Numero 1 2 7 settembre 2015
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
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Il migliore dei mondi possibili C’è un gioco, o forse è più corretto chiamarla una fantasia, che spesso praticano i ragazzini: quella di chiedersi come sarebbe stata la loro vita in un altro luogo, in un altro tempo. Poi, chissà, forse i ragazzini di oggi hanno una quantità tale di informazioni, interazioni, intrattenimenti reali e virtuali che non indulgono più a certi pensieri, presi come sono dal tecnologicissimo “qui e ora”; ma, almeno fino a qualche tempo fa, capitava. “In che epoca avresti voluto vivere?”, era la domanda che scoperchiava un barile di possibilità: “al tempo degli Antichi Romani!”, risposta gettonatissima; “quando i pirati solcavano i mari”, assai frequente; “nel Far West con indiani e cow-boy”, “in un castello medievale”, eccetera, eccetera, eccetera. Risposte da ragazzini, diamine. Risposte che, per vederle prendere forma e rappresentazione, bastava aspettare il periodo di Carnevale, quando zorri e fatine, damine e pellerossa invadevano il corso cittadino. Quel che avevano in comune, tutte le risposte possibili, era la concomitanza puntuale con l’immaginario infantile, e soprattutto il ruolo da protagonista che, inevitabilmente e giustamente, ogni bambino si riservava: l’impero romano, certo; ma per farci l’imperatore, mica lo schiavo. Il castello medievale, come no; ma per sedersi sul trono e indossare l’armatura, non certo per spezzarsi la schiena come servo della gleba. E ci mancherebbe altro: che razza di sogni sarebbero, sennò? Se si volesse ripetere lo stesso gioco in età adulta, sarebbe opportuno mettere qualche regola in più, dettata solo dalle più ovvie leggi della statistica. Se si potesse scegliere un’esistenza alternativa, quale sarebbe la scelta migliore, assumendo però che non sia possibile scegliere nient’altro che un luogo e un’epoca storica? Che si debba, insomma, nascere a caso, e non in un comodo e nobile ruolo ben definito? Visto che i ricchi e potenti sono sempre stati davvero pochi, rispetto alle moltitudini di poveri disgraziati, la prudenza suggerirebbe allora di scegliere una società in cui la probabilità di condurre
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una vita decente come normale individuo è più alta. E questo riduce davvero molto il campo delle scelte: poi, forti della conoscenza di quanto ogni guerra sia un impietoso coacervo di dolore e crudeltà, sarebbe bene cercare nei meandri della storia un periodo privo di guerre. Ma questa è scelta quasi impossibile: trovare quei settanta od ottanta anni che delimitano una vita (una vita lunghissima, per quasi tutte le epoche storiche) privi di bellici massacri è davvero un’impresa epica. Basta sfogliare una cronologia, per accorgersene. Per quel che ci è dato sapere, è verosimile che una tale meraviglia si ritrovi solo proprio in questa nostra epoca, in qualche angolo del mondo occidentale. Forse c’è qualche villaggio tropicale sperduto nell’Oceania o in qualche angolo remoto dell’Asia che può vantare altrettanto, ma ne dubitiamo: piccole comunità producono piccole –ma sanguinose– guerre, che i manuali di storia non si peritano di registrare: e a lungo andare, a forza di vivere in capanne e pescare tutto il giorno, anche le spiagge tropicali perdono di fascino. Per quanto ci è dato sapere, un essere umano medio, durante tutta la storia dell’Uomo, ha la maggior “probabilità di felicità” proprio in quel periodo che va dalla seconda metà del XX secolo ad oggi. E il luogo? Beh, c’è da scegliere, tutto sommato: gli USA, forse ancor meglio il Canada; o la vicina Francia, la calda Spagna, la più ricca Germania. Ma l’Italia è bella, davvero tanto bella: con paesaggi diversi e meravigliosi addensati in un solo paese, e con tante di quelle ricchezze culturali che persino l’Unesco non fa quasi in tempo a registrarle tutte. L’Italia di adesso, insomma: forse non per tutti, certo, che i gusti sono belli perché sono diversi… ma c’è davvero un po’ di oggettività nel concludere che il nostro “qui e ora” sia un gran bel candidato al titolo di Migliore dei Mondi Possibili, almeno tra quelli che la Storia ha prodotto fino ad ora. Senza voler scimmiottare indebitamente Leibniz, che concionò davvero sul miglior mondo possibile; senza dimenticare che, anche se fosse vera la conclusione della fantasia, che “il migliore dei mondi possibili” può comunque restare un mondo brutto, povero, insoddisfacente; e anche se qualsiasi conclusione di ordine generale non serve a consolare neanche del più piccolo mal di pancia personale, forse non fa male, ogni tanto, ricordarsi quanto siamo fortunati. E ricordarsi, soprattutto, di quanti non condividono la nostra stessa sorte: uomini e donne che hanno condotto un’intera vita di sofferenza, per essere nati nel momento sbagliato. O quelli, più vicini, che come noi vivono in questi giorni, ma in posti infinitamente più disgraziati di questo. Sono là, giusto di là dal mare, o dietro le frontiere. E non hanno meno diritto di noi alla felicità: quel che ci differenzia da loro, in ultima Piero Fabbri analisi, è solo la fortuna.
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É in Umbria il dolce stil novo Ho sempre amato la Grecia, la civiltà e la cultura che ha regalato al mondo intero, la sua basilare importanza per la democrazia, per l’armonia e la concordia tra gli uomini. Vive nella mia memoria anche la bella vicenda di una signora tedesca sposata con un nostro concittadino che, volendo trasformare in laurea italiana la specializzazione ottenuta nel paese natio e dovendo quindi sostenere, con la sola conoscenza di una esigua parte del nostro vocabolario, molti esami presso l’università italiana, alla compassionevole domanda: ce la farai? fece seguire la perentoria risposta: ce la farò??... ce la devo fare! ... e la laurea italiana venne, con il massimo dei voti. Ai greci si rimprovera, in particolare, assistenzialismo ed elusione fiscale. Ci si guarda bene però dal ricordare i governi (comodo prendersela sempre con la supposta indole neghittosa del cittadino!) che hanno sguazzato in tale sfascio né si stigmatizza la loro dissoluta complicità con banche (tedesche o non) che ne hanno tratto enormi benefici, succhiando sangue, proprio come fece il Terzo Reich, senza che la Germania abbia mai risarcito il popolo greco. La dualità pressappochismo greco e disciplina teutonica ripropone la stessa ambivalenza comportamentale vigente in Italia, tra sud e nord del Paese. Superficialità (non di tutti) da una parte, rigore esasperato (ma anche molto sbandierato) dall’altra. Urge, per l’Europa, un dolce stil novo, certamente rigoroso, rispettoso delle leggi e attento ai rapporti di lavoro, ma anche, direi soprattutto, attento ai rapporti umani, pervaso da affabililità e poesia. Un patto sociale nasce solo se germogliante da solidarietà e perequazione e la comunità europea ha bisogno di costituirsi come omogeneo tessuto connettivo attento ai diritti umani, non solo come insieme di chiffren da incolonnare e far quadrare a tutti i costi. Noi italiani non possiamo rimproverare nulla, in fatto di brigantaggio e malgoverno, ai cugini greci. Come dimenticare, infatti, gli italici vitalizi d’oro, i finti invalidi, i mille enti inutili, le vecchie pensioni baby, la compra di giudici e parlamentari, la finanza creativa, le ostinate negazioni della crisi perpetuamente incombente volte solo alla sopravvivenza in attesa della cancellazione, per legge ad personam, di svariati capi d’accusa, il degrado morale conseguente, gli emolumenti e le pensioni stratosferiche ai grand commis dello Stato (sempre quelli, appartenenti ai soliti circoli viziosi, sorta di società di mutuo soccorso per cultori di privilegi, i meno capaci e i più inclini alla depravazione morale)? Né possiamo dimenticare i Comuni commissariati, a centinaia, per mafia o l’invalidità di uno Stato che mantiene pletore di miracolati (tra Parlamento ed Enti Locali, si autoassistono con emolumenti superiori a quelli degli USA, della Francia e della Germania messi insieme). Per non parlare della corruzione che ha scelleratamente invaso ogni settore tanto che molti preferirebbero fosse legalizzata, proprio come una grande ignominia attuò per il falso in bilancio! I peggiori nemici dell’Italia sono, a ben vedere, i reggenti italiani! Il 70% dei beni culturali mondiali appartiene all’Italia, come il nostro tasso di analfabetismo: 70%! Risultiamo infatti, per capacità scientifiche e critiche di base, nello elenco della seconda metà dei paesi sottosviluppati, dopo il gruppo dei paesi sviluppati ed anche dopo il gruppo dei paesi in via di sviluppo. Nulla è cambiato da quando, nel 1974, le prime ricerche internazionali IEA rivelavano la vera essenza culturale italiana. Oggi tali ricerche hanno altri nomi, ma i risultati non cambiano: l’italiano medio non studia, non legge, è superstizioso, cialtrone, credulone, afferma che, per sua fortuna, non ha mai capito alcunché di matematica (studiatissima in tutte le nazioni sviluppate), si affida al fato o agli oroscopi, antichissima e mefitica pratica per iscemire le menti. Ma anche il 70% dei parlamentari italiani è o semianalfabeta o laureato in politichese (sono moltissimi quelli in possesso di dubbie laureette ottenute verso i cinquanta anni, possiamo ben capire come!). Non trovi matematici, fisici, astronomi, biologi, chimici. Margaret Thatcher è laureata in chimica, Angela Merkel in fisica, David Cameron in filosofia, Hu Jintao in ingegneria, per citarne alcuni; moltissimi altri capi di governo sono professori universitari. Da noi, addirittura, quando l’immensa Levi Montalcini era al Senato, parte di questo porcaio di semianalfabeti esprimeva forti critiche corrosive nei suoi confronti, invece di inginocchiarsi al suo passaggio. I guasti che infettano il nostro paese derivano principalmente
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Il migliore dei mondi possibili - P F a b b r i CONFARTIGIANATO IMPRESE TERNI JACARONI CENTRO DIAGNOSTICO É in Umbria il dolce stil novo - G R a s p e t t i B . M . P. - Soluzioni tecnologiche per il trasporto verticale Come e dove imparare dal fallimento... - A Melasecche FA R M A C I A B E T T I L’ultimo farmaco nazista - F P a t r i z i Gli esami di Stato e ... la Costituzione - G T a l a m o n t i G I O L I C A RT Fenomeni estivi - A Zerbini OTTICA MARI LANDI COSTRUZIONI L A B O R AT O R I S A L VAT I A Z I E N D A O S P E D A L I E R A S A N TA M A R I A D I T E R N I IN TRINCEA SUL SAN MICHELE - a cura di G Cesari Gli aromi quale fonte di nuovi medicinali - L P a o l u z z i N U O VA G A L E N O L’ o r i g i n e d e l l e n e v r o s i - V Policreti Benessere senza tanta fatica - R Uccellini, L Campili L a Te r n i : t r a s p o r t e f u t u r o - S Lupi C I D AT Può trasferirsi portando via mio figlio? - M P e t r o c c h i ’Na ricetta pe’ la filicità - P C a s a l i F O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I O La Callafredda ... e le manutenzioni - V Grechi C M T - C O O P E R AT I VA M O B I L I T À T R A S P O R T I P I S C I N E D E L L O S TA D I O MARIA VITTORIA PETRIOLI - R Bellucci G L O B A L S E RV I C E SUPERCONTI
dal fatto che i designati in una qualsiasi struttura pubblica provengono da una spartizione della partitica, della mafia e dei tanti circoli di mutuo soccorso in cui le mezze tacche accorrono affannati per pietire una ruberia, un nastrino, una medagliuccia. Qui è assiepata la parte peggiore del Paese, che non solo stabilisce per se stessa emolumenti da mille e una notte ma allontana, fatalmente, le persone colte, integre ed intelligenti, da qualsiasi posto, più o meno importante. Simone Speggiorin, 37 anni, è il più giovane e famoso cardiochirurgo italiano nel Regno Unito. L’Italia lo ha rifiutato, come rifiuta migliaia di altri Speggiorin, mentre molti primari ospedalieri sono tali solo per meriti di congregheria. La storia e la civiltà europea derivano però consistentemente dall’Italia e il Bel Paese è ancora il giardino fiorito del mondo (a patto anche di ricordare che occorre servirsi della terra per coltivarla, non per colare cemento!). Un giardino con mari e monti, fiumi e laghi, deserti e ghiacciai, sole e vento: unico! E le opere d’arte, e i Musei (sempre nella speranza che non siano, dopo l’ingresso di direttori stranieri, posti anch’essi in vendita al miglior offerente tedesco o austriaco, deportazione che da anni investe le nostre migliori aziende)? E le sacralità? L’Umbria, in particolare, sicuro riferimento per amore tra le genti, accoglienza e solidarietà. I nostri santi hanno fecondato il mondo, in modo particolare san Valentino, patrono della nostra città, primo difensore di diritti umani e propugnatore di rapporti di tolleranza tra cristiani e pagani. Egli anticipò di circa 900 anni quel santo dei santi che s’adoprò anche per un abbraccio con i musulmani. Ho somma ammirazione per Immanuel ma amo, profondamente, Socrate e Leonardo, disprezzo guerrafondai e cialtroni e coltivo la speranza che il mio spirito rimanga sempre, tenacemente e fortissimamente, umbro ed europeo. Giampiero Raspetti Mi scuso profondamente con Voi, gentili lettori, se le mie analisi vi appaiono ingenue o, perché no?, ridicole. Ma non ho mai avuto tempo (e desiderio) da dedicare alle scienze economiche e politiche che, fatte salve stupende eccezioni, costituivano la preda ambita degli studenti peggiori e oggi rappresentano il saldo patrimonio culturale per tanti soloni pullulanti nella politica italiana. Quei soloni che sputano, per ogni problematica, la loro soluzione, addirittura in merito alle migrazioni dei profughi, loro che hanno intelligenza e cultura pari a quella di un echinoderma scemo e che, quando avevano l’incarico di governare, nulla hanno saputo combinare se non brigare tra parlamentari e parlamentini, mandando al macero il paese! Io sono semplicemente un laureato in matematica che ama il latino e il greco, la letteratura di ogni paese, le arti, le scienze, la filosofia, quindi totalmente inadeguato per leggere nello scacchiere partitico e per comprendere l’attuale politichese.
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PA G I N A
Mensile di attualità e cultura
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Come e dove imparare dal fallimento... In una fase storica in cui la crisi impone ai governi nazionali, ma anche locali, di forzare la ripresa anche con iniziative volte a creare nuove imprese, il tema delle start up come creatrici di posti di lavoro e ricchezza, è all’ordine del giorno. Non sempre i tentativi in proposito vanno a buon fine, ma anche in questi casi c’è da imparare dagli errori, che siano i propri e quelli degli altri. Avviando un’azienda, fallire è oggettivamente una possibilità tra le altre, che ha comunque un suo valore, soprattutto dal punto di vista culturale e principalmente nel mondo dell’impresa. Ed è proprio con questo fine che sono nati siti come Autopsy.io e Kickended.com, celebrati innanzitutto da giornali economici come il Financial Times. Perché dal fallimento delle start-up si possono apprendere lezioni utili per non ripetere gli stessi errori in futuro. Autopsy.io è un sito, lanciato online nel 2014, ma con dati a partire dal lontano 2006, che mette in rete le storie di chi ha fallito. Gli autori di questa iniziativa sono loro stessi reduci da un’esperienza negativa da startupper e quindi hanno ben pensato di realizzare un sito che documentasse i diversi fallimenti, per aiutare le persone ad evitare un esito rovinoso della propria attività. Il sito è strutturato come un foglio Excel a tutto schermo, dove sono minuziosamente dettagliate le ragioni dell’insuccesso. La lista, che viene aggiornata di continuo, contiene casi eccellenti, come altri sconosciuti ai più, ma non per questo meno importanti per ciò che se ne può trarre. Le statistiche ci dicono che il 90% della start up è destinata a fallire, per questo è importante analizzare i motivi di un mancato successo, imparando dalle disgrazie altrui. L’idea non è del tutto nuova. C’è stato l’illustre precursore Fuckedcompany.com che ha raccontato il crollo delle dot.com all’epoca dello scoppio della bolla speculativa fine anni ’90.
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Peraltro, se si prova oggi a raggiungere Fuckedcompany.com, compare una graziosa paginetta con scritto FuckedCompany…is fucked, un’espressione quanto mai chiarificatrice sullo stato dell’arte dell’iniziativa e che rende più di mille parole. Il riscontro da parte dell’utenza relativamente ad Autopsy.com è positivo ed elevato e vede tra le fila dei sostenitori anche personalità del mondo economico internazionale. Ma abbiamo anche chi, dalla Puglia, ha avuto un’idea con un obiettivo culturale simile, ma partendo da un diverso presupposto: si tratta di Kickended.com, definito come il cimitero delle start up mai nate. Un sito che accoglie tutti i progetti che non hanno avuto alcun successo su Kickstarter (noto sito di crowdfunding, sbarcato anche in Italia lo scorso Giugno); ovvero tutto ciò che ha raccolto zero euro e che mai, diversamente, sarebbe comparso su alcun blog o sito. Secondo il Financial Times conoscere Kickended è importante, perché il mondo è sempre e sistematicamente parziale e la scelta qui è quella di uscire dal coro e non celebrare il successo, ma l’insuccesso. Il sito Kickended è un semplice redirect da Kickstarter e vi si raccolgono i progetti non finanziati. Considerando che solo il 44% dei progetti sulla piattaforma di crowdfunding raggiunge l’obiettivo previsto per il successo della campagna, Kickended ha parecchia materia su cui lavorare. In uno studio, poi, della Harvard Business School si racconta che il 70/80% dei progetti non riesce a dare ai propri investitori il ritorno economico previsto. Mentre il 30/40% fallisce poco dopo la chiusura della campagna, il che vuol dire che gli investitori perdono in questi casi tutto o parte del danaro messo nell’azienda. Sarebbe quindi pedagogicamente opportuno avere anche un sito con le storie di insuccesso degli investitori? alessia.melasecche@libero.it
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L’ u l t i m o f a r m a c o n a z i s t a All’ospedale mi diedero delle pillole contro la nausea, poi quando nacque mio figlio non me lo fecero vedere, venne l’infermiera e mi disse: speriamo che muoia presto. La mamma di Mariano non sapeva di aver assunto un farmaco pericoloso. La Grünenthal, una ditta della Germania dell’Ovest, mise in commercio negli anni ’50 il thalidomide, un sedativo per alleviare la nausea testato sugli animali che veniva somministrato alle donne in stato di gravidanza. Nel 1957 un ricercatore inglese avanzò dei dubbi sulla pericolosità del farmaco che tre anni dopo venne messo al bando: solo dal 1957 al 1961 si contarono 20.000 feti malformati e quasi 100.000 feti nati morti a causa del thalidomide. La Grünenthal si ritrovò i depositi ancora pieni di un composto contenente in dosi minori la sostanza letale e decise di smaltire le scorte in un paese sottosviluppato che una dittatura miope teneva lontano dalla modernità: la Spagna. Il Sunday Times ha scovato la lettera, rimasta segreta per decenni e conservata da un medico spagnolo, in cui la ditta tedesca informava l’associata spagnola della pericolosità del farmaco, ma non obbligava l’associato a ritirare il prodotto dal mercato e neanche a informare a sua volta gli acquirenti. La scorta del farmaco durò fino al 1985. Alcuni reputano che sia stato un errore storico imputabile alla ricerca medico-scientifica e che la ditta tedesca non abbia
responsabilità, per altri invece la storia è tutta da riscrivere. Il dottor Martin Johnson, che presiede un centro di ricerca sul thalidomide, ha ricostruito che non è stata la Chemie Grünenthal a brevettare il farmaco nel 1953, ma che fu Otto Ambros, lo scienziato nazista che mise a punto il gas sarin, a sperimentarlo come palliativo per i gas nervini impiegati dalle SS e che gli esperimenti vennero condotti su esseri umani dalla IG Farben in un campo di concentramento. La Grünenthal sostiene di non essere a conoscenza di questi esperimenti la cui documentazione è andata perduta con la guerra. Martin Johnson ha scoperto però che Otto Ambros figurava tra i collaboratori stipendiati dalla Grünenthal nei primi anni ’50. Il sospetto è che lo scienziato abbia continuato a lavorare al medicinale per curare la nausea nei soldati intossicati dalle armi chimiche e che poi la ditta, in tempo di pace, lo abbia inserito in un altro settore senza valutare le controindicazioni. Mia madre non si dà pace, dice Mariano che è nato senza braccia e oggi fa parte dell’Associazione Vittime del Thalidomide in Spagna (A.V.I.T.E.), si è sempre sentita responsabile della mia deformità; anche oggi che sono sposato e ho un figlio viene tutti i giorni ad assistermi e ad aiutare mia moglie, se fosse per me lascerei perdere tutte le cause e i tribunali, ma è per lei che vado avanti, perché lei non ha colpe. Vogliamo che venga riconosciuta alla Grünenthal l’accusa di crudeltà. Francesco Patrizi
Gli esami di Stato e ... la Costituzione Il 70° anniversario della Resistenza e della Guerra di Liberazione non può limitarsi ad una celebrazione o a una semplice rievocazione di eventi relegati nella memoria di pochi, deve, al contrario, essere occasione di riflessione, di esempio e di stimolo per tutti i cittadini le cui libertà, democrazia e maturità civica sono nate e cresciute all’insegna di valori universali irrinunciabili. È importante non dare per scontate le condizioni sociali oggi acquisite. Se molti anziani sanno quale percorso di maturazione esse abbiano seguito, è altrettanto evidente che le generazioni più giovani ignorino i processi storici che hanno donato al Paese il diritto-dovere di perpetuare ideali di legalità sociale e di libertà politica. Ne è testimonianza la scarsa disponibilità degli studenti agli Esami di Stato di quest’anno ad affrontare i temi insiti nella traccia proposta dal MIUR a proposito della Resistenza. I ragazzi devono essere edotti. Educarli a condividere, partecipare e vivere la pagina storica della nostra Guerra di Liberazione non è un esercizio avulso dalla realtà quotidiana; non è una pratica sorpassata dai tempi; non è un vuoto appello a princìpi nostalgici. Il richiamo a quegli insegnamenti, scritti col sangue di quanti hanno rinunciato alla vita per la democrazia del Paese non deve smettere di mandare echi e moniti di speranza. La Scuola ha il compito di alimentare i sentimenti di condivisione degli sforzi e dei sacrifici patiti dai Partigiani per assicurare al Paese e ai cittadini un futuro meno incerto e riaffermare ideali di equità sociale indispensabili per la crescita della collettività. La Costituzione Italiana, scritta sull’onda della Resistenza e dei comuni princìpi di pace e serenità politica, testimonia la volontà di un popolo di stabilire valori fondanti in grado di assicurare
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la libera aggregazione, condivisione e identificazione nazionale. Gli articoli di cui essa si compone si ispirano alla Pace come strumento di progresso, al lavoro come espressione di dignità, alla giustizia come denominatore di uguaglianza fra gli uomini. Il MIUR ha inteso ribadire tali concetti sintetizzando in un Protocollo d’Intesa con l’ANPI l’importanza di educare i giovani a coltivare valori universali e a condividere princìpi di libertà. Agli esami di Stato di quest’anno uno dei temi proposti riguardava La Resistenza; anche se la scelta, da parte degli studenti, di tale tema storico, è stata scarsa (2% su scala nazionale) si è dell’opinione che si sia imboccata la strada giusta. Bisogna continuare. Alle linee direttive del Ministero devono allinearsi i dirigenti scolastici, attivando interventi di sensibilizzazione e d’informazione per preservare il patrimonio di dignità che il popolo italiano ha costituito, pagando a caro prezzo l’attuale condizione di autonomia e di indipendenza. Nelle prove di selezione del personale docente e direttivo, il MIUR può fare molto, inserendo nei programmi di valutazione tematiche riguardanti la storia del ‘900, la Resistenza e la Costituzione. In questo senso, l’Anppia e l’Anpi di Terni stanno prendendo contatti con le scuole del territorio al fine di definire temi e convegni per far conoscere e diffondere fra le generazioni più giovani il faticoso iter che ha condotto gli italiani a godere della libertà di oggi. La formazione della nuova classe dirigente del Paese non può prescindere dalla conoscenza della storia e delle esperienze di associazioni come l’Anppia e l’Anpi deputate a trasmettere la memoria. Giocondo Talamonti
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F e n o m e n i estivi Abbiamo vissuto e subìto un’estate aggressiva come poche, vampate di caldo torrido, africano, intercalate da furiosi tifoni che di solito scorazzano nel sud est asiatico. Gli esperti dicono che tutta questa ferocia dipende dai forti cambiamenti climatici avvenuti in questi ultimi decenni. Ed è ormai dimostrato che su di essi hanno inciso, profondamente, le incoscienti offese dell’uomo alla natura. E la natura, come è noto (?), reagisce con violenza contro chi la danneggia. Chi ci rimette anche la pelle sono sempre i poveri cristi, le popolazioni e gli strati sociali più disgraziati che da sempre vivono ai margini della Terra. Quelli che di solito campano presso le “fogne” intasate, sotto alberi e ponti cadenti, vicino a fiumi che straripano o sulle pendici di colline che franano appena tuona. Gente proprio sfortunata! Tante persone incontri per strada e tante sbuffano: che arsura, speriamo che duri poco! Quest’anno va di moda la temperatura percepita, come dicono i mass media, che vuol dire sentire molto più caldo di quello misurato dai termometri. La percezione essendo un processo che attiva anche l’intimo delle persone trascina con sé tutti gli incendi morali provocati dalle innumerevoli colate (falsità, corruzione, ingiustizie, prepotenze, ecc ecc) fatteci ingoiare da questa società. Ovvio che combinandosi il bruciore che si sente nell’animo con quello esterno la calura diventa insopportabile. E dalle nostre parti ci mancherebbe pure che accendessero qualche altro inceneritore così diventeremmo una conca anche a gas. Acceso più del solito è il fuoco-fenomeno della movida collegato alle fusioni cerebrali da discoteche ed altri crateri che eruttano droghe ed alcol a getto continuo disseminando morte e perdizione anche tra i giovanissimi. Che le feste, comprese quelle da ballo, si siano trasformate in marce funebri ci lascia intendere a che punto siamo sulla via dell’autoannientamento. Non è che si parla di nuovi fenomeni è solo che questi, di cui qui si fa cenno, stanno raggiungendo una virulenza letale. Su altro parallelo assistiamo sempre più inebetiti al fenomeno rimbombante di evviva del mercato del calcio, le spese allegre, folli delle nostre società. Tormentone di questa estate le quotazioni da capogiro di un calciatore ventenne sorprendentemente italiano. Un lungo tira e molla che ha spostato alla fine tanti milioni per un solo ragazzo, mentre su altri terreni, dove ce ne sarebbe un bisogno estremo si spargono spiccioli. Altro fenomeno pallonaro è che arrivano da noi sempre più investitori dall’estero, addirittura dal continente asiatico. Strano perché di solito i soldi schivano lo stivale essendo notoriamente intasato di burocrazia e mafia mentre questi neocapitalisti dai visi gialli percepiscono al volo che possono fare affari con la sfera magica. E così la gonfiano dei loro surplus finanziari accumulati con il super sfruttamento della povera gente tra le cui fila non mancano i bambini che con le loro manine cuciono le sfere
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con cui ci giocano i piedi degli strapaperoni. Il risultato finale è che ci sono montagne e montagne di soldi estorti al lavoro reale (da esso prodotti ma che al lavoro non tornano) e al fisco e quindi ai disoccupati e ai poveri che con la catastrofe economica si sono più che moltiplicati. Da questi fatti, anche da altri come guerre e fame, consegue il fenomeno dei fenomeni, l’inarrestabile tsunami di esseri derelitti che vanno alla deriva nel Mediterraneo e sulle sue coste, le nostre in particolare. Non è che la natura umana sia diversa dalla natura della Terra, per cui alla violenza perpetrata ai danni di popolazioni c’è da attendersi una loro reazione. Ricordo che di questa concatenazione di cause ed effetti se ne discuteva nei gruppi di studenti di scienze politiche alla Cattolica nelle analisi dello scacchiere internazionale degli anni ‘70. E tra gli scenari dove già allora si potevano intravedere dei prodromi tragici, dopo i Balcani, l’URSS e il Medio Oriente, c’era il Continente Africano sottoposto dai Paesi Occidentali a sfruttamento intensivo o abbandonato nell’indifferenza più cinica. La totale assenza da parte dell’Italia e dell’Europa di una politica dell’area Mediterranea che avesse favorito una sufficiente crescita economica e quindi del lavoro e del benessere di quelle genti creava le premesse per quello che sarebbe accaduto in seguito. E come la storia ha dimostrato infinite volte il conto da pagare arriva sempre. Così è esplosa l’atomica migratoria dei diseredati che presenta una variante della guerra armata ossia invece di lanciarci delle bombe ci vengono scagliati corpi umani. Vediamo e rivediamo la morte di tantissime creature innocenti. E i danni sono peggiori perché oltre a sconvolgere territori e comunità (più violenze e più insicurezza) stanno buttando all’aria la nostra coscienza. Dal marasma, alimentato alla grande dai mass media che soffiano sul fuoco, dovuto alla nostra disorganizzazione cronica statuale è emerso puntualmente il sub fenomeno dei torbidi affari fatti dai malavitosi sugli aiuti ai disperati. E non è finita qui perché questo a sua volta ha scoperchiato il cupolone, quel fenomeno detto “mafia capitale”, che ha raggiunto il suo apogeo col funerale in grande stile hollywoodiano del padrino per le vie della città eterna... Roma che tra poco dovrebbe aprire le porte al Giubileo e, con queste ottime credenziali, vorrebbe organizzare anche le Olimpiadi del 2024. Ad oggi, quando un’altra estate sta finendo, la lezione non è servita, ogni Nazione, ogni “particular” si difende o attacca i fenomeni per conto proprio. Chissà quante altre stagioni dovranno passare affinché chi detiene con cieco egoismo poteri e ricchezze arrivi a comprendere che sarebbe sufficiente seguire semplici regole civili quali quella della reciprocità (l’interdipendenza è sempre più stretta) e della equità distributiva dei beni, in primis il lavoro, tra le popolazioni, per avere una maggiore Aldo Zerbini concordia su questa Terra?
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AZIENDA OSPEDALIERA
Struttura Comples
Prof. Enrico Boschetti Responsabile Struttura Complessa di Cardiologia A z ie n d a O s p e d a lie r a “S. Mar ia” di Te r ni
La Struttura Complessa (SC) di Cardiologia adotta, al suo interno, un approccio che potremmo dire di carattere “orizzontale”, orientato alla cooperazione e alla collaborazione flessibile tra le varie subspecialità, piuttosto che al rispetto formale di un verticale codice gerarchico. Entrando nel merito sono state individuate 4 Strutture Semplici Dipartimentali (SSD): Diagnostica Cardiologica non Invasiva, Elettrofisiologia, Emodinamica, UTIC e 1 Struttura Semplice Organizzativa (SS): Cardiologia Clinica e Scompenso Cardiaco. Il compito del Direttore della SC è quello di assicurare la coesione umana e organizzativa e di predisporre quotidianamente la migliore allocazione possibile delle risorse umane, sempre nel quadro di una flessibilità trasversale. In sintesi il Direttore della SC di Cardiologia è depositario della Governance, cioè del rispetto condiviso delle linee guida cliniche e organizzative, e della integrazione coordinata tra le varie attività, piuttosto che essere all’apice di una catena di comando strutturata rigidamente (Principio del Consenso versus Principio di Autorità). Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC, Responsabile: Dr Mauro Bazzucchi, CS: Jolangela Cattin Cosso) - Cardiologia Degenza Ordinaria (Responsabile: Dr Enrico Maria Zingarelli, CS: Virginia Menicucci). La SSD di UTIC è prevalentemente destinata ad accogliere le emergenze vere e proprie, che abbisognano di Monitoraggio Continuo dei Segnali Fisiologici, come l’Elettrocardiogramma, con il quale, oltre alla rilevazione semplice della frequenza cardiaca, possiamo, tramite un “display” centralizzato, osservare la comparsa di Aritmie tachicardiche o bradicardiche minacciose e la insorgenza di anomalie connesse con la carenza di flusso coronarico al muscolo cardiaco (Ischemia). Altri importanti parametri da rilevare in modo pressoché continuo sono la Pressione Arteriosa (in modo non invasivo o minimamente invasivo), la Saturazione dell’Emoglobina (in modo non invasivo) e la registrazione dei Movimenti Toracici Respiratori. In pazienti molto critici viene inserita una cannula in una vena (di solito Giugulare Interna) per la registrazione della Pressione Venosa Centrale, per l’impianto di Pace-Maker temporanei, e per l’adozione di tecniche di sostituzione della funzione renale (Ultrafiltrazione e tecniche emodialitiche in generale). Le patologie destinate all’UTIC sono tutte le emergenze cardiovascolari, specie l’Infarto Miocardico Acuto, l’Edema Polmonare Acuto e le Aritmie Ventricolari Complesse. La Cardiologia Degenza Ordinaria accoglie pazienti in prima istanza provenienti dal Pronto Soccorso, quando non si riscontri la necessità della intensività sopra descritta, ma la sua funzione principale è quella di completare il percorso assistenziale ospedaliero dei cardiopatici acuti, non appena lo stato di emergenza sia stato superato in modo definitivo. Il trasferimento dalla UTIC alla Cardiologia Degenza avviene solo dopo circa 2 gg, per la possibilità di continuare il Monitoraggio Elettrocardiografico in Telemetria (senza cavo). Infine, sia in UTIC che in Cardiologia Degenza è presente, nelle 12 ore diurne, almeno un Medico, distinto da quello che è a disposizione per le emergenze da Pronto
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Soccorso o da altri reparti. É importante sottolineare come, in tutte e due le aeree di degenza, sia fondamentale la cooperazione tra tutte le Professionalità coinvolte (Medici, Infermieri, Ausiliari) e la loro interazione immediata con gli ammalati, al di là della anonima intermediazione delle tecnologie impiegate. Nell’anno 2014 sono stati ricoverati d’urgenza 1364 pazienti nell’Aerea di Degenza UTIC-Cardiologia Degenza Ordinaria. Strutture Cardiologiche invasive (CS: Laila Sapora); Emodinamica (Responsabile: Prof Marcello Dominici); Elettrofisiologia (Responsabile: Dr Giovanni Carreras). Emodinamica. La Coronarografia e l’Angioplastica Coronarica (PTCA) con Stent (protesi endovascolare per impedire la richiusura del vaso) sono le procedure principali esegutite in questa SSD, sia in emergenza (PTCA primaria per l’Infarto Acuto) che in elezione (prestazioni programmate su pazienti ricoverati in Week-Hospital, CS: Oriana Spera). Oltre alle procedure sulle coronarie, la Emodinamica svolge altre attività invasive, come la chiusura di un foro sul setto che separa i due atri cardiaci (Forame
S A N TA M A R I A D I T E R N I
ssa di Cardiologia
comune, dove sono allocati i sistemi di monitoraggio continuo e di elaborazione elettronica dei segnali radiologici e fisiologici, indispensabili per assistere gli operatori nella esecuzione delle procedure in oggetto. Diagnostica Cardiologica non Invasiva (Responsabile: Dr.ssa Daniella Bovelli; CS: Laila Sapora). In questa SSD vengono effettuati i seguenti esami, per pazienti ambulatoriali e ricoverati: Elettrocardiogramma, Test Ergometrico, Ecocardiogramma per Adulti e Pediatrico, Elettrocardiogramma Dinamico (Holter), Ecocardiogramma Transesofageo, Ecocardiogramma da Stress Farmacologico con valutazione della Riserva Coronarica, controllo degli Stimolatori/Defibrillatori impiantabili mediante programmatore, per un totale di oltre 10.000 prestazioni nel 2014. Grazie alla collaborazione con il Dipartimento delle Immagini si effettuano regolarmente anche la Scintigrafia Miocardica da Sforzo o da Stress Farmacologico (circa 200 esami nel 2014) e la Risonanza Magnetica Cardiovascolare (dal 2010 sono stati effettuati circa 400 esami). Ricerca Clinica (e implementazione di nuove attività ScientificoAssistenziali). La Ricerca Scientifica è strettamente correlata con la crescita della efficacia-efficienza della assistenza medica. Sono state effettuate (ancora in corso) due importanti sperimentazioni cliniche policentriche, ABSORB II e GLOBAL-LEADER, riguardanti, rispettivamente, l’impiego di Stent Coronarici Riassorbibili, e l’adozione di più semplici, e forse più efficaci, modelli di Terapia Antitrombotica. Altre aeree di interesse scientifico sono la modulazione non farmacologica del Sistema Nervoso Autonomo nello Scompenso Cardiaco, il Sistema Informativo delle Patologie Cardiovascolari e la Cardiotossicità da farmaci oncologici.
Fotoservizio di Alberto Mirimao
Ovale Pervio), la MitraClip, correzione non chirurgica della Insufficienza Valvolare Mitralica, e la TAVI, protesi meccanica impiantata mediante un catetere su Stenosi Valvolare Aortica. Nel 2014 sono state eseguite 1590 procedure coronariche, di cui 733 Angioplastiche (145 primarie) e 6 chiusure di Forame Ovale. Dalla fine del 2014 ad oggi sono stati eseguiti 6 impianti di MitraClip e 2 sostituzioni protesiche di valvola aortica mediante TAVI. Elettrofisiologia. L’attività elettrofisiologia, anch’essa suddivisibile in prestazioni urgenti e programmate, comprende l’impianto definitivo dei Pace-Maker, lo studio delle Aritmie Ventricolari e Sopraventricolari, l’impianto dei Defibrillatori Endocavitari (nel Ventricolo destro del Cuore), che sopprimono in modo praticamente istantaneo una Tachicardia/Fibrillazione Ventricolare, e, infine, la Termoablazione di alcune Aritmie invalidanti e/o perniciose (Fibrillazione e Flutter Atriali, Tachicardie Ventricolari). Nel 2014 sono stati eseguiti 250 impianti di PaceMaker, 60 impianti di Defibrillatore Endocavitario e 100 Termoablazioni Transcatetere. L’Area di Cardiologia Invasiva (Emodinamica e Elettrofisiologia) è costituita, in quanto struttura fisica, da due Sale Angiografiche separate da una Sala-Comandi
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Mio nonno è morto nel 1975. Nel 2012, aprendo per caso un armadio metallico nella casa di campagna di uno dei figli (mio zio) abbiamo trovato un vecchio registro, di 176 pagine, scritto a mano, che parlava della Grande Guerra così come l’aveva vissuta mio nonno. Nessuno ne conosceva l’esistenza. Lo so, sembra un po’ l’inizio dei Promessi Sposi o de Il nome della rosa, ma è successo davvero. Ho cominciato a leggerlo e, man mano che la lettura procedeva, mi pareva sempre più interessante, piena di informazioni, particolari e... dell’orrore della guerra. Parlava dell’assurdità della morte di tanti ragazzi, resa ancora più assurda dall’idiozia di chi li mandava a morire senza scopo, a farsi falciare dalle mitragliatrici austriache. Racccontava dei mucchi di cadaveri ammassati ai lati delle strade, di paesi distrutti, di tradimenti, di bombardamenti... insomma, tutto quanto c’è di brutto in un conflitto. Però parlava anche di un amore, scandaloso per l’epoca, per una donna con la quale conviveva, donna perduta, visto anche che si trovavano nel profondo sud dell’Italia. Un amore talmente rifiutato dalla famiglia di lui che, per troncarlo, erano arrivati a farlo richiamare in anticipo alle armi, proprio alla vigilia della guerra. Questa donna della quale era così innamorato, era destinata a rimanere per sempre sconosciuta: infatti non diventò mai sua moglie. Un anno dopo la fine della guerra mio nonno sposava invece una bella ragazza di origine ternana, conosciuta durante il servizio presso la Fabbrica d’Armi. Ma torniamo a noi: ero in ferie, avevo a portata di mano un computer, così, giusto per agevolare la lettura, mi sono messo a trascriverlo. Poi ho scannerizzato ed aggiunto delle foto conservate all’interno del registro. Infine ho fatto vedere il tutto ad alcuni amici, che non solo lo hanno apprezzato molto, ma mi hanno fatto notare che, avendo per le mani un libro, la cosa giusta era proporlo ad una casa editrice. Figurarsi la mia reazione: come praticamente tutti, io non avevo alcuna conoscenza di case editrici: è vero, sono un lettore accanito, ma sto comunque dall’altra parte della barricata. Per me tutto il mondo dell’editoria era composto da personaggi inarrivabili, un po’ come i cantanti e gli attori famosi. Però, partendo dal presupposto che non mi avrebbe picchiato nessuno, al massimo avrei ottenuto un rifiuto, ho proposto il tutto all’Editrice Mursia: inaspettatamente il lavoro è stato accettato, non solo, ma mi sono trovato a collaborare con delle persone deliziose, preparate e ricche di suggerimenti, grazie alle quali è stato pubblicato questo libro. Resta la storia di un ragazzo di cent’anni fa, che non avrebbe mai immaginato di diventare protagonista Gerardo Cesari ed autore di un libro.
Gli aromi quale fonte di nuovi medicinali Filogeneticamente i sensi chimici costituiscono il sistema sensoriale più antico e più comune tra gli esseri viventi. L’evoluzione della vita è avvenuta alla presenza di numerosissime sostanze chimiche, con la funzione di segnalare la presenza di cibo, di sostanze nocive e la possibilità di riproduzione. Privi di sistema nervoso organizzato, gli animali primitivi utilizzavano la chemorecezione per lo svolgimento delle funzioni vitali di base. Di fatto, nel corso di milioni di anni, le cose non sono molto cambiate. L’originaria sensibilità a sostanze chimiche presenti nell’ambiente, che ha presieduto l’evoluzione della vita, si è specializzata in numerosissimi chemorecettori, che permettono all’uomo il riconoscimento di molecole presenti nell’atmosfera, nell’acqua o nel cibo, ma anche da noi stessi prodotte. In particolare, i sensi chimici si sono perfezionati nelle tre vie sensoriali in grado di riconoscere le molecole presenti nell’ambiente: l’olfatto, il gusto e il sistema chemio ricettivo del trigemino. Il sistema olfattivo riconosce le molecole presenti nell’aria allo stato gassoso, il gusto riconosce le molecole che possono essere ingerite, mentre il sistema trigeminale, i cui ricettori sono costituiti da terminazioni libere e presentano proprietà comuni ai nocicettori, costituisce un sistema di rilevamento di molecole potenzialmente negative, come alcol, ammoniaca e sostanze pungenti. Il gusto e l’olfatto svolgono un compito simile: mediante l’utilizzo di entrambi i sensi, il nostro sistema nervoso percepisce odori e sapori. L’informazione nasce dai ricettori del gusto e dell’olfatto, percorre vie nervose parallele e crea connessioni solo a livelli corticali superiori. Quando gli stimoli chimici raggiungono la corteccia sensoriale, si traducono molto spesso in sensazioni coscienti. Queste informazioni sensoriali sono strettamente e primariamente correlate a necessità fisiologiche, come la fame e la sete e coinvolgono sempre alcuni aspetti della vita affettiva, come gli altri stati emotivi e la memoria, in particolar modo l’olfatto, attraverso la così detta
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memoria degli odori. Numerosi sono gli studi condotti a livello internazionale circa la possibilità degli oli essenziali, molecole aromatiche che si liberano nell'aria da piante aromatiche ed agiscono a livello neuro-emozionale. Stiamo parlando di salvia, rosmarino, timo, finocchio, cannella, fiori vari... Gli attuali trattamenti per i disordini relativi all’ansia e alla depressione hanno differenti effetti collaterali e per questi motivi la ricerca si sta spingendo verso lo studio di nuove sostanze con potenziali attività in questa direzione. Il Citrus aurantium (i fiori dell’arancio amaro) è stato scelto su dati etnofarmacologici, in quanto la medicina tradizionale attribuisce al genere Citrus (aranci, limoni, mandarini...) la capacità di diminuire i sintomi dell’ansia e dell’insonnia, e l’arancio amaro è stato recentemente proposto come adiuvante per gli antidepressivi. In alcuni lavori sperimentali sono state investigate le attività biologiche fondamentali degli oli essenziali (EO) del Citrus aurantium come ansiolitico e antidepressivo, il meccanismo alla base degli effetti simili agli ansiolitici, e i cambiamenti neurochimici nelle specifiche strutture del cervello di un topolino in seguito ad un trattamento acuto. É stato inoltre monitorato il topolino per intercettare possibili segni di tossicità dopo un trattamento di 14 giorni. Il trattamento acuto con gli oli essenziali e una valutazione neurochimica ha dimostrato nessuna alterazione nei livelli dei neurotrasmettitori della corteccia, nella striata, nel ponte e nell’ipotalamo. Inoltre, non ci sono segni d’indebolimento motorio o di tossicità o cambiamenti biochimici, eccetto una riduzione dei livelli del colesterolo, osservati in seguito al trattamento con gli oli essenziali. Sulla base di lavori di tale genere, possiamo senz'altro dire che l'uso degli oli essenziali, in mani esperte, rappresenta un potenziale terapeutico importante a basso impatto tossico e privo di effetti Leonardo Paoluzzi secondari.
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L’origine delle nevrosi Quello che sto per scrivere potrà dare fastidio. Dopo oltre quarant’anni di pratica professionale, nel corso della quale ho studiato tanto le cause quanto i rimedi dei disturbi psichici, sono arrivato alla conclusione, tanto semplice quanto sorprendente, che i disturbi neurotici si nutrano, quando addirittura non nascano, dall’attenzione costante del soggetto su se stesso, anziché sull’ambiente che lo circonda. Sia chiaro: io non metto affatto in dubbio tutto il lavoro di ricerca che per oltre un secolo ha caratterizzato la storia della psicoterapia: il rapporto coi genitori, i traumi infantili e tutte le altre cause di cui ci si è riempita abbondantemente la bocca in passato. Dico solo che chi continua a guardarsi dentro per chiedersi quanto sta male, sta peggio, a volte molto peggio, di chi, pur stando male, si occupa di ciò che gli sta intorno e non dedica troppo tempo a se stesso e ai propri guai. Il guaio è che una volta impostata così la questione, ci si scontra spesso con la convinzione, nel paziente, che non è affatto lui ad occuparsi troppo di se stesso, ma è il mondo che ce lo costringe: le mogli insopportabili, i mariti violenti, la gente cattiva e altri luoghi comuni, che nascondono quasi sempre la difficoltà del soggetto di rapportarsi con l’ambiente che lo circonda senza mettere le proprie sacre esigenze personali in primo piano, cosa che rende automaticamente il rapporto con l’altro difficile; per colpa dell’altro, si capisce. Chi invece comprende gli altrui punti di vista, le altrui esigenze difetti compresi, passandoci sopra senza farne né un dramma né una questione di lesa maestà, si ritrova alla sera con una giornata talvolta faticosa, ma non insoddisfacente. Il guaio è che una posizione come questa può essere tradotta così: l’egoismo fa star male, l’amore per il prossimo fa star bene. Ma un’affermazione del genere, così intimamente evangelica, non è forse moralistica? Perché in tal caso lo psicologo sarebbe uscito dalla propria professione per entrare in quella appunto dei preti e delle altre agenzie morali. Egli infatti non risponde alla domanda è giusto? è lecito? E se lo fa esce dal proprio ambito di competenza, vale a dire è
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un cattivo psicologo. Le domande cui egli deve rispondere sono invece: cosa fa star bene? Cosa fa star male? Come si fa a faÉr star bene chi sta male? In linea di puro principio quindi, egli deve favorire anche strade illecite quando portino il suo paziente a star meglio. É così? Qui viene la sorpresa: dopo avere passato un mucchio di anni a tenere sdegnosamente separata l’etica dalla terapia, quando non a contrapporvela, ci si accorge -oh, maraviglia!- che ambedue giungono alle stesse conclusioni. Un’obiezione comune a quanto detto fin qui è che esiste un sacco di gente disonesta che vive pensando agli altri non come prossimo, ma come vittime e che, proprio per questo, sta benone. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla superficie, né credere alla percezione che persone simili hanno di sé. Molti delinquenti diranno che sono felici di essere tali e che delle vittime non gli potrebbe importar meno; che fanno la bella vita e si godono i soldi rubati senza un frizzo. Ebbene, non è vero. Non sta bene chi non può rilassarsi per guardarsi dalle reazioni altrui; chi deve difendersi per non essere scavalcato; chi sta bene di giorno, ma per dormire deve impasticcarsi, chi non è ansioso solo perché si fa di Valium, chi pensa di star bene solo perché se ammettesse di star male dovrebbe ammettere di avere sbagliato tutto, irreversibilmente. Naturalmente una strada come quella che qui ho accennato non può, da chi sta male, essere percorsa sic et simpliciter, magari lo potesse! Occorrerà prendere coscienza di blocchi, elaborare traumi, risolvere nodi interiori: questo lavoro, specifico dello psicoterapeuta, dovrà tuttavia essere finalizzato, se si vogliono risultati stabili nel tempo, all’abbandono della posizione egocentrica, produttrice di per sé di malessere, per giungere al contatto umano e all’accettazione serena dell’Altro. policreti@libero.it
Se questa strada non è percorribile dal paziente, c’è da attendersi che il disturbo per cui è andato in terapia, anche se al momento debellato, prima o poi si ripresenti.
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Te rni: tra s port e futuro Terni: In estate si sono svolte importanti manifestazioni
I mesi estivi hanno riservato agli appassionati ternani un intenso programma di eventi e manifestazioni sportive. Il nuoto si è presentato ai massimi livelli in varie discipline. Presso le Piscine dello Stadio si sono tenuti infatti i campionati italiani assoluti di nuoto sincronizzato (22-24 maggio 2015), con la partecipazione delle migliori atlete italiane tra cui 3 olimpioniche. É stato il battesimo dell’impianto ternano per questa disciplina ancora poco conosciuta, costituendo un impegnativo test per le azzurre convocate ai mondiali svoltisi a Kazan in Russia. Il 30 ed il 31 maggio è stata la volta del 1° Meeting Nazionale di Nuoto Città di Terni, inseritosi con rinnovato vigore nel solco dei due tradizionali Meeting: Listanti e Cimarelli, sospesi da alcuni anni, per la mancanza di strutture e risorse. Il trittico in acqua si è concluso il 6 e 7 giugno con il Trofeo di Pallanuoto intitolato a David Mercanti. Nell’arco di tre settimane quindi, oltre 200 atlete del sincronizzato, in rappresentanza di 21 società, quasi mille nuotatori del meeting nazionale, i numerosi partecipanti al Trofeo di Pallanuoto, qualche centinaio di persone tra accompagnatori, tecnici, appassionati e genitori hanno animato e frequentato la nostra città. Un sentito ringraziamento alla Fin ed a Luigi Barelli al quale ho già dato pubblicamente atto del mantenimento degli impegni assunti, allorché incontrandolo per la prima volta, gli chiesi l’organizzazione di eventi importanti per valorizzare la nostra piscina. A luglio Terni si è laureata capitale del roller, ospitando il campionato italiano di pattinaggio Corsa su Strada, dall’1 al 5 luglio 2015, riservato alle categorie ragazzi (12/13 anni), allievi (14/15 anni), juniores (16/17 anni) e seniores (18 anni e oltre) sia maschili che femminili. La Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio ha gratificato la professionalità della società Euro Sport Club di Terni, premiando altresì l’impegno della amministrazione comunale che ha investito economicamente per adeguare il ciclopattinodromo Renato Perona, sede della manifestazione. Ottanta società sportive hanno schierato circa 700 atleti. Una presenza giornaliera stimata in oltre 2 mila persone, con diretta televisiva su Rai Sport. Un appuntamento mediatico prestigioso, che ha egregiamente promosso e valorizzato il nostro territorio. Un plauso ai promotori Carlo Danieli e Supino Cercarelli per la tenacia e serietà con la quale hanno voluto fortemente questo evento. I complimenti del Presidente nazionale Aracu confermano la buona riuscita e danno prospettive future. La doppia medaglia ed il titolo italiano del ternano Alessio Rossi è stata l’ulteriore soddisfazione. Un bravo al suo allenatore Paolo Maggi. Di questo e non solo, sono particolarmente orgoglioso. A fine agosto infine, la macchina organizzativa dell’ASD Arcieri Terni si è attivata per i campionati mondiali di tiro con l’arco, categoria 3D, assegnati a Terni dal 29 agosto al 5 settembre del 2015. Un evento importante ed impegnativo, con il quale si è promossa l’ottima riuscita dell’europeo di tiro di campagna del 2013: un trionfo in termini di partecipazione e consensi. La cittadella del tiro con l’arco raccolse allora un numero straordinario di visitatori. Le manifestazioni collaterali costituirono un evento nell’evento coinvolgendo tutta la città. Con lo stesso format, ulteriormente migliorato ed ampliato, gli arcieri ternani hanno vinto l’agguerrita concorrenza di avversari importanti come Francia e Messico, imponendo Terni e l’Italia come sede di gara e nazione ospitante. Una trentina di nazionali, con oltre 350 atleti si sono sfidate nella suggestiva cornice paesaggistica della Cascata delle Marmore e di Carsulae. Il Coni Umbria ha allestito nell’Archery Village un suo spazio, ospitando 18 federazioni che si sono alternate nel presentare e promuovere il proprio sport. Una partecipazione corale dell’intera comunità sportiva ternana ed umbra a supporto di questo evento
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mondiale, per testimoniare lo spirito di amicizia e collaborazione tra le diverse discipline. A Stefano Tombesi, presidente del comitato organizzatore, un sentito ringraziamento per come ha lavorato nella cura di questo appuntamento, che si è rilevato una grande vetrina per Terni ed il suo territorio. Non trascuro certamente i Campionati nazionali giovanili di Tennistavolo che da anni sono un appuntamento fisso in città. Zefferino Mancini e gli altri dirigenti garantiscono da anni una affidabile organizzazione per la federazione nazionale. La estrema vitalità del mondo sportivo ternano suscita positive riflessioni. Lo sport in città è vivo e costituisce una parte importante della nostra realtà. I successi individuali ed a squadre esaltano la qualità del lavoro che si sta svolgendo. L’impiantistica va certamente migliorata e riqualificata affinché vi sia una migliore resa, in termini di risultati ed efficienza. Il certosino e quotidiano impegno di atleti, tecnici, dirigenti pone Terni nelle classifiche nazionali tra i primi posti in ambito sportivo. Il Coni sostiene ed accompagna questo trend, impegnandosi per un miglioramento continuo. Terni, per la felice posizione geografica, ha l’obbligo di puntare sulle manifestazioni sportive, quale volano per lo sviluppo della propria economia. Nuove prospettive ed opportunità vanno colte, consapevoli che il futuro della nostra città passa anche attraverso la promozione dello sport e la vicinanza ai suoi giovani campioni. Stefano Lupi Delegato Coni Terni
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Può trasferirsi portando via mio figlio? É questa la domanda che con angoscia mi rivolgono con frequenza i padri separati/divorziati. É un dato pressoché costante, sebbene l’affido sia di norma condiviso da ormai quasi 10 anni (venne introdotto dalla L. 54/2006), che i figli vengano collocati presso la madre. Con il D. lvo 154/2013 -modifica della normativa vigente al fine di eliminare ogni residua discriminazione rimasta nel nostro ordinamento fra i figli nati nel e fuori dal matrimonio, così garantendo la completa eguaglianza giuridica degli stessi- entrato in vigore il 7 febbraio 2014, sono stati introdotti nel nostro codice civile gli articoli da 337 bis a 337 octies. Tali norme codificano, tra l’altro, il principio secondo il quale la scelta della residenza abituale dei figli minori deve essere effettuata di comune accordo dai genitori e ciò anche in caso di affido ad uno soltanto di essi, cosa che, come si è visto, costituisce attualmente un’ipotesi eccezionale che può essere disposta, con provvedimento motivato del giudice, qualora questi ritenga: che l’affidamento all’altro sia contrario all’interesse del minore, art. 337 quater. Quando un genitore voglia trasferirsi altrove portando con sé il/i figli e l’altro genitore non sia d’accordo dovrà decidere il Giudice il quale dovrà valutare e tenere conto esclusivamente dell’interesse del minore ad una crescita armonica e sana. Dispone l’art. 337 ter del c.c.: “Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale……il giudice adotta i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento all’interesse morale e materiale di essa. Valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilisce a quale di essi i figli sono affidati, determina i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore……Le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all’istruzione, all’educazione, alla salute e alla scelta della residenza abituale del minore sono assunte di comune accordo……In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice... ...Qualora il genitore non si attenga alle condizioni dettate, il giudice valuterà detto comportamento anche al fine della modifica delle modalità di affidamento”. Applicando tali criteri il Tribunale d Torino, con un recente provvedimento del giugno 2015, ha autorizzato la madre, alla quale successivamente alla separazione era stato offerto un lavoro in un’altra città, a trasferirsi con le figlie minori. Il caso presentava delle peculiarità di rilievo in quanto il trasferimento in altra città della madre avveniva unitamente ai genitori di lei. Le minori, pertanto, potevano mantenere in qualche modo intatto il loro ambiente familiare. L’affidamento al padre, fermamente contrario al trasferimento, la cui capacità genitoriale non era in discussione e presso il quale, in mancanza di autorizzazione, sarebbero state collocate le minori, appariva però meno rispondente all’interesse delle figlie atteso che questi, già convivente, era in attesa di un altro figlio. Sulla base della comparazione delle due situazioni, tenuto conto dell’esclusivo interesse delle minori il Giudice Torinese ha autorizzato il trasferimento ma, considerando la distanza tra le due città, ha ridefinito integralmente tempi e modi di visita delle figlie al fine di rendere effettivo il rapporto con il padre. Ai sensi dell’art. 337 quinquies il genitori hanno diritto di chiedere in ogni momento la revisione delle diposizioni riguardanti l’affidamento dei figli. Buona lettura del codice civile. Avv. Marta Petrocchi legalepetrocchi@tiscali.it
’Na ricetta pe’ la filicità Pe’ èsse suddisfatti de la vita so’ ppochi li ‘ngridienti nicissari… nun dée propiu èsse sculurita e mmancu tutta quanta focu e spari. Se pòle fa’ ‘bbasta’ ‘n bo’ de salute… che sse ll’agùri a ttutti nun te sbaji… se cce n’hai troppa l’andru ‘n ze discute e ppoli sopporta’ tutti li guaji. Siccome quarchi acciaccu ‘n po’ manca’ e tuttu è bbellu ppo’ s’è ccundivisu ‘na’nticchiettella certu de bontà te pòle fa’rvini’ ggià lu surrisu. Ce vòle pure ‘n bo’ de ‘nténnimentu cunnìtu co’ ‘na schietta curtesia mettémoce che andru sindimentu
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nun confonnenno la cojonerìa. Mo’ qqui dò pe’ scuntatu lo magna’ che ‘n dée ‘nzeppa’ mica lu gricìle… te dée sulamente fa’ campa’ e arcaricatte certu ‘n bo’ le pile. Pe’ andru li cristiani più vvicini e ssoprattuttu se cce stonno a ccòre campassero ‘na vita senza spini da ‘ppena nati a qquanno nun ze mòre… ...parlanno de li sòrdi… mèjo pochi perché co’ ttanti troppu è lu penziéro… ma a ffa’ a Mmiranna certu ‘n bo’ più ffochi senza di’ ggnente… aécceli perdéro! paolo.casali48@alice.it
DISCIPLINA PER LA PRESENTAZIONE DI RICHIESTE DI CONTRIBUTI PER L’ANNO 2015
La Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, persona giuridica privata senza fini di lucro e dotata di piena autonomia statutaria e gestionale, persegue esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico (Statuto, artt. 1 e 2) indirizzando i suoi interventi in alcuni settori previsti dalla normativa vigente. Per il 2015 il Comitato di indirizzo della Fondazione ha individuato nel Documento Programmatico Previsionale annuale i settori rilevanti e quelli ammessi verso i quali orientare l’attività istituzionale. La Fondazione svolge la sua attività istituzionale nei comuni previsti dal vigente Statuto (www. fondazionecarit.it) attraverso: a) la realizzazione di progetti propri; b) l’erogazione di contributi indirizzati a progetti predisposti da terzi nei settori indicati nel richiamato DPP dalla Fondazione e destinati a produrre risultati socialmente rilevanti in un arco temporale determinato. Ciò posto, la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni emana il presente avviso per raccogliere e regolamentare richieste di contributi per le iniziative di cui alla precedente lettera b), da realizzare nell’ambito dei settori di seguito specificati: Settori previsti nel DPP 2015: 1. Arte, attività e beni culturali 2. Educazione, istruzione e formazione, incluso l’acquisto di prodotti editoriali per la scuola 3. Sviluppo locale. La Fondazione rende noto che le complessive disponibilità economiche per il finanziamento di progetti propri e di progetti predisposti da terzi, nei settori istituzionali di competenza, per il presente avviso sono le seguenti: settore Arte, attività e beni culturali Euro 331.360,98; settore Educazione, istruzione e formazione Euro 112.885,49; settore Sviluppo locale Euro 133.699,97. 1) Chi può presentare la richiesta per ottenere un contributo dalla Fondazione. La Fondazione esamina le richieste pervenute esclusivamente da: a) soggetti pubblici o privati senza scopo di lucro, dotati di personalità giuridica, nonché imprese strumentali, costituite ai sensi dell’art. l, comma 1, lett. h) del D.Lgs. 17 maggio 1999, n. 153; b) cooperative sociali di cui alla Legge 8 novembre 1991 n. 381; c) imprese sociali di cui al D.Lgs. 24 marzo 2006 n. 155; d) cooperative che operano nel settore dello spettacolo, dell’informazione e del tempo libero; e) altri soggetti di carattere privato senza scopo di lucro, privi di personalità giuridica, che perseguono scopi di utilità sociale nel territorio di competenza della Fondazione, per iniziative o progetti riconducibili ad uno dei settori di intervento. 2) Chi non può presentare la richiesta per ottenere un contributo dalla Fondazione. Sono escluse dagli interventi della Fondazione le richieste: - di natura commerciale, lucrativa e che producano una distribuzione di profitti; - provenienti da imprese di qualsiasi natura con esclusione delle imprese strumentali e dei soggetti di cui alle lettere b), c) e d) del precedente punto 1; - provenienti da partiti e movimenti politici, da organizzazioni sindacali o di patronato e di categoria; - provenienti da persone fisiche, con l’eccezione delle erogazioni sotto forma di premi, borse di studio o di ricerca; - provenienti da soggetti che non si riconoscano nei valori della Fondazione o che comunque perseguano finalità incompatibili con quelle dalla stessa perseguiti. TERMINI DI PRESENTAZIONE DELLE RICHIESTE Le richieste di contributo potranno essere presentate nel seguente periodo: dal 1° luglio 2015 al 30 settembre 2015. Le richieste di contributo che perverranno dal 1° luglio 2015 al 30 settembre 2015 saranno esaminate entro il 31 dicembre 2015. Le richieste dovranno essere indirizzate, a mezzo
lettera raccomandata A.R., alla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, Corso C. Tacito, 49 - 05100 Terni, ovvero a mezzo P.E.C. (fondazione.carit@pec.it), ovvero raccomandata a mano che potrà essere consegnata presso gli uffici della Fondazione all’indirizzo sopra indicato, rigorosamente in busta chiusa, dal lunedì al venerdì dalle ore 11,30 alle ore 13,00. Il richiedente dovrà presentare la documentazione richiesta dalla Fondazione. Per la presentazione delle richieste, la modulistica è disponibile e scaricabile dal sito internet della Fondazione www.fondazionecarit.it. Tutti i dati forniti saranno trattati nel rispetto delle previsioni del D.Lgs. 196/2003 per le sole finalità legali ed amministrative della Fondazione. SONO ESCLUSE LE RICHIESTE relative a progetti proposti da organizzazioni di volontariato che possono beneficiare di erogazioni da parte del CE.S.VOL.; relative a erogazioni generiche e/o a copertura di disavanzi economici e/o finanziari pregressi. ESAME DELLE RICHIESTE La Fondazione potrà discrezionalmente: 1. accogliere integralmente o parzialmente la richiesta di contributo; 2. definire le modalità e la cadenza di erogazione del contributo concesso; 3. riservarsi di richiedere ulteriore documentazione, anche in momenti successivi alla conclusione del progetto, e compiere ogni accertamento che ritenga opportuno; 4. riservarsi il diritto di accesso nei luoghi ove si realizza il progetto o si svolge l’attività e la facoltà di controllare in loco lo stato di avanzamento dei lavori. OBBLIGO DELLA RENDICONTAZIONE L’erogazione delle risorse deliberate per l’intervento è effettuata sulla base della presentazione di quanto di seguito indicato: originale, o copia conforme all’originale, dei giustificativi fiscalmente regolari delle spese sostenute per la realizzazione dell’intero progetto finanziato. Le stesse dovranno essere elencate in apposita distinta. I pagamenti eseguiti dal beneficiario delle erogazioni ai fornitori o prestatori di servizi potranno essere considerati validamente nel rendiconto soltanto se comprovati da allegata idonea documentazione attestante l’effettuazione della liquidazione delle spese a mezzo bonifici bancari o altri sistemi di sicura tracciabilità; impegno del richiedente a presentare alla Fondazione, entro 60 giorni dall’approvazione, i bilanci consuntivi dell’anno in cui è stato richiesto il contributo e dell’anno in cui è stato erogato; relazione finale contenente informazioni esaurienti in merito alla realizzazione del progetto e allo specifico utilizzo del contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni; rassegna stampa relativa al progetto; documentazione fotografica relativa al progetto. REVOCA DELLE EROGAZIONI La Fondazione potrà revocare l’assegnazione qualora: a) siano accertati i motivi che inducano a ritenere non possibile la realizzazione o la continuazione del progetto o del sostegno; b) sia accertato, all’esito della verifica della rendicontazione, l’uso non corretto dei fondi erogati; in questo caso la Fondazione potrà in qualsiasi momento disporre l’interruzione della contribuzione e richiedere la restituzione delle somme già eventualmente versate; c) il soggetto beneficiario non abbia dato seguito ai contenuti del progetto proposto ovvero alle eventuali indicazioni della Fondazione per la sua realizzazione; d) il soggetto beneficiario non abbia concertato con la Fondazione le attività di comunicazione relative al progetto; e) sia accertata l’esistenza di ulteriori contributi di altri Enti non precedentemente dichiarati. IL PRESIDENTE (Mario Fornaci)
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La Callafredda e... le manutenzioni Con il termine Callafredda ( Arrabbiaticcio, Guasto, Bruciarella)si intendeva, e per chi ama la terra ancora si intende, una situazione particolare che si verifica in estate. Dopo molti giorni di sole a picco e di caldo asfissiante alla fine sopraggiunge il primo temporale estivo. La terra rovente, l’uomo, gli animali e la vegetazione assetata sembrano trattenere il respiro in attesa che le nubi nere, gravide di pioggia, dissetino tutti e riportino la temperatura a livelli sopportabili. Si fa quasi buio e al primo lampo si aprono le cataratte del cielo provocando scrosci di pioggia che sferzano campi, boschi e abitazioni. Giovanni Pascoli ha descritto mirabilmente questo evento con i primi versi della poesia Il lampo: E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: .. . Non di rado ai violenti temporali si può associare la grandine e la forza associata a questi eventi è tale che il terreno riarso non ha il tempo di assorbire tutta l’acqua, per cui si formano ruscelli torbidi di terra che scendono velocemente verso la valle. Di conseguenza si verifica che lo strato di terra superficiale bagnandosi si raffredda, mentre gli strati più bassi rimangono molto caldi, da qui il nome del titolo. In queste condizioni il contadino accorto si astiene dall’arare il terreno, perché l’esperienza atavica gli dice che se lo facesse avrebbe notevoli cali della produttività per più anni. Infatti l’aratura va fatta “in tempera”, cioè la terra rivoltata dal vomere dell’aratro deve essere omogenea, o tutta asciutta o tutta “temperata”. Se invece fosse parte bagnata e parte asciutta come nella Callafredda, il terreno verrebbe successivamente coperto dalle erbe infestanti e il raccolto di qualunque semente pregiata risulterebbe scadente per anni. Allora i contadini di una volta, in caso di Callafredda, si astenevano perfino dal camminare sui campi finché il terreno non fosse completamente asciutto o finché una pioggia meno violenta e più persistente non avesse bagnato il suolo in profondità. Cosa faceva il contadino nell’attesa di poter arare? Si riposava? Niente affatto: faceva le manutenzioni. Ripuliva le strade sterrate interpoderali dai rovi e dalle piante che erano cresciute troppo ostruendo il passaggio dei carri, spianava il fondo stradale lesionato dai ruscelli temporaleschi e aggiungeva grosse pietre nelle zone melmose in modo che le ruote non affondassero. Ripristinava i canali di scolo trasversali alla strada in pendenza e interrati dal temporale e ripuliva a zappa e pala il piccolo fosso di drenaggio ai lati della medesima; altrettanto faceva ai fossi al lato di ogni appezzamento di terreno. Addirittura gli stradini, operai della manutenzione stradale pagati dalle Province, indossata la giacca di tela cerata, detta l’incerata, a temporale ancora in corso, correvano a deviare ruscelli di acqua e fango nel tratto di loro competenza, onde impedire l’ulteriore danneggiamento della carreggiata. Altrettanto facevano i contadini mettendosi in testa un sacco vuoto di juta sistemato a cappuccio che riparava solo pioviggini e così bardati, come frati cappuccini, deviavano corsi d’acqua estemporanei che potevano trascinare il poco terreno fertile delle colline verso la valle. Ovviamente i lavori esterni iniziavano dopo aver controllato i tetti della casa e della stalla, per vedere se il vento o la grandine avevano fatto qualche danno spostando o rompendo i coppi ricurvi. Finiti i lavori più impellenti, se c’era ancora tempo, si ribattevano le falci fienaie, dette falcioni, le piccole falci da erba e quelle a lama più lunga usate per mietere il grano. Ribattere le falci voleva dire martellare la lama sopra un’apposita piccola incudine infilata per terra o su un piccolo legno, usando uno speciale martello di ferro fatto apposta per affinare la lama. Tutto ciò per risparmiare qualche soldo con l’arrotino che passava ogni due o tre mesi cavalcando la sua bicicletta attrezzata all’uopo, con tanto di cavalletto e ruota a smeriglio. Oggi si fanno le manutenzioni a callafredda o col bel tempo? Basta guardarsi intorno per avere la risposta. Qualcosa si fa, quasi sempre in ritardo sui tempi dettati dalla natura. Spesso si agisce sotto l’imperio dell’urgenza quando i tombini saltano per la pioggia e per l’intasamento delle foglie o quando si allaga un sottopasso. Sopra i tetti crescono piante di ogni tipo: dalla verdura che secca appena smette di piovere, alla parietaria e al fico che resistono incuneando le loro radici nel profondo dei muri. Non parliamo poi delle linee telefoniche o delle strade sterrate in mezzo ai boschi! Basta guardare le foto allegate! Vittorio Grechi
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Ma r ia Vitto r ia Petr io li
Uno dei gioielli di Terni e dell’intero Paese. Fa parte della redazione del magazine La Pagina e del direttivo della Associazione Culturale La Pagina ed è la preziosa animatrice dell’Ateneo Giovani. Stupenda. GR 30
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