La pagina novembre 2009

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Pudore e giustizia

Giampiero Raspetti

N° 9 - Novembre 2009 (69°)

Zeus ordinò ad Ermes di distribuire alla specie umana, minacciata di andar distrutta, il pudore e la giustizia. Chiese Ermes a Zeus: Devo distribuirli come è stato fatto per le arti, cioè uno solo che possegga l’arte medica basta per molti profani o le consegno a tutti? A tutti, rispose Zeus, le città non potrebbero esistere se solo pochi possedessero pudore e giustizia, come avviene per le altre arti. Istituisci, a nome mio, una legge per la quale sia messo a morte come peste della città chi non sappia avere in sé pudore e giustizia. Platone, Protagora, XII No, non penso come la maggior parte delle persone in merito al dualismo vita privata - vita pubblica. La vita privata, ripete affabilmente, anche se con piglio austero, la brava gente, non si tocca! Sì, ma quale vita privata, di chi? Quella dell’uomo qualunque o quella dell’uomo pubblico, o, magari, dell’addetto al sacro? Ritengo si possano considerare private le piccole malazioni (comunque da condannare) di chi, scoperto, contamina al massimo il vicino di casa: viene ritenuto, giustamente, un malandrino, si prendono le distanze, ma tutto finisce lì. Reputo invece che non ci sia niente di più pubblico del privato di un politico, il quale, infatti, fa ricorso alla sua vita privata da ammirare quando gli fa comodo, per essere eletto, mentre per il resto... tabù... “è il mio privato!”. Un amministratore della cosa pubblica, colui che ci rappresenta, nel paesello come nel villaggio globale, se è uno zozzone getta fango, non solo a casa sua o nel parco esiguo del vicinato, ma sulle somme istituzioni. Le istituzioni siamo noi, la nostra storia, i nostri padri, i nostri figli. Costui diventa poi anche ricattabile, in forme dirette o indirette, in denaro o in pressioni politiche. Quest’ultime provenienti più dal suo stesso entourage che dagli avversari partitici. Pagare (nelle forme più diverse, non solo in denaro) le prostitute, naturali o transgeniche, sarebbe dunque reato solo per l’uomo della strada? Ma siete proprio sicuri di voler raccontare questo ai vostri figli? Ci siamo tutti ispirati al sentimento del pudore. Siamo stati e siamo, tutti, cavalieri della giustizia. E ora dovremmo passar sopra a impudicizia e illegalità intonandoci alla moderna cantilena - il privato è sacro o a quella più datata: ascolta quel che il prete dice, non quel che il prete fa! Ma che è ‘sta zozzeria? I futuri candidati a ricoprire ruoli istituzionali dovranno essere tutti integerrimi. Per esserne certo mi rivolgerò, prima del voto, a Zeus Soter, salvatore e liberatore del popolo, ma anche signore della folgore divina. Posso infatti anche accettare che un vicino di casa non annoveri, tra le sue virtù, pudore e senso della giustizia, ma rifuggo come dalla peste chi, eletto, non ne abbia ad iosa (a dio sa quanto... cioè).

Maurizio Sabatini

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Figli dell’epoca Siamo figli dell'epoca, l'epoca è politica. Tutte le tue, nostre, vostre faccende diurne, notturne sono faccende politiche. Che ti piaccia o no, i tuoi geni hanno un passato politico, la tua pelle una sfumatura politica, i tuoi occhi un aspetto politico. Ciò di cui parli ha una risonanza, ciò di cui taci ha una valenza in un modo o nell'altro politica. Perfino per campi, per boschi fai passi politici su uno sfondo politico. Anche le poesie apolitiche sono politiche, e in alto brilla la luna, cosa non più lunare........ Wisława Szymborska


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