Ci ao
N° 8 - Ottobre 2009 (68°)
No, non si tratta certo di ipocrisia, è solo un malinteso. Niente più di un fraintendimento; anzi, di una vera e propria illusione. Un’illusione potente, consolatoria, importante; ma certo un’illusione. Perché è indubitabile che, ogni volta che si commemora qualcuno, il ricordo e la consolazione siano diretti sempre e soltanto a chi resta, non a chi se ne è andato. Ci si ritrova tutti insieme per tornare a dare del tu a chi non sente più, per tornare a sorridere a chi non vede più i sorrisi: ma la verità è che parliamo a noi stessi, sorridiamo a noi stessi, ed è noi stessi che proviamo a consolare. E accade allora questa strana e ulteriore magia, che chi non c’è più riesce ancora a donarci la convinzione di star facendo qualcosa di utile, di nobile, di altruistico: mentre in realtà siamo noi a ricevere qualcosa. Stiamo prendendoci l’estremo regalo di chi non abita più questo mondo. Però è un regalo prezioso, importante, e infatti non ci vergogniamo affatto di volerlo ancora. Ed è per questo che oggi torniamo a darti del tu, a parlarti come se potessi sentire, a raccontarti cose che sono con ogni probabilità del tutto distanti da te. E’ solo per dirti che è passato un anno, e che non dimentichiamo. Senza sapere se per te parole come un anno significano ancora qualcosa o no, senza sapere se per te ha davvero senso e utilità il ricordo. Ma lo abbiamo detto subito, no? Questo ricordo serve a noi, non a te: ci prendiamo il tuo ricordo per scaldarci il cuore, rubiamo spazio a questo foglio per salutarti, ben consci che siamo noi a consolarci nel ricordo del tuo sorriso, della tua voce e dei tuoi consigli. Usiamo te come scusa, come alibi, come pretesto per ricordarci delle cose belle del mondo. Salutiamo te per ricordarci di salutare noi stessi, di sorridere agli amici, di scherzare con il prossimo. E’ passato un anno, forse tu non lo sai neppure. Ma noi ci ricordiamo di te, e ti rubiamo il ricordo, per dividerci ancora un po’ di allegria. Ciao, Roberto.
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Hegel e il burro d’arachidi - F P a t ri zi Senso civico, questo sconosciuto - A Mel a secch e Festival italiano dei giovani sordi - B R a t i n i Astrazione, non castrazione - G R a sp et t i La solitudine dei numeri primi - C C o l a sa n t i L’esercizio fisico... fa bene - G Ta l a m o n t i A proposito di febbre suina - J D a n i el i FONDAZIONE CARIT DANESI Una mobilità sostenibile - J D ’ A n d ri a Il piacere - C C a rd i n a l i Diritti umani - M R i cci PROGETTO MANDELA SANTORINI Liceo Classico - C Frezza, B La Guardia PAZZAGLIA I N T E R PA N OSPEDALE SANTA MARIA - E Ruffinelli, D Ghione ARCHE’ GALENO Astronomia - T S ca cci a f ra t t e, G C o zza ri Astronomia - P Casali, F Valentini, F Guerri SUPERCONTI
... Non c’è vita che almeno per un attimo non sia immortale. La morte è sempre in ritardo di quell’attimo. Invano scuote la maniglia d’una porta invisibile. A nessuno può sottrarre il tempo raggiunto. Wisława Szymborska Sulla morte, senza esagerare.
Hegel e il burro d’arachidi ovvero
Senso civico, questo sconosciuto
la microdittatura di Wikipedia Cosa lega il burro d’arachidi a Hegel? L’ i m p r o b a b i l e linea appiccicosa ci porta lontano, in America, dove uno studioso pignolo è andato a indagare sulle pubblicazioni dell’esimio prof… per scoprire che erano inventate di sana pianta, così come la laurea e la millantata cattedra. Ma chi era l’esimio prof? Niente meno che il curatore della voce dedicata a Hegel nella libera enciclopedia on line Wikipedia. Incalzati dalla richiesta di chiarimenti, il comitato redazionale dell’enciclopedia ha verificato che il prof in questione era in realtà uno studente fuori corso che, con le dita sporche di burro d’arachidi, dannoso alle arterie, ma energetico per il cervello, scopiazzava e reinterpretava in modo inattendibile il pensiero del filosofo di Stoccarda. E non è finita qui. Lo studioso ha subodorato che il comitato scientifico di Wikipedia altro non è che un laboratorio cosparso di burro d’arachidi, hamburger e bicchieroni di coca light, dove giovani brufolosi consentono a compagni di acne di diventare co-autori della libera enciclopedia del sapere, la famigerata conoscenza condivisa dal basso, la democrazia fatta clic! In fondo, l’arachide-boy non ha colpa, ha usato il web 2.0 come doveva, ha interagito creando contenuti modificabili, perché questo è il nuovo mondo della rete, fatto di condivisione di intrattenimento e informazione. Il problema semmai è chi ha attinto a cotanta fonte per preparare una tesina su Hegel, cioè migliaia di studenti, avventori del nuovo sapere 2.0, un sapere macrobiotico, propinato in pillole di culturame da copiare e ingollare, digeribili per tutti gli stomaci e non importa se dolci, amare o tendenziose. Perché chi naviga nel web, non cerca la notizia più esaustiva, ma un formato particolare della notizia, quella sintetica, schematica e veloce. E l’attendibilità della fonte? Internet stesso, per i ragazzi, è garanzia di attendibilità, quello che trasuda la rete è oro colato perché cliccato da tutti, quindi democraticamente assurto a verità. Il problema non è tanto la cattiva ricerca della conoscenza, l’apprendimento veloce e smemorato, il sapere incasellato e formattato, semmai la questione è che di questi tempi, dove anche il falso sembra vero e niente è come sembra, l’informazione e il sapere sono diventati campi da tutelare e proteggere con cura, perché da lì passa la vera democrazia. Adottando come criterio di attendibilità il numero di visite di un sito, si scivola lentamente verso una micro-dittatura embrionale in cui il vero non è oggettivo, ma solo quello che raccoglie più consensi. E comunque, quando oggi un prof dice ai ragazzi di fare le ricerche sul sito di Wikipedia, vuol dire che ha bisogno di un aggiornamento serio su cos’è Francesco Patrizi il web 2.0!
alessia.melasecche@libero.it I tempi che viviamo sono ormai caratterizzati da un diffuso senso di indifferenza. Le ideologie sono roba d’altri tempi e quelli che erano valori condivisi sembra non vadano più di moda. Si compera e si vende di tutto, e purtroppo tutto sembra avere un prezzo. Le ragioni di questa nuova cultura sono complesse e le conseguenze abbastanza sconcertanti, basta constatare alcuni comportamenti quotidiani per dedurre che anche il senso civico, quel rispetto degli uni nei confronti degli altri, sembra ormai volatilizzato.
E’ sufficiente leggere le pagine dei quotidiani per rendersene conto oppure constatare di persona ciò che accade. Alcuni titoli di locandine: Forti proteste degli autisti dell’ATC a causa dell’abitudine di parcheggiare sulle fermate degli autobus. Sono anni che coloro che guidano un autobus sono costretti a fare gimkane o a fermarsi in mezzo alla corsia di scorrimento, bloccando così il traffico. Le mamme con i passeggini, le persone anziane e quelle con difficoltà a deambulare subiscono
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anche loro le auto sistematicamente parcheggiate sui marciapiedi, in curva sugli scivoli o sulle strisce pedonali. Il senso della legalità lo si dovrebbe acquisire sin dalla tenera età, ma quando c’è anche lassismo da parte di chi è preposto a controllare, allora c’è poco da sperare, la disattenzione diventa abitudine ed ognuno si sente autorizzato a ripetere comportamenti incivili. Un altro esempio facilmente constatabile. A distanza di pochi anni sono state lanciate a Terni, senza alcuna convinzione, né molta professionalità, ben due campagne per favorire la raccolta differenziata porta a porta. La più recente addirittura senza un’adeguata pre-informazione. Eliminata gran parte dei cassonetti delle vecchie isole ecologiche, ognuno si sente oggi autorizzato a lasciare per strada di tutto e di più. Contenitori aperti da cui si evidenzia chiaramente la totale assenza di preselezione del contenuto. Sorge spontanea la domanda: ovunque è così?
PA G I N A
Viaggiando si nota che per fortuna in Italia esistono abitudini e realtà ben diverse. Se passeggiando a Bolzano in Piazza Walter si getta un mozzicone di sigaretta per terra si rischia di essere redarguiti dal primo passante che si incrocia. Più vicino a noi, nel Comune di Vinci, i cassonetti per la raccolta differenziata sono collocati in aree facilmente accessibili, non deturpano l’ambiente circostante e sono gestiti in modo funzionale. Non penso sia necessario scomodare il Leonardo più noto, che a Vinci ha avuto i suoi natali, per risolvere l’annosa questione della raccolta differenziata a Terni! Una proposta: recuperare ognuno di noi, fin dai piccoli comportamenti di ogni giorno, quel senso di appartenenza ad una stessa comunità, per diventare così i tutori della cultura del rispetto di tutto ciò che è un bene pubblico e va quindi preservato al pari di ciò cheè proprio. Sono convinta che si possa migliorare così anche il nostro rapporto con gli altri.
Mensile di attualità e cultura
Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni
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FESTIVAL italiano dei Giovani Sordi
laboratori
Il 16 e 17 ottobre il Palazzo dei Sette di Orvieto ospiterà il Festival Italiano dei Giovani Sordi. Ogni piano dell’edificio sarà dedicato a una diversa sezione: arte digitale, arti performative e arti visive. Verranno presentati cortometraggi e video ideati da ragazzi che vivono ogni giorno senza effetti sonori e si potranno ammirare dipinti, fotografie, e sculture realizzati da chi ha imparato a fare un uso attivo della vista. Naturalmente non mancherà il teatro, che oltre che di parola vive tradizionalmente di mimica e gestualità; attori udenti probabilmente non potranno che imparare dall’espressività dei colleghi sordi. Gli udenti potranno accedere a poesie e canzoni da un’angolazione insolita per scoprirne un aspetto visivo nemmeno immaginato. Si terranno inoltre dei seminari su vari temi: politiche giovanili e pari opportunità, letteratura, sessualità e religione; si discuterà della Lingua dei Segni e del suo impiego nelle varie forme artistiche. Il festival rappresenta un passo importante verso una cultura dell’integrazione tra sordi e udenti perché, a differenza di quanto si potrebbe comunemente pensare, la Comunità Sorda possiede propri valori e tradizioni oltre a una vera e propria lingua. In questi due giorni i giovani artisti sordi da tutta Italia avranno finalmente la possibilità di svolgere un ruolo da protagonisti nella produzione culturale, di farsi conoscere e conoscersi. Per i coetanei udenti sarà una scoperta entrare in contatto con una realtà apparentemente diversa, ma profondamente uguale alla loro. L’evento è stato ideato dal CGSI, Comitato Giovani Sordi Italiani, che da 15 anni si occupa di organizzare attività che coinvolgano in prima persona e valorizzino le potenzialità di ragazzi sordi, che come spesso accade per le persone con abilità differenti non trovano nella società condizioni favorevoli alla loro piena espressione. Beatrice Ratini
Lab
A s t r a z i o n e n o n f a r ima c o n C a s t r a zione Art. 4. Insegnante unico nella scuola primaria. 1. Nell'ambito degli obiettivi di contenimento di cui all'articolo 64 del DL 25 giugno 2008... è ulteriormente previsto che le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di 24 ore settimanali. Dichiarazione tombale del ministro unico Gelmini: La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e della educazione. Sic! Ma quale serietà, quella dei ceci sotto le ginocchia? Quale merito, quello dei pappagallini addestrati? Serietà e metodo invocano insegnanti motivati e preparati, oltre ad alti contenuti culturali. Regola certa: quando ci si fa pomposi alfieri del merito, della serietà e della educazione, ma si rimescolano (sottraendo addirittura) solo le ore scolastiche o la votazione (non la valutazione!), invece di rivoluzionare contenuti e metodi, la presa in giro è solenne e il male addotto è incommensurabile. Io ho frequentato la scuola del far di conto ed eccomi qua, sto benissimo e capisco tutto. Frase di buon senso cartesiano che però, guarda caso, la recita chi è ben lontano dal percepire consapevolmente il moderno mondo delle comunicazioni e, in quanto a capire... non ha mai sentito parlare di Socrate. Fai così, i motivi li vedrai molto più tardi. Chi profferisce tali mostruosità pedagogiche mostra solo che è proprio lui a non aver capito. Né capirà mai. Io per mia fortuna non ho mai capito la matematica. Come dire che ha sempre fatto a meno di capire e che ha della vita una visione certo suggestiva e pittoresca, ma del tutto falsata. I deprivati della matematica e gli istruttori che la propagano solo con regolette, teoremi da ripetere a memoria, esercizietti, sono sullo stesso piano, al fine della capacità di decodifica del reale e dello spirito critico. Per costoro tutto è semplice, da mandar giù acriticamente. Troveranno sempre qualcuno al quale dire pronamente sì. Non riescono a vivere senza consigli sugli acquisti o su cosa leggere o non leggere, ma anche se leggere. Qualcuno deve pur dire loro come vivere, come amare, come morire. Non ammettono che altri pensino in proprio o abbiano concezioni diverse dalle loro. Sono i finti buoni... La matematica è astrazione. Sempre. Anche gli elementarissimi numeri naturali, ignorati in genere dai geni che stanno benissimo e che capiscono tutto, sono astrazioni. La matematica moderna si differenzia da quella classica per un più elevato grado di astrazione, raggiunto, in primo luogo, con l’impiego sistematico del procedimento della assiomatizzazione. Confusi? Figuratevi la maestrina che è proprio digiuna di qualsiasi matematica, moderna o classica! Però il ministro l’ha resa unica: si chiude alle spalle la porta e, forte del fatto che si deve essere seri per imperio e che, soprattutto, i bambini non possono opporsi, snocciola giù la tabellina ripassata il giorno prima e la fa digerire a memoria, come tutto il resto. Astrarre significa prendere in considerazione una proprietà comune ad un certo insieme di oggetti, scartando, momentaneamente, ciò che li differenzia. E’ un processo mentale delicatissimo, al quale si arriva attraverso tappe o fasi di insegnamento ben precise: lo stadio iniziale di gioco libero, senza regole, seguito da quello strutturato, che osservi e preveda certe regole cioè; lo stadio del confronto tra giochi e situazioni diverse, da cui, operando prime astrazioni, si ricavano regole comuni; lo stadio della rappresentazione, ovvero della formulazione astratta dei princìpi comuni alle varie situazioni; lo stadio della simbolizzazione ovvero la introduzione di un linguaggio e dei simboli necessari per descrivere l’astrazione conquistata. Seguirà poi la formalizzazione, ovvero l’introduzione di regole, assiomi, teoremi, dimostrazioni. Si capisce allora come la maestra non laureata né specializzata in matematica che dovesse esercitare ancora il far di conto di deamicisiana memoria, quello che presenta ex abrupto tavole, tabelline, regole e assunti da ingoiare e memorizzare, riuscirà, oggi, solo a massacrare le giovani menti, reinserendole nel tunnel di un medio evo prossimo voluto. Maestro è invece colui che propone nuove situazioni, che incita alla ricerca, che rilancia la discussione, che formula delle ipotesi, che suggerisce discretamente delle vie da esplorare fino a che l’evidenza salti agli occhi di tutti e tutte le verifiche e le prove siano soddisfacenti. La scuola non può allora che essere aperta; scuola del controllo, della discussione, della interazione. Il sapere deve essere effettivo, verificato. Senza sapere matematico non c’è libertà e autodeterminazione, ma solo condizionamento. Occorrono scienza, conoscenza e copresenza, è chiaro come il sole. Giampiero Raspetti
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La solitudine dei numeri primi
E’ tutta una questione di numeri... Ad ammetterlo è una fiera sostenitrice delle materie letterarie, una persona che ritiene suoi acerrimi nemici calcoli, numeri e ragionamenti matematici e che fa di tutto per evitarli. Ma inutilmente, lo devo riconoscere. È inutile: tutto è numero, noi siamo i numeri. Questo è il fatto preoccupante. Noi siamo i numeri. In qualsiasi occasione, non importa di che contesto si parli: siamo i quarti in fila in banca, siamo i terzi all’appello in classe, siamo trecentoquarantesimi in graduatoria, siamo chissàquantonesimi ad essere a questo mondo. È angosciante, è snervante, è inquietante … è insopportabile rendersi conto che il nostro essere, al quale siamo abituati a pensare come qualcosa di unico, di inimitabile, di nostro in quanto in nostro pieno possesso (o quasi), non viene considerato come altro che numero in moltissime circostanze. Sentirsi un numero è una delle sensazioni più pericolose degli ultimi anni... ultimi? Ce lo portiamo dentro da sempre. Insito nel nostro animo c’è il non volersi far ridurre ai minimi termini, non volersi sentire come l’ennesimo numero della lista, l’ennesima cifra del lunghissimo elenco della vita, in mano a chi di dovere. Le lotte, i sovvertimenti, le rivoluzioni cosa altro sono se non la voglia di far sentire al mondo intero che non siamo solo numeri? Che non ci stiamo ad essere trattati come un asettico 231.789 o come un misero numero qualsiasi? La voglia di farsi sentire, di far capire a tutti che abbiamo i numeri giusti per essere qualcuno non è forse quella stessa voglia che spinge molti (oserei dire moltissimi) a lottare contro correnti avverse, contro la spinta della massa (guardate un po’, anche questo è un concetto riconducibile a delle cifre! Che stranezza, eh?) per riuscire ad emergere e imporre il proprio essere agli altri facendo capire al mondo quanto la propria personalità sia importante. Chi non vuole essere il numero uno nel suo campo e sogna, lotta, si dà da fare in ogni modo per cercare di essere comunque apprezzato per quello che è e quello che fa? È una lotta impari, una lotta tra nani e giganti, ma dobbiamo sempre pensare che non si sa mai quale sia la parte sfavorita, del resto non c’è da dimenticarsi del piccolo Davide contro il possente Golia. C’è chi ci farà sentire sempre un semplice numero, c’è sempre chi avrà da guadagnare dalla consapevolezza degli altri di non potercela fare a emergere dalla massa, c’è sempre chi vorrà farci credere di essere sempre e solo i numero due ma tutto ciò non è abbastanza per chi sa che i conti tornano sempre: potremmo anche sempre e solo essere dei numeri, ma dei numeri speciali, dei numeri particolari che fan parlare di sé e sono consci dell’unicità del loro essere … mai sentito parlare dei numeri primi? Ma del resto la mia opinione non conta poi così tanto: la matematica non sarà mai il mio mestiere! Chiara Colasanti
L’esercizio fisico... fa bene Sembra che la vendita di biciclette sia aumentata notevolmente. Detta così, la notizia si presta a varie interpretazioni. E’ la crisi? E’ la voglia di fare moto? E’ l’accesso facilitato in città e nelle zone a traffico limitato che ne consiglia l’acquisto? E’ la moda, cui non sa sottrarsi nessuno? Indipendentemente dalla scelta, il fenomeno, date le dimensioni assunte, necessita di una analisi, utile ad interpretarne gli aspetti, a misurarne gli eccessi, a valutarne i benefici. Cominciamo col dire che le strade extraurbane, sede acquisita per diritto dagli automobilisti e motociclisti, tanto che pagano una tassa per occuparla, mal sopporta l’invadenza del popolo di ciclisti festivi e prefestivi. Soprattutto i fruitori a pagamento di percorsi statali e provinciali non digeriscono lo schieramento affiancato dei fanatici del pedale, spesso l’allineamento a tre, insensibili alle strombazzate, sordi alle regole della circolazione, così come alle imprecazioni che li colpiscono appena sorpassati. Se solo immaginassero per quanti centimetri salvano ripetutamente la vita e quanti sospiri di scampato pericolo emette ogni volta l’automobilista riuscito nell’impresa, sono convinto che la sgambata in bici con gli amici se la farebbero non in maglietta e calzoncini plurisponsorizzati, ma in armatura medioevale. Sempre meglio, comunque, vederli affrontare le variazioni altimetriche della strada in compagnia che da soli, perché le sensazioni di chi li osserva, specie se dall’interno di una berlina dotata di aria condizionata, spaziano dal ridicolo al patetico, con sfumature masochistico-espiatrici. Ricordo un giorno d’agosto di aver incontrato un ragioniere di mia conoscenza impegnato nella salita che porta a Marmore, sbuffare come una vecchia vaporiera, paonazzo in volto, con un filo di bava alla bocca, che arrancava sull’asfalto infuocato. Una scena penosa, una visione impressionante che avrebbe squagliato anche il cuore di pietra di un menefreghista. Se non mi sono fermato a soccorrere l’agonizzante è stato solo perché il giorno prima m’aveva detto che sarebbe andato per una settimana in un body-center di grido per recuperare la linea fisica perduta. Non mi andava di mettere l’ennesimo Fantozzi di fronte all’evidenza della bugia. L’aspetto positivo è che l’esercizio fisico fa bene. E’ vero, ci mancano le strutture minime, quelle, per intenderci, di cui dispongono paesi europei come noi interessati a sostenere questa attività fisica. Ci mancano le piste ciclabili, ci mancano i controlli su strada per monitorare e anche difendere chi affronta il rischio di percorsi più lunghi, ma i benefici per la salute e l’economia delle strutture sanitarie sono indiscutibili. Altrettanto dicasi per la marcia, strumento ancor meno dispendioso e altrettanto prodigo di vantaggi salutari. Sarebbe bello che qualcuno si prendesse cura di queste pratiche utili alla comunità, che si cominciasse a discuterne nelle scuole, incoraggiandone l’esercizio, che il CONI e il MIUR arrivassero a perseguire obiettivi comuni per farla diventare una disciplina ambita. E’ inutile lamentarsi che ai mondiali di atletica l’Italia non abbia vinto alcuna medaglia. La sana abitudine di una volta di selezionare atleti già nelle scuole, si è persa. La cultura di sacrificarsi per ottenere risultati nello sport è affondata nel mare magnum di sostanze proibite, di interessi economici, di facili traguardi. La Scuola deve riacquisire quel ruolo perduto di educatrice, di dispensatrice di valori, sottrattole da un errato concetto di competitività e da spinte provenienti da una società troppo adagiata sull’idea di avere tutto e subito. Quando si tratta di prendere posizioni che valgono il bene di tutti, è opportuno che ciascuno faccia la sua parte senza attendere priorità di intervento. Comincino i Consigli d’Istituto a incoraggiare i ragazzi, li sostengano le famiglie, siano i docenti a far loro apprezzare il lato formativo di un sacrificio, sia esso fisico o morale, si diano da fare le Istituzioni territoriali, si premino i migliori e quelli che pur non rientrando tra i migliori hanno saputo interpretare meglio il senso di sport. Qualche atleta sul podio lo rivedremmo anche noi ai prossimi mondiali. Ing. Giocondo Talamonti
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L a F o n d a z i o n e Cassa di Risparmio di Terni e Narni persegue scopi di utilità sociale attraverso la definizione di progetti, programmi e iniziative nei settori della ricerca scientifica e tecnologica, dell’arte e della cultura, della salute pubblica, dell’istruzione, del volontariato e beneficenza, dello sviluppo locale. In questi ambiti funzionali nel 2008 ha deliberato 269 interventi per complessivi Euro 3.980.000,00. Attraverso questo numero de “La Pagina” la Fondazione ha il piacere di far conoscere i principali interventi realizzati nel 2008 nel settore della “Salute pubblica” in cui sono stati approvati stanziamenti per complessivi Euro 1.049.520,00. Gli interventi sono stati rivolti essenzialmente al sostegno e al potenziamento delle seguenti strutture sanitarie: - Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni, in particolare per il completamento dell’acquisto di apparecchiature e strumentazioni per il nuovo blocco operatorio (l’intervento complessivo della Fondazione è stato di Euro 806.000,00 deliberati nel 2007 e nel 2008); per l’acquisto di una colonna laparoscopica per l’Unità del Fegato; per l’acquisto di un sistema artroscopico completo per la S.C. di Ortopedia; per la realizzazione del progetto “Carcinomi infiltranti precoci e localmente avanzati operabili della mammella”. - Azienda Unità Sanitaria Locale n. 4, per il progetto di prevenzione del diabete (Praeter); per la dotazione di uno strumentario per chirurgia laparoscopica avanzata per il presidio ospedaliero di Narni-Amelia; per l’acquisto di macchinari per l’ambulatorio veterinario nel Comune di Narni; per l’acquisto di un microscopio per il potenziamento dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Narni. Tra le altre iniziative finanziate in questo settore si ricordano anche: il contributo in favore della Croce Rossa Italiana, Comitato Provinciale di Terni, per l’acquisto di una ambulanza; il finanziamento alla Lega Nazionale Dilettanti Delegazione Provinciale Terni per l’acquisto di due defibrillatori nell’ambito del progetto “Un apparecchio defibrillatore in tutti i campi di calcio”; lo stanziamento in favore dell’Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale, per la realizzazione di un progetto sulla qualità dell’aria a Terni che ha visto un significativo esperimento: il lancio di un pallone aerostatico frenato sopra il territorio comunale con strumentazione adeguata alla misurazione della composizione dell’aria nei vari strati. Tutti gli interventi deliberati dalla Fondazione, in particolare nel settore della sanità, sono indirizzati soprattutto all’avanzamento tecnologico per il miglioramento qualitativo dei servizi. Terni, Azienda Ospedaliera “Santa Maria”, sala mininvasiva maggiore del nuovo blocco operatorio realizzato con il finanziamento della Fondazione CARIT (foto gentilmente concessa dall’Azienda Ospedaliera “S. Maria”)
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Una mobilità sostenibile Idrogeno come vettore energetico del XXI secolo, in sostituzione dei combustibili fossili derivati dal petrolio che hanno permesso (o provocato, a seconda dei punti di vista) la motorizzazione di massa nel XX secolo. Una nuova economia, quella battezzata come Hydrogen and electricity economy al posto dell’attuale Oil economy. L’organizzazione della società basata non più su cicli aperti (sfruttamento delle fonti non rinnovabili e produzione nell’aria, nell’acqua e nei suoli di inquinanti nocivi per l’ambiente e la salute). Vediamo brevemente quali sono le barriere che ancora ci separano dall’ingresso in questo Nuovo Mondo, una meta che a differenza di quella raccontata dal film di Crialesi qualche anno fa (sugli emigrati italiani negli Stati Uniti all’inizio del ‘900) non sarà solo dei più poveri ed emarginati, ma anche dei paesi più ricchi e sviluppati. Il tema del riscaldamento globale, divenuto ormai di dominio pubblico, interessa tutti gli abitanti del pianeta ed il movimento di opinione più forte a favore della riduzione delle emissioni antropogeniche di gas serra è attualmente radicato nelle aree più ricche del pianeta (Europa, Giappone, gli USA di Barack Obama). L’idrogeno, combinato con ossigeno in un processo di combustione o elaborato da un pacchetto (stack) di celle a combustibile per la produzione di elettricità, non produce anidride carbonica. Nel contempo, i tradizionali motori a combustione interna se sono alimentati con combustibili fossili (benzine, metano, GPL) producono inevitabilmente, anche se in misura diversa, gas serra e inquinanti nocivi per l’ambiente e la salute. Tuttavia, diversi sono ancora i passi da compiere prima di poter sostituire il petrolio con l’idrogeno. Innanzitutto occorre ricordare che l’idrogeno, a differenza del petrolio, non è disponibile in natura e va prodotto con processi che comportano un dispendio di energia, l’utilizzo di materie prime (ad esempio acqua o metano) e la generazione di inquinanti. La tecnologia di produzione dell’idrogeno deve divenire economicamente ed ecologicamente sostenibile, lungo l’intera filiera (from well to wheel). Vanno ancora risolti i problemi connessi con lo stoccaggio dell’idrogeno. Il componente alla base della propulsione ad idrogeno, la cella a combustibile, deve raggiungere livelli accettabili di affidabilità e di costo. Va realizzata una rete distributiva dell’idrogeno come vettore energetico, attualmente non esistente in alcuna parte del pianeta. Nello scorso articolo ho affrontato il tema della produzione dell’idrogeno, ora fornisco qualche informazione sui problemi legati allo stoccaggio. Ad esempio, lo stoccaggio dell’idrogeno allo stato gassoso all’interno di un autoveicolo comporta l’utilizzo di serbatoi di grandi dimensioni. Attualmente, per garantire un’autonomia di 400-500 km, sono stati realizzati serbatoi in fibra di carbonio, capaci di reggere la pressione di idrogeno gassoso a 700 atmosfere. Lo stoccaggio dell’idrogeno allo stato liquido (a meno 253°C) richiede un’evaporazione controllata dello stesso vettore energetico, con conseguenti problematiche in caso di permanenza della vettura all’interno di un garage per lunghi periodi di tempo. Inoltre, circa il 30% dell’energia contenuta nell’idrogeno viene perduta in questo processo di raffreddamento. Nel prossimo articolo parlerò di sistemi davvero innovativi per lo stoccaggio dell’idrogeno. Ing. Jacopo D’Andria
Il piacere... Agli uomini piacciono le bionde, dice il titolo di un famoso film… E alle donne, come piacciono gli uomini? Sembra abbastanza condiviso il gusto per il maschio latino: moro, carnagione scura, occhi scuri o azzurri. Questo modello potrebbe adattarsi sia a Zeus, dio dell’Olimpo, che ad Ulisse, personaggio omerico protagonista di viaggi e battaglie avventurosi. In Zeus identifichiamo il grande seduttore, l’uomo di potere che vanta un consistente numero di donne ai suoi piedi. Ammaliate dal suo indiscutibile fascino, alcune se ne sentono lusingate mentre altre ne restano vittima facendo fatica a staccarsene. Queste sono le donne che investono più del dovuto sull’altro. Sì, perché l’uomo Zeus non può legarsi ad una sola donna, egli è portato verso la conquista del femminile e non può (non è in grado?) investire nei sentimenti. Zeus è il maschio che quando è attratto da una donna la possiede. Ora grazie al fascino del suo potere, ora ricorrendo ai più svariati inganni e sotterfugi. La numerosa progenie di figli sono la testimonianza concreta e duratura della sua forza e virilità. Ulisse invece è l’uomo non bello, ma è capace di amare. Sa corteggiare una donna, la affascina con il suo spirito da avventuriero, il coraggio, e la seduce con la sua intelligenza. L’umiltà e l’astuzia lo aiutano ad accettare le realtà che gli si presentano davanti (ricordiamo quando disse a Polifemo di chiamarsi Nessuno o quando si liberò dalla maga Circe). Dopo aver provato la sua mascolinità nell’Iliade e quindi nel confronto vittorioso con gli uomini, nell’Odissea,Ulisse si confronta con la donna. Attraverso il viaggio nel suo inconscio, egli elabora desiderio ed ansie verso il femminile; scopre potenzialità latenti, che si alternano a paure in una esplorazione senza fine. Ulisse è l’eroe umano, che seduce ma che pure si fa sedurre dalla donna. Fa esperienza del cedere ad essa, ma alla fine non perde mai se stesso. E mantiene il sentimento per Penelope alla quale torna. E per le amanti dell’estetica c’è l’uomo Apollo: bello come il Sole, egli non è obbligato a fare chissaché per sedurre una donna. E’ sufficiente che scatti l’attrazione fisica tra i due, ed il gioco è fatto. Momenti di piacere che i due si scambiano e che durano fino al calar del sole (!). Immaginando tre diverse sessualità possibili ne potrebbe risultare quanto segue: Zeus è attento al piacere della partner perché la soddisfazione di lei mantiene la fama di Lui. Ovviamente Egli non rinuncia mai al proprio piacere per cui l’altra deve prodigarsi affinché Lui sia molto appagato sessualmente dal rapporto con la donna. Ulisse è attento e sensibile a quanto dona piacere all’altra, egli si concede trovando in ciò già una propria gratificazione fisica e mentale. Anche la donna è portata a fare altrettanto per/con lui. Infine Apollo, che sembra quasi farsi strumento delle donne che lo userebbero per trarre da lui un piacere, al contempo fisico e psichico. Il loro ego trae una sua forma di gratificazione dall’aver sedotto l’altro. E ciò alimenta i sensi che partecipano con più vigore al contatto dei corpi. L’orgasmo di Apollo non pare essenziale o comunque prioritario. Il punto debole dell’uomo-dio appare essere la ferita narcisistica che gli potrebbe derivare da un rifiuto da parte della donna e/o da un insuccesso sessuale. Da ciò Ulisse appare più immune, in virtù della maturità raggiunta attraverso le esperienze di vita. Dott.ssa Claudia Cardinali
Psicologa Psicoterapeuta - Esperta in Sessuologia Clinica
Diritti Umani La novità rivoluzionaria della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 Agosto 1789, uno dei testi fondamentali della moderna democrazia, è data dal fatto che essa segna l’atto di morte dell’Antico regime assolutistico in Francia; infatti è incentrata sulla totale rivendicazione dei diritti naturali che in quel regime erano del tutto negati. La borghesia rivoluzionaria produce nel giro di pochi anni due dichiarazioni dei diritti che presentano delle notevoli differenze, in quanto rispecchiano la fase moderata e la fase giacobina della rivoluzione e che vanno perciò attentamente analizzate sotto l’ottica della conquista dei nuovi diritti. La Dichiarazione del 26 Agosto è però preceduta dalla famosa notte del 4 Agosto che segna l’abolizione dei secolari obblighi feudali. Così ne sintetizza l’importanza uno dei maggiori storici della rivoluzione, F. Furet: la notte di martedì 4 Agosto è la data più famosa della storia parlamentare francese. Essa segna il momento in cui un ordine giuridico e sociale plasmatosi nel corso dei secoli, basato su una gerarchia di ordini, di corpi e di comunità separati e definiti da privilegi, è per così dire svanito per lasciare il posto a un universo sociale ripensato come un insieme di individui liberi ed uguali, sottomessi ciascuno all’autorità universale della legge. Sotto la spinta delle rivolte contadine in varie parti della Francia nelle quali venivano assaliti castelli, uffici delle imposte, abbazie e dati alle fiamme i registri catastali delle proprietà e i documenti che fissavano contributi e obblighi, l’Assemblea nazionale costituente nella quale erano presenti tutti e tre gli Stati (clero, nobiltà, terzo stato) decide l’abolizione di tutti i privilegi feudali, badando bene a non metter in discussione il diritto di proprietà, uno dei fondamenti dell’ideologia borghese. Il decreto, dopo una inequivocabile dichiarazione iniziale: L’Assemblea nazionale distrugge interamente il regime feudale, prevedeva tra l’altro l’abolizione senza indennità dei diritti di servitù personale cioè la cancellazione di tutti gli odiosi e secolari privilegi nobiliari sulla caccia, sulla giustizia, sulle corvées (prestazioni obbligatorie), l’abolizione con riscatto dei canoni che i contadini pagavano ai nobili (riscatto in denaro in seguito mai pagato), l’abolizione della decima per il clero, l’abolizione della vendita delle cariche pubbliche (prima chi non era nobile doveva pagare), l’abolizione dei privilegi fiscali per città, province, comunità, l’abolizione del divieto di accesso alle cariche ecclesiastiche, civili e militari. Così conclude Furet su questo decisivo avvenimento: Quel che vi è di durevole e perfino di irreversibile è il fatto che esso inaugura la legislazione civile della rivoluzione, instaurando il principio dell’universalità della legge nella sfera sociale. Quanto detto ci fa capire lo stretto legame che l’abolizione dei diritti feudali ha con la Dichiarazione del 26 Agosto. Questa è preceduta da un preambolo nel quale si afferma: I rappresentanti del popolo francese, costituiti in Assemblea nazionale, considerando che l’ignoranza, l’oblio e il disprezzo dei diritti dell’uomo sono le uniche cause delle sciagure pubbliche e della corruzione dei governi, hanno stabilito di esporre, in una solenne dichiarazione, i diritti naturali, inalienabili e sacri dell’uomo... nella convinzione che il rispetto dei diritti produce la felicità di tutti. In conseguenza, l’Assemblea nazionale riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’Essere Supremo, i seguenti diritti dell’uomo e dei cittadini. Prof. Marcello Ricci
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Lungo cammino verso la libertà Corso introduttivo alla conoscenza dei diritti umani e delle loro violazioni Il Centro per i diritti umani, creazione, insieme al Progetto Mandela, della Associazione culturale “Progetto...”, ha deciso quest’anno di allargare a tutta la nostra città l’offerta del Corso introduttivo alla conoscenza dei diritti umani e delle loro violazioni che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni della sua attività. Il Corso infatti si terrà presso il Centro socio-culturale di Via Aminale, sarà gratuito e aperto non solo agli studenti e agli insegnanti, ma ad ogni cittadino che sia interessato all’argomento. La Provincia di Terni Particolare interesse rivestirà per gli studenti dell’ultima classe delle scuole medie superiori. per la cultura Viviamo un momento storico nel quale sembra che molti diritti elementari conquistati con grande fatica siano rimessi in discussione. Ecco allora la necessità di continuare ed intensificare l’opera di educazione e di conoscenza di questi diritti che il faticoso cammino dell’umanità ha portato alla luce e conquistato per tutti. Ma che significa educare ai diritti umani? Significa innanzitutto proporre dei valori che sono fondamentali di ogni convivenza democratica, farli conoscere perché solo se vengono conosciuti si può sperare che ci si batta perché siano rispettati. Non è un caso che l’educazione ai diritti umani è raccomandata dall’articolo 26 della Dichiarazione Universale: L’educazione deve essere rivolta al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Scrive Norberto Bobbio, uno dei massimi filosofi del diritto del ‘900: Diritti dell’uomo, democrazia e pace sono tre momenti necessari dello stesso movimento storico: senza diritti dell’uomo riconosciuti e protetti non c’è democrazia, senza democrazia non ci sono le condizioni minime per la soluzione pacifica dei conflitti. Il Corso sarà articolato in 23 incontri che affronteranno tutti i temi che riguardano le conquiste dei diritti attraverso l’analisi dei documenti internazionali che li affermano e attraverso la messa a punto di tutte le violazioni che nel corso della storia si sono verificate. Si partirà con l’esposizione dei principali diritti umani e si affronterà preliminarmente il problema del loro valore universale, se cioè essi siano validi per tutte le culture e per tutti gli uomini o siano invece solo valori che l’Occidente liberale cerca di esportare nel mondo imponendoli agli altri popoli. Si passerà poi ad esaminare il loro sviluppo storico a partire dal mondo greco fino ai primi importanti documenti scritti come La Magna Charta, il Bill of Rights della rivoluzione inglese del 1689 per passare alle Dichiarazioni della rivoluzione americana e alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino della rivoluzione francese del 1789. Si procederà poi ad analizzare i principali documenti del ‘900 fino alla Dichiarazione universale del 1948, ai Patti sui diritti civili politici economici e sociali del 1966, alla Convenzione europea, alla Carta africana e alle Carte arabe. Dopodiché si affronterà l’analisi dei diritti della donna e del fanciullo con le conseguenti violazioni, si analizzeranno anche le varie forme di razzismo dal punto di vista teorico e della pratica politica dal razzismo antinero all’antisemitismo. Una parte rilevante del Corso sarà dedicata alla conoscenza dei maggiori genocidi della storia, soprattutto della storia del ‘900. L’ultima parte verrà dedicata all’analisi della tortura, della schiavitù e della pena di morte. Tutti gli incontri saranno presentati attraverso l’uso del computer e supportati da proiezioni di documenti filmati storici a volte molto rari. Per motivi organizzativi è opportuno effettuare l’iscrizione al corso, che è gratuita e non obbliga alla presenza a tutti gli incontri, entro il giorno 15 Ottobre, presso il Centro per i diritti umani, ai seguenti numeri 0744 431792, 3398519563, 3386869245 o alla e-mail centro.diritti umani@gmail.com.
Teatro e diritti umani
Primi 5 incontri Via Aminale - Terni Ogni martedì dalle ore 15.30 alle ore 17.00 20 ottobre ‘09 Che cosa sono e quali sono i diritti umani. Il dibattito teorico sulla loro universalità: Un imperialismo dei diritti umani? 27 ottobre ‘09 I diritti umani nella storia, parte I: Dall’antichità al 1600, da Socrate al Bill of Rights (1689). 3 novembre ‘09 I diritti umani nella storia, parte II: Dal 1700 al 1800, dalla Dichiarazione dei diritti della Virginia (1775) al Programma di Erfurt e alla Rerum Novarum (1891). 10 novembre ‘09 I diritti umani nella storia, parte III: Il ‘900, dai 14 punti di Wilson (1918) alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948). 17 novembre ‘09 I diritti umani nella storia parte IV: Il Patto sui diritti civili e politici e il Patto sui diritti economici, sociali e culturali (1966), la Convenzione europea (1950), la Carta africana (1981), la Dichiarazione del Cairo dei diritti dell’uomo nell’Islam (1990) e la Carta araba dei diritti dell’uomo (1994).
B ru n d ib a r
Il Centro per i Diritti Umani e il Progetto Mandela, in collaborazione col Coro dei Piccoli Romei, sta organizzando per la Giornata della Memoria 2010 lo spettacolo Il Brundibar di Terezìn, intorno alle rappresentazioni dell’opera per ragazzi Brundibar organizzate dai prigionieri del lager-ghetto di Theresienstadt, durante la guarra. Il Brundibar è un’operina allegorica, divertente, ma inserita nel dramma vissuto dai bambini e ragazzi detenuti a Terezìn. Per questo spettacolo stiamo preparando un doppio cast, e stiamo cercando ancora dei ragazzi sia per alcune parti principali, che soprattutto per i cori dell’opera. I genitori che fossero interessati a far partecipare a questo spettacolo i loro figli e figlie, possono contattare il Prof. Fabrizio Mastroianni al cell. 347-7949963. Le prove musicali avranno luogo presso la sede dell’Associazione San Michele Arcangelo in via Tintoretto 2A a Terni, quelle teatrali presso la sede del Progetto Mandela in via Camporeali 2, sempre a Terni.
Reading in biblioteca legato agli argomenti trattati dal corso. Strettamente legati agli argomenti del corso saranno organizzati, in collaborazione con la BCT, presso il Caffè letterario, 6 appuntamenti con il teatro sul tema dei diritti umani. Verrà presentato, in forma di lettura scenica, un testo teatrale al mese che affronterà di volta in volta uno degli argomenti delle conferenze. Il primo appuntamento è previsto per novembre ed è dedicato aidiritti delle donne. Il calendario più dettagliato verrà pubblicato nel prossimo numero insieme alle altre iniziative collegate al tema e previste per la durata del corso. La ricerca sul teatro sociale che tratta di diritti umani costituisce una delle attività principali del Centro che accanto alle proprie produzioni vuole con questa iniziativa far conoscere uno spaccato della nuova drammaturgia impegnata socialmente.
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S A N T O R I N I
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Terni, Via C. Battisti 48/a Tel. 0744.58741 Narni Scalo, Via Capitonese, 9 Tel. 0744.733151
L e m o z i o n i
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S u l l a l i b e r t à d i essere imb avagliati Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
2009. L’Italia è uno degli otto paesi avanzati e industrializzati del mondo. Figlia della democrazia, del lavoro, della libertà. La Costituzione della Repubblica Italiana è di impronta democratica e al pensiero democratico illuministico appartengono i concetti fondamentali di libertà: libertà dal potere tirannico dei despoti, libertà di prendere parte al governo di una nazione, di parlare, di esprimersi senza paura, di scrivere. Libertà di stampa. Era la fine del diciottesimo secolo. Siamo nel ventunesimo: nel nostro Paese, ogni giorno, vediamo appassire uno dopo l’altro i diritti fondamentali di ogni uomo libero.
Assistiamo al degrado progressivo della dignità di tutte le persone, persone che, sottolineiamo, sono libere, costituzionalmente parlando. E’ difficile non prendere aperte posizioni contro il potere costituito, in tutte le sue forme, e non parliamo solo del miglior presidente del consiglio in centocinquant’anni di storia d’Italia, non solo della destra neofascista, ma senza fare sconti parliamo anche della sinistra tremebonda e pusillanime dei compromessi, dei si vedrà, dei poco poco, piano piano, pacatamente. Guardiamoci intorno: la televisione, il nuovo oppio delle masse, perde autonomia sotto i ripetuti colpi dei capi di una democrazia apparente e perde, alla luce
Costituzione Italiana, articolo 21, comma 1 e 2
del sole, ogni tutela di libertà. Non c’è bisogno di fare i nomi delle trasmissioni cui è stata tolta la copertura assicurativa, ma piuttosto vorremmo sollecitare l’ormai sopito spirito critico di chi legge (che bisogno c’è di una coscienza quando si ha la televisione che ti ricorda quotidianamente cosa sia giusto pensare?). Chi ha tolto le assicurazioni a questi programmi sovversivi? Gli stessi dirigenti RAI. La motivazione? Troppe querele. Le querele? Da parte di coloro i cui misfatti vengono, secondo la loro ottica, ingiustamente mostrati ai (loro) elettori, turbando le loro certezze politiche e gettando un’aura di infamia nei loro confronti. Ma allora come, come si può parlare di libertà, quando nel migliore dei casi i dirigenti della televisione pubblica sono coinvolti fino al midollo? Senza dimenticare che le querele sono state vinte, tutte, nessuna esclusa, dai giornalisti delle trasmissioni messe all’indice come mentitrici. D’altronde, l’unico modo per non essere accusati di crimini è non commetterli. Se i politicanti agissero in buona fede, non avrebbero timore di alcuna accusa.
Q U A L ITÀ PREZZO
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LICEO CLASSICO
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I giornali che, dati alla mano, rivelano una seppur minima parte della Kriminal Politik, vengono continuamente tacciati di falsa testimonianza. Chi cerca di fare informazione è libero di farla, a patto di rimangiarsi le scomodità delle evasioni fiscali, delle truffe, delle associazioni a delinquere, dei festini (decisamente troppo inflazionati), della corruzione, dei falsi in bilancio. Questo è il meccanismo dell’industria dell’informazione. I dati che ci vengono forniti sono talmente torbidi e rimescolati e, soprattutto, selezionati, che diventa quasi impossibile avere un quadro obiettivo, imparziale e, cosa più importante, completo, del mondo che ci circonda. Tutto ciò è dovuto a questa stampa di regime, a questa televisione portata al guinzaglio dalla politica. Ciò vuol dire che, grazie alla fabbrica di Stato dell’informazione e del pensiero, la nostra generazione è cresciuta nell’ignoranza effettiva della realtà del mondo e della politica. Quello che dovrebbe essere il diritto di ogni cittadino, l’essere informato sui fatti, e non sui detti o supposti tali, viene meno, a causa di
G . C . TA C I T O un’informazione univoca e pilotata, a favore di una cultura della prostrazione al potere. Chi c’è a tutelare allora ogni uomo che si trovi sul suolo di questo paese, quando sono soprattutto i massimi tutori dei nostri diritti a calpestare la nostra libertà d’espressione? La libera informazione comporta il libero pensiero e il libero pensiero comporta il libero dibattito. La Costituzione Italiana non nasce dall’imposizione di una sola parte, ma dalla volontà di un’intera nazione di riprendersi da una situazione disastrosa, cercando di superare le innumerevoli difficoltà e divergenze ideali. Che si voglia o meno, quella stessa Costituzione è ancora in vigore e rappresenta la nostra unica (e potentissima) arma contro i suoi falsi protettori. Tutto sta nel volerlo veramente. Caterina Frezza Bernardo La Guardia III IF
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Ospedale Civile “Santa Maria” di Terni Relazione del Direttore Sanitario Dott. Pandolfini - 1960 Il Personale di assistenza immediata ed ausiliario attualmente presente in Ospedale è costituito da 106 elementi laici, cui sono da aggiungere 17 suore, compresa la Superiora. L’Ospedale dispone di 380 posti letto, suddivisi in vari reparti, che constano ciascuno di un numero variabile di vani, basta pensare che le sole camerette a pagamento (cui sono aggiunte tre piccole sale comuni) usufruiscono di 28 vani. A norma dell’Art 32 del R.D. 30/09/1938, n. 1631, sull’ordinamento dei servizi sanitari e del personale degli ospedali, il nosocomio dovrebbe disporre di una caposala per ogni divisione e di almeno un’infermiera diplomata ogni 30 malati. In effetti oggi vi è una sola caposala (suora) mentre funzionano da infermiere diplomate altre 9 suore (le altre suore svolgono mansioni varie). Prestano inoltre servizio 50 infermieri, fra uomini e donne e 27 inservienti; il restante personale assolve servizi di portineria, cucina, lavanderia, guardaroba ecc. Data la distribuzione dei reparti (è noto che l’Ospedale oggi è sistemato in un’ex caserma) e il numero dei vani adibiti al ricovero dei malati e tenuto conto dei turni di servizio del personale, del riposo settimanale ecc., risulta evidente l’insufficienza quantitativa (tralasciando quella qualitativa) del personale oggi presente. Limitando la richiesta al minimo indispensabile, perché possano assicurarsi i vari servizi e si possano rispettare i turni ed i riposi previsti dalle norme vigenti, data la dislocazione dei reparti e dei letti il numero delle persone di assistenza immediata occorrente oggi dovrebbe essere di dieci elementi in più. Rispetto a quello oggi in servizio (ridotto ai minimi termini e assolutamente insufficiente) si ha un aumento di dieci elementi e cioè di sette infermieri, di un inserviente di tre addetti ai servizi accessori. Tale fabbisogno rappresenta il minimo indispensabile negli attuali locali. Occorre però tenere presente che, entro breve tempo, entrerà in funzione il nuovo padiglione di Colleobito. Esso importa un aumento di personale maggiore del previsto, qualora si dovesse tener conto soltanto della potenzialità ricettiva del reparto, a causa della sua ubicazione che lo rende autonomo per cui è necessario assicurare servizi indipendenti almeno di cucina, di portineria, di riscaldamento. Il nuovo padiglione ospiterà il Reparto di Maternità e, per assicurarne il funzionamento, prevede un aumento di 24 unità (tenuto conto che due si trasferirebbero dal vecchio reparto) oltre a un cappellano e tre suore. Tratto dal libro “Dalla saggezza pratica alla scienza della salute Percorso storico evolutivo dell’assistenza a Terni” di Daniela Ghione ed Emanuela Ruffinelli, Edizioni Thyrus 2008 - pagg. 276, 277.
Infermiere e Infermieri nei vari reparti Inservienti uomini e donne nei vari reparti Inservienti portineria (uomini) Inserviente uffici, posta, mutue ecc. Giardiniere Cameriera (camere paganti) Guardaroba, cucitrici, stiratrici Lavanderia Laboratorio analisi (Tecnico) Laboratorio analisi (Infermiere) Laboratorio analisi (Infermiera) Laboratorio analisi (ragazzo) Radiologia Inservienti (donne) Radiologia (Tecnico) Radiologia Infermiera Radiologia (ragazzo) Cucina Portieri (Titolari + 1 al cancello) Ostetrica Totale Personale Religioso (Suore) Superiora Cappellano Massaggiatore Elettricisti (tutto fare)
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A cura di Emanuela Ruffinelli e Daniela Ghione
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La giuria composta da:
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casa
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Prof Clara Cocci Avv Franca Ciarini Avv M Rosaria Pagano Cav Alighiero Maurizi Dr Bruno Minelli
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(Presidente Pro Loco di Terni) abbigliamento donna
Vico Catina 15/A - Terni ilconvivioterni@virgilio.it
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0744471180 Chiuso di Domenica
ha ritenuto meritevole di Premio Speciale il saggio “Dalla saggezza pratica alla scienza della salute: percorso storico-evolutivo dell’assistenza a Terni” di Daniela Ghione ed Emanuela Ruffinelli, Edizioni Thyrus.
Le Quatuor pour la fin du Temps di Olivier Messiaen
Gorlitz, Slesia, inverno 1941, Stalag VIIIA. Nel campo di prigionia nazista dove è internato, Olivier Messiaen (19081992) ha la fortuna di incontrare tre validi musicisti: Jean Le Boulaire (violinista), Henri Akoka (clarinettista) ed Etienne Pasquier (violoncellista) e di aver conservato nello zaino militare della carta da musica. Recuperato fortunosamente uno sgangherato piano verticale, certi tasti del quale rimanevano a volte bloccati, ed acquistato, con una colletta degli internati, un violoncello, Messiaen com- pose per questo organico un quartetto: il Quatuor pour la fin du Temps.
Probabilmente senza la prigionia ed i suoi patimenti non sarebbe mai nato: come ricorda Messiaen “ho composto questo quartetto per evadere dalla neve, dalla guerra dalla prigionia e da me stesso”. La prima esecuzione avvenne nella baracca 27B, mercoledì 15 gennaio 1941 alle sei della sera. I prigionieri ardevano d’impazienza; tutti volevano entrare per ascoltare, anche i responsabili del campo che si istallarono in prima fila. Come ricorda Etienne Pasquier: Fuori notte, neve, infelicità… dentro un miracolo… il quartetto per la fine del Tempo ci trasporta in un Paradiso meravi-
glioso, ci solleva dall’abominevole suolo… Quella sera, nella baracca dello Stalag VIIIA, uno dei prigionieri così commentò il Quartetto: Questa musica ci riscatta tutti. Un riscatto sulla prigionia, su noi stessi. La cosa fondamentale, nell’ascoltare questa musica, non è ritornare dove siamo, ma a ciò che siamo. Archè, Associazione interamnense di cultura, attenta alle manifestazioni artistiche che coinvolgono la nostra città ed i nostri concittadini, segnala che al numero di giugno della rivista Amadeus (che si può avere come arretrato telefonando al 024818968) è allegato un CD contenente la musica da camera di Messiaen con il quartetto sopra descritto. A rendere ancora più interessante l’occasione di ascoltarlo sono gli esecutori: coadiuvati da artisti del livello di Marco Rizzi, violinista premiato a tre dei concorsi più prestigiosi al mondo e Alessandro Carbonare che, oltre ad altri prestigiosi incarichi, è primo clarinetto solista dell’Orchestre Nationale de
France, suonano i nostri concittadini Angelo e Francesco Pepicelli, rispettivamente al piano ed al violoncello. Non occorrono molte parole per illustrare il valore dei due fratelli Pepicelli di cui tutta la comunità ternana amante della musica è giustamente orgogliosa; nella rivista è contenuta un’intervista con Angelo Pepicelli, anima del progetto Messiaen, esecuzione integrale della musica da camera del compositore francese, oltre ad una lunga riflessione di Sandro Cappelletto, insigne musicologo, sui temi del Quatuor pour la fin du Temps. Lo scorso 10 giugno, presso la Videomediateca, in una sala gremita di gente, la rivista ed il CD sono stati presentati ai melomani ternani. Al tavolo dei conferenzieri, coordinati dal maestro Angelo Pepicelli, erano presenti l’arcivescovo di Terni monsignor Paglia, il direttore della rivista Amadeus Santangelo, il direttore del Briccialdi Arcangeli ed il musicologo e compositore
Associazione Interamnense di Cultura
Sandro Cappelletto. Gli interventi, tutti di grande interesse, hanno riscosso l’appezzamento dei presenti, ed in particolare ha ottenuto l’approvazione del pubblico la proposta di monsignor Paglia di una prossima esecuzione dal vivo del quartetto nella nostra città. E l’auspicio di monsignor Paglia si realizza: potremo ascoltare il quartetto di Messiaen qui a Terni il prossimo gennaio, eseguito dai fratelli Pepicelli coadiuvati da artisti di grande valore. L’ascolto degli otto movimenti del quartetto ci induce ad una riflessione sul valore del tempo, che per noi uomini è una continua conversione del futuro in passato, e ad uno sguardo su un altro tempo, quello dell’eternità, nel quale il credente Messiaen aveva una fede incrollabile. Per ARCHE’
Giulio Chiappa
La terapia con onde d’urto focalizzate rappresenta una delle più recenti ed efficaci terapie non invasive. L’onda d’urto è un’onda acustica ad alta energia, della durata di microsecondi, generata ed applicata da una complessa apparecchiatura. Il trattamento produce la riduzione della flogosi, neoformazione di vasi sanguigni, riattivazione dei processi riparativi. Un altro effetto importante delle onde d’urto è quello di provocare la scomparsa delle calcificazioni muscolari e tendinee. La metodica con onde d’urto focalizzate è oggi il trattamento d’elezione nelle tendinopatie inserzionali croniche, caratterizzate da una scarsa vascolarizzazione della giunzione osteotendinea: epicondilite ed epitrocleite del gomito, periartrite della spalla calcifica e non, tendinite rotulea,tendinite achillea, sperone calcaneare, fascite plantare, periartrite d’anca, pubalgia. L’effetto delle onde d’urto è infatti quello di rivascolarizzare l’inserzione sull’osso in maniera assolutamente incruenta (ovvero senza intervento chirurgico). Altre importanti indicazioni sono l’Induratio Penis Plastica, la metatarsalgia, le lesioni muscolari con fibrosi e i ritardi di consolidazione delle fratture. In tutte queste malattie le onde d’urto hanno cambiato sostanzialmente la terapia medica. I vantaggi di ESWT sono: ridurre gli interventi chirurgici, sicurezza e dimostrata efficacia determinando una guarigione biologica del tessuto malato.
Analisi della postura Ipertermia Onde d’urto focalizzate Rieducazione ortopedica Rieducazione posturale globale Tecarterapia Test di valutazione e rieducazione isocinetica
Fisioterapia e Riabilitazione Dir. San. Dr. Michele A. Martella - Aut. Reg. n. 8385 del 19/09/01
Terni - Via Botticelli, 17 - Tel 0744.421523 - 401882 13
Anassimene sostiene che, solidificatasi l’aria, per prima si forma la terra la quale è molto piatta e pertanto a ragione si mantiene sull’aria. Il sole, la luna, le altre stelle hanno il principio della nascita dalla terra. Afferma infatti che il sole è terra, la quale per la rapidità del movimento si è molto infocata ed è diventata incandescente. Plutarco, Stromata 3
Continuiamo a parlare della Luna e, rispondendo alla domanda rimasta in sospeso sul numero precedente di questa rivista sulle possibilità di ritornarci, facciamo il punto su cosa stanno facendo le maggiori potenze astronautiche mondiali. Iniziamo questa rassegna con gli STATI UNITI. Alla Casa Bianca, la NASA ha presentato il progetto Constellation che prevede la realizzazione della nuova sonda Orion in grado di trasportare fino a 6 astronauti e due nuovi razzi vettori: Ares 1 e Ares 5. Il primo trasporterà la sonda Orion con equipaggio; il secondo, più massiccio ed alto 115m, verrà impiegato per l’invio in orbita di grossi carichi fino ad un peso di 135 tonnellate, compreso il modulo lunare Altair che verrà utilizzato a partire dal 2018. Il programma prevede un lancio ogni 6 mesi e un po’ per volta costruire una base permanente lunare con astronauti che rimarranno sul nostro satellite per periodi di 6 mesi. Intanto è già partita ed è operativa la prima missione per l’attuazione di questo ambizioso programma, ovvero due sonde che hanno il compito di individuare il punto migliore di atterraggio per le prossime navicelle. Questo luogo dovrà essere posizionato in prossimità di un bordo di cratere (per avere sempre luce solare indispensabile per i pannelli fotovoltaici) e vicino ai poli (quasi sicuramente il polo sud) dove si pensa ci siano, appena sotto la superficie, giacimenti di ghiaccio. Il progetto Constelletion ha però un punto debole: non è stato ancora finanziato! Alla luce della crisi economica in atto, se Obama destinerà meno fondi all'astronautica, i tempi slitteranno e di parecchio. INDIA: il 14 novembre 2008 una sonda tocca il suolo lunare: l’India è il 4° paese al mondo dopo URSS, USA e Cina a centrare il bersaglio. In questo momento la navicella Chandrayaan-I sta orbitando intorno alla Luna, con l'obiettivo di realizzare dettagliate mappe topografiche e mineralogiche ed il programma futuro prevede il lancio della Chandrayaan-II nel 2012 per depositare un rover sul suolo lunare. GIAPPONE: nel 2007 la sonda Selene-Kaguya è entrata in orbita lunare con il compito di eseguire studi geologici e raccogliere dati scientifici con i suoi 13 strumenti di bordo; come programmato è stata fatta precipitare sul suolo lunare il 10 giugno di quest'anno. L'agenzia spaziale nipponica JAXA sta programmando delle missioni da inviare sulla Luna entro il 2020 e che prevedono l'impiego di robot a due gambe al posto degli uomini. CINA: partita con l'appoggio della tecnologia russa, ora sta facendo tutto da sola. Dal 1970 è stata la terza potenza a mettere in orbita un satellite, e dalle proprie basi di lancio, con i razzi vettori Lunga Marcia è in grado di lanciare nello spazio le navicelle Shenzhou con uomini a bordo che hanno eseguito anche attività extraveicolari. Attualmente sta portando avanti un programma di lancio di navicelle che si uniranno in orbita per dar vita ad una stazione spaziale che possiamo a ben ragione definire concorrente della ISS (Stazione Spaziale Internazionale). Dallo scorso anno, la navicella Chang’e-1 sta eseguendo una mappatura tridimensionale della Luna. Sempre intorno al nostro satellite sta orbitando ora anche la navicella Chang’e-2 . Nel 2013 è previsto far allunare un rover e nel 2020 anche i cinesi lasceranno le impronte sulla regolite... sono pronto a scommettere che saranno loro i primi ad aprirci un ristorante! Tonino Scacciafratte Presidente A.T.A.M.B. - tonisca@gmail.com
Nell'ambito delle attività associative per il 2009 (Anno Internazionale dell'Astronomia), comunichiamo il programma delle conferenze che si terranno in ottobre presso la Sala Laura, Via Carrara 2 - Terni, alle ore 17.30. IL CIELO E LA TERRA: INCONTRI D'AUTUNNO Mercoledì 7 - Stelle e Costellazioni dell'Antico Egitto - Stefano Valentini - A.T.A.M.B. Mercoledì 14 - In viaggio (molto) al di là del Sistema Solare: il Gruppo Locale e i Superammassi di Galassie - Sergio Bacci - A.T.A.M.B. Mercoledì 21 - Diametro e peso dell'Universo - Sergio Bacci - A.T.A.M.B. Mercoledì 28 - Telescopi dalla A alla Z: come orientarsi per utilizzare piccoli strumenti amatoriali per l'osservazione visuale e la fotografia astronomica - Antonio Vagnozzi - A.T.A.M.B.
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Una
costellazione
al mese
Ricerche più moderne hanno chiarito che la Via Lattea o Galassia è la traccia del piano del colossale sistema di stelle, chiamato con lo stesso nome, che comprende il Sole con altri circa 200 miliardi di stelle. La forma della Galassia è quella di una girandola, se vista di faccia e quella di un lente rigonfia al centro se vista di profilo. Il suo diametro è di circa 100.000 a.l. Il Sole, la Terra e gli altri pianeti sono situati sul piano della Galassia per cui, quando guardiamo il cielo stellato in direzione perpendicolare al piano vediamo relativamente poche stelle; quando lo osserviamo lungo il piano galattico il nostro sguardo incontra i miliardi di stelle che compongono la nostra Galassia. Il Sole occupa, però, una posizione periferica. Si trova a una distanza dal centro pari ai tre quinti del raggio della Galassia. Di conseguenza, quando guardiamo verso l’esterno del piano, vediamo meno stelle di quando guardiamo verso l’interno, verso il centro. A causa dello spostamento annuo della Terra attorno al Sole, noi vediamo, in inverno, la parte esterna della Via Lattea, in estate quella interna. Ecco perché la Via Lattea estiva è più brillante e luminosa di quella invernale. La regione dove giace il centro galattico si trova nel Sagittario, ai confini con l’Ofiuco e lo Scorpione (molto vicino al becco della teiera che raffigura il Sagittario) ma non è visibile a causa dell’assorbimento della luce da parte delle dense polveri presenti in quella direzione. Con cieli molto scuri e trasparenti, ai primi di ottobre, appena fa buio, la regione del centro galattico è meglio visibile nel nostro emisfero. Provate a comprendere che state osservando lungo il piano di un immenso sistema di oltre duecento miliardi di stelle, 2500 miliardi di volte più vasto della distanza Terra-Luna e forse riuscirete a concepire l’immensità dell’universo. Giovanna Cozzari
L u Te l e s c o p i u
La prima osservazione telescopica di Venere
Lu giornu prima de l’Ascenzione, ch’è sempre mercoleddì, stavamo a ffa’ lu focaracciu... e ppo’ pe’ diverticce quanno era ‘rmasta solu la brace lu sardavamo... e ‘ntantu, a tturnu, ce l’aggustavamo co’ lu telescopiu de Zzichicchiu. L’eva portatu perché avevamo ‘nsistitu tantu e... c’era ‘n cielu stellatu che tte faceva ‘ncanta’! Vidissi che spettaculu! Dovete sape’... cià spiegatu... che dovemo ringrazia’ ‘llu scienziatu de Galilei che, lu 7 Gennajo de lu 1610, ha puntatu su lu cielu ‘n cannocchiale che ha costruitu lui stessu... Po’ darsi che anch’essu steva a ffa’ lu focaracciu?... Zittu ‘n bo’! Da allora è natu lu telescopiu o mejo l’occhiu senza pupilla! Prima de tuttu lu rifrattore... la luce tutta sparpajata te entra dentro a ‘llu tubbu e ‘na lente, l’obbiettivu, te la rifragne tutta su lu focu... Da bbardascitti co’ na lente e lo Sole ce brucevamo la carta!... Bravu, però non me ‘nterrompe! E cco’ ‘n’andra, l’oculare, riuscimo a vvede’ l’oggettu ‘ngranditu. E ppo’ semo mijorati co’ lu rifrettore... se risparmia su ‘na lente... perché a ppostu de l’obbiettivu c’emo messu lu specchiu... ccucì la luce stavorda non se rifragne ma se rifrette e vva’ a ffini’ sempre su lu focu! Ora ciavemo lu nonplusultra... lu telescopiu Habbele... l’emo messu ‘n orbita ccucì non ce sta l’impicciu de l’attemosfera e... potemo ‘sserva’ certe cose che, dda qui, neanche pe’ ll’anticammera de lu cervellu ce le sognamo! Aveva ‘ppena finitu de spiegacce... che tte vedemo ‘n saccu de polveracciu e dde scintille... era successu che a unu je s’erano appannati l’occhi a fforza de guarda’ dentro a ‘llu tubbu e, annanno a sarda’ lu focaracciu, c’era zzompatu a ssede’! T’ha fattu ‘nu scattu che ppe’ ppocu ‘n va ‘n orbita anch’essu! M’è venutu spontaneu da di’... Quillu da che razza de telescopiu è scappatu?... Senza rifragne e ssoprattuttu senza rifrette è ‘nnatu a ffini’ lu stessu su lu focu! paolo.casali48@alice.it
Prima di Galileo, altri avevano costruito telescopi e qualcuno li aveva anche puntati verso il cielo, ma nessuno aveva mai formulato le teorie che egli propose sulla base delle sue osservazioni. Fino al 1595 Galilei non sembrava confutare il sistema tolemaico, ma, nel dicembre del 1610, con l’osservazione del pianeta Venere, avvenne la grande svolta: al suo Le fasi di Venere nel disegno originale di Galileo cannocchiale il pianeta appariva come una nitida sfera, ma continuando nei giorni successivi ad osservarlo, notò che, quando si mostrava meno lucente, era dovuto al fatto che aveva delle fasi. Cyntiae figuras aemulator mater amorum (la madre degli amori imita le figure di Cinzia), così Galilei scrisse, nel gennaio 1611, a Giuliano de Medici. Per ‘madre degli amori’ intendeva Venere e ‘Cinzia’ era la Luna. In altre parole, il pianeta Venere mostrava le fasi come la Luna e, di conseguenza, la sua luce doveva per forza essere riflessa. Ma leggiamo come Galileo stesso descrisse chiaramente queste osservazioni in una lettera del febbraio 1611: ...mi messi, 5 mesi or sono, ad osservare col mio cannocchiale la stella di Venere, la quale si vedeva vespertina; e la veddi di figura rotonda e assai piccola, quale ero certo che doveva apparirci in quel tempo. Continuando poi di osservarla, andando ella verso la massima lontananza dal sole, cominciò a diminuire dalla perfetta figura circolare, mancando dalla parte verso oriente; e continuando il diminuire del cerchio perfetto, in pochi giorni si ridusse alla forma semicircolare appunto, e tale, senza alterare la forma, si mantenne circa un mese, mentre fu intorno alla massima digressione dal sole. Cominciando poi a ritirarsi et avvicinarsi verso il sole, cominciò anco a diminuire dal mezzo cerchio e farsi falcata; et ha continuato sino ad ora ad assottigliarsi in guisa, che ora è come una sottilissima falce... da quello che appariva ne i primi giorni, a quello che si mostrava quando era mezza, et a quello che apparisce di presente, ch’è falcata, ci è la medesima differenza tra le tre figure poste qui appresso. Questo confermava la teoria della centralità del Sole rispetto all’orbita venusiana e testimoniava quindi la veridicità del sistema copernicano. Nonostante l’ammonimento papale del 1616 a non professare in alcun modo che il sole sia al centro del mondo, Galileo pubblicò nel 1632 il Dialogo sopra i due massimi sistemi in cui dette ampio risalto alle teorie copernicane a discapito di quelle tolemaiche. Questo gli provocò il processo e la successiva scomunica da parte del Santo Uffizio. Per evitare il carcere a vita egli, ormai stanco e colpito da cecità progressiva, fu costretto ad abiurare le sue teorie. Solo nel 1992 (350 anni dopo la sua morte) Papa Giovanni Paolo II lo assolse dalla accusa di eresia. Fiorella Isoardi Valentini
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ASTROrime... Fasi Lunari Rispetto al nostro Sole… la Luna con la Terra si scambiano di posto e il giro si rinserra… (29,53gg) allor la nostra Luna nel mese cambia aspetto e se sarà in visione… è certo presto detto. Da mezzogiorno a mezzanotte mezza Luna si vedrà… (PQ) al trascorrer d’ogni giorno si può dir che crescerà. Dal crepuscol della sera sino a quello del mattino… (LP) questa Luna passeggera ti rischiarerà il cammino. Da mezzanotte a mezzogiorno mezza Luna si vedrà… (UQ) allo scorrer d’ogni giorno lei man mano calerà. Dall’alba a prima sera la Luna ci sarà… (LN) ti sembrerà chimera perché non si vedrà. PC
L’osservatorio astronomico di S. Erasmo è aperto g r a t u i t a m e n t e per i cittadini l’ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 21,30.
Osservatorio Astronomico di S. Erasmo Osservazioni per il giorno 30 ottobre 2009 La Luna, bella luminosa (è di 12 giorni, quasi piena) nella costellazione dei Pesci, rischiara tutto il cielo e ci penalizza per l’osservazione degli oggetti deboli. Giove e i suoi satelliti saranno comunque ben visibile nel Capricorno. Osserveremo inoltre ad est la sempre gettonata galassia di Andromeda e l’ammasso aperto delle Pleiadi (molte persone confondono questo ammasso con la costellazione dell’Orsa Minore... venite che vi mostreremo la differenza!). Gli astrofili dell’A.T.A. oltre alla postazione del telescopio, saranno a vostra disposizione per indicarvi tutte le costellazioni ed i relativi modi della volta celeste, nonché simulazioni al computer tramite sofisticati software astronomici. Federico Guerri
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