La Pagina Febbraio 2018

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elevatori su misura Numero 152 febbraio 2018

Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

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Febbraio

2018

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4 Terni: quale identità? Loretta Santini

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BMP elevatori su misura........................................pag. Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni

6 Il 4 Marzo voto Liceo Classico Giampiero Raspetti

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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30 Identità di Terni e futuro del territorio Progetta

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G Porrazzini. ..............................................................pag.

Parliamo di elezioni politiche Vittorio Grechi

41 Almanacco del calcio ternano Stefano Lupi

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SIPACE....................................................................pag. 19 Sproverbianno de Febbraru P Casali. ....pag. 19 Civiltà Urbana P Crescimbeni............................pag. 20 RIELLO . ..................................................................pag. 20 S di sorriso I Lamperini. .....................................pag. 21 Studio Medico ANTEO L Fioriti, G Porcaro, M Martellotti...............................pag.

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OTTICA MARI . ...................................................pag. Tecnologia Blockchain A Melasecche........pag. CMT Cooperativa Mobilitá Trasporti......................pag. Tutta colpa degli zebù F Patrizi..................pag. Come passa il Tempo... E Squazzini...........pag. Panathlon International Club Terni. ..pag. Progetti per Centro Sociale e Culturale anziani Alessandro Volta..........................pag. La Cascata delle Marmore nell'Opera grafica Antica e Moderna G Raspetti . ......pag. Post verità, fake news, grave rischio per la Democrazia PL Seri............pag. ARCI ........................................................................pag. Campagna elettorale nell'interesse del paese, non dei partiti A Marinensi. .......pag. Costituzione 70 e non li dimostra

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AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI. .............................pag. 24 Epilessie R De Ciantis...........................................pag. 26 Un volto dolce anche per lui A Crescenzi. ..pag. 26 Estetica Evoluta STELLA POLARE. ......pag. 27 VILLA SABRINA.................................................pag. 28 AVIS..........................................................................pag. 28 AUDIBEL apparecchi acustici.................pag. 29 LICEO CLASSICO...............................................pag. 42 Giorno del ricordo M Petrelli ...........................pag. 45 Galleria Roberto Bellucci...................... pag. 46 ALL FOOD.................................................... pag. 47 BRACONI..................................................... pag. 48


Soluzioni tecnologiche per il trasporto verticale elevatori su misura BMP, azienda tutta ternana, dal 1996 progetta e realizza soluzioni su misura per il trasporto verticale e l’abbattimento di barriere architettoniche. I nostri elevatori hanno il comfort e la funzionalità di ascensori tradizionali; si adattano sia all’interno che all’esterno di edifici esistenti o di nuova costruzione, anche in presenza di spazi particolarmente ridotti e stretti.

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Terni: quale identità? Quando una città perde la conoscenza del suo passato, delle sue radici, l’orgoglio della sua storia e della sua cultura, è destinata a perdere la sua identità, la sua unicità, la sua memoria collettiva e lo stesso senso di appartenenza a una comunità, a tradizioni, a valori. Terni è stata troppo spesso considerata una città priva di storia, di eccellenze archeologiche e artistiche, di beni culturali. La sua immagine -e dunque la sua identità- è legata soprattutto alla storia recente, cioè all’essere divenuta a metà dell’800 una città industriale. Un evento questo che ne ha cambiato il volto economico, urbanistico, sociale, demografico e che ne ha fatto sicuramente uno dei massimi distretti industriali a livello europeo. Ricordiamo le parole di Virgilio Alterocca: “In questo breve periodo Terni parve … un dipartimento inglese condensato in pochi chilometri quadrati e assunse … il lusinghiero appellativo di Manchester italiana.” Ricordiamo anche che dire “la Terni” significava dire “Acciaieria”. Quindi Terni città operaia, industriale, moderna, ma anche piatta e insignificante. Questa è l’immagine prevalente, quella che conoscono i nostri giovani, purtroppo oggi connessa anche alla crisi delle industrie e quindi ai problemi del lavoro. Senza voler sminuire la portata rivoluzionaria dell’industrializzazione e non negando quanto essa abbia contribuito allo sviluppo della città, vorremmo ricordare che sono molti gli elementi che compongono l’immagine di Terni, antica e sfaccettata, complessa e multiforme, ricca e importante, per certi aspetti unica: un’identità e una storia di un luogo che ci è caro di cui dovremmo tornare ad essere orgogliosi. Quanti sanno che è la sua storia antica a fare di Terni una città singolare e importante? Posta in una pianura ricca di acque e di vie di comunicazione, fu abitata fin dai tempi remoti come attesta la vasta necropoli dell’Età del Bronzo e del Ferro -Luigi Lanzi parla di ben 2500 tombe- venuta alla luce all’epoca della realizzazione delle Acciaierie (i resti sono nel Museo Archeologico): questo la rende una delle più vaste aree archeologiche d’Italia e d’Europa e tale è stata la sua importanza che lo storico Massimo Pallottino, uno dei massimi studiosi di civiltà antiche, parlò di una vera e propria “Cultura di Terni”. L’antica Interamna Nahars (città tra le acque della tribù dei Naharchi) fu, come la definisce lo storico Floro, uno “splendido” municipio romano. A parte l’anfiteatro e i reperti collocati nel Museo Archeologico, sono pochi i resti tuttora visibili. Un Anonimo del ‘700 così scriveva: “Tutto risente oggi dell’antica Roma; vediamo ad ogni passo frammenti di colonnate di marmo, busti spezzati, iscrizioni. Tutto denota che Terni era un tempo una città celebre”. Per rendersi conto della grandezza dei monumenti romani riportiamo le parole dell’Angeloni relative alle antiche terme: “Portici e Torri spaciosissime, e larghissimi tetti, e palchi sopra palchi, e pavimenti di varie forti pietre, e di splendidi marmi connessi… ordini di colonne grandissime, che archi smisurati sostenevano, con larghe finestre di vetro e di trasparenti pietre…”. Ed ecco poi un’altra immagine di Terni, la città che rimase pressoché

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Loretta Santini

invariata fino a metà dell’800 e che rivela un grande patrimonio artistico e culturale: fu la “città dalle belle torri” (gli storici parlano di 300), con “... strade mattonate e piazze e palazzi superbissimi” (Mezenzio Carbonario) come Palazzo Spada (progetto di Antonio Sangallo il Giovane) e Mazzancolli, di chiese di pregio (San Francesco, San Salvatore, San Pietro, Sant’Alò, San Cristoforo, il Duomo, San Valentino). Eccelse nella pittura: dalla cappella Paradisi della chiesa di San Francesco con la drammatica rappresentazione del Giudizio Universale (metà ‘400-Bartolomeo di Tommaso) al modernissimo pittore naif Orneore Metelli, cantore della tradizione. Dalla grande pala dei Francescani di Piermatteo d’Amelia, alla piccola e preziosissima pala di Benozzo Gozzoli. I palazzi e le chiese furono ingentiliti da pitture spesso non visibili, ma testimoni di un glorioso passato: ricordiamo la Sala di Flora di Palazzo Carrara, o i dipinti del gruppo dei pittori fiamminghi come Martin Stella e Gilles Congnet che decorarono le sale del Palazzo Giocosi Mariani. Nel 1575 Karel van Mander affrescò la Sala Consiliare di Palazzo Spada con la “Battaglia di Lepanto” e la “Strage degli Ugonotti”. Non dimentichiamo il Maestro della Dormitio nella chiesa di San Pietro o la “Leggenda delle mele auree” di ignoto nella chiesa del Camposanto dove si vede una delle tante immagini di San Valentino. Ma c’è qualcosa di più che concorre all’identità multiforme della città: un’immagine spesso sconosciuta ai più, ma degna di essere riportata all’attenzione di quanti amano Terni e, soprattutto, un’immagine che va valorizzata per rendere giustizia a un luogo e a un territorio che in passato fu tanto ammirato. Parlo di quella stagione che va sotto il nome di Grand Tour. I resoconti di quei principi, nobili, ricchi borghesi, poeti e pittori che percorsero l’Italia alla ricerca dei siti archeologici e della bellezza della natura, nel loro viaggio di istruzione ebbero come una delle mete principali la Cascata delle Marmore. Tutti sostarono a Terni, tutti descrissero o dipinsero la città e la conca in modo ammirato e coinvolgente: la bellezza della piana ternana, la città e i suoi monumenti, l’abbondanza e la grandezza dei frutti e dei raccolti (questa già annotata da Plinio il Vecchio e Tacito). Così afferma Jean Baptiste Labat “Vi si falciano i prati tre volte all’anno … è la regione dei grossi frutti ... delle pesche da venti once l’una ... le albicocche, le pere, i fichi e generalmente tutti i frutti sono molto grandi e gustosi, i meloni sono di una grandezza che si trova solo in America”. G. Girolamo Carli nel 1765 così scriveva: “Terni è copiosissimo d’acqua, …ha buon pane, vino e oli…” e lo stesso Labat ricorda “i migliori vini che si possano desiderare ed anche Malvasia e Moscato”. Tutto questo ci dice che Terni ha una storia antichissima, che è stata città importante, che la sua identità così multiforme e ricca la rendono unica: tutto ciò dovrebbe rendere noi orgogliosi di essere i suoi cittadini. Vorrei concludere invitando a riflettere sulle parole di Lodovico Silvestri che così scrive a metà dell’800: “la felice posizione di questa città ci somministra tanti mezzi e tante speciali opportunità per farne tesoro in qualunque imprendimento industriale e commerciale, che altri non hanno: apprezziamoli e profittiamone noi innanzi che altri ci prevenga, o ci si frapponga…”.


Buon San Valentino

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IL 4 MARZO VOTO LICEO CL A SSICO Giampiero Raspetti

La politica si fa sempre più complessa e articolata. Pressante è il bisogno di capire, ma, a tal fine, occorre sapere. Il 4 marzo gli italiani si recheranno alle urne per esprimere una volontà, per cullare una speranza o per ottemperare ad un dovere. Son sicuro che voi, esimi lettori, non facciate parte della schiera dei ciarlatani, degli apprendisti stregoni, dei cultori di privilegi, ma siate semplici e dignitosi membri della onorata razza umana, composta dalla specie Homo sapiens (quasi sicuramente dalla carnagione iniziale color nero notte). Voi dunque, nell'esprimere il voto, vi ergete a integerrimi rappresentanti del giusto e della verità, non solo in quanto convinti che la vostra scelta sia la migliore in assoluto, ma perché sentite che i partiti opposti al vostro rappresentano delle vere e proprie calamità nazionali. Esprimete, così, ragionamenti e sentimenti. Ma... da dove derivano queste certezze? Soltanto da una simpatia epidermica? No di certo! Voi ci tenete a giustificare con argomentazioni logiche la vostra scelta! Se è così, allora dovete ritenere, d'accordo con Pangloss, che il vostro pensiero sia il migliore possibile e che mai vorreste cambiarlo. Le vostre convinzioni provengono semplicemente dal “buon senso cartesiano” quello di cui, a detta del filosofo francese, ve ne è così tanto in ognuno di noi che nessuno, anche della più facile “accontentatura”, ne vorrebbe ancora? O avete a lungo studiato e rinvigorito, nei topos della cultura classica, sentimenti universali ed immortali? Ed avete anche maturato ragionamenti sostenibili, a partire, ovviamente, dalla conoscenza delle opere del fondatore della logica classica, l’immenso Aristotele? In altre, semplici parole: vi recate all'urna per votare per astio o per amore o per sentito dire o avete tutti gli strumenti culturali per esprimere una valutazione razionale? Difficile dirlo. Sperando però che non facciate parte della schiera di quelli che sanno tutto loro e, quindi, diciamolo pure, non sanno una bellissima cippa perché risultano totalmente estranei alla frase più importante che sia mai stata pronunciata, so di non sapere (di socratica memoria), frase che ti consente, solo quando conosci davvero qualcosa (dal latino al greco, dalla matematica alla fisica, dall’arte alla musica, dalla storia alla filosofia…) di scorgere l’immenso inesplorato orizzonte formato da

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uno scibile, importantissimo, che devi ancora studiare! Voi assumete il vostro voto come simbolo-guida dei concetti di uguaglianza, di giustizia, di democrazia. Chi ve li ha istillati tali sentimenti, a quali esemplari e universali personaggi vi riferite? Vi sentite conoscitori dei lati più luminosi e più oscuri della natura umana, ma... dove e cosa avete studiato? Magari non avete mai letto alcunché e, malgrado questo, siete assolutamente certi del vostro giudizio e, di conseguenza, dei vostri sentimenti. Ma anche la laurea stessa non ci rassicurerebbero al merito. Si può ben dire però che sarà molto più avvantaggiata per la conoscenza politica e l'interpretazione dei fatti quella persona che è stata educata ai grandi temi e ai grandi valori. Diciamo meglio: genererà, con molta probabilità, un giudizio migliore, a parità di altre condizioni, colui che ha specializzato, attraverso gli studi delle opere immortali, la propria mente. Come specializzano gli istituti scolastici superiori italiani? Alcuni specializzano quella parte della mente versata al calcolo ragioneristico, altri quella per le tecniche toponomastiche, altri ancora la parte incline al mondo dell'arte, alla conoscenza dei materiali o della tecnologia tout court. In genere, poche le eccezioni, sulla soglia dei 20 anni buona parte della nostra gioventù si ritrova impacchettata in un sapere specialistico, settoriale. Poi ci sono i licei. Specializzano settorialmente anch’essi? Sì, i licei scientifici specializzano, non molto, ma specializzano. Con la sottolineatura decisa nella matematica e nella fisica, rafforzano già, in pratica, una mentalità, appunto, scientifica. Una sola, aulica, istituzione scolastica niente specializza se non il bene più prezioso che abbiamo, la mente, lasciando poi, quando si è ben saldi nella capacità di analisi e di sintesi e si è forti degli esempi-guida di una cultura immortale, la possibilità di specializzarsi in qualsiasi ramo dello scibile umano, specialmente in quello scientifico ove i risultati alla laurea (ed anche dopo) mostrano l’innegabile superiorità degli studi umanistici su qualsiasi altra cosiddetta paideia. Mi riferisco al Liceo Classico. Specializzare la mente alla sublime ed eterna esistenza della cultura umanistica, anche e soprattutto su discipline non concretamente e tecnicamente funzionali, come il latino e il greco, vuol dire educarla nella perpetua palestra dei grandi ragionamenti, dei sentimenti e delle

passioni immortali. Chi non conosce gli autori classici (meglio non studiarli che assumerli a pillole o alla bersagliera, come non di rado avviene!), non parla, ma è solo ripetitore di parole e frasi di cui ignora il significato autentico, la radice e quel contesto che, molte volte, le ha rese famose e pregnanti. Tutte le pieghe, le più sottili, dell’animo umano sono state contemplate da grandi menti e le loro opere sono chiamate I Classici. Anche la continua lotta tra chi procura il bene perché sa e capisce e chi procura il male perché non sa e pensa (o fa finta) di capire ovvero di chi si accorge prima di quel che sta per avvenire (Pro-meteo che consegna la luce divina all’umanità) e chi non se ne accorgerà mai o con molto ritardo (suo fratello Epi-meteo che, ritardato com’è, porta all’apertura del vaso di Pandora, cioè di tutti i mali immaginabili) è grande argomento di riflessione da parte della cultura classica, quella che, nutrendo la mente con idee esaltanti, amplia a dismisura capacità di analisi e capacità critica. Ne beneficiano allora la possibilità di comparare, giudicare, intus-legere, intelligenza cioè. Hanno parlato, di questo mito, Esiodo (Teogonia), Eschilo (Prometeo incatenato), Apollonio Rodio (Argonautiche), Platone (Protagora), Aristofane (Gli uccelli), Catullo (Carmi), Orazio (Odi, Epodi), Seneca (Medea), Monti (Il Prometeo), Carducci (Prometeo), Goethe (Prometheus)... Certo che senza codeste conoscenze si campa lo stesso (anche i sorci e gli echinodermi lo fanno disinvoltamente senza addossarsene colpa), ma si capisce molto di più se si conoscono, ed amano, i grandi che hanno analizzato e trasmesso gli immortali temi! I sentimenti, luminosi od oscuri, della natura umana sono stati descritti con sublime profondità di pensiero da autori latini e greci. Delle memorabili battaglie per la democrazia e la libertà, delle azioni compiute da grandi e piccoli eroi chi te ne ha mai parlato? Nessuno? L’hai letto, forse, nei rotocalchi o l’hai visto in televisione ove, in genere, fanno traghettare concetti di cultura, educazione e moralità a politicanti, oroscopisti, cantanti, ballerini? Interrogarsi sull’etica, sull'immoralità o sull’amoralità, ribaltare usi e costumi, sostituire giudizio al pregiudizio, incidere nel profondo sulle coscienze... tutto questo serve affinché poi si possa scegliere compiutamente la professione o il settore lavorativo ai quali si arriverà con il massimo potere della propria mente e, lupus in fabula, a votare più consapevolmente.

Vendo protesi dell'anima. -Giampiero Raspetti-


E proprio il latino e greco, lingue morte immortali, allenano a pensare e insegnano a chiedersi il perché delle cose e a riflettere su dubbi, speranze e angosce, domande perenni perché mai troveranno risposta tecnica o certezza matematica. È dall’analisi di queste perdute, ma universali civiltà che si acquisisce dimestichezza con i pensieri politico-filosofici che sono alla base della nostra cultura e che servono per dare maggiore significatività al nostro voto. Che almeno si sappia qualcosa del greco Pericle, uno dei grandi padri della politica democratica e si conoscano le commedie del grande scrittore afro-romano Terenzio che, attraverso la sua formidabile frase: Homo sum: humani nihil a me alienum puto apre la porta al sentimento della fratellanza e della umanità. La conoscenza di Terenzio Afer ci permetterebbe di capire anche in merito alle tematiche nate attorno allo ius soli che proprio alcuni barbari senza cultura e senza storia stravolgono di continuo ignominiosamente! La vita vera è, e sarà sempre, ricerca del meglio (aristocrazia, morale e culturale) e della giustizia sociale, che intendiamo favorire con il nostro voto. Occorre allora perseguire una omologazione verso l’alto, non verso il basso, dare cioè lustro e potere a quello che è più importante, più vitale, più difficile… se ci omologhiamo sul più facile regrediamo, torniamo nelle caverne o, più verosimilmente, nell’inciviltà di chi ha fatto a meno di qualunque scuola perché ha sempre agito con ragionamenti ventrali, di bassissima lega. Da un po’ di tempo gente senza senso si affanna per abbattere la cultura nel nostro Paese pensando forse che più si abbassa il livello e più quelli al comando possano emergere e tiranneggiare. Bersaglio è il Liceo Classico. Con l’eventuale catastrofica sparizione del Latino e del Greco, pane comune e fermento di ogni nostro pensiero e seme di ogni nostro sentimento, questi nemici della civiltà pensano che sia più facile avere sudditi obbedienti. Se nell’omologazione verso il basso la società va in cancrena, nel caso della sparizione del Liceo Classico, una delle nostre più grandi, se non la più grande, risorsa culturaleeconomica, è l’intero Paese che morirà!

Ci sono degli uomini politici, che sarebbe bene chiamare politicanti, i quali, se avessero come elettori dei cannibali, prometterebbero loro missionari per cena. Henry Louis Mencken Non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico. È un affarista, un disonesto. Sandro Pertini I nostri politici sono dei dilettanti con stipendi da professionisti. Zarko Petan Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora, ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Enrico Berlinguer Se i politici si occupassero un po’ più di poesia e i poeti un po’ più di politica, forse si vivrebbe in un mondo migliore. John Fitzgerald Kennedy Non sa niente; e pensa di sapere tutto. Ciò indica una chiara propensione per la carriera politica. George Bernard Shaw Molti dei nostri uomini politici sono degli incapaci. I restanti sono capaci di tutto. Boris Makaresko Un politico sarà sempre al tuo fianco quando avrà bisogno di te. Ian Walsh Che incredibile progresso sarebbe rimpiazzare il politicamente corretto con il moralmente profondo. Andrés Neuman

Programma Associazione Culturale La Pagina N

E BARBARA LOLETTI ENT W RY Tutti i SABATO dalle ore 15.30 alle 17.00

Corso di INFORMATICA

Impariamo ad usare smartphone, tablete e PC

MIRIAM VITIELLO Tutti i Lunedì dalle ore 18.30 alle 20.00

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Martedì 13 febbraio dalle ore 16.00 alle ore 18.30

FESTA DI CARNEVALE Sonetti & Sonate Trilussa, Totò, Pascarella letti da Rosetta Masiello al violino Silvia Mandolini e Elena Maury

Entrate pensosi, uscite sorridendo.

RENZO SEGOLONI Giovedì 15 febbraio dalle ore 17.30 alle ore 18.30 DIVINA COMMEDIA: INFERNO Canto XIII Venerdì 09 marzo dalle ore 17.30 alle ore 18.30 DIVINA COMMEDIA: INFERNO Canto XVII LORETTA SANTINI Giovedì 22 febbraio dalle ore 16.30 alle ore 17.30 IL CAOS (EX SIRI) - PINACOTECA MUSEO ARCHEOLOGICO Giovedì 08 marzo dalle ore 16.30 alle ore 17.30 Centro Storico: PIAZZE, PALAZZI E CHIESE VITTORIO GRECHI Giovedì 01 marzo dalle ore 16.00 alle ore 17.30 CONTINUIAMO...

NADIA ZANGARELLI Tutti i Lunedì dalle ore 15.30 alle 18.00

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Andavamo a letto col prete D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica per sostenere le braci che venivano mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i vecchi e i bambini piccoli che presidiavano il focolare. Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava benino, fatta eccezione per i piedi e gli stinchi, soggetti agli spifferi freddi che venivano investimento tradizionale in una start- svizzeri e ha installato un bitcoin ATM dalla porta, sia quando si apriva, up è oggi riservato ad un ristretto nei suoi uffici in Svizzera e accetta perché entrava qualcuno, sia numero di investitori, che difficilmente pagamenti in bitcoin per ogni servizio di quando era chiusa, perché le Alessia potranno liquidarlo a breve, in una ICO consulenza erogato. Ci sono poi, anche i Melasecche ante non combaciavano bene. l’investimento ha una base potenziale cosiddetti contratti intelligenti basati su Studiare o fare i compiti in tecnicamente illimitata, con possibilità blockchain che possono essere stipulati alessia.melasecche@libero.it questo ambiente, senza finire coi di scambio, quindi di liquidabilità, senza la necessità di un’interazione piedi gelati, era possibile solo pressoché immediato. Come è facile umana. Il FMI crede che la blockchain standolockchain, in ginocchio sullaprincipalmente sedia se ne parla capire, l’assenza di regolamentazione potrebbe ridurre le controversie postimpagliata, ondetecnologia evitare ildietro bra-i bitcoin ha aiutato il meccanismo a prendere stipula legate alla contrattualistica come della ciere tavolo che (la sotto valutail “digitale” più spesso nota), ma, in piede velocemente (nel 2017 ha e ottimizzare l’uso dei contratti in faceva venire il mal di testa. realtà, ha un grande valore in sé. Si convogliato circa 3 miliardi di Euro di generale ma, momentaneamente, a Pertratta la confusione non c’era di una “piattaforma”, basata su capitali), sollevando, comprensibilmente, causa della mancanza d’uso, c’è ancora rimedio. Tutti parlavano algoritmi informatici, peralavoce gestione di non poche perplessità da parte dei molta strada da fare. altatransazioni nelle ecase scambicontadine, di informazioni in regolatori nazionali, con in testa a tutti Un’altra applicazione riguarda la grado com’erano di garantire nei a tutti la possibilità abituati campi a la Securities and Exchange Commission possibilità di svolgere operazioni di di monitorare, di disporre di una gridare ordini agli animali da totale (Commissione per i Titoli e gli Scambi), voto direttamente dal computer di casa, trasparenza, di dare vita ad archivi l’ente federale statunitense preposto in totale sicurezza e anonimato. Fino a lavoro. condivisi e inalterabili, dunque non alla vigilanza della borsa valori, l’analogo poco fa, era solo un progetto futuristico, C’era poi sempre qualcheevicino della nostra Consob. Sarà inevitabile ma la notizia che il governo brasiliano o corruttibili. vicina che, dopo cena, si Le applicazioni arrivare ad una sempre maggiore stia studiando come applicarla per aggiungeva ai giàsono tanti chiaramente per molteplici, tuttavia, solo nel contribuendo 2017, si regolamentazione del fenomeno. renderedi quasi più semplice raccogliere le scambiare quattro chiacchiere, all’aumento della cacofonia. Un momento silenzio posono veramente create le condizioni per La tecnologia blockchain ha firme per le petizioni popolari, teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passava cambia portareeincosì modo dirompente l’attenzione evidentemente anche al vicino via finché era possibile tenere il mozzicone fra le un dita. grande decisamente lo scenario. Il Brasile e l’interesse per la blockchain a livello di potenziale nella trasformazione è infatti primo grande Il problema del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Ledeicamere eranoilcosì fredde che Paese a “utente comune”. La causa scatenante modelli operativi aziendali. sperimentare la blockchain al mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua delQualche lavabo. Solo al pensiero di doversi in materia è da ricercare nel fenomeno delle ICO, la Ethical da andcoperte Fair elettorale e legislativa, per facilitare spogliare in un baleno per infilarsi tra le esempio lenzuolaconcreto, gelate, sovrastate e imbottita, poteva anche Initial Coin Offer, ovvero meccanismi Creators Association usa la blockchain l’utilizzo di uno strumento bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. democratico, di raccolta basati su per aiutare le start-upporta-braciere a proteggere in ma raramente utilizzato, come le leggi di Il prete non erafondi altroper cheloil più nome malizioso di una incastellatura legno, usata per riscaldare Internet, dove un’azienda raccoglie l’autenticità delle loro idee; lo Stato iniziativa popolare. il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, valuta digitale assegnando cambio della Georgia stafosse sperimentando un Nel settembre 2015, Forum Economico sicché sembrava, a letto rifatto,in che qualcuno molto grosso ancora a dormire. Appena cenato lailmoglie una certa quantità di nel token dagli registro proprietario basatobraci sulla Mondiale,scegliendo ha predettoquelle che entro il 2025 infilava diligentemente prete un usi recipiente metallico con le ultime del camino, più vari: dalla possibilità di usufruire di blockchain; il Governo dell’india la il 10% del PIL mondiale sarà archiviato che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare specifici servizi, fino al diritto di percepire usagenerazioni per combattere le frodi agrarie; su blockchain o tecnologia da questa incendi, era un grande piacere goduto dalle del dopo guerra. dividendi. Tecnicamente il meccanismo Ernst & Young ha fornito dei portafogli futuro apromette Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi derivata. piaceri siIlvanno cercare di essere è istantaneo e sicuro. Mentre un di criptovaluta a tutti i dipendenti sempre più digitale! Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol.

Cosa può fare la tecnologia BLOCKCHAIN?

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Tutta colpa degli zebù Francesco Patrizi

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l cielo sul Madagascar è grigio, la temperatura è scesa a 10 gradi e sulle strade della capitale Antananarivo (che i malgasci chiamano per brevità Tana) si alza la coltre di smog delle Citroen e delle Renault rottamate in Europa una decina di anni fa. Nuro è seduto con la schiena appoggiata contro un muro celeste, capelli crespi arruffati, maglietta sporca, ha 14 anni e le gambe sono due rami secchi; si sposta usando le mani e vive con i ragazzi della strada “loro mi portano da mangiare e io racconto storie”, se la cava così da quando la madre, che non poteva occuparsi di lui, lo ha abbandonato. “Posso vedere tutto quello che succede in questa strada, chi è passato, chi litiga e chi fa pace. Io vedo tutti e nessuno mi vede”. Sorride mentre guarda i bambini uscire dalla scuola correndo, la loro insegnante Sylviane spiega che da quando una ONG ha cominciato a portare la colazione in classe, il rendimento dei bambini è nettamente migliorato

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“sembra assurdo, ma non mi ero resa conto che i bambini non riuscivano a concentrarsi perché avevano fame”. Una dottoressa dell’ONG le ha spiegato che quei bambini, se ben nutriti, sarebbero 15 centimetri più alti e se le donne non partorissero a 15 anni, come è usanza diffusa, non smetterebbero di crescere. Insomma, il Madagascar è un paese che non cresce in tutti i sensi, ha carenze strutturali e i fondi internazionali stanziati per incentivare l’agricoltura e combattere la denutrizione non danno i risultati sperati. Eppure quasi tutte le famiglie possiedono gli zebù, dei bovini che danno latte per due mesi l’anno, sono buoni da mangiare, sono adatti per lavorare i campi, il loro sterco è un ottimo fertilizzante e un combustibile da usare nei mesi freddi. Il problema è che questi mansueti animali sono considerati un simbolo di benessere e nulla è più importante delle apparenze, perciò le famiglie malgasce si indebitano per acquistarli e poi li lasciano pascolare nel campo incolto e accumulano il loro sterco nel cortile della casa non per impiegarlo in qualche modo, ma solo per esporlo come fossero gioielli di famiglia. Intanto i terreni incolti fanno gola ad altri paesi. Qualche anno fa un territorio vasto quasi quanto il Belgio venne

ceduto in usufrutto gratuito per 99 anni alla società coreana Daewoo per la coltivazione del mais e l’olio di palma con lo scopo di garantire la sicurezza alimentare della Corea del Sud. La Daewoo si impegnava a dare lavoro ai malgasci, ma gli sottraeva le terre coltivabili e questo proprio quando il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite denunciava che oltre il 70% dei malgasci si trovava al di sotto della soglia di sicurezza alimentare. Nel 2008 una rivolta portò alla revoca del contratto con i coreani, ma da allora il vasto terreno non è stato coltivato e i malgasci continuano ad essere denutriti. Nuro è nato da una ragazza di 15 anni che non poteva sfamarlo, nella sua vita ha mangiato solo riso, non conosce altro alimento, ha una fantasia sfrenata e un’abilità innata nel raccontare. “Vorresti fare anche tu colazione?” gli propone la maestra Sylvaine all’uscita di scuola. “No, grazie” risponde Nuro. “E allora cosa vorresti?”, “Una bicicletta, così potrei andare in giro e raccogliere ancora più storie”. P.S. a differenza dei malgasci, noi italiani conosciamo bene la bontà della carne dei loro zebù, avete presente la “bresaola della Valtellina”…


Viviamo in un mondo che cambia COME PASSA IL TEMPO… Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone

Sono trascorsi quasi 2 milioni di anni da quando rinoceronti, pachidermi, iene, tartarughe giganti e felini dai denti a sciabola scorrazzavano per le praterie dell’antica Umbria. Immersi in un ecosistema completamente diverso dall’attuale, prede e predatori rinnovavano quotidianamente l’eterna battaglia per la vita sotto un clima torrido tipico di un ambiente di savana africana. Appena 600.000 anni or sono il Fiume Velino veniva dirottato, dalle potenti forze geologiche, in direzione dell’attuale area de Le Marmore. Qui le sue acque ribollenti sulle impetuose rapide appena formate iniziavano, per la prima volta, a depositare coltri di roccia travertinosa. Queste si accumuleranno nel corso del tempo fino ad erigere un’imponente soglia rocciosa da cui, poi, si getteranno cascate d’acqua sempre più elevate. Solo 100.000 anni fa tribù di uomini di Neanderthal, abilissimi cacciatori, tendevano agguati agli animali al pascolo, sia all’interno della conca ternana che nelle aree limitrofe, al fine di procacciarsi il sufficiente sostentamento alimentare. Tre momenti di "vita quotidiana", di un territorio caratterizzato da una lunga storia, molto distanti fra di loro ma che, in certo qual modo, ne riassumono l’andamento evolutivo. Prima che noi, uomini anatomicamente moderni, a nostra volta mettessimo piede in questa medesima area geografica. Ma quanti sono realmente 2 milioni di anni? Come è possibile quantificare un arco di tempo che copre 600.000 anni? Potremmo mai riuscire, in qualche modo, ad avere consapevolezza anche di soli 100.000 anni? Pare proprio di no. La mente umana sembra strutturata per apprezzare “fette” di tempo confrontabili direttamente con la durata biologica di una vita umana, pari a circa 80 anni. Tanto che quando un individuo raggiunge o supera la soglia dei 100 anni di età puntualmente ci si stupisce della sua longevità. Quindi, sostanzialmente, la realtà dei Dinosauri, vissuti sulla Terra come

dominatori incontrastati della maggior parte degli ambienti continentali per centinaia di milioni di anni e scomparsi come gruppo biologico da, più o meno, 66 milioni di anni, non solo ci sembra una favola per bambini ma nell’immaginario collettivo ogni volta si tende a trattarla come tale. Costituisce qualcosa di talmente distante dalla nostra capacità di percezione che, di fatto, non la reputiamo una questione degna di particolare attenzione. La conseguenza è che l’atteggiamento mentale prestato nei confronti di questi aspetti del mondo in cui viviamo è pressoché bambinesco. Figurarsi! Del resto abbiamo cose ben più serie a cui pensare, con problemi ben più impellenti da affrontare! Chissà, forse se riuscissimo ad attribuire un valore diverso al fenomeno vita su questo pianeta… Di ragionamenti propedeutici ad una maturazione in tal senso se ne potrebbero fare tanti… Sussiste una qualche differenza fra noi che, a stare larghi, siamo presenti sul pianeta come gruppo biologico da circa 3 o 4 milioni di anni e, tanto per fare un esempio, i ricci di mare che esistono da oltre 300 milioni di anni? Se ci fosse, quale valore si dovrebbe attribuire ad una così evidente e marcata disparità? Tanto per cominciare potremmo domandarci a quale di queste due condizioni si debba attribuire una valenza maggiore dal punto di vista delle strategie adattative. Cioè quale dei due gruppi si ritiene detenga un “bagaglio di esperienze” in strategie dell’adattamento che possa considerarsi più utile a fronteggiare le continue, e spesso drastiche, variazioni dell’ambiente di vita? Dopo tutto, mi

sembra che un argomento come questo, oggi come oggi, possa essere considerato di grande attualità! Forse, allora, il problema dovrebbe essere posto in maniera completamente diversa ritenendo assai probabile che, dal punto di vista del processo evolutivo, non sia poi così rilevante capire per filo e per segno quanti siano 2 milioni di anni. Sono tanti e basta! Piuttosto, potrebbe risultare di gran lunga più importante riuscire ad afferrare il concetto più profondo che ognuno ha un suo tempo, con la propria “fetta”, più o meno durevole, di passato, presente e futuro. La vita di una farfalla copre la durata di qualche battito di ali, mentre una sequoia può continuare a stagliarsi verso il cielo anche per qualche migliaio di anni. Perciò non credo che abbia un senso attribuire un diverso valore che si basi sulla durata. L’osservazione della realtà ci mostra che tutti e tutte le cose concorrono ad un meccanismo generale dove ognuno fa, in qualche modo, la sua parte nel continuo e graduale divenire delle cose. Il fatto che spetti a noi non solo la facoltà ma anche l’incombenza di attribuire un senso a tutto ciò ritengo sia una fra le più grandi sfide dell’umanità, probabilmente quella che potrebbe segnarne il futuro. Ecco, finalmente, una vera cosa seria a cui pensare! Gli uomini che verranno fra 1 milione di anni saranno anche loro anatomicamente moderni. Racconteranno di noi come loro antichi antenati che li hanno preceduti in una terra umbra dall’aspetto, ancora una volta, irriconoscibile agli occhi di coloro che la vedono mentre ci vivono e che non l’hanno mai vissuta nelle sue sembianze preistoriche, potendo solo immaginarla.


nell’Opera gra

ORE LE M A R M ATA D EL L A CA SC oderna fica Antica e M

PANATHLON INTERNATIONAL CLUB DI TERNI

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empi di elezioni al Panathlon Club di strumento di formazione ed elevazione Terni. Scaduti i due previsti mandati della persona e di solidarietà tra gli del Past President Massimo uomini ed i popoli. Favorisce l’amicizia CARIGNANI, l’Assemblea Generale dei tra tutti i panathleti e quanti operano Soci del 19 gennaio ha eletto il suo nella vita sportiva. Persegue l’etica della successore Benito Montesi, noto sportivo responsabilità alla solidarietà ed al Fairternano, particolarmente degli sport della Play quale elemento della cultura degli pallavolo e del canottaggio. uomini e dei popoli. Benito Montesi è anche Socio della nostra I Panathleti del Club di Terni si riuniscono Associazione Culturale La Pagina e lo mensilmente in conviviali per trattare salutiamo augurandogli buon lavoro. dei propri princìpi fondanti insieme a Il Panathlon International è un organismo personalità che sono portatori di tali presente in 4 Continenti ed è nato a princìpi nella loro vita sportiva e non, Venezia il 12 giugno 1951 estendendosi in nonché si dedicano al mondo dello sport Italia e a Terni con il locale Club fondato il attivo con vari tipi di sostegni ed alla 14 gennaio 1963, 55 anni fa. scuola quale contenitore ove sviluppare gli Montesi ne è l’11° Presidente. stessi princìpi, particolarmente quello del Il nome “Panathlon” deriva dal greco Pane 70, Fair-Play riferito anche ai propri genitori. 00 (tutto) e Athlon (sport) ed il proprio motto Nell’ambito della solidarietà, sviluppa è “Ludis Jungit”, unendo le genti attraverso iniziative coinvolgenti strati sociali meno lo sport! È una libera associazione, senza fortunati come i malati, i detenuti ed altre scopo di lucro, con propria personalità categorie disadattate. Provvede anche giuridica, con assoluto spirito di servizio ad eleggere annualmente “lo sportivo ed inserita nell’ambito del CONI come ternano dell’anno”, nonché giovani atleti “Associazione benemerita”. particolarmente distintisi. Scopo di tale organizzazione è quello Il Direttivo del Club del 29 gennaio ha della affermazione dell’ideale sportivo anche assegnato le cariche sociali con la e dei suoi valori morali e culturali, quale nomina del Vice Presidente nella persona

Benito Montesi

di Mario Giangiuli, del Segretario Maurizio Catanzani, del Tesoriere Supino Cercarelli, del Cerimoniere Carlo Pezzanera, confermando i Consiglieri eletti Mauro De Angelis, Gianni Fabrizi, Leandro Ottavi e Paolo Spaccatini, unitamente ai Revisore dei Conti Dino Ciommei (Presidente), Angelo Cinaglia e Maurizio Torchio, con i Probiviri Andrea Colacci (Presidente), Vuncenzo Bizzoni e Alberto Raminelli. L'Associazione Culturale La Pagina invia con piacere i più sinceri auguri di buon lavoro al socio Benito Montesi, nell'augurio che questo nuovo incarico non lo distolga, per tantissimi anni futuri, dal suo impegno con noi. 0-2357-3

-20 ISBN 979-12

573 9 791220 023

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IL CENTRO SOCIALE E CULTURALE ANZIANI “ALESSANDRO VOLTA”

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UNA PIOGGIA DI PROGETTI

l Centro Sociale e Culturale Anziani “A. Volta” di Terni, nato per associare e promuove le attività di utilità sociale degli anziani di Terni, si è ultimamente trasferito in alcuni dei locali della ex Foresteria della Società “Terni” in Corso Tacito, assegnati dal Comune di Terni con un accordo che prevede anche la gestione del giardino. Il Centro, sotto la guida dell’On. Mario Andrea Bartolini e del Consiglio Direttivo, per l’anno 2018 ha in itinere una serie di progetti per perseguire le finalità del Centro stesso che riguardano gli aspetti sanitari, del tempo libero, culturale, di informazione e di promozione sociale. 1. Progetto per lo sviluppo del Turismo sociale e culturale senior. Il Servizio Nazionale di Senior Italia Federcentri, di cui l’On. Bartolini è stato recentemente eletto Presidente Nazionale, in collaborazione con la Regione dell’Umbria, vuol perseguire uno sviluppo del turismo sociale e culturale per gli anziani che abbia anche l’Umbria come destinazione previlegiata. 2. Progetto prevenzione della salute degli anziani. In collaborazione con Federcentri Nazionale, uno screening valutativo di alcuni elementi sanitari per la prevenzione delle malattie per 1000 anziani del comprensorio TerniNarni-Amelia. 3. Progetto per una convenzione con la ASL 2 finalizzata ad avvicinare la sanità alla popolazione degli anziani

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4. Progetto per una convenzione con Le Piscine dello Stadio che faciliti l’accesso agli anziani ed ai loro famigliari ai servizi di tale struttura a prezzi notevolmente scontati e per svolgervi attività sociali e culturali. 5. Progetto per una convenzione con Medicenter che comprenda, tra l’altro, un contributo operativo in collaborazione con l’Ente Ospedaliero per la eliminazione delle liste di attesa ed il contenimento delle spese sanitarie degli anziani (collaborazione Pubblico-Privato). 6. Progetto per la realizzazione di uno spazio-giardino della ex Foresteria “Terni”, chiamato “Salotto di Terni”, un centro nel cuore della città per incontri, dibattiti, mostre e spettacoli a disposizione della cittadinanza, con particolare riferimento alle scuole, agli artisti, allo sport, alla comunità straniera, ai disabili. Il progetto prevede una sistemazione del giardino, compresa la flora e l’accessibilità regolamentata.

CENTRO SOCIALE E CULTURALE ANZIANI Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale

C.so C.Tacito n. 146 Tel. 0744/425749 Fax 0744/430091

centrosocialeavolta@gmail.com Mario Andrea Bartolini


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lo defluentem In copertina Ant oni ni Car am in Narem b-P hil ipp / nunc Clementin Hac ker t Jaco Fossam Curianam um, 1779 expressum per Velinum Aere dissidiis celeberrim et Reatinorum Interamnatium

nell'Opera grafica Antica e Moderna

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l 4 Dicembre 2017, presso la Fondazione della Cassa di Risparmio di Terni e Narni, presieduta dal Presidente Dr. Luigi Carlini, ha avuto luogo la presentazione del libro di Bruno Vescarelli dal titolo: ‘La Cascata delle Marmore nell’Opera grafica Antica e Moderna -Incisioni e Stampe dal XVII al XIX secolo’. L’autore ha compiuto una ricerca a carattere storico-bibliografico sull’iconografia della Cascata delle Marmore riferita alle stampe prodotte da incisori, disegnatori, cartografi, geografi ed illustratori di tutta Europa nel corso di tre secoli, per mezzo delle tecniche artistiche di grafica, quali la xilografia, l’acquaforte, l’acquatinta, la litografia, etc. Ne è scaturita una rassegna di oltre 180 immagini che, oltre a quelle paesaggistiche, comprende anche incisioni di natura simbolica e tavole geografiche e fisiche, nelle quali, a sottolinearne l’importanza, la Cascata è raffigurata tra le principali cascate del mondo. Con la prefazione del Prof. Bruno Toscano e il saggio introduttivo dell’Arch. Miro Virili, il lavoro ripercorre l’appassionante storia dell’ Opera della Cascata, ovvero delle quattro cascate che si sono succedute sul sito delle Marmore nel corso dei secoli, così come evidenziato nella Descrizione istorica della Caduta del Velino nella Nera detta delle Marmore, l’importante dissertazione di Monsignor Francesco Carrara del 1779, che risulta centrale a tutta la ricerca e dalla quale è stata estratta l’immagine di copertina del libro. Nel lavoro viene evidenziato inoltre come fino a tutto il Seicento la Cascata costituì un luogo dall’alta problematicità idraulica e ambientale -non certamente un soggetto paesaggistico tout court-, sul quale si avvicendarono celebri architetti e ingegneri, allo scopo di risolvere i problemi del territorio, sia a monte, cioè nella Piana reatina, sia a valle, nella Conca ternana, causati proprio dalla Caduta del Velino e, con essi, la perenne conflittualità tra le due stesse città di Rieti e di Terni. A partire dalla fine di quel secolo e poi soprattutto nella prima metà del Settecento, con l’avvento di quel grande fenomeno culturale che fu il Grand Tour e l’attribuzione di ‘orrida bellezza’ data dai viaggiatori alla Cascata, il sito delle Marmore divenne un mito, un luogo che doveva essere visto! Oltre ai diari e alla letteratura di viaggio in cui fu spesso decantata, nel corso del Settecento e dell’Ottocento, la Cascata divenne uno dei siti più visitati da numerosi artisti, provenienti non solo da Accademie di Belle Arti, i quali, in virtù del crescente interesse per il paesaggismo, furono spesso finanziati dalla nobiltà e dall’alta borghesia europea. Innumerevoli sono i dipinti,

così come i disegni, della Valle ternana e della Caduta del Velino, che ne scaturirono, tuttora conservati in importanti musei del mondo o in ricche residenze di città del nord Europa. Anche presso la Fondazione Carit, come noto, si possono ammirare dipinti e acquarelli di straordinaria bellezza. Ma la fama a cui pervenne la Cascata, oggi patrimonio storicoculturale italiano ed europeo di rilievo, si deve soprattutto alla realizzazione artistica di stampe e alla possibilità di riproduzione, in particolare nel corso del Settecento, tramite le antiche tecniche di grafica quali la xilografia, l’acquaforte, etc., e nel corso dell’Ottocento dall’incisione su acciaio e dalla litografia, tecniche più moderne che consentirono un elevato numero di copie e quindi una più ampia possibilità di divulgazione. A tale riguardo una delle ‘scoperte’ più piacevoli della ricerca, finora inedita secondo l’autore, è legata ad un artista ternano, Giovanni Riveruzzi (Terni, 1787 - Roma (?), post 1862), attivo a Roma come pittore e acquarellista, che nel corso dell’Ottocento riprese la Cascata più volte, producendo, sul piano iconografico del paesaggio, litografie di particolare rilievo artistico, ma anche un dipinto che fu inviato dalla Camera Apostolica Vaticana all’Esposizione Universale di Londra del 1862. Evidentemente la sua origine e la passione per uno dei siti italiani più suggestivi, di cui era certamente orgoglioso, non furono mai dimenticati. GR

L'autore, Bruno Vescarelli, è nato a Terni. Laureato in Sociologia presso l'Universita di Urbino, è da sempre appassionato di arte e cultore di storia locale. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Post verità, fake news, grave rischio per la DEMOCRAZIA Pierluigi Seri

Viviamo in un periodo in cui le notizie si accavallano rimbalzando da una parte all’altra del mondo. Il web impazzisce scaricando migliaia e migliaia di agenzie, flash, messaggi che ci piovono addosso, ci sommergono. È umanamente impossibile non solo leggerli tutti ma soprattutto elaborarli… eh sì perché in mezzo a tale congerie si annidano falsità, bufale clamorose, mistificazioni, verità falsate. Allora una domanda sorge spontanea: siamo in grado valutarle, di distinguerle? Nell’articolo di gennaio abbiamo accennato alle fake news ovvero alle” balle spaziali” che navigano nel cosmo informatico e che, incredibile a dirsi, trovano anche gente pronta a crederci. In questo articolo non ci soffermiamo su di esse. Sono menzogne grossolane contro ogni logica, del resto il verbo inglese to fake, da cui deriva, significa fingere. Esiste però un tipo di mistificazione più subdolo, da cui è più difficile difendesi: quella che gli esperti dell’Oxford Dictionary hanno definito con un neologismo post truth, tradotto post verità. Essi la riconducono a circostanze in cui i fatti obiettivi hanno meno influenza rispetto alle emozioni e alle opinioni personali. La nuova espressione indica un fenomeno favorito dal moltiplicarsi dei social, dall’affollamento dei canali di informazione. La post verità, a differenza delle fake news, comprende verità e menzogna, spesso confuse, nate col linguaggio e con la politica. Bisogna anche distinguerla dalla propaganda che era in uso nei regimi autoritari, invece la post verità avvelena la democrazia che si basa

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su due principi inseparabili: libertà e verità. Infatti non si può essere liberi senza la verità o avere la verità senza la libertà. Se però la verità viene affidata agli umori, la democrazia è fragile. La post verità insidia il rapporto tra verità e libertà che sono i pilastri della democrazia. Essa si basa sugli umori, sulle emozioni, ricorrendo alle falsità. Infatti ha dominato due importanti appuntamenti elettorali: la Brexit e le elezioni presidenziali negli USA. La Brexit è avvenuta e ce la siamo lasciata alle spalle, ma vi ricordate le previsioni catastrofiche, i pronostici apocalittici che furono fatti durante la campagna referendaria in Gran Bretagna da parte sia dei favorevoli sia dei contrari? L’autorevole Daily Telegraph ha rilevato le menzogne più grossolane in entrambi i fronti. Tanto per fare un esempio i favorevoli alla Brexit hanno denunciato un versamento settimanale alla UE di 350 milioni di sterline, cifra esorbitante che, a voto avvenuto, è stato ammesso che era una falsità. I contrari hanno annunciato, cifre alla mano, il crollo dell’economia britannica in caso di uscita dalla UE. Queste, badate, sono solo alcune mistificazioni, ma l’elenco è assai più lungo. La campagna della Brexit è stato il trionfo delle emozioni sulla realtà, della post verità sulla verità. Negli USA durante la campagna elettorale Donald Trump ha ricevuto consensi alimentando una fiera di falsità tipo B. Obama non avrebbe dovuto diventare presidente perché non nato sul suolo americano, mentre è risaputo che le Hawaii dove è nato e cresciuto Obama è uno degli States a pieno diritto; i Clinton avrebbero ordinato l’omicidio di un testimone scomodo. Questo campionario di menzogne a permesso a Trump di installarsi alla Casa Bianca. Quindi cosa hanno in comune le flakes news e la post truth? Risposta semplicissima: la menzogna. Con la

differenza che le prime sono “balle spaziali” facilmente verificabili come ad es. la sorella di M. Boschi. Basta un breve giro sul web per scoprire che ha solo due fratelli. La seconda invece è più insidiosa e più difficile da smascherare in quanto si basa sulle emozioni che non sono controllabili e sfuggono al dominio della ragione, come avevano scoperto nel secolo scorso due autorevoli psicologi S. Freud e K. Jung. Essa non stravolge i fatti, come le fakes, soltanto non li prende in considerazione, seguendo gli umori, l’istinto. Il subdolo fenomeno della Post verità secondo la rivista Débat (n.197 nov.dic.2017) va messo in relazione all’irrompere delle contestazioni populiste nelle società europee. Ad alimentarla e renderla credibile è il sentimento che la verità ufficiale divulgata dalla stampa tradizionale non sia affidabile. Quest’ultima, colpita da una crisi che l’ha resa vulnerabile, ha perso molto del prestigio di un tempo. Un fatto è indubbio: fake news e post verità rappresentano un forte intralcio al funzionamento della democrazia. Così la verità perde lo statuto di riferimento assoluto, di imperativo morale, di giudice del vero e del falso che aveva nelle democrazie liberali. Secondo Hannah Arendt la libertà di opinione è pura farsa se alla base del dibattito non ci sono i fatti. Quindi si rende necessario per poter salvare la democrazia combattere la menzogna che umori e passioni possono far scambiare per verità, soprattutto in tempi elettorali come il nostro in cui populismi di destra e di sinistra si rincorrono con assurdi proclami e promesse irrealizzabili e completamente fuori dalla realtà. Considerando tali premesse, come si metteranno le cose in vista del fatidico 4 marzo 2018?

Verità e giustizia per Giulio Regeni


ARCI TERNI

“MAI PIÙ FASCISMI”

Appello a tutte le istituzioni democratiche, promosso da numerose organizzazioni nazionali tra cui ARCI. Noi, cittadine e cittadini democratici, lanciamo questo appello alle Istituzioni repubblicane. Attenzione: qui ed ora c’è una minaccia per la democrazia. Si stanno moltiplicando nel nostro Paese sotto varie sigle organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione, dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia, a ottant’anni da uno dei provvedimenti più odiosi del fascismo: la promulgazione delle leggi razziali. Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo e in Europa, in particolare nell’est, e si manifestano specialmente attraverso risorgenti chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni. Per questo, uniti, vogliamo dare una risposta umana a tali idee disumane affermando un’altra visione delle realtà che metta al centro il valore della persona, della vita, della solidarietà, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale. Per questo, uniti, sollecitiamo ogni potere pubblico e privato a promuovere una nuova stagione di giustizia sociale contrastando il degrado, l’abbandono e la povertà che sono oggi il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi. Per questo, uniti, invitiamo le Istituzioni a operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura antifascista in

ogni sua articolazione, impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell’attuazione della Costituzione. Per questo, uniti, lanciamo un allarme democratico richiamando alle proprie responsabilità tutti i livelli delle Istituzioni affinché si attui pienamente la XII Disposizione della Costituzione (“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”) e si applichino integralmente le leggi Scelba e Mancino che puniscono ogni forma di fascismo e di razzismo. Per questo, uniti, esortiamo le autorità competenti a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi, comunque camuffati, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali. Per questo, uniti, chiediamo che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni 70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione. Per questo, uniti, come primo impegno verso una più vasta mobilitazione popolare e nazionale invitiamo a sottoscrivere questo appello le cittadine e i cittadini, le associazioni democratiche sociali, civili, politiche e culturali. L’esperienza della Resistenza ci insegna

che i fascismi si sconfiggono con la conoscenza, con l’unità democratica, con la fermezza delle Istituzioni. Nel nostro Paese già un’altra volta la debolezza dello Stato rese possibile l’avventura fascista che portò sangue, guerra e rovina come mai si era visto nella storia dell’umanità. L’Italia, l’Europa e il mondo intero pagarono un prezzo altissimo. Dicemmo “Mai più!”; oggi, ancora più forte, gridiamo “Mai più!”. Per aderire: www.arci.it

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UNA CAMPAGNA ELETTORALE NELL’INTERESSE DEL PAESE, NON DEI PARTITI

La democrazia ha bisogno di serietà politica e di proposte realizzabili Qualche settimana fa, il Presidente della Repubblica ha invitato i Partiti alla serietà dei programmi e delle proposte. Proposte sostenibili e realizzabili e non le vane promesse elettorali. È un richiamo ineludibile al senso di responsabilità politica e morale che dovrebbe impegnare tutti al rispetto dei canoni della onestà democratica. Correttezza del confronto, senso dell’equilibrio, scelte fondate sul possibile sono indispensabili se la politica vuole lanciare un messaggio credibile. Sia ai giovani che votano per la prima volta, sia ai tanti allontanatisi dalle urne. La campagna elettorale diventa utile se non infarcita di retorica, di iperboli polemiche e “giuramenti onirici”, che finiscono per avvicinare alcuni candidati ai millantatori del mondo dell’occulto. Va condotta all’insegna della concretezza, nel rispetto degli elettori e del loro ruolo fondamentale nelle democrazie realizzate. Ma c'è un altro segnale che desta grande preoccupazione: quando vota la metà o poco più del corpo elettorale, anche l’azione di governo del Paese risulta a sovranità limitata, perdono prestigio, all’interno, le Istituzioni, all’estero, l’autorevolezza nazionale. Oggi, il nostro sistema dei partiti ha urgente bisogno di riconquistare la fiducia popolare che costituisce l’elemento di sostegno d’ogni struttura sociale fondata sulla libertà delle scelte, sull'affermazione dei diritti, sulla pratica dei doveri. Per la maggioranza scelta dal corpo elettorale ci sarà l'onere di essere soggetto primario nell'amministrazione dello Stato; per la minoranza, l’impegno di contribuire –senza alibi alcuno– allo sviluppo della collettività. Per realizzare questo obiettivo di alto profilo etico è necessario evitare un clima di scontro esasperato che sia finalizzato al puro tornaconto partitico, anziché al consenso ottenuto con il credito della capacità di governare, dell’esperienza, del senso dello Stato. La situazione italiana, soprattutto proiettata nel contesto europeo, impone un ritorno alla democrazia reale, partecipata, popolare, la sola in grado di dare forza all'azione politica. Una "democrazia più efficace", come l'ha definita di recente Romano Prodi; democrazia che garantisca certezze a tutti e ai giovani faccia ritrovare la passione civile in una dimensione di assoluto decoro culturale. E allora, ai giovani l’occupazione non va soltanto promessa (il lavoro che garantisce dignità civile, è un diritto di tanti, non un privilegio di pochi); per loro la qualità dell'insegnamento scolastico dev'essere garanzia di formazione, l'avvenire non più incerto e la meritocrazia una virtù. Altrimenti continueranno a prevalere il pessimismo, il disimpegno ed a far breccia i richiami di certi qualunquismi senza ideali e senza storia. Al posto della sicurezza sociale, sta diffondendosi una generica, ma pressante richiesta di incolumità personale che merita grande attenzione. L'ho già scritto, ma mi sia concessa la ripetizione per asseverare il pensiero. Non mi piacciono i disfattismi di bassa lega e i fideismi ideologici che si alimentano del populismo e della denigrazione; non mi piace l’arroganza dei dissacratori, detesto gli istrioni da palcoscenico, ho in dispregio gli imbonitori per fini di “lucro elettorale”, non provo simpatia per i partiti e i movimenti con

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Adriano Marinensi

un uomo solo e sempre lui al comando. Privilegio il confronto costruttivo, senza preconcetti e discrimini, il consenso conquistato in base alle testimonianze operative rese; mi piace la cultura di governo che agisce in maniera trasparente e risolve i problemi della gente. Credo nella "produttività del fare", ho fiducia nelle forze giovanili che lavorano nell' “officina dei valori”. Di una campagna elettorale debbono rimanere segni di alto contenuto. Con al centro della discussione i fatti umani e sociali, legati agli avvenimenti di vita vissuta. Lo stare insieme per parlare di politica, per cogliere elementi di speranza, per disegnare meglio una società più solidale. Dove tutti e ciascuno trovino ascolto, accoglienza, uguaglianza e giustizia. Poco o nulla producono la fantapolitica, i palcoscenici televisivi, l’apparire, la promozione dell’immagine, strumenti spesso ingannevoli, messi in campo unicamente per esaltare l’eclettismo dei “gattopardi”. Occorrerà privilegiare il “riformismo della concretezza”, la vigenza delle regole, la valenza dell’impegno civile; superare le forme di frammentazione e gli egoismi fondati sulla difesa del proprio livello di vita; dare spazio alla piena utilizzazione di tutte le risorse umane, prescindendo da ogni retropensiero. Occorre una campagna elettorale che, sul piano del coinvolgimento e del convincimento, non faccia guardare con nostalgia a quelle del passato, quando (detto in parole povere) ai seggi c’era la fila. Per esempio, il tempo della intensa stagione del regionalismo autentico che rese protagonisti tanti uomini nuovi. Quando -ancora in tempo più lontano- vinsero i “conservatori degli ideali (contro le ideologie) e delle libertà”. E fu festa grande. Per concludere, va annotato che questa campagna elettorale “a tre gambe”, se esasperata e configgente, contiene un’alea in più: la prospettiva di nessun Governo possibile o di trattative in tempi lunghi, dopo il voto. Comunque il pericolo di vedere riproposto, qui da noi, il disagio della Germania nella formazione dell'Esecutivo. Con la differenza sostanziale che i mercati internazionali non ci "gratifichino" delle stessa pazienza mostrata verso i tedeschi, esponendoci ai colpi destabilizzanti della speculazione. Ciò potrebbe vanificare gli effetti positivi della ripresa economica in atto, con pesanti ripercussioni per le categorie più esposte. È, pure questo, un importante “avviso ai naviganti”.


COSTITUZIONE

Giacomo Porrazzini

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a legislatura appena conclusa si è caratterizzata per il tentativo di farne una legislatura di riforma costituzionale: dall’appello del Presidente Napolitano in occasione della sua inedita rielezione a Capo dello Stato, alla riforma del Governo Renzi, poi nettamente bocciata dal referendum popolare del 4 Dicembre 2015. L’ispirazione di tali tentativi era quella di semplificare la struttura delle istituzioni rappresentative, di snellire il processo legislativo, di rafforzare il potere del Governo e di attenuare quello degli Organi di garanzia. Dall’esito di tali riforme si faceva dipendere, secondo i loro sostenitori, una nuova e più moderna qualità e solidità della democrazia italiana. Sappiamo com’è andata. Ora, nel passaggio verso la nuova legislatura che uscirà dal voto del 4 marzo 2018, tornano a sollevarsi voci autorevoli volte a farne una legislatura costituente. Evidentemente, il problema di mettere mano alle norme costuzionali relative alla forma di governo ed alla struttura e ruolo del Parlamento resta un assillo per larga parte del nostro ceto politico. Certamente esistono buone ragioni per motivarlo. Credo, tuttavia, che sia legittimo ed utile porsi qualche ulteriore domanda sull’attualità della nostra Costituzione, nel momento in cui celebriamo il compimento dei suoi primi 70 anni. Può servire, allo scopo, partire da un memorabile discorso tenuto, nel 1955, da Piero Calamandrei, uno dei Padri più veri della “Carta”, difronte ad una platea di studenti universitari. Un discorso di straordinaria attualità, di capacità preveggente, a fronte di alcuni preoccupanti fenomeni sociali, politici e culturali del tempo che viviamo: -la disaffezione di larga parte del corpo elettorale rispetto al dovere/opportunità del voto; -la caduta di fiducia nelle Istituzioni democratiche e nei partiti; -il riaffiorare limaccioso di idee ed organizzazioni che fanno della xenofobia e del razzismo, della violenza come strumento della politica e persino di miti e simboli del passato fascista e nazista i loro vessilli, attorno ai quali coagulare consenso, soprattutto giovanile. Assistiamo al riemergere, dunque, di un retroterra anticostituzionale e antidemocratico. Oltre a tali segni preoccupanti di disincanto democratico e di illusorio rifugio negli incubi del passato,

70 e non li dimostra ciò che deve ugualmente preoccupare è il blocco della mobilità sociale, ovvero la speranza, da parte di genitori e famiglie, di vedere i propri figli, le giovani generazioni, progredire nelle loro condizioni sociali e prospettive di vita. Anzi, oggi, il rischio è quello di un arretramento. Scriveva Alexis de Toqueville, un vero intenditore di democrazia, che “il bisogno più grande degli uomini è il difendere la condizione acquisita”; se ciò non viene garantito è la stessa fede democratica a soffrirne. Dunque, che fare? Dice Calamandrei che la Costituzione repubblicana, o è sentita come un programma di trasformazione, pur graduale, della società italiana, da attuare con impegno di lavoro quotidiano ed assoluto, o rischia di restare un pezzo di carta, magari ben scritta, ma destinata ad un polveroso e pericoloso dimenticatoio. Quasi cinque milioni di poveri e altrettanti fra “neet” (persone non impegnate nello studio, né nel lavoro, né nella formazione), lavoratori precari o in nero non ci pongono solo un grande problema sociale, ma anche un serio interrogativo sul futuro della nostra democrazia. Il ragionamento di Calamandrei è imperniato sulla centralità dell’art. 3 della Costituzione, dove si afferma che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Il compito della repubblica democratica, dunque, sta nel rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare un lavoro

dignitoso ed una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, per promuovere la dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. 1 –“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”- corrisponderà alla realtà. Secondo la limpida affermazione di Calamandrei, la stessa natura democratica della Repubblica italiana, dipende dalla concreta attuazione dell’art. 3 del dettato costituzionale. L’adesione convinta alla democrazia da parte dei cittadini, passa attraverso la possibilità di un lavoro come porta di accesso ad una vita degna e la tutela della dignità sociale, attraverso una uguaglianza non solo formale -i diritti politici non più legati al censo o al generema, sostanziale, ovvero il lavoro e le tutele dello Stato sociale. Pertanto, se è possibile che una riforma costituzionale, dall’alto, si renda utile, ciò che è incontrovertibile, per la salute e la tenuta della nostra stessa democrazia, è che la sua piena attuazione, dal basso e per la parte più debole della società, si mostra necessaria, in particolare in uno dei suoi pilastri valoriali, come l’art. 3. Certamente, oggi, azioni politiche attuatrici di tale trasformazione sociale si scontreranno con i vincoli esterni posti non solo dall’Europa, ma dall’innovazione tecnologica e da una globalizzazione selettiva che marginalizza la stessa sovranità nazionale. V’è da sperare, tuttavia, e da operare, affinché la nuova legislatura possa avviarsi non solo nel segno di una sua riforma ma, soprattutto, di una dichiarata volontà d’attuazione della Costituzione. Sarebbe un bel modo di celebrarne il settantesimo compleanno.

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C’è speranza se questo avviene a Terni! Si è svolto in Terni, presso l’AC La Pagina, un incontro con relatori d’eccezione: Adriano Marinensi e Giacomo Porrazzini. Nemmeno un accenno alla partitica, ma solo argomentazioni di politica, quindi di cultura, scienza e conoscenza: un incontro che ha rigenerato spiritualmente tutti i presenti e che, inevitabilmente, avrà un suo continuum con altri amanti del territorio e della politica tout court.

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Da ‘n bellu po’ stevo a jacchiera’ co’ ‘n amicu mia e... Ammappi se cche ffriddu... io me so’ strinatu a sta’ fermu qqui… volemo fa’ ddu’ passi pe’ scallacce ‘n bo’?... Co’ st’ariaccia e lo piòe statte bbonu e non te mòe!... A qquillu puntu vedennoje ‘llu nasu e ‘lle recchie tutte paonazze me so’ ‘zzittatu e... ‘n cillittu curiusu, come se ‘esse ‘pprufittatu de ‘llu silenziu, se mette a bbecca’ ‘ntorno a nnoi e issu... Quanno lu pitturusciu nun va via lu friddu nn’è finitu!... Oggi però è lu ddue de febbraru... è la Cannillòra e dde l’invernu semo fòra!... Però ce sta lu seguitu... ma se ppiòe e ttira ventu de l’invernu semo drento!... Guarda che mmo’ le ggiornate se stanno ‘llunganno... a la Cannillora ‘n’ora bbona!... Però Febbraru febbrarittu è ccurtu e mmalidittu!... Guarda che sse ffebbraru non febbréa, marzu e aprile riapparéa!... ???... Voléo ditte ch’è lu tembu sua... e cche ll’acqua de febbraru arrempe lu granaru!... Scì... ma la maése ce dée da pija’ sette bbracinate p’anna’ bbene!... Pe’ mme a Ssammalindinu lu camminu pòle smette da fuma’!... Tu mesà che stai a ssogna’... a Ssantantoniu ferra ferra, sette parmi sotto terra!... A compa’... guarda che ‘llu Santu è dde Ggennaru... fra ppocu è mmartedì grassu e qquelle, che stai a ddi’ mo’, so’ ppropiu “fregnacce” de Carnoàle!... Quelle scì che mme piàciono!... A ppropositu ce volemo maschera’ tutti e ddui?... E ccome no! Co’ ‘sta strina ciài ‘na faccia che mme pari ‘n Arlicchinu e sse anch’io so’ ccucì... semo pronti pe’ ffa’ la sfilata. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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CIVILTÀ URBANA Continua la nostra carrellata sulle tante carenze comportamentali e gestionali che abbassano la qualità urbana della nostra Città. Nel precedente numero de La Pagina ci siamo intrattenuti principalmente sui malvezzi di alcuni concittadini, oggi vogliamo sottolineare alcune carenze, tutt’altro che lievi, da parte di chi dovrebbe avere a cuore la cura di Terni. Nello scorso numero abbiamo parlato di ciclisti sulle strisce pedonali, frecce per la svolta a destra, semafori a chiamata, precedenza sulle rotonde, ciclisti a fari spenti, distanza di sicurezza nel sorpasso, assenza di piste ciclabili, parcheggi di auto a chiudere le discenderie dei marciapiedi ed altra cosa. Oggi, tanto per cominciare, vogliamo dire subito che la segnaletica orizzontale a Terni è allo stremo; le striscie pedonali, specialmente la sera, (non vi dico se piove!) sono quasi invisibili. La cosa è molto ma molto pericolosa per i pedoni e per gli automobilisti. I dissuasori di velocità, invero assai rari, dove erano si sono ormai del tutto appiattiti (vedi Via Bramante) e non assolvono più alla loro funzione. Diceva una signora nei giorni scorsi: A Terni chi trova un bagno pubblico trova un tesoro! E i bar? … sempre rotto!

Avv. Paolo Crescimbeni

Esistono invece le discenderie per carrozzini e carrozzelle (quando non c’è l’auto parcheggiata davanti) ma a quale prezzo! Il più delle volte (ad esempio davanti alla nuova anagrafe) esse non sono state realizzate con contrasto cromatico, di tal che si vedono poco o nulla e un povero vecchietto, un poco instabile, prende, senza volerlo la rincorsa in discesa o inciampa in salita. E Dio lo aiuti! Terni, inoltre, è una città poco illuminata, piena di buche e di radici che sollevano asfalti e marciapiedi. E al buio alligna la delinquenza e la sporcizia, mentre la sporgenza delle radici degli alberi e le buche provocano cadute a non finire. Oltre alle discenderie dei marciapiedi poco visibili, oltre alle buche e alle radici sporgenti, esistono altre trappole di ogni tipo per il povero pedone. Una per tutte: Piazza della Repubblica, dinanzi al porticato ove ha sede la Farmacia Mariani, ci sono due scalini, dall’andamento irregolare e tondeggiante, uno in particolare assai poco visibile, dove si sono registrate decine di cadute. Urge una soluzione dettata dal buon senso. A volte, sembra che chi realizza determinati manufatti come quelli che troviamo per via ogni giorno, poi non li “viva”, quasi non fosse anche lui un cittadino e un utente della strada.

Per contribuire a rendere più civile la nostra città scrivi a civilta.urbana@gmail.com

WWW.VANOGIULIANO.IT vanogiuliano@libero.it

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Dottoressa

Lamperini Isabella Medico Chirurgo Dentista

www.isabellalamperini.com

“S di SORRISO”

RECAPITI: Sede Terni: Via del Rivo, 110 | Terni (TR) Tel. 0744.300533 - Cell. 333.7169085 Fax. 0744.086890 Sede Massa Martana: Via Giovanni Pascoli, 3 | Massa Martana (PG) Cell. 333.7169085 Sede Bastardo: Via 1°Maggio, 57 Fraz. Bastardo | Giano dell’Umbria (PG) Cell. 333.7169085

La Dottoressa Isabella Lamperini, Medico Chirurgo Dentista, titolare di tre studi a Terni, Massa Martana e Bastardo, è dedita dal 1986 a far tornare il sorriso sulla bocca delle persone. Grazie alla formazione medica e agli aggiornamenti continui che la Dottoressa segue, i pazienti in cura presso i suoi studi dentistici beneficiano di soluzioni dentarie non dolorose ed eseguite con la massima attenzione e professionalità: chirurgia orale, implantare e paradontale, gnatologia, ortodonzia, odontoiatria infantile e conservativa. Sono solo alcune delle cure d’eccellenza che esegue la Dottoressa Lamperini. E ancora: attenzione assoluta sulle materie prime, utilizzo di tecnologie innovative e una politica trasparente sul tariffario (il listino prezzi è consultabile on line per ogni prestazione, si accettano anche diversi tipi di pagamenti – es. rateali) e la possibilità di essere sempre seguiti direttamente dalla Dottoressa, poiché un aspetto fondamentale della professione è facilitare il rapporto di fiducia con il paziente per cui è indispensabile essere controllati sempre dallo stesso medico di riferimento. Presso gli studi della Dott.ssa Lamperini si effettuano interventi di implantologia e rigenerazione ossea a costi molto vantaggiosi con certificati di garanzia che vengono rilasciati ad ogni paziente che effettua impianti. I manufatti protesici sono eseguiti da uno dei migliori laboratori odontotecnici della città. La Dottoressa è perfezionata in odontoiatria, gnatologia e dolore oro-facciale presso l’Università degli studi di Chieti e si occupa, inoltre, di odontoiatria infantile, per offrire i corretti trattamenti dentistici ad ogni età. I bambini spesso hanno una paura irrazionale del dentista, per questo è necessario essere preparati nella maniera più adeguata ed avere massima sensibilità, specialmente quando si intraprendono visite di questo tipo. È importante poiché una semplice visita permette di agire in tempo su eventuali problemi, anche sui denti da latte come nel caso dello streptococco che può annidarsi nelle carie. La Dottoressa Lamperini effettua anche visite a domicilio, che le consentono di seguire i pazienti che non la possono raggiungere presso gli studi per mantenere il rapporto di fiducia che si instaura tra medico e paziente. In questo primo articolo della rubrìca sulla salute dei denti si sottolinea come sia fondamentale mantenere sempre una corretta igiene orale e farsi visitare da uno specialista almeno una volta l’anno per prevenire l’insorgenza di patologie legate alla presenza di tartaro. Le visite regolari possono debellare anche problemi legati alle patologie ATM (Articolazione Temporo – Mandibolare) che spesso danno sintomi quali mal di testa, bruxismo, vertigini o senso di instabilità e mal di schiena. Alcuni di questi fastidi sono infatti collegati proprio ad un malfunzionamento della bocca, che non va mai sottovalutato. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Medicina & Salute

ECOGRAFIA MORFOLOGICA COSA È UTILE SAPERE

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’ecografia morfologica viene eseguita dalla 20^ alla 23^ settimana di gestazione ed è, assieme all’ecografia del primo trimestre, il controllo più importante e complesso di tutta la gravidanza. Questa ecografia viene detta morfologica appunto perché è destinata a studiare la morfologia del feto per escludere o accertare la presenza di eventuali malformazioni. Viene eseguito in questo periodo specifico per due ragioni: il feto è nelle migliori condizioni per essere studiato (il rapporto fra le sue dimensioni e la quantità di liquido amniotico è ottimale), inoltre, dopo tale epoca, la Legge non permette l’interruzione della gravidanza anche se il feto è affetto da gravi malformazioni. L’ecografia morfologica prevede la valutazione delle dimensioni del feto (biometria fetale), dell’impianto e della struttura della placenta, della quantità di liquido amniotico, del collo dell’utero, ma fornisce soprattutto uno studio analitico di tutti i distretti anatomici esplorabili nel feto. Lo studio viene eseguito secondo le linee guida emanate dalla SIEOG (Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica). In modo particolare viene valutato il cervello fetale e le strutture visibili a

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quest’epoca, la faccia, il torace (con osservazione del parenchima polmonare e della posizione del cuore), il cuore con studio delle 4 camere cardiache, dell’arco aortico, dell’emergenza dei grossi vasi (assi lunghi), della sezione 3 vasi, della frequenza e ritmicità del battito cardiaco fetale. Vengono valutati poi l’addome, l’apparato genito-urinario, il cordone ombelicale con la visualizzazione dei tre vasi che lo compongono, l’inserzione in addome ed in placenta e il sistema scheletrico. L’esame viene completato attraverso lo studio della morfologia dell’onda sanguigna nell’arteria uterina materna. Le arterie sono due, sono poste ai lati dell’inguine della donna ed assolvono all’oneroso compito d’irrorare la placenta e garantirne il corretto funzionamento. Un aumento delle resistenze a livello di queste arterie può essere un indicatore precoce sia di disfunzione placentare, con susseguente difetto di crescita intrauterina del feto, sia di forme precoci di gestosi. Come facilmente si può comprendere tale esame dipende in misura quasi totale dall’esperienza e dalla capacità dell’operatore unitamente all’impiego di un ecografo di qualità elevatissima. Nonostante ciò non tutti i quadri

patologici sono diagnosticabili in utero e ciò dipende anche dall’ecogenicità della paziente (nelle pazienti magre la visibilità è decisamente migliore rispetto alle pazienti robuste), dalla quantità di liquido amniotico e dalla posizione fetale. L’eventuale identificazione di patologie malformative, compatibili con la vita, risulta determinante al fine di poter far nascere il bambino in strutture particolarmente attrezzate al trattamento dell’eventuale malformazione. È ben noto infatti che le prime ore di vita e le prime cure sono spesso determinanti per il destino del bambino.

DR.SSA GIUSI PORCARO

Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789)

www.latuaginecologa.it


Medicina & Salute

TUMORE AL SENO: sintomi in assenza di noduli Nonostante la presenza di un nodulo al seno sia probabilmente il sintomo più noto del tumore mammario a volte questo sintomo non è presente e bisogna prestare attenzione ad altri campanelli d’allarme. Secondo alcune indagini, circa il 17 % delle donne che ricevono una diagnosi di tumore al seno presentano altri sintomi quali, ad esempio: anomalia del capezzolo (per esempio rientro del capezzolo rispetto al normale) o secrezioni insolite da esso, anomalia nella forma della mammella, cute a buccia di arancia e arrossamento diffuso in prossimità dell’areola, ulcere cutanee, fossette cutanee, noduli ascellari o ingrossamento del braccio. Gli oncologi spiegano che nella maggior parte dei casi un tumore al seno può essere individuato attraverso un’accurata autopalpazione, una pratica che permette di individuare eventuali noduli o altre

anomalie (l’individuazione di un nodulo al seno non sempre indica però un tumore mammario!). Come per ogni malattia, prima si iniziano le cure, meglio è. Anche nel caso di un tumore al seno è molto importante pianificare e iniziare il trattamento il prima possibile: la diagnosi precoce è quindi cruciale per migliorare le probabilità di guarigione. Le donne che sono preoccupate per la presenza di un qualunque problema al seno non dovrebbero quindi esitare a farsi visitare da uno specialista.

Dott.ssa

Lorella Fioriti Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta

L’OSTEOPATIA COME SOLUZIONE PER IL REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO

Per reflusso gastro-esofageo si intende quella condizione molto comune in cui il contenuto dello stomaco risale in esofago. Una piccola quota di reflusso, liquido e gassoso, si può avere anche in condizioni normali, soprattutto dopo i pasti. Nei soggetti sani si possono avere in media 1-4 episodi/ora durante le tre ore successive al pasto. Si tratta di un reflusso poco acido, breve e poco avvertito. Quando, al contrario, il fenomeno diventa più frequente o si accompagna a sintomi, allora si parla di malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE). La causa più comune della malattia da reflusso gastro-esofageo è l’alterata funzionalità dell’omonimo sfintere. L’esofago alle sue estremità, prossimale e distale, ha due “valvole” (sfinteri) che si aprono al passaggio del bolo, mentre esternamente è avvolto da una tunica muscolare che si contrae e si rilascia ritmicamente (peristalsi) e che facilita il movimento del cibo verso lo stomaco. Se la valvola inferiore si rilascia quando non dovrebbe (rilasciamenti inappropriati) si può avere reflusso gastroesofageo. La seconda causa in ordine d’importanza è

il rallentato svuotamento gastrico. Anche la scarsa motilità dell’esofago, che non consente di rimuovere velocemente il liquido refluito, rientra nel meccanismo patogenetico del reflusso. A volte alla base del reflusso vi è un’ernia iatale che è uno scivolamento di una porzione dello stomaco nel torace attraverso il diaframma. Altri fattori che possono favorire in modo diverso il reflusso gastroesofageo sono: zpredisposizione z familiare e genetica; zsovrappeso z e obesità; zdiabete z mellito; zfumo; z zgravidanza; z zdieta z alimentare squilibrata e scorretta; zfarmaci z che infiammano l’esofago; zabitudini z di vita. I disturbi dati dal reflusso gastro-esofageo possono avere cause molto diverse, ma colpiscono in modo trasversale neonati, adulti e anziani. L’osteopatia, tramite manipolazioni delicate e indolori, può aiutare ad alleviare i sintomi da reflusso, anche nei neonati, in alcuni casi senza il bisogno di ricorrere ai farmaci. Tramite il trattamento osteopatico è

possibile allentare le tensioni a livello del cardias, restituire mobilità alla colonna dorsale e cervicale, riequilibrare i diaframmi corporei (in particolare quello addominale), detendere l’esofago, abbassare l’attività del sistema neurovegetativo tramite i segmenti vertebrali che innervano le strutture esofagee e gastriche. Il tutto per aiutare l’organismo a esprimere meglio le proprie funzioni. Ovviamente nel pieno rispetto della filosofia osteopatica potrebbe essere necessario effettuare manipolazioni su strutture non strettamente connesse con le sedi del problema ma che nell’omeostasi globale del paziente risultano perturbanti e quindi da riequilibrare. Marzia Martellotti Osteopata D.O.

Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio

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Terni presso lo studio medico Anteo, in via Radice 19 Roma studio Kirone, Lungotevere Portuense 170 Frascati in via G.Matteotti 12/A

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AZIENDA OSPEDALIERA

LA RADIOLOGIA

Nell’ambito del Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radiologia Terapeutica ed Interventistica dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni si colloca la struttura complessa di Radiologia. Dal mese di settembre 2017 è diretta dal dottor Giovanni Passalacqua, peraltro direttore anche del Dipartimento. La Struttura di Radiologia raccoglie quelle figure professionali che si avvalgono di metodiche quali la radiologia tradizionale (RX), l’ecografia (US), la Tomografia Computerizzata (TC), la Risonanza Magnetica (RM), per lo studio dei vari distretti anatomici a scopo sia diagnostico sia bioptico e terapeutico e la Radiologia Interventistica. L’intensa attività svolta dalla Radiologia richiede il lavoro in equipe di Medici Radiologi, Tecnici Sanitari in Radiologia Medica e Infermieri Professionali per fronteggiare le molteplici richieste sia esterne che intraospedaliere, con un carico medio mensile di quasi 5000 esami. A questo scopo la radiologia si articola in molteplici strutture semplici rappresentate, in primis, dalla

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Diagnostica Radiologica di Pronto Soccorso alla quale afferisce un ampio bacino di utenza, sia di pertinenza del territorio ternano ed amerino-narnese che da fuori regione, prevalentemente reatino e viterbese. Qui vi operano professionisti che si avvalgono di macchinari altamente performanti, quali una TC multidetettore a 64 strati di ultima generazione, che permette l’esecuzione di esami complessi, con e senza la somministrazione di mezzo di contrasto, in tempi eccezionalmente brevi, con elevata risoluzione spaziale e di contrasto anche in ambito cardiovascolare. L’avanzamento tecnologico di tali apparecchiature ha permesso di ridurre notevolmente la dose di radiazioni ionizzanti erogata al paziente e di ottenere

immagini e ricostruzioni multiplanari e tridimensionali che consentono, nella stragrande maggioranza dei casi, rapide e precise diagnosi, oltre a fornire un supporto spesso essenziale per il planning terapeutico medico e/o chirurgico. Nondimeno, il recente aggiornamento dei macchinari di radiologia tradizionale, passati dal digitale indiretto al digitale diretto, insieme all’informatizzazione delle richieste e della refertazione degli esami radiologici, permette una comunicazione praticamente real time tra radiologi e medici delle varie medicherie e di tutti i reparti ospedalieri. Il servizio di Risonanza Magnetica vanta una nuova ed innovativa macchina da 1,5 Tesla, inaugurata il 13 ottobre 2017, che


SANTA MARIA DI TERNI

Direttore Dr. Giovanni Passalacqua

Struttura Complessa di Radiologia Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni

si aggiunge al preesistente macchinario da 3 Tesla, già altamente performante. Entrambe sono dotate di multiple bobine di superficie accessorie, di varie forme e dimensioni, che consentono l’esecuzione di studi mirati per organo ed apparato, con elevata qualità delle immagini in ambito vascolare, urologico, senologico, neurologico, cardiologico, muscoloscheletrico, pediatrico e neonatologico, ma anche in ambito oncologico e nelle patologie gastroenteriche. L’avanzamento tecnologico di tali apparecchiature ha ridotto notevolmente i tempi di esecuzione delle varie sequenze RM, mantenendo una elevatissima risoluzione spaziale e di contrasto e permettendo talvolta di evitare l’uso del mezzo di contrasto. Ciò comporta una riduzione nella durata complessiva del singolo esame, con minor disconfort del paziente e aumento del carico di esami eseguibili. Inoltre, l’introduzione dei nuovi mezzi di contrasto paramagnetici epatospecifici incrementa ulteriormente, in mani esperte, la sensibilità diagnostica della metodica. Il progetto di ricollocamento e rinnovamento della Radiologia è rivolto anche al servizio TAC e di radiologia tradizionale: si prevede l’acquisto di una nuova TC multidetettore da affiancare a quella già esistente e di due radiografi per implementare la radiologia tradizionale, i cui carichi di lavoro non si limitano all’ambito ospedaliero ma anche e soprattutto ai pazienti esterni ambulatoriali. Oltre ai classici esami

di Rx tradizionale vanno annoverati gli esami contrastografici eseguiti quasi giornalmente, come gli esofago/ stomaco/duodeno-grafie, i transiti intestinali, i clismi opachi anche a doppio contrasto, le uretero/cistografie anche minzionali. Un particolare riferimento va riservato al gruppo creato dal dottor Francesco Antonio Mancioli per il suo impegno nella gestione delle liste ecografiche, TC e RM dei pazienti oncologici, sia in prima diagnosi che nel follow up a medio e lungo termine. Non meno rilevante è la massiccia attività svolta all’interno della BREAST UNIT della Senologia, guidata dalla dottoressa Lorella Fioriti, in cui si integrano tutte le tecniche radiologiche per la diagnosi precoce, la stadiazione ed il follow up della patologia mammaria neoplastica e non. Le senologhe procedono anche alla biopsia delle lesioni sospette sotto guida ecografica o mediante l’utilizzo del mammotome stereotassico, con accesso mirato e mininvasivo. Da gennaio 2017 è inoltre attivo uno screening neonatale per la diagnosi precoce della displasia congenita dell’anca, nato da una collaborazione tra l’Azienda ospedaliera di Terni, la USL Umbria 2, i Pediatri di Libera Scelta e l’ospedale Bambin Gesù di Roma. Responsabili del servizio sono la dottoressa Federica Celi, Pediatra presso la Terapia Intensiva Neonatale, ed il dottor Giuseppe Rusignolo, Radiologo con specifica competenza nella radiologia dell’apparato osteoarticolare. In ultimo, va ricordata la S.S. di Radiologia Interventistica, branca per lo più terapeutica della Radiologia, che svolge una intensa attività clinica con circa 2000 interventi l’anno. L’attività comprende tutte le procedure miniinvasive diagnostiche e terapeutiche effettuate mediante la guida e il controllo delle metodiche radiologiche, quali fluoroscopia, tomografia assiale computerizzata (TC) risonanza magnetica o l’ecografia. L’obiettivo della radiologia interventistica è quello di ottenere risultati e mortalità uguali o migliori rispetto ai corrispondenti interventi chirurgici utilizzando però un approccio mini invasivo. Tale disciplina

viene utilizzata nel trattamento di diverse patologie cliniche incluse quelle vascolari, oncologiche ed extra-vascolari. Il Reparto vanta anche una convenzione universitaria decennale con l’Azienda ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Perugia, con la presenza di tre giovani medici in formazione specialistica che svolgono in loco il loro percorso formativo-assistenziale. La Radiologia del Santa Maria di Terni si può quindi considerare un’eccellenza regionale che si avvale di strumentazioni all’avanguardia e di una équipe di professionisti in costante aggiornamento.

ÉQUIPE Direttore: Gianni Passalacqua Dirigenti Medici: Francesco Mancioli (SSD Diagnostica per Immagini delle Malattie Neoplastiche); Roberto Ferranti (SS Radiodiagnostica-Radiologia interventistica); Giuseppe Rusignuolo (SS Radiologia interventistica muscolo scheletrica); Federica Lavagna (Diagnostica per immagini nelle urgenze ed emergenze); Lorella Fioriti (Diagnostica senologica); Sara Bencivenga (Diagnostica ecografica applicata alla senologia); Franco Ortica (Diagnostica per immagini nella patologia oncologica dell'apparato digerente); Benedetta Enrico (Radiologia interventistica e vascolare); Gaspare Fortunato (Radiodiagnostica dell'apparato locomotore); Matteo Nunzi (RM in oncologia); Chiara Montesi (Diagnostica pediatrica); Chiara Servillo (Immagini nella patologia epato biliare); Cristina Babili (Diagnostica Gastroenterologica); Massimiliano Allegritti; Jacopo Tesei; Francesca Viti; Donato Ferilli; Manuela Madau; Valentina Racale. Coordinatore Infermieristico: Nevio Marcoccia P.O.Tecnici Sanitari: Sergio Chiocchia Tecnici Sanitari RM: Roberta Rametti Tecnici Sanitari Angiografia: Aurora Pendola Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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EPILESSIE: continuiamo a parlarne Le crisi epilettiche sono favorite da fattori che aumentano l’eccitabilità elettrica delle cellule nervose e abbassano la naturale soglia alla loro scarica spontanea: ad esempio l’uso o la sospensione improvvisa di certi farmaci, droghe o alcool; febbre, deficit del sonno, alterazione degli elettroliti e infine una serie di fattori genetici e metabolici. Si parla di Epilessia Idiopatica o Primaria quando la storia clinica e gli esami diagnostici non rilevano cause per crisi epilettiche ripetute. La maggior parte delle Epilessie Idiopatiche è dovuta a fattori genetici e metabolici in parte ancora sconosciuti e si manifesta in età infantile o adolescenziale,

mentre una gran parte delle Epilessie Secondarie si manifesta in età adulta. Cause di Epilessie Secondarie sono tumori e traumi cerebrali, eventi vascolari e malattie infiammatorie del cervello. Per la diagnosi di Epilessia è necessaria un’accurata valutazione dei sintomi e della storia clinica, che deve comprendere possibilmente anche le osservazioni dettagliate da parte di terzi eventualmente presenti all’evento “critico”. L’elettroencefalogramma “EEG“ rileva l’attività elettrica del cervello ed è un esame fondamentale nella diagnosi dell’epilessia. Altri esami diagnostici includono Risonanza Magnetica, Risonanza Magnetica Funzionale, Tac cerebrale ed esami di laboratorio fino a indagini genetiche. In base alla sintomatologia clinica ed al tracciato EEG si possono distinguere Epilessie generalizzate ed Epilessie parziali o focali. Oltre ad essere suddivise secondo il tipo di crisi, le epilessie vengono classificate in “sindromi epilettiche” che raggruppano determinati tipi di crisi con altri aspetti clinici caratteristici. La farmacoterapia dell’epilessia impiega farmaci che, con diversi meccanismi,

stabilizzano le proprietà elettriche della membrana delle cellule nervose, impedendo così le scariche elettriche spontanee. Essa può garantire una vita normale a molti pazienti. La terapia deve tener conto della situazione e delle esigenze individuali del paziente e va indicata con cura, perché è prolungata e con effetti collaterali che possono essere minimizzati nella maggior parte dei casi. La scelta del farmaco deve considerare il tipo di crisi e la sindrome epilettica, la durata della terapia e i possibili effetti collaterali. È importante iniziare con un dosaggio basso, che va gradualmente aumentato. Per adeguare il dosaggio dei farmaci e controllare una regolare assunzione è utile il monitoraggio delle concentrazioni plasmatiche, che è possibile per numerosi farmaci. Dott. Rita De Ciantis Specialista in Neurologia Cell. 3337004999 Ambulatorio: Terni - Via Radice 19 Tel. 0744300789 - 3479520747 Terni - c/o COMEDICA via Gabelletta 147 Tel. 0744241390

Un volto “dolce” anche per lui. Negli ultimi anni le esigenze estetiche degli uomini hanno subito un netto cambiamento. Dott.sa Alessandra Crescenzi Medico chirurgo - Medicina estetica

Terni: Servizi Sanitari via C. Battisti 36 - 0744.59513 Rieti: Nuova PAS - via Magliano Sabina 25 – 0746.480691

Le modificazioni nel volto dell’uomo dovuti all’età includono: RIDUZIONE DELL’ELASTICITÀ della pelle per la perdita di collagene ed elastina. LASSITÀ delle sopracciglia e delle guance. SVUOTAMENTO temporale.

dell’area

orbitale

e

INDEBOLIMENTO E CEDIMENTO dell’area mentoniera. Esiste un filler di ultima generazione che dà immediato aumento di volume, migliora la qualità della pelle grazie alla stimolazione di collagene ed elastina, aumenta lo spessore della pelle, lifta e ridefinisce il contorno del viso. Si tratta di microsfere di IDROSSIAPATITE DI CALCIO (CaHa), facile da iniettare con efficacia a lungo termine (più di 12 mesi) nella maggior parte dei pazienti. È un filler sicuro, più di 190 pubblicazioni lo confermano.

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Medicina & Salute

ESTETICA EVOLUTA “L’EVOLUZIONE DELL’ESTETICA”

Torna in forma con MACH PHARM L’istituto di bellezza "Estetica Evoluta Stella Polare", grazie all’utilizzo di prodotti di altissima qualità, frutto di una avanzata ricerca genetica, macchinari di ultima generazione, dei quali detiene l’esclusiva per Terni, un'elevata competenza-professionalità e, soprattutto, un costante aggiornamento negli studi delle nuove metodologie estetiche, si posiziona attualmente in una fascia al di sopra dell’estetica base. Il nostro primario obiettivo è quello di garantire alla nostra clientela risultati sicuri, ma soprattutto duraturi nel tempo. Dopo un check-up accurato viene elaborato un personale “programma” mirato a raggiungere il massimo risultato volto a garantire la massima soddisfazione del cliente. Grazie a visite costanti-cicliche e all’utilizzo di prodotti di mantenimento sarà possibile garantire nel tempo il miglioramento e il mantenimento dei risultati inizialmente ottenuti. Il metodo Mach Pharm (mph120) è un trattamento innovativo volto a combattere in maniera super-efficace inestetismi come: adiposità-cellulite fibrosa-cellulite sclerotica e rassodamento.

Analizziamo insieme i vari stadi degli inestetismi ADIPOSITÀ L’adiposità localizzata è caratterizzata da aumento, in volume e in numero, di adipociti, senza alterazione della composizione del grasso in essi contenuto, della struttura delle cellule e dell’ipoderma e senza modificazioni della microcircolazione locale, ipodermica e dermica. Anche l’epidermide mantiene intatte le sue caratteristiche senza subire modificazioni. Si tratta pertanto di un aumento localizzato di tessuto adiposo cosiddetto “sano” senza edema, né dolore, né alterazione cutanee, a differenza di quanto avviene nella cellulite.

CELLULITE EDEMATOSA Questo primo stadio della cellulite si riconosce perché la pelle, nelle zone interessate, è pastosa e, se pizzicata, compare il tipico effetto "buccia d’arancia". Essa è dovuta alla perdita di elasticità dei vasi sanguigni che irrorano il tessuto adiposo con conseguente ristagno di liquidi. CELLULITE FIBROSA E SCLEROTICA Questo è il secondo-terzo stadio della cellulite; stringendo la pelle fra le mani appare come un sacchetto pieno di biglie, con evidenti protuberanze. Ciò è dovuto ad un costante ristagno di liquidi che fa soffrire il tessuto adiposo che diventa quindi fibroso, per cui la pelle è dura al tatto, con i tessuti meno elastici e quindi più secchi e atoni. RASSODAMENTO Il trattamento Mach Pharm (mph120) prevede una quarta fase chiamata rassodamento rivolta principalmente a chi ha problemi di rilassamento cutaneo, con poca nutrizione e poca idratazione. Mph120 contiene 120 princìpi attivi, studiati e accuratamente selezionati per le loro qualità e caratteristiche specifiche per trattare tutti i principali inestetismi del corpo. È un nuovo e rivoluzionario approccio per la rimessa in forma dei tessuti dagli inestetismi, che integra in sé anche la possibilità di poter intervenire in altre problematiche come la pelle delicata o disidratata. La semplicità ed efficacia di questo trattamento fanno di mph120 un metodo unico nel suo genere per tradizione, innovazione e completezza della cura. I prodotti utilizzati non contengono: parabeni formaldeide bht-bha sless(sls) edta

i un d e r u c e l l a i s Affidar n vero u è a t s i n o i s profes 'amore d o t t a o i r p o e pr si verso se stes Dott.ssa in Estetologia

Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza

"ESTETICA EVOLUTIVA STELLA POLARE"

Per informazioni o appuntamento:

Centro Estetica Evoluta «STELLA POLARE di Dioturni Cinzia» Via Mola di Bernardo, 15 - Terni (TR) Tel. 0744/271621 - Cell. 346/0112226 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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IL PUNTO DI RIFERIMENTO VILLA SABRINA PER LA TERZA ETÀ

Nella struttura di Villa Sabrina Residenza Protetta (autorizzata dalla regione Umbria con delibera n. 11379 del 12/12/2003, accreditata con la Regione Umbria e convenzionata con ASL e Comuni) in un ambiente accogliente e confortevole, lo staff infermieristico e medico dedica tempo e risorse per aiutare l’Ospite, autosufficiente e non, a combattere la solitudine e l’isolamento dovuto all’età ed a vincere il disagio che alcune limitazioni psicofisiche posso creare nella gestione della vita quotidiana. Gli Ospiti sono in genere persone che hanno bisogno di assistenza ed aiuto nelle 24

ore per avere cura di sé, di riabilitazione e prestazioni sanitarie, nonché di incentivi a svolgere le attività utili al mantenimento ed al recupero delle proprie abilità cognitive, funzionali e motorie. Il personale della residenza protetta Villa Sabrina possiede una grande esperienza acquista sul campo e tramite specifica preparazione professionale. Gli addetti all’assistenza seguono periodicamente, infatti, corsi di specializzazione per la mansione da svolgere. Vengono intrapresi, all’interno della Residenza, interventi di mobilizzazione e di recupero dell’autonomia psicofisica, terapia occupazionale e musicoterapia, attività che, integrate all’interno del piano di trattamento individuale dell’Ospite, concorrono a far evolvere positivamente lo stato psicofisico dell’Ospite stesso. Quando il recupero non è quello sperato e gli handicap persistono, la struttura cerca di adeguarsi alle esigenze personali, riducendo al minimo il disorientamento di chi si trova privato della propria autonomia. Il voler erogare servizi di qualità e l’attenzione da sempre rivolta alle necessità degli anziani, ha portato ad un particolare

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interesse ed impegno nell’assistenza agli anziani affetti dalla malattia di Alzheimer ed altre forme di demenza. È per questo che Villa Sabrina rappresenta il primo Centro in Umbria ad applicare un percorso completo di assistenza non farmacologica per i malati di Alzheimer, attraverso la realizzazione di una Stanza e un Bagno Snoezelen, una metodologia non farmacologica basata sulla multisensorialità. L’obiettivo delle terapie non farmacologiche è la riduzione di alcuni disturbi del comportamento con conseguente riduzione del carico farmacologico e quindi un miglioramento reale della qualità della vita dei pazienti.

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Che cos’è il Sangue Il sangue è un tessuto formato da elementi cellulari sospesi in un liquido detto plasma. Rappresenta circa il 5-7% del volume corporeo. Nel nostro organismo ne circolano, in media, 4-5 litri. Al suo movimento e alla sua efficienza è legata la nostra vita. Gli elementi cellulari costituiscono circa il 45% del sangue. Essi sono i globuli rossi (detti anche eritrociti o emazie), i globuli bianchi (o leucociti) e le piastrine, tutte cellule prodotte dal midollo osseo. Il plasma rappresenta il rimanente 55%circa del sangue. Il sangue, con i suoi componenti, costituisce per molti ammalati un fattore unico e insostituibile di sopravvivenza: globuli bianchi per la cure di leucemie, tumori, intossicazioni da farmaci; globuli rossi per la cura di anemie, emorragie; piastrine per malattie emorragiche; plasma quando vi siano state grosse variazioni quantitative dovute a ustioni, tumori del fegato, carenza dei fattori della coagulazione non diversamente disponibili; plasmaderivati fattore VIII e IX per l’emofilia A e B; immunoglobuline aspecifiche per alcune patologie del fegato e dell’intestino. Il sangue esercita numerose funzioni all’interno dell’organismo: respiratoria, nutrizionista, eschetrice, termoregolatrice, regolatrice dell’equilibro idrico, di difesa e coagolante.


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Identità di TERNI e futuro del territorio

APRITI CIELO, laboratorio scientifico a cielo aperto s CAMMINO di san Valentino s ECOMUSEO della dorsale appenninica umbra s FURIO MISELLI, festa della gioventù s GIOCHI della Valnerina s NARNIAFAVOLE C’È s NERALANDIA, un festival su usi e tradizioni locali s MULINI E CENTRALI IDROELETTRICHE s MUSEO DIFFUSO dei Plenaristi s NOI E IL RISORGIMENTO s PALESTRA a cielo aperto s TOPONOMASTICA, queste alcune tematiche di studio ed approfondimento e relativi progetti da realizzare insieme. Un gruppo di amici, così leggete nel brano di Stefano Notari, convinti da sempre che la cultura e l’amore per il proprio territorio siano senza dubbio gli elementi fondamentali per ideare progetti di qualità, decidono di incontrarsi, consapevoli che insieme si possano raggiungere traguardi importanti, mettendo a disposizione l’uno dell’altro il proprio sapere, la propria esperienza e la grande voglia di creare. Tutto questo costituisce un formidabile esempio di come, gente normale, adusa al fare, che ama il proprio territorio e si impegna per ottenere il suo massimo bene, non abbia bisogno di cariche o di orpelli per scendere in campo, senza partito ma con grande parte, nello spirito stesso del volontariato che non chiede appartenenza per risolvere un problema. Quello che riusciremo a fare sarà offerto a tutte le amministrazioni, qualsiasi sia il loro orientamento politico. Amministrazioni che ringraziamo fin da adesso se vorranno ascoltar le istanze di molti cittadini che si distinguono per offrire, disinteressatamente e gratuitamente, le proprie conoscenze e le proprie progettualità. Mi piace ricordare, absit iniuria verbis, un ironico aforisma di Georges Burns, il celebre comico e attore statunitense: È un peccato che le persone che sanno come far funzionare il paese siano troppo occupate a guidare taxi o a tagliare capelli. Le associazioni culturali che aderiscono a PROGETTA, il megaprogetto per il nostro territorio, sono moltissime e in continuo aumento. Sarà nostra cura instaurare una maggiore sinergia tra questi soggetti, sia per meglio socializzare le varie attività, sia per finalizzare il lavoro per interventi comuni in grado di sviluppare progetti di grande importanza, sia per collegare Terni e la valle del Nera con città quali Rieti, San Gemini, Spoleto, Norcia e Viterbo, affini per collocazione geografica e per interessi. Concetti chiave, così potete leggere nel brano di Miro Virili, sono anche il Grifo di Narni, il Thyrus di Terni, la Fera di San Felice di Narco, metafore del fiume Nera che unisce tutta la valle da Narni a Visso. Sarà per noi un grande onore annunciare urbi et orbi la vita vera di San Valentino (il cui culto è presente in tutta la valle del Nera e a Roma), martire (nel IV secolo, in età post costantiniana) della libertà di pensiero, vittima dell’intolleranza, simbolo del dialogo interreligioso e della cultura che, con le sue caratteristiche, unirà ancor più in profondo tutte le realtà territoriali di nostro interesse e donerà a Terni, città di cui è Patrono, il titolo di città capitale dei diritti umani. Hanno aderito a PROGETTA anche la Consulta degli studenti di Terni e la Rete degli studenti medi di Terni. Siamo allora ancor più sicuri di realizzare, insieme ai giovani custodi del territorio, importanti ed intelligenti progetti.

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In italiano (ed in molte altre lingue) la parola identità costituisce una forma interessante di enantiosemia (dal greco enantiwV, contrario, e sema, segno), che è la caratteristica di una parola (o locuzione) di avere due significati opposti. Identità infatti può significare, da un lato, l’essere identico (dal latino idem=proprio lo stesso), la perfetta uguaglianza (ad es. in filosofia, in matematica), l’essere tutt’uno (di persona o cosa che in un primo tempo sia apparsa con nome o aspetti diversi); dall’altra (in antropologia, sociologia, etc.), al contrario, la consapevolezza di essere esattamente quello e non un altro (sia per gli individui che per i gruppi): insomma individualità, inconfondibilità. La memoria (dal greco mimnesxw, ricordare) è la capacità del cervello di conservare informazioni, ovvero la funzione psichica volta all’assimilazione, alla ritenzione e al conferimento di significati, sotto forma di ricordo, ad informazioni dalla natura più svariata apprese durante l’esperienza astratta o per via sensoriale. L’identità (sia quella degli individui che quella dei gruppi) è, per sua natura, variabile nel tempo. La memoria anche. La prima dipende dalla seconda (la prima è elaborabile solo a partire dai dati forniti dalla seconda). Banalizzando: per sapere chi siamo, è necessario sapere chi eravamo. Sapere chi eravamo è la finalità della ricerca storica. Terni Progetta è attiva nella ricostruzione del passato del territorio umbro-meridionale. Il patrono di Terni è san Valentino: recenti ricerche sembrano dimostrare che egli possa essere meglio considerato il patrono degli intellettuali più che quello degli innamorati, come una tradizione culturale tarda e spuria ha finito con l’affermare. È forse di qui che può ripartire l’Umbria meridionale nel processo (laborioso e difficile) di (ri)costruzione della propria identità. Edoardo D’Angelo


Alla luce dell’incontro del 12 gennaio 2018 a Terni a Palazzo Spada, l’associazione ViviNarni ha molto gradito l’iniziativa ed intende elaborare progetti e studi, insieme alle altre associazioni culturali, che hanno nella valle del fiume Nera il loro tratto comune. Come richiesto forniamo due titoli di conferenze da svolgere in incontri pubblici insieme organizzati: • I mulini e le centrali idroelettriche della Valle del Nera, con particolare attenzione alle prime centrali di Stifone a Narni realizzate nel 1892 dall’ing. Aldo Netti; • La Narnia delle favole esiste veramente e si trova in Umbria, opportunità per la Valle del Nera legate ai libri ed ai Film delle "Cronache di Narnia di C.S. Lewis". I mulini e le centrali idroelettriche della Valle del Nera. Si può già operare a livello sinergico con la Cascata delle Marmore ed il belvedere superiore, e attivare contatti con Spoleto che fu la prima centrale realizzata alla Cascata delle Marmore grazie a Aldo Netti. Inoltre ad Orvieto anche recentemente abbiamo attivato contatti con il sindaco e l’amministrazione ed esiste anche un murales sulla rotonda di Sferracavallo dedicato a Netti. A Narni e Stifone sulle gole del Nera abbiamo realizzato una mostra con oltre 15 tavole già realizzate e pronte sia per un potenziale museo, sia per essere trasportate in vari luoghi per un festival, come aveva ad esempio proposto Sergio Aniballi, da presentare in piazza. Vedere ad esempio il link http://www.narnia.it/mulini.html. Abbiamo inoltre moltissimo materiale multimediale tratto dagli archivi cartacei di tutto il centro Italia e pronti per dare lavoro ad un gruppo di giovani che conoscano le nuove tecnologie e possano mettere nel migliore dei modi a frutto questo nostro patrimonio culturale, che parte dalle nostre radici dei mulini e dei vecchi opifici per arrivare all’energia elettrica ed ai giorni nostri. Per il progetto: La Narnia delle favole esiste veramente e si trova in Umbria vedere il sito http://www.narnia.it/ewtn.html. Giuseppe Fortunati

Ciao Terni, ti conosciamo come una città moderna, protagonista attiva di quella rivoluzione industriale che ha sviluppato l’urbanistica, il tessuto sociale oltre che economico. Ci siamo dimenticati però la tua bellezza, la tua antica storia, la tua cultura, la tua identità multiforme e importante. Ci siamo dimenticati che fosti un notevole sito archeologico nell’Età del Bronzo grazie alla ricchezza delle acque che favorirono gli insediamenti; poi fosti uno splendido municipio romano ricco di monumenti. Ci siamo dimenticati della città dalle belle torri (se ne contavano circa 300 di cui ancor oggi si vedono alcuni resti), delle sue chiese che sorsero a partire dal Medioevo, dei palazzi signorili affrescati. Abbiamo scordato soprattutto che fosti ammirata, cantata, esaltata e dipinta dai viaggiatori del Grand Tour che rimasero estasiati di fronte alla visione della piana ternana circondata dall’anfiteatro di monti e cosparsa di piccoli borghi: una terra fertile che dava frutti grandissimi e in abbondanza e raccolti più volte l’anno. Noi che amiamo questa città insieme alle Associazioni che hanno come interesse il territorio, vogliamo riscoprire questa immagine, ricostruire insieme le radici della sua storia, promuovere la sua cultura millenaria, ritrovare il senso di appartenenza a questa comunità, tornare a riconoscerne la bellezza, ritrovare un’identità che riteniamo unica. Loretta Santini Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Un gruppo di amici, convinti da sempre che la cultura e l’amore per il proprio territorio siano senza dubbio gli elementi fondamentali per ideare progetti di qualità, decidono di incontrarsi, consapevoli che insieme si possano raggiungere traguardi importanti, mettendo a disposizione l’uno dell’altro il proprio sapere, la propria esperienza e la grande voglia di creare. Scelgono per incontrasi un luogo importante, ovvero Palazzo Spada, la casa dei ternani, ma per progettare è fondamentale uscire dalle stanze ed iniziare quindi a percorrere insieme i sentieri, sapienti interpreti della storia del nostro territorio, della nostra identità e della conoscenza del paesaggio. Natura, sport e religiosità accompagnati dall’arte e dall’enogastronomia sono senza dubbio gli attrattori principali dei viaggiatori che raggiungono questa meravigliosa Valle modellata dal Fiume Nera. Proprio su questi segmenti turistici il DIT ha basato in questi ultimi anni tutta la campagna promozionale, con un’attenzione particolare agli sport da praticare nell’ambiente naturale. Infatti, ricordiamoci sempre che in Valnerina si possono praticare una quantità di sport all’aria aperta come in nessun altro luogo. Un palazzetto dello sport naturale insomma unico e difficilmente replicabile anche dagli architetti più famosi. "La Cascata delle Marmore - Una palestra a cielo aperto" è questo il titolo di uno degli spot che il DIT, con il fondamentale contributo della Fondazione CARIT, ha mandato in onda sia nei canali TV di SKY che nei Social. Per quanto riguarda l’arte il progetto di punta per il 2018, "I luoghi ritrovati di una valle Incantata - la pittura en Plein.air", sarà tutto imperniato sui Plenaristi, la grande schiera di pittori europei che tra il 1700 e il 1800 è venuta in Italia per conoscere la pittura del Rinascimento, dipingere le rovine dell'antica Roma e dell'antica Grecia, studiare la fisionomia e i costumi degli italiani. Una volta in Italia gli artisti furono affascinati dalla luce mediterranea, dalla natura e dai paesaggi e, per

la prima volta nella storia dell’arte, uscirono dagli atelier per dipingere dal vero (100 anni prima degli Impressionisti) realizzando uno straordinario, grandissimo, patrimonio artistico. Soltanto alcune zone dell’Italia furono testimoni di questa rivoluzione artistica e precisamente Roma con i suoi dintorni nel Lazio, Napoli e la Sicilia. La valle ternana fu il punto più a nord dove si spinsero questi pittori. La Cascata delle Marmore, Papigno con i suoi boschi, Piediluco, Narni e i suoi dintorni con il Ponte di Augusto, furono testimoni della realizzazione di una straordinaria pagina della storia dell’arte con una grande produzione di opere che si trovano in molte collezioni di arte e in circa 70 Musei di tutto il mondo. Ideato da Franco Passalacqua, promosso dal Comune di Terni e Narni, sostenuto dalla Fondazione CARIT, con il contributo scientifico della Prof Anna Ottani Cavina, con la partecipazione della Sovrintendenza ai Beni artistici dell’Umbria, il Progetto “I luoghi ritrovati di una valle incantata” prevede diverse tappe, alcune realizzate altre in via di compimento. Un Archivio digitale gratuito e di facile consultazione: www.plenaristi. beniculturali.it (realizzato e in via di aggiornamento). Un film documentario che racconta la storia di questi pittori: “La valle incantata” (realizzato), un Sito specifico Plenaristi.it (realizzato e in fase di aggiornamento), un Museo Diffuso dei Plenaristi (MDP) che prevede l’Itinerario dei Plenaristi e 4 Stanze documentaristiche. L’Itinerario dei Plenaristi è in fase avanzata di realizzazione. Si tratta di un percorso nei luoghi dove i pittori produssero le loro opere con le riproduzioni fotografiche dei dipinti messi nel punto dove l’artista li realizzò. A proposito delle Stanze con il Contributo del DIT, si prevede la realizzazione della prima e più importante nella sede della biglietteria della Cascata, a scopo di orientamento e informazione dei turisti, con arredamento scenico e visualizzazione di 3 brevi documentari (1 - Localizzazione della collocazione delle opere nel mondo, 2 - Storia dei Plenaristi, 3 - L’opera di Corot nel territorio ternano) e un'opera digitale sensoriale: Viaggio attraverso i quadri nella valle ternana del 700/800. Stefano Notari

CORSO DEL POPOLO IMMOBILIARE Fin dagli inizi interessato, dal Prof. Giampiero Raspetti, alle riunioni per contribuire, unendo le nostre forze, ad un futuro positivo del territorio, sono sempre stato presente, ne ho ricevuto piacevoli sensazioni, interessanti suggestioni ed ho visto crescere le adesioni al megaprogetto. La mia proposta è quella di creare un Festival identitario dove poter amplificare tutte le idee, anche al fine di trarne vantaggi economici. Sergio Aniballi

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Centro Ternano di Cultura

Centro Studi Storici Terni

Non posso non esprimere plauso e compiacimento per una proposta di lavoro comune, una sorta di coordinamento che dia forza, per altro, ai progetti di ogni singola associazione e radichi la convinzione di ridefinire l’identità della città che non può che essere plurima e a più dimensioni, come la stessa città fisica nel suo complesso suggerisce. Tutto ciò quando, da tempo, sono decadute e in crisi le vecchie agenzie politico-culturali, e, purtroppo, naufragati esperimenti che avrebbero operato rotture nel segno dell’innovazione della produzione multimediale (non può non citarsi a tal proposito un vecchio slogan: “Dalla fabbrica dell’acciaio, alla fabbrica dell’immagine!”), mentre si avverte forte l’esigenza di ridefinire una nuova identità della città che non può che ancorarsi alla “cultura del fare” e al “fare con la cultura”. Progetti per cui ci impegniamo, accogliendo volentieri eventuali gradite collaborazioni: - Museo del Risorgimento a Terni (Collescipoli) e Narni (Casino Faustini a Pescecotto); - Mostra permanente presso l'attuale biglietteria della Cascata delle Marmore. Realizzata in collaborazione con l’ente gestore, si inquadra nel “recupero della memoria” di interventi e sistemazioni architettoniche ascrivibili al razional-futurismo degli anni Trenta, la Mostra prevede la realizzazione di una allestimento che, attraverso foto d’epoca dell’intero comparto e pannelli didattici, segnali i residui architettonici e costruttivi ancora presenti nel sito. Domenico Cialfi

Associazione di cultura e tradizioni popolari La presente innanzi tutto per ringraziare i promotori dell’iniziativa denominata “cammino insieme”, “riscopriamo la nostra terra”; provocatoriamente possiamo chiamarci “quelli de n’a vorda”, fra la storia e le leggende. In seno a questa splendida iniziativa svoltasi come prima istanza negli uffici del consiglio comunale di Terni, voglio rimarcare a mio nome, ma soprattutto a nome del gruppo al quale appartengo, l’ottima iniziativa che si sta concretizzando. Stare tutti insieme per affrontare le tematiche e le problematiche di un territorio bello come il nostro: non si può restare inermi e in attesa che gli altri (chi?) facciano qualcosa. Le belle parole espresse devono procedere con programmi e progetti fattivi e con studi di programmazione culturale adatta allo spirito ed alle tematiche espresse da ciascun gruppo. Vorrei calendarizzare almeno 2 eventi ogni anno: - Furio Miselli nella tradizione operaia ternana - Il tram che da Terni portava a Ferentillo: aspetti e approfondimenti tecnici sociali ed economici nella storia della Valnerina. Altre tematiche: eventi turistici e gastronomici legati al nostro territorio; la transumanza, le foto di Terni che fu… Pietro Matteucci

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Associazione Culturale La Pagina Nella sua accezione più vasta, il concetto di associazione afferisce alla semantica dei consorzi di sforzi, idee, attività operose: Giuseppe Mazzini, apostolo della democrazia, affermava che il progresso solo può muovere dall’Associazione, il nucleo ideologico e fondativo delle sue organizzazioni, tutte collettive, dalla Giovine Europa al Partito d’Azione. Invero, a un secolo e mezzo di distanza, ancora l’unione fin dalla sua dimensione astratta si conferma unica prospettiva di salvezza per un territorio in crisi, quello ternano. Le sue difficoltà economiche, sociali, politiche, impongono quale imperativo categorico una fino ad ora assente coralità nell’operato dell’associazionismo locale, ora diviso in azioni sì mirabili, sì nobili, ma frammentate e nel loro isolamento non efficaci quanto potrebbero, quanto auspicabile. Questa è la convinzione programmatica che ha animato il consesso nello scorso gennaio delle realtà sociali ternane, riunite presso la sala consiliare del palazzo comunale da “La Pagina”: esse, dichiarato l’ambito del proprio operato, hanno professato l’intenzione di aprirsi ad una collaborazione che sola oggi rappresenta la possibilità di contributo da parte di soggetti non pubblici al percorso di ripresa e nuovo sviluppo del territorio. Collettivamente saranno elaborati progetti di promozione dei luoghi campestri, montuosi e limitrofi al ternano e di Terni stessa, nelle sue declinazioni culturali di ogni genere. La guerra contro la decadenza della nostra area geografica sarà su ogni fronte e sarà quindi totale. E il vostro impegno, quello dei singoli, sarà il nostro alleato più formidabile e il custode delle migliori prospettive di vittoria. Francesco Neri

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Venerdì 12 gennaio scorso si è tenuto a Terni, presso la Sala Consiliare comunale di Palazzo Spada un incontro avente per tema “Identità di Terni e futuro del territorio” a cui erano stati invitati enti ed associazioni che hanno lo scopo di valorizzare le caratteristiche e le peculiarità dell’area. L’incontro è stato sollecitato dal rapido cambiamento che la città e gli altri centri circostanti hanno vissuto nell’ultimo periodo, epoca in cui la crisi internazionale ha messo in serio pericolo le sicurezze che un tempo erano il vanto cittadino come l’industria, il lavoro, la crescita e lo sviluppo economico, demografico e residenziale. Tutto ciò sembra oggi essere tramontato ed allora bisogna affrontare i temi orientati al cambiamento a cui stiamo assistendo, per cui la necessità di riscoprire valori e tesori che prima erano passati in secondo piano ed oggi potrebbero invece fornire le leve per una nuova economia ed un nuovo modo di vivere e progredire. Si tratta in particolare di riscoprire la vera identità di una città che prima era stata quasi rimossa a causa delle innovazioni rapidamente susseguitasi nell’ambiente operaio e moderno. La domanda di oggi è come mantenerla tale identità, come rigenerarla o come addirittura ricostruirla quando si è quasi oggettivamente perduta. Bisogna ricreare quindi uno spazio, al tempo stesso fisico e simbolico, in grado di generare senso di appartenenza nelle persone che ci vivono e attrazione per altre che vivono altrove. Il Cedrav, Centro per la documentazione e la ricerca antropologica in Valnerina e nella dorsale appenninica umbra, istituito dalla Regione dell’Umbria e operante da oltre 25 anni per la tutela degli usi, costumi e tradizioni locali non vuole sottrarsi a questa discussione, anzi vuole attivamente partecipare e dare il suo contributo a progetti che aiutino a realizzare gli obiettivi prefissati. Il gradimento verso la discussione che si è avviata può essere considerato più che ottimo, in quanto si è scoperta un’unità d’intenti comune, per cui il nostro ente è a disposizione per qualsiasi contributo che possa aiutare a riscoprire e valorizzare la vera identità delle popolazioni locali. Proponiamo l'impegno per - L’ecomuseo della Dorsale appenninica umbra - Le vie della transumanza. Agostino Lucidi


Il nostro territorio si caratterizza da tempo per la presenza di numerose associazioni culturali che intervengono in diversi settori della società civile e professionale. Questa presenza costituisce una grande ricchezza, soprattutto in momenti come l’attuale, che impongono uno sforzo collettivo di elaborazione di proposte concrete capaci di aiutare il paese ad uscire da una crisi che sembra non avere fine. Le idee nuove non mancano ma spesso restano nel ristretto campo degli aderenti alla singola associazione o nel ristretto ambito territoriale in cui essa opera. Occorre invece instaurare una maggiore sinergia tra questi soggetti -una rete che interagisca e dialoghi- sia per meglio socializzare le varie attività, sia per finalizzare il lavoro verso ipotesi di intervento comuni che diano corpo a progetti di respiro più ampio. L’associazionismo culturale può agire sul restauro della memoria storica, sulla ridefinizione dell’identità del comprensorio attraverso l’approfondimento di alcune tematiche, per la verità da tempo oggetto di discussione, da far confluire in un progetto che, grazie a quella sinergia di cui si parlava, possa avere la forza di affermarsi e diventare patrimonio comune. La sfida per il futuro potrà essere portata avanti se, con un ampliamento dell'attuale prospettiva, il nostro territorio saprà collocarsi quale baricentro e anello di congiunzione lungo l’asse marAdriatico-marTirreno, instaurando un nuovo rapporto con le dinamiche socio-economiche della capitale, con cui i legami sono sempre stati storicamente, linguisticamente, culturalmente molto stretti. Per contribuire a ridefinire la identità ternana, degno di approfondimento è anche il contributo che la nostra città ha saputo esprimere durante la fase risorgimentale fino al compimento dell’unità d’Italia. Anche la capacità di accogliere ed includere, nella fase della sua industrializzazione, maestranze e professionalità provenienti da tutta Italia, oggi può essere rivolta a genti provenienti da paesi lontani, in fuga da condizioni di estremo disagio, che, su prospettive concrete di lavoro, possano concorrere ad un nuovo benessere della città.

Il nostro territorio è crocevia di cammini della fede, il più noto dei quali è quello di san Francesco; la città vanta inoltre un santo patrono, per ragioni diverse diventato icona mondiale, protettore degli innamorati senza essere, però, identificato quale san Valentino di Terni, come tale riconosciuto in tutto il mondo. Su queste tematiche è stato prodotto molto materiale, si è realizzata molta ricerca che deve solo diventare patrimonio comune. In tal modo vecchi e nuovi cammini si potranno intrecciare e pensare ad un solo Valentino che soleva muoversi tra Terni e Roma, tra Narni e Preci a beneficio di un moderno turismo specializzato, certamente non favorito da diatribe di natura campanilistica. Terni è anche il crocevia di vie d’acqua (Nera, Velino, Serra), valli entro cui esse scorrono, strade antiche e moderne, colline e montagne di elevato interesse paesaggistico e pregevole biodiversità. Qui i prodotti della terra sia spontanei sia coltivati: tartufi, funghi, zafferano, frutti di bosco, antichi cereali, olivicoltura, portatori di caratteristiche qualitative esaltate dalla particolare composizione delle rocce e del substrato fertile, si incontrano con la tradizionale sapienza degli uomini nelle produzioni eno-gastronomiche di alta gamma. L’analisi sempre più puntuale del territorio e delle modalità attraverso le quali esso viene comunicato ai milioni di viaggiatori che continuamente si spostano sul pianeta rappresentano un terreno di impegno da non trascurare. Apriti cielo è il nome più adatto per sviluppare questa ipotesi di lavoro: ciò che è sotto il cielo non sempre è così chiaro, il mondo come si presenta ai nostri sensi non è di facile lettura come può esserlo un manuale di qualsiasi disciplina. È una matassa che, per essere dipanata, ha bisogno della curiosità, della partecipazione emotiva e dell’aiuto di chi questa impresa ha tentato prima di noi, della giusta collocazione degli oggetti di indagine dentro schemi logici che le aree di conoscenza mettono a disposizione, consapevoli che la scoperta non ha mai fine. Essa, procedendo con un moto non lineare, ma a spirale, tende ad aprire sempre nuovi orizzonti culturali che presto potrebbero diventare occasioni di lavoro e di sviluppo per il nostro territorio. Albano Scalise

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Sulla base dei princìpi esposti nella riunione del 12 gennaio e del primo volantino distribuito e precedentemente pubblicato (La Pagina n. 142 del febbraio 2017), proponiamo di realizzare uno studio che abbiamo denominato Interamnopolis: Terni e la valle del Nera tra identità e alterità. Si tratta di quello che a suo tempo avevamo definito “Progetto Identità”. Di seguito riportiamo la sintesi dei protocolli scientifici che avevamo messo a punto nelle riunioni precedenti. Motivazioni dello studio: La prima motivazione è quella del “restauro della memoria” intendendo un intervento non solo sulle opere d’arte o sui monumenti, ovvero sugli aspetti fisici, ma anche e soprattutto su quelli immateriali, sulla nostra identità, sul grande patrimonio immateriale costituito dalla nostra storia, dalle tradizioni, dagli usi e dai costumi. In altre parole, dal nostro essere comunità, condizione della quale stiamo perdendo coscienza perché stanno scomparendo le culture che l’avevano prodotta. Non è nostra intenzione riproporre anacronistiche identità del passato ma proporre una nuova identità per la Terni del XXI secolo “insieme” alle comunità della Valnerina che rilegga la Valle del Nera all’interno di una nuova visione che vada oltre i confini amministrativi (provinciali o regionali). L’altra motivazione è quindi quella di delineare una visione diversa del nostro futuro attraverso un nuovo modello culturale basato sul Policentrismo che costituisce una delle politiche di sviluppo della Commissione europea nell’ambito dello Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE 1999). Obiettivi dello studio: Un obiettivo è quello di progettare la nuova Terni (e la futura Valle del Nera) come una città e un territorio intelligente, in rete con le altre città (Narni, Amelia e Norcia) secondo il principio del policentrismo, dove ogni centro è fatto dalle tante identità delle diverse città che si sono succedute nel tempo intrecciandosi con le identità delle comunità (frazioni), con il suo spazio rurale e la sua “montagna” dove ancora oggi sono gli usi civici. Tante identità che rendono ogni luogo particolare e degno di essere raccontato e che fanno di Terni e della Valnerina una città e un territorio con elevato indice di “diversità culturale” (Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità culturale, Parigi 2001). In questa direzione obiettivo è identificare, tutelare, proteggere e promuovere le

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espressioni di quelle identità plurime che contraddistinguono il nostro territorio e le aree culturali storicamente determinate allo scopo di evitare il rischio di omologazione culturale e della conseguente scomparsa delle differenze tra le culture (Convenzione UNESCO per la protezione e la promozione delle espressioni della diversità culturale 20/10/2005) e contestualmente è anche la salvaguardia dei beni culturali immateriali che costituiscono il patrimonio delle nostre comunità (Convenzione UNESCO per la Salvaguardia dei Beni Culturali Immateriali 17/10/2003). Metodologie di conduzione: Progetti e studi sulla realtà sociale, economica, ambientale e culturale della nostra città rapportandola alle altre città della valle del Nera (Narni, Amelia, e Norcia) ricollocandola all’interno del sistema Umbria (inteso non come “città regione” o peggio come “città perfetta” ma come sistema di reti di città: Umbria come regione di città, comuni e comunità). Terni e la valle del Nera non come “Umbria meridionale” ma “Terra di mezzo”, porta dell’Umbria, nodo e cerniera verso la realtà metropolitana di Roma e verso quegli ambiti di Rieti e Viterbo affini per collocazione geografica e di interessi. La metodologia sarà di tipo trans-disciplinare attraverso lo studio e l’analisi di alcuni indicatori e concetti chiave. Tra questi Thyrus, il drago di Terni, la “fera” di San Felice di Narco metafora del fiume Nera che unisce tutta la valle da Narni a Visso (MC) e San Valentino (il cui culto è presente in tutta la valle del Nera e a Roma), martire nel IV secolo (in età post costantiniana) della libertà di pensiero, vittima dell’intolleranza, simbolo del dialogo interreligioso e della cultura che, andando da Terni a Roma attraverso la Flaminia ci indica la strada e la direzione da seguire e la “vision” su cui fondare il nostro progetto e su cui impostare e il modello culturale. Prodotto finale: Il prodotto saranno naturalmente, relazioni digitali, file visuali (Power point o simili) e tutto quello che ciascuno usa normalmente nel suo ambito disciplinare. Il lavoro potrebbe finire in due documenti principali: 1) Documento di ricerca restauro della Memoria (analisi e sintesi); 2) Documento progetto identità (Modello culturale di Terni e della Valle del Nera e/o Manifesto per una nuova città). A questi si devono legare iniziative ed eventi come: 1) Convegni; 2) Pubblicazione (Interamnopolis: Terni e la valle del Nera tra identità e alterità). Miro Virili


Associazione Culturale La Pagina L’Associazione socio-culturale Minerva di Narni che presiedo è attiva sul territorio dal 2000. Il profondo legame come operatrice culturale con la mia città e il percorso svolto negli anni con esperienze con l’associazione, ma anche nella presidenza del Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Terni e di recente nella Commissione delle Pari Opportunità del Comune di Narni, ha fatto sì che il desiderio di creare reti fra associazioni, professionisti, enti pubblici e privati, artisti, volontari, cittadini, con una attenzione particolare alle scuole di ogni ordine e grado, si acuisse negli anni, soprattutto per permettere la sopravvivenza di attività che singolarmente sarebbe impossibile sostenere. Attività dirette sia a favorire lo sviluppo socio-culturale dei territori, sia la crescita degli individui che fruiscono delle proposte. La fantasia e la creatività come ricchezza interiore e le competenze che ogni soggetto può portare, sopperiscono le carenze e i tagli economici di cui soffrono tutte le attività culturali. Instancabile e caleidoscopica nella mia sete di socialità e scambio, amo contaminare e promuovere incontri: personaggi ed espressioni artistiche tra loro contigue, oppure appartenenti ad ambiti diversi, che non ho timore di mettere in relazione, perché sempre più convinta che questa sia la strada giusta per la crescita di un territorio. Sono convinta che unirsi ad altri soggetti per sostenere il progetto proposto dal direttore de La Pagina, sperando che dai futuri incontri nascano nuove idee e collaborazioni, sia un atto dovuto che consenta di creare nuove opportunità per far conoscere e sostenere quelle tipicità di cui la nostra Umbria è particolarmente generosa. Alcune delle prossime iniziative del mese di marzo promosse dall’associazione Minerva minervAArte. VENERDÌ 9 MARZO MUSEO DI PALAZZO EROLI h. 16,00 SALA DEL CAMINO Presentazione del libro LO SQUARCIO e IL VELO di Paola Erbaggio IL FILO DI ARIANNA: percorso delle immagini pubblicate negli anni dal Comune di Narni in occasione della Giornata Internazionale della Donna. SABATO 24 MARZO MUSEO DI PALAZZO EROLI PREMIO MIMOSA 2018 – 13° edizione h. 16,00 SALA DEL CAMINO Premiazione del concorso PREMIO MIMOSA XIII edizione. Mariacristina Angeli

Rammendo della memoria: la sfida identitaria di un territorio bellissimo, in bilico tra declino e rinascita. La magnifica idea forza coniata dal senatore Renzo Piano contro il degrado urbano mi è venuta in mente più volte, durante la lunga elaborazione del progetto Identità di Terni e futuro del territorio che un gruppo di intellettuali sta sviluppando da qualche anno, coagulandosi attorno a questo magazine. Non nel senso, ovviamente, letterale della locuzione ‘rammendo urbanistico’: Terni ed il suo territorio, le valli del Nera e del Velino, le aree urbane, i piccoli centri che le insediano… a nulla, forse, in questo territorio, è applicabile la categoria del ‘degrado’. Noi umbri siamo fortunati, chiunque abbia la ventura di attraversare i nostri territori lo intuisce immediatamente: viviamo in un cuore verde, godiamo di monti, cascate, laghi, boschi, borghi preziosi, bellissimi, fuori dal tempo, magici; siamo intessuti di storia che si esprime in architetture pregiate, abitiamo impianti urbanistici meravigliosi, piccoli, a misura d’uomo, perfettamente conservati, costellati di tesori d’arte spesso sconosciuti e per questo più preziosi, segreti. Il gruppo di ricerca ha lavorato espandendo progressivamente e proficuamente l’ambito della narrazione ad un bacino territoriale sempre più ampio, più fluido, curvilineo, accogliente, comprensivo di orizzonti ambientali urbani, industriali, rupestri, montani, lacustri, lungo assi geologici disegnati entro i bacini dei fiumi che circoscrivono, attraversano e nutrono i nostri territori. Territori così belli e forti da riuscire a sopravvivere, pur nella dinamica delle crisi internazionali che devastano i nostri settori produttivi e la drammaticità della esposizione sismica, fenomeni che accentuano il pathos collettivo acuendo il senso di una precarietà che minaccia e tormenta gli sforzi costruttivi degli umbri, senza riuscire, tuttavia, a distruggerli, anzi, rinnovando e sollecitando l’orgoglio e la voglia di ricostruire, di rinascere, di permanere, nonostante tutto. Ed in nessun altro luogo come questo può essere facile riuscire a farlo, rispettando la filosofia ancora di una splendida, amatissima archistar, Zaha Hadid che troppo presto abbiamo perduto: ... entrando in uno spazio architettonico le persone dovrebbero provare una sensazione di armonia, come se fossero entro un paesaggio naturale, al di là … del valore economico dello stesso. Il gruppo di ricerca nonostante gli indubbi successi, le significative rivoluzioni paradigmatiche prodotte, le pubblicazioni, le conferenze, i convegni, i seminari europei ha tuttavia, raggiunto, qualche mese fa, un punto di crisi: la percezione che l’ambito di influenza, l’audience, il target del lavoro di ricerca, di analisi e di proposta tendesse comunque a risultare circoscritto ad una élite culturale o, almeno, così a noi appariva. L’orizzonte dunque si è aperto: abbiamo compiuto passi organizzativi decisivi per allargare gli ambiti di produzione culturale, di circolazione delle idee, di condivisione delle esperienze e delle speranze, delle proposte e dei progetti. L’idea risolutiva è stata la tessitura di una serie di rapporti tra decine di soggetti culturali, associativi, politici, istituzionali attivi nella macroarea delle valli del Nera e del Velino, fino a Narni, Amelia, Rieti, Spoleto. La finalità: raccogliere le filosofie culturali, le operatività, i progetti, i sogni espressi dalle singole soggettività operanti nel territorio per riuscire a tessere le tele, ricucire i necessari rammendi… addensare, insomma, un rassemblement capace di coniugare i multiformi progetti di impegno, analisi e valorizzazione del nostro meraviglioso territorio. Rosella Mastodonti Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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DIOCESI TERNI - NARNI - AMELIA

Alcuni anni fa, improvvisamente dopo una lunga storia, dal territorio ternano scomparve il toponimo "vocabolo". In realtà non si esaurì spontaneamente ma ad opera dell'unica volontà distruttrice presente sulla terra, la stupidità umana. Infatti come avrebbe potuto un toponimo scomparire, quando proprio la toponomastica si caratterizza per la sua sostanziale capacità di perdurare indelebile e spesso immutata nel tempo attraversando e sfidando i millenni. Non sono pochi i siti archeologici ritrovati attraverso il semplice perdurare di un toponimo. Ebbene Terni, unica rispetto al restante territorio umbro e rispetto a quelli sabino e reatino, attraverso le sue istituzioni, ben note da almeno un secolo come forze di distruzione di qualsiasi cosa costituisca la storia della città, è stata capace di eliminare il toponimo "vocabolo" che né i secoli, né l'industrializzazione, né l'urbanizzazione, né l'abbondante immigrazione, né le guerre, né la volgare avidità dei palazzinari e dei cementificatori avevano potuto cancellare. Ci si domandi come mai i grandi luminari, chiamati per la loro sapienza a soprintendere e difendere il patrimonio, in questo caso storico nello specifico e culturale in genere, non hanno impedito la scomparsa del nostro termine! Esso indica una minima unità toponomastica ed è proprio del nostro territorio centro-italiano. Eppure non è affatto difficile comprendere che determinate parole sono parte integrante della storia di una comunità. La superficialità con cui si è agito ha inflitto duri colpi alla memoria storica e alla conoscenza di Terni e dei suoi dintorni. La stessa nefasta sorte ha subito la vera Terni, distrutta anch’essa dalla negligenza dell’uomo: palazzi e chiese, monasteri e conventi, fontane e monumenti, vicoli e piazze, tratti di mura e torri scomparsi per fare spazio al nuovo; i numerosi corsi d’acqua, che dalle montagne scendevano in città, coperti per sempre da strade e cemento, sottratti alla bellezza del gioco delle acque e rubati al dissetarsi degli uccelli e di altri animali; la fertile campagna della Valle ternana, solcata dal Nera, imbrattata da capannoni industriali, molti dei quali ormai solo fantasmi; le colline pedemontane stuprate violentemente dall’edilizia. È così che si recidono le radici di un popolo, della sua comunità e della sua civiltà oscurando poi anche il futuro. La toponomastica antica rivela la stratificazione che la storia umana e i mutamenti ambientali hanno depositato sul terreno. Come dice Walter Mazzilli, i toponimi, quali nomi di luogo, sono documenti che testimoniano il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, tali che possono essere considerati dei fossili viventi che danno testimonianza delle civiltà che si alternano nei luoghi e nel tempo. Essi, dice ancora Mazzilli, sono da considerare beni culturali ai quali va riservata una sapiente opera di tutela. Siamo ancora in tempo per rimediare al danno culturale essendo noi ancora memoria vivente. Si potrebbe ripristinare la segnaletica con su scritto il vocabolo antico per indicare la località, lasciando in situ la nuova toponomastica con l'indicazione di vie o strade. Don Claudio Bosi

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Il ruolo di un sindacato studentesco all’interno di una città di non vaste dimensioni necessita di essere legittimato senza soluzione di continuità, per questo la Rete degli Studenti Medi, nella sua base di Terni, è interessata ed aperta ad ogni ipotesi di collaborazione con altre realtà sociali locali e non. In particolare, la nostra organizzazione giovanile propugna la sensibilizzazione degli studenti alla cultura dei propri doveri e diritti, ovvero organizza assemblee, dibattiti ed eventi di carattere ricreativo che uniscano la convivialità all’impegno nei servizi per la comunità scolastica, dall’assistenza nei casi di singolo disagio ai mercatini del libro usato. Accanto a simili iniziative non manchiamo però di promuoverne altre che stimolino l’aggregazione degli under 20 intorno a un gruppo cui sentano di appartenere, obiettivo che raggiungiamo con serate musicali e simili. In particolare, nel prossimo mese di febbraio organizzeremo un cineforum che sarà l’occasione per un successivo dibattito su temi sociali e di stringente attualità, cui abbiamo piacere di invitare gli studenti delle scuole superiori. Se verrete, entrerete in contatto con la più accessibile delle realtà aggregative ternane rivolte ai ragazzi, siamo infatti convinti di costituire un’eccezione positiva nella scarsità delle organizzazioni giovanili locali, di cui siamo fra i pochi e più strutturati esponenti: è per questa ragione che pensiamo sia utile provare almeno a conoscere più da vicino un’associazione così rara nel nostro territorio. Se vorrete rimanere in contatto con noi, potrete seguirci sulla nostra pagina di Facebook “Rete degli Studenti Medi Terni”.

Associazione Garibaldina "Pietro Faustini" di Terni L'Associazione Garibaldina "Pietro Faustini" di Terni aderisce all'iniziativa comune tesa a riscoprire la storia, le tradizioni e la cultura della nostra città. Nata per riproporre, soprattutto ai giovani, valori universali attraverso l'esempio e la figura di eroi veri, come Giuseppe Garibaldi, a maggior ragione si sente impegnata nel progetto di rilancio attraverso un progetto comune di più associzioni locali, che intendonono dimostarre come il tessuto sociale ternano sia vivo e rimanga propositivo. Sarà nostro compito, di qui a poco, proporre iniziative da inserire in un cartello comune, iniziative che qualifichino l'Associazione Garibaldina e apportino un contributo positivo e concreto. Sergio Bellezza


UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ Sede autonoma di AMELIA (TR) Sezione di Attigliano e Lugnano in Teverina

Caro Raspetti, in riferimento all’iniziativa Ripensare la Memoria di Terni, e in particolare alla Riunione operativa del 12.1.2018 – Terni, Palazzo Spada, l’Unitre di Amelia conferma la propria adesione alle iniziative in oggetto richiamate e a quanto stabilito nella riunione del 12 gennaio. L’Unitre di Amelia, nella sua veste di associazione di volontariato e promozione sociale, è fermamente convinta della necessità di collaborazione e sinergia stretta fra le associazioni del territorio. Il suo contributo può essere sviluppato in molteplici direzioni, con particolare attenzione ovviamente al territorio amerino e della provincia ternana sul versante occidentale, teverino (Guardea, Attigliano, Lugnano, Montecastrilli, etc.). La ricerca della identità dei territori e delle popolazioni passa attraverso la ricostruzione della memoria, ed in questo l’Unitre di Amelia è attivissima sia a livello locale che nazionale, con conferenze, seminari, ricerche, pubblicazioni. Come prima proposta di intervento, per il cartellone annuale penseremmo a due conferenze pubbliche: • Mara Quadraccia, La cucina di territorio, fra antiche vie e nuovi percorsi. • Edoardo D’Angelo, L’Aquila e la Fera: l’Umbria meridionale di fronte a Federico II. Mara Quadraccia

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PARLIAMO DI ELEZIONI POLITICHE Molti tra quelli che leggono La Pagina e la apprezzano ne attendono con ansia l’uscita e, a luglio e ad agosto, quando la rivista non esce, riferiscono una sensazione spiacevole, come se mancasse loro qualcosa, e l’attesa si protrae fino all’uscita del numero di settembre. Poi ci sono quelli che la sfogliano solamente, una piccola minoranza per fortuna, che guardano solo le foto, la pubblicità e leggono a malapena qualche titolo perché leggere tutto l’articolo è faticoso e poi loro sanno già tutto, loro sono superiori e non si fidano di nulla e di nessuno. Si chiedono (e ti chiedono) chissà chi c’è dietro e chi manovra tutta la baracca. Basterebbe fare un giro con noi quando andiamo a svolgere il nostro servizio di volontariato, distribuendo un nuovo numero, per rendersi conto che quello che stiamo dicendo è vero. Ovviamente non abbiamo fatto un’indagine statistica per quantificare il fenomeno, ma l’italiano sospettoso e malfidato esiste, eccome! Questo individuo adesso, avendo letto il titolo, si starà già sfregando le mani pensando a voce alta: “lo avevo detto io che dietro c’era un partito! Adesso mi diranno per chi devo votare, ma io non mi faccio fregare… non mi incantano col fatto che La Pagina è gratis e me la posso portare a casa! Nessuno fa niente per niente, anzi tutti cercano di condizionarti”. Tranquillizziamo subito i pochi ma agguerriti sospettosi: noi intendiamo parlare solo delle elezioni politiche di una volta, quelle, per capirci ancora meglio, di quando eravamo bambini, negli anni ’50 dell’immediato dopo guerra. Chi è un po’ avanti con gli anni sicuramente ricorda quei tempi e quell’atmosfera. Passavano auto con sopra un grosso altoparlante che annunciava il comizio del pezzo grosso nel capoluogo di provincia e gettavano volantini multicolori con l’immancabile invito perentorio a fare la croce sul simbolo di quel partito. Oltre alle città strapiene di manifesti, venivano battute molto anche le campagne, che in quel tempo erano molto popolate. Nelle strade periferiche, in maggioranza ancora non asfaltate, le auto addette alla propaganda politica procedevano a passo d’uomo, sia perché in tutta la vallata venisse compreso bene da tutti il messaggio trasmesso, sia per non diventare bianchi di polvere. C’erano addirittura i galoppini di alcuni partiti che facevano lunghe passeggiate nei viottoli

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Vittorio Grechi

campestri per infilare i volantini in mezzo ai cespugli, in modo che i contadini che si recavano a lavorare nei campi potessero approfittare della carta. C’era carenza di carta in quell’epoca, da quella per usi igienici a quella per arrotolarsi una sigaretta perché c’era povertà, specialmente nelle campagne. Mettersi in tasca qualche volantino multicolore e riportarlo a casa anche per accendere il fuoco, voleva dire che sarebbe passato nelle mani di molti, donne comprese, e tutti potevano leggerlo, specialmente quelli che sarebbero andati a votare. I partiti facevano comizi anche nelle frazioni più piccole, prive perfino di una piazza, tant’è che il comiziante poteva parlare da un terrazzino o da un qualsiasi luogo rialzato e gli ascoltatori si accalcavano in mezzo alla strada. Non c’era pericolo perché il traffico dei mezzi a motore era scarso; al massimo poteva passare un carro di fieno, visto che era maggio, e comunque chi si trovava a passare aveva l’educazione e il buon senso di fermarsi e aspettare la fine del comizio. Ovviamente veniva tenuto d’occhio per vedere se mostrava insofferenza o se applaudiva l’oratore. I ragazzini facevano collezione dei volantini e dei “santini” dei candidati incollandoli con acqua e farina sul muro di casa, mettendo in fila per bene quelli di un partito e sotto quelli di un altro. Spesso venivano redarguiti dai genitori perché la maggior parte di loro non ambiva far vedere che qualcuno della famiglia si occupava dei partiti e non ci tenevano affatto a far trapelare le proprie tendenze politiche. C’era timore o aspettativa del risultato elettorale allora come adesso e, come adesso, c’erano scissioni e lotte durissime sia tra gli opposti estremismi che verso gli scissionisti, definiti “venduti e traditori” da chi era rimasto fedele al partito primigenio. Non dobbiamo meravigliarci perché da Caino e Abele a Romolo e Remo, passando per la battaglia di Filippi e giù, giù fino ai nostri giorni è sempre stato così. Si scissero pure i monarchici che erano in pochi e dal PNM (Partito nazionale monarchico) nacque il PMP (Partito monarchico popolare). Di quest’ultimo si ricordano le scarpe spaiate regalate prima del voto e una strofetta che faceva così: PMP la lista è buona: i leoni e la corona. Ecco il simbolo sicuro dell’Italia del futuro.


ALMANACCO DEL CALCIO TERNANO 2017/2018

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on piacere presento l’Almanacco del Calcio Ternano anno 2017/2018. Questa edizione ha una veste grafica agile ed elegante, capace di soddisfare le curiosità dei tanti sportivi appassionati del pallone. Uno sforzo notevole per i curatori della preziosa edizione, che ci offrono un panorama ampio ed esaustivo del magico mondo del calcio della provincia di Terni. L’Almanacco si presenta completamente a colori, con spazi dedicati alle società calcistiche ternane partendo dalla Serie B per approdare alla Prima e Seconda Categoria, passando per i settori giovanili, quindi al calcio femminile, alla FIGC, alla Uisp ed all’Associazione Arbitri. Tutto approfondito con curiosità, foto, organici tecnici e societari. Un’opera omnia, da acquistare, necessaria ed utile per coloro che amano questo meraviglioso sport. Tutte le squadre hanno un loro spazio ed una visibilità che rende protagonisti non solo i calciatori ma l’intera compagine societaria. Nell’almanacco figurano 73 società, 280 calciatori/dirigenti delle

squadre coinvolte e 77 fotografie dei club. Un sentito ringraziamento ai tre ragazzi ternani: Tommaso Maria Ferrante, Alessandro Madolini e Riccardo Tommasi, che hanno progettato e portato a termine la realizzazione di una eccellente ‘guida’ per tutti gli appassionati del pianeta calcio. L’idea di realizzare l’Almanacco del calcio ternano, come mi hanno spiegato gli autori, nasce dalla loro passione e dal settimanale lavoro di cronisti sportivi sui campi della provincia ternana. Le loro emozioni sono anche le nostre. Un’idea intelligente da perseguire anche in altri sport. Un libro da conservare e da sfogliare anche a distanza di anni, per ritrovarsi nei colori scintillanti delle casacche che si sono vestite. La pubblicazione assume quindi un carattere di testimonianza documentale, avvicinandosi piacevolmente al sapore ed al gusto degli indimenticabili album delle figurine Panini. Rimaniamo rapiti da un numero impressionante di dati ed informazioni, pennellate con i colori delle maglie di

ogni società. Un caleidoscopio di giocatori impegnati in campionati diversi, ma uniti nella comune passione per il calcio. In fondo il gioco rimane pur sempre il motore del nostro divertimento, basta avere due squadre un campo ed un pallone. E’ proprio vero “ Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo” – Pier Paolo Pasolini. Buona lettura !

Stefano Lupi Delegato Coni Terni

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GIORNO DELLA MEMORIA 2018 Biopolitica e Shoah: teoria e prassi dello sterminio

“Il Giorno della memoria –cito la scrittrice israeliana Lizzie Doron, in Italia qualche anno fa per un ciclo di incontri sulla Shoah– è diventata il simbolo e l’apice di una vera industria della memoria, nella quale si possono trovare cose positive e costruttive e cose banali e retoriche”. Ma per quanto insidiosamente retorica possa essere talvolta questa industria, ormai privata della viva voce dei testimoni a causa del trascorrere del tempo, è vero tuttavia che della distruzione degli Ebrei d’Europa è necessario continuare a parlare ai nostri ragazzi come occasione preziosa di un approccio non solo intellettuale, ma anche e soprattutto esistenziale a questioni decisive, tanto in ambito morale che civile: la presenza del male, il rapporto con l’altro, i diritti umani… Rimane il problema, non facile a risolversi, di come rendere feconda, sensata e attuale questa memoria. Non c’è una soluzione definitiva. È certo, tuttavia, che almeno due cose non possono essere trascurate: l’una è lo studio, che radichi l’emozione in una conoscenza solida dell’evento storico, l’altra è l’attualizzazione, che connetta la Shoah ai problemi del mondo contemporaneo.

Der Mann hat keine Ahnung Primo Levi, nel Sistema Periodico, racconta come, per un raro caso della fortuna, un giorno era tornato in contatto con il Doctor Müller, sovrintendente al laboratorio della Buna, al tempo della sua reclusione ad Auschwitz. Racconta di aver sempre sognato, una volta uscito da Auschwitz, di incontrare di nuovo uno di quegli uomini di ghiaccio lì conosciuti, e in particolare, il dottor Pannwitz, il chimico dagli occhi gelidi e indifferenti che da sempre gli avevano lasciato domande irrisolte. Ora la vita sembra dargli un’occasione insperata, l’occasione di incontrare il suo “doppio imperfetto”, il meno crudele dottor Muller, meno crudele e meno compromesso con le atrocità che si commettevano nel campo, ma non meno colpevole nella sua indifferenza. Afferma infatti Levi, riferendosi a quella “zona grigia” abitata dai tanti tedeschi “brave persone”, dai tanti che non avevano perseguitato ma neanche si erano saputi opporre al genocidio: “Ammettevo che non tutti nascono eroi e che un mondo in cui tutti fossero come lui, Muller, cioè onesti ed inermi, sarebbe tollerabile, ma questo è un mondo irreale! Nel mondo reale gli armati esistono, costruiscono Auschwitz, e gli onesti ed inermi spianano loro la strada. Perciò di Auschwitz deve rispondere ogni tedesco, anzi, ogni uomo, e dopo Auschwitz non è più lecito essere inermi”. Il previsto incontro con Muller non avverrà mai, a causa della sua improvvisa morte, appena otto giorni dopo quel contatto epistolare. Immaginiamo che Primo abbia una seconda chance, un’altra possibilità per parlare faccia a faccia con uno di loro, “uomini di tecnica”, al pari di lui, ma la cui ragione si è piegata ad un nazionalismo aberrante, per avere risposte, per dire ciò che realmente pensa. Sogno, sì, sto sognando, non posso essere di nuovo qui. Non sono più l’Haftlinge 174517. Sono Primo Levi, nato a Torino il 31

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“Ricordare i morti –cito ancora Doron– ma per pensare anche ai vivi”. Negli ultimi anni s’è ritenuto didatticamente più efficace selezionare, nella questione vastissima della Shoah, un tema specifico, proponendo ai ragazzi di declinarlo nel modo che rispondesse meglio alla propria sensibilità e ai propri interessi. Di qui i testi di scrittura creativa, i brani musicali, la coreografia, il cortometraggio che –sviluppati quest’anno intorno al tema “Biopolitica e Shoah: teoria e prassi dello sterminio”- hanno costituito la sostanza della manifestazione in programma il 27 gennaio presso la Sala Blu di Palazzo Gazzoli a Terni. Si sono messi all’opera, collaborando, ben tre Licei: il Classico, l’Artistico e il Musicale. Sullo sfondo il concetto di biopolitica, in cui protezione e negazione della vita si intrecciano ambiguamente e che, nello spostamento massiccio di uomini e donne sprovvisti di qualsiasi statuto giuridico e spesso ridotti allo stato informe di nuda vita, ora come allora, sembra dispiegare tutta la propria capacità ermeneutica. Prof.ssa Marisa D’Ulizia

luglio 1919, laureato in chimica con il massimo di voti. Eppure sembra tutto così reale: Alex, il Kapo del Kommando 98 con le sue scarpe di cuoio, la cuccetta alta e il mio compagno sconosciuto pesante, di fianco a me. Il freddo, l’atmosfera così grigia, il tempo instancabilmente fermo e muto. Sono sveglio, scendo, mi lavo, la solita routine, entro in laboratorio, 24 gradi… ancora non mi sembra vero. Ci sono anche le tre ragazze ucraine perfettamente bionde e pulite che ci guardano dall’alto in basso, a noi, perché non sono solo, c’è anche Brackier e Kandel con me, i tre Franzosen. Tutto sembra uguale ad allora, eppure qualcosa stona… è la mia anima, il mio corpo: ora, qui, sono consapevole di essere un uomo, fatto di carne, sentimenti e umanità. E guarda chi si avvicina: il Doktor Muller; è lui: alto, corpulento, sguardo autorevole e perfettamente agghiacciante. Si sta avvicinando e non mi guarda: mi trafigge con i suoi occhi azzurri, lame taglienti che trapassano la mia sostanza di uomo, i problemi, le domande. Mi piacerebbe ricordargli che sono un uomo come lui, che la nostra carne è la stessa, che, fuori da ogni ideologia della purezza della razza, io sono uguale a lui. Eccolo qui davanti a me. “Perché ha l’aria così inquieta?” mi domanda. Da Haftilnge quale mi sento ancora avrei pure lasciato correre… ma non voglio: questa volta tutto è diverso, questa volta ho tante domande e tante cose da dire, non voglio filtri alla mia parola, voglio dar sfogo alla mia anima, al mio pensiero, e so perfettamente che non è da me, che il caos, il disordine non raccontano l’irraccontabile. Ma ora ho bisogno di liberare la mente e parlare, qui non sono un chimico… solo un uomo. Lo prendo per un braccio, lo guardo negli occhi, e lo costringo a guardarmi negli occhi, da uomo a uomo. “Perché ho l’aria così inquieta, mi domanda? Ma chi è lei? Sa cosa avviene alle porte di questo laboratorio? Dovrebbe, perché lavora qui e non sono credibili le giustificazioni e l’omertà! Non


so se questo che sto vivendo è un ritorno all’inferno o soltanto un sogno ma voglio guardarla e voglio che lei guardi. La mattina quando si alza dal letto e si lava con il sapone e al caldo si veste, scende da sua moglie che ha preparato la colazione e dolcemente discorrete sul vostro programma di lavoro; quando parte per venire al lavoro e varca la porta con la scritta ARBEIT MACHT FREI, e sente i barbarici latrati delle bestie che sono rinchiuse in questo luogo, le madri che urlano perché non vogliono abbandonare i propri figli … lei cosa pensa? Come riesce a lavorare, tornare a casa, dare un bacio a sua moglie e dirle “Sì cara, tutto bene oggi al lavoro” e dormire, sognare e continuare a vivere. La colpa di cui si è macchiato, non la Germania, non l’Europa, ma il mondo, non la sfiora, non entra e alberga nella sua anima? Perché ho l’aria così inquieta - mi domanda? Perché da quando sono arrivato qui, fine gennaio 1944, ho visto cose che mi hanno fatto vergognare di essere io stesso un uomo. Ho visto uomini morire in marcia, nella neve, soli, senza poterli aiutare, ho visto bambini essere ingoiati da ciminiere, correre spensierati verso la morte, ho visto uomini che senza più dignità rubavano e avrebbero ucciso per una razione di pane, per vivere forse un secondo di più. Ho trasportato su queste spalle sessanta chili di fenilbeta. Ho sentito la morte bisbigliarmi all’orecchio come una mosca fastidiosa e l’avrei accolta come una medicina se fossi stato solo un po’ più vivo. E sa cosa mi ha tenuto in vita? Non la magica assunzione in laboratorio che mi ha regalato due mesi al caldo, armato di quaderno e matita… Mi ha salvato Alberto con la sua forza, speranza, con l’ottimismo sfrenato nelle situazioni più buie, anche lui sepolto nella neve da qualche parte. Mi ha salvato la mia conoscenza, il sapere, lo studio della giovinezza nella convinzione che la ragione non debba rinunciare o rassegnarsi all’offesa alla “follia geometrica” del lager. Mi ha salvato, caro Doktor Muller, la rimembranza, amica ambigua, che mi tormentava con immagini sfocate e

dolci di casa, famiglia, amore, ma mi ha salvato quando ho dovuto combattere con le vostre armi, la vostra lingua, i vostri sguardi, tutto ciò che ci rendeva bestie, animali con la testa piegata, bruti incapaci di intendere ma solo di obbedire e soffrire. Mi ha salvato quando ho dovuto ricordarmi chi ero stato e chi ancora ero, non un numero tatuato o una bestia con l’istinto di sopravvivenza, ma un uomo.

Mi ha salvato quando ho dovuto affrontare l’esame di chimica, vedere che il mio cervello seppur congelato dal freddo della Polonia non era del tutto perso, che potevo ancora fare affidamento sulle mie sole forze. Perché ha l’aria così inquieta? mi domanda lei. Se questo è un uomo - le domando io. Teresa Beccaccioli - classe III D

SABATO 27 GENNAIO 2018 ORE 9.30 - 12.30 PALAZZO GAZZOLI VIA DEL TEATRO ROMANO, 19 TERNI

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LICEI STATALI «F. Angeloni» TERNI

GIORNO DELLA MEMORIA

i giovani ricordano la shoah

BIOPOLITICA E SHOAH: TEORIA E PRASSI DELLO STERMINIO

Intervengono ROBERTA BAMBINI Dirigente Scolastico IISCA di Terni MICHELA BOCCALI Dirigente Scolastico Licei Statali “F. Angeloni” di Terni DINO RENATO NARDELLI Isuc DANIELE DI LORENZI Testimone ALESSANDRA MORET Testimone CARLA ARCONTE Vice Presidente Isuc RUDY TRAPASSI insegnante di Discipline Geometriche e Architettoniche del Liceo Artistico di Terni Coordina MARISA D'ULIZIA già insegnante di Storia e Filosoa del Liceo Classico di Terni NEL CORSO DELLA MANIFESTAZIONE LETTURA DI TESTI DI SCRITTURA CREATIVA CON BRANI MUSICALI ESEGUITI DAL VIVO, CORTOMETRAGGIO, COREOGRAFIA E INSTALLAZIONI A CURA DEGLI STUDENTI DEL LICEO CLASSICO, DEL LICEO ARTISTICO E DEL LICEO MUSICALE

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GIORNO DELLA MEMORIA 2018 Biopolitica e Shoah: teoria e prassi dello sterminio Anime nere in camici bianchi C’è un sole inusuale stamattina, che filtra già fin troppo nel mezzo della foschia che ci abbraccia. Gli alberi, con le loro geometrie strane e spoglie, come tante mani ossute indicano punti indefiniti in un altrettanto impalpabile cielo, e i binari sembrano tendere nel nulla, paralleli nella loro obbligata e al contempo intricata direzione. “Ma presto si alzerà la nebbia”, penso, “del resto questa è l’estate, fredda, dei morti”. Alla stazione ci sono molte persone, quasi tutti medici come me. Siamo in attesa del treno che ci porterà ad Auschwitz, in una sorta di pellegrinaggio civile, in memoria delle vittime della Shoah. Partiamo a gran velocità, immergendoci nella nebbia, in rotta verso il luogo del dolore e della memoria necessaria. Mentre il viaggio prosegue, mi immergo nella rilettura degli appunti che ho preso durante la conferenza stampa in preparazione a questa esperienza, dato che voglio viverla con tutto il coinvolgimento che merita. E il coinvolgimento è tale che nemmeno mi sono accorto di essere già in Polonia. Riconosco la natura diversa, il cielo più grigio, forse in procinto di piangere, e infatti ecco tante minuscole gocce di pioggia che danzano sul vetro del finestrino. Hanno lo stesso ritmo un po’ incostante delle mazurke di Chopin… mi tornano in mente come omaggio a questa terra in cui mi sto inoltrando. “Uggioso questo clima, non crede? Ma merita comunque di più che starsene a leggere e rileggere quelle annotazioni, suvvia!”. A parlare è un collega che non conosco, seduto dirimpetto, un po’ eccentrico a dire il vero, pieno di anelli, ma più anziano di me e che sa il fatto suo in virtù dell’esperienza. “Ha ragione”, sorrido impacciato, sembro uno studente universitario eccessivamente zelante, di quelli quasi pedanti, che non sanno distrarsi. “Il fatto è che sono sempre cosi distratto…”, “capita anche a me di pensare alla morte, sa?” –mi interrompe- “Specie ora, durante questo viaggio. Anzi, le confesso una cosa: alla sua età forse ero anche peggio. Il primo morto che vidi in ospedale mi mandò nel panico più totale. Ma è acqua passata, ormai”. Rimango sbalordito dalla sua capacità di comprensione, e allora azzardo una timida domanda, un po’ per soggezione, un po’ per fascino di quella bizzarra personalità: “La morte è stata l’obiettivo perseguito da coloro che dirigevano i luoghi dove stiamo andando, come fare a non pensarci?”. Il mio interlocutore si adombra e mi rivolge uno sguardo di amara consapevolezza, mentre mi dice: “Non dica ‘coloro’, dica pure ‘medici’, come noi. Sicuramente saprà che erano loro a operare una prima distinzione tra i deportati… un semplice gesto e un cenno di ‘sì’ o ‘no’ li tramutava in agenti del fato per tutte quelle povere anime. Loro non potevano fare altro se non eseguire. E allora si separavano: chi per raggiungere una morte immediata nelle camere a gas, chi un’attesa penosa carica di lavoro, di terribili condizioni e di quotidiani soprusi. Signore, tutto bene? Si sente bene?”. È solo quella domanda che mi riporta a guardare in viso il mio interlocutore; ero finito per mettermi la faccia in mezzo alle mani, come stessi piangendo, e chissà, magari dentro lo stavo proprio facendo.

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In quel momento il treno dà un improvviso strattone, che entrambi ignoriamo. Decido di lasciare il testimone della conversazione nelle sue mani: “Si chiamava Josef Mengele, una delle tante bianche celebrità della scienza della morte. Credo che, se gli altri erano gli agenti del fato, lui possa essere a buon diritto definito come ‘l’agente del mistero’. Sì, proprio così, infatti sotto a quel camice bianco si nascondeva un’anima nera. Non faceva distinzioni. Da quando fece il suo ingresso nel campo, era il… mmhh” –“quarantatré”, feci io– “sì giusto, il quarantatré. Ebbene, dal quarantatré, per quasi due anni, fece i più disparati esperimenti, dalla vivisezione comparata gemellare all’eugenetica, violando ogni possibile norma deontologica”. Io, nel frattempo, mi ero messo a guardare dal finestrino, e osservavo la pianura in cui ci trovavamo, e i monti lontani che Dio solo sa quante volte i prigionieri devono aver guardato con brama di liberazione. Aveva anche smesso di piovere, era quasi sera, e anche le gocce sul vetro si erano calmate: adesso stavano danzando sulle note di un valzer, o forse di un notturno. Proprio quel guardare mi fa trasalire, mi fa uscire le parole dalla chiostra dei denti, quasi senza volerlo. Forse sembrerò inopportuno, ma per una volta non mi preoccupo di trattenermi: “Lei, prima di operare un paziente, lo guarda negli occhi?”, “Certamente, è il modo più sincero di metterlo a suo agio, comunicandogli con uno sguardo che deve stare tranquillo, e funziona molto meglio delle parole, devo dire”. “Ecco, ora lei deve sapere che io do agli sguardi una importanza enorme, per me sono tutto, sono parole, sono abbracci, amore e ferita insieme. E perdo ogni luce quando penso che tutte quelle persone, quegli esseri umani, dovettero vedere come ultima cosa proprio lo sguardo impietoso e follemente razionale del loro carnefice, che li osservava come reperti di laboratorio. E che dire poi delle mani, mi dirà ora che tenere la mano al proprio malato è importante, giusto?”, annuisce, “Ebbene, pensi che quella stessa mano che porta conforto, che consola, che dà sicurezza, che è stata posta sul petto nel recitare un giuramento che rende il nostro lavoro una missione, è stata ad Auschwitz un’arma diabolica. Al pari del gas ‘Zyklon B’, quello delle camere, o forse anche peggio. Perché peggio del male conclamato e crudele, c’è solo il male celato dietro a chi dovrebbe combatterlo”. Una lacrima mi solca lo zigomo, scorre lenta come l’acqua sul vetro accanto a me. “Ebbene, ogni volta che noi salviamo un paziente, ogni volta che lo guardiamo, ogni volta che torniamo a casa ma ancora con la nostra testa siamo lì accanto a chi soffre e, in un certo senso, dipende da noi, noi stiamo prendendo quella mano nella nostra e la stiamo purificando. E dico che i nostri malati dipendono da noi così come i deportati dipendevano da loro: quel momento terribile, ma che è anche necessario, in cui si è ciò che li voterà alla disperazione o alla gioia, al dolore o alla guarigione, alla speranza o alla rassegnazione. Ecco la cura dell’animo, semplicemente l’amore cristiano dato a chi soffre. E lei me lo può confermare, visto che proviene dal Bambin Gesù”. Ancora una volta rimango stupito dal mio interlocutore, che sembra conoscermi più di quanto io conosca me stesso. Mi giro di nuovo verso il finestrino. Ha ripreso a piovere, ma le gocce mie amiche mi fanno comprendere con il loro verticalizzarsi sul vetro che siamo quasi arrivati. La musica è finita. “Il lavoro rende liberi”… me lo ripeto più volte nella mente, e penso a quanto al contempo questa frase sia vera e insopportabilmente contraddittoria. Io sono il mio lavoro, io sono libero. Volo con le anime sopra tutta la piana di Auschwitz… Francesco Pambianco - classe III C


di Marco Petrelli

GIORNO DEL RICORDO Dell’Esodo e delle Foibe si è cominciato a parlare, istituzionalmente, solo da pochi anni, pertanto il dramma vissuto dalle migliaia di italiani delle province orientali dell’Adriatico è ancora oggetto di studio e, purtroppo, di speculazione politica. Facciamo un po’ di chiarezza. Punto primo, l’istituzione del Giorno del Ricordo (legge n. 92 del 30 marzo 2004) non nasce con l’intento di riabilitare il Regime fascista, tantomeno con quello di “equiparare” a fini politici il genocidio degli ebrei e di altre minoranze etniche per mano della Germania nazista e dei suoi alleati nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, al pari dell’Olocausto anche le Foibe sono una macchia sull’onore dell’Umanità e degli italiani, un popolo di scarsa memoria sempre pronto a chiudere nel cassetto responsabilità e colpe del proprio passato. Infatti, se nel 1938 i commercianti non si facevano scrupolo di appendere fuori dalla bottega il cartello “esercizio ariano”, così alla fine della Guerra Mondiale centinaia di persone si accalcavano lungo le banchine dei porti e delle stazioni per sputare in faccia agli esuli o, come nel caso di Bologna, per rovesciare in terra il latte pur di non condividerlo con i bambini giuliani e istriani. Cos’era successo? Nel primo caso, per obbedienza e per superficialità una larga parte del Popolo italiano aveva accettato l’idea che gli ebrei nostrani, molti dei quali eroi pluridecorati della Grande Guerra, venissero additati come nemici non tanto per ragioni razziali (una razza italiana non è mai esistita) quanto perché già nel 1938 è palese come l’Italia sia storicamente debole in politica estera e sia, dunque, capace di accettare anche ignominie come le Leggi Razziali pur di non irritare i suoi potenti vicini. Nel secondo caso, gli esuli e loro famiglie rappresentano un passato prossimo dal quale prendere le distanze cioè quello del Regime e del conflitto in cui, vale la pena ricordarlo, gli italiani entrarono con la convinzione di una facile vittoria accanto all’apparentemente inarrestabile alleato germanico. Una scelta sbagliata e pagata a caro prezzo, con migliaia di morti, una nazione in rovine e un macigno che grava sulle coscienze: italiani brava gente? No di certo e a testimoniarlo sono gli innumerevoli nomi che compongono le liste del cosiddetto “Armadio della vergogna”, un grande archivio recentemente digitalizzato

dalla Camera dei Deputati. Tutti fascisti? Nemmeno, perché la maggior parte delle persone che hanno arrestato, internato e ucciso nei territorio occupati è gente comune, spesso appartenente alle forze Regie piuttosto che alle milizie in camicia nera. Dunque, obliare le Foibe ha due scopi: ricostruirsi una verginità in vista del Trattato di Pace (1947) ed evitare che il Maresciallo Tito (Josip Broz) chieda al governo repubblicano che gli vengano consegnati gli ufficiali, monarchici, responsabili di fucilazioni in Jugoslavia. Anche il dittatore jugoslavo ha le mani sporche di sangue, ma sconfiggendo l’Asse può allontanare da sé qualsiasi ombra di genocidio. Sì, genocidio, perché oltre ai 20 mila nostri compatrioti finiti nelle Foibe, a morire sotto i colpi dell’OZNA (polizia politica titina) ci sono croati, sloveni, serbi-cetnici e chiunque possa ostacolare il regime. Sangue versato, più che in nome del comunismo, in nome di quegli odi etnici e di quelle macchinazioni politiche che hanno lacerato il tessuto sociale slavo durante la Seconda Guerra

Mondiale e, più di recente, nei terribili conflitti degli Anni ’90. Certo 6 milioni di ebrei sterminati sono un numero enormemente superiore ai 20 mila infoibati e ai 350 mila esuli, ma se riduciamo la memoria degli eccidi ad un calcolo numerico rischiamo di tramandare alle generazioni più giovani il concetto che la pietà e l’umanità si valutino in cifre più che in sentimento. Pagine tristi di una Storia che, seguendo gli insegnamenti di Marc Bloch, andrebbero analizzate scientificamente proteggendo così la memoria dalla strumentalizzazione e dagli attacchi di qualche “vetero-imbecille” che usa simboli del passato e si attacca a teorie sconfessate per ridurre e per negare la realtà. Di Foibe ed Esodo si parlerà a Terni alla presentazione di “Sul ciglio della Foiba” di Lorenzo Salimbeni, evento organizzato e curato da Comitato 10 Febbraio e da Amici Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice sezione di Terni e previsto per il 6 febbraio prossimo, ore 17, alla Sala Consiliare di Palazzo Spada.

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