elevatori su misura
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
Numero 144 aprile 2017
La Cascata delle Marmore
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Fisioterapia e Riabilitazione
Progetta
NUOVA SEDE - Zona Fiori, 1 - 05100 Terni Tel. 0744 421523 - 0744 401882 Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011
Terni Progetta
libero da ogni condizionamento partitico e culturale Ringrazio il Sindaco di Terni Sen. Leopoldo Di Girolamo, per avermi chiesto di collaborare, per conto dell’Amministrazione Comunale, con il Gruppo Terni Progetta, gruppo promosso dall’Associazione Culturale La Pagina. Con grande slancio mi sono attivato per garantire la massima collaborazione e attenzione, da parte dell’Ente, nei riguardi di una iniziativa volta a valorizzare il territorio, le sue tradizioni ed il proprio patrimonio storico e culturale, ed in particolare quelle di interesse delle nuove generazioni di cittadini Europei. La forza della proposta sta nell’aver coinvolto illustri personalità del mondo della cultura e profondi conoscitori della storia locale che, coordinati dal vulcanico Prof. Giampiero Raspetti, vero ideatore e motore del progetto, stanno lavorando, con spirito di servizio, per la elaborazione di diversi progetti di spessore comunitario, che sono certo incontreranno l’interesse di nuove generazioni di studenti in rappresentanza di diversi Paesi d’Europa. Sono già due anni che il percorso di contaminazione è stato avviato e già si intravedono i primi frutti per una collaborazione di interscambio culturale che pone Terni al centro di una nuova stagione di riflessione sui temi dei Diritti Umani e rinnovato impegno sulle politiche volte alla ricerca della Pace tra i Popoli, soprattutto grazie al messaggio di fratellanza, rispetto e amore per il prossimo, profuso dai “nostri” Santi Patroni, Francesco e Valentino. Siamo già nella fase operativa e i primi progetti presentati al Gruppo di lavoro sono: “I giochi della Valnerina” e “Camminando con Francesco e Valentino”. Abbiamo riscontrato un'ampia condivisione da parte dei Sindaci delle realtà coinvolte. Un comprensorio di area vasta che va da Narni e Sangemini, fino a Santa Anatolia di Narco e Scheggino, passando per Terni, Stroncone, Montefranco, Polino, Arrone e Ferentillo. Già dal primo incontro, presso la splendida sala del Consiglio Comunale di Terni, si sono poste le basi per un lavoro che, sono certo, darà i risultati da tutti auspicati e cioè realizzare dei progetti che riescano ad attrarre presenza nella nostra realtà di molti giovani, anche grazie ad iniziative legate al mondo dello sport, della cultura e di forte valore ambientale. Con l’occasione desidero rivolgere un appello ai nostri concittadini che hanno interesse a sostenere con le proprie idee il Gruppo Terni Progetta. Siamo aperti al contributo di tutti coloro che hanno a cuore le nostre comunità e che intendano dare “sfogo” alle proprie idee e capacità progettuali. Terni Progetta è un contenitore aperto e libero da ogni condizionamento partitico e culturale. E’ bello e incoraggiante poter riscontrare che, in una società dove troppo spesso al NOI prevale l’IO, esistano ancora delle persone che, in rappresentanza dei diversi strati sociali e culturali, decidano di impegnarsi gratuitamente per cercare di valorizzare e far crescere la comunità in cui vivono e a cui sono legati. Buon lavoro a tutti noi. Moreno Rosati
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Progetta
La presenza dei Sindaci, o di loro rappresentanti, di: Arrone, Ferentillo, Narni, Polino, Terni, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Stroncone ha dato lustro alla prima riunione ufficiale di Terni Progetta per costituire una rete di Comuni e per programmare insieme I Giochi della Valnerina 2017 e Camminando con Francesco e Valentino. Si prevedono interessantissimi sviluppi per le attività culturali e turistiche del nostro territorio. Giampiero Raspetti
elevatori su misura Venite a trovarci nel nostro Stabilimento per visionare prodotti, finiture, materiali utilizzati e per valutare insieme progetti specifici e “Su Misura” per Voi. Oppure contattateci per ricevere, senza impegno e senza alcun costo, la visita dei nostri tecnici che potranno supportarVi nella scelta della soluzione più adatta al luogo di installazione e alle Vostre esigenze.
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Aprile 2017
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Riflessioni per il futuro della Città Loretta Santini
3 CMT Cooperativa Mobilitá Trasporti......................pag. 5 Ottica Mari..........................................................pag. 7 CNA Confederazione Nazionale Artigianato...........pag. 9 Consorzio di bonifica Tevere Nera......pag. 10 Peperoncino congolese F Patrizi...............pag. 13 Biblioteche 2.0 A Melasecche..........................pag. 14 C.A.F. Anmil s.r.l. ..............................................pag. 15
BMP elevatori su misura........................................pag. Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
Valnerina di Resurrezione Giampiero Raspetti
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La Lingua di Adamo
16 Stella Polare C Dioturni.....................................pag. 17 Paul François Georgelin....................................................... pag.
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Viviamo in un Mondo che cambia Enrico Squazzini
DOVE TROVARE La Pagina ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Superconti Vocabolo Isola; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; Cral Provincia di Terni; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati.
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AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI...............................pag. 20 TRACCHEGIANI..................................................pag. 22 Da Donna a Donne... M Vinciguerra.............pag. 23 Il Verdi che fu P Crescimbeni.............................pag. 24 La responsabilità dell’Ente dipendente da reato M Petrocchi................pag. 26 Primaèra pe’ Tterni P Casali..........................pag. 26
Fair Play - Calcio e Rugby mondi diversi Stefano Lupi
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Filosofare in libertà liceo Classico Tacito Terni
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Agnelli, castrati e fanciulle V Grechi.......pag. 27 Moreno Rosati..................................................pag. 29 Lo Sport a Scuola B Montesi..........................pag. 29 Libere di Volare Progetto Mandela.................pag. 30
31 Vigili del Fuoco PL Seri.....................................pag. 32 Fondazione CARIT..........................................pag. 33 Associazione Culturale La Pagina......pag. 36 Galleria Roberto Bellucci..........................pag. 38 GLOBAL SERVICE.............................................pag. 39 AUTOIMPORT.....................................................pag. 40 ARCI..........................................................................pag.
................noi avremo il piacere di portarvici.
Riflessioni in pillole per il Futuro della Città
Cambio del de
Loretta Santini
Una breve premessa: non sopporto nessuna idea presentata come un insulto. Mi rifiuto di leggere ascoltare e dare credito a chi si esprime con parole acerbe e offensive poiché non è un confronto di idee, ma una battaglia indecente condita con la presunzione di essere nel giusto. Purtroppo è quella che ormai imperversa sul web o in Parlamento o nelle discussioni quotidiane, non ultime quelle che riguardano la nostra città. La diversità di idee -guai a non averne!- si può esprimere senza ricorrere a parole indegne e oltraggiose. Personalmente non leggo e non ascolto più chi usa questo metodo. Il teatro di Terni Considero un insulto -l’insulto non è solo quello verbale- alla città tenere il teatro inutilizzato per anni, non aver deciso cosa fare, aver impoverito la città di una sua eccellenza culturale. Sul suo restauro ci sono idee contrapposte: c’è chi sostiene il recupero filologico del teatro (tanto per intendersi il teatro Poletti dell’800 poi trasformato nel ‘900 in cinema teatro); c’è chi sostiene una ristrutturazione completa e moderna dello stesso definendo il ripristino dell’antica struttura un falso storico e anacronistico. Non entro nel merito perché ritengo che tutte e due le posizioni possano essere valide per diversi motivi che gli esperti del settore, pur nella diversità delle idee, hanno accuratamente spiegato. Ma esprimersi in merito con l’insulto è veramente un segno di inciviltà, vedi recentemente l’espressione di Sgarbi “nazista, assassino” rivolto a chi non sostiene il ripristino del vecchio teatro. Si sa che il personaggio è così: può avere anche ragione, ma è offensivo, non aiuta la causa ed esacerba gli animi. Da parte mia ribadisco che abbiamo perso troppi anni e che la cultura e l’identità di Terni ne ha sofferto e continua a soffrirne. Si prenda, dunque, una decisione, in un senso o nell’altro, tanto la metà della popolazione, la metà degli architetti e degli ingegneri, la metà di tutto, sarà sempre accontentata e l’altra metà sarà delusa e continuerà a fare critiche, come è già successo per la torre della Bibliomediateca, per la quale ancora oggi si trascinano scontentezze, critiche ed elogi. A mia memoria non ricordo una volta che non si sia fatto qualcosa -un monumento, una piazza, un arredo urbano, un qualsivoglia intervento- che non abbia suscitato clamori, divisioni e scontentezze. La città ha urgente bisogno del teatro. No incenertori – il diritto alla salute Un altro insulto: l’inceneritore di Terni. La grande partecipazione cittadina alla manifestazione “no inceneritori” è il segno della sensibilizzazione dei cittadini, della loro presa di coscienza dei gravi problemi di inquinamento e di salute che riguardano Terni. La storia degli inceneritori e dell’inquinamento a cui abbiamo dato spazio in precedenti articoli, non fa onore a questa città, alla sua storia, alla sua cultura, alla sua identità. Non fa onore soprattutto a chi ha permesso a una città già martoriata dall’inquinamento industriale metallurgico e chimico di appestare l’aria ulteriormente, rendendola uno dei luoghi più inquinati d’Italia e più ad alto rischio di malattie. Per dovere di verità, infatti, bisogna ricordare che se questi possono essere responsabili di un tot di inquinamento, il polo siderurgicochimico, tra scorie ed emissioni nocive accumulatesi negli anni, lo è enormemente di più. Allora mi chiedo: perché aggiungere male al male? Perché impiantare un nuovo inceneritore e non ricorrere alle nuove tecnologie meno inquinanti? E soprattutto: perché ancora a Terni già tanto provata da anni di incuria, di appestamento dell’aria, di proliferazione delle malattie cancerogene? Il problema del risanamento dell’ambiente e della qualità dell’aria dunque persiste ed è gravissimo. Le soluzioni vanno richieste a tutto campo: Terni va risanata dal profondo se vuole ricominciare a vivere
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perché i cittadini hanno, come primo, il diritto alladelle salute. È abbastanza curioso che una prime asserzioni cheesilasentono ripetere giovani quando affrontano le basi Leonardo da Vinci Cascata delleiMarmore della politicadella sia quella che liscoperta avverte che democrazia Non potevo non parlare recente della disegno di non è un sistema perfetto, ma che è il migliore che si sia Leonardo da Vinci che riguarda la Cascata delle Marmore: una finora trovato. C’è in questo ammonimento una somiglianza con i primi scoperta checonoscenza ci ha fatto balzare agli onori cheuno ci approcci alla scientifica: non ci vuoledella moltocronaca a capire,eper rende orgogliosi. studente di scienza, che la forza del metodo scientifico non sta nell’esaltazione della capacità di conoscere, quantoper nelchi delimitare i confini Racconto brevemente la storia ancora con nonesattezza è a conoscenza dell’ignoranza. Cerchiamo di capire bene i limiti delle nostre conoscenze, del fatto. Un disegno firmato e datato da Leonardo esposto alla sembranodegli ripetersi gliilscienziati: è attraverso questa azione un di Galleria Uffizi: “Paesaggio con fiume”, per ripetuta anni ritenuto riduzione che potremo essere ragionevolmente paesaggio toscano, suscita l’attenzione certi che quel che rimane sia vera conoscenza. dello storico Luca Tomio che riconosce la Cascatadelle delle Marmore e il paese di Papigno. Da Nell’organizzazione società, la forma democratica radici antiche, ma rigorosi fronde e hanno frutti portato molti esperti allora studi ha e approfondimenti molto recenti. È inevitabile citare le riguardi città-statoappunto l’Umbria e che asolo ritenere che la rappresentazione dell’Antica Grecia, Atene su tutte, come il grande artista sia stato in Valnerina eseme abbia riprodotto appunto il storico della democrazia, ma nella giusta esaltazione paesaggio riguardante la Cascata, il Nera, e riconoscenza che si deve ai padri fondatoriil paese di Papigno e la corona monti della conca ternana. spesso didei dimentica di ricordare che anche quella era recente una democrazia con suffragio La scopertaembrionale, è stata presentata e spiegata ai cittadini a limitato a Montani cittadini maschi, società dove Palazzo primaineuna all’Archivio di-oltre Stato poi con il concorso di a non considerare di parità le donneesperti, critici e condegne la presenza di Vittorio Sgarbi. vivevano schiavi e altri che erano ben lontani Un’occasione da non perdere dall’avere il diritto di voto. E, soprattutto, che Ilquella disegno sarà esposto a Vinci, paese natale di Leonardo, era di unaLeonardo democrazia diretta, in cui tutti gli in occasione 500° anniversario della sua morte nel 2019. Per il aventi diritto addel esprimere un’opinione entravano comodamente nell’agorà, la piazzaper della 2020 è prevista l’esposizione 20città. giorni alla Galleria Nazionale Gli stati democratici veri e propri molto di Perugia. Certamente è una cosasono apprezzabile, ma mi sembra un più recenti. Appena un secolo fa, l’Europa che veniva insulto a Terni che non sia stata presa in considerazione questa fatta a brandelli dalla Prima Guerra Mondiale era città come prima espositiva delodisegno, un continente pienosede zeppo d’imperi più meno dal momento che la Cascata e Papigno parte diaquesto comune. assolutistici, e gli statifanno che potevano buon diritto dichiarare di avere siamo una costituzione parlamentare Allora mi chiedo: in grado di pretendere l’esposizione a Terni? e democratica nondi erano Siamo in grado faredavvero ancoramolti. qualcosa perché questa città non Oggi, i giovani che sentono rimanga sempre la cenerentolal’ammonimento della cultura? Ci si rende conto che a considerare la democrazia come un sistema buono, ma non perfetto, sono questa è un’occasione da non perdere per ildemocratico turismo, per la rinascita in genere stupiti dalla limitazione. L’aggettivo è connotato da di città?positivo, In questo senso siamo grati paragonato alla Fondazione CARIT unquesta senso sempre perché è inevitabilmente ai suoi opposti storici: l’autocrazia, la dittatura, In che senso, allora, può che si sta adoperando per unal’assolutismo. mostra leonardesca nelle salesidella considerare solo non più semplicemente perfetto? Fondazione e simigliore, è resa epromotrice di iniziative per il rilancio del spiega che il difetto della democrazia sta nel fatto che turismoInegenere, per la si valorizzazione di quel paesaggio tanto ammirato, le minoranze devono subire la volontà della maggioranza: per sua natura, il descritto, rappresentato del Grand Tour. meccanismocantato, democratico prevede chedai unaviaggiatori parte di cittadini non vedano Aspettiamo chedesideri. anche ilTant’è Comune si che attivi questo fronte maniera esauditi i propri vero la su perfettibilità della in democrazia si misuraconcreta. in genere Se sullo sforzo uno stato fa nel cercare di salvaguardare, decisa, non ora,che quando?
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Valnerina di Resurrezione Giampiero Raspetti
Progetta
In prima di copertina pubblichiamo: La Cascata delle Marmore ha 200.000 anni. L’asserzione può destare compiacimento, curiosità, incredulità, ironia, perfino sarcasmo. In realtà, una nutrita bibliografia scientifica multidisciplinare presenta, da almeno venti anni, sulla base di analisi condotte soprattutto nell’ambito del bacino di Rieti, questa verità relativa. Una verità che non ha fatto clamore, non ha seguito, come del resto tante altre sicure conquiste della scienza, poiché ci hanno pasciuti, ab initio, con il fideismo nei confronti di suggestioni speciose. Numeri: al 200.000 aggiungo il 18 milioni. Si tratta degli anni fa in cui inizia la genesi dei monti Appennini, formatisi per gli assestamenti del terreno, in continuo e vitale fermento (leggere l’articolo di Enrico Squazzini a pagina 12). Analoghe modalità per le montagne delle Alpi che, vecchie solo di 30 milioni di anni, sono giovincelle rugose rispetto a quelle degli Appennini. Giovincelle rispetto ai 4,5 e ai 15 miliardi di anni che oggi il mondo scientifico dimostra inconfutabilmente costituire l’età della Terra e dell’Universo, chiamato Ouranos (stellato) da Esiodo, Cosmos (ornato) da Pitagora, Mundus (puro) dai Latini. Sarebbe bello se fossimo tutti in grado di riflettere su senso e significato di 18 milioni di anni, "diversissima" dimensione rispetto a 18 milioni di lire o 18 milioni di euro o 18 milioni di cucuzze. Queste tre quantità riusciamo a sentirle e ad afferrarle, ma quella relativa agli anni, giammai, abituati come siamo a credere che la vita sia iniziata all’incirca una manciata di anni fa, come alcuni, facendosi rappresentare solo dalla loro fede, professano, totalmente incapaci però di dare la più minuta spiegazione scientifica o logica degli imponenti fenomeni naturali e biologici avvenuti in precedenza, in tempi rispetto ai quali l’era volgare e qualche millennio prima rappresentano solo un battito di ciglia. E sarebbe bello, per non riversare malvagità contro i nostri figli e per non avvezzarli a fanfaluche e superstizioni, che tali riflessioni si facessero correntemente anche a scuola affinché possano, i nostri figli, crescere con maggior consapevolezza della storia dell’uomo, della natura e dei suoi misteri e conoscano meglio, in particolare, cause ed effetti dei terremoti. Anche in relazione a questa cultura da diffondere e nell’ambito della propria attività, Terni Progetta sta impegnando i propri esperti, finalizzando tutto alla conoscenza del territorio non solo per saperne di più e meglio conoscerlo ed amarlo, ma anche perché questo rimane l’unico modo per creare, al fine di raggiungere un futuro favorevole e felice, eventi correttamente intonati alla sua storia, alle sue dovizie, alla sua versatilità. Altrimenti si genererebbero solo sciocchezze ad usum birrocchi, ancora e sempre di moda. Chi non studia, non riflette, non conosce, può solo tentare di imporre agli altri i propri tarli mentali o solo cercare di copiare quello che altri fanno, ma per altre occasioni e per altri orizzonti territoriali. Oppure si affanna per quelle festicciole paesane il cui corto respiro coinvolge, al massimo, qualcuno de ju lu puzzu. Se studiare il fenomeno della evoluzione ci fa meglio conoscere l’Universo, la vita e noi stessi, sapere che le nostre montagne per nascere e crescere, per effetto di sommovimenti del terreno, hanno impiegato milioni di anni -e lo faranno ancora per miliardi di annici dà, tranquillizzandoci un poco, il senso dell’intensità usuale dei singoli terremoti a cui, negli anni, siamo soggetti e meglio chiarisce 8
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l’affermazione ormai generale dei geologi per cui tra 50 milioni di anni l’Italia si dividerà in due lungo la dorsale appenninica e una delle due parti, quella orientale, prenderà il posto del mare Adriatico. Se riuscissimo a capire senso e significato di 50 milioni di anni da vivere, ci daremmo ragione della porzione di terremoti che ineluttabilmente, ma lentamente, si verificheranno nel corso degli anni. Se ci fossero infatti spostamenti anche di un solo centimetro per ogni anno (in Valnerina, ce ne sono stati, recentemente, ben più imponenti!), in un secolo la trasformazione sarebbe di un metro, in un millennio di 10 metri, in un milione di anni di 10 chilometri, in 50 milioni di anni di ben 500 chilometri... e l’Adriatico… c’era una volta, or non c’è più! La normale accettazione della verità sarebbe salvifica per l’uomo perché interromperebbe finalmente gli scompensi mentali legati alla concezione ormai penosa di un Giove che scaglia fulmini su poveri disgraziati o appesta i non credenti o ordina di uccidere gli infedeli. Ma quel che conta ancor più è che si saprebbe dove costruire e come costruire. E si metterebbe tutto in sicurezza con opere che prevengano lutti e miserie. La cultura, non le fanfaluche inventate contro la scienza, potrà salvare l’uomo e donargli la vita civile che merita. Proprio a questo fine Terni Progetta sta organizzando eventi culturali legati alla conoscenza del territorio. Lo fa anche relativamente agli eventi sportivi, perché ritiene che lo sport, essendo regola, disciplina ed educazione e dovendo corrispondere alla felice intuizione greca del kalos kai agatos (bello e buono, curato nel fisico cioè per far risplendere la propria mente) sia soprattutto pratica che educa ai più alti valori: dignità, integrità morale, spirito di sana competizione. E questa è cultura, la cultura che, come tale, unisce e non divide (chi divide è, al più, un erudito, non un colto!). La cultura dunque che noi cerchiamo di assumere, promuovere, provocare e diffondere farà in maniera che la nostra splendida Valnerina possa risorgere, non per incanto né per magia, non per concessione astrale né per miracolo. Saper mettere insieme ed unificare scienza, conoscenza, storia, arte, filosofia, religioni, tradizioni e vocazioni di popoli diversi: questo è il nostro presuntuoso e temerario compito. Ma, con il conforto di coloro -moltissimi quelli che hanno saputo cogliere fruttuose opportunità e che sarebbero poi proprio i primi beneficiari di una rinnovata e felice stagione del territorio- che potrebbero sostenere finanziariamente molte manifestazioni, con il concorso delle vostre idee, delle vostre conoscenze, della vostra cultura, vinceremo la scommessa culturale così che, anche mediante i nostri comuni progetti, la Valnerina risorgerà!
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CONSORZIO DI BON Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it
Il Consorzio Tevere Nera svolge le proprie attività per la difesa del territorio, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo economico della propria comunità
CUSTODE DEL
MANUTENZIONI Ripristino, riparazione e miglioramento dei corsi d’acqua ottimizzandone la funzionalità, in relazione agli aspetti idraulici, ambientali e naturalistici. Le attività prevedono: l’eliminazione degli accumuli di materiali (alluvionali, vegetali od altro), il taglio e la triturazione della bassa vegetazione, il taglio selettivo degli alberi, la verifica della funzionalità idraulica di ponti e tombini.
Fosso Renaro – Castiglione in Teverina
DIFESA IDRAULICA Il Consorzio esegue interventi volti a proteggere gli insediamenti e la popolazione dal rischio di eventi di piena e dissesto idraulico. Tipiche difese di sponda sono gli argini, i muri, le gabbionate, le scogliere in pietrame e le palificate spondali. L’erosione al fondo dei corsi d’acqua, viene di norma controllata con opere trasversali quali briglie, soglie di fondo e mantellate. Messa in sicurezza città di Terni e zona industriale Terni – Narni III stralcio 2° lotto e 3° lotto.
Torrente Arnata – Todi / Avigliano
Realizzazione argine – Zona Maratta – Terni Fosso Vallecaprina – Terni
Fiume Nera – Arrone (Tr) Realizzazione argine – Zona Maratta – Terni
manutenzione sponde Fiume Nera Gole del Nera – Narni (Tr)
Fosso Biagetto – Loc. Macenano - Ferentillo (Tr)
Fosso Viola – Bomarzo (Vt)
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Ripristino officiosità idraulica Torrente Rio Bagno – Todi ( Pg)
IFICA TEVERE NERA
LL'AMBIENTE
IRRIGAZIONE Le tipologie di servizio irriguo gestite dal consorzio sono due: - irrigazione a scorrimento: attualmente funzionante solo nel Comune di Terni; - irrigazione a pioggia: in esercizio, per il bacino del Fiume Nera, nei Comuni di Terni, Narni e Sangemini. Per il bacino del Tevere in esercizio nei comuni di Guardea, Baschi e Montecchio. Sono in corso lavori per il potenziamento del servizio irriguo.
Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
ACCORDI DI PROGRAMMA In cofinanziamento con i Comuni del comprensorio consortile, i Domini collettivi e le Università agrarie, il Consorzio esegue interventi per la manutenzione di strade vicinali ad uso pubblico.
Rialzo spondale Fiume Nera Via del Cassero – Terni
Strada di Morruzze – Comune di Baschi
cabina di sollevamento idrico di Baschi
Vasca in Comune di Castiglione in Teverina
Strada Macchia Morta – Comune di Stroncone
scavo per alloggiamento paratie mobili Via del cassero – Terni
Irrigazione a pioggia
Strada Nataiano – Porchiano di Amelia Comune di Amelia Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Viviamo in un Mondo che Cambia Dalla Tettonica delle Placche alle nostre terre appenniniche
Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone
Fra i fenomeni naturali che distinguono il nostro pianeta, la Tettonica delle Placche è uno dei più importanti. Di fatto, costituisce il motore di quanto avviene sia sulla superficie della crosta terrestre, che appena al disopra di questa, cioè nell’atmosfera, che al disotto a una certa profondità, ovvero nella parte superiore del mantello terrestre. Qui il mantello è caratterizzato da un sottile guscio di materiale fluido, parzialmente fuso ad alta temperatura, e ricco di acqua che lo rende più soffice rispetto alle rocce circostanti. La sua presenza permette al guscio che vi poggia sopra, suddiviso in un certo numero di placche di diverse dimensioni, di muoversi. I movimenti reciproci fra le placche avvengono con velocità diverse e ciò comporta che in alcuni casi esse si scontrino mentre in altri si allontanino. La collisione fra due placche provoca il sollevamento delle catene montuose mentre l’allontanamento può condurre alla nascita di un nuovo oceano. La Tettonica delle Placche è un fenomeno globale dalla natura quasi inafferrabile, gigantesco e difficile da comprendere. Per questo ci sembra così distante! Eppure le cose stanno diversamente tanto che anche a noi, genti umbre, la Tettonica delle Placche ci riguarda da vicino più di quanto siamo abituati ad immaginare. Anzi, in qualche modo dobbiamo ritenerci figli della Tettonica
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delle Placche. Vivendo nelle vallate della catena montuosa appenninica, sostanzialmente la nostra vita è scandita, come lo è stata per le antiche popolazioni che ci hanno preceduto su questo territorio, dagli innumerevoli eventi connessi con l’evoluzione dei rilievi montuosi. Gli Appennini sono, in ordine di tempo, la seconda catena montuosa che caratterizza la penisola italiana costituendo, di fatto, la colonna vertebrale di tutto lo stivale. La storia geologica di questa dorsale è stata finora assai complessa e travagliata e, iniziata a partire da almeno 18 milioni di anni fa, è in pieno svolgimento ancora oggi. In effetti, le sequenze sismiche, che si susseguono nel tempo anche nelle nostre aree del centro Italia, costituiscono un efficacissimo promemoria dell’esistenza di questo fenomeno. Tutti noi siamo molto poco abituati a ragionare su tali argomenti ma, a pensarci bene, il sollevamento di una catena montuosa è, senza dubbio, il fenomeno più impressionante e sconvolgente fra quelli esistenti in natura. Certamente un fenomeno in grado di restituire la giusta dimensione all’avventura umana su un pianeta dinamicamente attivo. Ma torniamo a noi. Sul teatro della scena di “casa nostra” si affacciano tre grandi attori principali: la placca eurasiatica, la placca tirrenica e la placca adriatica; quest’ultima costituisce una sorta di grande promontorio africano allungato verso Nord. Sotto il Mar Mediterraneo la dinamica terrestre scatena tutta la sua potenza. Qui, letteralmente sotto i nostri piedi, avviene l’inverosimile: il settore europeo, facente parte della placca eurasiatica, si inflette al disotto della placca adriatica. Questo fenomeno, noto fra
i geologi come subduzione, si è innescato oltre 30 milioni di anni fa dando origine alle Alpi. Più a Sud, la placca adriatica è indotta a sprofondare sotto la placca tirrenica. Questo secondo meccanismo, innescatosi circa 18 milioni di anni fa, è responsabile del sollevamento degli Appennini. Ciò significa che la catena appenninica è più giovane di quella alpina. In entrambi i casi, mentre le rocce che sprofondano nelle viscere della Terra, spinte ad una certa profondità nel mantello, verranno fuse e riciclate come fluidi magmatici, la pellicola più superficiale della crosta terrestre si accartoccia letteralmente in una collisione titanica. L’accavallarsi di una parte della placca adriatica sopra l’Europa ha fatto sì che una delle più imponenti montagne alpine, il Monte Cervino, sia, dal punto di vista geologico, un pezzo d’Africa in terra europea. E’ proprio vero che la storia dei confini rappresenta una piccola faccenda esclusivamente umana! L’Italia è una delle poche aree sul pianeta in cui due fenomeni di subduzione avvengono l’uno a ridosso dell’altro e questo ne fa, praticamente, l’area più studiata al mondo dal punto di vista geologico. Non a caso lo studio delle Alpi ha favorito la formulazione delle più importanti teorie geologiche. A distanza di decine di milioni di anni, anche oggi ogni tanto ci tocca ascoltare il “respiro della terra” che non si è ancora arrestato e che, nel nostro caso umbro, si manifesta soprattutto sotto forma di terremoto. E’ la pellicola superficiale della crosta terrestre, dove noi viviamo le nostre faccende quotidiane, che continua inesorabilmente ad accartocciarsi, ma così lentamente da rammentarcelo solo ogni tanto.
Francesco Patrizi
M
entre osserva l’oceano sorseggiando un bicchiere di vino di palma nel porto di Pointe-Noire, nella Repubblica del Congo, Peperoncino comincia a delirare, non ricorda il passato e non riconosce le cose, forse è affetto da amnesia o forse si è sintonizzato fin troppo con la schizofrenia del suo paese… La vicenda ha inizio negli anni ’70 un po' più a sud, nel vicino Angola all’indomani dell’indipendenza dal Portogallo: ci sono due fazioni che si contendono il governo e il Sudafrica (all’epoca confinante in quanto comprendeva la Namibia), temendo l’avvento della fazione comunista, sferra l’operazione Savannah e invade il paese, trascinandosi dietro gli attori principali della Guerra Fredda, Usa e URSS. La risposta armata arriva da Cuba: nel 1975 Fidel Castro lancia l’Operación Carlota per supportare i fratelli comunisti del Movimento Popolare di Liberazione dell’Angola (MPLA) contro l’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA) sostenuta invece dagli Stati Uniti, dal Sudafrica e dallo Zaire (ex Congo Belga oggi Repubblica Democratica del Congo). Nella cruenta battaglia di Cuito Cuanavale, Castro ne esce vincitore e il Sudafrica ritira l’esercito. Il conflitto interno durerà invece fino al 2002. Durante l’occupazione dell’Angola, l’esercito sudafricano, per debellare le rivolte interne, decide di eliminare tutti i maschi in età da soldato, a partire dagli 11 anni, mentre consente
Peperoncino congolese in salsa cubana
alle femmine di lasciare il paese. Così una nutrita schiera di angolane si riversa a Pointe Noire, in quello che allora era chiamato Congo Francese, dove fanno base le truppe cubane. Ed è qui che la libera uscita dei soldati dà vita a
una generazione di meticci dalla pelle d'argilla e gli occhi color caffè destinati a crescere senza padre. Fidel Castro, che ha messo in conto l’inconveniente, finanzia l’apertura di un orfanotrofio per accogliere questi frutti illegittimi dell'Operación Carlota. Proprio in questo orfanotrofio comincia la storia di Peperoncino, eroe eponimo dell’ultimo romanzo di Alain Mabanckou, lo scrittore nato nel quartiere delle prostitute angolane, cresciuto con compagni di sangue misto cubano, trasferitosi a Parigi per completare gli studi e divenuto il primo autore subsahariano pubblicato dalla prestigiosa Gallimard. Eppure è con un tono molto leggero e divertito che Mabanckou racconta nei suoi romanzi, soprattutto nell’ultimo Peperoncino (66thand2nd, 2016), storie di bande di orfani afro-cubani senza tetto né legge che scorazzano nei sobborghi di una città dalla pelle multicolore, dove la magia convive con il buonsenso e dove il comunismo d’importazione nasconde, sotto una veste ideologica, le vecchie lotte tribali. Convivere con un passato coloniale così travagliato e trarne materiale letterario all'insegna dell'ironia è una dote rara che ha consentito ad Alain Mabanckou, che oggi insegna all’Università della California, di divulgare con un taglio originale la sanguinosa storia africana al di sotto dell’equatore.
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Biblioteche 2.0 L
o sapevate che...? La biblioteca più vasta del mondo è la British Library con circa 170 milioni di libri, mappe e altri documenti storici, alcuni dei quali risalenti al 300 a.C., che la lunghezza dell’ingresso della Biblioteca del Trinity College di Dublino, risalente al XVIII secolo, è di ben 65 metri, che sono circa 35.000 le iscrizioni su ossa oracolari e gusci di tartaruga della dinastia Shang conservate alla Biblioteca Nazionale della Cina, mentre l’Abbazia di Admont, in Austria, ospita la biblioteca monastica più grande del mondo e che la Biblioteca di Varsavia ha un giardino botanico situato sul terrazzo, uno dei tetti verdi più belli d’Europa. Da anni il sapere contenuto in tutte quelle pagine antiche viene, giorno dopo giorno, “duplicato” nel mondo digitale. Un esempio di felice connubio tra Internet e le biblioteche è rappresentato da Google Books (https:// books.google.it/). Le biblioteche stanno radicalmente cambiando ruolo e veste, sorge quindi spontaneo chiedersi: ma se viene tutto digitalizzato, serviranno ancora? Nonostante le oggettive difficoltà,
Alessia Melasecche alessia.melasecche@libero.it
soprattutto economiche, le biblioteche resistono. Volete mettere il gusto di passeggiare con il naso all’insù fra le sale in mezzo a migliaia di libri esposti e respirare storia e cultura? E quanto alle nuove strutture ne vengono sempre più spesso progettate di moderne dalle cosiddette “archistar”: bellissima la Philological Library di Berlino disegnata da Norman Foster. In altri casi, i nuovi edifici, sono diventati addirittura i simboli della città in cui sorgono, come nel caso de The Black Diamond, l’ampliamento di granito nero della Royal Danish Library di Copenhagen. Inutile illudersi, se la loro esistenza fosse legata solo alla tradizionale consultazione di testi, di certo non basterebbe a garantire in futuro la sopravvivenza di molte di esse anche se gli oltre 1.174 milioni di visitatori delle circa 70.000 biblioteche europee si indignerebbero sicuramente al pensiero di un mondo senza biblioteche. Uno dei criteri per farle evolvere è quello ormai in voga di trasformarle da edifici staticamente ricolmi di libri, in una fonte di numerosi servizi accessibili a tutti.
Come? A chi non basta il fascino del luogo o l’odore delle pagine antiche, vengono oggi offerte opzioni che vanno molto al di là della seduzione delle quiete sale di lettura. È infatti possibile consultare e-book, file audio e video spesso non disponibili su internet… o sposarsi come nelle sale del ‘900 della New York Public Library o addirittura trovare alloggio e conforto, come nella Biblioteca Centrale di San Francisco dove si è dato ricovero a 150 senzatetto e assistenza a circa 800 cittadini, grazie al supporto di assistenti sociali e di personale specializzato. Sicuramente, non meno importante, la funzione della biblioteca quale strumento di democrazia della cultura, un luogo quindi per promuovere l’alfabetizzazione dei più piccini, ma anche quella più evoluta dei grandi, in cui l’accesso non è determinato dai mezzi personali di cui si dispone, non è neppure necessario saper usare internet, perché in biblioteca ci sono bibliotecari e addetti preparati e pronti ad aiutare tutti. Certo, non è esattamente quanto accaduto a Terni circa dieci anni fa, precisamente nel settore emeroteca, quando fu deciso dal Comune, in modo unilaterale, di mandare al macero decenni di quotidiani che ricordavano la storia e la cronaca locale, conservando solo L’Unità e La Repubblica perché, si disse, erano i più letti. A nulla valsero le proteste, tra cui quella del Prof. Vincenzo Pirro, in un memorabile articolo sulla rivista Memoria Storica. A volte ci si fa scudo della parola democrazia, ma l’agire è in realtà dettato da altro scopo. Chi a suo tempo si oppose strenuamente sottolineò che oltretutto quei quotidiani fossero fonte inesauribile di ricerca per gli studenti iscritti all’Università, Corso di Laurea in Scienze Politiche insediato nel recuperato Convento di San Valentino. Purtroppo il problema è stato poi risolto chiudendo anche quello.
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Paul François Georgelin
Il termine di linguista era nato nel XVII secolo e quello di linguistica verrà creato dallo scrittore francese Charles Nadier nel 1833. Poi nasceranno nuovi concetti di linguistica e verranno definiti quelli di linguistica comparata, grammatica, filologia, fonologia, glossematica, semiotica e semantica. La ricerca della lingua originaria ha infatti sviluppato uno straordinario interesse per la scienza del linguaggio e delle lingue, dopo che l'orientalista inglese sir William Jones avesse fatto notare, in una lettura davanti alla Royal Asiatic Society di Calcutta nel 1789, le similitudini tra il sanscrito e le lingue europee, di cui individuava i gruppi. Una prima grammatica del sanscrito venne pubblicata in latino l'anno successivo. Nel 1816, il linguistico tedesco Franz Bopp pubblicava una "Grammatica comparata delle lingue indoeuropee". Un filosofo e linguista tedesco, Wilhelm von Humboldt, riconosceva la relazione tra la forma e il pensiero nel linguaggio in "Sulla comparsa delle forme grammaticali e la loro influenza sullo sviluppo delle idee" del 1822 e "Sulla diversità delle strutture del linguaggio umano" del 1835. Il linguaggio è allora un fenomeno in costante evoluzione, che deve adattare i mezzi fonici all'espressione del pensiero. Questi due linguisti, con il francese JeanLouis Burnouf, il tedesco Jacob Grimm e il danese Rasmus Rask, fondavano la scienza moderna del linguaggio. Ma i linguisti di questo secolo, oltre alla filologia e alla filosofia del linguaggio, si impegnarono soprattutto in studi di linguistica comparata, il cui centro era la famiglia indoeuropea. Infatti, i linguisti indoeuropeisti considerevano ancora durante tutto il XX secolo questa famiglia come centrale e isolata e negavano ogni relazione con qualsiasi altra famiglia. Da allora, niente poteva fermare l'approfondimento e l'estensione della ricerca linguistica. Nel 1916 veniva pubblicato, post mortem, il "Corso di linguista generale" del linguista svizzero Ferdinand de Saussure. Segnalava la differenza tra linguistica sincronica e linguista diacronica, tra la lingua, fatto sociale, e la parola, manifestazione individuale del linguaggio. Parlando di dialetti, diceva che non hanno limiti determinabili e distruggeva il mito dell'etimologia, perché l'origine dei vocabili può essere accertata per pochissimi. Infatti, nel crogiolo paleolinguistico di ciò che non era ancora l'Europa, molti popoli preistorici, iberi, baschi, liguri e altri, avranno lasciato un certo substrato linguistico nelle nostre lingue. De Saussure venne allora considerato come il padre della linguistica moderna. Uno dei migliori linguisti francesi, Antoine Meillet, che aveva seguito i suoi corsi, pubblicherà "Introduzione allo studio
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7° - La rivoluzione linguistica comparato delle lingue indoeuropee" nel 1903, "Linguistica storica" nel 1921 e "Linguistica generale" nel 1936 e sarà riconosciuto come caposcuola dei francesi Emile Benveniste, André Martinet, Marc Cohen e del danese Louis Hjelmslev. In Europa occidentale, vennero creati centri linguistici dopo la prima guerra mondiale. Nel 1926, tre linguisti russi lasciano la scuola di Mosca e raggiungono la scuola linguistica di Praga: Roman Jakobson, Nicolaj Trubetzkoj, che avrà una influenza preponderante nelle attività del gruppo, e Serghej Karcevski. Ispirandosi a de Saussure, presentano nel 1928 le tesi fondatrici della fonologia strutturale. Linguisti francesi, tra altri, parteciperanno alle pubblicazioni di Praga: Lucien Tesnières con "Elementi di sintassi strutturale", Emile Benveniste con "Problemi di linguistica generale", André Martinet con "Elementi di linguistica generale" e Joseph Vendryes con "Il linguaggio". Nel 1931, il danese Louis Hjelmslev crea il Circolo di Copenaghen con H.S. Uldall e Viggo Brøndal. Hjelmslev, il cui nome è legato alla glossematica, che elaborò con Uldall, è considerato come il fondatore dello strutturalismo, con "Struttura fondamentale del linguaggio". Inoltre, pubblicò "Prelegomeni a una teoria del linguaggio" e "Il linguaggio". Il pensiero di Brøndal è di ritrovare nelle lingue le concezioni della logica naturale. Il danese Otto Jespersen, dopo studi sulla lingua inglese, produce "Linguaggio, natura, sviluppo e origine", "La filosofia della grammatica" e "Umanità, nazione, individuo, da un punta di vista linguistico". Questi avevano incontrato lì il glottologo Holger Pedersen, che definirà il linguaggio "qualsiasi mezzo di comunicazione tra gli esseri viventi". In Italia, il primo trattato di linguistica è ovviamente il "De vulgari eloquentia" di Dante, alla ricerca di un volgare italiano che sia al di sopra di quelli esistenti. La sua lingua e il latino saranno il riferimento di una linguistica italiana storica, filologica e filosofica fino al XVIII secolo. La particolarità dello sviluppo della ricerca linguistica in Italia sta nel fatto che, in un paese diviso tra molti centri di potere e una grande diversità di dialetti, l'italiano letterario è parlato da una infima classe egemonica che parla pure il dialetto nella vita quotidiana, mentre il latino è praticato dalla gente di Chiesa nei rapporti personali e internazionali. E ancora nel XV secolo, i commercianti che viaggiavano all'estero studiavano il latino. Infatti, l'uso della lingua italiana era ancora da definire all'inizio dell'ottocento. Gli albori della linguistica italiana moderna vedranno un'opposizione tra il purismo del predicatore Antonio Cesari, che proponeva l'uso della lingua del trecento nella sua
"Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana" del 1810, e Giulio Perticari che difendeva l'opportunità dell'uso della lingua dei classici del cinquecento nel suo "Degli scrittori del trecento e dei loro imitatori" del 1818. Ma questi dimenticavano che una lingua viene creata ogni giorno non dai grammatici, ma dalla gente nelle relazioni sociali e le esigenza tecniche. Per la stesura de "I promessi sposi", Alessandro Manzoni aveva voluto, per poter essere letto da tutti, trovare una lingua d'uso quotidiano, che fosse anche comune negli ambienti colti. Ma dopo un soggiorno a Firenze nel 1827, fu convinto che il dialetto fiorentino, illustrato da Machiavelli, Dante e Boccaccio, fosse il più adatto. Si decise allora a correggere il libro già pubblicato, che ebbe così una seconda edizione nel 1840. Ma il problema della lingua si presentò di nuovo dopo la proclamazione del regno d'Italia nel 1861, dato il grande numero di dialetti. Una commissione presieduta da Manzoni fu costituita nel 1867 a Firenze, allora capitale del regno dopo Torino, al fine di fare ciò che in 500 anni nessun potere era stato capace di imporre alle province: "preparare tutti i provedimenti e i modi coi quali si possa aiutare e rendere più universale in tutti gli ordine del popolo la notizia delle buona lingua e della buona pronunzia". Manzoni scrisse il rapporto della commissione, dicendo che il vocabolario era lo strumento più utile per far diventare il fiorentino lingua italiana. Il rapporto venne pubblicato sotto il titolo "Dell'unità della lingua e dei mezzi per diffonderla".
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Medicina & Salute
Prevenzione al Femminile TERNI
18 MARZO 2017
TUMORE AL SENO SENZA NODULI
Dott.ssa Lorella Fioriti
Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta
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Un nodulo al seno è probabilmente il sintomo più noto del tumore mammario. A volte questo sintomo non è però presente e bisogna prestare attenzione ad altri campanelli d’allarme. Secondo alcune indagini, circa il 17 per cento delle donne che ricevono una diagnosi di tumore al seno presentano altri sintomi quali ad esempio: anomalia del capezzolo (per esempio rientro del capezzolo rispetto al normale) o secrezioni insolite da esso, anomalia nella forma della mammella, cute a buccia di arancia e arrossamento diffuso in prossimità dell’areola, ulcere cutanee, fossette cutanee, noduli ascellari o ingrossamento del braccio. Gli oncologi spiegano che nella maggior parte dei casi un tumore al seno può essere individuato attraverso un’accurata
autopalpazione, una pratica che permette di individuare eventuali noduli o altre anomalie (l’individuazione di un nodulo al seno non sempre indica un tumore mammario). Come per ogni malattia, prima si iniziano le cure, meglio è. Anche nel caso di un tumore al seno è molto importante pianificare e iniziare il trattamento il prima possibile, la diagnosi precoce è quindi cruciale per migliorare le probabilità di guarigione. Le donne che sono preoccupate per la presenza di un qualunque problema al seno non dovrebbero quindi esitare a farsi visitare da uno specialista.
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TUMORE ALLA CERVICE: Come fare Prevenzione
I
dati circa l'incidenza e la mortalità per carcinoma della cervice hanno subito una riduzione negli ultimi anni. Tale dato, maggiormente evidente nelle popolazioni di paesi maggiormente sviluppati e dotati di più risorse economiche, è sicuramente il risultato di campagne volte alla prevenzione mediante esami di screening del carcinoma della cervice uterina. L'età di incidenza del tumore del collo dell'utero è all'incirca intorno ai 49 anni. Il principale fattore di rischio per questa neoplasia è rappresentato dall'infezione da HPV. Un virus a DNA che si trasmette attraverso i rapporti sessuali. Tra gli altri fattori di rischio troviamo il fumo di sigaretta, la gravidanza, le situazioni di immunodepressione e un numero elevato di partner sessuali. Presentare l'infezione da HPV non vuol dire assolutamente sviluppare il tumore della cervice. Il sistema immunitario del nostro organismo può combattere l'infezione virale e la paziente negativizzarsi ai successivi controlli. Se l'infezione diventa persistente, il virus può integrarsi nel genoma della cellula e cominciare a produrre il suo effetto citopatico portando allo sviluppo di lesioni precancerose, che se non identificate e trattate potranno trasformarsi ulteriormente in tumore del collo dell'utero.
Come è possibile fare prevenzione? La prevenzione può essere primaria o secondaria. La prevenzione primaria si attua attraverso un programma di vaccinazione contro l'HPV (papilloma virus umano) per il quale sono disponibili un vaccino bivalente, un vaccino quadrivalente e, di recente ingresso sul mercato, un vaccino nonavalente, che verrà offerto anche alla popolazione di sesso maschile. La vaccinazione viene offerta gratuitamente tra gli 11 e i 12 anni a tutte le bambine e in alcune regione anche agli individui di sesso maschile, sempre in età compresa tra 11 e 12 anni. Il vaccino consta di 3 dosi e deve essere effettuato possibilmente prima che che inizi l'attività sessuale. La popolazione femminile vaccinata dovrà comunque eseguire, quando l'età lo richiederà, il pap test. La prevenzione secondaria prevede l'utilizzo di esami di screening come il pap test convenzionale o in strato sottile e l'HPV test. Il pap test, secondo programma di screening può essere eseguito da tutte le donne di età compresa tra 25 e 35 anni ogni tre anni, se negativo. Dopo i 35 anni viene offerto alle donne, nell'ambito del programma di screening regionale, il test per l'identificazione dell'HPV, che, se negativo, può essere ripetuto ogni 5 anni. Qualora necessario al test primario per HPV verrà associato il pap test.
Queste metodiche di screening consentiranno di identificare la popolazione a rischio che dovrà eventualmente sottoporsi ad esami di secondo livello come la colposcopia e la biopsia mirata della porto. L'infezione da HPV e le lesioni preneoplastiche del collo dell'utero (CIN1 CIN2 e CIN3) sono spesso asintomatiche. Per tale motivo qualunque donna anche se non presenta sintomi e segni particolari deve eseguire un controllo annuo presso il proprio ginecologo di fiducia. Ogni donna deve avere la consapevolezza che il tumore del collo dell'utero oggi può essere trattato in maniera radicale grazie alla diagnosi precoce che può essere effettuata proprio mediante i test di screening a loro disposizione.
DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789) BIOS – Via Linda Malnati 15 - Terni (0744 403904)
OSTEOPATIA, MALOCCLUSIONE E POSTURA
A
nche nel campo dell’odontoiatria, l’osteopatia può strettamente integrarsi. Infatti, essendo l’osteopatia una scienza olistica, prende in considerazione anche tutte le problematiche legate al sistema stomatognatico il quale ha un ruolo importante nell’equilibrio posturale e nella dinamica respiratoria. L’osteopata può collaborare con il medico dentista nella risoluzione di varie problematiche occlusali attraverso la valutazione del rapporto cranio-cervicomandibolare. L’idea fondamentale è che tutte le parti del corpo sono strettamente correlate tra di loro. La bocca e la mandibola non sono parti separate dal resto del corpo ed i cambiamenti in queste zone influenzeranno il corpo stesso e viceversa. L’osteopata non ha la conoscenza del dentista ed il dentista
non ha la conoscenza dell’osteopata, tuttavia insieme possono collaborare per risolvere ottimamente i problemi di malocclusione dei loro pazienti. Ad esempio se una persona ha problemi cronici di deglutizione, i muscoli coinvolti saranno contratti creando tensione alla mandibola, al viso, al collo e alla parte alta della colonna vertebrale. Questo può causare la caratteristica postura con la testa spostata in avanti, e lordosi cervicale e lombare più accentuate. Con l’incremento della tensione dei muscoli della deglutizione, la mandibola si muove posteriormente rispetto alla sua normale posizione per creare un compenso. Questo porterà stress all’articolazione temporomandibolare con indolenzimento, dolore e il classico rumore di “click”. In più ci sarà una malocclusione dei denti, ponendone alcuni sotto eccessive forze ed altri sotto minime. L’aumento delle forze meccaniche su alcuni denti porterà dolore ai denti e problemi gengivali, rendendoli più suscettibili alle infezioni. Alcuni di questi problemi possono essere trattati con l’osteopatia, altri richiedono un intervento combinato con l’odontoiatra.
Qualsiasi intervento che comporti modifiche occlusali (apparecchi ortodontici, protesi, estrazioni) comporta un adeguamento posturale. Il trattamento osteopatico può facilitare questo adattamento, o può correggere i fastidi correlati. I sintomi che possono essere trattati osteopaticamente che dipendono da una malocclusione sono: zz Dolore al viso zz Cefalea ed emicrania zz Nevralgie (es. del trigemino) zz Sinusite zz Bruxismo zz Otite zz Cervicalgie zz Mal di schiena
Marzia Martellotti Osteopata D.O.
Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio
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AZIENDA OSPEDALIERA L’OSPEDALE DI OGGI E L’O Qual è l’ospedale che vorremmo? Che tipo di ospedale potremmo desiderare da cittadini, pazienti, familiari ma anche da professionisti sanitari? Certamente un ospedale capace di garantire cure sempre più personalizzate, prestazioni appropriate, sicure e di qualità, e anche percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali facilmente accessibili. Un’azienda in grado di ottimizzare tutte le risorse disponibili e, soprattutto, capace di promuovere e gestire quei processi di innovazione -in termini scientifici e tecnologici ma anche logistici e organizzativi- indispensabili per rispondere in modo adeguato all’evoluzione dei bisogni di salute della popolazione.
Dott. Maurizio Dal Maso Direttore generale dell'Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni
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un anno dall’inizio del suo mandato, il direttore dell’Azienda Ospedaliera di Terni, Maurizio Dal Maso, ha voluto fare il punto sul processo di riorganizzazione avviato all’ospedale in un incontro pubblico che si è svolto lo scorso 7 marzo (L’Ospedale che vorrei. Traguardi e obiettivi per un cambiamento di qualità). Protagonisti attivi dell’evento sono stati i Dirigenti medici ospedalieri che, insieme alla Direzione, hanno presentato un piano di riorganizzazione e assessment dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni finalizzato ad innalzare sempre di più il livello di qualità e di personalizzazione delle cure nell’ottica di un cambiamento che deve rispondere all’evoluzione dei bisogni della popolazione. “Il rinnovamento in sanità -ha ricordato il direttore generale- esige un processo di evoluzione e di ri-orientamento delle attività, che coinvolge tutti i professionisti protagonisti dei processi di cura e della tutela della salute, nessuno escluso; questa è la regola delle organizzazioni sanitarie e quindi anche dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni”. E ancora: “L’obiettivo è quello di diventare l’Ospedale di insegnamento di riferimento del centro Italia e ci sono tutte le potenzialità umane, strutturali e tecnologiche per diventarlo in pochi anni, ma dobbiamo lavorare tutti insieme in un’unica direzione, facendo sistema e abbandonando il passato organizzativo che è alle nostre spalle e che non è oggi sostenibile perché non più in linea con quello che chiedono i pazienti”. In questa visione del futuro rientra l’esigenza di un modello di ospedale “a misura di paziente”, sempre più umanizzato e che recuperi la centralità del malato, e l’Azienda Ospedaliera di Terni si sta infatti orientando verso un nuovo modo di pensare l’ospedale che si sta affermando in Italia e che prevede l’articolazione dell’assistenza e delle risorse per intensità delle cure e complessità assistenziale, superando la classica organizzazione per unità operative, che in alcuni casi si è rivelata non più funzionale alle esigenze dei pazienti, non sempre efficiente dal punto di vista produttivo e a volte anche non adatta a garantire la qualità, la sicurezza e l’integrazione clinica e assistenziale. In questo senso, ancora, rientra anche la spinta ad applicare le tecnologie digitali
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e la medicina narrativa nella pratica clinica. “Unite alla medicina narrativa, le tecnologie digitali -spiega il direttore Dal Maso- riducono la distanza con la persona, aprendo la strada a percorsi di cura personalizzati, scelte clinicoassistenziali più complete, efficaci e appropriate e quindi innovativi modelli di erogazione dei servizi incentrati su un nuovo rapporto medicopaziente. Basta pensare alle app sulla salute per smartphone e altri dispositivi mobili, alla telemedicina e al telemonitoraggio a distanza, che permettono, in tempo reale, di inviare dati alle centrali di ascolto e di accedere a dati e informazioni sempre aggiornati”.
E l’ospedale di oggi? “Quello di oggi è un ospedale ricco di professionalità, di eccellenze e di potenzialità -dice Dal Maso-, entrato in una fase di cambiamento che è la sfida che tutte le aziende sanitarie ed ospedaliere devono raccogliere, abbattendo i costi della ‘Non Qualità’ , tra sprechi e inefficienze, e ottimizzando per contro le risorse disponibili, attraverso un processo di riorganizzazione e di innovazione che è anche e prima di tutto un processo di riorientamento del comportamento di tutti gli stakeholder”. Intanto, la direzione aziendale sta portando avanti il programma di ristrutturazione e di potenziamento tecnologico dell’ospedale insieme alla contestuale ridefinizione logistica degli spazi, che comporta accorpamenti per aree omogenee in vista della collocazione dei reparti chirurgici al primo e secondo piano, in adiacenza ai blocchi operatori, e della riorganizzazione definitiva delle degenze delle specialità chirurgiche anche in relazione ai diversi setting assistenziali. Si guarda avanti quindi, ma con attenzione massima alla situazione del presente e ad alcune criticità
SANTA MARIA DI TERNI OSPEDALE CHE VORREMMO
che tendevano a cronicizzarsi. Decisivi, a tal proposito, sono stati gli interventi per contenere i letti nei corridoi -fenomeno sempre più episodico e di breve durata legato a contingenze come l’influenza stagionale- e per annullare gli appoggi in reparti diversi: “Abbiamo potenziato l’area medica riconvertendo posti letto sotto utilizzati nell’area chirurgica. Ciò ha consentito di eliminare appoggi da altri reparti su letti chirurgici, garantendo la normale attività chirurgica programmata. E per agevolare il turnover dei ricoveri e ridurre la degenza di tutta l’area medica, abbiamo anche attivato la Discharge Room per i pazienti in predimissione e chiesto di garantire le dimissioni dei pazienti anche il sabato e la domenica”. Procedure in corso per la nomina dei direttori di struttura vacanti, giunti ormai a dieci. All’inizio dell’anno erano già stati banditi i concorsi per la copertura della direzione di Nefrologia, Ortopedia, Oculistica, Radiologia (i più urgenti con nomina e presa di servizio entro l’estate), dell’Uroginecologia universitaria, Pediatria e Laboratorio analisi. Poi sarà la volta della Maxillo-facciale, della Farmacia,
dell’Endocrinologia. In fase di adeguamento anche la dotazione organica: l’incremento di 50 unità già annunciato nel 2016 per l’anno in corso, dopo il confronto con i sindacati è salito a 66, 120 in due anni. Una buona base di partenza per garantire la qualità e la quantità necessaria di servizi agli utenti dell’ospedale Santa Maria, tenuto conto dei vincoli normativi e dei tempi che dovranno essere rispettati. Con il nuovo piano di assunzioni, presentato alla Regione per l’approvazione definitiva, l’ospedale avrà un numero adeguato di figure delle professioni sanitarie (infermieri, ostetriche, operatori sociosanitari, fisioterapisti e tecnici) che garantiranno un sempre più elevato livello di assistenza, considerando in particolare che l’attivazione dei nuovi modelli organizzativi porterà ad una ulteriore ottimizzazione in termini quantitativi e soprattutto qualitativi delle stesse risorse. “Andrà poi valutato il piano assunzioni, o di sostituzioni, del personale medico -aggiunge il direttore generale-, che è una tappa essenziale
per applicare i nuovi modelli di cura differenziati per livelli di assistenza e orientati a svolgere, sempre più e solo, le attività richieste o attese dai pazienti nell’ospedale”. Infine, si lavorerà per realizzare una effettiva integrazione funzionale e professionale con gli altri ospedali locali, in una logica di rete o di percorso di cura che le direzioni aziendali svilupperanno in modo integrato e concordato, confidando in un aiuto concreto di tutte le istituzioni di riferimento, al di là della riproposizione di vecchi e ormai superati modelli di intervento assistenziale non più al passo con le aspettative dei pazienti. In particolare, la rapida costruzione di una vera rete clinica integrata con gli ospedali di Narni e Amelia, è fondamentale per il Santa Maria di Terni perché “consentirà -secondo Dal Maso- di ridurre gli accessi impropri in un ospedale di alta specializzazione come il nostro e di agevolare le dimissioni, permettendoci di aumentare le attività e le risorse per la casistica ad alta complessità che, non va dimenticato, è la vera missione della nostra Azienda”. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Medicina & Salute
Da Donna a Donne...
La parola alla Dott.ssa Marina Vinciguerra, chirurgo DONNA con incarico in SENOLOGIA e Master in ONCOPLASTICA Marina, aiutiamo i nostri lettori a capire di cosa si occupa il Chirurgo Senologo che utilizza tecniche di Oncoplastica. La chirurgia oncoplastica rappresenta l’espressione attualmente più avanzata della chirurgia conservativa della mammella in caso di carcinoma mammario. Negli ultimi 40 anni è cambiato completamente il modo di concepire il trattamento chirurgico di questo tumore: un tempo si effettuava l’asportazione in blocco della mammella, del muscolo grande pettorale, del muscolo piccolo pettorale e dei linfonodi ascellari. Oggi la donna, grazie ai progressi della chirurgia, ha diritto a quello che viene definito il minimo trattamento efficace, che garantisce una minore invasività preservando comunque la salute della paziente. La chirurgia conservativa è oggi il trattamento di scelta del carcinoma mammario. Le tecniche di oncoplastica combinano l’asportazione del tumore con margini di escissione più ampi ed il rimodellamento della ghiandola residua per ottenere il miglior risultato dal punto di vista estetico garantendo il miglior trattamento per il tumore. Perché utilizzare tecniche di oncoplastica? Il chirurgo oncoplastico impara fin dall’inizio del suo percorso formativo ad unire due esigenze fondamentali: prima di tutto eliminare la malattia asportando più tessuto mammario rispetto ad un intervento con tecniche tradizionali e poi salvaguardare il più possibile la qualità di vita del malato, ponendo maggiore attenzione all’aspetto estetico che aiuterà la paziente ad accettare meglio il suo nuovo aspetto. Quali donne arrivano a lei, Marina, e si sottopongono ad un intervento di chirurgia oncoplastica? Le pazienti giungono alla mia osservazione sia per pianificare il percorso di controlli nell’ottica della prevenzione adeguata alla singola paziente, sia per la comparsa di sintomi che in alcuni casi richiedono trattamento chirurgico. Quest’ultimo viene concordato e confermato dopo discussione collegiale nell’ambito del Gruppo Multidisciplinare della Mammella che si riunisce settimanalmente per valutare tutti i casi clinici. Le donne che si sottopongono a questo intervento sono pazienti oncologiche che necessitano di un intervento chirurgico di asportazione del tumore ed effettuano il rimodellamento della ghiandola residua. Nel caso in cui la paziente necessiti di un intervento radicale come la mastectomia, ci si avvale del chirurgo plastico ricostruttivo e, quando è oncologicamente possibile, si può risparmiare il complesso areola capezzolo oltre alla cute (mastectomia Nipple sparing o skin sparing), quando invece non è preservabile si ricostruirà in tempi successivi. Quanto è importante la prevenzione in senologia? E di quali strumenti dispongono oggi le donne per fare una buona prevenzione? Sappiamo quanto la prevenzione sia importante. Oggi abbiamo a disposizione strumenti diagnostici sempre più precisi per individuare i più piccoli accenni di malattia ma allo stesso tempo possiamo fornire sempre più, alle donne, importanti informazioni per calcolare il rischio di ammalarsi e per prevenire quindi la malattia. Le armi che ogni donna possiede prima di rivolgersi ad un esperto senologo sono tre facili controlli: autopalpazione, leggera spremitura del capezzolo, osservazione davanti allo specchio, che devono essere effettuati periodicamente e possibilmente nel periodo mestruale a partire dai 20 anni. Altro fondamentale passo è quello di effettuare una visita da un senologo almeno una volta l’anno per pianificare i controlli più opportuni per età, storia familiare e condizioni soggettive. Il tumore al seno colpisce 1 donna su 8, fare gli scongiuri non serve, prevenzione e diagnosi precoce sono le parole chiave!!!
TUMORE AI QUADRANTI INTERNI Quadrantectomia INFEROINTERNA Sinistra con tecnica Round Block
Quadrantectomia SUPEROINTERNA Destra con accesso periareolare
Dott.ssa Marina VINCIGUERRA Senologia - Chirurgia Generale - Chirurgia Oncoplastica della Mammella Dirigente Medico Azienda Ospedaliera Terni Centro Salute Donna 338 4083298 - 0744 408126 marina.vinciguerratr@gmail.com - www.senologiachirurgica.it Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Il "Verdi" che fu Avv. Paolo Crescimbeni
Terni è animata da un vivace dibattito in ordine al “restauro” del Teatro Verdi. Varie tesi in contrasto; un dibattito culturale che non prescinde anche dal dato economico. Ritengo di dare il mio contributo, senza enunciare alcuna opzione, che tuttavia esiste, riportando, in sintesi, ma con le parole di allora, la storia del Teatro di Terni e dei suoi molti rifacimenti che anche allora dettero luogo ad animati dibattiti. * * * IL TEATRO COMUNALE Il Comune di Terni, nella prima metà del 1800, sotto il Governo dell’ex Stato Pontificio, stabilì di erigere un nuovo e fastoso teatro, poiché era divenuto insufficiente l’altro vetusto, creato sin dal 1661: il Teatro dell’Accademia dei Costanti, chiamato nel 1736 Nobile Teatro Ternano e dal 1859 Teatro Goldoni. Il nuovo teatro, battezzato “Teatro Comunale” sorse sull’area del “Forno Pubblico” o “Forno del Pan Venale”. ……………………………………………. omissis………….…………………………………… La prima pietra del Teatro fu posta nel 1840, presente l’autore del progetto e direttore della costruzione, il pregiato Architetto Pontificio dei Sacri Palazzi Apostolici, Luigi Poletti. ……………………………………………… omissis………………………………….............. Otto anni dopo il Teatro era portato a compimento e nell’anno successivo 1849 s’inaugurò solennemente col melodramma “Saffo” musica del Pacini. A ricordo di quella inaugurazione, il sipario della bocca d’opera venne dipinto con un bel quadro ritraente, appunto, una scena della “Saffo”: sipario che, essendo stato sostituito da un moderno velario in velluto, andrà a conservarsi o nel Teatro stesso o forse nella Pinacoteca Comunale. Dal 1849, per 11 anni, il Teatro agì sotto la giurisdizione pontificia sino a che, nel 1860, passò annessa a quella del Regno d’Italia, cioè quando Terni venne occupata dall’esercito piemontese. L’architettura del nostro “Verdi” di forma neoclassica, si svolge, all’esterno con una scalinata a pronao-esastilo di intonazione ionica-toscana che compone una facciata la quale, sebbene esprima quell’austerità alquando fredda dello stile, peraltro, nel complesso, piace. All’interno, la sala, di pianta a ferro di cavallo e del tipo a pozzo, secondo i canoni architettonici teatrali del tempo, con quattro ordini sovrapposti di palchi, platea e loggione aperto, tutta a stucchi (decorazioni
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e cariatidi) in bianco ed oro, con soffitto affrescato dal Breschi, lodato pittore decoratore ottocentesco, è di una calda ed armoniosa graziosità. Il palcoscenico, ampio con larga bocca sovrastante arco ellittico, è ben provveduto di locali di servizio ed è atto ad ogni spettacolo lirico e di prosa. La proprietà giuridica del Teatro spetta al Comune, il quale, ogni anno, in quota coi palchettisti, stanzia una somma per sovvenzionare il principale spettacolo lirico della stagione; ma la maggior parte dei palchi è possesso condominiale dei relativi proprietari privati (palchettisti) successori di coloro che in origine concorsero finanziariamente col Comune, all’erezione del Teatro; condominio però che dall’anno 1928, è regolato da precisa legge nazionale. Una deputazione nominata in carica, ogni cinque anni dal Podestà, sovrintende al suo andamento artistico. Il nostro “Verdi” ebbe un primo miglioramento nel 1892-93 quando l’Ufficio Tecnico del Comune (Amministrazione Sindaco Conte Massarucci ed Assessore Ing. Menicocci proponente) lo dotò di bei camerini murari per gli artisti. Susseguentemente nel 1908 l’Ufficio Tecnico del Comune (Amministrazione Sindaco Via Faustini ed Assessore Cav. F. Ciprignoli proponente) ampliò il palcoscenico, migliorò le provvidenze di sicurezza e rinnovò il vecchio impianto elettrico d’illuminazione che era stato uno dei primi impianti elettrici teatrali attuati, non solo in Terni ed in Italia, bensì in Europa. Il Teatro, così restaurato, si ribattezzò “Teatro Comunale Giuseppe Verdi” e se ne fece la seconda inaugurazione con la verdiana opera “Otello” protagonista
l’esimio tenore V.E. Castellano, allora reduce acclamato dei maggiori teatri d’Europa e d’America. Ora, anno 1930, dall’Ufficio Tecnico del Comune (Amministratori Commissari, Comm. ri Cirmeni, Castrogiovanni, Di Donato) in unione all’Impresa Teatrale , s’è compiuto un importante restauro con una serie cospicua di miglioramenti, trasformazioni e ritocchi nell’ingresso, nel palcoscenico, nel velario, negli affreschi, nelle sale, nella cavea orchestrale, nelle comunicazioni interne, nel buffet, nei servizi d’acqua, di riscaldamento e ventilazione, di illuminazione ordinaria, di gala e di sicurezza nei dispositivi per effetti di luce e onomatopeici, nel guardaroba, nella biglietteria, ecc. Ed è esatto l’affermare che il “Verdi” dalla sua prima costruzione del 1849, solo oggi si possa ritenere definitivamente ultimato in ogni sua parte ed in relazione ad ogni esigenza artistica, per quanto resti sempre il difetto organico fondamentale: e cioè la poca capienza (appena 900 posti circa). La terza ed ultima inaugurazione del “Verdi”, ora reso degno di Terni innalzata nel 1927 a capoluogo di Provincia è stata celebrata l’8 ottobre 1930 con l’opera in musica ”Turandot” di Puccini, con una messa in scena magnifica e con eletti protagonisti. A quando l’inaugurazione millennio? (n.d.r.)
del
terzo
Il pezzo è tratto dalla rivista Latina Gens ed esattamente dal numero monografico dedicato alla città di Terni edito nell’agosto del 1931. Tra i più partecipi redattori della rivista era Italo Ciaurro, storico, scrittore, giornalista, padre del Prof. Gianfranco Ciaurro.
only young riders! PARTECIPAZIONE A ELF CIV 2017
VALENTINO ROSSI
esordio assoluto nel 1993
DENNIS FANTUCCI
LUCA BERNARDI
KTM MOTO 3
YAMAHA SS300
Il D. Lgs. 231/2001,
La responsabilità dell’Ente dipendente da reato Il decreto legislativo 231/2001 ha introdotto nel nostro ordinamento il principio di responsabilità penale della persona giuridica, conseguente alla commissione di un reato. Tale normativa definisce la responsabilità dell’ente come “amministrativa”. Si tratta, tuttavia, di una responsabilità di tipo penale, in quanto è accertata dal giudice nell’ambito del processo penale. Le sanzioni amministrative previste dal Decreto possono essere di tipo Pecuniario (art. 10) -Minimo 100 quote (importo quota da € 258,00 a € 1.459,00)- oppure, qualora sussistano gravi indizi di responsabilità della società e vi è concreto rischio di reiterazione dell’illecito, interdittive. Queste ultime possono essere applicate anche in via cautelare, anticipata, prima cioè dell’accertamento vero e proprio. E’ bene precisare che pur essendo moltissimi, a partire dal 2001, il legislatore ha introdotto via via sempre più reati presupposto. I reati che possono generare la responsabilità dell’ente sono in numero chiuso, non suscettibile di integrazione analogica, e sono: indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un Ente Pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode informatica in danno dello stato o di un ente pubblico, delitti informatici e trattamento illecito di dati, delitti di criminalità organizzata, concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione, falsità in monete in carte di pubblico credito in valore di bollo e in strumenti o assegni di riconoscimento, delitti contro l'industria o il commercio, reati societari, delitti con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico, delitti di mutilazione degli
organi genitali femminili, delitti contro la personalità individuale, abusi di mercato, omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, reati ambientali, impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, reati transnazionali, ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, nonché autoriciclaggio, delitti in materia di violazione del diritto d’autore, induzioni a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria. Tuttavia, l’ente ha uno strumento per andare esente da responsabilità. In caso di reati commessi da “figure apicali” (art. 6) la società può liberarsi da responsabilità dimostrando: di aver adottato ed efficacemente attuato il Modello di Organizzazione e di gestione idoneo a prevenire i reati della specie di quello verificatosi, di aver istituito un Organismo di Vigilanza (OdV) dotato di autonomi poteri d’iniziativa e controllo, che il Modello è stato eluso fraudolentemente dal colpevole, che non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell’OdV. Qualora, invece, il reato commesso a vantaggio della società venga posto in essere da “sottoposti” (art. 7), la società può liberarsi dalla responsabilità dimostrando: di aver adottato e attuato il Modello di Organizzazione (Modello 231) per prevenire i crimini in questione, di aver istituito un Organismo di Vigilanza (OdV) che ha effettivamente vigilato sull’attuazione del modello. Mentre nel caso di reati commessi da soggetti apicali l’onere di provare l’adeguata adozione ed attuazione del modello organizzativo volto ad evitare la commissione dei reati compete all’Ente, nel
Avv. Marta Petrocchi
caso di subordinati la prova della mancata attuazione del modello grava sull’accusa. Per predisporre un Modello 231 in grado di mandare esente da responsabilità l’ente è necessario: individuare le “aree a rischio”, ossia quelle in cui, in relazione all’attività svolta, possono verificarsi i reati presupposto; prevedere specifici protocolli per la formazione e l’attuazione delle decisioni nelle aree a rischio, individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la commissione di reati, prevedere l’istituzione di un Organismo di vigilanza introducendo specifici obblighi di informazione nei confronti di tale organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli, introdurre, infine, un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. L’introduzione di un Organismo di Vigilanza è necessario per l’attuazione del modello. L’organismo deve essere dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo, deve essere indipendente rispetto all’alta direzione della società e dotato di idonee professionalità. E’ bene sottolineare che il modello organizzativo, redatto secondo le indicazioni della 231 non è solo uno strumento difensivo, peraltro non obbligatorio, ma è sempre più richiesto dalle Pubbliche Amministrazioni che chiedono che il contraente non abbia riportato sanzioni ai sensi della 231/2001. In alcune Regioni viene richiesto quale requisito per erogare finanziamenti. Il tutto in un’ottica di sempre maggiore attenzione alla legalità come dimostra il Protocollo d’Intesa sottoscritto il 13/07/2016, tra gli altri, dalla Prefettura di Terni e dalla Camera di Commercio.
Primaèra pe’ T terni
Paolo Casali
Se dice che lu tempu fa lu paciu che le staggioni non ce stonno più ma a Tterni c’emo ‘n clima propiu a bbaciu ‘n dove nojandri stemo ch’è ‘n biggiù. “Tu stéi mejo quanno stéi peggiu…” ‘nostante tuttu senti da fiotta’ ma quanno tu pe’ Tterni vai a ppasseggiu te senti ‘na gran vòja de canta’… Terni mia come sì bbella tu sì bbella come ‘n fiore come ‘n fiore a pprimaèra che ‘gni vorda sta a sboccia’…
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tu non sì sortantu ‘n fiore ma sì ‘n pratu variupintu e lu celu ‘lli culuri sta ‘gni ggiornu a mmescola’. Li simbuli de queste risbocciate so’ ttutti ‘lli palazzi armessi a nnou so’ ttutte quelle strade riarzolate so’ mmunumenti e ppiazze pe’ rritrou… è qquillu verde e ll’aria pe’ ccontornu che tt’embe li pormoni e ffa ‘ncanta’
ma tuttu ‘stu splendore quappertornu è qquill’amore pe’ ‘sta gran città. Terni mia sì ‘nu splendore ‘nu splendore a pprimaèra primaèra o cch’andru tempu tu ce fai sempre sogna’… se cce sta la nostargìa de ‘na Terni ch’è ppassata è ssortantu pe’ ‘stu còre che cce fa tuttu apprezza’.
Agnelli, castrati e fanciulle Vittorio Grechi
N
on fatevi portare fuori strada dal titolo. Non intendiamo disquisire sulle problematiche sessuali di oggi perché non è nostro intendimento e non abbiamo nemmeno la competenza necessaria a trattare argomenti così complessi e delicati. Ci piace semplicemente ricordare a tutte le persone della nostra età le abitudini e le tradizioni delle nostre campagne, tramandate di padre in figlio, fino ad alcuni decenni fa. Desideriamo anche informare le giovani generazioni su come passavano le giornate i loro simili fino al mille novecentocinquanta e dintorni, in modo che possano fare un confronto con la vita attuale e trarne qualche utile suggerimento. Da questo confronto possono rendersi conto di quanto sono fortunati a essere nati in questa epoca. Acquisita questa consapevolezza, dovrebbero riflettere attentamente sulle droghe, sullo sballo, sul bullismo e sulla guida spericolata che strappa tante vite anzi tempo. Cerchiamo allora di spiegare perché questo titolo. Nella famiglia contadina, in genere numerosa, in quanto le braccia non bastavano mai mentre le bocche, invece, erano sempre troppe, le mansioni erano affidate secondo le capacità. Chi era malandato in salute o in età avanzata era addetto alla cura del fuoco: lo alimentava ogni tanto con legna prelevate da un’apposita catasta approntata dai più giovani e collocata il più
vicino possibile alla zona camino. Le donne avevano il compito di fare il pane una volta a settimana, a turno, di nutrire e pulire gli animali da cortile, come galline, conigli, oche, piccioni e maiali, raccogliere le uova, cucinare e portare il cucinato nei campi agli uomini che erano addetti ai lavori agricoli più pesanti. Anche i bambini davano una mano secondo le loro capacità ed erano tenuti a imparare. “Impara l’arte e mettila da parte” era il ritornello ripetuto più spesso ai piccoli nell’arco della giornata. Al ritorno dalla scuola c’era la separazione dei compiti: le bambine dovevano aiutare in cucina, mentre i maschietti bighellonavano tra i vicoli con i loro coetanei. Mentre sfaccendavano, le ragazzine erano rese edotte del loro futuro: dovevano in primo luogo pensare a farsi un corredo per quando si fossero sposate. Si trattava di riempire almeno un capace baule con lenzuola ricamate all’uncinetto, asciugamani, tovaglie e quant’altro necessario per mettere su una nuova famiglia. Per fare tutto ciò, oltre all’aiuto della famiglia che contribuiva alle spese col denaro ricavato vendendo il surplus dei prodotti agricoli nelle annate migliori, era necessario che anche la futura sposa ci mettesse del suo. Il compito che le veniva affidato già in età scolare era di occuparsi anche dell’allevamento di un castrato. Il padre prendeva un agnello dei più belli, lo faceva castrare e glielo consegnava con la raccomandazione di portarlo a pascolare l’erba migliore. L’animale castrato, al quale veniva subito affibbiato un nomignolo, cresceva a vista d’occhio ingrassando a dovere, sia perché privo degli attributi maschili, sia perché la pargola lo curava tanto bene da dargli da mangiare perfino pezzetti di pane raffermo o una ciotola
di semola sottratta ai maiali. Alla fine veniva a crearsi un legame affettivo molto forte fra la bestia e la bambina, tanto che diventavano inseparabili. Quando però giungeva il tempo di portare il castrato dal macellaio, erano pianti e liti a non finire. Non voleva più mangiare, aveva sempre il muso, nonostante la promessa materna di comprarle la biancheria più bella possibile col ricavato della vendita. Il padre invece andava “per le spicce”: le regalava un nuovo agnellino appena castrato per ricominciare il ciclo. Dopo un primo sdegnato rifiuto, il docile agnellino la conquistava e piano piano tutto riprendeva come prima. Nel passare da bambina ad adolescente, la ragazza maturava e si rafforzava in lei la consapevolezza dei ruoli e dei destini di ciascuno: lei doveva sposarsi e fare figli, mentre gli animali erano destinati, alla fine, all’alimentazione degli umani. Nel frattempo il macellaio, lontano da tali tormenti affettivi, aveva fatto affari d’oro vendendo non solo le grasse e saporite cotolette dell’unico castrato, la cui testa cornuta faceva bella mostra di sé appesa a un gancio all’interno della bottega, con sotto un foglio di carta paglia con la scritta: castrato di Teodoro. Con tale richiamo pubblicitario aveva venduto al suo posto anche le braciole di diverse pecore, a prezzo maggiorato, truccate e trattate in modo da renderle tenere, grasse e appetitose. Si diceva e si dice tuttora che, con una testa di castrato ben tenuta, un macellaio esperto riesce a vendere parecchie pecore senza mai nominarle.
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Fair Play
Calcio e Rugby mondi diversi L
a violenza nel calcio rappresenta ormai da anni un’emergenza non solo di ordine pubblico ma principalmente sociale. Vari i tentativi di analisi ed interpretazione di questo dilagante fenomeno comportamentale: una forma di aggressione organizzata che nel tempo si è progressivamente modificata, trasformandosi da ostilità tra opposte tifoserie in tentativi congiunti di attacco alle Forze dell’Ordine. Gli episodi di cronaca sempre più frequenti, ne sono la testimonianza. Ciò provoca una disaffezione a frequentare gli impianti sportivi, in coloro che interpretano lo sport ed il calcio in modo civile e sereno. Le famiglie sono dissuase dal vivere e tifare la propria squadra, in virtù di un senso di insicurezza diffuso. Gli stadi spesso si trasformano in un territorio franco, ove alcuni gruppi minoritari si arrogano il diritto di compiere atti di violenza senza timore alcuno. Ogni partita quindi, di qualunque campionato o categoria, si pone come evento ad alto rischio d’incidenti. Tali episodi non sono generalmente prevedibili né sempre controllabili dall’apparato di sicurezza all’interno e fuori dagli stadi. Precisiamo, per correttezza, che stiamo parlando di una netta minoranza di delinquenti, poche centinaia di individui, rispetto alle migliaia di persone perbene che affollano uno stadio. Perché però tutto ciò non accade nel Sei Nazioni di rugby? Anche in questo torneo ci sono orde di “barbari”: Scozzesi, Gallesi, Inglesi, Francesi e Italiani, che bevono sicuramente più birra dei tifosi del calcio, ma non sporcano e non si affrontano, se non per gioco nelle mischie al “Terzo Tempo”, familiarizzando tra “ supporter” di squadre antagoniste. Anche al Sei Nazioni lo Stadio Olimpico raggiunge le settantamila presenze. Le forze dell’ordine in tredici anni, a cominciare dal Flaminio, non sono mai intervenute a sedare una rissa o una discussione animata. Eppure siamo sempre in Italia, non in un altro paese europeo. È evidente che vi è una profonda differenza culturale. Nel rugby si lavora sui princìpi comportamentali da subito, iniziando dai
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piccolissimi e nei tornei di minirugby il fair play fa parte delle regole. Nel mondo del rugby è diffusa una giusta mentalità di appartenenza ai colori della squadra. Per nessun motivo si denigrano gli avversari. Si gioca con agonismo fino all’ultimo secondo ma, alla fine, ci si ritrova tutti insieme per una birra o per un saluto. Scriveva Antonio Ghirelli: “È inutile dire che, se educhiamo tenacemente i ragazzi alla lealtà, al fair play, li avremo educati anche a giocare lealmente nella vita, a rispettare non solo il regolamento, ma l’avversario, in una parola alla democrazia”. Occorre prendere esempio dal rugby: lealtà e rispetto delle regole. Il rugby non ha avuto bisogno di particolari aiuti per ottenere dai suoi giocatori e tifosi il rispetto delle regole e dell’avversario, ha semplicemente ereditato una cultura di valori e princìpi sportivi puliti e condivisi. Gianni Brera diceva: “Il calcio è straordinario perche non è fatto solo di pedate. Chi ne delira va compreso”. Al fine di preservare questo splendido sport dovremmo, forse, guardare alle misure di prevenzione e repressione adottate nel Regno Unito. Gli inglesi non hanno mai pensato di bloccare le partite: hanno deciso di bloccare i violenti. Dopo la tragedia dello Stadio Heysel di Bruxselles, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiani, nella finale di Coppa dei Campioni Liverpool-Juventus, il Governo inglese pretese e ottenne che tutti gli stadi abolissero i posti in piedi e si dotassero di impianti TV a circuito chiuso. Gli arresti sono stati facilitati dall’appoggio dei media, pronti a denunciare gli autori di
imprese violente. Quando si verificano degli incidenti le foto dei “protagonisti” finiscono sui giornali, con numeri di telefono da chiamare per denunciare eventuali sospetti. In Inghilterra la collaborazione della gente con la Polizia è costante per segnalazioni, testimonianze e denunce. Le pene per gli hooligans sono esemplari, anche senza il verificarsi di particolari incidenti. I cori razzisti ed offensivi sono vietati e passibili di sanzione immediata. Gli addetti al servizio d’ordine degli stadi inglesi (che sono pagati dai club) i cosiddetti “steward”, con frequenza accompagnano fuori dallo stadio spettatori colpevoli di aver insultato, offeso o minacciato (verbalmente o tramite gestacci) giocatori e/o tifosi avversari. In Inghilterra la polizia rimane fuori dallo stadio. Da noi in Italia occorre programmare un lavoro a medio termine, iniziando proprio dalle scuole, al fine di creare una nuova coscienza sportiva ed una sentita cultura valoriale affinché durante le manifestazioni sportive vi sia la percezione dello spettacolo e del divertimento non già della battaglia. Stefano Lupi Delegato Coni Terni
Moreno Rosati La Terni sportiva da alcune settimane annovera un nuovo dirigente nazionale: Moreno Rosati, eletto nel consiglio federale della FIB (Federazione Italiana Bocce) e successivamente nominato, dal Presidente Nazionale Marco Giunio De Sanctis, Vice Presidente Vicario con delega all’attività internazionale. Il prestigioso incarico premia un movimento sportivo, quello delle bocce, in crescita nella realtà di Terni e in Umbria in particolare. Sono 43 le società bocciofile, per un totale di circa 2500 tesserati che settimanalmente sviluppano una attività di tutto rispetto, grazie alla programmazione annua di circa 80 gare e di ben cinque campionati per società nelle diverse categorie. A livello sportivo Rosati inizia la sua attività bocciofila all’età di 11 anni; è grazie alla passione del padre Gino e del fratello Luciano che ben presto inizia a gareggiare, conseguendo peraltro dei buoni risultati. Alla fine degli anni ottanta decide di dedicarsi all’attività dirigenziale, candidandosi al fianco del compianto Franco Angeletti presidente della FIB provinciale. E’ proprio l’impegno del maestro Angeletti che fa decidere a Rosati di poter intraprendere questa attività dirigenziale e sarà proprio sul suo insegnamento che il giovane dirigente produrrà il massimo impegno per promuove lo sport delle bocce, in particolare tra i più giovani. Queste alcune sue considerazioni: “Desidero ringraziare tutte le società bocciofile di Terni e dell’Umbria per aver creduto con energia nella mia proposta ed avermi sostenuto nel difficile confronto con tutte le realtà italiane.
CURRICULUM SPORTIVO di Moreno Rosati
Il successo conseguito con l’elezione nel consiglio nazionale è il frutto di un lavoro fatto da una squadra straordinaria, durato circa 20 anni. Sono orgoglioso di poter rappresentare la mia città e l’Italia delle bocce nel contesto internazionale, in considerazione anche del fatto che le bocce sono presenti in modo capillare in tutti e cinque i continenti”. Il risultato di Moreno Rosati dimostra quanto la città di Terni stia facendo a favore della crescita del movimento sportivo e quanto questo lavoro sia soprattutto riconosciuto a livello nazionale. A Rosati, che peraltro collaborerà attivamente con la prossima organizzazione dei Giochi della Valnerina, organizzati dalla nostra associazione culturale Terni Progetta, la redazione de La Pagina rivolge un caloroso in bocca al lupo.
Lo Sport a Scuola
L
o Sport rappresenta un aspetto della vita sociale che raccoglie valori fisici e morali, con i quali contribuisce, insieme alla Famiglia ed alla Scuola, alla formazione del cittadino. Un aspetto che l’Istituto Tecnico Tecnologico di Terni ha trattato più volte, quale elemento didattico di primaria importanza, moderno ed efficace. Il 23 marzo us la Dirigente Scolastica Prof.ssa Cinzia Fabrizi con i suoi collaboratori interni, con il prof. Giocondo Talamonti, ex Dirigente
Stella d’argento del CONI Nazionale per meriti sportivi e Seminatore d’Oro nel 2010, sempre per meriti sportivi (Budrione – Modena) Ha ricoperto i seguenti incarichi sportivi: zz Vice Presidente CONI Umbria (tutt’ora in carica) zz Vice Presidente Vicario della Federazione Italiana Bocce (tutt’ora in carica) zz Presidente della FIB Comitato Regionale Umbria zz Presidente della FIB Comitato Provinciale Terni zz Membro della Commissione Organizzativa della FIB Nazionale zz Membro della Commissione Tecnica della FIB Nazionale zz Membro del CDA della Ternana Calcio zz Presidente della Scuola Calcio Ternana Da atleta ha vinto 3 gare nazionali nel 1982 a Terni, nel 1992 a Ascoli Piceno e nel 2003 a Salerno, nella specialità coppia di categoria “A” rispettivamente con gli atleti Luciano Rosati (fratello), Eraldo Danieli e Alessandro Folini. Ha vinto inoltre numerose gare regionali e provinciali. Per quanto riguarda le manifestazioni sportive ha presieduto il comitato organizzatore dei Mondiali Femminili di Bevagna anno 2009, due Campionati Europei a squadre (Spoleto 1996 e Terni 2002), cinque Campionati Italiani e due Finali della Coppa Italia a squadre. Ha organizzato circa 30 gare nazionali di alto livello e circa 80 gare tra regionali, provinciali e serali.
Benito Montesi Responsabile Nazionale FIPAV
della stessa Scuola, e con il CONI, alcune Federazioni Sportive, la ANPPIA e l’UNLA, ha organizzato in incontro con gli studenti sulla educazione allo sport: Coloriamo lo Sport. La Sala Conferenze “Tripepi”, gremita da oltre 200 studenti ed intervenuti esterni, ha attentamente ascoltato i relatori, che si sono avvalsi di materiale visivo per illustrare gli aspetti positivi ed anche quelli negativi legati alla pratica sportiva svolta sia a livello largamente dilettantistico e ludico, che professionistico. Alle introduzioni della Prof.ssa Fabrizi e del Prof. Piccioni, Presidente dell’ANPPIA, sono seguiti gli interventi del Delegato CONI di Terni, Stefano Lupi su “Scuola e Sport, un connubio vincente”, di Guido Giovannetti, arbitro nazionale di pallacanestro di Terni, su “Trasmissione dei valori dello sport”, del giornalista Walter Patalocco su “Il Ruolo della Stampa per favorire lo Sport come stile di vita”, del formatore per educatori dello sport, su “Ciclismo di una volta…..” , presentando una bici d’epoca con la quale parteciperà alla manifestazione “La Valentiniana” a Piediluco il 22 e 23 Aprile pv, con una forte trattazione della piaga del doping, infine a chiudere Benito Montesi, dirigente nazionale della Pallavolo, su “L’educazione è la via percorribile”. Tutti gli inteventi hanno evidenziato come l’onestà paghi sempre in ogni campo della vita e come lo sport dia gioia anche a chi semplicemente presenzia alle manifestazioni e rappresenti la formazione educativa dei giovani sportivi che saranno cittadini nella loro crescita sociale. Si è poi evidenziata l'importanza dello sport per il forte aspetto sociale di apertura ad una vita sostenibile anche per coloro che sopportano limitazioni di vario tipo. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Libere di Volare
Lo spettacolo teatrale e la web-serie Due linguaggi differenti per raccontare il diritto all’istruzione Manca circa un mese alla messa in scena dello spettacolo teatrale del Progetto Mandela e i ragazzi e le ragazze del laboratorio di recitazione, copioni alla mano, stanno portando avanti le prove tutti i lunedì e i giovedì dalle 15.30 alle 17.30 presso l’Area Lab del Caos di Terni. Quest’anno la tematica affrontata è il diritto all’educazione e all’istruzione delle bambine e delle ragazze del mondo, problema globale che coinvolge tutto lo sviluppo delle comunità. “Libere di volare”, questo il nome della rappresentazione, raccoglie le testimonianze relative a bambine e ragazze appartenenti a paesi diversi, una sorta di giro del mondo alla scoperta di storie che raccontano la violazione di questo fondamentale diritto, ma anche la lotta per realizzare il sogno di un’istruzione adeguata che permetta alle donne di scegliere il loro futuro. Al centro dello spettacolo c’è la figura di Malala, attivista pakistana insignita dal premio Nobel per la Pace 2014, che non tanto come protagonista quanto come “spirito guida” aleggia costantemente incarnandosi metaforicamente di volta in volta in differenti personaggi che hanno combattuto o fatto qualcosa di importante per la propria comunità e per questi diritti. “Il diritto allo studio” ricorda infatti Elisa Gabrielli, coordinatrice insieme a Luisa Contessa del laboratorio di recitazione, “non è da intendersi soltanto come possibilità di frequentare la scuola, ma anche come libertà di scelta nel coltivare le proprie passioni e perciò libertà di autodeterminarsi e intraprendere la propria strada”. Se il teatro permette di viaggiare con la fantasia e con pochissimi strumenti o
oggetti scenici può catapultarci ovunque nel mondo, il cinema non può fare altrettanto. Per questo la web-serie, novità di quest’anno del Progetto, pur occupandosi della stessa tematica lo fa spostando l’attenzione su situazioni più vicine e a noi familiari; la storia è infatti ambientata a Terni tra ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni che, in una giornata trascorsa insieme, si trovano a conoscere e a confrontarsi con le cause che possono ostacolare il percorso di studi di alcune di loro e impedire la realizzazione delle loro aspirazioni e dei loro sogni. “Libere di volare” dunque è uno spettacolo teatrale, ma anche una web-serie, due mondi e due storie parallele che affrontano la stessa tematica con linguaggi diversi ma finiscono per intrecciarsi attraverso il personaggio di Lia. Nella serie, Lia è una ragazza che vuole smettere di studiare e, per un insieme di eventi, finisce per conoscere la storia di Malala che forse le farà cambiare idea. Nella rappresentazione teatrale invece Lia compare come elemento occidentale: una ragazza che grazie a una ricerca online viene a conoscenza delle violazioni dei diritti delle donne e delle bambine in altri paesi del mondo e attraverso questa scoperta si pone delle domande e prende consapevolezza. In entrambi i casi si tratta di un primo passo verso il cambiamento. Per quanto riguarda lo spettacolo teatrale sono previsti due appuntamenti serali per 26 e il 27 aprile al teatro Secci, mentre la rappresentazione mattutina per le scuole andrà in scena soltanto il 27 aprile. Per la web-serie bisognerà invece attendere maggio per la messa online di tutte e cinque le puntate.
AL VIA LA WEB-SERIE “LIBERE DI VOLARE”. ANCORA APERTA LA RACCOLTA FONDI PER FINANZIARNE LA PRODUZIONE. Finalmente sabato 18 marzo sono iniziate le riprese della web-serie “Libere di volare” che vedranno coinvolta tutta la città di Terni: in Passeggiata, nelle piazze e nelle strade si vedranno aggirarsi i ragazzi del Progetto Mandela impegnati con telecamere, microfoni e luci. “Affinché la produzione della web-serie Libere di Volare diventi realtà abbiamo però bisogno del vostro sostegno” dichiara Irene Loesch. “È aperta ancora per poco infatti la campagna di crowdfunding sul sito Produzioni dal Basso per raccogliere i soldi necessari alla sua realizzazione”. Per ogni contributo, dal più piccolo, 5 euro, fino al più grande, 250 euro, son previste delle ricompense, dal semplice ringraziamento sui titoli di coda della web-serie fino agli omaggi per lo spettacolo teatrale del Progetto Mandela o un box regalo del valore di 60€ con indumenti prodotti dalla cooperativa artigiana Kumbershwar Technical School (http://kumbeshwar.com/) che in Nepal aiuta le donne ad emanciparsi attraverso l’istruzione. Se contribuirete a raggiungere il traguardo di 3.000€, il 10% delle donazioni sarà devoluto all’Associazione “Per un sorriso - Monica De Carlo” Onlus per il miglioramento del complesso scolastico del villaggio di Reddipalayam nello Stato indiano del Tamil Nadu, frequentato da bambini e bambine delle classi sociali più povere. Il link al quale effettuare la donazione è: http://bit.ly/liberedivolare La raccolta fondi online terminerà il 4 aprile ma per chi volesse consegnare il proprio contributo a mano, anche dopo tale data, è stato predisposto un punto raccolta fondi diretto presso la Casa delle Donne (via Aminale, 22) dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30 e all’area Lab del Caos il lunedì e il giovedì dalle 15.30 alle 17.30.
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Con la primavera le iniziative di ARCI Terni si moltiplicano e danno il via ad una stagione colorata da musica, impegno e socialità. Tantissime sono infatti le attività messe in piedi dai nostri Circoli in tutto il territorio provinciale (che trovate sul sito www. arciterni.it), in vista anche dell’anniversario della nostra organizzazione che il 27 maggio compirà sessant’anni. Nel 1957 a Firenze varie organizzazioni che raccoglievano circoli del dopolavoro e Case del Popolo si riunirono sotto la sigla ARCI (Associazione Ricreativa Culturale Italiana) e da quel giorno l’associazione ha iniziato a diffondersi nei territori con Circoli e Comitati. Gli appuntamenti principali del comitato ternano vedranno protagonisti i soci delle nostre strutture di base e non solo. Al nuovo Circolo “Jonas Club” in Via de Filis sono già attivi corsi di fotografia, disegno, scrittura e tante altre attività sono in cantiere. Per quanto riguarda invece i ragazzi ospitati nei nostri progetti d’accoglienza, alcuni di loro saranno protagonisti il 26 e 27 Aprile dello spettacolo “LIBERE DI VOLARE” del “Progetto Mandela” che quest’anno affronta un tema di grande attualità: il diritto all’istruzione delle bambine e delle ragazze nel mondo, diritto ancora troppo spesso negato. Il filo conduttore dello spettacolo saranno le parole di Malala Yousafzai, giovane attivista pachistana insignita nel 2014 del Premio Nobel alla Pace; le storie raccontate in scena faranno un quadro sulla situazione mondiale e nazionale e attraverso la narrazione artistica, stimoleranno una riflessione sui diritti fondamentali e la loro applicazione. Nella realizzazione dello spettacolo, sia in scena che dietro le quinte, sono coinvolti beneficiari dei progetti accoglienza di ARCI Terni, una collaborazione quella tra il comitato ternano e il “Progetto” che ogni anno si rafforza e non si limita solo allo spettacolo finale dei laboratori del “Mandela”, ma nel corso dell’anno si arricchisce di corsi, feste e momenti conviviali. I ragazzi ospitati nelle strutture per minori non accompagnati sono invece impegnati nella preparazione della fase finale del Progetto “Rete”, un’iniziativa calcistica organizzata a livello nazionale dalla FIGC che culminerà il 22 maggio con un torneo nazionale presso il Centro Sportivo di Coverciano. Anche per questa stagione estiva sarà poi possibile, per i ragazzi ternani, partecipare ai campi di lavoro e conoscenza organizzati da ARCI Nazionale presso cooperative antimafia che operano a Corleone e in Calabria, Puglia e Campania. Un modo questo per conoscere da vicino il fenomeno mafioso e contribuire al consolidamento delle esperienze di antimafia sociale presenti in tutta Italia.
L'Italia che ci P iace
(parte II)
I Vigili del Fuoco
Pierluigi Seri
Proseguiamo il nostro viaggio cercando di mettere in evidenza gli aspetti positivi di un paese, di un popolo che ha dimostrato più volte il suo vero volto fatto di generosità, di slanci, di spirito di abnegazione e di altruismo. I media sembra invece che facciano esattamente l’opposto quando nelle trasmissioni della maggior parte dei canali non fanno altro che parlare di scandali, di abusi, di appropriazioni indebite, di losche manovre ecc. Il quadro che ne esce fuori non è confortante. Si ha l’immagine di un paese dove nulla funziona, dove tutto è sfacelo e precarietà! Tutte cose alle quali siamo ormai vaccinati, anzi oserei dire a volte perfino rassegnati! Per carità, non vogliamo mettere in discussione la libertà di espressione, diritto sacrosanto sancito a caratteri cubitali dalla Costituzione! E’ giusto e doveroso informare il cittadino di quello che accade, ma mi sorge spontanea una domanda: è questa la vera immagine dell’Italia di oggi? Esiste un altro volto di questo sgangherato ma amato paese? Tanto per usare le parole del grande giornalista G. Bocca. Indubbiamente il malcostume, la concussione, la corruzione esistono, sono mali secolari connessi purtroppo alla natura avida dell’uomo, ma gli uomini sono tutti così? Esiste un’altra realtà parallela che smentisce tutto ciò? Sembra assurdo ma la risposta è sì!, ma oggi parliamo di un corpo che è stato da sempre, sottolineo da sempre, vicino alla popolazione nei momenti più difficili e più drammatici: I Vigili del fuoco o Pompieri, chiamateli come volete, tanto la sostanza non cambia! Un po’ di storia: La storia dei vigili del fuoco è antica quanto il fuoco e il bisogno di difendersi da esso. Fu Augusto con due riforme rispettivamente nel 26 e nel 6 a.C. a dotare Roma, divenuta una megalopoli, di una difesa vera e propria contro il fuoco. Tale corpo denominato Militia vigilum aveva un comandante chiamato Praefectus vigilum. Durante i secoli successivi la situazione variava da stato a stato e da città in città. In Italia prima dell’unificazione la situazione era abnorme. In alcune città esistevano gruppi di volontari, associazioni di tipo medievale. Intere regioni ne risultavano sprovviste. Tuttavia la maggior parte delle calamità naturali, specie i terremoti, erano gestite dai militari. Bisogna aspettare il primo dopoguerra, quando prese piede il progetto di creare un corpo unitario ed organizzato, superando l’associazionismo frammentario e poco coordinato che aveva caratterizzato la storia fino a questo periodo.
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Fu durante il Ventennio fascista che venne affidato l’incarico di effettuare una riforma organica ad Alberto Giombini, un reduce della I guerra mondiale. Con il regio decreto 10 ottobre 1935 n. 2472 venne istituito su base nazionale il Corpo dei pompieri alle dipendenze del Ministero degli Interni che ne stabilì l’organizzazione su base provinciale. Il 16 giugno 1938 venne emanato un nuovo decreto che sostituiva la parola pompieri con quella di Vigili del fuoco. Siamo in pieno Fascismo, in clima nazionalistico e di autarchie e la parola pompiere era di derivazione francese. Sembra che sia stato G. D’Annunzio a suggerire la sostituzione del termine con quello di ” Vigile “ più consono alla tradizione italica. La legge del 22 maggio 1939 n. 960 aboliva tutti i vari servizi pompieristici locali. Con questo ultimo atto nasceva ufficialmente Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Qualche anno dopo in piena II guerra mondiale il Corpo diede valida prova di sé intervenendo in soccorso della popolazione delle città bombardate duramente dagli anglo-americani. I vigili con spirito di abnegazione e sacrificio intervennero ad estrarre le persone intrappolate nelle case bombardate, a spegnere incendi causati dalle bombe, a portare in salvo i feriti, spesso anche durante le incursioni aeree, mettendo a rischio la loro vita. Fin dall’inizio quindi vicino alla popolazione, con la popolazione, condividendone i disagi con il solo scopo di soccorrere fino a sacrificare la propria vita. Con la fine della II guerra mondiale il Corpo venne riordinato e smilitarizzato. Riordino culminato con la legge del 13 maggio 1961 n. 469 che lo poneva sempre alle dipendenze del Ministero dell’Interno. I vigili, oltre alle attività di soccorso di routine: incidenti, incendi, allagamenti…, hanno dato valido contributo in occasione di catastrofi come i terremoti del Belice, del Friuli, dell’Irpinia, il disastro della diga del Vajont e soprattutto nei recenti terremoti delle Marche e Umbria, dell’Aquila e di Amatrice. Il Corpo ha partecipato anche a varie iniziative umanitarie con l’Unicef e Yes for the children, ricevendo numerose onorificenze. Con la legge del 24 febbraio 1992 n. 225 e l’istituzione del Dipartimento
della Protezione civile il corpo ne è entrato a far parte, pur rimanendo alle dipendenze dell’Interno. Le competenze del Corpo sono state stabilite con il decreto 8 marzo 2006 che riguardano la prevenzione degli incendi, il soccorso pubblico e la difesa civile con compiti anche investigativi riguardo agli incendi di carattere doloso. Può agire in collaborazione con il Ministero della Difesa di fronte ad aggressioni esterne per garantire la sicurezza dei cittadini e dello Stato. Nel caso di eventuali attentati terroristici o di minacce chimiche, batteriologice e radiologiche. In questi ultimi anni, vista la complessità degli interventi, il Corpo è stato dotato di specializzazioni in modo da coprire tutte le tipologie delle operazioni. Esse si riassumono in quattro: elicotteristi e piloti, sommozzatori, nautici, radioriparatori. In una società tecnologica come la nostra, anche il Corpo doveva essere dotato di un apparato tecnico che gli permettesse di stare al passo con i tempi. Questo per consentire ai vigili di stare vicino alla popolazione e prestarle la dovuta assistenza. Basti a questo proposito dare uno sguardo al ricco medagliere e ai numerosi riconoscimenti. Diamo per mancanza di spazio solo alcuni numeri: 10 medaglie d’oro al valor civile alla Bandiera del Corpo e ben 44 individuali, senza enumerare quelle di argento e di bronzo e attestati vari. Dietro queste fredde statistiche si muovono uomini, donne, un’intera organizzazione. Dietro ognuno di questi numeri c’è una storia, c’è una persona, c’è un rischio, a volte una morte! Conclusione. Non pensiamo ai Vigili come cavalieri erranti o a supereroi da film americano. Sono uomini e donne come noi, con le loro famiglie, con le loro storie fatte di quotidianità, con i loro pregi e i loro difetti. Sono tanti sig. Rossi pronti ad accorrere quando altri sig. Rossi come loro ne hanno necessità. Essi rappresentano quel volto di un’Italia diversa, spesso trascurato, spero involontariamente, dai media per lasciare spazio a scandali, grandi manovre elettorali, proclami vari, scissioni, poltrone oppure gossip da cronaca rosa. Proprio per questo possiamo dire ad alta voce: QUESTA È L’ITALIA CHE CI PIACE!
Venerdì 24 marzo 2017, alle ore 17.30 a palazzo Montani Leoni, corso C. Tacito 49, sala “Paolo Candelori”, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Enrico Morando, ha tenuto una conferenza sulla “Politica economica del Governo”. A fare gli onori di casa il Presidente Luigi Carlini che, insieme al Vice Presidente Ulrico Dragoni, ha organizzato l’interessante incontro con il Vice Ministro al fine di conoscere le strategie economiche messe in atto dal Governo in un periodo di forte crisi del nostro Paese. Enrico Morando è nato ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria, il 30 settembre 1950, e si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Genova. Giornalista per l’Unità svolge una ventennale esperienza parlamentare, tra il 1994 e il 2013, interamente tra gli scranni del Senato. Ad eccezione di una brevissima esperienza in commissione Giustizia (1994), e della partecipazione alla commissione parlamentare per le Riforme costituzionali (1997) trascorre l’intera sua vicenda parlamentare in commissione Bilancio e Programmazione economica, di cui è stato variamente Presidente, vice Presidente, capo gruppo. Relatore in occasione di molte leggi finanziarie, ha con convinzione contribuito all’introduzione del pareggio strutturale di bilancio in Costituzione nell’aprile del 2012. Il 28 febbraio 2014 è nominato Viceministro dell’Economia e delle Finanze. Il 16 gennaio 2017 riceve la nomina a Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze. Nel corso della sua attività politica ha scritto numerosi saggi.
Il Vice Ministro ha incentrato la conferenza su due punti fondamentali. 1) I cardini della politica economica del Governo. L’obiettivo centrale che si è posto il Governo è di aiutare il Paese nella crescita economica in modo adeguato e duraturo nel tempo. Non si tratta di un obiettivo scontato: si deve crescere quantitativamente e qualitativamente -dice il Vice Ministroper tornare a produrre. 2) La politica da sola non può determinare la crescita. Bisogna agire a “Dimensione europea e non nazionale”. Per conseguire tali obiettivi, Morando afferma che occorre: a) proseguire sulla strada delle riforme con applicazione coerente di quelle già fatte; b) avere una politica pubblica (fiscale) espansiva; ridurre il deficit annuo senza applicare politiche troppo restrittive; c) aiutare il superamento del contingentamento del credito; d) aggredire con precise politiche il problema della decrescita della produttività dei fattori; e) ridurre la pressione fiscale sul lavoro. Alla conferenza sono intervenuti i rappresentanti degli Organi della Fondazione, le istituzioni e gli esponenti dell’imprenditoria locale. Il Vice Ministro ha risposto a molteplici quesiti posti e scaturiti dall’interesse mostrato sulle tematiche illustrate.
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Filosofare in Libertà Proponiamo in questo numero la lettura dei saggi scritti da Giorgia Rosati e Marta Gigli, le studentesse ammesse alla fase regionale delle OLIMPIADI DELLA FILOSOFIA per il canale in lingua italiana. Il tema proposto è quello della libertà, variamente declinato in prospettiva teoretica, gnoseologica, etico-politica, estetica. In entrambi i saggi la riflessione filosofica, evitando di ridursi all’esposizione delle idee nella dimensione storica, si sviluppa in un’argomentazione ben articolata ed efficace, di taglio pluridisciplinare e di impronta personale.
Le OLIMPIADI DELLA FILOSOFIA, giunte ormai alla XXV edizione, sono una competizione nazionale e internazionale, indetta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e inserita nel Programma Annuale di Valorizzazione delle Eccellenze, in collaborazione con la Società Filosofica Italiana, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, della Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie, del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, del Patrimonio
Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche e di RAI Cultura. Il Liceo Classico “Tacito” di Terni partecipa per il terzo anno a questa competizione, ottenendo per la terza volta il prestigioso risultato dell’ammissione dei propri candidati alla Fase Nazionale: nell’anno in corso Miriam Borgia (canale in lingua straniera), nell’anno scolastico 2015/2016 Sofia Fabrizi (canale in lingua italiana) e Beatrice Giuli (canale in lingua straniera); nell’anno scolastico 2014/2015 Bernardinangeli Camilla (canale in lingua straniera). Prof.ssa Marisa D’Ulizia
NELLA MIA ORA DI LIBERTÀ Chi non si è mai interrogato sul bene e sul male? Chi non ha mai riflettuto sul dolore e sul piacere? Chi non ha mai provato un senso di profondo smarrimento meditando sull’esistenza di Dio? Chiunque l’abbia fatto è umano, profondamente umano e in quanto tale, citando le parole di Sartre, condannato alla libertà. Infatti l’uomo è responsabile di tutto quel che fa, poiché è proiettato in un’esistenza la cui comprensione può essere ricondotta alla categoria della possibilità, che apre di fronte a noi infinite alternative, molte delle quali terribili e spaventose. Tale condizione ci rende direttamente coinvolti in quanto al nostro destino, considerazione che ci porta a mettere in discussione l’esistenza o meno di Dio. Con le sue perfette prerogative, Dio sembra contraddire la possibilità stessa della libertà umana. Tuttavia, in accordo con quanto sostenuto fino ad ora, l’esistenza di Dio si dovrebbe considerare non come un dato certo e predeterminato, ma al contrario come una possibilità, che potrebbe apparire consolatoria e rasserenante, ma sicuramente non garantita. Per questo motivo l’uomo è costretto a considerarsi come un essere assolutamente libero, in grado di compiere autonomamente delle scelte, che lo mettono in relazione non con l’essere in generale e le sue origini, che sono stati oggetto di studio, ad esempio, per i filosofi presocratici, ma lo rendono consapevole e focalizzano la sua attenzione sull’esserci, cioè su quell’essere nel mondo che è fuori dalle pagine di filosofia, ma denso del loro significato. Esserci significa dare un senso alla propria vita, prendendo delle decisioni e facendone derivare delle azioni, che sono proprie di ogni uomo e lo rendono autore della sua storia, ciascuna autentica e ricca a suo modo. Questo rappresenta il più nobile e produttivo esercizio di libertà che ciascuno di noi possa compiere, se considera la responsabilità di cui è investito dall’urgenza della vita non come un pesante fardello ma come un’occasione per amare se stesso, assaporando il gusto della leggerezza contro i macigni sul cuore. Infatti, il peggiore fardello di cui si possa essere schiavi è rappresentato dalle paure che infestano il nostro animo insieme alla consapevolezza della nostra fragilità di esseri umani gettati nel mondo in preda ai venti della contingenza. Dalla debolezza di spirito deriva una drammatica paralisi esistenziale, che annulla le potenzialità e fa in modo che l’uomo regredisca al punto zero, nel limbo marcio delle cose sospese. In una delle sue più belle poesie, Edgar Lee Masters dice che dare un senso alla vita può condurre a
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follia, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio. La sola parola “tortura” fa raccapricciare la pelle e fa venire voglia di tentare, di scegliere, di rischiare. Nessun ostacolo potrà impedire il cammino di un uomo né privarlo della sua libertà, se l’animo resta alto e il cuore nutre la fiducia che dietro la nera cortina della notte si nasconde sempre il sorriso di un’alba. In questa convinzione trova il suo limite l’approccio deterministico, il quale avalla la tesi della necessità e universalità delle leggi della natura e delle norme che regolano l’esistenza umana. Condivisibile è l’idea secondo la quale tutto ciò che accade ha una causa, ma non è certo possibile difendere il principio secondo il quale a una determinata causa corrisponde sempre, inevitabilmente, un determinato effetto. C’è sempre un margine di libertà garantito all’uomo, margine al quale egli può e deve aggrapparsi in ogni circostanza, per fuggire le etichette, per fuggire l’omologazione, per affermare se stesso, per salvarsi. Sofocle ci racconta la storia di Edipo, che, per volere del Fato, uccise suo padre e giacque nello stesso letto con sua madre Giocasta. Edipo potrebbe dirsi innocente, data la propria ignoranza rispetto alla sua triste vicenda. Eppure, una volta venuto a conoscenza della verità e dopo aver visto le sventure che a causa delle sue azioni sono capitate ai suoi concittadini, si cava gli occhi con uno spillo e abbandona Tebe. Dunque Edipo decide di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, nonostante sia stato il Caso, una forza più grande e potente di lui, a determinare il corso degli eventi. La scelta di infliggersi una punizione, cosciente della illegittimità e della brutalità delle proprie azioni, gli consente di riscattare se stesso e di forgiare la propria persona come giusta e onesta, nonostante la tragicità della propria esistenza. In conclusione, la libertà ci spaventa perché, contrariamente a quanto si possa pensare ragionando sulle norme e sui vincoli che connotano il contesto storico, politico e sociale in cui siamo inseriti, è assoluta e può renderci allo stesso tempo nobili e terribili, potenti e spietati. Tuttavia potrebbe turbarci di meno la libertà se solo la potenza che ce ne deriva venisse sfruttata interamente per arricchire la nostra vita e quella degli altri di un significato vero, autentico e profondo e così stimolarci di più a impegnarci per fare in modo che della nostra esistenza, alla fine, ci restino un ridere rauco, tanti ricordi e nemmeno un rimpianto. Giorgia Rosati classe III D
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione
Logo realizzato dal M° Mimmo Paladino per le Olimpiadi di Filosofia
OLIMPIADI DI FILOSOFIA XXIV EDIZIONE A.S. 2015-2016 FINALE NAZIONALE Giornate di Filosofia ROMA, 13-14-15 APRILE 2016 P
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Pomeriggio
Arrivo dei finalisti e degli accompagnatori a Roma
All’apparenza dotato di misere fattezze legnose, dalle fibre compatte, che sbocciano un manipolo di Summer ribelli,School lisci peli di una ore 16,00-19,30 Lavori della in Commissione Nazionale della Esame,Lo valutazione e proclamazione vincitori delle 35 borse di studio nel setola. Un pennello. strumento chedeimeglio simboleggia, suooreessere, la disciplina che, grazie al Aurelia suo impiego, prende forma. 20,00 Cena in Hotel Parco Tirreno, Via 480 L’arte. Un’attività umana ricca di sfaccettature. Se si dovesse GIOVEDÌ 14occorrerebbero APRILE 2016 rappresentare, al pittore setole di ogni genere, in Hotel Parco Tirreno,Via Aurelia 480 grado di stendere, ora delicatamente ora con violenza, un colore Registrazione dei finalistiPerché come i liquidi assumono la ore 8,00 dalle setose sfumature d’ingegno. Canale A e Canale B forma del recipiente che li contiene, così l’arte si presta a mostrare i suoi molteplici volti, a della seconda delle necessarie occasioni di ore 9,00-13,00 Svolgimento Finale Nazionale A e Canale B rappresentazione. Canale L’arte è fedifraga eternità dell’essere fugace. L’arte nasce dall’uomo e finisce per rappresentarlo, dando di lui una ore 10,00-13,00 Incontro con docenti, referenti USR, coordinatori SFI testimonianza nel Le tempo che non può appartenergli. Olimpiadi di Filosofia: riflessioni, esperienze, proposte Diventa parte di quell’essere e sua rappresentazione. Espressione di una libertà Interviene Luca Maria Scarantino che appartiene al suo ideatore, solo come artista. Coordinano Carla De Bellisdi liberi”, risulta costantemente L’uomo, pur vivendo in Guetti, una Ennio “società condizionato dal rapporto con gli altri, dallo Stato di cui fa parte, dal ore 13,30 Pranzo in Hotel Parco Tirreno, Via Aurelia 480 tempo, da fattori che non possono esser da lui dominati. L’artista 14,30-19,30 dellaUna Commissione Nazionaleche della nasce Finale no.oreIn arte tutto è Insediamento concesso. disciplina da un uomo Olimpiadi di Filosofia, esame e valutazione delle prove non libero, ma in delle grado di sognare, respirare libertà, la libertà dell’interiorità dell’artista. Lain città potenza dell’arte ore 15,00 Visita culturale per studenti e docenti è proprio in questo: unico ambito nel quale il diritto ad una libertà incondizionata può ore 18,00-19,30 Incontro con gli studenti esercitarsi. Preparazione alla lectio magistralis del Professore Remo Bodei La libertà nasce dal profondo, risulta un bisogno necessario per Giuseppe Vasta Coordinano l’uomo. Una privazione di Pintus, limiti,Salvatore vincoli, briglie di costrizione che, però, difficilmente trova espressione nel rapporto con gli altri. Una libertà ore 20,00 Cena in Hotel Parco Tirreno, Via Aurelia 480 concepita come possibilità assoluta conduce, inevitabilmente, allo scontro con l’altro, sul quale si rischia di prevalere o sotto il quale si teme di soccombere. Il consorzio dei mortali ha, allora, adottato come principio di tutela del singolo nel suo rapporto con l’altro la giustizia. La giustizia che non è libertà, ma uguaglianza. Uguaglianza che limita la libertà. E se e vero che il principio di uguaglianza è, per statuto, non applicabile all’arte, nella quale il primato è affidato all’originalità, allora l’arte è libera. Libera di elogiare, esultare, dubitare, ferire e distruggere. Tutto è concesso, perché tutto ha pienezza d’essere e, quindi, di essere arte. Anche l’accusa, anche la provocazione, anche quello che moralmente si fa fatica ad accettare. Purché sia arte. Basti pensare alle vignette satiriche della testata francese “Charlie Hebdo”. Tratti di matita costruiti per esprimere messaggi eticamente
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VENERDÌ 15 APRILE 2016
MERCOLEDÌ 13 APRILE 2016
Hotel Parco Tirreno, Via Aurelia 480 UNA BARCA A VELE AMMAINATE
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MIUR – Sala della Comunicazione, Viale Trastevere 76/A
ore 9,30
Saluti istituzionali
non condivisibili, contestabili, irrispettosi, ma concessi in quella Rosa De Pasquale Capo Dipartimento particolare, libera Dipartimento forma d’arte. La libertà di rompere gli schemi per il sistema educativo di istruzione e formazione - MIUR e, addirittura, debellarli. La libertà di riportare sulla tela o con il Carmela Palumbo Direttore Generale - D.G. per gli Ordinamenti Scolastici e carboncino quanto l’occhio registra, senza censure. Addirittura in arte la valutazione del sistema nazionale di istruzione - MIUR le forme possono scomparire, i corpi si smaterializzano, delineati e Massimo Riccardo Direttore Centrale per la promozione della cultura e distinti attraverso contrasti cromatici, giochi di luce, ombre. In arte è della lingua italiana - MAECI concesso rifiutare gli schemi tradizionali, distaccarsene ed elaborare Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO un Giovanni codicePuglisi tutto nuovo. In fondo è proprio questo l’arte. Lo hanno Francesco Coniglione Filosofica Italiana dell’Impressionismo. dimostrato Monet,Presidente DegasdellaeSocietà l’intera schiera Criticati dagli accademici del tempo, proibito loro l’accesso ai salons, Riccardo Pozzo Direttore del Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale – CNR espressiva del fuoco dell’arte. hanno codificato una nuova forma Hanno sacrificarsi delle rigide impostazioni, Luca M.rifiutato Scarantino di Segretario Generalesull’altare della Fédération Internationale des Sociétés Philosophie sono usciti dagli ateliers eddehanno dipinto en plein aire. Liberi. La Coordina libertà in arte è, allora, come la luce: pulviscolo di meraviglia Edvige Mastantuono Dirigente Ufficio - D.G.nello per gli Ordinamenti Scolastici MIUR nell’ombra della vita. È vero Iche scrivere, nel -dipingere, nel disegno siamo quelli che nella vita non abbiamo il coraggio di essere. ore 10,30 Carla Guetti - Coordinatore del progetto delle Olimpiadi di Filosofia D.G. per gli Ordinamenti MIUR È vero che rappresentiamo su cartaScolastici o tela- quanto ci portiamo dentro e non abbiamo maiLectio potuto avere accanto. magistralis del Professore Remo Bodei del tempo Frenare gli impulsiI paradossi dell’artista, togliergli la penna, la tavolozza, il pennello significa celebrare il funerale dell’arte. La rigida società Intervengono Silvia Calandrelli Rai Cultura potrà depennarla Direttore dall’enciclopedia, pedissequamente compilata, che contiene lo scibile dell’uomo, ormai incapace di trovare effettiva Gli studenti realizzazione espressiva della propria libertà, in un mondo privo di ore 12,30 Premiazione dei vincitori fantasia, privo di colori. Ma la ricerca della libertà, ora impossibilitata 13,30 Buffet nel Salone dei Ministri ad ore esercitarsi, continuerà a persistere. La ricerca di una libertà che assume le sembianze di una barca a vele ammainate, costretta in un L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito Informazioni sul portale dedicato alle Olimpiadi di Filosofia: www.philolympia.org porto. Marta Gigli classe III D
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Andavamo a letto col prete
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale
sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto Sono aperte le iscrizioni Giovedì 20 APRILE che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. Il Martedì dei CURIOSI ore 21.00 perdii calore corsieradiil camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. L’unica fonte
...fate le vostre domande EDUCAZIONE CINOFILA... Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica per sostenere le braci che venivano per essere liberi insieme! Presso L'Associazione mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. e Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto aCulturale queste due di calore ma, dato l’alto numero dei La fonti Pagina Presso l'Associazione La Pagina Sabato APRILE componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in22 casa, uno ore si 16.00 dalle ore 16.30 poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i c/o vecchi e i bambini Parrocchia San Bosco a cura di Vittorio Greghi piccoli che presidiavano il focolare. Campomaggiore AnnaRita Banconi Poi c’erano le donne dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocereRaspetti Insegnante Inglese che, preparando la cena, a cura di Giampiero (Tutti i martedì della seconda e la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. Nuovi orizzonti culturali TUTTI I LUNEDÌ quarta settimana del mese Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava e sociali alla luce degli dalle 18.30 alle 20.00 di Maggio e Giugno) benino, fatta eccezione per i studi su San Valentino piedi e gli stinchi, soggetti agli spifferiTobia freddi che venivano Edoardo Cinese si apriva, dalla Insegnante porta, sia quando TUTTI I LUNEDÌ perché entrava qualcuno, sia CORSI DI PITTURA TUTTI I VENERDÌ quando era alle chiusa, dalle 15.30 alle 18.00 dalle 17.30 19.00 perché le PER ADULTI ante non combaciavano bene. Nadia Zangarelli - Pittrice i corsi partiranno al raggiungimento di almeno 6 iscritti Studiare o fare i compiti in questo ambiente, senza finire coi piedi gelati, era possibile solo stando in ginocchio sulla sedia impagliata, onde evitare il braciere Corso sotto ilditavolo che pomeridiano spesso autocad organizzato dall'IISCA di Terni, tenuto dal Prof. Gabriele Ferracci, faceva venire il mal dipresso testa. l'aula di progettazione architettonica del LICEO ARTISTICO Per la confusione non c’era rimedio. Tutti parlavano a voce alta nelle case contadine, abituati com’erano nei campi a gridare ordini agli animali da lavoro. C’era poi sempre qualche vicino o vicina che, dopo cena, si aggiungeva ai già tanti per scambiare quattro chiacchiere, contribuendo all’aumento della cacofonia. Un momento di quasi silenzio poteva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passava al vicino e così via finché era possibile tenere il mozzicone fra le dita. Il problema del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le camere erano così fredde che al mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo al pensiero di doversi spogliare in un baleno per infilarsi tra le lenzuola gelate, sovrastate da coperte e imbottita, poteva anche bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. Il prete non era altro che il nome malizioso di una incastellatura porta-braciere in legno, usata per•riscaldare Infortunistica • Civile il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, • la Previdenziale Lavoro sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a •dormire. Appena cenato moglie infilava diligentemente nel prete un recipiente metallico con le ultime braci del camino, scegliendo quelle Commerciale • Famiglia che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione•per evitare incendi, era un grande piacere goduto dalle generazioni del dopo guerra. Ora quasi tutti stiamo al calduccio farci troppo caso e i grandi piaceri si vanno a cercare Lo studio sid’inverno è trasferitosenza in Corso del Popolo n. 26 - Terni nelle polverine o nell’alcol. Vittorio Grechi Telefoni: 0744/58149-58140 Fax: 0744/420166 Indirizzo mail: avvocati@crescimbenilavari.it
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Sulle ali del web volano anche cose meravigliose, leggende, parabole ed immagini attribuite a grandi personaggi della Storia. Il Mahatma Gandhi narrò una volta che un sant’uomo ebbe la possibilità di parlare con Dio e gli chiese di poter conoscere il paradiso e l’inferno. Dio lo esaudì e lo condusse davanti ad una grandissima tavola rotonda al centro della quale vi era un enorme recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Le persone che sedevano a quella tavola avevano tutte l’aspetto livido e malato, sembravano affamati. Avevano dei cucchiai con dei manici lunghissimi attaccati alle braccia e tutti potevano con questo raggiungere il cibo e prenderne a piacimento, ma nessuno riusciva a portarlo alla bocca poiché il cucchiaio era più lungo del loro braccio. Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e della loro sofferenza. E Dio gli disse: hai appena visto l’inferno. Poi aprì una seconda porta, quella del paradiso, e si presentò una scena quasi identica alla precedente. Qui però le persone, sebbene avessero attaccati alle braccia gli stessi cucchiai, erano ben nutrite, felici e conversavano tra loro sorridendo.
“Non capisco” disse il sant’uomo. “È semplice” –rispose Dio– essi hanno imparato che il manico del cucchiaio è troppo lungo per nutrire se stessi, ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri. Quelli dell’altra tavola, invece, non pensano che a nutrire se stessi. Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura, così come il bene ed il male, la differenza la portiamo dentro di noi.
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Azzardo una conclusione: sulla terra c’è tutto a sufficienza per soddisfare i bisogni morali e materiali di tutti gli abitanti, ma è l’ingordigia di pochi ad alterare questo equilibrio. Alla fine, però, saranno gli stessi ingordi a subirne le conseguenze più dure. I nostri buoni pensieri sono, tuttavia, come perle false se ad essi non seguono azioni coerenti per fare sì che il mondo sia come lo desideriamo. PC
MANUTENZIONE DEL CLIMATIZZATORE: TUTTI I VANTAGGI La manutenzione ordinaria del climatizzatore è importante per mantenere l’apparecchio efficiente e per mantenere la qualità dell’aria sana e pulita. Una corretta manutenzione garantisce l'efficienza energetica mantenendo la temperatura richiesta. La pulizia delle unità esterne, interne e dei filtri, permette invece di eliminare tutti i batteri che proliferano all’interno di tali meccanismi. Prima di azionare il climatizzatore è importante far controllare il livello di gas refrigerante. Una perdita di gas refrigerante, determina, infatti, un calo del rendimento ed un conseguente aumento dei consumi energetici. Riassumendo: • Pulizia e lavaggio filtri e batteria • Controllo del livello del gas fattore primario per le prestazioni energetiche • Pulizia unità esterna per ridurre la rumorosità del condizionatore AFFIDATEVI SEMPRE AD UNA DITTA QUALIFICATA E CERTIFICATA F-GAS La Ditta Vano Giuliano Srl è in possesso della Certificazione F-GAS n. 20467 REG. CE n.303/2008 RT 29, personale qualificato in possesso del patentino TECNICO FRIGORISTA, requisiti obbligatori per le imprese che seguono interventi tecnici su apparecchi contenenti gas fluorurati ad effetto serra. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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