicità funziona se il feedback del pubblico è positivo, i miei amici sono il mio primo pubblico. Sono entusiasti di me e mi stimano molto”. Chi sono i tuoi clienti? “Ho lavorato con grandi marchi quali Nike, Diadora, Armani Jeans, Barilla, Ferrero ma anche con marchi minori che volevano inserirsi nel mercato attraverso pubblicità televisive e non solo su cartaceo”. Cosa ti aspetti dal futuro? “Mi aspetto che tutto continui ad essere com’è adesso”. Lorenzo Bellucci lorenzobellucci.lb@gmail.com

- Assistenza Ospedaliera - Assistenza Domiciliare - Baby Sitter - Istituzioni pubbliche e private - Ausiliare per case di riposo - Infermieri professionali - Assistenza a disabili e non autosufficienti

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Gli invisibili Le esigenze dei giovani italiani in formazione, lo status professionale dei docenti, i problemi quotidiani di una scuola a rischio di asfissia per carenza di finanziamento e ipertrofia burocratica sono questioni che la recente campagna elettorale non ha affrontato, se non in modo alquanto marginale. Eppure è lì che si sta giocando il futuro del nostro Paese. La mancanza di un'identità professionale forte, della quale gli insegnanti sono stati colpevolmente spogliati in decenni di compressione sociale ed economica del loro ruolo, ha dato frutti avvelenati: dalla indifferenza di un'opinione pubblica che non sembra cogliere la complessità e l'impegno del loro lavoro, all'incapacità di varare regole limpide e stabili per il reclutamento, alla lotta intestina dentro un precariato in perenne crescita, al ritualismo di una collegialità formale, in cui la partecipazione democratica rischia di perdersi anziché rafforzarsi... La proposta di ampliamento dell'orario di servizio a 24 ore -tra l'altro a stipendio invariato- inizialmente inserita nella “legge di stabilità” dal governo Monti e poi rapidamente ritirata, non ha fatto che ribadire un lungo equivoco, che deve essere chiarito, invece, una volta per tutte. Il nostro orario di lavoro va ben oltre le lezioni in classe: la preparazione delle prove scritte, nella variegata tipologia che la normativa attuale prevede, e la loro correzione, come pure il processo di aggiornamento e ridefinizione dei contenuti culturali, che non può certo ritenersi concluso con gli studi universitari, l'approntamento di quei progetti che costituiscono una parte

importante dell'offerta formativa, le attività di coordinamento e verbalizzazione nei Consigli di classe, l'impegno pomeridiano negli organi collegiali e altro ancora, che sarebbe davvero troppo lungo qui enumerare, concorrono a una dilatazione notevolissima dell'orario di lavoro, di cui le 18 ore sono soltanto il prodotto finale. Inoltre, le nostre vacanze estive, tra esami di Stato, corsi di recupero e scrutini supplementari, non si distendono più placidamente ininterrotte nel calore di luglio e agosto. E questo ormai da molto tempo, senza che sia cessato quel chiacchiericcio fastidioso che, puntualmente, ogni anno, ci circonda in prossimità dell'ultimo giorno di lezione, con frasi del tipo: Sono cominciate, eh, le vacanze?! Sullo sfondo, poi, una mobilitazione massiccia, intensa e quotidiana di energie intellettuali ed emotive, che soltanto chi fa esperienza di vita in classe può comprendere appieno. Se tutto il lavoro svolto dall'insegnante concorresse davvero alla definizione del suo orario di servizio, spesso non basterebbero 36 ore settimanali! È però indispensabile renderlo più visibile, pubblico, immediatamente constatabile. E questo può avvenire -ne sono convinta- se accettiamo di svolgerlo interamente a scuola. Solo sottraendolo all'ambigua penombra delle pareti domestiche e inserendolo nella cornice istituzionale che gli compete, potremo rivendicarlo nella sua pienezza e spazzar via il pregiudizio, così a lungo coltivato presso l'opinione pubblica, di una professione a tempo parziale, poco impegnativa e perciò poco remunerativa. Prof. Marisa D'Ulizia

Un l a v o r o a l b u io Entra caracollando in classe. Sotto il braccio registri, cartelle piene di compiti, libri, fogli di appunti che sbucano ovunque. L’insegnante biascica un “Buongiorno” ansimando, rovescia il suo carico sulla cattedra di fòrmica verde, che lo accoglie con un sinistro scricchiolio. Mette a tacere i brusii. Occhio stanco, volto tirato: eccolo qui il nostro insegnante. Tanto amato, tanto odiato. Ripensa alla notizia letta sul giornale qualche giorno prima: “Proposta di aumento dell’orario di insegnamento da 18 a 24 ore settimanali”. Si scervella sulle possibili conseguenze di tale riforma e scuote la testa contrariato. E chi mai potrebbe biasimarlo? Vive in un Paese dove i ministri-mani di forbice agiscono ai danni dell’Istruzione. Questo nuovo progetto è la goccia che fa traboccare il vaso. E tutto avviene senza che nessuno se ne curi. La crisi rende ciechi. Si pensa a se stessi. Qual è il problema se la “classe nullafacente” lavora sei ore in più? Eppure il problema c’è. E sono in pochi a vederlo. Quello di persone che, oltre alle 18 ore settimanali visibili, ne sacrificano molte altre, che non vengono considerate neanche nel loro stipendio. Ore di lavoro passate a casa a studiare, a correggere compiti, a dedicarsi alla formazione delle future generazioni. Ma c’è ancora chi dice che non mostrano sufficiente senso di responsabilità. Che non si adoperano abbastanza. Ci sono insegnanti di questo tipo, è vero, ma i fannulloni sono una minoranza, che esiste in tutte le professioni. Aumentare il loro orario non è la soluzione. Non aumenterà la qualità dell’insegnamento, né i soldi nelle casse dello Stato. Al contrario, favorirà il peggioramento del livello di istruzione, perché gli insegnanti non potranno dedicare a ciascuna classe il tempo adeguato, avendo tante più menti da formare. Saranno costretti a lavorare in modo meno efficiente, magari riciclando meccanicamente compiti in classe, lezioni e sforzi. Vogliamo veramente un futuro basato sul riciclaggio? Ma il nostro insegnante guarda i suoi alunni, sorride e inizia la lezione: in un mondo fatto di “spread”, qualcuno crede ancora nella cultura. Camilla Bernardinangeli e Valentina Sernicola I D

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D al l ’altra pa r t e della cattedra Crisi, tagli, tagli, crisi; scioperi sì, scioperi no, forse, non-lo-so; fondi, laboratori; ricevimenti, alunni, genitori; compiti, compiti da ideare, compiti da correggere, compiti da riportare, compiti da annullare; consigli di classe, autorizzazioni, uscite didattiche, o meglio “Professore, ci accompagna in gita?” No, non è brainstorming. Sono le parole-guida alla comprensione dell’insegnante degli anni Dieci del XXI secolo, tra il confronto con il passato e lo scontro con il presente. Che cosa si può dire a riguardo, o meglio, cosa può uno studente dire a riguardo? Nel raccontare il passato, gli adulti di solito fanno della capacità di assestare scapaccioni da parte degli insegnanti il perno della tesi “si stava meglio quando si stava peggio”, come se le pene corporali rendessero più efficace l’istruzione nelle teste degli studenti. Ora, invece, l’insegnante è affetto dalla “sindrome da accudimento incondizionato” poiché la dura e imparziale legge gli appioppa la responsabilità delle azioni di esseri umani dotati di libero arbitrio, anche nel caso in cui si tratti di soggetti al di sopra dei quattordici anni. E prescindendo da questo, dalle pene corporali si è passati all’eccesso opposto, quando, a determinati livelli di insegnamento (prevalentemente elementare), bocciare diventa un problema istituzionale, e “mandare avanti” è l’imperativo categorico, che finisce col destinare decine di studenti poco talentuosi ad essere risucchiati dal vortice dell’istruzione superiore. E poi il valzer degli scrutini di giugno, quando l'anno scolastico sembra la maratona dei programmi non compiuti (e non completabili), con l'intasamento digitale di dati su dati, di numeri su numeri, con il calcolo della condotta e l'attribuzione del tanto ambito 9,1 agli studenti modello (come se davvero il valore di una persona potesse essere tradotto in cifre!). Per non parlare poi del fatto che essere degli insegnanti viene considerata una scelta di serie B, contraddistinta dal “siamo troppi”, da qualche buon decennio di precariato, in cui la lotta per la vita di Hobbes si concretizza a suon di punteggi e graduatorie, nonché da uno stipendio, che, tra cambiamenti di moneta corrente e cataclismi vari, ha avuto la peculiare caratteristica di veder diminuire il proprio potere di acquisto a velocità quadraticamente proporzionale allo scorrere degli anni e al susseguirsi delle riforme (il famoso stipendio Cenerentola rispetto alla media Ocse, come lo chiama Il Sole 24 ore).

E lo stesso vale per i finanziamenti ministeriali, che dovrebbero consentire di ampliare, potenziare, sviluppare il programma. Nel comune sentire l’istruzione, invece di essere percepita come una risorsa o, più propriamente, come una condicio sine qua non per il lieto divenire del mondo occidentale, viene avvertita e trattata come una perdita di tempo, poco produttiva, socialmente non rilevante, coltivata da individui oziosi e bislacchi votati alle proprie mere astrazioni mentali: filosofia, matematica, latino (vedi categoria “Ma-che-si-studiano-a-fare-le-lingue-morte?”)... E le leggende metropolitane di termosifoni addormentati e carte igieniche assenteiste vanno di pari passo con il declino di una professione a cui prima era affidato un ruolo di prestigio e di intervento sul reale, un'autorevolezza talvolta a rischio di autoritarismo, con quel ricorso all'ipse dixit (l’ha detto il professore!), che destinava lo studente monello alla punizione. Ma di tutto questo trapela qualcosa dall’atteggiamento di un insegnante? C’è forse una qualche eco di protesta, qualche concione politica o rimpianto di quei meravigliosi quanto nebulosi tempi passati? Qualche rivoluzione in atto, qualche moto di sgomento, pietà per programmi stravolti e alquanto ottimistici riguardo al rapporto tra cose da fare e tempo a disposizione? Talvolta, qualche parola tra Kant ed Hegel, nel bel mezzo dei tragici greci o del pessimismo cosmico e delle peripezie sentimentali di Byron, spunta fuori. Ma accade che, nel raro silenzio, le lezioni sembrino venute da un tempo passato e la crisi, il governo, le tasse appaiano una lontana e indistinguibile eco di protesta, mentre le tranquille parole sulla carta sono la continuazione di ciò che è sempre stato. Benedetta Ridarelli III PN

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Te r n i - Vi a C a s s i a n B o n 1 / a ( P i a z z a Ta c i t o ) Te l . 0 7 4 4 . 4 2 5 9 4 5 - 0 7 4 4 . 4 2 4 9 8 9 w w w. i s t i t u t o i t a l i a n o a n d r o l o g i a . c o m erremedica@tiscali.it info@istitutoitalianoandrologia.com ORARIO d a l L u n e d ĂŹ a l Ve n e r d ĂŹ dalle ore 08.30 alle 12.30 dalle ore 15.00 alle 19.00

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Con Corrado Spaziani la Fondazione inaugura per il 2013 il tradizionale appuntamento dedicato alle mostre dei maestri della pittura umbra. È dal 2005, infatti, che la Fondazione ha avviato il “filone” delle mostre di artisti locali, per lo più della “scuola ternana” della metà del Novecento o contemporanei, aprendo al pubblico le porte di palazzo Montani Leoni. Una ricca antologia quella che la Fondazione dedica a Spaziani, con oltre ottanta opere gentilmente concesse in prestito da collezionisti privati ternani e da istituzioni, per rendere omaggio ad uno degli artisti umbri più conosciuti in Europa e non solo. Spaziani, infatti, ampiamente stimato ed apprezzato in Francia per aver esposto più volte a Parigi, per la sua amicizia con il pittore Armand H. Nakache e con il critico d’arte-filosofo Gabriele Mandel, tenne diverse mostre anche in Svizzera, Germania, India, Giappone e Giordania. Dopo la sua morte si sono svolte molte rassegne in Umbria, Piemonte e a Parigi, a riprova dell’interesse per la sua straordinaria vivacità pittorica e della

Le foto sono di Marco S an t arel l i

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stima sempre manifestata dai critici d’arte. Dal 1999 Corrado Spaziani è stato anche inserito nel prestigioso ed autorevole annuario francese di E. Bènézit, Dictionnaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs. Un lustro per la città di Terni che, sebbene non avesse dato i natali al maestro, originario di Castel Ritaldi, ha potuto comunque vantare la sua “adozione” lavorativa e artistica. Alla Fondazione era già noto il pittore per le sue straordinarie capacità artistiche, ma a seguito della generosa donazione del figlio, Giulio Spaziani, di undici opere, ha potuto ancor di più condividere e amare le doti del grande maestro. Inorgoglisce, pertanto, potergli oggi dedicare un’ampia antologica, egregiamente curata da Paolo Cicchini, per raccontare la sua arte e i periodi che hanno canonizzato il suo lavoro, certi che la rassegna susciterà grande interesse nel pubblico, ormai assiduo frequentatore delle iniziative culturali organizzate dalla Fondazione. Le opere in mostra a palazzo Montani Leoni abbracciano un arco temporale che va dal 1950 al 1986 e offrono una panoramica generale della vasta produzione artistica del maestro. Dipinti e ceramiche raffiguranti nature morte, paesaggi umbri, toscani e provenzali, rappresentazioni di animali (uccelli, mucche, cavalli, agnelli, gatti, asini), vedute di Venezia e Parigi, composizioni campestri e scene “sotto la neve”. La mostra sarà inaugurata l’8 marzo 2013 alla presenza dell’onorevole prof. Vittorio Sgarbi e rimarrà aperta al pubblico ogni venerdì-sabato-domenica con orario 11-13/17-19.


L’alimentazione del bambino dai sette ai dodici anni All’età di 7 anni il bambino è ormai ammesso alla mensa comune, con l’avvertenza di fornirgli una vasta gamma di alimenti. La quota calorica di cui ha bisogno, espressa con riferimento al peso corporeo, è leggermente minore di quella dell’età precedente, con notevole variabilità per l’attività fisica svolta dai singoli soggetti spesso esplicata con qualche attività sportiva. Secondo i livelli di assunzione raccomandati per la popolazione italiana i bambini tra i 7 ed i 12 anni riducono il bisogno calorico giornaliero da 83-77 Kcal di peso corporeo a 56-48 Kcal, a seconda del sesso, rimanendo sempre il bisogno energetico prioritario. La quota proteica in questa fascia di età dovrebbe coprire il 10% delle calorie totali giornaliere, con la presenza di proteine animali per almeno 1/3. Quelle dei cereali possono essere utilmente integrate con l’uso contemporaneo di legumi, quali i fagioli, ricchi soprattutto di un aminoacido essenziale, la lisina. La quota dei grassi non deve superare il 30% delle calorie totali, con preferenza per l’olio extravergine di oliva. Tra i carboidrati sono da preferire quelli complessi (grano, riso, mais, orzo), limitando quelli semplici come zuccheri al 10-12%. Le verdure e la frutta, per il loro apporto vitaminico e di fibra, sono da ritenere indispensabili. Le ricerche effettuate su popolazioni hanno messo in evidenza

come in questa fascia di età, sia presente tutta una serie di errori alimentari per eccesso e anche per difetto: la quota calorica è spesso in eccesso rispetto ai valori ottimali e così quella proteica per prevalenza delle proteine animali; l’apporto lipidico è spesso eccessivo come quello di zuccheri semplici a rapido assorbimento, mentre scarseggiano le fibre. Questi errori dietetici finiscono per diventare un fattore di rischio con la frequente comparsa di obesità e col favorire quelle affezioni che con il tempo troveranno espressione nell’età adulta come l’ipertensione e l’aterosclerosi. Un’ultima considerazione può essere fatta circa la spesa: le madri devono essere informate che il valore alimentare dei cibi non è obbligatoriamente legato al costo dell’alimento e che con una spesa molto diversa possono acquistare alimenti di eguale valore calorico, proteico, vitaminico ecc. L’associazione di pasta o riso con legumi (fagioli, piselli, ceci ecc...) è un esempio tipico di completamento nutritivo. Possono essere indicate per una persona media di età compresa tra i 7 ed i 12 anni le seguenti quantità in grammi di alimenti: latte vaccino 400-500; pane 200-300; pasta o riso 100-120; patate 150-200; formaggi freschi 80-100; olio 30-40; verdure 300-350; frutta 300-350; zucchero 30; uova 3 a settimana. Lorena Falci Bianconi

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Angelisa Bertoloni e il Linguaggio Universale dell’Arte Terni ospita, fino al 12 marzo, una mostra d’arte contemporanea che apre una finestra su quello che riesce a comunicare l’arte, in qualsiasi sua declinazione. Il linguaggio universale dell’arte, organizzata dall’Associazione Culturale Sinergie, è stata in mostra a Palazzo di Primavera dal 10 al 20 febbraio e al C.A.O.S. Museum dal 23 febbraio al 12 marzo e che è riuscita a unire (artisticamente e non solo) Oriente ed Occidente in un mescolarsi di influenze, ispirazioni e colori provenienti dall’Italia e dall’Iraq. Le opere esposte erano i frutti del talento e delle ispirazioni di Jaber Alwan, Fuad, Resmi Al Kafaji, Valentina Angeli, Angelisa Bertoloni, Rossana Moretti e Cecilia Piersigilli, che sono riusciti a comunicare emozioni in maniera forte ed omogenea, nonostante le naturali differenze di stili e provenienze. La volontà di usufruire dell’arte come strumento di dialogo internazionale e come testimonianza di valori universali traspariva da ogni opera presente nell’allestimento, posizionato in maniera tale da fare un vero e proprio viaggio, di quadro in quadro, o di statua in statua, verso quello che di più importante c’è al mondo: la libertà di espressione, qualsiasi modo o mezzo si sia trovato per attuarla. Libertà di espressione che trova il suo naturale sfogo a seconda dell’estro di ogni singolo artista, come si è potuto felicemente ammirare in occasione di questa mostra. Tutti gli artisti che hanno firmato le opere esposte sono dei talenti incredibili, ma questa volta mi piace presentarvi Angelisa Bertoloni, che oltre a creare delle vere e proprie opere d’arte ha dato vita, insieme ad altre pittrici umbre, all’Associazione Culturale Sinergie, promuovendo arte e cultura che, in un periodo come questo, non sono mai abbastanza e/o adeguatamente promosse. Non sono una critica d’arte e non voglio indossare dei panni che non mi stanno decisamente bene addosso, ma posso cercare di raccontarvi chi è Angelisa Bertoloni e come, con le sue opere, riesca a comunicare tutto quel talento (affinato e reso tale da anni di studio, lavoro e fatica) che non può certo lasciare indifferenti. Angelisa Bertoloni nasce a Salò e giovanissima si trasferisce a Terni: è attratta dall’arte in ogni sua declinazione e approfondisce mediante uno studio personale le diverse tecniche espressive. La sua produzione artistica spazia dalle tele alle tavole, dalle tecniche miste agli intonaci ed espone nelle fiere d’arte non solo italiane ma anche all’estero. Le sue ballerine, o le sue rose, riescono a uscire dai loro quadri ed entrare nel nostro campo visivo ed emozionale esattamente come se fossero in carne ed ossa (o in petali e foglie!) davanti a noi e non possono davvero non commuovere per il realismo e la delicatezza di tratti. In questa pagina potete ammirare qualcuno dei suoi quadri, ma ognuna delle sue opere è un’espressione del suo estro, del suo talento e della sua bravura, che riesce a conquistare inevitabilmente anche gli occhi (e i cuori) più critici e più esperti del settore, come manifestano gli ampi consensi di critica e di pubblico, ricevuti insieme a numerosissimi riconoscimenti. La sua presenza in varie collezioni pubbliche e private in Spagna (a Valencia), in Francia (a Verdelais), in Brasile (a Salvador de Bahia) e in varie città d’Italia può essere un segno evidente dell’apprezzamento che le sue opere ricevono, conseguenza naturale della loro stessa intrinseca bellezza e del loro immenso valore. Chiara Colasanti

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Finalmente istallata all’I.T.I.S. “L. ALLIEVI” di Terni la grande meridiana solare del Prof. Stelio Mancinelli Opera di alto valore culturale, segna con precisione la “vera ora solare” di Terni Il 20 febbraio scorso, il sole, splendente oltre un cielo perfettamente sereno, ha “messo in moto” la bellissima meridiana solare finalmente ancorata al giusto posto per il quale era stata progettata: la parete principale dell’Istituto Tecnico Industriale L. Allievi di Terni. Il Prof. Stelio Mancinelli Degli Esposti, progettista dell’opera, curvo sotto il peso della sua venerabile età, con una cartellina di appunti in mano, non riusciva a districarsi in mezzo ad una folla di persone intervenute per l’inaugurazione. Si era ormai rassegnato. La sua creatura, da venticinque anni accantonata nelle officine dell’I.T.I.S., ricoperta da uno spesso strato di polvere, non avrebbe mai visto la luce del sole. Non si rendeva conto che il Sindaco di Terni, gli assessori del Comune e della Provincia, amici, parenti, ex suoi studenti, personaggi delle istituzioni, di enti, di imprese, appassionati di astronomia e tantissime altre persone erano presenti per l’inaugurazione: preso in mano il microfono, sotto una delle due lastre, si accingeva ad impartire una bella lezione di astronomia open air, con calcoli, formule e teoremi! Il centro della città di Terni da oggi si è arricchito di un altro monumento, un gioiello di perfezione scientifica ed artistica che ben si colloca al fianco dell’obelisco Lancia di Luce di A. Pomodoro e della Pressa da 12.000 tonnellate a Piazza Dante. A riportare alla luce queste due lastre di marmo dal peso di una tonnellata cadauna, con riferimenti in acciaio inossidabile e titanio, è stata l’Associazione Ternana Astrofili M. Beltrame che è riuscita a coinvolgere nell’impresa diversi sponsors. Per un aiuto economico, dobbiamo ringraziare innanzitutto la Fondazione Carit di Terni e Narni che è sempre attenta ed aperta a collaborare per iniziative che interessano il nostro territorio a vantaggio della collettività; il Lions Club San Valentino di Terni che ha aderito prontamente appena visto il progetto, seguendo quelli che sono gli scopi principali come il benessere civico e culturale della società; non poteva mancare un’impresa operante nell’ambito dell’energia solare e la Centro Appalti di Terni, specializzata nel campo dell’edilizia in generale ma che da tempo si è rivolta verso il settore delle energie rinnovabili. Fiore all’occhiello, la realizzazione di un impianto fotovoltaico di ben 406 Kilowatt proprio sopra gli spaziosi tetti delle officine dell’I.T.I.S.. Un particolare ringraziamento è indirizzato in Viale B. Brin: agli Acciai Speciali Terni, le nostre care Acciaierie che hanno fornito il materiale occorrente e nella fattispecie gli Acciai Inossidabili e una preziosa lastra di titanio a simboleggiare un’altissima qualità di prodotti proiettati al futuro e di eterna durabilità. Ho volutamente lasciato in ultimo su questa lista le imprese Officine Leoncini e la Ing. Energy Future di Narni che si sono fatte carico della lavorazione meccanica, edile e trattamento delle superfici relative al posizionamento delle due lastre e, per il loro significativo impegno, meritano un encomio a parte. Quando contattai il Sig. Mariano Leoncini, titolare di ambedue le imprese sopra descritte, esponendogli il progetto redatto dall’Ing.

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Marcello Irti, tra l’altro docente presso lo stesso I.T.I.S., rimasi impressionato con quanta prontezza e competenza si prese a cuore il problema, realizzando mentalmente le varie fasi di lavorazione, i tempi necessari e come semplificare alcuni aspetti tecnici. Non poteva essere diversamente, dal momento che in pochi anni, è riuscito a trasformare una piccola impresa metalmeccanica con soli sei addetti, in una importante realtà che attualmente opera con oltre centoventi dipendenti in Italia e all’estero, in settori altamente specializzati nella costruzione di Centrali turbogas e a carbone per la produzione di energia ed in ultimo sta partecipando alla costruzione di una centrale nucleare anche essa per la produzione di energia nell’est Europa su progetto targato Enel. Inoltre ha esportato il proprio Know-how per la realizzazione di impianti da trasporto per inerti, nonché impianti per il riciclo del vetro e la selezione del colore. Una persona che ha imposto le sue linee guida nelle tecnologie più avanzate come dimostrato dai prodotti utilizzati per proteggere le lastre stesse e le sottostanti pareti dell’Istituto, avvalendosi delle nanotecnologie, settore innovativo ed ancora in fase di sviluppo. Questi prodotti, come mi spiega il suo collaboratore Fabio Mariani, sono fotocatalitici, ovvero utilizzano la luce solare per eliminare smog, sporco, batteri, muffe, decomporre particolati organici ed il tutto con garanzie ultradecennali. Le due lastre, una che segna l’ora vera solare e l’altra (unica al mondo) che ne converte il tempo a quello dei nostri orologi, non appena assurte alla luce del sole, come per un piacevole incanto, hanno innescato una febbrile attività intorno ad esse, dal nuovo Dirigente Scolastico, Prof.ssa Cinzia Fabrizi, alla sua vice Sara Santori, e poi docenti, assistenti, personale di segreteria ed ausiliari tutti. E che dire degli alunni, ragazzi e ragazze? Perfetti, veramente bravi, meritano un elogio! Alcuni, tra i più grandi hanno fatto compostamente da cornice a tutta l’inaugurazione, con la targhettina Tutor ben in evidenza al petto, distribuendo pieghevoli illustrativi, dando informazioni e nell’insolita veste di barman al tavolo degli aperitivi. Sono fermamente convinto che tutti gli studenti dell’I.T.I.S sapranno rispettare quest’opera nel segno della civile educazione come una cosa cara che appartiene loro e riconsegnarla, come un testimone, alle future generazioni. Un sentito ringraziamento anche al CESVOL di Terni per il supporto concessoci e agli Eventi Valentiniani per aver inserito l’inaugurazione nel proprio programma. Infine un ringraziamento a chi ci ha concesso il patrocinio: Comune di Terni, Ordine degli Ingegneri, Ordine degli Architetti, Collegio dei Periti Industriali, Collegio dei Geometri, Piccole e Medie Imprese, Confartigianato. Un consiglio per chi sta leggendo questo articolo e non ha ancora visto questa superba meridiana: ...ma che state aspettà bardà? Jite de prescia a vedelle stè du’ lastre ju all’Itisse….però sarvognuno sarebbe mejo che ce stesse pure lu sole! Tonino Scacciafratte Presidente dell’A.T.A.M.B. - tonisca@gmail.com


Dall’ora solare all’ora degli orologi Per il moto ineguale della Terra intorno al Sole e l’adozione dei fusi orari, la differenza tra l’ora solare e l’ora scandita dagli orologi è mutevole di giorno in giorno. Perciò l’ora solare, dedotta dal quadrante della meridiana (a destra) osservando l’ombra dello gnomone, viene prontamente trasformata nell’ora degli orologi dall’altro quadrante (a sinistra), unico nel suo genere, grazie a dodici curve matematiche: Dal giorno del mese ci si sposta verticalmente fino ad incontrare la curva del relativo periodo; da quel punto… orizzontalmente si trovano i minuti da aggiungere (+) o togliere (-) all’ora solare indicata dalla meridiana ed avremo l’ora degli orologi. Con l’ora legale c’è da aggiungere un’ora. L’ombra della sferetta posta sullo gnomone indica, con il passare dei giorni, anche le stagioni: - dal Tropico del Capricorno fino all’Equatore… l’Inverno; - dall’Equatore al Tropico del Cancro… la Primavera; - dal Tropico del Cancro all’Equatore… l’Estate; - dall’Equatore al Tropico del Capricorno… l’Autunno. Paolo Casali

Il professor Stelio Mancinelli Degli Esposti Lo scorso 20 Febbraio, presso l’Istituto Tecnico Industriale Statale “L. Allievi” di Terni, è stata inaugurata la meridiana verticale declinante, opera di grande pregio estetico e soprattutto scientifico realizzata dal prof. Stelio Mancinelli Degli Esposti. Il valore dell’opera è da attribuire, oltre ai materiali con cui è stata realizzata, alla minuziosa precisione delle linee di consultazione e alla quantità di dati che essa ci fornisce, tramite i quali è possibile stabilire l’ora esatta in ogni giorno dell’anno, in cui, ovviamente, è visibile il Sole. È per questi requisiti peculiari che possiamo definire la meridiana dell’I.T.I.S. un’opera memorabile, non paragonabile ad altre realizzazioni del genere in Italia e forse nel mondo. Stelio Mancinelli Degli Esposti frequentò da studente l’I.T.I.S., dove conseguì il diploma in chimica. In seguito, prima come assistente di laboratorio, poi come docente continuò il suo rapporto con l’Istituto. Nel frattempo, egli accrebbe ed affinò il proprio bagaglio culturale e scientifico, autonomamente, da autodidatta, spinto dalla inesauribile volontà di conoscenza che ancora oggi lo contraddistingue. Raggiunse ragguardevoli livelli nelle discipline matematiche, fisiche ed astronomiche tali da renderlo assimilabile alla docenza universitaria. La dedizione alla gnomonica è stata, e lo è ancora oggi, un filone importante dell’attività del Prof. Mancinelli, nonostante il tempo e le vicende avverse della vita abbiano segnato la persona. Oltre alla meridiana in oggetto dell’ I.T.I.S., che possiamo considerare la più completa, sono da attribuire al professore quella di Borgo Rivo, di Guardea, di Arese, di Bologna ed altre, in diverse città. L’Associazione Ternana Astrofili, con caparbia determinazione, si è impegnata per portare a compimento l’istallazione di questo particolare orologio solare. Il raggiungimento di questo non facile obbiettivo ci onora perché arricchisce la città con un’opera peculiare, inoltre dà il giusto riconoscimento ad un suo illustre cittadino che bene ha saputo utilizzare la luce del Sole per scandire il tempo, lasciando però, troppo in ombra se stesso. Enrico Costantini

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La miridiana dell’Itisse

L’andru ggiornu io e Zzichicchiu… passanno davanti all’ìtisse… t’emo vistu su lu muru su ppe’ ssopra l’entrata principale ddu’ lastre de marmu piene de nummeri e dde segni … una da ‘na parte e una dall’andra. Subbitu me tt’è scappatu da di’… A Zzichi’… e cche è ‘lla robba… e qquanno ce l’hanno appiccicata?... Me tt’ha rispostu… A Lunardi’… quella è la famosa miridiana de Mancinelli… so’ anni che ’llu professore l’eva proggettata… finarmente ce so’ rriusciti a mmettela su!… Senti ‘n bo’ Zzichi’… hanno ‘spettatu ‘n bo’ ma n’è vvarza la pena … ccuci’ n’hanno ‘ppiccate su ddue!... Ma che stai a ddi’ Lunardi’!?... La miridiana... ‘n do’ ce vidi l’ora solare … è qquella a ddestra co’ lu gnomone… quell’andra serve sulu pe’ dditte che ora deve fa l’orologgiu tuu…. A Zzichi’… famme capi’!… L’ombra de ‘llu gnomone... me dice che mancono pricisamente ‘na ventina de minuti a mmezzuggiornu… come l’orologgiu miu!… Co’ qquell’andra che cce faccio?... Che cce fai?... Mo’ tte lu spiego io… guarda ch’ore faccio io… mezzuggiornu!... Embè… mesà che ddevi armette ‘lla bbiocca!... ‘N ciài capitu gnènte… guarda ‘n bo’ su qquella a ssinistra s’artrovi lu ggiornu de oggi ch’è lu ventisette… e ppo’ va’ su drittu finché no’ ‘ncontri la linea de lu mese de Febbraju… da llì te sposti a ddestra o a ssinistra… che nnummeru ce trovi?... Più vventidue!… Quilli so’ li minuti che ttòcca ‘ggiunge a ll’ora solare e… ecco mezzuggiornu!... Ciò la vaga ‘mpressione Lunardi’… che è l’orologgiu tuu a èsse ‘na bbiocca o… devi arméttece le pile!… A Zzichi’… se tte ne stevi zzittu… ‘evo capitu tuttu e stévo più ccontentu!...??? p a o lo . ca s a li4 8 @ a lice. it

LA SICUREZZA DEI TUOI INVESTIMENTI

Una soffitta sull’Universo Ma cosa si intende per orbita, rivoluzione e ro t a z i o n e ? P i a n o , piano! Una domanda alla volta, anche se comprendo la tua curiosità e voglia di sapere! Sappiamo che il sistema solare è formato dal Sole, da nove pianeti, considerando il piccolo Plutone, e da una serie di corpi celesti minori come le comete e gli asteroidi che gli ruotano intono. Ebbene, questi corpi compiono intorno al Sole un percorso di forma ellittica, di cui la stella occupa uno dei fuochi. Uno dei fuochi? Sì, perché essendo come un cerchio allungato, il Sole non si trova al centro, ma spostato da una delle due parti ciascuna delle quali chiamiamo “fuoco”. Questa è nota come la Prima Legge di Keplero che per la prima volta abbandonò l’idea dei movimenti circolari per sostenere, a ragione, quelli ellittici. Il movimento che ogni corpo celeste compie sull’orbita intorno al Sole è chiamato “rivoluzione”, mentre il movimento che un corpo compie su se stesso è chiamata “rotazione”. Più i pianeti sono grandi, tipo Giove, più il movimento di rotazione sarà veloce ed avremo così uno schiacciamento ai due poli. Ma allora la rotazione fa assomigliare i pianeti a delle grandi trottole! Proprio così Leonardo, hai afferrato perfettamente il concetto! Considera come fossero trottole inclinate il cui perno centrale è chiamato “asse”. Praticamente i pianeti fanno un doppio movimento, intorno al Sole e intorno al proprio asse come il pallone! Quando gioco a calcio con gli amici infatti mentre il pallone “gira” intorno al campo, rotola anche su se stesso! Così quando giocherai penserai ai movimenti dei pianeti e per te sarà più facile spiegarli anche ai tuoi amici! Passiamo ora a Nettuno! Molto simile ad Urano, ha un colore azzurro mare dovuto alla presenza del metano presente nell’atmosfera e con delle formazioni nuvolose di un bianco brillante che ruotano più lentamente del pianeta. Ha anch’esso dei satelliti naturali di cui il maggiore è Tritone. Rispetto a Giove e Saturno, l’atmosfera di Nettuno, oltre che da idrogeno ed elio, è composta anche da maggiori parti di acqua, ammoniaca e, come ti spiegavo prima, metano, per questo insieme a Urano si tende a classificarlo come “gigante ghiacciato”. Ci sono forti venti, assai più veloci di quelli della Terra e questo fenomeno fa sì che il suo aspetto cambi continuamente. E, dato che lo abbiamo nominato, del piccolo Plutone cosa puoi dirmi? Posso dirti che è il pianeta più freddo poiché la maggior parte del tempo è lontano dal Sole. Al suo interno possiamo trovare ghiaccio e roccia, mentre in superficie avremo uno strato di ghiaccio. Non sempre però è il pianeta più lontano dalla nostra stella infatti, a causa della strana forma della sua orbita, per 20 anni, rispetto ai 248 che occorrono per girargli intorno una volta, si inclina tanto da essere più vicino al Sole rispetto a Nettuno. Per quella sera Overlook e Leonardo terminarono li la loro lezione teorica. Il maestro, come lo chiamava scherzosamente il ragazzo, non voleva riempirlo di informazioni tutte insieme, voleva lasciargli infatti il tempo di assimilare poco per volta quello che c’era da sapere in modo che rimanesse bene impresso nella sua Michela Pasqualetti mi kypas78@vi rgi l i o.i t mente.

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Osservatorio Astronomico di S.Erasmo Osservazioni per il giorno Venerdì 29 Marzo 2013 Protagonista indiscusso nei mesi precedenti, Giove ormai non è più osservabile e il suo posto viene preso da Saturno che farà capolino ad est, disturbato dalla Luna assai vicina, verso le ore 24, ma col passare dei mesi diverrà sempre più nitido. La serata si presta per osservare oggetti deboli e quindi ci soffermeremo sulle galassie del Leone: il famoso “Tripletto” (M65-M66-NGC3628), distanti circa 35 milioni di anni luce! Ad occhio nudo lo stupendo scenario del cielo invernale, con la spiegazione dei princìpi di base della meccanica celeste. TS

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Il Comune di Reggio Emilia razionalizza l’illuminazione pubblica Si potrebbe fare anche a ... Terni! Aumentano in Italia i comuni che spengono e/o attenuano l’illuminazione notturna in modo studiato e ragionato. Ecco l’esempio virtuoso di un altro importante comune -Reggio Emiliache pensa ed agisce in modo razionale e pacato, senza farsi prendere da paure ancestrali, come è avvenuto per l’operazione cieli bui, proposta dal Commissario straordinario Enrico Bondi (del governo Monti) e letteralmente cancellata dai deputati della Commissione Ambiente della Camera. Con l’operazione cieli bui i Comuni italiani avrebbero risparmiato 500 milioni di euro l’anno, senza provocare disagi ai cittadini e senza dover licenziare nessuno. Bastava solo adeguare e gestire gli impianti di illuminazione pubblica italiani secondo gli standard inglesi, tedeschi e altri paesi europei. Reggio Emilia è già avanti. Già da due anni, spiega l’ingegnere Alfredo Di Silvestro, dirigente del Servizio manutenzione del Comune, “stiamo procedendo a uno spegnimento ragionato delle luci, secondo un preciso piano energetico e determinate priorità. Ovviamente abbiamo iniziato dalle zone industriali, da parcheggi più isolati o poco utilizzati e dalle zone con eccessiva illuminazione. Qualche esempio? Nelle rotonde i corpi illuminanti sono stati ridotti da otto a quattro, lungo le ciclabili, dove è sufficiente la luce che arriva dalle strade adiacenti, sono stati spenti i lampioni e, dove presenti, abbiamo compattato i regolatori di tensione per l’abbassamento del flusso luminoso dalle 21 (o dalle 22 in alcune zone) alle 5”.

L’ingegnere Di Silvestro, comunque, scaccia i fantasmi di chi immagina già città buie e insicure: “Stiamo cercando di rendere la cosa il più soft possibile, per un impatto meno violento. Procediamo con buon senso, non a manetta, valutando impianto per impianto”. Diversi, quindi, gli interventi “di limatura” fatti sugli impianti di illuminazione pubblica a Reggio Emilia. Sono stati coinvolti anche i ponti di Calatrava, inaugurati nel 2007 e già divenuti vanto e simbolo della città. Nei tre ponti e nelle infrastrutture collaterali,... “già da qualche mese l’illuminazione è stata ridotta, sia come numero di punti luce sia come intensità. Nella prima serata il flusso luminoso è più tonico, per poi abbassarsi nel corso della notte, quando c’è meno traffico”. In tema di numeri: a Reggio sono quasi 35mila i punti luce. “Tra questi -dice Di Silvestrocirca 6mila sono già stati spenti, quindi quelli in funzione sono attualmente 29mila. E ancora: “il 95% di tutti i corpi illuminanti della città sono ad alta efficienza energetica, ovvero a vapori di sodio e non di mercurio. Tutto ciò, inoltre, si traduce in tonnellate di anidride carbonica in meno scaricate nell’atmosfera, quindi un importante vantaggio anche per l’ambiente, non solo per le casse. ... Nell’ultimo anno abbiamo già risparmiato 400mila euro”. Altri interventi sono già in programma ma i cittadini di Reggio Emilia, secondo il dirigente del Servizio manutenzione, possono dormire sonni tranquilli. Questo è un buon esempio per tutti. Anche per Terni Franco Capitoli

Conferenze di Astronomia Constatato il notevole successo riscontrato con le conferenze mensili tenute presso la Biblioteca Comunale di Terni, anche quest’anno la nostra associazione darà il suo contributo a partire dal mese di febbraio. Gli incontri, a cura del Prof. Sergio Bacci (A.T.A.), si terranno al secondo piano, saletta adiacente il Caffè Letterario, alle ore 17 di tutti i primi martedì del mese. 2/04/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la cosmologia medievale 7/05/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la rivoluzione copernicana 4/06/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la visione del mondo di Newton e Einstein

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LIBERO de LIBERO, LIBERO poeta - (Fondi 1907 - Roma 1981) Protagonista della Scuola Romana come critico d’arte ed animatore di eventi importanti di risonanza nazionale e mondiale, oltre che narratore, è stato soprattutto un grande poeta ermetico, esaltato anche da Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo. Per la narrativa, tanto per enumerarne alcune, si menzionano tra l’altro: Amore e morte; Camera oscura; Malumore; Il guanto nero; Racconti alla finestra. Mentre per la poesia: Solstizio; Proverbi; Testa; Eclisse; Epigrammi; Il libro del forestiero; Banchetto; Post-scriptum nella bottiglia; Sono uno di voi; Circostanze; Scempio e lusinga, ecc. Molte sue opere sono state tradotte in varie lingue. Oggi mi piace ricordarlo come straordinario e severo professore di storia dell’arte durante i miei anni di liceo, poi divenuto con il tempo mio importante amico. Infatti, nel 1971, come omaggio alla nostra amicizia, fu data alle stampe, in soli cinquanta esemplari, una pregiata raccolta di sue poesie dal titolo: “Epigrammi”, corredata da una mia acquaforte raffigurante il ritratto del poeta. Roberto Bellucci

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