BIMESTRALE A DIFFUSIONE GRATUITA DI ATTUALITÀ E CULTURA Free distribution bimonthly of news and culture
EUROPA
ANNO 2 NUMERO 3 Febbraio - Marzo 2015 Year 2, Issue n° 3 February - March 2014
San Valentino
Terni
SUMMARY
ROMANIA Arad pag.
8
ITALIA
Umbria Terni pag.
10
U.S.A.
California e Arizona pag.
24
GRECIA Creta pag.
28
TERNI: VALENTINE’S DAY - Georgianna A. Land
.......................................................................................................................... pag.
EUROPA Bimestrale di attualità e cultura DISTRIBUZIONE GRATUITA.
Redazione: Terni, Via De Filis 12 Direttore responsabile: Alberto Mirimao Editrice Projecta di Giampiero Raspetti Cell.+39 348.2401774 info@lapagina.info www.lapagina.info Stampa: Tipolitografia Federici - Terni Registrazione presso il Tribunale di Terni autorizzazione 3/2014. Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
info:
Giampiero Raspetti
IL SITO ARCHEOLOGICO SU CUI VENNE ERETTA LA BASILICA DEL PATRONO DI SAN VALENTINO - Claudio Bosi
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IL RATTO DI EUROPA - Francesco Borzini
The rape of Europa.......................................................................................... pag.
DIRITTI UMANI - Marcello Ricci
Human Rights.................................................................................................. pag.
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HAI MAI ASCOLTATO UN PO’ DI BLUES? - Martina Salvati
Have you ever listened to some blues? ....................................................... pag. 22
L’EUROPA HA SEMPRE PIÙ BISOGNO DI NOI - Rosella Mastodonti
Europe has always more need us.................................................................. pag. 26
INFINITAMENTE GRATO AI NOSTRI COLLABORATORI E LETTORI, IN CITTÀ E NEL MONDO - Giampiero Raspetti
Infinitely grateful to our collaborator and readers, in town and all over the world................................................ pag. 31
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Rosella Mastodonti
Relazioni internazionali
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Terni Valentine’s day Dr. Georgianna A. Land, Vice President, Homo & Natura Universita Popolare in Terni, Italy; former Foreign Affairs Officer at the U.S. Department of State in the Office of the Special Representative for Global Intergovernmental Affairs, Office of the Secretary and retired professor, New York City, NY
Today I was reminded of how very fortunate I am to share my thoughts on Saint Valentine’s Day, also known as Valentine’s Day or the Feast of Saint Valentine, a day that is known and celebrated globally. Since the meaning of this day is so powerful, I feel it’s influence of power can change the hearts of people around the world. However, since people from other countries may not be aware of the actual history of this day of love, and without taking away from the importance of celebrating true love, it is also important to remember that St. Valentine - the most famous patron of love was martyred for the human rights and love of humanity. His life and death upheld the right of individuals to act according to their consciences and deeply-held beliefs, despite larger or higher national and political concerns. Moreover, his action symbolizes the strength of human feelings and relationships as a source of resistance to injustice and depersonalization. In honor of St. Valentine’s commitment to love and human rights, Giampiero Raspetti, owner of La Pagina, newspapers in Terni lauched a special campaign Terni; capital of the uman rights to incorporate the celebration of the festival of love and show support for the cause of human rights and global peace. I was also honored when he invited me to City Hall as he met with Leopoldo Di Girolamo, Mayor of the City of Terni (Umbria, Italy) to share his vision to keep the memory and love of St. Valentine alive in Terni (the city of Saint Valentine, the most famous patron of love). I had the same honor with Mario Fornaci, President of the Foundation Carit. This great project inspired by Giampiero brings together the visions of individuals who are working for love and peace in personal and global ways. The initiative includes workshops and participatory activities to explore the culture and theconcept of love as inspired by St. Valentine. On Valentine’s Day, people around the world are challenged to work for a world where the rose, a symbol of love to your sweetheart, is associated with dignity, human rights and global peace. Evidence of Love in the city of Terni is shown through the love and kindness of Giampiero’s example of true love for all. He is a humanitarian, educator, mentor and lover of all mankind. During my visits, I met many wonderful people in the city of love. Some of the more outstanding “love couples” who shared love and kindness to all include, but are not limited to: Fabrizio de Silvestri & Annalisa Grasso, Massimo Cipiccia & Annamaria Serantoni, Francesco Meloni & Elena Cecconi, Marco & Lydia Schenardi, Edoardo Romani & Daniela Misso, Matteo Vicarelli & Silvia La Penna and Gianni & Irina Petrini. I would like to share with you my purpose of bringing love into the world: everyone can help, with just one small, affectionate gesture, to bring peace among people. Every charitable deed, from giving away your seat on a bus to publishing a sentence about friendship on social networks, can bring a smile into someone else’s life. We must persuade Authorities to take part into events which promote international cooperation, and we all should join in such manifestations. But first of all, it is fundamental for everyone to do something, each in his own small way.
Ho riflettuto, oggi, su quanto io sia fortunata di poter condividere con tutti voi i miei pensieri a proposito della Festa degli Innamorati, giorno di Valentino, santo conosciuto e celebrato in tutto il mondo. Poiché il significato di questa festa è estremamente profondo, ritengo che la sua influenza possa cambiare gli animi di tutti. Ad ogni modo, poiché gli abitanti di altri paesi potrebbero ignorare la storia di questo giorno, è fondamentale, senza sminuire l’importanza di celebrare il vero amore, ricordare anche che San Valentino -il più famoso patrono degli innamorati- ha subìto il martirio in nome dei diritti umani e dell’amore universale. La sua vita e la sua morte ribadiscono il diritto degli individui di agire secondo la propria coscienza e i propri ideali, nonostante gli interessi nazionali e politici più importanti. Inoltre, il suo aiuto simboleggia la forza dei sentimenti e delle relazioni umane come maggior risorsa per fronteggiare ingiustizie e omologazione. In onore della dedizione di San Valentino nei confronti dei diritti umani, Giampiero Raspetti, editore de La Pagina, magazine ternano, ha lanciato il progetto: Terni, città di San Valentino, capitale dei diritti umani che include le celebrazioni per la festa degli innamorati e supporta la cause umanitarie e la pace nel mondo. Inoltre, sono stata onorata dell’invito al Municipio e del relativo incontro con il Sindaco Leopoldo Di Girolamo per condividere questo progetto di mantenere viva la memoria di San Valentino a Terni, la città del Santo, il più famoso patrono degli innamorati. Ho avuto uguale onore nell’incontrare Mario Fornaci, Presidente della Fondazione Carit. Questo splendido progetto ideato da Giampiero unisce gli sforzi di coloro che lavorano per l’amore e per la pace con iniziative pubbliche e private; include inoltre laboratori ed attività aperte* a tutti per esplorare il concetto di amore ispirato da San Valentino. Durante questa festa, ciascuno è chiamato a costruire un mondo in cui la rosa, simbolo della passione per il proprio amato, sia associata alla dignità, ai diritti umani ed alla pace universale. Un segno dell’amore nella città di Terni è certamente dato dall’affetto e dalla gentilezza di Giampiero, esempio di questo nobile sentimento. È un filantropo, un maestro, un mentore, un innamorato di tutto il genere umano. Inoltre, durante i miei soggiorni in questa città, ho incontrato molte splendide persone, fra cui alcune eccezionali coppie di innamorati che condividono il loro affetto in ogni momento come parte integrante della loro vita, senza escludere gli altri aspetti della quotidianità: Fabrizio Silvestri e Annalisa Grasso, Massimo Cipiccia e Annamaria Serantoni, Francesco Meloni e Elena Cecconi, Marco e Lydia Schenardi, Edoardo Romani e Daniela Misso, Matteo Vicarelli e Silvia La Penna, Gianni ed Irina Petrini. Vorrei condividere con la mia intenzione di portare l’amore in tutto il mondo: ciascuno può, con un piccolo gesto di affetto nei confronti di chi gli è accanto, aiutare a creare un grande progetto di pace. Tutto, dal cedere un posto sull’autobus a pubblicare sui social network una frase sull’amicizia è un modo per portare un sorriso nella vita del prossimo. Bisogna convincere le autorità a collaborare ad eventi che promuovano la cooperazione internazionale, ed è necessario prendere parte a tali manifestazioni. Ma prima di tutto è fondamentale che ognuno, nel suo piccolo, faccia qualcosa. Nota del traduttore: si fa qui riferimento alle redazioni estere del magazine La Pagina Europa, tutte partecipanti al progetto stesso.
Translator annotation: here we are refering to the foreign editors of the magazine La Pagina Europa; all of these are collaborating to the project. FEBBRAIO - MARZO 2015 February - March 2015
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IL SITO ARCHEOLOGICO SU CUI VENNE ERETTA LA BASILICA DEL PATRONO DI SAN VALENTINO Claudio Bosi
Da circa quattro anni è stata riaccesa l’attenzione sull’aspetto archeologico del sito su cui insiste la basilica di santo Patrono di Terni Valentino. Eravamo convinti che le ultime indagini archeologiche, risalenti ad alcuni decenni fa e il convegno del 1974 non avessero rivelato abbastanza su questo ambito della storia dell’antica Interamna, e che invece ci sarebbe ancora stato tanto da scoprire e portare alla luce. In breve tempo si formò un’équipe di persone interessate all’argomento, capaci per competenza specifica e motivate da vera passione e garantite dalla guida saggia e disponibile del funzionario della Soprintendenza ai Beni Archeologici. Il primo obiettivo era quello di mettere in cantiere la ripresa delle ricerche archeologiche del sito. I risultati degli scavi precedenti, quasi per nulla conosciuti e la spessa coltre di oblio che nasconde da sempre il passato su cui fiorisce il luogo di culto di san Valentino non potevano soddisfare nessuno che fosse interessato a conoscere né rendevano giustizia alla vera storia della nostra città. Contemporaneamente a questo progetto culturale promosso dall’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, pensato dallo stesso, si stava concludendo l’ultimo convegno su san Valentino (9-11 dicembre 2010), dai risultati particolarmente interessanti. Cominciammo ad incontrarci regolarmente fino a giungere alla progettazione di un intervento di scavo. Abbiamo raccolto svariate notizie, abbiamo attinto alle fonti archivistiche, abbiamo registrato le memorie di tanti, ci siamo avvalsi del lavoro di ricerca di chi ci aveva preceduti. Tutto ciò in pochi mesi ha prodotto un risultato molto concreto, il ritrovamento di un antico cunicolo. Questo, sito sotto il seicentesco convento dei padri Carmelitani, ad est del complesso, conduce ad una fonte di acqua preceduta da un vano, risultato di uno scavo nel sottosuolo e al tempo stesso di un intervento in muratura dove non manca l’attenzione alla cura architettonica. Alcune delle notizie e delle memorie raccolte avevano dato il primo certo risultato. La fonte è antica; sicuramente di epoca romana sulla base del tipo di canalizzazione. Il fatto fu motivo di entusiasmo e incoraggiamento. Si aggiungeva una ragione ulteriore per la ripresa delle indagini archeologiche. Il funzionario della Soprintendenza e il Soprintendente stesso furono molto coinvolti e interessati. Ci si rivolse alla Fondazione Carit con la richiesta di finanziare un primo saggio di scavo. Ottenemmo denari per fare indagini attraverso il georadar e per lo scavo nel terreno a sud della basilica. Ebbe così inizio la bella avventura dell’aprire il terreno nel tentativo di svelare il passato e riportare alla luce i segni del tempo di chi ci ha preceduto, con i quali è possibile interpretare la storia. Il risultato dello scavo, condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza, dunque con tutti i crismi necessari alla scientificità dell’operazione, dette un risultato non entusiasmante, pur tuttavia, un risultato: in tempi recentissimi, dopo gli anni ’70 del secolo scorso, ci fu un massiccio intervento di riempimento e livellamento del terreno, che oggi si presenta pianeggiante e del medesimo livello del piazzale che costeggia i locali parrocchiali. Là dove una studiosa di Terni aveva visto numerose tombe a cappuccina di epoca romana, durante gli studi per la sua tesi di laurea, come ben testimoniato dalle sue successive pubblicazioni, erano intervenute ruspe e camion per trasformare l’antico cimitero romano in un campo di calcio. Nonostante ciò fu ugualmente possibile rinvenire qualche frammento fittile e del vasellame intero. Successivamente un altro saggio fu eseguito a nord dell’ex-convento, ora sede universitaria. Anche in questo caso la mano dell’uomo aveva stravolto la stratificazione del terreno con l’intervento massiccio dei mezzi meccanici. Ciò era avvenuto quando fu ristrutturato l’edificio per ospitare la facoltà di Scienze Politiche e per creare alloggi agli studenti. In quell’occasione, proprio dove ora si trova la cucina, totalmente sotto il livello della strada, fu rinvenuto materiale archeologico interessante, tra cui delle iscrizioni. Tuttavia
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trattandosi di un intervento meramente edile, lo scavo archeologico, evidenziò lo scenario della avvenuta distruzione di qualsiasi lettura archeologica del materiale che vi fosse stato. Nonostante ciò con grande sorpresa, improvvisamente, gli archeologi, a circa quattro metri di profondità, intercettarono una strada che poi portarono alla luce, presumibilmente di epoca romana o al massimo tardo antica, il cui percorso è ancora da studiare. Nei prossimi mesi, dopo i festeggiamenti del Santo Patrono saranno effettuati dei saggi all’interno della basilica; precisamente dapprima nei pressi della cripta e a seguire nel margine destro della navata. L’Ufficio BB.CC.EE insieme alla Soprintendenza si è rivolto di nuovo alla Fondazione Carit, la quale ha stanziato per l’intervento Euro 100.000,00. Il patrimono archeologico di Terni è notevole e interessante a partire dall’epoca protostorica, sin dalla quale la Conca Ternana fu luogo di insediamenti, fino a poter parlare oggi di Cultura Ternana, e di incontro di popolazioni provenienti da est e da ovest, come da nord e da sud. I reperti archeologici sono anche indiscussa testimonianza della vera storia della nostra città, assolutamente non moderna e non solo industriale. Ma se le testimonianze non raggiungono i nostri sensi, se cioè non possiamo conoscerle, perdono il loro potenziale narrativo! È necessario riportare a Terni l’intero patrimonio archeologico da anni conservato nei magazzini della Soprintendenza a Spoleto, Perugia, Colfiorito e anche altrove. La Soprintendenza ai Beni Archeologici è d’accordo; restituire alla città la sua storia è uno dei suoi fondamentali obiettivi. C’è solo un problema pratico: il luogo dove conservare, restaurare, esporre e studiare i reperti. Tra questi ve ne sono molti provenienti dal sito di San Valentino che abbiamo voluto ricominciare a scavare, convinti che si può e si debba conoscere meglio tutto quanto riguarda il nostro Patrono e mossi dalla necessità di ricercare la verità da tramandare ai posteri.
EUROPA
Four years ago, the Office of Cultural-Ecclesiastical Heritage of the Diocese of Terni, Narni and Amelia (Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Dioocesi di Terni, Narni e Amelia) promoted the reopening of archeological excavation at the S.Valentine’s Basilica, the patron saint of Terni; in fact, the previous results were unsatisfying and unknown by the majority of people. Thanks to the recent convention on S. Valentine (9th-11th December 2010), we managed to find out information which permitted us to discover an ancient tunnel coming out of a Roman fountain. Afterwards, the Carit Foundation financed our research with georadars and further excavation: despite the recent city planning works, we found some antique inscriptions, quite near the Basilica, next to the actual University of Political Science. Moreover, we have recently located a Roman or late Latin road: it lies approximately four metres below the present surface of the ground, and we are now studying its course. Following these discoveries, we hope there will be further research on our ancient Basilica. We would also be delighted to have a home for these archeological finds, and for the ones which are currently stored in the depository of the Superintendence: this is the only way we can hand down our knowledge and our history to the future generations.
IL RATTO DI EUROPA Francesco Borzini
Il ratto di Europa Zeus, toro, sulla groppa il corpo nudo culla D’Europa, che il braccio bianco getta, fanciulla, Al collo agile del Dio in onde fremente A lei un occhio vago volge lentamente; Sulla fronte di Giove la sua guancia in fiore Pallida, trascina; Ha chiuso gli occhi, muore In un bacio divino, e al flutto che stormisce Per la spuma d’oro la sua chioma fiorisce A. Rimbaud (“Sole e carne”) Il mito greco di Europa, presente già in Esiodo e citato nell’Iliade, narra della principessa, figlia del re fenicio Agenore, che con la sua avvenenza fece innamorare Zeus e il cui nome (Ευρώπη) potremmo tradurre come “Ampio sguardo”. Per ghermirla, il padre degli dèi prese le sembianze di un toro bianco, apparentemente mansueto, che rapì Europa e in una folle corsa le fece attraversare il mare, fino all’isola di Creta. I suoi fratelli si sparsero per il mondo allora conosciuto, generando popoli (i fenici e i cilici) e fondando città (Tebe), affacciandosi così ad occidente (per gli asiatici Erek, il luogo in cui tramonta il sole), verso quel continente che proprio dalla loro sorella (divenuta poi regina di Creta) avrebbe preso il nome. Molte sono state, nella storia, le raffigurazioni del ratto di Europa, che ne hanno evidenziato la sensualità o, in chiave allegorica, hanno visto in Europa un simbolo dell’anima umana, elevata e redenta dal Cristo, simboleggiato dal toro. Fu forse Tiziano, a metà del ‘500 a dare la rappresentazione più celebrata del mito, che oggi è raffigurato anche sulla moneta dei due euro coniata in Grecia. Ma se l’iconografia scelta da artisti come Tiziano, Rubens, Guido
Reni o il Veronese evidenzia l’incontro armonioso di un amore corrisposto, tra maschile e femminile, tra natura e cultura, in questi anni in cui la nostra Europa sembra tormentata da crisi e conflitti di impervia soluzione, vale la pena soffermarsi sulla raffigurazione che ne diede l’espressionista tedesco Max Beckmann, proprio nel 1933, annus horribilis, in cui fu costretto a lasciare la Scuola di Belle arti di Francoforte a causa della sua opposizione al regime nazista, che lo considerava artista degenerato. Non c’è armonia nell’Europa ghermita dal toro di Max Bechmann: un toro non più bianco, come nel mito greco, ma bruno, come le camicie dei seguaci di Hitler. Non c’è mansuetudine negli occhi del toro, potente e minaccioso. Le sue corna non richiamano più la falce di luna, a cui Europa si aggrappa per solcare il mare, ma sembrano armi destinate ad offendere. Leggendo l’articolo Greece’s health crisis: from austerity to denialism, pubblicato sul numero di febbraio 2014 della rivista Lancet, in cui si analizzano gli effetti delle misure di austerità sulla salute dei cittadini greci, misurabili in termini di mancato accesso alle cure e ai medicinali, di denutrizione dei minori, di aumento della mortalità infantile, di recrudescenza di malattie quali la tubercolosi e la malaria, di aumento delle infezioni da HIV, viene da pensare che anche oggi l’anima di Europa (fermamente radicata nel rispetto dei diritti umani, nella solidarietà tra cittadini e nella fraternità tra i popoli che la compongono) rischia di essere ghermita e snaturata dalle forze di una cupa ortodossia economica, che non può e non deve calpestare i diritti inalienabili dei singoli esseri umani. Vale la pena ricordare il contenuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nel cui preambolo sta scritto che: Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà e che rappresenta un punto avanzato nella tutela dei diritti universali dell’uomo, della dignità della persona e del lavoratore e nella protezione della salute dei cittadini. Proprio in quel preambolo, erede del miglior costituzionalismo occidentale (e quindi anche della Costituzione italiana) va ricercata l’essenza più profonda e l’anima di Europa. Forse non è un caso, allora, che la parte del quadro di Max Beckamm che più colpisce non sia la figura cupa e spaventosa del toro, ma la contorsione vitale di Europa, raffigurata come una giovane dal caschetto biondo, come voleva la moda degli anni Trenta. Europa non è doma, il suo ampio sguardo sembra stropicciarsi una smorfia volitiva, la bocca urla la sua pervicace urgenza di libertà, il corpo agile sembra sul punto di scivolare via e di liberarsi, la sua veste ha il colore del mare e sembra suggerirci un esito della lotta non così scontato. FEBBRAIO - MARZO 2015 February - March 2015
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Proprio in questi giorni il popolo greco (facendo leva sulla sua più geniale invenzione: la democrazia), dimostra di volersi divincolare da una morsa austera che ne sta fiaccando il corpo e rischia di rubare l’anima all’intero continente. Non sappiamo se saprà trovare le ricette giuste per tornare sul cammino della prosperità, come ha auspicato in queste ore il Presidente degli Stati Uniti, Obama, evidenziando a più riprese la necessità di una una strategia di crescita. Possiamo essere certi, però, che l’anima di Europa (che i tanti giovani in giro per il continente ricercano in modo incessante e creativo, come i figli di Agenore mandati sulle tracce della sorella) non si farà imprigionare tanto facilmente. E saprà riaffermare se stessa, i diritti umani su cui si fonda, la democrazia e il vincolo di solidarietà che deve legare i popoli che la compongono. Traduzione Claudio Abate
The rape of Europa Zeus, the Bull, cradles on his neck like a child The nude body of Europa who throws her white arm Round the God’s muscular neck which shivers in the wave. Slowly he turns his dreamy eye towards her; She, droops her pale flowerlike cheek On the brow of Zeus; her eyes are closed; she is dying In a divine kiss, and the murmuring waters Strew the flowers of their golden foam on her hair. Sun and flesh (A. Rimbaud) The Greek myth of Europa, found already in Hesiod and the Iliad, tells the story of a princess, the daughter of the Phoenician king Agenore, who enchanted Zeus with her beauty and whose name (Ευρώπη) means “Wide look”. Zeus, the father of the Gods, turned into a white and seemingly quiet bull to conquer her. He kidnapped Europa and took her on a wild ride on the sea up to the island of Crete. Her brothers travelled throughout the then known world bearing peoples (the Phoenicians and the Cilicians) and founding cities (Thebes) and going west (Erek for the Asians, where the sun sets) towards the continent that later was named after their sister, who then became the queen of Crete. In history we have had a lot of representations of the rape of Europa, which highlighted her sensuality or, allegorically, presented her as a symbol of the human soul redeemed and elevated by Christ, embodied by the bull. Around the middle of the Sixteenth Century Tiziano produced maybe the most celebrated representation of the myth, which now is minted on the back of the Greek two-euro coin.
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While artists like Tiziano, Rubens, Guido Reni, and Veronesi underlined the harmonic encounter of a reciprocated love between male and female, nature and culture, these days Europe seemed to be troubled by crisis and conflicts hard to solve. Therefore it is worth lingering on Max Beckmann’s version, annus horriblis (1933). This German expressionist that year was forced to leave the School of fine arts in Frankfurt because of his opposition to the Nazi regime, which labelled him as a corrupt artist. There is no more harmony in Europa-cravedby-the-bull painting by Max Beckmann: the bull is no longer white, as the Greek myth has it, but brown, like the shirts of Hitler’s followers. There is no more quietness, but power and threats. His horns do not resemble the moon scythe Europa holds on to while crossing the sea, but look like weapons conceived to harm. The article “Greece’s health crisis: from austerity to denialism”, published on February 2014’s issue by Lancet, analyses how the austerity measures affected Greek citizens’ health through data such as access to care and medicines, youths’ malnutrition, increase in infant mortality, upsurge of diseases such as tuberculosis and malaria and HIV cases. Today because of this, Europa’s soul (firmly rooted on respect of human rights, solidarity and brotherhood among the peoples who belong to her) risks to be conquered and changed by a sad economic orthodoxy, which cannot and must not tread on the inalienable human rights. It is worth mentioning the content of the Charter of fundamental rights of the European Union. In its preface there is written: “Conscious of its spiritual and moral heritage, the Union is founded on the indivisible, universal values of human dignity, freedom, equality and solidarity”. It represents an advanced stage of protection of the universal human rights and of people and workers’ dignity and health. In this preface, stemming from the best western constitutionalism (therefore from the Italian Constitution as well), we need to look for Europa’s deepest meaning and soul. Maybe it is not a simple coincidence that the most impressive part of Max Beckamm’s painting is not the dark and scary bull, but the vital contortion of Europa. In this picture she is a blond young woman with a bob haircut, as the fashion went in the Thirties. Europa is not tamed: her «wide look» seems to turn into a feisty grimace, her mouth cries for her stubborn urge for freedom, her agile body seems on the verge to get away and free. Her dress is sea like coloured and it suggests a not very obvious outcome of the battle. These days the Greeks, using their most ingenious invention, democracy, show they want to get free of this austere grip which is tiring their bodies and stealing the soul of the whole continent. We do not know whether they will find the right recipe to “get back on track to prosperity”, as the president of the united States of America, Obama, recently said, highlighting the need of a “growth strategy”. We can be sure though that Europa’s soul (whose many youths wandering around the continent look for unceasingly and creatively, like the sons of Agenore sent to find their sister) won’t give up her freedom so easily. She will know how to establish herself again, her human rights, democracy and solidarity among the peoples who belong to her.
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DIRITTI UMANI Human Rights
Prof. Marcello Ricci
Ormai di diritti umani parlano un po’ tutti, sono diventati per certi aspetti una moda, la qual cosa potrebbe sembrare anche positiva se non fosse che la loro conoscenza lascia abbastanza a desiderare soprattutto tra i più giovani. Partendo dalla convinzione che se i diritti umani non vengono conosciuti difficilmente si può combattere per farli realizzare, a Terni da quasi trent’anni opera a tal fine il Progetto Mandela e il Centro per i diritti umani con lo scopo di far crescere presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado una coscienza della loro importanza per la crescita di società antirazziste, democratiche e con una cultura della pace nel loro dna. Se diamo uno sguardo all’Umbria dobbiamo registrare che è forse la regione italiana più attrezzata nella lotta per i diritti umani, infatti a Perugia è attivo il Centro Capitini, che organizza ogni anno, tra le altre attività, la marcia Perugia-Assisi, mentre ad Assisi opera il Centro per la pace, la tolleranza e il dialogo tra le varie religioni. A Terni poi, nel corso degli ultimi tre decenni, migliaia di studenti sono passati e hanno ricevuto il loro battesimo laico sui diritti umani nei laboratori teatrali di Progetto Mandela e nel Corso sui diritti umani e sulle loro violazioni, che impegna ogni anno un centinaio di giovani dell’ultimo anno delle superiori per ben 25 incontri. Molti spesso ci chiedono che cosa spinge dei giovani già molto impegnati con la scuola e con l’esame di stato a frequentare di pomeriggio queste attività, la risposta è semplice: le violazioni continue dei diritti umani nel mondo sping ono le loro giovani coscienze a porsi la domanda Ma io che posso fare? ed è a questa domanda che ogni attività che ruoti attorno ai diritti deve dare soddisfazione. Solo così si possono creare cittadini con una coscienza democratica, laica e nonviolenta, perché, come dice Norberto Bobbio: Diritti dell’uomo, democrazia e pace sono tre momenti necessari dello stesso movimento storico: senza diritti dell’uomo riconosciuti e protetti non c’è democrazia, senza democrazia non ci sono le condizioni minime per la soluzione pacifica dei conflitti.
Nowadays everyone talks about human rights. They have become in some ways a fad, which might seem a positive thing except for the fact that there’s alarming knowledge about them, especially among younger people. If the human rights are not known well it is hard to fight for their fulfilment. In Terni the “Mandela project” and the centre for human rights have been working for the past thirty years with school children to raise their awareness about the importance of human rights for the growth of an anti-racist, democratic and peace-centred society. If you take a look at Umbria, you can’t help noticing that is perhaps the best equipped Italian region to fight for human rights. In fact, in Perugia, indeed, there is the ‘Capitini’ centre which every year organizes the Perugia-Assisi march and in Assisi there is the centre for peace, tolerance and dialogue among the different religions. In Terni then for the last three decades thousands of students have passed and received their laic baptism on human rights in the theatre workshops of “Mandela project” and while they were attending a course in human rights and their violations. Every year about a hundred students at the last year of high school attend this course for 25 meetings. A lot of people wonder about what induce these very busy students to attend these kinds of activities in the afternoons. The answer is easy: the ongoing violations of human rights in the world pushes their young consciences to ask: ‘What can I do?’. each activity concerning human rights tries to give an answer to that question. This is the only way to have citizens with a democratic, laic and non- violent conscience. As Norberto Bobbio once said: human rights, democracy and peace are essential moments of the same historical movement: without acknowledged and guaranteed rights there is no democracy, without democracy the least conditions for a peaceful solution of conflicts are missing. FEBBRAIO - MARZO 2015 February - March 2015
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ROMANIA
CRACIUNUL IN ARAD CHRISTMAS IN ARAD Laura Nădăban – Inspector şcolar limbi moderne, Inspectoratul Şcolar Judeţean Arad, România/ profesor de limba engleză- limba romană la Liceul Pedagogic „Dimitrie Ţichindeal” Absolventă a facultăţii de litere şi filosofie din cadrul Universităţii de Vest din Timişoara, MA în Management Educaţional şi Limba engleza în afaceri
“Strazi pline de lume in oras, strazi imbracate de sarbatoare iar in aer se simte Craciunul.”
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n luna decembrie spiritul Craciunului pluteste in aer. Cladirile si strazile sunt luminate feeric. Oamenii sunt mai energici, mai veseli si mai ocupati ca niciodata. Ei alearga de colo colo in cautarea cadourilor perfecte pentru familiile si pritenii lor sau pur si simplu hoinaresc pe strada, lasandu-se patrunsi de spiritul sarbatorii.Doi brazi uriasi impodobiti cu luminite rosii si albe sunt amplasati in fata Primariei din orasul Arad. Piata Palatului Administrativ este de obicei plina de oameni in fiecare seara, veniti sa asiste la concerte live de tot felul,sau sa viziteze targul de Craciun care are o oferta mai bogata in acest an. Vitrinele magazinelor sclipitoare, cantecele de Craciun, cladirile si trazile iluminate feeric sporesc frumusetea orasului.De la amaiza panaspre seara, grupuri de colindatori din aproape fiecare scoala din judetul Arad canta pe scena ridicata in fata Primariei. De asemenea, diverse grupuri si ansambluri folclorice din judet ne prezinta vechi datini si obiceiuri de Craciun din regiune, unele din ele demult pierdute pentru publicul larg. Aradenii, asemenea altor locuitori ai oraselor din lume cred ca sarbatorile de iarna sunt inegalabile: ei reusesc sa-si petreaca timpul cu cei dragi, sa se bucure de toate bunatatile culinare specifice acestor sarbatori si sa asculte ore in sir muzica traditionala. Ei traiesc in spiritul Craciunului, incercand sa-si pastreze vechile traditii si imbratisand altele noi. Ce fac aradenii in timpul sarbatorilor de iarna? Ei impart bucurie, fiecare in felul sau. Daruiesc altora, implicandu-se in actiuni caritabile si de voluntariat. Isi decoreaza casele, isi cumpara brad de Craciun, il impodobesc impreuna cu familia, isi intalnesc prietenii si rudele, impart si primesc cadouri. Unii merg la colindat, mai ales cei tineri. Altii au adoptat o noua traditie, aceea de a viziona filme de Craciun, fara indoiala influentati de programele de televiziune care abunda in astfel de filme in aceasta perioada a anului. O mare parte a timpului este dedicata pregatirii mesei de Craciun, de la care nu pot lipsi sarmalele, carnatii, caltabosii si alte preparate din carne de porc. Nelipsiti sunt si cozonacii cu nuca sau cu mac, alaturi de alte prajituri si placinte. Fara indoiala, bauturile- tuica si vinul rosu- sunt si ele prezente pe masa de Craciun. Este evident ca traditiile romanesti de Craciun sunt mai bine pastrate la tara. Mersul la biserica, colindatul prin sat sunt obiceiuri respectate cu sfintenie in satele din judetul Arad. Colindatatorii imbracati in costume populare merg pe la casele satenilor si sunt rasplatiti cu mere, nuci si covrigi de catre gazde. Barbatii –tineri si batrani- reinvie dansuri vechi, ale caror intelesuri din vremuri indepartate s-au pierdut cu timpul. Unele traditii s-au pierdut in timp, dar s-au ivit altele, impumutate, in special in orase. Mersul la cumparaturi in perioada de reduceri, mersul intr-o statiune montana la ski, sunt doar cateva dintre acestea.Totusi, oriunde te-ai afla, Craciunul este una dintre sarbatorile care par pline de veselie si farmec.
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ROMANIA
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Laura Nădăban
”City sidewalks, busy sidewalks dressed in holiday style in the air there’s a feeling of Christmas”
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ecember has come and with it all the joys of Christmas. The buildings and the streets are aglow with fairy lights once more. People are more energetic, more cheerful and busier than ever before. They rush to and fro in search of the perfect gifts for their family and friends or wander the streets, trying to get into the holiday spirit. Two huge Christmas trees glow, with red and white lights in front of the City Hall. The piazza surrounding the City Hall is usually packed with people who come to attend live concerts of all sorts in the evening or to visit the Christmas fair which has a lot to offer this year. The beautiful store window displays, the Christmas music and holiday lights everywhere bring the city to a whole new level.
From midday till six o’clock, groups of carolers from almost every school in the county perform on a mobile stage in the piazza. The Various folk groups also perform on the stage trying to remind us the old Christmas traditions in the Arad county. The people of Arad, just like many other people around the world believe that there is nothing better than the winter holidays: they get to spend time with the loved ones, indulge in holiday treats and enjoy countless hours of holiday music. They live the holiday spirit to the full, trying to preserve their old traditions and embracing new ones. So what exactly do the people of Arad do during the winter holidays? They spread cheer in every way possible. They give to others, donating goods to the needy. They decorate their houses and their Christmas trees, join up with friends and family and exchange gifts. Some go caroling, especially the young ones. Other have adopted a
new tradition, that of watching Christmas movies, obviously influenced by the various TV programmes that abound on such movies at this time of the year. A significant number of hours are dedicated to the preparation of the traditional meals for Christmas. Meat rolls in cabbage leaves, sausages of various kinds are a must for everyone, young or old, traditionalist or modern. As for sweets, the traditional poppy seed and nut pies, are mandatory in each house, besides other rich creamy pies some people prefer. We should not forget the traditional Romanian drinks for Christmas: the plum brandy and the red wine. It goes without saying that the Romanian Christmas traditions are better observed in the countryside. Going to church and going caroling are stricly observed in the villages of Arad County. Carolers dressed in traditional costumes are treated with nuts, apples and pretzels by the hosts of the houses they visit. Traditional dances whose meanings come from time immemorial are still performed by men in the countryside. Along the years, some of the traditions got lost, and new ones emerged, especially in the city. Spending time at the mall in search of deals and sales is one of them. Going skiing to a mountain resort is another one. However, wherever you are for both young or old, Christmas is one of those holidays that just seems to be filled with cheer and wonder.
IL NATALE IN ARAD “Marciapiedi della città, indaffarati marciapiedi abbigliati in stile vacanziero nell’aria si avverte un sentimento natalizio” Dicembre è arrivato e con esso tutte le gioie del Natale. Gli edifici e le strade splendono delle luci fatate ancora una volta. Le persone sono più attive, più allegre e più impegnate, come mai prima. Corrono qua e là alla ricerca dei regali perfetti per la famiglia e gli amici o girovagano per le strade, cercando di entrare nello spirito di festa. Due enormi alberi di Natale brillano, con luci rosse e bianche, di fronte al Municipio. La piazza che circonda il Municipio è di solito brulicante di gente che viene ad assistere la sera a concerti dal vivo di ogni genere o a visitare la fiera del Natale, che ha molto da offrire quest’anno. Le splendide vetrine dei negozi, le musiche natalizie e le luci delle feste sparse ovunque creano nella città una atmosfera completamente nuova. Da mezzogiorno fino alle sei, gruppi di gioiosi cantori provenienti da quasi tutte le scuole della contea si esibiscono su un palco mobile, installato nella piazza. Anche vari gruppi folkloristici si esibiscono sul palco cercando di rammentarci le antiche tradizioni del Natale nella contea di Arad. Gli abitanti di Arad, proprio come molti altri
Laura Nădăban
in tutto il mondo, credono che non ci sia niente di meglio delle vacanze invernali: possono trascorrere del tempo con i loro cari, indulgono in prelibatezze natalizie e godono di innumerevoli ore di musica tipica delle festività natalizie. Vivono al massimo lo spirito del Natale, cercando di preservare le loro antiche tradizioni ed abbracciandone di nuove. Ma, insomma, che cosa fanno esattamente gli abitanti di Arad durante le vacanze invernali? Diffondono allegria in ogni possibile senso. Essi donano agli altri, regalando beni ai bisognosi. Decorano le loro case ed i loro alberi di Natale, si riuniscono con gli amici e la famiglia e si scambiano regali gli uni con gli altri. Alcuni vanno cantando gioiosamente, soprattutto i giovani. Altri hanno assunto una nuova tradizione, quella di guardare film di Natale, ovviamente influenzata da vari programmi televisivi che abbondano, in questo periodo dell’anno, proprio di questo tipo di film. Un significativo numero di ore è dedicato alla preparazione dei pasti tradizionali del Natale. Involtini di carne in foglie di cavolo, salsicce di vario genere sono un must per tutti, giovani o vecchi, tradizionalisti o modernisti. Per quanto riguarda i dolci, le tradizionali torte di semi di papavero e noci sono obbligatorie in ogni casa, oltre ad altre ricche torte cremose preferite da alcuni. Non bisogna dimenticare le tradizionali
bevande rumene per il Natale: la grappa di prugne ed il vino rosso. Va da sé che le tradizioni natalizie rumene sono meglio osservate in campagna. Recarsi in chiesa ed andare cantando gioiosamente sono tradizioni rigorosamente osservate nei villaggi della Contea di Arad. Cantori vestiti in costumi tradizionali sono coccolati con noci, mele e ciambelline salate dai proprietari delle case che visitano. Danze tradizionali, i cui significati provengono da tempo immemorabile, sono ancora eseguiti dagli uomini nelle campagne. Nel corso degli anni, alcune delle tradizioni sono andate perdute e nuove sono emerse, soprattutto in città. Passare del tempo nei centri commerciali alla ricerca di occasioni e di svendite è una di esse. Andare a sciare in un resort di montagna è un’altra. Tuttavia, ovunque ci si trovi, per entrambi, giovani o vecchi, il Natale è una di quelle feste che sembrano proprio essere piene di allegria e meraviglia.
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Hai mai ascoltato un po’ di blues? Have you ever listened to some blues?
Martina Salvati
- Hai mai ascoltato un po’ di blues? - Sì! Lo suono anche al piano, sa? - Ah, davvero? E… Ti piace? - Da morire… - Ne sono felice. Ti va di ascoltare una storia? - Magari… Di cosa narra? - Di blues. - La prego, cominci! - Ti sei addirittura emozionata? - Beh, sa… Il mio sogno è andare a studiare blues in America e vivere di musica; avere la possibilità di imparare qualcosa in più, di qualsiasi cosa si tratti, è meraviglioso per me. - Bene allora: credo di aver trovato l’interlocutrice perfetta per una storia che è un po’ diversa dalle altre, e che forse è in grado di far riflettere. È come un rito ormai, nella mia famiglia si tramanda da secoli; ma non è una leggenda, è tutto vero, e sfortunatamente mi trovo costretto a dire ‘purtroppo’. - Come mai? - Lo capirai da sola man mano che andrò avanti con il racconto. Mio nonno me la narrò così quand’ero bambino: “Devi sapere che circa centocinquanta anni fa il padre di mio padre tornò a casa da un lungo viaggio nel continente americano; in quel luogo lontano imparò a coltivare il cotone e la canna da zucchero. I “maestri” che glielo insegnarono, però, erano molto severi, a tal punto che qualche volta accadeva che lo punissero, e lui, siccome era triste, imparò da solo a fare un’altra cosa ancora più bella: cantare. I compiti che assegnavano al nonno erano tanti, e a volte anche molto difficili da svolgere, e allora la voce e la musica diventavano l’unico strumento per distrarsi e non pensare.”. Fino all’età di nove o dieci anni credetti a ciò che mi avevano raccontato, ma crescendo volli sapere sempre di più; forse era la curiosità per l’America, bramavo tanto scoprire qualcosa di quel continente che sembrava così diverso da quello a cui appartenevo, così affascinante, così libero…
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- Mi è sembrato di sentire una sfumatura di amarezza nella parola ‘libero’, mi sbaglio? - No, no, non ti sbagli affatto. Più crescevo, più pregavo i miei genitori, i miei nonni di farmi davvero comprendere ciò che il mio antenato aveva passato -perché è questo il termine corretto-, più, facendo luce sull’accaduto, da un atteggiamento di dubbio e perplessità scivolavo verso il disprezzo, fino a rimanere schifato. Quel mio lontano nonno era stato letteralmente strappato dalla propria casa, dalla propria famiglia e deportato in America a bordo di una nave portoghese o spagnola insieme a centinaia di compatrioti. Che destino li avrebbe attesi? La morte, in breve tempo, per coloro che non sarebbero sopravvissuti alle condizioni pietose delle imbarcazioni; anni di schiavitù, fame e malattie per chi invece sbarcò sulle coste del nuovo continente in catene, debole, malato. I ‘negri’, così ci chiamavano -e lo fanno tutt’ora-, avrebbero prestato servizio ai ‘bianchi’ come schiavi, lavorando in piantagioni di ortaggi, tessuti e caffè. A volte non era loro offerto neppure cibo o acqua, “vivevano” in condizioni disumane ed era altissima la frequenza di infezioni, spesso mortali. Fu proprio sotto il sole cocente dell’America che nacque il blues: ballare, cantare le sofferenze della propria vita ma anche la consapevolezza e la sicurezza di essere sotto la protezione di qualcosa e di qualcuno di superiore, più potente dell’ottusa convinzione dell’esistenza di ‘razze’ migliori rispetto ad altre permetteva loro di astrarre e volgere la propria mente altrove. - Ci sarà pur stato qualcuno che in un secolo e mezzo abbia deciso di porre fine ad un simile massacro! Ricordo le lezioni di storia sull’argomento, sono inorridita adesso come lo fui allora. - Già all’inizio del diciannovesimo secolo l’Inghilterra aveva messo la testa sulle spalle e si era impegnata per contrastare la rinata volontà della Francia napoleonica di ricominciare a percorrere quel triangolo “Europa - Africa, Africa - America, America Europa”, ma solo alla fine dello stesso secolo che vide la fioritura più splendida delle arti la schiavitù divenne effettivamente illegale. - Ed ora? Devo essere sincera, un brivido mi è corso lungo la schiena quando ho appreso la notizia della morte di Nelson Mandela. - Quanto avrei voluto avere la fortuna di scambiare anche solo qualche parola con quell’uomo, quel grande uomo che è stato. - Ha significato molto il suo operato, non è vero? - Molto sarebbe un eufemismo. Nel 1993 la parola
“Apartheid” ci faceva ancora tremare tutti; per quasi cinquant’anni il bianco e il nero non furono agli antipodi solo nella mente dei pittori, ormai la distanza tra quei due colori era arrivata a significare separazione; separazione sul posto di lavoro, distinzione a livello di locali pubblici, eravamo perfino costretti a camminare su un diverso marciapiede! Neanche l’amore è sfuggito a quel sistema di segregazione razziale che ci ha considerati bestie per mezzo secolo: innamorarsi di qualcuno con un colore di pelle diverso dal proprio era diventato un reato perseguibile penalmente! E poi la svolta. L’immenso coraggio e forza d’animo di Mandela, il suo dimostrare di vivere per un popolo nei confronti del quale si sentiva in dovere di intervenire mirando ad un unico scopo -dare al nero la stessa dignità del bianco- scossero a tal punto la roccaforte del governo che aveva approvato le nuove leggi in favore dell’Apartheid da causarne il crollo alle elezioni del 1994; Mandela era stato eletto presidente del Sud-Africa, e con lui tutti noi. Finalmente ci sentimmo uomini, uomini con il diritto di decidere della propria vita, con il diritto e la possibilità di viverla come qualsiasi altro cittadino di “razza” bianca. - È così bello vedere quelle lacrime di gioia scendere sul suo viso… - Beh, ecco… Ci sarebbe un altro fatto che meriterebbe di essere ricordato; in fondo, dopo la fine del regime di segregazione è stato il più grande passo avanti in merito alla questione del razzismo, perché è di razzismo che si è parlato fino ad ora. - Si riferisce all’elezione di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti? - Esattamente. Quel ragazzo hawaiano di umili origini è stato forse colui che ha sentito più stretto l’abbraccio nel quale Nelson Mandela ci ha accolti, un Mandela che dal canto suo non ha mai smesso di rassicurarlo con il suo costante supporto, sotto tutti i punti di vista. Obama è il presidente della più grande potenza mondiale, ed è stato scelto per gli obiettivi che si era prefisso di raggiungere, guardando oltre il color cioccolato della sua pelle. Ciò di cui sono fermamente convinto è che Obama mai dimenticherà chi lo ha guidato a rendere l’America un paese migliore, più aperto, il paese che da bambino chiamavo libero e a cui tanto guardavo con occhi pieni di speranza, un paese che ora è libero davvero. Perché questo è il blues: cantare la sofferenza che si prova, ma anche la speranza in un futuro migliore; blues è far arrivare la propria voce al cielo per ogni piccola gioia.
Blues è sentirsi uomo.
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- Have you ever listened to some blues? - I have! I even play the blues at the piano… - Really? And… do you like it? - I love it… - I’m glad to hear it. Would you like me to tell you a story? - I wish… what is it about? - Blues. - Oh, please, tell me! - Why are you so moved? - Well, you know, my dream is to go to the USA, study blues and live for music; so if I can learn something new, whatever it is, it’s wonderful for me. - Well then, I think I found the perfect interlocutor for a story that is a bit different from the others and I hope it will make you and other people reflect on it. It has become a ritual, my family has been handing it down for ages; but it is not a legend, it’s the truth; but I am afraid I have to say “unfortunately”. - Why? - You will figure it out. This is how my grandfather told me the story when I was a kid. “About a hundred and fifty years ago, the father of my father came home form a long journey in the American continent; in those far lands he learned how to grow cotton and sugar cane. His “teachers” were so strict, though, that sometimes they punished him. He was sad, so he learnt all by himself to do a special thing: he learnt to sing. The tasks he was burdened with were many, and sometimes very hard to carry out, so voice and music became the only instruments able to divert himself and escape his worries. Until I was nine or ten I believed to what I was told about this story, but as I grew up I wanted to know more; perhaps it was my curiosity about America; I was eager to find out more about that continent that seemed so different from the one I belonged to, it looked so fascinating, so free… - Did I hear a shade of bitterness in the word “free”? - Oh, I really think you did. The older I was getting, the more insistently I was asking my parents and grandparent to let me truly understand what my ancestor had gone through. It was by finding out what had really happened to him that my attitude changed dramatically: if, at the beginning, my attitude towards the event was that of a merely doubtful guy, I then started to feel disgusted about it. My grandfather had literally been torn from his house ad family, and was deported to America on a Portuguese (or Spanish, I don’t know exactly) ship; and all this together with many other compatriots. What would have been their destiny? Some of them would have died soon, due to the totally unhygienic ships conditions; the ones who, despite their despicable health status, got off the shores of the new world, were to live and work as slaves for the rest of their lives. The “black” – we were (and are still, nowadays) so called - had to serve the “white” by working in vegetables, cloth and coffee plantations for them. They “lived” in inhuman conditions, even without food or water sometimes; the rate of infections – often fatal - was incredibly high. It was under the scorching sun of America that blues was born: those people knew that they were under the protection of something – or more – someone widely superior and powerful to the dull belief according to which some “races” are better than others; and it was by dancing and singing this certainty – and by singing their sufferings, too – that they kept on living. - But I’m sure within a century and a half someone managed to end such a massacre! I remember I was astonished when my teachers told me about slavery in that period, and my feelings have not changed since that moment at all. It is all so dreadful. - You’re right. At the beginning of the nineteenth century England realised the gravity of the situation and strived hard to oppose France’s will to re-start the triangular trade, but it was only at the end of that century - in which art and poetry were so much encouraged - that slavery was at last considered illegal. - And what now? To be honest, a shiver ran down my spine as soon as I heard the news about Nelson Mandela’s death. - If only I could have exchanged even just a few words with that incredible man. - He made a great contribution to the situation, didn’t he? - “Great” would be an euphemism. In 1993 the word “Apartheid”
still made us all tremble; for nearly fifty years white ad black were not only opposite poles in the mind of the painters, their difference moved to mean separation. We had to hang out at different bars or restaurants and were kept out of specific jobs; we were even obliged to walk on a different sidewalk! Nor love did manage to escape that racial segregation system which has considered us as beasts for half a century: it had became a penal crime to fall in love with a “non-black” (for us “black”) or “non-white” person! And then Nelson Mandela made his entrance with his courage and fortitude; he demonstrated to have just one goal in his life to fight for, and I’m talking about his desire to grant “black” and “white” the same dignity. The government (which had previously approved the new laws in favour of the Apartheid system) was so shocked by his persistence that it fell in the 1994’s political elections: Mandela was elected president of South Africa, and so were all of us together with him. In the end, we were men, we felt like men; we were men endowed with the right to be the one and only owners of our lives and the opportunity to live like any other “white” person in the world. - What a wonderful feeling is to se those tears of joy on your face… - There’s another event that is worth to be reminded, which has actually been the greatest step for what concerns racism, once the segregation system had collapsed. - Are you referring to Barack Obama’s election to the presidency of the United States? - Exactly. It was that humble Hawaiian guy who felt Mandela’s love more than anyone else in the world, and the latter never stopped supporting him. Obama is, nowadays, the president of the biggest power in the world, and it was for his goals that he had been elected; everyone was able to go beyond his chocolate-coloured skin. I am perfectly sure he’ll never forget the person who guided and helped and encouraged him to make America become a better country. When I was a child I was so enthusiastic about that country, because I thought it free, but it is now that it can be really called free. There’s one thing left: all these events, these tragedies, all these achievements… that is blues: singing our own sufferings, but also our wish for a happiest future; blues is to rejoice even at the smallest delight and make our voice reach the sky.
It’s when you feel yourself a man that blues starts living.
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U.S.A. Christmastime in Redding, California Royce Mona Seese - Royce was born in New York where she studied art and sculptor at The New School for Social Research, earning her Associate degree in Fine Arts from Kingsboro Community College. In New York, she worked for Medical World News, owned by the Geffen family. Royce now lives in Redding, California with her husband Ron. She enjoys painting, reading, writing – especially about the northern California environs and life-style.
There’s nothing like a spectacular parade to usher in the Christmas season… and Redding, California puts on a parade par none every year. This city, with a population of approximately 100,000, located in a lovely Northern California valley surrounded by foothills, green belts and mountains, loves to put on a parades. There are several categories in the Christmas Parade including autos, motorcycles and ATVs (all-terrain vehicles) as well as a host of specialized floats representing schools, boy/girl scouts and veterans. Marching bands with majorettes and twirlers represent several of the Redding schools. It seems like the whole city is participating in the Christmas Parade, with exhibitions vying for the best in each category, driving just about everyone to work hard and produce an outstanding presentation. And, if you are not actually participating in the Parade, you definitely want to join the hundreds of spectators who fill the streets and cheer on the participants. The energy is high in Redding at Christmastime. You can feel the excitement in the air wherever you go. It is also a great time to relax from the hustle-bustle of Christmas shopping and just stand or sit to be entertained by the sights and sounds of this exceptional parade. Redding residents love to decorate their homes with fabulous Christmas lighting, ornaments, and nativity scenes. In fact, a popular pass-time on chilly December evenings is taking the family for a ride, weaving through the streets, to see the elaborate display of Christmas lights. Christmastime in Redding brings us all together for a brief season of joy and family fun, reminding us that this growing, bustling city has warm, small-town roots.
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Natale a Redding, California Non c’è niente come una spettacolare parata per inaugurare la stagione natalizia... e Redding, in California organizza ogni anno una parata pari a nessun’altra. Questa città, con una popolazione di circa 100.000 abitanti, che si trova in una ridente valle del Nord della California, circondata da colline, aree verdi e montagne, ama organizzare parate. Nella Sfilata di Natale si presentano diverse categorie, tra cui automobili, moto e ATV (veicoli fuoristrada) oltre ad una serie di carri specifici che rappresentano scuole, ragazzi/ragazze scout e veterani. Bande musicali con majorettes e sbandieratori rappresentano molte delle scuole di Redding. Sembra che l’intera città stia partecipando alla Parata di Natale, con esibizioni in gara per la migliore in ciascuna categoria, stimolando proprio quasi tutti gli abitanti a lavorare sodo e produrre una straordinaria presentazione. E, se non si sta effettivamente partecipando alla parata, allora assolutamente si desidera unirsi alle centinaia di spettatori che riempiono le strade ed incitano i partecipanti. Nel periodo natalizio l’energia è al massimo a Redding. Si può sentire l’eccitazione nell’aria ovunque si vada. È anche un grande momento di relax dalla frenesia dello shopping di Natale, semplicemente stando in piedi o seduti, per essere intrattenuti dalle immagini e dai suoni di questa eccezionale sfilata. Gli abitanti di Redding amano decorare le loro case con favolose illuminazioni natalizie, addobbi e scene della natività. In effetti, un popolare passatempo, nelle fredde serate di dicembre, sta contagiando la famiglia in un girovagare che percorre il reticolo stradale, per contemplare l’elaborato display delle luci di Natale. La stagione natalizia a Redding ci riunisce tutti insieme per un breve periodo di gioia e divertimento in famiglia, ricordandoci che questa movimentata città sempre in crescita ha le calde radici di una piccola città di provincia.
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Phoenix, Arizona Christmas in the Desert MARSHA FAZIO Lecturer School of Humanities, Arts and Cultural Studies British Literature and Renaissance Studies Grammar and Rhetoric New College of Interdisciplinary Arts and Sciences Barrett Honor College Arizona State University
Natale nel Deserto
With bright sunshine and temperatures lingering in the 70s, one might wonder how in the world we can get into the Christmas spirit. And yet, from early November through December, the Phoenix-Scottsdale area is alive with holiday cheer: Cactuses are decorated, swimming pools sparkle with red and green floats, lights adorn homes, as Phoenicians celebrate Christmas, an American national holiday. We begin with Thanksgiving, the feast of the turkey, but more important the family day when we give thanks for the blessings of life. On the very next day, however, Friday (Thanksgiving is always on the third Thursday of November), a marketing phenomenon takes place: “Black Friday” the busiest shopping day of the year, the day that every store -on line or brick and mortar- offers amazing bargains, unbelievable prices that attract huge crowds starting at midnight on Thursday! Yes, officially Christmas Season is launched, and you might very well say, the commercial season is upon us. The atmosphere is frenetic. I know this is all about commerce, but I can’t help thinking that a season overtaken with the idea of gift-giving cannot be completely unspiritual. Desert Botanical Gardens, always a spectacular array of the best of our blooming desert life, takes on an ethereal aura during the Christmas season: Las Noches de las Luminarias lasts for 16 magical nights as the Garden comes to life, lit up by 8,000 luminaria bags (paper bags with candles inside). The thousands of white twinkling lights dance to the sounds of Christmas music. You can have dinner in the windowed restaurant, then stroll the paths for an experience that goes beyond the material sphere and into the intangible, as the desert takes on a mystical quality. The city becomes alive with entertainment; everyone seems to be in a festive mood, attending the holiday shows in Downtown Phoenix’s many theaters. Always, The Nutcracker is on the agenda, performed to sell-out crowds. In the third largest city of the United States, inhabited by people of many faiths, Christmas is a season for all to celebrate - some with mangers on their lawns, some with giant plastic Santa Clauses in their garden, but all -on Christmas Day- cognizant of the eerie quiet that overtakes the city as families gather together for the traditional Christmas dinner.
Con sole splendente e temperature che stazionano sui 70° Fahrenheit (superiori ai 20° Celsius), sarebbe legittimo chiedersi come sia mai possibile entrare nello spirito natalizio. Eppure, dai primi di novembre fino a tutto dicembre, l’area di Scottsdale-Poenix (zona commerciale e fulcro della movida dell’area metropolitana di Phoenix) è vibrante di allegria vacanziera: i Cactus sono decorati, le piscine brillano di galleggianti rossi e verdi, le luci adornano le case, quando gli abitanti di Phoenix celebrano il Natale, una festività nazionale americana. Noi avviamo le celebrazioni con il Ringraziamento, la festa del tacchino -ma ben più importante, la giornata della famiglia- quando rendiamo grazie per le benedizioni della vita. Il giorno immediatamente successivo, invece, il Venerdì (la festa del Ringraziamento cade sempre il terzo Giovedì del mese di novembre) ha luogo un fenomeno di marketing: il Venerdì nero, il giorno di shopping più movimentato dell’anno, il giorno in cui ogni negozio -on line o di mattoni e malta- presenta offerte speciali stupefacenti, prezzi incredibili che attirano, a partire dalla mezzanotte del Giovedì, folle enormi! Sì, ufficialmente la stagione natalizia è lanciata e, si potrebbe benissimo affermare, la stagione consumistica incombe su di noi. L’atmosfera è frenetica. So che tutto questo è incentrato su questioni commerciali, ma non posso fare a meno di pensare che un periodo, pur dominato dall’idea del fare regali non possa riuscire ad essere completamente privo di spiritualità. I Desert Botanical Gardens, una sempre spettacolare mostra del meglio della vita nel nostro deserto in fiore, assumono un’aura eterea durante il periodo natalizio: Las Noches de las Luminarias dura per 16 notti magiche durante le quali il Giardino prende vita, illuminato da 8.000 lanterne (contenitori di carta con, all’interno, candele). Le migliaia di bianche luci scintillanti danzano al suono di musiche natalizie. Si può cenare nel ristorante con vista panoramica, passeggiare poi per le vie alla ricerca di una esperienza che vada oltre la sfera materiale e giunga alla dimensione intangibile, mentre il deserto assume una qualità mistica. La città si anima attraverso vari intrattenimenti; tutti sembrano entrare in uno stato d’animo festoso, assistendo agli spettacoli natalizi in numerosi teatri del Centro di Phoenix. Sempre, Lo Schiaccianoci è in cartellone, rappresentato per folle da tutto esaurito. Nella terza più grande città degli Stati Uniti, abitata da persone appartenenti a molte fedi, il Natale è per tutti una stagione per celebrare, alcuni con mangiatoie nei loro prati, alcuni con giganteschi Babbi Natale di plastica nei loro giardini, ma tutti -il giorno di Nataleconsapevoli della misteriosa quiete che domina la città mentre le famiglie si riuniscono per il tradizionale pranzo di Natale. FEBBRAIO - MARZO 2015 February - March 2015
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L’EUROPA HA SEMPRE PIÙ BISOGNO DI NOI Rosella Mastodonti
Indubbiamente profondere impegno e raccontare di Europa può apparire oggi testimonianza di coraggiosa caparbietà. La cronaca del presente non ci conforta nella determinazione. Ricordo di aver appassionatamente e pioneristicamente lavorato, qualche lustro orsono, a costruire un partenariato europeo, gli oggi tanto famosi Erasmus, sul tema, già allora di grande attualità, del varo di una Magna Charta per la fragile Unione. Magnifica esperienza di frequentazione dei palazzi del potere a Bruxelles, voltasi tuttavia, in breve, nella delusione del declino persino della possibilità di armonizzare le filosofie sociali e politiche espresse dai paesi membri. Declino plasticamente evidente nelle tristi immagini del tavolo di emergenza apertosi, in questi giorni, a Mosca con i leader di due paesi membri dell’Unione per il pericolo incombente di una guerra dentro i confini d’Europa. Ma l’Europa dov’è? Chi rappresenta l’Unione? Tuttavia questo è il tempo che ci è dato di vivere e con questa Europa, tanto debole sul piano politico e sociale quanto forte, spesso implacabile, sul piano economico, dobbiamo misurarci. Coacervo di contraddizioni, stratificazioni storiche complesse, memoria di conflitti sanguinosi che si riverberano sull’oggi, luogo di emergenze geopolitiche drammatiche: la frontiera del sud tormentata dalla incessante invasione di masse disperate, ridotta ad un cimitero acquatico, dal cui orrore l’Europa, appunto, prende le distanze. L’acuirsi delle diseguaglianze all’interno dell’Unione apre contraddizioni laceranti; la situazione esplosiva in Grecia ne rappresenta la drammatica metafora. Nel confine orientale, intanto, i venti di guerra incombono, minacciando un coinvolgimento globale, sulla frontiera ucraina, delle grandi potenze. Tuttavia questo è il tempo che ci è dato di vivere e con esso dobbiamo misurarci, anche qui, a Terni, lontana, periferica, ripiegata sui suoi drammi occupazionali, su un declino economico che sembra ineluttabile. Eppure, da Terni, hanno avuto il coraggio e l’ardire di partire in pullman -disperati- i lavoratori della storica acciaieria, alla volta di Bruxelles, per colmare la distanza siderale dai gangli del potere che governano l’economia europea. Una epopea difficile da raccontare: incolmabili la distanza, la sostanziale indifferenza, evidente nelle crude immagini del pacifico e prudente assalto al luccichio di vetro ed acciaio che, confesso, impressionò anche me la prima volta che misi piede nei palazzi dell’Unione. Ebbene, proprio da qui, dalla piccola e depressa area ternana, anche noi, tenaci e determinati, perseveriamo nell’impresa di tenere aperto un laboratorio di ricerca, riflessione e sperimentazione di europeità. Anzi ne potenziamo la valenza, la gittata e l’ambizione progettuale. Il magazine La Pagina Europa continua la sua battaglia in prima linea: abbiamo consolidato le redazioni europee ed extraeuropee già attive, ne stiamo aprendo altre. Non paghi di ciò stiamo lanciando una nuova ipotesi di lavoro che appassiona la nostra redazione. Risultato scontato, visto il radicamento locale, la identificazione sentimentale con il personaggio che la Chiesa riconosce come Santo Patrono della città: il Vescovo Valentino, fulcro di questa ipotesi progettuale. Mi ha stupito, invece, il fatto che, quando abbiamo lanciato questa ipotesi di lavoro ai partner delle redazioni europee, il consenso e l’adesione sono stati unanimi. Segno che l’idea progettuale è feconda e tocca corde profonde, ponendo il suo protagonista al centro di una corrente di sentimenti universali. Ciò sollecita noi, cittadini di Terni, ad una assunzione di responsabilità civile, prima ancora che culturale, nei confronti di una strana contraddizione che, chiunque si trovi a viaggiare all’estero
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nel mese di Febbraio non può non aver rilevato. Trattasi di un apparato imperniato su logiche consumistiche, è ovvio, ma resta il fatto che, per un ternano, trovare tanti segnali di presenza del nostro Santo protettore così enfatizzati in tutto il mondo è gradevole sensazione. A me è accaduto più volte di essere impressionata dalla pervasività dell’apparato di festeggiamenti riservati, nel mondo, alla celebrazione di San Valentino, con tutte le capitali inondate da simboli valentiniani. Ogni angolo, anche il più remoto, impegnato nella celebrazione dell’antico Vescovo della nostra Interamna, universalmente identificato con un universo simbolico ruotante attorno al concetto di amore. Proprio da lì noi siamo partiti, dal desiderio di porre al centro delle analisi su questo famoso personaggio storico-religioso, tanto conosciuto nel mondo, la nostra città che ha tutto il diritto di rivendicarne la appartenenza, visto che la documentazione storica di riferimento tutta si gioca nella dimensione ternana e romana. Ciò al fine di rappresentare la vicenda biografica e la valenza spirituale di un personaggio la cui significatività travalica la scarna memoria storica per attingere, invece, ad un universo simbolico di alto valore etico. Su questa ricca e profonda valenza simbolica stiamo lavorando, prefigurando un impegno annuale di gruppi di lavoro dislocati in ambito europeo, in connessione con le nostre redazioni all’estero. Abbiamo soprattutto voluto dipanare l’universo simbolico mondialmente attribuito al nostro antico Vescovo -le cui spoglie sono custodite nella Basilica a lui dedicata- focalizzando la problematica dei diritti umani che sottende tutti gli elementi di quell’universo di significati. Stiamo dunque lavorando sulla tematica Human Rights, a partire dai fondamentali scientifici e culturali, attenti a raccordarci con il bellissimo patrimonio culturale stratificatosi a Terni in anni di impegno sul tema, con l’obiettivo di estrapolare, fin da subito, un concreto segmento, un diritto, insomma, su cui impegnare operativamente i gruppi di giovani europei. Abbiamo qui molti, brillanti liceali che la proficua attività della Associazione La Pagina, in particolare dell’Ateneo giovani, ha selezionato, generosi e pronti ad agire sul campo. Stiamo, al contempo, sostenendo la attivazione, in alcune delle sedi europee partner del magazine, di analoghi percorsi. Pensiamo di muoverci operativamente sul terreno del volontariato, per offrire gambe e braccia, oltre che cuori e menti, ad azioni progettuali volte alla attualizzazione del messaggio sociale, generoso e rivoluzionario, professato dal Vescovo Valentino, che per esso subì il martirio. Non siamo soli in questa impresa, abbiamo legami solidi con Istituzioni importanti oltre Oceano ed in Europa: il patrono di Terni è profondamente presente nelle culture contemporanee. Confidiamo perciò, alla data del prossimo San Valentino 2016, di riuscire a raccogliere in città un bel melting pot di energie che gioiosamente e rigorosamente lavorino ad operare il bilancio di un anno di attività sui diritti umani, nel nome dell’antico Vescovo di Terni.
EUROPA
EUROPE HAS ALWAYS MORE NEED US Nowadays making efforts and telling of Europe may seem undoubtedly courageous testimony of stubbornness. The chronicle of the present does not comfort us in the determination. I remember having worked passionately and pioneeringly, some lustra ago, to build a European partnership (the now so famous Erasmus) on the issue, which was very current even then, of the launching of a Magna Charta for the fragile Union. It was a wonderful experience of attending the palaces of power in Brussels, however transformed, shortly after, into the disappointment of the decline of even the harmonization of social and political philosophies of the member countries. This decline is plastically evident in the sad images of the emergency table opened in Moscow with the leaders of two member countries of the Union for the impending danger of war within the European borders. Where is Europe though? Who represents the Union? However this is the time that we have to live in and we must tackle with this Europe, which is so weak on the political and social level, but also strong, often unforgiving, from the economic perspective. Maze of contradictions, complex historical layers, memory of bloody conflicts that reverberate on today, a place of dramatic geopolitical emergencies: the southern border tormented by the incessant invasion of desperate masses, reduced to a water cemetery, from whose horror Europe, in fact, distances itself. The growing inequalities within the Union open tearing contradictions; the explosive situation in Greece represents their dramatic metaphor. In the Eastern border, meanwhile, the winds of war are impending, threatening a global involvement of the great powers in the Ukrainian border. However, this is the time that is given us to live in and we must tackle it, even here, in Terni, which is so far, peripheral, folded on its employment dramas, on an economic decline that seems ineluctable. Yet, the desperate workers of the historic steel plant, had the courage and the audacity to leave by bus, from Terni to Brussels, to bridge the sidereal distance from the ganglia of power that govern the European economy. An epos difficult to tell, because of the unbridgeable distance and substantial indifference, which were evident in the raw images of peaceful and cautious assault on the glistening of glass and steel which, I confess, also impressed me the first time I set foot in the palaces of the Union. Well, right from here, from the small and depressed area of Terni, we too, tenacious and determined, persevere in the undertaking to keep a research, reflection and experimentation of Europeanness lab open. Even better, we strengthen its valence, range and project ambition. The magazine La Pagina Europa continues its battle on the front line: we have consolidated European and extraeuropean already active newsrooms and we are opening others. Not satisfied with this, we are launching a new working hypothesis which fascinates our staff. This result is assured, considering the local roots, the sentimental identification with the character that the Church recognizes as the Patron Saint of the city: the Bishop Valentine, who is the core of this project proposal. I was surprised, however, that, when we launched this working hypothesis to the partners of the European newsrooms, the consent and adhesion were unanimous. This is the sign that the project idea is fruitful and touches deep chords, putting its protagonist at the centre of a stream of universal feelings. This urges us, the citizens of Terni, towards an assumption of civil, even before than cultural, liability with regard to a strange contradiction that anyone travelling abroad in February cannot fail to notice. This is certainly an apparatus with emphasis on consumerism, it is obvious, but the fact remains that, for a citizen of Terni, finding so many signs of the presence of our Patron Saint so emphasized all over the world is a pleasant feeling. It has happened to me several times to be impressed by the pervasiveness of the apparatus of festivities reserved, in the world, to the celebration of Valentine’s Day, with all capital cities flooded by the Valentinian symbols. Every corner, even the most remote, engaged in the celebration of the ancient Bishop of our Interamna, widely identified with a symbolic universe revolving around the concept of love. We started just from there, from the desire to place our Terni at the centre of the analysis of this famous historical-religious character,
so well-known in the world, since our city has every right to claim his membership, as the whole historical reference documentation develops in the Terni and Rome areas. This is to represent the biography and the spiritual meaning of a character whose symbolism goes beyond the meager historical record to draw on, however, a symbolic universe of high ethical value. We are working on this rich and profound symbolic value, foreshadowing an annual commitment of working groups spread throughout Europe, in connection with our newsrooms abroad. We particularly wanted to unravel the symbolic universe worldwide attributed to our ancient Bishop -whose remains are kept in the Basilica dedicated to him- focusing on the issue of the Human Rights that underlies all elements of that universe of meanings. We are therefore working on the theme Human Rights, starting from the scientific and cultural fundamentals, being careful to connect ourselves with the beautiful cultural heritage multi-layered in Terni in years of commitment on the issue, with the aim of extrapolating, right away, a concrete segment, a right in short, on which to engage groups of young Europeans operatively. We have a lot of brilliant high school students here in Terni, selected by the profitable activity of the Association La Pagina, particularly of the Ateneo giovani, who are generous and ready to act on the field. We are, at the same time, supporting the activation of similar paths in some of the European headquarters of the magazine partners. We plan to move operatively on the ground of volunteering, to provide arms and legs, as well as hearts and minds, to design actions aimed at the actualization of the social, generous and revolutionary message, professed by the Bishop Valentino, who was martyred for it. We are not alone in this endeavor, we have solid links with major institutions both overseas and in Europe: the patron Saint of Terni is deeply present in the contemporary cultures. We trust, therefore, by the date of the next Valentine’s Day 2016, to be able to gather, in the city, a beautiful melting pot of energies that can work joyfully and strictly to operate an assessment of a year of activity on Human Rights, in the name of the ancient Bishop of Terni.
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CRETA CULTURAL ELEMENTS OF CHRISTMAS CELEBRATIONS IN CRETE Pantelaki Eleftheria Teacher in Archanes Lyceum, Heraklion, Crete, Greece. E-mail: elangpantelaki34@gmail.com Papastefanaki Anna Teacher in Meleses Lyceum, Heraklion, Crete, Greece. E-mail: annapapastefanaki@gmail.com
ΠΕΡΙΛΗΨΗ Οι γιορτές των Χριστουγέννων στην Ελλάδα αρχίζουν 24 Δεκεμβρίου και τελειώνουν 7 Ιανουαρίου. Γιορτάζονται με τη σειρά η Γέννηση του Χριστού (25η Δεκεμβρίου), η Πρωτοχρονιά (1η Ιανουαρίου ), τα Θεοφάνεια ( 6η Ιανουαρίου) και ο Ιωάννης ο Πρόδρομος ( 7η Ιανουαρίου) .Προηγείται μια περίοδος νηστείας 40 ημερών για τους πιστούς, αποχής δηλαδή από κρέας και γαλακτομικά προϊόντα πριν τα Χριστούγεννα. Οι νοικοκυρές σιγυρίζουν τα σπίτια τους και φτιάχνουν παραδοσιακά χριστουγεννιάτικα γλυκά για την οικογένεια. Παλαιότερα σε κάθε σπίτι μεγάλωναν ένα γουρουνάκι που το έσφαζαν τα Χριστούγεννα και από αυτό εξασφάλιζαν το κρέας τους για μεγάλο χρονικό διάστημα και μάλιστα μαγειρεμένο με ποικίλους τρόπους. Βέβαια σήμερα η γιορτή των Χριστουγέννων έχει πάρει άλλο χαρακτήρα πιο εμπορικό και λαμπερό εξαιτίας κυρίως των ξενόφερτων δυτικοευρωπαϊκών επιδράσεων. Διατηρούνται ,όμως, τα «κάλαντα» και τα παιδιά συνεχίζουν να τα τραγουδούν στις γειτονιές παίζοντας τρίγωνο. Το χριστουγεννιάτικο δέντρο αντικατέστησε το παραδοσιακό λόγω της θάλασσας καραβάκι , αλλά προσέχουν ακόμα το «ποδαρικό» για να πάει καλά η νέα χρονιά. Επιβιώνει και το έθιμο της «καλής χέρας», το χρηματικό δηλαδή δώρο για τα μικρά παιδιά κυρίως. Η «σκυλοκρεμμύδα» φέρνει δύναμη και γούρι στο σπίτι ενώ το «σπάσιμο του ροδιού» συμβολίζει την αφθονία και τη γονιμότητα. Την ονομαστική τους εορτή έχουν αυτές τις άγιες ημέρες οι :Μανόλης , Γιάννης , Χρήστος, Χρυσούλα, Σήφης , Βασίλης και Θεοφάνης. Όλοι δίνουν και παίρνουν χαρούμενα ευχές.
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Kalathaki Maria Med, Ph.D., School Advisor for Science Teachers, Crete, Greece. E-mail: kalathakimaria.edu@gmail.com
CRETA
Christmas celebrations in Greece start from 24th of December and last until 7th of January. First is the Birth of Christ on 25th of December “Christougena”, one week later, on 1st of January the New Year Day “Protochronia”, on 6th of January Feast of Epiphany, the Baptism of Christ “Theofania”, and on 7th of January the Sinaxis of Ioannou Prodromou Baptist “Ai Giannis”. A fasting, religious period, starts almost 40 days before Christmas, it is the longest of the year. During this period, the faithful would not eat any meet or any animal related products. As Christmas drew near, preparations began so all would be ready for the big holidays. Houses are cleaned with extra care, and a few days before Christmas housewives prepare the Christmas Cookies, which are the honey cookies “Melomakarouna”, the powdered sugar cookies “Kourampiedes” and “Christopsomo”, a slightly sweet, buttery bread, infused with cinnamon, orange and cloves. In olden times in Crete and Greece, it was the custom for each family in the village to raise a pig “hiros”, which was slaughtered one day before Christmas, cooked with various ways and served as the main festive dish the next day. The Christmas hog was the basic source of meat for many weeks. Nothing was wasted, as there was a use for each piece of the animal. The villagers cut up the pork meat and made a. Apaki, the pork is cut into chunks and then smoked, b. Pihti, the pig head is boiled, the soft parts put into the juice with condiments, stocked, transformed in a special gelatin mold. c. Siglina, the pork meat is cut into small pieces, boiled and stored, covered with lard, in large pots. This way the meat could be kept for many months. d. Omathies, the
pig’s intestines are stuffed with rice, raisins and bits of liver. e. Tsigarithes, pieces of lard cooked with spices and eaten with leaven bread for the mid-morning meal when they picked olives. In olden times, Christmas period’s events were simpler, more party and familial. Some of the old traditions continue to exist unchanged, but, by the years, a universal culture is dominating in Crete and Greece with the western European customs to spread more and more, changing the local habits. Today Christmas appears more impressive, glossier and more glamorous. Store windows are decorated almost a month in advance, and in the cities the streets and town squares are lit with colour lights. Greeks revel in clubs, with popular (bouzoukia) and traditional Cretan music (Lira) or stay at home with families and friends. Carols singing is a custom which is preserved from the past to nowadays. Children still go from house to house, the day before, singing different carols for Christmas, New Year and Epiphany, while accompanied by the sounds of the triangle or traditional instruments. In generally, everyone buys and decorates an artificial Christmas tree “Christougeniatiko Dentro”, which remains home until Saint John’s Feast. The tradition of the Greeks, as seafarer people, was to decorate a sea boat in the villages and in the houses. Many people are superstitious and very careful, even today, about who will do
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omen “podariko” at home, who will go first at home New Year. They prefer and invite healthy children with kindness. It is customary to give a sum of money as a gift to children who will visit a home in the New Year, called good hand “kali hera”, mainly to the first and second class relations. In the past, as money was scarce, the gift was a sweet. Skylokremmyda or onion (Scilla maritima) is a common wild plant in Crete and Greece which does not eaten by animals because of poison. It has an impressive characteristic, even to pull it out of the ground and hang it, it still sees new leaves and flowers. That is the reason, in New Year Eve, people hang Skylokremmyda in their homes, believing that this great vital power can be transmitted in the animate and inanimate. Pomegranate is a symbol of abundance, fertility and good luck. In many parts of Greece hung them in homes, in the fall. In New Year Day, by throwing power at threshold to break into a thousand pieces, spreading its properties in the house and the family. The name days of Emanuel (Manolis), Christos, Chrisoula, Iosif (Sifis) are celebrated on Christmas Day, of Vasilis is on 1st Year, Phanis is on Epiphany, John (Yannis” is on Sant John Baptist. All the holly Days, people wish to anyone, anywhere “Hronia Pola” (Many Years), “Kala Christougenna” (Merry Christmas) “Eutichismeno to Neo Etos (Happy New Year).
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CRETA
Aspetti culturali delle celebrazioni natalizie a Creta Le celebrazioni natalizie in Grecia cominciano il 24 Dicembre e durano fino al 7 di Gennaio. La prima data, “Christougena», rappresenta il 25 Dicembre la nascita di Cristo; una settimana più tardi, il 1° Gennaio, “Protochronia» è il Capodanno, il 6 Gennaio, «Theofania», è la Festa dell’Epifania, il Battesimo di Cristo ed il 7 di Gennaio la Sinaxis di Ioannou Prodromou Battista «Ai Giannis». Il digiuno, nel periodo religioso, inizia quasi 40 giorni prima di Natale ed è il più lungo dell’anno. Durante questo periodo, i fedeli dovrebbero non mangiare qualsiasi tipo di carne o qualsiasi prodotto di origine animale. Quando il Natale si avvicina, cominciano i preparativi per cui tutto sia pronto per le grandi feste. Le case vengono pulite con particolare cura e pochi giorni prima del Natale le donne in casa preparano i Biscotti di Natale, che sono: i “Melomakarouna», biscotti al miele, i “Kourampiedes», biscotti di zucchero in polvere ed il «Christopsomo», un pane leggermente dolce, burroso, infuso con cannella, arancio e chiodi di garofano. Nei tempi antichi, a Creta e in Grecia, era costume di ogni famiglia, nel villaggio, di crescere un maiale «Hiros», che sarebbe stato macellato il giorno prima di Natale, cucinato in vari modi e servito il giorno successivo come il piatto principale della festa. Il maiale di Natale è stato la risorsa basilare di carne per molte settimane. Nulla veniva sprecato, perché era previsto un utilizzo per ogni parte dell’animale. Gli abitanti del villaggio tagliavano la carne del maiale e producevano: a. Apaki, la carne di maiale viene tagliata in blocchi e poi affumicata, b. Pihti, la testa del maiale è bollita, le parti molli messe in un brodo con i condimenti, stoccata e trasformata in uno speciale stampo di gelatina. c. Siglina, la carne di maiale viene tagliata in piccoli pezzi, cotti e conservati, coperti di lardo, in grandi vasi. In questo modo la carne può essere conservata per molti mesi. d. Omathies, gli intestini del maiale sono imbottiti con riso, uva passa e pezzi di fegato. e. Tsigarithes, pezzi di lardo cotti con spezie e consumati con pane lievitato nel pasto di metà mattina, quando si raccoglievano le olive. Nei tempi antichi, gli eventi del periodo di Natale erano più semplici, più conviviali e familiari. Alcune delle antiche tradizioni continuano a permanere immutati, ma, negli anni, a Creta ed in Grecia sta diventando dominante una cultura globale coerente con i costumi dell’Europa occidentale sempre di più diffusi, cambiando così le abitudini locali. Oggi il Natale appare più suggestivo, più luccicante e glamour. Le vetrine dei negozi sono decorate quasi un mese in anticipo, e nelle città le strade e le piazze sono illuminate con luci colorate. I Greci festeggiano nei clubs, con la più popolare (Bouzoukia) e
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tradizionale (Lira) musica cretese o restano in casa con le famiglie e gli amici. Cantare canti natalizi è una consuetudine che si conserva dal passato fino ai nostri giorni. I bambini vanno ancora di casa in casa, il giorno precedente, cantando diversi canti di Natale, Capodanno ed Epifania, accompagnati al contempo dai suoni del triangolo o di strumenti tradizionali. In generale, tutti acquistano e decorano un albero di Natale artificiale «Christougeniatiko Dentro», che rimane in casa fino alla Festa di San Giovanni. La tradizione dei Greci, in quanto gente di mare, era decorare , nei villaggi e nelle case, una barca . Molte persone sono superstiziose e molto attente, ancora oggi, a chi sarà di buon presagio «podariko» alla casa, chi andrà prima in casa nel Capodanno. Loro preferiscono invitare bambini belli ed amabili. É consuetudine offrire, come dono per i bambini che visiteranno la casa nel Capodanno, una somma di denaro chiamata mano buonà «kali hera», soprattutto al primo e proporzionalmente alle differenze di ceto. In passato, poiché il denaro scarseggiava, il regalo era un dolce. Skylokremmyda o cipolla Scilla maritima è una pianta selvatica comune, a Creta ed in Grecia che non viene mangiata dagli animali a causa del veleno contenuto. Possiede una suggestiva caratteristica: anche se sradicata dal terreno ed appesa, eppure ancora mostra nuove foglie e fiori. Questa è la ragione per cui, alla vigilia di Capodanno, le persone appendono Skylokremmyda nelle loro case, credendo che questa grande potenza vitale possa essere trasmessa nell’ animato e nell’ inanimato. Il melograno è un simbolo di abbondanza, fertilità e buona fortuna. In molte parti della Grecia appendono melograni nelle case, in autunno. Il giorno di Capodanno, lanciandoli con forza sulla soglia li rompono in mille pezzi, spargendo le loro proprietà nella casa e nella famiglia. Gli onomastici di Emanuel (Manolis), Christos, Chrisoula, Iosif (Sifis) sono celebrati il giorno di Natale, di Vasilis il 1° giorno dell’anno, Phanis il giorno dell’Epifania, Giovanni (Yannis) il giorno del Battista. Tutti i Santi Giorni le persone augurano a chiunque, dovunque «Hronia Pola», «Kala Christougenna» (Buon Natale), «Eutichismeno a Neo Etos” (Felice anno nuovo ).
EUROPA
Infinitamente grato ai nostri collaboratori e lettori, in città e nel mondo Giampiero Raspetti
INFINITELY GRATEFUL TO OUR COLLABORATOR AND READERS, IN TOWN AND ALL OVER THE WORLD This magazine, which “a tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo include” (includes many aspects of our life), helps to bring the reader to love our territory, as nobody has ever done or thought to do before. We have in mind the many foreign editorial staffs (Italian schools, cultural cores, teachers in high schools or universities) who collaborate with us: there is a multitude of web connections all over the world that are continuously increasing and help us to keep in contact with friends abroad. Currently, it is dealing with the project Terni, S. Valentine’s town, capital of human rights, so that it will wonderfully flourish. LA PAGINA EUROPA astonishingly shows our territory through wonderful photos (Alberto Mirimao, Marco Barcarotti, Marco Ilari). Moreover, their layout is as much as beautiful (Loretta Santini). Furthermore, I strongly believe that, if I were living in Berlin, Athens, Prague or Timbuctù and I had to chance to read this magazine, I would immediately pack my suitcases and go to Terni and Valnerina, very beautiful and splendidly depicted places. For this purpose we already have contacs with Pregue, Athens and Crete. I also think that every citizen who is sincerely fond of Terni -not only of gossip or complaints - should never hesitate to give his contribution to those who are working autonomously to improve the Umbrian Community. Today, my only hope is that someone from the (geografically) far Perugia, maybe in the headquartes of the Regional Government, will see, read, understand and make this project achieve his wonderful end, that is to enlarge Terni and Valnerina’s territory. We have worked hard to realize many projects (Terni Capital of Human Rigths, TERNI PASTICCIONA, Pythagorean Terni, Peach Flower, The Earth, Water, Air and Fire Relay in Valnerina, Temple hornbeams; Spring Festival; Christmas Stars), which are helping to achieve the turning point. Many people are working hard for the welfare of Terni. Many of us are cultivated and sensitive people: Adalberto, Alberto, Andrea, Annalisa, Annalisa, Alessandra, Benito, Claudio, Enrico, Erica, Fabrizio, Florio, Francesco, Georgianna, Giovanni, Loretta, Marcello, Marco, Maria Vittoria, Martina, Maurizio, Paolo, Pietro, Renzo, Rita, Rosella, Sauro, Sergio, Simone, Stefano, Vincenzo, Vittorio... and me. All these people should be respected and praised because of
L’impegno progettuale che ci anima negli ultimi tempi è veramente eccezionale (Terni, città di San Valentino, capitale dei diritti umani; Terni pasticciona; Terni pitagorica; Fiore di Pesco; Piazza dei Popoli; Staffetta di terra, acqua, aria, fuoco nella Valnerina; Tempio di carpini; Festa della Primavera; Natale di Stelle), in grado di imprimere una vigorosissima svolta positiva. Siamo in molti, senza soldi, né in tasca né in testa, a lavorare alacremente per il bene di Terni. Tra noi tante menti rigogliose e colte: Adalberto, Alberto, Andrea, Annalisa, Alessandra, Benito, Claudio, Enrico, Erica, Fabrizio, Francesco, Georgianna, Giampiero, Giovanni, Loretta, Marcello, Marco, Maria Vittoria, Martina, Maurizio, Mauro, Paolo, Pietro, Renzo, Rita, Rosella, Sandro, Sauro, Sergio, Simone, Stefano, Vincenzo, Vittorio, Zenobio… persone che, per quello che dànno agli altri e per il loro generoso impegno per i progetti nei quali fermamente credono, meriterebbero rispetto da parte di tutti, in particolare da parte di chi si pregia di essere ufficialmente addetto al bene comune o da chi dalla città ha già avuto tanto e potrebbe, da oggi, iniziare a dare. A nostro avviso, La Pagina Europa dovrebbe, di necessità, contare sulla presenza attiva e concreta delle Istituzioni. Le ho aspettate fin dagli albori della mia avventura culturale e progettuale. Ma, forse, ho atteso Godot.
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Questo umile ma prezioso servizio effettuato nei confronti della mia città terminerà ben presto, per mancanza, ormai, di fondi personali. E così anche questa ulteriore, residua speranza per Terni, sarà costretta a spegnersi, ma non per mia incapacità, culturale o progettuale.
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Il presente magazine che “a tanta parte parte dell’ultimo orizzonte il guardo include”, viste le molte redazioni estere (scuole di italiano, centri culturali, insegnanti nei licei o nelle università) con cui istituisce fecondi rapporti di conoscenza reciproca e delle quali si è letto nel primo e nel secondo numero, fa apprezzare, come mai qualcuno abbia fatto e nemmeno pensato di fare, il nostro territorio attraverso una moltitudine (in continuo, rapidissimo aumento) di collegamenti internet mondiali. Per il momento presenta, al fine di favorirne l’intera fioritura, alcuni presupposti per il progetto: Terni, città di San Valentino, capitale dei diritti umani. La Pagina Europa disegna magicamente il nostro territorio attraverso foto splendide (Alberto Mirimao, Marco Barcarotti, Marco Ilari), così come del tutto stupenda è la loro composizione (Loretta Santini). Credo fermamente che se io fossi un lettore del magazine abitante a Berlino, o ad Atene o a Praga o a Timbuctù, non avrei esitazioni a fare valigia (contatti in tal senso ci sono già con Praga, Atene, Creta) e recarmi nella Valnerina e a Terni, bellissime per come sono e per come le mostriamo. E penso anche che un qualsiasi cittadino autenticamente legato a Terni, non solo a chiacchiere o a lamentele, non dovrebbe avere esitazioni per collaborare con chi sta compiendo, in completa autonomia, questo lavoro così importante per l’intera comunità umbra. Aspetto, dunque… anche se ormai un’unica speranza mi resta: che qualcuno, per caso, nella lontana (solo geograficamente) Perugia, magari nella sede della Regione Umbria, possa vedere, leggere, capire e fare in maniera che questo percorso, che di tanto amplia i confini della stupenda Valnerina e del territorio ternano, possa avere la possibilità di definire e raggiungere i suoi lungimiranti e rosei obiettivi.
what they do for our city, especially by those who have the honour to be officially in charge of the welfare of Terni and got so much from it: now they should start to work. LA PAGINA EUROPA, in our opinion, should have Town Authorities as sponsors - something I am still waiting for. But maybe I have been waiting for Godot. FEBBRAIO - MARZO 2015 February - March 2015
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Foto su gentile concessione della Diocesi di Terni-Narni-Amelia (aut. n. 060/15)
San Valentino, Serapia e Sabino
Terni