La Pagina Gennaio 2018

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elevatori su misura Numero 151 gennaio 2018

Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

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Fisioterapia e Riabilitazione

Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011


Gennaio

2018

4 30 anni di ALL FOODS

8 In clima di feste Loretta Santini

BMP elevatori su misura........................................pag. Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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10 Politicanti & Oroscopisti Giampiero Raspetti

Trentennale percorso di esperienza IP.AS.VI.

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12 NET LOGOS..........................................................pag. 13 A Melasecche..............................................................pag.

La città delle vedove di Krishna

16 CMT Cooperativa Mobilitá Trasporti......................pag. 17 Consorzio di bonifica Tevere Nera......pag. 18 Natu libberu P Casali.........................................pag. 20 F Patrizi......................................................................pag.

Studio Medico ANTEO

L Fioriti, G Porcaro, M Martellotti...............................pag.

21 22

AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI...............................pag. 24 Esercizi pelvici J Li Gobbi...................................pag. 26 Il microbiota intestinale E Teodori..............pag. 26

27 VILLA SABRINA.................................................pag. 28

Estetica Evoluta STELLA POLARE........pag. Lesione legamento crociato anteriore

28 Tracchegiani.......................................................pag. 29 Fermenti culturali a Narni G Fortunati....pag. 30 V Buompadre..............................................................pag.

37 Quando il Tevere arrivava fino a Terni Enrico Squazzini

La Politica della... mala educatiòn

32 ARCI..........................................................................pag. 33 Lo stress urbano... A Marinensi.......................pag. 34 PL Seri.........................................................................pag.

Dalla sicurezza sociale alla incolumità individuale G Porrazzini.......................................pag. 35 Civiltà Urbana P Crescimbeni.............................pag. 36 LICEO CLASSICO...............................................pag. 40

43 La Pista di Viale Brin a Terni Stefano Lupi

Corso Tacito, 29 - 05100 Terni Tel. 0744 409201 - Fax 0744 437602 Email: libreria.alterocca@gmail.com 2

Intelligenza artificiale ed empatia

La spumeggiante magia dell'Araba Fenice in avvio 2018!....................................pag.

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La Befana di una volta V Grechi....................pag. 42 Fondazione Carit.............................................pag. 44 Identità di Terni e futuro del territorio...pag. 46 ALL FOOD.................................................... pag. 47 BRACONI..................................................... pag. 48


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30 anni di ALL FOODS Un lungo cammino costellato di successi e insuccessi, di caratteri biografici e gestionali irripetibili, tutti fattori che costituiscono oggi la vera forza dell’Azienda.

1987 - 2017 All Foods nasce nel 1987: aveva 15 dipendenti, 300 milioni di lire di fatturato, poche migliaia di pasti all’attivo e l’incoscienza di Massimo Piacenti e di Giuliano Gilocchi. All Foods nel 2017, trent’anni dopo: è il 10° gruppo italiano della ristorazione collettiva, fra i primi 4 a capitale privato interamente italiano, fra le prime 50 realtà economiche dell’Umbria, fattura 80 milioni di euro, produce oltre 15 milioni di pasti all’anno.

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Una storia lunga, i cui i fari guida sono stati innovazione ed efficienza. Due concetti fondamentali per offrire un servizio ai propri clienti sempre all’avanguardia. Nel lontano 1992, venne introdotto per la prima volta in Italia la prenotazione del pasto per il singolo paziente ospedaliero, il cosiddetto “vassoio personalizzato”. Fu proprio la All Foods all’ospedale Santa Maria di Terni ad introdurlo. E ancora innovazioni per non sprecare il cibo, per assicurarne qualità, freschezza e sicurezza di ciò che si mangia ogni giorno nei refettori, nelle mense e nei reparti ospedalieri dove viene distribuito il pasto “made in All Food”. È una storia di successo quella di All Food, possibile grazie alla dedizione quotidiana, alla voglia continua di imparare e di migliorarsi, con un occhio sempre attento ai cambiamenti del

mercato, anticipandolo quando possibile, ma sempre senza perdere identità e valori iniziali, che rappresentano un patrimonio inestimabile della All Food. All Food ha sempre reinvestito i suoi utili. In questo 2017 All Food e tutte le Aziende che fanno parte del Gruppo (Eutourist New, Coop. Centro, All Food S.p.a., Coliseum Salus, Residenza Montebuono, RMT, VS Vending, Enerstreet, Fiorentina Basket, I&P, Itagest) sono cresciute e si sono consolidate, grazie al lavoro svolto da una squadra forte, larga e competente. All Food è anche un’azienda portabandiera dell’Umbria e di Terni, terra dove tutto ha avuto origine. Orgogliosa di queste radici, oggi per numero di addetti nella sua provincia è seconda solo alle acciaierie. Figlia di una Regione piccola, anche per questo è una azienda indotta a pensare in


grande, moltiplicando sforzi e opportunità ben oltre il suo territorio. Tutte le storie aziendali di successo hanno alle spalle la forza del loro territorio di riferimento. All Food non parte dalle stesse condizioni dei grandi gruppi francesi o dei grandi gruppi italiani. Ma senza complessi di inferiorità ha voglia di misurarsi con quelle dimensioni e con questa aspirazione, programmando di conseguenza il suo lavoro e i suoi investimenti in Italia e all’estero. Ampliare la propria dimensione anche fuori dall’Italia. Questa è l’altra sfida che è stata lanciata, a dimostrazione di quando il gruppo All Food non si senta arrivato, bensì di quanto sia pronto a scrivere un altro capitolo della propria originale storia Aziendale.

Coop Centro soc. coop.

Itagest

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All Foods oggi vanta 200 punti di cottura, 2.144 dipendenti, più di 15 milioni di pasti l’anno distribuiti in tutta Italia, ma che ancora ha voglia di crescere ed espandersi nel proprio settore di riferimento e non solo. Per il 2018 l’obiettivo è infatti quello di crescere e quello di consolidare il processo di diversificazione su cui attualmente si sta investendo attraverso le aziende partecipate. Aziende che sono ormai a loro volta delle realtà regionali e nazionali di riferimento nei loro settori.

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"Nella vita ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e rischi che non possiamo permetterci di non correre" Con questa frase di Peter Druker, proiettata sul grande schermo del palco di Bastia, si è brindato ad un sereno e proficuo 2018.

1987 IL PRIMO MENU:

100 grammi di pasta al pomodoro 90 grammi di brasato 200 grammi di purea una mela Questo il pasto distribuito allora da All Food. Era il 1987. I vassoi erano di formica scura, l’acqua in bottiglia non era prevista.

2017 GLI ALIMENTI DISTRIBUITI: 1.500 tonnellate di pasta al pomodoro 1.350 tonnellate di brasato 3.000 tonnellate di purea 2.250 tonnellate di mele Queste sono le quantità della pasta al pomodoro, del brasato, della purea, delle mele che ogni anno escono dai centri di cottura di All Food.

Crescere ancora dimensionalmente, per linee interne ed esterne, mobilitando tutte le proprie risorse umane e capitali importanti, questa è la linea tracciata. A tal fine nel mese di gennaio decollerà la ALL FOOD spa, che in quanto SPA sarà più funzionale per avere successo sui mercati finanziari. “Oggi la All Foods, hanno sottolineato il presidente del Consiglio di Amminitrazione, Giuliano Gilocchi, e l’Amministratore Delegato, Massimo Piacenti nella spettacolare cena di fine anno di Bastia, ha davanti a sé la sua sfida più grande: quella di immaginare i prossimi 10 anni. Ogni giorno, nei 624 punti di distribuzione pasti, 314 cuochi, 1822 donne, i tanti giovani appena assunti, le nuove competenze e le tante esperienze, che insieme fanno oltre 2100 collaboratori, costituiscono la vera “Buona Ragione” per cui questa azienda esiste. Oggi a trent’anni dalla sua nascita è proprio il caso di dire che la All Food non solo deve ma è già oltre noi stessi e questo è senza dubbio il nostro orgoglio più grande”.

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In clima di feste Loretta Santini

È un lungo periodo quello che tra Dicembre e Gennaio porta luci scintillanti, addobbi variopinti, regali di ogni tipo, festeggiamenti in compagnia, pranzi cenoni e leccornìe, ma anche un bilancio del tempo trascorso e attese e speranze di una vita nuova: abbiamo cominciato con il Natale e abbiamo finito con l’Epifania che, come dice il proverbio, “tutte le feste si porta via”. È anche il periodo che più abbiamo atteso da bambini, forse anche più delle vacanze, perché c’era quell’atmosfera di allegria, di aspettativa di doni e dolciumi. Un tempo erano spesso solo mandarini e qualche caramella -c’era sempre un po’ di carbone a ricordarci che qualche capriccio lo avevamo fatto- ma tanto bastava a far sgranare gli occhi e aprire la bocca ad un sorriso. Ora che siamo cresciuti i regali sono forse più consistenti e ricchi, i pranzi luculliani, i festeggiamenti più variegati e consistenti, le attese ancora più grandi, ma è rimasto

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inalterato l’amore per le tradizioni perché si portano dietro i nostri ricordi d’infanzia. Proprio per approfondire queste tradizioni che sono parte importante del nostro patrimonio culturale e avendo parlato nel precedente numero de La Pagina delle origini del Natale, vi racconto il Capodanno e la Befana. Capodanno Il 1^ Gennaio come inizio dell’anno fu stabilito nel 46 aC da Giulio Cesare (Calendario Giuliano), ma la data trovò una sua consolidazione nel 1582 con il Calendario Gregoriano. Il Capodanno festeggia l’entrata del nuovo anno. È preceduto dalla notte di San Silvestro, il 31 Dicembre, durante la quale si organizzano festeggiamenti per salutare, allo scadere della mezzanotte, l’anno vecchio e dare il benvenuto al nuovo. Tutto all’insegna dell’allegria, di brindisi, di scambio di doni, di buoni propositi, di speranze. Anche questa festività, come tante altre, trova le sue origini in riti e tempi antichi. Risale infatti alle feste pagane dedicate al dio Giano, quando i Romani erano soliti scambiarsi doni beneauguranti e mangiare insieme. Un po’ per scaramanzia un po’ per gioco: tradizioni legate al Capodanno Il colore rosso: è consuetudine usarlo negli addobbi e anche come vestiario. Si ritiene un colore beneaugurante perché, portando allegria, allontana la negatività. Le candele: portano anch’esse fortuna. La consuetudine di lasciarne una accesa dietro ai vetri, serve a indicare la strada a Babbo Natale perché porti i doni. Roba vecchia: per l’ultimo dell’anno si usava gettare dalla finestra la roba vecchia (piatti e bicchieri) per buttare via tutte le magagne. Ora, per fortuna, non più. Ma chi vuole rispettare la tradizione, deve togliere il vecchio calendario e bruciarlo. Volendo si può recitare la seguente filastrocca: Anno vecchio brucia qua e la sfortuna se ne va. Mangiare lenticchie e uva porta ricchezza: le lenticchie perché assomigliano a delle monete, l’uva (12 chicchi quanti sono i mesi dell’anno) perché è un grappolo e dunque dà l’immagine dell’abbondanza. Botti e fuochi: un modo di festeggiare l’anno nuovo in modo rumoroso e allegro. Nel loro significato originario avevano lo scopo di scacciare gli spiriti maligni. Oggi si cerca di proibirli sia per motivi di sicurezza, sia per non spaventare gli animali. Un bacio sotto il vischio: è il tradizionale rito propiziatorio per un anno d’amore e di felicità.


Epifania – Befana

Una pasquarella tradizionale

NU SIMU VINUTI

Viene viene la Befana vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! La circonda neve, gelo e tramontana. Viene viene la Befana. La Befana: il termine è una trasformazione lessicale di Epifania (attraverso bifanìa e befanìa ) che viene dal greco ἐπιφάνεια (epifaneia), cioè apparire, manifestarsi. Tutti sappiamo che è quella vecchietta col naso adunco, il mento a punta, i capelli grigi, vestita di una grossa gonna scura e rattoppata, uno scialle dimesso, un cappellaccio e un paio di ciabatte che, a cavallo della sua scopa, vola nel cielo e porta i doni ai bambini nella notte tra il 5 e il 6 gennaio passando dal camino e riempiendo le calze appese ad esso con dolcetti o carbone a seconda che siano stati buoni o cattivi. Quali sono le origini di questa figura? Sono una commistione di tradizioni cristiane e pagane. Nella tradizione cristiana l’Epifania ricorda i tre Re Magi che, guidati dalla stella cometa, portano i doni (oro, incenso e mirra) a Gesù Bambino. Le origini antiche di questa figura un po’ strega e un po’ maga, sono invece da ricondursi a quelle delle tradizioni pagane e popolari, quando si pensava che dopo il solstizio d’inverno alcune donne volassero sui campi per fecondarli (da qui l’immagine della Befana che vola a cavallo di una scopa). Si tratta dunque di riti propiziatori medievali legati alla natura e risalenti a riti ancora più antichi legati alla dea Diana e ad altre divinità che sovrintendevano alla buona riuscita dei raccolti. La Befana è anche la rappresentazione dell’anno vecchio ormai finito e che può anche essere bruciato, tanto è vero che in molti paesi permane l’usanza di dar fuoco a un fantoccio che la rappresenta. Con la Befana si festeggia anche l’inizio del periodo pasquale: infatti in molte parti è consuetudine, in questo giorno, augurare “Buona Pasqua”. A riprova di ciò ricordiamo i tradizionali canti delle “pasquarelle” che vengono intonati in occasione di questa ricorrenza.

Nu simo vinuti co’ tutta creanza, sicunnu l’usanza, la Pasqua a cantà.

Ri pòri pastori, chi ‘n può de ricotta, che abbacchiu e caciotta je viengu a portà.

Là ‘drento a ‘na stalla nascié lu Bambinu, je manca lo inu, je manca lo pà.

E mo li Re Maggi co’ tutti li fiocchi, co’ doni e brellocchi ru viengu a adorà.

Se more de friddu, ‘n cià manco ‘n littucciu, nascié purittucciu, nascié pé penà.

Nu pure que cosa che rempe la panza, sicunne l’usanza, vulimo assajà.

Ma tello vicino ce sta San Giuseppe, reccoje le zeppe pé faru scallà. La Madre je canta, j’ammocca, j’ammanna, je fa ninna-nanna, je dà ru coccò.

Se può ve dispiace d’aprì la creenza, d’aprì la dispenza putimo abbozzà. Però ‘n mocalittu de bona vinella, co’ ‘n può de ciammella portatece qua.

Le pasquarelle o vecchierelle I canti detti pasquarelle sono canti popolari augurali di antichissima origine accompagnati da tamburelli, caccavelle, triangoli, oggi ripresi in molte zone dell’Umbria tra cui la Valnerina e l’Orvietano. Secondo l’usanza i cantori vestiti da pastori girano per le case del paese e per le campagne intonando canti augurali legati alle festività e chiedendo in cambio offerte di uova, salsicce, dolci. A questo proposito vogliamo qui ricordare soprattutto I cantori della Valnerina, un gruppo che fa dei canti popolari della tradizione umbra il proprio punto di forza: accompagnati dal suono degli strumenti caratteristici, si esibiscono nei canti tipici del Natale e nelle Pasquarelle.

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POLITICANTI & Giampiero Raspetti

Coltivo, da sempre, estremo amore per libertà, democrazia e cultura. Amo quindi profondamente la Politica, ancella di AtenaMinerva, dea della ragione e della scienza, alla quale chiedo perenne nutrimento. Ratio, parola latina, significa, in matematica, calcolo, rapporto, relazione, collegamento, e, nel parlare comune, razionalità, ragionevolezza. Notissimo è quello che chiamiamo numero razionale o, più riduttivamente, frazione. I lettori della mia età ricorderanno, appena dopo la guerra, i paltò “sette ottavi” che, divisa l’altezza di una persona in 8 parti, ne coprivano ben 7, quasi tutta invero, visto il gran freddo e il poco riscaldamento dell’epoca! Sette ottavi è una frazione che, prima del 1002, anno di uscita del Liber Abaci scritto dall’immenso matematico Leonardo Pisano, era denotata con 7f8 (sette fracto otto), poi, proprio in base a quanto scritto nel Libro dell’abaco, con 7/8 (il simbolo “/” viene chiamato virgula: virga, bastone). La frazione 7/8 (sette volte la ottava parte di un tutto) collega elementi omogenei, ovvero della stessa natura. C’è un qualcosa però, nella matematica come, ovviamente, nella mente umana, che inventa e innesca un non rapporto tra elementi di natura estranea, assolutamente avulsi tra di loro. In matematica questo “elemento” si chiama irrazionale (ovvero non in rapporto), nella psichiatria è conosciuto come schizofrenia (da σχίζω, schizo, diviso e φρήν, phren, cervello e cioè “scissione della mente”). È una crasi, una separazione netta tra fatti, pensiero e realtà, un adombrare relazione tra elementi del tutto avulsi tra di loro. Questo avviene per i numeri, per la mente, per la politica, per l’analisi del cielo. Si dà esistenza a enti fantasticati ed inconciliabili: nel caso politico, si inventano argomentazioni ridicole e oltraggiose; nel caso degli astri, ci si inventa di tutto, pur di carpire la buonafede dei benpensanti. Questi ultimi casi, astrologia cioè e politica di bassissima lega, quella che io chiamo politicume e che disprezzo profondamente, sono del tutto analoghi tra di loro: diffondono scemenze acchiappacitrulli. L’astronomo nasce come osservatore del cielo, per capire come meglio adattare e predisporre semine e raccolti, conosce 10

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raffinatamente passato e presente, ma parla solo di futuro. L’astrologo non conosce, non sa, ripete puntualmente sciocchezze senza senso, guarda solo al passato, a vecchi papiri, meglio se di supposta origine caldaica, di cui non capisce assolutamente nulla, perché non sa analizzare in senso storico, cerca di ingenerare nelle menti questa narcosi paralizzante: non sono io l’artefice del mio destino ma sono altri, fuori di me (un uccello, un bastone, delle carte, un feticcio, un amuleto) e chiama i poveri farlocchi ad agire su comando di un cetriolo, di un ciotolo, di una rapa. In riferimento alla mia politica assiologica, non v’è dubbio che in un polo brillino ratio, politica, astronomia e, a seguire, scienza, progresso, mente. Nell’altro polo, quello opposto, stagnano invece irrazionalità, politicume, astrologia e, a seguire, superstizione, conservazione, ventre. Poiché intorno agli astrologi riporto bagatelle in queste stesse due pagine, ne spendo altre relative al politicante, perché, nei prossimi due mesi ci infesterà con le solite sciocchezze ingannapopoli. Chi è costui? È colui che, soprattutto da alti pulpiti, la spara che più grossa non si può. Mentre il politico presenta progetti seri, circostanziati, logici e plausibili (e parla del futuro, come l’astronomo), il politicante sbandiera solo fumoserie generiche, argomentazioni a pene di segugio, promesse vecchie e stantie: da 1 a 2 a 10 milioni di posti di lavoro, abolizione degli ingorghi di traffico e della ritenzione urinaria, rifacimento della matematica affinché sia comprensibile anche ai parlamentari italiani. Invece di annunciare uno strenuo impegno per ridurre il debito pubblico italiano, lo aumentano a dismisura con promesse beceramente funzionali alla cattura dei voti dei disattenti, degli ignoranti, dei panciaragionanti: sconti fiscali, aiuti ai disoccupati, abbassamento degli assegni previdenziali, guarentigie varie, benefici mirabolanti. Si propagandano temi populisti, nel senso di argomenti volti a dire ad una ampia fascia di elettori ciò che si vogliono sentir dire, ma non recanti una visione intelligente ed adulta di Paese, mai una

proposta organica per il suo stesso futuro! Fino a quando saremo disposti ad accettare, intorno a noi, questa pletora di minus quam che poi, subdolamente, si trasformerà in ministri, primi o secondi, segretari e sottosegretari? Persone civili e responsabili non farebbero dipendere la loro vita dalle malvagità degli oroscopisti e da cialtronerie parallele di molti politicanti. E, così, insieme ai tanti politici di valore, potremmo festeggiare tutto l’anno guidati da ratio, scienza e logica, immersi, di conseguenza, nella poesia e nell’arte, nelle tradizioni e nella fenomenale cultura italiana. Questa classe dirigente doc esporrebbe progetti ben definiti, proverebbe ad immaginare un’Italia diversa, un’Italia punteggiata di musei accoglienti, siti archeologici spettacolari e teatri. L’Italia giardino del mondo, degli agriturismi e dei centri benessere; dei mari e delle coste ripulite da tutte le sozzure. Dei pannelli solari installati sotto il nostro splendido e perenne sole, dei prestiti facili alle cooperative giovanili che propongano iniziative originali nell’arte, nello spettacolo, nella moda e nel turismo di qualità. Un’Italia verde e profumata, una Valnerina generalizzata, il polo attrattivo di tutto ciò che è bello, sacro ed elegante. Saremmo più felici e più ricchi. Ma soprattutto saremmo quel che ci ostiniamo a non voler essere: italiani.

Ci sono degli uomini politici, che sarebbe bene chiamare politicanti, i quali, se avessero come elettori dei cannibali, prometterebbero loro dei missionari per cena. -Henry Louis Mencken-


Antimago Raspus

Annunciano il futuro: a molti dissero che sarebbero vissuti a lungo, ma il loro ultimo giorno li sorprese senza che avessero alcun timore; ad altri annunciarono una morte imminente ma quelli sono sopravvissuti, vivendo un’inutile vita; promisero un’esistenza felice a molti neonati ma la sfortuna li colpì con ogni male. È incerta la sorte della nostra vita: chi ha ideato queste finzioni non credeva in esse e voleva solo mettere alla prova l’intelligenza di ciascuno. Seneca il Vecchio, Suasorie 4, 3

Come mai a Delfi non vengono più pronunciati oracoli, e non solo ai nostri tempi, ma già da molto, di modo che niente può essere ormai oggetto di maggior disprezzo? Quando vengono messi alle strette su questo punto, rispondono che per l’antichità è svanita la forza di quel luogo, la quale produceva le esalazioni che esaltavano l'anima della Pizia e le facevano proferire gli oracoli. Diresti che costoro parlano del vino o della salamoia, che perdono sapore col tempo. Si tratta della forza sprigionantesi da un luogo, e di una non meramente naturale, ma addirittura divina; come mai, dunque, essa è potuta svanire? Per il lungo tempo trascorso, tu dirai. Ma quale durata di tempo può essere in grado di esaurire una forza divina? E, d'altra parte, che cosa può esserci di tanto divino quanto un afflato prorompente dalla terra, capace di eccitare la mente umana in modo da renderla presàga del futuro, in modo che non solo lo veda con grande anticipo, ma anche lo reciti in versi ben ritmati? E quando codesta forza è svanita? Forse quando gli uomini incominciarono a essere meno crèduli? Cicerone, Della divinazione, II, 117

Nessuna divinità sopravvive ai propri fedeli

Uomo. Umano o divino, frutto della evoluzione o meraviglia del creato? La natura, per certo, contiene nel suo scrigno tante meraviglie, tanti misteri da spiegare. La scienza, nella sua ostinata ricerca dell’alfabeto della natura, allorché chiarisce, crea la meraviglia opposta: fenomeni, misteriosi quando ancora non spiegati, appena svelati diventano normali e presentano sempre le stesse, misurabili, conseguenze. Meraviglia se così non fosse! La scienza è però difficile da assumere: non basta leggere o conservare libri sullo scaffale! Occorre intelligenza, metodo, tenacia, grande bagaglio culturale, onestà intellettuale, coraggio nel formulare ipotesi, nel ricercare dimostrazioni, nel pubblicare risultati, validi solo se oggettivi, controllabili, dimostrabili in ogni momento, sotto ogni sole. La scienza è la negazione del lei non sa chi sono io: nella sua totale trasparenza e moralità, chiede di essere processata. Non solo non si autoassolve sbandierando un’arrogante e presunta veridicità, ma è mossa da un unico motore, la falsificabilità. A molti basta invece la facciata: vestirsi bene per dare ad intendere di essere dabbene, fanfalucare dogmi o attestarsi su princìpi di autorità pur di guadagnare soldi e notorietà, pur di truffare gli altri. Per sopravvivere devono far trionfare il pensiero scarno, quello per cui ci si abitua a delegare, a rifuggire la ragione come dalla peste, a rifiutare spirito critico, intelligenza, cultura. Fanno parte di questa brigata anche alcuni sedicenti intellettuali e molti politicanti. Tutti hanno desiderio di imporsi agli altri, non di istruire, ma di ingannare. Si presentano come guide, annunciatori degli oscuri misteri della vita, taumaturghi capaci di risolvere tutti i problemi. Fanno primeggiare fantasticheria e credulità. Attenzione ad abbandonare la ragione, non è vero che non ci siano tristi conseguenze: l’assenza di razionalità fa teorizzare lo sterminio degli ebrei, dei palestinesi, degli zingari, dei ritardati mentali, dei diversi, dei disagiati… attenzione ad essere creduloni: è la credulità che induce il topo a mangiare formaggio avvelenato. I nostri predecessori non avevano alcuna consapevolezza dei fenomeni naturali in cui inciampavano ogni giorno, figuriamoci quanto potevano capire della natura delle stelle! Potevano solo guardarle estasiati, riverenti, dubbiosi. Cominciarono a viaggiare mentalmente ed a proiettare sul firmamento ansie, aspirazioni, immagini delle proprie divinità e dei propri miti. Ogni popolo ha così creato un cielo differente zeppandolo di animali, mostri, eroi, cianfrusaglie… ogni ben di Dio, insomma. Oggi invero, scienza docet, sappiamo molto e non abbiamo più, Galilei e Kant docunt, bisogno di supporre nel trascendente, come avvolti nell’oscurità, il cielo stellato sopra di noi e la legge morale in noi. E sappiamo pure che, per un po’ di tempo ancora, qualche ultima carrozza, cigolando, se ne andrà. Antimago Raspus, La Pagina, Gennaio 2003

Horoscopo dell’Antimago Raspus ACQUARIO a lungo andrà ma deve piove

LEONE di quel che ho, non manca niente

ARIETE sei intelligente se non fai sgarbi

PESCI non perderti in un bicchier d’acqua

BILANCIA cerca l’equilibrio

SAGITTARIO boccia lunga non fu mai corta

CANCRO attento alla ricerca

SCORPIONE occhio alle pedate

CAPRICORNO ma fa' un po' come te pare

TORO ‘nte ‘ncazzà

GEMELLI nolite tangere circulos meos

VERGINE non arrenderti

Ogni mattina, appena alzati, fatevi l’oroscopo da soli, sempre lo stesso: oggi sarà una meravigliosa giornata perché credo in me! Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Andavamo a letto col prete D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica per sostenere le braci che venivano mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i vecchi e i bambini piccoli che presidiavano il focolare. Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava benino, fatta eccezione per i piedi e gli stinchi, soggetti agli spifferi freddi che venivano dalla porta, sia quando si apriva, dei gusti dell’amico in questione, della automatico che eroga gratuitamente perché entrava qualcuno, sia fidanzata, della loro storia e delle nostre caffè ai viaggiatori stanchi; la campagna quando era chiusa, perché le esperienze pregresse, daremmo i nostri pubblicitaria della Nike basata sul ante non combaciavano bene. Alessia consigli. Se lo stesso amico ponesse ad riconoscimento delle espressioni Studiare o fare i compiti in Melasecche un’intelligenza artificiale, quindi ad un facciali. questo ambiente, senza finire coi cosiddetto algoritmo di apprendimento, Ma non finisce qui. Sappiamo che “ha piedi gelati, era possibile solo alessia.melasecche@libero.it la medesima richiesta, questa letto cinquantatré libri di medicina, stando in ginocchio sulla sedia metterebbe in relazione tra loro tutti analizzato due milioni di cartelle cliniche impagliata, onde evitare il braA detta degli esperti sarà l’empatia a gli attributi che le risultassero essere e quattrocentomila pubblicazioni e ciere sotto il tavolo che spesso salvarci dalla completa sostituzione da inerenti l’oggetto “cenetta romantica”, referti e ha superato l’esame nazionale faceva venire il mal di testa. intelligenze artificiali, perché quali ad esempio, distanza, giudizi e di licenza medica in Cina”. Non si tratta di Perparte la delle confusione non c’era saper risolvere i problemi è solo una parte prezzi dei ristoranti ed elaborerebbe uno studente particolarmente brillante, rimedio. Tutti parlavano a voce dove sono oggi i confini tra un modello in base ad essi, fornendo ma di un robot: il primo al mondo ad altadel tutto. nelleMa case contadine, machine learning, ovvero la capacità un elenco di decine di ristoranti valutati esser stato sottoposto a un percorso abituati com’erano nei campi a dell’intelligenza artificiale di imparare e come adatti, senza che ne sia noto il formativo simile. Riportano le news che gridare ordini agli animali da la creatività propria dell’uomo? processo di elaborazione. il suo nome è Xiao Yi e sembra che già lavoro. Sembra infatti che per un bel po’ saremo In effetti, si va sempre più affermando da marzo 2018 arriverà in corsia. Tuttavia C’era poi sempre qualche vicino ancora noi, gli esseri umani, a guidare le l’importanza di un vero dialogo con non sostituirà i suoi colleghi in carne e o macchine. vicina che, dopo cena, si Perché le azioni, i risultati, le l’“interlocutore umano”, cercando di ossa in quanto non è ancora in grado di aggiungeva ai già tanti per soluzioni che quest’ultime forniscono riconoscerne le emozioni in modo da gestire gli imprevisti; ecco nuovamente scambiare quattro chiacchiere, contribuendo all’aumento della cacofonia. Un momentofattore di quasi silenzio povanno applicati ad un contesto umano generare reazioni adeguate e non meri un umano difficilmente teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passava fatto anche di empatia e creatività. freddi calcoli. Si parla in questo caso di replicabile, neppure dalla macchina al vicino e cosìseviaunfinché possibile il mozzicone fraèledefinita dita. come: più brava ad apprendere. Potrà però Ad esempio, amicoera ci chiede un tenere “empatia artificiale” ed Il problema del un freddo tornava momento letto. Le camere erano così che umani e consiglio per ristorante da prepotente cenetta “laalcapacità di di un andare sistemaa informatico interfacciarsi confredde i suoi colleghi al mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo al pensiero di doversi romantica con la fidanzata, magari per di formare una rappresentazione aiutarli a ragionare sulle diagnosi. spogliare in un baleno infilarsi tra le dello lenzuola sovrastate da coperte Durante e imbottita, poteva anche un’occasione speciale,perprobabilmente statogelate, emotivo di un interlocutore il coffee break di un recente bloccarsi la digestione. Se però stato il prete nel letto, la prospettiva quasiparlando rosea. di intelligenza formuleremmo una risposta sullaera base di messo e contemporaneamente essere diventava meeting a Roma, Il prete nondiera altro che nome maliziosoconsapevole di una incastellatura porta-braciere legno, usata riscaldare una serie parametri deliltipo: atmosfera del meccanismo causale in artificiale fra iper convenuti, alla domanda il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, accogliente ed intima, servizio garbato che ha indotto quello stato emotivo”. “che cosa vorresti che l’intelligenza sicché sembrava, a lettocibo, rifatto, molto grosso a dormire.artificiale Appena cenato moglie e non invasivo, buon listache dei qualcuno vini Abbiamo già le fosse primeancora applicazioni facessela per te, nella tua infilava diligentemente nel prete unche recipiente metallico con di le ultime braci didel camino, scegliendo quelle all’altezza e magari quel quid in più pratiche: l’utilizzo tecnologie quotidianità?”, la maggioranza ha chepossa non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare stupire o sorprendere. Sulla base riconoscimento delle emozioni come velocemente risposto: “che portasse a incendi, era un grande piacere godutodidalle generazioni dopo diguerra. dell’importanza percepita di ciascuno supporto agli del agenti frontiera spasso il cane quando non lo fanno i miei Oraquesti quasielementi, tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi figli”. piaceri vanno a cercare di quanto conosciamo all’aeroporto di New York; un distributore Chesidire, un giorno, forse... Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol.

Intelligenza artificiale ed empatia

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Il Collegio IP.AS.VI. di Terni un trentennale percorso di esperienze professionali nel segno della solidarietà

Michela Malafoglia Consigliera Barbara Mangiacavalli Presidente Federazione Nazionale IP.AS.VI. Emanuela Ruffinelli Presidente Collegio Provinciale Terni

Prof. Paolo Cicchini - Tiziana De Angelis Assessore alla Cultura del Comune di Terni Barbara Mangiacavalli Presidente Federazione Nazionale IP.AS.VI. Consiglio Direttivo IP.AS.VI.

È

questo il titolo del convegno che si è tenuto a Terni il giorno 11 dicembre scorso, nella splendida cornice della sala conferenze della facoltà di Medicina e Chirurgia, alla presenza di numerosi infermieri e studenti del corso di Laurea in Infermieristica. Un convegno che ha ripercorso le tappe principali del collegio provinciale IP.AS.VI., dalla sua costituzione come Collegio Interprovinciale di Perugia e Terni (7 giugno 1958) alla sua scissione, come Collegio autonomo avvenuta in data 22 luglio 1988. A qualche giorno di distanza dal convegno, gli Infermieri e tutta la categoria delle professioni sanitarie hanno esultato per la nascita della FNOPI, la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, il più grande Ordine professionale italiano per numero di iscritti, grazie alla conversione in legge del Ddl Lorenzin 1324 - b. “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute”. Un traguardo, per il quale gli infermieri si sono impegnati per oltre dieci anni, che conferma la crescita della professione e rende giustizia agli oltre 447mila professionisti che ogni giorno si dedicano all’assistenza dei più fragili e ai bisogni di salute delle persone. Tornando al Collegio IP.AS.VI. della provincia di Terni, in attesa che venga riformato, questi conta attualmente circa 1750 infermieri distribuiti nelle strutture sanitarie del territorio provinciale. Nei 30 anni di vita, dalla sua costituzione autonoma (1988) ad oggi, il Collegio IP.AS.VI. di Terni ha percorso molta strada, raggiungendo il tanto auspicato riconoscimento in Ordine professionale, in quanto professione intellettuale con formazione accademica. Ma il cammino è ancora lungo. Il collegio ha cercato di essere un punto di riferimento per i professionisti locali, diffondendo informazioni di loro

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Stefano Brancorsini Prof. Associato Unipg Corso di Laurea in Infermieristica

Valerio Di Nardo Consigliere Emanuela Ruffinelli Presidente Mauro Petrangeli Primo Presidente IP.AS.VI. Terni

interesse, garantendo la formazione permanente, mostrando riconoscibilità e credibilità all’interno della professione e nel panorama provinciale, nonché tutelando il diritto alla salute dei cittadini contrastando l’abusivismo. La diffusione dell’informazione, con la circolazione di idee e riflessioni, ha costituito un momento essenziale e imprescindibile per una puntuale conoscenza dei problemi di attualità, alla quale non si può rinunciare, permettendo così di coniugare gli aspetti più tecnico-scientifici della professione con le discussioni e le considerazioni che sono proprie di una categoria di professionisti. Tutto questo è stato possibile attraverso periodici di cui ricordiamo le Circolari Informative, Notizie dal collegio, Professione Infermiere Umbria. Ad oggi le informazioni circolano prevalentemente attraverso il sito ufficiale internet www.ipasviterni.it e la pagina facebook www.facebook.com/ipasviterni. Il Collegio è stato -e continua ad essere- la voce degli Infermieri, per gli Infermieri, contribuendo al dibattito locale nel campo della Professione per il benessere delle persone assistite. Proprio per questo lo stesso ha prestato particolare attenzione anche all’aggiornamento degli iscritti. Negli anni, infatti, gli eventi formativi sono stati numerosi; in attivo si ricordano anche tre concorsi letterari ai quali hanno fatto seguito le relative pubblicazioni. Di queste pubblicazione le prime due sono risultate vincitrici del Premio Letterario Nazionale città di Terni “Logo d’Oro” classificandosi al secondo posto per la sezione narrativa (2016-2017). Il convegno citato nel titolo ha visto la presentazione della terza pubblicazione del concorso letterario volto a ricordare Maria Pia Armati, infermiera che tanto si adoperò perché anche Terni avesse il proprio Collegio Provinciale. La stessa ha ricoperto il ruolo di vice presidente dal 1988, anno in cui si è costituito il Collegio a Terni, fino al 4 agosto 1992, anno della sua prematura scomparsa.


COLLEGIO PROVINCIALE IP. AS. VI. – TERNI CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente Emanuela Ruffinelli Vice presidente Serenella Bertini Segretario Valentina Nobile Tesoriere Mirko Casciotta Consiglieri Lorella Bacci Emanuela Cimarelli Andrea Del Grande Valerio Di Nardo Chiara Cantalupo Elisa Fortini Michela Malafoglia Emanuele Orlandi Gastone Petralla Loredana Piervisani Paolo Sgrigna COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Presidente Moira Checconi Effettivi Marta Belloni Angela Leo Supplente Milena Sarubbi

Terza pubblicazione IP.AS.VI. Terni L’Infermiere, al fianco e di supporto a migliaia di vite che incontra quotidianamente durante il proprio lavoro, può, pertanto, raccontare storie di sorrisi luminosi, di lacrime calde, di pensieri

IL COLLEGIO PROVINCIALE IP.AS.VI. DI TERNI ha indetto il CONCORSO LETTERARIO per ricordare MARIA PIA ARMATI

Personale Amministrativo Patrizia Pezzatini L’IP.AS.VI. (acronimo di Infermieri Professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici di Infanzia) è un ente di diritto pubblico, non economico, italiano che ha la rappresentanza degli infermieri a livello provinciale e, a livello nazionale, attraverso la Federazione IP.AS.VI. Gli Ordini professionali sono Enti pubblici non economici, completamente autofinanziati dai professionisti stessi e sussidiari dello Stato, che ne sostiene la libertà e l’autonomia organizzativa gestionale e di orientamento professionale. Tutti questi Attori -Stato, Ordini e professionisti- continueranno ad adoperarsi affinché le regole ordinistiche siano democratiche, trasparenti e di garanzia e offrano un forte contributo al buon andamento del sistema salute e della collettività nazionale tutta.

invisibili che riesce a rendere manifesti osservando il linguaggio del corpo dei pazienti. Le esperienze professionali degli Infermieri e degli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica, diventano pagina scritta, tasselli di sensibilità diverse composti nell’armonia di un medesimo mosaico. Diversi sono i soggetti protagonisti dei racconti che questa preziosa pubblicazione ci propone: personaggi descritti talvolta a tutto tondo, nella verità della loro condizione di dolore, dentro stanze in penombra, dove il tempo è scandito dal rumore dei carrelli che annunciano l’ora della terapia e dalle voci sommesse dei visitatori che si sovrappongono e rimbalzano intorno come un’eco soffusa e, spesso, dimenticata di vita. I racconti di questa pubblicazione, come quelli delle raccolte che li hanno preceduti, sono uno spaccato di vita vera, una luce di competenza, di conoscenze scientifiche rese più forti dal sentimento di umana solidarietà che accompagna ogni azione di chi si adopera nel curare e nel prendersi cura di chi è reso fragile dall’esperienza della malattia. Le illustrazioni degli elaborati premiati, ad opera del maestro Massimo Zavoli, arricchiscono la pubblicazione.

“La relazione d’aiuto nell’esperienza della sofferenza” È importante riflettere sul tema della sofferenza, in quanto esperienza che fa parte dell’umana esistenza. La relazione d’aiuto è una modalità d’intervento che si prende cura della persona che soffre attraverso un’accoglienza calda e amorevole, un ascolto attento e non frettoloso ai molteplici linguaggi del corpo, una disponibilità emotiva che accoglie e comprende il vissuto di sofferenza, un’intuizione sensibile che permette Maria Pia Armati di avvicinarsi al dolore dell’altro, per sostenerlo in un percorso terapeutico che rispetti i suoi stati d’animo, i suoi tempi e che riesca a valorizzare anche una vita sofferente. Premessa di ogni relazione d’aiuto è la speranza, che deve essere presente in chi cura, per venire poi trasmessa a chi non ne ha più. Scopo di una relazione d’aiuto è entrare in contatto con l’anima di chi soffre e prendersene cura, nutrendola di vicinanza affettiva, conforto, amore e, soprattutto, di speranza.

I VINCITORI Erika Stephanie Espinel Armas Prima Classificata Sezione Studenti Infermieristica

Mattia Rossini Primo classificato Sezione Infermieri

Foto di Salvatore Baiano Svizzero ed Enzo Chiocchia

Sezione Infermieri 1° Mattia Rossini 2° Rossana Fiocchi 3° Paolo Antonio Palmiri

Sezione Studenti Infermieristica 1° Erika Stephanie Espinel Armas 2° Miriam Vallini 3° Pasquarosa Mureddu Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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La città delle vedove di Krishna Francesco Patrizi

N

elle prime ore del mattino il cortile del tempio sembra cosparso di piume d’uccello mosse dal vento, sono i veli bianchi delle donne venute a cantare in onore del dio e che oscillano il capo seguendo antiche melodie. Terminata la litania, i corpi raggrinziti si inginocchiano e una selva di mani ossute si solleva sopra le teste lanuginose implorando una ciotola di zuppa di lenticchie o una manciata di riso. Alcune donne sono rimaste fuori dal cortile, nella calca che si è creata all’alba non ce l’hanno fatta ad entrare e oggi non mangeranno. Aruthi è arrivata a Vrindavan, la città sacra dell’Uttar Pradesh, dopo che suo marito è morto, circa quindici anni fa. È qui che Krishna passò la sua infanzia prima di diventare dio e molte vedove vengono a trascorre i loro ultimi anni di vita accanto al dio.

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Nel 1830 gli inglesi proibirono la pratica del suttee secondo la quale la moglie doveva seguire il marito gettandosi nella pira durante la cremazione. Oggi in molte zone dell’India la condizione di vedovanza rimane ancora un problema sociale, la donna è proprietà del marito e quando resta sola perde la sua condizione, non appartiene più a nessuno, non ha più un ruolo. È quello che è successo a Moubani quando è rimasta vedova: ha ceduto la sua capanna al figlio che l’ha occupata con la moglie e la prole, lei aiutava la nuora a cucinare, accudiva i bambini e la notte dormiva fuori dalla capanna su una stuoia, finché la nuora ha fatto pressione perché la suocera seguisse il suo corso naturale e si togliesse di mezzo. Così il figlio, un giorno, ha detto a Moubani che l’avrebbe portata a conoscere il dio Krishna, l’ha portata a Vrindavan ed è ripartito solo. Sono trascorsi sette anni e Moubani non l’ha più rivisto, non parla quasi mai, piange spesso, è magrissima, ma non è vecchia e non riesce a morire. È un’ingrata, dice Aruthi, morire qui è un privilegio, dovrebbe essere orgogliosa di suo figlio, non tutte le vedove hanno la fortuna di morire accanto a dio. Le donne che si aggirano da sole o in gruppo, in

attesa di morire, non possono dire di non appartenere a nessuno perché ora appartengono a Krishna. Le più giovani si lamentano, dice Aruthi scuotendo la testa, vanno in giro a cercare il cibo, vogliono mangiare! Anche lei è andata questa mattina presto al tempio a cantare ed ha preso la sua ciotola di zuppa di lenticchie, non mangiava da tre o quattro giorni. Moubani non sa cantare, Aruthi prova pena per lei, dice che è cocciuta, l’ha accompagnata lungo il fiume sacro, lì ci sono le vedove che hanno smesso di mangiare perché sentono che la fine è vicina. I loro sguardi non hanno rasserenato Moubani, che è si è voltata dall’altra parte e ha ricominciato a piangere. Ci sono canti molto antichi che si tramandano di generazione in generazione e che conoscono solo le donne, i monaci li fanno intonare prima della funzione religiosa. I canti sono l’unica risorsa delle vedove, le aiutano ad avvicinarsi a dio, le aiutano a procurarsi da mangiare, le fanno stare in compagnia delle altre donne. Se solo Moubani smettesse di piangere potrebbe imparare a cantare. E forse anche a morire.



CONSORZIO DI BON Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it

CONSORZIO PE

Il CONSORZIO TEVERE NERA PER I CITTADINI

ENERGIA

Il Consorzio di bonifica Tevere Nera è un ente centrale per la difesa e la valorizzazione del territorio. Il perimetro consortile comprende 35 Comuni inseriti in tre province distinte (Terni, Perugia e Viterbo) situati in due Regioni (Umbria e Lazio). Le attività svolte: irrigazione, opere di difesa idraulica, manutenzioni di corsi d’acqua sono al servizio delle comunità interessate che beneficiano diffusamente degli interventi eseguiti dall’ente. L’opera del Consorzio pertanto va difesa e rafforzata. Gli accordi di programma stipulati con: i Comuni del comprensorio consortile, le comunanze agrarie, i domini collettivi, le università agrarie ed i consorzi degli usi civici, testimoniano il profondo legame con il territorio. Questi accordi costituiscono reali ed efficaci strumenti di azione congiunta tra enti, per la salvaguardia e la tutela ambientale. Su ciò vi è un unanime apprezzamento. La crisi delle comunità montane, la mancanza di fondi alle province e più in generale degli altri enti locali testimoniano la necessità di rafforzare i Consorzi di bonifica. La Regione dell’Umbria, sostenendo il Consorzio di bonifica Tevere Nera nell’espletamento delle proprie funzioni, garantisce una seria azione al servizio del territorio e della gente. I Consorzi di bonifica, laddove sono messi nelle condizioni di operare secondo i princìpi di autogoverno e sussidiarietà, rispondono con efficienza, tempestività ed economicità alle pretestuose istanze di chi li mette in discussione. In molti casi, riescono a supplire l’ente pubblico, anticipando risorse private per interventi urgenti in attesa dei finanziamenti. Con ciò si vuol porre fine alle ricorrenti quanto sterili polemiche sulla loro soppressione, alimentate da evidenti interessi di parte. Garantire i Consorzi significa mantenere gli investimenti per: i servizi sul territorio; la manutenzione della rete idraulica minore; la gestione dell’irrigazione; l’attuazione di interventi ambientali; la produzione di energia rinnovabile. In questi ultimi mesi il Consorzio ha incontrato le associazioni di categoria, i domini collettivi, le comunanze agrarie, le università agrarie unitamente ai Comuni del comprensorio. Tutti questi soggetti Istituzionali hanno mostrato apprezzamento per l’attività svolta dal Consorzio, lodandone impegno ed utilità per la crescita e la sicurezza del territorio.

Il Consorzio è particolarmente attivo nelle rinnovabili. Ha realizzato: • un impianto mini idroelettrico sul canale di irrigazione consortile Cervino avente potenzialità di circa 100 Kw; • un impianto fotovoltaico nel Comune di Graffignano (VT) per una potenzialità di 200 Kw. Obiettivi: Sono stati avviati studi di fattibilità per la realizzazione di ulteriori centrali mini idroelettriche lungo i canali di irrigazione e nuovi impianti fotovoltaici da posizionare in corrispondenza dei siti di sollevamento e di pompaggio degli impianti irrigui. Tutto ciò per abbattere i costi energetici.

IRRIGAZIONE I cambiamenti climatici hanno determinato difficoltà in termini di siccità estiva. Il Consorzio, per rispondere alle esigenze del mondo agricolo ha anticipato la stagione irrigua 2017 (dal 15 Marzo anziché il 15 Aprile) prorogandone la scadenza al 15 di Novembre invece che al 30 Settembre. Gli impianti irrigui consortili hanno lavorato a pieno regime per tutta la stagione, garantendo le dotazioni idriche necessarie. Obiettivi: Il Consorzio Tevere Nera ha definito progetti importanti in termini di infrastrutture per rafforzare una agricoltura di qualità valorizzando il vero made in Italy.

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LAVORI IN AMMINISTRAZIONE DIRETTA La quasi totalità degli interventi di manutenzione ordinaria annualmente eseguiti sui corsi d’acqua,sulla diffusa rete di canali e canalette irrigue sono svolti dal Consorzio in amministrazione diretta, utilizzando mezzi e personale propri.


IFICA TEVERE NERA

ER I CITTADINI MANUTENZIONE E SISTEMAZIONE IDRAULICA Si svolge principalmente ella Conca Ternana, di cui vaste aree sono considerate ancora a rischio idraulico. L’attività di manutenzione è svolta annualmente su almeno 25/30 corsi d’acqua diretti affluenti del fiume Nera. Citiamo i principali in ambito urbano. I torrenti: Serra, Tescino, Toano, Rivo, Lagarello, Gabelletta, Tarquinio, Calamone, Fiacchignano, Valenza e Vallecaprina, Stroncone, Collescipoli, Carone, Morgnano, San Lorenzo, Copparone, Aia ed altri minori. Le manutenzioni sono indispensabili per sanare le frequenti ostruzioni sia per la limitata capacità idraulica che per dissennati scarichi impropri. Obiettivi : Garantire il normale deflusso delle acque ed evitare allagamenti. Si lavora in prevenzione e non in emergenza con notevole abbattimento dei costi.

FIUME NERA A partire dal 2009 il Consorzio Tevere Nera, grazie ai finanziamenti della Regione Umbria, ha messo in sicurezza il tratto di fiume

Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

Nera compreso tra la scuola De Filiis e Ponte Romano (1° Stralcio), quella tra Ponte Romano e Ponte Allende (2° Stralcio) e quella tra Ponte Allende ed il ponte sulla ferrovia Terni – L’Aquila (3° Stralcio). Sono terminati i lavori di innalzamento spondale in destra idraulica in prossimità della passerella pedonale di via del Cassero. Sono in fase di ultimazione i lavori di messa in sicurezza di alcuni tratti spondali a ridosso delle aree industriale, artigianali e commerciali della zona di Maratta/Sabbioni a Terni. Aree individuate a massimo rischio idraulico. Obiettivi: Terminare la messa in sicurezza delle aree a rischio, per la sicurezza dei cittadini e delle attività produttive.

ACCORDI CON COMUNI ED ALTRI ENTI TERRITORIALI Negli ultimi anni si è incrementata la collaborazione con Comuni ed altri Enti territoriali di secondo livello (Domini collettivi, Comunanze agrarie, Università agrarie, consorzi usi civici, ecc.) definendo una condivisa linea di azione per: • Interventi di manutenzione e sistemazione idraulica, pronti interventi, somme urgenze, taglio piante pericolanti, ecc. sui corsi d’acqua demaniali e privati; • Accordi di programma per la manutenzione delle strade vicinali e rurali ad uso pubblico con la compartecipazione alla spesa al 50% (con ulteriori oneri di progettazione, appalto e Direzione lavori a carico del Consorzio di bonifica); • Servizio di decespugliazione (strade vicinali ed interpoderali) destinando un monte ore annuo a ciascun Ente che ne faccia richiesta (Comuni, Domini collettivi, Comunanze agrarie, Università agrarie, ecc.) il cui costo è a carico del Consorzio. Obiettivi: rafforzare i rapporti con gli Enti locali al fine di garantire una sempre più ampia manutenzione del territorio, dotandosi di ulteriori mezzi meccanici.

PROTEZIONE CIVILE La fitta rete delle canalette irrigue poste all’interno della città di Terni (lo sviluppo è stimato in 200 km circa) è gestita mediante un impianto automatico di svuotamento e riempimento. In caso di allerta meteo,da parte della Protezione civile regionale, vengono automaticamente messi in sicurezza i corsi d’acqua abbassando o interrompendo il flusso idrico con funzioni irrigue. Ciò permette di ospitare gran parte delle acque meteoriche della città di Terni trasportandole direttamente al fiume Nera ed evitando pericolosi allagamenti su vaste zone urbane cittadine. Il Consorzio Tevere Nera si è dotato di una grossa idrovora (200 litri/sec) al fine di intervenire su alcuni punti strategici già individuati dalla Protezione civile. Ovviamente il Consorzio è a disposizione per eventuali pronti interventi nei vari Comuni del comprensorio consortile. Obiettivi: Vigilare ed intervenire per la sicurezza dei cittadini. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Riconoscimento a Florio

Natu libberu

Paolo Casali

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Mamma mia m’ha sempre dittu... da quann’ero dimo ‘n fasce che scargiàvo fittu fittu prima ancora de lo nasce. ‘N quella panza senza età... perché stevo ‘n ardu mare me godéo la libertà de fa’ quillu che mme pare. Ma da quanno che sso’ nnatu... me so’ ‘ntesu fòri postu armanènno ‘nfluenzatu perché tuttu m’hanno ‘mpostu. Ve lo dico ‘n bo’ ‘n crescènno... ma non tantu me cce ‘ncènno è soltantu l’emozzione d’ave’ persu l’occasione d’èsse libberu e bbeatu... d’èsse er più e no’ ’bbligatu. La poppata fatta a ore... li bbacioni strappacòre ‘n surrisittu pe’ mmammà... ppo’ ‘gni tantu ‘nche a ppapà pe’ ‘mpara’ e... se cche ssòla... so’ ccostrittu ‘nche anna’ a scòla ...‘lementari e ppo’ le medie guai s’arporti tu le “sedie” ...se ‘n diploma no’ lu piji che je dai a mmagna’ a li fiji!? Proseguenno ppo’ li studi... tu no’ sgobbi e mmancu sudi! Anche s’ero maggiorenne dovéo ancora tuttu ‘ntènne ...non parlamo sotto l’armi... tutti quanti zitti e carmi ecco ppo’ lu matrimoniu... e mmi moje è ttestimoniu che ‘sta strada ch’ho ‘ntrapresa è lu segnu de ‘na resa. So’ ‘rrivati ppo’ li fiji... toccàa daje più ccunziji e cco’ qquilli mancu a ddillu non potéi sta’ tranquillu

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doppo avelli ben pasciuti anche essi so’ ccrisciuti... ecco ppo’ li niputini... e ss’artorna ‘n bo’ bbambini e ariparte ‘stu vissutu... sborbottanno ch’ho ggudutu? Impacènno e ppo’ ‘nvecchianno ‘stu traggittu è nnaturale ...chi Jovanni stò cercanno... è ‘na vita noncemmale. Da la vita che pretènno? E cche è ‘sta fissazzione che dda ‘n bo’ io stò avvertènno e mme fa sinti’ ‘n cordone? E’ ‘n legame de speranza... è ‘n cordone naturale e pper’andru ‘n quella panza... non c’éo quillu ‘mbellicale!?


La spumeggiante “magia” dell’Araba Fenice in avvio 2018!

Arturo Stàlteri celebre voce di RAI Radio3 Classica esegue la sua musica Due importanti concerti nella 21esima Stagione dell’Araba Fenice, caratterizzeranno l’avvio del nuovo Anno: domenica 14 gennaio Davide Vallini al sassofono e Giuliano Adorno al pianoforte, saranno il Saxophone Colours. Il concerto, titolato “Appunti di Viaggio”, seguirà un cammino sonoro che percorrerà la strada del ventesimo secolo con la Suite Hellenique dello spagnolo Pedro Iturralde, un’opera che amalgama folclore e jazz; di seguito il brano dell’americano John Harris Harbison San Antonio che parla di un viaggiatore che si trova a San Antonio in agosto; poi Gate dell’inglese Graham Fitkin, una serie di tangos dell’intramontabile Astor Piazzola e alcuni brani dello stesso Vallini, che è anche un compositore oltre che un esecutore. Vallini e Adorno hanno alle loro spalle un curriculum molto importante. Davide Vallini ha lavorato con esponenti del sassofono classico mondiale quali J. Y. Fourmeau, F. Morretti, M. Marzi, J.M. Londeix, J. Sampen, C. Delangle, N. Sugawa, M. Albonetti, F. Mondelci; ha collaborato con varie formazioni cameristiche ed orchestre come la Filarmonica ‘900 del Teatro Regio di Torino, Reale Orchestra Sinfonica di Siviglia, Wind & Brass Orchestra, Arcadia Wind Orchestra ed ha inciso per la Divine Art il cd monografico di T. Fortmann “ Sax Music” distribuito in Europa e negli Stati Uniti. Giuliano Adorno si è perfezionato a Parigi presso l’Ecole Normale “A. Cortot” con Nelson Delle-Vigne ed a Madrid sotto la guida del M° Leonel Morales. Ha vinto innumerevoli Concorsi pianistici in Italia ed all’estero e si è esibito in importanti e conosciute sale da concerto in tutta Europa quali la SalleMunch e la Salle Cortot

di Parigi; Concert Noble e Maison du commune de Anderlecht a Bruxelles; l’Auditorium “Manuel de Falla”, il Castello dell’Alhambra di Granada. Ma sarà grande l’attesa per l’arrivo, domenica 28 gennaio a Terni al Gazzoli, di Arturo Stàlteri che al pianoforte eseguirà i suoi “Preludi”. Stàlteri è molto conosciuto per il fatto di essere da anni una delle celebri voci di Rai Radio3 Classica, ma anche per le sue innumerevoli collaborazioni con artisti, musicisti, attori, registi italiani molto famosi quali: Carlo Verdone, Franco Battiato, Rino Gaetano, Fabio Liberatori, Arlo Bigazzi, Daniele Valmaggi. Stàlteri ha scritto e pubblicato molti dischi: con Fabio Liberatori, pubblica “Empire Tracks”, poi “Circles”, dedicato interamente alla musica di Philip Glass, “CoolAugustMoon”, per pianoforte e piccola orchestra, dedicato alla musica di Brian Eno; “The Asimov Assembly”, da cui è tratto Il brano “My Son the Phisicist”, inserito nella colonna sonora del film “L’Amore è Eterno finché dura” di Carlo Verdone. Nel 2016, pubblica per la Dunya, la sua ultima opera. Un disco della maturità, un disco che si allaccia alla tradizione classica, per poi inoltrarsi nelle accattivanti, morbide melodie della musica crossover. È proprio per l’estrema libertà e la sinteticità che questa forma concede al compositore, che Arturo Stàlteri ha scelto il preludio come forma musicale attorno a cui costruire il repertorio di questa nuova produzione discografica. Ventitrè composizioni inedite in forma di preludio compongono infatti questo suo nuovo album “Préludes” che presenterà a Terni.

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Medicina & Salute

E R A I Z I N I À T E E H AC O N E S L A I L L O R T I CON

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controlli periodici individuali, devono iniziare già a 30-35 anni con un’ecografia mammaria annuale e dai 40 anni anche con una mammografia annuale. Iniziare la Mammografia prima dei 40 anni non è consigliabile.

Gli studi «contro» si basano su tre pilastri: primo, nelle donne giovani il tessuto mammario è più sensibile ai raggi, che potrebbero far leggermente aumentare il rischio dell’insorgenza di un tumore al seno. Secondo, non esistono al momento prove che una mammografia sotto i 40 anni riduca la mortalità. Terzo, sotto i 50 anni il tessuto della mammella è generalmente più denso e rende difficile identificare con la mammografia un eventuale tumore. Per questo motivo, da una parte, i tumori al seno possono sfuggire a questa indagine e, dall’altra, le donne vengono frequentemente sottoposte ad ulteriori accertamenti, che spesso si rivelano essere dei falsi allarmi. Che fare? Risponde Paolo Veronesi, direttore della Chirurgica Senologica Integrata all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e presidente della Fondazione Veronesi. È vero che gli screening mammografici iniziano solitamente a 50 anni, ma questo solo perché dopo la menopausa i tumori della mammella sono più frequenti e la mammografia è più efficace, quindi si ha il massimo di ritorno dall’investimento economico fatto dal Servizio sanitario nazionale (poiché stiamo parlando di salute pubblica e di controlli gratuiti per i cittadini). Completamente diversa è invece l’indicazione ai controlli periodici individuali, che devono iniziare già a 30-35 anni con un’ecografia mammaria annuale e dai 40 anni anche con una mammografia annuale, l’unico esame in grado di identificare ad esempio le micro-calcificazioni che sono spesso una spia di una iniziale lesione tumorale.

La validità di queste indicazioni è stata nuovamente confermata da uno studio pubblicato sulla rivista Radiology e condotto dai ricercatori americani del Swedish Cancer Institute di Seattle su oltre duemila pazienti con carcinoma mammario e un’età compresa fra i 40 e i 49 anni: nelle partecipanti che si erano sottoposte a mammografia (tramite la quale era stata scoperta la malattia) la prognosi si è rivelata migliore perché la neoplasia era in uno stadio iniziale, più facile da curare e dunque meno letale e con minori probabilità di ricaduta. L’età dai 30 ai 50anni è in effetti la più delicata dal punto di vista diagnostico, poiché coesistono tutte le patologie, benigne (fibroadenomi, cisti, displasia) ma anche neoplastiche. È quindi opportuno abbinare la mammografia all’ecografia e possibilmente al controllo specialistico dal senologo che, in base ai vari fattori di rischio (come la familiarità) e agli esiti degli esami, può indirizzare la singola donna verso il corretto iter di prevenzione. Per quanto riguarda i possibili danni da radiazioni è doveroso ricordare che la moderna mammografia digitale utilizza dosi di radiazioni bassissime, assolutamente non pericolose. La ghiandola mammaria inoltre è sensibile ai danni da radiazione solo nel momento dello sviluppo, quindi non nelle donna adulta. È vero comunque che nelle giovani donne, ma a volte anche in post-menopausa, la mammografia può risultare poco leggibile per la densità del tessuto ghiandolare: è uno dei limiti degli screening mammografici, nei quali una mammografia non ben chiara (e dunque difficilmente interpretabile) viene refertata come «negativa» inducendo a volte una falsa tranquillità. In questi casi, infatti, non ci si deve fermare, ma eseguire anche un’ecografia per completare le informazioni a disposizione e avere un quadro completo.

Dott.ssa

Lorella Fioriti Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta

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Sindrome dell'OVAIO Policistico: come curarla Acne, capelli grassi, peluria abbondante e ciclo ballerino: possono essere le spie della sindrome dell’ovaio policistico (o Pcos), disturbo ormonale e metabolico che colpisce circa il 10% delle donne in età fertile. Oggi, però, chi ne soffre può tornare a star bene con cure naturali che ridanno al ciclo la sua regolarità ed evitando che, alla lunga, la Pcos possa minare anche la fertilità. Le vere colpe sono di una diminuita sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina, ormone di norma delegato alla regolazione degli zuccheri. Si crea cioè un’insulino-resistenza, condizione che manda al massimo l’attività di un enzima (l’epimerasi) in grado di alterare anche l’equilibrio glucidico dell’ovaio. Provoca infatti una drastica caduta delle quote di myo-inositolo, uno zucchero prezioso per il corretto funzionamento ovarico, e un aumento di quelle di d-chiro inositolo, un secondo zucchero che in condizioni fisiologiche è molto basso. L'ovaio, quindi, produce più ormoni

con azione maschile (primo tra tutti il testosterone) che hanno un’influenza negativa sul benessere e la salute di pelle e capelli: da lì i foruncoli, l’eccessiva produzione di sebo e i peli in eccesso. La riduzione del myo-inositolo impedisce all’Fsh (ormone prodotto dall’ipofisi) di entrare in azione stimolando la maturazione degli ovociti. Risultato finale: oltre agli indesiderati effetti estetici, anche l’ovulazione va in tilt. Il ciclo può diventare più lungo o mancare del tutto (amenorrea), dando il via a una “anovulazione cronica”, che a lungo andare può portare alla sterilità. La terapia della PCOS consiste nell'adottare un corretto stile di vita, attraverso attività fisica e corretta alimentazione, e nel ridurre l'eccesso di peso corporeo qualora vi sia un incremento dell'indice di massa corporea. Oggi in realtà abbiamo a disposizione un integratore contenente i due zuccheri che regolano le funzioni dell’ovaio (il myoinositolo e il d-chiro inositiolo), mixati in un rapporto di 40 a 1, cioè nella proporzione ideale, quella presente normalmente nel

sangue quando non ci sono alterazioni metaboliche. Anche se si tratta di un integratore, è consigliabile assumerlo su indicazione e sotto il controllo del proprio ginecologo, che può monitorare l’andamento delle cure e la risoluzione della sindrome. Quando i problemi estetici sono gravi e persistenti, il medico può valutare se è il caso di utilizzare in aggiunta all’integratore, la pillola anticoncezionale, indicata soprattutto per chi desidera anche una copertura contraccettiva.

DR.SSA GIUSI PORCARO

Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789)

L’OSTEOPATIA CONTRO IL MAL DI TESTA Il dolore provocato dal mal di testa può essere lancinante: aumentano nervosismo e ansia, ci sentiamo incapaci di concentrazione, spossati, infastiditi. A seconda delle caratteristiche questo disturbo, oggi sempre più frequente, può indicare problematiche differenti. Solitamente la cefalea presenta un dolore acuto e pulsante. Associata alle terminazioni nervose in corrispondenza del cranio, la cefalea può essere tensiva, quando colpisce la muscolatura del collo e delle spalle, o a grappolo. Una stimolazione eccessiva del nervo trigemino insieme a fastidi e contratture relativamente alla muscolatura del tratto cervicale possono scatenare un dolore intenso: grazie all’osteopatia è possibile ridurre i sintomi e trovare sollievo. Occorre però avere alcuni accorgimenti. ▪ ATTENZIONE ALLA POSTURA Valutare lo stile di vita è importante, perché le nostre abitudini possono raccontare lo stato effettivo di salute e far comprendere meglio i disturbi, soprattutto se si tratta di problematiche che tendono a ripetersi ciclicamente. Emicranie e cefalee possono amplificarsi in presenza di sinusite, stress prolungato, disturbi alla vista, colpo di frustra

e cattive posture. Mantenere una posizione armonica (soprattutto per chi trascorre molte ore al computer) con il tempo diventerà naturale e darà sollievo alla cervicale. ▪ RIDURRE IL DOLORE Secondo gli studi l’osteopatia è in grado di ridurre le tensioni intracraniche e muscolari a livello cervicale, con effetti positivi sulla gestione e il sollievo dal dolore. Si riscontrano miglioramenti nella circolazione venosa intracranica e nella libertà di movimento delle articolazioni. Grazie all’integrazione corpo-mente, l’osteopata svolge un lavoro teso a riequilibrare le funzioni dell’organismo in senso olistico. Nella pratica vengono presi in considerazione l’apparato neuro-muscoloscheletrico, viscerale e cranio-sacrale. Osso sacro, cranio e colonna vertebrale influiscono in maniera determinante sul nostro stato di benessere, ecco perché l’osteopatia si rivela preziosa in molti ambiti, dal mal di testa a tendiniti, traumi e mal di denti. ▪ EFFETTI BENEFICI Come si svolge una seduta? L’osteopatia prevede una serie di manipolazioni dolci: ossa, muscoli e articolazioni vengono

trattati al fine di ripristinare il corretto livello di mobilità e facilitare il superamento di blocchi e tensioni. Grazie a movimenti lenti e graduali, il terapeuta ristabilisce il corretto livello di mobilità, riportando l’individuo all’equilibrio fisiologico. La ricerca e l’identificazione delle cause soggettive alla base del mal di testa costituisce uno dei principali obiettivi dell’osteopata, che non si limita a dare sollievo ai sintomi, bensì intraprende un lavoro in profondità, utile per individuare le soluzioni opportune e migliorare lo stile di vita del soggetto grazie a una prospettiva globale. Tenere un diario del mal di testa è utile per osservare i contesti in cui ritorna. Imparare a rilassare i muscoli e abbassare lo stress diventa una necessità e un allenamento graduale. Marzia Martellotti Osteopata D.O.

Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio

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Terni presso lo studio medico Anteo, in via Radice 19 Roma studio Kirone, Lungotevere Portuense 170 Frascati in via Mentana 40

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AZIENDA OSPEDALIERA Ospedale di Terni in crescita, il 2017 chiude con l’equilibrio di bilancio e performance sempre migliori

Nel 2018 lavori strutturali e aggiornamento tecnologico, nuova sala ibrida e nuovi percorsi per le persone con disabilità; inoltre importanti programmi di ricerca e di sperimentazione porteranno l’ospedale a diventare un centro d’insegnamento nazionale ed europeo. “Gli indicatori di performance mostrano che l’Azienda ospedaliera di Terni non soltanto è in buona salute, ma è entrata stabilmente nella fase di crescita dal punto di vista economico e, soprattutto, degli esiti dei trattamenti sanitari erogati”. Lo ha detto il direttore generale Maurizio Dal Maso durante la conferenza stampa di fine anno che si è svolta lunedì 18 dicembre all’ospedale di Terni, illustrando insieme al direttore sanitario Sandro Fratini e al direttore amministrativo Riccardo Brugnetta, i dati di attività 2017, l’assetto economicofinanziario e lo stato di avanzamento dei lavori e dell’aggiornamento tecnologico che, unitamente al processo di innovazione organizzativa in atto e ai programmi sperimentali previsti per il 2018, puntano a fare dell’Azienda ospedaliera di Terni un centro di riferimento nazionale ed europeo, senza perdere mai di vista la centralità del paziente, i suoi bisogni e quelli di coloro che gli stanno accanto. Un ringraziamento speciale è stato rivolto

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a tutto il personale dell’Azienda perché questi importanti risultati non si sarebbero raggiunti senza il loro quotidiano impegno e questo significa, secondo il DG Dal Maso, che il fattore umano e il valore che ne deriva è nell’Azienda ospedaliera di Terni molto alto e sarà sempre di più valorizzato negli anni futuri. “Questa decisiva spinta in avanti in un anno -ha sottolineato il direttore generale Maurizio Dal Maso- è frutto del processo di innovazione e di revisione dei modelli organizzativi avviato nella direzione del modello di ospedale per intensità di cure in funzione della complessità assistenziale che, insieme all’aggiornamento tecnologico, ha permesso di migliorare l’offerta assistenziale e chirurgica. Nel 2018, inoltre, saranno attivati importanti programmi di ricerca e sperimentazione gestionale con multinazionali e grandi aziende di tecnologia sanitaria, tra cui 3M, IBM, Medtronic e General Electric, che porteranno l’Azienda Ospedaliera di Terni

a diventare un centro di insegnamento e di ricerca di riferimento nazionale ed europeo per alcune particolari attività che, in alcuni casi, saranno implementate per la prima volta in Italia. Saranno anche stabilmente attivati i nuovi progetti di risparmio energetico, la raccolta differenziata dei rifiuti e altre attività per la riduzione del consumo di energia, che porteranno il nostro ospedale ad essere sempre più ‘green’ nel rispetto dell’ambiente”. Assetto economico finanziario e indicatori di performance 2017. Con un fatturato per attività di ricovero e specialistica che supera per la prima volta i 130milioni di euro e ricavi stimati in circa 193milioni di euro, l’Azienda chiuderà il 2017 in equilibrio di bilancio e con indicatori tutti con segno positivo: rispetto al 2016 il numero dei ricoveri è aumentato del 1,1%, che in termini numerici corrisponde a più di 321 casi su base annua; il volume finanziario complessivo di attività ha registrato


SANTA MARIA DI TERNI un +1,5% cioè un aumento di 1,5 milioni di euro. Crescono anche la complessità della casistica (con un aumento di 0,02 punti percentuali rispetto al peso medio del DRG), l’appropriatezza della degenza (con un miglioramento dell’1,6%), il numero degli interventi chirurgici che, grazie alla riorganizzazione delle sale operatorie, arriva a circa 19.200 con un incremento del 5%, e l’attrazione extraregionale nelle specialità di cardiochirurgia, neurochirurgia, chirurgia bariatrica e in generale chirurgia robotica che supera il 20%. Al Pronto Soccorso gli accessi aumentano dello 0,7% salendo a 43.000 e contestualmente crescono del 10,3% anche i pazienti trattati in OBI (Osservazione Breve Intensiva). Il piano degli investimenti. “L’investimento in tecnologia –precisa il direttore amministrativo Riccardo Brugnetta- quest’anno supera i 5milioni di euro comprendendo anche le attrezzature già installate e finanziate con l’ex Art.20 (come la Risonanza Magnetica e il sistema telecomandato in Pronto Soccorso) e quelle in corso di realizzazione e installazione come la sala ibrida, che sarà completata e collaudata nel 2018, anno in cui sono stati già programmati ulteriori 2milioni di euro per attrezzature destinate a medicina nucleare, radiologia, anatomia patologica, oculistica, ecc. Tramite noleggio, sono stati inoltre acquisiti il nuovo sistema robotico Da Vinci Xi, per un valore di 4,5 milioni di euro in locazione quinquennale, e le attrezzature per Endoscopia, in locazione triennale per circa 800mila euro”. Intanto, il monte globale degli investimenti strutturali iniziato nel 2013 supera i 60 milioni di euro. In particolare nel 2017 i lavori hanno interessato Nefrologia e Dialisi, Diagnostica per immagini e Radiologia, il blocco spogliatoi nel corpo centrale, i lavori in urgenza della sala conferenze e altri adeguamenti edilizi e impiantistici. È invece programmato per il 2018 l’avvio degli interventi nell’ambito della diagnostica energetica, ristrutturazione di medicina nucleare, endoscopia digestiva, gastroenterologia, anatomia patologica, ampliamento del reparto di oncologia (con contributo della fondazione CARIT), trasferimento e riqualificazione della TIN, terapia intensiva neonatale, ed altri interventi.

Riorganizzazione dei percorsi sanitari. La situazione dell’ospedale in questa fase è abbastanza particolare e impegnativa, ha evidenziato il direttore sanitario Sandro Fratini: “Mentre continuano i lavori di ristrutturazione avviati da tempo e che saranno in gran parte completati nel prossimo anno, abbiamo anche iniziato importanti interventi riorganizzativi che comportano modifiche strutturali importanti. Mi riferisco in particolare all’attivazione di un nuovo sistema di gestione degli accessi tra Pronto Soccorso, Medicina d’urgenza e OBI, pensato per evitare un iperafflusso di pazienti nei reparti nei periodi fisiologicamente più critici, come quello in corrispondenza del picco influenzale invernale. Ultimati poi i primi lavori al Pronto Soccorso, inizieranno quelli per la realizzazione del Centro Traumi, un elemento necessario per un’azienda come la nostra. Un importante passo in avanti è stato fatto anche nel processo di informatizzazione, che è ormai quasi completato, e sono già iniziati i lavori per istallare due grandi tecnologie, la sala di neuroradiologia interventistica e la sala ibrida, un aggregato di tecnologie multidisciplinari che arricchiranno in modo decisivo la potenzialità operatoria dell’ospedale”. In più, oltre ai percorsi oggetto di riorganizzazione, il 2018 porterà anche servizi e percorsi nuovi, come il Centro di Ascolto Disabilità, che dovrà garantire l’accesso agevolato alle prestazioni per le persone disabili. Secondo la dottoressa Agnese Barsacchi, responsabile del S.I.T.R.O (Servizio infermieristico tecnico riabilitativo ostetrico), il servizio potrà essere attivo entro i primi mesi dell’anno.

Robot Da Vinci Xi Sistema robotico di ultimissima generazione, destinato ad aprire nuove frontiere nel campo della chirurgia mininvasiva robotica, che da ottobre si è aggiunto all’innovativa tecnologia laparoscopica 3D e 4K, agli schermi ad alta definizione 2D e al sistema audio-video integrato di ultima generazione che fanno dell’ospedale di Terni un polo di tecnologia avanzata in chirurgia. LE CARATTERISTICHE AVANZATE. Il nuovo sistema robotico permette di migliorare la visione del campo operatorio e di integrare immagini 3D con immagini radiologiche ed endoscopiche. Questo apre la possibilità di una rivoluzione in chirurgia. L’intervento non si basa più esclusivamente sul tipo di procedura da eseguire, ma è studiato su misura del paziente e sulla sua patologia. È un nuovo concetto che ha lo scopo di migliorare i risultati nel trattamento dei tumori e la radicalità degli interventi. Ulteriori innovazioni sono la possibilità di utilizzare strumenti sempre più miniaturizzati, microchirurgici, con un ridotto traumatismo dei tessuti, incisioni sempre più piccole e conseguente un rapido recupero post-operatorio del paziente. Tutto ciò aggiunge precisione nei movimenti di dissezione, accuratezza, capacità di tecniche di ricostruzione totalmente intracorporee, cioè senza tagli chirurgici ma solo attraverso 4 piccole incisioni da 8mm. IMPIEGHI MULTIDISCIPLINARI. “Il sofisticato robot Da Vinci Xi, che va a sostituire la precedente versione Si, sarà utilizzato in ambito multidisciplinare -spiega il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Terni Maurizio Dal Maso- sfruttando le professionalità già presenti all’interno della nostra azienda ospedaliera, per il trattamento chirurgico del cancro dello stomaco, ma anche delle patologie oncologiche in ambito urologico e in altri distretti, fino alla chirurgia bariatrica, nell’ambito del Centro regionale multidisciplinare per lo studio e la terapia dell’obesità, con possibilità di allargare il campo alla chirurgia toracica e uroginecologia”. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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ESERCIZI PELVICI: attenzione al fai-da-te! Negli ultimi anni si sta, finalmente, superando il tabù relativo al perineo, all’intimità femminile, al piacere sessuale e alle problematiche che ruotano attorno a questo affascinante mondo. Ne consegue che le donne cominciano ad essere informate, curiose e, spesso, consapevoli dell’esistenza di un apparato complesso, muscolare e non solo, che è fondamentale rispettare e di cui bisogna prendersi cura onde evitare conseguenze future. Ciò che però viene troppo poco spiegato è che non esistono degli “esercizi universali” per il pavimento pelvico e che i presìdi a disposizione in commercio non sono la risposta ad ogni tipo di problema. L’equilibrio è il primo grande obiettivo da raggiungere quando si parla di pavimento pelvico e di patologie ad esso connesse: incontinenza, prolasso, dolore pelvico, costipazione o altro ancora. È importante sapere che il pavimento pelvico può essere o molto debole, quindi ipotonico, o molto contratto, quindi ipertonico: non esistono sintomi che possano rivelarci a priori quale sia la natura del nostro squilibrio muscolare.

Per questo motivo, esercitarsi a casa con i famosi esercizi di Kegel (stringendo e rilasciando il muscolo pubococcigeo, quello che circonda ano, vagina e uretra) può rivelarsi più dannoso che costruttivo, qualora -ad esempio- si abbia un perineo troppo contratto senza saperlo. Allo stesso modo, usare i conetti vaginali in un pavimento molto debole, potrebbe essere prematuro e sfiancare ulteriormente i muscoli pelvici aumentando l’entità del danno. Nondimeno, ci sono condizioni in cui senza un adeguato feedback si rischia di incappare in quella che tecnicamente è chiamata “inversione del comando perineale”, ossia la tendenza a spingere, anziché contrarre, la muscolatura pelvica: questo può essere estremamente rischioso. La cosa forse più dannosa di tutte è interpretare lo Stop-test minzionale come un esercizio: interrompere il getto urinario e riavviarlo di routine crea enormi danni sia a livello funzionale che a livello meccanico. Questo tipo di attività deve essere limitato ad una sola volta nell’arco della propria vita, per individuare i muscoli pelvici e eventualmente testarne il lavoro,

senza ripetere l’attività nel tempo. La miglior soluzione, in caso si voglia lavorare autonomamente con il proprio perineo, è quella di sottoporsi a una visita pelvica, per capire almeno lo stato di partenza del proprio perineo e la sua condizione. È anche possibile apprendere semplici esercizi finalizzati alla prevenzione dei disturbi che richiederebbero, invece, un percorso riabilitativo.

Dr.ssa Jessica Li Gobbi

Ostetrica, specialista in Riabilitazione del Pavimento Pelvico

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IL MICROBIOTA INTESTINALE condiziona la nostra salute Il microbiota intestinale è l’insieme dei batteri non patogeni che compongono la flora del nostro apparato gastro intestinale. Quest’ultimo, infatti, oltre a garantire la digestione e l’assorbimento dei nutrienti e l’eliminazione delle sostanze di rifiuto, è anche sede di una parte del nostro sistema immunitario, definito GALT “Gut Associated Lymphoid Tissue”. Il microbiota condiziona il nostro destino subito dopo la nostra nascita: l’intestino del neonato, infatti, è popolato da microrganismi che passano dalla placenta della madre all’intestino del feto, e varia persino a seconda del tipo di parto (naturale o cesareo) e in base all’alimentazione della mamma in gravidanza. Dallo svezzamento all’età adulta fino alla senilità, il microbiota umano ospita 160 specie di batteri differenti, i cui phyla principali sono due: Firmicutes e Bacteroides. I primi sono stati riscontrati maggiormente nei consumatori assidui di carne, i secondi

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nei vegetariani o negli onnivori che consumano molte fibre derivanti da frutta e verdura. Da questo si evince che il cibo assunto condiziona fortemente il microbiota il quale, a sua volta, dirige il nostro destino metabolico, il nostro stato di salute e l’invecchiamento. Lo studio di alcuni soggetti centenari ha permesso di rilevare che in essi erano presenti batteri in grado di stimolare molecole antinfiammatorie, dimostrando che l’invecchiamento è legato ad un processo infiammatorio che altera la flora intestinale (disbiosi). È scientificamente provato che il processo di invecchiamento è accelerato da tutte quelle condizioni che comportano disbiosi quali alimentazione squilibrata, malattie cardiovascolari, dislipidemia, utilizzo sistematico di antibiotici e farmaci, bassa attività fisica, obesità, stress ecc.. Un altro aspetto di grande interesse è rappresentato dalle pseudo-intolleranze alimentari: spessissimo crediamo di essere “intolleranti” a causa di disturbi

gastrici o meteorismo associati all’assunzione di cibo. La verità è che, a parte per intolleranza a Glutine e a Lattosio, nella maggior parte dei casi si tratta soltanto di alterazione della flora batterica, risolvibile con un trattamento mirato di probiotici e non escludendo cibi dalla propria dieta, poiché questa soluzione potrebbe essere nel tempo più deleteria che valida. La nuova frontiera della ricerca scientifica si basa proprio sullo studio del genoma dei batteri che popolano il nostro intestino (microbioma), poiché una flora in equilibrio ci regala salute e longevità. Da dove cominciare per far sì che questo avvenga? Da una corretta alimentazione! …specialmente dopo gli stravizi delle feste appena passate! Dott.ssa Eleonora Teodori Biologa Nutrizionista

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l Progetto di Animazione della residenza protetta ha lo scopo di integrare le classiche terapie farmacologiche con terapie mirate al mantenimento o al miglioramento, quando possibile, delle capacità esistenti nell’anziano, sia nelle autonomie personali legate all’igiene, alla deambulazione e ai pasti, sia nelle abilità manuali, che nelle facoltà intellettive. A Villa Sabrina gli Ospiti hanno l’opportunità di svolgere attività di socializzazione ricreative e culturali: sono erogati, proporzionalmente al bisogno, interventi di ginnastica collettiva, riabilitazione, mobilizzazione personale, recupero dell’autonomia psicofisica con Fisioterapisti specializzati del

Poliambulatorio specialistico FKT Villa Sabrina e Logopedisti. La Struttura offre anche la possibilità di consulenze geriatriche, urologiche, neurologiche e fisiatriche. Il servizio di Animazione e di Terapia Occupazionale offre attività che, integrate all’interno del piano di trattamento individuale dell’Ospite, concorrono a far evolvere positivamente lo stato psicofisico dell’anziano stesso spronando le capacità reali e quelle residue nella realizzazione di oggetti e/o di pasti da consumare. Vengono infatti svolti sia il laboratorio di cucina, in cui si lavora con la reminiscenza delle antiche ricette per la preparazione e

cottura dei cibi, sia il Mercatino di Natale. Vengono inoltre organizzati eventi conviviali con parenti ed amici per condividere momenti particolari e feste di compleanno. Quando il recupero non è quello sperato e gli handicap persistono, la struttura cerca di adeguarsi alle esigenze personali, riducendo al minimo il disorientamento di chi si trova privato della propria autonomia. È proprio in tali condizioni che il personale deve dimostrare l’esperienza e l’inventiva nell’adattare strumenti ed attrezzature alle diverse esigenze personali e nel trovare accorgimenti che consentano all’anziano di compensare, almeno in parte, carenza ed inabilità.

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’articolazione del ginocchio è la più grande e complessa dell’arto inferiore. Alla sua stabilità contribuiscono numerosi muscoli e numerosi legamenti tra i quali i legamenti crociati, anteriore e posteriore, che ne costituiscono il

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fulcro centrale. Essa è, allo stesso tempo, l’articolazione più sollecitata del corpo umano e può frequentemente essere sede di lesioni a causa di eventi traumatici improvvisi o microtraumi ripetuti nel tempo, sia nella vita lavorativa che nelle attività sportive. La LESIONE del legamento crociato anteriore, ad esempio, è molto più frequente di quella del posteriore e si realizza per sollecitazioni in rotazione o iperestensione; questi meccanismi traumatici sono frequenti durante la pratica di alcuni sport quali il calcio, lo sci, la pallacanestro, la pallavolo. Una volta lesionato, il legamento crociato anteriore non può guarire spontaneamente e questo favorisce la lesione dei menischi, degli altri legamenti e della cartilagine e conseguentemente la progressiva usura dell’articolazione. I problemi del ginocchio sono spesso diagnosticati e curati con l’ARTROSCOPIA, una tecnica che permette al Chirurgo Ortopedico di vedere chiaramente all’interno del ginocchio attraverso incisioni di 4 mm e di eseguire interventi. L’artroscopia viene effettuata

in anestesia generale o spinale o locoregionale o locale. Il ginocchio viene dilatato con liquido sterile (soluzione fisiologica) in modo da permettere la valutazione dell’articolazione e di effettuare degli interventi. Successivamente il paziente effettua un programma riabilitativo che ha lo scopo di recuperare progressivamente l’escursione articolare, la forza muscolare e la coordinazione. La ripresa dell’attività sportiva è in genere possibile tra i quattro e i sei mesi.


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Fermenti culturali a Narni

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a città di Narni si distingue per avere oltre cento Associazioni di vario genere nel suo territorio. Inoltre sempre di più nuove forze intellettuali arricchiscono questo interessante aspetto legato al terzo settore. Nuova linfa ha portato poi a partire dal 2000 una favola conosciuta in tutto il mondo dal nome "The Chronicles of Narnia" narrata dallo scrittore inglese C.S. Lewis. Proprio durante queste feste di Natale Narni è divenuto protagonista grazie alla Trasmissione Tv "Vaticano" vista da milioni di telespettatori in tutto il mondo: una vera bomba mediatica. Parla di Narni e le sue connessioni con i libri delle "Cronache di Narnia". Si tratta di un programma televisivo di oltre mezzora che per queste feste di Natale viene trasmesso nelle televisioni via satellite e nei network telematici delle reti EWTN, un network mondiale che trasmette in tutto il mondo ed ha circa 300 milioni di telespettatori. La trasmissione in onda nelle tre lingue principali, inglese, spagnolo e tedesco, con decine di passaggi giornalieri nelle televisioni EWTN, è supportata da giornalisti della rete che stanno immettendo su Blog e rete internet informazioni relative a tale evento mediatico. Questa trasmissione televisiva è perfetta per il Natale, infatti nel mondo di Narnia "È sempre inverno e non è mai Natale", solo Cristo porta il Natale nel mondo di Narnia e in tutto il mondo. Per questo a Natale in tutto il mondo si parlerà di Narni e del Natale nel mondo di Narnia. Una troup televisiva di circa 10 persone è venuta a Narni qualche mese fa per parlare di Narnia e Narni per farne poi una trasmissione tv. Dopo il primo contatto con la redazione, ci sono state un paio di visite a Narni per decidere le varie fasi operative che hanno portato a circa una settimana di girato e poi ad un montaggio di 30 minuti di trasmissione. Sono

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quindi iniziati i lanci giornalistici per preparare l'evento con articoli del tipo "Viaggia nella città italiana di Narni e scopri come questa città ha ispirato lo scrittore C. S. Lewis". "Narnia esiste veramente e si trova al centro dell'Italia in Umbria", pubblicato per la prima volta il 7 dicembre 2017, questo articolo è stato ripreso da molti blog e siti internet della rete mondiale, con tutti i canali e le varie potenzialità internet. Un evento mediatico che lascerà un impatto senza precedenti per la nostra città, coinvolgendo TV satellitari, Blog Internet e video su You tube. Qualche piccola informazione di base si può trovare in internet digitando su google "ewtn Narni". Nuovo fermento culturale è poi legato ai molti nuovi cittadini che anche sulla spinta di questo mondo immaginario hanno deciso di comperare una casa nel territorio del Comune di Narni. Si è quindi creata una associazione spontanea di persone di madre lingua inglese che si incontra una volta al mese per un "Aperitivo in English”. Il gruppo si è allargato ad oltre una cinquantina di persone che si incontrano regolarmente per eventi culturali, passeggiate, incontri conviviali, proiezioni cinematografiche e molte altre iniziative che portano nuova linfa socio-culturale al territorio. Si promuovno anche attività per il tempo libero, come ad esempio corsi di cucina, corsi di mosaico e iniziative per la valorizzazione del territorio. In particolare per i corsi di Mosaico, l’Associazione In Tessere ha iniziato a realizzare dei corsi di mosaico personalizzati, atti a valorizzare le opere musive presenti nel territorio. Infatti è iniziato il Progetto Flaminia con l’intento di ricreare una replica esatta di un mosaico romano scoperto a Narni negli anni ‘90 sulla Via Flaminia, l’antica strada romana che portava Roma a Rimini e attraversava Narnia (come Narni era conosciuto in epoca romana). Purtroppo, il mosaico rinvenuto in località Case Salietto, è stato coperto con una costruzione moderna. Fortunatamente, sono state scattate foto e realizzato disegni schematici del mosaico quando è stato scoperto la prima volta, e da esse si è creata una mappa in dimensione originale (3,5m x3,2m). Il mosaico viene riprodotto in sezioni nell’officina a causa delle sue dimensioni e sarà quindi riassemblato. Una volta completato, sarà donato alla gente di Narni e collocato in modo da essere visibile a tutti. Analogo discorso si potrebbe fare per il mosaico ora in uno scantinato della villetta del direttore della Centrale di Nera Montoro ora ceduto alla comunità incontro. Altra interessante iniziativa è la ricerca e valorizzazione di antichi testi in lingua inglese da studiare e riproporre in lingua


italiana. Ad esempio partendo da un testo del 1911 dal titolo “A little pilgrimage in Italy” della scrittrice inglese Olave Muriel Potter con illustrazioni dell’artista di origine giapponese Yoshio Markino. Riportiamo un piccolo brano che descrive la città di Narni in quel periodo, visto con gli occhi di una viaggiatrice inglese: Fin dal primo istante Narni ci apparve magica, come un gioiello sulla vetta, lassù fra le stelle. Percorrendo la valle, le alte guglie dei cipressi neri ci mostravano il cammino, ed il cielo pareva illuminarsi come se Diana avesse già acceso la sua lampada sotto le colline. Vagamente scorgemmo una porta merlata ritta sulla strada, e in lontananza le rovine spettrali del ponte di Augusto, che solcano le acque del fiume Nera. Salivamo nella notte incombente tra folte siepi, accompagnati dal leggero gracchiare delle ranocchie. Le Pleiadi fluttuavano basse sull'orizzonte velato, come fosforescenza di un mare tropicale, e sopra di noi le luci di Narni brillavano d'oro sullo sfondo di stelle argentate. La strada fu lunga, bellissima seppur solitaria, quando la città scompariva dietro il colle, lasciando alla vista le torri della Rocca su in vetta, un'ombra Medievale fra le stelle imperiture. E fummo quindi grati di scorgere il bagliore della lanterna di un pastore, lasciata per caso alla finestra di una casa dalle mura bianche, come un faro sulla collina scura. Presto attraversammo l'imponente porta trecentesca di Narni per finire in una piazza, dove il nostro cocchiere ci indicò le migliaia di ciotole in coccio sparse per terra sotto gli alberi: "È per la festa di domani, Signori!". Noi non ne sapevamo nulla, e di festa grande si trattava, che non c'era posto per dormire in nessuna locanda. Ma dopo molte richieste, e grazie alla cortesia di una ragazza conosciuta in treno che decise di passare la notte al villaggio, trovammo infine due letti e un divano nella locanda dell'Angelo. Altre iniziative interessanti nascono da cittadini narnesi amanti della loro città ed appassionati di arte, i quali intendono valorizzare i beni presenti in molte chiese di Narni ora non sufficientemente valorizzate. Parliamo ad esempio delle chiese di Sant'Agostino, San Francesco, Santa Margherita, Santa Restituta, che avrebbero bisogno di cura e restauri, oltre poi ad una ordinaria manutenzione ed opera di apertura e guardiania. Se è quindi creato un piccolo nucleo di volontari dell'arte che hanno iniziato ad adottare una chiesa, quella di San Francesco, mantenendola aperta per le festività

natalizie e creando in essa presepi e mostre con la speranza poi di poter restaurare delle opere ora in stato di abbandono, presentando progetti di recupero e restauro ed iniziando a lavorare per una raccolta fondi atta a realizzare tali iniziative. Molti quindi i germi che speriamo possano ulteriormente creare il giusto ambiente per fare crescere dal basso iniziative ben radicate nel territorio ed in grado di autosostenersi per tutto l'anno, in virtù di forze locali che possano far fare il salto di qualità alla città di Narni, per passare da una città di eventi ad una città viva e vissuta tutto l'anno da cittadini e turisti.

Programma Associazione Culturale La Pagina

VITTORIO GRECHI Venerdì 19 gennaio dalle ore 16.00 alle ore 17.30 Venerdì 02 febbraio dalle ore 16.00 alle ore 17.30 SIAMO FIGLI DELLE STELLE? RENZO SEGOLONI Venerdì 12 gennaio dalle ore 17.30 alle ore 18.30 DIVINA COMMEDIA: INFERNO Canti V - VII

Mercoledì 17 gennaio dalle ore 17.00

INIZIO DEL CARNEVALE Letture, Poesie e Castagnole LORETTA SANTINI Giovedì 18 gennaio dalle ore 16.30 alle ore 17.30 IMMAGINI DI TERNI ATTRAVERSO I VIAGGIATORI DEL GRAN TOUR

DIVINA COMMEDIA: INFERNO Canti X - XIII

Giovedì 08 febbraio dalle ore 16.30 alle ore 17.30 PIAZZE, CHIESE E PALAZZI DEL CENTRO STORICO DI TERNI

MIRIAM VITIELLO Tutti i Lunedì dalle ore 18.30 alle 20.00

NADIA ZANGARELLI Tutti i Lunedì dalle ore 15.30 alle 18.00

Giovedì 25 gennaio dalle ore 17.30 alle ore 18.30

Corso di lingua INGLESE

CRESCIMBENI - MARINENSI - PORRAZZINI Venerdì 26 gennaio dalle ore 16.30 INCONTRO

La politica ha dimenicato il domani?

FLAVIO FRONTINI Mercoledì 31 gennaio dalle ore 16.30 alle ore 17.30 I PROVERBI DI FLAVIO

Martedì 13 febbraio dalle ore 16.00 alle ore 18.30

FESTA DI CARNEVALE musica e poesia Trilussa, Totò, Pascarella letti da Rosetta Masiello al violino Silvia Mandolini e Elena Maury

Corso di PITTURA

Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774

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La politica della… mala educaciòn Pierluigi Seri

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inito il 2017, ci avviamo anche alla fine della legislatura. Siamo già in piena campagna elettorale, le cui avvisaglie non promettono nulla di buono. Mi chiedo con la mia modesta esperienza di normale cittadino nato insieme all’attuale repubblica e testimone del suo iter pieno di alti e bassi: esiste un bene più prezioso della stabilità di un governo, di una campagna elettorale vinta o persa democraticamente? Sì, certo che esiste ed è la qualità del dibattito pubblico su cui si fonda la democrazia. Una delle sue regole fondamentali si basa sulla possibilità di riconoscere l’altro: un avversario da battere alle urne, non un nemico da eliminare. In questi mesi si sta assistendo ad un miserevole spettacolo: insulti, minacce, violenze verbali e fisiche, intolleranze verso le idee dell’avversario trasformato in un nemico da annientare. In questo modo l’Italia sta andando al voto e non c’è da stare allegri! Non si tratta solo di “mala educaciòn” perché c’è qualcosa di più profondo, di più inquietante. Un’intolleranza alle idee altrui. Un’avversione viscerale nei confronti di chi non fa parte della élite dei veri credenti, dei perfetti. Una volontà nemmeno troppo sotterranea di eliminare il diverso. Lo dimostrano chiaramente i tentativi di assalto alle redazioni di Espresso e Repubblica ad opera di manifestanti del gruppo neofascista Forza Nuova. Quello che preoccupa non sono solo gli striscioni, i fumogeni, gli incappucciati, ma

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anche la violenza verbale dei comunicati circolati in tempo reale sul web come “infami, pennivendoli, diffusori del verbo immigrazionista” o la minaccia “Roma e l’Italia si difendono… a calci e pugni”. Comunemente si tende a minimizzare il fatto riducendolo ad un gruppo di ragazzotti impreparati che del Fascismo nulla sanno non avendolo, per questione di età, vissuto. Ma è un errore minimizzare o circoscrivere. Insulti, minacce, aggressioni, attacchi squadristi escono dal virtuale perché è da lì che germogliano e poi si fanno reali. Si muovono in un contesto accogliente per le loro scorribande; da tempo sul web si moltiplicano gli inviti a polverizzare, cancellare, bruciare vivi gli esponenti di un altro partito. Si invoca la fine di Aldo Moro, assassinato dalle BR, ora per Salvini ora per la Boldrini sul Web oppure su una testata prestigiosa come Il Tempo di Roma. Le testate reali di Roberto Spada esponente di un clan camorristico di Ostia a Davide Piervincenzi cronista di Nemo o Beppe Grillo fondatore del M5S il più votato, stando ai sondaggi, che dichiara ai giornalisti: ”Vi mangerei soltanto per il gusto di vomitarvi”. Quanto riportato è solo una minima parte, ma gli auspici di morte, le irrisioni, le ingiurie sessuali vengono anche dalla politica e dal giornalismo. Infatti la delegittimazione reciproca rimbalza dalle piazze virtuali alle aule parlamentari, dal basso verso l’alto con la legislatura che si conclude nel peggiore dei modi con la commissione d'inchiesta sulle banche, i partiti in campo interessati a distruggere un pezzo di istituzione pur di portarsi a casa una manciata di voti, l’inchiesta sui carabinieri infedeli che truccano le carte sull’inchiesta Consip per incastrare Renzi… A complicare il quadro ci si mettono anche fake news

che circolano indisturbate sul web spacciando falsità, menzogne o peggio verità falsate tipo la sorella di Maria Elena Boschi, la sventurata investita dal treno di Renzi o l’auto con cui Grillo avrebbe in un incidente sterminato un famiglia… Tutto questo aumenta la confusione e il disorientamento generale. Si fa molta leva sul virtuale che ha contagiato tutti, giovani e vecchi. Oggi la maggior parte delle persone di diversa età e ceto sociale vive in simbiosi col cellulare, da cui è incapace di staccarsi. Non vi è capitato di vedere persone comodamente sedute insieme allo stesso tavolo di un bar del centro che stanno fisse sul proprio cellulare, senza parlare, senza discutere come alchimisti medievali curvi sui loro alambicchi? Il web è importante e lo dimostra il successo del M5S ottenuto grazie ai click. L’Italia ha vissuto albe elettorali peggiori di questa come nel 1948, dopo una guerra disastrosa, città bombardate, con la guerra fredda che incombeva, ma la classe dirigente dell’epoca cercava di mantenere lo scontro molto duro nei binari della civiltà, senza delegittimare il partito politico avverso. Aveva compreso che ad uno stato democratico, nato dopo la sconfitta del Fascismo, dovevano far parte tutti: cattolici e laici, liberali e comunisti. Oggi viviamo in un periodo di debolezza della struttura statale e di dissolvimento dei partiti. Quelli che resistono non hanno alle spalle ideologie, identità, un’idea di politica, bensì preferiscono carezzare l’elettorato per il verso del pelo. L’inciviltà consiste nel rifiuto dell’altro in nome di simboli posticci, di aggregazioni virtuali. È l’Italia del rancore di cui parla il rapporto Censis e il rancore sembra essere la nuova ideologia in cui il dibattito collettivo scade a livello di stadio, curva degli ultras.


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ARCI TERNI

egli ultimi giorni si è molto parlato di Ius Soli (anzi Ius Culturae), un disegno di legge approvato alla Camera dei Deputati nell'ottobre 2015 e non entrato poi in vigore a causa della mancata approvazione da parte del Senato della Repubblica. Una norma che riguarda soprattutto bambini e ragazzi con meno di diciotto anni, nati e cresciuti nel nostro paese. Il testo prevede che i bambini nati in Italia da genitori stranieri otterranno la cittadinanza solo se almeno uno dei genitori è titolare di permesso UE per soggiornanti di lungo periodo. I figli di genitori stranieri nati in Italia, ma i cui genitori non siano in possesso del permesso per lungo soggiornanti, oppure i minori arrivati in Italia entro il dodicesimo anno di età, potranno diventare cittadini italiani dopo aver frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici formativi. Per i minorenni giunti in Italia entro i 18 anni, l’ottenimento della cittadinanza è subordinato a sei anni di residenza regolare e alla conclusione di un percorso di istruzione con il conseguimento del titolo conclusivo. In questo caso il testo parla di cittadinanza ottenuta per “concessione”: si mantiene dunque salda

una certa discrezionalità da parte dello Stato. L’acquisto della cittadinanza dovrà accompagnarsi ad una dichiarazione di volontà, presentata in Comune da un genitore entro il compimento della maggiore età del figlio. Altrimenti, il diretto interessato potrà presentarla tra i 18 e i 20 anni. Una norma transitoria permetterà di ottenere la cittadinanza italiana anche alle persone che abbiano superato il limite d’età (20 anni) per inoltrare la domanda, maturando però nel frattempo i requisiti previsti dalla nuova legge – nascita in Italia o ingresso entro il dodicesimo anno di età, frequenza di un ciclo di istruzione di almeno cinque anni, residenza legale e ininterrotta sul territorio nazionale negli ultimi cinque anni. In questo caso la domanda dovrà essere subordinata ad una verifica, effettuata dal Ministero dell’Interno, relativa all’eventuale presenza di precedenti dinieghi della cittadinanza, di provvedimenti di espulsione o di allontanamento, per motivi di sicurezza nazionale. Il ministero avrà sei mesi di tempo per inoltrare il nulla osta o bloccare la richiesta di cittadinanza. Queste, in sintesi, le norme previste. Il Senato della prossima legislatura riuscirà a farle diventare legge?

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LO STRESS URBANO E IL PRIVILEGIO DEI PICCOLI BORGHI

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Terni, come in tante altre parti dell'Umbria, ci sono due modi di vivere: in città e in collina, nel centro urbano e nei centri storici (Stroncone, Collescipoli, Collestatte, Papigno, Casteldilago, Torreorsina, tanto per citarne alcuni). Due modi, soltanto lontani parenti eppure eredi della stessa cultura sociale: la civiltà contadina. Non mi sento affatto un vecchio nostalgico del passato remoto, però alcuni retaggi mi catturano il pensiero. E gli affetti. Per intima sensibilità, preferisco il silenzio al rumore, la tranquillità alla confusione, i suoni tenui alle cacofonie. Se non il silenzio del pastore all’alpeggio, almeno quello secondo il buon costume. Prediligo anche l’ascolto alla parola. Per spiegarmi, dico mi disturbano assai le trasmissioni TV dove si parla (e spesso straparla, con i tuttologi a far da maestri) e sovente si sovrappongono chiacchiere alle immagini. Come durante le partite di calcio, con i logorroici cronisti e “spiegatori” al seguito. Per decenni, ho condotto -a mezzo stampa e nel Consiglio comunale- una (inutile) battaglia contro i rumori molesti e il traffico urbano inutile. Ora vengo a sapere quanto segue: sul tema è stata realizzata, a Terni, una 'mappatura' dalla quale è emerso che l’inquinamento acustico ha largamente superato la soglia della tollerabilità. E la causa principale va attribuita alla circolazione veicolare. Rumore e traffico, fratelli gemelli, parimenti nocivi. Ciò vuol dire inquinamento alle stelle e salute alle stalle. Perché, l'impatto sulla sanità collettiva ed individuale di ogni adulterazione dell'atmosfera, gassosa o chiassosa, è ormai ritenuto clinicamente stressante. Le patologie diagnosticate dal servizio sanitario, attribuibili alla precaria condizione ambientale, fanno da incontrovertibile testimonianza. Parola del Presidente dei medici ternani. Questo stato dell'arte (cagnarona), a Terni, purtroppo dura da tempo antico; il solo silenzio, perennemente ascoltato sull'argomento, è quello della classe politico-amministrativa locale che, come si suol dire, non ha mai mosso una paglia, almeno per ridurre la portata della pesante negatività. Ora, tutto il quadro degli interventi, urgenti e concreti, viene rimandato, rimanendo in ascolto della cantilenante promessa del “Piano ambientale strategico”. Intanto si consigliano mascherine bocca-naso e tappi alle orecchie. Immersi come siamo in questa società del fracasso, quasi sempre nessuna scelta è consentita. Nell'ambiente di vita quotidiana, in città, non vi sono punti franchi. Ci sono invece i motori ruggenti, il diavolio delle grandi aziende, ci sono i cori latranti e i cani solisti, le officine sottocasa, i decibel sparati a palla dai concerti all’aperto e persino la “musica obbligatoria” nei supermercati (pure nell’ambulatorio del mio medico di base). Allora le 'oasi di pace', che sanno pure di storia, le devi cercare altrove. A Terni, sui colli. Per esempio, a Miranda oppure a Cesi. In altra età vi salivo a piedi, godendo dal vivo il paesaggio, il senso estetico della natura gagliarda, i colori dell'autunno che tramonta oppure, per dirla con il poeta, quando “le verdissime fronde invola il verno”.

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Venerdì 26 gennaio dalle ore 16.30 Associazione Culturale La Pagina via De Filis, 7

Adriano Marinensi

Cesi, la gloriosa capitale delle Terre Arnolfe, è lassù, sui 440 metri, con il soprammonte che arriva oltre quota 1000. Un ecosistema florido, fatto di selve e di prati, di macchia mediterranea e, quasi, quasi, di raccoglimento. Insomma, il creato a modo suo e non dei palazzinari. Lo stesso sapore di placidità che si ritrova nel borgo, tra le stradine e le ripide scalinate. Stante il sontuoso passato, senti quasi la nobiltà del blasone. Le case affastellate, le piccole piazze, gli archi, le solide architetture, le Chiese. La storia antica nel paese e, in cima al colle, quella recente, narrata da un cippo marmoreo che testimonia il sacrificio del concittadino Germinal Cimarelli, caduto per la libertà. Due momenti che si fondono in una simbiosi ideale, allegorie degli aspetti migliori di noi. Sul lato opposto della conca ternana, sta Miranda, ad uguale altezza collinare, una volta castello di difesa. Guarda la valle dall'alto e vede tutta la città, quando il grigiore dello smog la lascia vedere. D'inverno ci trovi soltanto i residenti, anzi i 'resistenti', una razza umana rara e pregiata. Sono quelli che, un po' avanti con gli anni, ti dicono 'qui sono nato e qui morirò'. Si anima d'estate Miranda, quando si popolano le seconde case, per sfuggire all'afa crudele della pianura. Attorno, attorno è montagna, inorgoglita dai grintosi castagni, un tempo produttori di reddito quasi esclusivo. L'agricoltura lassù rende poco, perché poca è la terra coltivabile. Però, tra le balze scoscese, non è raro incontrare il passo lento del contadino, abituato a rubare campo al bosco e rimasto paziente custode di incerti raccolti. Nell’esiguo abitato, i passaggi angusti costringono ad un andare contorto, talvolta poco agevole, sino al belvedere posto in fondo alla fila di piccole dimore che sanno di spontaneo e di pietra. E la convivenza ha il valore della vera comunità; invece, nell'abitato urbano, il cemento armato ha costruito alloggi per ospitare esistenze sconosciute tra loro, socialmente disarmoniche, che intristiscono le solitudini. Ti sporgi dal loggione di Miranda e scorgi le 'scatole di latta' che circolano in basso, muovendosi convulsamente come le formiche alle quali qualcuno ha calpestato il nido. Sui muri, magari sotto una travatura di legno stagionato, messa su alla meglio tanti anni fa, qualche edicola sacra esprime il messaggio -altrove perduto- della sincera fede villereccia. Che sembra fuori tempo rispetto alla rincorsa dell'uomo moderno verso l'avere, il presente, l'al di qua. Certo, il destino dei piccoli paesi appare vieppiù incerto. Se n'è discusso in animati convegni, infine al Consiglio regionale, con il camaleontismo della politica. In Umbria, conservare attrattiva alla vita del borgo è condizione pregiudiziale per l'ordinato sviluppo del territorio. È problema strategico per tutelare un patrimonio che non possiamo permetterci di disperdere. Occorre qualcosa in più dell'ambiente naturale, dell'aria fina, dei sapori genuini e dei saperi della memoria. Questo qualcosa in più, a sostegno della vivibilità dei nostri preziosi centri collinari, va realizzato in fretta, in quanto il tempo della teoria è scaduto e la pratica sembra ancora di là da venire.


INCONTRO

La politica ha dimenicato il domani?

CRESCIMBENI MARINENSI PORRAZZINI RASPETTI

Giacomo Porrazzini

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elle città in cui abitiamo troviamo, quasi ovunque, le vestigia di antiche cinte murarie. Quelle mura, più o meno alte e forti, segnavano uno spazio -quello urbanoin cui gli abitanti si riconoscevano in comunità, seguivano e rispettavano regole comuni di convivenza, ricevendo, in cambio, una sicurezza collettiva nei confronti dei pericoli annidati nella dimensione esterna ed “altra”, rispetto alla città. Nel tempo, quel binomio inscindibile, fra comunità e sicurezza, si è esteso fino ad occupare la dimensione della nazione, sia nella concretezza dei presìdi di sicurezza offerti dallo Stato, sia nell’immaginario collettivo, sia nella psicologia dei singoli. La stessa legittimazione profonda dello Stato, agli occhi dei suoi cittadini, soprattutto nelle moderne democrazie liberali e socialdemocratiche, scaturiva dalla certezza di sentirsi protetti nel soddisfacimento di bisogni primari e dagli stessi imprevisti della vita, da una organizzazione collettiva che abbiamo imparato a chiamare “Stato sociale”, o, all’inglese, Welfare. Legalità, istruzione, sanità, infrastrutture, previdenza e assistenza sociale, diritti del lavoro, casa ed altro ancora hanno costituito, nel tempo, un pacchetto di prestazioni pubbliche che facevano sentire le persone e le famiglie, soprattutto le più deboli ed esposte, sufficientemente protette e davano un significato concreto alle parole “società” e “solidarietà”. Un grande patto, scritto od implicito, non solo fra le grandi potenze che presiedono ed indirizzano la vita sociale, come le Istituzioni pubbliche, l’economia, il capitale e le organizzazioni politiche e sindacali, ma anche fra gli stessi cittadini e ceti sociali, offriva garanzia di efficacia e stabilità nel tempo alle prestazioni dello Stato sociale ed alla percezione stessa della sicurezza. Nessuno, oggi, può negare che questo quadro di certezze sia fortemente

Dalla sicurezza sociale alla incolumità individuale: ragioni e rischi di una deriva. incrinato e tenda continuamente ad indebolirsi, con effetti che meritano, per la loro rilevanza dirompente, una attenta azione di previsione e, se possibile, di prevenzione. In questa fase, infatti, dominata dalla globalizzazione della grande finanza, degli scambi di mercato, della informazione e del nuovo balzo delle tecnologie, ma non dei diritti, civili o sociali, le “mura” erette a tutela della sicurezza sociale, nella dimensione nazionale, mostrano crepe e varchi sempre più vasti e profondi, sotto i colpi della flessibilità/precarietà, della austerità, della concentrazione della ricchezza, della delocalizzazione, della difficile tenuta del patto fiscale fra cittadini e Stato e fra cittadini e cittadini, basato sulla fedeltà e progressività. Da quei varchi, agli occhi di tanti, passano, senza le difese di prima, non soltanto le minacce dei frangenti negativi della vita, come malattie, perdita del lavoro o della casa, precarietà ed arretramento nelle condizioni di vita e nel proprio status sociale, ma, anche nuovi “nemici” esterni ed estranei rispetto alla nostra comunità che si sta sfaldando, proprio nella sua trama più intima: quella della solidarietà e della comunità di destini. Nemici, facili da additare, come gli immigrati, anche per la loro numerosità,

e far diventare valvola di sfogo e capro espiatorio per le nostre nuove incertezze e fragilità sociali e psicologiche. Il baricentro delle nostre paure di vita si sposta, così, dalla sicurezza sociale alla dimensione della identità e della “incolumità individuale e familiare”; le nuove difese da innalzare si richiamano alle ragioni antiche della costruzione delle antiche mura, a protezione da nemici ed avversità esterne di comunità chiuse ed omogenee. La stessa legittimazione dello Stato viene cercata e verificata, affannosamente, nella sua reale o presunta capacità di assicurarci incolumità più che sicurezza. Ad esso si chiede più “legge ed ordine” e “tolleranza zero”, verso presunti nemici esterni piuttosto che più servizi, diritti e prestazioni capaci di proteggerci dalle avversità ed accidenti della vita, fra i quali, oggi, la possibile caduta in povertà. Contrastare, oggi, tale deriva, anche nel senso comune, oltre che in alcune piattaforme politiche, dà sicurezza ad incolumità, diventa una priorità al fine di evitare anche torsioni autoritarie nella nostra struttura istituzionale democratica. Una delle radici più profonde della diversità tra destra e sinistra va riscoperta e fatta vivere proprio su questo snodo difficile della modernità.

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CIVILTÀ URBANA A Terni di problemi ne abbiamo tanti, ma girando per Terni, a piedi o in auto (ZTL consentendo), si scoprono malvezzi nella circolazione dei veicoli che meritano di essere segnalati e biasimati, spesso sanzionati. • Perché mai i ciclisti attraversano come razzi sulle strisce pedonali riservate invece ai pedoni? La loro velocità di attraversamento supera di molto quella dei pedoni e rende la loro manovra pericolosissima con danni e torto tutti del ciclista stesso. • Perché mai quando un veicolo deve girare a destra non mette la freccia? La manovra implica necessariamente un rallentamento del veicolo che precede senza alcun preavviso per quello che segue, con rischio di collisione, sul retro o sul fianco del veicolo che improvvisamente gira. • In città abbiamo decine (centinaia?) di attraversamenti pedonali pericolosissimi perché molto lunghi e percorsi da un traffico intenso e veloce. Si vedono molto spesso persone per lo più anziane o malferme, che compiono questa “traversata” con evidente paura, raccomandandosi con le mani agli automobilisti i quali, non tutti, danno la dovuta precedenza. Perché mai, come in molte altre città italiane e straniere, non si adottano i semafori a chiamata? È in gioco la vita delle persone più deboli. • Ed infine siamo certi che tutti sappiano che chi si immette su una rotonda deve sempre dare la precedenza anche se il veicolo viene dalla propria sinistra? • Da qualche tempo sembra che molti ciclisti, il cui veicolo è dotato di fari alimentati dalla dinamo, abbiano scoperto che,

“staccando” questa, la pedalata è più leggera. Conclusione la sera molte bici in città, anche in zone poco illuminate, transitano senza luci. Il rimedio esiste: esistono fari per bici alimentati a batteria! • E gli automobilisti sanno che la bici è un veicolo come un altro e gli è dovuta la precedenza come ad ogni altro automezzo? E che le bici possono essere sorpassate solo a distanza di un metro e mezzo dalle stesse? Sembrerebbe che qualcuno lo abbia dimenticato. • Ed ancora: la precedenza ai pedoni che attraversano sulle strisce non si deve dare all’ultimo momento ma rallentando gradualmente a distanza; così il pedone sa con certezza di essere stato avvistato. • Ed ora per spezzare una lancia in favore dei ciclisti e degli invalidi sulla cosiddetta “carrozzella” dobbiamo rilevare due circostanze di gravissimo ostacolo alla loro circolazione: - la assenza delle piste ciclabili - il costante malvezzo di parcheggiare le autovetture non solo in seconda e in terza fila, ma anche a chiusura delle discenderie dai marciapiedi. La situazione di “imballo” del traffico delle biciclette e veicoli assimilabili è il prodotto della pressoché totale assenza delle piste ciclabili, tanto già inspiegabile in una città come Terni notoriamente pianeggiante. Potremmo seguitare, potremmo anche modificare qualche giudizio espresso, ma intanto abbiamo avviato un discorso la cui morale è: anche i cittadini non solo la pubblica amministrazione, di cui parleremo la prossima volta, possono contribuire a rendere la Città più civile e sicura.

Per rendere più civile la nostra città scrivi a civilta.urbana@gmail.com 36

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Avv. Paolo Crescimbeni


Viviamo in un mondo che cambia Quando il Tevere arrivava fino a Terni Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone

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ppena 1 milione e 900.000 anni fa il Fiume Tevere, il più importante corso d’acqua che abbia mai solcato il territorio dell’Umbria, si spingeva fino a lambire la conca ternana. Sono testimonianza incontrovertibile di questa antica realtà i numerosi depositi sedimentari che il fiume ha lasciato in molte aree limitrofe alla depressione di Terni e che si sono conservati fino ai giorni nostri. Questi sedimenti oggi costituiscono in buona parte i dolci rilievi collinari su cui sorgono i centri abitati di Montecastrilli, Acquasparta, Massa Martana, Casigliano, Avigliano Umbro, tanto per citarne alcuni fra i principali. Sabbie, limi ed argille sono i costituenti principali di queste colline e, da un punto di vista paleoambientale ossia della conformazione del paesaggio dell’epoca, la loro presenza nonché alcune testimonianze fossilizzate al loro interno consentono di immaginare, con una certa chiarezza, quale fosse il modello fluviale in vigore. Gli strati di sabbie, che presentano una notevole variabilità nella dimensione dei granuli costituenti, più o meno grossolani, testimoniano la deposizione avvenuta all’interno dei canali di scorrimento idrico, mentre i depositi di sedimenti via via più fini, che vanno dai limi alle argille, sono caratteristici della cosiddetta piana di inondazione. Nei periodi durante l’anno in cui i canali tracimavano, a causa del maggior apporto idrico legato sostanzialmente a fenomeni di inondazione, vaste aree circostanti venivano allagate dalle acque cariche di fango. Nelle zone dove le acque tendevano a ristagnare più a lungo, spesso creando piccoli laghetti effimeri, avveniva la decantazione graduale delle particelle sedimentarie più fini. Questo meccanismo ha determinato la sovrapposizione alternata nel tempo dei diversi corpi sedimentari che oggi è possibile osservare in molti tagli verticali naturali e che consente di risalire ad un modello fluviale ben definito, detto

a canali intrecciati. Qui una serie di canali di scorrimento dall’aspetto nastriforme serpeggiano e si intrecciano frequentemente all’interno di un vasto alveo fluviale. Durante i periodi di magra le molte aree non interessate dalla presenza di acqua, spesso ricche di vegetazione anche rigogliosa, erano frequentate dagli animali al pascolo, mentre nei periodi più piovosi i canali letteralmente scomparivano sotto la forza delle acque di tracimazione che tendevano ad espandersi per tutto il letto del fiume. Un gran numero di elementi conservati allo stato fossile, testimoni della frenetica attività biologica presente in questo ecosistema, ha concorso non solo alla ricostruzione di un’antica immagine territoriale con un certo grado di dettaglio, ma anche a collocarla nel tempo preistorico. Fra le testimonianze più interessanti che sono state recuperate, in numerose campagne di ricerca condotte dallo scrivente, vale la pena ricordare gli scheletri fossilizzati di alcuni mammiferi erbivori. Essi furono rinvenuti interi e nella medesima posizione che avevano al momento della morte, caratteristica questa che suggerisce una morte repentina ed un rapido seppellimento da parte del fango. L’unica condizione che determina un tale risultato è una violenta inondazione e la conseguente morte per annegamento. Poco più a Sud, all’altezza di Narni Scalo, affiorano dei sedimenti argillosi, coevi ai precedenti, che conservano al loro interno abbondanti conchiglie di molluschi fossili tipici di un ambiente salmastro. Essi sono la testimonianza che le acque dolci fluviali, giunte all’altezza di quella che oggi è la galleria S. Pellegrino lungo il raccordo autostradale Terni-Orte, si

mescolavano con le acque dell’antico Mar Tirreno. Di fatto, in quel periodo le antiche spiagge si trovavano appena aldilà della catena montuosa e le acque del mare frequentemente facevano ingresso nella vallata interna, attraverso un varco aperto nelle rocce calcaree della dorsale montuosa. Certamente un’immagine ambientale completamente diversa da quella a cui siamo abituati oggi che però ci fornisce alcuni elementi di riflessione alquanto importanti. Da un lato la chiara idea di quanto un territorio possa cambiare nel corso del tempo, ma anche in che misura la dinamica ambientale sia così potente da influenzare gli organismi viventi che si trovano ad occupare i diversi ecosistemi nel corso del tempo, compresi noi umani. Quella moltitudine di animali che viveva qui 1 milione e 900.000 anni fa, in condizioni climatiche di stampo tropicale, è completamente estinta. Evidentemente il cambiamento climatico-ambientale ha determinato importanti modifiche anche nella compagine biologica. Attualmente la situazione territoriale mostra tutt’altro aspetto: il Fiume Tevere non si spinge più tanto a Sud. Oggi, all’altezza di Todi, il corso d’acqua attraversa un altro varco apertosi nella dorsale montuosa. Evidentemente, ad un certo punto della storia del territorio, il suo alveo è stato deviato dall’azione delle forze geologiche che hanno plasmato le dorsali montuose e le valli fluviali adiacenti. Da questo passaggio più recente il Tevere percorre un lungo tratto nel territorio laziale, attraversando la campagna romana e sfociando ancora una volta nel Mar Tirreno. Ma questa volta molto, molto più lontano dalle nostre zone.

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OCCHIO ALLA TRUFFA

Il 20 dicembre l’Associazione Culturale La Pagina ha organizzato con la Polizia di stato, Questura di Terni, una conferenza dal titolo “OCCHIO ALLA TRUFFA”. Quando proponemmo l’incontro, i dirigenti responsabili l’accolsero favorevolmente mettendo a punto la manifestazione in modo encomiabile. Ogni funzionario ha illustrato fatti realmente accaduti attraverso foto, stralci di conversazioni tra cittadini e l’operatore del 113 e brevi filmati di truffe di vario genere. L’intero momento è stato ricco di particolari riguardanti anche avvenimenti di alcuni giorni prima della conferenza, quindi attualissimi ed interessanti perché verificatesi lungo le vie della nostra città. Ci auguriamo che questi attenti esami, relativi a fatti delittuosi, siano sempre di più e portarti a conoscenza della popolazione. Rinnoviamo pertanto l’invito ai dirigenti responsabili affinché organizzino altre conferenze come quella già svoltasi. Da parte nostra assicuriamo la più completa ospitalità mettendo a disposizione la nostra sede di via De Filis 7/a. Ci rivolgiamo anche

a tutti i cittadini affinché approfittino di questi interessantissimi convegni. Siamo infine grati agli operatori dell’ordine pubblico per il loro operato a tutela della popolazione; oggi il cittadino è sempre più indifeso dagli attacchi della malavita pertanto sono importanti sia la vigilanza sia una collaborazione attenta e precisa con questi seri professionisti. A nome dei nostri soci e di tutti i cittadini va un sentitissimo ringraziamento agli intervenuti: Dott.ssa Francesca Napoletti esperta polizia scientifica Terni Dott.ssa Lucia D’Amico esperta analisi e sicurezza informatica Dott. Enrico Aragona dirigente UPGSP (Ufficio di prevenzione generale e soccorso pubblico) Dott.ssa Maria Chiara Scardocci giornalista Teleterni, moderatrice.

La Memoria dell’Acqua

Progetto di valorizzazione e diffusione della cultura popolare Un progetto che parte da lontano, dalla ricerca, dalle tradizioni della nostra Regione. Il tutto legato da un tema come filo conduttore, quello dell’acqua. Presentiamo oggi il frutto di questo primo studio a cui ci siamo dedicati e di cui siamo parte integrante in una collaborazione con i Gruppi Folcloristici e di tradizioni popolari dell’Umbria. Un progetto che riunisce, studia e cercherà di far conoscere il patrimonio di tradizioni canti e balli che i Gruppi e le Associazioni Folcloristici nella nostra Regione continuano ancora oggi a tramandare nella convinzione del valore culturale e sociale della salvaguardia di questi aspetti. Se l’Umbria, che è una regione molto

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legata alle sue tradizioni rurali, mostra ancora difficoltà nella ricomposizione e riproposizione del repertorio, questo primo volume cerca di iniziare un percorso che possa aiutare tale collegamento. Un progetto che coinvolge nella ricerca L’associazione Attìvati! e i gruppi folcloristici Umbri: il Gruppo Folklorico La Frullana di Pietralunga, il Gruppo Folkloristico Agilla e Trasimeno di Castglio del Lago, il Gruppo Folkloristico Umbria Folk di Panicale, il Gruppo Folkloristico La Vecchiarella di Alviano, il Gruppo Folk Canti e balli Popolari Umbri di Marsciano, il Gruppo Folcloristico Spoletino, il Gruppo di tradizione e folklore I Cantori della Valnerina e il Gruppo Folkloristico Diversa-Mente di Terni.


I Cantori della Valnerina

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GIORNALISTI IN ERBA VINCONO CONCORSO DI SKY Cinque studenti del Liceo Tacito vincono il concorso nazionale “ULTIMA ORA”.

Promosso da Sky Academy e dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori e avviato dall’anno scolastico 2013-2014, il progetto “ULTIMA ORA” propone agli studenti delle scuole superiori, accompagnati dai loro docenti, un percorso innovativo di media literacy, utilizzando sia il linguaggio della carta stampata, sia il linguaggio del giornalismo televisivo. Gli studenti partecipano al concorso nazionale realizzando un elaborato che dovrà essere costituito da un report giornalistico (testo) e un servizio TG (video), entrambi sullo stesso argomento da loro scelto liberamente tra i due ambiti proposti: cronaca/ attualità o approfondimento. Nell’anno scolastico 2016-2017 anche la redazione di FUORICLASSE, il giornale di istituto dell’Istituto di Istruzione Superiore Classico e Artistico di Terni, coordinato dalla professoressa Loretta Calabrini con la preziosa collaborazione della giornalista Simona Maggi, ha deciso di partecipare a questo progetto. Realizzare un video servizio TG e un articolo di giornale ha richiesto impegno e buona organizzazione, un lavoro di gruppo basato sulla ricerca e sul confronto per poi costruire la notizia. In primo luogo la scelta di informare sull’AUTISMO, un tema che ci è sembrato rilevante anche per il contributo significativo per il nostro territorio di un Centro di assistenza sostenuto e aperto grazie a Mogol. I giovani sono stati i veri protagonisti di questo progetto che li ha visti autori, inviati, reporter, conduttori! IL PREMIO Gli studenti del liceo classico Tacito autori dell’articolo di cronaca e del video-servizio TG “Mogol dedica ‘un pezzetto di paradiso’ all’autismo” ovvero Anna Finocchio, Viola Giusti, Leonardo Maggi, Elisa Tanchi e Siria Toscano della redazione del giornale scolastico “FuoriClasse", sono risultati selezionati tra i 4 vincitori del concorso, come è possibile visualizzare al link http://www. skyacademy.it/factory/ultima-ora/ scorrendo fino a Vincitori_ Cronaca e attualità. Il premio per i cinque studenti del Liceo Classico Tacito, vincitori dell’edizione 2016-2017 del concorso giornalistico nazionale “Ultima ora” promosso da SKY Academy e Osservatorio Permanente dei Giovani Editori è stato visitare il 26 e 27 ottobre la storica sede del Corriere della Sera e gli Studi di Sky di Milano. Un’occasione preziosa per conoscere la redazione del Corriere e scoprire il dietro le quinte di un canale all-news, con un tour approfondito negli studi Sky dove vari professionisti hanno illustrato alcune aree professionali tra cui: Giornalismo, Fotografia, Suono, Riprese, Video Mapping e Realtà aumentata. LA PREMIAZIONE Infine la partecipazione alla Giornata nazionale di Premiazione di tutti i concorsi promossi nell’anno scolastico 2016-2017 dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori che si è tenuta a Roma il 5 dicembre. La Cerimonia di Premiazione ha proclamato i vincitori dei vari concorsi davanti ad una platea di studenti e docenti coinvolti nel progetto “Il Quotidiano in Classe” e nelle nove attività concorsuali correlate che annoverano molti partner tra cui quotidiano.net, corriere.it, il sole24ore.com, La Gazzetta dello sport, Focus, Pirelli, Enel, Sky Academy. I ragazzi hanno ritirato insieme alla docente, sul palco, la targa,

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rispondendo alle domande della moderatrice della cerimonia, la giornalista del Tg2 Maria Concetta Mattei. Referenti Prof.ssa Loretta Calabrini, dott.ssa Simona Maggi. Articolo vincitore nella categoria Cronaca/Attualità del concorso ULTIMA ORA edizione 2016-2017 MOGOL E L’ AUTISMO: UN BINOMIO CHE NON LASCIA SOLI Anna Finocchio, Viola Giusti, Leonardo Maggi, Elisa Tanchi e Siria Toscano “Un pezzetto di Paradiso”. Così è stata battezzata la nuova struttura polivalente contro l’autismo aperta da qualche mese e collocata in una verde oasi naturalistica tra Guardea e Alviano (in provincia di Terni), nata con il sostegno di Giulio Rapetti Mogol e della moglie Daniela Gimmelli. “La struttura ha lo scopo di aiutare le persone affette da disturbi dello spettro autistico attraverso laboratori e terapie come l’ergoterapia, basata sull’attività lavorativa, la musicoterapia con il supporto dell’ascolto o della produzione di suoni e la zoo-terapia, basata sul contatto con gli animali”, come spiega la psicologa del centro Valentina Soldini. Sono cinquecentomila le persone, in Italia, ad essere affette da autismo, circa un bambino su centosessanta. L’autismo è un disagio mentale che comporta un’alterata percezione degli stimoli sociali e una compromissione del linguaggio verbale e non. I sintomi del così detto spettro autistico si manifestano nei primi tre anni di vita e possono colpire in forma leggera o in forma grave, con effetti che variano da persona a persona. I soggetti autistici infatti possono presentare anche problemi sensoriali, di sonno, di alimentazione, disarmonie cognitive o motorie, autolesionismo e aggressività. Alcuni possono sviluppare dei deficit del tutto invalidanti, altri al contrario presentano deficit più lievi conciliati con un’intelligenza superiore alla norma. Dal momento che la scienza non riconosce alcuna cura per questo disturbo, è solo attraverso un percorso di educazione speciale che un ragazzo autistico può acquisire l’autonomia necessaria per una vita quanto più possibile autonoma. Di primaria importanza è inoltre la formazione dei familiari per rispondere ai bisogni educativi di queste persone. Infatti chiunque si occupi della loro cura deve investire una quantità di tempo superiore a quello normalmente impiegato per una persona neuro-tipica. Mogol e Gimmelli, con il sostegno della Comunità Incontro “Molino Silla” di Amelia sono stati incentivati dalla recente approvazione della legge “Dopo di noi”, con la quale si è aperto un nuovo orizzonte per la tutela e l’autonomia delle persone con disabilità grave quando saranno prive del sostegno familiare.


Questo il fine del progetto che “sta a cuore” ai due promotori: garantire ai ragazzi autistici ospiti di “Un pezzetto di Paradiso” una vita dignitosa e quanto più autonoma possibile attraverso un’efficace assistenza che consiste, come detto, in numerose terapie. “Un percorso -dice Mogol- con il quale possano maturare senso di responsabilità e imparare a credere in se stessi”. Pur essendo cinquecentomila in Italia le persone affette da questo disagio, non esistono centri specializzati che si prendano carico esclusivamente di questa patologia, ad eccezione della struttura “Un pezzetto di paradiso”. “Abbiamo voluto –sottolinea Giampaolo Nicolasi, responsabile della Comunità Incontro– collaborare con Mogol e la moglie Daniela a questo importante progetto per stare vicino ai ragazzi autistici che hanno bisogno di essere accettati, di vivere in luoghi e strutture dignitose, accoglienti per restituire loro la voglia di vivere e far capire loro la bellezza della vita. Abbiamo provato a far convivere i ragazzi ospiti della Comunità Incontro con ragazzi autistici, ma ci siamo resi conto che non erano compatibili con le proprie esigenze e patologie. Proprio per questo motivo abbiamo messo a disposizione un casale, immerso nel verde tra l’oasi di Alviano e Guardea, solo per ragazzi con problemi di autismo. In questo ‘pezzetto di paradiso’ i ragazzi, stimolati dall’ergoterapia e dagli psicoterapeuti, possono ottenere ottimi risultati anche frequentando il centro solo nel fine settimana” Commento della giuria del concorso ULTIMA ORA: Il gruppo di lavoro del giornale scolastico, coordinato dalla prof.ssa Loretta Calabrini, si è distinto per l’intraprendenza dimostrata nel rispettare una delle regole fondamentali del buon giornalismo: riportare la notizia dopo aver consultato la fonte. Il progetto a favore dei ragazzi autistici poteva essere raccontato in modo indiretto, invece i ragazzi hanno voluto intervistare uno dei suoi artefici, l’autore discografico Mogol. Il servizio è ben articolato nell’uso di immagini e testimonianze. Valutazione tecnica a cura di Matteo Sangalli Production, Broadcast & Creative, Sky Italia La realizzazione complessiva del contributo è molto articolata e basata su uno storytelling contemporaneo e al passo con i tempi. Le immagini originali sono varie e inserite nel montaggio correttamente, diventando quindi un elemento in grado di supportare il racconto e non una semplice copertura del testo. Gli elementi di raccordo della storia hanno il giusto ritmo e durata, risultando organici al racconto senza togliere attenzione allo spettatore. L’intervista telefonica al protagonista del racconto ha reso il contributo ancora più efficace.

“Fuori Classe” sul podio con Mogol e quello che ancora non sapete TERNI- Impegno e passione. Queste le espressioni che hanno accompagnato fin dall’inizio la redazione del giornalino d’istituto “Fuori Classe” del liceo classico e artistico di Terni, durante tutte le riunioni e i vari incontri di pianificazione, organizzazione e produzione del lavoro. Percorso costante che ha trovato un grande compenso: il primo posto sul podio alla partecipazione del progetto “Ultima Ora” nato dalla collaborazione tra Sky Academy e l’Osservatorio permanente Giovani-Editori. Un progetto che nasce per sensibilizzare i ragazzi e che si rivolge agli studenti delle scuole secondarie superiori con l’obiettivo di promuovere la media literacy e fornire ai giovani gli strumenti necessari per rivolgersi al mondo con uno sguardo consapevole e critico. In sostanza, la redazione si è messa in gioco per la prima volta davanti un concorso nazionale, realizzando un video servizio Tg e un articolo giornalistico su un tema di cronaca/ attualità che trattava dell’apertura di una nuova struttura polivalente contro l’autismo collocata tra Guardea e Alviano nata con il sostegno di Giulio Rapetti Mogol e della moglie Daniela Gimmelli. Siamo certi che il riconoscimento non sia stato affatto un colpo di fortuna, semplicemente perché la redazione (me compresa) ha avuto il privilegio di vivere in prima persona sia il sacrificio, sia la soddisfazione di questo progetto, che, alla fine, si è mutato in una vera e propria esperienza di vita. Dietro la vittoria c’è tanto. C’è l’ansia. La preoccupazione era quella di riuscire a realizzare il servizio giornalistico stando nei tempi, malgrado fossero stretti. La programmazione di interviste che sono andate a volte a buon fine, a volte no. C’è la ricerca. Mani che lavorano sulla tastiera di un computer. L’impegno. La discussione. La voglia di mandare in stampa quell’articolo e di montare quel sevizio Tg. La passione, tanta. Questo è quello che abbiamo provato noi, redazione del “Fuori Classe”. Dopo la vittoria c’è stata la possibilità di recarsi nella grande metropoli lombarda, Milano. Tra telecamere, schermi colorati, impianti luci, computer e fogli di carta ai vincitori è stata data la possibilità di conoscere e confrontarsi con due realtà diverse di giornalismo : la visita agli studi di Sky e al Corriere della sera. Tutte emozioni e sensazioni che sono state ripercorse dal “Fuori Classe” il 5 dicembre sul palco della sala conferenze dell’hotel Una a Roma, durante la cerimonia di premiazione. Tanti erano i concorsi da premiare. Tanti i lavori interessanti di altri ragazzi, provenienti da tutta Italia, che hanno aderito anche ad altri concorsi, spronati dalla propria motivazione personale e dalla propria passione per il giornalismo. Ad accoglierci sul palco, la giornalista del Tg2 Maria Concetta Mattei. È stata la prova che non è vero che i giovani di oggi non abbiamo voglia o competenze. Sono necessari gli strumenti e qualche sogno nel cassetto per riuscire. Dalla giornalista mi è stato chiesto personalmente cosa mi ha portato avanti in questa esperienza. Sono stata orgogliosa di rispondere: “Trasformare in un futuro questa passione, in un lavoro”. Questo è il mio sogno. Il sogno dei redattori di “Fuori Classe”. Anna Finocchio classe II D

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LA BEFANA CONTADINA DI UNA VOLTA

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urante l’anno, a ogni capriccio o a ogni disubbidienza, veniva tirata fuori la befana che aveva opportunamente scalzato lu mmòmmu. “Se non ubbidite a mamma, a papà e a tutti quelli di casa che vi comandano qualcosa, viene lu mmòmmu e vi porta via.” Accadeva poi che la notte, sognando questo spauracchio, i bambini non dormivano e non facevano dormire nemmeno gli stanchi genitori. Allora si era passati a una minaccia, diciamo, più dolce: “Se continuate a fare capricci, poi ci penserà la befana! Invece di portarvi caramelle, giocattoli e cose carine, vi porterà il carbone nero che non serve a nessuno perché ne possiamo già fare tanto con tutta la legna che abbiamo!”. Le caramelle non erano a portata di bocca tutti i giorni, anzi erano abbastanza rare, e non averle nemmeno per le feste era una minaccia che veniva presa da tutti seriamente. Era stato raccontato loro che la befana passava in sella a un’asina (o a un mulo, secondo l’animale più in uso in famiglia), sapeva tutto di tutti i bambini e quindi il cinque gennaio bisognava andare a letto presto – alle otto di sera tutti a nanna (la televisione non c’era ancora)! – altrimenti, lei che vedeva tutto, non si sarebbe nemmeno fermata. C’era però sempre uno più grandicello, nella famiglia o nel vicinato, che cercava di insinuare dubbi sull’esistenza di questa benemerita vecchia viaggiante, prendendo in giro gli altri e chiamandoli creduloni. Bisbigliava alle loro orecchie che era la mamma, la zia o la nonna che andava a comprare i poveri ma tanto attesi regalini. Appena le donne si accorgevano del conciliabolo, il ragazzotto veniva cacciato in malo modo e invitato ad andare coi suoi coetanei o ad aiutare gli uomini nei lavori dei campi. Allora, per rendere la favola sempre più verosimile, si aiutavano i bambini a mettere una bracciata di fieno buono fuori della porta di casa, insieme a un secchio pieno d’acqua per far abbeverare lo

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Vittorio Grechi

stanco quadrupede, stracarico di regali. Poi, appena i pargoli si infilavano sotto le tiepide lenzuola riscaldate con lo scaldaletto o con il “prete”, piombando in un sonno ricco di sogni, le mamme, svelte svelte, scendevano nella stalla riportando quasi tutto il fieno nelle mangiatoie. Allora prendevano una palata di sterco e la buttavano a due metri da dove era stata lasciata appena una manciatina di fieno, tanto per far vedere che l’animale si era saziato a dovere e aveva gradito. Al mattino presto i bambini saltavano giù dal letto alla prima chiamata, correvano in cucina e sopra al tavolo apparecchiato trovavano i regalini per tutti con tanto di nome. E allora erano grida di felicità e salti di gioia per la contentezza di quanto ricevuto… e di carbone nemmeno l’ombra! Poi ognuno faceva vedere i suoi regali alla mamma, al papà, al nonno e alle zie e tutti a complimentarsi con la befana che aveva esaudito le richieste di tutti. Alle bambine, oltre ai dolcetti e alla bambola di stoffa, la befana aveva portato un bel lenzuolo da aggiungere al piccolo corredo, mentre per i maschietti c’erano fisarmoniche a bocca, fischietti, caramelle e l’immancabile arancia (lu purtugallu). Ci poteva essere anche qualcosa di utile come un bel paio di calzettoni di lana, un martelletto e una piccola sega a telaio, perfettamente funzionante. In questo caso il nonno, appena tornava a casa stanco per aver raccolto olive tutto il santo giorno, doveva cimentarsi, in coppia col nipote di turno, a segare un pezzo di legno verde davanti al crepitante camino. Il nonno tirava la sega da una parte, il nipote dalla parte opposta e insieme canticchiavano: tira compagno mio, tira la segaaaa… stasera la magnamo la saracaaaa*. Tutte le sere così: due uomini, due mondi diversi ma strettamente collegati. *aringa affumicata.


“La Pista” di Viale Brin a Terni A

vevo pochi anni quando vidi per la prima volta la Ternana al campo del Viale Brin. Ricordo ancora l’emozione della partita, le gradinate affollate ed il vociare confuso degli spettatori. Feci appena in tempo: la stagione successiva si giocò nel nuovo stadio “Libero Liberati” inaugurato il 24 agosto 1969. Il “vecchio” impianto sportivo rimase in esercizio per le squadre minori fino alla metà degli anni Ottanta, quando fu barbaramente demolito dalla società “Terni” per far posto ad un anonimo parcheggio. Del leggendario catino rimane oggi un frammento della parabolica ovest. Una scelta scellerata che ha irrimediabilmente cancellato l’unico monumento dello sport cittadino costruito nel lontano 1925. Il 19 luglio dello stesso anno si iniziò ufficialmente l’attività con un incontro di calcio tra il Terni Football Club e la Tiferno. La Ternana, come società calcistica, nacque qualche mese dopo. Fino ad allora le partite di calcio del Terni Football Club si disputavano al foro Boario lungo il fiume Nera. L’impianto sportivo, incuneato tra la Fabbrica d’Armi ed il canale Nerino, prendeva il nome dall’attiguo viale B.Brin. Era comunemente conosciuto come “La Pista” per via dell’anello in cemento di circa 500 metri che circondava il terreno di gioco, con curve paraboliche sopraelevate, tale da renderlo anche un velodromo all’aperto, e la pista in carbonella destinata all’atletica leggera. Il campo del viale Brin fu teatro di leggendarie sfide calcistiche e non solo. Vi si svolsero gare ciclistiche (compreso un passaggio del Giro d’Italia), di moto e negli anni 1940 vi giocò anche la squadra cittadina del rugby. Lo stadio, il cui fondo era in terra battuta,

fu progettato dall’ingegner Ceccarelli per l’allora Unione Sportiva Terni, uno dei primi dopolavoro dell’epoca. Era il periodo della “Fabbrica Città”: la società “Terni” provvedeva non solo al lavoro, ma anche alla gestione del tempo libero e dello sport per i propri dipendenti. La capienza iniziale fu di circa 3.000 posti. Sul lato Nord vi era un settore scoperto, mentre a Sud era stata costruita una tribuna centrale all’inglese, stile Liberty – con una caratteristica copertura in ferro battuto –, affiancata da due distinti laterali. Negli anni la struttura si rivelò insufficiente per contenere il caloroso pubblico ternano. Erano i tempi in cui la Ternana militava in combattutissimi campionati di Prima divisione e serie C (promozione nel 1964). Nel 1968 la struttura venne ampliata con tribune in tubi innocenti e tavoloni, visto il ritorno della Ternana nella serie cadetta. Furono sostituite le reti di recinzione e fu realizzata la gradinata alla sinistra della tribuna centrale, con innalzamento di quella a destra, portando la capienza a circa 6.000 posti (la tribuna coperta per duemila posti, mentre altri quattromila previsti nelle tribune scoperte). Le migliorie conferirono all’impianto una veste davvero inglese. Il record di presenze si raggiunse il 3 novembre del 1968, in occasione della vittoria rossoverde 2-0 sulla Lazio, davanti

ad oltre 10.000 spettatori. La Ternana aveva il suo degno palcoscenico ed una tifoseria meravigliosa! La “Pista” è stato un luogo simbolo anche per altri sport. Il campione di atletica Wolfango Montanari, olimpionico ad Helsinki nel 1952, ha iniziato lì la sua brillante carriera, al pari del ciclista Renato Perona, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra nel 1948. Nel 1925, venne organizzata una sfida tra Borzacchini alla guida di una auto Salmson GP quattro cilindri ed il campione italiano Umberto Faraglia in sella ad una moto Indian 1100cc. La gara, sulla distanza di dieci chilometri da percorrere sull’ovale, si concluse pressoché alla pari. Anche il grande motociclista Libero Liberati gareggiò al Viale Brin. Nell’immediato dopo guerra vi si organizzarono corse per moto di piccola cilindrata (gli “schizzetti”).Non solo campioni ma anche personaggi della Terni di un tempo hanno animato il vecchio Brin. Tra questi Ferdinando Natali detto “Zughero”. Se gli chiedevi chi corresse a Terni in moto ti rispondeva:” Io ed un certo Liberati!” Lo stesso Zughero, durante una accesa gara,volò fuori dall’ovale

atterrando incolume vicino all’ambulanza. Su questo impianto sportivo sono state scritte tante belle storie di sport. Da tempo ho chiesto all’Acciai Speciali Terni di collocare una grande lastra di acciaio lungo Viale Brin, con incisa l’immagine dello stadio. Un bel gesto per mantenerne viva la memoria storica rendendo onore ad un luogo di sport caro alla nostra comunità ! Stefano Lupi Delegato Coni Terni

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Nell’ormai tradizionale conferenza stampa di fine anno, tenutasi il 21 dicembre 2017, il Presidente della Fondazione Carit, Luigi Carlini, ha illustrato i più importanti interventi deliberati nel 2017. Anche quest’anno sono stati raggiunti risultati più che lusinghieri, frutto di una oculata gestione delle risorse. Questi ottimi risultati hanno permesso al Consiglio di Amministrazione della Fondazione, assistito dal Collegio dei Revisori, di realizzare nel 2017 tutti gli obiettivi prefissati dal Comitato di Indirizzo nel Documento Programmatico Previsionale annuale. Nel 2017 sono stati destinati in favore della comunità oltre 4,8 milioni di Euro nei sei settori di intervento: Ricerca Scientifica e tecnologica Euro 376.900 Arte attività e beni culturali Euro 899.175 Salute pubblica Euro 401.260 Educazione e Istruzione Euro 847.852 Volontariato filantropia e beneficenza Euro 1.256.683 Sviluppo locale Euro 1.086.909

In relazione a quanto previsto dall’articolo 11, comma 3, del Protocollo di intesa tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio SpA, sottoscritto a Roma il 22 aprile 2015, il bando costituisce la modalità operativa privilegiata per selezionare le erogazioni da deliberare. Oltre al bando la Fondazione, come previsto dall’articolo 13 del Regolamento per l’attività istituzionale, interviene anche con iniziative proprie predisponendo progetti ed eventuali studi di fattibilità. Nel corso dell’esercizio 2017 la Fondazione Carit ha deliberato 8 bandi: Richieste generali di contributo; Eventi musicali; Welfare di comunità; Laboratori nelle scuole; Lettori madrelingua; Sostegno attività annuale delle Associazioni senza fine di lucro ed Enti Ecclesiastici; Scuole dell’infanzia 3-6 anni; Palestre istituti superiori di secondo grado.

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Nel settore della ricerca scientifica, in cui sono stati deliberati stanziamenti per Euro 376.900,00, la Fondazione ha sostenuto un importante progetto dell’Università degli Studi di Perugia per l’area di crisi complessa ternana e, in qualità di Socio Fondatore, ha stanziato per la Fondazione Cellule Staminali il contributo annuale e un finanziamento straordinario per l’acquisto di una strumentazione necessaria per l’attività di ricerca. Nel settore dell’arte e cultura, in cui sono stati deliberati stanziamenti per complessivi Euro 899.175,00, con il bando di erogazione generale e con quello riservato agli eventi musicali, sono stati deliberati finanziamenti in favore di Enti locali e di Associazioni senza scopo di lucro per la realizzazione di manifestazioni di elevato spessore. Tra le iniziative proprie, si segnalano poi: zz la prosecuzione, in collaborazione con l’Associazione ASTRA, dell’attività di indagine e ricerca presso l’area archeologica di Carsulae su concessione ministeriale: grazie a questa campagna di scavo è stato anche realizzato il video riguardante il rinvenimento di una domus romana; zz la mostra a palazzo Montani Leoni Vedute d’Italia. Canaletto e Guardi, inaugurata a maggio 2017 in occasione dei 25 anni della nascita della Fondazione; zz il concerto Rhapsody in Blu. Omaggio a Gershwin, in collaborazione con Narnia Arts Academy, presso l’Auditorium di San Domenico di Narni il 1° dicembre; zz il concerto, in collaborazione con Visioninmusica, dal titolo Viva España con l’Ukrainian Radio Symphony Orchestra diretta da Vladimir Sheiko e lo straordinario violinista Stefan Milenkovich, tenutosi a Terni, nella chiesa di San Francesco lo scorso 9 dicembre; zz l’evento, inaugurato il 14 dicembre, Natale a palazzo Montani Leoni. Taddeo Gaddi e Livio Agresti tra recupero e valorizzazione. Tra i numerosi altri impegni assunti dalla Fondazione in questo settore rilevante, Carlini ha ricordato anche l’impegno profuso nel 2017 per la valorizzazione e la conservazione di importanti beni storici e artistici del territorio come: il restauro dell’organo di Schifanoia in cofinanziamento con la CEI; il restauro del dipinto su tela raffigurante San Bernardo da Calvi di Calisto Calisti presente nella chiesa di San Francesco di Assisi di Calvi dell’Umbria; il restauro della cella delle reliquie della Cattedrale di San Giovenale di Narni; il restauro dei dipinti murali della chiesa di Santa Maria del Monumento di Terni; il restauro dei dipinti di alcune sale di palazzo Cesi ad Acquasparta. In questo esercizio, anche con le risorse disponibili nel settore dello sviluppo locale, sono stati inoltre stanziati, sempre come iniziativa propria, fondi per l’acquisto delle opere d’arte da primarie case d’asta europee per la Raccolta della Fondazione, patrimonio della comunità. La quadreria si è così potuta arricchire della bella veduta di Francesco


Guardi; di due fondi oro della cerchia di Taddeo Gaddi; della bella Cascata delle Marmore di Jan Frans van Bloemen e della tela estroflessa di Agostino Bonalumi. Nel settore della sanità sono stati deliberati interventi per complessivi Euro 401.260,00. Prevalentemente la Fondazione ha rivolto il proprio sostegno al potenziamento delle dotazioni sanitarie dell’Azienda Ospedaliera “S. Maria” di Terni, polo sanitario di riferimento per la nostra provincia, in un piano organico di costante aggiornamento tecnologico e di implementazione delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche innovative a disposizione dei cittadini. In particolare ha finanziato l’acquisto di una nuova TAC, di un ecografo e di un’apparecchiatura per la diagnosi precoce e il monitoraggio del melanoma maligno per la Clinica Dermatologica. Per quanto riguarda il settore dell’istruzione, in cui sono stati deliberati complessivamente Euro 847.852,00, gli impegni più significativi di questo settore sono stati deliberati attraverso tre bandi: “Richieste generali di contributo” in favore delle scuole del territorio e delle associazioni senza scopo di lucro prevalentemente per progetti laboratoriali, formativi, master class, ecc.; Laboratori scolastici; Lettori Madrelingua e Infanzia 3-6 anni. In favore dell’Università, Polo scientifico didattico di Terni, sono proseguiti nel 2017 gli interventi pluriennali già programmati: II tranche per 2 assegnisti di ricerca per il Centro Studi giuridici sui diritti dei consumatori; II tranche del finanziamento per proroga biennale dei progetti di ricerca dal titolo “Le proprietà funzionali delle grandi arterie: aspetti fisiopatologici” e “Sistema di Imaging iperspettrale per tecniche avanzate di diagnostica non distruttiva sui materiali”. Nel settore del Volontariato, assistenza e beneficenza, la Fondazione ha deliberato, come iniziative proprie e attraverso i bandi, complessivi Euro 1.256.683,00. Sono stati pubblicati in questo settore due bandi per il finanziamento di progetti riguardanti il “Welfare di comunità”

e a sostegno dell’attività annuale delle associazioni senza fine di lucro ed enti ecclesiastici del territorio. Carlini ha anche rammentato che nel 2016 la Fondazione aderì al “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile per il triennio 2016/2018” i cui stanziamenti saranno recuperati in forma di credito di imposta. Infine nel settore statutario ammesso dello sviluppo locale la Fondazione ha stanziato complessivi Euro 1.086.909,00. Attraverso il bando “Richieste generali di contributo” sono stati stanziati 190.150 Euro prevalentemente per la realizzazione di manifestazioni che hanno contribuito allo sviluppo economico e turistico del territorio. Sempre con la modalità del bando, sono stati stanziati 200.000 Euro per l’adeguamento delle palestre delle scuole secondarie superiori. Tra le iniziative proprie più significative, Carlini ha citato il video con protagonista Tania Cagnotto per la promozione della Cascata delle Marmore in onda sui canali SKY; il ritorno a Terni di Umbria Jazz con il Festival “Umbria Jazz Spring” ad aprile 2017; il contributo per la realizzazione del Memorial Paolo D’Aloja, di grande valenza per la valorizzazione del lago di Piediluco; il finanziamento in favore del Comune di Terni per la riqualificazione di largo Villa Glori. In favore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni è stato stanziato un contributo per il completamento del progetto di digitalizzazione e indicizzazione degli atti processuali penali avviato nel 2016. Il Presidente Carlini ha riferito poi che è proseguito anche nel 2017 l’impegno della Fondazione nella Consulta delle Fondazioni delle Casse di Risparmio Umbre, che finanzia numerosi interventi su tutto il territorio regionale. In particolare ricorda l’impegno profuso dalla Consulta in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Carlini ha reso noto infine che il patrimonio della Fondazione a fine anno 2017 dovrebbe ammontare intorno a 200 milioni di Euro.

Terni, palazzo Montani Leoni, Raccolta d’Arte Fondazione Carit, Jan Frans van Bloemen (attrib.) (1662-1749), La Cascata delle Marmore a Terni, olio su tela, 73,4x97,1 cm

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Identità di Terni e futuro del territorio

Associazione Culturale La Pagina A.T.I. 165m Marmore Falls Gestione Servizi Turistici Cascata delle Marmore Centro Iniziative Ambiente Valnerina - Terni Centro italiano di studi sull’alto medioevo - Spoleto Centro per la Documentazione e la Ricerca Antropologica in Valnerina e nella dorsale appenninica - Cerreto Centro Studi Storici di Terni Corso del Popolo Immobiliare Distretto Integrato Turistico Umbria Experience Terni Progetta Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Terni-Narni-Amelia

organizzano l’incontro culturale

IDENTITÀ DI TERNI E FUTURO DEL TERRITORIO

e rivolgono un cordiale invito alla partecipazione ai cittadini del territorio che vorranno onorarci con la loro presenza e a: Associazione Mazziniana Italiana - Sezione Luigi Salvatorelli Associazione MINERVA - MinervAArt - Narni Associazione VIVINARNI Centro Studi Storici di Narni Centro Studi VANONI di Terni ENTE PALIO DEI COLOMBI - Amelia I Cantori della Valnerina ISTESS ISUC – Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea Ordine degli Architetti della Provincia - Terni Ordine dei Geometri della Provincia - Terni Ordine degli Ingegneri della Provincia - Terni Ufficio Scolastico Regione Umbria Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Arcidiocesi di Spoleto-Norcia UNITRE - Amelia UNPLI Umbria – Unione Nazionale Pro Loco d’Italia

Gentilissimi, a nome delle associazioni sopraelencate vi invito a partecipare all’incontro Identità di Terni e futuro del territorio che si terrà Venerdì 12 gennaio dalle ore 15,30 presso la Sala del Consiglio Comunale di Terni. La vostra partecipazione sarà non solo graditissima, ma assolutamente importante e decisamente fondamentale. L’incontro è stato programmato per poter organizzare insieme due giornate di analisi e di progettazione, da svolgersi nel febbraio 2018 (o quando si riterrà opportuno). L’intento è quello di mettere in sinergia gli studi, le analisi, le prospettive ed i lavori di ogni singola Associazione con tutte le altre al fine di identificare dei progetti comuni da offrire al nostro territorio. Abbiamo pensato di creare una prima fase, da svolgersi in una giornata in febbraio -o quando riterremo opportuno- per compiere una analisi di restauro della memoria al fine di interrogarci sulla identità di Terni e del territorio della valle del Nera, base fondamentale per eventuali nostri progetti che possano proiettare la nostra città e il suo territorio in un futuro le cui dimensioni sono tutte da delineare, anche e soprattutto, da parte nostra. Seguirà poi una seconda fase, anch’essa sviluppata in una sola giornata, per la presentazione dell’idea complessiva (proposta di un modello culturale) e dei singoli progetti. Per restauro della memoria intendiamo un intervento non solo sulle opere d’arte, sui monumenti, sul patrimonio naturale, ambientale, paesaggistico, ovvero sugli aspetti fisici, ma anche e soprattutto su quelli immateriali, grande patrimonio costituito dalla nostra storia, dalle tradizioni, dagli usi e dai costumi, dai saperi, dalle specificità culturali locali, in altre parole dalla nostra cultura che è la nostra memoria. Del nostro essere comunità, infatti, stiamo perdendo la coscienza, perché stanno scomparendo le culture che l’avevano prodotta (es. la cultura contadina e la cultura industriale), mentre parte del territorio urbano e periferico è stato brutalmente stuprato e cementificato. Nostro obiettivo è dunque quello di costruire o ricostruire un nuovo modello culturale che in questa fase sintetizziamo nella definizione di Terni città Policentrica. La nuova Terni deve essere una città ed un territorio intelligente, in rete con le altre città della valle del Nera e del Velino (Narni, Amelia, Rieti e Norcia) e nello stesso tempo essere un Comune policentrico, composto dalle tante identità delle diverse città che si sono succedute nel tempo intrecciandosi con le identità delle antiche municipalità (i suoi “castelli”), con il suo spazio rurale e la sua “montagna” dove ancora oggi permangono gli usi civici delle comunità (Domini Collettivi, Comunanze ecc..). Tante identità che rendono ogni luogo particolare e degno di essere raccontato e che fanno di Terni una città con elevato indice di diversità culturale. Conoscere, salvaguardare e restaurare la memoria di una parte, significa rafforzare l’identità della nostra città nel suo complesso e contribuire ad offrire materiale e risorse per la costruzione della nuova Terni del XXI secolo. Vi invitiamo dunque a partecipare per esporre, il giorno 12 gennaio 2018, le proposte della associazione che ciascuno di voi rappresenterà coerentemente con la propria analisi relativa alla identità attuale della città di Terni, con eventuale estensione analitica ad un territorio più vasto di quello cittadino. Vi chiediamo altresì di comunicare una sintesi di alcune idee-progetto delle quali ritenete importante la realizzazione, idee-progetto che presenterete poi, in forma più compiuta, nelle giornate di febbraio, durante le quali le preziose elaborazioni, divenute progetto, saranno discusse, perfezionate e presentate in un documento unitario: il programma-progetto dei cittadini per la loro città e per il loro territorio. Tale programma sarà comunicato poi all’intera cittadinanza, per poter favorire eventuali soluzioni autonome, e sarà altresì offerto a chi si candiderà nelle diverse forme e ai diversi livelli (comunale, regionale e nazionale) a rappresentare ed amministrare la città ed il territorio. Siete cordialmente pregati di comunicare la vostra adesione entro il 9 gennaio 2018. Terni, 03 gennaio 2018

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Grazie Giampiero Raspetti info@lapagina.info - 3482401774


1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA

CAMPAGNA ANNO SCOLASTICO 2017-18 CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE



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