La pagina ottobre 2012

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Numero

98

Novembre 2012

Mensile a diffusione gratuita di AttualitĂ e Cultura


La politica è cultura

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Tabula rasa

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Europa 2020: tutti pronti a diventare smart ?

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SARA ASSICURAZIONI

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La storia dello spray cancella odori e dei 40 gatti

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INTERPAN

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Attualità di Camus

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TECNO OFFICE

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TEATROMANIA

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BIODENTAL

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AMARCORD TERNANA

13

ALFIO

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La caccia

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La terapia del sorriso in Pediatria

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L’alimentazione della gestante

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TERNI VERNICIATURA

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Quelle eccezioni... che confermano la regola...

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LABORATORI SALVATI

20 - 21

AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI

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AUNG SAN SUU KYI

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NUOVA GALENO

24 - 25

Alla scoperta di... AMELIA SOTTERRANEA

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AMELIA SOTTERRANEA

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LE FOTO di Marco Ilari

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LICEO CLASSICO

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CENTRO MEDICO DEMETRA - ERREMEDICA

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NUTRIGENETICA -

- P Fa b b r i

- F P a t ri zi

- M Ri c c i

- I Co n t i

- M Ba rc a ro t t i

- V Gre c h i - I PA G L I A C C I

- L F Bi a n co n i

- C C o l a sa n t i

- R Be l l u c c i , E Ru f f i n el l i

- L Santini

- I AT d i Ame l ia

M Ba l l e r i n i , P S i mo n i

ONDE NACQUE L’AURA DOLCE -

S M Fantini

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ENSEMBLE AUBESPINE

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FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO

34 - 35

ASTRONOMIA -

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L’occhio critico al cinema

T S c a c c i a f r a t t e , E Co s t a n t i n i , P C a sa l i , M P a sq u a l et t i , T S

A. C. LA PAGINA 37

ALLEANZA TORO

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VILLA PALMA

39

GLOBAL SERVICE

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SUPERCONTI

LA

- A M el a secch e

- L Be l l u c c i

Pro g r a mma z i o n e n o v e m b re- d i cem b re 2 0 1 2

- F Ne r i

PA G I N A

Mensile di attualità e cultura

Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Editrice Projecta di Raspetti Giampiero

i n f o @ l a p a g i n a . i n f o

Direttore editoriale Giampiero Raspetti

0744424827 - 3482401774 w w w. l a p a g i n a . i n f o

Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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La Pagina

ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CIVITA CASTELLANA SUPERCONTI V. Terni; MASSA MARTANA SUPERCONTI V. Roma; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; PERUGIA SUPERCONTI Centro Bellocchio; RIETI SUPERCONTI La Galleria; ROMA SUPERCONTI V. Sisenna; SUPERCONTI V. Casilina 1674 (Grotte Celoni); SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; TERNI CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; Cral Provincia di Terni; CRDC Comune di Terni; Edicola Bartolotti Paola P.zza Corona; Edicola F.lli Galli - V. Narni - Zona Polymer; Edicola La Meridiana - V. del Rivo; Edicola M&C - V. Battisti; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C. Comm. Le fontane; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; TUTTOCARTA - V. Maestri del Lavoro 1; TODI SUPERCONTI V. del Broglino; VITERBO SUPERCONTI V. Belluno; VITORCHIANO SUPERCONTI Località Pallone.

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Teniamo, noi dell’Associazione Culturale La Pagina, ad uno stile di vita opposto a quello dilagante nelle cronache e diamo vita a comportamenti non ispirati al tornaconto dell’avere e del sudicio intascare, ma alla fierezza dell’essere e del sereno donare. E vorremmo che la nobilissima Politica non fosse corrotta da omuncoli, ma fosse agita da persone del tutto irreprensibili. Non chiediamo la Luna, chiediamo semplicemente la Terra. Una terra in cui gli amministratori abbiano tutti un loro lavoro, conquistato per meriti personali. E che i loro emolumenti siano pari allo stipendio di cui già godono e al quale torneranno, appena scaduto l’unico mandato cui hanno, per noi, diritto. Non vogliamo dei peones senza arte né parte che, appena insediati su poltrone o sgabelli, si dannano l’anima pensando solo a come poter essere rieletti, senza alcun riguardo per il bene comune. Si dirà che, in mancanza di un adeguato rimborso, potrebbero essere indotti in tentazione... Perché, buona parte di coloro che percepiscono altissimi, esorbitanti compensi... che fa? È sotto gli occhi di tutti quello che riesce a combinare! È regola ormai che chi più ha, più cerca di carpire! Un uomo onesto è onesto indipendentemente da quanto percepisce. Si disinteressa di posti e prebende per sé e per i suoi familiari. Si potrà, comunque, togliere all’amministratore furtarolo, per legge e immediatamente, qualsiasi diritto civile! Per la politica nazionale pensiamo debbano valere gli stessi parametri. Si dirà: c’è bisogno di politici puri! Via, abbiamo già sperimentato tutto il gran bene apportato da politici puri che stazionano permanentemente, anche da quaranta anni, in posti retribuitissimi. Ma, se sono così bravi, così necessari per le patrie sorti (alcuni invero hanno compiuto azioni che li rendono indispensabili alle patrie galere) che difficoltà hanno ad impegnarsi negli organi direttivi dei loro partiti, pagati dai militanti? L’auspicio dovrebbe valere per tutti, anche per i bravi cultori del Vangelo, gli addetti al sacro che dicono di voler seguire la buona novella donataci da Cristo, che mai alluse a stipendi o ricompense terrene, ma solo ad azioni caritatevoli, soprattutto in aiuto e in favore dei diseredati. Senza scorciatoie, senza fare i collettori dei soldi degli altri, ma trovando risorse solo attraverso il proprio impegno e il proprio sacrificio. Non vogliamo che le splendide passioni consistenti nel mettersi a disposizione del prossimo degenerino ancor più in pure azioni da mestieranti, in becera mercanzia! Non vogliamo siano traditi Cristo e i poveri cristi! Nell’Associazione vogliamo proporre dell’altro... Innanzitutto non ci confondiamo con quei politicanti che hanno reso solenne il loro status attraverso festini sconci, pagati con i soldi dei lavoratori veri, o con quelli responsabili di varie corruzioni, ostentazioni oltraggiose di un dito o due, bestemmie e rutti in libertà... né con loro né con i loro partiti... però... ma dove erano gli altri, quelli buoni, quelli puri... che hanno avuto lo stomaco di far finta di niente? Se non erano a conoscenza sono degli idioti, incapaci quindi di rappresentare alcunché, se sapevano, perché non si sono indignati e ribellati, perché non hanno restituito le ruberie percepite... dove erano i politici di lungo corso quando si sono attribuiti emolumenti con importi così vergognosi? Perché hanno taciuto? Per un piattino di lenticchie omaggiato dalla realpolitik? Con questi signori non avremo mai niente a che fare, né coi loro partiti. E neanche con chi soffia sul fuoco della disperazione, al fine di generare una velenosa antipolitica. Noi facciamo tutto con i nostri modesti averi, guadagnati con onestà e professionalità, con la nostra tensione ideale e morale. Siamo un bel gruppo. Porteremo avanti l’affascinante avventura dello stare insieme, con idee diverse, con ideali uguali. Faremo vera politica. Convinti che oggi l’emergenza sia culturale più che morale (senza cultura non ci si orienta nei costumi, nell’ethos, nel mos), sentiamo così di poter contribuire alla Politica apportando un modesto granello culturale, l’unica risorsa di cui disponiamo. Promuoveremo così moltissime iniziative culturali, in particolar modo ad opera ed ingegno di giovanissimi talenti. E, anche se il nostro portafoglio si dovesse, in itinere, visto l’ammontare delle spese di gestione, prosciugare, pure troveremo la maniera di mantener viva la fiamma del buon vivere, dell’impegno culturale e politico, del comportamento raffinato che si esprime, in primis, con gentilezza e correttezza. Vogliamo, semplicemente, fare agli altri quello che piacerebbe gli altri facessero a noi! Vi aspettiamo. Giampiero Raspetti


Tabula rasa Avevamo il grembiulino nero, se maschietti, bianco se femminucce. Un largo fiocco da annodare al collo, sempre azzurro a prescindere dal sesso, e un colletto bianco; questo poteva essere di stoffa inamidata, o di pura plastica rigida: una sorta di imitazione di quei collari terapeutici che adesso portano gli sfortunati che hanno subito un tamponamento, o un più generico “colpo di frusta”. In ogni caso, l’elemento più caratteristico restava la cartella: dentro ci finivano inevitabilmente libri (sussidiario e libro di lettura), quaderni (“di bella” e “di brutta”, a quadretti grandi o piccoli, con righe uniformi o di altezza diversa, a seconda della classe; e naturalmente a seconda della materia cui erano destinati), astuccio con matite, gomma, temperamatite, e a volte anche compasso, righello, graffette, colla; un astuccio speciale con cerniera lampo per i colori a pastello; e inevitabilmente il panino per la colazione, che qui da noi non era mai un vero panino (rosetta, bocconcino, magiolino, biova, ciabatta, sfilatino) ma quasi sempre due fette di un grosso filone di pane cotto a legna, sacrosantamente senza sale (non siamo mica barbari come quasi tutto il resto d’Italia, qui a Terni) con dentro le inevitabili fette di mortadella. Un corredo niente male, per dei ragazzini delle elementari. La cartella pesava, ma era anche una specie di status symbol: non tanto per confrontarsi con i compagni, quanto per affermare la propria identità di scolaro nei confronti del resto del mondo. Era ciò che più identificava, marchiava quasi l’identità dei bambini nelle aule delle scuole; tant’è vero che probabilmente sono state le ventiquattrore degli impiegati (rigide samsonite degli anni ottanta, o griffate borse in pelle nei decenni successivi: in ogni caso, piene di niente, quasi sempre) ad imitare le cartelle degli scolaretti, e non viceversa. Ed eravamo orgogliosi e gelosi, del nostro patrimonio: un po’ perché era finalmente qualcosa di veramente nostro, e solo nostro (un bambino di sei anni non aveva in fondo molte proprietà assolutamente individuali e personali, come era invece il contenuto della cartella); un po’ perché ci rendevamo conto che erano cose preziose, importanti: cose di scuola, diamine. La loro importanza, del resto, veniva poi regolarmente sottolineata dalle maestre. Inevitabilmente, quasi ogni anno, fino alle medie, saltava fuori il confronto con le scuole del passato: quelle dei nostri genitori, quelle ancora più antiche, del libro Cuore, e poi indietro e indietro, fino a Carlo Magno e soprattutto agli antichi romani. Spesso la ragione della tirata era dovuta alla spiegazione del concetto di “tabula rasa”: c’era sempre un momento in cui bisognava fare tabula rasa di qualcosa, probabilmente perché tutta la classe aveva confuso

qualche concetto importante, o semplicemente perché bisognava cambiare argomento: e il maestro coglieva l’occasione per raccontare che l’espressione veniva dalle abitudini scolastiche degli antichi romani, quando il discepolo, che aveva una tavoletta di cera e uno stilo per inciderla come unici strumenti di lavoro, doveva cancellare per intero la sua tabula, radendola nel vero senso della parola, per poterla riutilizzare come una pagina nuova. Il concetto era importante, e si capiva benissimo: azzeramento, ripartenza, nuova avventura. Come effetto collaterale, però, restava indubbiamente anche una sorta di commiserazione: poveri scolaretti di duemila anni fa! Solo una misera tavoletta? Niente pastelli colorati, niente quaderni, niente libri? Erano davvero dei poveretti… Non ci aspettavamo certo la rivincita delle tavolette di cera. Però adesso è nell’aria, abbastanza evidente. Già le nere lavagne d’ardesia che scricchiolavano e mandavano brividi lunghi e possenti lungo la schiena quando incise dal gesso hanno ceduto in molte aule alle LIM, lavagne interattive multimediali. E adesso si parla di dotare tutti gli studenti di I-pad, o più genericamente di tablet: insomma, di tavolette. E noi col fiocco azzurro e le cartelle rischiamo di fare la fine dei barbari del tempo di mezzo, una specie di intervallo storico detavolettato, tra la cera e l’elettronica. Niente più libri, fra un po’. Niente più quaderni e matite. Non ci vuole niente, per quelli d’una certa età, a farsi prendere dalla tristezza e dalla nostalgia: cavolo, il fruscio della pagine dei libri nuovi! L’odore strano e pungente delle matite appena appuntite! Le mani piene d’inchiostro, le pagine zeppe di ditate! Tutto perduto? La nostalgia è un bel sentimento, anche se un po’ troppo frequentato dagli anziani. Le nuove tavolette, al pari di quelle di cera incise da Virgilio e Catullo, sono solo strumenti. E anche il libro di carta, in fondo, lo è. Dentro un tablet connesso a internet ci sono milioni di cose da imparare e scoprire, oltre che tutte le biblioteche del mondo. Nessuno ci toglierà il ricordo struggente dello sfogliare un libro nuovo, ma il ritorno alla tavoletta non è fare tabula rasa di tutto: è solo un nuovo inizio, perché un buon libro non è fatto né di carta né di inchiostro elettronico: è fatto di buone idee. Piero Fabbri

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Europa 2020: tutti pronti a diventare smart? Per riprendersi dalla crisi economica e ridurre il gap con i più economicamente esplosivi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), l’Unione europea ha individuato la sua via: ha bisogno di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Si parla quindi di “SSS” o “S3”. Tranquilli, non si tratta di un nuovo smart-phone o di un format per un reality show, ma di Smart Specialisation Strategy: l’approccio più recente per realizzare progetti verso uno sviluppo territoriale integrato e intelligente. In poche parole, si tratta di strategie d’innovazione flessibili e dinamiche, concepite a livello regionale, ma valutate e messe a sistema a livello nazionale. L’innovazione è quindi intesa come un “sistema aperto” in cui collaborano e interagiscono diversi attori. Ma bisogna tenere ben presente che la geografia dell’innovazione è molto eterogenea, con alcune regioni competitive a livello mondiale e altre che lottano ancora per avvicinarsi alla frontiera tecnologica adottando e adeguando soluzioni innovative alla situazione specifica e/o alla vocazione desiderata. Si pensa quindi ad una specializzazione intelligente, ovvero, ad identificare le risorse e le caratteristiche uniche di ogni paese e regione, evidenziando i vantaggi competitivi di ciascuno per riunire le risorse e i soggetti coinvolti. Occorre quindi che i governi regionali e nazionali facciano velocemente il punto sulle idee che accompagneranno la programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, cioè il prossimo ciclo della spesa comunitaria. Ergo, la sostenibilità di dette strategie dipenderà dalla tempestività e dal coordinamento delle misure adottate e dai

meccanismi di governance. Inoltre la specializzazione intelligente dovrà sfruttare le diversità territoriali, incoraggiare la collaborazione al di là dei confini regionali e nazionali e aprire nuove opportunità evitando la frammentazione e garantendo che la conoscenza si diffonda con maggiore facilità all’interno dell’UE. Il successo di questa iniziativa sarà determinato nella misura in cui le Regioni saranno in grado di creare le opportune sinergie tra i diversi programmi di finanziamento dell’UE, nello specifico, tra i programmi Horizon 2020 ed i Fondi Strutturali a disposizioni di Stati e Regioni e di quanto saranno in grado di coinvolgere tutti i principali attori all’interno del ciclo dell’innovazione. Ciascun attore è chiamato a concentrare le proprie expertise in aree strategiche basate su concrete potenzialità. Enunciare tutto questo appare semplice, bello ed interessante, ma saranno in grado le Regioni nell’ambito della Smart Specialisation Strategy di adattarsi e modulare una politica coraggiosa volta a sostenere la crescita smart, sviluppando parallelamente strategie di specializzazione intelligente per massimizzare l’impatto di tale politica coordinata con quelle della UE? La cosa non è facile, visti i tempi ristretti e il gran numero di soggetti che questo tipo di strategie dovrebbero coinvolgere, e perché come sempre tra il dire e il fare… Sarà l’Umbria, già impegnata in questo momento delicatissimo di riordino organizzativo dei propri territori e delle relative articolazioni istituzionali, in grado di porsi come un interlocutore credibile e pronto ad affrontare tempestivamente le nuove sfide? alessia.melasecche@libero.it

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Previdenza PENSIONE INTEGRATIVA : COME , PERCHÉ , DOVE E QUANDO Riflessioni di un Agente

Le pensioni dello Stato sono già oggi miserabili per molti di noi. E lo saranno ancor più tra qualche anno. Allora, che si fa? Una questione (anche) di fiducia Su internet e sulla stampa specializzata troverete decine di pareri sull’inutilità e la bassa convenienza dei Fondi Pensione delle Assicurazioni … il tutto a vantaggio di una strategia fai-da-te che punta tutto sugli investimenti in Borsa. Avete il tempo, la conoscenza tecnica, le capacità, la costanza e la voglia di provarci da soli per un periodo che può durare anche 35 anni? Per la Previdenza Complementare dobbiamo poter contare sull’assistenza di un addetto del settore, di cui ci si possa fidare.

Giovedì 15 novembre, alle ore 18, nella Sala G dell’Associazione Culturale La Pagina, in Terni, Via De Filis 7a, sarà tenuto, a cura della SARA ASSICURAZIONI, ASSICURAZIONI un incontro pubblico sul tema: La Previdenza. Previdenza La cittadinanza è invitata ad intervenire.

vi offre questo ... ... l’esperienza, l’onestà e la consulenza di qualcuno che possa consigliarvi e dirvi le cose come stanno. Il risparmio fiscale e la flessibilità dei PIP Oggi i PIP (Piani Individuali di Previdenza) ci permettono di dedurre fino a 5.164,57 euro l’anno, realizzando un risparmio fiscale pari alla nostra aliquota IRPEF applicata al versamento annuale: La

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Contributo annuo versato e dedotto Reddito Aliquota imponibile marginale 2.000 5.165 (max deducibile) IRPEF Risparmio Esborso Risparmio Esborso 2011 fiscale effettivo fiscale effettivo 15.000 35.000 62.000 82.000

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Agente Capo Dr. Stefano Costantini Responsabile Vita di Agenzia

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AGENZIA CAPO DI TERNI AGENTE CAPO Dr.ssa Sabrina Guiducci Via C. Battisti 121/C - 05100 Terni Tel/Fax 0744/401057 mail ag6020@saraagenzie.it ORARIO Da Lunedì a Venerdì 8.30 - 12.30 15.30 - 18.00

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La storia dello spray cancella odori e dei 40 gatti A volte le nostre abitudini cambiano senza che ce ne accorgiamo. Sembra una banalità, ma in realtà è l’esito di una complessa ricerca di marketing svolta qualche tempo fa. Tutto comincia con il lancio di un prodotto per la casa, uno spray elimina-odori che promette di togliere il tanfo di sigaretta dai vestiti e l’olezzo del fritto dalle tendine della cucina. Nonostante i cattivi odori siano un problema comune a tutte le case, il prodotto non va. Per capire perché lo spray non attiri le casalinghe, si mette all’opera un team di ricercatori. Il primo passo è l’analisi dei due spot passati in tv: nel primo una donna entra in una stanza storcendo il naso, spruzza lo spray e poi respira con sollievo, mentre nel secondo spot una donna usa lo spray e si ritrova in un prato fiorito. In entrambi i casi si punta sul problema del cattivo odore. A questo punto, il team si reca casa per casa e sottopone il prodotto alle casalinghe, che rispondono in coro “ma se c’è puzza, apro la finestra, mica compro una spray!”. Finché un giorno un ricercatore bussa alla porta di una donna che vive con 40 gatti, la quale gli racconta che non è facile tenere tutto in condizioni igieniche perfette, ma per fortuna i suoi amati micini sono puliti e non si sentono neanche… in realtà, la casa emana un olezzo nauseabondo, ma la gattara non se ne accorge

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perché ci vive dentro e non ammetterebbe mai il problema. Come abituarla a usare lo spray senza tirare in ballo i gatti fetenti? È qui che il team ha elaborato la teoria del chunking. Un’azione abitudinaria parte sempre da uno stimolo, segue una routine e si conclude con una gratificazione. Per cambiare un’abitudine non bisogna necessariamente reprimere lo stimolo o sostituirlo con un altro, ma bisogna intervenire sulla routine. Tutto sta ad individuare qual è lo stimolo e qual è la routine. Per studiare meglio questa dinamica (e perdere qualche chilo!), un ricercatore ha analizzato la sua abitudine di metà mattina di prendersi un caffè e un dolce mentre chiacchiera con i colleghi. Come fare a rinunciare al caffè con dolce? Ma è poi questo il vero stimolo della pausa? Cosa mi dà piacere veramente, si è chiesto: parlare con i colleghi mentre sorseggio un caffè e mangio un dolce, si è risposto. Dunque, andando con ordine, lo stimolo è parlare, la routine il caffè e la gratificazione il dolce; per cambiare abitudine, il ricercatore dovrà iniziare la pausa ben sapendo che lo stimolo vero è la chiacchiera, poi, invece di bere il caffè, si sgranchirà le gambe e mangerà una mela. Così facendo il ricercatore ha perso i chili in eccesso senza reprimere i suoi bisogni. Questa teoria spiega perché gli spot dello spray non funzionavano: perché intervenivano sullo stimolo, volevano cioè convincere le casalinghe a cambiare abitudine e usare lo spray perché in ogni casa c’è sempre cattivo odore. Bastava invece intervenire sulla routine e inserire l’uso dello spray come un gesto automatico che si fa quando si pulisce la casa. Così, nel nuovo spot, si vede ora una donna che, un attimo prima di concludere le faccende domestiche, spruzza lo spray, come a dire: ora sì che ho finito! Con questa semplice accortezza, le vendite si sono impennate e il prodotto è entrato nelle abitudini (abilmente manipolate) delle Francesco Patrizi casalinghe americane.


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Attualità di Camus La politica e il destino dell’umanità sono plasmati da uomini senza ideali, senza grandezza. Quelli che hanno in sé della grandezza non fanno politica. Il ruolo della politica è di tenerci in ordine la casa, non di occuparsi delle nostre questioni intime. Il mio ruolo non è di trasformare il mondo, né l’uomo... ma è forse di servire, a modo mio, quei valori senza i quali un mondo, anche trasformato, sarebbe tale da non valere la pena di viverci. Se posso capire e ammirare chi combatte per la libertà, provo solo disgusto di fronte al massacro di donne e bambini. Conservate il ricordo di quanto abbiamo appena vissuto, allo scopo di restare fedeli alla libertà, ai suoi diritti come ai suoi doveri e per non dover mai accettare, dico mai, quel che qualcuno uomo, per grande che sia, o partito, per forte che sia, pensi per voi o decida per la vostra condotta. Se un terrorista scaglia una granata in mezzo al mercato di Belcourt, che mia madre frequenta, e la uccide, mi sentirei responsabile nel caso che, per difendere la giustizia, avessi difeso anche il terrorismo. Amo la giustizia ma amo anche mia madre. Scegliere la libertà non vuol dire scegliere contro la giustizia. Al contrario vuol dire unirsi a quelli che soffrono e lottano, scegliere con giustizia. Se qualcuno vi porta via il pane, sopprime nello stesso tempo la vostra libertà; ma se qualcuno vi toglie la libertà, siate certi, anche il vostro pane è minacciato, perché non dipende più da voi o dalle vostre lotte, ma dal capriccio di un padrone. Il nostro onore, la nostra giustizia, la felicità dei più umili tra noi sono tutti valori di cui dobbiamo farci interamente carico. Il realismo politico è una cosa degradante... il realismo ha ragione sul piano della politica, anche se ha torto su quello della morale. Non esistono né giustizia né libertà quando è il denaro a farla da padrone. Si tratta per tutti noi di conciliare la giustizia con la libertà. Il fine da perseguire è uno solo: che la vita sia libera e giusta per tutti. Siamo determinati a cancellare la politica per sostituirla con la morale. Che è poi tutto ciò che chiamiamo rivoluzione. Non si aspira mai alla libertà senza esigere contemporaneamente anche la giustizia. La libertà è per tutti o per nessuno. Nell’attuale decadenza morale, politica e civile del nostro tempo non solo è salutare ma anche indispensabile riscoprire Albert Camus. Purtroppo pochi sono i ragazzi di oggi che lo leggono e pochi gli insegnanti che lo fanno conoscere. Il 4 gennaio del 1960, appena tre anni dopo l’assegnazione del Nobel per la letteratura, un incidente stradale privava il secolo scorso di una delle menti più lucide e impegnate sul tema della difesa dei valori della democrazia e della libertà. La sua denuncia contro tutte le forme di totalitarismo, di fanatismo, di terrorismo, di violenza in nome della umanità e della grandezza di ogni essere umano, la sua visione della politica come realizzazione dell’equilibrio tra libertà e giustizia, il suo rifiuto di un sistema sociale fondato sul valore del denaro, l’esigenza della

solidarietà come forma di rivolta contro il dolore e l’infelicità che la natura procura da sempre all’uomo, l’esigenza di fare basta con quel realismo politico secondo il quale il fine giustifica sempre i mezzi, il rifiuto dell’astratta ideologia in nome della quale il valore dell’uomo e della sua vita passa in secondo piano, l’esigenza di onestà morale, tutto ciò fa di Camus un nostro contemporaneo, un compagno di strada che ancora oggi ci indica i valori che devono stare alla base di una società e di una politica al servizio dell’uomo e con i quali tutti noi oggi dobbiamo fare i conti. Per questo motivo vi offro una piccola antologia di pensieri e parole tratte dai suoi scritti. Che sia uno stimolo a riscoprirlo e a leggerlo di nuovo. Marcello Ricci

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Implantologia Domande più frequenti:

L’implantologia è un collaudato sistema di protesi fissa che ci consente di sostituire e riacquistare definitivamente la perdita di uno o più denti. L’impianto è una vite in titanio completamente biocompatibile con l’organismo che, una volta inserita, prenderà il posto della radice del dente. Sopra questo impianto verrà poi montata la corona in ceramica (dente) definitiva che ripristinerà l’elemento dentale mancante. Quando si è di fronte a una situazione di mancanza parziale o totale di elementi dentari (eduntulia parziale o totale), le soluzioni ottimali possono essere molteplici e tutte attuabili con il risultato unico di funzionalità e estetica. Anche nei casi più complessi che riguardano la carenza di osso su cui posizionare l’impianto le nuove tecniche di rigenerazione ossea ci consentono di ottenere una quantità di osso sufficiente per il posizionamento dell’impianto stesso.

Cos’ è un im piant o? È un tipo di protesi fissa, una vite in titanio che viene inserita nell’osso con lo scopo di fungere da radice seguendo protocolli clinici e chirugici ben definiti. Sopra tale vite verrà appoggiata la corona in ceramica cioè il dente vero e proprio tramite la collaborazione di un laboratorio odontotecnico. Quanto tempo si impiega ad inserire un impianto? Solitamente bastano dai 10 ai 15 minuti, quando si opera su impianti multipli si possono utilizzare due sedute chirurgiche, una per arcata. Dove necessario e per pazienti tranquilli è possibile operare in unica seduta anche su entrambe le arcate dentarie senza alcuna controindicazione. L’intervento viene fatto in anestesia locale, non comporta dolore, alla fine dell’intervento il paziente può alzarsi e ritornare alle sue normali attività seguendo i dovuti accorgimenti. Ci sono proble m i di r ige t t o de ll’ im pia nt o ? Può accadere, ma raramente, e non c’è nulla di grave; l’impianto fallito può comunque essere sostituito. I materiali odontoiatrici sono veramente così costosi? Ogni materiale che debba venire a contatto con l’organismo umano deve essere sottoposto a protocolli di sperimentazione molto severi e lunghi. Si lavora su standard di qualità molto alti, com’è d’obbligo nella chirurgia e nella implantologia. È basilare quindi collaborare con Aziende che producono materiali di altissima qualità supportate da adeguata sperimentazione. Noi ci avvaliamo di Aziende Americane ed Europee certificate che dànno la garanzia scientifica di un eccellente prodotto finale. Dott. Gugliemo Santoro Medico chirurgo odontoiatra Di r et t or e sani t ar i o pr esso

STUDI O DENT I ST I CO BI O D E N TA L Via Romagna, 118 TERNI Tel. 0744/084966

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Martedì 27 novembre, ore 21, presso la Sala G dell’Associazione Culturale La Pagina, in Terni, Via De Filis 7a, sarà tenuto, a cura della Clinica BIODENTAL, un incontro pubblico sul tema: Estetica. Estetica La cittadinanza è invitata ad intervenire.

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I capponi per Natale Il nonno sedeva ovviamente a capotavola: ai lati i figli con le nuore e i nipoti e di fronte la moglie Barbera, detta Barburella, perché molto minuta. A dire la verità la nonna mangiava spesso da sola vicino al camino, col piatto poggiato sulle ginocchia, specie d’inverno. Quella sera di fine estate Barburella non c’era. Era partita verso mezzogiorno, senza pranzare, con un tozzo di pane nella tasca dello zinale e sulle spalle un sacco a trama larga con dentro 3 o 4 pulcinotti che stavano per diventare galli. Li portava dalla nipote Nena per farli castrare in modo che diventassero capponi per fare il brodo il giorno di Natale. Gli animali castrati (polli, agnelli, maiali), non avendo più gli attributi sessuali, né gli ormoni da essi prodotti, si dedicavano solo al mangiare diventando perciò più grassi, teneri e saporiti. Nena abitava in un casale lontano oltre un’ora di cammino, a valle della villa del barone Franchetti (oggi Villalago) e godeva fama di essere molto brava a castrare i polli. La castrazione era una vera e propria operazione chirurgica di rimozione, tramite incisione dell’addome, degli attributi maschili del futuro gallo e di successiva ricucitura con ago e filo da rammendo (!). La bravura consisteva nel saper tagliare dove bisognava tagliare, asportare le gonadi, spruzzare sulla ferita un sorso di vino e ricucire rapidamente. Come disinfettante, dopo l’intervento, si usava la cenere che aveva anche lo scopo di cauterizzare la ferita. Quel giorno il tempo si era mantenuto bello per quasi tutto il pomeriggio, poi iniziarono a passare e ad addensarsi nuvole sempre più nere, tanto che si fece buio prima dell’ora e la pioggia iniziò a cadere a scrosci. Da lontano si avvicinavano i lampi e il borbottio dei tuoni. Il buio della campagna sotto un temporale di fine estate è il buio quello vero, non come in città dove si accendono subito i lampioni! Tu non riesci a vedere dove metti i piedi, non hai punti di riferimento... e se un fulmine, oltre allo spavento, ti porta uno squarcio di luce improvvisa, altrettanto rapidamente se ne va lasciandoti abbagliato e facendoti ripiombare nel buio nero come la pece. Al primo accecante lampo saltò la luce elettrica nella casa e rimase solo la fiamma insufficiente del camino. Fu acceso subito un lumino a olio che, col suo flebile chiarore aggiunto, rendeva ancora più spettrali i volti dei presenti, ingigantendo le ombre delle donne che erano indaffarate a preparare la cena.

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Sulla spianatora c’era già una montagnola di picchiettini (= ciriole, manfricoli…) pronti per la cottura, nel camino il caldaio di rame sbruffava acqua bollente e il sugo borbottava sul fornello a carbone. Fuori sembrava il finimondo con acqua a catinelle, tuoni, lampi; all’improvviso un colpo di vento più forte degli altri spalancò la porta dell’ampia cucina, consentendo al gatto che stava accovacciato sul gradino di approfittarne per entrare in casa e, dopo essersi scrollato degli schizzi di pioggia che aveva addosso, dirigersi con fare sussiegoso in direzione delle gambe del grande tavolino. Nessuno lo dava a vedere ma tutti erano preoccupati e speravano che la nonna si fosse riparata per tempo in una delle tante capanne che si trovavano ai lati delle strade. I figli avevano intenzione di andare a cercarla, ma con quel buio e senza avere la minima idea del percorso che poteva avere scelto, era impossibile. Il nonno a capotavola incominciava a sragionare per la fame e cercava di sostenere una tesi alquanto bizzarra. Diceva che se era accaduta una disgrazia -affogata mentre attraversava uno dei tanti fossi o colpita da un fulmine- non si poteva fare più niente e quindi era meglio cenare in santa pace; altrimenti con l’arrivo del prete, dei carabinieri, dei parenti e dei vicini non sarebbe stato più possibile mangiare. Se invece, come pensava lui, Nobbia -nomignolo affibbiato alla moglie forse al ritorno dalle trincee della Grande Guerraera semplicemente in ritardo, perché era sua abitudine ritardare sia a pranzo che a cena, sarebbe arrivata di lì a poco mentre tutti erano seduti al tavolo. Pertanto l’ordine perentorio fu: “Buttate giù la pasta!”. Una rapida mescolata con un gran forchettone di legno ed ecco che li picchiettini vengono a galla. Un rapido assaggio per controllare il punto di cottura, seguito dall’ordine di scolare la pasta. Mentre le donne armeggiavano intorno al paiolo bollente, si aprì la porta con la violenza del vento e apparve la nonna bagnata fradicia col sacco degli operati sulle spalle. Mentre depositava con delicatezza i volatili feriti a terra, incominciò a lanciare improperi e santi verso il marito e contro i figli e le nuore che non erano andati a farle incontro. In un attimo si creò un caos indescrivibile, una cacofonia di grida che superò perfino il frastuono del temporale. Ma appena i piatti furono colmi della pasta fatta in casa, col sugo rosso fumante, impreziosita da lardelli e formaggio, la caciara, dove ognuno gridava le sue più o meno buone ragioni, si spense gradualmente, sostituita dal soffiare sulle forchette. La nonna non prese nemmeno un raffreddore e i pollastrelli operati sopravvissero tutti. In quanto al brodo per i cappelletti di Natale venne così buono che Vittorio Grechi non ne avanzò nemmeno una goccia.


La terapia del sorriso in Pediatria “I Pagliacci” cercano nuovi volontari Siamo impegnati nella Clinica Pediatriaca dell’Azienda Ospedaliera di Terni, per nove giorni al mese tutto l’anno per alleviare la degenza dei bambini ricoverati ed abbiamo bisogno di volontari motivati e qualificati. La nostra attività non va in vacanza, anzi, nei periodi di festa e di ferie ci rendiamo conto che c’è ancora più bisogno di noi. Tra l’altro siamo gli unici a svolgere due servizi a settimana nel reparto di pediatria per cui è necessario ampliare il numero dei Pagliacci disponibili a far sorridere i bimbi. L’Associazione “I Pagliacci” di Terni, cerca nuovi volontari. Saranno preparati a dovere grazie al corso di formazione base per la terapia del sorriso per volontari all’interno della clinica pediatrica del “Santa Maria”. Il corso, che si terrà al Caos di Terni e sarà totalmente gratuito, avrà inizio sabato 13 ottobre e consisterà in cinque lezioni tutte dedicate a formare a dovere i nuovi volontari: lo yoga della risata, la giocoleria del Pagliaccio, come modellare un palloncino, la micro-magia per il bambino ospedalizzato, il personaggio del Pagliaccio, il bambino ospedalizzato e le varie problematiche, le nozioni base sul trucco... i temi che saranno approfonditi, accanto ad altre due lezioni sulla disostruzione pediatrica e l’arresto cardiorespiratorio.

Martedì 20 novembre presso l’Associazione Culturale La Pagina

- dalle ore 16,30 Terni, Via De Filis 7a

GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI DEI BAMBINI FESTA per bambini animata dall’Associazione I PAGLIACCI con il Centro di Accoglienza Semiresidenziale BAOBAB e Marcello Ricci, autore del libro L’avventura dei diritti umani I bambini sono tutti invitati Il corso sarà curato da persone molto qualificate: per quanto riguarda il volontariato e l’aiuto sociale saranno presenti formatori con esperienza decennale, ma ci sarà anche la preziosa collaborazione di psicologhe, pedagogiste e operatori sanitari. Tante le iniziative dell’Associazione “I Pagliacci”, i cui volontari hanno appena concluso, con successo e con grande partecipazione, i laboratori per bambini all’interno della Passeggiata in collaborazione con altre associazioni: il Circo Pirata, Marighela Fiaschini, Silvia Imperi, Bambini in festa, Catiuscia Barbarossa e Federica Silvani. Venerdì 14 sarà presente a Micromondi e poi riprenderemo la nostra attività al Baobab, all’interno del centro di neuropschiatria infantile. E con l’inizio dell’anno scolastico riparte la nostra attività negli istituti scolastici della città. Prosegue la preziosa collaborazione con l’istituto comprensivo di Campomaggiore, ma anche con altri istituti scolastici, con l’obiettivo di divulgare la nostra attività e sensibilizzare i bambini sull’importanza dell’aiuto sociale. Alessa n d ro R o s s i - Presidente dell’Associazione I Pagliacci

L'Associazione di volontariato I Pagliacci nasce nel Maggio del 2009 con l'intento di applicare la Terapia del Sorriso all'interno della Clinica Pediatrica e nel reparto di OtorinoChirurgia dell'Azienda Ospedaliera di Terni. Presta servizio due volte alla settimana, per tutte le settimane e per tutto l'anno, configurandosi così come un valore aggiunto per l'intera Azienda Ospedaliera. Conosciutissima nel nostro territorio per l'impegno e la professionalità che profonde riceve spesso dimostrazioni di gratitudine da parte delle famiglie e dei bambini ricoverati, molti dei quali provenienti da fuori Provincia o Regione, con il risultato di contribuire anche ad una immagine del tutto positiva della nostra città e della nostra Azienda Ospedaliera. L'Associazione è composta da 40 soci sostenitori, dieci dei quali operano come volontari all'interno della Clinica Pediatrica, ed è rappresentata da: - Alessandro Rossi, Presidente - Enzo Bottali, Vicepresidente - Natascia Sabatini, Segretario Tesoriere. L'Associazione è regolarmente iscritta al Centro Regionale per le Associazioni di volontariato, al Comune di Terni e al Centro Servizi per il Volontariato di Terni.

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L’alimentazione della gestante La gestante richiede un'alimentazione non molto diversa in senso qualitativo da quello della donna adulta, con l'eccezione di una quota calorica maggiore per la formazione di nuovi tessuti da parte del feto, della placenta e per l'incremento del volume dell'utero, sia inoltre per l'aumento della massa sanguigna che del tessuto adiposo. L'andamento del peso è un buon indice delle sue condizioni generali e del suo stato di nutrizione: esso cresce di circa 12 Kg. Ogni aumento esagerato merita pertanto un controllo da parte del medico. La gravidanza comporta un costo energetico che varia a seconda del peso e della statura, delle condizioni e del comportamento della donna a seconda che continui a lavorare o conduca una vita sedentaria e di riposo. Tra le gestanti alcune hanno i bisogni energetici e proteici più elevati come ad esempio: - le gravide in età inferiore a 18 anni; - le grandi pluripare, se con breve intervallo tra una gravidanza e l'altra; - le gravide precedentemente esposte a condizioni di malnutrizione (ad esempio regimi dimagranti). Secondo i dati relativi alle raccomandazioni per la popolazione italiana un aumento giornaliero di 200 Kcal è sufficiente a coprire il costo energetico della gestazione e l'accumolo di grasso necessario per il successivo allattamento. Per impedire che si verifichino fenomeni di malnutrizione fetale intrauterina la SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana) consiglia un incremento del consumo di proteine di 9 grammi giornalieri per tutto il protrarsi della gravidanza, una volta che la quota calorica sia adeguata. Durante la gravidanza avviene un aumento di volume del sangue circolante insieme ad un aumento della massa dei globuli rossi e dell'emoglobina. Si ritiene pertanto che l'aumentata produzione di globuli rossi necessiti l'incremento di 500 mg di ferro, ai quali vanno aggiunti i 250-300 mg di ferro che passa nel feto e nella circolazione placentare, per un incremento totale di 800 mg di ferro da introdurre specialmente nella seconda metà della gravidanza. Il livellio di ferro raccomandato per la donna in età fertile è pari a 18 mg giornalieri.

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È importante che alla gestante venga assicurata ogni giorno una quota di calcio di 1500 mg, la maniera più pratica per soddisfare questo bisogno consiste nel consumo di latticini e latte che assicurano un ottimo apporto di calcio e fosforo, meglio se si aggiungono 400 unità internazionali di vitamina D. Per quanto riguarda il cloruro di sodio (consumato come sale da cucina) non sembra necessario ridurne l'introduzione tranne che in alcune condizioni particolari. Circa il fabbisogno in vitamine, quello delle gestanti è leggermente più elevato: tale condizione può essere soddisfatta sia con la scelta di alimenti adatti che con l'assunzione di preparati farmaceutici. Particolare attenzione va all'acido folico e alla vitamina B12 per prevenire eventuali anemie e, sembra, malformazioni. L'assunzione di vino in quantità moderata (mezzo bicchiere a pasto) è permessa, come pure quella di bevande nervine come tè e caffè, purché in misura modesta. È bene evitare il consumo di carni poco cotte o di insaccati di incerta provenienza per il pericolo di infezione da toxoplasma che può provocare gravi danni al feto. Di seguito vengono elencate le quantità in grammi giornalieri di alimenti per una donna in gravidanza con attività leggera e di medie proporzioni: carne magra (100); pesce (150); latte (300); yogurt (200); formaggio fresco (80); pane (100-120); pasta o riso (100); patate (200); legumi (50); ortaggi freschi (100); frutta fresca (150); olio di oliva (30); burro (10); uova alla settimana (2-3). Gli alimenti così distribuiti corrispondono ad una suddivisione pari a proteine 10-15% delle calorie totali di cui 1/3 animali; grassi 30% delle calorie totali di cui saturi: monoinsaturi: polinsaturi: 1:1:1; carboidrati 55-60% delle calorie totali di cui 40-45% complessi (amidi), 10-15% zuccheri semplici. Lorena Falci Bianconi


La Terni Verniciatura nasce nel 2007. Si trova nella zona industriale di Vascigliano di Stroncone e si occupa di sabbiatura e verniciatura dei metalli. La sua produzione varia da cancelli, ringhiere, persiane, termosifoni fino alla carpenteria più pesante tipo serbatoi, travi, tralicci e macchinari industriali. Il processo di lavorazione comincia con la preparazione dei manufatti tramite la sabbiatura che consiste nell’investire il pezzo in questione con aria ad alta pressione e granuli abrasivi. Essa viene svolta in una cabina apposita e come materiale abrasivo viene usato il Garnet, una roccia australiana che è tra i minerali più duri al mondo e inoltre, al contrario della sabbia, non è pericoloso per l’ambiente e la salute delle persone. Il risultato del processo è l’assenza totale di impurità come grasso o vecchie vernici. Inoltre la superficie del metallo diventa ruvida e idonea per la migliore aderenza delle pitture. La verniciatura viene fatta con metodo air-mix per piccoli manufatti e con metodo air-less per le grandi produzioni. Essa viene svolta su un grigliato aspirante dotato di filtri a carboni attivi i quali trattengono i solventi evitando emissioni nocive nell’atmosfera.Una volta pronti i manufatti vengono accuratamente controllati e imballati con il massimo della cura per evitare così che si rovinino durante il trasporto. La Terni Verniciatura annovera nel suo portfolio clienti aziende importanti del ternano e non, come la Co.Re.In. srl, la Sider Zinco srl, la Ondulit Italiana spa, la Vivard impianti srl, la Coimont sas, la SO.IM.I. s.r.l., la CCM spa e molte altre, oltre a clienti privati e piccole officine meccaniche. L’obiettivo finale dell’azienda è il conseguimento di una sempre maggiore qualità nel massimo rispetto dell’ambiente e della tutela della salute.

• Sabbiatura, fino al grado SA3, e verniciatura a liquido di manufatti metallici (travi, serbatoi, ringhiere, cancelli, ponteggi e gru edili) • Sabbiatura di marmi, mattoni, pianelle e legno • Preparazione, a mezzo sabbiatura, di materiale già verniciato da zincare a caldo • Sabbiatura e verniciatura in opera di impianti industriali • Imballaggio accurato • Capacità massima di sollevamento 10 tonnellate

TERNIVERNICIATURA di Tarquini Riccardo Sede Legale Via del falco, 49 05100 Terni - Tel. 0744/304099 Sede Operativa Via F. Malvetani snc - 05039 Vascigliano di Stroncone(TR) Tel/Fax 0744/608156 cell. 347/3567123 tarquiniriccardo@hotmail.it

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Quelle eccezioni... che confermano la regola... In quanto giovane alle prese con i suoi sogni per il futuro mi dichiaro ufficialmente stanca di sentir ripetere che “questo non è un Paese per giovani”, che “per farcela bisogna per forza andare all’estero” e che “in Italia il talento non paga”. Ogni tanto qualche eccezione che fa ben sperare c’è! Ebbene sì: a quanto pare qualcuno di giovane, armato solo del suo talento e della sua voglia di fare, ogni tanto, ce la fa! In questo caso stiamo parlando di Martino Migli, Gabriele Sanzini e Francesco Taranto, gli speaker classe ’91 che da marzo allietano le frequenze di RTL 102.5 con la loro simpatia e allegria. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere in occasione della trasferta di RTL ad Alghero, dove ho potuto assistere alla diretta e dove tutta la troupe mi ha spiegato come funziona una radio del genere, facendomi sentire da subito a mio agio. Inutile dire che sono rimasta completamente affascinata da quel mondo sempre visto in radiovisione e finalmente toccato con mano. Sentirmi poi ringraziare in diretta nazionale, a fine trasmissione, penso sia stato uno dei momenti più belli e importanti di questa estate. Tra una battuta e l’altra, una risata e un pensiero sulla situazione attuale delle radio e dei giovani in generale mi è sembrato quasi di essere tornata, cuffie dotata, in radio: il loro ritmo professionale è davvero coinvolgente e contagioso, anche nella vita normale! La passione per la radio com’è nata? È una passione nata da uno di voi e poi dilagata? Gabriele Sì, abbiamo iniziato a Radio Popolare Milano: io ero appassionato di questa trasmissione che andava in onda dalle 17 alle 18 su Radio Popolare che si chiamava Mentelocale; i conduttori davano la possibilità di far entrare negli studi gli ascoltatori come spettatori … Martino Noi allora ci prenotammo, andammo là e, dopo aver assistito alla puntata venimmo a conoscenza del fatto che la radio stava cercando gente nuova. Noi non eravamo nemmeno interessati inizialmente, ma alla fine cedemmo al fascino della radio! Gabriele Dopo aver passato quattro anni a Radio Popolare, per caso, è nata questa cosa di RTL … Anche se c’è da specificare che dopo tre anni a Radio Popolare ci han dato un programma notturno. Francesco Sì, un programma in cui parlavamo di italiani all’estero, intervistando in diretta persone che vivevano all’estero e devo dirti che è stato davvero divertente! Gabriele … e poi abbiamo fatto questa clip più per tentare che per altro, e l’abbiamo mandata al presidente di RTL … il giorno dopo ci telefona e ci dice di andare subito da lui! Francesco Addirittura il giorno in cui avremmo dovuto semplicemente firmare il contratto ci siamo trovati ad andare in onda! Quindi il consiglio che vi sentite di dare ai ragazzi che volessero intraprendere questa strada è quello di provarci sempre e comunque? Francesco Assolutamente sì! Magari di trovare anche il proprio stile! Non so esattamente cosa sia piaciuto al nostro capo, ma penso che sia stato il fatto di avere una nostra identità. Martino La cosa che forse lui è riuscito meglio a cogliere, che

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speriamo verrà colta da più persone possibili, e che è il limite su cui ci stiamo barcamenando è che in Italia ci sono altri due trii radiofonici: la Gialappa’s band e il Trio Medusa. Ovviamente ci sono stati tantissimi messaggi in cui ci paragonavano agli uni o agli altri, ma non siamo né l’uno ne l’altro! L’esperienza più comica e quella più tragica (o tragicomica!) successa in questi anni? Gabriele Era un’intervista registrata, ringraziando il Cielo! Era nell’ambito del programma in cui intervistavamo un italiano all’estero e parlavamo dell’India. Facciamo quest’intervista e ci accorgiamo che era completamente fusa! Abbiamo fatto l’errore di non sentirla prima, questo è vero, ma non ce l’aspettavamo! Mentre parla comincia a fare pause di un minuto tra una parola e un’altra … già che il collegamento era quello che era: le facevi una domanda e passava un’eternità prima che rispondesse, in più era proprio così di suo! Ad un certo punto arriva a dire: “Con il mio compagno abbiamo realizzato il nostro sogno … cioè aprire un centro di meditazione nella jungla”. Al che io ho preso e me ne sono andato dallo studio piegato in due … Martino: Per quel che riguarda una vera e propria tragedia … forse quando, dopo un anno a Radio Popolare, siamo andati vicinissimi ad essere querelati! Però è stato molto divertente: siamo andati a fare un servizio dalla sfilata di pannoloni della Tena Lady. Francesco In studio poi commentavano prendendo in giro anche la responsabile marketing che abbiamo intervistato e ovviamente le persone intervistate non sentivano quello che veniva detto! Gabriele Il giorno dopo, in radio, gli avvocati dal direttore … Denuncia penale e civile, perché non avevamo detto loro che sarebbe stata un’intervista ironica … Cioè! Martino Alla fine, dopo una lettera di scuse del direttore, finì tutto senza troppi problemi, anche se per noi non ce ne sarebbero stati perché eravamo volontari e non assunti: la responsabilità era dei conduttori in studio! Poi ci dissero anche che se avessimo mai dovuto prendere una querela … “fa tutto curriculum”! Sogni nel cassetto da portare a termine? Francesco Magari riuscire a farci strada e arrivare ad occupare una posizione più alta … Restare nell’ambiente, soprattutto! Avere l’opportunità e confermarsi, ecco! Martino Confermarsi e fare un salto avanti! Sarò chiaramente riconoscente a vita a RTL per quest’occasione unica e fantastica che ci han dato, ma non vorrei passare il resto della mia vita qui, ecco! Adesso come adesso bacio ogni angolo della radio, come è chiaro che sia, ma mi piacerebbe avere anche altre esperienze, un giorno, in futuro, che mi facciano crescere non solo come presentatore a tutto tondo, ma anche come persona! … chi vivrà, vedrà! Chiara Colasanti


INTOLLERANZA AL LATTOSIO Breath test o tes t de l re spiro I Breath tests (o test del respiro), utilizzati ormai da più anni, sono indicati per la diagnosi di patologie gastro-intestinali quali infezioni da Helicobacter pylori o per evidenziare un malassorbimento del lattosio, del fruttosio, glucosio e sorbitolo. Sono tests non invasivi, facili da eseguire, efficaci, sicuri, altamente sensibili. Si effettuano mediante la raccolta di aria espirata bevendo, dopo una espirazione basale, una soluzione contenente una sostanza diversa a seconda del Breath test da eseguire. La più comune intolleranza enzimatica è quella al lattosio, generalmente ereditaria e molto diffusa in Asia e in alcune regioni dell’America. In Europa, è più frequente nelle aree mediterranee, comprendendo anche l’Italia. L’intolleranza al lattosio è legata all’assenza o scarsa capacità dell’organismo di produrre l’enzima lattasi che “digerisce” il lattosio stesso. Fra questi tests diagnostici non invasivi, particolare importanza assume quindi il Breath test al lattosio. Il meccanismo su cui si basa il “test del respiro” è semplice: il malassorbimento del lattosio porta alla fermentazione dello zucchero stesso da parte della flora batterica intestinale con produzione di idrogeno che viene assorbito nel sangue ed eliminato attraverso i polmoni. L’intolleranza al lattosio può quindi essere dimostrata dall’aumento della quantità di idrogeno espirato dopo un carico orale di soli 20 g di lattosio. Il Breath Test al lattosio viene eseguito generalmente al mattino e, comunque, dopo un digiuno di almeno 8 ore. Per sottoporsi al test, inoltre, è necessario non assumere antibiotici, fermenti lattici e lassativi nei 7 giorni prima dell’esame e cenare la sera prima con riso bollito e carne o pesce ai ferri o bolliti con solo olio come condimento. Possono essere sottoposti all’esame sia bambini che donne in gravidanza. Una volta accertata l’intolleranza al lattosio, è opportuno eliminare gradualmente gli alimenti in cui esso è presente iniziando da quelli a più alto contenuto in lattosio (latte, yogurt, formaggi freschi) in modo da valutare la soglia di tolleranza del paziente. Tali alimenti possono essere sostituiti con alimenti analoghi privi di lattosio, alimenti che attualmente si trovano in commercio con facilità. Poiché i cibi contenenti grandi quantità di lattosio contengono anche grandi quantità di calcio, è consigliabile una supplementazione di calcio in tutti i pazienti sottoposti ad una stretta dieta di eliminazione ed in particolare nei bambini che ne richiedono grandi quantità per lo sviluppo osseo.

A cura del Settore Medicina di Laboratorio: U.O. Intolleranze Alimentari. Per informazioni su come prenotare un Breath test al lattosio presso Salvati Diagnostica telefonare allo 0744/409341 dal lunedì al sabato. 19


AZIENDA OSPEDALIERA

Struttura Complessa (S.C.) d

D i p a r t i m e n t o Te s t a - C

Prof. Giorgio Giuliani Direttore Dipartimento “Testa-Collo e Tessuti Molli” Direttore Struttura Complessa di Chirurgia Maxillo- Facciale Azienda Ospedaliera “S. Maria” di Terni

Il Reparto di Chirurgia Maxillo-Facciale diretto dal Prof. Giorgio Giuliani si occupa, da più di 25 anni, del trattamento chirurgico avanzato delle patologie congenite ed acquisite del viso, su tutto il territorio Umbro. Si tratta di una struttura considerata come uno dei Centri di Eccellenza del Paese per la traumatologia, per la chirurgia delle malformazioni facciali e per la chirurgia della disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare È attualmente, in effetti, uno dei pochi reparti in Italia che effettua questo tipo di chirurgia, avendo anche sviluppato, negli anni, tecniche micro-invasive autonome e riconosciute come efficaci in ambito Scientifico Nazionale ed Internazionale. Proprio in questi giorni, infatti, viene ufficializzata la notizia della prossima partecipazione dell’equipe di chirurgia Maxillo-Facciale a due importanti Congressi Internazionali, ove saranno illustrati gli incoraggianti risultati di una tecnica chirurgica innovativa per il trattamento di questa malattia molto diffusa in tutto il Mondo. Così come avviene per il ginocchio e per la spalla, la terapia artroscopica riesce a risolvere, mediante un piccolo endoscopio dedicato, le patologie infiammatorie dell’articolazione temporo-mandibolare con un intervento eseguito in sedazione e con un ricovero di un giorno presso il nostro ospedale. Le patologie più avanzate che richiedono un riposizionamento del menisco, spesso fuori posto per cause odontoiatriche, vengono trattate con una tecnica chirurgica innovativa che attraverso un piccolo approccio cutaneo mira a riposizionare il disco ed a fissarlo nella sua nuova posizione mediante una microancora riassorbibile (tecnica ideata dal Dott. Spallaccia). Sintomi quali rumori, dolori, cefalee, acufeni e vertigini dovuti alle disfunzioni di questa piccola articolazione sita davanti l’orecchio possono essere cosi brillantemente e definitivamente risolti senza passare per lunghe e costosissime terapie odontoiatriche. Ciò grazie anche agli investimenti economici affrontati recentemente dall’Azienda che ha dotato questo reparto di una strumentazione all’avanguardia, tra cui un’apparecchiatura di chirurgia ad ultrasuoni che consente di intervenire sui tessuti ossei con la massima precisione e la minima invasività, garantendo la conservazione delle compagini vascolari, nervose e dei tessuti vicini all’articolazione temporo- mandibolare. Ciò appare di importanza fondamentale sia per le strutture anatomiche complesse che si trovano nella zona di intervento ma anche e soprattutto per il buon esito dell’operazione che ha l’obiettivo di restituire, col minimo danno, una corretta ed efficace masticazione, funzione essenziale e spesso compromessa in maniera evidente in pazienti affetti da patologia articolare degenerativa. A questi malati, spesso, l’intervento è in grado di restituire una vita di relazione normale e libera da dolore. Inoltre, un team multidisciplinare di odontoiatri, fisioterapisti e gnatologi esperti in riabilitazione funzionale dell’articolazione temporo-mandibolare e dei muscoli cranio-cervicali, completa ed integra il trattamento chirurgico.

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Ma il nostro reparto è all’avanguardia nazionale anche per la chirurgia delle fratture del distretto maxillo-facciale ed in particolar modo delle fratture di condilo. Tali fratture richiedono infatti una particolare abilità chirurgica a causa del passaggio del nervo facciale (quello che dà motilità al viso) nella sede anatomica da trattare. Anche in questo caso, attraverso tecniche derivanti da sistemi ortopedici opportunamente miniaturizzati e da approcci mini-invasivi (addirittura dalla bocca), si riesce a ridurre e fissare la frattura ripristinando la corretta forma e funzione di questa porzione di mandibola. I pazienti con questo tipo di fratture potranno quindi tornare alla completa “restitutio ad integrum” evitando fastidiosi problemi di malocclusione, di limitazione dell’apertura della bocca, di difficoltà della masticazione che accompagnano sempre tali fratture se non trattate o mal trattate. La patologia delle malformazioni maxillo-mandibolari (pazienti con mandibola sporgente o mento sfuggente), invece, si avvale di due fiori all’occhiello della nostra azienda. Il primo è il sistema di trapano ad ultrasuoni (Piezosurgery), già menzionato prima, di particolare utilità nelle osteotomie maxillo-mandibolari necessarie per risolvere tali patologie.


ANTA MARIA DI TERNI AS SANTA

di chirurgia maxillo-facciale

Collo e tessuti molli

Direttore Prof. Giorgio Giuliani Èq u ip e Med ica Dott. Mauro Massarelli Dirigente medico - resp. S.S. di traumatologia Maxillo-Facciale Dott.

Francesco Paparo

Di r i g en t e Med i co Dott.

Andrea Rivaroli

Di r i g en t e Med i co Dott.

Fabrizio Spallaccia

Dirigente Medico- resp. S.S. di patologia dell’articolazione Temporo-Mandibolare Dott.

Fabrizio Panti

C o n s u l en t e Gn a t o l o g o Dott.

Vito Sciannameo

F req u en t a t o re Od o n t o i a t r i a

Èquipe infermieristica di Reparto Testa-Collo C o o rd i n a t o re

Maurizio Banconi In f er mi er i

L. Arancio, S. Bruni, R. Bufaloni, M. Castellucci, S. Consumati, G. M. Conti, A. Coppo, M. De Santis, M. C. Lamberti, P. Marcucci, V. Massarini, G. Morichetti, P. Russo Èquipe infermieristica della Sala Operatoria C o o rd i n a t o re

Fabrizio Corvi S t r u men t i s t i

B. Gigli, R. Seconi, A. Cipria

Il secondo, in via di acquisizione, è un sofisticato sistema computerizzato di analisi e programmazione degli interventi. Il software acquisisce foto e radiografie del volto, elaborando, sotto la guida del chirurgo, il piano di trattamento operatorio; cosicché sia il medico sia il paziente possano avere un’idea di come si trasformerà la faccia in seguito alla procedura chirurgica con possibilità quindi di correzioni su indicazioni specifiche di entrambi. L’equipe di Chirurgia Maxillo-Facciale assicura continuità assistenziale per le urgenze 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, in tutto il territorio Regionale. Per erogare le prestazioni assistenziali in regime di elezione, il reparto dispone di una degenza ordinaria e del Day-Surgery. Quest’ultimo permette di trattare patologie a complessità minore che necessitano comunque di un ambiente protetto per essere svolte in ambiente sterile. Accedere alle prestazioni è semplice: basta riferirsi al Centro di Prenotazione Regionale. L’ambulatorio è attivo tutti i giorni feriali per assicurare la continuità assistenziale ai pazienti di competenza Maxillo-Facciale che afferiscono alla struttura complessa da tutto il territorio Nazionale.

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Aung San Suu Kyi

Un Paese orientale e una donna eccezionale, minuta, ma fortissima, che ammiriamo molto... Aung San Suu Kyi, simbolo della democrazia in Birmania e dei diritti umani, che si adorna i capelli con i gelsomini e le orchidee che le regalano i suoi sostenitori; lo fa per ricambiare l’affetto che essi le dimostrano e perché trova che “donino alla bellezza di una donna”. Paragonata a Nelson Mandela e al Mahatma Gandhi, combattenti per la libertà ai quali si è ispirata nel corso della sua lotta a favore della libertà nel Myanmar, ha guidato la battaglia contro il regime militare nel Paese. Un Paese che ha mostrato per anni immagini di violenza, di oppressione, di sguardi feroci e spaventati, sguardi che accomunano tanti popoli costretti a subire un regìme che li priva di libertà e dignità. Premio Nobel per la Pace, tornata libera nel novembre 2010 dopo 15 anni trascorsi tra carcere e arresti domiciliari nella sua casa di Rangoon, è stata la più famosa sequestrata del mondo, diventando un simbolo, nel suo Paese e nel mondo intero. Icona globale della non violenza, ha ispirato canzoni a diversi musicisti, tra cui R.E.M., U2 e Coldplay. Aung San Suu Kyi è stata eletta quest’anno quasi plebiscitariamente in un seggio di Kawhmu e quindi siederà nel parlamento birmano; si spera che questo evento possa segnare l’inizio di una nuova era. Sono le terze elezioni in mezzo secolo e potrebbero segnare una tappa importante nel cammino del Paese asiatico verso la Emanuela Ruffinelli democrazia.

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Fisioterapia e Riabilitazione

NUOVA SEDE Zona Fiori, 1 05100 Terni – Tel. 0744 421523 0744 401882 D i r. S a n . D r. M i c h e l e A . M a r t e l l a - A u t . R e g . U m b r i a D D 7 3 4 8 d e l 1 2 / 1 0 / 2 0 11

La riabilitazione in acqua è una metodica sicuramente molto utile per garantire un moderno e valido recupero funzionale sia in campo neurologico che ortopedico

Uniche infatti sono le possibilità offerte dallo “strumento acqua”, che agisce contro la forza di gravità (principio di

Archimede), e consente al corpo di muoversi in assenza di peso: questo determina una maggiore facilità a muoversi quando per esiti traumatici, per deficit neurologici o dopo chirurgia ortopedica sarebbe impossibile o dannoso caricare il peso reale sui propri arti. Il risultato è una diminuzione dello stress e del carico sull’apparato muscolo scheletrico che facilita l’esecuzione di movimenti in assenza di dolore. La resistenza offerta dall’acqua è graduale, non traumatica, distribuita su tutta la superficie sottoposta a movimento, proporzionale alla velocità di spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ogni persona. L’effetto pressorio dell’acqua, che aumenta con la profondità, esercita un benefico effetto compressivo centripeto sul sistema vascolare, normalizzando la funzione circolatoria e riducendo eventuali edemi distali. Tale effetto è ampliato nel Percorso Vascolare Kneipp dove si alterna ciclicamente il cammino in acqua calda e fredda.

Con la riabilitazione in acqua è possibile non solo ristabilire le migliori funzionalità articolari e muscolari dopo un incidente, ma anche eseguire delle forme di esercizio specifiche per prevenire la malattia o per curare sintomatologie croniche come la lombalgia. Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per quei soggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimento legate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni. Nella maggior parte di questi casi si registra un netto miglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolari dopo un adeguato programma terapeutico. Il paziente, se anziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllo motorio che, migliorando l’equilibrio, allontana il rischio di cadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento. La riabilitazione in acqua è particolarmente indicata in: - esiti di fratture - distorsioni, lussazioni - patologie alla cuffia dei rotatori della spalla - artrosi dell’anca e delle ginocchia - tonificazione muscolare in preparazione all’intervento chirurgico - mal di schiena (lombalgia, sciatalgia, ernia ecc.) - para paresi spastiche - esiti di interventi neurochirurgici - esiti di ictus - esiti di lesione midollare - disturbi della circolazione venosa

Inoltre la temperatura dell’acqua, più elevata (32° - 33°) rispetto alle vasche non terapeutiche, permette la riduzione dello spasmo muscolare e induce al rilassamento. Per questo il paziente si muove meglio e la muscolatura appare più elastica. La riabilitazione in acqua è utile e proponibile a tutti, dai bambini agli anziani; per potervi accedere non occorre essere esperti nuotatori è sufficiente un minimo di acquaticità.

Terni Zona Fiori, 1 Tel. 0744 421523 401882

- Riabilitazione in acqua - Rieducazione ortopedica - Riabilitazione neurologica - Rieducazione Posturale Globale - Onde d’urto focalizzate ecoguidate - Pompa diamagnetica - Tecarterapia

- Visite specialistiche - Analisi del passo e della postura - Elettromiografia - EEG - Ecografia apparato locomotore - Idoneità sportiva ... e molto altro

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A me lia

di Marco Ilari

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Le Vite Parallele d

Si è conclusa la III edizione del concorso per le scuole band Anche quest’anno non ci hanno deluso. Anche quest’anno arriva puntuale la smentita dei luoghi comuni più diffusi circa l’ignavia e il disimpegno dei giovani d’oggi. Al contrario, leggendo i tanti lavori partecipanti alla terza edizione del concorso “Vite parallele: personaggi a confronto” la commissione esaminatrice ha oscillato tra interesse ed emozione, riso e riflessione, mai banali, mai scontati. Non è stato facile, ma alla fine sono stati proclamati vincitori, rispettivamente delle due sezioni Biennio e Triennio, i lavori di due studenti del Liceo Classico

Cronache dal mondo moderno Mesi fa, mentre mi facevo gli affari miei nell’inferno, bruciando tranquillamente, un dannato passò di lì, sconcertato, lo sguardo smarrito, impaurito, il corpo tremante: un novellino, fu la prima cosa che mi venne in mente, sbattuto quaggiù da Minosse, senza tanti complimenti: d’altronde, da quando Dio ha tagliato i fondi a Satana e, di conseguenza, a tutto l’inferno, nel nostro orribile mondo sotterraneo di fuoco, gelo e terribili torture si fa di tutto per ottimizzare e, di conseguenza, evitare sprechi; così, per risparmiare tempo e denaro, si è introdotta la ruota dentata. Minosse, cieco come ormai si trova (d’altronde è in servizio da più di duemila anni) afferra il dannato con la coda, lo annusa per bene, trova il peccato e, senza fare il galantuomo, lo sbatte su uno degli affilati spunzoni della

V i a N a r n i 5 4 Te r n i 0 7 4 4 / 8 1 3 6 5 5 - w w. s i m a c a f f e . i t

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ruota, mutilandolo; poi, tira la leva che aziona quell’aggeggio infernale e il nuovo arrivato, il cui corpo scivola via a causa della velocità vertiginosa, cade nel suo cerchio, dove i diavoli lo prendono in amorevole custodia. Comunque, vidi il nuovo arrivato che, tremante, se ne stava in un angolino ad aspettare che qualche messo infernale venisse a prelevarlo. Siccome non c’è molto da fare, quaggiù, soprattutto se sei una fiamma, provai ad attaccare bottone. Tirai fuori uno dei miei sorrisi affabili, ricordandomi troppo tardi di non avere più un aspetto umano, e chiamai il tipo -Hey! Tu. Nuovo dannato! Perché sei qui? Hai mentito anche tu a… come si chiamano quei loschi individui tanto odiati che rubano soldi altrui… al fisco?- Sulle prime, sembrò abbastanza sorpreso… mi ricordo ancora quando cominciò ad urlare come un forsennato “Oddio, una fiamma che parla”, buttandosi a terra e coprendosi gli occhi, magari sperando vanamente che fosse un brutto sogno… bah, novizi. Io non ho fatto tante storie, quando sono morto. Infine, quando si fu ripreso, riuscì a parlare: veniva dall’Italia ed era morto a seguito di un incidente su una nave. A quel punto io, che sono un navigatore eccellente, se non il migliore e senza dubbio il più figo, oltre che modesto, volli conoscere tutti i dettagli: un attacco dei pirati, forse, o magari era finito catturato dalla voce delle sirene… e invece, cosa mi disse? Che un capitano inetto, occupato a far baldoria invece di condurre la propria imbarcazione, aveva abbandonato la nave non appena questa si era schiantata contro uno scoglio, che avrebbe potuto benissimo evitare, lasciando equipaggio e passeggeri al loro triste destino. Cosa odono le mie eroiche orecchie!-gridai divampando, letteralmente, di sdegno- Un capitano che non si cura dei compagni e della nave, che preferisce festicciole con donne poco vestite e di costumi lascivi invece di condurre la sua nave in un porto sicuro, nell’oscurità, l’ora che ogni navigante teme di più poiché cela insidie di ogni specie! Come è scaduto il mondo, come sono ignorati i valori! Questo tipo, tale Sacchettino o qualcosa del genere, era saltato su una scialuppa e se l’era data a gambe, lasciando i suoi subordinati e tutti i passeggeri al loro destino! Per di più, aveva anche disubbidito agli ordini di un superiore che gli ingiungeva di tornare a bordo, ti rendi conto? Se io avessi ignorato i comandi dell’Atride Agamennone dall’ampio potere, dandomi alla fuga, altro che Troia caduta, altro che Inganno del Cavallo! Saremmo ancora tutti lì sotto, ad ammazzarci e Roma non sarebbe mai esistita! Io, in tutte le difficoltà, ho sempre tentato di salvare ogni mio commilitone: li portai via a forza dalla terra dei Lotofagi, li presi a calci nei loro sederi itacesi per convincerli a ripartire, addirittura, per loro, accecai Polifemo e mi legai sotto ad un puzzolente caprone! Sai cosa vuol dire, stare aggrappato ad una simile bestia per interi minuti con la faccia in quel vello sudicio? La puzza di capra era insopportabile e non se n’è andata nemmeno dopo il naufragio! E lascia stare il fatto che ce li ho portati io lì dentro. È una cosa del tutto secondaria… e quando li protessi dal canto delle Sirene, con la cera? E quando, poi, sapevo che qualcuno di loro non poteva sopravvivere, pensavo al bene comune, non a quello individuale: come quando Cariddi si mangiò quei due, che fra parentesi mi stavano pure antipatici… ero sempre al loro fianco, a sfidare ogni pericolo per salvarli, combattendo spalla a spalla, anche quando si dimostravano dei luridi bastardi ingrati che non sanno rispettare gli ordini, come con l’Otre dei Venti… Io li avvisai, anche, di non mangiare le vacche di Helios, ma mi hanno ascoltato? No! Si uccisero con le loro stesse mani, eppure io fui sempre con loro fino alla fine, anche nella furiosa tempesta, mai ne abbandonai uno solo, anche quando la sua sorte sembrava segnata: morii con loro, anche, quando mi avvicinai alla Montagna del Purgatorio, tutto contento e sicuro di aver trovato nuove terre dove mai altro uomo avesse poggiato piede… poi la mia nave è affondata, ho dormito coi pesci e sono stato sbattuto qui. Bel ringraziamento per la mia bontà. Certo, quello fu un folle volo, ma almeno non tradii mai la mia nave. La buona, vecchia Estergegilda… sì, ho dato un nome alla nave. Ci ho passato più di vent’anni, dalla guerra ad Ilio fino alle Colonne d’Ercole, più tempo che con quello là… oddio, come si chiamava… Telecomando? No, Telemaco, ecco. Tornando alla vicenda di Scattino, dopo aver mentito ed essersi ammutinato, dopo essere scappato senza ritegno, come minimo gli sarebbe spettata la decapitazione: tradimento,


dei ragazzi di oggi

dito dall’Associazione Italiana di Cultura Classica di Terni “G.C. Tacito”. Il giovanissimo Riccardo Tempobono (IV B), con “Cronache del mondo moderno” affronta il tema impegnativo della responsabilità personale del capo, accostando con sferzante ironia un recente avvenimento di cronaca, il naufragio della Costa Concordia, con le vicende personali di Ulisse. Nel prossimo numero pubblicheremo il lavoro di Lucia Bonaccini (III IF), vincitrice della sezione Triennio. Prof.ssa Annarita Bregliozzi Presidente A.I.C.C. – Delegazione di Terni

insubordinazione, abbandono del proprio ruolo, omicidio più o meno involontario, empietà, dato che non si era nemmeno degnato di raccogliere i caduti. Già aspettavo di vederlo schizzare per i cerchi dell’Inferno, scagliato dalla Ruota Dentata, dopo aver subìto l’implacabile giudizio del Giudice Infernale. Invece, il tempo passava e l’infame “capitano”, se ancora così si può definire un tale vigliacco, non si vedeva. Un Diavolo di passaggio mi spiegò che, dalla mia morte, le leggi sono un po’ cambiate e che non è difficile cavarsela senza grossi contraccolpi, pagando un demone chiamato Avvocato per difendersi… in poche parole, Scacchino non fu giustiziato, né messo in un carcere, né torturato od esiliato: semplicemente, lo chiusero in casa. Ma non, come dovrebbe essere, a morire lentamente per il deperimento del proprio corpo, ma con rifornimenti periodici di cibo e acqua. Questa la chiamano giustizia: porti alla morte tutte quelle persone innocenti e, per punirti, ti sbattono in casa! Io, che ci ho messo vent’anni per tornarci, incontrando ciclopi dal brutto carattere, maghe pazze e giganti patiti di pesca umana sportiva, cosa devo dire?! Se fosse stato così, ai miei tempi, altro che Odissea: avrei fatto incagliare la nave apposta, così sarei tornato a casa subito, senza dovermi destreggiare tra tempeste, divini padri arrabbiati per bullismo sui figli, cantanti ibride ed ecologisti mangia-fiori-pieni-di-chissà-quale-sostanza-stupefacente. Ma siamo sicuri di stare parlando dello stesso mondo e non di qualche universo parallelo? La Costa Concordia, questo il virile nome della nave, è ancora lì, rovesciata su un fianco, a cadere a pezzi, affondando lentamente… c’è gente che va a farsi ritratti, lì davanti! Non è possibile, è umanamente inconcepibile trattare una simile tragedia come un mero divertimento! Quando mai si è sentito di Achei andati a Troia per farsi dipingere su crateri e tavolette mentre ridono come ebeti sulle macerie ancora fumanti, sui campi di morte dove molti sono caduti? Se questo Scalino, invece di darsi ai bagordi nel pieno della navigazione, cosa tanto sconsiderata quanto idiota, fosse rimasto a condurre la nave, di certo non l’avrebbe fatta avvicinare tanto alla costa e, almeno spero che avesse le reali competenze per farlo, avrebbe evitato di far aprire come una scatola di tonno una fiancata su quell’infido scoglio. Almeno fosse rimasto a bordo, per tentare di salvare la gente o di riparare all’incidente redimendosi, morendo nel tentativo e guadagnandosi una morte gloriosa che, avvenuta nell’ultimo, disperato gesto di riparare ai propri errori, immolandosi per salvare suoi compagni e le persone di cui aveva responsabilità, gli avrebbe salvato la faccia e l’onore, un valore che ormai sembra risultare del tutto secondario… ma no! Meglio scappare, coprendosi di vergogna, scaricando addosso ai suoi sottoufficiali la responsabilità di tutto, gridando quella parola insensata, in una

lingua barbara… Oh, Zeus Egioco, come era? “Vabbuò”?... e poi accampare scuse. Tra l’altro mediocri e poco convincenti: se non sei come me, Multiforme e Dai Mille Inganni, non dire idiozie, ti beccano subito. “Lì dentro è buio”, certo che è buio, è notte! Ma che razza di raggiro è? Ah, scusa se mi arrabbio così tanto, ma per un vero navigatore come me, tutte le azioni di questo tipo sono immorali… e da ingannatore, le bugie sono pessime! …Sei ancora, sveglio, compagno? Hei, io ti sto parlando! Ringrazia che non ho le braccia. Non ci sono più gli ascoltatori di una volta, che pendevano dalle mie labbra, che venivano ammaliati dalle mie parole, copiose e soffici come la neve, come lo erano i Feaci… eh, sì, io sono il protagonista di un poema, mica di romanzetti di bassa lega! E questo si basa sulle mie gesta raccontate da me stesso medesimo, Ulisse! Ad esempio, non so se te ne ho parlato, di quando ho ucciso i Proci, dovevi vedere la faccia di quel tardo di Antin… Dove vai? Tanto peggio per te, non sai cosa ti perdi! …No, scherzavo! Non mi lasciare solo, mi annoio qui! Che altro posso fare, se non bruciare senza fine, per l’eternità? Bah… Hei! Tu, nuovo dannato... Riccardo Tempobono IV B

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Te r n i - Vi a C a s s i a n B o n 1 / a ( P i a z z a Ta c i t o ) Te l . 0 7 4 4 . 4 2 5 9 4 5 - 0 7 4 4 . 4 2 4 9 8 9 w w w. i s t i t u t o i t a l i a n o a n d r o l o g i a . c o m erremedica@tiscali.it info@istitutoitalianoandrologia.com ORARIO d a l L u n e d ĂŹ a l Ve n e r d ĂŹ dalle ore 08.30 alle 12.30 dalle ore 15.00 alle 19.00

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Nutrigenetica Il nuovo approccio per una medicina “personalizzata” dell’alimentazione La Nutrigenetica è una nuova scienza che si prefigge di mettere in relazione le peculiari caratteristiche genetiche di un soggetto (polimorfismi), con il suo modo di alimentarsi, il suo metabolismo, le sue predisposizioni individuali e l’ambiente in cui vive. Il codice genetico di un individuo non può essere modificato; ambiente, alimenti, farmaci ecc, possono invece influenzare l'espressione dei nostri geni. Conoscendo quindi l’effetto che i nutrienti hanno sulla nostra particolare costituzione genetica, possiamo esercitare un controllo più effettivo sulla qualità e sulla durata della nostra vita. La Nutrigenetica è ormai una scienza supportata da rigorosa letteratura scientifica. I dati in nostro possesso ci permettono ormai di elaborare diete, o meglio stili di vita, tarati sul singolo individuo e quindi con maggiori probabilità di successo. Attraverso un approccio dietoterapico più personalizzato, è possibile, oltre che aiutare chi è sovrappeso a raggiungere e a mantenere più a lungo il proprio peso forma, impostare un'azione mirata sulla prevenzione di determinate patologie a cui quella persona potrebbe essere più esposta. Alla luce di quanto detto finora è ormai chiaro il perché capita spesso che le diete anche le più "alla moda", diano risultati solo per alcune persone, o perché alcuni individui soffrano di ipertensione

nonostante seguano diete a basso contenuto di sale o altri ancora non riescano a tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nonostante una dieta a basso contenuto di grassi. L'obiettivo è quindi sostituire alle diete standardizzate un’alimentazione personalizzata tarata sul corredo genetico di ciascuno ed eventualmente coadiuvata da integratori scelti e dosati però su misura. Il fine allora sarà non soltanto quello di perdere peso, ma prevenire patologie per vivere più a lungo e meglio. L'affinamento e la standardizzazione delle tecniche di isolamento e amplificazione del DNA, hanno reso rutinaria la possibilità di utilizzo dei test genetici e a costi contenuti; ciò però presenta dei rischi legati alla gestione a volte non consapevole dei dati che un soggetto si trova ad interpretare. È per questo che si deve essere sempre guidati da un esperto che, dopo un’accurata anamnesi e la valutatazione dei risultati delle analisi genetiche precedentemente concordate, elaborerà una dieta personalizzata creata ad hoc, con preziose indicazioni per la salute, stabilendo quali fattori nutrizionali avranno un impatto positivo e quali saranno invece da evitare. Sarà così finalmente possibile raggiungere e mantenere uno stato di benessere, attraverso scelte più consapevoli. Dr Marco Ballerini

Dr Piero Simoni

C e n t ro M e d i c o D e m e t r a

O N D E N A C Q U E L’ A U R A D O L C E N o m i v e l a t i a l t e m p o d i P e t r a rc a Nella seconda metà del Trecento, periodo in cui viene composta la maggior parte delle musiche che eseguiamo, la supremazia dell’esperienza trobadorica nel panorama musicale europeo è ormai venuta meno da quasi un secolo. La musica dei Trovatori era, infatti, inestricabilmente legata ad una forma mentis, una civiltà, un gusto estetico che apparteneva al passato, complici le atrocità che determinarono l’annientamento del “microcosmo” provenzale, in testa la Crociata contro gli Albigesi: e le loro melodie, così strettamente connesse alla sfera dell’oralità e dell’improvvisazione, quasi mai trascritte, erano diventate a poco a poco soltanto un ricordo. In Italia, però, l’esperienza occitanica viene conosciuta, apprezzata e sviluppata, grazie all’opera dei trovatori che si rifugiano presso le corti settentrionali. Mutano i modi, mutano le forme, ma la minuziosa attenzione al legame tra musica e testo (dal punto di vista formale, non contenutistico, naturalmente: è frequente trovare un testo dal contenuto triste e doloroso accompagnato da una musica che all’orecchio moderno suona brillante e vivace) mette radici nel repertorio italiano e ne diventa caratteristica fondante e distintiva. I Francesi, intanto, iniziano a sviluppare le prime composizioni polifoniche, e, un secolo dopo la Crociata albigese, nel 1320, Philippe de Vitry compone un trattato dal titolo Ars Nova Musicae, nel quale fissa le regole della mensurabilità, atte a garantire l’armonia tra le voci di un tessuto polifonico che si fa sempre più complesso. Questa novità assoluta penetra anche nella vicina Italia, andando però incontro ad una radicale trasformazione: gli intricati artifici ritmici tipici dell’Ars Nova francese sono poco compatibili con l’attenzione dei compositori italiani alla comprensione del testo da parte dell’ascoltatore. Così, ai tempi ternari francesi si sostituisce il morbido tempo binario, la politestualità non viene praticamente presa in considerazione. L’andamento melodico richiama ancora le antiche composizioni trobadoriche, e ciò è reso possibile dal ruolo fondamentale che nella musica italiana, ancora nel Trecento, riveste il mondo dell’oralità e dell’auralità. Questa commistione di esperienze si riflette, naturalmente, anche nei testi. Gli stilemi della poesia provenzale sopravvivono nonostante i

mutamenti di gusto e di esigenze comunicative. La poesia per musica continua ad essere, sostanzialmente, d’argomento amoroso, anche se non mancano esempi di tenzos in stile trobadorico, legate all’attualità politica italiana. In entrambi i casi, tutto si gioca sull’equilibrio tra stereotipo e realtà storica: molto spesso una cornice stilizzata e “di maniera” cela un contenuto connesso all’ambiente concreto in cui opera l‘autore. Alcune donne citate nelle ballate trecentesche sono personaggi reali, in carne ed ossa, legati all’ambiente delle corti. Ciò è evidente, ad esempio, nei testi di molte composizioni contenute nel Codice Vaticano Rossiano 215, da cui sono tratte alcune delle ballate che eseguiamo. Dei personaggi di corte, ovviamente, non si può parlare apertamente, senza schermi; di una donna in vista nell’alta società del tempo non si può citare il nome, senza attirarne l’ira. Così, di nuovo, il mondo provenzale accorre in aiuto dei nostri compositori/poeti, con un artificio retorico che fa al caso loro: il senhal. Che il poeta scelga di celare il nome della donna per esigenze reali o per semplice acrobazia verbale non è rilevante, ciò che conta è il modo in cui lo fa: a volte il nome è celato in una successione di parole contigue (Che ti GIOVA NNAscondere’l bel volto”), altre volte, in un gioco ancor più sottile, il nome della donna è strumento d’espressione di un’intenzione stilistica ben precisa: è il caso di “Amor mi fa cantar a la FRANCESCHA”, ballata caratterizzata da un tempo novenario, tipico della musica francese. Amore induce il poeta a cantare le lodi di una donna chiamata Francesca; Amore induce il poeta a cantare alla maniera francescha, ovvero francese. Il nome cela l’identità che indica e diviene simbolo: l’esempio più fulgido e celebre nella letteratura italiana del Trecento si trova nel Canzoniere di Petrarca, i cui testi saranno messi in musica dalla fine del Trecento fino al Cinquecento. Laura, l’aura, il lauro. Laura, la donna cui il poeta dedica la propria poesia, altro non è che la Poesia stessa: è l’alloro poetico, è la Musa, è il fine e lo strumento. E non è un mero artificio; non è soltanto un gioco retorico. In quei nomi di donna, i poeti del Trecento sono in grado di trasmettere, celati ma non troppo, un mondo, un modo di pensare, una vita intera. Sara Maria Fantini

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E N S E M B L E

A U B E S P I N E

Sara Maria Fantini: voce, liuto, chitarrino Colomba Betti: viella Matteo Magna: salterio, tamorra Elena Inei: ribeca Davide Buzzao: flauto, bombarda

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VITE PARALLELE Personaggi a confronto La Fondazione Carit e l’Associazione Italiana di Cultura Classica premiano i vincitori del concorso per le scuole ternane

Risuona di note e parole di altri tempi la Sala “Paolo Candelori” della Fondazione Carit per un’occasione speciale: la cerimonia di premiazione del concorso “Vite parallele: personaggi a confronto”, che si è svolta lunedì 1° ottobre scorso a coronare una collaborazione che dura ormai da anni tra la Fondazione Carit e l’AICC-Terni, insieme per promuovere la cultura classica e premiare i giovani talenti. Le note sono quelle raffinate dell’Ensemble Aubespine, cinque giovani musicisti umbri uniti dall’amore per la musica medievale che, con il concerto “Onde nacque l’aura dolce”, ha aperto la manifestazione facendo rivivere la melodia e le liriche di tradizione trobadorica di argomento amoroso. Trascritti da codici trecenteschi, i loro pezzi evocano le atmosfere delle corti, quando la donna amata non si poteva nominare apertamente, con il conseguente uso del sehnal - tra tutti il più famoso quello petrarchesco di Laura/l’aura/lauro. Le parole, dunque, sono quelle dei classici di ieri e di oggi. Parole antiche che si legano alla sensibilità dei giovani in un proficuo intreccio di temi e toni: la responsabilità del capo tra Ulisse e Schettino. La sofferenza di giovani vittime innocenti. La satira e la politica nella lezione di Aristofane. Non solo. Follia

e razionalità nel colloquio tra Nietzche e Socrate. Tragedia antica e moderna in un’atmosfera da sogno … Sono solo alcune delle questioni affrontate con garbo e competenza -non senza una punta di ironia- dagli studenti che si sono cimentati con i temi proposti alle scuole medie e superiori della Provincia di Terni. Promosso dalla delegazione locale dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, il concorso è infatti giunto alla sua terza edizione anche grazie alla sensibile disponibilità della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni, che ha elargito i premi e alla collaborazione con il Liceo classico “G.C. Tacito”di Terni, sede dell’Associazione. Difficile, per la qualità degli elaborati, il lavoro della commissione di valutazione, che ha scelto i migliori e li ha premiati con solenne cerimonia, alla presenza autorevole del Dr. Mario Fornaci, Presidente della Fondazione Carit, cui va un particolare ringraziamento per la squisita ospitalità, e della Prof.ssa M. Rita Chiassai, Dirigente Scolastico Reggente del Liceo “Tacito”. Un suggestivo avvio per le attività dell’Associazione che promuove la conoscenza e l’approfondimento della cultura classica in Italia dal 1897, attività che proseguiranno, come di consueto, con un ciclo di conferenze sul tema “La persistenza del classico”, in collaborazione con la Biblioteca Comunale di Terni a partire dal mese di novembre prossimo. Prof.ssa Annarita Bregliozzi Presidente A.I.C.C. - Terni

La Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ha organizzato una mostra antologica dedicata al pittore Paolo Aguzzi. Nella sede di Palazzo Montani Leoni saranno esposte, dal 26 ottobre al 2 dicembre, 88 opere che documentano l’itinerario estetico dell’artista. La mostra, curata dal critico d’arte Mino Valeri, comprende acquerelli, pastelli, opere a tecnica mista nonché una serie di disegni ed una vasta selezione di incisioni, tecnica alla quale l’artista ha dedicato particolare attenzione. La rassegna ha una sua specifica valenza in quanto intende far conoscere e valorizzare un autore che ha operato sempre con estrema discrezione. Aguzzi ha prodotto una produzione estetica di impronta figurativa con specifiche connotazioni caratterizzate da compostezza formale e da equilibrio rappresentativo. La mostra è accompagnata da un catalogo di circa 120 pagine, nel quale sono riprodotte tutte le opere esposte nonché un saggio critico del curatore, la vita redatta dal figlio Stefano Aguzzi e una commossa testimonianza di un suo caro amico, l’ing. Giuseppe Belli. Terni, Palazzo Montani Leoni Corso C. Tacito, 49 27 ottobre - 2 dicembre 2012 Venerdì - sabato - domenica 11,00 - 13,00 / 17,00 - 19,00

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Andiamo in orbita: Le tute spaziali Per noi esseri umani, l’atmosfera che avvolge la Terra è uno scudo protettivo per molteplici insidie letali, ma la conquista dello spazio ci ha spinti ben al di sopra di essa e conseguentemente obbligati a difenderci in maniera opportuna. Prendiamo ad esempio un astronauta che esce dalla Stazione Spaziale Internazionale per un EVA (Extra-vehicular activity). Lì fuori non c’è aria per respirare, la pressione è nulla, la parte del corpo esposta al sole si riscalda a 120 gradi e quella in ombra si raffredda a 100 gradi sotto lo zero, i raggi cosmici gli modificano (in peggio) il DNA e le micro meteoriti potrebbero passarlo da parte a parte. Deve assolutamente indossare una tuta super-protettiva! Tralasciando tutti i miglioramenti che in quest’ultimi 50 anni di attività astronautica sono stati apportati a quella indossata da Yuri Gagarin, andiamo ad analizzare una tuta spaziale della NASA attuale (vedi foto a lato). Molteplici sono gli strati che si sovrappongono ed ognuno ha la sua specificità. Il primo, quello a contatto con la pelle, è una calzamaglia che assorbe i bisogni fisiologici; il secondo è un tessuto di nylon attraversato da sottili tubicini di plastica dove scorre acqua fredda per eliminare il calore del corpo; sul terzo sono fissati i cavi elettrici e bio strumenti per controllare i battiti cardiaci, la respirazione e la temperatura dell’astronauta; il quarto strato, di poliestere, serve a contenere la pressione per evitare che la tuta si gonfi troppo. A seguire, tessuti in Neoprene, Klevar, Dracon e Gore-Tex per la protezione alle estreme temperature e contro eventuali micro meteoriti. Lo strato più esterno è di Mylar per riflettere i raggi solari. L’elmetto, in policarbonato, è trattato esternamente con una sottile lamina di oro e internamente con prodotti antinebbia; contiene i tubicini per l’ossigeno, una valvola per eliminare l’anidride carbonica, un tubicino vicino alla bocca per dissetarsi, luci e telecamera. L’astronauta indossa anche un cappello dove sono inseriti microfono e cuffie per comunicare con la navicella e con il personale di terra. I guanti, sovrapposti, sono almeno due di cui quello esterno, rivestito in gomma, è provvisto di ganci su cui attaccare gli utensìli. Sulla schiena si porta un discreto “zainetto” (tanto non gli pesa niente!) contenente serbatoi di ossigeno per sette ore, ossigeno di riserva, filtri per anidride carbonica, batteria per tutti gli impianti elettrici, liquidi per bere, l’acqua per il raffreddamento, la radio, antenne per comunicazioni, ventole di raffreddamento e sistemi di allarme. Il tutto per un modico peso di circa 130 Kg. ed un costo che supera abbondantemente il milione e mezzo di euro. Naturalmente la misura è unica (è più conveniente selezionare astronauti tutti della stessa altezza, ovvero da 167 cm. a 187 cm.!). Dopo tutta questa descrizione e vedendoli rinchiusi dentro questa diabolica trappola, mi sorge un dubbio: se hanno un prurito...? Tonino Scacciafratte Presidente A.T.A.M.B. - tonisca@gmail.com

Parliamo delLA LUNA Chi, in questo spazio dedicato all’astronomia, ogni mese vi propone argomenti riguardanti la Luna, ha sentito il dovere di rivolgere un pensiero riconoscente a colui che per primo vi pose il piede nell’ormai lontano 21 Luglio del 1969. Il giorno 25 Agosto di quest’anno è morto l’astronauta Neil Armstrong, l’uomo che è stato scelto tra un gruppo ristretto di persone speciali, per portare a compimento un’impresa il cui esito era per nulla scontato. Finita l’ultima guerra mondiale, la disputa tra le maggiori potenze si rivolse verso la conquista dello spazio; ormai tutti i luoghi della Terra erano stati da tempo raggiunti. Cristoforo Colombo, inconsapevolmente fu l’ultimo a scoprire l’America, dopo che essa lo fu in epoche remote da popolazioni indo europee, poi da popolazioni pelagiche australi e, circa un migliaio di anni fa, da arditi navigatori Nord-europei (... ancora negli Stati Uniti si festeggia il Columbus day). Vennero esplorati il polo Nord e il polo Sud, scalato l’Everest, ogni angolo della Terra era stato raggiunto; non restava che volgere l’attenzione al cosmo. In quegli anni era in atto tra gli U.S.A. e l’Unione Sovietica una disputa per la supremazia e la conquista dello spazio che divenne il terreno di battaglia di quella guerra definita “fredda”. I Russi sembravano fino a quel momento in vantaggio e per gli americani non restava di tentare il tutto per tutto per superarli: arrivare per primi sulla Luna. Il progetto Apollo presentava delle lacune ma bisognava tentare, la Luna doveva essere conquistata. L a scelta del comandante della missione cadde su Armstrong e fu dettata dalle sue capacità ampiamente dimostrate in missioni precedenti. Furono, infatti, la sua freddezza e la sua esperienza professionale a determinare il successo della missione lunare, quando prima dell’allunaggio il computer di bordo smise di funzionare correttamente. Egli non esitò a prendere il comando manuale della navicella, riuscendo a deviarla dalla traiettoria anomala evitando un terribile schianto tra le pietre lunari. Dopo momenti di silenzio fu la sua voce a dissipare la tensione calata nella sala di controllo a Terra: “Houston, qui Base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata”. In futuro, i testi di storia porteranno, insieme ai vari Cristoforo Colombo, Roald Amundsen e Edmund Hillary, anche il nome e l’immagine di Neil Armstrong mentre per primo poggia il suo piede sul suolo lunare. Orgogliosamente quel mattino del 21 Luglio del 1969 c’ero anch’io (... davanti alla televisione). Enrico Costantini

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Tuttu è rrilativu

L’andru ggiornu co’ Zzichicchiu semo annati a ppiedi da Terni fino a Poggiu Lavarinu p’anna’ a ttrova’ ‘n’amica mia ‘strofila che mm’eva ‘nvitatu a ccena. Me s’era raccomannata tantu d’arriva’ prestu pe’ ddaje ‘na mano armeno pe’ apparecchia’. Semo partiti tutti pimpanti ma a la fine… semo ‘rrivati stracchi morti che io no’ mm’arcordavo mancu più de quillu che ero vinutu a ffa’. Me so’ subbitu stravaccatu ‘n mezzu a lu pratu propiu davanti a ccasa de essa e… Mo’ me faccio ‘na pennichella e ppe’ ‘n par d’ore no’ mme mòvo de pezzu. Zzichicchiu che ppe’ sfasciamme li castillitti è ‘n fenomenu… m’ha subbitu dittu… A Lunardi’… tu non te ne rendi cuntu… anche se ddormi non poli mai sta’ fermu… A Zzichi’… lu dici tu… se m’appénnico… io me mòvu sulu quanno ciò l’incubbi… No’ mm’hai capitu… te volevo di’… che tte pare da sta’ fermu ‘nvece stai a mmòvete a 30 chilometri a lu secondu ‘nzieme a la Terra attornu a lo Sole… anzi a èsse pignoli… vistu che la Terra ròta anche su sse stessa… a ssecondu de lu momentu de la ggiornata stai a ‘nna’ quarche ccentinaju de metri ‘n più o in mmeno a lu secondu… e ppo’ ‘nzieme a lo Sole stai a rrota’ ‘ttornu a lu nucleu de la Via Lattea a 220 chilometri a lu secondu…e cco’ ‘sta galassia nostra… stai a ‘nna’ verso quella de Andromeda a 130 chilometri a lu secondu… e ‘nzieme a essa stai a ‘nna’ a 600 chilometri sempre a lu secondu… verso lu Grande Attrattore e… j’ho fattu ‘na sbuffata e… Aho… sì ssempre lu solitu… me stai a ffa’ ggira’ la capoccia… e mmo’ l’incubbi me vengono senz’andru… ccucì quarche andru muvimentu ‘n più me cce scappa de sicuru… A ‘n certu puntu s’è ‘ffacciata l’amica mia… A Lunardi’… a pparte che ggià semo ‘n troppi a mmagna’ e ttu te cce si’ pportatu pure l’aiutu ma… che tte pozzi guastatte se cche sfaticatu… vèneme armeno a damme ‘na mano… che stai a ffa’ llì fermu ‘mpalatu come ‘nu struzzu de bbrocculu... datte ‘na mossa!... No’ j’ho rispostu male ggiustu perché c’evo paura che no’ mme ‘nvitava più a ccena… però j’ho fattu… A lèlla… me fa spècie che cce fai pure la ‘strofila… te paro fermu… a Zzichi’… dijelu ‘n bo’ tu se qquantu muvimentu che stò a ffa’!? paolo.casali48@alice.it

LA SICUREZZA DEI TUOI INVESTIMENTI

Una soffitta sull’Universo ... La temperatura del Sole, in superficie, è di circa 6000 gradi, mentre nel suo interno sale a tredici milioni di gradi. Ma…è tantissimo!!! Considerando che questa è un’estate molto calda e siamo a poco più di 30° C… cosa succede al Sole? Sì hai ragione, le temperature solo elevatissime... dalla sua superficie diffonde una enorme quantità di energia nello spazio sotto forma di calore, luce e altri raggi che non possiamo vedere, tipo X e ultravioletti… che poi sono quelli per cui la tua mamma al mare insiste tanto per farti mettere la protezione solare! Già è vero! Io sto sempre in acqua e non voglio mettere mai la protezione ma la mamma mi costringe perché dice che provocano le scottature! Ed ha ragione, quindi mi raccomando… dalle sempre retta! Tornando a noi, il Sole è il più grande dei corpi celesti del sistema solare ed il suo volume è 1.000.000 di volte quello della Terra! Un vero gigante! Eh eh…e pensare che è classificato come una “nana gialla” per la sua temperatura, ma il suo destino sarà diventare una “gigante rossa”! Nana gialla? Gigante rossa? Ma cosa stai dicendo? Devi sapere che tra una stella e l’altra, ci sono grandi nubi di gas e polveri che chiamiamo nebulose. In queste nubi ci sono regioni con gas freddo che è particolarmente denso e quindi pesante. Per effetto della gravità, cioè l’attrazione di particelle, le nubi cominciano a condensarsi e con il passare degli anni, tanti, si trasformano in palle rotanti con una massa molto calda al centro che comincia a produrre energia e si trasforma in una nuova stella. Quindi è così quindi che nascono le nuove stelle…e poi? Come arrivano a diventare quello che mi dicevi prima? Nane, giganti… Le stelle brillano per miliardi di anni, il nostro Sole già da circa 5 e si prevede dovrebbe farlo per altrettanti, ma alla fine muoiono. Anche le stelle muoiono? Già… Diciamo che la loro sorte è legata anche alla loro dimensione. Una stella piccola come il nostro Sole crescerà fino a diventare una gigante rossa, emetterà una quantità di gas per poi contrarsi in una piccola ma densa nana bianca. Le stelle molto più grandi invece sono destinate a crescere fino a diventare supergiganti per poi ridursi in frantumi con una esplosione dando origine ad una supernova. Ciò che rimane dopo può essere o un piccolo corpo chiamato stella di neutroni o può contrarsi tutto fino a scomparire in un buco nero…ovvero una regione di spazio con una tale gravità che riesce ad ingoiare tutto quello che è nelle vicinanze… luce compresa! Una sorta di grande aspirapolvere celeste! Michela Pasqualetti mi kypas78@vi rgi l i o.i t

Conferenze di Astronomia In collaborazione con la Biblioteca di Terni, dal mese di settembre la nostra associazione sarà presente con una serie di conferenze su temi astronomici, rivolte sia ai soci sia all’intera cittadinanza. Le conferenze si terranno presso la biblioteca comunale, al secondo piano, saletta adiacente il Caffè letterario, alle ore 17,00. C al en d ari o Martedì 6 - 11 Martedì 4 - 12

Raggi Cosmici killers: una possibile spiegazione delle grandi Tonino Scacciafratte A.T.A.M.B. estinzioni di massa. L’universo oscuro: alla ricerca della materia invisibile Sergio Bacci A.T.A.M.B.

Osservatorio Astronomico di S. Erasmo Osservazioni per il giorno venerdì 26 ottobre 2012 Una Luna di 12 giorni rischiara molto il cielo e ci penalizza per gli oggetti lontani e deboli. L’unico pianeta visibile sarà Giove ma sorgerà ben oltre la mezzanotte. Osserveremo quindi un ammasso globulare nella costellazione di Pegaso (M15), la celeberrima Galassia di Andromeda (M31) e un ammasso aperto nel Toro (M45 “Le Pleiadi”) che molte persone scambiano per il Piccolo Carro. Ad occhio nudo mostreremo questa differenza e una panoramica generale su tutte le costellazioni.TS

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L’O C C H IO C R IT IC O AL CI NEMA L’INDUSTRIALE La crisi di un uomo e del suo Paese Sorprendente affresco dai tratti onirici dell’Italia dei nostri giorni, alle prese con la crisi economica, L’industriale è la storia di Nicola Ranieri (Pierfrancesco Favino) proprietario di un’industria sull’orlo del fallimento, indebitato con le banche e responsabile del destino di molti suoi dipendenti. Braccato dai creditori, si batte con orgoglio e tenacia in una lotta difficile e solitaria, mentre sua moglie, Laura (Carolina Crescentini), si sente sempre più lontana dalla vita di coppia, delusa e triste. Tutto precipita, Nicola non comprende che il suo comportamento lima il rapporto con la moglie, sedotta da Gabriel, ragazzo rumeno, dolce e comprensivo. Le cose poi migliorano, ma quando tutto sembra andare per il verso giusto, dalla vita di Nicola affiorano sconcertanti segreti. Il nuovo lavoro del veterano Giuliano Montaldo che, dopo aver raccontato la sua sofferenza per l’intolleranza e l’ingiustizia, in film come Gott mit uns, Sacco e Vanzetti, Giordano Bruno, L’agnese va a morire -dove l’innocenza dei protagonisti era lapalissiana e per questo, film d’impegno civile e morale- torna con una particolarità: Nicola è in balia delle sue scelte e il giudizio finale, sulla sua innocenza o meno, è lasciata allo spettatore, come nella migliore tradizione dostoevskijana. Un dramma borghese e della coppia, tendente al melodramma quando l’incomunicabilità tra i due si fa forte, che evoca echi della poetica di Michelangelo Antonioni. A tratti sociologico altri noir, l’autore rappresenta indirettamente il nostro fu Bel Paese e il

protagonista diventa l’emblema di una nazione in difficoltà. Magistrale l’interpretazione di Favino, intrigante e intenso, perfettamente in grado di trasmettere al personaggio il giusto pathos. Brillante la Crescentini, appassionata e forte con un velo di malinconia negli occhi che la rende sensuale e affascinante. Il cast di attori è perfettamente diretto e aderente alla storia, ambientata nella solenne cornice della città di Torino, composta di edifici regali e massicci, strade deserte dal taglio geometrico angosciante, con poche auto parcheggiate e poco traffico. Avvolta in un’atmosfera spettrale e plumbea, il grigiore della nebbia sfuma il coro di voci degli operai che gridano a tratti: Sciopero! Lavoro! La pellicola presenta un affascinante scenario decadente, ed è resa ancora più surreale dalla fotografia di Arnaldo Catinari, dipinta con tonalità sbiadite e piccoli picchi di colore, nitida allo stesso tempo, fino a diventare un bianco e nero di reminescenze neorealiste. La macchina da presa segue la narrazione con fluide carrellate in grado di avvolgere lo spazio e i protagonisti, generando uno stile equilibrato. La musica, composta e diretta da Andrea Morricone, è meravigliosa nell’ampliare gli stati d’animo dei personaggi di fronte ai momenti cruciali, memorabile come le parole pronunciate da Saverio, l’anziano operaio amico di famiglia, quando dice a Nicola: “Il mondo ci sta crollando addosso, noi non possiamo farci più niente” ed è forse questo lo stimolo indiretto che porta il protagonista ad andare avanti, a non arrendersi, a non mollare la sua battaglia esistenziale. Intelligente, diretto con intuito e sottile ironia, il film è stato presentato lo scorso anno fuori concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Roma, ottenendo un buon successo di critica, meno di pubblico. Un’opera che merita di essere riscoperta e valorizzata. VOTO: *** BUONO Lorenzo Bellucci

Associazione Culturale La Pagina Terni, Via De Filis 7 3465880767 - 3482401774

PICCOLA PARTE DELLA PROGRAMMAZIONE NOVEMBRE - DICEMBRE 2012 MOSTRE dalle 16,00 alle 19,00 IL C A L Z O L A IO I BOOM ERANG

Perm a n e n t i N O V E M BR E G i o 8 - D o m 11 Le foto di M arc o I lari G i o 1 5 - D o m 18 L a pittura: Te rni e Ottorino Fabri G i o 2 2 - D o m 25 B astoncini d’ arte di Bruno Pe trollini Gio 29 - Dom 2 F oto e poesie d i Franc e sc o e Salv atore D I C E M BR E Gio 6 - Dom 9 L e foto: Terni e la ne v e di M arc o I lari G i o 1 3 - D o m 16 Matem atica di Paolo e Giampie ro da G i o 2 0 I p re se pi di B runo e le cartoline natalizie di Florio

Mar Sab Sab Mer Mer Mar

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lorenzobellucci.lb@gmail.com

CENE p re n o t a z i o n e o b b l i g a t o r i a Mer 14 N o v ore 20 Lo spettacolo del MOVEO Danze orientali Sapori arabi a cura di Hassània Lakrad L o re t t a S a n t i n i Cena tipica Lun 10 D i c ore 20 Sapori antic hi: la ta v o la d e i n o s tr i nonni rac c ontata d a Lo re tta S a n tin i Cena tipica (dalla tradizione della festività della Madonna di Loreto) Pizza sotto lu focu con erba e sarsicce Servizio cene LILLERO Te r n i , Vi a D e F i l i s 8

NOVEMBRE - INIZIO CORSI (gratuiti) ore 21,30 1° incontro per corso di Bridge, a cura di Leonardo De Merulis o r e 1 0 , 0 0 C O R S O D I C H I M I C A , t e n u t o d a l D o t t . Vi t t o r i o G r e c h i o r e 11 , 1 0 C O R S O D I L I N G U A A R A B A , t e n u t o d a l l a D o t t . s s a H a s s à n i a L a k r a d o r e 1 5 , 3 0 C O R S O D I M AT E M AT I C A p e r a d u l t i , t e n u t o d a l P r o f . G R a s p e t t i o r e 1 6 , 4 0 C O R S O D I G R E C O A N T I C O , t e n u t o d a l P ro f . P i e r l u i g i S e r i o r e 1 6 , 0 0 M AT P E R M O N E L L I , t e n u t o d a i P r o f f . P a o l o C a s a l i e G R a s p e t t i I CORSI DI BASE PER USO COMPUTER (piccolo contributo) si terranno presso G R U P P O C E N T R O S T U D I i n Te r n i , Vi a C u r i o D e n t a t o 2 5 d .


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Vi l l a P a l m a g i à s i m b o l o e g l o r i a d i Te r n i

Scuola Media Leonardo Da Vinci - Classe III Sez. A

Foto di Francesco e Mauro Neri

Una delle più belle residenze estive dell’Umbria -la più bella certamente che fiorisca in questi dintorni- è la Villa Guazzaroni che sorge sulle dolci pendici del Colle dell’Oro a poche centinaia di metri dalla città. Conosciutissima con il nome di Villa Palma, essa è largamente nota al nostro popolo per la bellezza della sua esposizione, la imponenza e l’eleganza delle sue linee, la ricchezza dei fiori che un giorno scendevano in molteplici cesti al mercato cittadino, per il folto verde che la cinge come in un abbraccio di tenerezza e di difesa. Fu con codeste parole che il Professor Italo Ciaurro, nel proprio libro Latina Gens, descrisse agli inizi degli anni ’30 l’antica residenza estiva dei Conti Spada, la cui progettazione veniva allora attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane. Quasi un secolo è tuttavia trascorso da quella vetusta era, ed oggi il gioco del tempo è l’unico tiranno del simbolo d’un tradimento fra i più vili, quello d’una città nei confronti della propria secolare storica eredità. Allo sfarzo degli affreschi, degli stucchi pregiati, dei marmi classici e degli antichi mobili si è di fatti sostituita la miseria del saccheggio, la maceria e dunque la rovina del palazzo gentilizio. Quest’ultimo appartenne ai Marchesi Sciamanna, ai Conti Manni, ai discendenti di Luciano Bonaparte fratello di Napoleone Imperatore ed in seguito ai Principi Ruspoli, i quali la vendettero a loro volta all’Ing. Alessandro Guazzaroni, che, restaurandola durante il primo dopo-

guerra, le ridonò il vetusto fasto, dimostrandosi moderno mecenate. Codesta mirabile opera di rinnovo venne affidata al Professor Aloisi ed al celebre pittore Antonio Calcagnadoro, i quali resero le stanze finalmente degne di ospitare dei quadri, dei lampadari ed un mobilio spesso cinquecentesco, sottraendo una prima volta Villa Palma alla fatiscenza che l’aveva costretta per secoli. Nonostante i decenni di vita che vennero donati a quest’ultima, l’attuale situazione è nuovamente disperata: i giardini e la corte sono stati invasi dalle erbacce, i corpi annessi all’edificio principale sono crollati o comunque pericolanti, la cappella è stata violata dagli indecenti autori di messe nere, le statue delle fontane sono state sottratte, il tetto ed i solai sono in molti punti franati, i soffitti sono pericolanti ed il trionfo della devastazione sulla vinta nostra memoria è totale, poiché forse essa è destinata a trovare sepoltura sotto le rovine costrette dall’edera di quella che in una remota era fu la ternana Villa Palma. È proprio per evitare che un’alba, rompendo il sottile gioco delle tenebre grazie alla prima debole luce del dì, riveli l’assenza della sua gentile mole, che si rende categorico l’immediato risveglio del nostro orgoglio di Interamnati, per troppo tempo deriso da noi stessi. Ascoltiamo dunque il grido di dolore che verso di noi si leva dalla nostra millenaria storia, riscattiamo e riportiamo all’antico fasto Villa Palma per riscattare e degnamente celebrare la memoria che per lunghi secoli, indegni figli, calpestammo. Francesco Neri

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