La Pagina Maggio 2018

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elevatori su misura Numero 155 Maggio 2018

Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

Luciana Notari

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“La musica breve, il lampo delle immagini. Penna, Ungaretti e zone limitrofe”

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Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni

8 I 3 delitti capitali Giampiero Raspetti

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

DOVE TROVARE La Pagina ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Superconti Vocabolo Isola; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO ; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; STRONCONE; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello del Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Friends - Largo Volfango Frankl; VASCIGLIANO.

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28 La lezione da Lucca Giacomo Porrazzini

29 Le "OPERE LUNGHE" Adriano Marinensi

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L Fioriti, G Porcaro, M Martellotti...............................pag.

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AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI...............................pag. 20 AVIS .........................................................................pag. 22 Artrosi del ginocchio V Buompadre.............pag. 22 Estetica Evoluta STELLA POLARE........pag. 23 Ass. Gutenberg.................................................pag. 24 Programma Ass.Cult. La Pagina...........pag. 24 Apri la bocca e apri gli occhi...................pag. 25 Quante Valnerine? E Squazzini.....................pag. 26 VILLA SABRINA.................................................pag. 27 Fondazione CARIT .........................................pag. 30 Allo sport occorrono le infrastrutture S Lupi...........................................................................pag.

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I Kurdi: un popolo, disperso, tradito e abbandonato PL Seri.....................................pag. 34 Storia Canottaggio a Piediluco

32 La corsa delle Biciclette sulla strada bianca Vittorio Grechi

Corso Tacito, 29 - 05100 Terni Tel. 0744 409201 - Fax 0744 437602 Email: libreria.alterocca@gmail.com 4

ALLARME TRUFFE AGLI ANZIANI..........pag. 2 BMP elevatori su misura........................................pag. 3 CMT Cooperativa Mobilitá Trasporti......................pag. 5 Gianna e Renzo - Alterocca.....................pag. 7 Droni: altro che giocattoli A Melasecche.....pag. 10 NET LOGOS .........................................................pag. 11 Il Dottor K e sua figlia F Patrizi....................pag. 12 ARCI ........................................................................pag. 13 Per norma e regola P Crescimbeni...............pag. 14 SIPACE....................................................................pag. 15 RIELLO ...................................................................pag. 15 La Corte di Cassazione M Petrocchi...........pag. 16 Margirita dorge fiore P Casali.....................pag. 16 Risonanza Magnetica BRACONI ...........pag. 17 Studio Medico ANTEO

35 LICEO CLASSICO...............................................pag. 36 Galleria Roberto Bellucci...................... pag. 38 ALL FOOD.................................................... pag. 39 OTTICA MARI.............................................. pag. 40

M Virili - F Di Patrizi....................................................pag.



CANTI CANTORI CANTAMAGGIO

Tradizione che passione!

Loretta Santini

Il 24 Aprile al Teatro Secci i Cantori della Valnerina e la Banda Musicale Furio Miselli hanno reso omaggio a Furio Miselli di cui ricorre il 150^ della nascita e hanno aperto ufficialmente la 122^ edizione del Cantamaggio ternano. Ecco messi insieme su un palco, quasi in un ideale abbraccio, tutti gli elementi vitali della tradizione del territorio: i canti popolari, le poesie in dialetto, la musica folkloristica, le tradizioni di una festa dalle radici antichissime. Non solo folklore, non solo divertimento, non solo spettacolo, ma un momento di cultura profondo dove passato e presente hanno trovato una loro continuità, dove la tradizione è divenuta memoria storica, dove il patrimonio di canti e racconti è divenuto strumento di comunicazione e conoscenza della vita quotidiana e collettiva; è divenuto valore, identità, appartenenza. Quale modo migliore per ricordare Furio Miselli che omaggiarlo con i Cantori della Valnerina e con la Banda a lui intitolata? Proprio Miselli, il poeta ternano e musicista cantore della tradizione e della ternanità, ideatore del Cantamaggio ternano che nel 1896 ripristinò, in compagnia di Pietro Ronconi, Alessandro Turreni e Giuseppe Trinchi (la cumitìa), le antiche usanze recandosi in giro per i casolari intonando stornelli, portando un ramo fiorito (l’arburittu, simbolo della rinascita della natura) e chiedendo come ricompensa uova, formaggio e dolci! Molti dei canti proposti sono un connubio che racconta tradizioni, sentimenti, amore per la terra. Sono stati composti nel testo e nella musica da Miselli, trascritti da Pietro Matteucci e da Remo Scorsolini o musicati da Remo Scorsolini stesso. I Cantori della Valnerina sono gli ideali continuatori di quella tradizione che è sostanza, memoria storica, passione. Li accomuna l’uso di stornellate, di canti popolari e propiziatori e si accompagnano con strumenti tradizionali (fisarmonica, chitarra acustica, tamburello normale, tamburello con sonaglio, raganella, strufolone). Presentano canti tramandati da una tradizione orale che si è perpetuata nei secoli. Si rifanno a canti rituali, alle tradizioni pagane dei riti della terra, alle usanze della vita quotidiana o alle feste calendariali: pensiamo in questo caso soprattutto ai canti della Vecchierella eseguiti nel periodo dell’Epifania e ai canti della Passione del periodo pasquale, oppure a quelli legati agli eventi della vita dei campi come trebbiatura e vendemmia. Ma soprattutto quello che colpisce è lo spirito, tra il goliardico, l’irriverente, il satirico, il malizioso e lo scanzonato: canti popolari, vivaci, giocosi, allegri, faceti, nostalgici e malinconici insieme. Cantano la terra, i ricordi, le donne e l’amore, la vita dei campi, le osterie, le differenze sociali, il lavoro e lo sfruttamento, le

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bellezze del territorio. Caratteristiche dei canti sono la semplicità melodica, i ritmi fissi e cadenzati, l’esecuzione corale, la forma strofica con ritornello ripetuto. Altra caratteristica sono le variazioni. Passando di bocca in bocca -la trasmissione orale è sempre stata caratteristica degli stornelli- sia le parole che la melodia potevano venir cambiate dagli esecutori anche in maniera molto radicale, tanto da diventare una specie di creazione collettiva che variava a seconda delle situazioni o del luogo. Li chiamiamo genericamente canti: sono stornelli, filastrocche, ballate, sempre in dialetto. Il dialetto è anch’esso simbolo di ternanità, è difesa della propria cultura e della propria identità, è memoria storica e veicolo di comunicazione: è un fattore di riconoscimento. Lo studioso Flavio Frontini che ha condotto un’accurata ricerca sul dialetto e sulla dignità del dialetto ternano così afferma: “Il suo piglio, in fondo, non è né rude né brutale… al contrario è tollerante ed ironico fino all’arguzia anche laddove il mugugno è d’obbligo e la fatica di vivere rende acre il rapporto umano…”. In questa sede vogliamo solo ricordare che la terminazione in “u” di tanti termini tanto bistrattata rimanda al latino (ad esempio l’articolo “lu” viene da “illum”) e, ancor prima, alla lingua degli Umbri: Poiché da moltissimi anni si è assistito a un profondo mutamento della vita sociale ed economica del territorio, a una sempre più pervadente omologazione della cultura con una conseguente graduale scomparsa dei canti e dei riti legati alla civiltà contadina, dobbiamo essere grati a chi (parlo dei Cantori della Valnerina e degli amici del Cantamaggio), con passione e abnegazione, ha riportato in auge queste tradizioni, riscoprendo e valorizzando le radici del territorio e un patrimonio popolare di una ricchezza smisurata. Quello che soprattutto mi fa ben sperare per il futuro è vedere quanti giovani e giovanissimi dedichino il proprio tempo libero a cantare e suonare tra i Cantori della Valnerina e nella Banda Furio Miselli. Grazie. È stato bello cantare insieme il maggio ne Gli Stornelli Campagnoli … Quanno ch’arvene Maggiu, Maggiu de fronne e de rose, tutte le mejio cose ciarporta pe’ godè e i versi di San Franciscu, che è considerato un inno patriottico “…Bellu tempu si’ firnitu, ma perché ‘n’arveni più? Terni nostru, ‘ndo si’ jitu? Terni mia, non si’ più tu!”


Gianna e Renzo AMO I LIBRI Io li dispongo ovunque, ammonticchiati o ordinati, qua e là, nei ripostigli come nelle sale, giacché una stanza senza libri è come un corpo senz’anima.

Gianna e Renzo hanno deciso di fare i nonni a tempo pieno. Hanno accumulato molti, intensi, anni di lavoro continuo, giornaliero. Sono riusciti a trovare chi continuirà a vendere bellezza, sogni e cultura, al loro posto. Sono riusciti, cioè, a non consegnare il loro negotium ai venditori di roba inscatolata o incellofanata, così lontana dalle tradizioni italiane e ternane. La Libreria Alterocca rimarrà Libreria! Grazie! Sono riusciti anche a proteggere il

personale che oggi lavora con loro. Grazie ancora. Non sono riusciti, né mai ci riusciranno, ad evitare l'afflizione di chi, come me e come tutti i concittadini, li ha sempre stimati ed amati e si rasserena e rassicura, al passaggio, nel vederli intenti all'opra consueta. Questo no, questo non lo perdono! Auguri, carissimi, che inizi per voi quella vita serena e limpida che meritate e, perché no, che vi arrida anche un po' di otium. Giampiero Raspetti I miei libri… cosa sono per me? Oh, è semplice: sono gli usignoli e i nidi, gli orti, i boschi illuminati dalla luna... sono i miei amici, la mia chiesa, la mia osteria e la mia unica ricchezza. Richard le Gallienne

Io cerco la tranquillità, ma il vero riposo lo trovo soltanto in un cantuccio con un piccolo libro. Saint Francois de Sales

I libri governano il mondo. Questo è sufficiente per sapere quanto sia importante la professione del libraio. Jean Barbeyrac


I 3 DELITTI CAPITALI Giampiero Raspetti

Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alle prossime generazioni. Alcide De Gasperi Piani articolati, previdenti, intelligenti, da statisti? Nemmeno per sogno! Solo pezze appiccicate qua e là, mentre il debito pubblico aumenta a dismisura. Le conoscenze e le capacità, logiche e di progetto, non rientrano nei bagagli culturali e negli accidenti temporali di coloro che oggi addensano lo scenario politico italiano. Di ragionamenti profondi che investano l’intelletto del cittadino, neanche l’ombra, ma solo vagonate di pulsioni viscerali e promesse roboanti, inventate di sana pianta e propalate per imbarcare consensi. Si spara così alla cieca, sui piazzali dei bisogni. Frotte di candidati nient’affatto candidi si accingono ad arraffare. L’un contro l’altro armato, forti delle loro sudate esperienze (lunghe e snervanti partite a Monopoli, a Risiko e con videogiochi vari) sanno apparire come condottieri, ben vestiti, ben coturnati. I furbetti del parlamentino si dimenano, si nascondono, si intrecciano, si strecciano. Non ci rimane che sperare nel fiorire di qualche novità foriera di una politica non macchiettistica come l’attuale. Se i dessi avessero la possibilità e la capacità di VEDERE che i temi di BASE, quelli sine qua non, sono pochissimi e che senza il loro superamento ogni altra attività politica risulta priva di significato, cesserebbero immediatamente di perpetuare bagatelle di sorta. Seguitando a non capire i problemi veri, l’Italia, che oggi è penultima in Europa in tutte le graduatorie di merito, sarà, tra breve, superata anche dall’ultima, la Grecia. Non avremo futuro se non risolveremo radicalmente i seguenti nodi: 1) L’immoralità dominante, particolarmente nel Parlamento, e la mafia quasi sempre presente ed operante; 2) La presenza dilagante e mortifera di privilegi, per parlamentari ed enti particolari; 3) la sottovalutazione di grandi pericoli quali l’invasione del gioco d’azzardo tradizionale e, soprattutto, di quello on line. Prima di affrontare l’intemperie pubblica, copriamoci di dignità. Jude Stéfan 1) La più alta carica dello Stato riceve, per consultazioni, un Cavaliere autosospeso dalla carica, estromesso dal Parlamento perché condannato in via definitiva per frode fiscale, protagonista di nove cessazioni di processo per “avvenuta prescrizione” e di sei processi in corso per reati gravi. L’ex Cavaliere abbia vita felice dove e come vuole, ma fuori dalle Sacre ed Immacolate Istituzioni, altrimenti quest’ultime non sono più credibili. L’immoralità nelle compagini partitiche è dominante. Tra condannati, indagati, rinviati a giudizio, sono centinaia i politici dei maggiori partiti che si annidano nelle Istituzioni, nazionali o territoriali. Sembrerebbe che molti uomini di malaffare trovino una soluzione ai loro drammatici problemi dedicandosi anema e core alla politica. Solo se le Sacre Istituzioni saranno bonificate e rimarranno incontaminate potremo ancora nutrire speranze di risorgere; altrimenti, vestendoci solo di indecorosa sciatteria, si spalancheranno le strade a quella povertà che oggi opprime la Grecia ed anche ad una deriva populista antidemocratica. INUTILE parlare d’altro, se non si è fermi e granitici su questo punto! 8

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Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora, ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Enrico Berlinguer 2) Quando si dice candido, cioè adamantino, si afferma che in certi templi non c’è posto per la più piccola onta né per il più vago sospetto. I Ministri, letteralmente quelli al servizio di tutti gli altri, devono essere d’esempio. Così è anche per gli addetti al culto del sacro che per loro Costituzione Evangelica non possono possedere alcuna sostanza (Matteo, cap. 10: … [9] Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, [10] né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento). Ognuno paghi dunque del suo, dia agli altri i frutti del proprio lavoro e smetta di prendere, attraverso leggi di comodo, da altri! Lo Stato Italiano versa allo Stato del Vaticano cifre annuali enormi, mediante una miriade di voci, di ogni genere, di cui parva pars è data da: Otto per mille, Esenzione ICI, Riduzione IRES, Riduzione IRAP, Esenzione IVA, Esenzioni fiscali e doganali relative alla Santa Sede, Pensioni, Benefici statali per gli oratori, Contributi statali per i cappellani nelle Forze armate, nella Polizia di Stato, nelle carceri, Contributi statali per i “grandi eventi” della Chiesa cattolica, Insegnamento della religione cattolica nelle scuole, Contributi statali alle scuole cattoliche, Contributi statali alle università cattoliche, Contributi statali all’editoria cattolica, Copertura statale per il consumo idrico del Vaticano, Fondo edifici di culto, Finanziamenti statali all’associazionismo sociale, Spese straordinarie delle amministrazioni locali in occasione di importanti eventi cattolici, Convenzioni pubbliche con la sanità cattolica, Contributi comunali per l’edilizia di culto. Si tratta di molti miliardi annuali, più di una finanziaria di buona consistenza! Nel rispetto allora della sua spiritualità e in ricordo di Matteo l’evangelista, si dia finalmente alla religione il valore che merita, facendola risplendere in stretta osservanza degli “annunci buoni” del suo Vangelo, annunci che non hanno bisogno di chiose o di interpretazioni, di aggiornamenti o di spiegazioni di comodo. Degli incredibili privilegi poi che si sono assegnati deputati, senatori e partecipanti ai consigli regionali, è bene davvero stendere un velo pietoso. Risulta stomachevole solo accennarlo. Si sono accaparrati tutto, per loro stessi e per i parenti più prossimi, giungendo fino

Un politicante guarda solo a se stesso. -Giampiero Raspetti-


ai parenti meno prossimi! Sono tutti colpevoli e complici, anche i sedicenti paladini della giustizia e della equità, gli strenui difensori dei diritti e dei doveri dei lavoratori, tutti, hanno ignominiosamente accettato di avere, per se stessi, dei trattamenti faraonici. Uno dei tanti aspetti negativi che ne deriva è che gente senza il minimo valore, sfaticata, semianalfabeta, priva di capacità lavorative, si ritrova, anche in giovanissima età, a poter campare lussuosamente per tutta la vita. Beati loro, si può pensare: non è bello essere invidiosi! Non si tratta di invidia, è offensivo anche solo pensarlo! Si tratta del vulnus atroce che si crea non solo presso i poveri disgraziati che si tolgono la vita per non poter mantenere la propria famiglia, ma anche, e soprattutto, presso tutti i lavoratori, ai quali, da millenni, continuiamo a favoleggiare della dignità del lavoro, della probità, della meritocrazia, dei sacrifici necessari. INUTILE parlare d’altro, se non si è fermi e granitici su questo punto!

Il gioco è un suicidio senza morte. André Malraux 3) Non c’è operazione o inchiesta contro le mafie (ad esempio Rischiatutto, Normandia 2, Black Monkey, Jonny, Gambling, The Imitation Game, Stige, Beta, Talea, Clean Game, New Line, Criminal Games, Curacao, Fast, Elite 12 Argo, Morsa 2, Last Bet, Hermes, Calipso, Cartagine, Aemilia, Jackpot, Doppio jack, Game over) che non contenga almeno un capitolo dedicato alle ingerenze criminali nel settore dei giochi e delle scommesse. L’Eurispes (Istituto di Studi Politici Economici e Sociali) calcola il giro d’affari criminale nel nostro Paese in oltre 200 miliardi di euro l’anno. La raccolta in tutte le tipologie di gaming disponibili (slot machine, lotto, bingo, scommesse, ippica, etc) è passato dai 96 miliardi di euro del 2016 ai 101 miliardi del 2017. E questo è niente! Il vero, immenso pericolo, viene oggi dal gioco on line! Pochissimi finora se ne sono accorti, ma moltissimi sono quelli che fanno finta di niente, visto che i soldi sono così tanti che quasi mezza Italia si trova sponsorizzata dalle case del gioco volante! Quasi tutte le squadre di calcio, ad esempio, hanno come sponsor, le organizzazioni dei giochi e delle scommesse, tra cui: Bwin, Beltfair, William Hill, Goldbet, Bet 365, Leader Bet, Star Casinò, betstar.it, leovegas.it, domusbet.it, eurobet.it, 88sport.it. Quanta cultura sta invadendoci! Dona loro, o Signore, le superstizioni quotidiane, gli oroscopi, le scommesse e falli realizzare nelle scaramanzie, quest’ultime sempre bene in vista, specialmente negli eventi sportivi, calcio soprattutto. Dobbiamo allora riflettere sugli effetti che deriveranno dall’avere contemporaneamente a portata di mano (basta un semplice cellulare) decine di Casinò, ove fare scommesse con puntate di ogni importo (anche pochi centesimi!) e di poterne fare, volendo, migliaia al giorno, di tutti i tipi! Sarà CATASTROFICO e non tanto e solo per tutti i malati (cresceranno enormemente di numero) che, prede del pensiero fisso (l’ipocrisia dice: gioca responsabilmente!), pagheranno, lentamente ma inesorabilmente, esborsi mensili molto

consistenti, ma ne andrà di mezzo la concezione stessa di vita attiva e responsabile perché, allontanando la tensione morale che sempre abbiamo cercato di trasmettere insieme a meritocrazia, sacrificio, lavoro, consegniamo questi sciocchi agli dèi dell’evasione e dell'irresponsabilità. Cercheranno così qualcosa di protettivo al di fuori di se stessi: il caso, il mago, la buona stella, la scaramanzia, la fatiscenza… e a questi falsi idoli adegueranno la propria vita! Ecco perché la libera imprenditoria necessita di uno Stato, non complice dei depravati delinquenti, che sappia controllare e non consenta la libera attività di fare del male agli altri! INUTILE parlare d’altro, se non si è fermi e granitici su questo punto!

TUTTO TORNA. All’indegnità nelle Sacre Istituzioni e a quella dei privilegi di una casta per caso, si unisce il mostro del gioco d’azzardo per completare lo spappolamento del costume e della mente. È questo che fa sparire una civiltà ed è infinitamente più letale della mancanza di pane o di una tirannia evidente e diretta. Per tutti questi mali c’è un’unica soluzione: la CULTURA, rieducare ed acculturare cioè un popolo. Ci vorranno decenni, con probabilità di riuscita vacillante ed esigua, ma è l’unica arma a nostra disposizione! Occorre ricominciare dalla scuola, prima emittente dei tanti mali italiani. Ne parlerò nei miei prossimi editoriali, ma una scuola che non allontana gli insegnanti incapaci, non boccia gli studenti non capaci, permettendo a quelli ricchi di comprare titoli nelle varie scuole private, molte delle quali assurte agli onori della cronaca per testimonianze di solo pagamento e niente lezioni, non solo produce somari, molti dei quali andranno ad assumere uffici politici di grande importanza, ma tiene tutti in una sorta di sonno leggero della ragione che non può che generare mostriciattoli. Sogni d’oro!

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Andavamo a letto col prete D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica per sostenere le braci che venivano mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i vecchi e i bambini piccoli che presidiavano il focolare. Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava benino, fatta eccezione per i piedi e gli stinchi, soggetti agli spifferi freddi che venivano dalla porta, sia quando si apriva, perché entrava qualcuno, sia detonatore, delle dimensioni di una ospedale. quando era chiusa, perché le pallina da tennis, sopra le mine, e farle Il servizio, testato solo a scopi militari, ante non combaciavano bene. esplodere in tutta sicurezza. Sviluppato sembra essere davvero promettente. Studiare o fare i compiti in dall’idea di Massoud Hassani, nato Non finisce qui. I colossi della logistica Alessia questo ambiente, senza finire coi a nord di Kabul, in una zona con una stanno studiando l’uso dei droni Melasecche piedi gelati, era possibile solo concentrazione di mine antiuomo per la distribuzione dei pacchi, in stando in ginocchio sulla sedia alessia.melasecche@libero.it nel numero di 10 milioni ogni 500 km particolare le consegne nelle aree impagliata, onde evitare il braquadrati. Il primo modello era costituito rurali dove i furgoni hanno difficoltà ciere sotto2018, il tavolo che spesso … anno due giovani in difficoltà da una sfera a propulsione eolica ad arrivare. Tra questi, Amazon lavora faceva di testa.del Nuovo realizzata con canne di bambù, plastica alacremente per un futuro servizio di nellevenire acqueil mal burrascose PerGalles la confusione c’era Arriva e ferro che, sotto la spinta del vento, consegna con droni, chiamato Amazon del Sud in non Australia. rimedio. Tutti parlavano a voce dal cielo un drone che dà l’allarme, li rotolava sul terreno, facendo esplodere Prime Air ed è recente la pubblicazione altalocalizza nellee facase cadere contadine, vicino una capsula le mine antiuomo che incontrava sulla di un video, che a tutti gli effetti di salvataggio. si tratta abituati com’eranoNon nei campi a della sua strada. Facile immaginare le non rappresenta la prima dimostrazione di sceneggiatura di un animali action movie, consegna, pubblica, realizzato durante gridare ordini agli da ma di poche difficoltà di controllo. un intervento di salvataggio concluso I soldi raccolti sulla piattaforma di la conferenza di robotica tenutasi nel lavoro. in circa secondi, quasi vicino un decimo del crowdfunding Kickstarter hanno 2017 a Palm Springs in California. C’era poi 70 sempre qualche un salvataggio permesso di fondare nel 2013 la Mine Non solo distribuzione pacchi, ma anche o tempo vicina necessario che, dopoad cena, si tradizionale.ai già tanti per Kafon Foundation, un’organizzazione servizi alla persona. Infatti, il primo volo aggiungeva Il dispositivo era ovviamente di ricerca e sviluppo. In Afghanistan, di prova il “taxi aereo” scambiare quattro chiacchiere, contribuendo all’aumento della cacofonia. Un momento di per quasi silenzio po-Volocopter, teleguidato da un bagnino supervisore. e non solo, le mine antiuomo sono i con 50 km di autonomia, prodotto da una teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passava Questo enon è che degli era ultimi esempi tenere residuati bellici che mietono più vittime, start-up tedesca, si è svolto lo scorso al vicino così viauno finché possibile il mozzicone fra le dita. di impiego dei droni per usi differenti da soprattutto tra i bambini che giocano settembre Dubai. Al suo Il problema del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le camere erano acosì fredde che debutto, a quelli squisitamente ludico/ricreativi o ignari del reale pericolo. L’obiettivo ora dire ilalvero, il veicolo non era solo senza al mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo pensiero di doversi per “semplici” quello digelate, ottimizzare il velivolo dato pilota, ma anche spogliare in un riprese baleno video. per infilarsi tra le èlenzuola sovrastate da coperte e imbottita, potevasenza anchepasseggeri. Altro caso è quello del Mine Kafon che un punto debole è rappresentato Prima di poterli imbarcare, bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. l’Autorità dei Drone. “Kafon”, in dari è chiamata con cui è difficile localizzare in Trasporti locale ad aumentare le Il prete non era altro che(così il nome maliziosodal di GPS, una incastellatura porta-braciere legno, usata perpunta riscaldare in Afghanistan la lingua persiana) la posizione precisa degli ordigni. misure di sicurezza con due paracadute il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, significa “esplosione”. Si tratta di un Che dire poi di Air Mule, ovvero il “mulo e motori elettrici indipendenti. sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire. Appena cenato la moglie drone diligentemente in grado di rilevare disattivare volante”. La Urban di Tel È proprioscegliendo l’elemento sicurezza infilava nel eprete un recipiente metallico conAeronautics le ultime braci del camino, quelle la sfida le mine terrestri. Dotato di camera Aviv ha infatti testato per la prima volta più grande per un prossimo che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare futuro. Nel 3D, GPS computer, metaldalle un generazioni “aeromobile del ambulanza” pilotato frattempo, è sempre più evidente, che incendi, erae un grande utilizza piacereun goduto dopo guerra. detector per rilevare gli ordigni ed un da remoto, che può recuperare un gli Enti preposti al controllo Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi piaceri si vanno a cercaredello spazio braccio meccanico per posizionare un paziente e trasportarlo nel più vicino aereo avranno il loro da fare! Vittorio bel Grechi nelle polverine o nell’alcol.

DRONI: ALTRO CHE GIOCATTOLI!

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Il Dottor K e sua figlia Francesco Patrizi

Squilla il telefono e Analìa, incinta del secondo figlio, alza la cornetta e sente all’altro capo del filo la voce concitata di sua sorella: “hanno arrestato papà!”. Si veste in fretta e si precipita alla centrale di polizia di Buenos Aires dove Eduardo Emilio Kalinek, ufficiale in congedo, è detenuto con l’accusa di aver gestito, durante gli anni della dittatura militare argentina (1976/1983), i centri A.B.O. (Atletico, Banco e Olimpo), ovvero i garage adibiti a carceri segrete dove più di 30.000 studenti, giornalisti e attivisti di sinistra sono stati torturati e uccisi. Analìa, classe 1979, è cresciuta in un ambiente protetto, ha frequentato la scuola cattolica per i figli dei militari, non ha percepito nulla di quel clima, ricorda solo un padre affettuoso che adorava le sue bambine e che la sera tornava molto stanco dal lavoro. Quando Kalinek viene rinviato a

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giudizio, Analìa decide di aprire quel dossier che la sua famiglia si è rifiutata di leggere e che contiene le testimonianze circostanziate di persone sopravvissute alle sevizie di un sadico torturatore chiamato Dottor K. Durante l’ora del colloquio settimanale, forse l’ora più lunga della sua vita, fissando quegli occhi che ora le appaiono così enigmatici, Analìa rompe il silenzio: “Papà, sei davvero tu quel Dottor K?”. Dietro il vetro divisorio vede il volto di suo padre contrarsi, lo sguardo abbassarsi, le mani contorcersi: “Non puoi capire, era una guerra, quello che ho fatto andava fatto!”. È un freddo pomeriggio piovoso quando Analìa sale le scale di un caseggiato popolare e bussa a una porta, le apre una donna precocemente invecchiata, ma dall’aria ancora indomita: Dora Sales era una studentessa al primo anno di università quando venne sequestrata insieme al suo compagno nel garage Olimpo; di lui non ha saputo più nulla, desaparecido. Durante gli anni della prigionia, Dora Sales è stata torturata e violentata, quando ha partorito, suo figlio le è stato tolto, probabilmente è stato affidato ad una famiglia di militari che

non poteva avere figli. Anche di lui non ha saputo più nulla. Oggi ha trovato la forza di testimoniare contro il Dottor K. Le due donne si stringono in un forte abbraccio. “È giunto il momento di ricucire il tessuto sociale che è stato lacerato in quegli anni” dice Gabriela Sosti, il magistrato che ha condannato Kalinek all’ergastolo; dopo la caduta della dittatura, i militari hanno continuato per anni ad esercitare il potere, impedendo che venisse fatta luce sulle atrocità compiute, ma oggi qualcosa sta cambiando, soprattutto nelle coscienze dei figli dei carnefici. Le sorelle non le parlano più, la madre l’ha scongiurata di ripensarci e di lasciar perdere il passato, ma Analìa può contare sul sostegno di suo marito che le dà la forza per andare avanti nella dolorosa ricerca della verità. Un pomeriggio di cinque anni fa, dietro al vetro del parlatorio, quell’uomo che l’ha cresciuta e che per lei era come un dio l’ha fissata negli occhi e le ha chiesto “pensi che io sia un mostro?”. “No” ha risposto Analìa “non come padre”. È stato l’ultimo colloquio tra il Dottor K e sua figlia.


ARCI TERNI Come ogni anno il 10 maggio ricorre l’anniversario del rogo dei libri non graditi alla folle ideologia nazista nell’Opernplatz di Berlino. Era il 1933 e di certo quello rappresenta un atto simbolico e materiale di annientamento di culture, quale premessa di ciò che da lì a poco sarebbe stato: l’annientamento e la sottomissione di altri popoli per la conquista del mondo. Come ogni anno maggio è il mese dei libri (www.ilmaggiodeilibri.it) e quindi anche della lettura. E come ogni anno l’Arci promuove per la data del 10 maggio No Rogo. Vogliamo che questa data sia l’occasione per molteplici iniziative per la promozione della lettura e che sotto questo titolo possa essere promosso un appuntamento nazionale: momenti di letture collettive in piazza, in biblioteca, sugli autobus accompagnate da presentazioni, dibattiti e animazioni che si terranno in contemporanea. Vogliamo che questo appuntamento possa essere l’occasione per stabilire relazioni con gli Enti Locali per sottolineare come le biblioteche, soprattutto quelle civiche gestite dai comuni, rappresentino un formidabile veicolo universale e plurale di cultura, l’unico oggi in grado di offrirla alle persone al di fuori delle leggi di mercato. In esse non ci sono monopoli editoriali che tengano, troviamo di tutto e di più. L’accesso al prestito e alla consultazione

in forma gratuita di testi, giornali, fumetti è da considerarsi la porta principale da cui far entrare vecchi e nuovi lettori. È la via d’accesso primaria all’integrazione tra culture e condizioni sociali differenti, è democratica, è orizzontale, è insomma davvero per tutti. È la via maestra da percorrere per approfondire, comprendere, crescere ed emanciparsi in autonomia. Le oltre 6.000 biblioteche civiche italiane oggi presentano molte criticità che vogliamo evidenziare e che l’impegno dell’Arci potrà portare all’attenzione dei più e soprattutto dei decisori politici: - la drastica diminuzione delle risorse e del personale; - la chiusura di centinaia di biblioteche di quartiere (380 secondo il Cepell); - la disparità della situazione tra Nord e Mezzogiorno per numero di strutture, qualità dei locali e dei servizi, orari di apertura, capacità di aggiornare patrimonio librario e offerte culturali, presenza del wi-fi (un terzo delle biblioteche italiane non ha un sito web e un indirizzo email per comunicare col pubblico); - la sostanziale diversità di trattamento pubblico tra il sostegno ai grandi Archivi e a quello alle biblioteche civiche periferiche, lasciate perlopiù alla sensibilità (e alle risicate risorse) degli amministratori locali, dell’associazionismo e del volontariato. A Terni aderisce all’iniziativa il circolo Jonas Club, che già da tempo coltiva la diffusione della lettura con l’appuntamento bisettimanale del “Book ashram”: ritrovo di lettori, curiosi e appassionati. Anche lo scorso anno il Jonas, in collaborazione con Arci Terni, ha partecipato all’iniziativa che ha riscosso un notevole successo.

Per promuovere la cultura dello scambio dei libri e valorizzarne la vita oltre l’acquisto, in occasione dell’iniziativa “No rogo” verranno disseminati nel centro storico libri, romanzi, libelli e riviste. Bar, panchine, fruttivendoli: se aguzzate lo sguardo saranno riconoscibili perché impacchettati con carta velina. La sfida è anche reinterpretare la città: camminare e guardare con occhi nuovi, sedendosi su una panchina e guadagnarci del tempo. Sono libri usati e già letti, libri da scambiare e volendo donare. Questo perché nessun libro muore mai, ma resiste negli occhi di chi lo legge. Convinti che sarà solo la prima di queste iniziative, i libri sono a disposizione di chi li trova. A una condizione però: che vengano letti! Aggiornamenti sulla iniziativa, foto e mappe sulla pagina FB “Jonas Club”, per il 10 maggio sono previste anche altre attività legate a “No Rogo”.


PER NORMA E REGOLA CHI SONO I MIEI FRATELLI BIOLOGICI? La richiesta di conoscere l’identità dei propri fratelli e sorelle bilogici avanzata da un uomo anch’egli adottato è stata riconosciuta in sé legittima da parte dei giudici del Palazzaccio (la Corte di Cassazione nel gergo romanesco). La Corte, in conformità alla Corte Costituzionale ed alla Corte Europea dei diritti umani, ha ritenuto di accogliere la richiesta di conoscere la identità dei propri congiunti più stretti con una precisazione. I dati forniti, ovviamente se disponibili, non dovranno essere motivo di lesione dei diritti altrui. In concreto saranno i fratelli o sorelle del richiedente a dare il via libera alla richiesta del proprio congiunto biologico. NON HAI CERCATO UN LAVORO? NIENTE ASSEGNO DI MANTENIMENTO. Questa è la severa decisione della Corte di Cassazione che ha revocato ad una moglie torinese, giovane e senza patologie invalidanti, l’assegno di mantenimento di 800 euro mensili fissato in precedenza dal Tribunale piemontese. Forse la signora aveva ritenuto che un primo impiego le avrebbe reso più o meno quanto l’assegno di mantenimento che ovviamente sarebbe stato rivisto se non addirittura revocato. E allora ... perché lavorare? La sentenza ha tuttavia sollevato discussioni, non è dato sapere se vi fossero figli minori (il che a nostro avviso cambierebbe del tutto lo scenario) e non va sottovalutato che ci troviamo ... nel profondo Nord. Dove il lavoro per un laureato si trova con minori difficoltà. LA BUSTA PAGA E’ FIRMATA! Quindi hai riscosso il relativo importo! Non è così in automatico. La busta paga può essere consegnata in varie forme, cartacea o via e-mail, ma la firma del dipendente vale soltanto come prova che la busta o cedolino siano stati consegnati.

Avv. Paolo Crescimbeni

Non altrettanto prova con certezza che l’importo indicato nel documento sia stato riscosso. Chiaramente ci troviamo di fronte alla ipotesi illecita secondo cui il datore di lavoro fa firmare la busta paga al dipendente compilata a regola di contratto, ma l’importo in concreto pagato è minore. DIRITTO ALL’OBLIO I vari motori di ricerca della rete, è notorio, sono in grado di ripescare vicende remote anche di decenni fa. Vicende magari disdicevoli riguardanti persone che poi hanno cambiato completamente vita ed hanno realizzato cose positive importanti. Il Gruppo dei Garanti europei fra le altre cose ha specificato che, in presenza, ad esempio, di una condanna, la notizia, vecchia di molti anni, non può essere data dal sistema del tutto decontestualizzata da notizie successive, anche importanti, quali la riabilitazione o incarichi importanti ricoperti. L’Autorità ha dunque ordinato a Google di deindicizzare l’ URL che rinviava in via diretta ad un unico articolo che riferiva solamente di una condanna di 16 anni prima. TENTATO FURTO DI UNA MELANZANA: ASSOLTO! Il fatto è accaduto nel leccese ma è arrivato all’esame della Cassazione. L’uomo aveva lasciato la propria autovettura sul ciglio della strada con bagagliaio aperto al cui interno i Carabinieri hanno rinvenuto una cassetta con una melanzana. La Suprema Corte ha ravvisato la particolare tenuità del fatto compiuto da un uomo risultato privo di mezzi di sostentamento. L’uomo aveva un precedente specifico. Ma una melanzana vale pochi centesimi ha detto la Corte! Un osservatore della vicenda ha malignamente constatato: se i Carabinieri fossero passati dieci minuti dopo forse la cassetta sarebbe stata piena e ... addio tenuità del fatto!

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LA CORTE DI CASSAZIONE, MA CHI E?! Avv. Marta Petrocchi

Leggendo i miei articoli, ma anche semplicemente ascoltando telegiornali, si sente con frequenza citare questa o quella Sentenza della Corte di Cassazione e la sensazione è sempre la stessa: quella di una autorevole parola definitiva, “se lo ha detto la Cassazione”! I Giudici della Corte vengono chiamati anche “Ermellini” a causa dell’abbigliamento usato per le occasioni speciali, come l’inaugurazione dell’anno giudiziario quando indossano una toga rossa bordata di pelliccia di ermellino. La Corte si articola in sei sezioni civili e in sette penali. Ogni Collegio giudicante è formato in totale da cinque membri. Nei casi più importanti, o quelli nei quali le diverse sezioni della Corte si sono già pronunciate in modo contrastante, intervengono le Sezioni Unite (SS.UU.) che decidono con la presenza di nove membri. Le decisioni della Corte a sezioni unite sono così autorevoli da diventare dei “precedenti vincolanti”, concetto, altrimenti, estraneo nel nostro all’ordinamento. Infatti, lo stare decisis, “rimanere su quanto deciso”, conformarsi al precedente, è un principio generale dei sistemi di common law, ossia di diritto anglosassone. Ciò non accade negli ordinamenti di civil law, ossia

quelli derivanti dal diritto romano, come quello italiano e come la maggior parte dei sistemi giuridici nel mondo. I princìpi enunciati dalla Corte di Cassazione non sono vincolanti per i giudici, i quali devono confrontarsi soltanto con le norme di legge; tuttavia, nella maggioranza dei casi, i giudici delle giurisdizioni inferiori si conformano alle decisioni della Corte di Cassazione. La Corte Suprema di Cassazione è al vertice della giurisdizione ordinaria ed è chiamata a vigilare su: l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, l’unità del diritto oggettivo nazionale, il rispetto dei limiti delle diverse giurisdizioni. Si dice che il suo compito sia di nomofilachia, parola complicata che vuol dire semplicemente garantire l’osservanza della legge, la sua interpretazione in modo conforme su tutto il territorio e ciò al fine di assicurare la certezza nell’interpretazione delle norme. La Cassazione è il giudice di terzo grado, di sola legittimità; quando decide conosce i fatti di causa solo sulla base di quanto già acquisito nei precedenti gradi di giudizio e soltanto nella misura in cui ciò sia necessario alla corretta applicazione della legge sostanziale e processuale. Il ricorso in Cassazione può essere presentato, per la violazione del diritto materiale (errores in iudicando) o procedurale (errores in procedendo), per i vizi della motivazione della sentenza impugnata, perché mancante, insufficiente o contraddittoria, o, ancora, per motivi relativi alla giurisdizione. Quando la

Corte riscontra che nell’emettere la sentenza il giudice del grado inferiore ha compiuto un errore, perché, come si è visto, non ha rispettato la procedura, ha errato nella qualificazione del fatto, oppure nello spiegare i motivi della sua decisione, lo ha fatto in modo incompleto, o contraddittorio deve cassare la decisione (cassare significa annullare), ed enunciare il principio di diritto al quale il nuovo provvedimento dovrà conformarsi. A quel punto il giudice del rinvio, ossia quello cui viene rimandata la causa, non potrà fare a meno di adeguarsi a quanto stabilito dalla Cassazione. Secondo l’articolo 111 della Costituzione ogni cittadino può ricorrere alla Corte di Cassazione per violazione di legge, contro qualunque provvedimento dell’autorità giudiziaria, senza dover esperire alcun appello in materia civile o penale, o contro qualunque provvedimento che limiti la libertà personale. La Corte di Cassazione ha anche il compito di decidere quale giudice debba essere chiamato a decidere se si verifica un conflitto tra il giudice ordinario e quello speciale, quello italiano o quello straniero; in tal caso si dice che dirime conflitti di giurisdizione. Oppure sceglie chi debba decidere tra due giudici di merito, in tal caso, dirime conflitti di competenza. La Corte di Cassazione svolge anche funzioni in materia di elezioni legislative e di referendum popolare per l’abrogazione di leggi. Interessatevi delle leggi, sono in tutto ciò che ci circonda!

Margirita dorge fiore Paolo Casali

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Se qquante marghirite su lu pratu parono fiocchi vinuti da lu celu me pare come aésse nivicatu e ttuttu s’è ccupertu come ‘n velu... li mèjo fiuri de la primaèra che tt’émbono lu quadru de lu munnu e ppe’ ccurnice certu ppo’ se spera amore e ppace come ‘n dorge sunnu. Marghirita dorge fiore sì lu fiore de l’amore sì cconfortu pe’ lu còre... sì bbellezza de lu pratu come ‘n celu ch’è stellatu quann’è ttuttu ‘rserenatu.

Tu pratajola mia sì ddilicata d’aspettu de culuri e pporti ggioja tu sì lu fiore de l’innammorata che ppedalu pe’ ppedalu te sfoja... sicuru vòle ‘na rassicurata su qquarche ssindimentu ch’addorgisce e ppiù dde una ‘rmane spampanata se qquarchiduna a vvòrde la tradisce. Te domanno dorge fiore se cc’è amore o non c’è amore ‘n quistu munnu senza còre... so’ ssicuru c’è pperdéro tantu amore... quillu veru... t’ho sfojatu co’ ‘l penzieru.


Medicina & Salute

ESAOTE S SCAN EXP

RISONANZA MAGNETICA APERTA DI ULTIMA GENERAZIONE

La Risonanza Magnetica è una metodologia diagnostica che utilizza onde magnetiche per esaminare tutti i distretti corporei: torace, addome, articolazioni, sistema scheletrico e articolare, muscoli. È utilizzata per lo studio delle malattie infiammatorie, infettive, tumorali, ma anche per problemi legati alla patologia traumatica o degenerativa, come ad esempio le lesioni muscolo tendinee, dei tessuti molli, delle articolazioni (menischi nel ginocchio o cuffia dei rotatori nella spalla). La risonanza magnetica è un’indagine sicura e del tutto innocua per l’organismo umano. L’assenza di radiazioni ionizzanti la rende particolarmente adatta anche per la ripetizione di esami a breve

distanza di tempo. Non sussiste quindi alcuna controindicazione né per l’utilizzo in età pediatrica né per le donne in stato di gravidanza. Lo Studio di Radiologia Braconi è stato il primo Centro ad adottare nel nostro territorio (Centro Italia) questa particolare risonanza magnetica aperta, l’Esaote S Scan Exp, che consente di eliminare il senso di claustrofobia che accomuna la maggior parte dei pazienti che devono sottoporsi a questo esame. L’attenzione dello Studio di Radiologia Braconi nel garantire ai propri pazienti tecnologie diagnostiche sempre all’avanguardia consente di avere a disposizione un macchinario top di gamma per l’indagine approfondita soprattutto dei legamenti e delle articolazioni, proprio

per rintracciare, in acquisizione dinamica, eventuali lesioni che con immagini statiche non possono essere individuate. All’eccellenza tecnologica si affianca poi quella umana, grazie alla presenza presso lo Studio di Radiologia Braconi di specialisti di comprovata esperienza, esponenti di primo piano dell’A.O. “Santa Maria” di Terni quali il Dott. Giorgio Tazza, la Dott.ssa Anna Zenoni, il Dr. Gaspare Fortunato e il Dott. Giulio Siena che supportano, con la loro professionalità, la refertazione per il buon esito dell’esame. Lo Studio di Radiologia Braconi dal momento in cui il paziente telefona per prenotare un esame garantisce il suo svolgimento e la refertazione in 24 ore.

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Medicina & Salute

IL DOLORE MAMMARIO

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Dolore non significa per forza tumore

l dolore al seno (mastodinia o mastalgia) è un sintomo molto frequente sia nelle donne in età fertile sia in menopausa. In età fertile è la sintomatologia tipica della sindrome premestruale: un dolore ciclico che compare qualche giorno prima dell’arrivo delle mestruazioni e che, comunemente, si accompagna a tensione o gonfiore della ghiandola mammaria. Può manifestarsi con una semplice sensazione di pesantezza, come un dolore sordo e continuo oppure si può presentare con fitte pungenti e trafittive, tipo stilettata. Di norma si risolve spontaneamente durante i primi giorni del flusso, di pari passo anche la tensione e il gonfiore si attenuano fino a scomparire. In alcune pazienti il dolore può presentarsi anche in concomitanza dell’ovulazione. La sintomatologia dolorosa può insorgere o accentuarsi anche con l’assunzione della pillola anticoncezionale; in questo caso di solito cessa nel giro di qualche mese o cambiando tipo di pillola. Il dolore persistente, o mastodinia non ciclica, è invece più caratteristico dopo i 40 anni e in menopausa, può durare diverse settimane, la causa non è ben identificabile ed è indipendente dal ciclo ormonale. Non sempre la mastodinia è bilaterale, a volte il dolore si localizza in punti precisi in un solo seno. In alcuni casi può essere provocato da nevralgie intercostali o traumi accidentali. Un reggiseno troppo stretto o troppo largo può peggiorare la sintomatologia. Anche in gravidanza il dolore è provocato dallo stimolo ormonale, dopo il parto è dovuto alla montata lattea mentre durante l’allattamento può essere legato alla presenza di una mastite. In quest’ultimo caso la cute è arrossata in corrispondenza della zona dolente e può esserci anche la febbre. La comparsa di un dolore mammario persistente è tra le motivazioni principali che spingono una donna a eseguire una visita specialistica dal senologo, perché generalmente teme la

presenza di un tumore. Innanzitutto va detto che è corretto eseguire una visita medica di fronte a un sintomo diverso dal solito, anche se i tumori, in fase iniziale, non provocano dolore al seno se non in casi rarissimi. Le statistiche dimostrano infatti che nelle pazienti con mastodinia, meno dello 0,5% ha una lesione maligna, mentre quasi il 15% ha lesioni benigne come cisti e fibroadenomi. Pertanto, se da una parte il dolore mammario non deve provocare eccessivo allarmismo, dall’altra è noto che la diagnosi precoce di tumore al seno è la miglior forma di prevenzione e la principale opportunità di poter ottenere una guarigione definitiva. Non sempre perché il dolore al seno riconosce una causa derivante dal seno stesso, può essere infatti provocato da fonti esterne cioè da altri organi che possono avere dei problemi, segnalati da un dolore, da una sensazione di fastidio o di bruciore che può irradiarsi verso la schiena o verso l'area del seno sinistro. Come si riconoscono e si distinguono dal dolore che interessa il seno vero e proprio e che, a sua volta,

ha origini molto diverse? Una patologia cardiaca e coronarica, può manifestarsi con un bruciore al seno sinistro interno, quindi non legata al tessuto mammario e in genere si irradia anche al braccio sinistro. Un fastidio di questo genere che si manifesti insistentemente, anche qualora non sia molto forte, andrebbe subito indagato. Una visita cardiologica, in questi casi, è d'obbligo. Occorre fare attenzione anche ad una eventuale problematica a carico di stomaco o di esofago: ernia iatale, reflusso gastroesofageo e gastrite sono i disturbi più comuni, manifestati da un bruciore che interessa tutta l'area compresa dalle scapole (dietro la schiena), la zona alta dell'addome e specificamente il quadrante sinistro.

Dott.ssa Lorella Fioriti Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta

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L’APPROCCIO OSTEOPATICO PER L’INSONNIA DEL NEONATO

Il neonato riposa solo per un’ora o poco più? Irritato e inconsolabile piange continuamente, obbligando i genitori a notti insonni per mesi. Dopo avere escluso gravi patologie, il pediatra a volte dichiara di non comprenderne la causa e quindi di non avere una cura per risolvere il disturbo. Che fare allora? L’osteopatia inquadra questo disturbo come la diretta conseguenza di lesioni somatiche del cranio del bambino e delle vertebre cervicali alte, a seguito del trauma del parto o di posizioni traumatiche assunte dal feto durante gli ultimi mesi di gravidanza. Con il trattamento osteopatico si normalizza la struttura (anatomia del corpo) e si agisce sulla sua mobilità (mobilità delle ossa del cranio e delle vertebre) per riequilibrare la funzione fisiologica. Il cervello di un neonato è in piena maturazione e soltanto le funzioni vegetative (sonno, veglia, digestione, assimilazione, ecc.) sono pienamente espresse, per cui l’effetto di tali lesioni somatiche sarà maggiormente evidente, causando:  disturbi del sonno

 irritabilità  coliche gassose  reflusso gastro-esofageo. Alla nascita, la prima vertebra cervicale e i condili occipitali sono strutture cartilaginee (non ancora ossificate), che possono andare incontro a compressioni a seguito delle pressioni esercitate dalle contrazioni dell’utero durante il parto. Tali ossa contraggono intimi rapporti con le strutture neurologiche implicate nella regolazione del ciclo sonno-veglia e sono:  Ganglio cervicale superiore  Sistema reticolare  Nervo vago. L’irritazione e la compressione di tali strutture nervose a opera dei tessuti di sostegno adiacenti (vertebre cervicali alte, ossa del cranio, prime vertebre dorsali e relative coste) possono dar luogo a un disturbo del ritmo sonno-veglia. In altri casi, invece l’effetto del trauma può generare, se non dolore, quanto meno un forte disagio che si manifesta con irritabilità e pianto. IL TRATTAMENTO OSTEOPATICO L’intervento dell’osteopata sarà orientato a diagnosticare queste disfunzioni somatiche e al loro trattamento.

Il trattamento osteopatico del neonato e del bambino si caratterizza per un approccio soft e indolore che, nell’arco di alcune sedute, lo porterà a riacquistare un sonno regolare e restauratore, contribuendo a prevenire l’insorgere in futuro di ulteriori problematiche.

Marzia Martellotti Osteopata D.O.

Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio

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Terni presso lo studio medico Anteo, in via Radice 19 Roma studio Kirone, Lungotevere Portuense 170 Frascati in via G.Matteotti 12/A

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Translucenza Nucale: test di diagnosi prenatale non invasivo La misurazione della translucenza nucale associata ad un prelievo su sangue materno (Bi-Test) rappresenta un ottimo screening da eseguire nel primo trimestre di gestazione per identificare le pazienti con rischio aumentato di trisomia del cromosoma 21 (Sindrome di Down), del cromosoma 13 e del cromosoma 18. La translucenza nucale è la manifestazione ecografica dell’accumulo di fluido dietro la nuca fetale nel primo trimestre di gravidanza. La capacità di ottenere una misurazione attendibile della translucenza nucale dipende da un adeguato training e dal rispetto di una tecnica standard per la sua misurazione, al fine di ottenere risultati riproducibili fra i differenti operatori. L’epoca di gestazione ottimale per misurare la translucenza nucale è fra l’11a settimana e la 13a settimana e 6 giorni. La lunghezza vertice-sacro minima deve essere di 45 mm e la massima di 84 mm. La misurazione della translucenza nucale può essere ottenuta con successo mediante un esame ecografico transaddominale nel 95% dei casi circa; nei restanti casi è necessario eseguire l’esame per via transvaginale. I risultati ottenuti con l’ecografia transaddominale e con

quella transvaginale sono sovrapponibili. Mediante metodica ecografica si misura lo spessore massimo della translucenza sottocutanea tra la cute ed i tessuti molli del feto che ricoprono la colonna cervicale. In un 5–10 % dei casi il cordone ombelicale può trovarsi intorno al collo fetale causando una misurazione dell’NT erroneamente aumentata. In questi casi le misurazioni della translucenza nucale al di sopra ed al di sotto del cordone ombelicale sono differenti e, al fine del calcolo del rischio, è più corretto utilizzare una media dei due valori ottenuti. Il rischio di trisomie viene calcolato moltiplicando il rischio a priori, derivato dall’età materna e dall’epoca gestazionale, per la likelihood ratio della translucenzanucale, in questo modo è possibile fornire alla paziente un rischio ricalcolato. Per aumentare l’attendibilità del test la misurazione della translucenza nucale viene associata al Bi-Test, ossia la misurazione della concentrazione nel sangue materno di due ormoni: la frazione beta della gonadotropina corionica umana, o Free-b-hCG, e la PAPP-A, o proteina A plasmatica associata alla gravidanza,

consentendo di individuare 82 feti portatori di alterazioni cromosomiche riguardanti il cromosoma 21, con il 5% di falsi positivi. Lo spessore della translucenza nucale fetale aumenta non solo per le anomalie cromosomiche, ma anche quando vi sono malformazioni congenite del feto. Questo dato consente di poter eseguire, eventualmente, in epoca gestazionale precoce, approfondimenti ecografici che consentano una diagnosi precoce di eventuali malformazioni. Il rischio risultante di sindrome di Down del feto è classificato dalla FMF (Fetal Medicine Foundation) anche come rischio basso se inferiore a 1:1000, medio se è fra 1:1000 e 1:100 ed elevato se è superiore a 1:100. La misurazione della translucenza nucale associata al Bi-Test è un esame non invasivo che non comporta alcun rischio per la gravidanza, che qualunque donna può eseguire nel primo trimestre di gravidanza. DR.SSA GIUSI PORCARO

Specialista in Ginecologia ed Ostetricia

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CLINICA UROLOGICA

AD INDIRIZZO ANDROLOGICO ED URO-GINECOLOGICO

La Clinica Urologica ad indirizzo andrologico ed uro-ginecologico (AUG) rappresenta quanto di più completo si possa offrire nell’ambito dell’inquadramento diagnostico e della cura delle patologie urologiche, dell’uroginecologia e della chirurgia andrologica; ciò pone l’Azienda Ospedaliera di Terni ai vertici dell’offerta sanitaria specifica, garantendo il rispetto degli standard di cure secondo criteri nazionali ed internazionali in continua evoluzione e aggiornamento. Un fiore all’occhiello per tutto il servizio sanitario umbro che, anticipando i tempi, ha creato una struttura innovativa a livello nazionale dove l’Urologia tradizionale si integra in una visione moderna di Urologia Funzionale, con le tecniche chirurgiche mini-invasive più avanzate e altamente specializzate, che pochi centri in Italia sono in grado di offrire. Integrata al Polo Urologico aziendale, l’Unità Operativa Complessa si organizza in una sezione di degenza ordinaria (alta e bassa intensità di cure) posta al primo piano (ala Nord), una sezione ambulatoriale di urologia generale ed andrologia ubicata al piano -1 (ala Nord), una sezione ambulatoriale uroginecologica con sede presso il Centro

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Salute Donna, e una sezione chirurgica (tradizionale e mini-invasiva) la cui attività viene effettuata presso il blocco operatorio centrale dell’Azienda. L’uroginecologia si configura come una branca di confine tra l’urologia e la ginecologia, altamente specializzata e tecnologica, che tratta patologie ad alto impatto sociale. Il termine è riduttivo perché in realtà essa comprende tutta la cosiddetta Urologia Funzionale, oggi considerata il perno dell’Urologia moderna, che tratta tutte le patologie disfunzionali minzionali, sia maschili che femminili e che si affianca alla urologia oncologica. Oggi la qualità di vita del paziente è l’elemento chiave della moderna medicina ed in tale ottica non si può solo e soltanto pensare ad una chirurgia demolitiva (rimuovere la prostata o la vescica, correggere un prolasso), ma dobbiamo ragionare nel senso di una chirurgia Ricostruttiva che ripristini le funzioni che di volta in volta vengono alterate da alcuni interventi chirurgici, quali l’attività sessuale, i disturbi di tipo irritativo ed ostruttivo, l’incontinenza urinaria, i disturbi intestinali. In ambito uroginecologico l’incontinenza

urinaria ed il prolasso genitale sono tra le patologie più frequenti. In questa nuova struttura esse verranno trattate in modo innovativo e al passo con i tempi. I percorsi diagnostico-terapeutici comprenderanno la terapia medica, la terapia riabilitativa ed infine la terapia chirurgica, sia tradizionale che mini-invasiva: dalle sling mediouretrali e le infiltrazioni di tossina botulinica nell’incontinenza urinaria alla chirurgia laparoscopica o robotica, con o senza preservazione dell’utero, nel prolasso genitale. La struttura sarà poi centro di riferimento anche per molte altre patologie di grande interesse per la comunità quali le infezioni urinarie sia femminili che maschili, piaga indiscussa dei nostri tempi, le patologie urologiche di tipo neurologico, le malattie rare quali la Cistite interstiziale. Nell’ambito dell’urologia tradizionale la struttura si propone di trattare le comuni patologie urologiche di pertinenza funzionale e neoplastica con particolare riguardo al trattamento della patologia prostatica, da sempre considerata la patologia urologica per eccellenza, ma anche tutta la patologia che interessa le vie urinarie superiori ed inferiori, dal rene


SANTA MARIA DI TERNI alla vescica. Il trattamento della patologia benigna prostatica si avvarrà di terapie mediche e chirurgiche sia tradizionali che mini-invasive e in casi particolari, con la collaborazione dell’Unità di radiologia diretta dal Dott. Passalacqua sarà possibile effettuare la scleroembolizzazione prostatica, nei pazienti anziani ad alto rischio anestesiologico. In ambito urologico altra patologia molto frequente è poi la calcolosi urinaria, oggi sempre più spesso causa di ricoveri di urgenza e che necessita di trattamenti immediati. La struttura, insieme a tutto il polo urologico, è in grado di soddisfare tutte le esigenze del cittadino, dal trattamento endoscopico al trattamento mediante onde d’urto fino alla risoluzione mini-invasiva dei casi più complessi. La chirurgia andrologica, novità rilevante nel panorama dell’offerta sanitaria umbra, consente di trattare patologie ancora oggi spesso sottostimate per incidenza ma potenzialmente cardinali nell’ottica contemporanea di outing sanitario. La Struttura, unica nel centro Italia, sarà in grado di trattare in modo multimodale l’incontinenza urinaria maschile e le disfunzioni sessuali maschili sia congenite che acquisite con tecniche chirurgiche all’avanguardia. Chirurgia tradizionale e mini-invasiva. La Clinica urologica ad indirizzo andrologico ed uroginecologico affronta le problematiche chirurgiche mediante approcci di chirurgia tradizionale, quindi con tecniche ben note “a cielo aperto”, e mediante approcci endoscopici e miniinvasivi. Questi ultimi, frutto del progresso tecnologico e dell’esperienza maturata sul campo, sono rappresentati dalle tecniche laparoscopiche evolute di ultima generazione e dalla tecnologia robotica Da Vinci Xi che garantiscono i migliori risultati per ogni patologia trattata. I vantaggi della mini invasività si traducono nella riduzione considerevole del tasso di complicanze operatorie, nella riduzione dei tempi delle procedure chirurgiche, nella sempre minore perdita ematica intraoperatoria con tassi di trasfusione più bassi e degenza ospedaliera minore con un più rapido recupero nella convalescenza. Attività ambulatoriale. Le attività ambulatoriali offerte dalla Struttura sono rappresentate principalmente da visite di primo inquadramento e visite di

secondo livello urologico, andrologico ed uroginecologico. Tutte le patologie seguiranno protocolli diagnostici secondo linee guida nazionali ed internazionali per offrire ai pazienti un corretto percorso diagnostico-terapeutico personalizzato e ben codificato. La maggior parte degli approfondimenti diagnostici potranno essere effettuati all’interno della stessa struttura. Tra questi si annoverano: - Esame urodinamico invasivo per lo studio delle disfunzioni minzionali neurogene e non neurogene che sarà eseguito da personale addestrato e formato allo scopo; - Esame uroflussimetrico semplice per lo studio dei flussi minzionali, test di screening per la patologia ostruttiva urologica; - Ecografia dinamica urologica, esame molto specifico per l’inquadramento di tutte le patologie da alterazione della statica pelvica quali l’incontinenza urinaria ed il prolasso genitale; - Cistoscopia per la diagnosi ed i controlli di patologie vescicali funzionali e oncologiche; - Ecografie prostatiche trans-rettali per lo studio della ghiandola prostatica; - Biopsie prostatiche per la diagnosi del tumore prostatico; Presso la stessa struttura è inoltre attivo l’ambulatorio neuro-urologico, che si occupa dei pazienti con problematiche urinarie che hanno subìto un trauma al midollo spinale e che si trovano in una condizione di paraplegia o tetraplegia; vengono seguiti anche pazienti con malattie neurodegenerative come la Sclerosi Multipla ed il Morbo di Parkinson. L’ambulatorio neuro-urologico, che si affianca all'equipe di Neurologia diretta dal Dott. Colosimo Carlo, segue primariamente le disfunzioni dell’area sacrale e pelvi-perineale; il personale

specializzato interviene facendo uso delle metodiche più avanzate sotto il profilo della riabilitazione e della chirurgia mediante l’utilizzo della tossina botulinica per infiltrazione vescicale e sfinterica. Infine è in via di definizione l’ambulatorio dedicato alla Cistite interstiziale, malattia rara, fortemente invalidante, che si inserisce nel più complesso ambito del Dolore Pelvico Cronico. L'Ospedale di Terni è infatti Centro di Riferimento Regionale per le malattie rare.

ÉQUIPE Direttore: Prof.ssa Elisabetta Costantini Equipe medica: Dr. Alessandro Andrisano dirigente medico I livello Dr.ssa Paola Lilli dirigente medico I livello Dr.ssa Carolina Lolli dirigente medico I livello Dr.ssa Ester Illiano dottorando di ricerca Coordinatore Infermieristico: Inf. Roberta Falchetti Posizione organizzativa chirugica Inf. Monica Donati Equipe infermieristica: Tiziana Chianella, Laura Cupidi, Francesca Fidenzi, Chiara Formichetti, Mario Gangemi, Anahi Cerezo Lucero, Cristina Manella, Daniela Margarita, Massimo Martelli, Sandra Natalini Foiano, Massimo Natalizi, Alessio Natalucci, Alessia Propersi, Manoela Quadrini, Stefano Reggi, Sara Rufini, Francesca Salvatelli, Caterina Seralessandri, Giuliano Sinibaldi, Annalisa Sodi, Giancarlo Vannozzi, Souad Zaimi.

Equipe O.S.S.: Loretta Anselmicchio, Tiziana Battistoni, Patrizia Cabioni, Isabella Capocchia, Monica Cretaro. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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PER DIVENTARE DONATORE DI SANGUE

AVIS Terni: Via L.Aminale, 30 - Terni E-mail: avis.terni@libero.it Telefono: 0744400118 - Fax: 0744400118

www.avisterni.it

Avis Comunale Terni

Chiunque abbia compiuto i 18 anni di età, pesi più di 50 kg e sia in buona salute ha la possibilità di diventare donatore. Il candidato donatore in fase pre-donazionale viene sottoposto ad una valuta­zione clinica e laboratoristica per escludere eventuali condizioni patologiche o fisiologiche (che riguardano sesso, età, peso corpo­ reo, valore dell emoglobina, riserve di ferro, esami strumentali) af­finché la donazione, oppure le ripetute donazioni non siano dan­nose per l'organismo. Grazie a questa accurata selezione, per un adulto sano la donazione di sangue non comporta alcun rischio. I controlli e le visite periodiche effettuate a ciascun donatore prima di ogni donazione sono uno strumento di medicina preventiva, a tutela dello stato di salute e diagnosi precoce del do­natore. La tutela della salute e della sicurezza sia del donatore che del ricevente sono fondamentali. L’intervallo minimo tra due donazioni di sangue intero è di 90 giorni: per un massimo di 4 donazioni per gli uomini e 2 per le donne in età fertile. É sufficiente recarsi presso la sede AVIS più vicina, ritirare la domanda di iscrizione e informarsi su qual è il Servizio Immunotrasfusionale, o il centro fisso di raccolta, più comodo, ora­ri e modalità di prelievo: notizie che si possono avere anche telefonando al Numero Verde 800.550433 o connettendosi al sito www.avisumbria.it Il sangue serve tutti i giorni e non solo nelle situazioni di emergenza.

ARTROSI PRECOCE DEL GINOCCHIO

Dott. Vincenzo Buompadre

Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport - Terni Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6, 0744.427262 int.2 - Rieti Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25, 0746.480691 - Foligno Villa Aurora, v. Arno 2, 0742.351405

www.vincenzobuompadre.com

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Il ginocchio è tra le articolazioni più frequentemente colpite dall'artrosi; il suo interessamento ne risulta particolarmente invalidante così che la sua precoce diagnosi e trattamento risultano importanti per rallentarne l’evoluzione ed il deterioramento articolare conseguente. La ricerca non ci ha ancora fornito dei marcatori molecolari con cui individuare i soggetti a più alto rischio di insorgenza di artrosi; il clinico può grazie alle armi in suo possesso (anamnesi, valutazione clinica, esami di laboratorio e strumentali) cercare di formulare tale diagnosi in fase precoce (prima della comparsa delle alterazioni radiologiche espressione di danno ormai avanzato). Qui risulta importante riconoscere i pazienti a rischio sulla base

di familiarità, attività lavorative e sportive particolarmente gravose per il ginocchio, traumi, alterazioni posturali degli arti inferiori (Fig.1), pregressa chirurgia del ginocchio, malattie artritiche, malattie metaboliche che possono coinvolgere le articolazioni, osteoporosi, sovrappeso. In soggetti con i precedenti fattori di rischio bisogno porre particolare attenzione ai primi sintomi anche se sporadici che colpiscono il ginocchio: dolore, transitoria limitazione funzionale, scrosci articolari, poiché riconoscere in fase precoce il coinvolgimento artrosico e documentarlo con immagini di RMN ci permette di impostare un trattamento che prevede a seconda dei casi: controllo del peso, modificare stili di vita, curare alterazioni metaboliche, utilizzo di presìdi ortopedici, kinesiterapia per rinforzo muscolare, terapie fisiche. Oltre a ciò gli studi in letteratura hanno evidenziato l’efficacia di trattamenti ciclici con condroprotettori (glucosamina e condroitinsolfato) e viscosupplementazione (infiltrazioni con acido ialuronico). Quando questi trattamenti risultano poco efficaci si può ricorrere anche alle infiltrazioni con gel piastrinico (PRP).


Medicina & Salute

I segreti dell’epilazione Laser La tecnica di epilazione ad oggi più utilizzata

Fin dall’antichità la concezione di bellezza era espressa da un corpo con una pelle priva di peli; possiamo quindi affermare che la ricerca di tecniche costantemente all’avanguardia per l’eliminazione dei peli superflui ha un’origine antichissima. Ad oggi, la maggiore aspirazione di ogni donna e uomo è quella di poter avere una pelle sempre liscia, tanto da portare le Aziende del settore ad investire sempre più nella ricerca e nella produzione di tecnologie volte ad ottenere risultati sempre più immediati e duraturi nel tempo. Ogni nuova ricerca ha alla base uno studio approfondito dei vari tipi di pelo e colore della pelle che viene classificata in sei diversi fototipi dalla scala di Fitzpatrick (creata nel 1975 dal Dottor Thomas B. Fitzpatrick, dermatologo di Harvard) in base alla risposta che hanno all’esposizione dei raggi ultravioletti. Questa tecnica è a tutt’oggi uno strumento riconosciuto e applicato in ogni ricerca dermatologica.

L’IMPORTANZA DELLA RACCOLTA DEI DATI INFORMATIVI Prima di iniziare il trattamento, il professionista dovrà compilare una scheda per raccogliere dati fondamentali e preziosi per ottimizzare il risultato del trattamento ed per evitare spiacevoli inconvenienti al cliente. Maggiore sarà l’attenzione posta nella compilazione della scheda informativa, maggiori saranno i risultati e la soddisfazione finale, ma soprattutto minore sarà il rischio per la persona che si sottopone al trattamento. Il presupposto di base è che per ogni persona c’è un protocollo diverso da seguire e il compito del professionista è proprio quello di eseguire il giusto protocollo. In questa fase: vengono raccolte tutte le informazioni, viene ricostruita la storia della sua pelle, viene recuperata la storia di come è stato trattato il pelo ed in fine vengono identificati i tre parametri per la scelta del trattamento: la densità del pelo, lo spessore del pelo, il fototipo della pelle.

La persona affetta da irsutismo, una patologia di natura ormonale che provoca la comparsa di peli visibili in zone tipicamente maschili come il mento, le guance, il torace, l’addome, le spalle, la schiena e la persona affetta da ipertricosi: inestetismo che può essere di origine genetica, ormonale, farmacologica o meccanica. Consiste nell’incremento della pilificazione in zone in cui nella donna è normalmente presente, ma non particolarmente visibile. In entrambi i casi la vita sociale delle donne è seriamente compromessa. Molte si chiudono in casa, si isolano dal resto del mondo. Non riescono a reggere lo sguardo impetuoso delle persone che incrociano per strada che le fanno sentire come un fenomeno da baraccone. QUALI SONO LE REGOLE DA ADOTTARE PER SCEGLIRE DOVE ANDARE E QUAL È LA GIUSTA TECNOLOGIA? “L’epilazione laser è boom, ma i rischi ci sono se fatta da inesperti”. È il titolo di un articolo pubblicato da ANSA.it che riporta alcuni dati osservati in America dal New York Times. Ecco un breve estratto dell’articolo: “L’epilazione permanente con il laser da alcuni anni conosce un vero boom, ma non è immune dai rischi (..). Non c’è una settimana -commenta Tina Alster, del Washington Institute of dermatologic Laser Surgery- in cui non veda una complicazione da laser (..). Le persone pensano che chiunque possa fare questi trattamenti, ma deve sapere che non è il laser a fare il lavoro, ma l’operatore. Per combattere fenomeni di questo tipo è bene orientarsi in centri con all’interno l’eccellenza delle tecnologie, le certificazioni reali, i protocolli di trattamento e la formazione tecnica: per guidare le persone nella scelta giusta è bene affidarsi a poche ma efficaci regole. 1. Controlla bene le qualifiche di chi metterà le mani sulla tua pelle, è un tuo diritto; 2. Non affidarti a chi fa false promesse e usa la parola “definitivo”; 3. Non farti ingolosire da offerte speciali, il prezzo da pagare per il tuo corpo potrebbe essere ben più caro se la persona che effettua il trattamento non è preparata e se la macchina utilizzata non rispetta gli standard di qualità. Il professionista che saprà prendersi cura di voi in modo professionale, vi chiederà di non depilarvi tra un trattamento e l’altro per garantire il risultato finale, cercate quindi di facilitare il lavoro seguendo i suoi consigli. Prima di ogni trattamento la pelle deve essere ben idratata, senza follicolite, non ispessita e, se necessario, assottigliata con l’aiuto di prodotti.

CHI NON PUO' ESEGUIRE IL TRATTAMENTO LASER? I bambini, le donne in gravidanza o che allattano, persone con un tumore, portatori di pacemaker, persone affette da epilessia, persone con infezioni in corso, persone con ipersensibilità nota, lesioni cancerose o precancerose, herpes simplex. QUALI SONO I PELI DA TRATTARE E QUELLI DA NON TOCCARE? IL VELLO: è un particolare tipo di peluria, che hanno anche i bambini e che non va toccata; il vello assolve ad una funzione della pelle e sarebbe sciocco privarsi di questa protezione per un capriccio. C’è pelo e pelo, quello da tenete e quello da eliminare. LA PELURIA: localizzata nella zona delle basette, braccia e sterno. Può quindi essere trattata perché contiene una parte minima di pigmento. IL PELO INTERMEDIO E IL PELO TERMINALE: si presenta robusto ed è localizzato nelle cosce, sulle ascelle… e può essere trattato. Quindi non solo le persone sono diverse, ma anche i peli che crescono in ogni parte del corpo lo sono e di conseguenza richiedono uno specifico trattamento.

i di un Affidarsi alle maunn vero professionista è more e proprio atto d'a i verso se stess

Dott.ssa in Estetologia

Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza

"ESTETICA EVOLUTIVA STELLA POLARE"

SFATIAMO UN FALSO MITO Una volta si raccomandava di non sottoporsi ai trattamenti di epilazione laser nei mesi di esposizione al sole. Le pelli abbronzate non rispondevano molto bene al trattamento ed erano a rischio macchie o altri effetti collaterali. Oggi tutto questo è superato, l’epilazione laser diventa dunque possibile in ogni momento dell’anno, basta lavorare con un laser di ultima generazione a diodo e ad alta potenza. Si potrà così lavorare in ogni momento dell’anno, senza controindicazioni su ogni tipologia di pelle.

Per informazioni o appuntamento:

Centro Estetica Evoluta «STELLA POLARE di Dioturni Cinzia» Via Mola di Bernardo, 15 - Terni (TR) Tel. 0744/271621 - Cell. 346/0112226 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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TERNIPOESIA FESTIVAL EDIZIONE N. 5

“La musica breve, il lampo delle immagini. Penna, Ungaretti e zone limitrofe” 18-19-20 maggio 2018, palazzo Gazzoli Terni

PROGRAMMA: Venerdi 18 maggio

Concorso nazionale di poesia “Luciana Notari” decima edizione Premiazione Giuria: E. Pecora (Presidente), S. Zafferani (segretario), R.Gentili, A. Giuli, F. Ordeini, P. Silvestrelli, P. Tarani (giurati) Sala Rossa palazzo Gazzoli ore 17

Sabato 19 maggio

“Sandro Penna, una cheta follia”, omaggio al poeta con Elio Pecora, Simone Zafferani, Salvatore Zambataro, Pier Francesco Ambrogio e Paolo Camilli Sala blu palazzo Gazzoli ore 17

Domenica 20 maggio

“Il porto sepolto. Andrea Chimenti canta Giuseppe Ungaretti”, con Andrea Chimenti (pianoforte e voce) e Francesco Chimenti (pianoforte, chitarra e violoncello) Sala Blu palazzo Gazzoli ore 17 – Ingresso 8 euro

L'Associazione Culturale La Pagina

ti segnala che puoi contribuire con il 5xmille indicando sul tuo Mod. 730 questo cod. 01484960552

Programma Associazione Culturale La Pagina BARBARA LOLETTI

NE ENT W RY

IL Corso di INFORMATICA RIPRENDERÀ NEL MESE DI OTTOBRE

MIRIAM VITIELLO Tutti i Lunedì dalle ore 18.30 alle 20.00

Corso di lingua INGLESE

Martedì 8 e 22 MAGGIO ore 16.00

Giovedì 17 MAGGIO ore 17.00

CURIOSITÀ SCIENTIFICA VITTORIO GRECHI

MUSSOLINI - FASCISMO III parte SAURO MAZZILLI

Giovedì 10 MAGGIO ore 16.00

Venerdì 25 MAGGIO ore 17.00 ASSEMBLEA DEI SOCI ASS.CULT. LA PAGINA

ITINERARI CITTADINI - VISITA A: DUOMO - CRIPTA - MUSEO DIOCESANO LORETTA SANTINI

Sabato 26 MAGGIO ore 21.00 Venerdì 11 MAGGIO ore 17.00 HOMO SUM: LA ROMA DEGLI SCIPIONI ROBERTO TAIBI e CHIARA PESARESI

Saggio finale corso di recitazione IL LAVORO DELL'ATTRICE SUL PRODUTTORE DI RICCARDO LEONELLI - ALLE ORE 20.00 SARÀ OFFERTO UN BUFFET -

VITA DA CANI!!!

NADIA ZANGARELLI Tutti i Lunedì dalle ore 15.30 alle 18.00

Corso di PITTURA

Giovedì 24 MAGGIO dalle ore 20.00

Seminario di approfondimento sul Mondo del CANE Per informazioni Barbara 320.8990274

Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774

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Apri la bocca e apri gli occhi

Dott. Agostini Giancarlo Dott. Cavadini Francesca Romana Dott.ssa Alessandro Silvia Dott. Cerquagli Stefano Dott. Alexakis Giorgio Dott. Cordeschi Giuseppe Dott. Amolini Giovanni Dott. Cordeschi Riccardo Dott.ssa Arronenzi Rosanna Dott. D'ammando Giovanni Dott. Astarita Amedeo Dott. Daniele Duccio Dott. Attioli Cesare Dott. Daniele Enrico Dott. Azzarelli Pietro Dott. Daniele Gianni Dott.ssa Basili Lara Dott.ssa Danielli Gaia Dott. Becelli Dario Dott. Danielli Marco Dott. Belli Raniero Dott. De Angelis Antonio Maria Dott. Bellini Maurizio Dott. Del Rosso Roberto Dott. Bernardini Stefano Dott.ssa Di Giacomo Chiara Dott. Biscetti Fabio Dott. Di Gregorio Fabrizio Dott. Bonifazi Paride Dott. Donatelli Benedetta Dott. Borsaro Franco Dott. Dormi Marco Dott.ssa Borzini Letizia Dott. Fabbri Andrea Dott. Borzini Sandro Dott. Fanti Enrico Dott. Bove Assunta Dott. Felici Claudio Dott. Braione Fernando Dott. Felici Edoardo Dott. Branciari Benedetta Sig. Felici Lorenzo Dott. Branciari Leonardo Dott. Fenici Moraldo Dott. Bressi Francesco Dott. Filabbi Fabio Dott. Burattini Carlo Dott. Filabbi Fabrizio Dott. Calvanese Gerardo Dott. Filabbi Laura Dott. Candelori Alessandro Dott. Forelli Carlo Dott. Candelori Flavio Dott. Fratini Adriano Dott. Cannarozzi Pietro Dott. Fratini Armando Dott. Canulli Paolo Dott. Gaddi Maria Giulia Dott.ssa Capaldi Francesca Dott. Geri Eleonora Dott. Carelli Roberto Dott. Gerri Stefano Dott. Castellini Rinaldi Gianluca Dott.ssa Gerri Valentina Dott. Cavaciocchi Eleonora Dott. Giacomini Gianfranco Dott.ssa Giansanti Luisa

Dott. Giovannini Marc David Dott. Giovannini Paolo Dott. Giubbetti Fernando Dott. Giubbetti Silvia Dott. Graziani Alfredo Dott. Imperi Maurizio Dott. Latella Maria Cristina Dott. Lucarini Leonardo Dott. Lucarini Luca Dott. Lucarini Luciano Dott. Mancini Giuseppe Dott. Mangiucca Michele Dott. Mantilacci Silvia Dott.ssa Marcelli Virna Dott. Marinozzi Sauro Dott. Mattace Stanislao Dott. Mattioli Umbro Dott. Mattioni Aldo Dott.ssa Menichelli Martina Dott.ssa Morelli Bianca Dott. Mosca Roberto Dott.ssa Moscatelli Francesca Dott. Moscetti Massimo Dott. Nicoletti Giuseppe Dott. Novelli Alberto Dott. Onofri Paolo Dott. Oristanio Giampiero Dott. Paiella Marco Dott. Palanga Marco Dott.ssa Pantella Gloria Dott. Pascariello Alessandro Dott. Pecci Roberto Dott. Petroni Giorgio Dott. Pezzella Sergio

Dott. Piantoni Paolo Dott.ssa Pierucci Maria Giulia Dott. Pigliapoco Marco Dott.ssa Poddi Cinzia Dott.ssa Poggi Valentina Dott. Proietti Silvestri Giampaolo Dott. Raggi Andrea Dott. Raggi Antonio Dott. Ramozzi Roberto Dott. Ratini Roberto Dott.ssa Rellini Sonia Dott. Ridarelli Mauro Dott.ssa Romano Francesca Dott. Sani Marco Dott.ssa Santini Noemi Dott. Sarnari Fausto Dott. Sarnari Federico Dott.ssa Satolli MarilĂš Dott. Sciannameo Marco Dott. Sciannameo Vito Dott. Sensini Claudia Dott. Silvi Martina Dott. Silvi Silvio Dott. Silvi Simona Dott. Sperandei Massimo Dott.ssa Thiene Laura Dott. Trimarchi Leonardo Dott. Trippini Emanuele Dott. Turilli Riccardo Dott. Vena Andrea Dott. Vena Mario Francesco Dott. Zamparini Fausto Dott. Zamparini Mauro


Viviamo in un mondo che cambia

QUANTE VALNERINE? Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone

La storia di un territorio è sempre molto più complessa di quanto si pensi e, di regola, più si va indietro nel tempo più le cose si complicano. Del resto, se le testimonianze relative ad antiche situazioni vengono rese gradualmente più evanescenti dal trascorrere degli eventi successivi, è facile intuire che più una testimonianza è antica, meno appare chiara e più è difficile interpretarla. Un fiume non è un elemento fisso. Andando oltre all’immagine dell’acqua che scorre incessantemente, un fiume è un’entità dinamica e attiva sul territorio. “Serpeggiando” modella senza sosta l’ambiente, cambiando costantemente il proprio aspetto e la sua posizione, modificando profondamente le aree circostanti. Se avessimo la possibilità di compiere osservazioni dirette prolungate per migliaia di anni sarebbe facilissimo registrare i piccoli ma continui mutamenti i quali, sommati a distanza di tempo, cambiano letteralmente il volto al paesaggio. Ahimè non è così, la nostra troppo breve permanenza in una valle fluviale ci preclude totalmente tale possibilità. Tuttavia, estrapolando all’indietro nel tempo alcune caratteristiche principali di un fiume è possibile capire, dallo studio delle tracce lasciate su un territorio, quali siano state le aree interessate dal suo passaggio e i suoi spostamenti nel corso del tempo. Proviamo a chiarire. L’acqua del fiume sposta particelle sedimentarie in grande quantità a seconda della forza dell’acqua, cioè della sua capacità di trasporto. Queste particelle hanno una grande variabilità in dimensione, andando dai massi, ai grandi ciottoli arrotondati, alle sabbie, fino al fango che si deposita sulla pianura decantando lentamente dopo un’alluvione. Osservando il greto di un

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fiume attuale apparirà evidente la diversa distribuzione dei sedimenti in base alle dimensioni dei granuli: più grossolani dove l’acqua scorre veloce, più fini dove rallenta. Dall’esempio di una realtà attuale, attraverso un ragionamento deduttivo all’”indietro” è possibile ricostruire, in qualche periodo della storia geologica territoriale, le caratteristiche di un antico corso d’acqua in base al tipo di sedimento lasciato come testimone. Ora veniamo al nostro territorio. Nel tratto della valle del Fiume Nera compreso fra Ferentillo e la conca di Terni affiorano numerosi depositi di indiscutibile origine fluviale. Questi si trovano all’interno della valle e sono disposti a diverse altezze sulle pareti rocciose che la delimitano, sia a destra che a sinistra. Ulteriori depositi, molto più abbondanti, sono invece collocati nel territorio, fuori della valle dove il Nera scorre attualmente, e disposti in fasce allungate su ampie aree a destra e a sinistra. Spesso compongono intere porzioni di colline ed anche questi sono posizionati a quote diverse. Nel linguaggio tecnico delle scienze geologiche, depositi di questo tipo vengono definiti terrazzi fluviali e indicano dove il fiume è transitato in tempi precedenti depositando alcuni dei suoi detriti. La logica dei terrazzi impone che mentre sul fondo della valle attuale del fiume sono contenuti i depositi più recenti o di poco più antichi, quelli ancorati alle pareti sono da considerarsi risalenti ad epoche in cui il fiume scorreva a quote via via più elevate rispetto ad oggi. Anzi, per essere più precisi, siccome il fiume approfondisce gradualmente il suo letto attraverso il fenomeno dell’erosione, in condizioni normali più i terrazzi sono a quote elevate e più risulteranno antichi. Da ciò scaturisce che il fondo della valle dove oggi scorre l’acqua costituisce il terrazzo più recente ancora in corso di elaborazione. Se poi, addirittura, dei terrazzi si trovano in un’altra area, fuori dall’alveo di riferimento, essi potrebbero testimoniare un letto fluviale ancora più antico e completamente abbandonato. Un’analisi di questo tipo condotta sulle testimonianze presenti nelle nostre aree

ha consentito di imbastire un quadro complessivo dell’evoluzione del Fiume Nera nel corso degli ultimi tre milioni di anni. Ne è scaturita un’immagine non solo molto suggestiva, ma quanto evidenziato determina un notevole passo in avanti nella conoscenza del nostro territorio e di ciò che è accaduto nelle fasi preistoriche che precedono la comparsa degli uomini moderni nell’area, cioè noi. In più questo studio oltre a fornire nuovi dati sui rapporti fra i due fiumi principali di questo settore del centro Italia, cioè il Nera ed il Velino, contribuisce in modo sostanziale anche alla conoscenza delle fasi più antiche che hanno determinato l’impostarsi di una grande cascata d’acqua nell’area de Le Marmore. Fra gli elementi più salienti emerge chiaro che mentre una caduta d’acqua era presente già a partire da 600.000 anni fa ad opera del Velino, il Nera ancora scorreva da tutt’altra parte, ben lontano dall’area di cascata, andando a confluire con il Velino all’interno della conca ternana in via di formazione. In sintesi, per quanto risulta finora, il Fiume Nera da quando esiste ha modificato la sua posizione sul territorio almeno quattro volte. Fin dai tempi più antichi si immetteva all’interno del Bacino di Rieti, andando ad impaludare le aree dove oggi sorge l’abitato di Buonacquisto. Successivamente transitò in un’area situata oggi sopra il paese di Arrone, deviando poi sulla linea di Ferentillo, S. Mamiliano, Montefranco, Torreorsina. Presumibilmente solo nel corso degli ultimi 130.000 anni si colloca nella valle dove lo troviamo ancora oggi. Dunque una autentica danza territoriale. Ma, allora, quante Valnerine possiamo contare sul territorio? Una soltanto. Quella che nel corso della complessa evoluzione territoriale è stata sede di un fiume più volte catturato e deviato dalle faglie, le medesime che hanno spostato le grandi masse rocciose e responsabili della complessa e travagliata evoluzione delle nostre catene montuose; quelle bellissime ed affascinanti perle della natura che oggi chiamiamo Appennino centrale.


a r u t t u r t s Una ersa imm de r e v l e n residenza protetta specializzata nell'assistenza di persone affette da malattia di Alzheimer e altre forme di demenza

L

a nascita di Villa Sabrina, residenza protetta a Otricoli (TR), è profondamente legata alle tematiche che riguardano l’Alzheimer e altre patologie neurodegenerative. Gli obiettivi alla base del lavoro svolto dallo staff muovono dalla volontà di aiutare l’Ospite non autosufficiente a combattere la solitudine e l’isolamento dovuto all’età avanzata e fare in modo che vinca il disagio che alcune limitazioni psicofisiche possono creare nella gestione della vita quotidiana.

professionali, fisioterapisti, logopedisti, psicomotricisti, musico terapisti e numerose altre figure che concorrono al benessere psicofisico della persona. Gli interventi e le terapie riabilitative seguono le linee di trattamenti mirati e orientano le attività degli utenti con lo scopo di soddisfarne i bisogni di serenità e tranquillità. Ogni utente ha un suo progetto riabilitativo individuale costruito su misura dall’équipe degli specialisti di Villa Sabrina.

La grande sensibilità e l’interesse verso i soggetti più deboli, ha portato lo staff a profondere un particolare impegno nella assistenza agli anziani affetti da demenze senili e da Alzheimer. La struttura si avvale, infatti, di professionisti qualificati come medici specializzati, educatori

La struttura è stata studiata, progettata e migliorata nel tempo per venire incontro alle esigenze dei propri ospiti. L’edificio è provvisto di un ampio spazio urbanizzato esterno alla struttura con parcheggi illuminati per i visitatori e spazi appositi per portatori di handicap.

L’intero giardino è stato progettato come Giardino Alzheimer con una particolare sensibilità all’approccio multisensoriale e alla stimolazione dei 5 sensi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto con diversi spazi di sosta e di riferimento per anziani e familiari, una fontana con luci ed acqua, un roseto, mimose e tanta lavanda che con il suo profumo ed i suoi fiori colorati attira numerose farfalle. È presente, in giardino, anche un Orto altezza uomo e un tavolo-orto, la costruzione dei quali permette agli anziani, anche malati di Alzheimer, di recuperare le memorie degli antichi mestieri, li rende attivi e partecipi delle attività quotidiane in quanto possono svolgerle, sia in piedi che seduti, anche in carrozzina. Dr.ssa Sabrina Tini (Amministratore Unico Villa Sabrina)

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Giacomo Porrazzini

Una incredibile sequenza di immagini, girate in una classe di un Istituto tecnico di Lucca, ci ha mostrato una sconvolgente aggressione fisica e simbolica di alcuni allievi nei confronti di un professore di lettere che “si era permesso” di dare un voto di insufficienza ad uno di questi piccoli ed inquietanti bulli. La vicenda si segnala per i suoi significati più generali, anche perché preceduta e seguita da altre violenze verbali o fisiche di studenti o, peggio, di loro genitori, in altre città, sempre nei confronti di insegnanti che non rappresentano solo se stessi, ma la dignità costituzionale dell’insegnamento e della scuola pubblica. Colpisce, in primo luogo che, a fronte di una infrazione così grave e plateale alle regole base che disciplinano la vita di una comunità scolastica, l’insegnante oggetto del violento dileggio a cui è stato sottoposto, non solo non abbia immediatamente reagito nelle forme dovute dalla sua funzione di docente, ma abbia anche omesso di segnalare una vicenda così grave alle competenti autorità scolastiche superiori. Così facendo, l’insegnante ha mostrato di accettare quell’incredibile oltraggio alla sua funzione educativa che richiedeva, per essere tutelata, a vantaggio degli studenti e della scuola, una pronta e forte risposta disciplinare e culturale. Colpisce l’atteggiamento passivo ed irridente del resto della classe che invece di fermare i compagni violenti, si è limitata a ridere, schiamazzare e girare il filmino, di cui vantarsi in rete, con i telefonini. I problema, dunque, non ha riguardato tre bulli, privi di freni e di senso della realtà, ma tutta una scolaresca, colpevole di complice ignavia e di incomprensione di quanto stava accadendo. L’intero corpo docente di quella scuola e non solo il professore, irriso dai suoi allievi, dovrebbe farsi più di una domanda sul risultato del proprio insegnamento, dal punto di vista civico e morale. Colpisce anche l’estrazione sociale dei giovani frequentanti quell’istituto tecnico, che è quella della parte meno privilegiata della società, per la quale, da anni, “l’ascensore sociale” sembra essersi fermato. La scuola sembra quindi soffrire, con il ritorno ad una ghettizzazione sociale dei ragazzi, il tradimento, da parte della politica e dell’economia di mercato, di quel fondamentale articolo della Costituzione, l’art. 3, laddove si afferma che: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” e che: “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Se, invece, la differenza nelle condizioni personali e sociali condiziona la libera scelta dei giovani cittadini, come quella di potersi scegliere la scuola che più e meglio li può far maturare; se, invece la Repubblica non riesce ad assicurare 28

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LA LEZIONE DA LUCCA

una uguaglianza delle opportunità, almeno formative, non sapendo o non volendo “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale”, come l’appartenenza ad un ceto invece che ad un altro, il risultato può essere che, ad esempio, negli Istituti tecnici, si viva, a torto o a ragione, una condizione culturale e psicologica vicina a quella della scelta obbligata e, dunque, del ghetto. Una condizione nella quale il percorso formativo non viene vissuto come un momento di fondamentale emancipazione e di crescita intellettuale e morale, ma come la conferma di una esclusione che ti confina in una dimensione minore della vita sociale. Che, in una situazione del genere, si alimentino sottoculture di rifiuto delle regole, e di fascinazione verso l’affermazione violenta di un sé incrudito e imprigionato, non deve meravigliare e deve suscitare una risposta adeguata, anzitutto culturale, da parte di tutti coloro che hanno a cuore la tenuta della coesione sociale e della stessa democrazia. Una riflessione dovrebbero farla anche tutti quelli che inneggiano al valore salvifico del populismo e ne vellicano gli istinti peggiori, senza porsi il problema di cambiare in meglio le condizioni di vita di chi è rimasto più indietro socialmente, economicamente e culturalmente, verso “il pieno sviluppo della persona umana”, come ci ricorda, appunto l’art.3 della Costituzione; una carta di valori ed obiettivi fondamentali da attuare più che da cambiare. L’ideale di emancipazione e di progresso dovrebbe essere riscoperto ed attuato, nelle grandi scelte degli Stati e in quelle di ogni giorno dei cittadini.


Adriano Marinensi

LE “OPERE LUNGHE”

AFFIDATE AI NUOVI AMMINISTRATORI COMUNALI Questo maledetto dissesto -oltre ad assestare un colpo maldestro alle Istituzioni democratiche, alle forze politiche ed all’immagine di Terni- ha reso quasi deserto Palazzo Spada. Sono vuoti l’ufficio del Sindaco, la sala della Giunta, l’aula del Consiglio. Ormai le urne (10 giugno) sono pronte ad accogliere il suffragio universale. A prescindere dal colore partitico, ci saranno molti nuovi Amministratori (speriamo siano tutti con la A maiuscola). È a loro che va rivolto un pressante invito acché siano solerti nell'affrontare i problemi della città. Alcuni dei quali di antica data (oserei dire “stagionati”). Di sicuro, molti dei subentranti non li conosceranno neppure. Allora, per rendere ad essi, un modesto servizio di informazione, ho pensato di (ri) fare un utile riassunto. I primi tre posti, nella classifica delle “opere in corso” (anzi, di lungo corso), sono occupati da sempre, almeno per diritto di anzianità: 1) dalla Superstrada laziale - umbro - sabina, progettata, Signori nuovi Eletti, negli anni ’60 del secolo scorso ed ancora senza capo (a Rieti), ne coda (a Civitavecchia); 2) dal Teatro Verdi, unico e solo luogo di spettacolo d’arte scenica (esistente nella culla della cultura siderurgica), oggetto di un restauro infinito; 3) dalla Fontana dello Zodiaco, in Piazza Tacito, la bandiera simbolo dell’Interamna (acqua + acciaio + lavoro), colposamente ammainata e vergognosamente incartata. Sistemato il “podio” con i primi arrivati, ci sarebbe da cercare una destinazione d’uso definitiva al Tulipano di Ponte le Cave, quel “coso” alto, alto, impalcato in permanenza e inconsapevole di che morte deve morire. A Papigno, due passi prima della Cascata delle Marmore - il suo (della caduta d’acqua) monumentale misto di fascino e di stupore è noto al mondo) sta, ormai in decrepito abbandono, la Cinecittà sul Nera, nel tempo andato, indicata come strada del futuro e finita nell’oblio del passato. Alla stazione di Piazza Dante è, in perenne attesa di partire, il treno della ex Ferrovia Centrale Umbra che, nel tratto da Terni fino a Cesi, doveva essere trasformato in Metropolitana di superficie. Invece, oltre l’allestimento delle stazioni intermedie,

ormai in disfacimento, non siamo riusciti ad andare. Non siamo andati in rete neppure con il Teleriscaldamento, idea peraltro intelligente e moderna, diretta al recupero del calore prodotto nell’Acciaieria e destinato a scaldare le abitazioni del quartiere di Borgo Bovio. Ci sarebbe da rimettere sui binari un altro paio di “locomotive per lo sviluppo” che purtroppo sono deragliate: il Polo universitario insieme al Centro ricerche sulle cellule staminali, entrambi presidi scientifici di valenza strategica non soltanto per la città di Terni. A Piediluco, ameno borgo di particolare attrattiva per il forestiero, eccolo qualche lavoro da perfezionare: il risanamento del bacino idrico, lungodegente di eutrofizzazione; la panoramica a monte e il camminamento a valle. Senza dimenticare il Centro remiero nazionale e gli impianti sportivi, bisognosi di un sostanzioso maquillage. Adiacente al Corso Tacito, il salotto buono dei ternani, sta il nostro Calimero, il fabbricato brutto e nero, che fu, anche lui nel passato remoto, il Mercato coperto del centro urbano e lì sta, inutilizzato da anni, a far mostra di tutta la sua sgraziata appariscenza. Sull'altro Corso, quello del Popolo, c'è, semideserto, il Grande progetto edilizio, (privato) incautamente celebrato come capolavoro del genio progettuale municipalizzato. Sono altri due gli edifici che meriterebbero un destino migliore dell’attuale: la ex sede della Banca d’Italia, un “servizio” cancellato non da poco, e la ex Caserma della Polizia stradale, quest’ultima a fare da esempio di sciatteria con le finestre sgangherate e il verde attorno ridotto a una mangrovia. E siccome siamo nei paraggi della railway station, va detto che molte sono le ambasce gravanti sulla quotidianità dei lavoratori pendolari, in viaggio tra Terni e Roma, a causa dei lamentati disservizi ferroviari, di sicuro eliminabili semmai fosse stata usata la dovuta autorevolezza amministrativa. Altra strada ferrata che fa gridare allo scandalo, per le annose traversie imposte ai cittadini in sosta e in transito, è possibile 'ammirarla' a Marmore, in corrispondenza del passaggio a livello, posto lungo la Statale che attraversa l’abitato. Troppo spesso e talvolta troppo

a lungo, le sbarre rimangono chiuse per difetto di manovra. E le file di motori accesi ammorbano l’aria. In città, l’inquinamento atmosferico (compreso il cacofonico) è a livello di grande emergenza a causa del traffico caotico e delle grandi industrie. Per conoscere lo stato dell'arte e le conseguenze sulla salute pubblica, basta chiedere agli operatori sanitari ed ecologici, a più riprese costretti a fungere da inascoltati grilli parlanti. Tra le urgenze primarie che creano pericoli, in particolare per chi va a piedi è argomento del quale lo scrivere invano m'è venuto a noia - ci sarebbero il ripiano delle buche stradali, il restauro dei marciapiedi sconnessi e la ritinteggiatura delle zebre morte, un intervento quest’ultimo, fattibile in tempi rapidi, con poca spesa e un pizzico di buona volontà. In tema circolatorio, va segnalata la bretellina, che ha inizio alla rotonda dinnanzi all’Ospedale di Colle Obito: poche decine di metri d’asfalto mai gettato ed un cantiere aperto in data dimenticata a memoria d’uomo. E’ uno dei misteri poco gaudiosi della liturgia locale che contempla opere principiate e lasciate a metà. Un’occhiatina farebbe d’uopo rivolgere alle deteriorate pavimentazioni di pregio del centro storico, immiserite con ignobili toppe di catrame. Come nota a margine, vorrei segnalare la storica Villa Palma, accreditata di straordinari progetti, invece s'è persa nei meandri del destino. Ho voluto (ri)scrivere il presente (manchevole) compendio, semplicemente per informare –come ho annotato all’inizio– i futuri responsabili dell’Amministrazione cittadina. Nella sincera speranza che il popolo li scelga tra persone esperte, politicamente sensibili, professionalmente preparate (non è gradita l'improvvisazione al potere) capaci di affrontare, con elevati “attributi” culturali, gli impegni ardui, prospettati dalla contingente situazione. Si usa dire: Occorrerà rimboccarsi le maniche; però, a Terni, non solo siamo in braghe di tela, ma anche in canottiera. La camicia ce la siamo giocata e la dovremo ricomprare con grossi sacrifici e alto senso di responsabilità. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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TERNI, palazzo Montani Leoni

Tra Macchiaioli e Belle Époque Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Giovanni Boldini

20 aprile-17 giugno 2018

È stata inaugurata lo scorso 19 aprile, alla presenza delle autorità cittadine, dei rappresentanti delle Fondazioni bancarie, degli istituti di credito e dei Comuni di Livorno e Porto Recanati, oltre che di un nutrito pubblico, la mostra Tra Macchiaioli e Belle Époque. Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Giovanni Boldini curata da Anna Ciccarelli e Ulrico Dragoni.

26 capolavori realizzati da Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Giovanni Boldini, provenienti dalle collezioni d’arte delle Fondazioni bancarie di Terni e Narni, Bologna, Cariplo, Ferrara, Firenze, Padova e Rovigo, Parma, nonché degli istituti di credito BNL e BPM e dei Comuni di Livorno e Porto Recanati. Una mostra di caratura nazionale dedicata ai maggiori rappresentanti delle correnti artistiche dei Macchiaioli e della Belle Époque. 13 dipinti di Giovanni Fattori che rappresentano appieno la produzione dell’artista: dalle artiglierie in azione ai soldati a cavallo, dalle vedute rurali ai paesaggi toscani. Tra i più rappresentativi La fanteria italiana (1868-1873), Scogliera presso Castiglioncello (1885 ca.), Soldati su strada di campagna. Molto interessanti i ritratti: oltre all’Inglesina, gli splendidi cinque disegni a tecnica mista raffiguranti volti di uomini e donne tratteggiati con grande dovizia di particolari evidenti nella delineazione delle espressioni e delle mimiche. 6 opere di Telemaco Signorini: anche qui ritratti e scene campestri, vedute e paesaggi europei, interni con figure e

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ambientazioni architettoniche. Tra questi: Ritratto di pittore, Spiaggia scozzese e la splendida tela Non potendo aspettare ricca di effetti di luce che indugiano sui particolari dell’arredo dello studio dell’artista. 6 splendidi dipinti di Boldini: due vedute di Venezia con le gondole; tre splendidi ritratti di donne e un interno con figura. La Cantante mondana, realizzata dall’artista intorno al 1884, è un’opera che primeggia per raffinatezza e qualità accanto a Ritocchi al vestito da ballo del 1904. Il 26° dipinto è uno splendido quadro di Giovanni Fattori acquistato dalla Fondazione Carit ed entrato a far parte della collezione d’arte ternana soltanto lo scorso 17 aprile. Sosta di cavalleggeri, una pregevole tavola realizzata dal livornese tra il 1870-1872, firmato in basso a destra “Giov. Fattori”. Un’opera di grande fedeltà realistica e raffinata esecuzione, dove il dato saliente è la resa fedele del motivo militare, colto nella massima naturalezza ed espressività umana e pittorica. Un risultato favorito anche dall’impiego del supporto di mogano, il cui fondo amalgamato con la materia assicura una resa cromatica luminosa brillante.

La mostra rimarrà aperta, con INGRESSO LIBERO e catalogo gratuito, sino al 17 giugno 2018 nei seguenti giorni e orari: venerdì-sabato-domenica 11-13/17-20.

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e t t e l c i c i B e l l e d La corsa a c n a i b a d a r t s a l sul

I

ntorno agli anni ’50 del secolo scorso, molte strade di collegamento tra piccoli comuni erano ancora senza asfalto e perciò chiamate strade bianche. Si chiamavano così perché il fondo stradale era fatto di pietrisco, ghiaia e sabbia. Il pietrisco dominante era costituito essenzialmente da sassi bianchi, ricchi di carbonato di calcio, che una volta frantumati con apposito macchinario (lo sconcassè, vedi articolo su La Pagina del giugno 2015) si riducevano a piccole dimensioni ghiaiose. Nel fare questa operazione e, successivamente, col traffico dei carri agricoli con i cerchioni in ferro e delle “barrozze” con le ruote interamente di ferro, si producevano anche particelle più piccole e impalpabili che provocavano nubi di bianca polvere al passaggio dei mezzi più veloci. Era sufficiente uno scooter o una vecchia automobile alla “folle” velocità di oltre 30 km orari per trascinarsi dietro, come fosse un’aureola, una tondeggiante nube di polvere che, dopo il passaggio dell’incauto, andava a depositarsi parte sul mezzo in corsa e parte sulla strada e sulle siepi adiacenti, secondo lo spirare del vento, rendendo tutto bianco come fosse nevicato. Con la bella stagione tali strade subivano un risveglio dal sonnolento e limitato traffico invernale, risveglio propiziato anche dalla ripresa delle corse di biciclette. Si avvertiva da lontano il loro arrivo con un rumore di fondo che andava sempre più crescendo: erano le moto delle forze dell’ordine che a marce basse facevano strada al passaggio dei corridori. Allora tutti i bambini che abitavano nelle vicinanze correvano vociando per andare a vedere questo spettacolo inusuale. Si sistemavano sul ciglio della strada applaudendo, incoraggiando o tirando secchielli d’acqua a quelli che arrancavano sudando e pestando sui pedali, mentre le gomme delle bici sfrigolavano mordendo e slittando sul fondo stradale ghiaioso. Al seguito dei ciclisti c’era una moltitudine di mezzi a motore guidati da appassionati muniti di caschi in cuoio, occhialoni cerchiati in morbida gomma e fazzoletti antipolvere sulla bocca e sul naso, strettamente legati dietro al collo. Sembravano banditi che fuggissero troppo lentamente

Vittorio Grechi

dopo un assalto a una banca! C’erano moto, sidecar, vespe, lambrette e motorini con la trasmissione a rullo sulla ruota posteriore e sopra tutti una pesante nube di polvere che aveva imbiancato tutta la carovana. C’erano pure alcune auto con le scritte a colori che inneggiavano alla bontà del prodotto che pubblicizzavano. Con la strada in quelle condizioni, la salita che sembrava non finire mai, il caldo afoso, l’acqua nella borraccia finita da un pezzo e la bocca impastata di polvere, poteva capitare che a qualche ciclista a corto di allenamento venisse voglia di scendere e di ritirarsi dalla gara. Infatti una volta accadde proprio questo: forse un gregario o un indipendente, talmente assetato e impolverato che non ce la faceva più, alla vista di un ciliegio sul ciglio della strada, strapieno di frutti maturi, non seppe resistere. Scese, buttò la bici sopra l’erba della cunetta e, incurante del filo spinato che il padrone aveva inchiodato a spirale attorno al tronco dell’albero per proteggerne i frutti dai ladri, si arrampicò sulla pianta. Nel tentare di salire, nonostante cercasse di non farsi male, si procurò alcuni graffi soprattutto sugli stinchi e sulle cosce. Incurante delle ferite, si sistemò sopra un ramo e fece una grossa scorpacciata di ciliegie. Quando fu sazio saltò a terra nei pressi della sua bici e si sedette sull’erba fresca. Il sangue continuava a uscire da più parti e con le dita bagnate di saliva cercò di pulirsi alla meglio e di darsi anche una disinfettata. In quel mentre sbucò dalla curva un ciclista che arrancava penosamente con lo sguardo fisso sulla ruota anteriore che mordeva il pietrisco, e lui lo rincuorò applaudendolo e gridando: “Forzaaaa, che la salita è quasi finita!”. E l’altro: “È dura, anche perché sono caduto e mi sono sbucciato un ginocchio” e indicò l’arto sanguinolento. E il nostro di rimando: “ E allora guarda qui…” e alzandosi in piedi mise in mostra stinchi e cosce abrase dal filo spinato e dal ruvido tronco della pianta! Il ciclista stanco, rincuorato di non essere stato il solo a cadere e a farsi male, volendo dimostrare a se stesso e agli altri che non era tipo da arrendersi, si alzò dalla sella e con un gemito e un paio di potenti pedalate sparì dietro la curva successiva, sentendosi quasi un eroe.

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Allo SPORT ternano occorrono le INFRASTRUTTURE

I recenti successi conseguiti da atleti ternani nelle diverse discipline e le innumerevoli manifestazioni sportive organizzate in città e sul territorio, conferiscono a Terni una buona immagine. L’attivismo delle federazioni e dell’associazionismo sportivo va oltre il semplice evento, costituendo un veicolo economico importante per la nostra città. La centralità geografica, l’accoglienza dei ternani ed una indubbia cura e professionalità ci rendono, ormai da anni, protagonisti assoluti nel panorama sportivo nazionale ed internazionale. Una collana di campionati italiani, europei ed addirittura mondiali ha impreziosito la nostra realtà. Dal pattinaggio al tiro con l’arco, per passare alla scherma, al canottaggio ed al tennis tavolo sono solo alcune delle discipline che hanno trovato a Terni un palcoscenico di rilievo. Una importante promozione del territorio: ciascun atleta porterà con sé il sapore della nostra terra. Siamo tra le prime città d’Italia per l’organizzazione di eventi sportivi in relazione, ovviamente, alla densità abitativa. Tale gratificante condizione presenta purtroppo delle lacune. Lo sport necessita prioritariamente di una impiantistica adeguata affinché lo si possa praticare in sicurezza ed in modo diffuso. Il Coni è fortemente impegnato nel sollecitare gli enti locali per la ristrutturazione delle palestre scolastiche. Lo sport promozionale e giovanile ha una forte necessità di strutture polivalenti

fruibili e salubri. Siamo fermamente convinti della necessità di un palazzetto multidisciplinare per ospitare manifestazioni di rilievo, non solo sportive. Siamo altresì preoccupati che l’iter avviato possa avere ulteriori ritardi. Una città importante come Terni deve poter disporre di un impianto con una capacità di pubblico adeguata alle potenzialità cittadine. Sollecitiamo l’emissione del bando per il rifacimento e gestione del campo scuola Casagrande. Nel frattempo l’intera struttura è nel più completo degrado, preda di diseredati e balordi. Gli spogliatoi sono fatiscenti, la tribuna inagibile, inesistente la cura e manutenzione del verde. La pista di atletica necessita di un serio ed improrogabile intervento di ripristino. Abbiamo l’obbligo di garantire una tradizione sportiva che nell’atletica ci ha visto primeggiare con risultati e medaglie. Wolfango Montanari, Tonino Viali, Lucio Serrani sono stati atleti di livello internazionale che hanno dato lustro a Terni. Il completamento del ciclo

pattinodromo “ Perona” va visto nell’ottica di una proiezione organizzativa che ha l’ambizione di portare gare e campionati internazionali a Terni. Lo sport di base e quello promozionale vanno sempre con maggior forza sostenuti e garantiti come diritto inalienabile delle persone. Sarebbe utile, in contemporanea, avviare una seria politica di recupero e riqualificazione degli impianti sportivi dismessi. Ricreare luoghi di aggregazione dove poter giocare in tutta tranquillità. In tal modo si consoliderebbe anche un senso di comunità e di aggregazione sociale. Questo sia al centro che nelle periferie. L’accentuarsi della crisi genera purtroppo un precoce abbandono dell’attività sportiva. Ciò ha dei riflessi dal punto di vista non solo sociale ma anche sanitario. L’assegno di cittadinanza sportiva è una proposta che mi sento di avanzare affinché in un rapporto virtuoso tra Istituzioni e società sportive si possa garantire la pratica dello sport almeno sino ai sedici anni. Sport e cittadinanza sono i binari su cui far crescere i cittadini e le cittadine del futuro. Stefano Lupi Delegato Coni Terni

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I Kurdi: un popolo disperso, tradito e abbandonato Siria: notte tra venerdì 13 e sabato 14 aprile, una pioggia di missili lanciati da navi americane, inglesi e francesi si abbatte su tre obiettivi strategici militari. È la risposta all’attacco chimico dell’esercito di Damasco sulla città ribelle di Douma che ha causato la morte di 40 civili, donne e bambini ostaggio dei ribelli asserragliati nella città ridotta ad un cumulo di macerie. Sono stati colpite basi dove si producono le micidiali armi chimiche, già usate da Assad in passato, tra cui il micidiale Sarin in grado di provocare un’atroce morte tra spasimi terribili. Di conseguenza la crisi siriana si aggrava con il coinvolgimento diretto di Usa e Russia, alleata politico militare insieme all’Iran di Assad. Ovviamente tutta l’attenzione internazionale dei media è polarizzata sui possibili sviluppi della situazione e su come lo scenario politicostrategico potrebbe cambiare. Tuttavia nel marasma siriano, dove si combatte una guerra civile violentissima dal 2011 con migliaia di morti e profughi, si sono consumate e si consumano altre tragedie che non riescono ad avere adeguato risalto nei media e sulla ribalta internazionale per una serie di motivi che cercheremo di spiegare nel corso del presente articolo, tra le quali quella del popolo Kurdo. Un popolo diviso tra quattro stati: Siria, Turchia, Iraq, Iran che pur avendo una sua storia, una sua lingua, una sua cultura e sue tradizioni non riesce ad avere né riconoscimento politico internazionale né indipendenza subendo pesanti persecuzioni negli stati sopracitati. Per la verità La Pagina si è già occupata di loro in tre articoli pubblicati nei mesi di Ottobre, Novembre, Dicembre 2015 in cui il sottoscritto ha cercato di esprimere in maniera sintetica la loro storia dolorosa fatta di persecuzioni, lotte e cruente repressioni. Per tornare al complesso scacchiere siriano, nel gennaio 2018 si è consumata la tragedia della città di Afrin, dove l’esercito turco, sconfinando in territorio siriano con forze soverchianti ha schiacciato i ribelli kurdi senza che nessuno in Occidente movesse un dito. I Kurdi, usati dalle grandi potenze quando c’era da combattere l’Isis-Daesh, erano eroi, poi sono stati a poco a poco dimenticati, come ora sta succedendo sia per cinismo machiavellico sia per il mutato scenario della guerra. Il pubblico internazionale conosce questo popolo per Kobane, città siriana al confine della Turchia, in cui le milizie kurde opposero un’epica resistenza alle milizie dell’Isis.

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In realtà la resistenza kurda dura da molti anni, specialmente in Turchia dove è attivo il PKK. È una resistenza di riconoscimento che è diventata richiesta di un intero popolo diviso in quattro parti. La lotta per Kobane è stata un passaggio molto importante che ha fatto conoscere un’idea, una via di convivenza tra i popoli. Proprio a Kobane e Afrin vivono diverse etnie e religioni. La soluzione che i Kurdi hanno portato avanti a Kobane, dopo la rottura dell’assedio, è una convivenza pacifica guidata dalle donne. Un esempio di società democratica dal basso, basata sull’autogoverno di una città, un modello sconosciuto in Siria e che contrasta con la mentalità patriarcale fortemente radicata in Medioriente. Secondo l’opinione di Ozlem Tanrikulu, presidente dell’Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia, sembrava che questo progetto riscuotesse l’appoggio delle superpotenze, ma recentemente l’attacco contro Afrin da parte dell’esercito turco, che ha provocato centinaia di morti e 150 mila profughi, ha segnato un brusco passo indietro. L’artefice è stato l’esercito della Turchia, paese che fa parte della Nato e che usa le sue armi, ufficialmente schierato contro Assad, ma in pratica suo alleato. Questo la dice lunga sulla complessità della situazione siriana e sull’intreccio di interessi che la attraversano. Afrin per decisione dell’autogoverno è stata evacuata in massa, si parla di 250mila profughi, per sfuggire alla morte per bombe e fame un’ennesima catastrofe umanitaria abbattutasi sul martoriato paese mediorientale. Di questo dramma la stampa internazionale non ne ha quasi parlato. Così da eroi nella lotta al Daesh sono passati all’indifferenza nel momento in cui il nemico non era più il sedicente Califfato, ma la Turchia paese facente parte della Nato. I Kurdi sono passati dall’empatia all’indifferenza diventando

Pierluigi Seri

invisibili. Erdogan, presidente della Turchia con poteri dittatoriali grazie a spietate epurazioni dopo il fallito golpe del 2016, è venuto in visita a Roma e non c’è stata obiezione. In Italia si era nel pieno di una campagna elettorale lunga e nervosa giocata sulla pelle dei migranti. Si è verificata una situazione contraddittoria tipica dell’Occidente in breve: noi diamo i soldi a Erdogan per tenersi i profughi con cui compra armi per fare guerre che provocano altri profughi… insomma gli diamo soldi per tenere nei lager i profughi che lui stesso produce. Un bel paradosso! Naturalmente dalla politica italiana non si è alzata nessuna voce. In Italia ci sono state le elezioni che hanno prodotto due semivincitori: Lega e M5S, sono iniziate la consultazioni per il nuovo governo finora senza risultato, con veti incrociati e liti di poltrone. Uno scenario che, ad onta della strombazzata nascita della terza repubblica, ricorda gli oscuri tempi della prima. L’attacco missilistico del 13 Aprile, i contrasti tra Usa e Russia con proclami, dazi e ritorsioni, la decisione degli Usa di abbandonare la Siria vista la raggiunta autosufficienza energetica hanno distolto l’attenzione internazionale su altri scenari. Intanto si sta delineando un asse ErdoganAssad-Iran assai pericoloso per la stabilità dell’intera regione. I Kurdi di Mossoul in Iraq hanno proclamato unilateralmente l’indipendenza, vaste zone della Siria sono controllate dal PKK, ma viene spontaneo porsi una domanda: in un quadro così evolutivo e mutevole riusciranno a mantenere le posizioni conquistate a prezzo di vite e sacrifici? Riusciranno a realizzare il sogno plurisecolare di avere uno stato tutto loro o il loro destino sarà per l’ennesima volta quello di “un volgo disperso”? L’Europa starà ancora alla finestra? Verità e giustizia per Giulio Regeni


Miro Virili

Fabrizio Di Patrizi

STORIA CANOTTAGGIO A PIEDILUCO Quest’anno ricorre il 130° anno dalla fondazione della Federazione Nazionale di Canottaggio. Come è noto, la nascita di questo sport, nella sua accezione attuale, si colloca nel XIX secolo e si deve all’Inghilterra, culla del canottaggio moderno, mentre in Italia seguirono diverse iniziative fino alla fondazione nel 1888 del Rowing club italiano, che tre anni dopo si sarebbe fregiato del titolo di “Regio”. Nasce così 130 anni fa la Federazione Italiana Nazionale Canottaggio (FIC), sede della nostra Nazionale italiana che si allena sulle acque del lago di Piediluco, diventato un polo estremamente importante per il canottaggio in Italia. Il canottaggio a Piediluco ha formato molti campioni, con l’ausilio delle tre società sportive: Il Circolo Canottieri Piediluco (CCP), il Circolo Lavoratori Terni (CLT) e la Società Canottieri. A Piediluco il canottaggio ha una storia lunga che si perde nei secoli, legato alle tipiche barche cosiddette “da pescatore”, che venivano usate oltre che per l’arte della pesca anche come mezzi di trasporto per merci e persone. Tra le diverse imbarcazioni tipiche del lago, una veniva usata per piccole competizioni locali, infatti è documentata un tipo di barca a 6 remi nota per la sua velocità. Fonti storiche riportano che nel 1545 il commissario Pontificio, per recarsi da Rieti a Marmore, fece venire da Piediluco una imbarcazione apposita con 6 rematori; anche lo stesso Galileo Galilei quando venne a Piediluco utilizzò «una barca da 6 remi che andava assai veloce», pertanto già dal XVI-XVII secolo i “vogatori” piedilucani godevano di una certa fama di abilità e bravura. In questa occasione Galileo reclutò i nostri “Canottieri” che gli furono necessari per effettuare alcuni esperimenti per derivare poi la sua teoria oggi nota come “Relatività Galileiana”, sfruttando il moto di una barca che si muove su di uno specchio d’acqua contro corrente. In occasione di particolari iniziative, come feste patronali o la Festa delle acque, le barche da pescatore venivano utilizzate in apposite gare che vedevano gareggiare equipaggi locali, come è documentato dai programmi e manifesti delle iniziative stesse. Sul lago di Piediluco il canottaggio moderno è stato praticato sin dai primi decenni del novecento, ma è con la politica dello sport del regime particolarmente rivolta ai laghi interni che nasce la vocazione verso questo sport. Nel 1936, infatti, nasce sulle rive del Lago, presso il porto di Colle Santo, la Società Canottieri di Piediluco grazie all’attività del prof. Aurelio Chiappero (1908-

1993) insegnante di educazione fisica. Il 2 luglio 1939 si svolsero le gare del primo campionato nazionale di canottaggio, a cui seguirono numerose altre iniziative fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale. Dopo la guerra, il canottaggio ricevette nuovi impulsi e numerose le gare nazionali e internazionali; nel 1960 in occasione delle olimpiadi di Roma il lago fu utilizzato come campo di allenamento per il canottaggio e negli anni ‘50-‘60 viene costruita la sede sul lago del CLT (Circolo Lavoratori Terni) dove svolgerà la sua attività la sezione Canottaggio della Polisportiva Circolo Lavoratori Terni. Il Circolo Canottieri Piediluco (CCP) nasce il 18 marzo 1970 per iniziativa di un gruppo di amici, di cittadini e di giovani atleti di Piediluco che con il proprio volontariato hanno iniziato a costruire la prima sede del Circolo in vocabolo Quadri. Oggi ha due sezioni distinte di attività agonistiche ed è affiliato alla Federazione Italiana Canottaggio e alla Federazione Italiana Canoa e Kayak. Dopo le Olimpiadi del 1972 Paolo d’Aloja, allora presidente della FIC, ebbe l’intuizione di creare sul lago di Piediluco il Centro Federale di canottaggio e di darne la direzione a Thorn Nielsen. Nel 1977 grazie alla costruttiva collaborazione tra CONI, FIC, Circolo Canottieri Piediluco, Regione Umbria, Amministrazione Provinciale di Terni, Comune di Terni, Azienda di Promozione Turistica del Ternano, VII Circoscrizione del Velino, ed altri Enti locali nasce il Centro remiero quello che sarà poi chiamato “Centro Nautico Paolo D’Aloja”. Viene realizzato il primo campo di regata internazionale, che si sviluppa sulle acque del lago in un ambito naturale d’incomparabile bellezza, protetto da venti e senza correnti, di lunghezza complessiva pari a 2600 metri per una larghezza minima di 600 metri, ideale per le gare di canottaggio e canoa. Nel 1982 vi si svolsero i campionati mondiali di canottaggio Juniores, nel 1987, dopo i campionati del mondo del 1984, il lago di Piediluco viene scelto dalla FIC come sede del Centro Nazionale Remiero, intitolato a Paolo D’Aloja, che diede notevole impulso alla nascita del Centro Nautico di Piediluco. Per ricordare la sua figura viene organizzata ogni anno una manifestazione internazionale che prende il suo nome Memorial Paolo D’aloja, giunta quest’anno alla 28° edizione. Con i suoi 50 anni di storia il C.C.P. rappresenta oggi un riferimento certo e stabile, un simbolo ed un valore identitario per il nostro territorio. Una risorsa per Terni, per l’Umbria e per l’Italia: sia per le sue imprese sportive, sia per il lavoro intenso e professionale che ha svolto e continua a svolgere per garantire i servizi di assistenza ed organizzazione logistica per lo svolgimento delle gare, nazionali ed internazionali, e la gestione e funzionamento, con il solo apporto del volontariato, del Centro nautico Paolo D’aloja di Piediluco. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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CARA DONNA TI SCRIVO… Il Liceo Classico Tacito ha avuto una bella opportunità: unica scuola selezionata in Umbria, ha partecipato ad un progetto nazionale di scrittura promosso dall’Associazione Cultura e Solidarietà, progetto che si è concluso con un doppio esito: la pubblicazione di un libro con gli elaborati di tutti gli studenti italiani coinvolti e una mattina a scuola con un testimonial d’eccezione. Al Classico è venuta la Dott.ssa Francesca Sanzone, Vice Direttore generale della Federazione Italiana Gioco Calcio e con lei tante altre altre importanti personalità del mondo dello Sport, sia locali che nazionali. Si è parlato di Donne e Sport, soprattutto di Donne, alle quali gli studenti avevano scritto lettere così intestate: Cara Donna ti scrivo…. Le tematiche affrontate sono state tante e altrettante le donne note e meno note a cui ci si è rivolti. Tutto per costruire una cultura della parità e del rispetto. Prof. Fausto Dominici

Cara Donna ti scrivo,

ti scrivo di quella volta che mi hai lasciato l’ultimo crostino. Ti scrivo di quella volta che su, in montagna, nel bel mezzo della gara mi fermai a salutarti e i tuoi occhi puntati su di me dicevano: “Vai, scia! Vieni giù veloce, non fermarti! “Già, quegli occhi che mi hanno sempre tranquillizzata… Ti scrivo di quelle tante volte che ti sei alzata per me nel bel mezzo della notte quando avevo avuto un incubo e dolcemente mi rimettevi a letto, piano piano, anche se il giorno dopo dovevi svegliarti presto per spedire quel lavoro importante. Ti scrivo di quella volta, quando avevo tanto freddo e ti togliesti il maglione per farmi smettere di battere i denti disposta a sentire qualche brivido in più per la tua bambina. Ora quella bambina è cresciuta e ha anche imparato a portarsi la felpa, ma sai che ti dico, cara donna, cara mamma, che io in mezzo alla pista, davanti a tutti, davanti al cronometro, nella neve, mi ci fermerei altre mille volte ancora a salutarti: vali molto più tu che il primo posto sul podio. Rebecca Milani, 1°A

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Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

“Cara Donna ti scrivo…”

Ti scrivo che le cose non sono molto cambiate da quando tu, amica del passato, ti sei posta il problema della tua condizione nella famiglia, nella società ma anche e soprattutto del tuo reale valore aggiunto nella semplice condizione di essere umano. Vorrei dirti che ora, nella tua nuova consapevolezza, non grava più su di te il peso emotivo di una coscienza che forma, plasma o sgomenta chi passa nelle tue mani. Quel coraggio appassionato di cui spesso ti sei dovuta vestire per essere dono puro e per essere all’occorrenza esso stesso donato, ora è urgente e prezioso più che mai. Quasi mai tenere le mani che l’hanno usato, ancora oggi rischia di essere preda di mani sbagliate, avide e irriconoscenti, le stesse mani sporche di potere e violenza, quella che ti umilia, mortifica, subisce, demotiva e scolora perfino l’anima. Cara Donna questa lettera è dedicata a te che hai tanto lottato e continui a farlo ogni giorno, sempre con maggiore forza per conquistare lo spazio nel mondo che meriti. Guarda indietro con fierezza e in avanti con fiducia, sentiti bella e, ti prego, non scoraggiarti mai davanti a niente e nessuno anche se molti tenteranno di farlo in qualsiasi modo. Mostra alta la fronte e il petto e, con fierezza, vivi! Nicole C.

Cara Julia Butterfly Hill

Sono passati ormai più di vent’anni da quel 1997 in cui, ancora reduce da un grave incidente automobilistico, decidesti di vendere tutti i tuoi averi per partire alla volta della foresta di Stafford. Lì, insieme ai tuoi compagni ecologisti di Earth First!, trovasti una realtà infernale: l’azienda locale di abbattimento alberi Pacific Lumber era colpevole di aver distrutto diversi ecosistemi di alberi secolari, causando numerose frane dovute proprio al violento disboscamento. E fu a quel punto che tu, una ventitreenne come tante, ti offristi volontaria per salire su una delle numerose sequoie in pericolo, determinata ad impedire il taglio a raso di tutta quella frazione di foresta. Ti tenesti stretto il tuo folle e determinato desiderio di giustizia, facendo dei rami intricati della sequoia Luna la tua casa per ben 738 giorni, fin quando la Pacific Lumber fu costretta a rinunciare al suo delirante progetto. E ora sono qui, dopo un ventennio, con solo la mia biro scarica a ricordare la tua quasi remota scelta coraggiosa. Il fatto è che oggi non si sente più parlare di donne come te alla radio, in TV o sul web. Siamo tutti talmente abituati ad accostare imprese straordinarie a donne universamente note, da perdere completamente la nostra identità. Nel 2018 sembra contare solo il singolo che fa la differenza in modo fintamente eclatante e senza alcun tipo di sacrificio, sfociando alla fine in una cieca e confusa generalizzazione. Come facesti a mantenere la tua integrità tra quelle fronde a 70 metri di altezza? Come riuscisti a rimanere umile? Come impedisti alla tua ambizione di accecarti? Vorrei che si smettesse di osannare quelle figure fittizie che ancheggiano sul red carpet, vorrei che si smettesse di lottare per gli ideali di qualcun altro. Desidero donne coraggiose, caparbie e sognatrici. Desidero donne come te. Giorgia Cecilia I B


Cara Malala ti scrivo,

ti scrivo per ringraziarti, perché mi hai fatto capire quanto io sia fortunata a tenere questa penna tra le dita e quanto abbia ancora da imparare. Mentre bambine come me sognavano di essere sirene o principesse, tu già urlavi al mondo il tuo sogno: un’istruzione completa e gratuita per tutti i bambini e bambine, soprattutto, del mondo. Sì, perché il mondo non sa quanto feroce sia la condizione delle donne nel tuo Paese, a causa, per lo più, di uomini e terroristi. La loro ferocia, tu ci insegni, nasce dalla paura, paura dei libri e delle penne, perché conoscenza vuol dire libertà e dunque come potrebbe reggere il loro trono di odio e ignoranza? Per stroncare sul nascere un pericolo del genere, l’attrazione irresistibile del sapere, cercano in ogni modo la guerra: tu stessa, nel discorso di fronte alle Nazioni Unite, hai riconosciuto che “la pace è necessaria per l’ istruzione”, come è vero il contrario. Che senso ha la guerra per la religione, per il potere, per un pezzo di terra in più, quando l’unica cosa che conta è vivere al massimo il meglio che la vita ha da offrirci? Come si può solo pensare di soppesare sulla bilancia della convenienza la vita di un uomo e caduchi interessi? Lo stesso Marte riposava tra le braccia di Venere, perciò non è meglio vivere secondo amore ed eirene? Fin da sempre, la donna è stata più oggetto che soggetto, nella poesia, nell’arte, nella musica, mera occasione di virtuosismo formale e stereotipato. Pochi uomini hanno cantato la donna per quello che è: è tempo di levare la nostra stessa voce, da protagoniste. Le donne come te l’hanno capito prima di tanti uomini, che cercano gerarchie e differenze tra individui tutti diversi l’uno dall’altro, ma se provano a zittirci, come hanno fatto con te, allora dovranno davvero temere questa penna. Grazie Malala. Assalam alaikum, Chiara Giammugnai, III E

Cara Emmeline,

mi chiedo, a volte, cosa voglia dire mettersi in gioco per un diritto tanto agognato: il diritto al voto, il diritto a far uscire la propria opinione fuori dalle mura di casa, a sentirsi parte concreta di una società. Mi chiedo cosa voglia dire essere presentata a soli 14 anni al movimento per il suffragio femminile ed essere rifiutata da un partito solo in quanto donna, per poi reagire formandone uno proprio, basato “sulle azioni, non sulle parole” come tu scrivesti. Me lo chiedo perché sembra una realtà lontana, ma più vicina di ciò che sembra. Non sempre viene data la giusta attenzione a questo tipo di iniziative, forse perché, in questo senso, c’è ancora del lavoro da fare. Tuttavia sei riuscita a porre all’attenzione internazionale il coraggio femminile, pur avendo contro, magari, una società intera, come un’onda che, caparbia, continua a infrangersi su uno scoglio, nonostante esso opponga resistenza. Hai insegnato che il ruolo di una donna non è quello delle pubblicità odierne, in cui veniamo associate a prodotti per la casa, bucato, cucina, ma che, solo volendolo, possiamo essere delle vere amazzoni. Ad maiora ! Beatrice Santoro

Cara Donna ti scrivo,

per potermi sentire vicina a te anche se il tempo ci separa, per dirti che comunque sia andata mi hai reso orgogliosa di essere te. Spero che tu abbia rincorso i tuoi sogni e imparato a raccontare i tuoi incubi, che il mondo si sia arreso all’idea di convivere con la tua tendenza a sollevare polemiche e a quella di amarlo, infine, questo mondo, che tanto ti ha tolto e tanto ti ha dato. Immagino che tu non sia diventata una “naturalista” come sognavi a sette anni, ma credo di vederti come la donna in carriera che agognavi diventare nell’adolescenza, magari con uno di quei bei tailleur pastello e i tacchi alti con cui probabilmente inciamperai per via dei fastidiosi tombini nelle grandi città. A proposito di cadute, so che hai sempre saputo che la vera forza non sta nel non cadere mai, ma nel rialzarsi sempre, ma potresti avere bisogno, di tanto in tanto, di qualcuno che te lo ricordi. Chissà se veramente sezioni cadaveri per la scientifica? Se hai seguito quell’idea di giustizia in cui credevi a sedici anni? Ad ogni modo, spero che tu non ti sia fatta mettere i piedi in testa né nel lavoro né nella vita e che con gli anni ti sia ricordata di quel piccolo dettaglio che è l’ordine… Lo so che certe volte il mondo sembra proprio averti preso in antipatia e che non puoi stare simpatica a tutti; è che a volte sei troppo Donna. Troppo intelligente, troppo bella, troppo forte. Questo potrebbe convincerti a diventare meno donna, ma sarebbe l’errore più grande della tua esistenza. Vivi bene, qualunque persona magnifica tu sia diventata ora. La tua te adolescente, Luna F.

Cara Donna ti scrivo...

Mi sono spesso chiesto: a cosa pensavi mentre morivi? Su cosa stavi riflettendo, Irène, mentre il tifo ti consumava tra le sudicie mura di Auschwitz? Me lo chiedo perché sono sicuro che la tua mente fosse ancora perfettamente funzionante, nonostante le sofferenze. Me lo chiedo perché non voglio credere che ti sia arresa al dolore. Forse è perché ti immagino troppo forte e determinata per arrenderti. Anche senza averti mai conosciuta, ti sento estremamente vicina e, quando accade, me ne rattristo. Avrei voluto essere lì con te, fare in modo che restassi in vita, impedire alla morte di prenderti. Invece sei morta come milioni di altri innocenti. Eppure, anche se nella tua breve vita riuscisti a narrare solo parte delle storie che avevi in mente, io di ciò che hai raccontato ho fatto tesoro, come dovremmo fare tutti. Ciò che desidero è che il tuo nome, Irène Némirovsky, sia simbolo di forza, determinazione e grandissima intelligenza; simbolo di una Donna che, in barba alle convenzioni sociali e ai tabù letterari, aveva il coraggio di raccontare il mondo così com’era: tenero e crudele quanto felice e bello, tutte caratteristiche che lo rendevano profondamente umano. Quello stesso mondo che ha ospitato esseri disumani e infimi, ha ospitato anche una creatura brillante e talentuosa come te. Si concluse così la tua vita: le capacità di una Donna straordinaria troncate dalla morte cieca, che spazzò via la tua esistenza ed il tuo ricordo. Ma io ti ricordo, Irène, e lo farò sempre. Francesco Z. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Galleria

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Divino Incontro - Vetrata 160x160 cm - Fondazione "Aiutiamo a Vivere" - Presso la Chiesa San Giuseppe Lavoratore - Terni

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1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA

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