La pagina ottobre 2005

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Interpretare

Lettera al clero Raffaela Trequattrini

Giampiero Raspetti

Gent.li Signori, vi siete accorti, per caso, che qualcosa sta cambiando? Un aspetto fondamentale nel nostro modo di vivere e pensare: la gente è sempre meno disposta a seguire norme che si giustificano alla luce di princìpi etici di parte; il che equivale a dire che non intende più ignorare le conclusioni tratte secondo la logica personale, qualora non si traducano in comportamenti oggettivamente lesivi rispetto agli interessi della società civile, ovvero in atti le cui ripercussioni negative sull’esterno siano concrete e soprattutto misurabili. Se io sottraggo un milione di euro al fisco, il danno che arreco è concreto e misurabile. Se uccido una persona, altrettanto. Ma se faccio un figlio ricorrendo alla procreazione assistita, la valutazione dell’eventuale danno non può fare riferimento a parametri dal valore oggettivo. La procreazione assistita, quindi, giacché non è dimostrabile che arrechi un danno reale, tant’è che è consentita in

L’interprete è un sensale, come spiega la sua composizione con inter (tra) e un derivato di pretium (prezzo). Tratta affari, è mediatore, ma anche volgarizzatore, traduttore. E’ colui che esplica il senso di un libro, di una legge, o spiega i sogni, i presagi, fa conoscere la volontà di un altro. E’ anche detto Turcimanno, sinonimo di Dragomanno, interprete cioè fra gli europei e i popoli del Medio Oriente, la cui sofisticata arte imbonitrice è conosciuta come bizantinismo. Ai primi del mese di ottobre il negoziato per l’adesione della Turchia alla Ue è stato raggiunto: Ankara ha detto sì alla bozza di intesa approvata in precedenza dai 25 paesi dell’Unione. Poi il testo è passato all’assemblea dei ministri degli Esteri dei 25, che lo ha ratificato. Il vicepremier turco, Abdullah Gul ha dichiarato entusiasticamente: per noi è l’inizio di una nuova era. E lo è anche per gli italiani, che hanno ormai assoluto e generale bisogno di Turcimanni. segue a pag. 3

N° 8 - Ottobre 2005 (28)

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Quando il rimedio è peggio del male!

Ciao Alfredo!

Vincenzo Policreti

Elettra Bertini

Molti lettori si sono meravigliati di ciò che ho scritto, di sfuggita, nel numero scorso e cioè che assai spesso i rimedi che si escogitano, anziché risolvere i mali li aggravino. Torno dunque più dettagliatamente sull’argomento con qualche esempio. La gelosia nasce dal desiderio di conservare per sé il bene che si ama; e di conservarlo a qualsiasi costo. Per ottenere ciò il geloso non trova di meglio da fare che scenate, aggressioni alla persona il cui affetto vuole conservare, in mille modi talvolta anche fisici, il fare insomma tutto il contrario del proverbio Se desideri essere amato cerca anzitutto di essere amabile. Inoltre il geloso controlla ossessivamente il partner fuggente, lo persegue in tutti i modi, non gli dà requie, né gli

Se è vero che utilizziamo solo una parte delle nostre energie, l’episodio di cui è protagonista Alfredo testimonia che possiamo farcela anche in situazioni difficili, se solo riscopriamo la grande forza che c’è in noi. Ciao, Alfredo! - Ciao - Come stai? - Come quando ero in piedi. Mi guarda dritto negli occhi e mi parla con aria di sfida Alfredo, giovane trentenne, vittima di un incidente stradale che lo ha lasciato in vita, ma paralizzato alle gambe. Ha risposto con un ciao al mio saluto, ma forse non mi ha riconosciuta. In fondo io chi sono? Soltanto la sua ex-insegnante d’italiano che gli ha corretto tanti compiti, ma che forse lui sentiva troppo severa, con in mano quella penna rossa sempre pronta a colpire.

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A PAGINA 4-5 8 9

La Serra delle meraviglie della S.M. L. Valli di Narni Un polittico per la chiesa di S. Francesco a Narni

Cooperativa Sociale ACTL Fondazione Casagrande: Concerto sinfonico Filarmonica di Arad

10 - 11 Comunità Montana -

Agrobioforest 14 15 16 17 19

La Terra L’angolo del grandangolo Lo Squillino nascosto Stranieri DOC Bacone da Terni

Internalizzazione della piccola impresa Alessia Melasecche

Se Yahoo controlla i cinesi... Francesco Patrizi

Tradizionalmente, l’impresa minore italiana ha limitato la propria presenza commerciale al mercato nazionale, inoltre, anche quando ha ritenuto di impegnarsi su scala internazionale, ha adottato forme deboli, quali l’esportazione indiretta. Questo non le ha consentito di dare vita a processi di learning by doing. La scelta di percorrere la via dell’internazionalizzazione richiede comunque l’acquisizione di nuove capacità a diverso livello. Una prima disamina dei bisogni emergenti interessa fattori culturali (capacità di apprendimento rapido per acquisire velocemente le informazioni che servono per sfruttare le opportunità di business; capacità di relazione con altri per sfruttare al massimo i vantaggi della condivisione della

Internet è la libertà. Internet è la prima vera comunità globale… un cinese ci ha creduto e oggi sta in galera! Si dice che il web abbia creato una comunità globale: un italiano può scriversi in tempo reale con un americano, scambiarsi musica con un indiano, flirtare con una ragazza russa… tutti sono liberi di fare e di dire quello che vogliono. Chi controlla il web, cioè la rete di internet? Praticamente nessuno. Così credeva Shi Tao, 37 anni, redattore di un giornale economico di Changsha (Cina meridionale). Cosa gli è capitato? Per tuffarti nell’oceano del web, hai bisogno di una barca, un mezzo per muoverti, questo mezzo lo puoi scegliere tra i migliori offerenti. In Cina lo ha scelto il governo.

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Quando il rimedio è peggio del male!

lascia spazio. Qualunque persona di media intelligenza capirebbe che con questo sistema si metterebbe in fuga anche un amante fedelissimo; lui, no. Un altro buon esempio si ha in tutti quei casi, tutt’altro che rari, di estenuanti bracci di ferro tra genitori e figli per ottenere che studino o siano ordinati, o arrivino in tempo per i pasti (“Questa casa non è un albergo!”) o comunque qualsiasi cosa i genitori non riescano a ottenere. Qui il discorso è più sfumato, perché in linea di principio esigere che i propri ragazzi facciano il proprio dovere è, oltre che legittimo, doveroso. Ma diviene assolutamente controproducente nel momento in cui, dopo cinque, sei tentativi si constata con evidenza che non funziona: se il ragazzo benché stimolato o rimproverato persiste, l’ingaggiare la lotta corpo a corpo che si vede in alcune famiglie serve solo a perpetuare il comportamento deviante tanto per l’attrito che provoca, quanto per l’ottimo motivo che una cosa che non ha funzionato ieri né funziona oggi non funzionerà nemmeno domani. E vale anche per le diatribe tra coniugi: talvolta si arriva al divorzio piuttosto che rassegnarsi all’inguaribilità di certi comportamenti. Nel caso dei giovani è molto più produttivo lasciare che il ragazzo si rompa la testa da solo (salvo pericoli irreversibili come morte, droga e simili, s’intende), dichiarandogli apertamente il proprio fallimento di genitori e la propria convinzione che ormai ciò che si temeva, accadrà sicura-

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mente (“Ormai sarai bocciato, lo capiamo: amen. Non ce la fai ad arrivare in tempo per il pranzo, è chiaro; per cui noi mangeremo e tu se avanzerà qualcosa, mangerai quando arrivi. Se proprio non ci riesci a tenere la tua stanza in ordine, fa’ come vuoi; ma dato che è già così disordinata, ti dispiace se ne approfittiamo per accumularci anche qualcosa di nostro?) E ancora: esortare un’anoressica a mangiare è il mezzo più sicuro per aumentare la sua anoressia. L’ovvio motivo è che se io dico no e tu cerchi di forzarmi al sì, io per resisterti devo aumentare la forza del mio no. Logico per tutti, meno che per molti genitori che fanno di tutto per indurre le loro figlie a mangiare almeno un po’, lontanissimi dal rendersi conto di essere proprio loro a contribuire all’aggravamento, quando non anche all’insorgere, del disturbo. Nella vita sociale lo stesso paradosso si trova nella legge del taglione: se qualcuno mi fa un torto e io glielo ricambio, o la mia reazione è molto più efficace e neutralizza subito l’altra oppure, e più probabilmente, si assisterà ad un continuo aggravarsi dell’aggressività tra i soggetti contendenti, persone o Stati che siano, si tratti di diritto internazionale o penale. Ma gli Stati continuano a persistere ottusamente nelle politiche della ritorsione interna ed estera. E a chi scrive viene un dubbio: ma siamo davvero sicuri che a reggere i Governi vadano proprio le persone più intelligenti? V. Policreti

Lettera al clero tutto l’occidente, non sarà più punibile per legge molto presto, neppure in Italia. E così tante altre cose. Le vostre previsioni stile Cassandra non sono dati attendibili, e mi sembra che la storia abbia messo in luce codesta inattendibilità tante di quelle volte che non so come troviate ancora la faccia tosta di mettere bocca negli argomenti scientifici... E le morali basate sulla parola di Dio, tra l’altro interpretata ad uso e consumo di un potere che ha ben poco a che fare con la testimonianza della Croce alla quale dovreste ispirarvi, non possono che rimanere una scelta lasciata al singolo, in quanto Dio non si tocca e non si vede, e proprio per questo il mondo non ne venera uno solo. Se non ne tenessimo conto, prima o poi potrebbero arrivare altri dei, che magari legittimino l’odio e la violenza. E allora la fede cieca potrebbe cambiare oggetto… E quando si parla di fede, chi è in grado di dimostrare nei termini che usa il teorema di Pitagora, quei termini grazie ai quali tutti prendono la stessa legge per buona, chi è in grado di dimostrare quale sia il vero e quale il falso Dio? E se fosse dimostrabile, che fede sarebbe? E’ un bene dunque per l’umanità intera che si diffonda il principio della laicità dello Stato, che venga lasciata alla ragione e non al sentimento l’ultima parola. A chi è convinto di essere credente per assoluta convinzione personale e non per condizionamenti esterni, domando: come mai tali assolute convinzioni da parte dei singoli si concentrano in modo così poco casuale nelle diverse parti del mondo? Chissà se Ratzinger fosse nato a Riad da una famiglia araba quanto l’avrebbe convinto il Vangelo…! Perché, come dicevo, un dato, quando è oggettivo, convince ovunque. (Tra parentesi: a me, ad esempio, non convince un Dio che dice Ti ho creato per amore. Adesso però o fai quello che ti dico io, o ti condanno alla dannazione eterna. Mi verrebbe da dirgli: se le cose stanno così, la tua creazione è stata una violenza, altro che un gesto d’amore…!!! E un Dio diventa Dio quando è credibile, perché finché non gli si crede non è un Dio…, e in questo caso voi non rappresentate nessuno! E siccome più forza usi e più ne perdi… in gran segreto e sempre tra parentesi: per me rischiate di farla veramente grossa, come la fecero i vostri colleghi, esattamente 2005 anni fa…!!! Ma questa volta voi Grandi Sacerdoti morirete col Cristo. Ma non sarete tutti a risorgere!!!) R. Trequattrini

F i o c c o r o s a a Te r n i : è nata Civiltà Laica

Ad animare l’asfittico panorama della cultura politica ternana ha fatto la sua apparizione nel febbraio di quest’anno 2005 una nuova associazione culturale, Civiltà Laica, che ha come ragione sociale la difesa della laicità dello Stato e dunque la sua netta separazione dalla Chiesa, la lotta contro ogni ingerenza delle gerarchie vaticane nella politica, la difesa delle concezioni atee, agnostiche e razionaliste, il rifiuto di ogni forma di integralismo religioso e ideologico, la denuncia attraverso l’informazione delle complicità del mondo politico italiano con le forze clericali. La sua prima uscita pubblica è stata in occasione dell’anniversario darwiniano a Febbraio di quest’anno, in difesa dell’evoluzionismo come teoria scientifica: il successo di presenze sta a testimoniare quanto il tema sia sentito e attuale. Altre tematiche affrontate dall’Associazione sono state l’8 per mille (la scandalosa legge che permette alla Chiesa cattolica di incassare dalle tasche degli italiani circa un miliardo di euro l’anno), la cremazione,

la fecondazione assistita. Un particolare successo ha avuto la mostra di vignette anticlericali allestita nello stand del Festival dell’Unità. A partire da metà ottobre l’Associazione curerà una trasmissione radiofonica a Radio Galileo ogni martedì dalle 18 alle 19.30, nella quale affronterà le tematiche laiche ed anticlericali anche con taglio storico-critico: una di queste sarà il tema della libertà di ricerca scientifica ieri ed oggi. Per quanto riguarda le attività future, all’inizio di Novembre l’Associazione offrirà agli studenti, presso l’ex carcere dell’Inquisizione a Narni, uno spettacolo su Giordano Bruno; a metà dello stesso mese un incontro sulla eutanasia, a metà Dicembre un incontro volto a far conoscere l’opera dello studioso tedesco Karlheinz Deschner autore della monumentale opera Storia criminale del Cristianesimo. Per contattare Civiltà Laica 0744.58615 info@civiltalaica.it http://www.civiltalaica.it Marcello Ricci

Ciao, Alfredo Gli dico che l’ho visto alla TV regionale, quando è stato premiato per un progetto realizzato al computer. E’ felice di sentirselo dire, come lo era quel giorno sotto gli occhi della telecamera. Ma con me la comunicazione non passa: forse non vuole parlare, non vuole dirmi altro. Eppure ho dovuto fare uno sforzo su me stessa per avvicinarmi, per superare la tentazione di scappare, di far finta di niente. Prima di salutarlo, ricordo sua madre con cui a suo tempo avevo parlato in occasione di una punizione eccessiva del marito nei confronti del figlio; non ero d’accordo con quei sistemi e anche lei, umiliata, ne soffriva. Per sicurezza chie-

do: Ma, mi hai riconosciuto? No, risponde lui tranquillo. Gli spiego chi sono. Improvvisamente sorride, un sorriso timido e infantile, in cui ritrovo il bambino che era a undici anni, magro magro e con un modo di camminare buffo e saltellante, a metà tra il passo e la corsa. Così era Alfredo e così lo ricordo anche adesso, guardando il suo viso di giovane adulto, tenacemente deciso a vivere senza nascondersi e autonomo nei suoi spostamenti. Infatti esce per le strade di Terni, incontra gli altri e si sente come quando era in piedi. Vuol dire che, nonostante tutto, ha ritrovato coraggio, forza, e la sua naturale allegria. E. Bertini

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Internazionalizzare

conoscenza, ecc.), strategico organizzativi (pianificazione per governare meglio i tempi e le modalità di aggregazione e di integrazione dei processi; definizione di regole comuni per governare in modo efficace il comportamento della rete e dei singoli nodi rispetto alla concorrenza, ecc.) ed operativi (analisi di mercato per conoscere in profondità le dinamiche dei bisogni del cliente, delle sue aspettative e del grado di soddisfazione; sincronizzazione dei cicli di lavorazione riducendo le scorte intermedie e reagendo efficacemente agli eventi imprevisti, ecc.). I principali elementi strutturali che hanno limitato in Italia l’espansione all’estero sono: la rilevante incidenza dei settori tradizionali, meno interessati a processi di internazionalizzazione; la scarsa presenza di imprese di dimensioni tali da poter competere nell’area oligopolistica mondiale; la limitata presenza di aziende collocate sulla frontiera tecnologica; i divari di sviluppo all’interno del Paese; i limiti istituzionali e le carenze nei servizi alle imprese. In linea generale, le azioni a sostegno delle aziende nel campo dell’internazionalizzazione presentano le seguenti caratteristiche peculiari: prevalenza di azioni finalizzate al breve periodo (tattiche) rispetto a quelle finalizzate al medio-lungo (strategiche); debole coerenza strategica e operativa tra le azioni stesse; scarsa attenzione alle soluzioni adottate a livello internazionale; focalizzazione sulla soddisfazione di bisogni espliciti delle imprese rispetto a quelli latenti. Lo sviluppo futuro richiede un’interazione virtuosa tra istituzioni, individui ed organizzazioni. Le piccole imprese non possono, per loro natura, beneficiare delle indispensabili economie di scala, ma possono egualmente competere se le infrastrutture di tipo socio-economico sono positive e se le regole del gioco sono incentivanti, non protezionistiche o parassitarie. Gli elementi di competizione sono riconducibili essenzialmente alla capacità imprenditoriale, ai costi della produzione e alla qualità delle infrastrutture. Posta come omogenea, in Europa, la manageria-

lità degli imprenditori, gli altri due elementi fanno emergere, in Italia, auspici non esaltanti: costo del lavoro alto a causa dell’incidenza della fiscalità previdenziale elevata ed infrastrutture frequentemente non adeguate che frenano i flussi. La necessità dell’intervento pubblico è giustificata dal fatto che la scala dimensionale cui tali iniziative possono essere effettivamente efficaci richiede risorse ingenti e che le esternalità connesse ai benefici indiretti, associati ai servizi reali, impediscono la fornitura della quantità ottimale sulla base dei meccanismi di mercato. Interventi mirati e diffusi sul territorio, dovrebbero: rafforzare la cooperazione tra sistema scolastico-universitario e tessuto imprenditoriale, nonché i processi di formazione continua, per far crescere il capitale umano; favorire la mobilità transnazionale del lavoro che può consentire un upgrading del patrimonio delle competenze tecnico-scientifiche dei lavoratori; migliorare l’accesso al capitale ed incentivare il loro ricorso a processi di R&S innovativi, attraverso opportune forme di agevolazione fiscale e creditizia; promuovere la creazione di joint-venture; rimuovere gli ostacoli giuridici, normativi e burocratici; adottare politiche di attrazione degli investimenti esterni in settori di attività a più elevato valore aggiunto, che siano in grado di innescare effetti positivi sul contesto produttivo nel quale si inseriscono. In questo contesto anche la Pubblica Amministrazione che intende rinnovare il proprio ruolo di supporto alle imprese deve modificare i propri assetti organizzativi e strategici: da follower ad innovatrice, da fornitore occasionale di servizi estraneo alle imprese a partner stabile e integrato in grado di partecipare insieme alle aziende al processo di miglioramento della capacità concorrenziale a livello globale. La sfida competitiva è stata lanciata da tempo, le imprese si stanno attrezzando ma hanno bisogno di un sostegno pubblico che sappia assumere realmente un ruolo di vero e proprio leader del processo di cambiamento. A. Melasecche

Interpretare E’ mia impressione infatti che oggi non esistano più, se si fa salva la matematica, linguaggi comuni ed allora abbiamo bisogno di mediatori, onesti, se possibile. Il mercato è ormai onnipotente e detta tutte le regole. Non nomina i politici ma è direttamente la politika. Ed essendo la politica l’arte della mediazione e della ricerca del consenso, si nutre anche di sensali, di mezzani. Al cittadino spetta invece il compito titanico di interpretare e quindi cercare di capire quel che avviene mentre non può interpretare ma solo subire, le conseguenze della merce avariata che i politici mettono in commercio. Prendiamo ad esempio l’Unione, ovvero il cosiddetto polo del centrosinistra. La parola non sembra equivoca: sono uniti, costituiscono blocco. Molte idee forti in comune, qualche discrepanza, qualcosa da discutere ancora. Ad ogni far del nuovo giorno, però, odi galletto cantare per dir la sua, da disunito. A volte le sue dichiarazioni non sono semplicemente diversificate, sono disgreganti, sembrano essere unite ad altri poli o pronte a disunirsi. E a noi tocca interpretare…. Prendiamo una nazione a caso, l’Italia. Si rendono conto i politici, tutti, dei devastanti sentimenti che irrompono in quei cittadini che, finiti i quattrini prima della terza settimana e mezzo, sfrattati o sull’orlo del fallimento (addirittura per crediti, come per i tanti casi di ditte serie che non riescono a ricevere i giusti pagamenti dei loro servizi, particolarmente, da enti pubblici), sentono i loro rappresentanti in parlamento discettare, con aria assorta e compunta, facendo proprio finta di essere intelligenti, di problemi legati esclusivamente a se stessi: salviamo dalla galera i tal dei tali, sguazziamo nelle polemiche, cambiamo la legge elettorale, togliamo la par condicio, facciamo un partito unico, facciamo le primine e le secondine, chi è leader, chi è lacché, oh quanto stiamo bene in Italia, oh quanto stiamo male..!? Anche qui dobbiamo interpretare, purtroppo… E il Sindaco di Terni al quale, secondo l’ultima finanziaria spetterebbero circa 12 miliardi di vecchie lire in meno e non dovrà intaccare i servizi sociali, ma consulenti ed auto blu, ci spiegherà dove ha trovato tutti questi consulenti e come ha fatto a spendere 12 miliardi di auto blu o ci lascia, lui pure, nel tormento del dubbio e dell’interpretazione? E il capo dell’esecutivo, Silvio Berlusconi! E’ possibile che per saper quel che dice o che voleva dire o che avrebbe voluto dire dobbiamo aspettare sempre 2 o 3 giorni che arrivi-

no le interpretazioni dei gemelli Bondi e Cicchitto o del fido e generoso Bonaiuti? E il caro George Bush, condottiero di gran risonanza, prima di scatenare, avendo contro tutto l’ONU, il letal putiferio, aveva previsto la strage di civili, i duemila giovani americani già deceduti, la situazione mondiale esplosiva come non mai….? Certo il texano lo ha fatto per esportare la democrazia! Ci vorrebbe che non dicesse così: lo impiccherebbero una decina di volte al giorno! Anche qui a noi tocca non solo intepretare, ma, soprattutto, pagare le conseguenze di miopie politiche o di interessi privati. Giovanni Paolo II l’aveva capito ed ha cercato di fare di tutto perché non si uccidesse ancora… ma sapete, in merito agli argomenti seri la Chiesa diventa un optional e non si ascolta. Quando invece la Chiesa parla di interessi politici e terreni, come di scuola, aborto, matrimoni, ed altri generi vari per i quali si autonomina esperta, quando insiste imperterrita nel demonizzare il sesso, cioè la vita stessa dell’uomo, e appiccica, con bizantinismi sublimi, l’etichetta di probabili assassini ad amanti dolcissimi ma incauti o sfortunati, allora intere bande di perbenisti, antiabortisti per gli altri, antidivorzisti per gli altri, saltimbanchi del sesso salgono sui pulpiti ed ossequiano genuflettendosi. Anche nell’Antico Testamento dicono ci sia da interpretare perché alla luce delle conoscenze moderne la sua lettura lascia diciamo… alquanto perplessi. E chi interpreta, a quale titolo, visto che quel che vi è scritto è netto, semplice, chiaro. Solo che la storia della terra, per dirne una, è assolutamente diversa, proprio un’altra cosa! Eppure sono decine di migliaia al mondo le correnti di pensiero e di interpretazione delle Sacre Scritture e ognuna fa proseliti e gruzzoletti a iosa. C’è invece un libro molto semplice, un racconto tenue e delicato, bello per tutte le età, una favola avvincente… impossibile da commentare tanto è chiaro, ieri, oggi, come domani: il Vangelo. Si parla d’amore senza condizioni, si parla di povertà senza eccezioni! Le anime candide e buone lo rispettano con dignità e lo eseguono correttamente. Molti boss ne stanno alla larga! Nel Vangelo si ordina di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Chiarissimo, anche senza interpreti o Turcimanni: chi interviene, anche minimamente, nelle questioni temporali e partitiche e nei dibattiti politici di Cesare, non è con Dio, ma è contro Dio (però non paga G. Raspetti l’ICI)!

Ya h o o Ed ha scelto un’azienda americana celebre in tutto il mondo, Yahoo. Anche noi italiani, se vogliamo navigare nel web, ci imbarchiamo spesso con Yahoo e gli chiediamo di cercare in tutto il mondo quello che ci interessa: contatti con persone e con aziende, filmati, giornali, notizie, documenti… il tutto rigorosamente nel rispetto della nostra privacy, cioè nessuno verrà mai a sapere cosa cerchiamo né con chi ci scriviamo. Shi Tao si è imbarcato su uno dei servizi offerti da Yahoo ed ha fatto leggere ad un collega negli USA la velina con cui il governo cinese ordina ai giornalisti di non commemorare gli eventi di Piazza Tiananmen. In pratica ha utilizzato lo stesso servizio che noi usiamo per far vedere le foto delle vacanze a nostro cugino di Milano senza che nessun altro possa ficcarci il naso, perché nessuno può leggere la nostra corrispondenza oltre al destinatario, promette Yahoo agli utenti di tutto il mondo… ma non lo promette ai cinesi. Non li ha avvisati, infatti, di aver stipulato un contratto con il governo per cui la polizia viene immediatamente informata dell’uso che i cinesi fanno di Internet. In pratica, Yahoo controlla quasi cento milioni di utenti cinesi e informa le autorità su cosa si spediscono, cosa cercano, con chi si scrivono. A denunciare il fatto, accaduto il 30 aprile scorso, è stata l’organizzazione Reporter senza frontiere. Ne è nato un dibattito più ampio: Internet è la libertà o il recinto in cui ci lasciano razzolare liberamente? E se ci controllassero tutti a nostra insaputa? Mentre noi ci ragioniamo su, Shi Tao, per aver creduto che Internet fosse una libera comunità globale, si è beccato dieci anni di carcere. F. Patrizi

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Scuola Media Luigi Valli - Narni

LA SERRA DELLE MERAVIGLIE LA SERRA DELLE MERAVIGLIE

della Luigi Valli di Narni costituisce per la nostra cooperativa sociale un laboratorio attivo in cui i ragazzi osservano ed apprendono in una dimensione pratica e creativa, che agevola e favorisce lo sviluppo della socializzazione e dell'integrazione. Cristina Sgalla operatrice C.I.P.S.S. cooperativa sociale

Tutto nasce da una goccia d’acqua… In una goccia d’acqua di lago è presente una moltitudine di microscopici organismi vegetali e animali, in perenne movimento e tumulto. E’ la vita. Da questa osservazione al microscopio, proiettata su uno schermo nel corso di una visita didattica, ha origine l’idea di un gruppo di docenti della Valli di riproporre la medesima situazione nella propria scuola. Si avvia così il PROGETTO LINNEO, per lo studio sperimentale delle Scienze Biologiche e Naturali. In quell’anno scolastico, oltre al sostegno del Preside, si trova anche quello dei genitori di una nostra alunna, Benedetta Battistelli. Maurizio Battistelli, interessato alla nostra esperienza, offre, con l’ECOGREEN, un contributo economico per l’acquisto di strumentazione di laboratorio. Più tardi interviene nella risistemazione e agibilità della nostra serra, e si fa sempre più forte la collaborazione tra la Scuola e la CALCE S. PELLEGRINO: noi produciamo e facciamo crescere in serra le giovani piante che vengono periodicamente acquistate dall’ECOGREEN e piantumate in zone erose dalla cava. Abbiamo realizzato un micro-esempio di SVILUPPO SOSTENIBILE! Maria Antonietta Guidi Docente di Scienze Naturali

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Gli studenti rappresentano il futuro di ogni società. E' dalla scuola che usciranno i tecnici, i professori, i medici, i politici. Solo se la scuola è inserita nel contesto sociale si può sperare in un futuro equilibrato e corretto. A mio parere il rapporto fra didattica ed esperienza sul campo, dovrebbe essere alla base di ogni progetto educativo. Con questa finalità è nata la collaborazione fra la scuola media Luigi Valli, la Calce S. Pellegrino e la consociata Ecogreen s.r.l. Nel progetto Linneo i dirigenti della Calce S. Pellegrino hanno intravisto la possibilità di dare vita ad una collaborazione fra scuola pubblica e imprenditoria privata, che aiutasse gli studenti a valutare il percorso vegetativo di un seme, di un fiore, di una piantina che, fatti nascere e sviluppare all'interno di un laboratorio scolastico, completassero il loro ciclo vitale all'interno di un'area utilizzata dall'uomo per esigenze industriali. Un cammino non solo educativo, ma anche didatticamente corretto, verso l'apprendimento concreto del concetto di sviluppo compatibile tante volte utilizzato da politici e mass media, ma scarsamente spiegato ai giovani che poi dovranno valutarlo ed applicarlo nel corso della loro vita. Una grande azienda ha anche un'altra speranza quando decide una collaborazione così importante ed impegnativa come quella con la scuola Luigi Valli, e cioè che fra i giovani che hanno conosciuto l'azienda da studenti possa formarsi qualcuno che domani sia in grado di entrarvi da operaio, tecnico, quadro o dirigente. A quel punto il seme seminato oggi, avrà dato il frutto più importante: il lavoro. Maurizio Battistelli

L’opportunità di affrontare lo studio delle scienze in generale, e di quelle biologiche e naturali in particolare, è da tempo uno degli obiettivi della nostra Scuola. Lo stagno e la serra presenti nel nostro parco scolastico, ne sono la riprova. I nostri giovani alunni, in età preadolescenziale, amano la natura e ad essa sono interessati, ma non ne conoscono ancora i meccanismi di funzionamento e non sanno comprenderne le esigenze vitali. Scopo del nostro progetto ”LA SERRA DELLE MERAVIGLIE” è quello di farli partecipare attivamente alla diretta esperienza dell’intero ciclo vitale di un essere vegetale, con attenzione a tutte le sue esigenze colturali, di natura biologica, fisica e chimica. La Calce S. Pellegrino S.p.A. ha offerto il suo gradito contributo all’acquisto di giovani piantine da far attecchire e crescere nella nostra serra, e di altro materiale a ciò utile. La Comunità scolastica ha apprezzato e valorizzato questo intervento, fornendo una risposta culturale consapevole e partecipata. Insieme Calce S.Pellegrino e Scuola hanno collaborato operativamente per l’attuazione degli interventi di recupero ambientale dell’attività di cava in località S.Pellegrino, utilizzando l’esperienza ed i prodotti della Serra delle meraviglie. Questa collaborazione ha permesso, da un lato agli alunni di maturare una esperienza pratica di grande valore educativo e dall’altro alla Società di utilizzare l’entusiasmo e le idee dei ragazzi per consolidare e sviluppare gli aspetti del recupero ambientale della sua attività, indispensabili per garantire prospettive di sviluppo nel rispetto dell’ambiente. Giulio Biancifiori

Dirigente scolastico Scuola Media “Luigi Valli” di Narni

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D onna Madri e infanticidi

A leggere i giornali sembra accada sempre più spesso. Un tempo le mamme che non si sentivano pronte ad affrontare il loro nuovo status, o per problemi economici o per aver avuto un figlio al di fuori del matrimonio, abbandonavano i bambini sulle scale delle Chiese o li portavano negli orfanotrofi, nutrendo la speranza che qualche brava famiglia si prendesse cura di loro. Oggi quando va bene li buttano nei cassonetti dell’immondizia, e quando va male, ci troviamo in presenza di raptus omicidi che vanno ben oltre l’horror di turno. Vittorino Andreoli, psichiatra, afferma: «L’aumento degli infanticidi è un dato reale: nel decennio 1993-2003 in Italia sono cresciuti del 41% rispetto al decennio precedente, all’interno del numero complessivo degli omicidi che è invece rimasto sostanzialmente invariato». Ma perché? Eppure la condizione biologica e l’assetto ormonale della donna che ha partorito da poco, la dispongono a essere più paziente, più incline ad accudire e a difendere la prole, come accade, è ben noto, anche fra gli animali. Se è vero che in alcuni casi degrado, prostituzione e ignoranza risultano esssere la causa di questi orribili delitti, la maggior parte di essi viene attuata da donne che hanno altro genere di problemi. Raccogliendo documentazione, mi sono imbattuta in tante storie

talmente brutali, innaturali, tremendamente irreali, da non credere a ciò che leggevo. Queste donne, seppure tra diverse vicende, sembrano seguire un iter predefinito. Uccidono i loro figli sotto una sorta di ipnotica convinzione oppure in modo lucido e calcolato, ma quello che risalta agli occhi degli esperti, come a quelli di un attento lettore, è il fatto che alla base di tanta crudeltà ci sia un problema sociale di preoccupante rilevanza, di cui è complice la stessa società: la depressione. Per essere precisi si tratta di depressione post-partum, ritenuta un fenomeno comune. Dopo la nascita di un bambino può capitare che la donna non si senta così felice come prevedeva. Spesso può sentirsi triste senza motivo, irritabile, incline al pianto, inadeguata nei confronti dei nuovi ed impegnativi compiti che la attendono. Nella maggior parte dei casi questo stato d’animo è del tutto fisiologico e passeggero, nel giro di pochi giorni questi sentimenti negativi passano e la donna può godere appieno della vicinanza del suo piccolo. Si parla in questi casi di baby blues, uno stato depressivo temporaneo e senza nessuna conseguenza. Si stima che circa il 70%-80% delle donne soffra di questo disturbo. Ma per il 10% delle donne, la depressione post partum presenta caratteristiche ben più gravi, sicuramente da affronta-

re con l’aiuto di uno specialista. Se trascurata può divenire patologica e condurre a tragedie di misura inestimabile. Ma poche strutture sanitarie, ospedaliere o di territorio, si interessano di approfondire la situazione psicologica delle neo-mamme, magari dopo le prime due critiche settimane, quelle in cui dovrebbe scomparire il baby-blues e potrebbe comparire la vera e propria depressione. Riporto testualmente le parole del dott. Andreoli: “…depressioni non curate, possono anche portare ad uccidere…”. Eppure non sarebbe così complicato effettuare un monitoraggio a supporto delle neomamme. Riguardo al caso più sconvolgente e in aumento vertiginoso, quello di madri che uccidono in modo freddo e cosciente, cito le condizioni familiari e sociali di fondo che possono accendere la miccia della tragedia. Molte giovani coppie entrano in profonda crisi proprio con l’arrivo del primo figlio. Lei si sente appesantita e stanca, avverte sempre di più la sua perdita di libertà. Lui non è più al centro dell’attenzione, non sopporta le repentine variazioni di umore di lei e la suocera che gira per casa, cercando di rendersi utile. Entrambi non escono più, anche perché con ottocento euro al mese o giù di lì, e pannolini, latte in polvere, bollette e mutuo, non è facile permettersi degli extra. Come si fa a vivere con poco in una cultura per cui è un dovere andare dall’estetista e vestirsi alla moda? Un figlio va partorito nella testa, prima ancora che nel mondo. Ed una mamma che non è stata in grado di pianificare realisticamente il suo futuro, quando poi il futuro arriva potrebbe trovarlo opprimente...! Così la furia omicida si autofomenta giorno dopo giorno come unica soluzione per tornare indietro. Forse la società dovrebbe assumersi qualche responsabilità.... In caso contrario, il giudizio non serve. Francesca Capitani

Luoghi comuni

So che dirò qualcosa che va al di fuori delle righe, ma… avete idea di quanti neonati indesiderati venivano seppelliti vivi nelle campagne, in passato? Di quanti aborti clandestini erano praticati a qualunque stadio della gravidanza, di quanti incesti avvenivano all’interno delle famiglie contadine, di quante squallide vicende si nascondevano negli ambienti più poveri e degradati, dove il livello culturale era talmente basso che un problema di carattere etico non si sapeva nemmeno cosa fosse? E non parlo di terminologia, ma di sostanza. Avendo avuto tre nonni ultracentenari (ed io non sono proprio una fanciulla), ne ho sentite di storie…. Storie sulle quali ai tempi nessuno svolgeva alcuna indagine, perché l’informazione non esisteva, non esistevano né studi né ricerche né monitoraggi in merito ai fenomeni sociali, e… diciamolo pure, nessun interesse in questo campo! Il concetto di comunicazione, come lo intendiamo oggi, fino agli anni ‘50 era vera e propria fantascienza, ma ciò non ci autorizza a pensare che la gente fosse più sana moralmente e psicologicamente soltanto perché il marciume non aveva

modo di emergere. Non si diceva una volta che i panni sporchi si lavano in casa? Non era ancora il tempo degli scoop giornalistici, dei talk show televisivi, delle psicoanalisi in diretta! Le stesse facoltà di psicologia e sociologia sono state istituite in un periodo piuttosto recente, non più di una quarantina di anni fa. Chi erano i Vespa, i Santoro, i Mentana, gli Andreoli, i Morelli o gli Alberoni di allora? La verità è che non è possibile quantificare l’andamento di un fenomeno nel corso degli anni quando non si dispone dei dati necessari per effettuare confronti realistici, o anche quando le tecniche e la frequenza dei rilievi non sono della stessa entità durante lo specifico arco di tempo che andiamo a considerare. Questo parlare e riparlare fino alla nausea di sporadicissimi episodi come quello del delitto Cogne che ha trasformato Anna Maria Franzoni in una specie di diva maledetta, porta molte persone disfattiste e per nulla intelligenti nelle analisi, a sostenere che oggi le madri uccidono i propri figli, dimenticando che per una che lo fa ce ne sono milioni e milioni che non lo farebbero mai. Se pensiamo a quanti episodi di violenza sessuale si verificano ogni giorno, un numero imparagonabile rispetto a quello degli infanticidi in questione, secondo la suddetta logica saremmo più che autorizzati a dire che i maschi sono tutti stupratori!!! E allora… commentiamo, analizziamo, ipotizziamo..., ma per favore, non diciamo idiozie…! Raffaela Trequattrini

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C omunicazione Se il meteo diventa ottimista

Piove governo ladro, si diceva un tempo. Oggi non più. Gli operatori del settore turistico, se il tempo non li assiste, se la prendono… con il meteo! La questione venne alla ribalta l’estate di due anni fa. Il turismo nella costa adriatica era in calo, la stagione alternava piovaschi a ampie schiarite con peggioramenti repentini e al mare non ci andava più nessuno. Tra le cause e le concause c’erano il rincaro prezzi, il crollo dell’euro, il ristagno economico. Il nostro paese, almeno in estate, sperava di rifarsi con il turismo, ma di turisti ne vennero pochi. Il bagnino che affittava l’ombrellone/sdraio/lettino a più di 50 euro al giorno cominciò a prendersela con il meteo. La tv, denunciò un comitato turistico romagnolo, deve smettersela di dire sempre che sull’Adriatico piove tutta l’estate, è vero, c’è qualche acquazzone

estivo, ma dopo dieci minuti esce di nuovo il sole, non facciamo i pessimisti, catastrofisti, iettatori. Per fortuna l’ufficio meteorologico non ci pensò neanche di modificare il linguaggio specifico scambiando piovasco con farà due gocce. Quest’anno la malsana protesta anti-meteo ci è stata copiata dalla Gran Bretagna. Se noi siamo il Paese del sole, loro sono il paese della pioggia. Una pioggerellina leggera, costante a cui fai persino l’abitudine. Eppure un ufficio del turismo ha chiesto alle tv di addolcire le previsioni del tempo ed ha avanzato una proposta: se piove in una zona non abitata o scarsamente popolosa, non c’è bisogno di calcare il disegnino delle nuvole, puntiamo piuttosto la bacchetta dove c’è il sole… chi se ne importa se si fradiciano le pecore dello Yorkshire!

Dato che condiziona i flussi turistici, anche il meteo è diventato un oggetto politico utile all’economia e come tale cominciano a trattarlo. Il problema è che un politico parla di percezione del benessere, di soglia di vivibilità e di altri fattori suscettibili di letture diverse, mentre il meteo si basa su un’analisi scientifica incontestabile. In altre parole, alla domanda: se non posso comperarmi il cellulare nuovo allora sono povero, la politica cerca la risposta che più conviene e convincerà il cittadino o che è benestante e quel cellulare è un superfluo da eliminare, o che è poverissimo perché in Germania hanno già tre cellulari a testa! Alla domanda se domani piove, vorrebbero applicare la stessa possibilità di risposta. Recentemente anche da noi qualcuno comincia a proporre, al posto della previsione, questa nuova percezione del tempo meteorologico con una bella ragazza sorridente invece del serioso colonnello in divisa. Forse la strada, l’ultima disperata strada, sarà quella del meteo improntato sull’ottimismo, sul sorriso, sulla positività… domani pomeriggio sull’Adriatico scenderanno appena due gocce, non potrete fare il bagno, ma c’è sempre lo shopping, no?! Francesco Patrizi

Liberi fin che si può Due sono le fortune di cui il distratto cittadino moderno gode oggigiorno: la democrazia e la comunicazione. E scusate se è poco. In una mano egli stringe il diritto costituzionale di dire ciò che pensa, nell’altra può mostrare con fierezza il mezzo che gli permette di farlo. Un trionfo per la libertà che paradossalmente si realizza a pieno solamente in un universo immateriale: Internet. C’è forse democrazia in mezzi di comunicazione come la tv e la stampa, con cui è impossibile l’interazione? Sbaglierò, ma mi sembra difficile pensarvi a Porta a Porta a dire ciò che pensate sul Presidente del Consiglio. Molto difficile. Nel www tutto ciò è invece realtà. Nella rete ci sono comunque i Vespa e i Mentana a raccontare verità supposte, ma accanto a loro, con la stessa identica visibilità, si accalcano migliaia di altre voci che nei salotti televisivi e nelle pagine dei quotidiani non avranno mai possibilità di esistere. E quelle voci assicurano un principio fondamentale che regola qualsiasi sistema che vuole definirsi libero: il pluralismo d’informazione. Il navigatore ha a propria disposizione fonti infinite da cui apprendere la notizia, una libertà innaturale per media limitati e costrittivi come la tv e la carta stampata. Cittadini, in un mondo mediato e mediatico

come quello di oggi, Internet è la salvezza. Possibile? Almeno per i prossimi 4 o 5 anni, data di arrivo nelle nostre case del Trusted Platform Module. I più grandi produttori di software e hardware mondiali come Dell, IBM, HP, Intel, Trend Micro, Toshiba, Microsoft e altri ancora, hanno infatti messo a punto questa nuova tecnologia che, una volta inserita nell’hardware del computer, ha il compito di selezionare quali programmi e quali contenuti (musica, video, software, documenti) possono essere eseguiti dal pc e quali no. Tutto a loro discrezione non più a scelta dell’utente. I signori del computer si difendono dalle accuse di censura sbandierando vantaggi come la prevenzione dal contagio di virus, ma intanto si è già calcolato che nel 2010 il 95 per cento dei sistemi sarà Trusted Platform, così magari una notizia come questa non la leggerete più da nessuna parte. A meno che non ne parlino a Porta a Porta. Francesco Bassanelli

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C o s t r u i re u n ’ o p e r a d ’ a r t e Un polittico per la chiesa di San Francesco a Narni La Provincia di Terni per la cultura

Nel corso dell’ultima edizione della Corsa all’Anello di Narni, svoltasi a cavallo dei mesi aprile-maggio 2005, è stato costruito ex-novo un dipinto su tavola di notevoli dimensioni donato alla chiesa di San Francesco, all’interno della quale è tuttora conservato. Il polittico, realizzato con il patrocinio del Terziere Fraporta (con Umberto Di Loreto ed Ernesto Falocco nelle rispettive cariche di Capo-Priore e Priore del Terziere stesso), è stato interamente ideato ed eseguito da tre giovani studiosi attivi in diverso modo nel campo della storia dell’arte: Ilaria Bigiaretti (restauratrice e profonda conoscitrice delle tecniche antiche di costruzione delle opere d’arte), Alessandro Novelli (laureando in Conservazione dei Beni Culturali) e Lucilla Vignoli (storico dell’arte), autori questi due ultimi di alcune pubblicazioni a carattere scientifico riguardanti in particolare la produzione artistica locale del periodo compreso tra il Medioevo e l’Età moderna. L’idea di realizzare una “pala d’altare” secondo le antiche tecniche della pittura su tavola è nata dal desiderio degli “autori” di “creare” un’opera d’arte così come essa poteva essere concepita nel Medioevo e di comprendere, attraverso l’esperienza diretta, le reali difficoltà e le complesse opera-

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La Provincia di Terni per la cultura

zioni che sono alla base dell’ideazione e della realizzazione di un dipinto di tal genere. Il lavoro è stato equamente diviso tra i tre giovani, che lo hanno svolto in maniera del tutto gratuita, secondo il più genuino spirito della festa all’Anello, e che hanno determinato, ognuno secondo le proprie specifiche competenze, quella mirabile sintesi di arte e sapienza artigiana che è rappresentata da un polittico medievale. Nel momento in cui è stata avviata la costruzione del dipinto, gli autori dell’opera hanno inoltre deciso di collaborare con il Terziere Fraporta per organizzare intorno ad esso un ambiente suggestivo in cui ricreare una vera e propria “Bottega del pittore”: la bottega, allestita come un autentico laboratorio artistico trecentesco, era interattiva e al suo interno Bigiaretti, Novelli e Vignoli portavano avanti l’esecuzione del polittico alla presenza di un numeroso pubblico, che per tutto il periodo della festa ha potuto assistere alla sua costruzione. In accordo con la parrocchia della Cattedrale di Narni i tre giovani hanno poi voluto donare alla chiesa di San Francesco il dipinto che, pur nella modestia della realizzazione rispetto alla straordinaria qualità dei veri capolavori del XIV

e XV secolo conservati all’interno dell’edificio francescano, è andato ad abbellire la zona presbiteriale, fino ad oggi rimasta purtroppo priva di opere d’arte. Il polittico è ispirato ad alcuni dipinti di artisti locali attivi nella seconda metà del XIV secolo e si pone in strettissima continuità stilistica ed iconografica con gli affreschi presenti sulle colonne e all’interno delle cappelle del monumento francescano. La datazione approssimativa dell’opera era obbligata dal periodo di ambientazione della festa della Corsa all’Anello, dedicata al santo patrono di Narni, Giovenale, e storicamente testimoniata negli Statuti cittadini del 1371. Al dipinto è stata inoltre collegata la manifestazione storica del Terziere, che ha visto la consacrazione vera e propria del polittico, portato in processione per le vie della città e benedetto dal parroco della Cattedrale di Narni, don Francesco De Santis, sull’altare maggiore della chiesa. Il contesto storico ricreato appositamente dagli autori intorno alla nascita del polittico, ideata per ispirare la manifestazione del Terziere, vedeva la vicenda ambientata negli anni 1378-1379: esso sarebbe stato commissionato a coronamento dell’opera di decorazione della neo-nata chiesa di S. Francesco, costruita all’interno delle mura della città nella prima metà del Trecento. Il dipinto rappresenta la Madonna in trono con il Bambino (nello scomparto centrale) tra i santi Francesco e Caterina d’Alessandria a sinistra, Ludovico da Tolosa e Giovanni Evangelista a destra. In alto, nei clipei, il Cristo benedicente al centro, l’Angelo annunciante e la Vergine annunciata ai lati; nella predella Storie della vita di Cristo. Nel dipinto compaiono, quindi, san Francesco, fondatore dell’ordine dei frati Minori, e Ludovico da Tolosa, santo francescano (Caterina d’Ales-

sandria e Giovanni Evangelista sono due santi il cui culto era piuttosto diffuso nella zona). Lo stesso Francesco è raffigurato inginocchiato ai piedi della scena della Crocifissione nella predella, insieme al vescovo che fu realmente a capo della diocesi di Narni in quegli anni, il nobile senese e frate francescano Giovan Giacomo dei Tolomei. Unitamente ad essi compare ai piedi del Cristo crocifisso anche la figura del beato Valentino da Narni, frate francescano morto nel 1378, che aveva donato i propri beni alla chiesa di S. Francesco a Narni e che gli autori hanno deciso di

Il dipinto è costituito dall’assemblamento di tre tavole in legno di pioppo: per la messa in opera della carpenteria e del supporto ligneo è risultata fondamentale la preziosa collaborazione di Rolando Pei, Gianni Tensi, Tullio Antonini, Vilfredo Sarnari, attivi da molti anni nei laboratori artigiani del Terziere Fraporta. Sulla preparazione a gesso e colla animale stesa al di sopra del supporto ligneo è stato quindi eseguito il disegno preparatorio, al quale è seguita l’applicazione delle dorature e, infine, la stesura delle campiture con i pigmenti. La ferma volontà e l’impegno

raffigurare nel dipinto con la raggiera dei beati come omaggio al suo operato. Sul drappo rosso del trono della Vergine risaltano, infine, i grifi, simbolo del Comune di Narni che, secondo la stessa ricostruzione storica, avrebbe contribuito al finanziamento dell’opera.

profusati nella realizzazione dell’opera hanno permesso di arricchire un edificio religioso di un’opera nata dalla conoscenza e dalla passione per il proprio territorio e per l’arte espressione della sua storia e della sua identità. Lucilla Vignoli

LA PAGINA Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002 presso il Tribunale di Terni Direzione e Redazione: Terni Via Carbonario 5, tel e fax 0744.59838 Tipografia: Umbriagraf - Terni Consiglio di redazione M. Battistelli, E. Bertini, A. Ratini, A. Scalise, G.. Talamonti, S. Tommasi, S. Trastulli, C. Visaggio, G.. Viscione

Direttore responsabile Direttore Antiquitas Arti visive Comunicazione Diritto Disegni Donna Educazione allo sport Fotografia Grafica Ornitologia ed etologia Salus Storia Storia dell’Arte Vignette Marketing e Pubblicità Società Editrice

Michele Rito Liposi info@lapagina.info Giampiero Raspetti raspetti2002@virgilio.it Paolo Renzi naharkum@libero.it Giulio Viscione info@lapagina.info Raffaela Trequattrini raffaelatrequattrini@infinito.it Serena Battisti info@lapagina.info Chiara Leonelli leonelli_chiara@libero.it Francesca Capitani francescacapitani@virgilio.it Giocondo Talamonti info@lapagina.info Franco Cervelli info@lapagina.info Ilaria Di Martino nfo@lapagina.info Ivano Mortaruolo ivanomortaruolo@tiscalinet.it Vincenzo Policreti policreti@tin.it Lorella Vignoli vignolilorella@email.it Lucilla Vignoli lucilla.vignoli@email.it James Danieli info@lapagina.info Comunicazione e Progresso s.a.s. - Tel. 0744.59838 Comunicazione e Progresso s.a.s.

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La CoopSociale ACTL festeggia i 25 anni UN’IMPRESA CHE DA’ OCCUPAZIONE A PIU’ DI 300 PERSONE DELLA NOSTRA CITTA’

La Cooperativa Sociale ACTL nasce nel 1980, su iniziativa di un gruppo di operatori che avevano lavorato con il Comune di Terni per la realizzazione di campi estivi con la partecipazione di ragazzi abili e diversamente abili. L’impegno e la promozione dei valori di integrazione e valorizzazione delle differenze si è protratto nel tempo e nel 2005 la Cooperativa Sociale ACTL festeggia i 25 anni di attività. Un percorso denso di storie ed emozioni costruito insieme ai soci lavoratori, alle Istituzioni, agli enti pubblici e privati, e a quanti nel territorio hanno permesso a CoopSociale ACTL di crescere coniugando la mutualità interna con la solidarietà, promuovendo benessere e qualità sociale nella comunità ternana ed umbra. Oggi è tra le prime imprese nella nostra città per occupati (oltre 350 socilavoratori) e rilievo economico.

L’azione della Cooperativa abbraccia attività dal turismo sociale, alla formazione, all’animazione, ai servizi socio-sanitari ed educativi: servizi per i portatori di handicap psico-sensoriali, per gli anziani, per i minori, per gli immigrati, per i soggetti con problematiche psichiatriche, con problemi correlati alla tossicodipendenza. La crescita dell’impresa si è fondata sui princìpi e valori di qualità ed etica pubblica, cercando di garantire lavoro e diritti per i soci, tanto che Cooperativa Sociale ACTL oltre alla certificazione ISO 9001 è tra le poche imprese in Italia ad aver ottenuto la certificazione etica conforme alla norma SA 8000. Tra gli obiettivi della mission della Cooperativa Sociale ACTL c’è la promozione del benessere nella comunità. Promuovere il benessere della comunità significa anche promuovere cultura: una cultura che unisce, valorizza le differenze, cerca un linguaggio comune. L’iniziativa proposta, ci dice il Presidente della

Massimiliano Ferrati Tra i docenti di chiara fama internazionale, ai quali Massimiliano Ferrati ha affidato la sua formazione artistica, spiccano i nomi di Konstantin Bogino, Paul-Badura Skoda e Sergio Perticaroli (con il M° Perticaroli ha studiato presso il Mozarteum di Salisburgo e l’Accademia Nazionale S. Cecilia di Roma conseguendo, nel 1998, il diploma del corso di perfezionamento di pianoforte con il massimo dei voti e la lode). Si è imposto in prestigiosi concorsi pianistici internazionali. Si è esibito in prestigiose sale da concerto delle principali città nel mondo tra cui Roma, New York, Calgary, Parigi, Londra, Dublino, Tel Aviv, Varsavia, Amburgo, Salisburgo, Milano, Torino, Venezia, Napoli, Padova, suonando per importanti Associazioni Musicali tra le quali: Ente Autonomo Gran Teatro La Fenice di Venezia, Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, Serate Musicali di Milano, Società dei Concerti di Milano, Unione Musicale di Torino.

Cooperativa Sociale ACTL dott. Sandro Corsi, realizzata in collaborazione con la Fondazione Casagrande si muove in questo senso: la musica come emozione, come moto dell’anima che unisce a prescindere dalle abilità, dalle identità culturali, dalla storia personale. Sono questi i valori che guidano l’operato della Cooperativa ACTL, uniti ad un forte senso di appartenenza ad una comunità locale con cui oggi vogliamo condividere un momento per noi così importante. Il Presidente continua sottolineando l’importanza del 25° della Cooperativa Sociale ACTL nelle iniziative successive che consisteranno in:

27 Ottobre 2005 - ore 21 Teatro Verdi - Terni Concerto sinfonico Filarmonica di Arad Ovidiu Balan, direttore Massimiliano Ferrati, pianoforte

19 ottobre - Teatro Tenda Bollicine festa per operatori, ragazzi e persone assistite e loro famiglie 19 novembre Cena per tutti i soci e le loro famiglie 2 importanti confronti di rilievo nazionale sui temi dell’economia sociale e delle giovani generazioni.

P r e v e n d i t a presso il Teatro Verdi e il negozio Casagrande

Ridotto 7 € Normale 10 €

CoopSociale ACTL Via Aleardi, 4 - 05100 Terni tel. 0744 420106 - 0744 420161 fax 0744 402376 e-mail: coopactl@tin.it sito web: www.cooperativasocialeactl.it Orchestra della Filarmonica di Stato di Arad La prima accademia di musica dello stato rumeno di Arad fu fondata nel 1883 ed ha costituito le basi per lo sviluppo della vita concertistica fino ad oggi. La prima orchestra professionale di Arad è stata costituita nel 1948 con un susseguirsi di stagioni concertistiche a cadenza annuale portando ad un incremento dell’attività tournée tenute nelle principali capitali europee, Olanda, Polonia, Germania, Austria, Svizzera, Italia, Spagna, ove hanno creato collaborazioni con solisti e direttori di altissimo livello. Ovidiu Balan Nato nel 1942, Ovidiu Balan ha compiuto gli studi musicali al liceo di Bucarest e poi al Conservatorio “Ciprian Porumbescu”, dove si è diplomato. Ha seguito corsi di perfezionamento con prestigiosi direttori d’orchestra, quali: Jean Fournet, Marius Constant, Fernando Quattrocchi. Nel 1973 si è perfezionato negli Stati Uniti con grandi direttori d’orchestra quali Sir George Solti e Zubin Mehta, Eugene Ormandy, Pierre Boulez, Seiji Ozawa. Ha effettuato con la sua orchestra tournée negli Stati Uniti, in Germania, Italia, Austria, Olanda, Spagna, Russia ed in altri paesi europei. Per la sua attivita artistica è stato premiato con l’ordine Merito Culturale nel 1985 e nel 1994 ha ricevuto il titolo di Maestro in Arte della Repubblica Moldova.

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Comunità Montan Lo sviluppo sostenibile e

Il consorzio forestale Monti del Nera agrobioforest: tradizione e innovazione Nei piani di ricerca internazionali, nazionali e locali sulle energie rinnovabili si è tentato e si è spesso riusciti a individuare i reali benefici ambientali e le oggettive possibilità realizzative di progetti di filiera che privilegiassero l'uso e la diffusione di nuove energie, rinnovabili e sostenibili. Tuttavia troppo spesso le iniziative istituzionali si sono fermate appunto allo studio, alla ricerca, alla mera, ma non per questo meno importante, individuazione di ipotesi su come fare e su cosa fare. Il consorzio agro-forestale Monti del Nera agrobioforest mi sembra dimostri come sia possibile mettere in campo un sistema di promozione e finalmente di produzione di combustibile ecocompatibile. Un sistema che coniuga tradizione e innovazione: recupera le antiche fonti di riscaldamento dell'uomo, il legno in primo luogo, ma adatta questa tradizione alle nuove tecnologie di trasformazione e diffusione del combustibile, nel rispetto dell'ambiente e del patrimonio boschivo e forestale della nostra meravigliosa regione. Il consorzio rappresenta anzitutto il trait-d'union visibile tra due mondi solo all'apparenza distanti e incomunicabili: sviluppo tecnologico e industriale e salvaguardia, incremento e valorizzazione delle risorse ambientali che vengono inevitabilmente utilizzate, ma è anche esempio di utile rapporto di imprenditoria sostenibile tra pubblico e privato.

In questi anni di frenetico lavoro è spesso accaduto di avvertire forti perplessità contro il progetto che si andava sviluppando: chi aveva (ed ha ancor oggi) paura che il prelievo di materiale legnoso potesse costituire una minaccia proprio al patrimonio boschivo, chi nutriva invece delle perplessità sul potere energetico delle biomasse, chi avvertiva, in ultimo, l'inconsistenza economica e occupazionale del sistema. Tre punti che al contrario costituiscono proprio gli elementi di forza di agrobioforest: il prelievo razionale delle risorse naturali rinnovabili è in primo luogo salvaguardia dell'ambiente stesso, poiché il territorio è monitorato e sottoposto ad una manutenzione continua che oggi è sin troppo parziale e frammentata; il potere energetico e i vantaggi economici dell'utente finale sono sin troppo evidenti dalle tabelle che corredano il presente articolo; l'occupazione è, infine, stimata in 2,3 unità per 1000 tonnellate di prodotto in una regione che ha attualmente a disposizione due milioni di tonnellate annue. L'inaugurazione del centro per la promozione e la valorizzazione delle biomasse (progetto pilota) di Arrone avvenuta l'8 ottobre credo sia dunque il punto di partenza per un futuro dello sviluppo sostenibile e compatibile a misura d'uomo. Enrico Cesani Presidente della Comunità Montana

Energy Shop s.r.l. Strada dell'Arcone n.13/o 05018 ORVIETO (TR) Tel.0763/393292 Fax 0763/390674 E-Mail: energyshop@beactive.it

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TABELLACOMPARATIVADEI PREZZI PER ILCOMBUSTIBILE - SETTEMBRE 2005 COMBUSTIBILE

UNITA’ DI MISURA

POTERE CALORIFICO (kCal/kg)

PREZZO ALL’UTENZA (€/kg)

COSTO RISPARMIO MCal UTILIZZANDO IL TRITURATO

Metano

Kg

11.580

1,00

0,086

46%

Gasolio

Kg

10.056

1,20

0,119

61%

GPL

Kg

11.000

1,20

0,109

57%

Pellet (Insacchettato)

Kg

4.200

0,25

0,059

21%

Triturato (Insacchettato)

Kg

3.400

0,16

0,047

-

ESEMPIO DI SPESAPER ILCOMBUSTIBILE RIFERIMENTO TRITURATO PER 1000 €/ANNO

COMBUSTIBILE

SPESA (€)

DIFFERENZA

Metano

1829

45%

Gasolio

2531

61%

GPL

2319

57%

Pellet

1286

22%

Triturato

1000

-


na - Agrobioforest

compatibile per l’Umbria

Le energie rinnovabili: il ruolo della Comunità Montana di Terni

TABELLACOMPARATIVADEI PREZZI PER ILCOMBUSTIBILE - SETTEMBRE 2005 COMBUSTIBILE

UNITA’ DI MISURA

POTERE CALORIFICO (kCal/kg)

PREZZO ALL’UTENZA (€/kg)

Metano

Kg

11.580

1,00

0,086

60%

Gasolio

Kg

10.056

1,20

0,119

71%

GPL

Kg

11.000

1,20

0,109

68%

Pellet (Insacchettato)

Kg

4.200

0,20

0,047

26%

Triturato (Insacchettato)

Kg

3.400

0,12

0,035

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ESEMPIO DI SPESAPER ILCOMBUSTIBILE RIFERIMENTO TRITURATO PER 1000 €/ANNO

COMBUSTIBILE

SPESA (€)

DIFFERENZA

Metano

2500

60%

Gasolio

3448

71%

GPL

3125

68%

Pellet (sfuso)

1351

26%

Triturato (sfuso)

1000

-

COSTO RISPARMIO MCal UTILIZZANDO IL TRITURATO

Nel mese di febbraio del 2005 è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto. Il fatto in sé sembra avere una valenza davvero relativa, sebbene sia testimonianza e prova dell’impegno assunto dagli stati europei e non contro l’inquinamento causato dai combustibili fossili. I retroscena che hanno invece contribuito alla sua completa concretizzazione e accettazione si sostanziano nelle eterogenee attività promosse prima a livello locale, con l’individuazione delle potenziali risorse rinnovabili. D’altro canto lo sguardo accurato alle particolarità locali fu identificato sin da subito come il fattore indispensabile per pensare lo sviluppo sostenibile, poiché esso reca in sé il concetto di compatibilità con il contesto ambientale in cui si manifesta. In questo complesso sistema di ruoli si staglia l’attività della Comunità Montana Valle del Nera e Monte San Pancrazio di Terni con la realizzazione, avviata sin dalla fine degli anni Novanta, di studi e progetti che intendevano sondare le possibilità effettive di promuovere e utilizzare fonti di energia alternativa. L’individuazione delle biomasse vegetali come potenziale fonte di energia alternativa per la nostra regione rispose, a partire dagli studi di Agenda 21 - e poi del programma Probio Umbria 2000 - allo studio della morfologia del territorio: l’Umbria è caratterizzata non solo da un indice di boscosità pari al 35,6%, ma, soprattutto, da una produzione legnosa di cui il

97,6% è costituito da legna da ardere. Se con l’adesione al programma Agenda 21 l’ente ternano ha contribuito alla divulgazione ed alla sensibilizzazione verso le biomasse e i benefici ambientali ed economici che ne conseguono, attraverso il progetto Probio Umbria 2000 – studiando i processi produttivi e quantificando i benefici economici, occupazionali e ambientali – si è cominciato a ipotizzare la realizzazione di un vero e proprio progetto di filiera. Entrambe le soluzioni istituzionali, come si vede, avevano come obiettivo la ricerca delle potenzialità energetiche e lo studio della fattibilità operativa delle biomasse, nonché la strutturazione di una filiera produttiva che potesse coinvolgere, nella sostanza, l’intera società civile e la futura utenza: l’una e l’altra iniziativa istituzionale, però, lasciavano sostanzialmente irrisolto il problema dell’attuazione pratica dei propositi ispiratori. La volontà politica e oggettiva della Comunità Montana di Terni di riempire questo vuoto ha finalmente trovato sostanza nella realizzazione del Centro Servizi (Progetto Pilota) di Arrone che oggi dimostra come è possibile realizzare un sistema produttivo che può permeare il tessuto sociale e industriale del territorio, può generare reali sbocchi occupazionali, può affiancarsi e in taluni casi sostituirsi all’obsoleto e inquinante sistema energetico tradizionale della nostra provincia. Corrado Pani

Produzione e vendita combustibile per caldaie, stufe e termocamini: ecobiochips (triturato di legno vergine) ecobiociok (ciocchi) agro bio forest loc. IL Lago 05031 - Arrone (TR) - Italy www.agrobioforest.it - e.mail: info@agrobioforest.it tel. e fax. +39 0744 388641

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E ducazione Come sboccia un amore

al

C ibo

Carpaccio di girello marinato Ingredienti x 6 persone: 1 Kg di girello di manzo; 2 litri di vino rosso; 50 gr di pepe nero in grani; alloro, sedano,carota, succo di limone, olio extra vergine di oliva, sale; 2 mazzetti di rucola; 200 gr di fragole fresche;200 gr di

funghi freschi; 100 gr di melone; 200 gr di scaglie di pecorino di fossa; aceto balsamico. Procedimento : Far marinare il girello per 12 ore in un composto di vino rosso, sale fino, erbe aromatiche e succo di limone. Scolare ed

asciugare, affettare sottilmente, disporre su un piatto piano e coprire con gli altri ingredienti quali rucola, fragole, melone e pecorino. Condire con sale, aceto balsamico e olio extra vergine di oliva. Stefano Forti

Il crudo e il cotto ovvero le due facce della stessa medaglia

Quando l’ho conosciuto sono rimasta immediatamente colpita dal suo charme! Vorrei parlarne un po’ a modo mio…: è elegante, raffinato, caldo e cortese, e questo solo per quanto riguarda il primo impatto, quello esteriore. Andando alla sostanza ho scoperto che è anche buono, genuino, allettante e che sa sempre stupirti con qualche nuova sorpresa. Io ne sono follemente innamorata ed ogni volta che lo frequento non bado a peccati. Ciononostante non ne sono gelosa, sarebbe sprecato per una sola donna, senza contare che per lui maschio o femmina non fa nessuna differenza. Riesce ad inebriare tutti: giovani, vecchi, allegri, seriosi, cattolici e mussulmani. Certo uno così si fa pagare, non potrebbe essere altrimenti…!!! Ci verrebbero da Santa Monica per passare una bella serata con Lui e, per quanto elevate siano le sue capacità di accoglienza, sarebbe inutile negare che c’è un limite ad ogni performance…! E’ talmente oberato di appuntamenti che è sempre meglio prenotarlo per tempo, se non si vuole correre il rischio di

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restare a bocca asciutta. L’unico aspetto negativo che comporta è quello di farti soffrire oltremodo la sua mancanza. Se non riesci a vederlo per un po’ di tempo ci pensi in continuazione, diventa un’idea ossessiva! Noi siamo davvero fortunati ad averlo qui a due passi. Sta in via Cavour n. 9, in pieno centro di Terni! Per conoscerlo lo conoscono già in molti, ma Lui non smette mai di cercare nuove compagnie e quando mi ha gentilmente pregato di presentarlo al grande pubblico io non mi sono certo tirata indietro. Ci mancherebbe altro…, dopo tutti i momenti piacevoli che mi ha fatto trascorrere…! Fatemi un favore: se avete deciso di andarci, ditegli che ve ne ho parlato io. Che immensa gratificazione sarebbe per me la sua riconoscenza…!!! Ah, dimenticavo! Si chiama Ristorante di nome, e di cognome fa La Piazzetta. Vi do anche il telefono: 0744 58188 Un ultimo suggerimento: vi offrirà dell’ottimo vino, ma voi non esagerate. E’ un attimo a perdere la testa…!!! Raffaela Trequattrini

In principio fu solo crudo e non per moda o per questioni di gusto. Quello era il tempo che era dato da vivere agli umani all’alba della loro storia, trascorso a condurre quotidianamente una durissima lotta per l’esistenza e con un solo obbiettivo: sopravvivere. Con indosso la sola peluria a proteggerlo dalle intemperie, al riparo di grotte naturali, con le nude mani ed al più con l’aiuto di qualche utensile di osso, pietra o legno, il nostro preistorico antenato trascorreva la gran parte della giornata alla ricerca di bacche, radici, germogli e piccoli animali. Questi ingredienti, consumati rigorosamente allo stato naturale, sono stati per lui l’unico alimento per centinaia di migliaia di anni. Quel regno incontrastato del crudismo per necessità, è stato eletto luogo ideale dai crudisti contemporanei, costretti alla loro quotidiana battaglia contro un mercato delle opportunità alimentari, rivolto, essenzialmente, allo sterminato popolo degli onnivori. Alla fine di questo non proprio idilliaco periodo si verifica un evento straordinario. L’uomo impara a governare il fuoco, una forza della natura destinata a cambiare il mondo ma soprattutto la sua vita quotidiana. Il cotto irrompe nei villaggi dove si possono accantonare, anche tramite gli allevamenti, notevoli riserve di cibo. Con il fuoco migliorano le caratteristiche degli alimenti che diventano più digeribili e appetitosi. Nasce così la cuci-

na e con essa si affinano le sensazioni gustative alla base di quella cultura del convivio che rappresenta uno degli elementi fondamentali per la nascita e lo sviluppo del vivere civile. Il cotto non scaccia però il crudo. Esso resta nella natura dell’uomo; si imprime nella sua mente e nella sua anima. Diventa addirittura elemento caratterizzante la dimensione del naturale contrapposta a quella dell’artificiale, del semplice contrapposto al complicato, del barbaro del nord con la sua carne cruda e la sua bevanda di fermento d’orzo contrapposto al cittadino romano amante della cucina elaborata e del vino medicato in mille modi diversi. Tale contrapposizione non si attenua col tempo; essa investe i ceti sociali dentro ogni civiltà e diventa elemento culturale distintivo tra civiltà lontane fra loro. Nel nostro occidente giudaico-cristiano, con una alimentazione ricca di contenuto ideologico, sembra prevalere il cotto. La la cucina romana, quella medioevale e successivamente la rinascimentale sembrano aver perseguito l’obiettivo primario dell’artificio, della trasformazione e dello snaturamento inteso come intervento forte, violento sulla natura. Occorre aspettare

Pe rc h é si d i ce. . .

i cuochi francesi del XVIII secolo per riaffermare l’idea semplice ma rivoluzionaria che il cavolo debba sapere di cavolo e la rapa di rapa, sull’onda di quel razionalismo culturale che ebbe nella riscoperta delle semplicità naturali uno dei suoi aspetti più significativi. Nella società giapponese, l’importanza che si attribuisce alla freschezza del cibo è nota a tutti: il pesce crudo è l’esempio emblematico di tale predilezione. La padrona di casa, in presenza di ospiti importanti, taglia gli ingredienti appena prima di prepararli. Nei ristoranti di classe, il pesce viene prelevato dall’acquario un istante prima di essere ridotto a fettine, presentato in tavola unito lungo la spina centrale con le branchie ancora palpitanti di vita. Senza arrivare alle estremizzazioni culinarie dei figli del sollevante, provate a bruschettare sulla brace una bella fetta di pane cotto a legna, stofinate leggermente con uno spicchio d’aglio che non sappia di stantio, spolverate con sale fino, irrorate con olio extra vergine d’oliva delle nostre parti e addentate senza ritegno. E’ un altro modo per gustare il crudo, certo con grande soddisfazione per il vostro palato. Albano Scalise

E’ una bufala

Il detto si riferisce probabilmente all’uso della parola bufalo per indicare una persona goffa o sciocca (molto usato ad esempio da Machiavelli). Da qui, come per la coppia papero-papera, se il bufalo è lo sciocco, la bufala è la sciocchezza. SC


E ducazione

allo

Per favore non chiamiamolo sport

Sport reale, sport virtuale

L’arte di rendere virtuale la realtà è vecchia quanto il mondo. Sono cambiate le tecniche nel corso del tempo, ma gli effetti rimangono sempre gli stessi. Nelle società primitive, tale compito era affidato agli stregoni, oggi, ai media, ma in ambedue i contesti il punto base di riferimento è la credulità della gente. Le attenzioni dei manipolatori della realtà si applicano ai settori più disparati della vita sociale, ed alcuni, come la politica, possono essere motivo di tragiche conseguenze per l’umanità, quando la trasfigurazione del vero diventa ideologia.

L’esercizio del virtuale può avere effetti drammatici persino sugli operatori, che finiscono per credere alle apparenze e diventare vittime delle intenzioni, confondendo, alla fine il vero con il falso. Lo sport è uno dei campi che ha trovato un’agevole applicazione di questa pratica. Se ne è perso il concetto fondante e si è costruito attorno ad esso un’idea talmente lontana dal significato originale da crearne un altro puramente virtuale. Punti in comune nessuno. Il secondo, quello falso, ha soppiantato il primo, ed in ragione della supremazia

S port

acquisita, insiste nell’imporre modelli deboli e pericolosi. Nel nome della nuova configurazione, lo Sport giustifica l’illecito, esalta i furbi, gloria gli aggressivi, premia gli scorretti, nega principi e valori che all’origine dei tempi costituivano la ricchezza etica del suo omologo. Lo Sport virtuale è quello che non si ferma neppure di fronte agli episodi dolorosi della vita, rintanandosi dietro verità false nel caso di morte per doping di un ciclista, o di quella in diretta di un allenatore. Tutto trova giustificazione nella sua logica perversa, tutto rientra nel casuale, nel possibile e si guarda bene dal fare autoprocessi che lo condannerebbero spietatamente. E’ contro questo atteggiamento mistificato che dobbiamo sentirci tutti partecipi di una lotta che riconsegni alla pratica sportiva il peso formativo dei giovani, esponendoci come responsabili degli effetti che esso deve e può produrre in una società libera e moderna. G. T.

Mettiamoci l’anima in pace: il calcio non è più uno sport. Se lo fosse, dovrebbe essere parimenti definito sportivo uno spettacolo teatrale, musicale o cinematografico. E’ semplicemente un intrattenimento, appartenente al folklore locale, allestito con regole internazionali. Una industria in piena regola, insomma, fatta di investimenti, managers, bilanci e prodotti da vendere. Lo Sport, quello con la “S” maiuscola, è una cosa seria, fatta di valori etici che spaziano dal rispetto degli avversari a quello personale, costruito su sacrificio, lealtà, fratellanza, integrazione, dignità. Il calcio come altre discipline lontane dai parametri propri dello sport che occupa impropriamente spazi e rubriche che i quotidiani riservano alle attività sportive, dovrebbe essere inserito, piuttosto, nelle pagine dell’economia e degli spettacoli. L’idea precisa della sua dislocazione, molti l’avranno provata vedendo la fiction sul grande Torino dove, il succedersi della narrazione insisteva su princìpi oggi

dimenticati. Forse qualcuno potrà aver scambiato quelle sensazioni per enfasi; ma così non è. Anzi, ne erano l’anima. In un’Italia appena uscita dalla guerra, una squadra di calcio rappresentava l’orgoglio di un’appartenenza, la volontà comune di emergere, lo spirito di reazione alle sofferenze patite. Era, in pratica, la quinta essenza della vita, l’esempio ripetuto alla collettività di come uniti e solidali si potessero raggiungere traguardi ambiziosi. Non dobbiamo dolerci del cambiamento, né abbandonarci ai ricordi col rischio d’apparire patetici. E’ il prezzo che paghiamo all’evoluzione e alla modernità. Ma, per favore, non chiamiamolo Sport. Giocondo Talamonti

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la Andatura eretta per 2 milioni di anni, senza lasciar tracce, che appariranno nei 2 milioni di anni seguenti: sassi impilati o accostati a formare linee e cerchi, utensìli scheggiati e raschiatoi. Segni che documentano un’attività tecnica, di sopravvivenza. Non v’è però traccia di attività puramente mentali disgiunte dalla quotidiana contingenza. Nel numero precedente ci siamo interrogati su cosa possa significare uno o più miliardi di anni di vita della nostra Terra. Anche la riflessione su soli 4 milioni di anni di esistenza del genere cosiddetto umano (nuove scoperte portano sempre più indietro) destano sorpresa, fanno nascere dubbi, stimolano curiosità, voglia di indagare, di studiare, ma soprattutto arrecano distanza da storie senza fondamento scientifico, superstizione ormai. Circa cinquantamila anni fa (paleolitico superiore), appaiono le prime testimonianze del pensiero umano: selci lavorate, pietre ornate, frammenti di ossa decorate, primordiali sepolture e prime incisioni rupestri che effigiano uomini, animali, stelle e costellazioni.

La costellazione (da cum stella, insieme di stelle), è un aggregato di astri che compongono una figura immaginaria indicata con nomi di animali, uomini, strumenti. Oggi sappiamo

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che le stelle di una costellazione non stanno unite a formare un bel disegnino, ma hanno distanze dalla terra variabilissime, sempre dell’ordine di milioni di anni luce, e le vediamo unite in una sorta di piano solo perché diversissima è anche la loro grandezza, il loro splendore…. Quindi, non esistono, semplicemente. I nostri antenati credettero che il Sole passasse attraverso costellazioni e dettero a queste il nome del bestiame domestico come l’agnello, il vitello e il montone, da cui derivano: Ariete, Toro, Gemelli (o capre, che danno alla luce i gemelli).

L’estate è riconosciuta con il Leone; l’autunno con la Vergine. In inverno vi sono le costellazioni connesse col tempo, come l’Acquario, che indica un periodo di piogge e i Pesci. Quando contempla il firmamento, l’uomo non può che pensare a se stesso e alla sua esistenza... non conosce altro. Dell’uomo parlano infatti i miti della nascita dell’universo. Ebbe così origine una totale proiezione antropomorfa: innumerevoli personificazioni o deificazioni di forze naturali e miti circa l’origine del mondo da una creazione più o meno simile a quella umana. Questo naturale meccanismo psicologico indusse ad

T erra

attribuire potenza divina ad oggetti naturali: le pietre, la terra, le acque, la vegetazione, il cielo. I culti dei popoli primitivi (ed anche degli attuali selvaggi) sono gremiti di sassi sacri, considerati c o m e amuleti o potenze protettrici della vita, della fecondità, della buona fortuna. Quel che il fulmine colpisce brucia, muore. Tutto tranne la pietra, il sasso. Anzi vi appare una patina che sembra proprio avere proprietà protettive. Dunque il sasso “protegge”…. Ciottoli levigati sono spesso portafortuna di guerrieri e cacciatori; sassi o menhir di forma particolare proteggono le tombe e vegliano le anime dei trapassati; altri simulano falli e propiziano la fertilità dei campi. Il culto dei fiumi e della vegetazione si riferisce alla coltivazione della terra ed alla propiziazione della fecondità. Fiumi sacri generatori di vita esistono in ogni mito ed in ogni cultura. L’assiro babilonese con il Tigri e l’Eufrate, l’egizia con il Nilo, l’indiana con il Gange, la romana con il Tevere. Le fonti, le acque, il mare sono generalmnete connessi a divinità femminili, origine stessa della vita. Venere nasce dal mare (Afrodite viene da aphros, spuma del mare; la leggenda è a tutti nota e da me già illustrata), le ninfe custodiscono le fonti. Si riflettono in questi miti l’idea della fecondità dei campi, la sessualità, i bisogni elementari dell’organismo generato a sua volta dalle acque materne. Molti miti indoeuropei attribuiscono all’acqua primordiale la genesi stessa del mondo. Nel mito egizio la divinità maschile Atum emerge dalle acque primigenie, generando poi una serie di coppie, tra le quali Geb e Nut (Gea e Notte, Terra e Cielo).

Oceano, dice Omero, è padre di tutte le cose. Le acque inoltre mondano dai peccati: le cerimonie battesimali ripetono i riti arcaici dell’immersione nell’elemento primordiale, che riconsacra e dissolve il male. Il diluvio biblico, esistente in tutte le religioni, non è che una grande espiazione purificatrice. Il greco koilos, cavo, incavato, essere convesso, essere gonfio, significa cielo. Nel sistema della Sacra Scrittura si riconoscono 3 cieli: il primo, ovvero l’aria, dove volano gli uccelli; il secondo, il firmamento, in cui si credevano incastrate le stelle, che si pensava sostenesse l’abisso, ossia le acque superiori, le cui cateratte si aprirono al tempo del diluvio; il terzo, quello ove risiede l’Altissimo. Gli scrittori profani dividevano invece la regione celeste in 10 cieli, assegnandone i primi 7 uno ad ogni pianeta: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno.

L’ottavo cielo era il cielo stellato e delle stelle fisse, detto firmamento.

Il nono era quello cui attribuivano il moto di trepidazione, che ogni cento anni compiva un grado. Il decimo era chiamato primo mobile. I pianeti che si muovono sullo sfondo dello Zodiaco (zòon, essere vivente, animale ma anche figurina, immagine di animale) apparvero agli antichi a causa degli allora inesplicabili mutamenti di velocità e direzione come animati di vita propria e investiti di attributi divini. Ogni civiltà, seguendo la propria immaginazione e le proprie tradizioni, riempì la volta celeste con letti, code di cane, orecchini, carri, zanne di elefante, artigli di gatto, code di leone, festoni, rasoi, pezzi di corallo, perle e altri simboli bizzarri.

Conseguenza immediata di tali immaginazioni fu la concezione, divenuta poi esclusivamente interessata, secondo cui stelle e pianeti influiscono sulla vita degli esseri umani. Se così fosse, tutto sarebbe inesorabilmente segnato. Nel De Republica (I, I) di Cicerone troviamo Faber est suae quisque fortunae, (Ognuno è artefice del proprio destino). Faccio mia questa sentenza, anche se mi duole che la sfruttino soprattutto quegli stessi immorali fabbricanti di raggiri, inventori interessati di negatività, che impongono destini, mestolano nelle mistiche, razzolano nelle magie, proprio al fine di una loro personalissima fortuna. Giampiero Raspetti

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L’ANGOLO

del

GRANDANGOLO

ANTIMAGO RASPUS

L’OROSCOPO DEL MESE 88888888

Il mese è sotto il segno dell’8 L’oroscopo ha quindi valore ottomana per ottomana. 1-8 / 9-16 Se sei nato entro l'otto di sicuro farai un botto, anche più di un quarantotto. Indossato un tuo panciotto, ben avvolto nel cappotto, non uscir, resta in salotto. Non emettere mai un fiotto, non guardar lo specchio rotto, fuggi lotto ed enalotto. Puoi mangiare fico girotto, del pancotto o del risotto, con infusi al marzabotto. Tutto esegui senza motto, tanto sei un ingenuotto, un vermotto che va al trotto. 17-24 / 25-31 Mentre andavo sul canotto mi è passato un tonno sotto. Ho pensato: crudo o cotto, tu mi riempirai il panciotto! Mo’ col remo te do un botto…!!! Ma io son del varesotto e di pesca non son dotto, così il remo mi si è rotto e ho bucato anche il gommotto. Mi fa il tonno: “giovanotto… ti sei accorto che oggi è l’otto?” “E che cambia, bel pesciotto che sia il quattro il cinque o l’otto?” “Mai tirar di giavellotto disse il tonno - quando è l’otto!” Lui di oroscopi era edotto…, io ignorante e,… ho fatto il fiotto!!!

Sciocchezze spacciate Un 8 ruotato di 90° diventa il simbolo dell’infinito. Il numero otto significa dunque che il presente viene sperimentato in due realtà nello stesso tempo, come in un anello continuo. Siete in connessione simultanea con entrambe le energie dello spirito (non-fisico) e della matrice (fisico). Se potete rimanere nel centro dell’anello osservando entrambe le direzioni, siete in uno spazio valido.!!!!!!!!!!!!!!!!!

KOPPA TETA

E’ uscito il mese scorso in cassetta uno dei film più pubblicizzati degli ultimi tempi: l’incommensurabile, l’imperdonabile, l’inqualunquecosa Sin City, presentato da Quentin Tarantino, diretto da Paco Rodriguez e firmato Badoglio. Un film traboccante di violenza ma pregnante di poesia dove potrete ammirare, sul magico sfondo della città del peccato, il serafico killer che bacia la sua vittima e, dopo averla uccisa, per il dispiacere non digerisce la bagnacauda con cioccolata e ketchup; il poliziotto fresco di pensione che, ferito di striscio (e non) da appena trecento pallottole, col sacrificio della sua giacca salva una ragazzina da un pedofilo antipatico e quacquaraquà; il lupo mannaro, serial Killer, interista che mangia le sue vittime e cancella le strisce pedonali davanti alle vecchiette mentre, canute e stanche, attraversano la strada; un pendaglio da forca, zio di Hulk, che appare a Teresa di Calcutta sposata con Nestore di Bombay e, per finire, il poli-

ziotto corrotto, dalla testa mozza, che non smette un attimo di parlare e fa infuriare le battone della città vecchia le quali si arrabbiano e sparano tanto, tanto che si arrabbiano i poliziotti che, anche loro, vengono ammazzati da un amico delle battone che ha in mano la testa del poliziotto corrotto il quale… per due soldi… un topolino suo padre comprò. Analizziamo un breve spezzone di film… Bumm, tatatatatà… Maledetto chi sei? L’uomo lupo… Chi?? Alberto Lupo?… Bamm splash tatatatatà gnamm gnamm… Maledetto, mi hai ferito… Ma scusa non ti avevo mangiato?… Scusa hai ragione tu, non me ne sono accorto… Bang bang, tu spari un po’ a me e un po’ a

lui… Bang bang, io sparo un po’ a te e un po’ a lei… Bumm… Chiare e fresche dolci acque a cui tendevi la pargoletta mano sugli irti colli della torre antica… (Sentite che poesia?)… Qualcuno ha una portaerei parcheggiata in doppia fila?… E’ mia, ho lasciato le chiavi inserite… Spostamela tu per piacere… Vroarr vroarr sbarabumm bim bum bam… Guarda che luna, guarda che papere… Maledetti sbirri… Bang bang crasch… Aiuto non ne posso più!!!… (Scusate questo ero io). Il regista è un maestro nel dilatare i tempi. Infatti due ore di film sembrano il tempo di formazione del sistema solare. Si narra che, durante la proiezione della prima, una donna

abbia partorito al secondo mese di gravidanza una coppia di gemelli cinquantenni che si sono rifiutati di pagare il biglietto. Pare che il caso abbia messo in crisi il sistema giudiziario americano. Inoltre un amico che lavora alle poste mi ha rivelato che la base di Guantanamo ha richiesto mille copie di questa cassetta. Probabilmente trasformeranno le celle di prigionia in altrettante salette del tipo Warning bros. Per concludere, se lo desiderate, potete rispondere a questo test: E’ la sera di un uggioso mercoledì autunnale e avete la possibilità di: - Acciaccare le mosche contro il muro con la testa; - Catturare api o vespe con la bocca; - Vedere Sin City. Inviate la risposta alla redazione del giornale e avrete diritto di partecipare all’estrazione di qualcosa. Comunque non state messi molto bene. Orlando Orlandella

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L o S quillino nascosto Storia, aneddoti e curiosità di un volto noto ternano

Questo tramonto l'ho visto quando facevo la raccolta del tabacco a Valle Antica, sopra Gabelletta. I fondali marini, invece, l'ho visti solo in televisione. A parlare è Primo Squillino, a tutti semplicemente noto come Squillino. Racconta così le fonti che hanno ispirato le sue tele, anzi i cartoni dipinti, perché le tele costano troppo. Tutta Terni lo conosce.

Con il caldo e il freddo, la pioggia e l'afa, lo trovi per il corso a chiedere qualche spiccio. Tra le signore perbene che fingono di non vederlo, qualcuno che scambia una battuta, a fine giornata racimola sempre qualcosa. A vivere lo aiuta il Comune con una pensione sociale, da cinque anni vive in un appartamento a viale Brin con la sua compagna, per sei anni però

ho vissuto in una stanza d'albergo al Minerva… scrivetelo questo! La pittura è una passione nata ai tempi della scuola. Ho frequentato la Leonardo Da Vinci, ci facevano usare i colori a cera, gli acquarelli, non ho mai smesso di dipingere. Dice di aver venduto centinaia di quadri, ma non dipinge con continuità, ci si dedica solo quando deve racimolare qualcosa. Vendo un quadro anche a cinquanta euro, ma solo dieci vanno via per l'acquisto del materiale, poi ci sarebbe la manodopera… Primo nasce a Roma nel 1952, la famiglia si trasferisce presto a Terni, prende la licenza media, poi trova dei lavori occasionali. Una volta ho lavorato come cuoco di bordo in una barca di undici metri a La Spezia, ci racconta, ho fatto sempre lavori stagionali. Tempo fa era riuscito a comprarsi la macchina, ma poi m'hanno levato la patente

perché m'hanno beccato con una canna. Ha anche un diploma in tasca come rilegatore di libri acquisito con la cooperativa Cultura e Lavoro. Dieci anni fa la morte del padre, il trasferimento in albergo… ma non vuole raccontare la sua vita, ci chiede di parlare dei suoi quadri, così m'aiutate a venderli. Dietro Squillino c'è l'altro volto della città, gli anni difficili della crisi operaia, dell'emarginazione sociale, dell'alienazione, la Terni di Paolo Cabiati, del Palazzo Primavera occupato, quando la droga e l'alcol trovarono una città impreparata e tanti giovani si persero per

le strade sbagliate. Oggi Primo Squillino vive con la sua compagna in un appartamento, ha festeggiato l'8 settembre il compleanno insieme agli amici, passa le giornate a chiedere du' spicci a chi passa. Qualche volta dipinge tramonti, prati, paesaggi marini e li mette in mostra appoggiati alla panchine di Corso Tacito. Hai qualche bel ricordo che ti ispira, proviamo a chiedere. A parte la raccolta del tabacco a Valle Antica, che nomina più volte, scuote la testa: che può esserci di bello da ricordare, hai visto com'è la vita, no? Francesco Patrizi Massimo Colonna Francesco Bassanelli

Città perfetta

Eccoci qui, alla fine. Lontani i tempi dell’autolesionismo, siamo rientrati anche noi nella generazione del bungee-jumping: vogliamo giocare senza rischiare, cadere senza farsi male. Siamo diventati quelli del sex no drugs &rock and roll. Spariamo a salve e scopiamo ricoperti di gomma. Usiamo la verità solo nascondendola nell’ironia. Abbiamo eletto il revival a filosofia di vita, rievochiamo gli anni Settanta coi pantaloni a zampa e il nero agli occhi, ma sostituendo la realtà virtuale all’LSD. E poi gli anni Ottanta e poi i Novanta, e poi ricominciamo ancora. Non corriamo il pericolo di avere idee originali. Pretendiamo di mangiare genuini cibi campagnoli acquistandoli al supermercato. Siamo carini, abbiamo un lavoro e una ragazza, forse domani un figlio, e allora? Che c’è di male nel fatto che nessuno ci può trovare qualcosa di male? Tratto da Città perfetta, di Guglielmo Pispisa, Einaudi 2005.

Finalmente tutti gli uffici più importanti di Terni sono stati riuniti in un’unica via. Siamo andati a sentire come va. Salve via Bramante… Si tolga di lì! Ah scusi… quanto traffico (clacson) ecco, mi sposto. Accosti qua.

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Sì… dicevo, la gente ci si ritrova in tutto questo trambusto? Chi è lei, dove deve andare? Devo intervistare via Bramante. Sono io, ma non mi stia qui in mezzo, mi aspetti al palazzo B interno C scala H, quinto corridoio a destra,

in fondo giri a sinistra, poi salga due scale… Questo palazzo qui? No, lì è il tribunale… dove va, quella è l’ASL... ecco prosegua lì, sempre dritto. Dunque… terzo palazzo… primo corridoio, secondo… ma dove sono? Che te serve, lellè

Ho qualche problema a capire dove mi trovo, lei può aiutarmi? So’ lu custode de lu cimitero… …ma non siamo più a via Bramante? Forse mi sono perso … Se vole riposà…? No, no… vado via subito! Jena Plinsky


S tranieri

Skype

DOC

Un angolo di Cina in città

Non è così alta la febbre gialla a Terni! Al contrario di come si pensa, in percentuale la presenza di cinesi nella nostra città è inferiore a quella di stranieri di altre nazionalità. Anche se il fiorire negli ultimi tempi di diversi negozi e negozietti da loro gestiti, potrebbe spiegare l’opinione diffusa. Siamo andate allora a curiosare in alcuni di queste attività. Tra abiti di seta e orologi elettronici ci saremmo volentieri intrattenute come clienti, abbandonando le vesti di intervistatrici; infatti non nascondiamo che la nostra attenzione era facilmente catturata dagli oggetti multiuso, multiforme e multicolore sistemati negli scaffali. Come varia la merce in vendita, varie sono le esperienze che ci hanno raccontato questi negozianti dall’occhio a mandorla. Quasi tutti sono approdati a Terni dopo aver lavorato come camerieri e commessi in altre grandi città d’Italia… e per fortuna nostra: così non abbiamo dovuto

sudare troppo per farci capire; bene o male tutti i cinesi con cui abbiamo parlato avevano dimestichezza con l’italiano. La cosa che più ci ha stupito è stato scoprire che tra loro non si conoscono, e non hanno contatti, quindi che non esiste una vera e propria comunità cinese a Terni. E d’altra parte non è poi così tanto il loro tempo libero, poiché il lavoro occupa la maggior parte della loro giornata e inoltre, come ci ha detto una giovane commerciante da quattro anni in Italia: Costa troppo uscire nei locali, e loro sono qui per guadagnare. Questa ragazza, forse perché nostra coetanea, è stata la più socievole e disponibile a raccontarsi. Ha raggiunto il suo ragazzo, che sta in Italia da otto anni, e dopo aver conseguito la licenza media ha lavorato a Roma e ad Anzio, dove non ha percepito la stessa accoglienza di qui. Anche gli altri concordano sulla vivibilità di Terni, un po’ meno sulla bontà della cucina: preferisco-

www.abitareinumbria.it

no quasi tutti i loro sapori, salse agrodolci e verdure piccanti, tranne una famiglia integrata ormai perfettamente da anni nella nostra quotidianità anche culinaria. Germogli di soia a parte, nessuno di loro sa se e quando tornerà in Cina, ma ognuno spera che se avverrà sarà perché avrà migliorato la sua condizione economica. Beatrice Ratini Adelaide Roscini

DIB

Telefona gratis in tutto il mondo! Il futuro è già qui. Quante volte abbiamo sentito questa frase, abbinata alla pubblicità di una nuova diavoleria tecnologica, magari poi con pochissima incidenza nella vita quotidiana di noi cittadini. Questa volta però, la novità è già in uso e funziona benissimo. Avete mai sentito parlare di Skype? Prendete un pc con un comune sistema operativo (Linux, Macintosh, Windows o Pocket PC) e un collegamento adsl; un microfono e una scheda sonora di media qualità; scaricatevi poi un programma dal sito www.skype.org (.com) e potrete telefonare in tutto il mondo a circa due centesimi al minuto. Tutto grazie al protocollo Voip. Rispetto alle classiche tariffe si risparmia fino al 50%, e addirittura se dal proprio computer si chiama un altro pc la chiamata è gratuita, con i soli costi della normale connessione. Il tutto funziona anche senza computer, con un telefono cordless (già in commercio) che supporta il protocollo Voip. Oggi le persone collegate a questo sistema sono circa 100 milioni, e si stima che ogni giorno se ne aggiungono 150 mila in tutto il mondo. Entro la fine dell’anno debutterà anche una nuova versione del software sui cellulari di nuova generazione. Ma se funziona ed è così efficiente, perché giornali e tv non ne parlano? Skype, figlio della liberalizzazione delle telecomunicazioni, rischia ovviamente di mettere in subbuglio il mercato delle grandi aziende telefoniche mondiali. E lo sta già facendo. Massimo Colonna

Immobiliare

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Narni Scalo (TR), Via Tuderte 259/a Labro (RI) Casale di mq 220 ca da ristrutturare. Forno, erbaio, porcilaia, box. Terreno mq 4.000. Alviano

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Un tempo era la festicciola di paese, economica e senza pretese, oggi fa concorrenza ai ristoranti per le specialità e soprattutto per i prezzi: è lei, la Sagra. Non sarà, Sagra, che i suoi prezzi sono un po’ alti. …se magna, se beve, se balla… Capisco, ma chi cucina? Mi madre, mi sorella. E chi apparecchia? Mi zio. E cosa cucinate? Quello che ce sta in frigo… La sagra è un’occasione per rilanciare un prodotto tipico. Esatto, sono importante per il territorio. … ma, la sagra della nutella, del gelato, della pizza? Alla gente je piace, vene numerosa. Perché pensa di spendere meno che al ristorante… Che voli dì? Che nelle sagre la qualità non sempre giustifica i prezzi. Li conti li fa mi socera.. ah, Sora Cesì, senta un po’ il signore, che non vole pagà… No, aspetti, mi ha frain… Jena Plinsky

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Appartamento piano terra di mq 86: soggiorno, cucina, due camere, due bagni. Giardino mq 165. Garage mq 18. Cantina mq 16. Ristrutturato. Piscina condominiale. Castel dell’Aquila

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S alus S e p a r a r s i : In una coppia che si divide chi è lasciato sta malissimo, ben si sa. Non si allude qui al dolore, sempre comprensibile e legittimo, ma all’angoscia, che dal dolore è cosa nettamente distinta. Sembra strano che persone serie e adulte possano fare tante storie; in fin dei conti, anche se non sempre gl’interessati ne hanno coscienza, quando una coppia è in crisi entrambi i componenti lo sono e chi lascia, spesso si carica anche del problema che chi è lasciato non voleva vedere o affrontare. Ma è proprio l’essere lasciato, che non va giù. Pare di perdere un indispensabile puntello, chi ha preso l’iniziativa viene dall’altro vissuto come un mostro abominevole, si ha la sensazione di sprofondare in un abisso di solitudine peggio che se si fosse senz’acqua al centro

a n g o s c i a !

del Sahara a piedi e coi ceci nelle scarpe, quando basterebbe - ma solo in teoria un attimo di riflessione per accorgersi che per quanto doloroso possa essere l’evento, pericoloso non è mai. Esso quindi in linea di principio dovrebbe provocare magari dolore, ma non paura, né ansia; e invece provoca ambedue. L’angoscia della separazione è infatti una delle emozioni più arcaiche nella vita dell’uomo; la sua funzione è quella di permettere la sopravvivenza del bambino fino a che questo è ancora dipendente dalla madre. Se senza la mamma il cucciolo (non solo umano) non si disperasse nel modo più rumoroso possibile, la madre potrebbe non accorgersene e lui potrebbe morire. Nell’innamoramento che porta

L ’ a m o r e Ci sono alcune persone, uomini o donne, che per quanto concerne il campo sentimentale sono disposte a perdere completamente la loro dignità. Non mi riferisco al caso eclatante di chi continua ad inseguire l’oggetto dei propri desideri, pur essendo esplicitamente respinto, ma di situazioni più sottili, a mio giudizio altrettanto patetiche, che riguardano quei casi in cui in una coppia, mentre uno dei due sarebbe pronto a fare qualunque cosa per l’altro, l’altro invece continua a portare avanti la sua vita senza modificare in alcun modo le proprie scelte ed abitudini in funzione del compagno. La perdita di dignità non subentra nel momento in cui si opta per una rinuncia in nome dell’amore, ma quando tale atteggiamento è chiaramente non contraccambiato. Chiaramente per

c h e

è

all’amore di coppia, si regredisce, più o meno, al rapporto arcaico madre - bambino, che giustifica tra l’altro i comportamenti e il linguaggio peculiari agli innamorati, che fuori da quel contesto sarebbero da 113 e ricovero. Anche la gioia, pura e incondizionata, che dà l’innamoramento quando è condiviso come condiviso è l’amore materno, è di origine e stampo infantili. Capita così che quando questo tipo di gioco si spezza, persone in altri campi ragionevoli e normalissime si mettano a frignare come bimbi e spesso con argomenta-zioni altrettanto futili convinti che soffriranno sempre, non dimenticheranno mai! E poi? Poi passa il tempo, la crisi si risolve, il partner si rimpiazza, ci si rinnamora e… il gioco è fatto! Vincenzo Policreti

c i e c o . . .

tutti, meno che per “la vittima” in questione. Quest’ultima, infatti, è abilissima ad autoconvincersi, rispetto alle varie “defezioni” del partner, che il poverino non ha proprio la possibilità di comportarsi diversamente; gli trova mille scuse, mille giustificazioni pur di non ammettere la semplice verità, ovvero che costui in realtà potrebbe fare benissimo a meno del loro rapporto, e se non lo interrompe è soltanto perché in definitiva non ha nulla da rimetterci, anzi, magari qualcosina ci guadagna, fosse anche un piccolo diversivo per affrontare la monotonia quotidiana. Ancora peggio quando ciò che lo spinge è addirittura una sorta di compassione… Qualche anno fa, a Roma, durante uno stage sulle pubbliche relazioni, una delle relatrici, psicologa, che si trovava esattamente in questa

situazione dalla parte della vittima (e ne sono certa in quanto il suo partner era un mio carissimo amico), sfoggiava nel parlare una grande sicurezza. Trasmetteva una capacità di affrontare le situazioni di chi la sa davvero lunga sui comportamenti umani, e dall’alto della sua competenza, dispensava consigli di un estremo raziocinio. Ora io mi chiedo: si può essere così bravi nelle analisi di carattere generale e così ottusi nel valutare se stessi e la propria condizione? La risposta è sì, senza ombra di dubbio, soprattutto in amore! Conosco un consulente matrimoniale con due divorzi alle spalle!!! E questo dice tutto, o per lo meno dice che nella vita a poco serve la saggezza quando non è sorretta da una personalità che ne è all’altezza. Raffaela Trequattrini

Malasanità, malospedale, malotutto Riceviamo e volentieri pubblichiamo: Caro Quisque De Populo, nel tuo articolo Ospedali, infermieri e medici non si comprende se la tua giusta critica si riferisca anche al dilemma: sanità pubblica o privata? In questi tempi di pescecani che cercano di privatizzare la sanità pubblica e di sciacalli fiancheggiatori, necessita essere ben chiari. Sono d’accordo che da 50 anni si rimandano “cose”, ma ricordo bene il “barone” di turno che non si faceva scrupolo di picchiare, nel senso letterale, gl’infermieri o la suorina caposala che discriminava il malato che non faceva la comunione o non pregava. Ricordo anche le corsie con 30 e più letti per gl’indigenti perché per i ricchi c’erano camerette e cliniche private (private per modo di dire come oggi). Sia ben chiaro: l’ospedale deve essere meglio di un albergo perché frequentato da malati e non da vacanzieri spensierati. Mi trovo d’accordo nell’idea di ampliamento del training per il personale paramedico, ma ritengo altresì che occorrerebbe un master per gli amministratori lottizzati, di super masters per i politici che li sostengono e così via… Non sono d’accordo con la tua “cura” che per eliminare l’odore del pesce s’inizi dalla coda. In questo Bel Paese di “isolani famosi”, letterine, tuttologi televisivi, giornalisti mendaci, politici indagati, pubblicitari che vendono il nulla, tutti ben retribuiti, iniziare i miglioramenti dal basso per chi ha scelto (?) un lavoro sporco nel senso letterale e mediamente retribuito mi sembra ingiusto, riduttivo, inefficace e soprattutto presta il fianco ai pescicani e agli sciacalli di cui sopra. Non mi sembra poi corretto puntare l’indice sugli operatori in generale, che anche di psiche già si occupano, mentre della loro non ci curiamo affatto. Francesco Baiocco – Narni P.S. Il vostro giornale è gratuito: chi paga?

Quisque s’era messo dal punto di vista del degente, che ha un impatto, nell’ordine: con i paramedici, con i medici, col primario. Degli altri non sa niente né gl’interessa perché, in quanto paziente, vuole guarire e basta. Affinché ciò avvenga è necessario si trovi a suo agio; a questo scopo è necessario venga curato in tutti i suoi aspetti fisici e psichici e perché avvenga ciò occorre che chi lo cura, oltre a disponibilità e buona volontà, abbia anche il know how. Se ai paramedici non è stato insegnato, occorre rimediare; se invece a sbagliare è il medico, sono braccia rubate all’agricoltura: lui il know how lo deve avere. E’ un aspetto dichiaratamente parziale (ma non marginale) del problema Sanità oggi, problema che Quisque, non essendo tuttologo, non affronta. Il problema del pubblico o del privato, della lottizazione amministrativa, della corruzione politica esiste, eccome: è, nella metafora del pesce, la testa. Ma il degente incontra la coda, che già oggi funziona meglio della testa (e la cronaca ci dice quanto). Non sono il direttore, pubblico o privato che sia, né l’assessore né l’amministratore a svegliarlo bruscamente la notte accendendo all’improvviso un’accecante luce centrale. Mi permetto di non condividere il parere che non si possa trattare un aspetto parziale di un problema senza trattare tutto il problema: ampliare il training ai paramedici è oggi realistico e possibile; per sanare il malcostume dei baroni, degli amministratori (di chi p. es. “trattiene” una bimba gravissima per non screditare il “suo” ospedale inviandola ad altro specializzato), dei politici ultracorrotti e tangentisti ci vorrebbe la rivoluzione. Con la ghigliottina, temo. Q. D. P.

Mi scusi, sig. Baiocco, se mi intrufolo tra lei e il sig. Quisque… ma la seconda domanda contenuta nella sua lettera riguarda questioni di carattere aziendale che, essendo amica dell’editrice, ritengo di poter argomentare personalmente. Le dico soltanto questo: il giornale si regge con il sussidio di quei pochi sponsor che non se la fanno addosso quando nei nostri articoli si attaccano senza mezzi termini le più importanti Istituzioni del Paese o della nostra realtà locale. Avremmo sicuramente più sostenitori se ci mettessimo a lambire il popò di questo o quel personaggio pubblico, alla stregua di tanti pseudo-giornalisti o imprenditori che si sostengono esclusivamente per aver convertito la loro professione nella stucchevole arte della piaggeria. Ma… meglio poveri e liberi che ricchi e posseduti! Perdoni i miei termini, dettati esclusivamente dalla massima sincerità. Quisquiglia

Terni, Str. della Val di Serra 28 - Tel. 0744.470515 - Fax 0744.470525 - Ab. 0744.470548 - E-mail: fagioletti@tiscalinet.it

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