Numero 7 gennaio 2015
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
Col le zio ne Foto Al be rto M iri mao
L’antimago Raspus Omuncoli ammanicati, corrotti, incolti, dediti al personale vantaggio e posseduti da un profondo disprezzo per il loro prossimo, blaterano e, agli inizi di ogni anno, producono il loro massimo conato per raccontare ai gonzi quel che non si avvererà mai e poi mai! Infatti, tutti i furbi preveggenti che hanno imperversato, con le loro previsioni, in tutti i tempi ... non ne hanno mai azzeccata una, nemmeno per caso, nemmeno a piangere in caldaico o a bestemmiare in aramaico. Pensate che il folle Cardano, grande genio della meccanica (inventore del giunto cardanico), dopo la seconda sua previsione di morte, ovviamente errata, per rispettare la sua terza previsone... si è dovuto uccidere! Un qualsiasi mortale, uno di voi, qualcosuccia invece la indovina. Anzi indovina più di quanto previsto dal calcolo della probabilità poiché la media è riequilibrata dagli eclatanti insuccessi dei furbi preveggenti. Costoro abbassano fortemente la media statistica, forse perché, proprio a cagione di quel carico di impostura con cui zavorrano la loro testa, sono, nella vita reale, privi di fortuna che, è arcinoto, aiuta gli audaci, non gli stolti o i profittatori. Chi studia e ricerca sa che molti, moltissimi mostri sacri, sono stati, in realtà, dei delinquenti puri. Chi non studia, non ricerca, non legge, abbeverato com’è dall’insulso oroscopo e affogato nel mortale abbraccio televisivo, non può capire, dà fiducia al ridicolo di turno, rimane con il suo pensiero debolissimo. Per lui tutto è molto chiaro, esplicito, fluente e la spiegazione è: se sei dell’acquario, non avrai mai difficoltà, in amore, con il sagittario... ecc ecc. Questa mente sempre in erba non ha nemmeno il sospetto che la vita sia straordinariamente complessa. Si affida solo ai primordiali tentativi di spiegazione dei fenomeni, quelli storicamente necessari e come tali interessanti, oggi invece patetici. Ha tutti i diritti di pensare così, la mentina, ma se lo tenga stretto il suo pensiero, non vada a recitare stupidaggini assolute in pubblico o, ancor peggio, ad entrare nelle case di tutti attraverso lo schermo televisivo! Esporre pubblicamente immondizia non è sinonimo né di libertà, né di democrazia, come alcuni esegeti di uno sconnesso e pacchiano liberismo vorrebbero far credere! L’antimago Raspus limiterebbe i diritti politici solo a chi capisce la frase so di non sapere! Ma NOI siamo per la tirannide, è chiaro! Io addirittura, da bambino, ero talmente cattivo che cercavo di mangiarmi da solo! Non è giusto però che persone semplici, deboli o sofferenti siano ingannate. Opponiti a questo pericoloso disimpegno dalla ragione. Non consentire il proliferare di mostri. Non permettere, proprio quando la ricerca scientifica è, in Italia, agonizzante, insieme al capitolo delle sue sovvenzioni, che i tuoi quattrini servano a pagare, quotidianamente, sui canali televisivi, spazi assurdi per subdoli venditori di sciocchezze. Lotta strenuamente per... seguir virtute e canoscenza… ragione, scienza, arte, musica... spirito critico, democrazia, libertà. GR
2
Primo antioroscopino - La Pagina, gennaio 2002
s illu mina l’immenso OROSCOPO 2015
Tanto per cominciare possiamo darvi per assolutamente certo che l’anno appena iniziato è un anno nuovo. Possiamo prevedere, con ridotto margine d’errore, che avrà 12 mesi, 52 settimane e 365 giorni. Non essendo bisestile, è prevedibile che febbraio avrà, a differenza di tutti gli altri mesi, 28 giorni e non uno di più, ma neanche uno di meno. Milioni di persone, durante il 2015, staranno tutto sommato bene; purtroppo altri milioni staranno male: questo l’oroscopo lo dice con chiarezza, sta scritto negli astri e non è evitabile. In politica estera vi saranno fermenti in alcune parti del mondo; in altre vi sarà calma, più apparente che reale. Le guerre infurieranno nei Paesi del terzo mondo ricchi di petrolio, mentre quelli con solo sabbia e sassi non se li filerà nessuno. Dove ci sarà guerra molti moriranno, dove non ci sarà molti moriranno lo stesso, di fame. Gli interessi di parte prevarranno sul bene pubblico, il denaro prevarrà sulla giustizia, i media diranno ciò che vuole il potere e taceranno le notizie imbarazzanti, cioè quasi tutte. Le televisioni trasmetteranno idiozie nelle fasce di massimo ascolto e cose intelligenti tra le due e le quattro di notte. Vi saranno ingorghi di taffico. Chi volesse conoscere il proprio futuro, giorno dopo giorno, dovrà telefonare al numero 7volte7 che ingurgita quattrini 24h24. Bravissime collaboratrici stanno lì a sparare vaticini. Non vi costerà pocuccio. Informazioni più dettagliate, ora per ora, saranno da NOI RASPUS personalmente introdotte solo a fanciulle riccamente dotate. COPPA TETA
ACQUARIO a lungo andrà ma deve piove ARIETE fai finta di essere intelligente BILANCIA n o n p e rd e re l ’ eq u i l i b ri o CANCRO a t t e n t o a l l a r i c e rc a CAPRICORNO fattelo da solo... che è la stessa GEMELLI non rompete... vi LEONE siate diplomatici PESCI non perderti in un bicchier d’acqua SAGITTARIO boccia lunga non fu mai corta SCORPIONE occhio alle pedate TORO ‘nte ‘ncazzà VERGINE non arrenderti Ogni mattina, appena alzati, fatevi l’oroscopo da soli, sempre lo stesso: Oggi sarà una meravigliosa giornata perché credo in me e non ho tempo per impantanarmi nelle scemenze!
Faber est suae quisque fortunae Appio Claudio Cieco (350 - 271) 3
Noi siamo una storia unica e antica
Mi trovavo a…. non importa il nome del paese: a Monteleone di Spoleto come a Norcia, a Monteleone d’Orvieto come a Vallo di Nera, a Cerreto come a Narni e come in un qualsiasi altro paesino dell’Umbria. C’era un signore, probabilmente un vecchio professore o ricercatore con la passione della storia e con l’amore per il suo paese, che fungeva da guida a un gruppo di visitatori lì giunti per una Mostra mercato di prodotti tipici, o per una rievocazione storica o per una festa patronale: non importa. Spiegava monumenti, bellezze, frammenti di architetture, eleganza di portali e di finestre architravate, iscrizioni, intrigo di archi e sottarchi, torri merlate, palazzi nobiliari e case medievali, resti di un castello, squarci di affreschi anche sbiaditi dal tempo: tutto con una dovizia di particolari sorprendente e coinvolgente, facendo riferimenti storici a largo raggio che andavano dai personaggi e dagli eventi del luogo a quelli della storia europea. Faceva vedere le antiche misure per i cereali, o il luogo della vecchia stazione di posta, o i resti di una pietra miliare, o la grotta dove la leggenda colloca personaggi mitici, bassorilievi che simbolicamente raccontano la storia di un santo e la lotta contro un drago che appestava la zona. Ad un certo punto interrompe le sue spiegazioni, si ferma, guarda in faccia i suoi stupefatti ascoltatori e dice: Sentite, se volete che io vi parli per mezz’ora vi parlo per mezz’ora, se volete che vi parli per dieci giorni continuativi, vi parlo per dieci giorni continuativi, tante sono le cose da sapere, tanto importante e tanto lunga è la storia di questo luogo e di questa terra, tanto è unico questo paese. Più o meno le stesse parole ho sentito in tanti luoghi da tanti conoscitori di storia locale. In fin dei conti le ho dette anche io per questo territorio e per questa città. Cosa significa tutto ciò?
4
2-3 4 5 6-7 8-9 10 - 11 12 - 13 14 - 15 16 - 17 18 - 19 20 - 21 22 - 23 24 - 25 26 - 27 28
L’antimago Raspus illumina l’immenso Noi siamo una storia unica e antica - L S a n t i n i ASSOCIAZIONE CULTURALE LA PAGINA CENTRO DIAGNOSTICO JACARONI Apologia di un declino - F Pambianco, E Riccardi I l Te a t r o Ve r d i . . . i n 3 D - S M o n o t t i , M B a s s o , M C F O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I O ALL FOODS LICEO CLASSICO - V S ern i co l a , P L eo n a rdi, B Sem er aro CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE NERA Nuovo anno vecchi problemi - F De Silvestri PROGETTO MANDELA - V Sani, A Spiropulos S P O RT I N G C L U B Alla scoperta di... - L Santini P I A Z Z A TA C I T O
Guerci
Quale insegnamento possiamo trarre? Che siamo una storia antica, che ogni paese è ricco di eventi, di monumenti, di storie da raccontare. Che ogni luogo è unico: unico per qualche monumento o per qualche evento. Unico per l’insieme delle sue caratteristiche. Unico e orgoglioso del suo passato, della sua piccola e grande storia, dei suoi personaggi, dei suoi palazzi, delle pietre che raccontano il passato. Orgoglioso della propria identità. L’Umbria è piena di borghi antichi, piccolissimi o grandi: tutti hanno una lunga storia da raccontare, tutti hanno sulle proprie case i segni del passato. C’è un’altra cosa che va raccontata: se è vero che siamo una storia antica, è vero anche che siamo una storia nuova. Infatti molti di questi paesi erano stati abbandonati, per ragioni economiche, per lontananza dalla vie di comunicazione, per gravi eventi sismici. Essi però sono rinati, sono tornati all’antico splendore. Come? Un attento restauro ha portato alla ricostruzione e alla ristrutturazione delle abitazioni e, al contempo, alla intelligente rivalutazione di prodotti e di attività del passato. In poche parole alla rivalutazione dell’identità del luogo, della sua unicità. Ogni luogo è dunque unico, non solo perché ad esso si legano eventi, storie, personaggi, paesaggi, ma anche prodotti, tradizioni culinarie, feste patronali e folhkloristiche. Un insieme di fattori che ne costituiscono l’identità e che in qualche modo oggi, quasi tutti i paesi, hanno saputo riscoprire e valorizzare attraverso feste patronali e folcloriche, sagre, mostre di prodotti tipici. A volte sembra tutto abusato, ripetitivo, anche per quella serie di bancarelle che ricordano le antiche fiere, ma che sono profondamente differenti nello spirito. Le fiere erano l’unico momento di scambio di prodotti o possibilità di acquisto di beni, vestiti, stoviglie. Oggi le “bancarelle”, così le chiamo, sono ripetitive nei prodotti, spesso non legate alla peculiarità del luogo. Vengono da lontano e si ripetono uguali in tutte le sagre. Ma molti paesi hanno saputo fare di queste “bancarelle” un momento di rivalutazione delle eccellenze della propria terra e dell’artigianato. Un momento alto dunque e identificativo. Un momento di qualità che perpetua e rivaluta la memoria storica del luogo. Il tutto condito, se così si può dire, da taverne ove è possibile gustare le ricette tipiche tradizionali del territorio e delle feste calendariali. Momenti di convivialità importante, ma anche di conoscenza di prodotti di eccellenza del territorio e della qualità dell’alimentazione e del cibo. Dunque parliamo pure per ore e ore della nostra città, del nostro borgo. Loretta Santini Serve a riscoprirne i valori, le radici, la cultura.
LA PAGINA UMBRIA
Mensile di attualità e cultura
Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni
DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Alberto Mirimao Editrice Projecta di Giampiero Raspetti
i n f o @ l a p a g i n a . i n f o
Direttore editoriale Giampiero Raspetti
3482401774 w w w. l a p a g i n a . i n f o
Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
Dove trovare
La Pagina
ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Superconti Vocabolo Isola; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CIVITA CASTELLANA SUPERCONTI V. Terni; MASSA MARTANA SUPERCONTI V. Roma; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; PERUGIA SUPERCONTI Centro Bellocchio; RIETI SUPERCONTI La Galleria; ROMA SUPERCONTI V. Sisenna; SUPERCONTI V. Casilina 1674 (Grotte Celoni); SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; Cral Provincia di Terni; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C. Comm. Le fontane; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; TODI SUPERCONTI V. del Broglino; VITORCHIANO SUPERCONTI Località Pallone.
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 07441963037 - 3936504183 - 3465880767 - 3482401774
Non prendere scorciatoie. Se vuoi emozioni, assumi cult u r a . Gennaio 2015 Martedì 20 Martedì 27 Giovedì 29
17,15 17,15 17,15
Ricordi delle prime lotte delle donne ternane nell’industria tessile La genialità degli antichi: idee e macchine che hanno cambiato il mondo I siti e l’uomo della preistoria nel territorio ternano Armi e utensili dell’uomo primitivo
Fosco Bordini Pierluigi Seri Loretta Santini Bruno Petrollini
Febbraio 2015 Martedì 3 Martedì 10 Giovedì 12 Giovedì 19 Martedì 24 Giovedì 26
17,15 17,15 17,15 17,15 17,15 17,15
Il liberalismo, storia di un’idea - 1° Il cardellino nelle pitture rinascimentali Terni bella*: Arte a Terni, la pittura nelle chiese e nei palazzi Terni è bella: i vostri progetti Conosciamo il metano Superfici di espansione della città
Sauro Mazzilli Ivano Mortaruolo Loretta Santini Giampiero Raspetti Vittorio Grechi Pietro Rinaldi
* Visita: La pittura nelle chiese di Terni
Pomeriggio di intrattenimento artistico culturale per praticanti e amanti dell'arte pittorica
Proiezioni di opere d'arte da Rembrandt ai contemporanei Viaggio di studio fuori e dentro le opere tra le varianti tecniche del pastello Osservazioni, suggerimenti, consigli e ricerca a cura del pittore Giovanni Ferri Sabato 24 gennaio 2015 dalle ore 16.00 alle ore 19,30 Con inizio il 16 gennaio, ogni venerdì, dalle ore 18,15 Lettura dei Classici a cura di Renzo Segoloni Sono aperte le iscrizioni ai corsi gratuiti di ARABO
CINESE
INGLESE
PORTOGHESE
I corsi sono totalmente gratuiti per tutti gli iscritti all’Associazione. Il costo dell’iscrizione all’Associazione è di 30€ l’anno e dà accesso a tutti i corsi e a tutte le attività organizzate.
5
6
7
ATENEO GIOVANI
Apologia di Capita a tutti di trovare, magari fissando con disinteressata ammirazione il fuoco che crepita nel camino di casa, qualcosa che accenda una luce nella propria interiorità, qualcosa che ci faccia sentire coloro che cambieranno il mondo, salvo poi pensare che la realtà è così complessa ed articolata che ci scoraggiamo e ci rendiamo conto di quanto utopistico fosse il nostro pseudo-progetto.
Autunno, 27 ottobre 2050 Una foglia! Guarda mamma! La signora Lilli scese le scale della casupola più velocemente possibile, con quel rinnovato e bambinesco vigore che hanno gli adulti quando accade qualcosa di straordinario e aprì la porta di casa, per osservare ciò che la figlia Elisa le stava mostrando. In effetti era proprio una foglia, una di quelle foglie palmate, grandi, con le nervature così importanti che si sentono a rilievo quando le si sfiora, evento più unico che raro in una città morta del 2050… figuriamoci poi Terni, la terza in lista d’attesa per essere smantellata dal governo centrale. Le persone che vi abitavano erano ormai prossime allo sfollamento, proiettate verso l’ignoto termine di una vita passata nel cuore verde d’Italia che, negli anni, verde non lo era stato più e ogni forma di utilità del luogo era scomparsa, a cominciare dalla chiusura della grande fabbrica che dava lavoro a tantissimi ternani (almeno cosi raccontava la nonna di Elisa, la quale rammentava alla famiglia i momenti del passato in cui Terni era stata qualcosa di importante, o comunque di utile all’economia). Lo smantellamento era da tutti visto come evento misterioso e improvviso… vi si favoleggiava ormai da anni… oggi avevi casa... domani te ne dovevi andare ed essere trasferito in un’altra zona, così, di punto in bianco. Ma tra i ternani c’era ancora la speranza di riattivarsi per tornare in qualche modo utili e non scomparire e la foglia di Elisa fu come un evento profetico a proposito. Nel giro di pochissimo si presentarono a casa sua tutti gli abitanti del quartiere e tutti per osservare quella manna caduta dal cielo, quell’essenza vegetale che trasudava una seppur lontana parvenza di vita. Una vita le cui tracce erano state cancellate, a partire dagli animali, come il cane del signor Olmo, portati via misteriosamente senza spiegazione, continuando con le piante, sparite dall’oggi al domani. Fu proprio in quella serata speciale, ribattezzata “il giorno della foglia”, che Elisa, a neppure 10 anni, prese una importantissima decisione, quasi come se il suo corpo da bambina fosse solo un esoscheletro in cui si nascondeva un’anima da eroe. La foglia me l’ha mandata il signore del Mondo Altrove! -gridò la piccola- e io gliela riporterò per salvare la città dalla smantellazione! “Smantellamento! -fece eco la madre dalla cucina- e poi quante volte ti ho detto che il Mondo Altrove non esiste e che non se ne deve parlare? Adesso non ti sentirai certo un’eroina perché hai trovato una foglia, vero?”. Queste parole posero un freno all’entusiasmo della bambina, ma non del tutto, infatti Elisa pose la foglia ritrovata in una pagina del quaderno per farla essiccare, e si ripromise che quella foglia sarebbe diventata un simbolo di speranza per tutti. La notte, come recita bene il proverbio, porta consiglio, e se non vogliamo dire che lo portò ad Elisa, diciamo che lo portò alla nonna, l’unica che non era stata scettica alle parole della nipote, e che le aveva detto in un orecchio:
8
Non voglio andarmene dal nulla, ma da qualcosa che si possa definire come Terni. 30 ottobre 2050 Straordinario momento quando la luce dell’alba penetra tra le persiane della finestra e sveglia chi dorme, provocando quel temporaneo fastidio dell’occhio che in breve svanisce, lasciando la gioia di aprire quella finestra e appagare lo sguardo sul mondo che anch’esso si schiude e si sveglia nella sua inebriante bellezza autunnale. Ma quale bellezza poteva mai osservare Elisa, che dalla finestra di camera sua osservava ogni mattina una piatta distesa di case disastrate, oppresse dalla nebbia venefica che nonostante la chiusura della acciaieria ristagnava in quella che un tempo era stata la Conca delle acque, rendendola una Malebolge continua? Ma la cosa che quella mattina sbalordì Elisa, e insieme a lei tutti gli abitanti che cominciavano la giornata, fu il fatto che dove un tempo c’era la fontana di Piazza Tacito, e in epoche più recenti il manifesto di prossimo smantellamento, ora vi era una torre, non molto alta, ma provvista come di radici che sprofondavano nel suolo, come se fosse sempre stata lì. Inutile dire che quel giorno furono sospese tutte le attività e che i poveri ternani accorsero in massa in quella piazza che ormai da anni era diventata inaccessibile, per osservare da vicino quella strana costruzione. Ben presto intorno alla torre si formò una densa folla di persone, ognuna con la sua opinione, ognuna che diceva la sua e altre che disputavano sulla misteriosa questione che repentina si era insinuata nel loro mondo. Anche Elisa e sua madre si recarono in quel posto, non senza però prima passare a fare una visita alla tomba del padre della bambina, morto in un incidente di un anno prima durante un’operazione di ricognizione nella zona rossa della città dove nessuno poteva entrare. Giunte al cimitero, le due furono accolte da un venticello leggero ma persistente, che fece volare via dalle mani di Elisa la foglia che, ormai secca, non era più stata lasciata. Correndo a più non posso per riprenderla, la piccola si ritrovo nell’ala più antica del cimitero, e in particolare la foglia si posò (e menomale che si posò) su di una tomba completamente scolorita dal tempo, una di quelle che quando ci passi davanti ispirano un senso di abbandono e tristezza insieme, ma tanto era l’attaccamento della bambina nei confronti della foglia, che quasi ci salì sopra per riprenderla. Eccola! Presa! -gridò trionfante Elisa, ma subito il suo entusiasmo si spezzò, a causa di un cambio improvviso del vento che impetuoso spazzò via la polvere dalla tomba, lasciando scoperta la scritta sulla lapide. SPARTACO PAZZAGLIA era l’unica cosa che si riusciva a leggere, e questo nome fu come un lampo nella mente della ragazzina, che dai racconti tramandati di generazione in generazione nella sua famiglia aveva saputo che quell’uomo era stato un pasticcere di fama nazionale, fautore di un periodo d’oro per Terni, una leggenda insomma… La vista di quella tomba spoglia però fece sentire triste Elisa che, seppur a malincuore, lasciò sulla lapide la foglia appena ritrovata. A questo punto tornò il vento, ancor più forte di prima, recò con sé un’altra foglia, questa volta sottile sottile come la punta di una lancia. Sono loro che mi chiamano, è stato Pazzaglia a mandarmi la foglia dal Mondo Altrove, non può essere un caso, non deve essere un caso… chissà la nonna come sarà contenta! Detto ciò, Elisa torno dalla madre, che nel frattempo era arrivata ed aveva assistito alla scena, e che cominciava a maturare in sé una sensazione che forse non aveva mai veramente provato, o forse semplicemente non voleva ammettere di provare: la speranza. Francesco Pambianco
i un declino Erano ormai trascorsi sette anni da quel memorabile giorno della foglia senza che niente di straordinario fosse accaduto ancora. Elisa e la sua famiglia, infatti, dopo aver cercato di aggrapparsi ad un’utopistica idea di rinascita della città natale, erano state assorbite dai ritmi della vita quotidiana e quel barlume di speranza era stato fiaccato dalle tante realtà in cui si ritrovarono a vivere. La scuola, dove i ragazzi imparavano la basi per diventare altri dei numerosissimi e mediocri impiegati, i pochi amici, la famiglia. Elisa aveva ormai dimenticato la grande eroina che era nascosta nel suo gracile corpo per diventare una delle tante altre ragazze di una città distrutta. Eppure, a volte, pensava ancora a quella foglia. Era il simbolo dei suoi sogni infantili, sciocchezze da ricordare con nostalgia e con un sorriso amaro. Era ormai troppo grande per credere al Signore del Mondo Altrove, al fantasma di Spartaco Pazzaglia, ad una nuova Terni. Ancora non sapeva che la sua vita sarebbe stata presto scossa da una forza nuova mai provata prima, che le avrebbe ridato la possibilità di sognare un futuro migliore. 9 maggio 2057 La città di Terni era ormai uno sterminato mare di cemento abitato da persone spente e passive. Piazza Tacito, in cui era nato il grande albero tanto ammirato in precedenza, una volta simbolo della città ancor più della vecchia fontana di prima, era ormai un’immensa distesa grigia. Era stata smantellata e ricostruita più volte per togliere ogni traccia verde portata da quell’estranea presenza ingombrante, odorosa, che copriva la strada di foglie, l’aria di polline e il silenzio della notte, rotto solo dai rumori delle macchine, dal canto degli uccelli. Tutto ciò che poteva essere bello, ridente o semplicemente vivo era stato spazzato via. L’unico luogo della città che risaltava per la sua brillantezza era una casetta variopinta che sorgeva in prossimità del letto ormai prosciugato del fiume Nera. L’abitazione non era particolarmente grande; le tegole del tetto, di un rossore acceso, erano sconnesse qua e là e tutt’intorno la casa era cinta da un giardinetto punteggiato da qualche fiore. Quella mattina l’abitazione sembrava persino più vivace del solito, quasi frenetica, come se qualcosa dovesse accadere…DRIIIN, DRIIIN la sveglia non cessava di suonare in quella piccola casetta di Via Lungonera che risaltava sul grigio cemento della città per i suoi colori accesi e stravaganti, unici in quella città morta. Erano infatti le persone che vi abitavano ad essere speciali per il loro desiderio di qualcosa di diverso per la loro città… Finalmente quel fastidioso rumore cessò, dato che Alessio era ormai sveglio. Come ogni mattina il diciottenne si alzò dal letto di malavoglia e, dopo aver contemplato per un po’ il pigro scorrere del fiume tra le sue anse, prese a svolgere le consuete attività mattutine. Alessio era un giovane intelligente e propositivo; amava lo sport, specialmente il basket. Non aveva molti amici, ma quelli che potevano essere ritenuti tali lo erano veramente. Spesso si incontravano nel pomeriggio per svolgere alcune attività di beneficenza, per rilanciare le tradizioni della loro amata Terni e per discutere di sport. Alessio a differenza dei suoi fervidi coetanei non aveva mai pensato all’amore, o almeno fino a quella mattina. Dopo aver attraversato Corso Tacito, ormai cinto da alte mura di cemento, e l’omonima piazza, divenuta ormai la torre di controllo in cui risiedeva una delle sedi del governo centrale, gli cadde l’occhio su un vecchio rudere marchiato dal cartello DESTINATO ALLO SMANTELLAMENTO; oltre questo si intravedeva l’iscrizione PAZZAGLIA. Mentre cercava di ricordare una storia o un’immagine collegate a quel nome, così altisonante e stranamente caro alla sua mente, urtò distrattamente una ragazza che contemplava ritta quella stessa iscrizione. E fu così che nell’istante in cui gli occhi dei due ragazzi si incrociarono, un lampo infinitamente lungo ed intenso scosse le membra di entrambi e si prospettò loro, come in un film, tutta una futura vita insieme con straordinaria ricchezza di dettagli; inspiegabilmente, era
ATENEO GIOVANI
nato un sentimento molto forte, destinato a perpetuarsi in eterno e che li avrebbe sempre legati… solo da uno sguardo. Per la prima volta, entrambi si affacciavano al grande universo che questa nuova emozione apriva loro. L’amore era stato fino ad allora osteggiato dai due perché ritenuto futile e ancora prematuro per due giovani ragazzi come loro. Ma questa volta sarebbe stato diverso, l’amore sarebbe stato puro, semplice e intenso, si sarebbe fuso con una forte amicizia che sarebbe nata di lì a poco e sarebbe stato esente da tutte quelle accezioni volgari che assumeva per molti dei loro coetanei. “S-scusa” fu il flebile gemito che riuscì a pronunciare Alessio, ed Elisa, turbata ed emozionata al tempo stesso, disse secca “Sta’ più attento a dove metti i piedi!”. Questa frase risuonò assolutamente contrastante con il rossore che le si era formato sulle guance, dettaglio di cui si era reso conto Alessio, che proseguì con una noiosa descrizione del rudere che avevano davanti, come se Elisa non fosse in grado di vederlo con i suoi stessi occhi. Tuttavia, accorgendosi che la giovane non stava prestando attenzione alle sue parole -quando era in realtà semplicemente persa nella sua voce- il ragazzo si affrettò a concludere che, in effetti, ricordava di aver sentito pronunciare il nome Pazzaglia diverse volte, ma non ricordava a che proposito. Guardò Elisa ridere delle sue parole, come se le avesse pronunciate un bambino ingenuo. Gli spiegò che era stata, nei tempi d’oro di Terni, una famosissima pasticceria, e che il proprietario, Spartaco, era così noto che anche decenni dopo qualcuno ancora ne parlava, nonostante la città avesse dimenticato quasi tutto il suo passato. Aggiunse: Dobbiamo riportare la vita in questa città. Alessio la guardò negli occhi: quella ragazza aveva avuto il coraggio di dire quello che lui pensava da anni: gli sembrò di aver trovato una sorella, qualcuno con cui condividere le sue aspirazioni più grandi. Si sentiva, insieme a lei, parte di un progetto che avrebbe portato alla rinascita di una splendida città. Si guardarono di nuovo negli occhi: capirono che ad entrambi la vita programmata dei giovani di quegli anni era stretta. Iniziarono a parlare di cosa avevano appreso, dai loro nonni, a proposito della vecchia Terni: dicevano che esistessero lavori diversi da quelli negli uffici, che nelle strade crescessero alberi fioriti, che nelle scuole si studiassero l’arte, la letteratura, addirittura la musica. C’erano tante case colorate, il Nera non era una strada, ma un fiume, c’erano ristoranti, bar, negozi, dove la gente si incontrava. La nonna di Elisa diceva addirittura che, a Natale, si addobbavano le abitazioni e le strade con delle luci colorate, senza questo fosse considerato indecoroso. Sì, dovevano assolutamente ricostruire la vecchia città, far capire ai ternani il valore delle tradizioni e della memoria di un passato vivo. Avrebbero lavorato insieme per questo: questo fu il fondamento concreto di quello straordinari amore, misto ad amicizia, che li avrebbe catapultati in un viaggio meraviglioso e benefico per Terni. Si incamminarono insieme senza una meta, per il solo piacere di stare insieme. Passarono per via Roma: il vecchio cinema era stato demolito e, al suo posto, sorgeva una grande caserma. Anche le grandi case antiche che sorgevano in quella zona avevano lasciato il posto a moderni condominii grigi, che formavano rigide vie perpendicolari estranee all’antica Terni. Proseguendo per la via, completamente spoglia, si arrivava all’immenso parcheggio dei dirigenti della città, da cui facilmente si arrivava alla torre di controllo. Sembrava così difficile immaginare che lì, una volte sorgesse un grande giardino che, dicono, era chiamato “Passeggiata” … Elena Riccardi
9
I l Te a t ro U n p ro g e tto p e r r i c o s t r u
Gli aut o r i de l pro g e tto Ing.
Simone Monotti (al centro della foto)
libero professionista; co-ideatore dell’iniziativa, coordinatore delle attività e co-realizzatore di tutte le fasi. Arch.
Mario Basso
libero professionista francese di origine italiana; vive e svolge la sua attività a Cagnes-sur-Mer, co-realizzatore delle fasi di modellazione 3D e rendering, è noto per aver modellato virtualmente diversi edifici storici francesi non più esistenti. Dott.ssa
Maria Cecilia Guerci
linguista e appassionata di storia locale e teatro; co-ideatrice del progetto e co-realizzatrice delle attività di ricerca, reperimento e digitalizzazione del materiale.
Come è noto il Teatro Verdi di Terni è stato oggetto negli ultimi anni di diverse iniziative e discussioni, in particolare in riferimento ai lavori di ristrutturazione e conseguente chiusura al pubblico. In ambito locale si sono confrontate nel recente passato diverse teorie sul tipo di possibile intervento da svolgere. Nel dettaglio si sono dibattute soprattutto tre ipotesi: - Ricostruire l’interno in maniera totalmente nuova; - Ricostruire l’interno secondo il progetto originale dell‘architetto Poletti, ridando cioè all’edificio l’aspetto che aveva prima della guerra; - Ristrutturare l’opera così com’è, conservando l’aspetto attuale, realizzato negli anni ‘50. È comunque assodato che tutte le ipotesi prevedono ovviamente di conservare la facciata originale che ha resistito agli eventi bellici. È altrettanto ovvio che l’opera originale del Poletti costituiva un vanto per la città trattandosi di un esempio pregevolissimo di teatro all’italiana mirabilmente decorato.
Il p ro ge tto v ir tuale Senza entrare nel merito delle vicende che hanno riguardato il teatro e che lo riguarderanno nel futuro, nasce ora la proposta di realizzare, in maniera totalmente indipendente dalle ipotesi sopra citate, la ricostruzione VIRTUALE del Teatro così com’era prima della guerra, riconsegnandolo alla città ed alla cittadinanza, così da recuperare, almeno virtualmente, una perdita che è stata tra le più gravi per il patrimonio culturale, artistico ed edilizio della città. Tutti sanno che le attuali tecnologie informatiche permettono di immergersi nella realtà virtuale. Ciò si verifica tutti i giorni quando ad esempio comunichiamo sui social network oppure quando, prima di acquistare un immobile non ancora realizzato, osserviamo il rendering della futura opera. Di solito quindi tali tecnologie informatiche sono applicate per comunicare nel presente oppure per osservare in anticipo opere di futura realizzazione. In questo caso si tratta invece di applicare questo principio in maniera inversa andando a restituire al presente un’opera ormai persa nel passato. Ciò potrà essere fatto (ed in parte già lo è stato) attraverso diverse fasi operative nel seguito riassunte brevemente. Ricerca storica finalizzata a reperire tutte le informazioni e documentazioni possibili sul progetto originale del Poletti e sulle caratteristiche estetiche e dimensionali dell’opera anteguerra. Digitalizzazione di tutto il materiale reperito. Realizzazione del modello 2D dell’antico teatro con riferimento ai principali livelli di quota orizzontali e
10
delle sezioni verticali più significative. Realizzazione del modello globale dell’edificio 3D (interno ed esterno). Rendering del modello realizzato con possibilità di animazioni. In pratica il progetto descritto permetterà di osservare e visitare virtualmente il teatro sia all’esterno che all’interno apprezzandone i pregevoli stucchi e decorazioni e visitando i palchi o la platea che fino alla seconda guerra mondiale erano il fiore all’occhiello della città. Si tratta di un impegno di estrema complessità che richiederà una grande mole di lavoro vista anche la già citata ricchezza di decorazioni degli interni. Per ora, in maniera totalmente gratuita e per pura passione, è stato già realizzato il modello dello esterno dell’edificio il quale, a meno di alcune differenze, è simile all’attuale o identico per alcuni aspetti (parte della facciata). È stata anche condotta gran parte della ricerca del materiale, attingendo tra l’altro dalla biblioteca Poletti di Modena, visitata più volte per questo motivo. Per quanto riguarda l’interno è stata effettuata una modellazione di massima tipo bozza. Mancano cioè i dettagli decorativi e cromatici che costituiscono appunto la fase più complessa. Per lavorare sulla modellazione dettagliata dell’interno è tutto comunque già pronto ma ovviamente un tale impegno non potrà attuarsi senza sufficienti finanziamenti o sponsorizzazioni.
o Ve r d i . . . i n 3 D ire v i rt ualmente il te a tro a ll’ita lia n a d e l P o l e t t i
Com mento-interv is ta a ll’In g . S im o n e M o n o t t i L’idea di questo progetto è nata sostanzialmente dall’amore per il teatro e per la storia della città di Terni, argomenti questi secondo me troppo spesso sottovalutati. É evidente come gli eventi bellici del passato abbiano tra l’altro deturpato il volto del centro cittadino. Da un lato questo fatto ha causato, per necessità, uno slancio innovativo nella progettazione dagli anni ’50, ma dall’altro ha inflitto perdite di incalcolabile gravità. Tra di esse si annovera senza dubbio il teatro Verdi progettato dal Poletti. Già dal 2005 ho cominciato ad interessarmi della questione scrivendo sulle pagine della rivista Ingenium di cui sono capo redattore. In quel periodo se ne parlava pochissimo in città o addirittura per nulla. La gestione privata pluridecennale era vicina alla scadenza ed io proponevo una discussione aperta per possibili futuri interventi, magari in linea con il progetto originale polettiano, ispirandomi a quanto avvenuto a Venezia con la Fenice o a Bari con il Petruzzelli, entrambi ricostruiti dalle loro ceneri. Successivamente nel 2011 il tema si è acceso pubblicamente ed alcuni miei articoli sono stati ripresi dalla stampa locale, supportati anche da alcune iniziative dell’Ordine degli Ingegneri. Oggi come già detto, senza entrare nel merito delle sorti del teatro reale, proponiamo di ricostruire il teatro virtuale. Credo sia un atto dovuto per rispetto della storia della città e della cittadinanza la quale potrà così riappropriarsi, anche se solo sullo schermo, di quello che era uno dei suoi gioielli più preziosi. Il tutto sfruttando le enormi potenzialità che l’informatica ci mette a disposizione ed anche la sufficiente quantità di informazioni reperibili e già reperite in buona parte.
La collaborazione con la Dott.ssa Maria Cecilia Guerci deriva dalla condivisione della passione per il teatro e per la storia locale. É stata inoltre lei a mettermi in contatto tempo fa con l’Architetto francese Mario Basso. Il coinvolgimento di quest’ultimo deriva invece da una sua disponibilità. Conoscendolo per altri motivi professionali infatti, ha voluto mettere a disposizione la sua competenza per questa iniziativa appena ne ha sentito parlare. Vista la sua esperienza già maturata nel settore in Francia ne sono stato ovviamente felice. Come detto abbiamo già affrontato la prima fase riguardante l’esterno dell’edifico e la bozza preliminare per l’interno. Tutto è pianificato e preparato per iniziare la modellazione dettagliata dell’interno. In questo caso però il lavoro sarà di ancora più estrema durezza e complessità per cui sarà necessario il supporto economico di eventuali sponsorizzazioni o patrocini. Questo approccio, per ora proposto per il Verdi, potrebbe essere applicato ad altri edifici od opere ormai persi da tempo per svariate ragioni di cui resta solo il ricordo o qualche foto. Per ora abbiamo agito autonomamente senza coinvolgere enti, associazioni o privati, coinvolgimento che appunto auspichiamo per il futuro.
11
I l
c o l o r e
un viaggio mu s i c a l e t r Concerto di fine anno a Domenica 28 dicembre 2014 alle ore 18 nella sala Paolo Candelori di palazzo Montani Leoni si è tenuto il concerto di fine anno organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni. “Il colore del suono: un viaggio musicale tra rarissimi strumenti” quello che il talentuoso maestro Claudio Brizi ha percorso sulle note di Pachelbel, Pasquini, Zipoli, Beethoven, Mozart ed altri. Accompagnato dai suoi preziosi strumenti musicali, il claviorgano, l’harmoniumcélesta e l’harmonium à prolongement, il maestro Brizi ha concesso alla città di Terni una ricca rassegna musicale. Con il sostegno della Fondazione CARIT, il numeroso pubblico presente nella sala Paolo Candelori di palazzo Montani Leoni ha potuto apprezzare la grande maestria e bravura del maestro Claudio Brizi, chiedendo anche il bis al termine dell’esibizione.
12
d e l
S u o n o
ra ra ri ssi mi st rumenti palazzo Montani Leoni
Fo to Alb er to Mi ri mao
Claudio Brizi ha studiato Organo e Composizione organistica presso il Conservatorio “Morlacchi” di Perugia con Ottorino Baldassarri e Wjinand van de Pol e clavicembalo presso il Conservatorio “Martini” di Bologna con Annaberta Conti. Svolge un’intensa attività concertistica in tutta Europa, Messico, Stati Uniti e Giappone presso prestigiose istituzioni musicali (Gewandhaus, Thomaskirche e Bach-Archiv a Lipsia; Schauspielhaus, CharlottenburgSchloß, Französischer Dom a Berlino; Casals Hall, Triphony Hall, Musashino Hall a Tokyo). Come organista ha suonato e/o inciso su strumenti particolarmente significativi: Valère-Sion (l’organo più antico del mondo), Dresda Hofkirche (il più grande strumento costruito da G. Silbermann), Berlin Karlshorst (l’organo Migendt di C. Ph. E. Bach), Duomo di Brandeburgo (il più grande organo Wagner), Azkoitia (l’ultimo strumento di CavailléColl), Città del Messico (i grandi organi spagnoli della Cattedrale). Come solista e solista/direttore ha interpretato le più importanti composizioni per organo o clavicembalo e orchestra ed è regolarmente invitato da orchestre e Festivals internazionali. Particolarmente attratto dal repertorio cameristico, collabora abitualmente con musicisti di fama internazionale (Edith Mathis, Ernst Haefliger, Françoise Poullet, Gemma Bertagnolli, Lynne Dawson [voce]; Wolfgang Schulz, Mario Ancillotti, Angelo Persichilli, Felix Renggli, Andras Adorjan, Giuseppe Nova [flauto]; Thomas Indermühle, Jacques Tys, Hansjörg Schellemberger [oboe], Wolfgang Meyer, Peter Schmidl, Karl Leister, Giora Feidmann [clarinetto]; Milan Turkovic, Koji Okazaki, Rino Vernizzi, Henk de Wit [fagotto], Hans Peter Schuh, Edward H. Tarr [tromba]; Stephan Dohr, Lars Michael Stransky [corno]; Ian Bousfield [trombone]; Saschko Gawriloff, Markus Wolf, Werner Hink, Carlo Chiarappa, Cristiano Rossi, Pierre Amoyal, Paolo Franceschini [violino]; Serge Collot, Hans Peter Ochsenhofer [viola]; Tamas Varga, Wolfgang Boettcher, Christoph Henkel, Franz Bartholomey, Maja Bogdanovic [violoncello]; Klaus Stoll [Contrabbasso]; Siegfried e Renate Pank [viola da gamba]; Cathé rine Michel, Naoko Yoshino [arpa]; Bruno Canino, Hiromi Okada [pianoforte], Panocha Quartet...). Ha inciso circa ottanta CD spaziando dal tardo Rinascimento alle più recenti espressioni dell’Avanguardia ed è attualmente impegnato nella registrazione integrale dell’opera per organo di Johann Sebastian Bach per l’Etichetta giapponese Camerata. Dal 10 della rivista Francese Repertoire al 10 di CD Classics, dallo Strabiliante di La Revue de L’Orgue (recensione a firma di Guy Bovet!) alle 5 Stelle di Amadeus la stampa specializzata internazionale ha espresso i più lusinghieri giudizi sui suoi lavori discografici. Da molti anni cura particolarmente lo studio delle espressioni musicali del nostro tempo collaborando con celebri compositori italiani e stranieri. Attivo egli stesso come compositore, riceve regolari commissioni da parte di Festivals ed Associazioni Musicali. Si occupa di organaria ed ha al suo attivo la progettazione di diverse decine di strumenti in Italia, Germania e Giappone (ha collaborato, tra l’altro, alla progettazione del monumentale organo Pinchi per il Centro di Spiritualità “P. Pio” dell’architetto Renzo Piano). Collezionista appassionato di strumenti “out of Standard”, dal 2001 dispone inoltre di un claviorgano di sua concezione costruito da Claudio Pinchi e Franco Barucchieri con il quale ha realizzato decine di registrazioni discografiche -accolte dalla Critica con frasi del tipo: “C. Brizi ha una capacità sovrumana di gestire la polifonia” (Mostly Classic – 6.2003)- e numerose tounées per prestigiosi cartelloni (da “Settembre Musica” a Torino a “Musica e Poesia in S. Maurizio” a Milano). Tiene corsi di perfezionamento e master classes presso Istituzioni musicali ed universitarie in Germania (Università di Karlsruhe), Spagna (Musica d’Estiu Xabia) e Giappone (Università di Kobe). Dal 1997 è Docente alla prestigiosa Kusatsu Summer Music Academy.
13
14
15
Elogio dell La filosofia siamo noi La Filosofia inizia con il dubbio. E, quando il pensiero filosofico ha fatto del suo meglio, il dubbio rimane Alfred North Whitehead La Filosofia è simile ad una vecchia barca: chiunque desideri navigare e raggiungere nuove destinazioni può salire e inoltrarsi in mare attraverso di essa, la quale, essendo stata fabbricata secoli or sono ed essendo stata utilizzata da molti, può apparire vecchia ed usurpata, ma è in realtà ancora salda ed adatta a qualsiasi tipo di viaggio. Naturalmente, sta a noi salire. Certo, nessuno ci garantisce che attraverso la Filosofia sia possibile raggiungere la Verità, anzi, uno dei più grandi insegnamenti che dovrebbe essere in grado di comunicarci è che non esiste una verità soltanto ma molteplici verità e spesso molto differenti fra di loro. La Filosofia non è che il tentativo di raggiungere la verità, con la consapevolezza che essa non può essere raggiunta. Può sembrare forse paradossale, eppure la caratteristica peculiare di questa ambigua compagna è proprio quella di iniziare con il dubbio e di finire inevitabilmente con lo stesso. Lo scrittore americano Ambrose Bierce la definisce come una “Strada con molte diramazioni, che conduce dal nulla a nessun posto”, poiché, in fondo, essa è in grado di portarci ovunque e da nessuna parte, al tempo stesso. Letteralmente la parola Filosofia significa “amore della sapienza” e, come ci insegna Platone, l’amore è figlio di Ricchezza e Povertà; di conseguenza, la Filosofia stessa, essendo una forma di amore, proviene da una mancanza e da un possesso: la nostra ignoranza e la consapevolezza di essa ci portano a filosofare, ma in realtà colui che filosofa possiede già qualcosa, delle opinioni compiute, delle risposte possibili. Ed è proprio per questo che abbiamo bisogno di filosofare: tutti noi siamo in cammino, sia fisicamente che spiritualmente, e, com’è naturale, durante il nostro cammino veniamo influenzati dall’ambiente esterno, dalla società in cui siamo inseriti e facciamo nostro questo sapere che deriva dall’osservazione diretta del mondo e delle sue dinamiche. Tuttavia, osservare e sperimentare non è abbastanza, giacché dobbiamo essere in grado di riflettere sul sapere acquisito e di metterlo in dubbio, più volte. Filosofare, infatti, fra le altre cose, è proprio il desiderio di mettere in dubbio, forse una volta di troppo, ciò che viene dato per scontato o per sicuro. Se fossimo dei bruti, o simili agli animali, probabilmente non avremmo bisogno della filosofia; colui che non possiede niente, infatti, non sa neanche cosa desiderare; se, al contrario, avessimo in mano la sapienza o la verità ultima non avremmo allo stesso modo bisogno della filosofia; chi possiede tutto non ha bisogno di nulla. É questa ambivalenza caratteristica dell’essere uomini, il possedere non tutto ma qualcosa, che fa nascere in noi il bisogno di Filosofia. Il Filosofo è colui che si risveglia e parla, e l’uomo ha in sé, silenziosamente, i paradossi della filosofia, perché, per essere davvero uomo, bisogna essere un po’ di più e un po’ di meno che uomo. Il vero pensatore, infatti, non è colui che si eleva sopra agli altri, ma colui che, sempre per definizione platonica, una volta entrato in possesso della sapienza (pur ammettendo che, come si è detto, non si può arrivare alla sapienza ultima), ritorna in mezzo agli uomini e comunica le sue scoperte. Il filosofo è dunque un uomo tra gli uomini, non un eremita solitario, poiché è in grado di inserirsi nella comunità, senza esserne però risucchiato. Il filosofo, allo stesso tempo, è colui che riesce ad essere “un po’ di più, ma anche un po’ di meno che uomo” perché, tentando
16
di andare oltre i propri limiti, non può che ammetterli e riconoscerli e consolarsi di essi proprio attraverso il filosofare. È stato detto che la filosofia ha questo di utile, che serve a consolarci della sua inutilità. Essa, di fatto, non serve a “niente e a nessuno” -come afferma anche G. Giorello- eppure non possiamo farne a meno. Un’altra caratteristica della Filosofia è quella dell’universalità: essa appartiene all’Uomo, non a un uomo specifico, ma all’uomo di tutti i tempi, di tutti i luoghi. Inoltre, anche e soprattutto nei periodi di crisi, quando si tende a rifugiarsi nell’irrazionale e nel mistico, vi è bisogno di una riscoperta della Filosofia, poiché essa è come una medicina, che è molto più utile ai malati che ai sani. Proprio nel momento in cui si perdono le certezze, in cui il mondo stesso sembra collassare sommerso da turbolenze di ogni tipo, dobbiamo fermarci a riflettere, a filosofare, in modo da poter ricostruire, almeno in parte, il muro bombardato e distrutto del nostro “io”. Non basta, dunque, pensare casualmente, giacché la filosofia non è un pensiero qualunque, ma un pensiero che mira a un fine universale, e che, mentre non si stanca di guardarsi intorno, non esita tuttavia a guardare anche in alto, sapendo di appartenere al basso. La Filosofia è un pensiero itinerante, sempre in movimento, ed è di questo che vi è necessità sempre crescente: di un pensiero duttile, malleabile, che può essere accolto o respinto, capace insomma di spostarsi. Sempre Remo Bodei afferma: Ognuno comincia una nuova storia, al cui centro inevitabilmente si pone. Nel corso della vita cerca così di dare senso agli avvenimenti in cui è impiegato […]. Di quali basi e criteri affidabili può disporre? E cosa sarebbe mai il mondo senza Filosofia? Cosa sarebbero gli uomini senza di essa? Se non sempre siamo in grado di definirne l’utilità e il compito, dovrebbe risultare, al contrario, più semplice immaginarsi cosa succederebbe se non avessimo la nostra filosofia. Eppure, riflettendo, è incredibilmente complesso pensare di fare a meno di qualcosa che tutti i giorni siamo abituati ad usare, anche inconsapevolmente. Possiamo forse immaginarci come sarebbe il mondo senza l’acqua o il fuoco? Senza aria? La Filosofia è il nostro mondo, la Filosofia siamo noi. Essa ci insegna ad essere con più profondità, ci insegna a vivere e a morire. Essa è ciò che ci distingue, ciò che ci rende simili, e non possiamo fare altro che riscoprirla, riutilizzarla, sempre e comunque, giorno dopo giorno. La filosofia è fatica, forse una fatica insensata, ma capace di rafforzare i muscoli. E come si è detto, essa non è la paladina della verità, ma semmai del dubbio. E nel mondo in cui viviamo, cosa può proteggerci dalle false opinioni, dalle esagerazioni del fanatismo se non il dubbio? Forse non abbiamo bisogno di più certezze, soltanto di più dubbi. E se anche, come afferma Hegel, la Filosofia arriva sempre troppo tardi, se anche essa fosse nient’altro che una giustificazione di ciò che già esiste di per sé, sarebbe comunque necessaria, portandoci a vedere quel mondo già strutturato con nuovi occhi. Soprattutto essa può ripararci, come uno scudo, dagli errori comuni, poiché, in ultima istanza -come scrive Emil Cioran- non è che “la risorsa di tutti coloro che desiderano fuggire dall’esuberanza corruttrice della vita e del mondo”. Valentina Sernicola III D
la filosofia La debolezza del filosofo è la sua virtù
S a p ere aude !
Nel sistema scolastico italiano in gran parte delle scuole superiori viene lasciato spazio all’insegnamento della storia della filosofia, materia appassionante, utile allenamento al pensiero critico. Agli studenti viene presentata una serie di complessi sistemi, dai più antichi ai moderni, che hanno forgiato secoli di umanità e che costituiscono, in qualche misura, la base della nostra civiltà, fino ad arrivare alle forme del pensiero che caratterizzano la contemporaneità, in una serie di lasciti più o meno espliciti ed esplicitati. In sostanza c’è da riflettere sui macchinoni metafisici, empiristi, idealisti; tutti i filosofi che noi studiamo giungono ad importanti conclusioni, sempre in opposizione con le precedenti. Tutti i filosofi che noi studiamo hanno scritto maestosi trattati sulla vera natura delle cose. Non a caso si può affermare -con una soddisfacente approssimazione statistica- che i personaggi più amati dai giovani sono Socrate (il quale sapeva di non sapere) e Pascal (in bilico tra grandezza e nullità, tra cristianesimo ed autocommiserazione); mentre fra i personaggi meno stimati potremmo confermare al primissimo posto l’uomo tutto d’un pezzo, colui che nulla teme e nulla brama, il sommo Epicuro (l’edonista che cerca tutto meno che il piacere). Interessante è la considerazione di Giulio Giorello, il quale scrive a proposito del “Festival Filosofia” di Modena: Mi ha colpito a Modena soprattutto la diffusa consapevolezza del carattere pubblico della filosofia, della sua necessità di tradursi in un dialogo [...] che si legittima nella capacità di ciascuno di argomentare le proprie tesi, senza alcuna pretesa di disporre di una qualche soluzione definitiva. Eppure, per come noi la conosciamo, la filosofia sembra aver per fine la scoperta di una verità, per fantasiosa che sia. Tanto che, tornati a casa, si accende il computer e si trovano social network tempestati di scadenti perle coltivate di saggezza sotto forma di adolescenziali aforismi, così cari al grande pubblico. La forma del dialogo si va perdendo. Cresce piuttosto la stima per una certa “legge dello spirito” in pasticche, rigurgitata da menti poco illuminate, che vanno contaminando di rincuorante filosofia morale la plastica psiche dei giovani. C’è poi, in cameretta, un attrezzo già più obsoleto, da genitori, che è la televisione, alla quale, tuttavia, ci approcciamo saltuariamente: dai talk show ai programmi d’informazione, ci si presentano una serie di giustificazioni più o meno compiute, più o meno sensate, del nostro tempo, rigorosamente peggiore di quello passato seppur prossimo. E via cronache e disquisizioni sulla tecnologia che è la causa d’oggi male e la fonte d’oggi bene: dalle grandi verità degli opinionisti (parrucchieri, attori, camionisti), a quella del sociologo e del politico. Dunque, di cosa ha bisogno l’adolescente per non cadere nello scetticismo o nel fanatismo? Di un sano esercizio di dialettica e, ancora di più, di giudizio critico. Ecco dove dovrebbe esser il cuore della filosofia, per quanto Hegel sostenga il contrario. Serve logica nel gioco delle contraddizioni con il prossimo e serve riconoscere costantemente i propri errori. Le parole di Merleau-Ponty lo esprimono con grande efficacia: Ciò che del filosofo è caratteristico è il movimento incessante che dal sapere riconduce all’ignoranza e dall’ignoranza al sapere... La debolezza del filosofo è la sua virtù. Se dovesse cessare questa spinta dall’ignoranza alla sapienza, allora cosa rimarrebbe del pensare? Il turbolento movimento, in cui, credo, tutti noi sperimentiamo ciò di cui si sta trattando è quello del silenzio, della sera o dell’autobus. Eccoci che da soli crollano le certezze e se ne costruiscono di nuove, e tornano a cadere sotto il peso della fruttuosa insicurezza che caratterizza la nostra età. L’invito è di formalizzare uno spazio, che sia quanto meno di dibattito, sempre fecondo, che è il modo più vero d’amare il sapere. Così la filosofia, scendendo dal piedistallo di un sapere specialistico ed esclusivo, può dilatare il suo campo d’azione alle “zone calde” della nostra cultura: dalle neuroscienze alle scienze sociali, all’etica economica, per non parlare della bioetica. Credo ci sia veramente la necessità di riscoprire il Pensare. Paolo Leonardi III D
Oggi è necessario tornare a pensare. In che senso? potrebbe chiedersi qualcuno. Nel senso che all’interno della società gli uomini sembrano aver perso la capacità di avere idee proprie, opinioni proprie, che vadano al di là di un sentire comune, di un pensiero stereotipato, sviluppato nella massa e dalla massa, in un tutto uniforme e piatto. Ma questo senso di omologazione, che sembra impedire a ciascuno di manifestarsi quale individuo di singolare complessità, dotato di capacità di ragionamento propria, se da una parte rassicura e consola, dall’altra frustra e umilia. L’individuo che si identifica nella massa è ancora imperfetto, immaturo, non ha preso coscienza di sé e potrebbe essere definito, prendendo a prestito un’espressione di Hegel, come un “lato astratto e intellettivo”: un’idea incompiuta che deve ancora crescere o addirittura un’idea degenerata, in quanto è il pensiero che rende uomo l’uomo. Oggi più che mai c’è bisogno di trovare il coraggio di uscire da un tutto indistinto e di sviluppare opinioni proprie. E il compito di ognuno consiste anche nell’indurre gli altri suoi simili a far lo stesso -tanto per richiamare l’immagine platonica del mito della caverna- in modo che ci siano discussioni e opinioni magari contrapposte e tuttavia da ascoltare con rispetto. E l’uomo che è uscito da una caverna di opinioni stereotipate -tanto per citare ancora Platone- è un uomo che ha osato “attollere oculos” (alzare gli occhi al cielo), come afferma il poeta latino Lucrezio nella sua celeberrima opera ”De rerum natura”, riferendosi ad Epicuro; un uomo, dunque che è cresciuto e riesce a vivere meglio esprimendo giorno dopo giorno pensieri propri e meditati. Tutti, infatti, nascono con una capacità di ragionare, che tuttavia rimane solo in potenza; poi per essere “normali” si omologano e si conformano a stereotipi predefiniti, sino a quando non sentano l’esigenza di uscire da una condizione di cecità dinnanzi alla natura multiforme della vita. Questa condizione di uscita e di apertura di orizzonti è quella che si può osservare talvolta nella società attuale, in cui ingenti sono gli sforzi per aprirsi alla conoscenza, alla filosofia dunque, laddove il termine filosofia -amore per la conoscenza- stia ad indicare quel sapere che, aspirando all’universalità, studia i princìpi e i fondamenti della realtà, della conoscenza e dell’agire umano. Quindi alla domanda “a cosa serve la filosofia?” non si potrebbe certamente rispondere “a niente e a nessuno”, come fa Giulio Giorello, sia pure in modo provocatorio. La filosofia, infatti, è spirito critico, disciplina che induce gli uomini a ragionare e a sviluppare idee proprie, contrapponibili a quelle di altri, per prendere atto della realtà del mondo che ci circonda o per modificarla. “La filosofia -sostiene a ragione Remo Bodei- richiede una meditazione solitaria, ma anche l’esigenza di comunicare, discutere e mettere alla prova le idee in uno spazio pubblico. In termini provocatori si occupa di luoghi comuni”. La filosofia, dunque, non è un’attività astratta, attribuibile solo a grandi filosofi come Aristotele, Kant, Hegel… che possono apparire lontani dalla realtà di oggi ed estremamente complicati. La filosofia, piuttosto, è vicina agli uomini: come rileva Mario Baudolino, “la filosofia può scendere dal piedistallo specialistico ed avvicinarsi ai problemi delle persone”. Dunque, per concludere, si può affermare che la necessità di pensare, e quindi di fare filosofia, è intrinseca nell’essere umano dato che tutti siamo filosofi, in quanto “il filosofo è l’uomo -come afferma Maurice Merleau-Ponty- che si risveglia e che parla, e l’uomo che ha in sé, silenziosamente, i paradossi della filosofia”. Certo, a molti manca il coraggio di uscire da uno stato di omologazione nella massa. Proprio per questo il motto che Kant pronunciava nel suo piccolo saggio “Risposta alla domanda: che cosa è l’illuminismo?” sta tornando del tutto attuale. Ciò che il filosofo del criticismo direbbe ad un uomo qualunque, oggi, sarebbe: “Sapere aude!”. Osa sapere, osa oltrepassare i limiti, osa guardare la realtà intorno a te, osa avere idee tue! Benedetta Semeraro III D
17
Cons or zio di B on Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it
I CONSORZI a dif
un piano nazionale per la ridu
Il piano per la riduzione del rischio idrogeologico redatto dall’ANBI è una seria proposta operativa che va valutata in ragione delle difficoltà vissute da molti territori del nostro Paese. Lunga nel 2014 la catena dei disastri ambientali: fiumi di fango, terreni allagati, abitazioni sommerse, argini a rischio di cedimento, danneggiamenti al patrimonio artistico. Uno sconfortante scenario che tragicamente si ripete in zone già gravemente colpite da precedenti alluvioni. Esaurite le reazioni emotive, di fronte a questi drammatici eventi (perdite di vite umane, danni ai cittadini e all’economia) cade nuovamente il silenzio. Ad oggi, pur non mancando i provvedimenti di emergenza, né il Governo né il Parlamento hanno provveduto ad una seria politica di prevenzione per la grave situazione di dissesto idrogeologico e di degrado ambientale diffusa sul territorio nazionale. Si ha l’impressione di vivere in un Paese “senza memoria” o, comunque, indifferente alle esigenze di una costante ed efficace azione di prevenzione volta a mitigare il rischio idraulico. Da puntuali ricerche emergono i seguenti dati: 6 milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio. Nel nostro Paese vi sono 1.260.000 edifici a rischio idrogeologico e di questi 6.251 sono edifici scolastici e 547 ospedali. Le cause di ciò sono: il mutato regime delle piogge, la selvaggia urbanizzazione, l’eccessivo consumo del suolo, l’omessa manutenzione del sistema idraulico del Paese, lo spopolamento delle montagne, la riduzione del terreno agricolo. Il piano di riduzione e gestione del rischio idrogeologico proposto da ANBI rappresenta uno straordinario strumento di rilancio economico e di creazione di occupazione, teso ad esaltare il valore strategico dell’agricoltura come presidio del territorio. In tale situazione i Consorzi di bonifica e di irrigazione, enti di autogoverno a forte espressione di sussidiarietà, svolgono la propria azione manutentiva impegnando uomini, mezzi e risorse finanziarie dei privati consorziati, coprendo oltre il 50% del territorio del nostro Paese. Il sistema di difesa idraulica, costituito da reti di scolo e impianti idrovori, richiede però azioni di manutenzione straordinaria per poter garantire un funzionamento idoneo e ridurre il rischio, richiedendo l’impiego di risorse pubbliche. Non è più procrastinabile un programma di messa in sicurezza del territorio! Manutenzione e buon uso del territorio sono un binomio inscindibile cui è subordinata in gran parte la sicurezza territoriale del Paese. I Consorzi di bonifica sono gli unici enti in grado di offrire un contributo prezioso di conoscenze e professionalità. I lavori richiesti sono: - adeguamento e ristrutturazione di torrenti, con interventi di ingegneria naturalistica, di ripristino delle frane sulle sponde dei canali; - manutenzione straordinaria, adeguamento e ricalibratura della rete di bonifica; - adeguamento delle quote arginali; - realizzazione di canali scolmatori;
18
ifi ca Te v e re Ner a
fesa del territorio zione del rischio idrogeologico
Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
In virtù di tale protocollo sono ormai centinaia gli accordi di collaborazione tra i Consorzi di Bonifica e i Comuni, realizzando quel federalismo cooperativo, basato su interventi concertati e condivisi tra i diversi soggetti istituzionali, ciascuno per le proprie competenze. I Consorzi di Bonifica, attraverso l’ANBI, hanno anche sottoscritto importanti accordi di programma con le Autorità di bacino per una costante collaborazione nel settore della gestione delle acque e della difesa del suolo. Nell’ambito delle sinergie istituzionali, necessarie per una efficace gestione del territorio, vanno ricordati i contratti di fiume. Il Consorzio di Bonifica Tevere Nera, in linea con le direttive dell’Anbi svolge la sua costante azione di prevenzione sul territorio di propria competenza. Tra i tanti lavori effettuati segnaliamo l’attuale intervento sul fosso di Stroncone: un importante corso d’acqua posizionato nel centro della città di Terni, in una zona densamente popolata. I lavori sono realizzati ai fini della salvaguardia da rischio idrogeologico. Per la sicurezza complessiva della popolazione, il Consorzio ha deciso di effettuare una preventiva bonifica bellica visto che, alcuni anni orsono, sono state rinvenute due bombe di aereo inesplose, durante gli scavi per la realizzazione di alcune palazzine in prossimità del citato fosso. Fortunatamente non si è trovato alcun ordigno. Lo sminamento è stato condotto con grande professionalità dagli artificieri dell’Esercito. I lavori proseguono quindi, con gli scavi per l’allargamento dell’alveo e con la realizzazione dei muri d’ala in cemento armato rivestito in pietrame locale. Seguirà il rifacimento dell’attuale ponte su via XX Settembre. É in fase di studio una variante tecnica che prevede il solo allargamento del ponte. Tale soluzione, che dovrà essere avallata dalla Provincia di Terni in qualità di Autorità idraulica competente per territorio, permetterebbe di non interrompere il traffico veicolare sull’importante arteria cittadina. Ciò per non arrecare particolari disagi ai residenti ed ai cittadini. La fine lavori è prevista per giugno 2015. - adeguamento delle idrovore per il sollevamento delle acque; - interventi di manutenzione del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati; - realizzazione di opere per la laminazione delle piene al fine di smaltire gli ingenti volumi idrici derivanti dai bacini montani; - adeguamento della rete di bonifica, delle arginature, degli impianti idrovori; - interventi di manutenzione straordinaria dei fossi minori e delle opere idrauliche; - stabilizzazione delle pendici collinari e montane. Tutti interventi volti a diminuire il rischio idraulico, cui deve far seguito la costante azione di manutenzione ordinaria svolta dai Consorzi che presenti capillarmente sul territorio nazionale e dotati di specifiche professionalità, sono tra i soggetti più idonei a collaborare con le altre istituzioni locali per la realizzazione di un piano per la riduzione del rischio idrogeologico. L’ANBI ha stipulato, già a luglio 2010, aggiornato a luglio 2013, un protocollo d’intesa con l’ANCI, finalizzato alla collaborazione sul territorio tra Consorzi di Bonifica e Comuni.
19
Nuovo anno vec
Siamo all’inizio del nuovo anno, mossi da mille speran Dallo scorso anno abbiamo iniziato un cammino che ci ha portati, accompagnati da altri sognatori, a realizzare qualcosa che si credeva impossibile. Visto che è usanza fare i bilanci e i preventivi, sono con queste righe che ci sono state messe a disposizione a cercare di trarre le prime somme dell’attività passata e a cercare di fare una previsione per il futuro. Tutti sapete come il sogno sia iniziato da una necessità di affrancarsi da una brutta situazione di blocco, fisico e mentale, che obbligava chi scrive a non potersi spostare in autonomia, costretto ad aver costante bisogno di aiuto anche per le più piccole cose del quotidiano. Risolto dunque il problema più grande (e la strada ve l’ho scritta in tante altre occasioni su queste pagine), ho sentito la stringente necessità di trasmettere agli altri la via che avevo seguito, illustrando come avessi fatto e come tutti in realtà, con i giusti sforzi e volontà, avrebbero potuto ottenere risultati simili o addirittura migliori). Tutti sapete che sono un sostenitore della “vita alcalina”; vi ho già più volte detto come l’alimentazione sia alla base del vivere quotidiano. Oggi approfitto per riportarvi una serie di dati raccolti nell’anno passato che dimostrano come anche il cibo dello spirito sia fondamentale. Tralasciando l’effetto del farmaco (che è similare in tutti) e osservando il decorso degli utenti abbiamo notato una serie di fenomeni che depongono a favore dell’importanza di uno stile di vita sereno ed ottimista, indipendentemente dalle condizioni cliniche delle persone. Se è vero da un lato che quasi tutti seguono senza problemi i protocolli alimentari, dall’altro capita che non allo stesso modo le persone riescano ad interagire tra loro con serenità. Abbiamo visto come davanti alla malattia sia più importante la reazione del famigliare che quella del malato stesso (sembra assurdo ma è così). Vi faccio alcuni esempi senza nomi o giudizi, solo perché possiate capire e scegliere come relazionarvi. 1) Marito sano e dominante, irrequieto, che vorrebbe avere vicina una persona da portare in giro e sfoggiare, pronto a spendere per l’altra purché accondiscenda a seguire ogni sua scelta; moglie malata, ancora mobile con grosse difficoltà, molto lentamente con deambulatore, disabituata al fare perché le viene prospettata la situazione sedia come
20
unica via per il futuro, tendente all’indifferenza verso la vita nonostante dica il contrario; suoceri quasi assenti, situazione altamente conflittuale tra le parti con lui passivo, lei aggressiva verso il coniuge. Risultato dopo tre giorni di trattamenti: lei deambula con una sola stampella (canadese); dopo il rientro a casa la conflittualità si inasprisce perché lei dice di non esser seguita come vorrebbe e incolpa il marito, il quale lavora e pertanto non può esaudire le sue richieste. La conflittualità aumenta anche perché il lavoro di recupero richiederebbe sforzi congiunti che però non vengono attuati (lui dice che l’amore è finito ma non osa abbandonarla), con conseguente calo dell’umore. Ritorno in clinica dopo quindici giorni e permanenza per due giorni accompagnata da famigliare: miglioramento sensibile delle condizioni cliniche della signora, maggiore velocità nella deambulazione con una singola stampella, capacità di salire e scendere le scale. Perdita di controllo appena sente telefonicamente il coniuge. Nuovo ritorno a casa: crisi emotiva del coniuge il quale capisce di essere la probabile causa del non recupero della moglie, anche grazie a quanto viene detto da chi l’aveva accompagnata e aveva assistito agli sbalzi delle condizioni dati dall’interazione coniugale. 2) Marito sano, preoccupato e onnipresente, tendente all’ipocondria, estremamente impositivo sulle vie terapeutiche che la moglie dovrebbe seguire, che considera quasi capricci le scelte coniugali; moglie malata, di cultura superiore alla media, consapevole delle proprie azioni, abituata al movimento e mossa da grande volontà, mobile solo nell’alzarsi e sedersi dalla sedia a rotelle; suoceri assenti. Risultato dopo tre giorni di trattamento: lei si alza e si siede con facilità, deambula con due canadesi per pochi passi. Rientro a casa: il marito insiste perché lei non si stanchi e la spinge a stare sulla sedia perché più facile negli spostamenti. All’insorgere di un episodio febbrile (influenza stagionale), la fa portare in pronto soccorso dove le viene somministrato un bolo di cortisone e inizia ad insistere sulla necessità che prenda atto dell’inutilità della sue scelte. La moglie si oppone sottolineando come in realtà stesse meglio e si sente dire che allora il matrimonio è
cchi problemi...
nze e sogni, ormai sappiamo che è possibile realizzarli! finito perchè lui non ha tempo per lei. La signora continua nel protocollo ma è fortemente demotivata dall’atteggiamento del marito. 3) Marito sano, molto presente e motivato, moglie malata, fortemente compromessa, non in grado di alzarsi né di muovere i quattro arti. Dopo il primo giorno di trattamento sblocco dell’intestino, diminuzione significativa dei dolori e primo timido segnale di ripresa della mobilità. Grande interazione empatica nella coppia che è rimasta molto affiatata nonostante le problematiche. 4) Donna malata, coniugata, molto motivata, mobilità estremamente ridotta, si muove solo con l’ausilio di due canadesi. Si presenta da sola, accompagnata da un’amica. Persona ottimista, che comprende ed esegue ogni passaggio del protocollo, dopo due giorni ha deambulazione lenta ma autonoma, con ottime prospettive di ulteriori e significativi miglioramenti. 5) Tre uomini single, tutti malati con diversi gradi di disabilità, tutti aperti alla riflessione e all’introspezione, nei primi tre giorni hanno recuperato un ottimo equilibrio, con scomparsa totale dei dolori e del senso di fatica, nessuna permanenza in struttura alberghiera. 6) Quattro donne single, ancora deambulanti, hanno risolto nei primi dieci giorni il problema legato alla vescica e ai dolori, nessuna permanenza fissa in struttura alberghiera. Questi sono solo alcuni dei casi, quelli secondo me più significativi, che ho ritenuto giusto illustrarvi per sottolineare come l’atteggiamento sia alla base della guarigione o quantomeno del miglioramento. Tutti sapete come il bambino che cade reagisca agli atteggiamenti di chi gli sta intorno, no? Allo stesso modo anche noi adulti reagiamo agli stimoli di chi ci è vicino, come dire: ma come, io ti ho regalato la mia vita e tu sprechi o disprezzi così il mio dono? E allora inizia a lavorare l’inconscio! Dei suoi meccanismi d’azione però vi parlerò in un altro scritto, aiutato da chi ne sa decisamente di più, questa volta F a br iz io D e Silv e s t r i volevo solo farvi riflettere, senza dare giudizi che non mi competono.
21
L i b e r e Pensavate ci fossimo fermati eh? Nient’affatto! In questi giorni abbiamo partecipato attivamente agli eventi della città. Il 25 Novembre in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, insieme all’associazione Terni Donne abbiamo organizzato una manifestazione davanti la biblioteca di Terni. Tantissime sono state le persone accorse, non soltanto donne ma anche uomini, solidali con la protesta, a dimostrare il loro appoggio e sostegno a queste donne coraggiose che sono scese in piazza a gridare le loro ragioni e a ricordare le tante vittime di violenza. Sono stati letti alcuni testi e con un sottofondo registrato di frasi stereotipate e violente nella loro apparente banalità, le ragazze del Progetto hanno costruito una performance lavorando con dei teli rossi che da ornamenti di bellezza, sono diventati strumenti di coercizione e violenza. La manifestazione si è conclusa con i partecipanti in cerchio, uniti e presenti, a ricordare che la violenza sulle donne è un problema di tutti. Veronica Sani
P r o g e t t o M a n d e l a sta con la sposa Bene, soddisfatti? Certo che no! Avevamo ancora altro da fare! Il 5 Dicembre… c’era un corteo nuziale da portare avanti in occasione della proiezione del film-documentario di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry. Il film racconta la storia di cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa, con il sogno di raggiungere la Svezia, aiutati da un poeta palestinese e un giornalista italiano. Ma come varcare la frontiera? Inscenando un finto corteo nuziale! Una storia vera, un documentario girato dal 14 al 18 novembre tra Milano e Stoccolma. Alla Casa delle donne si è tenuta una conferenza con Antonio Augugliaro, co-regista e co-sceneggiatore, e Tasnim Fared, la sposa, organizzata da Terni Donne, il Pettirosso, e il Progetto. Da qui è partito un corteo nuziale, con tutti i nostri ragazzi vestiti a festa, diretto al Cityplex Politeama Lucioli, per assistere tutti insieme alla visione del film. To be continued… VS
Da dietro le quinte: un incontro con Marina Zanchi I ragazzi di recitazione in uno degli ultimi incontri, hanno avuto la fortuna di conoscere una insegnante d’eccezione: Marina Zanchi. Hanno affrontato esercizi sulle tecniche base di respirazione e sull’emissione vocale imparando a conoscere un importante muscolo del nostro corpo, il diaframma, e come sfruttarlo al meglio per far sentire la propria voce fino alle ultime file di spettatori. L’attrice ha inoltre messo alla prova i nostri ragazzi, insegnando loro a rapportarsi con gli altri con un esercizio sulla fiducia e sull’ascolto, perché sul palco ci si sente non solo con le orecchie, ma con tutto il corpo. Chi ha partecipato, farà tesoro dei preziosi consigli e della passione travolgente di Marina, affrontando meglio le sfide sul palcoscenico e nella vita. Ciao Marina e grazie! VS
22
Per la Giornata della Memoria 2015 il Chi c’è dietro le luci della ribalta Centro per i Diritti Umani mette in Mercoledì 10 Dicembre verso le 15:30 al Teatro Secci i ragazzi di Scenografia e scena le lettere di Louise Jacobson noi di Recitazione abbiamo potuto usufruire di un importante incontro con Lo spettacolo allestito dal Centro per i Diritti Umani di Terni per la Giornata della Memoria 2015 prende spunto dalle lettere di Louise Jacobson, la cosiddetta “Anna Frank francese”. La giovane Louise vive nella Parigi degli anni ‘40 ed è una normalissima ragazza di 17 anni. Il suo mondo è la scuola, la sua casa, i suoi amici e la sua vita di adolescente. Ma Louise è anche ebrea e così un giorno, tornando a casa dalla scuola trova ad aspettarla 2 ispettori che erano venuti per arrestare la sorella maggiore Nadia, fuggita con il marito settimane prima a Lione, nella zona libera della Francia dove entrerà nella Résistance. I due ispettori arrestano Louis per non aver indossato la stella gialla e la madre perché trovano in casa alcuni scritti di ispirazione comunista. La madre viene portata nella prigione di “La Petite Rochette” e Louise nella prigione per ragazze minorenni di Fresnes, dove si ritrova in cella con prostitute e truffatrici. Nonostante l’accusa verso di lei cadrà, Louise verrà portata a Drancy, il campo di concentramento per gli ebrei francesi, dove rimarrà dal 14 ottobre 1942 al 13 febbraio 1943. Le razzie nei confronti degli ebrei eseguite dalla polizia francese per conto dei nazisti erano ormai arrivate al loro culmine. Insieme a migliaia di altri Louise verrà deportata a Auschwitz e mandata direttamente nelle camera a gas. Lo stesso destino sarà riservato alla madre qualche mese dopo. Dalle due prigioni Louise scrive lettere alla sua famiglia e ai suoi amici. Descrive la sua vita nel carcere con intelligenza, humor e uno sguardo sempre positivo, allegro quasi, e nonostante la situazione non permettesse troppa speranza, è lei a incoraggiare gli altri a non preoccuparsi per lei, ad avere coraggio ed essere ottimisti. Le parole di questa giovane e forte ragazza sono una testimonianza toccante e piena di speranza nella capacità del genere umano di rimediare ai suoi errori ed orrori. La sua ultima lettera si conclude così: “Papà mio, ti mando centomila baci, e ti abbraccio con tutte le mie forze. Coraggio e a presto. Tua figlia, Louise.”. Lo spettacolo vede la giovane Louise, con il suo racconto epistolare di adolescente spensierata e ottimista, catapultata suo malgrado all’interno della storia travagliata della Francia occupata e collaborazionista. Le sue lettere sono un disperato tentativo di recuperare una parvenza di normalità, come di “normalità” ci parlano le canzoni dell’epoca che fanno da contrappunto e da eco del mondo esterno all’isolamento forzato di una ragazza colpevole solo di essere “ebrea”. C o r a ggio, e a presto! dalle lettere di Louise Jacobson con Elisa Gabrielli nella veste di Louise, canta Noemi Nori Drammaturgia e regia: Irene Loesch Teatro Secci 22 gennaio 2015 ore 21.00 22 e 23 gennaio matinée per le scuole per info e prenotazioni progetto.mandela@gmail.com tel. 3472453278
Programma Lungo cammino verso la libertà 13 gennaio 2015 20 gennaio 2015 27 gennaio 2015 3 febbraio 2015 10 febbraio 2015 17 febbraio 2015
l’esperto di luci scenico-teatrali, Iuraj Saleri. Non si può certo negare la sorpresa nel rendersi maggiormente conto di quanto un diverso tipo di illuminazione possa cambiare, stravolgere, intensificare, evidenziare e contrastare una determinata scena, dando vita a differenti atmosfere. Ebbene sì! La luce in scena è una costante, anche quando vi è buio. Per gli attori poi è stato un importante lavoro di sensibilizzazione, se così vogliamo dire, affinché niente venga dato per scontato. A questo proposito la nostra insegnante di azione-movimento-espressione del corpo in scena, Luisa Contessa, invitandoci a questo incontro, ha ribadito che “la Luce è un elemento fondamentale in teatro, è un elemento che racconta la temperatura ed il colore dell’azione e del movimento”. Allo stesso modo Simone Mazzilli, sempre del laboratorio di recitazione, ha semplicemente specificato che “la luce costituisce una componente fondamentale della recitazione”, la quale di conseguenza ne viene influenzata. Per gli scenografi essa si rivela a maggior ragione un campo di studio imprescindibile. Per parte sua Iuraj, il giorno dell’incontro, ha voluto introdurre le sue spiegazioni, presentandoci rapidamente il contesto storico, nel quale le luci hanno via via cominciato ad evolvere sia in fatto di qualità che di importanza, spingendosi sulle caratteristiche minime dello spazio scenico e sul lato tecnico prettamente legato all’illuminazione: dallo sfruttamento della luce naturale del sole a quella delle candele, dalle lampade a gas fino a quelle elettriche. Partendo da questo quadro sinottico di carattere storico, Iuraj si è preoccupato poi di esporre i diversi tipi di luce, i loro nomi, spesso conseguenti alla loro effettiva funzione, senza mai tralasciare tramite numerosissimi esempi quelle che sono state le sue esperienze, le sue convinzioni e le sue preferenze maturate nel corso della sua lunga vita professionale. L’espressività e l’intensità dei colori in base alle scene e ai personaggi, nonché la posizione delle luci, costituiscono di fatto una forma latente di azione ed espressione diegetica vera e propria. Un incontro davvero piacevole e leggero, conclusosi con un sincero invito da parte di Iuraj ad approfondire questa disciplina per poter realmente dare un senso alla numerosa serie di spunti che lui ci ha dato. E noi tutti lo ringraziamo. Alessandro Spiropulos
Gennaio - Febbraio 2015 Corso introduttivo alla conoscenza dei diritti umani e delle loro violazioni Auditorium di Palazzo di Primavera, Terni ore 15,30
I DIRITTI DEL FANCIULLO, PARTE II Sfruttamento , n eg a z i o n e e vi o l a z i o n e d ei d i r i t t i d el l ’i n f a n z i a DIRITTI UMANI E BIOETICA Bioetica cattolica – bioetica laica IL RAZZISMO, LE TEORIE E LA STORIA, PARTE I Cos’è il razzismo, cos’è la razza, dal razzismo culturale a quello biologico, i razzismi IL RAZZISMO, LE TEORIE E LA STORIA, PARTE II N asc ita e sv i l u p p o d el r a z z i s mo b i o l o g i co , la C onve nzio n e i n t er n a z i o n a l e s u l l a d i s cr i mi n a z i o n e r a z z i a l e d e l 1 9 6 5 IL RAZZISMO E LA PRATICA POLITICA, PARTE I Il razzismo an t i n ero n eg l i US A IL RAZZISMO E LA PRATICA POLITICA, PARTE II Il razzismo an t i n ero e l ’a p a r t h ei d i n S u d A f r i ca
23
Il nuovo farmaco del millennio Dott.ssa Erica
Calvo, Calvo responsabile tecnico del San Valentino Sporting Club
Ippocrate (460/377 aC) affermava: Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in eccesso né in difetto, avremmo trovato la strada per la salute. Platone (428-348 aC), dal canto suo, diceva: La mancanza di attività distrugge la buona condizione di qualunque essere umano; al contrario, il movimento e l’esercizio fisico metodico la conservano e la preservano. Queste sono alcune delle tante frasi appartenenti alla cultura classica ma che ancora oggi possiamo trovare sui social, come Facebook e Twitter, nelle riviste o addirittura come slogan pubblicitari, nei grandi o piccoli centri sportivi. Anche se nell’antica Grecia parole come aerobico, anaerobico, frequenza cardiaca massima o di riserva, non rientravano ancora nel gergo comune, avevano però intuito, dalla pura e semplice osservazione del corpo umano e con i pochi mezzi a disposizione, l’importanza dell’attività fisica. Inizialmente usata solo a scopo puramente estetico, in seguito i greci, come afferma lo stesso Platone -che aveva evidenziato i rischi per la salute legati alla sedentarietà-, capiscono anche i grandi benefici per la salute stessa derivanti dal movimento fisico praticato regolarmente. Niente di più vero e geniale, muoversi anche senza velleità agonistiche, ci può senz’altro aiutare a stare meglio sia a livello fisico che mentale. Fare dell’attività fisica si dimostra importante anche in età avanzata, anche quando già esistono problemi di salute. É proprio su quest’ultima frase che voglio porre l’attenzione senza risultare retorica o farvi credere che finalmente si è scoperta la pozione miracolosa contro ogni forma di malattia. L’OMS, l’organizzazione mondiale della sanità, e la Sanità Nazionale lo ribadiscono in ogni occasione, con programmi di sensibilizzazione, che l’attività fisica è il nuovo farmaco del millennio. É dimostrata da studi scientifici la sua capacità di migliorare lo stato di benessere psicofisico dell’uomo e prevenire numerose malattie quali quelle metaboliche, cardiovascolari, osteoartrosiche, oncologiche e mentali. Inoltre è scientificamente condiviso che l’utilizzo dell’esercizio fisico, prescritto con precisione, con intensità e quantità soggettiva, è un vero e proprio farmaco per le patologie già manifestate. Quali sono le patologie che meglio possono essere prevenute e curate con l’attività fisica? Ne elencherò alcune tra le più diffuse: OBESITÁ: in Italia 1 miliardo e 200 mila persone combattono con la piaga dell’obesità legata non solo alle condizioni socio-economiche del nostro paese ma data anche da predisposizioni genetiche, fattori ambientali, culturali, psicologici, comportamentali, metabolici e neuroendocrinologi. Per combatterla e prevenirla il primo cardine viene dato da un regime alimentare adeguato e facile da seguire. L’attività fisica rappresenta invece il secondo cardine. Sono due binari che viaggiano parallelamente, uno
24
non può esistere senza l’altro. Non occorre diventare nuotatori professionisti o maratoneti, l’esercizio fisico quotidiano aiuta il nostro corpo a perdere peso e inoltre agisce sul nostro sistema nervoso migliorando il tono dell’umore e produce un effetto antidepressivo che si ripercuote positivamente sul controllo dell’appetito. MALATTIE CARDIO VASCOLARI: l’attività fisica migliora la capillarizzazione e la gittata cardiaca, prevenendo così malattie come angina pectoris ed infarto; ritarda l’insorgenza di ipertensione e normalizza la pressione sanguigna nei soggetti predisposti, quindi a rischio. CANCRO: basterebbe camminare per almeno trenta minuti tutti i giorni per ridurre del 15% il rischio di contrarre un tumore: vi sono studi che dimostrano che un paziente affetto da neoplasia può migliorare la propria capacità di forza muscolare e aerobica, ovvero la capacità di effettuare sforzi prolungati come camminare o andare in bicicletta, creando conseguentemente benefico ai parametri legati alla propria qualità di vita. DIABETE: nei soggetti a rischio di diabete di tipo I o II, l’attività fisica riduce il rischio di sviluppare tale malattia perché, come detto in precedenza, riduce le malattie cardiovascolari, normalizza la pressione arteriosa e aiuta a perdere peso migliorando l’utilizzo del glicogeno nel tessuto muscolare. OSTEOPOROSI: lo scheletro, struttura portante del nostro corpo, ci sostiene e ci sorregge e, tramite muscoli e tendini ad esso sono agganciati, ci permette di muoverci e di praticare le nostre attività quotidiane. L‘attività fisica è, dall’infanzia e adolescenza, il mezzo per ottenere il massimo picco di massa ossea. L’allenamento post-menopausa produce un mantenimento della componente minerale dello scheletro, poichè contrasta la riduzione della massa ossea. In conclusione l’attività fisica, come tutti i farmaci, deve essere somministrata gradualmente e, soprattutto, da persone competenti, che seguano il paziente in maniera sistematica e periodica. Il San Valentino Sporting Club ha sposato totalmente questo percorso, grazie alla presenza di professioniste laureate in scienze motorie e, soprattutto, specializzate in diversi settori, che spaziano dalla diabetologia all’attività motoria preventiva ed adattativa, alla posturologia e all’osteopatia. Cerchiamo di stilare dei protocolli di lavoro specifici per ogni tipo di patologia, creando un percorso su misura. Si parte da un’analisi posturale e del benessere, per poi andare ad individuare le attività che la persona può seguire ed eseguire. Ogni mese, in base ai miglioramenti riscontrati, viene variata la tipologia di allenamento per poter arrivare agli obiettivi prefissati, che dovranno sempre combaciare con le prescrizioni del medico di famiglia o dello specialista che segue il paziente.
o
25
26
27
Col le zio ne Fot o Al be rt o M ir imao