elevatori su misura Numero 153 marzo 2018
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
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BRACONI...............................................................pag. Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni
8 Amministrare? Giampiero Raspetti
Un uomo che legge ne vale due
A Melasecche. ............................................................pag.
DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info
ARCI ........................................................................pag.
Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
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DOVE TROVARE La Pagina ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Superconti Vocabolo Isola; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO ; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; STRONCONE; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello del Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Friends - Largo Volfango Frankl; VASCIGLIANO.
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Religione e Politica G Porrazzini.....................pag. La piccola serva indiana F Patrizi.............pag. Civiltà Urbana P Crescimbeni............................pag. SIPACE....................................................................pag.
30 “Rifiorire dal terremoto” Mostra fotografica per Castelluccio di Norcia
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Divorzio, solo per i figli lo stesso tenore di vita del matrimonio M Petrocchi. .............pag.
16 Maggica primaèra P Casali...........................pag. 16 THYRUS Odontologica................................pag. 17 Studio Medico ANTEO
L Fioriti, G Porcaro, M Martellotti...............................pag.
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AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI. .............................pag. 20 VILLA SABRINA.................................................pag. 22
32 Il Malocchio Vittorio Grechi
Artroscopia della caviglia V Buompadre.....pag. 22 Estetica Evoluta STELLA POLARE. ......pag. 23 Quello che sappiamo, quello che facciamo E Squazzini...................pag. 24 Studio Odontoiatrico NOVELLI ...............pag. 25 AVIS .........................................................................pag. 25 Lavori in corso - Progetta ..........................pag. 26 Immigrazione, elezioni e classe politica
34 Fondazione CARIT..........................................pag. 35 LICEO CLASSICO...............................................pag. 36 Galleria Roberto Bellucci...................... pag. 38 ALL FOOD.................................................... pag. 39 Convegno Patologie dell'Udito........... pag. 40 PL Seri.........................................................................pag.
33 La Ternana di mister Enzo Riccomini Stefano Lupi
Corso Tacito, 29 - 05100 Terni Tel. 0744 409201 - Fax 0744 437602 Email: libreria.alterocca@gmail.com 4
Svolta storica per gli infermieri, da Collegio a Ordine! ...................................pag.
Una cultura intelligente, ma anche leggera e coinvolgente Loretta Santini
Rovine e bellezze In precedenti articoli ho sempre parlato delle bellezze di Terni, delle sue eccellenze, delle grandi trasformazioni urbane che l’hanno resa una città moderna, spesso architettonicamente all’avanguardia. Ho voluto ricordare come tanti quartieri degradati o il centro storico martoriato dai bombardamenti abbiano ritrovato una loro dignità grazie a interventi non solo di bonifica e di ricostruzione ma anche di abbellimento. Sono sorti edifici, strade, ponti; sono stati riorganizzati e riqualificati spazi urbani e verdi; sono stati inseriti monumenti e arredi che hanno conferito una fisionomia gradevole all’insieme. Sono state riorganizzate aree industriali dismesse come l’area dell’ex Siri ora divenuta centro multiculturale con settori dedicati al Museo d’arte moderna, alla Pinacoteca e al Museo Archeologico. Si è creata così nella città una piacevole commistione tra antico e moderno. Le chiese, i palazzi, i resti delle torri medievali, i reperti della romana Interamna Nahars, sono memorie del passato che vivono nel tessuto odierno come virgolettati di pregio, frammenti di un passato importante, citazioni di storia e di arte. Il cittadino ternano spesso non le sa leggere, non le conosce, non solo perché si è abituato a percorrere le strade in fretta, ma anche perché è naturalmente portato ad evidenziare le cose che non vanno. Cose che più volte ho messo in evidenza facendo notare come questi interventi che hanno reso bella la città, per una atavica e inspiegabile noncuranza dei beni culturali, per uno strano imbarbarimento che sembra aver pervaso la città, siano spesso rimasti come non custoditi, abbandonati, fino a cadere in degrado. Ricordiamo per l’ennesima volta il Teatro Verdi, la fontana di piazza Tacito, gli stabilimenti di Papigno, il verde pubblico, luoghi di memoria, di cultura. Tra queste rovine e bellezze cerchiamo ancora una città che ci emozioni, cerchiamo una città intelligente.
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Una città intelligente La consapevolezza del degrado e dell’abbandono che da parecchio tempo ha interessato Terni, ha portato la quasi totalità delle persone anche ad urlare contro chi -amministratori in primis- ha lasciato che la città lentamente si assopisse e rimanesse in quello stato di letargo che, pur mostrando ancora bellezze e risorse, le ha lasciate decadere in maniera inesorabile e abbandonate a sé stesse. C’è qualcosa che però mi consola: girando per le strade e viaggiando su social network ho visto sorgere sempre più numerosi gruppi e associazioni che credono in Terni, che amano Terni, che vogliono valorizzarne la storia, la bellezza, le tradizioni, il suo paesaggio e la sua ancora non ritrovata identità. Da parte di tutti si sente il bisogno urgente di rinnovarsi, di ritrovarsi, di tornare ad essere una comunità che, pur nella diversità delle idee e dei gusti, possa sentirsi attiva, motivata, vivace. Dunque c’è un bisogno condiviso ormai di ritrovare un proprio cammino, di liberarsi di scorie del passato che hanno emarginato una cultura e una storia che pure è stata importante e proficua. Tutti vogliamo una città bella, pulita, vivibile, orgogliosa, vivace. La vogliamo soprattutto intelligente. Quest’ultimo è un punto essenziale che può comprendere tutti gli altri: infatti una città intelligente è quella che, partendo dalla conoscenza delle risorse, delle eccellenze e delle potenzialità che possiede, trova e mette in atto le strategie per la risoluzione
dei problemi affrontando e risolvendo le situazioni di degrado, valorizzando il patrimonio esistente al fine di assicurare una migliore qualità della vita. La cultura non è qualcosa che si inventa: la cultura di una città è la sua essenza, è la sua identità (anzi la sua pluridentità), è la sua storia, la sua memoria: essa si è formata nel tempo, si è stratificata, si è trasformata accogliendo istanze e caratteri diversi, ma tutti importanti e indispensabili a delinearne la fisionomia. Questa cultura però va “coltivata”. Ricordo che il termine “cultura” viene dal latino colere “coltivare” lo stesso che, in campo agricolo, ha dato luogo al termine “coltura/ coltivazione”. La metafora non è paradossale: l’uomo che produce cultura o come diceva Cicerone “cultus animi“ è simile al contadino che deve coltivare il proprio orto (è ancora Cicerone a dire “cultus vitis”) e che per produrre buoni frutti deve piantare, innaffiare, potare, programmare, estirpare le erbacce. Chi amministra la città non fa un lavoro differente da quello del contadino: nella gestione e nella programmazione di tutti i servizi del territorio deve produrre “cultura” per la propria città. Questo vorrei ricordare a coloro che guideranno la nostra città in vista delle elezioni indette per il rinnovo del nostro Comune travolto dal dissesto finanziario. Quasi per dare una speranza, per indicare una strada o una luce in fondo al tunnel, voglio rammentare una frase dell’architetto Renzo Piano che mi ha particolarmente colpito: “Quando una città soffre c’è sempre un angolo felice, qualcosa che funziona ed è a quello che bisogna attaccarsi”. Ripartiamo dal buono e dal bello che c’è (e c’è). Questo chiediamo a chi governerà la nostra città tra qualche mese: l’amministratore dovrà essere un “homo faber”, che si rimbocchi le maniche e faccia il contadino che estirpa le erbacce dall’orto e dal giardino che aveva coltivato. Solo così Terni potrà tornare ad essere un luogo di civiltà, un giardino dove si semina la bellezza e il sapere, dove la “cultura” diventi un’industria, un luogo dove sentirsi di nuovo partecipi e orgogliosi. Una cultura leggera C’è anche un’altra notazione che vorrei fare: nel perseguire questo alto obiettivo che comprende in sé un insieme di valori e di caratteri della città (storia, arte, musei, biblioteche, saperi) a mio avviso non bisogna dimenticare che la cultura deve essere anche emozionante, coinvolgente, leggera, divertente,
comunicativa. Deve, secondo il mio modo d vedere, non aver paura di coniugare eventi di cosiddetto “spessore culturale” che spesso, nell’immaginario collettivo, hanno una accezione di pesantezza e sembrano riservati a una ristretta cerchia di persone, con altri che possono apparire più frivoli o meno “alti”. Una cultura leggera non vuol dire solo consumistica. Non lo è stata quella iniziativa ai limiti del folle -le notti bianche- che l’assessore Nicolini creò per Roma e fu poi imitata, in maniera più o meno accettabile da tante altre città. Non era solo “panem et circenses” di lontana memoria o l’esaltazione dell’effimero: fu il tentativo di coinvolgere la popolazione di una città in una serie di eventi di stampo culturale (tra cui l’apertura notturna dei musei) e di intrattenimento. E allora, a proposito di cultura leggera, perché accanto ai concerti di musica classica o jazz, non pensiamo a quelli di musica rock o leggera o popolare? Perché non immaginare kermesse gastronomiche che valorizzino i prodotti del luogo senza pensare di essere solo dei beoni o goderecci? Per la festa di San Valentino mi ha sempre intrigato il pensiero di una gara tra ristoranti per l’elaborazione di piatti cosiddetti “afrodisiaci”. Come possiamo rendere divertente e formativa la visita a un museo per ragazzi -ma anche per grandi- che devono osservare la sequenza di quadri nella loro successione cronologica e nella loro successione di stili dell’arte? Come possiamo rendere meno arida la visione dell’insieme di reperti archeologici esposti nelle vetrine? La tecnologia ci offre un grosso aiuto: le ricostruzioni virtuali dei beni culturali forniscono immagini del passato o dell’arte che immergono lo spettatore nella storia degli eventi e sono gli strumenti più idonei per custodire la memoria storica e favorire la fruizione, grazie alla loro capacità comunicativa, dei beni culturali. Il mio pensiero va soprattutto all’insieme di possibilità che si offrono nel mettere a sistema il complesso dei reperti di archeologia industriale di cui Terni e il suo territorio sono ricchissimi e, soprattutto, a quel museo interattivo che dovrebbe riguardare il notevole patrimonio di cartoline illustrate del Poligrafico Alterocca, un gioiello a livello mondiale. Lo stesso discorso potrebbe essere applicato al Museo delle Armi. Un’ultima considerazione: anche la comunicazione deve essere leggera. Bisogna saper comunicare il sapere. La cultura non è solo per addetti ai lavori, per gli intellettuali; deve essere comprensibile, a volte anche didascalica, vivace e accattivante e dunque coinvolgente.
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Amministrare? Giampiero Raspetti
Nei miei post di FB potete leggere giudizi e predizioni in merito a recenti e importanti episodi della politica italiana. Noterete in particolare che, per quanto riguarda il referendum del 4 dicembre 2016 e le elezioni appena celebrate, le mie previsioni hanno sempre, in date di gran lunga precedenti gli eventi reali, rappresentato con esattezza quello che poi è avvenuto. In realtà sarebbe ben strano ch'io possa ragionare e diagnosticare in maniera diversa poiché, oltre a personali studi di logica, matematica, fisica ed informatica, invece di trastullarmi con quelli che una volta si chiamavano pettegolezzi da barbiere, io mi giovo del confronto e del conforto culturale con un numero elevatissimo di sapientes e di amanti della cultura, sia all’interno della Associazione Culturale La Pagina sia nella redazione del magazine La Pagina. Interagendo dialetticamente con loro, sviluppo e miglioro le mie idee e le mie convinzioni. Ringrazio sentitamente allora le solide ed affettuose amicizie, le genuine idee, le colte e preziose prospettive. Auguro altresì che quelli che saranno chiamati ad amministrare Terni abbiano altrettanta buona ventura e dispongano di ottima predisposizione per collaborare, in tutta modestia, con persone molto valide, culturalmente ed umanamente. La campagna elettorale appena conclusa supera, in indecenza, quanto già palesato nei referendum sul divorzio, sull’aborto, sulla Costituzione. Stesso cliché, stesse modalità propagandistiche. I perdenti hanno, ogni volta, cercato di atterrire gli italiani più indifesi e fragili intellettivamente in merito alla fine del mondo che sarebbe avvenuta di lì a poco, condendo il tutto con particolari velenosi o con giuramenti pomposi, nel caso non avessero vinto loro. Paese tra guerra civile e cachessia, abbandono dell’Italia da parte delle imprese, italiane e straniere, abbandono della terra natia da parte dei promotori e dei loro servitorelli. E poi promesse, di ogni genere, per far colpo sui cerebro indifesi! Ma, annunciata la peste, svolte le elezioni, dopo due giorni tutto è rifiorito, non c'è stata epidemia letale, anzi dall'Europa, dalla Borsa, dalla Confindustria giungono solo messaggi positivi! Ora c’è tanto da fare e spero proprio che i futuri governanti siano convinti che il vero motore di tutto sia la cultura, latino e greco in primo piano! Registro, come evento positivo l'elezione alla Camera dei Deputati di Raffaele Nevi, giovane serio e preparato, al quale vanno le mie sincere felicitazioni, che saprà senz’altro onorare il suo mandato e dar luogo a nuove e colte politiche territoriali! A Terni, le amministrative dovranno
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fare i conti anche con questo mutato clima politico, ma i nodi saranno quelli di sempre, l’incapacità cioè di confronto tra amministratori eletti e associazioni culturali della città, in primis quelle che rivolgono, volontariamente e disinteressatamente, studi, impegni, conoscenze, capacità progettuali a favore del proprio territorio. Di questo radicato errore sono tutti responsabili, da sempre, maggioranza ed opposizione. Avete mai visto infatti un confronto aperto, sia di consulto che operativo, da parte di singoli o di qualsiasi formazione politica presente in consiglio comunale, in merito ai progetti culturali che dovrebbero illuminare il futuro della città? Sono sempre assenti, al mare, come se la cosa non li riguardasse, pronti solo a criticare quello che fanno gli altri. È vero che gli assessori alla cultura, in genere semplici impiegati o impiegati nel circondario partitico, una volta nominati si mettono in mente, all’improvviso, di fare cose che non hanno mai nemmeno pensato, di detenere cultura spropositata, di essere geni della progettualità... peccato però che in precedenza la loro vita si è dispiegata sempre e solo sul non aver mai mostrato niente di positivo a favore della comunità. Gli uni rimproverano gli altri: “tu sei somaro, io sono bravo!”, ma la loro macerante e poderosa azione politica è sempre finita lì. Per politica io intendo, ovviamente, quella progettuale, l'unica che serve per costruire insieme il futuro di una città. Non prendo in considerazione le battaglie per registrare i conti, legittime e necessarie, ma di pochissimo valore rispetto alla problematica generale. Storicamente si accerta che siamo sempre andati di male in peggio, almeno a partire dai tempi remoti del dopo Porrazzini. Non sono d’accordo sull’oasi felice che avrebbe rappresentato, a detta di interessati, il periodo ciaurriano. Dal punto di vista culturale almeno, sul quale sento di potermi esprimere, si è trattato del periodo più buio mai esistito. Balletti rosa e canzoncine. Rovinati i miei progetti e i miei lavori: Mostra di astronomia Il Cielo e la Terra, Corsa del Bravio, Natale di stelle e di solidarietà (alberi su tappeti rossi), Carnevale nelle 3 piazze, Incontro tra san Francesco e san Valentino. Poi la deflagrazione per liti interne.
Speriamo che i cittadini possano scegliere, come loro rappresentanti, solo quelli che si distinguono per alta cultura (non basta saper leggere, scrivere e firmare la presenza!), che abbiano conoscenza di ricchezze del territorio descritte già da Plinio il Vecchio (è la popolazione più antica d’Italia), il grammatico Stefano di Bisanzio (il loro bestiame genera tre volte all’anno e la loro terra produce più raccolti; anche le donne sono particolarmente feconde giacché raramente partoriscono un solo figlio, mentre hanno parti gemellari o trigemini), Ateneo e Polibio (tenore di vita molto alto) e conoscano bene storia e particolarità della città e quindi abbiano dimestichezza con gli scritti (almeno) di Luigi Lanzi, Elia Rossi Passavanti, Lodovico Silvestri, Francesco Angeloni, Walter Mazzilli. Solo così, conoscendo la storia della nostra città, sapranno quali risorse aveva per poter scorgere quali ancora mantiene. Altrimenti cosa andranno a fare? A fare bucce a un esistente che non esiste più? Avete mai visto un amministratore chiedere cortesemente un incontro, per consulenza gratuita, con autorità culturali acclarate, Loretta Santini ad esempio, che voi lettori conoscete anche perché leggete i suoi editoriali e venite dunque a conoscenza di quante risorse culturali dispone la Terni è bella, tanto da Lei culturalmente divulgata ed amata? Terni ha tutti gli elementi necessari per raggiungere un futuro radioso. Serve solo allontanare dalle istituzioni politicume e analfabetismo. La città, progettata dalle associazioni culturali, potrebbe avere chance per essere nominata “Città della cultura 2021”, in virtù dei tanti e stupendi progetti che si potrebbero a ragione realizzare in un territorio ricchissimo per tutti tranne per i deprivati culturali. Siano gli eletti in grado di ascoltare i cittadini che sanno migliorare la città e si creino, anche loro, un ridondante circolo culturale, ma non con i cosiddetti intellettuali organici. Noi, organici a tutte le classi sociali ed all'intero territorio, continueremo a lavorare ed a produrre per la nostra città e per chiunque dovesse domani amministrarla, nella speranza che i cittadini sappiano scegliere persone umili, colte, morali, democratiche.
Il mondo intero è la mia famiglia. -Giampiero Raspetti-
Neolaureati 2017 mentre leggono il "Giuramento dell'Infermiere"
Svolta storica per gli infermieri, da Collegio a Ordine!
Rappresentanti O.P.I. di Terni
e culturale. È questo un momento storico importante che riconosce il percorso formativo, l’evoluzione e la professionalizzazione degli infermieri, nonché la natura intellettuale della professione. Viene riconosciuta ancor di più la liceità dell’arte sanitaria, grazie alle norme che implementano le sanzioni per chi esercita la professione infermieristica senza averne diritto. L’abusivismo professionale sarà punito con la reclusione e severe ammende. L’inasprimento delle sanzioni nel caso di esercizio abusivo della professione e dell’aggravante per i reati commessi nei confronti delle persone ricoverate rappresentano misure che possono contribuire ad una maggiore sicurezza delle cure e dell’assistenza. Un traguardo fondamentale per una famiglia professionale che nonostante la crisi economica, il blocco del turnover e le numerose difficoltà che ogni giorno si trova ad affrontare (tra cui anche il riconoscimento sociale ed economico delle proprie competenze) continua tenace a sostenere i principi di equità, di accesso alle cure e a garantire un’assistenza di qualità. L’ordine Professionale degli Infermieri e degli Infermieri Pediatrici di Terni ha
reso partecipi gli iscritti dei cambiamenti futuri in occasione dell’approvazione del bilancio, il 22 febbraio scorso, cui è seguita la sessione convegnistica dal titolo “Nasce l’Ordine degli Infermieri: cosa cambia?”. In rappresentanza della FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche) è intervenuta la dott.ssa Mariacristina Magnocavallo, la quale ha illustrato i punti salienti della legge. A completamento della giornata, la cerimonia di benvenuto dei neo laureati con la lettura del “Giuramento dell’Infermiere”. Si ricorda che sul sito della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche è possibile verificare l’iscrizione all’albo del professionista al quale ci si rivolge: www.ipasvi.it/chi-siamo/ricerca-albo.htm
La sala convegni ARPA che ha ospitato l’evento è stata “illuminata” dai colori delle opere di due artiste infermiere: Anna Rita Berretta e Ilaria Masucci. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
Foto Giampaolo Napoletti
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a provincia di Terni assiste alla nascita di un nuovo Ordine Professionale, quello degli Infermieri e degli Infermieri Pediatrici. Il 15 febbraio 2018 è entrata in vigore, a tutti gli effetti, la legge n. 3/2018 (legge Lorenzin) “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute.” Si dà l’addio ai Collegi Provinciali che, fino ad oggi, hanno tenuto insieme e legato in un filo l’evoluzione di chi cura l’assistenza dei cittadini e che, negli anni, ha visto crescere il faldone delle competenze e delle responsabilità. Dal 15 febbraio, il Collegio Provinciale IP.AS.VI. della provincia di Terni lascia il posto all’Ordine delle Professioni Infermieristiche (O.P.I.) della provincia di Terni. Un giorno speciale, formidabile! Come formidabili sono stati questi ultimi decenni per la professione infermieristica. Anni vissuti tutti d’un fiato. Gli Infermieri sono orgogliosi e felici di questo traguardo che completa un percorso di crescita, avviato circa venti anni fa, portando la professione infermieristica nel posto che le compete per competenze, preparazione scientifica
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Andavamo a letto col prete D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica per sostenere le braci che venivano mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i vecchi e i bambini piccoli che presidiavano il focolare. Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava benino, fatta eccezione per i piedi e gli stinchi, soggetti agli spifferi freddi che venivano dalla porta, sia quando si apriva, perché entrava qualcuno, sia quando era chiusa, perché le ante non combaciavano bene. Studiare o fare i compiti in senz’altro positive sul proprio equilibrio Nessun libro è migliore di un altro, ma questo ambiente, senza finire coi e sull’umore. esistono libri che ci trasmettono quel piedi gelati, era possibile solo La vita di tutti i giorni è frenetica, e qualcosa in più. In realtà spesso non stando in ginocchio sulla sedia Alessia la lettura ne ha un po’ fatto le spese dipende dal libro in sé, ma da noi, dal impagliata, onde evitare ilMelasecche bradovendo competere con media a più nostro stato d’animo, dal periodo che ciere sotto il tavolo che spesso rapida fruizione. Non importa quale sia stiamo vivendo, dalle nostre emozioni e faceva venire il malalessia.melasecche@libero.it di testa. il supporto usato, che si tratti del caro sensazioni. In ogni libro c’è un regalo, un Per la confusione non c’era vecchio libro cartaceo o che sia l’e- insegnamento e la magia della lettura rimedio. Tutti ualcheparlavano giorno fa,a voce mentre ero reader di ultimissima generazione, la è proprio quella di regalare sensazioni alta nelle case contadine, intenta a fare acquisti in una sostanza non cambia, i libri sono fonte autentiche a persone sparse nel mondo, libreria di Terni, mi è capitato di di arricchimento non solo culturale, con vite, realtà, indole, vocazione anche abituati com’erano nei campi a assistere ad uno di battute tra ma anche intellettivo, sociale, etico e molto diverse tra loro. C’è chi sostiene gridare ordini agliscambio animali da alcuni teenagers che, fermi davanti ai libri morale. Fanno anche bene alla salute. che “leggere” si posizioni nel mezzo tra lavoro. di Harry Potter, commentavano C’era poi sempre qualche vicinosorpresi Dopo una decina di minuti di lettura il “dare” e “avere”, perché una volta letto e che senso leggere i libri quando si nostro cuore comincia a battere più fatto nostro (avere), ci sentiamo spinti o “Ma vicina che, ha dopo cena, si possono vedere film!”.tanti Da appassionata lentamente, i muscoli si distendono a diffondere ciò che abbiamo imparato aggiungeva ai igià per lettrice quale sono, da persona che cerca e lo stress cala. Dalcacofonia. punto di Un vista a condividerlo, invogliando scambiare quattro chiacchiere, contribuendo all’aumento della momento di quasi silenzio po-altri a fare di ritagliarsi uno spazio quotidiano per la psicologico, poi, è ormai comprovato altrettanto (dare). teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passava lettura, eanche pochi minuti, giornate tenere che chi legge, sviluppa maggiore Quando parlo di lettura non penso solo al vicino così divia finché erainpossibile il mozzicone fra leuna dita. piuttosto dense di impegni, la frase mi ha empatia: diventa più “bravo” ai libri, ma così anche ai quotidiani e alle Il problema del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le acamere erano fredde che colpito particolarmente. comprendere le situazioni, le azioni riviste line, madi anche on line, ai blog, al mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo al off pensiero doversi Sono cresciuta investendo la paghetta gli stati gelate, d’animosovrastate degli altri, da quindi a ai post per approfondire temi di nostro spogliare in un baleno per infilarsi tra le elenzuola coperte e imbottita, poteva anche nel viaggiare e nel comprare libri (due sviluppare potenzialmente relazioni interesse. bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. attività che, Anche la memoria e la in Infine, lettura ha anche una sorta Il prete non eranella altromia chepersonale il nome visione maliziososociali di unamigliori. incastellatura porta-braciere legno, la usata per riscaldare della vita, rappresentano due lati della capacità di attenzione ne guadagnano di funzione catartica: i libri aiutano a il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, stessa medaglia), da sempre affascinata e con una mente più agile ed elastica si guarire, a evolversi, a decidersi sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire. Appena cenato la moglie per una dal poster esposto innel libreria la prevengono patologie la demenza svolta, ascegliendo diventare quelle più consapevoli, infilava diligentemente pretecon un recipiente metallico con lecome ultime braci del camino, citazione di Mark Twain, un uomo che senile e l’Alzheimer. Altro beneficio, non a conoscersi meglio, insomma… si che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare legge ne vale due. È un dato di fatto, di poco conto, sviluppato la lettura, tratta di una specie di seduta di terapia incendi, era un grande piacere goduto dalle generazioni del dopocon guerra. leggere crea dipendenza, ma senza è quello di acquisire un vocabolario più psicologica tra noi eagli autori, perché chi Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi piaceri si vanno cercare effetti collaterali, anzi con ricadute vario e un linguaggio più ricco. legge non è mai solo! Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol.
UN UOMO CHE LEGGE NE VALE DUE
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Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
ARCI TERNI
Sono sempre più numerosi gli atti di violenza nei confronti degli immigrati e fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo non cessano di esistere in Italia, come confermato dagli ultimi dati statistici. N
onostante siano avvenuti importanti progressi scientifici tali da considerarci un paese civilizzato e post moderno siamo però regrediti a livello umano ed interpersonale. Rimane un odio profondo nei confronti di tutto ciò che non conosciamo, del diverso che non ci appartiene e che quindi condanniamo e giudichiamo. Il clima odierno in cui ci troviamo è quello di un odio profondo basato su stereotipi, false rappresentazioni, insulti, linguaggi ostili. Purtroppo non ci si ferma alle parole, non sono rari i casi in cui si può parlare di veri e propri crimini di odio. I telegiornali ne parlano di continuo e non sono rari i numerosi episodi che vedono protagoniste o vittime, persone provenienti da diversi Paesi. In alcuni casi i mass media possono “gonfiare” le notizie e tutto ciò si aggiunge all’intolleranza che, di base, già si ha. Non sono pochi gli esempi ma voglio ricordarne uno in particolare avvenuto pochi giorni fa, ossia la sparatoria di Macerata da parte di un neo fascista nei confronti di passanti Africani. L’aria che si respira non è delle migliori e, purtroppo, rientra nella quotidianità, è diventato di uso comune prendersela con gli altri perché non si riesce a
vivere la propria di vita, a prendersi le proprie responsabilità. Ci è concesso tutto e si pensa di avere il diritto (proprio perché concesso) di fare tutto. Un altro esempio che possiamo riportare noi come Arci è avvenuto non poche settimane fa, durante la visione di un film a cui avevano partecipato i ragazzi beneficiari dei progetti. C’era un uomo che per tutta la durata del film non ha fatto altro che commentare (in maniera sgradevole e provocatoria) la presenza dei ragazzi africani all’interno della sala e nel film, facendo foto alla sala e ai ragazzi (fortunatamente riprese di spalle), incurante della presenza di sua figlia accanto a lui. Quando è finito il film, ci ha salutato con il saluto romano.
In questi giorni sono state tantissime le manifestazioni e le iniziative in tutta Italia contro questo clima di intolleranza e di odio. Come ARCI ci siamo uniti alle mobilitazioni e, in primavera, promuoveremo attività nei quartieri cittadini e, insieme ad altre associazioni ternane, raccoglieremo le firme per la petizione “Mai più fascismi”, un documento che punta ad arrivare ad almeno un milione di firme per chiedere alle istituzioni di ribadire con forza che il nostro paese rifiuta ogni forma di fascismo, chiedendo quindi di non concedere spazi pubblici alle organizzazioni che si rifanno a quel periodo storico tragico per l’Italia e che credevamo per sempre dimenticato. Le ragazze e i ragazzi del Servizio Civile di Arci Terni
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Giacomo Porrazzini
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edendo brandire, strumentalmente, da un capo partito, durante un comizio della recente campagna elettorale, un libro dei Vangeli ed un rosario, mi è venuto in mente un saggio scritto da uno dei maggiori storici italiani, Giovanni De Luna; saggio intitolato “Una politica senza religione”. Come sottotitolo, dopo averlo letto, si potrebbe aggiungere “ una politica come religione civile”. Vecchi come il mondo sono i tentativi, spesso e drammaticamente riusciti, di sacralizzare la politica piegando la fede religiosa a fonte di indiscutibile sua legittimazione; quasi sempre legittimazione del potere di un autocrate o di un tiranno. Più recente e frutto delle rivoluzioni borghesi, in particolare di quella francese, l’ispirazione a sacralizzare la politica quale religione civile, anch’essa “religione del libro”, ma, in generale, un buon testo costituzionale democratico redatto, magari, dopo un traumatico mutamento di regime, come è accaduto all’Italia con la sconfitta del fascismo. De Luna, per saldare, in senso civile, i concetti di religione e di politica evoca il significato etimolgico del temine “religio”, ovvero un qualcosa che lega, che unisce; una forza unificatrice dei singoli in una comunità di “credenti”. Il campo in cui può avvenire tale saldatura
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RELIGIONE & POLITICA è lo spazio pubblico della cittadinanza; il campo di un complesso di diritti e doveri civici collettivi che mediano e trascendono gli interessi dei singoli, un insieme organico di vincoli comunitari e di narrazioni condivise. Ciò che ne scaturisce è un credo civico comune, sovrapartitico e sovraconfessionale, saldamente calato nella storia. Un malinteso significato di religione civile può essere quello di un sistema politico sostenuto da una religione, mentre il significato storicamente autentico, secondo De Luna, lo si ritrova nel processo di costruzione di uno spazio pubblico di comune appartenenza e cittadinanza. Perciò, mentre una politica “sacralizzata” da una fede religiosa non potrebbe che avere un carattere fisso ed assoluto, come il dogma che la ispirerebbe, una vera religione civile non può che avere un carattere dinamico e processuale, mai definitivo ma ispirato ad un principio di progressività. Un principio che consente alla religione civile di essere, senza tradire i suoi valori fondanti, aperta ed inclusiva, rispetto alle novità che la storia le pone continuamente davanti: in questo tempo, dall’Europa alla globalizzazione, dalle migrazioni alle nuove tecnologie che riplasmano lo
stesso spazio pubblico. Naturalmente, se una politica che cerca nella religione la legittimazione del suo potere traligna facilmente in autoritarismo, anche una religione civile può incontrare i suoi demoni capaci di deformarla. Esempi antichi e recenti non mancano: dal giacobinismo violento al comunismo staliniano o maoista; dal fascismo nostrano al nazismo hitleriano. La politica, nella sua accezione moderna e democratica, è un tentativo umano di creare un ordine artificiale che consenta una ordinata e pacifica convivenza fra individui, chiamandoli ad assumere la responsabilità del “cives”. Un ordine che deve fondarsi su alcuni valori aventi la funzione e la forza di pilastro. Può non tradire se stessa la politica e proporsi quale religione civile se non rinnega, in nessun caso, i suoi principi fondanti: il primato della legge sul primato degli uomini, il pluralismo politico e la libertà dei singoli e delle formazioni sociali, la tolleranza, la solidarietà sociale, il rispetto di tutte le fedi religiose e della libertà di coscienza, l’aspirazione alla pace e all’equilibrio fra uomo e natura. Torniamo, semplicemente, alla Costituzione, non per brandirla ma per difenderla, innovarla, e praticarla ogni giorno.
LA PICCOLA SERVA INDIANA Francesco Patrizi
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el cortile c’è un grande movimento, chi porta un po’ di pollo, chi qualche dolcetto che, legato ad una cordicella, viene tirato su fino al primo piano e fatto passare attraverso le grate della finestra. Quando al terzo giorno arrivano le telecamere, la bambina vince la timidezza e abbozza un sorriso dietro i vetri della casa: la storia della servetta segregata in casa senza cibo ora è seguita in diretta televisiva da milioni di spettatori. Quando era venuta alla luce, la madre si era ammalata e il padre aveva chiamato un medico, la famiglia era molto povera, non poteva permettersi di pagarlo, ma in qualche modo avrebbero trovato un accordo. Il dottor Verma aveva fatto quello che aveva potuto, ma la donna
era morta. Restato solo con la bambina, l’uomo l’aveva ceduta al fratello della moglie e se ne era andato di casa. Quando il medico aveva presentato la parcella, lo zio si era impegnato a mandare la piccola, non appena fosse cresciuta, a lavorare presso la famiglia del dottore per ripagarlo. Compiuti i cinque anni, la bambina era andata così ad infoltire le fila dei circa 14 milioni di minori che in India vengono impiegati come servitù a fronte di un debito contratto dalla famiglia. La bambina dimostra oggi 13 o 14 anni, non è mai andata a scuola, il dottor Verma e sua moglie le passano una razione di riso al giorno e, per controllare che non mangi dalla dispensa, hanno installato una telecamera di sorveglianza in cucina. Come tutti gli anni, con l’arrivo dell’estate i padroni sono andati in vacanza e, prima di partire, hanno staccato la corrente, serrato le grate delle finestre ed hanno lasciato le razioni di riso per una settimana alla piccola serva. Era già successo altri anni, solo che questa volta i padroni hanno deciso di prolungare
di un’altra settimana la vacanza senza avvisare nessuno e senza pensare alla bambina che, chiusa in casa al buio, come un animale, aveva finito il riso. Quando i vicini hanno cominciato a sentire i suoi lamenti, hanno pensato di avvisare la polizia, ma dato che il medico è molto rispettato e nessuno voleva sollevare uno scandalo, hanno lasciato stare, solo una donna si è mossa a compassione e ha passato del cibo alla bambina dalla grata di una finestra, il suo esempio è stato seguito da tutto il vicinato, si è creato un clamore mediatico e proprio grazie alla tv lo zio ha rivisto, dopo molti anni, la nipote. Anche se il medico decidesse che la parcella è stata finalmente pagata, lo zio non la riprenderà con sé, dato non ha di che sfamarla e non ha una dote da darle per maritarsi, accade spesso infatti che, al termine del periodo concordato per l’estinzione del debito, sia la stessa famiglia d’origine a non rivolere più indietro la figlia lasciata in pegno. È probabile che la prossima volta, prima di partire per le vacanze, la moglie del medico le lascerà più riso.
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CIVILTÀ URBANA R
itenevo che non ci sarebbe stata necessità di riprendere il tema della qualità urbana essendo stati toccati quasi tutti gli argomenti. Appunto, quasi. Grazie anche alla collaborazione dei lettori ritengo utile far pervenire a chi di dovere (?) alcune altre considerazioni. Cestini. I cestini per la raccolta dei rifiuti in strada sono ancora una novità. Quante volte siamo stati tentati di raccogliere una immondizia in strada, poi ci siamo guardati attorno senza trovare il classico bidoncino grigio dove gettarla. Scritte sui muri. Belli i murales ma le scritte, anche volgari, no. Ve ne sono poi da anni di indecifrabili; qualcuno ha chiarito di chi sono e cosa dicono? In ogni caso è dovere della amministrazione provvedere alla cancellazione e, per quanto possibile, scoprire e sanzionare i responsabili. Telecamere. A proposito di quanto sopra, ma non solo, credo personalmente nella efficacia deterrente delle telecamere e nel contributo che esse possano dare per scoprire i responsabili di reati sulla pubblica via. Se poi le loro immagini venissero osservate in diretta da chi ha il potere di intervenire, assisteremmo ad efficaci interventi in flagranza di reato. A Terni ve ne sono poche. Investire in telecamere significa investire in sicurezza e, dunque, in qualità urbana. Passeggiata in compagnia. Molte persone, giovani e meno giovani, amano, meglio direi amerebbero, fare delle passeggiate nella campagna già prossima alla Città. Le strade sono però, spesso, assai strette e per ciò pericolose per un transito pedonale in contemporanea con quello veicolare.
Avv. Paolo Crescimbeni
Allargare la sede stradale sistemando le ripe laterali franate negli anni risolverebbe agevolmente il problema. Sponde del Nera. Spesso si è parlato di una loro più accurata manutenzione ma professionisti ingegneri sono voluti andare oltre e parlare della loro valorizzazione. Il fiume Nera è quasi un ospite sconosciuto a molti Ternani. Ma il pensiero va alle sponde di tutti i fiumi, di tante città, dove degli attrezzati lungofiume offrono ai cittadini l’opportunità di trovare su di essi ogni sorta di attività: piccoli negozi, bar, ristorantini, spettacoli musicali. Un discorso a parte meriterebbe poi la navigabilità del Nera nel tratto che percorre la nostra Città e non solo. Palazzi storici. Ne abbiamo davvero tanti. Sarebbe bello poter riattivare una attività conoscitiva, con il consenso dei proprietari, enti o privati che siano, mediante visite guidate. Da chi? Da studenti delle ultime classi o universitari che sarebbero lieti di dare il proprio contributo alla crescita culturale di Terni. Concludendo, sempre pronto a riprendere il tema della qualità urbana ove occorresse, spezzando una lancia in favore del verde pubblico. Ho motivo di ritenere che qualche condominio, più attento e sensibile di altri, sarebbe ben disposto a curare aiuole o prati di piccole dimensioni prospicienti l’edificio stesso. Mi illudo? Forse. Qualcuno dirà: “Ci dovrebbe pensare il Comune!” Verissimo ma se qualche condominio o struttura commerciale avesse le possibilità concrete di far ciò (pur con qualche problema giuridico tipo, ad esempio, ... e se un operatore si fa male?) ne saremmo tutti lieti. La Città è di tutti.
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Divorzio, solo per i figli lo stesso tenore di vita del matrimonio Avv. Marta Petrocchi
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uando ci si avvia ad una separazione, o si sta per affrontare un divorzio, sono ancora molte le donne che ritengono di avere il diritto ad essere mantenute. Non è sempre così! Ma cerchiamo di capire meglio. L’assegno di mantenimento è il contributo mensile che il marito deve versare alla moglie durante la separazione per eliminare ogni disparità di reddito tra i coniugi, e ciò sempre che la causa della crisi coniugale non venga addebitata alla moglie, ossia non venga accertato che il disgregarsi della famiglia le sia da attribuire. L’assegno di divorzio è, invece, il contributo che il marito versa alla moglie dopo il divorzio e fino a quando non interviene una nuova pronuncia del Giudice che lo revoca o lo riduce. E bene tener presente che in materia di diritto di famiglia vige sempre il principio rebus sic stantibus, ossia stando così le cose; ciò significa che ogni mutamento di fatto, come il mutamento della situazione economica dei coniugi, consente di domandare una nuova decisioni al Giudice e che pertanto è sempre modificabile. Trascorso il termine di 6 mesi, in caso di separazione consensuale, oppure di un anno da quella giudiziale, i coniugi possono rivolgersi al Giudice per ottenere la sentenza di divorzio, ossia la cessazione
di ogni effetto civile del matrimonio concordatario, quello celebrato in Chiesa per intenderci, oppure lo scioglimento di quello civile. In questo caso l’assegno di mantenimento potrà essere sostituito dall’assegno di divorzio. L’importo di tale assegno dipende da molti fattori quali: la situazione reddituale dei coniugi, la durata del matrimonio, la capacità lavorativa del coniuge col reddito più basso, la disponibilità dell’abitazione familiare. È proprio sull’assegno divorzio che è intervenuta da ultimo la Cassazione con una decisione che ha avuto notevole risonanza mediatica per la notorietà dei soggetti coinvolti. Il principio fondante e che con il divorzio il rapporto coniugale viene meno e, pertanto, sostengono i Giudici di Piazza Cavour, non vi è più ragione di garantire alla moglie lo stesso tenore di vita di cui godeva durante il matrimonio. La ragione dell’assegno di divorzio deve essere, quella di garantire alla moglie l’“autosufficienza economica” ossia di “poter badare a se stessa” (Cass. n. 11504/17 del 10.05.2017). Ne deriva che l’ex moglie non ha diritto all’assegno se è autosufficiente. A determinare l’autosufficienza non concorre solo il reddito, autonomo o dipendente che sia, ma anche il possesso di altri redditi, quali investimenti, quote societarie, canoni di locazione di un immobile. Il Giudice può negare il mantenimento all’ex moglie che giovane, con formazione culturale, capacità lavorativa, sia in grado di trovarsi un’occupazione che le consenta di mantenersi da sé. Mentre si ritiene, in
genere, che abbia diritto all’assegno di divorzio la donna che si è sempre dedicata alla famiglia che ha già raggiunto una certa età. Il matrimonio non è più una “sistemazione definitiva”, sposarsi, sostengono i Giudici di Piazza Cavour, è un “atto di libertà e autoresponsabilità”. Tutto ciò, in linea teorica, vale per il coniuge debole che può, in ipotesi, essere anche l’uomo. La circostanza che si parli sempre di mantenimento alla moglie altro non è che lo specchio dell’ordinario accadimento dei fatti. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, il coniuge più debole è la moglie. In un solo caso in tutta la mia attività professionale mi è capitato di ottenere il mantenimento in favore del marito, ma si trattava di una situazione davvero peculiare! Tutto ciò non vale per i figli, i quali anche con il divorzio, hanno diritto a mantenere lo stesso tenore di vita di cui godevano durante il matrimonio. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, con la recentissima sentenza 3922 del 19 Febbraio 2018 che ha puntualizzato “i figli hanno il diritto di mantenere il tenore di vita loro consentito dai proventi e dalle disponibilità concrete di entrambi i genitori”, quelle condizioni nelle quali avrebbero vissuto se l’unione dei coniugale non si fosse disgregata. Buona Lettura del codice civile!
Maggica primaèra Paolo Casali
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Doppo ‘n invernu friddu e ‘n bo’ sbiaditu ecco che ss’arisveja la natura è pprimaèra e ttuttu è ‘rrifiuritu e ppare tantu viva ‘gni criatura... da le giunchije viole e mmarghirite li manduli e li peschi so’ sbocciati le rundinelle ppo’ so’ ‘rcomparite e ttutti l’animali ‘nnammurati. Che bbellu vede’ l’òmu ‘nnammuratu de quarchiccosa che je sta ‘llà ‘ttornu fosse ‘n cristianu o ’nzettu o ‘ppure ‘n pratu fosse la notte o ‘ppure ‘n bellu ggiornu…
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è qquesta la maggìa de primaèra che ttuttu arnòa e ppo’ fa ‘nnammura’... pe’ ll’omu e ppe’ ‘cchi andru ppo’ se spera che qquillu amore dura eternità. Tutte le bbestie de quistu munnu cionno lu còre che sta a vvibbra’… da lu cattìu a lu più bbonu ‘n bo’ d’amore sempre ce sta… co’ ‘stu risveju de primaèra l’òmu ‘st’amore pòle artroa’… l’òmu ch’è bbestia l’òmu ch’è ‘nzettu l’òmu ch’è ffiore... arfiurirà.
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Visita Preconcezionale: in cosa consiste e quando eseguirla È importante, per una coppia che decide di avere un bambino, sottoporsi ad una serie di esami che precedono il concepimento. Il primo passo da compiere è fissare un colloquio informativo e una visita di controllo dal proprio specialista di fiducia, per valutare le condizioni di salute generali della donna, la sua storia medica e quella del partner e delle rispettive famiglie. La cosiddetta visita ginecologica preconcezionale, di solito accompagnata da un’ecografia pelvica, serve tra l’altro a escludere potenziali ostacoli al concepimento. È consigliabile effettuare anche il Pap test, se è passato più di un anno dall’ultima volta che è stato fatto. Se la donna è affetta da malattie croniche come per esempio il diabete o l’ipertensione è questa l’occasione per parlarne con il medico, che può rivedere eventuali terapie farmacologiche in atto e predisporre un programma di controlli clinici. Il colloquio con il medico ginecologo serve anche per impostare un corretto stile di vita in merito alla gravidanza. Inoltre, il ginecologo prescriverà alcuni esami e l’assunzione quotidiana di una dose da 0,4 mg di acido folico per la prevenzione dei difetti del tubo neurale e altre malformazioni fetali.
Circa gli esami da effettuare, in epoca preconcezionale le Linee Guida per la Gravidanza Fisiologica dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) consigliano di eseguire due semplici test, quello per la rosolia e quello per la toxoplasmosi. Il Rubeo test consiste nel dosaggio degli anticorpi anti-rosolia in un campione di sangue. Se la donna risulta sensibile all’infezione, è consigliabile che si vaccini per non correre il rischio di ammalarsi in gravidanza. Il Toxo test permette di stabilire se la donna è immune o a rischio di toxoplasmosi, infezione che in gravidanza può provocare aborto spontaneo o malformazioni nel feto. A differenza della rosolia, per la toxoplasmosi non esiste un vaccino, ma la donna che risulta suscettibile può mettere in atto una serie di accortezze per evitare il rischio di infezione. Altri esami preconcezionali del sangue consigliati in epoca preconcezionale sono quelli per lo screening delle emoglobinopatie più diffuse nel nostro Paese, la betatalassemia e l’anemia falciforme. Le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità raccomandano di sottoporre a esame emocromo-citometrico tutte le
donne che progettano una gravidanza. Ed eventualmente, qualora emergesse un dato patologico, approfondire la ricerca con un test specifico: il dosaggio delle emoglobine anomale. Qualora emerga un dato patologico nella futura madre si dovranno eseguire esami analoghi anche sul papà. A completamento degli esami preconcezionali andrà eseguita la determinazione del gruppo sanguigno materno e la ricerca di eventuali anticorpi dannosi per il bimbo, mediante test di Coombs indiretto. A discrezione del ginecologo e in base alla storia clinica della paziente potrà essere necessario eseguire ulteriori esami o test di approfondimento.
DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789)
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DOLORE ALLA SPALLA E OSTEOPATIA
La periartrite scapolo-omerale (o dolore di spalla) è una problematica a carico della spalla che colpisce i tessuti molli che circondano l’articolazione: tendini, borse e tessuto connettivo. È una sindrome particolarmente dolorosa che può insorgere a seguito di un trauma oppure spontaneamente, soprattutto in soggetti che effettuano i medesimi movimenti, ripetuti nel tempo. L’infiammazione della spalla è la causa del dolore e, dopo aver consultato lo specialista, e attraverso gli esami diagnostici, è possibile valutare quale sia la regione anatomica colpita. Nella maggior parte dei casi vengono riscontrate: zz Tendinopatia della cuffia dei rotatori zz Lesione totale o parziale del tendine sovraspinoso zz Borsite scapolo omerale zz Borsite acromion claveare zz Lesione del capo lungo del bicipite zz Sindrome della spalla congelata Questo genere di dolore è altamente invalidante poiché quasi sempre prevede l’immobilità dell’arto. Le cause sono per lo più degenerative e si manifestano, di solito, con un’importante riduzione del range di movimento ed
hanno il loro culmine in un dolore acuto improvviso. Il trattamento osteopatico è da considerarsi elettivo per le patologie in cui l’ampiezza di movimento dell’articolazione è diminuita. L’osteopata dispone di molteplici tecniche che agiscono sia sulla mobilità articolatoria che sul dolore; quest’ultimo non è un aspetto da trascurare poiché i pazienti lamentano dolore soprattutto durante i movimenti e questo determina un’incapacità di svolgere gli atti quotidiani della vita (lavarsi, pettinarsi, vestirsi), spesso è compromesso anche il riposo notturno. Le tecniche utilizzate sono esclusivamente manuali ed indolori. Attraverso le manipolazioni, vengono rilasciati i tessuti molli che fino a quel momento erano rigidi e questo, il più delle volte, provoca un’immediata sensazione di benessere che il paziente descrive come “leggerezza”. A volte, quando il dolore è conclamato da molto tempo, può sopraggiungere anche cervicalgia e/o dorsalgia, questo perché il nostro organismo ci invita ad assumere delle “posizioni antalgiche” per rendere sopportabile il dolore. Qualora il quadro clinico preveda l’intervento chirurgico, l’aiuto
dell’osteopata può essere prezioso sia prima dell’operazione (poiché abbassa l’infiammazione a livello locale), sia nel post operatorio in quanto favorisce il recupero. Inoltre il professionista può consigliare degli esercizi specifici cosi da evitare recidive.
Marzia Martellotti Osteopata D.O.
Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio
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Terni presso lo studio medico Anteo, in via Radice 19 Roma studio Kirone, Lungotevere Portuense 170 Frascati in via G.Matteotti 12/A
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AZIENDA OSPEDALIERA Struttura Complessa di
Pediatria Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale
La struttura complessa di Pediatria, Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale diretta dal Dott. Francesco Crescenzi è un punto di riferimento nel territorio dell’Umbria meridionale e nei territori limitrofi, per l’assistenza di pazienti neonatologici e pediatrici. La Struttura è organizzata in due aree principali: l’area Pediatrica e l’area Neonatologica, costituita da Terapia Intensiva Neonatale, Patologia Neonatale e Nido. A queste due aeree si aggiunge l’attività ambulatoriale che interessa differenti e svarianti campi: neonatologico, ecografico cerebrale, neurologico del neonato pretermine e patologico, allergologico, endocrinologico, infettivologico. La Terapia Intensiva Neonatale è dotata delle più moderne attrezzature assistenziali e di monitoraggio, inoltre vi sono state introdotte tecniche e tecnologie altamente specialistiche che permettono di migliorare la sopravvivenza dei neonati patologici, compresi quelli di peso estremamente basso. Per migliorare ulteriormente la qualità dell’assistenza, sono attualmente in corso i lavori per il trasferimento completo della struttura di Pediatria Neonatologia e TIN al terzo piano al fine di riavvicinarla al blocco Sala Parto, Ostetricia e Nido e riunire in un’unica area tutti i servizi del Dipartimento Materno infantile.
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Reparto di Pediatria Nel reparto di Pediatria afferiscono pazienti di età compresa tra i 30 giorni di vita e i 14 anni. Il reparto è dotato di 11 posti letto utilizzati per il ricovero di piccoli pazienti provenienti dal Pronto Soccorso (circa 6.000 accessi l’anno in età pediatrica) o trasferiti da altri ospedali oppure come appoggio per i bambini ricoverati da altri reparti dell’ospedale per problemi urologici, chirurgici, ortopedici e otorinolaringoiatrici. Due ulteriori posti sono dedicati all’Osservazione Breve (OB) che, con tempi di degenza non superiori alle 36 ore, permette l’osservazione e il monitoraggio di pazienti con quadri clinici di lieve e moderata complessità, per i quali un ricovero ordinario potrebbe risultare eccessivo o improprio. È attiva una sempre più stretta collaborazione multidisciplinare con gli altri reparti e servizi ospedalieri per l’assistenza di pazienti cardiologici, neurologici, neuropsichiatrici, ortopedici, fisiatrici, oculistici, otorinolaringoiatrici ed ematologici.
Nido-Neonatologia Al Nido afferiscono tutti neonati con una età gestazionale superiore alle 36 settimane, senza complicanze. L’assistenza alla nascita è garantita dalla presenza di un neonatologo esperto in rianimazione neonatale presente h 24. A tutti i neonati sani viene favorito il legame con la mamma e promosso l’allattamento al seno attraverso il Bonding in sala parto ed il Rooming-in al Nido. La maggior parte dei neonati ha un decorso fisiologico e viene dimesso precocemente (dopo 48 ore dalla nascita). In circa il 10% dei neonati senza anamnesi patologica possono subentrare complicazioni in modo assolutamente non prevedibile con necessità di trasferimento presso il reparto di Patologia Neonatale o di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) per cure e monitoraggi intensivi. A tutti i neonati presenti al Nido vengono effettuate visite giornaliere, monitoraggio della bilirubina, della glicemia e del peso e della alimentazione.
SANTA MARIA DI TERNI
Direttore Dott. Francesco Crescenzi
Struttura Complessa di Pediatria Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni
Inoltre vengono effettuati gli screening per: - patologie endocrino-metaboliche (tramite Screening allargato in convenzione con il Centro referente dell’Ospedale Meyer di Firenze) - sordità congenita (TEOAE) - patologie oculari identificabili con red reflex come la cataratta congenita - patologie cardiache - displasia congenita delle anche. Per questa ultima importante problematica la nostra Azienda ha creato un progetto pilota di riferimento strutturato in collaborazione con la radiologia che permette di eseguire lo screening in tempi corretti e già durante il ricovero per pazienti selezionati con fattori di rischio. Il progetto ha lo scopo di individuare precocemente situazioni patologiche che potrebbero causare problemi di deambulazione in pazienti non trattati. I pazienti con anca patologica vengono visitati e trattati da un consulente ortopedico pediatrico proveniente dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Terapia Intensiva Neonatale La TIN è dotata di 3 posti letto in cui possono essere assistiti: neonati gravemente pretermine (dalla 23esima settimana di età gestazionale); neonati con peso estremamente basso in relazione all’età gestazionale; neonati che richiedono un supporto ventilatorio; neonati critici che necessitano di interventi diagnostici invasivi, compresi i neonati con patologia chirurgica o cardiologica nella prima fase di stabilizzazione. Vengono accolti i neonati patologici nati presso l’Azienda Ospedaliera di Terni e presso gli altri punti nascita dell’USL Umbria 2 (Orvieto, Spoleto e Foligno) oltre che i nati nelle regioni limitrofe. Terapia Subintensiva/ Patologia Neonatale. Con 6 posti letto al momento disponibili,
la cosiddetta Sub TIN si occupa di neonati patologici che, indipendentemente dal peso e dalla età gestazionale, necessitino di un monitoraggio costante, di interventi diagnostici e con caratteristiche che non richiedano la terapia intensiva. Si occupa anche di neonati con età gestazionale compresa tra 29-32 settimane e/o peso alla nascita compreso tra 1000-1750 g che non necessitano di assistenza ventilatoria anche nei primi giorni di vita. L’attività della TIN e della Sub-TIN non si limita al trattamento della patologia acuta, ma presuppone una presa in carico globale del neonato e della famiglia con frequenti colloqui e consigli. Questo tipo di attività coinvolge anche ed anzi in particolare il personale infermieristico, con cui i genitori a volte creano un legame molto profondo. Attività Ambulatoriale. L’attività di ricovero è affiancata da una intensa attività ambulatoriale, che si occupa di diverse specialità: Neonatologia e follow-up del neonato prematuro. Questa attività è destinata ai nati prematuri, la cui valutazione deve essere estesa oltre il periodo del ricovero per valutare gli esiti di questa popolazione estremamente delicata. L’ambulatorio si è anche arricchito della tecnica del massaggio infantile molto utile per stimolare lo sviluppo psicomotorio. Ambulatorio di ecografia cerebrale per la diagnostica cerebrale nei primi mesi di vita. Risonanze Magnetiche Cerebrali in sedazione nel paziente pediatrico non collaborante. L’attività si avvale della collaborazione del servizio di anestesia nei pazienti non collaboranti al fine di ridurre i tempi di soggiorno in ospedale per i piccoli pazienti; in una selezionata popolazione pediatrica è possibile effettuare risonanze magnetiche in sedazione farmacologica senza necessità di ricovero. Ambulatorio di endocrinologia per l’assistenza a patologie endocrinologiche neonatali e pediatriche. Ci si riferisce a ipotiroidismi congeniti, difetti di crescita staturo-ponderali, neonati piccoli rispetto all’età gestazionale o con ritardi di crescita intrauterini, basse stature idiopatiche genetiche, basse stature secondarie a patologie endocrine o metaboliche croniche, deficit dell’ormone della crescita, patologie tiroidee, obesità, disturbi dello sviluppo puberale. Il Centro è referente autorizzato per la prescrizione dell’ormone della crescita. Ambulatorio di allergologia Ambulatorio di infettivologia. Il servizio garantisce assistenza medica specialistica a pazienti di età pediatrica (dalla nascita ai 14 anni) affetti da malattie infettive in particolare: prevenzione e cura delle
infezioni a trasmissione madre-figlio acquisite durante la gravidanza o il parto (infezioni da Citomegalovirus, Toxoplasmosi, Rosolia congenita, virus epatite B e C, virus HIV, sifilide congenita, virus erpetici), monitoraggio-cura e followup delle infezioni perinatali-neonatali; trattamento e monitoraggio dei contatti a rischio, dell’infezione primaria o latente in età pediatrica della Tubercolosi; attività di consulenza e prevenzione delle malattie infettive in previsione di viaggi all'estero in Paesi “a rischio sanitario” (come ad esempio indicazioni a profilassi antimalarica o vaccinazioni contro malattie tropicali come febbre gialla); consulenza nel campo della vaccinazioni in età pediatrica e vaccinazione in ambiente protetto nei casi che richiedano tale tipologia di vaccinazione; valutazione infettivologica e vaccinale del bambino immigrato -malattie sessualmente trasmesse negli adolescenti. Ambulatorio Cardiologico In collaborazione con il reparto di cardiologia si è sviluppato un ambulatorio dedicato ai pazienti cardiopatici che si avvale di un consulente cardiologo pediatrico dell’Ospedale Bambino Gesù.
ÉQUIPE Direttore: Dott. Francesco Crescenzi Personale medico: Pediatria: Dott. G.Cabiati, A.Gubbiotti, M. Lupidi, G. Miconi, D. Molinari, B. Vecchi Neonatologia: Dott. S. Ceccarelli, F.Celi, A. Egidi, A. Marra, M.G. Santini, C.M.Semeraro, M. Nasetti Personale infermieristico Coordinatrice Tin/Pediatria: S.Piacentini Pediatria: D. Bufaloni, A. Chiappafreddo, B. De Vincenzi, P. Dioturni, L. Focassati, A. Inghilterra, V. Lucidi, M. Marchetti, E. Medei, C. Milioni, S. Rosignoli. Terapia Intensiva Neonatale: E. Aguzzi, S. Caloisi, S. Canavicci, F. Catani, M. Checconi, F. Colantoni, A. Cubaj, C. Di Dio, S. Ippoliti, I. Malanotte, I. Masucci, P. Moscioni, N. Renifilo, G. Sbarzella. Coordinatrice Nido/Ostericia: N. Bruschini Nido: R. Ciatti, L. Grisci, M. Mencarelli, S. Posanzini, S. Santarelli, E. Vittori Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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V ILLA SABRINA{ALLE SINGOLE ESIGENZE
L’ASSISTENZA PERSONALIZZATA
La nascita di Villa Sabrina, residenza protetta ad Otricoli, Terni, è profondamente legata alla grande sensibilità e interesse verso i soggetti più deboli ed al particolare impegno nell’assistenza agli anziani affetti da demenze senili e dal Morbo di Alzheimer. La struttura è stata studiata e progettata e migliorata nel tempo per venire incontro alle esigenze dei propri ospiti. L’edificio è provvisto di un ampio spazio urbanizzato esterno alla struttura con parcheggi illuminati per i visitatori e spazi appositi per portatori di handicap. Gli obiettivi alla base del lavoro svolto al suo interno muovono dalla volontà
di aiutare l’Ospite non autosufficiente a combattere la solitudine e l’isolamento dovuto all’età avanzata ed a vincere il disagio che alcune limitazioni psicofisiche possono creare nella gestione della vita quotidiana. Gli Ospiti sono in genere persone non autosufficienti che hanno bisogno di assistenza ed aiuto nelle 24 h nella cura di sé, di riabilitazione e di prestazioni sanitarie, nonché di incentivi a svolgere le attività utili al mantenimento ed al recupero delle proprie abilità motorie e/o delle facoltà mentali. Obiettivi che la struttura si pone di raggiungere attraverso la programmazione di una serie di attività di estrema rilevanza socio-sanitaria con il preciso scopo di fornire agli utenti strumenti utili alla loro riabilitazione ed un supporto al benessere psicofisico. Villa Sabrina, sostiene i pazienti affetti da malattie degenerative, offrendo spazi e ambienti con atmosfere familiari e rilassanti. Staff specializzato e qualificato La struttura si avvale di professionisti qualificati come medici specializzati,
animatori del tempo libero, fisioterapisti, logopedisti, e numerose altre figure che concorrono al benessere psicofisico della persona. La convenzione con il Poliambulatorio specialistico FKT Villa Sabrina srl, permette di effettuare ginnastica collettiva ed interventi riabilitativi mirati alle reali necessità. Ogni utente ha un suo progetto riabilitativo individuale costruito su misura da un’équipe di specialisti.
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ARTROSCOPIA DELLA CAVIGLIA L’articolazione della caviglia è la più piccola dell'arto inferiore, effettua movimenti su un solo asse e mette in comunicazione l’arto inferiore con il piede. Essa è anche sede di patologie ortopediche e di origine traumatica: si pensi che è
Dott. Vincenzo Buompadre
Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport - Terni Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6, 0744.427262 int.2 - Rieti Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25, 0746.480691 - Foligno Villa Aurora, v. Arno 2, 0742.351405
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l'articolazione con più alta incidenza di distorsioni ed è frequente sede di fratture che la rendono oggetto di vari trattamenti chirurgici. Dagli anni ottanta ha avuto sviluppo anche in questa articolazione la tecnica chirurgica artroscopica che progressivamente ha permesso il trattamento di varie patologie tramite piccole incisioni di 4-5 mm con le quali è possibile valutare sia la parte anteriore che posteriore della caviglia. Le patologie che più spesso vengono trattate in artroscopia sono: PATOLOGIE DELL’OSSO: impingement osseo anteriore (osteofita anteriore della tibia da artrosi), fratture in casi limitati. PATOLOGIA CARTILAGINEA: lesioni cartilaginee localizzate, fratture osteocondrali dell’ astragalo, corpi mobili. PATOLOGIA CAPSULO-LEGAMENTOSA: sinoviti , artrofibrosi (aderenze intraarticolari), lesioni legamentose acute. I vantaggi offerti dal trattamento chirurgico artroscopico sono oltre al miglior risultato estetico, la riduzione di complicazioni per una minor invasività ed il recupero dell’articolarità più rapida.
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Viviamo in un mondo che cambia
QUELLO CHE SAPPIAMO, QUELLO CHE FACCIAMO Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone
C
’è del paradossale nel comportamento dell’uomo. Sembra emergere chiaro uno scollegamento pressoché totale fra le conoscenze che sono state accumulate finora e le nostre azioni. Per dirla in breve, il nostro modo di comportarci, di gestire la nostra sopravvivenza su un pianeta che diviene “più piccolo” ogni giorno che passa, non sembra illuminato dal faro della conoscenza a cui dovrebbe collegarsi, automaticamente, quel minimo di saggezza utile a determinare una chiara visione per il futuro. Di fatto, specialmente in ambito politico-amministrativo, non solo è divenuta ormai prassi comune pianificare da qui a prima che finisca la lunghezza del naso, ma il futuro sembra non preoccuparci. Quasi come se non ci riguardasse in prima persona, oppure la soluzione dei problemi ci potesse giungere preconfezionata da chissà dove! La popolazione umana a livello globale aumenta ad un ritmo vertiginoso tanto che, secondo le recenti stime ufficiali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), nel 2050 si arriverà a 9,7 miliardi di individui. In un pianeta “non infinito”, fra le principali conseguenze dell’incremento demografico c’è la ovvia diminuzione delle risorse disponibili, ad iniziare dalla quantità di cibo pro capite. Ma c’è di peggio. A questo, infatti, dobbiamo aggiungere la drammatica diminuzione di un elemento vitale per eccellenza cioè l’acqua, dovendo mettere in conto anche l’enorme aumento delle quantità idriche non più utilizzabili perché inquinate dai nostri scarti industriali. Ma forse c’è
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qualcosa di ancora peggiore e per cui non disponiamo, a tutt’oggi, di elementi di valutazione: a crescere in modo smisurato è soltanto una specie di mammifero, la nostra. Questa specie toglie spazio vitale e risorse a tutti gli altri, tendendo ad eliminare la biodiversità su cui si sostiene la “macchina natura” e, di conseguenza, anche noi stessi. È come se il gatto piuttosto che mordersi la coda se la fosse mangiata tutta! Eppure, ancora una volta, della evidente tendenza all’aumento delle problematiche globali che ne derivano, pur presenti costantemente sotto i nostri occhi, sembriamo non preoccuparcene troppo. In definitiva, pur disponendo appieno delle capacità tecnologiche utili alla risoluzione di tali problemi, si preferisce perseverare in politiche volte al mantenimento di ben altri equilibri fra nazioni e continenti. Appare quanto mai evidente che non c’è alcuna corrispondenza fra ciò che sappiamo e ciò che facciamo. Questo costituisce un problema non indifferente poiché, evidentemente, ci deve essere sfuggito qualcosa di importante. Un altro bell’esempio è il progressivo riscaldamento del pianeta in atto negli ultimi decenni a causa dell’effetto serra, provocato dal nostro massiccio uso di combustibili fossili. Abbiamo ormai cominciato a conoscere fin troppo bene gli effetti dello sconvolgimento delle dinamiche climatiche, per i quali gli scienziati ci stanno mettendo in guardia da almeno quarant’anni. Anche in questo settore accade qualcosa di veramente strano: un sostanziale e generalizzato atteggiamento di rifiuto della scienza. A dire il vero, il problema delle persone con la scienza non è la scienza in se stessa ma, piuttosto, le implicazioni che questa ha con la loro visione del mondo. Soprattutto con lo status quo di persone che detengono un potere. Oggi come oggi,
i temi legati al riscaldamento climatico e alle energie cosiddette rinnovabili costituiscono un grosso problema per grandi gruppi industriali che vedono sempre di più minata la loro possibilità di business economico immediato. Questo si intreccia con una densa attività politica dedita soprattutto al malaffare e alla corruzione. Molti paesi del mondo, tra cui il nostro, si contraddistinguono per la presenza di presunti furbi la cui principale aspirazione di vita è quella di soffocare le attività altrui nel nome del potere e dell’accumulo di ricchezze. Degli autentici nani mentali che non si stanno rendendo conto che per soli quaranta denari, quando in realtà potrebbero ottenere molto di più, stanno degradando e svendendo la dignità dell’uomo e delle future generazioni. Nel frattempo, nella realtà, il clima è ormai divenuto un problema urgente, con una finestra di opportunità che, nella più ottimistica delle visioni, si sta velocemente chiudendo. Eppure potrebbe essere proprio qui la soluzione: considerare un necessario e drastico cambio di passo come una grande opportunità. Forse, da questo punto di vista, oggi dovremmo prendere esempio da paesi come la Cina. Raggiunti, in alcune aree, livelli di inquinamento non più sostenibili e nonostante abbia ancora seri ostacoli da fronteggiare anche in merito alla capacità di stimolare lo sviluppo creativo, di recente la Cina sembra aver intrapreso un coraggioso e decisivo cambio di passo con massicci investimenti nei più disparati campi della ricerca scientifica, nella tecnologia e nell’ambito delle energie rinnovabili. Una decisione importante basata sulla lungimiranza. Una scommessa per il futuro che, nei prossimi decenni, senza dubbio trasformerà questo paese collocandolo ai vertici mondiali fra i paesi all’avanguardia. Se non è business economico questo!...
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QUANTO SANGUE SERVE zz Per un trapianto di rene mediamente occorrono 4 sacche di globuli rossi. zz Per un trapianto di cuore: 10 sacche di globuli rossi, plasma e piastrine con picchi di 30-40. zz Per un trapianto di fegato si possono raggiungere punte di 160-170 sacche di globuli rossi, 290-300 di plasma e 140 di piastrine per interventi particolarmente impegnativi. zz Per un trapianto di midollo osseo: da 50 a 80 sacche di globuli rossi, plasma, piastrine ed immunoglobuline, con picchi di 200-300 sacche per ogni terapia (4-5 mesi prima del trapianto). - Talassemia: una trasfusione ogni 15-20 giorni. INOLTRE zz Sino all’età di 45 anni il consumo medio di sangue, ogni 100.000 persone della stessa classe d’età è pari a circa 2.500 unità/anno. zz Il consumo sale a 6.000 per i cinquantenni. zz Il consumo sale a 10.000 per i sessantacinquenni. zz Il consumo sale a 20.000 per gli ottantenni.
AVIS Terni: Via L.Aminale, 30 - Terni E-mail: avis.terni@libero.it Telefono: 0744400118 - Fax: 0744400118
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Avis Comunale Terni
La popolazione ultrasettantenne in Umbria, al 1° gennaio 2017, era il 18,7% dell’intera popolazione regionale: cioè pari a 166.320 cittadini. Nonostante i progressi della medicina, delle scienze e della biochimica, l’uomo rimane a tutt’oggi l’unica possibile sorgente di sangue, pertanto: nessun ospedale è in grado di assicurare alcuna terapia trasfusionale senza la preventiva disponibilità dei donatori.
Centro Ternano di Cultura Centro Ternano di Cultura
Centro Studi Storici Terni
Centro Studi Storici Narni
Associazione Culturale La Pagina
DIOCESI TERNI - NARNI - AMELIA
Associazione Garibaldina "Pietro Faustini" di Terni
ASSOCIAZIONE MAZZINIANA ITALIANA
SEZIONE DI TERNI LUIGI SALVATORELLI
Due fattive proposte di “recupero della memoria” per la città Domenico Cialfi Il Punto
a) Museo del Risorgimento La recente ricorrenza dei 150 anni della Campagna dell’Agro Romano del 1867 per fare di Roma la capitale d’Italia ha indotto il Centro ternano di cultura “Il Punto”, interpretando gli intenti e i sentimenti di tante associazioni che si sono prodigate per la ricorrenza con un’ampia proposta di eventi culturali, a rilanciare la fattiva proposta di istituire, sia a Terni che a Narni, un Museo del Risorgimento. Se per Narni, come ha ribadito in un recente incontro il Sindaco De Rebotti, esiste la volontà di riproporre il recupero del casino Faustini in località Pescecotto, sulla scorta di un vecchio progetto a cura della Prof.ssa Stefania Magliani e dell’Università di Perugia per farne un Museo del Risorgimento (ma non ci stancheremo mai di invocare, come più volte segnalato dall’Associazione garibaldina “Pietro Faustini”, un repentino intervento sul tetto dell’edificio al fine di evitare un malaugurato e ulteriore degrado), per Terni di fatto, a partire dagli anni Novanta, Collescipoli è stata individuata come sede (prima nell’ex palazzo Comunale, quindi nel restaurato monastero di Santa Cecilia) del più famoso cimelio garibaldino che il Comune possa annoverare tra i suoi beni: il “beccaccino”, un leggero scafo a fondo piatto che servì a Garibaldi per sottrarsi alla sorveglianza delle navi regie alla fonda nei pressi della residenza del Generale a Caprera e raggiungere così i suoi volontari già impegnati, con il figlio Menotti, nella Campagna dell’Agro Romano per la conquista di Roma (ottobre 1867). “Il Punto”, capofila del progetto, onde mostrare la sua fattiva volontà, si è impegnato già da qualche tempo, di concerto con il Comune e per il tramite degli uffici competenti con la Soprintendenza,
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nonché con gli eredi Vagnozzi e con cittadini sensibili, nel restauro di un altro cimelio di proprietà comunale: una giubba di panno rosso, completa di fazzoletto e berretto, bisognosa di un intervento conservativo, dato il cattivo stato in cui versa, appartenuta al giovane garibaldino ternano: Filippo Alessandro Vagnozzi, volontario nel 1867 per la conquista di Roma. Tale restauro vuole essere un atto simbolico e fattivo per incrementare la collezione collescipolana, da rendere quanto prima fruibile e nella quale si è preso l’impegno di convogliare, grazie a comodati d’uso di lungo periodo e rinnovabili, altri cimeli risorgimentali appartenenti a privati. b) Progetto di mostra permanente presso l’attuale biglietteria della Cascata delle Marmore, già sede negli anni Trenta dell’Opera Nazionale Dopolavoro della società Terni La mostra, in via di realizzazione con l’ente gestore, si inquadra nel “recupero della memoria” di interventi e sistemazioni architettoniche ascrivibili al razionalfuturismo degli anni Trenta e prevede
la realizzazione di una allestimento che, attraverso foto d’epoca dell’intero comparto e pannelli didattici, segnali i residui architettonici e costruttivi ancora presenti nel sito, opera del futurista ternano Giuseppe Preziosi (Terni, 1895 - Roma, 1973). La mostra si avvale di fotografie provenienti sia dall’archivio dell’artista, che di privati, come dall’archivio fotografico della Società Terni e prende le mosse dalla riproduzione di un plastico degli anni Trenta di sistemazione dell’intera area che non fu completamente realizzata, per passare poi a documentare il teatro (inaugurato nel 1936), ancora esistente, ma completamente stravolto, per l’uso di materiali non presenti originariamente. L’esposizione permanente, che vede come capofila il Centro Studi Storici e che ha incontrato il favore degli Archivi Dottori di Perugia, realizzata dal prof. Domenico Cialfi e dall’arch. Miro Virili, sarà sottolineata da una presentazione a cura della dott.ssa Antonella Pesola, storica dell’arte e studiosa di futurismo, che illustrerà a tutto tondo la figura di Giuseppe Preziosi.
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Thyrus Miro Virili Terni Progetta
Nel precedente articolo dal titolo Interamnopolis: Terni e la valle del Nera tra identità e alterità, abbiamo detto che il lavoro di ricerca sull’identità della Valle del Nera riguarderà lo studio e l’analisi di alcuni indicatori e concetti chiave. Tra questi, abbiamo indicato San Valentino, martire nel IV secolo (in età post costantiniana) il cui culto è presente in tutta la valle del Nera e a Roma e il Thyrus, il drago di Terni, la “fera” di San Felice di Narco metafora del fiume Nera che unisce tutta la valle da Narni a Visso (MC). Il Thyrus, essendo il simbolo della nostra città, è stato oggetto di tanti studi e pubblicazioni da diversi punti di vista, da quelli sul gonfalone eseguiti a suo tempo da Luigi Lanzi che portarono all’attuale immagine dello stemma comunale, ai tanti racconti sulla leggenda popolare che costituisce uno dei miti di fondazione della città medievale, fino a quelli di carattere etno-antropologico come il recente libro di Andrea Agnetti sulla Stirpe del drago. La leggenda narra dell’uccisione di un drago, la terribile “fera” a Terni chiamata “Thyrus”, un drago-serpente, simbolo in
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Valnerina del fiume Nera, che dimorava nei terreni paludosi presso la località chiamata “La Chiusa”. Gli abitanti morivano soffocati dall’alito pestifero del mostro. Allora un giovane soldato (o un giovane santo nella versione di san Felice di Narco) affrontò la fera, che era nascosta tra la vegetazione palustre, e dopo aspra lotta la uccise, liberando dal pericolo gli abitanti della città e della Valnerina. Fera nella lingua latina, e ancora oggi nel dialetto ternano, sta per belva, fiera, mentre con Thyrus, o anche Tiro, dal latino tardo tirus, nell’antichità si identificava un tipo di rettile e per estensione un serpente velenoso. Si tratta di un’antica leggenda altomedioevale, tramandata a Terni oralmente, mentre a Sant’Anatolia è pervenuta attraverso i Leggendari dell’abbazia di san Felice di Narco, metafora della bonifica di zone paludose; costituisce una trasposizione o rilettura medievale del mito classico della seconda fatica di Ercole: la lotta e l’uccisione dell’Idra di Lerna. La leggenda, che ritroviamo in molte trasposizioni cristiane, da san Giorgio o san Teodoro a san Michele Arcangelo, fino alle tante agiografie che vedono santi affrontare e uccidere terribili draghi, in Valnerina acquisisce una sua particolare specificità in quanto è legata ai miti di fondazione di alcuni insediamenti tra questi San Felice di Narco e la città di Terni nel cui gonfalone sin dal Medioevo è riportata l’effige del
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drago, insieme al motto: THYRVS ET AMNIS DEDERUNT SIGNA TERAMNIS (il Thyrus e l’acqua/il fiume hanno dato l’insegna a Terni). Gli studi che abbiamo fatto su questo tema, hanno riguardato soprattutto gli aspetti iconografici e simbolici legati al paesaggio del nostro territorio, in quanto questo animale leggendario è stato sempre al centro dell’immaginario della nostra città (e non solo), e costituisce uno degli elementi strutturanti la nostra identità e di altre località della Valnerina come Sant’Anatolia di Narco. In questo breve cenno non entreremo nel dettaglio ma intendiamo mettere in evidenza come l’immagine del drago non sia solo specificatamente legata alla nostra città, ma è presente in altri luoghi dell’Umbria e soprattutto della Valle del Nera.
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I mulini e le centrali idroelettriche della Valle del Nera, Aldo Netti e le centrali idroelettriche dell’Umbria meridionale. Giuseppe Fortunati VIVINARNI
Si può già operare a livello sinergico con La Cascata delle Marmore ed il belvedere superiore ed attivare contatti con Spoleto che fu la prima centrale realizzata alla Cascata delle Marmore grazie a Aldo Netti. Inoltre ad Orvieto anche recentemente abbiamo attivato contatti con il sindaco e l'amministrazione ed esiste anche un murales sulla rotonda di Sferracavallo
dedicato a Netti. A Narni e Stifone sulle gole del Nera abbiamo realizzato una mostra con oltre 15 tavole già realizzate e pronte sia per un potenziale museo, sia per essere trasportate in vari luoghi. inoltre abbiamo moltissimo materiale multimediale tratto dagli archivi cartacei di tutto il centro Italia e pronti per dare lavoro ad un gruppo di giovani che conoscano le nuove tecnologie e possano mettere nel migliore dei modi a frutto questo nostro patrimonio culturale, che parte dalle nostre radici dei mulini e dei vecchi opifici per arrivare all'energia elettrica ed ai giorni nostri. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Sulla strada di san Valentino Miro Virili Terni Progetta
Durante il XX secolo si erano confrontate due ipotesi (ora superate). La prima ipotizzava due diversi e distinti Santi: Valentino prete di Roma (+14 febbraio 269 – imp. Claudio il gotico); Valentino vescovo di Terni (+14 febbraio 273 – imp. Aureliano). La seconda un unico santo: Valentino prete/vescovo di Terni martirizzato a Roma nel III secolo con due diversi luoghi di culto: a Roma sul luogo del martirio e della prima sepoltura (II m. Flaminia); a Terni sul luogo dove è stato traslato il corpo (LXIV m. Flaminia). C'è però una nuova lettura storica di San Valentino di Terni, proposta da Edoardo D’Angelo, e con riscontri storici del tutto evidenti. Può essere così sintetizzata: Un unico santo, Valentino vescovo di Terni martirizzato a Roma nel IV secolo con due diversi luoghi di culto: la Basilica di san Valentino di Roma al II miglio della Flaminia eretta sul luogo del martirio e della prima sepoltura (scomparsa tra il XIV e XV secolo); la basilica di San Valentino di Terni eretta sul luogo dove è stato poi traslato e sepolto il corpo o una reliquia (LXIV m. Flaminia); Il tempo e le diverse appartenenze politiche e amministrative (la basilica di Terni era nel ducato Spoleto e nella diocesi di Spoleto, quella al II miglio della Flaminia a Roma quindi in territorio bizantino) avrebbero favorito lo sdoppiamento del culto originario e la nascita di due diverse tradizioni agiografiche. Un santo martire di età post costantiniana: Martire 14 febbraio del 346-347 sotto il prefetto Furio Placido (Imp. Costante). Santo taumaturgo (guarisce il figlio epilettico di Cratone) connesso alla cultura e alla sapienza (da Terni va a Roma dove converte il filosofo pagano Cratone e gli allievi della sua scuola di retorica attributi Libro, pastorale, mitra e palma); La sua morte è un episodio di intolleranza culturale, tra i vecchi ceti di potere (pagani) contro quelli emergenti (cristiani) di cui Valentino in quanto figura eminente della chiesa ternana è un importante esponente; Il suo martirio può essere letto oltre che per gli aspetti religiosi anche come simbolo di pace, dei diritti umani, della lotta all’intolleranza, del valore della diversità
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culturale, di dialogo, di amore (nel senso di àgape), ecc… A partire da questi dati basati su una nuova interpretazione delle fonti storiche abbiamo iniziato a riflettere sulla portata delle tesi ormai accreditate di Edoardo d'Angelo, che vanno oltre la ricerca storica e il dato scientifico, e portano ad un nuovo racconto sulla figura del santo ternano e sul contesto territoriale. Ne deriva una vera e propria rivoluzione culturale destinata nel tempo a incidere profondamente sull’identità della nostra città e del territorio della valle del Nera. Uno dei punti fondanti di questo nuovo racconto è per esempio il ruolo dalla via Flaminia antica, che Valentino ha percorso da Terni per andare a Roma e che le sue reliquie hanno poi ripercorso in senso opposto per tornare a Terni luogo della sepoltura definitiva. L’altro punto è il nuovo Die natalis spostato al 14 febbraio del 346-347 d.C. quindi in età post costantiniana (ovvero quando il cristianesimo era legale e non dovevano esserci persecuzioni). Questo apre a un filone di interpretazione della figura del santo che ci porta a una riflessione su nuovi temi oggi all’attenzione dei media (come la tolleranza, la diversità culturale, la pace, l’amore inteso come agapé, i diritti umani, l’arte, ecc..). Ovvero una tematica che va oltre il tema localistico del patrono di Terni (importante comunque per l’identità
della nostra città), ma anche oltre la Festa degli Innamorati e pone una visione traversale alle culture (simbolo di dialogo interculturale e diversità culturale). Le nuove ricerche e scoperte sulla figura del santo alla base della versione attuale sono state sviluppate a partire dalla seconda metà del XX secolo, attraverso diversi saggi e molte iniziative come convegni, giornate di studi e seminari. Tra questi ricordiamo i numerosi e contributi presentati nei convegni tenuti intorno alla figura di San Valentino di Terni, quello su Il Santo patrono e la città medioevale: il culto di S. Valentino nella Storia di Terni svolto a Terni dal 9 al 12 febbraio 1974, il contributo di Vincenzo Fiocchi Nicolai, sul culto di S. Valentino, al convegno di Studio di Acquasparta nel 1989, l’altro tenuto sempre a Terni il 27 e il 28 febbraio 2004 organizzato dall’Archivio di Stato di Terni in collaborazione con l’ISTESS, la Diocesi di Terni e il Centro Studi Storici di Terni e infine quello su «San Valentino e il suo culto tra medioevo ed età contemporanea: uno status questionis», tenuto tra il 9 e 11 dicembre 2010. Questi studi a cui dobbiamo aggiungere il recente lavoro di Edoardo D’Angelo su Terni medioevale, che riprende e sviluppa le sue tesi espresse già nel convegno del 2010, hanno fatto propendere per l’ipotesi attuale che è alla base delle nostre considerazioni.
San Valentino (Casteldilago) particolare affresco chiesa di San Francesco
San Valentino di Ceselli (Scheggino-PG) particolare affresco chiesa di San Valentino
Inaugurata Collana di Studi su Amelia e il territorio amerino
"AMERIA"
Studi e ricerche sul territorio tusco-sabino Il 26 novembre è stato presentato, presso la Biblioteca Comunale L. Lama, in occasione delle festività per la patrona santa Firmina e con l’organizzazione dell’Unitre di Amelia, un volume sulla storia amerina del Trecento: Due famiglie amerino nel Trecento: Cansacchi e Benvenuti. Società e vita quotidiana in Amelia nel Medioevo, opera di una nostra giovanissima concittadina, Anastasia Quadraccia. Il volume è il primo di una Collana di studi (“AMERIA” Studi e ricerche sul territorio tusco-sabino 01, edita da Tangram Edizioni Scientifiche – Trento), creata con fondi di ricerca ministeriali PRIN 2015 dal prof. Edoardo D’Angelo dell’Università di Napoli. La Collana intende porre specificamente la lente dei ricercatori sul territorio dell’attuale Umbria meridionale (provincia di Terni), inteso nella sua dimensione “dinamica” di terra di contatto tra realtà culturali e storiche oggi amministrativamente “altre” (in particolare le zone delle province di Rieti e di Viterbo). Anastasia Quadraccia effettua una ricognizione acribica e approfondita delle fonti scritte disponibili per la ricostruzione della storia di due importanti famiglie dell’Amelia medievale: i Benvenuti (si può dire qui per la prima volta identificati quale famiglia di rilievo nella storia della città) e i più noti, ma mal studiati, Cansacchi, dei quali si ricostruiscono le origini e, dove documentalmente possibile, li si segue per alcuni secoli nella loro evoluzione sociale e familiare.
Il lavoro mette insieme innanzitutto (Appendice documentaria) una massa impressionante di dati, tutti derivati da lettura di prima mano delle fonti: antroponimi, toponimi, istituzioni, oggetti, mestieri; individua relazioni, parentele, transazioni economiche; in secundis, comincia a effettuare una riflessione interpretativa della massa stessa (i capitoli 2, 3 e 4 sui volti delle due famiglie: politica, economia, società). Gli imponenti Indici vengono così a costituire una straordinaria miniera di dati su Amelia fra Tre e Quattrocento.
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“Rifiorire dal terremoto” una mostra fotografica per Castelluccio di Norcia
La mostra, completamente no profit, è stata ideata dall’Associazione Culturale “La Piccola Galleria” in Montefiascone, rappresentata da Rossana Mari e dal fotografo Angelo Bruno con lo scopo di raccogliere fondi per l’associazione ONLUS “Per la vita di Castelluccio di Norcia”. Molte altre persone hanno contribuito con il loro spontaneo e
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completo disinteresse, rendendo possibile la sua realizzazione: a) 33 fotografi hanno messo a disposizione i loro 205 scatti; b) il Comune di Montefiascone ci ha dato la disponibilità di quel luogo suggestivo che sono le ex Carceri Papaline, sotto la Rocca dei Papi; c) lo Studio fotografico Scatto Matto ha stampato tutte le foto 30 x 45; d) i ragazzi dell’Associazione Libera Voce giovani di Montefiascone, hanno dato la loro disponibilità nei turni presso la mostra per più di un mese. L’ottima riuscita dell'evento ha permesso di raccogliere circa 5000 euro, che sono stati donati alla Ass. ONLUS “Per la vita di Castelluccio di Norcia”, ha avuto risonanza tale da attirare visitatori anche da oltre confine (sono state spedite ristampe delle foto in Francia, USA, Australia) ed ha contribuito a far nascere altre manifestazioni analoghe.
Archeologico situato presso il CAOS - Centro per le Arti Opificio Siri, in Via Campofregoso, 98, grazie alla sensibilità della istituzioni, dal 17 marzo al 15 aprile 2018. L’inaugurazione sarà sabato 17 marzo alle 16,30 e sarà visitabile dal martedì alla domenica con il seguente orario: 10/13 – 16/19 poi dal 25 marzo ore 10/13 – 17/20. Anche qui il catalogo delle foto della mostra sarà disponibile per la vendita a scopo di beneficenza per Castelluccio di Norcia. È un grande sforzo di solidarietà, "Rifiorire dal terremoto" non nasce per lucrare né per mettersi in mostra, ma solo per portare un aiuto a chi in un attimo ha perso tutto. Crediamo che non solo Castelluccio abbia bisogno di questo, ma che tutte le Regioni interessate dal terremoto abbiano urgente necessità di “attenzione” da parte di tutti noi.
Foto di Marco Ilari
Visto il successo, la mostra è diventata itinerante. Nel mese di Marzo è stata ospitata a Deruta, poi a Narni, in concomitanza con la festa medioevale della Giostra dell’Anello. Successivamente è stato stampato un catalogo con le foto della mostra ed altre foto (in totale 6 foto di ciascun fotografo) finanziato in parte dagli stessi fotografi. Tale catalogo è stato portato ad Assisi dove la mostra è stata accolta in una sala del Comune, dal 22 Giugno al 7 Luglio. Il ricavato della vendita dei libri è stato devoluto alla ass. ONLUS “Per la vita di Castelluccio di Norcia”. In ogni luogo è stata trovata un’associazione locale che ha consentito lo svolgimento dell’evento, aprendo la mostra al pubblico e gestendo la raccolta fondi. Ora è il momento di Terni: la mostra sarà ospitata al Museo
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o i h c c o l a M Il P
oteva capitare in qualsiasi periodo dell’anno che i bambini non avessero appetito o che si sentissero sempre stanchi, svogliati o col mal di testa. Per quanto riguardava l’inappetenza, essa era abbastanza rara, specialmente nel periodo post bellico, e le mamme si allarmavano immediatamente. Chi non aveva fame veniva subito definito malato, oppure vittima del malocchio (da noi si diceva: stu fiju c’ha l’occhiu cattiu). Gli uomini, meno propensi in genere a credere alle fattucchiere, dicevano che la cosa importante era quella di avere cibo a disposizione sul tavolino, poi l’appetito non sarebbe mancato! Per gli altri sintomi si imponeva il riposo o lo stare al calduccio dentro al capace camino, specie se fuori faceva freddo, pioveva o nevicava. Di febbraio poi ci si metteva anche l’influenza! A letto con la febbre alta e tutti a pontificare in famiglia (vorrei ricordare ai giovani di oggi che allora le famiglie erano numerose, con nonni, zii e zie, fratelli e cugini) su come aiutare i piccoli malati. Il nonno, affetto da bronchite asmatica, suggeriva di scaldare un mattone sul fuoco (come faceva lui per uso personale) per poi avvolgerlo in una pezza di lana e metterlo sul petto. In aggiunta consigliava di ammazzare una gallina che non faceva le uova, lessarla e nel brodo, profumato da un rametto di maggiorana, cuocere una manciata di quadrucci fatti in casa o affogare qualche fettina di pane raffermo (la pappata). C’era anche chi si sarebbe “sacrificato” a fare un salto dal macellaio per comperare fettine di manzo per tutti, visto che tutti si sentivano debolucci a causa degli stessi malanni stagionali. In genere, il malato o i malati veri non avevano voglia di mangiare carne e chiedevano a gran voce di sostituirla con un bel piatto di fagioli pisellini lessi e fumanti nel loro brodo di cottura, conditi con abbondante olio di oliva, un pizzico di pepe, uno di sale e un paio di gocce di aceto. Questa soluzione finiva per piacere a tutti per diversi motivi. Ogni famiglia della zona produceva la quantità necessaria per un anno di questo prelibato legume caratterizzato da frutti
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Vittorio Grechi
piccoli simili al pisello -da cui il nome- di color crema, con buccia sottile e quindi di facile cottura. Si mettevano a bagno la sera in una pentola di terracotta che veniva poi tenuta al calduccio del fuoco del camino per tutta la notte. Al mattino si ravvivava il fuoco e i fagioli erano pronti per la prima colazione. Quindi bastava mandare uno della famiglia nel paese vicino (si fa per dire: andando a piedi o a dorso di quadrupede, nessun paese era vicino) a chiamare il medico condotto, senza dover passare dal macellaio, con notevole risparmio economico. Altro motivo, non secondario, della scelta, consisteva nel fatto che ognuno degli adulti condiva i fagioli pisellini a modo suo: chi ci spezzettava dentro un aglietto fresco e chi ci preferiva la cipolla, ma tutti ci inzuppavano una bella fetta di pane raffermo annaffiata da un paio di bicchieri di vino. Guarita l’influenza con cinque o sei dolorose iniezioni di penicillina (che nemmeno serviva), qualche supposta antifebbrile e un flacone di gustoso sciroppo contro la tosse, incominciava a manifestarsi l’inappetenza in forma talmente grave che nemmeno un piatto fumante di fagioli era in grado di sconfiggerla. Allora bisognava chiamare la vicina di casa esperta in pratiche esoteriche e in grado di togliere il malocchio a chicchessia con appropriati riti impreziositi da preghiere, segni di croce, gesti scaramantici e da frasi e parole incomprensibili che suscitavano un certo timore negli allibiti spettatori. Bastava una scodella con poca acqua, fare intingere al bambino un dito nell’oliera e poi nell’acqua un numero definito di volte, da tre a cinque, o di più, secondo parametri noti solo agli esperti, e il gioco era fatto. La donna faceva vedere a tutti che c’era il malocchio da come l’olio si adagiava sull’acqua. Allora lei sfasciava l’occhiu cattìu tagliandolo con un paio di forbici da sarta e poi col suo dito unto tracciava un segno di croce sulla fronte del malato. Raccomandava poi di aspettare qualche giorno perché la “cura” avesse effetto e, in genere, dopo un po’ di giorni, passato l’effetto del virus, l’appetito tornava più robusto di prima.
La TERNANA di mister Enzo Riccomini Q
uando la Ternana retrocede dalla serie A nel campionato 1972/73 sembra che il magico sogno del grande calcio a Terni sia irrimediabilmente finito. Viciani, chiuso il suo ciclo d’oro, se ne va ad allenare il Palermo ed in molti pensano che la serie A sia ormai una lontana illusione. Molti, non tutti per fortuna, tra questi il caparbio ed appassionato Presidente Giorgio Taddei che chiama in panchina l’emergente tecnico Enzo Riccomini (nato a Piombino il 22 agosto 1934) che fino ad allora ha allenato Empoli e Viareggio. Il Presidentissimo chiede al giovane allenatore toscano di costruire un rinnovato gruppo di calciatori per vincere e restituire gioia ed entusiasmo ad una piazza delusa dalla cocente retrocessione. Riccomini non tradisce le aspettative. Disputando un campionato di B, forse meno esaltante del precedente targato Viciani, ma ugualmente redditizio, riporta immediatamente la Ternana in serie A con il terzo posto nel torneo cadetto 1973-74, alle spalle di Ascoli e Varese. Un campionato giocato all’insegna dell’utilitarismo. Enzo Riccomini appartiene a quella categoria di allenatori che non si sono mai vergognati di inserire un difensore al posto di un attaccante o di un centrocampista, qualora fosse necessario. La Ternana è quindi in serie A per la seconda volta. L’entusiasmo del popolo rossoverde è alle stelle. Accanto a Nicola Traini, bomber della serie B, arriva l’esperto centravanti Carlo Petrini, con esperienze nel Milan, nel Torino e nel Varese. L’inizio del campionato di serie A 1974-75 è avvilente, tre sconfitte nelle prime tre giornate: 0-1 al Liberati
contro la Fiorentina, 1-2 a Cesena e 0-2 in casa contro il Cagliari. Il primo punto arriva nel quarto turno, 1-1 contro i campioni d’Italia in carica della Lazio con vantaggio umbro di Traini e pari laziale di Chinaglia su rigore. Una settimana più tardi la Ternana pareggia in casa del Torino e la giornata successiva conquista il primo successo stagionale battendo fra le mura amiche il Varese per 2-0 con reti di Garritano e Traini. A deludere è proprio Carlo Petrini che riesce a segnare il suo primo gol in campionato soltanto alla penultima giornata del girone d’andata nel 2-2 contro la Roma. All’inizio del girone di ritorno gli uomini di Riccomini battono al Liberati sia il Cesena (1-0) che il Torino (2-1 con gol di Traini a cinque minuti dal fischio finale), rimanendo vicini ad Ascoli, Sampdoria e Vicenza che si stanno giocando la permanenza in serie A e staccando il Varese ultimo e praticamente già condannato alla retrocessione. Dopo il pareggio casalingo per 0-0 contro l’Inter, la Ternana si appresta a giocare le ultime cinque partite di campionato con rinnovate ambizioni di salvezza. La fase finale però, si trasforma per la Ternana in un girone infernale. I rossoverdi subiscono cinque impietose sconfitte, a cominciare dal 7-1 subìto a Napoli, proseguendo con il ko ad Ascoli in casa ed infine con le sconfitte contro Juventus, Roma e Milan che sanciscono la nuova caduta in serie B dei rossoverdi, inchiodati al penultimo posto della classifica con 19 punti (3 punti in più rispetto a Viciani), 4 vittorie, 11 pareggi e 15 sconfitte, 19 reti all’attivo e 42 al passivo, -23 di media inglese, come due anni prima. La Ternana retrocede
con più onore rispetto all’ultima volta, ma conferma nuovamente di avere una compagine poco attrezzata per il palcoscenico della serie A. TernanaMilan 1-3 del 18 maggio 1975 è l’ultima partita della Ternana in serie A, proprio contro quei rossoneri con cui avevamo giocato, due anni prima, la prima nostra gara casalinga in serie A. Agli inizi degli anni ’70 la Ternana, squadra di provincia, regalò al suo popolo gioie e soddisfazioni, ma soprattutto l’orgoglio di una identità. Grazie alla tenacia del Presidente Taddei una piccola città riuscì a coronare il suo sogno di gloria. Da questa esperienza dobbiamo trarre le giuste motivazioni per pensare che, con l’impegno e la convinzione, si possono raggiungere traguardi importanti. Di quella squadra ricordo con grande affetto gli amici Gianni Masiello e Nicola Traini. Due grandi persone che negli anni successivi hanno continuato a voler bene a Terni. Li ringrazio ancora per la loro attività di volontariato in collaborazione con il Coni all’interno del carcere di Terni. Un’esperienza durata anni, svolta in forma assolutamente gratuita e senza eccessivi clamori od ostentazioni. Da loro ho imparato molto! Stefano Lupi Delegato Coni Terni
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IMMIGRAZIONE, ELEZIONI E CLASSE POLITICA
Pierluigi Seri
Macerata 03 febbraio ore 12.00. Le vie della tranquilla e operosa cittadina delle Marche vengono sconvolte da una trentina di colpi in rapida successione, sei immigrati sono a terra feriti, alcuni in modo grave. I cittadini rimangono in un primo momento attoniti e terrorizzati, ma subito dopo si attaccano ai cellulari chiamando le forze dell’ordine, fornendo indicazioni sugli spostamenti dello sparatore che viene poco dopo arrestato. Luca Traini si chiama l’autore del tragico western all’italiana, estremista di destra il quale non solo si dichiara non pentito del gesto, ma lo giustifica dicendo di voler vendicare lo scempio della povera Pamela Mastropietro perpetrato ad opera di alcuni pusher nigeriani. In casa dell’attentatore vengono trovate svastiche, copia del Mein Kampf di Hitler ecc… prove incontestabili della sua appartenenza politica e, come da copione, subito scoppiano le polemiche. I fantasmi del passato ricompaiono con tragica puntualità. Si viene a sapere che era stato candidato della Lega alle elezioni municipali, per fortuna non eletto, poi ecco spuntare un video in cui stringe la mano a Salvini leader della Lega e… apriti cielo! Il resto lo immaginate senza troppa fantasia. L’opinione pubblica è in subbuglio, gli animi e le coscienze sono divise; la classe politica è in fermento specie a un mese esatto dalle elezioni politiche. Nei giorni successivi al tragico raid si è sentito e scritto di tutto, i social sono impazziti tra chi condanna senza se e senza ma e chi invece arriva addirittura a giustificare e perfino a plaudire al folle gesto. Gli spettri nascono sempre nei momenti di crisi e l’odio verso lo straniero, africano, cinese, albanese, rumeno che sia, è il risultato di un letale miscuglio di cattiva
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politica, informazione irresponsabile e crisi economica. Le “polemiche sull’immigrazione”, così alcuni giornali definiscono in modo blando il razzismo dilagante in politica al punto che negli ultimi mesi la prima emergenza recepita dagli italiani non è più la crisi economica o il terrorismo, ma l’immigrazione. Gli immigrati vengono recepiti come causa del prolungarsi della crisi economica e del rischio di attentati per poi constatare che in Italia l’unico attentato che poteva provocare una strage è stato compiuto da un italiano a danno di stranieri! Il tema immigrazione è legato indissolubilmente ai servizi e alla qualità della vita. Nelle periferie delle grandi città, nei piccoli centri vivono i vari sig. Rossi, i travet che si recano tutte le mattine al lavoro per portare a casa lo stipendio per la famiglia ed è proprio qui che la maggior parte degli immigrati trova casa, anche essi con il problema di sostentare la famiglia, di sopravvivere. Non bisogna essere esperti per capire che l’immigrazione senza servizi porta degrado e insicurezza. E parliamo dei regolari, figuriamoci degli irregolari che sono molti di più rispetto alle cifre sciorinate da Berlusconi. Il tema degli immigrati è l’altra faccia del crollo della qualità della vita nelle città medio piccole e nelle periferie delle grandi città. I fatti di Macerata e non solo lo dimostrano. E la classe politica cosa fa? Nulla in pratica! Troppo occupata in giochi di potere, in alleanze, in strategie in cui ogni leader coltiva il giardino del suo elettorato senza indicare un progetto, una visione per il futuro del paese, mossa soprattutto dalla pulsione a cavalcare tutte le tensioni che si agitano nella società, non per trovare una soluzione o presentare proposte costruttive, ma per aumentare il consenso e ottenere gli agognati voti. Nessuno risolverà la domanda di qualità della vita nelle periferie e nella provincia, ma molti sono interessati a far salire la febbre per lo scopo che abbiamo esposto sopra. Tutti i protagonisti della vita
politica si combattono fino allo stremo per mantenere o ottenere il loro posto in parlamento, protetti da privilegi e benefit che tutti a parole vogliono abolire, ma nessuno è disposto a rinunciarvi. Non è sbagliato il principio che un obiettivo della politica sia cercare voti, ma l’errore è quando si vuole orientare l’opinione pubblica senza pensare alle conseguenze. Il dramma è che manca un serio progetto politico, ergo vanno bene tutti e i voti di tutti, massoni, collusi, fascisti. Che Luca Traini sia stato candidato della Lega non vuol dire che i membri del partito siano tutti delinquenti, no assolutamente, ma dice una cosa valida per tutti i partiti, anche per chi si affida ai click informatici, cioè che non hanno più sostanza, che non riescono a selezionare nulla perché hanno perso legame con il territorio. Nel crogiuolo ci finiscono anche i Talk show politici dei vari canali come Otto e mezzo, Servizio pubblico, La gabbia ecc. che puntualmente ci presentano l’immancabile defilè di esperti, tecnici ognuno dei quali sembra avere in tasca la soluzione del problema per scoprire all’indomani che tutto è come prima! A tal fine non si può fare a meno di notare il ritardo del “Terzo Parlamento”ovvero Porta a Porta stoppata dall’irrompere sulla scena del Festival di Sanremo e dall’eterno ritorno del commissario Montalbano, il cui decano B. Vespa ha dovuto aspettare una settimana per la sua prolusione sui fatti di Macerata e immigrazione. No so prevedere quale sarà lo scenario politico quando a marzo dopo il D-day delle elezioni comparirà questo articolo, forse apparirà obsoleto, ma una sola cosa mi sento di dire su un tema così complesso come l’immigrazione: bisogna gestirla bene, bisogna cambiare la legge e a tal fine serve la responsabilità di TUTTI. Le sensazioni, l’emotività vanno messe da parte, tenendo presente che le parole o sulla carta o in tv pesano e pesano tantissimo! Verità e giustizia per Giulio Regeni
La Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni lo scorso 23 gennaio 2018 ha presentato alla cittadinanza i lavori di restauro presso i Giardini monumentali de La Passeggiata di Terni. Si tratta di due sculture in travertino, a forma di sfinge, provenienti dalla fontana di piazza Maggiore, di una vasca ottagonale con al centro una piccola scultura e, infine, del portone e della parte bassa della facciata della chiesa del Carmine, edificio principale dei Giardini. Il restauro è stato finanziato dalla Fondazione Carit sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria ed è stato eseguito da Maura Giacobbe Borelli di Orvieto. Con questo intervento, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale, la Fondazione Carit ha potuto beneficiare di un credito d’imposta, pari al 65% dell’importo dell’erogazione liberale, ai sensi del disposto Art bonus. I Giardini della Passeggiata, di interesse storico culturale, occupano un’area di quasi 4 ettari, compresa tra le mura dell’antica città romana e la parte sudovest del centro storico della città. Originariamente l’area era di proprietà del Vescovado che la coltivava ad orti; fu poi del demanio francese durante la repubblica romana. Dopo un periodo di incuria, nel 1846 venne acquistata dal Comune per destinarla a “comodità di pubblico”. Domenico Giannelli, ingegnere comunale e dei consorzi idraulici, nel 1854 fu tra i promotori della sistemazione del parco, dando inizio ai lavori per la realizzazione dei giardini pubblici. All’interno si trovano, tra altri abbellimenti, anche le opere restaurate dalla Fondazione: una fontana ottagonale e due sfingi in travertino. Queste ultime provengono dalla più importante delle fontane storiche di Terni, la fontana monumentale realizzata nel 1648, accanto all’antica chiesa di San Giovanni Decollato, sulla piazza Maggiore oggi Piazza della Repubblica, demolita nel 1887 per l’apertura di Corso Cornelio Tacito. La chiesa sorse nei giardini vescovili per iniziativa della confraternita del Carmine. Questa si era costituita intorno al 1500 prendendo origine dalla fervida adorazione che il popolo ternano attribuiva all’immagine della Madonna del Carmine dipinta sul muro esterno dell’anfiteatro romano. Inizialmente i laici del Carmine, non ancora organizzati in confraternita, si impegnarono nella costruzione di una cappella da erigere a protezione dell’immagine della Madonna. Il riconoscimento ufficiale del sodalizio avvenne soltanto nel 1602 con bolla di Clemente VIII. Agli anni immediatamente successivi alla bolla papale del 1602 risale l’inizio dei lavori di costruzione della chiesa, che fu addossata ai resti dell’anfiteatro ed edificata anche con i materiali risultanti dalla demolizione di una parte delle mura. I lavori proseguirono per oltre un secolo e si conclusero solo nel 1783 con il completamento della facciata. L’intervento della Fondazione è consistito prevalentemente nella pulitura della parte bassa della facciata deturpata da numerose scritte eseguite con vernice spray. In occasione della presentazione del restauro de La Passeggiata, la Fondazione Carit ha inoltre esibito due opere d’arte recentemente acquisite per la Raccolta d’arte cittadina: una splendida Cascata delle Marmore attribuita a Jan Frans van Bloemen detto l’Orizzonte e un’opera contemporanea realizzata da Agostino Bonalumi nel 2004 intitolata Rosso. La Raccolta d’arte della Fondazione si è caratterizzata nel tempo di varie sezioni e tematiche tra cui, la più importante, è quella rappresentata dalle raffigurazioni del paesaggio umbro e in particolare della Cascata delle Marmore. Ben 12 opere fanno parte di questa sezione, cui oggi si aggiunge la tela di van Bloemen, acquistata, al prezzo minimo di stima, lo scorso 6 dicembre dalla casa d’aste Bonhams a Londra.
Jan Frans van Bloemen, detto l’Orizzonte o Orizonte, pittore e incisore fiammingo, nacque ad Anversa nel 1662 e morì a Roma nel 1749. Apparteneva ad una famiglia di pittori e disegnatori fiamminghi, attivi anche in Italia e in Francia. Dopo aver vissuto brevemente a Parigi e a Lione, dal 1686-1687 si stabilì a Roma. Nel 1714 venne incluso tra i Virtuosi al Pantheon. Collaborò con Placido Costanzi e Filippo Lauri. Tra i suoi mecenati e collezionisti ricordiamo le famiglie Pallavicini e Rospigliosi, Luigi Bonaparte, Humphry Morice e il papa Benedetto XIV. Orizzonte era affascinato dalla bellezza di Roma e dei suoi dintorni ed ispirato dai paesaggi classici di Gaspard Dughet. Avendo come base la tradizione paesaggistica fiamminga, non ebbe difficoltà ad assimilare il realismo analitico di Dughet e a divenire in breve uno dei migliori paesaggisti classici a Roma nella prima metà del XVIII secolo procedendo secondo lo stile arcadico-rococò del periodo. Anche i motivi mutevoli di luce e ombra di van Bloemen sono caratteristici dell’opera di Dughet, tanto che talvolta i dipinti di Orizzonte erano scambiati per opere del Dughet. La Raccolta d’arte della Fondazione, ricca anche di dipinti di artisti locali del Novecento, non presentava sino ad oggi alcuna opera di un protagonista della storia dell’arte italiana contemporanea. Onde poter dare, pertanto, una caratterizzazione anche cronologica alla propria collezione, la Fondazione ha inteso rivolgersi a questo ambito acquistando all’asta di Farsetti tenutasi a Prato il 2 dicembre 2017 la tela estroflessa, intitolata Rosso, di Agostino Bonalumi firmata e datata 2004. L’opera, autenticata e catalogata dall’Archivio Bonalumi, è stata acquistata dalla Fondazione al prezzo minimo di stima, sebbene le quotazioni dell’artista siano cresciute notevolmente negli ultimi anni. Agostino Bonalumi nacque nel 1935 a Vimercate (Milano). Pittore autodidatta, inizia a esporre giovanissimo. Nel 1958 nasce il gruppo Bonalumi, Castellani e Manzoni con una mostra alla Galleria Pater di Milano, alla quale seguiranno altre mostre a Roma, Milano e Losanna. Arturo Schwarz acquista sue opere e nel 1965 presenta una mostra personale di Bonalumi nella sua galleria di Milano, con presentazione in catalogo di Gillo Dorfles. Nel 1966 inizia un lungo periodo di collaborazione con la Galleria del Naviglio di Milano, che lo rappresenterà in esclusiva, pubblicando nel 1973, un’ampia monografia. Nel 1966 è invitato alla Biennale di Venezia e nel 1970 con una sala personale. Segue un periodo di studi e di lavoro nei paesi dell’Africa mediterranea e negli Stati Uniti, dove si presenterà con una personale alla galleria Bonino di New York. Nel 1967 è invitato alla Biennale di Sao Paulo e nel 1968 alla Biennale dei Giovani di Parigi. Nel 1980 a cura della Regione Lombardia è allestita, a Palazzo Te di Mantova, un’ampia rassegna che illustra l’intero arco della sua opera. Nel 2002 l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma celebra con una personale il conferimento ad Agostino Bonalumi del Premio Presidente della Repubblica 2001 alla carriera. Muore a Desio nel 2013. Le Fondazioni bancarie come “mecenati al servizio dell’arte”, della cultura e del cittadino. Sempre di più negli ultimi anni le Fondazioni hanno contribuito a preservare, promuovere e valorizzare le infinite “sfumature culturali” del patrimonio storico e artistico del nostro Paese, per garantire la salvaguardia e la fruibilità di opere e iniziative in favore della collettività. Non investimenti erogativi fini a se stessi, ma investimenti culturali per il cittadino attraverso il restauro o il recupero di opere d’arte e il rientro di quelle allontanate dal territorio d’origine. Questa è anche la mission della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni nell’ambito del settore rilevante dell’arte, attività e beni culturali. Anna Ciccarelli – Fondazione CARIT Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Festival MY GENERATION La generazione Z si racconta
Mostre, performance, incontri, open day e tanto altro… per far capire di che pasta siamo fatti! A Terni si respira aria nuova. Più leggera. Più giovane. Tutto merito del Festival “My Generation. La generazione Z si racconta”, organizzato dall’IISCA di Terni grazie al contributo del Mibact (Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e periferie urbane), in collaborazione con il Miur per il Progetto “YouTopia: ritorno al futuro - scuola aperta per una cultura aperta”. La manifestazione si è tenuta presso la palestra del Liceo Artistico a Piazza Briccialdi nei giorni 13-16 dicembre scorsi dove, in orario antimeridiano, si sono svolti i laboratori creativi, tenuti dagli esperti di BCT, Indisciplinarte e Progetto Cinema e Scuola. per i ragazzi delle scuole medie che hanno sperimentato diverse forme artistiche, dalla scrittura creativa alle arti figurative, fino al cinema e al teatro, mentre nel pomeriggio c’è stato il festival vero e proprio, con una mostra, performance ed incontri aperti al pubblico.
Originalità a Km 0
Protagonisti del festival i ragazzi delle classi I B e I D del Liceo Classico e III A, III D e IV B del liceo Artistico che hanno presentato i lavori realizzati durante le attività di alternanza scuola-lavoro, in cui hanno trattato il tema del racconto generazionale in quattro diverse forme espressive: il teatro, con la realizzazione dello spettacolo “Garibaldi Blues” al teatro Secci; la scrittura creativa, con l’elaborazione del libro “Un bicchiere, un dinosauro, un elicottero e la coscienza”; il cinema, attraverso la produzione del cortometraggio “Clickbait”; l’architettura e le arti figurative tramite un progetto di riqualificazione dell’area del foro boario, pensata come centro di aggregazione ed espressione giovanile.
Non siamo soli nel percorrere un sogno
A saldare le nuovo generazioni con la città e con l’idea umanistica di “bottega creativa” il festival ha visto la presenza di ospiti di ogni tipo che hanno saputo interpretare la modernità mantenendo un forte legame con il territorio e le sue radici culturali: da sportivi, come Alessio Foconi e i giocatori della Ternana Unicusano, alla street artist MP5; da imprenditori che hanno saputo coniugare impresa e creatività come il FabLab e Love the game, a registi emergenti come Livia Ferracchiati e Lorenzo Tardella, fino a volti noti del giornalismo, come l’editorialista de La Repubblica Massimo Giannini... e tanti altri. Queste persone ci hanno parlato della loro esperienza lavorativa evidenziando l’importanza della scuola come promotrice di eventi culturali e sostenitrice delle nostre idee. Infatti il fine del progetto YouTopia è quello di sviluppare la cultura in tutte le sue manifestazioni, soprattutto valorizzando il legame tra arte e cultura digitale.
Alessio Foconi e i giocatori della Ternana Unicusano
Storia di una mosca bianca - Raige si racconta
Rage significa rabbia. Una parola forte, intensa, profondamente umana. Alex Vella, rapper torinese classe ’83, da sempre ha avuto un particolare legame con la rabbia, tanto da adottare Raige come nome d’arte. Nell’incontro con gli studenti dell’Istituto di Istruzione Classico e Artistico, tenutosi il 16 dicembre scorso presso la BCT, non ha parlato il cantante, ma l’uomo: Alex si è messo a nudo presentando il suo primo romanzo “Tutta la colpa del mondo”, un’opera di indubbia impronta autobiografica, in cui i personaggi, i luoghi e le situazioni sono un’estensione dell’anima dell’autore. Vella parla di sé soprattutto attraverso le storie di Andrea e Michele, i protagonisti del libro, presentati come due mosche bianche. “Sono il frutto di ciò che ho visto, non di quello che ho vissuto” scrive, sintetizzando quale deve essere la chiave di lettura del romanzo. Poi confida ai ragazzi: “Ho iniziato a scrivere questa storia un paio di anni fa spinto dalla voglia di misurarmi con qualcosa di diverso e dall’urgenza di raccontare la verità”. Tutta la colpa del mondo per Vella non è solo un racconto, ma una sfida con se stesso, in cui la sua interiorità si distende in 280 pagine di rabbia e amore. Rabbia e amore, un binomio che, come un filo sottile, ha attraversato tutta la vita di Raige; due sentimenti che, seppur già fossero protagonisti delle sue canzoni, ora emergono con prepotenza dalle pagine del romanzo. Vella mostra così tutto il suo lato più umano e lo mette a disposizione dei suoi lettori, cercando di far capire loro che, anche nelle più aspre difficoltà, non sono poi così soli. Leonardo Allegretti, Valeria Buzi, Giacomo Giombolini II B
Ne è valsa la pena?
Assolutamente sì. Queste giornate sono state molto produttive sia per i ragazzi, sia per gli ospiti e gli spettatori che si sono amalgamati con questa nuova generazione. Ne è uscito un messaggio forte: non sottovalutare i Millennials in quanto capaci di tanto. E come conclude l’assessore alla Scuola Tiziana De Angelis: “Lavorare con le scuole è veramente gratificante poiché significa parlare di rigenerazione imparando dai giovani, quello che effettivamente cercano, quello che vogliono, quello che intendono esprimere. La scuola ha bisogno di laboratori, di spazi dove vivere e fare esperienze”. E il festival My generation è stato tutto questo. Mengaroni Virginia 1D
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Alex Vella in arte Raige
MASSIMO GIANNINI: UNA LETTERA E UN’ESPERIENZA
La street artist, illustratrice e fumettista MP5
15 dicembre 2017. Aspettando “Garibaldi Blues”
Incontro con la regista Livia Ferracchiati
Colori. Proiezioni sul muro. Un grande simbolo a rappresentare l'evento, l'atteso festival "My Generation". Ma "My Generation", in realtà, non è solamente un festival. È ben altro per noi ragazzi del Liceo Classico Tacito e del Liceo Artistico Metelli di Terni, è un progetto costituito da quattro laboratori, ognuno dedicato a una diversa forma espressiva, tra cui quella teatrale. “Garibaldi Blues”, ecco il titolo. Una performance teatrale che si è mutata in un'esperienza di vita per gli studenti della I D del Liceo Classico, guidati dalla regista Livia Ferracchiati, protagonista del terzo giorno del festival. Lo spettacolo è stato frutto di un lungo percorso di ricerca storico-artistica che ha portato ad un approfondito ed interessante incontro con i giovani del passato: i garibaldini ternani coinvolti nella campagna dell’Agro romano per la liberazione di Roma (1897) che si sono confrontati con i giovani di oggi, i cosiddetti “sdraiati”. Giovani di ieri e di oggi. Giovani diversi, eppure, in fondo, uguali. Giovani fra i quattordici e i venticinque anni che nel passato lottavano e credevano alla rivoluzione. Giovani che guardavano Terni come a un luogo ameno. E oggi? "Terni è una città grigia che a mio parere dovremmo cambiare" - è l'atto di accusa di uno di questi 'sdraiati'. Ed è proprio sul confronto tra giovani di ieri e quelli di oggi che si basa lo spettacolo “Garibaldi blues” e la riflessione della regista Livia Ferracchiati, che scuote la sala con considerazioni sul tema della ricerca dell’identità, suscitando molteplici e contraddittorie riflessioni. Si parla di noi, oggi, ma non siamo solo studenti, non siamo solo 'sdraiati'. Siamo giovani che parlano di sé. Che parlano della loro città. Del loro futuro. Siamo giovani che si vogliono alzare in piedi, che vogliono imparare a volare. Si respira voglia di fare, passione e partecipazione. D’altronde sono proprio queste le coordinate che hanno portato avanti “My Generation”, un festival per giovani “rivoluzionari”. Anna Finocchio II D
la regista Livia Ferracchiati
Le foto sono a cura di Alessia Lucentini, III B
“Continuate ad avere fiducia, continuate ad essere cittadini del mondo”. Cosí Massimo Giannini si rivolge agli studenti presenti venerdí 15 dicembre all’incontro “Padri e figli” del festival My Generation. Il giornalista, penna storica e nuovo volto de La Repubblica, racconta della sua personale esperienza di padre attraverso una lettera scritta e pubblicata nel mese di agosto. Nelle parole che rivolge alla figlia Flavia, in partenza per un Erasmus a Parigi, l’orgoglio e l’inquietudine provate nel vedere le valigie pronte davanti alla porta. La profonda gioia nel vederla realizzare i propri sogni e il terrore per un mondo che fa sempre più paura. Sarebbe ingiusto non farla partire, eppure, l’impulso del momento vorrebbe gridarle “Rimani!”. Rimani a casa, al sicuro, non partire. Ma, nonostante tutto, non dobbiamo farci intimorire, non dobbiamo dargliela vinta. Non così facilmente. Continueremo a viaggiare e a non avere paura. Saremo cittadini del mondo e difenderemo questo nostro mondo, come non sono stati in grado di fare i nostri padri. Questa la speranza del giornalista. Le parole toccanti di un padre e di un reporter che vede il mondo trasformarsi inesorabilmente davanti agli occhi, che vede un nemico invisibile e terribile aggirarsi nelle capitali europee, pronto a ferire ed ad uccidere. La paura c’è, ma noi siamo più forti – questa la convinzione di tutti. Ed i nostri viaggi, i nostri Erasmus, non devono diventare partenze per un fronte militare. E forse, noi giovani saremo in grado di combattere e vincere un conflitto che non abbiamo voluto. Dopo la riflessione di un padre, a tratti anche commovente, ecco che Giannini avvia il dialogo con gli studenti, a volte giovanissimi, presenti in sala. Con domande, risposte, dubbi e incertezze. Una messa a confronto di punti di vista, idee e progetti per il futuro. Giannini si rivolge infatti direttamente ai giovani volti davanti a lui, leggendovi una straordinaria incertezza, una generazione “boh”, come la definisce lui stesso. Vi legge una scarsa fiducia verso le vecchie generazioni, che non hanno saputo guidarli efficacemente, che non hanno saputo fornire delle risposte valide. In un paese, il nostro, che non sa più valorizzare i giovani. È infatti presente in Italia, oggi più che mai, una “fuga di cervelli”. Con la convinzione, o la speranza, che all’estero ci siano più spazi per noi, per i giovani. Tuttavia, a volte –affermano i ragazzirisulta più comodo scappare piuttosto che restare e sistemare le cose dove si vive. È ora di finirla di piangersi addosso e cominciare a costruirsi il proprio futuro, la propria vita, anche qui, anche a casa. Perché scappare è facile, ma per restare ci vuole coraggio. La convinzione diffusa è che dobbiamo realizzarci, andare avanti con i nostri progetti senza che le insicurezze e le ansie ci impediscano di vivere la nostra vita, di vivere una vita come vogliamo noi. Dobbiamo pensare in grande, avere uno sguardo all’orizzonte, essere “affamati e un po’ folli”, come dice l’informatico Steve Jobs in un celebre discorso rivolto ai laureandi di Stanford. E solo così potremo smentire tutte quelle voci secondo le quali il nostro futuro sarà peggiore del passato che abbiamo alle spalle. Virginia Venturi II D
il dirigente scolastico dell’IISCA con l’editorialista de La Repubblica Massimo Giannini
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