Numero 4 ottobre 2014
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
Q u a n t o è b e l l a Te r n i !
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Circa 30 anni fa mi trovavo con la mia famiglia in un ristorante di Berlino. Venni servita da un cameriere di Rieti che, saputo che eravamo italiani e di Terni, spalancò la bocca in un sorriso che arrivava fino alle orecchie ed estasiato esclamò: Quanto è bella Terni! Rimasi anche io a bocca aperta per la sorpresa e attribuii l’espressione alla nostalgia dell’emigrante che, della patria lontana, trasforma in bellezza ciò che bello non è. In quella occasione mi venne in mente la poesia di Furio Miselli: Prima Terni, po’ Londra e Parì! L’impeto e il canto, pensai, di un vecchio ternano innamorato delle propria città, amareggiato per la Terni che cambiava in seguito all’industrializzazione. Due nostalgici pensai. Tutti dicono che Terni è brutta. I giudizi più positivi la definiscono città moderna e dinamica. Quel cameriere però aveva gettato in me un seme malandrino che non ha esitato a crescere. Tornai a casa non come ternana, ma come un viaggiatore che voleva scoprire e conoscere una città mai vista. Da allora è cominciata una ricerca che è durata per anni: ho voluto conoscere e far conoscere la città ai ternani e oggi posso dire che Terni “è bella”. Lo so che Firenze, Venezia, Siena, Roma, Assisi sono splendide. Noi però dobbiamo scoprire la bellezza che è nella nostra città e diventarne orgogliosi. Dobbiamo smetterla di essere i cittadini perennemente brontoloni e distratti. Dobbiamo diventare viaggiatori, turisti nella propria città. Ecco il motivo per cui ho intitolato la mia rubrica su La Pagina “Se un viaggiatore...” e inizio sempre con questa affermazione di Marcel Proust: Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. Dobbiamo veramente imparare a vedere con nuovi occhi. Orvieto è orgogliosa del proprio Duomo, Assisi della propria Basilica, Perugia del suo palazzo dei Priori, Gubbio del suo palazzo dei Consoli. Noi dobbiamo imparare a essere orgogliosi di una serie di particolari che sono finora sfuggiti al nostro occhio disattento e indifferente, assuefatto alla fabbrica. Cominciamo col guardare la chiostra dei monti che circondano la città. Uno spettacolo che ha entusiasmato i viaggiatori del Grand Tour. Provate un attimo a mettervi nei panni di chi, superate le gole di Narni, vede aprirsi una pianura circondata da un anfiteatro di monti superbi (“catene adamantine” le definiva Anne Müller): La valle tra Narni e Terni è lo spettacolo più bello che si possa immaginare. Il Nera vi serpeggia con le sue curve; gli alberi qua e là lo fanno assomigliare a un grande giardino racchiuso tutt’intorno dalle montagne. (Volkmann). Guardiamo un attimo questo panorama, i paesini abbarbicati sulle alture, le ville pedemontane e poi guardiamo la città. Dove è la bellezza di Terni? È nelle tante chiese che rivelano interessanti e pregevoli cicli di affreschi. Un esempio per tutti la cappella Paradisi in San Francesco con le sue storie del Giudizio universale di dantesca memoria. È nei pregevoli dipinti della Pinacoteca: ricordiamo la Pala dei Francescani di Piermatteo d’Amelia o l’Incoronazione della Vergine di Benozzo Gozzoli, tra le più belle in Italia di questo artista. Ma ricordiamo soprattutto quell’artista naif che fu Metelli, il ciabattino ternano che ha raccontato storie, personaggi, panorami di Terni con mano geniale. È nei severi ed eleganti palazzi nobiliari che numerosi accompagnano le vie del centro storico e che conservano all’interno (purtroppo spesso non visibili) stanze decorate magistralmente. È nei tanti antichi portali, nelle finestre incorniciate, nelle decorazioni liberty di alcuni palazzi, come quelle della deliziosa palazzina Alterocca in corso Tacito. È negli zampilli d’acqua che ingentiliscono le piazze o nelle vecchie fontanelle in ghisa rimaste in alcuni angoli del centro.
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ASSOCIAZIONE CULTURALE LA PAGINA MOSTRA ORNEORE METELLI - F o n d a z i o n e C a r i t VIA ANASTASIO DE FILIS S clerosi multipla, la mia vita per la rinascita - F D e S i l v e s t r i DANTE ALIGHIERI, LA DIVINA COMMEDIA E GLI UCCELLI CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE NERA COMUNE DI TERNI - S Bucari LICEO CLASSICO - A B reg l i o zzi , V C ro ce, C Ber nardinangeli Alla scoperta di... - L Santini Pet therapy - In campo per il sorriso - M Schenardi La pallavolo femminile gioia degli italiani - B Montesi STUDIO DI RADIOLOGIA BRACONI
È nel contrasto tra antico e moderno, nei resti della romana Interamna -splendido municipio-, delle torri medievali (pensate: una volta erano ben 300!) e delle mura antiche, nel color ocra dei palazzi che sembrano catturare il sole, nel gioco della pietra sponga e delle lavorazioni in ferro che ha caratterizzato l’architettura di Ridolfi nella ricostruzione postbellica. È nei quartieri medievali completamente risanati e riportati a un nuovo decoro. È nelle aree riconquistate alle distruzioni della guerra e abbellite da edifici e arredi moderni, anzi modernissimi, come la torre della Bibliomediateca o il nuovo ponte sul Nera. È nel verde dei giardini e dei viali, un verde che fa respirare e abbellisce la città (una con la maggior quota di verde per abitante in Italia). È in quel meraviglioso obelisco di Pomodoro, una delle più belle opere dell’artista che svetta all’ingresso di Terni e occhieggia con il busto di Tacito, lo scrittore ritenuto originario di Terni che si staglia in mezzo a una cortina di verde posta a semicerchio. È nella possibilità di rileggere squarci di passato significativi o entusiasmarsi per la modernità di certi monumenti. La storia antica e moderna si incrociano e si compenetrano. Se le fabbriche hanno stravolto la città, l’hanno ampliata a macchia d’olio, molte di esse sono state riusate, trasformate e divenute sedi di musei, di centri culturali. L’archeologia industriale ci ha regalato un vero e proprio monumento: la grande Pressa davanti alla stazione rappresenta anni di storia e di trasformazioni e oggi sembra un gigante buono che racconta ai ternani la propria favola antica. La bellezza di Terni è anche nella vivibilità stessa della città. La sua forza è in una pacata possibilità di passeggiare per le strade, sedersi nelle panchine del centro storico o dei giardini o dei caffé, incontrare ogni giorno persone, conversare, magari parlando di acciaieria o di Ternana o delle solite cose che non vanno. A misura d’uomo, diremmo: una frase abusata, ma non scontata. So benissimo che ci sono cose che vanno risolte o migliorate; problemi che vanno affrontati con decisione. Nessuna città è esente da difetti. Quello che però voglio ribadire con forza è che non siamo abituati a vedere le cose belle di Terni: ci soffermiamo solo su quelle che non vanno o che riteniamo brutte, bofonchiando in continuazione come vecchi scontenti. È vero, la fabbrica ha stravolto l’antica città, la sua economia, il suo tessuto sociale e urbano. I fumi sono stati una triste aggiunta a quella visione di panorami della città decantata dai viaggiatori del Grand Tour. Ma Terni ha saputo cambiare. Architetti, ingegneri, artisti, hanno ristrutturato, risanato, valorizzato antichi edifici e quartieri; al contempo hanno creato nuovi spazi, nuove strutture che vivono in simbiosi con la vecchia città. Hanno fatto una città bella. Grazie. Una ternana: Loretta Santini
LA PAGINA UMBRIA
Mensile di attualità e cultura
Registrazione n. 2/2014 presso il Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni
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Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 07441963037 - 3936504183 - 3465880767 - 3482401774
A t e n e o Di nuovo insieme per continuare la nostra esperienza dell’Ateneo. Come sempre noi vogliamo: * fare cultura * stimolare la conoscenza e coltivare la mente * porsi dei perché e quindi fare ricerca * cercare di dare risposte (e se non le sappiamo le cercheremo) * esercitare il dubbio Per quale motivo? * per liberarci dai dogmi e dalle superstizioni * per renderci uomini liberi, poiché, come diceva Epitteto “Solo l’uomo colto è libero”. L’Ateneo si articolerà in diverse conversazioni sui temi già presentati lo scorso anno ed altri nuovi, in conferenze su argomenti di interesse attuale e su una sezione dedicata esclusivamente alla città di Terni comprensiva della conoscenza della città (la sua storia, le sue bellezze e i suoi problemi) e delle proposte per renderla non solo più bella, ma anche più presente, a livello internazionale, nel campo della cultura. Vi aspettiamo numerosi. Aspettiamo anche le vostre proposte e i vostri perché.
Non prendere scorciatoie. Se vuoi emozioni, assumi cult u r a . Ottobre - Novembre 2014 Ottobre Mercoledì Martedì Venerdì Martedì
15 ore 18/20 21 ore 17/19 24 ore 18 28 ore 17/19
Novembre Martedì 4 ore 17/19 Mercoledì 5 ore 17/19 Giovedì 6 ore 17/19 Martedì Martedì Giovedì
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Immagini (post)coloniali - V. Gravano, G. Grechi Presentazione programmi culturali 2014/2015 Medicina estetica oggi - A. Tracchegiani L’irrazionale che è in noi - V. Policreti, G. Raspetti La sacralità dei boschi - B. Petrollini Giocando con la salute - A. Grasso Terni vista attraverso le mappe - L. Santini Terni raccontata dai viaggiatori del Grand Tour - S. Mazzilli Il nostro territorio milioni di anni fa - P. Rinaldi, L. Santini L’ambiente e i suoi problemi - F. Frontini La galaverna e la nebbia a Terni - V. Grechi Acque superficiali e sotterranee - P. Rinaldi Liberalismo e tolleranza - S. Mazzilli, M. Ricci
Ogni venerdì, dal 14 Novembre, ore 18-19: I Classici - Presentazione e lettura di R. Segoloni Mercoledì 15 ore 17 Primo incontro per corsi di italiano I corsi di lingua araba, cinese e portoghese inizieranno nel gennaio 2015. Prenotarsi, prego. 3
Mostra
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Orneo
re Metelli
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TERNI Unione Sportiva Acli di Terni Via De Filis 7C Tel. 0744 422095 FAX 0744 430959 L'Unione Sportiva Acli promuove lo sport per tutti ed è riconosciuta come Ente di Promozione Sportiva e fa parte del Comitato Olimpico Nazionale Italiano - CONI. Costituita a livello nazionale nel 1966, inizia l'attività nella provincia di Terni nel 1974. Associazione specifica delle Acli nazionali ha 350.000 iscritti a livello nazionale e 1992 soci a livello provinciale con 23 società sportive affiliate. 6
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Possenti era in Via De Filis 10
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Sclero la mia vita Ed eccoci di nuovo qui. Questa volta vorrei parlarvi di come abbia affrontato insieme ad un gruppo di veri amici (non posso chiamare in altro modo chi disinteressatamente mi ha aiutato) la questione legata a tutti i piccoli passi avanti che ho fatto nel cammino verso l’uscita dal tunnel della malattia. All’inizio devo dire che le nebbie erano molto fitte e ad ogni problema risolto se ne sostituivano altri due o tre di sempre maggiore difficoltà. Per fare un esempio basti pensare che quando individuavamo una sostanza neuroprotettiva come la semplice lisina (aminoacido), il punto diventava la posologia e visto che ne sarebbe servita una grande quantità per garantire un effetto reale, immediatamente eravamo costretti a scartarla (chi avrebbe assunto 12 compresse di lisina al giorno senza sapere se avrebbe portato un beneficio?). Era diventata una corsa a chi individuava la sostanza migliore, la meno onerosa, quella con meno effetti collaterali, insomma, iniziava a montare un certo sconforto aumentato dal senso di inutilità delle nostre ricerche. Ma come sempre e per fortuna dietro le nuvole c’è sempre il sole e la nostra tenacia è stata premiata. Dopo un iniziale ma significativo miglioramento dato dall’assunzione di una statina idrofila, è finalmente giunta la prima vera illuminazione di cui è stato possibile parlare e confrontarsi in maniera che non fossero solo idee generiche ma dotata di applicazione e riscontri pratici. Se una statina idrofila aveva un certo effetto benefico sull’organismo, probabilmente era dovuto al generale impiego della statina. Quello che ha dato la svolta è stato però l’uso di un altro tipo appartenente alla grande famiglia, la regina delle statine lipofile, l’atorvastatina (tanti mi avevano detto che aveva un effetto negativo sulla muscolatura con rabdomiolisi et similia), sulla quale inaspettatamente riuscivo a trovare molta letteratura scientifica che la indicava come neuroprotettrice! E allora via! Partita la maratona verso un nuovo traguardo, con l’obbiettivo di trovare qualcosa di valido per non dover più sottoporre il corpo allo stillicidio delle iniezioni, dei dolori, diurni e notturni, nonché a continue e umilianti corse verso il bagno, cercando di riuscire ad evitare l’imbarazzante situazione che ben potete immaginare. Eh già, anche se si cerca di minimizzare, ostentando sicurezza, in ogni caso certe situazioni riescono a limitare di molto l’autonomia e di conseguenza l’autostima di chi è affetto da una qualsiasi malattia autoimmune (sul termine parlerò più avanti...). La domanda era sempre la medesima: come fare ad arrestare il decorso della malattia e magari invertire la spirale verso il basso? Siccome ho sempre avuto fiducia nell’intelligenza e nello spirito creativo tipicamente italiano, ho iniziato a confrontarmi con persone ben più preparate di me nel settore farmacologico, biochimico e medico; proprio da ognuno di loro sono riuscito ad avere una mole
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impressionante di informazioni riguardanti la sclerosi multipla e le varie ricerche correlate. Nella mia testa però, ormai condizionata da anni di esercizio della professione forense, rimaneva un pensiero costante: possibile che con tante ricerche non abbiano ancora capito nulla né sull’origine né sulle cure? E ancora: non sarà che forse conviene di più continuare a darci i farmaci piuttosto che curarci (in fondo 2,7 milioni di malati, 12 mesi all’anno...mah)? Ma no, che malpensante! In ogni caso, visto che non sono abituato ad arrendermi, ho deciso di guardare anche le ricerche meno accreditate, convinto del fatto che in ogni caso potesse valere la pena ascoltare anche persone fuori dal coro. Detto fatto. Immediatamente scoprivo come una vasta cerchia di medici (per lo più americani) attribuisse alla candida albicans e ad un’intossicazione cronica di natura alimentare la causa della sclerosi multipla e di altre patologie autoimmuni. Vi risparmio tutta la teoria e la pubblicità sui risultati avuti dai medici di cui sopra, limitandomi a dire che il loro protocollo funzionava abbastanza bene, riducendo il gonfiore addominale (quindi forse era vera la teoria della candida albicans) e quasi annullando del tutto i dolori articolari, conquista assolutamente esaltante! Siccome però sono un testardo incosciente, decidevo di associare al trattamento anticandida anche l’atorvastatina. Risultato: pancia piatta, debolezza e aumento della zoppìa, ottimo sotto il profilo estetico ma decisamente poco funzionale visto che l’obbiettivo era camminare, non andare a mostrare come fossi dimagrito. In ogni caso dovevo prendere atto di due fattori importanti: primo che entrambe le vie davano risultati positivi, secondo che la loro unione provocava su di me un notevole indebolimento e siccome credo sia utile raccogliere ogni dato, buono o cattivo che sia, cercavo comunque di continuare sulla strada della ricerca avendo a disposizione la migliore tra le cavie: me stesso. Non troverete mai un medico che vi suggerisca il “fai da te” e questo con ogni ragione, per cui prima di sottopormi ai miei folli autoesperimenti avevo sempre l’accortezza di chiedere quantomeno se fossero rischiosi e se sì a quale livello. Chissà cosa pensavano al laboratorio analisi privato cui mi rivolgevo ogni settimana per fare la analisi... certo mi avranno preso per ipocondriaco (Molière docet col suo malato immaginario)! Un giorno però, grazie ad un amico di quelli sopracitati, ricevevo una dritta su una possibile combinazione farmacologica che pareva essere molto promettente e così iniziavo a studiare sia la combinazione delle varie molecole (che, prese singolarmente, sembravano tutto tranne che utili), sia la possibile applicazione su modello murino (I topi opportunamente trattati n.d.a.) che era già stata sperimentata su un campione limitato.
si multipla, per la rinascita Da lì iniziò una sorta di delirio febbrile. Mosso dai risultati avuti da un gruppo di ricercatori universitari decisi di iniziare a mia volta lo stesso tipo di sperimentazione, investendo su essa le mie (misere) sostanze, certo che avrebbe portato dei risultati strabilianti. La realtà però è molto più dura della fantasia per cui immediatamente mi scontravo con la burocrazia la quale mi faceva sapere come un privato, senza titoli accademici o un’università o una casa farmaceutica alle spalle, pur investendo di suo, sarebbe stato destinato a non veder riconosciuti i propri sforzi. A che serve aiutare e scoprire se non rende né gloria né denari a chi ne ha diritto? E non parlo dei ricercatori che lo fanno per passione, non parlo dell’inventore, né dei malati ma di chi sta in alto, che solo ed unico ha il diritto di scoprire o sfruttare le novità o le scoperte (avevo già detto di Galileo vero?). Spero mi sia perdonato lo sfogo di cui sopra ma siccome lo scrivente appartiene alla casta dei malati mi pare legittimo e comprensibile. In ogni caso visto che si era arrivati a discutere non
tanto della validità della ricerca, che stranamente nessuno metteva in dubbio, bensì di chi avrebbe avuto diritto allo sfruttamento commerciale del risultato e alla gloria connessa, devo dire che iniziavo davvero a diventare sospettoso (nessun dubbio e si parla già di denaro e gloria?), per cui decidevo di percorrere la via più drastica: la cavia sarei stato IO! Non vi voglio tediare con l’esporre quali metodi abbia dovuto usare per riuscire ad effettuare la sperimentazione di cui ho parlato poc’anzi ma vi posso dire che a mio sommesso avviso quando uscirà l’articolo scientifico che sono riuscito finalmente a preparare grazie all’aiuto di un ingegnere biomedico, di un chirurgo e un neurologo tutti di chiara fama, credo si solleverà una vera tempesta: contiene la dimostrazione di come i metodi usati sino ad oggi siano inutili e spesso dannosi e come la soluzione possa essere più facile ed economica del previsto. Il tutto in ogni caso a dimostrazione della cosa più semplice del mondo: il corpo va aiutato a guarire e non guidato sulla via dell’autodistruzione. Fabrizio De Silvestri
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Cons or zio di B on Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it
Il Consorzio di Bonifica Tev IRRIFRAME : la tecnologia
In Italia l’apporto di acqua alle colture, a differenza degli altri Paesi europei, è un fattore della produzione irrinunciabile per l’economia delle aziende agricole. L’irrigazione e le produzioni di qualità sono motore per la crescita economica e lo sviluppo occupazionale. L’indispensabilità dell’irrigazione è cresciuta negli ultimi anni, anche per l’effetto del cambiamento climatico. Ciò ha provocato un sensibile incremento delle necessità d’acqua per le colture, determinando un conseguente aumento dei costi di produzione, in coincidenza con l’innalzamento dei costi energetici per il sollevamento dell’acqua e con la riduzione, pressoché generalizzata, della remunerazione delle produzioni agricole. I Consorzi di Bonifica ed il settore agricolo hanno reagito con una serie di importanti innovazioni tecnologiche e gestionali, che hanno portato ad un rapido ammodernamento e ad un incremento nell’efficienza nell’uso dell’acqua. Il Consorzio Bonifica Tevere Nera ha aderito al progetto denominato IRRIFRAME promosso dall’ANBI, l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica, volto a realizzare un sistema che garantisca il miglior utilizzo delle risorse idriche. Con una costante collaborazione tra i consorziati e l’Ente di Bonifica, che rileva la disponibilità idrica nei diversi momenti, sarà possibile gestire razionalmente l’irrigazione: tramite un sms od una mail il consorziato riceverà dati di consiglio irriguo che si basano sul bilancio suolo/pianta/atmosfera e sulla convenienza economica dell’intervento, nonché sul volume d’acqua ottimale. Le informazioni saranno coerenti sia con la disponibilità d’acqua sia con le caratteristiche gestionali e funzionali del distretto irriguo. Decidere in quale momento sia più opportuno irrigare ha una valenza economica importante, giacché evita sprechi di acqua inutili. Il Consorzio di Bonifica tramite la piattaforma Irriframe disporrà dei dati di umidità del terreno, delle informazioni meteorologiche che arriveranno da stazioni poste in luoghi strategici del comprensorio. Tutto ciò permetterà una gestione delle turnazioni 12
ancora più efficiente e razionale. Oggi IRRIFRAME è il servizio di informazione irrigua di maggiore diffusione in Italia ed in Europa. L’informazione precisa e personalizzata sul momento ottimale di intervento irriguo e sul volume d’acqua, consente al Consorzio di fornire agli agricoltori, assieme all’acqua, anche i criteri per un suo uso razionale, economico ed efficiente. IRRIFRAME è attualmente adottato da 38 Consorzi di Bonifica italiani , coprendo circa il 50% della superficie irrigabile nazionale. Le regioni interessate sono Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio Abruzzo, Puglia, Basilicata e Calabria.
ific a Te v e re Ner a
ere Nera realizza il progetto vere che fa risparmiare l’acqua
Ciò significa che su circa 1.600.000 ettari è possibile risparmiare fino al 25% del fabbisogno idrico. Si stima che il risparmio idrico ottenuto sia di circa 100 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, con l’obiettivo di raggiungere i 500 milioni nei prossimi anni. L’ultimo censimento agricoltura Istat ha mostrato che le aziende agricole, in pochi anni, hanno ridotto consistentemente l’uso del metodo irriguo per scorrimento, caratterizzato da una bassa efficienza dell’acqua, sostituendolo con i metodi tubati in pressione, come aspersione e microirrigazione, di elevata efficienza di applicazione alle colture. L’irrigazione a goccia è ormai impiegata su 422.000 ettari di superficie ed in alcune
Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
regioni, come la Puglia e la Basilicata, è il metodo irriguo più impiegato. L’uso razionale dell’acqua irrigua, consentito da Irriframe -precisa Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I.- può soddisfare in maniera precisa, efficace e certificata le prescrizioni dell’Unione Europea, legate alla buona gestione dell’acqua in agricoltura. Per questo, puntiamo all’estensione del sistema, grazie anche al Protocollo d’Intesa stipulato con il Ministero Politiche Agricole Alimentari Forestali attraverso l’Istituto Nazionale di Economia Agraria. L’ANBI sin dal 2011 ha messo a punto il sistema Irriframe per consentire di fornire utili indicazioni sul momento migliore e sul corretto volume per irrigare; tali indicazioni si basano su disponibilità idrica, caratteristiche dell’impianto irriguo consortile, sistema aziendale per l’irrigazione, condizioni climatiche, caratteristiche del suolo, tipo di coltura e relativa fase fenologica. Il 2014 -prosegue Gargano- è il terzo anno di gestione ordinaria di Irriframe ed abbiamo provveduto ad incrementare ulteriormente le caratteristiche del sistema, prevedendo di ampliare le attuali categorie di impianti irrigui, cioè scorrimento, aspersione e microirrigazione, con una quarta categoria, che fa riferimento all’aspersione, ma che permette di includere impianti come, ad esempio, i pivot, che hanno caratteristiche sensibilmente differenti. La rete irrigua italiana serve 3.363.273 ettari di campagne, grazie a 35.850 chilometri di canali, cui vanno aggiunti 47.637 chilometri di alvei, che servono anche a “scolare” i terreni e 53.442 chilometri di condotte tubate. Dall’irrigazione -conclude Gargano- non solo dipende l’84% del made in Italy agroalimentare, ma buona parte dell’equilibrio ambientale del Paese, nel quale rientrano a pieno titolo anche le potenzialità di produzione microidroelettrica, offerte dagli oltre 180.000 chilometri di corsi d’acqua, gestiti dai Consorzi di bonifica e d’irrigazione.
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A s s e s s o r a t o
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Ste f ano Bu cari Assessore ai Lavori pubblici
La riqualificazione di Piazza Tacito Metà della piazza è destinata a viabilità e a parcheggi, l’altra metà è per gran parte pedonalizzata, tranne il lato ovest dove transitano i mezzi pubblici e il traffico veicolare che entra nella zona a traffico limitato. Inoltre è caratterizzata dalla presenza di quattro aiuole rettangolari occupate da filari di lecci ed elementi di arredo urbano. Al centro della piazza si trova la più importante fontana di Terni, impreziosita dai mosaici realizzati su disegno dell’artista Corrado Cagli. Lo stralcio progettuale, in particolare, si è occupato esclusivamente della parte sud della piazza, per gran parte già pedonalizzata, che collega la fontana dell’architetto M. Ridolfi con Corso Tacito. La superficie complessiva dell’intera piazza è di circa 7.800 mq, mentre la parte che è stata interessata dai lavori è di circa 3.500 mq ed è relativa ad una porzione che era già stata sistemata a seguito della realizzazione di un parcheggio interrato privato su suolo pubblico, ma che presentava alcuni aspetti non sufficientemente risolti, quali pavimentazione pedonale e stradale ed elementi di arredo urbano. Per quanto riguarda l’altra parte della piazza, per gran parte dedicata al traffico veicolare privato e pubblico, i lavori di riqualificazione riguardano un successivo stralcio funzionale previsto nel Piano triennale delle opere pubbliche. La riqualificazione complessiva della piazza ha risposto alla duplice esigenza di migliorare gli aspetti architettonici ed ambientali attraverso il completamento degli interventi già iniziati in concomitanza con la realizzazione del parcheggio interrato. I lavori eseguiti hanno riguardato il rifacimento delle reti di smaltimento delle acque piovane, il completo rifacimento delle pavimentazioni pedonali, il rifacimento delle parti carrabili, la sistemazione delle aiuole esistenti, il rifacimento e l’implementazione dell’illuminazione pubblica, l’inserimento di nuovi elementi di arredo urbano. Particolare attenzione è stata posta nel rendere completamente accessibile la piazza anche inserendo, per la prima volta, accorgimenti per la completa fruibilità di persone non vedenti o ipovedenti. A tal fine, è stato inserito nella nuova pavimentazione un percorso tattile realizzato secondo le linee guida del sistema LOGES-VET-EVOLUTION, un sistema che è stato progettato allo scopo di contribuire in maniera rilevante a favorire gli spostamenti autonomi e sicuri dei non vedenti e degli ipovedenti, ed anche a facilitare gli anziani, la cui acuità visiva è di solito notevolmente ridotta. Proprio a beneficio di ipovedenti e non vedenti, è previsto che gli elementi tattili siano anche contrastati cromaticamente sotto l’aspetto del coefficiente di luminanza (contrasto chiaro-scuro). Il percorso guidato per disabili visivi verrà completato a breve con l’installazione di 3 mappe tattili a rilievo posizionate nei tre punti di accesso alla piazza (via Mazzini, Corso Tacito, via C. Battisti).
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Per quanto riguarda l’arredo urbano, la piazza è stata dotata di ulteriori otto sedute che hanno implementato le due già presenti riproponendo per quest’ultime gli stessi materiali e motivi stilistici di quelle esistenti (piano seduta in travertino e montanti di sostegno in acciaio) e di tre nuove fioriere di misura variabile rivestite con lastre di acciaio spazzolato, intervallate con pali di illuminazione di arredo. Per ostacolare ulteriormente l’accesso delle automobili nell’area pedonale sono stati installati circa 40 dissuasori in acciaio inox. Dal punto di vista quantitativo l’intervento ha consentito di riqualificare aree pedonali per circa 3.000 mq, oltre a sistemare ulteriori 500 mq di aree destinate al traffico veicolare. Durante la progettazione sono stati affrontati alcuni temi specifici quali l’illuminazione pubblica con l’ASM, azienda responsabile del servizio a Terni, e quello relativo ai percorsi per persone non vedenti ed ipovedenti con l’associazione INMACI. Il costo totale dell’intervento, comprese le somme a disposizione, ammonta a complessivi € 599.960 comprensivi di € 88.000 utilizzati per il recupero della fontana di M. Ridolfi.
L a v o r i
P u b b l i c i
Piazza dell’Olmo torna alla città Dalla storia della piazza ci arriva l’immagine di un luogo ricco di vita a qualsiasi ora della giornata: agli svaghi notturni, si affiancava un intenso movimento diurno a causa delle attività produttive e di intrattenimento che popolavano la piazza. Piazza dell’Olmo si rivela simbolo e testimone della cultura tradizionale ternana che fonda le sue radici in età antica, preromana e che attraversa i secoli, giungendo fino a noi arricchita dai contributi di veri e propri pezzi di storia artigiana e post-industriale. Lo stato in cui versava la piazza, sembrava perdere il contatto con questi caratteri e valori storicamente acquisiti, compromettendone l’identità stessa di spazio pubblico. Il progetto fa perno proprio su questi caratteri e li palesa per mezzo di alcuni accorgimenti estetici. La pavimentazione della piazza assume un ruolo fondamentale nel recupero dell’identità del luogo: i blocchi di porfido sono orientati secondo un’inclinazione di 40° rispetto al Nord, puntando verso Carsulae, la nostra area archeologica di riferimento ancora misteriosa, ma che conserva le nostre origini più remote. Le luci a led color Magenta rimandano insieme ai vecchi fuochi delle fucine artigiane e dell’intrattenimento notturno. Sono 180, tutte ispezionabili, e si configurano come un cielo stellato: simbolo di culture antiche e del mito della notte. Le targhe in inox inserite nella pavimentazione riportano i nomi degli sponsor partecipanti. Sedute e viabilità: il progetto prevede una particolare disposizione dell'arredo urbano integrato con la copertura e con il disegno della piazza; garantendo una maggiore fruibilità da parte dei pedoni e, al contempo, il passaggio dei mezzi di soccorso e delle auto dei residenti. Al centro l'aiuola lascia la fontanella e una piccola insenatura (quella esistente) che separa l'aiuola in due e lascia un passaggio ideale da una parte all'altra ricordando, così, il rito del “salto dei focaracci” che qui veniva rievocato durante la festa dell'Ascensione. La tensostruttura, che si sviluppa come un nastro che funge da copertura dei tavoli all'aperto dei locali, è una tensostruttura in tubolari di acciaio spazzolato e pvc telato, per esterni, ignifugo e antivandalismo. La sua particolare forma, nonostante copra in pianta una superficie rettangolare, offre ai passanti la possibilità di vedere ampie porzioni di cielo evitando l'effetto “tetto” che farebbe perdere l'idea di spazio pubblico all'aperto.
L’intervento di Piazza dell’Olmo -dichiara l’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Bucari- è di particolare rilevanza perché capace di coniugare agli aspetti del recupero architettonico e funzionale della piazza quelli di tipo economico. La particolarità di questo progetto è la capacità di coinvolgere le sponsorizzazioni private, che sono quasi tutte del territorio e che dimostrano ancora una volta lo stretto rapporto tra la città e il suo tessuto produttivo. Il fondamentale apporto economico degli sponsor rimarrà inciso nell’acciaio incastonato nel pavimento a testimonianza dello sforzo economico ma anche del messaggio che si vuole dare a tutti i cittadini e alle generazioni future, quello cioè dell’attaccamento alla propria città e alle proprie radici storiche, tra queste sicuramente Piazza dell’Olmo.
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Le vite parallele d
Il concorso dell’Associazione Italiana di Cult
Ci stupiscono sempre. Ci stupiscono perché siamo abituati a pensarli apatici, indifferenti, tristemente omologati o cinicamente disillusi, e invece sono pieni di vita, di idee, di sogni. Sono i giovani scrittori (per la verità, piuttosto scrittrici…) che hanno partecipato e vinto la quinta edizione del concorso per le scuole indetto dall’AICC di Terni “Vite parallele: personaggi a confronto”. Molti, come sempre, e di grande qualità, sia per l’originalità delle idee che per le soluzioni formali, gli elaborati giunti alla segreteria del Liceo Classico Tacito di Terni, sede dell’Associazione. Chi sono i vincitori? Ragazzi di oggi, che hanno capito che la lettura dona profondità, spessore all’esistenza umana, che hanno preso gusto a “guardare il mondo con mille occhi, anziché con due solo, e a sentire nella propria testa cento pensieri diversi, anziché uno solo” (S. Vassalli), che hanno preso alla lettera e assimilato l’insegnamento di Italo Calvino, il quale ci ricorda che “Il tuo classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui”. È proprio quello che la commissione giudicatrice ha trovato negli elaborati che iniziamo a pubblicare in questo numero. Si tratta degli elaborati che hanno meritato il primo e il secondo premio della Sezione Letteraria relativa al triennio della scuola secondaria superiore, rispettivamente di Camilla Bernardinangeli e di Sara Croce, entrambe studentesse del Liceo Classico “G. C. Tacito” di Terni. Rimandiamo al prossimo mese la pubblicazione degli elaborati del primo biennio e la cronaca della premiazione. Prof.s s a Annarita Bregliozzi Presidente dell’AICC di Terni Sezione riservata al triennio della Scuola Secondaria di secondo grado Tema: S’immagini il dialogo fra due illustri figure della civiltà occidentale (scrittori e personaggi, filosofi, uomini politici, condottieri, scienziati…), appartenenti l’una al mondo dell’antichità classica e l’altra ad un momento storico o ad una civiltà diversa, per quanto accomunate da un’esperienza biografica, un interesse, un ideale, un’aspirazione...
I VINCITORI S E Z I O N E L E TT E R A R I A BIENNIO SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO 1° classificato: ELENA RICCARDI (4^C del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni) 2° classificato: SOFIA FABRIZI (5^B del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni) 3° classificato: STELLA REALE (5^B del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni) TRIENNIO SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO 1° classificato: CAMILLA BERNARDINANGELI (2^D del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni) 2° classificato: VALERIA CROCE (Classe 2^D del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni) 3° classificato: VALENTINA SERNICOLA (Classe 2^D del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni) MENZIONI SPECIALI MICHELA LOLLI (5^B del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni) BEATRICE GIULI (1^D del liceo Classico “G.C. Tacito” - Terni)
SEZIONE GRAFICA MENZIONE SPECIALE CURATOLO MICOL (4^A del liceo Classico “G.C. Tacito” – Terni)
La cerimonia di premiazione del concorso AICC "Vite parallele: personaggi a confronto" si terrà il giorno 20 ottobre 2014 alle ore 16,30 presso la Sala Paolo Candelori della Fondazione CARIT (Palazzo Montani-Leoni). 16
dei ragazzi di oggi
tura Classica è giunto alla sua quinta edizione Una vita tutta per sé L’acqua scorreva rapida, nel tepore primaverile dei raggi del sole, e una calma apparente stanziava nell’aria tersa della campagna inglese. Virginia camminava a passo lento sulla sponda del fiume, e il riverbero delle onde si rifletteva nei suoi occhi, riempendo in essi un vuoto lontano e sconosciuto. La mano pallida, macchiata d’inchiostro, si lasciava accarezzare dai rami sottili di una natura che lentamente rinasceva mentre, nel suo animo, periva ogni fiore, ogni profumo, ogni fruscio, ogni filo d’erba. Tutto già, gradualmente, scompariva, lasciando spazio a quel vuoto incolmabile e immenso, inguaribile. Con la leggerezza di uno spirito, l’orlo della sua veste sfiorò la freddezza dell’Ouse e vi si immerse, trascinato dal lento avanzare della donna. Con la gonna oramai immersa nell’acqua, ella si volse indietro e lì, in piedi, all’ombra di un albero, una donna dagli occhi di pece la osservava. La bocca di Virginia si piegò appena, fu forse un accenno di sorriso, diretto alla sua mente, alle immagini che la malattia non cessava di donarle, e che lei aveva imparato ad accogliere, col tempo, a non rifiutare. I capelli della donna erano raccolti in un’elaborata acconciatura dallo stile antico, inconsueto, e sottili fili d’oro ornavano i suoi polsi magri. Aveva lo sguardo e il portamento di una regina. -È così, dunque, che ripaghi l’amore che il tuo sposo nutre per te? La sua presenza, la sua cura? -Le sue parole giunsero inspiegabilmente vicine alle orecchie di Virginia, forti, pesanti come i sassi con i quali si era riempita le tasche, come provenienti direttamente da se stessa. Senza alzare lo sguardo dallo specchio dell’acqua, ella schiuse le labbra, e mosse una voce rotta e sottile. - Non è forse un favore ciò che mi accingo a fargli? Non gli sto forse concedendo l’opportunità di andare avanti nella sua vita, per la quale io non ero diventata che un ostacolo, un peso, uno scomodo pensiero? Lo osservo, ogni giorno, ogni notte. La vedo la sua paura, la sua angoscia e la sua pena. Li vedo gli sforzi che lui fa per me, la fatica che la mia malattia gli arreca. Sto male, e sempre più, con la mia esistenza intrecciata alla sua, lo sto trascinando assieme a me nel baratro della mia angoscia, della mia depressione, della mia fine. È giusto lasciarlo libero, lasciarlo alla vita che a me non spetta più. Una brezza umida le accarezzava il viso, l’espressione assente, il capo chino, gravato da un peso interno e sconosciuto. -Attesi vent’anni, nella mia pietrosa patria, il ritorno del mio amato marito. Vent’anni passai ad osservare l’orizzonte, e il mare lontano, nella speranzosa attesa di scorgere le concavi navi tornare. Attesi senza distrazioni, in nome di quell’amore e di quella fedeltà che tempo addietro giurai. Soffrivo, oh se soffrivo. Una sofferenza forse anche maggiore della tua, senza conforto. Ogni giorno uomini infimi e crudeli occupavano la mia casa, si nutrivano del mio cibo e usufruivano della mia servitù. Ogni giorno, io scansavo le loro insistenze a maritarmi con uno di loro, a decidermi, e ad arrendermi ad un destino privo del ritorno del mio sposo. Ogni giorno, io resistevo con l’inganno, tessendo una tela e disfacendola la notte, trovando la forza in me stessa, e in nessun altro. Per me, e per il mio popolo. -Tu parli come una regina degna della corona che porti, rispose Virginia nel vento, io non sono che una donna arresa. -E con quale coraggio ti arrendi? Tu,
che hai accanto l’affetto, e una mano sempre pronta a soccorrerti? -continuò quella, annegandola nel suo sguardo nero. - La mia non è mancanza di coraggio, oh Penelope. Quello lo ebbi, e lo consumai lottando per me e per le donne, in nome di quelle come te, di quelle che lottarono e che non si fecero sopraffare dalla violenza e dall’ingiustizia alle quali, da sempre, la donna è soggetta. Lottai, con quel coraggio di cui parli e con la penna come unica arma, per insegnare alle ragazze che si introducono ora nel pieno della loro vita le loro possibilità, i loro diritti, il loro dover vivere pienamente e incondizionatamente. Per avvisarle che le loro capacità sono pari a quelle dei loro padri, dei loro fratelli, dei loro mariti. Per far loro capire che il loro posto non è solo la cucina, la casa, il letto di una partoriente, ma dovunque esse vogliano. La sua voce andava via via animandosi, ravvivandosi, danzava assieme allo sciabordio del fiume. Continuò, lo sguardo fisso chissà dove. -È la forza che mi ha abbandonato. È l’amara consapevolezza che io, ancora, non potrò cambiare nulla. È presto, perché la femminilità cessi di essere un’occupazione protetta. Perché sia annullata questa ipocrita protezione nei nostri confronti, questo mezzo per mantenere su di noi un controllo, spacciato per tutela. Penelope mosse lievemente il capo, verso la direzione delle sue parole, inseguendo la sua voce come fosse un sospiro. -Un giorno, e mentre parlava Virginia socchiuse gli occhi, le donne potranno esser libere di divenire soldati, marinai, muratori, politici. Un giorno le donne potranno sopportare gli stessi sforzi degli uomini, ed essere ascoltate, allo stesso modo degli uomini. Il vento si era placato, e l’acqua scorreva inarrestabile, scivolandole sulle gambe e sui fianchi. La donna dallo sguardo di pece avanzò verso di lei, fino ad immergere un lembo della sua veste d’avorio nel fiume, e i suoi occhi in quelli vuoti dell’altra. - Le nostre sofferenze sono sorelle. Soffrii io, perché da un uomo mi sentii abbandonata e perché da uomini venni trattata, in quanto donna e regina senza più un re, come una chiave per poter accedere al potere, come un mezzo per impadronirsi di un regno, e di ricchezze. Soffri tu perché, nonostante l’amore di un uomo, ti viene rinnegato da tutti gli altri la possibilità di essere, pienamente e senza limitazioni, senza pregiudizi, te stessa. Te stessa come persona, come individuo pari agli altri. Ma vivi. Non dar loro questa ennesima vittoria. Vivi per te, per noi tutte, per chi ti ama: la tua famiglia, tuo marito. Vivi per la tua vocazione, perché tu davvero, con le tue parole, puoi parlare, puoi esprimere i pensieri della tua mente e del tuo cuore. A me mai ciò fu concesso, mai la mia voce fu libera di esprimersi. Vivi, e sii il poeta di te stessa. Sotto i deboli raggi del sole, Virginia guardò la donna, e per un attimo il suo sguardo ritrovò direzione, e consistenza. -Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna? Non ci fu lacrima che andò a fondersi con quelle della terra. Si abbandonò alla trasparenza dell’acqua e si lasciò invadere dal flusso del fiume. Scomparve, silenziosa e discreta. Sulla riva del fiume, una donna dagli occhi neri si voltò, e si allontanò nell’aria. L’acqua scorreva rapida, nel tepore primaverile dei raggi del sole, e una calma apparente stanziava nell’aria tersa della campagna inglese. Valeria Croce III D
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A m o r La biblioteca era avvolta dall’oscurità. Il silenzio era così denso che si poteva quasi tagliare a fette. Tutto d’un tratto, poi, due volumi su una delle mensole più alte di uno scaffale presero a tremare, dapprima impercettibilmente, poi sempre più forte, quasi volessero liberarsi da catene invisibili: sollevando una fitta nube di polvere e tarme, uscirono dalla loro sede e piombarono pesantemente, quasi all’unisono, su di una scrivania, poi, sempre in perfetta sincronia, come due strumenti che non suonano da tempo e che cercano un accordo ormai dimenticato, si aprirono, e le loro pagine cominciarono a sfogliarsi da sole vorticosamente. Raggiunta la metà precisa, entrambi si fermarono, mentre un debole, lattiginoso chiarore si sprigionava da essi: due ombre, poi, fuoriuscirono dalla superficie della vecchia carta, ora come increspata nel magico sforzo che stava compiendo. -Finalmente! -sbuffò la prima, aggiustandosi accuratamente la toga- Non ne potevo più di stare lì dentro! L’avrò anche scritto io, ma quel librone puzzava di muffa, ormai! -Ben detto! -fece eco la seconda- Considero una vergogna per un autore venire imprigionato per anni e anni nella propria opera, frutto del proprio ingegno e della propria fatica! -Oh! E voi chi sareste, sentiamo? -Ludovico Ariosto, per servirvi signor… signor… chi siete, di grazia? -Mantüa me genuit… -attaccò orgoglioso il primo. A quelle parole, riconoscendo nella figura che aveva davanti il grande poeta latino Virgilio, l’autore rinascimentale si inchinò fino a terra, chiedendo perdono per non averlo identificato prima: -Mi rincresce enormemente! Avrei dovuto capirlo subito... sapete, sono un vostro grande ammiratore! Da giovane ho amato molto lo studio della letteratura latina! Pensate che mi sono ispirato anche a voi, alla vostra Eneide, nell’Orlando Furioso -spiegò in tono entusiasta, indicando il libro da cui era uscito. Anche Virgilio, allora, prestò attenzione al volume aperto alle sue spalle, si chinò, sollevò uno degli estremi per leggere il titolo sulla copertina ed impallidì: -Oh, cosa vedono i miei occhi! L’Eneide? Povero me! Non era pronta... non era pronta, avrei
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dovuto rivederla ancora, riscrivere… oh, ma perché non l’hanno distrutta come avevo chiesto, dopo la mia morte? Perché mi hanno fatto questo? -si lamentò poi, affranto. -Non vi seguo, di cosa parlate? È un capolavoro! È una delle opere più illustri che il mondo classico ci ha lasciato in ered... -Ma quale eredità? Che andate blaterando, scellerato? Non era pronta, vi dico! E avete anche avuto il coraggio di prendervi spunto per… per scrivere... l’Orlando Furioso? Che diavoleria è mai questa? Di cosa parla? -Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto… -recitò gonfio di soddisfazione Ariosto. -E perché mai sarebbe furioso, dunque, quest’Orlando? -Per amore, signore. Ma non solo lui, moltissimi dei personaggi che popolano la selva in cui è ambientata la mia opera sono in preda a un desiderio irrefrenabile che li porta a inseguire l’oggetto del loro desiderio amoroso fino a uscire di senno, e a girovagare di qua, di là, di su, di giù… Orlando è solo un po’ più folle di tutti, ecco! Folle d’amore per Angelica! -spiegò concitatamente, e non gli sembrava vero di poter parlare del suo poema con uno dei suoi principali modelli, un personaggio così autorevole. Virgilio, allora, addolcendo l’espressione del volto, sorrise: -Omnia vincit amor, et nos cedamus amori -Già, proprio così! Ma è normale, sa? Tutti gli uomini sono in preda a questa follia! I miei personaggi non potevano essere certo diversi: nonostante siano audaci cavalieri, sono accomunati da questa debolezza umana... anch’io, che descrivendo le loro complicate vicende talvolta li ho messi in ridicolo e derisi, non ne sono esente! -Non solo gli uomini. Dite di avermi letto così appassionatamente... nelle mie Georgiche non descrivo forse questa follia amorosa come una focosa febbre che travolge tutti gli esseri viventi? Gli animali terrestri, sia quelli selvatici che quelli mansueti, i pesci, i volatili... l’amore è uguale per tutti, giovanotto! Solo le api sono immuni da questo terribile furore, beate loro! -Perché terribile? È vero, porta l’uomo a perdere il senno e a un traviamento sia fisico che morale, distogliendolo dagli obiettivi veramente importanti, ma non credo che sia da condannare così duramente, è pur sempre una forza naturale! -Dite bene, naturale, ma quanto terribile può essere una natura che porta gli esseri viventi all’autodistruzione? L’infelice regina Didone si suicida, in preda al dolore per l’abbandono del suo amato, dovreste conoscere bene la storia che narro nel mio poema! -Certamente, signore! In effetti anche il mio Orlando, fuori di sé alla scoperta dell’amore di Angelica per un altro uomo, Medoro, in preda alla rabbia e alla frustrazione, perde il suo onore di cavaliere e, pazzo, si accanisce contro alberi, bestiame, pietre... le conseguenze della forza dell’amore possono essere disparate. -Vedete? E vi porterò anche un altro esempio di come Amore sia una passione che porta l’uomo alla rovina: sempre nelle Georgiche, riporto il mito di Orfeo, nel quale il protagonista perde la sua Euridice, dopo aver ottenuto dagli dèi dell’Oltretomba di poter andare a riprendersela, perché, empio, non sa rispettare il loro volere e, in preda al desiderio, si volta a guardarla! Cos’è questa, se non follia, pura irrazionalità? - E qual è di pazzia segno più espresso che, per altri voler, perder se stesso? –recitò allora pensoso Ludovico, chiedendosi se non avesse sottovalutato un po’ troppo la potenza di Eros. Bastava davvero fare un salto sulla luna e recuperare il proprio senno? Si poteva guarire da Amore? Ed era davvero così negativo? O era forse egli stesso a guardare con troppo ottimismo la realtà? Decise di fare un ultimo tentativo, di interrogare ancora il poeta latino: lui, che era un tale pozzo di sapienza, poteva di certo aiutarlo a trovare una risposta! -Credete, dunque, che non vi sia possibilità di salvezza?
È tale la potenza distruttiva di questo temibile furor? -No, giovane. Amore non distrugge solo, dà anche la vita. È la forza vivificatrice del creato. È il desiderio irrazionale e irrefrenabile ad essere pericoloso, io credo. Ed esiste anche una forma d’amore che porta alla felicità: quello coniugale, ricambiato e legittimo, è un porto sicuro in cui rifugiarsi, può garantire una vita tranquilla lontana da passioni pericolose e mortali... -concesse Virgilio. -Come Angelica e Medoro! I due si amano vicendevolmente, nel mio racconto! Ho fatto bene a salvarli, dunque! -esclamò allora rinfrancato il primo. -Però bisogna fare attenzione, molta attenzione, perché si tratta di una forza molto potente, e non è mica uno scherzo! Non c’è possibilità di sfuggirgli, una volta che ha fatto irruzione, né di controllarlo... -La mia epoca ha molta fiducia nelle capacità umane, credo che un uomo, se non si lascia sopraffare completamente e mantiene un certo distacco e una salda capacità razionale, possa salvarsi dal divenire pazzo per amore. Sono d’accordo, però: la sofferenza derivante dalla passione amorosa è lancinante, insopportabile... e può portare l’uomo a fare di tutto, l’ho sperimentato io stesso! -Anche io, amico mio, credetemi. È bello vedere come ci sia qualcosa che supera il tempo e lo spazio e accomuna tutti gli esseri viventi in ogni epoca: la debolezza dinanzi ad Eros -asserì Virgilio, rivolgendo un’occhiata d’intesa al suo interlocutore. -Già, -concluse Ludovico- credo che il mondo non possa fare a meno dell’amore, è il motore che muove tutte le azioni umane, nel bene e nel male. -Sembra proprio che non si possa fare a meno di questa terribile forza -gli fece eco il poeta. Non poterono più dirsi altro: il tempo era scaduto. Quella speciale congiunzione che aveva voluto rievocare e far incontrare due autori provenienti da culture ed epoche così distanti tra loro si interruppe così, com’era venuta. Vennero risucchiati ciascuno dalla propria opera, dal proprio secolo, senza capire perché. Mentre li faceva dissolvere, così come li aveva evocati dai loro testi, Amore sorrise: gli uomini sono così limitati, così diversi, divisi dal tempo e dallo spazio, così breve la loro vita. Così sciocchi... da sempre provavano a comprenderlo, ad imprigionarlo ed esprimere il modo in cui ciascuno lo avvertiva mediante la letteratura. E sempre avrebbero continuato a farlo. Non potevano di certo competere con lui. Era il filo conduttore che li univa. Camilla Bernardinangeli III D
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Pet Therapy - In c Oggi splende il sole, è la giornata ideale per gustare appieno la vita. Quale modo migliore del poter stare in compagnia delle creature più belle e solari del pianeta? I nostri bimbi e i nostri amici a quattro zampe. Tutti sappiamo bene quanto sia bello vedere il sorriso sul volto di un bimbo, vederlo giocare libero e felice magari insieme ai coetanei e ancora di più se la sua felicità nasce dalla fiducia che ha imparato ad avere verso gli animali. I fedeli amici a quattro zampe sono certamente le creature che meglio riescono a trasmettere delle belle sensazioni a chiunque, adulti o bambini che siano, ma in ogni caso delle sensazioni pure, delicate e gentili. Anche loro però sono come noi, hanno bisogno di educazione, di attenzioni e cure, come quelle che può fornire un buon educatore cinofilo. La questione è dunque la seguente: chi è l’educatore cinofilo? Non è un padrone, non è una persona che voglia dominare, bensì un amante degli animali, che attraverso l’approfondita conoscenza della psicologia e delle necessità dell’amico a quattro zampe, riesce a fornirgli gli strumenti per interagire con l’uomo e dare soddisfazioni oltre che riceverle. Proprio in questa ottica il 28 settembre 2014, grazie all’iniziativa di Marco Schenardi, con la sua associazione In campo per il sorriso, si è tenuta a Terni, per la prima volta nella città Umbra, un evento rivolto alla promozione di un’attività come la pet Therapy, attività rivolta al creare una vera interazione tra uomo e animale che, attraverso la costruzione di un feeling solido tra cane e padrone riesce a realizzare una vera e propria magia, da qui il nome Therapy. La creazione di una relazione così profonda è in grado di svolgere quello che pare un vero miracolo, in grado di riattivare funzioni che si credevano perdute, di dare gioia a persone che sono segnate da problemi gravi, da disfunzioni, ritardi o lutti. Il percepire la vita e creare un cerchio di fiducia tra uomo e cane ha un effetto rigenerativo in grado di soddisfare un bisogno essenziale di entrambi: L’AMORE. Da qui la bellezza e la gioia di quella che è stata una
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campo per il sorriso
giornata unica per la nostra piccola ma grande città, vedere insieme tanti bimbi e tanti fedeli compagni a quattro zampe e sentire come unico suono le risate dei piccoli che in cambio di carezze e affetto ricevevano lo spettacolo di code scodinzolanti, capriole e salti; il tutto sotto gli occhi di genitori contenti e felici di vedere uno spettacolo così puro, nel quale non c’erano una volta tanto né telefonini né videogiochi, che probabilmente li ha fatti tornare indietro con la memoria “ai loro tempi” in cui non esisteva ancora la playstation ma in cui ci si divertiva comunque tutti insieme. Marco Schenardi
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L a p a l l a v o l o f em m ini
Br Si dice che l’Italia sia una nazione di sportivi-spettatori ed in termini di praticanti lo sport sia nella parte bassa delle classifiche europee e mondiali. Personalmente ho qualche dubbio circa queste statistiche, ma è una mia personale convinzione, visto che sono sempre pieni i campi di calcio, di rugby e addirittura di football americano, così come le palestre, i palazzetti e i palazzi dello sport, gli impianti natatori, le strutture scolastiche, con le Società sportive e gli enti di promozione sportiva sempre alla ricerca di spazi per la pratica che risultano cronicamente insufficienti. Ma possiamo restare agli sportivi-spettatori che usufruiscono, anche come aspetto sociale, della osservazione dei gesti atletici e delle performance delle squadre per la soddisfazione intima, come l’ammirazione di un quadro, la visione di un film, la lettura di un libro. Credo che il godere di uno spettacolo sportivo rappresenti un fatto concretamente sociale di un popolo, che è alquanto diverso da quel tifo che sempre più spesso si pone fuori dallo spirito squisitamente sportivo, degenerando anche in aspetti delinquenziali. In questi giorni in Italia, per la prima volta, si sta svolgendo il Campionato Mondiale della Pallavolo femminile nelle 6 città di Roma, Bari, Trieste, Verona, Modena e Milano, con finali al PalaForum di Assago (MI) l’11 ed il 12 ottobre. Una giovane nazionale italiana è impegnata in questa kermesse, partendo dal Palalottomatica romano, con una capacità di circa 11.000 spettatori. Bene, la nostra nazionale, guidata dal coach Marco Bonitta, con le prime 3 facili vittorie, si è accattivata la simpatia degli italiani, particolarmente di quelli di Roma, e nelle due ultime gare del girone eliminatorio contro la Germania Vice Campione d’Europa e la Repubblica Domenicana, Campione del Centro Nord America, il sito sportivo della Capitale si è riempito fino all’inverosimile, oltre la sua capacità, davanti alle telecamere della RAI che ha trasmesso in diretta tutte le gare.
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le gio i a d eg l i i t a l i a n i
rave! Queste due ultime gare eliminatorie, che hanno portato l’Italia a Bari per i quarti, hanno mostrato agli sportivi-spettatori uno spettacolo sportivo di grande livello, che li ha portati a godere dello sport pulito ed entusiasmante, che ha avuto nello spirito di squadra l’asse portante di questo gruppo di giovani e di esperte, che ha messo in campo il cuore, oltre alla tecnica, a volte sopraffina, che l’ha portato a raggiungere il primo scopo della qualificazione. La voglia di combattere, di superare le difficoltà anche di qualche assenza imprevista (Costagrande indisponibile per l’ultima gara), con lo scopo di portarsi alla vittoria o alla onorevole sconfitta fino all’ultima palla: vittoria forte con la Germania, con un autorevole 3-1, una sconfitta sul filo di lana con la Domenicana (2-3) dopo una lunga lotta: lo sport insegna anche a saper perdere! La classifica di questo Girone A ha visto 1^ l’Italia e 2^ la Repubblica Domenicana, che insieme proseguono da Bari in questo mondiale con la speranza di essere presenti alle finali di Milano. L’Italia che lotta, che cerca di migliorarsi, che riesce a realizzarsi, è un grande segnale di una Nazione che non è alla frutta, ma che sa sempre lottare e sa raggiungere i propri obiettivi. La squadra delle giovani Chirichella, Bosetti, Signorile, Diouf, De Gennaro, Folie, insieme alle esperte Piccinini, Lo Bianco, Costagrande, Del Core, Arrighetti, Ferretti, Centoni, Cardullo, ha divertito gli italiani che praticano attivamente lo sport o che semplicemente godono assistendo allo spettacolo sportivo, mostrando una Italia viva, che si impegna, che ha spirito combattivo, che si esalta anche quando per poco perde la gara! Benito Montesi FIPAV Responsabile Nazionale Sitting Volley, Regole di Gioco, Impiantistica sportiva
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