La Pagina Umbria settembre2014

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Fot o Al be rto M iri mao

Numero 3 settembre 2014

Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

Terni - Inaugurazione Piscine dello Stadio


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COSP TECNO SERVICE GIAMPAOLO TOMASSETTI STUDIO MEDICO ANTEO Sclerosi multipla, la mia vita per la rinascita - F D e S i l v e s t r i C O N F A R T I G I A N AT O I M P R E S E T E R N I CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE NERA STUDIO DI RADIOLOGIA BRACONI COMUNE DI TERNI - L Di Girolamo Spoleto, Festival dei due mondi 2014 - F Calzavacca LICEO CLASSICO - M D’ Ul i z i a , V Cro c e , G Ta n i , V P ro i et t i , C D o n n i n i Alla scoperta di... - L Santini STUDIO DI RADIOLOGIA BRACONI

LA PAGINA UMBRIA

Mensile di attualità e cultura

Registrazione n. 2/2014 presso il Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Alberto Mirimao Editrice Projecta di Giampiero Raspetti

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Direttore editoriale Giampiero Raspetti

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La Pagina

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La mia Terra, la mia Terni Voyage intorno alla mia Terra, questa estate. Son tornato ad intrattenermi intensamente con i due più grandi uomini, in assoluto, di tutti i tempi. Uomini che, per importanza, antepongo a Pitagora, Socrate, Aristotele, Galilei, Kant, Russell, Einstein, che adoro tutti. I primi due grandi della graduatoria mondiale sono, a mio modo di sentire, entrambi qui, vicino a noi! Non ci abbiamo mai riflettuto abbastanza, ma è così! Parlo di Francesco, parlo di Leonardo: quanto l’intera umanità deve ai figli di Assisi e di Vinci! Dal centro della nostra Italia, dunque, il massimo esempio di amore per l’umanità e per la scienza. Da noi la massima espressione della genialità! I quattro elementi, in Umbria, sono magicamente fusi e li ho riattraversati tutti. La terra, generata da fuoco eruttivo e da emersione dalle acque, è, da noi, il più grande concentrato di sali minerali al mondo e, per questo motivo, regala, in ogni stagione, saporitissimi frutti. Il fuoco, osservato nelle splendide notti stellate, presso i tanti osservatori astronomici. L’aria, respirata a pieni polmoni, nelle colline e nelle montagne. L’acqua, la grande madre: è in Umbria la massima concentrazione di acque dolci al mondo! E le acque hanno dato moltissimo alla nostra città. E proprio delle acque parleremo. Pubblicheremo tra breve, all’interno del nostro progetto Terni Pasticciona -un progetto per chi non si accontenta dell’orto del vicino, ma vuol essere giardino fiorito- la storia del nostro territorio vivificato, sostanziato, permeato dalle acque. Interamna, tra i fiumi, la nostra Mesopotamia, terra anch’essa dove nacque gran parte della civiltà occidentale. La nostra Terni era, ab initio, Interamna, città tra le acque; poi divenne Teramna, Terani, oggi Terni. Acque buonissime, con le quali caffè, pane, pasticceria sono pregevolissimi e costituiscono l’eccellenza locale. La città di Terni, che ha anticipato i prodotti che rendono ora famose altre cioccolaterie (ricordate la Fucat?), è anche la città di Spartaco Pazzaglia, Gran Maestro della Corona d’Italia, ed anche la città delle pizze di Pasqua, del pampepato, del Pane di Terni: il prodotto elitario è la pasticceria. Da qui l’evento Terni Pasticciona. La manifestazione avrà allora come nucleo fondante pasticceria e cioccolato, grande suo ingrediente, ma non esiterà a mostrare tutte le altre delizie territoriali, acqua in primis. Mi sono anche immerso, in Umbria, nei quattro itinerari fondamentali: storico, artistico, naturalistico, spirituale. Necropoli, templi, città sotterranee, monasteri, abbazie, conventi, castelli, borghi, torri e muraglie costituiscono l’irripetibile patrimonio archelogico, architettonico, artistico sedimentato da Umbri, Etruschi e Romani, dal Medioevo e dal Rinascimento. Ho visitato i paesini le cui case si arrampicano l’una sull’altra e s’inerpicano fino a cattedrali e a fortezze feudali. Mi son chiesto: come si può visitare qualsiasi altra parte del mondo se prima non si sono visitati e amati tutti i luoghi eccezionali della nostra terra? Dopo aver rigustato le delizie gastronomiche regionali, uniche al mondo, ritengo che sia davvero disgustoso acquistare prodotti che, rispetto ai nostri, sono solo dei volgari surrogati. Norcineria e prodotti gastronomici della Valnerina sono famosissimi in tutto il mondo! E allora, ancora oggi, orripilo al pensiero che qualche umbro possa optare per quei prodotti stranieri mostrati dalla pubblicità televisiva, disgustosi al confronto dei nostri. Siamo bersagliati dalle sciagurate pantomime culinarie ad opera di mamme così regine della casa, da infliggere, festanti, alle loro sfortunate creature (che, perdipiù, ringraziano giubilanti) o carni in scatola o insaccati dal sapore crucco, che può andar bene solo a chi non sa mangiare e, non conoscendo prodotti umbri, è costretto ad accontentarsi di robetta. Insomma, l’Umbria, misura umana e oasi di pace, genera altissima qualità, unica al mondo. Io starò sempre e solo con l’Umbria e i suoi tesori... Giampiero Raspetti e voi?


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Un sogno, un’idea, un miraggio... componenti tutti di una ricetta che suona come l’inizio di una favola d’Oriente. Lo scenario però è molto più vicino a noi, dove non ci sono né draghi né cavalli, né cavalieri o principesse ma solo gente comune, malati e dottori, dolore e gioia. Sì, gioia, quella di svegliarsi ogni mattina vedendo che un minuscolo tassello del puzzle che è il tuo corpo sta tornando al suo posto. Condensare in poche righe quello che è stato un viaggio durato oltre vent’anni non è certo facile ma siccome dicono che la sintesi sia un dono, spero mi sia toccata in sorte. La storia inizia, come ho detto poc’anzi, oltre vent’anni addietro (ventuno per esser precisi), quando in un bel giorno d’estate, dopo un pomeriggio di spiaggia, iniziava a bruciare la spalla destra, un dolore così acuto che mi faceva pensare di essere stato preda di una medusa (ma avrei dovuto almeno vederla, però...). Le provavo ovviamente tutte, antidolorifici, pomate, massaggi (magari era una distorsione durante il nuoto) ma il dolore restava lì, come un campanello d’allarme, una lama che sottopelle raschiava i tessuti, bruciando come un fuoco interno che non mi faceva riposare e ogni volta che crollavo sfinito, al risveglio era sempre lì, più fedele di un cagnolino (che denti però!). Intanto il tempo passava e al rientro in città (al mare pare che le diagnosi serie non si possano fare, strano e assurdo ma vero) venivo accompagnato a fare una risonanza magnetica, alla quale seguiva un’eccitante esame del liquor e un’ancor più sconvolgente diagnosi, comunicatami con grande tatto: Hai la sclerosi multipla, ma non ti preoccupare, vivrai lo stesso, magari male ma non è una malattia che uccide! Rende invalidi sì, ma non prima di una decina d’anni, tranquillo, in fondo di gente in sedia a rotelle ce n’è tanta e vive bene lo stesso! Discorso spettacolare se fatto ad un ragazzo di vent’anni, sportivo e totalmente ignaro di cosa fosse la sclerosi multipla, non vi pare? Ma questa è la realtà, quella che non fa sconti e ti sbatte in faccia la sua durezza, che poi diventa ancora peggiore quando viene infarcita di belle frasi del tipo “non ti affaticare”, “poverino”, “vedrai che passa”, “c’è di peggio, pensa a chi ha un male brutto” (tumore o cancro sono parole proibite da dire, troppo concrete). Avete mai fatto caso a come certe espressioni abbiano l’effetto opposto di quello che vorrebbero? Non ti preoccupare; e subito chiediamo... cos’è successo? Ecco, proprio così, ad ognuna di quelle felici uscite era sempre peggio e credo mi abbia salvato l’inguaribile ottimismo da cui sono cronicamente affetto, sennò la depressione sarebbe stata la logica conseguenza. Il bicchiere è sempre mezzo pieno e quindi l’aver assunto svariati boli di cortisone non mi spiaceva nemmeno, visto che la fame era aumentata e i muscoli crescevano (sono sempre stato sottopeso e di scarso appetito). Purtroppo dimenticavo bellamente che il bicchiere è anche mezzo vuoto, per cui passavo il tempo dimenticandomi della diagnosi iniziale e continuando ad avere uno stile di vita assolutamente inidoneo a prendermi cura di me stesso (ma chi ci pensava? Ci sono i dottori per questo!). Dopo un anno però il fedele dolore mi riportò alla realtà, ancor più duro di prima... e iniziarono i giochi, un minuetto perverso di iniezioni quotidiane volte ad annullare il mio sistema immunitario (dicono che vada fatto anche se mi sembra assomigli a sterminare una città per catturare un singolo ladro; ma se lo dicono loro...). Mano a mano che la danza continuava e diventava sempre più frenetica, le medicine aumentavano e con esse tutti gli effetti collaterali (febbre, debolezza, stordimento, grasso al posto dei muscoli), fino al gran finale, la sedia! Onestamente non ci avevo mai pensato e più volte ho avuto una cieca fiducia nelle medicine e nei loro somministratori, finché un dubbio mi è sorto dopo la terza flebo di un chemioterapico (dimostratosi poi dannoso oltre che inutile) che mi ha fatto capire quanto fosse sottile il filo su cui stavo camminando! Ma la fiducia tutto sommato, ascoltando i consigli di chi mi vuol bene, era ancora lì, tanto da farmi fare un viaggio negli USA per prendere un farmaco miracoloso (e lo è stato davvero finché non ho dovuto smetterlo causa i soliti effetti collaterali), che però ha la pessima abitudine di far peggiorare rapidamente chi lo sospende. Questa non è stata l’ultima, di oltre dieci farmaci diversi dimostratisi inutili e anzi tossici, me ne restavano ancora almeno tre o quattro da provare (ero diventato come un goloso cui diagnosticano il diabete che per prima cosa chiede quali caramelle può mangiare), però purtroppo non mi è stato possibile perché mi sono svegliato dal sonno in cui mi trovavo. E per meno male! Ho trovato una persona, la prima fino a quel tempo, che mi ha spronato a ragionare con le mie idee e capire che forse la chiave non era nascosta nell’annullare le proprie difese bensì nel fortificarle nel modo corretto.

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rinascita All’inizio mi sembrava strano che tante persone, miei cari, luminari e scienziati potessero essersi sbagliati in modo così clamoroso ma a quanto pare... Quello che ho capito e che oggi mi sembra impossibile non aver compreso prima, è che si era innescato l’effetto gregge: tutti lo dicono e quindi così dev’essere e anatema su chi dice il contrario (avete presente il sole che gira intorno alla Terra?)! Eppure ancora mi sembrava strano... conoscevo chi mi aveva curato ed erano ottimi medici (forse vittime anche loro), che esponevano con un misto di speranza e sconforto quello che è lo stato dell’arte, ossia che una cura non esiste e si cerca solo di rallentare il decorso della malattia... Purtroppo per loro e per fortuna mia però non si è dimostrato essere così. Per farla breve (ho la mania di essere prolisso) è iniziato un periodo di studio frenetico volto a cercare di approfondire ogni piega della malattia, anche quelle che sembravano o dicevano essere inutili da studiare. Così ho iniziato a cercare di capire anzitutto com’è fatta la cellula, cosa sono gli assoni, le cuspidi dendritiche e la mielina (goloso pasto dei linfociti T), cosa componesse quest’ultima e perché soprattutto venisse attaccata dai suddetti linfociti, che a quanto pare erano impazziti. Ovviamente il risultato è stato aver appreso una marea di nozioni e meccanismi utilissimi ma avere la testa ancora più confusa! La domanda di fondo restava sempre la stessa: PERCHÈ? In tutto quel periodo ho avuto la fortuna di avere vicino persone preparatissime e che per lavoro si occupavano proprio di quello che studiavo (e credo mi considerassero un po’ folle, un povero malato che provava di tutto, avvocato e testardo, adesso cercava il fai da te, pericoloso ma tutto sommato...), che hanno saputo sciogliere tanti dubbi che man mano sopravvenivano. Intanto lo studio continuava e proprio mentre facevo notare alla mia fidanzata come certi cibi mi facessero davvero male e come un intestino sgombro sembrasse rimettermi al mondo, quest’ultima mi faceva notare come la medesima cosa capitasse anche a molti suoi pazienti e come l’intestino sia chiamato anche “il secondo cervello” a causa della complessa struttura e di tutte le innervazioni che ha. E allora giù, un nuovo studio sul funzionamento dell’intestino, dei suoi reticoli, dell’insieme dei ceppi di micro batteri che lo popolano, fino a scoprire quanto le pareti intestinali siano facilmente permeabili e come un’infiammazione possa facilmente passare attraverso queste nel flusso sanguigno e quindi riflettersi direttamente sul sistema nervoso centrale! Tutto adesso sembrava un po’ più chiaro... anche se... Decisi dunque di provare a depurarmi, in fondo non avevo nulla da perdere e certo male non mi avrebbe fatto (ero parecchio sovrappeso e gonfio), quindi iniziai a cambiare alimentazione, eliminando pane, birra, pizza, merendine, gelati ecc. e in pochi giorni iniziai a sgonfiarmi un poco ma non quanto avrei voluto, obbiettivo invece raggiunto quando ho sostituito la pasta tradizionale con quella integrale e ho alcalinizzato il mio organismo, facendo così assopire i meccanismi infiammatori! Il meccanismo aveva adesso una marcia in più ed era una corsa continua fino a raggiungere una piccola scoperta farmacologica sui meccanismi delle cosiddette “autoimmuni”, che nonostante il parere contrario di tanti luminari ho comunque deciso di assumere (erano farmaci conosciuti, innocui e quasi senza rischio quindi perché no? Ah già, non erano in nessun protocollo!). Ci vorrebbe un libro intero per spiegare cosa e come ho fatto ma alla fine i kg in meno erano quasi venti, le energie erano aumentate e il complesso di molecole che ho/abbiamo utilizzato è attualmente in fase di richiesta di brevetto internazionale (brevetto per innovazione d’uso), viene applicato in una clinica privata e mi auguro di cuore che possa aiutare tanta altra gente che come me ha creduto sempre negli altri ma che alla fine deciderà di prendere in mano la propria vita. Tante sono le persone che devo dire mi sono state vicine durante questo viaggio di uscita da un piccolo e personale inferno e senza di loro non so come avrei potuto trovare la volontà e la forza per passare le notti sui libri e continuare anche davanti agli ostacoli a far la ricerca che ha dato vita addirittura ad un brevetto. Chissà, forse mi metterò anche a scrivere un libro o farò conferenze o... intanto mi metto a disposizione del prossimo per raccontare e spiegare. Fabrizio De Silvestri

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Cons or zio di B oni

Conferenza Nazion Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it

A Roma si sono confrontati politici, esperti ed accademici. Importante appuntamento organizzato dall’A.N.B.I., nel luglio scorso, presso il Centro Congressi dell’Hotel Parco dei Principi a Roma. Si è trattato di un importante convegno in vista dell’Expo 2015, dove l’utilizzo dell’acqua in agricoltura sarà uno dei temi centrali. A sancire l’importanza dell’evento è stata la presenza di tre Ministri, due Sottosegretari, numerosi parlamentari, i Presidenti delle Organizzazioni Professionali Agricole oltre ad una qualificata presenza del mondo accademico e scientifico. Ai lavori ha partecipato il Commissario del Consorzio di Bonifica Tevere Nera Vittorio Contessa ed il Direttore Carla Pagliari, i quali hanno tratto utili indicazioni dal confronto con le altre realtà della Bonifica italiana. In particolare si è approfondito il sistema Irriframe, voluto dall’A.N.B.I. per abbattere il fabbisogno idrico colturale fino al 25%, oggi operativo su 1.600.000 ettari, pari al 48% della superficie irrigabile gestita dai Consorzi di bonifica e riguardante 11 regioni (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata e Calabria). Il sistema Irriframe (la combinazione di più parametri permette l’invio del miglior consiglio irriguo all’agricoltore), considerato dall’Unione Europea come “buona pratica” di gestione idrica, è già all’attenzione di numerosi Paesi stranieri. L’irrigazione, distribuita grazie ad una rete idraulica lunga oltre 135.000 km, interessa 3.363.273 ettari di campagna italiana ed è indispensabile alla produzione dell’84% del “made in Italy” agroalimentare. Non solo: è oggi anche un potenziale “serbatoio” di energia rinnovabile per la produzione del mini-idroelettrico. Su questi temi il Consorzio di Bonifica Tevere Nera, con i suoi progetti e realizzazioni, è assolutamente in linea con quanto sviluppato in altre Regioni italiane. La Conferenza Nazionale Acque Irrigue per la crescita e il lavoro vuole essere un contributo dei Consorzi di bonifica ad una fase politica che vede il Governo impegnato in importanti riforme tese al rilancio del Paese ed il cui spirito permea da tempo il nostro agire, scandito da atti quali l’Intesa Stato-Regioni, la creazione e la diffusione del sistema irriguo esperto Irriframe, l’annuale redazione del Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico -ha affermato Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) in apertura dei lavori della Conferenza. I Consorzi di bonifica e di irrigazione -prosegue Gargano- sono elementi fondanti di un’agricoltura determinante per la crescita economica del Paese. Il brand “made in Italy” è il terzo al mondo per notorietà e quello agroalimentare ha segnato, nel 2013, un + 4,1% raggiungendo un giro d’affari di oltre 33 miliardi di euro. Nei primi mesi del 2014, l’export delle Piccole Medie Imprese è complessivamente cresciuto del 4,1%, ma il comparto agroalimentare segna una performance di + 5,6% con positive ricadute occupazionali. In questo sistema è evidente la centralità della risorsa idrica.

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Acque Irrigue per la

Conferenza Nazionale Acque Ir Roma (Centro Congressi Hotel Parc

Martedì 15 Luglio 2014 Apertura di Massimo Gargano - Presidente A.N Sessione - R isorse idriche disponibili e f Sessione - I stituzioni Sessione - I nnov azioni ed inform azione Mercoledì 16 Luglio Apertura di Gian Vito Graziano - Presidente Con Sessione - Direttiva Europea, Piani di Gesti Sessione - I nfrastrutture irrigue ed inves

Ai lavori sono intervenuti: Maurizio Martina, M Sottosegretario Ministero Economia e Finanz Ambiente; Giuseppe Castiglione, Sottosegre On. Ermete Realacci; Roberto Moncalvo, Pr Confagricoltura; Dino Scanavino ,Presidente C.


ifi ca Te v e re N er a

nale dell’A.N.B.I. crescita ed il lavoro

rigue per la crescita ed il lavoro co dei Principi), 15 e 16 Luglio 2014

Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

Oggi più che mai -continua il Presidente A.N.B.I.- di fronte alla semplificazione dei livelli istituzionali con l’eliminazione di Province e Comunità Montane, i Consorzi di bonifica sono protagonisti del territorio secondo il principio di sussidiarietà, che voglio tradurre in principio di prossimità. Dobbiamo dare vita, insieme ai Sindaci, a campagne di ascolto, cui devono seguire azioni risolutive. La Conferenza Nazionale Acque Irrigue per la crescita ed il lavoro vuole anche essere una risposta seria e concreta alle vestali dell’impronta idrica, che strumentalizzano dati a solo danno del settore primario. La nostra risposta si chiama sistema irriguo esperto Irriframe, che fa già risparmiare annualmente 100 milioni di metri cubi d’acqua e punta a raggiungere i 500 nei prossimi anni. Conclude Gargano: I Consorzi di bonifica, portatori di cultura e valori positivi, sono al servizio degli interessi della collettività. A fine luglio scorso Massimo Gargano, 56 anni, imprenditore agricolo olivicolo e viticolo, è stato confermato Presidente dell’A.N.B.I.. Coerentemente alle direttive nazionali il Consorzio di Bonifica Tevere Nera sviluppa la propria azione sul territorio, in termini di attività istituzionali, lavori e servizi resi ai contribuenti. Evidenziamo la stipula del Protocollo di Intesa con la Provincia di Terni in tema di manutenzione e monitoraggio dei corsi d’acqua ad alta criticità idraulica. Importante inoltre la stipula degli Accordi di Programma con molti Comuni del Comprensorio Consortile riguardanti gli interventi manutentivi su fossi, strade rurali, vicinali o interpoderali di interesse pubblico. Il Consorzio Tevere Nera è fortemente impegnato sulla produzione di energia rinnovabile per autoconsumo. Ricordiamo il progetto dell’istallazione di una centralina mini-idro per la produzione energetica sfruttando la forza motrice dell’acqua. Sono queste le tematiche su cui il Commissario Straordinario del Consorzio Vittorio Contessa ha lavorato in questi anni, ponendole al centro della sua azione amministrativa, convinto che la tutela ambientale e la difesa idraulica del territorio siano priorità riguardanti tutta la comunità consortile.

.B.I. f a b bi s ogn i i r r i g u i

nsiglio Nazionale Geologi ione e costo dell’acqua s t i ment i

Ministro Politiche Agricole; Giovanni Legnini, ze; Barbara Degani, Sottosegretario Ministero etario Mi.P.A.A.F.; On. Giuseppe Marinello, residente Coldiretti; Mario Guidi, Presidente I.A.; Paolo De Castro, Europarlamentare. 11


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Comune

Terni è una città che anche nei momenti di grande crisi, come questo che stiamo attraversando, ha avuto sempre la capacità di non rimanere immobilizzata dalla paura. Anche stavolta siamo riusciti comunque a muoverci, tra i problemi. Ecco quindi i progetti ideati e andati in porto come quello di riqualificazione delle piazze Olmo e Tacito, i progetti delle Piscine dello Stadio da poco aperte al pubblico, del parco di Cardeto, del centro sociale di Valenza. Segnali importanti che in tempi difficili offrono l’opportunità di guardare comunque oltre. Partiamo da Piazza dell’Olmo, uno dei luoghi più importanti della Terni di un tempo, protagonista di tante poesie e canzoni dialettali a partire da “San Franciscu” di Furio Miselli. Il progetto, messo a punto dall’architetto ternano Alessio Patalocco, utilizza gli strumenti dell’arte e dell’architettura contemporanea per ricollegarsi alla tradizione. Ecco il pavimento di porfido, su cui brilla un grande cielo stellato realizzato con led rosa shocking, orientato verso Carsulae per ricordare le nostre origini. Rimane intatta l’aiuola centrale con i due alberi intorno ai quali si organizzavano i tradizionali focaracci la sera dell’Ascensione, su cui i giovani ternani saltavano per dimostrare il loro coraggio e far presa nei cuori delle ragazze che li guardavano ammirate. Una pensilina con sedute integrate si sviluppa come un nastro sospeso che lascia comunque intravedere squarci di cielo e i due olmi. Anche questo progetto è stato possibile grazie alla collaborazione di privati: ventisette sponsor hanno aderito al bando. Altro luogo che ha un posto di prim’ordine nel cuore dei ternani è Piazza Tacito. Il progetto prevede il completo rifacimento delle pavimentazioni pedonali, dei percorsi carrabili e delle reti di smaltimento delle acque piovane. La riqualificazione riguarderà anche l’arredo urbano, la sistemazione delle aiuole esistenti e delle panchine. Sarà realizzato un nuovo impianto d’illuminazione e verranno abbattute le barriere architettoniche in modo tale da rendere accessibile la piazza anche ai non vedenti. Il progetto esecutivo riguarda la parte sud della piazza, quella che collega la fontana con Corso Tacito, la zona già pedonalizzata. La parte interessata ai lavori è di 3.500 metri quadrati su un totale della piazza di 7.800 metri quadrati. La parte nord della piazza, quella occupata dal parcheggio e dalla strada di scorrimento sarà oggetto di un successivo intervento che s’inserirà nell’ambito di un più generale ripensamento della mobilità in ambito urbano. Sempre seguendo il filo rosso dei luoghi cari ai nostri concittadini non possiamo non imbatterci nel Parco di Cardeto. Tutta l’area è stata interessata da un progetto di valorizzazione e rilancio. Un intervento di un milione e ottocentomila euro che il Comune è riuscito ad assicurare tramite una convenzione con il privato individuato con una gara di appalto. Per garantire in massima sicurezza i lavori, il parco è stato chiuso al pubblico e questa è stata una grande rinuncia per i ternani ma credo che quando potranno di nuovo godere di questo polmone verde vedranno ripagati i loro sacrifici. Cosa troveremo nel nuovo parco di Cardeto? Oltre il venti per cento della superficie sarà occupata da verde pregiato e, a ridosso del campo di calcetto, sarà realizzato un giardino fiorito.

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Inaugurazione Pis


d i Te r n i

scine dello Stadio

La zona del laghetto sarà completamente ristrutturata; sarà tolta la recinzione e verrà istallato un ponticello di acciaio e legno per attraversarlo. All’ingresso sarà realizzata una fontana zampillante. Lungo i confini del parco saranno piantumate essenze e arbusti che creeranno barriere antirumore. Novità anche per l’area giochi: sarà realizzata una zona, accanto agli spogliatoi dedicati ai bambini dai tre ai dodici anni, un’area con dune verdi in prossimità dei palazzi che danno su piazza Cuoco e un’area riservata ai ragazzi più grandi nelle vicinanze dell’ingresso secondario del parco. Dove c’era la pista delle macchinine, si realizzerà una ulteriore zona giochi per la didattica con modellini elettrici, mini bike e tricicli. Verranno realizzati percorsi footing, sarà costruito uno spazio per l’ascolto della musica, vicino l’ingresso, con particolari accorgimenti per l’abbattimento delle emissioni sonore. Per quanto riguarda il Centro sociale di Valenza è stata realizzata una bellissima struttura, in tempi rapidi e con un risparmio di quasi 400 mila euro sulla spesa prevista. Abbiamo realizzato e rinforzato un ulteriore tassello nell’ambito dei luoghi per il volontariato, il centro di Valenza, infatti, esiste dal 1996 e da allora ha sempre costituito un importante punto di riferimento per gli anziani, non solo del quartiere, ma di tutta la città. Il centro è stato, e grazie al nuovo intervento continuerà ad esserlo in maniera ancora più incisiva, un punto di riferimento e sostegno per tante persone non più giovani. Basta dare uno sguardo al calendario delle iniziative messe a punto per rendersi conto della valenza sociale e culturale di una struttura come questa. L’investimento consistente che abbiamo destinato al centro di Valenza è testimonianza dell’attenzione che l’Amministrazione Comunale pone al settore anziani; l’essere attenti ai più deboli è una caratteristica che ha connotato da sempre il nostro modo di amministrare la città. Il nuovo centro di cittadinanza è di notevoli dimensioni e si sviluppa su due piani: il piano terra ha una superficie di 590 metri quadrati, il primo di 110 metri quadrati. Ci sono poi 400 metri quadrati di terrazzi. Il centro è immerso nel verde, 1500 metri quadrati curati a giardino. Una vera chicca. È stato realizzato in tre stralci, il primo per un importo di 320 mila euro, ha riguardato la realizzazione di due aree a parcheggio e di due ponti sui fossi di Valenza e Casarossa, necessari per il collegamento dei posto auto alla viabilità ordinaria. Il secondo stralcio dei lavori ha richiesto invece un milione di euro ed ha riguardato la realizzazione vera e propria dell’edificio da destinare a centro sociale. Il terzo e ultimo stralcio dei lavori ha riguardato la sistemazione dell’area verde che circonda l’edificio che ospita il centro socioculturale ed il completamento del primo piano. In questo caso siamo riusciti ad anticipare i tempi e a terminare prima della data fissata perché siamo riusciti a trovare 200 mila euro di fondi comunali e abbiamo usufruito anche del ribasso d’asta. Prima di dare l’avvio alla serie di lavori è stato necessario predisporre l’area e mettere a punto opere di urbanizzazione. Leo Di Girolamo Sindaco di Terni

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Spoleto S p o l e t o d a l F e s t i va l a l l o Sp erimenta le Compie centocinquant’anni il Teatro Nuovo di Spoleto, dal 2010 dedicato alla memoria del maestro Giancarlo Menotti e considerato luogo d’elezione per il Teatro Lirico Sperimentale, giunto alla 68ª stagione lirica. Dopo le esibizioni al Complesso di San Nicolò nello scorso agosto, l’attività della prestigiosa istituzione spoletina si sposterà proprio nel massimo teatro della città accogliendo un gran numero di spettatori. Si collega così la recente storia dell’ultimo Festival dei Due Mondi all’attività dello Sperimentale unendo nota a nota, immagine ad immagine. Recuperiamo le suggestioni di tanti spettacoli, dalle serate in Piazza del Duomo con il concerto della banda musicale dell’Arma dei Carabinieri, una felice comunione fra repertorio sinfonico ed il ‘900 americano da Glenn Miller a Benny Goodman e con il concerto finale insolitamente dedicato al musical degli anni ’40 e ’50, di grande effetto. Ed anche le proposte teatrali che molte tracce hanno lasciato in noi. Come non ricordare la presenza del Teatro Stabile della Toscana con “Approdo di ponente” di Bernard-Marie Koltès per la regia di Paolo Magelli, un affresco graffiante e tragico che annuncia la fine della nostra cultura e della nostra stessa civiltà? In piazza, mentre al tavolini del Tric Trac turisti cercano le tracce del passaggio del cast di Don Matteo, atteso ora per nuove riprese, dalle finestre di Casa Menotti, voluta dal mecenatismo della famiglia Monini, escono le note di intimi concerti accompagnati dal pianoforte dove suonò il Maestro mentre componeva; all’interno dipinti di una pittrice ternana, Sabrina Rossi. Osservando più in alto l’imponente presenza della Rocca dell’Albornoz, è certamente doveroso citare le presenze volute dal critico d’arte Achille Bonito Oliva sul tema “Sconfinamenti”, installazioni che hanno occupato l’interno della Rocca, un percorso organizzato da M’AMA.ART e da Arthemisia Group il cui filo conduttore era l’intreccio di culture diverse. Per parlare di arti visive non c’è fine, anche se siamo stati distratti dalla presenza del maestro Riccardo Muti, in fase rilassata dopo il “concerto per un amico” da lui diretto al teatro Caio Melisso per la Fondazione Fendi, attorniato dai suoi ammiratori, meglio dire ammiratrici. Oltre ai classici espositori del centro cittadino dal più noto, Manuel Campus, che nelle sue gallerie ha presentato il suo nuovo ciclo pittorico dedicato al “ritratti”, altri spazi espositivi hanno dato buona prova delle loro qualità a partire dall’iniziativa dell’Officina d’arte e tessuti, dovuta all’impegno di Maria Giuseppina Caldarola che spesso collabora con i progetti di Palazzo Collicola, dedicata ad artisti italiani del ‘900 e presentata da Giorgio Di Genova. I nomi, notevoli. Fra questi anche donne di grande impegno, Lina Morici, Lydia Predominato, Maria Teresa Romitelli ed Eugenia Serafini, eclettico personaggio d’arte che sa offrirsi in più aspetti della cultura e dell’intelletto. Poco distante, Giuseppe Rinaldo Basili (Scrap) ed Emanuela Durante all’Art Foto Gallery, con buone proposte sull’arte del nostro tempo. Molto ci sarebbe ancora da segnalare ma i giochi sono ormai fatti e siamo in attesa dei prossimi che il direttore artistico del Festival, Giorgio Ferrara, saprà promuovere con le indubbie capacità organizzative, accompagnandole all’estro artistico condiviso con la moglie, l’attrice Adriana Asti, nella lunga memoria degli anni ormai trascorsi e da venire.

I grandi vecchi di Vittorio Sgarbi È facile chiamarlo controfestival ma il complesso di proposte curato da Vittorio Sgarbi non ha bisogno di considerazioni del genere perché il panorama artistico offerto nelle belle sale di Palazzo Leti Sansi, che avrebbe meritato maggior tempo nel calendario proposto, ha avuto punte eccellenti, di interesse non soltanto attinente alle arti visuali. Chi abbiamo visto e chi ci ha particolarmente colpito? Ovviamente Dario Fo, Eugenio Carmi, José Dalì figlio del più noto Salvador Dalì e l’omaggio a Pier Paolo Pasolini oltre ad un folto gruppo di artisti a corollario del momento clou, peraltro già ospitati nelle Biennali veneziane, che ha animato gli spazi di Spoleto Arte non solo con le loro opere ma anche per le discussioni sorte intorno all’iniziativa. Iniziativa che si è arricchita di incontri, sempre frutto dell’idea di Sgarbi, con i grandi vecchi della cultura internazionale da Boris Pahor, scrittore centenario che “ha visto la morte negli occhi” per la sua deportazione nei campi di concentramento nazisti, ad Eugenio Carmi, 94 anni, presente in mostra, a Mina Gregori, storico dell’arte e compagna di Roberto Longhi, all’architetto e critico d’arte Luigi Caccia Dominioni, a Gillo Dorfles, 104 anni, giornalista scrittore, infine col padre dello stesso Sgarbi, Giuseppe di 93 anni, farmacista a Rho Ferrarese, che ha scritto ora il suo primo libro, “Lungo l’argine del tempo” e che il figlio ha presentato come “il più antico esordiente dell’umanità”. Tornando alla mostra che non possiamo abbandonare così, senza ulteriori riflessioni, riportiamo i lettori alla figura di Dario Fo, alla sua fantasia ricca e vivace che le venti tele esposte illustrano sapientemente. La sua passione per la pittura si evolve parallelamente all’amore per il teatro e raggiunge i nostri giorni. Assieme ai dipinti che sono un piacere per gli occhi ed una sollecitazione per il nostro mondo immaginario, la mostra di Spoleto ha offerto immagini, disegni e video sugli aspetti noti e meno noti del suo lavoro teatrale, foto di scena e scenografie. Per concludere –e speriamo che i lettori abbiamo avuto modo di accostare l’iniziativa in tempo utile– ricordiamo l’omaggio a Pier Paolo Pasolini attraverso gli scatti di Roberto Villa, certamente un maestro della fotografia, compilando una documentazione esauriente su Pasolini regista cinematografico. È doveroso a questo punto citare l’Osservatore Romano che proprio recentemente ha scritto come il film “Il Vangelo secondo Matteo” realizzato cinquant’anni orsono sia “scolpito nella pietra” e sia la più bella opera sulla figura di Gesù. Il Vaticano stesso ha provveduto a restaurare la pellicola di 16 mm in bianco e nero, conservata nella Filmoteca Vaticana, secondo le tecniche più avanzate sino al trasferimento su un supporto digitale che ha permesso di eliminare i difetti provocati dal tempo.

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Festival dei due mondi 2014 Franca Calzavacca Storia e fantasia si integrano perfettamente nell’idea creativa del costumista Piero Tosi, Premio Oscar alla carriera ricevuto recentemente, che ha contribuito a far nascere il mito del Festival dei Due Mondi, collaborando con entusiasmo all’invito di Luchino Visconti nel 1958. Fu portata in scena “Macbeth” con la direzione di Thomas Schippers, un grande successo che avviò la manifestazione artistica ideata da Giancarlo Menotti verso i prestigiosi risultati, oggi ripresi per merito di Giorgio Ferrara e delle innovazioni apportate dal regista all’impianto festivaliero aggiornandolo via via alle esigenze culturali ed estetiche contemporanee. Non è stato l’unico intervento di Tosi a Spoleto: nel 1973 alla “Manon Lescaut” e, più recentemente, nel 2013 a “Il matrimonio segreto”. Per ricordare le grandi qualità stilistiche di Tosi, permettendo a tutti di conoscere da vicino l’abilità del suo mestiere artistico, la Fondazione Carla Fendi ha ospitato nei locali dell’ex Museo Civico e nella chiesa sconsacrata della Manna d’Oro la mostra dal titolo “I due mondi di Piero Tosi” con l’esposizione di disegni, immagini fotografiche, filmati d’epoca, musiche, video e soprattutto gli splendidi costumi della collezione appartenente alla Fondazione Tirelli Trappetti a cui si deve la loro perfetta esecuzione. Nella morbida nicchia della Manna d’Oro le immagini della storia del cinema cui Tosi ha dato il suo fondamentale contributo hanno ininterrottamente abbracciato gli spazi con le loro evoluzioni, una mise en scene formidabile, da lasciare senza fiato durante l’alternarsi dei film che più hanno coinvolto la nostra attenzione, dal “Gattopardo” a “Senso”, da “Morte a Venezia” a “Portiere di notte” a “Ludwig” in un crescendo di emozioni. Ogni spazio architettonico veniva coinvolto con morbide angolature e voli luminosi delle immagini proiettate ad abbracciare l’intera struttura caratterizzandone la profondità e l’atmosfera. Siamo usciti poi in Piazza del Duomo avvicendando i termini del rapporto avuto con l’opera di Tosi allo spazio circostante, luogo rituale che la quotidianità non turba con la sua umana valenza. Le rondini hanno firmato il nuovo rapporto.

U n premi o O sc ar alla r ib alta

Il direttore di Palazzo Collicola Arti Visive, Gianluca Marziani, ideatore e curatore dell’assetto pratico e culturale dell’arte contemporanea nello spazio comunale destinato alla sua rappresentazione accanto alla valorizzazione degli elementi estetici preesistenti, sale ed arredamenti di grande pregio e di valenza storica, ha predisposto con grande attenzione la mostra dell’estate 2014 accostandola allo svolgimento del Festival dei Due Mondi per poi superarlo nei tempi di durata. Al piano nobile ed all’ultimo piano del palazzo sono ospitati artisti come Basilè, Bosso, Kazuko Miyamoto, Yamakaku, Chiharu Shiota, Ria Lussi, Franca Pisani e Yoko Ono, proprio lei, l’emblema dei Beatles ed oggi artista visiva di grande spessore come è stato già attestato dai riconoscimenti ottenuti alla Biennale di Venezia. Accanto, autori che hanno presentato i loro libri d’artista a cura di Emanuele De Donno e Giorgio Maffei. Ed ancora ARType, una selezione di video d’arte che propone temi e chiavi di lettura per comprendere la video-arte contemporanea, realizzata con la collaborazione di Alma Mater Studiorum dell’Università di Bologna e dell’Officina Arte e Tessuti di Spoleto. Per completare il panorama della rassegna si è aperto un nuovo spazio del museo, recentemente ripristinato, ospitando una serie di opere dovute a notissimi autori che tracciano l’indirizzo della regia artistica di Marziani. Un arricchimento del patrimonio non soltanto dal punto di vista estetico e storico. Sempre ad opera del programma di lavoro in atto a Palazzo Collicola, a concludere il Festival sono state ricollocate, dopo il restauro, negli spazi aperti della città a questo destinati la “colonna del viaggiatore” di Arnaldo Pomodoro e una scultura di Piero Consagra. La realtà diviene così stile delle idee, tra dentro e fuori i luoghi predisposti, per una concezione di architettura dei materiali, dando vita ad una poetica inclusiva delle varie conoscenze, interpretate non soltanto con l’occhio dell’intellettuale.

Palazzo Collicola si amplia

U n l i bro ed altr o an c o r a

L’estate spoletina ha visto molte iniziative culturali nascere e crescere all’interno ed oltre le mura. Uno dei siti più interessanti posto all’ombra di Piazza della Signoria ha offerto ed offre un programma stimolante a partire dalle mostre tutte di ottimo livello. È la Galleria Polidarte all’interno di un antico spazio che si aggetta verso le ombre del Duomo. La dirige Annamaria Polidori e la cura Sandro Costanzi un giovane laureato spoletino molto promettente. Una pittrice veneta, Sonia Ros, ha avviato la stagione con le sue proposte incluse nel termine di Kairos, il fascino del corpo oltre le sue definizioni classiche inteso soprattutto come oggetto del desiderio, ampliando o riducendo i suoi rapporti con la realtà in una pittura a grandi contrasti ed a forti colori. Il curriculum è eccellente e i materiali d’accompagnamento di grande prestigio. Quindi, ad abbracciare buona parte di agosto, una mostra che possiamo considerare storica. “Lacosainsè” curata da Carla Mazzoni ha posto delle riflessioni sulla pittura figurativa con la presenza di autori come Ennio Calabria, Franco Ferrari, Mario Moretti e Marilisa Pizzorno, appartenenti alla Associazione “In tempo”. Gli espositori, i cui nomi sono certamente noti a tutti, hanno scelto la figurazione per comunicare la loro “verità”, una figurazione di alto livello e di profonda sensibilità. Ennio Calabria l’ha definita come “una forma che accade”. Ed il libro? Ecco, ci siamo. Nel progetto della galleria varie altre forme di cultura si presentano di tempo in tempo, dalla lettura alla musica, al teatro e così via. In omaggio alla Spoleto longobarda lo scrittore romano Beniamino Baldacci, di professione medico di famiglia nonché padre di sei figli, ha posto alla nostra attenzione un “romanzo” storico dal titolo “Leone – donne e congiure” – edizioni Il Cerchio. Le vicende prendono il via a Roma nel Natale dell’ 800, anno dell’incoronazione di Carlo Magno ad imperatore del Sacro Romano Impero. Particolare rilievo le protagoniste, donne “defraudate di se stesse” vissute in un clima dominato dalla violenza. Il testo è intrigante e sconvolgente. Un susseguirsi di personaggi alle prese con situazioni di inaudita crudeltà, corrispondenti alla dura realtà del tempo. Interessanti gli inserimenti di fatti storici per lo più sconosciuti perché poco trattati al di fuori degli addetti ai lavori e per la probabile scarsità di fonti scritte, come invece non è per l’epoca romana e greca. Le situazioni sono coinvolgenti in una trama assai ben costruita. Da non perdere.

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A n c o r a sul geno Come forse ricordano i lettori, nel numero di maggio sono stati pubblicati un testo e un’immagine del lavoro di approfondimento e riflessione che una classe del nostro liceo –la II D– ha sviluppato sul tema del genocidio in Rwanda, di cui ricorre quest’anno il ventennale. Il lavoro ha dato luogo a un numero speciale del giornalino d’istituto “Tacita vox”, che ha poi ottenuto il primo premio nel concorso “Dalla Shoah ai genocidi oggi nel mondo”, bandito dalla Regione Umbria nell’ambito del Progetto “Cittadino locale, cittadino globale”. Proponiamo pertanto ancora qualche brano di scrittura creativa –due poesie e un racconto– tratto dal giornalino, invitando chi volesse saperne di più a leggerlo nella versione integrale, disponibile nel sito del nostro liceo. P r o f. Marisa D ’U lizia

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“Quando la gente, cari radioascoltatori, mi chiede perché odi i Tutsi? io rispondo: Leggete la nostra storia. I Tutsi erano collaboratori dei coloni belgi, avevano preso le nostre terre e ci avevano presi a frustate; ora, questi ribelli Tutsi sono tornati e sono scarafaggi, sono assassini. Il Rwanda è terra degli Hutu. Noi siamo la maggioranza, loro sono la minoranza di traditori e invasori. Disinfesteremo il Rwanda, stermineremo i ribelli dal fronte patriottico. Questa è radio RTLM, voce del potere Hutu, state allerta, attenti al nostro vicino”. Kato spegne la radio, si accende l’ennesima sigaretta e si dirige con passo stanco ma determinato verso la finestra del suo piccolo soggiorno. La città dorme, o fa finta di dormire. Il buio sembra essere padrone assoluto quella notte, e la sua oscurità copre pesantemente i tetti delle misere case di periferia. Ma Kato sa, mentre il buio ignora, che dietro quelle fragili mura in pochi dormono. Un nuovo fuoco sta nascendo nei cuori della sua gente, la paura lascia il posto alla rabbia, che non aspetta altro che un pretesto per mutarsi in odio e violenza. La città dorme, ma i suoi abitanti no. È l’alba. Il buio si è spento, ma il fuoco no. Nel quartiere hutu della città la presenza più ingombrante è l’attesa. Più delle strade, delle automobili, degli alberi, della stessa aria. Tutto tace, tutto è fermo, e come le nuvole che coprono il cielo poco prima dello scoppio di una tempesta, così un oscuro presentimento copre gli animi, in attesa del tuono che preannuncia l’imminente temporale. È allora che una voce gracchiante alla radio pone fine a quella calma apparente. “Questa è radio RTLM, ho una drammatica notizia! Una ferale notizia! Il nostro caro presidente Juvènal è stato assassinato dagli scarafaggi Tutsi! Lo hanno tradito convincendolo a firmare quel trattato di pace, hanno abbattuto il suo aereo in volo! È giunto il momento di estirpare le erbacce, fratelli Hutu del Rwanda... È giunto il momento di tagliare gli alberi alti! Tagliate gli alberi alti, adesso!”. Kato rimane immobile, gli occhi puntati sul muro e lo sguardo vuoto. Sente, dapprima fievolmente poi in modo incontenibile, irrefrenabile, quel fuoco che divampa nel suo petto. La mente come annebbiata dal fumo e gli arti incapaci di compiere il minimo movimento. In un attimo, Kato realizza, e l’incertezza e lo spaesamento della sera prima si tramutano in una nuova forza che pervade il suo corpo, spingendolo in strada. Come lui, tanti altri, alla notizia, sono usciti dalle loro case, lo stesso sguardo d’odio sul volto e la stessa grinta rabbiosa nelle mani. In poco tempo, un esercito improvvisato si raduna per le vie, armato di bastoni, coltelli, o di qualsiasi cosa possa infliggere dolore. Nell’aria riecheggiano rumori metallici, richiami, boati, suoni striduli di pneumatici che raschiano l’asfalto, urla di uomini. “Sono anni che subiamo ingiustizie, umiliazioni, sono anni che siamo sottomessi a quegli sporchi Tutsi!”. “È ora di ottenere la nostra vendetta!”. “Riprendiamoci ciò che ci hanno sottratto!”. In breve tempo, la piccola armata inizia a muoversi con velocità sempre più incalzante, spontaneamente diretta verso il centro della città, dove si trovano alcune residenze di Tutsi benestanti. La guerriglia qui è già cominciata; Hutu di altri quartieri più vicini sono accorsi e hanno dato inizio alla strage.

La speranza n


ocidio in Rwanda

non fa rumore

Le porte di molte abitazioni sono state già forzate e gli sventurati proprietari buttati sulla strada. Case sventrate, rapinate, distrutte. Uomini, donne e bambini trascinati fuori, umiliati, insultati, percossi e uccisi. Con il passare delle ore il numero dei cadaveri aumenta. I lamenti, i gemiti e i pianti si fanno sempre più pietosi, strazianti. La strada si tinge rapidamente di rosso, l’odio dei rivoltosi è inesauribile e non si placa neanche di fronte alla morte. Kato assiste al massacro con occhi ardenti. Aiuta i compagni a sfondare porte e finestre, convinto del suo ideale e desideroso di giustizia. Si sente un paladino del bene, un portatore di pace; vede in quello scempio la via della salvezza. É cieco, trascinato dai compagni e dal dolore, ubbidisce al comando di abbattere gli alberi alti e si rifugia in quelle parole come ultima àncora, ultima speranza per raggiungere la libertà. Kato è convinto che, dopo l’assassinio del loro presidente, le parole siano inutili, le promesse illusorie e gli accordi vani. Kato non ha pazienza e non prova più pietà, ora lotta per se stesso. In mano stringe un coltello e nel cuore ha più coraggio di quanto ne abbia mai avuto. Per la prima volta si sente invincibile, giusto, forte. Con la mente sconvolta e l’animo esaltato inizia a percepire i rumori della strada più distanti, le grida più attutite e l’odore acre del sangue meno intenso. Si trova dentro una casa. Gli abitanti non ci sono già più, e il disordine dell’abitazione è specchio del trambusto della strada. Kato si guarda attorno e nel silenzio il suo sguardo si posa su un divano rovesciato, una televisione distrutta, tende ridotte in brandelli, foto di volti sorridenti strappate e ricoperte di polvere. Per qualche istante la sua attenzione si sofferma su quei sorrisi, si domanda che fine abbiano fatto. Il tempo di riprendersi e Kato realizza che lì oramai non c’è più niente. Si volge indietro per uscire, ma mentre sta per varcare la soglia un gemito soffocato, proveniente dal piano di sopra, lo fa arrestare. Forse la sua mente l’ha ingannato, non ha sentito nulla, ma Kato si dirige ugualmente verso le scale. Di sopra, come al piano sottostante, tutto è immobile, avvolto in un silenzio opprimente. È allora che i suoi occhi si posano su una porta socchiusa. La spalanca e lì, nel silenzio, un respiro affannato, quasi un sussurro. Ma Kato lo sente, scosta una tenda pesante e lo vede. Se ne sta rannicchiato in un angolo, ginocchia al petto e capo chino. Nella mente di Kato tutto agisce in fretta. Non riflette. Lui è il nemico, il male, va eliminato. Stringe più forte il coltello e solleva il braccio, pronto a colpire. In quel preciso istante, quel viso si alza e penetranti occhi neri lo fissano con intensità disarmante. Lo sguardo atterrito e la bocca contratta. L’espressione di chi vede la morte di fronte a sé. Kato lo guarda a sua volta, e in quel volto non riesce più a vedere altro se non lo sguardo di un uomo: un uomo. Il coltello gli scivola dalla mano, e con un rumore sordo cade a terra. Non c’è più nulla nella mente di Kato, sono scomparsi odio, rabbia, rancore. Non si sente più invincibile, né tanto meno giusto. Non esiste alcun nemico, alcuna vittoria; l’unica speranza non è nella morte, ma nella fratellanza. Si volta e se ne va. Nel suo piccolo soggiorno Kato si accende una sigaretta, guarda fuori dalla finestra. Lo sguardo è diverso, adesso sa: la guerra va sconfitta, non combattuta. Valeria Croce e Giulia Tani IID

Opachi, silenziosi, fatali ricordi Nella pioggia letale di ricordi assassini, nella foschia di odio e rancore che la possedeva, rimaneva inerme davanti a quelle musicali promesse di apocalisse che il passato le offriva. Una lunga scossa la faceva rabbrividire: terribili assenze, vile abbandono della Provvidenza in quell’angolo del mondo, gli occhi materni che inorridivano dinanzi a quel vento di morte, le urla del fratello squartato nel sonno innocente. Lottava tra il passato e il futuro, lottava tra la paura e la speranza, lottava contro quel ricordo tagliente che ancora acerbo ristagnava nel cuore. Valentina Proietti II D

Rwanda Orribili guerre, corpi immobili hanno invaso questa terra e paura e dolore e silenzio. Rimane sui volti smarriti lo sconforto di sguardi vuoti. Claudia Donnini II D

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