elevatori su misura Numero 169 Novembre 2019
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
PER IL FUTURO DI TERNI
Mettete dei fiori nei vostri cantoni Ponete dei libri davanti ai portoni
Fisioterapia e Riabilitazione
Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011
Novembre 2019
Il muro di sabbia
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Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni
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DOVE TROVARE La Pagina
Info: 348.2401774 - 333.7391222 info@lapagina.info
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La caccia alla beccaccia
Caterina De Rosa
Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
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E. Squazzini
Un dono inaspettato
DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info
ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Marcello Frattesi, P.zza Garibaldi; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; STRONCONE Municipio; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; COOP Fontana di Polo Via Gabelletta; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; IPERCOOP Via Gramsci; Libreria UBIK ALTEROCCA C.so Tacito; Sportello del Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Friends - Largo Volfango Frankl.
Facili entusiasmi F. Patrizi
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V. Grechi
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BMP elevatori su misura TEATRO VERDI Una querelle infinita L. Santini MediCoscienza Sapiens non è faber G. Raspetti Programma Associazione Culturale La Pagina Qualche (buona) nuova ABITUDINE GREEN A. Melasecche CMT Cooperativa Mobilità Trasporti ARCI VILLA SABRINA - CASA MIA servizi residenziali Estetica Evoluta STELLA POLARE Medico e paziente in senologia L. Fioriti Adolescenza e scoperta della FEMMINILITÀ G. Porcaro EPIDUROSCOPIA V. Buompadre Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni AUDIBEL Apparecchi acustici SIPACE Group Congresso GISOS La svolta? G. Porrazzini PRIMO Laboratori Ortopedici I CURDI: la coscienza cattiva dell'Europa PL. Seri Rumori in città P. Casali RIELLO Vano Giuliani Il consolidamento della Lega F. Armillei Edilizia Collerolletta Profumi e sapori della Valnerina ALL FOOD GENESI EFFICIENZA
LO SAPEVI CHE CON UN AUTO ELETTRICA PUOI PERCORRERE 100 Km NUMERO VERDE SPENDENDO AL MASSIMO 5€? 800 688 584
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TEATRO VERDI
UNA QUERELLE INFINITA D
a tempo serpeggia nella città una querelle infinita e aspra, sul progetto del rifacimento del teatro Verdi. Il motivo del contendere è sostanzialmente questo: un nutrito gruppo di persone desidera che del teatro sia fatto un Loretta SANTINI recupero filologico e quindi che sia ricostruito secondo il progetto ottocentesco del Poletti, un antico teatro all’italiana considerato un’autentica opera d’arte. Un altro gruppo desidera ridisegnarlo ex novo adeguandosi ai vincoli dettati della Sovrintendenza che fa riferimento alla struttura del 1940 dichiarata di “notevole interesse culturale”. La diatriba si articola su posizioni che appaiono inconciliabili: i polettiani additano come esempio il teatro di Rimini, pure del Poletti, ricostruito fedele Il contrasto tra antichità all’originale (ma qui l’antica e modernità ha sempre struttura era intatta almeno infiammato gli animi. per il 50%); gli altri affermano che si farebbe un falso storico, perché quel teatro è scomparso da decenni e non ritengono disdicevole affidarsi alla moderna architettura -il pronao rimane una citazione storica dell’antico- di cui tanti esempi ci sono a Terni (come le opere di Ridolfi e Frankl), ma anche, molteplici e di prestigio, nel mondo: citiamo una per tutte la piramide di cristallo del Louvre a Parigi. Il contrasto tra antichità e modernità ha sempre infiammato gli animi. Opposte fazioni si sono schierate già in passato sulla ricostruzione della torre dell’orologio dell’ex Palazzo Comunale oggi Bibliomediateca. Il tutto sempre condito da battute ironiche, spesso pesanti.
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Non entro nel merito del dibattito ritenendo che la questione comprenda aspetti molto complessi (storici, architettonici, normativi e, non ultimo, economici) che richiedono sia il parere di esperti del settore, sia istituzionali per il rispetto dei vincoli presenti. Per questo motivo mi limito a fare la storia del teatro ricordando la successione degli eventi che sono stati alla base della “singolar tenzone”. Esisteva a Terni l’Accademia dei Costanti (1661), ribattezzata Nobile Teatro Ternano (1736) e dal 1859, Teatro Goldoni. La considerazione che il Goldoni fosse insufficiente per l’accresciuta popolazione e pericoloso per la sua struttura in legno, unitamente al desiderio di erigere un edificio moderno, funzionale a ospitare opere liriche e rappresentazioni varie, portò alla costruzione del teatro Verdi. La prima pietra venne posta nel 1840, sul luogo ove un tempo sorgeva il forno pubblico, eretto a sua volta sopra il Palazzo dei Priori. Terminato nel 1849 fu inaugurato con l’opera Saffo di Giovanni Pacini. L’ideatore del progetto fu Luigi Poletti, architetto di ispirazione neoclassica, le cui opere si caratterizzano per eleganza e armonia delle forme. A lui si devono anche i teatri di Rimini e Fano. La prima ristrutturazione è del 1893: venne dotato della torre scenica in muratura e di camerini pure in muratura. Nel 1908 fu migliorato l’impianto di illuminazione e cambiò la intitolazione da Teatro Comunale a Teatro Verdi. Numerosi gli interventi apportati nel 1930 (servizi elettrici, igienici, di ventilazione, adeguamento del guardaroba, del buffet) che lo resero un teatro funzionale. In quella occasione fu rappresentata la Turandot di Puccini. Gravemente danneggiato dai bombardamenti (dell’originario teatro rimase solo il pronao neoclassico e i muri perimetrali), fu ricostruito nel dopoguerra dall’architetto Leoni senza tener conto del progetto originario: l’interno fu modificato inserendo platea e galleria in cemento armato (capienza 1000 posti), adattato a cinema e dato in concessione dal Comune a Lucioli. Nel 2009 è stato dichiarato inagibile per numerose carenze strutturali. Nel gennaio 2010 crollò parte del controsoffitto del pronao, per il quale quindi sono stati effettuati lavori di consolidamento. Cominciarono contemporaneamente le discussioni sul recupero della struttura, sulla riqualificazione del teatro ed iniziò così la diatriba tra i sostenitori del progetto polettiano e non. Intanto il teatro Verdi è stanco di aspettare e noi con esso!
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med cosc enza rivista di bio-consapevolezza
Dalla sinergia di EC Comunicazione & Marketing e Accademia ACOS nascono iniziative divulgative e formative volte al rilancio di uno stile di vita sano e consapevole. Erica Carlaccini, Carlo Dorofatti, Daniela Ranocchiari e il Dott. Massimo Formica, vi invitano ai seguenti appuntamenti presso la nuova sede in Via delle Palme 9A (zona Campitello):
VENERDÌ 6 DICEMBRE ORE 21:00
Conferenza a cura del Dott. Ercole Marcheschi: “Imprenditoria e Management del Nuovo Millennio”. INGRESSO LIBERO.
SABATO 7 DICEMBRE ORE 10:00-18:00
Giornata full-immersion di Meditazione e Consapevolezza, con il Dott. Massimo Formica e Carlo Dorofatti.
Per informazioni e prenotazioni: CORSI e CONFERENZE Daniela Ranocchiari: 339.4522858 segreteria@accademiaacos.it APERITIVO/CENA MEDICOSCIENZA Erica Carlaccini: 346.5880767 medicoscienza@gmail.com
CARLO DOROFATTI T E R N I
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C A R L O
ACCADEMIA ACOS
B R E S C I A
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N A P O L I
D O R O F A T T I
A C C A D E M I A A C O S
MARTEDÌ 17 DICEMBRE ORE 18:00
Conferenza del Dott. Massimo Formica: Cambiamenti necessari per la sopravvivenza e la ri-evoluzione possibile. Seguirà aperitivo/cena con i produttori bio e sponsor di MediCoscienza, in occasione dell’uscita del nuovo numero di dicembre. L’evento si terrà al Ristorante La Forchetta Umbra, via Gabelletta 190.
Sapiens
non è faber!
Penso sempre più spesso alle tante persone paladine della democrazia, amanti della cultura e animate da sentimenti di solidarietà e di umanità; a chi guarda con occhi velati e con spirito afflitto quello che avviene da ormai troppi anni. Sembra non esserci fine alla devastazione di una serena convivenza e a quella delle nostre ingenti ricchezze culturali e territoriali. Abbiamo permesso a bande di politicanti, la maggior parte dei quali senza arte né parte, di arraffare le nostre risorse, di rovinare i nostri beni, di turbare e deturpare i nostri sogni, di imporci le loro subdole comunicazioni, di effettuare innumerevoli azioni volte ad assicurare, a loro e ai loro sodali, una pacchia a vita. A questi assetati vampiri noi permettiamo di rubare, di non pagare mai per i furti commessi, di lucrare i nostri soldi, il nostro lavoro, le nostre speranze, mentre la politica è dedizione, intelligenza, cultura. Ed è gratuità! E cosa c’entrano i parassiti che si ergono ad amministratori locali con la politica? La politica territoriale è cultura che si esprime attraverso i progetti, ma è il sapiens (che in genere non trova posto nei consigli Comunali o in quelli Regionali) che sa, che pensa, che progetta, che ordina poi al faber i lavori da eseguire. Non può, il faber, prendere il posto del sapiens! Conditio sine qua non per rappresentare i cittadini è avere conoscenza piena della storia, della versatilità, dell’anima, del genius loci della regione, della città, del quartiere, altrimenti si è vili falsificatori, maneggioni che eseguono solo a pene di segugio. I partiti tradizionali sono agonizzanti; gli iscritti sono per lo più molto attempati, ragionano con la testa di sempre, si riuniscono solo in occasione di elezioni per cercare di mettere qualche toppa e tentare di sopravvivere. Pochissimi di loro si sono aggiornati o hanno cercato di vedere oltre la siepe. Gran parte sono poi ancora alla ricerca di quei privilegi che il partito assicurava loro! Tali omuncoli hanno versato più irragionevolezza che logica, prodotto più parole che fatti. Si sono divisi, anche boccheggiando, in partiti, movimenti, gruppi di interesse, società di mutuo soccorso. Alcuni di loro partecipano a tutto, sono ondivaghi, vanno qua e là, dove meglio possono far danno. Noi faremo bla, bla… ma occorre fare davvero, cioè a ragione e scientemente, non annunciare soltanto. Non hanno, i reprobi, nulla a che vedere con la base dei partiti di una volta, all'interno della quale germogliava quella politica che poi veniva trasferita ai livelli più alti. Adesso la storia è diversa: il cialtrone di turno, esperto di comunicazione, riesce ad imporre ai suoi serventi (“mi spiega quello che penso”, frase memorabile, in Don Raffaè, dell’artista poeta Fabrizio De André) come devono pensare e cosa devono sapere,
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Giampiero RASPETTI
chi devono odiare, chi devono combattere. Inventano grandi nemici (i comunisti, quelli da rottamare, la perfida Europa, i neri che sono tutti delinquenti...) e convincono indifesi ed ingenui, ma anche astiosi e selvaggi, che solo loro saranno in grado di difenderli! E si accingono, loro che l’hanno rovinata, a cercare di cambiare la politica, ma sempre come cultori di privilegi! Sembra assurdo, ma è così! Allora, cari concittadini indifesi e disarmati, ma con ancora del sangue nelle vene, io credo che si debba ricominciare dalla politica attiva, da una rinnovata resistenza contro la barbarie, tutti a prenderci la responsabilità di quanto è nostro, di non delegarlo agli incapaci, di cominciare a progettare noi, fuori da fazioni e da vecchi partiti. È il momento di allontanarci dagli analfabeti ladroni e di riprenderci la vita sociale. È il momento di dimenticare quello che ci ha diviso in termini partitici per trovare quel tanto che abbiamo in comune, alla ricerca di una vita vera, onesta, dignitosa. Dobbiamo però ripartire da basi diverse, quelle relative ad una politica non già assiale, ma assiologica, una politica dei valori universali intoccabili e non contrattabili. La politica dicotomica: io sono qua e tu, opposto ai miei valori sociali, culturali, scientifici e politici, non puoi stare con me, ma nel fronte opposto! Il problema vero, però, è uno solo: l’assenza di cultura. Già in altri miei editoriali ho avuto occasione di denunciare quale sia la situazione, attestata da organizzazioni mondiali, della cultura in Italia. Siamo, in pratica il fondo del fondo dell’intero globo terrestre! E questo nella Patria della Cultura, il Paese cioè che custodisce il 75% delle opere d’arte mondiali, il Paese che era Atene, che era Roma. Ed è dalla cultura che occorre ricominciare; al confronto, tutto il resto ha scarsissima rilevanza. Gli ultimi governi hanno parlato di tutto, anche del sesso degli angeli, ma mai hanno fatto riferimento al gravissimo problema della mancanza di cultura, anzi sfuggono o ne fuggono come dalla peste! Dovrebbero invece riflettere e legiferare, per un anno intero almeno, con esclusivo riferimento alla cultura stessa. Io non mi illudo, so che i miei tentativi hanno probabilità di riuscita quasi nulla, perché ormai l’ignoranza, la saccenteria, l’arroganza e la falsità sono dilaganti. Io sono contro questo sfascio e, ricordandomi di avere sempre avuto la presunzione di essere un educatore, dedito quindi alla cultura, cioè alla politica non alla partitica, non posso appartarmi, far finta di niente: devo esserci, ma nel polo opposto! So bene, quanto poco io possa fare, ma non posso fare a meno di farlo!
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ATTIVITÀ NOVEMBRE 2019
Programma Associazione Culturale La Pagina LE FOTO di STEFANO PALLOTTA Martedì 19 NOVEMBRE ore 16,30 RASIGLIA e ABBAZIA DI SASSOVIVO
MIRIAM VITIELLO Tutti i Lunedì dalle ore 18.00 alle 19.30
Corso di lingua INGLESE
il 23 novembre alle ore 16.00
La verà eredità del nostro Patrono è il FUTURO DI TERNI
VITTORIO GRECHI presenta
Cosa hanno in comune l'olio di oliva, l'olio di palma, l'olio di semi e il latte materno?
GITA A RIETI Il giorno 30 novembre 2019
10,00 €
Il Panathlon Club Terni vuol onorare le figure dello Sport Umbro che, con il loro valore espresso, hanno meritato l'assegnazione delle Stelle al Merito Sportivo. Figure che hanno onorato lo Sport secondo i principi del Fai
SABATO 23 Novembre ore 10.00
CONCORSI
Sala Conferenze Casagrande - Cesi Terni - Largo M. Paolucci, 2
Madonna Valnerina
raggiunto il numero minimo di 40 e massimo di 50 partecipanti, si effettuerà la gita a RIETI SOTTERRANEA con pranzo presso il RISTORANTE CENTOPERCENTO-GUSTONel pomeriggio visiteremo il centro storico. Partenza alle ore 9:00 e rientro alle ore 18:30 circa P.zza della Rivoluzione Francese. Le iscrizioni si accettano fino al 22 novembre
per info contattare La Pagina
Il Viso della Valnerina
Il viso di chi, ogni anno, rappresenterà la Valnerina sarà “orribilmente bello” e dovrà suscitare le emozioni che evocano la forza e lo spettacolo della Cascata, il silenzio e le suggestioni dei borghi medievali, l’incanto delle acque, la luminosità del Lago, la purezza della natura.
A - FOTO DELLA MADONNA VALNERINA PREMI 1 – MADONNA VALNERINA VINCENTE 2 – FOTOGRAFO DELLA MADONNA VINCENTE
Aperto a tutti 500 € 500 €
B - RITRATTO PITTORICO DELLA MADONNA VALNERINA Aperto a tutti PREMI 3 – RITRATTO VINCENTE 500 € C - RITRATTO PITTORICO DELLA MADONNA VALNERINA Per S. secondaria di secondo grado PREMI 4 – RITRATTO VINCENTE 200 € in materiale per disegnare D - RITRATTO PITTORICO DELLA MADONNA VALNERINA Per S. secondaria di primo grado PREMI 5 – RITRATTO VINCENTE 200 € in materiale per disegnare
PER INFORMAZIONI Associazione Culturale La Pagina Via Anastasio De Filis, 7 - Terni - 3482401774
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Qualche (buona) nuova ABITUDINE GREEN N
Alessia MELASECCHE alessia.melasecche@libero.it
el 2018, sono stati prodotti 1,9 miliardi di smartphone, i quali avranno presumibilmente una durata media di 3 anni. Se ciascuno venisse utilizzato per un anno in più, il risparmio di anidride carbonica compenserebbe le emissioni di un anno di un Paese come l’Irlanda. Infatti, gli esperti rilevano che l’80% dell’impatto ambientale di uno smartphone avviene nella fase di produzione, a causa delle emissioni connesse alla realizzazione dei materiali di cui si compone. Dare nuova vita agli oggetti che si rompono a volte è molto costoso e si preferisce buttarli e sostituirli, ma molti si potrebbero riparare. Questo è l’obiettivo dei Restart Party, delle “feste della riparazione”. Il format è nato a Londra nel 2012 da un’idea di Ugo Vallauri, italiano emigrato nel Regno Unito, e che presto si è diffuso a livello globale dando vita anche ad un’organizzazione denominata The Restart Project. A tentare di riparare gli oggetti sono gli stessi proprietari che li portano “alla festa” dove c’è un tutor che aiuta ad individuare il guasto e a capire come intervenire, oltre ad assicurarsi che il tutto si svolga in sicurezza. Secondo i dati diffusi, oltre il 55% degli apparecchi portati a questi eventi è aggiustato sul momento, nel 25% dei casi è necessario ordinare dei pezzi di ricambio e tornare dopo qualche giorno e solo per il 20% degli oggetti pare non ci sia più nulla da fare. Nel caso in cui la riparazione vada a buon fine, l’oggetto viene pesato per stimare la quantità di rifiuti salvati preventivamente dalla discarica. Lo spirito è quello di stimolare la consapevolezza circa la riparabilità degli oggetti e in questo modo si alimenta anche il mercato dei pezzi di ricambio e dei materiali utili allo scopo. Gli eventi sono gratuiti, chi vuole può fare una donazione
L'idea sana che va prendendo sempre più piede è quella del packaging alimentare edibile.
per autofinanziare le spese di organizzazione, oltre alla merenda che rende il Restart Party anche un momento di piacevole socializzazione. Un’altra idea sana che va prendendo sempre più piede è quella del packaging alimentare edibile. Si sa, il confezionamento di un prodotto è fondamentale per la corretta protezione del suo contenuto. Da qualche anno, aziende e centri di ricerca sono impegnati nello sviluppo di packaging commestibili e sostenibili che possano competere con la plastica. E le novità non mancano. L’acqua confezionata è una delle principali fonti di inquinamento da plastica. Nei soli Stati Uniti, ogni anno, vengono prodotte e cestinate più di 50 miliardi di bottiglie in PET monouso. La National Association for PET Container Resources, afferma che di tutto questo materiale se ne ricicli solo il 31%. Per cercare di ridimensionare questo fenomeno, lo Skipping Rocks Lab ha sviluppato Ooho, una piccola bolla sferica contenente acqua che può facilmente essere ingerita in un sol boccone. La sfera presenta infatti una doppia membrana gelatinosa composta da una mistura di alginato di sodio ricavato da alghe marine e di cloruro di calcio. Alla 39esima edizione della Maratona di Londra per ridurre il quantitativo di bottiglie di plastica consumate durante la competizione, agli atleti sono state infatti distribuite le sfere d’acqua Ooho. Un’alga è anche alla base del packaging commestibile ideato da Evoware, una start-up indiana che ha sviluppato una carta totalmente edibile e con un alto contenuto di proteine e vitamine, perfetta per confezionare cibo da strada come hamburger e hotdog. L’alga marina di cui è composta la carta può essere arricchita da aromi di diverso tipo. Presto potremo avere quindi una confezione gusto ketchup per le patatine. L’ambiente ci guadagnerebbe, quanto al gusto...
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IL MURO DI SABBIA È
Francesco PATRIZI
esistito un muro di Berlino anche in Africa, solo che non divideva in due una città, ma due paesi che prima erano uniti: Etiopia ed Eritrea. Quando nel settembre del 2018 è caduto il divieto di oltrepassare la frontiera, due adolescenti eritree, spinte dalla curiosità, si sono avventurate oltre il ponte che, vicino alla loro casa, collega i due paesi, ma quando la sera sono rientrate, hanno trovato la famiglia in agitazione, il padre era letteralmente terrorizzato, ripeteva che le avrebbero arrestate perché non avevano richiesto il visto, sarebbe stato meglio fuggire piuttosto che finire in mano ai poliziotti. Così le due ragazze hanno preso le loro cose e sono tornate in Etiopia di corsa, abbandonando la famiglia, gli amici e la scuola a cui tenevano molto. Nel 1993, al termine di una guerra durata 40 anni, l’Eritrea si separò dall’Etiopia, con cui era federata dal 1952. Ebbe inizio una guerra di confine molto sanguinosa, costata più di centomila morti: da un giorno all’altro molti eritrei, che andavano a lavorare nel paese vicino e che avevano sposato delle etiopi, non poterono più recarsi sul posto di lavoro né incontrare i parenti oltre confine, un invisibile muro di sabbia aveva diviso le loro vite. L’accordo che ha posto fine a questo conflitto durato 25 anni è valso al premier etiope, Abiy Ahmed Ali, il Nobel per la Pace 2019, ma il processo di pacificazione è molto lento e complicato. Benché sia possibile richiedere un visto per uscire dal paese, l’Eritrea è molto severa a riguardo a causa dell’alto numero di persone che cercano di fuggire dalla dittatura militare del presidente Afewerki. I ragazzi e le ragazze, appena terminata la scuola, vengono iscritti alla leva obbligatoria e diventano cittadini soldato, controllori e controllati a loro
L’Etiopia ha collocato più di 900.000 rifugiati eritrei e sudanesi in quattro campi diventati delle megalopoli, alcuni di loro aspettano da dieci anni di sapere che fine faranno.
volta. La giovane Mekseb ha vissuto anni di terrore, pronta a difendersi non da un nemico esterno, ma dalla violenza dei suoi commilitoni, così ha preferito disertare piuttosto che finire schiava sessuale nella sua caserma. Anche Elfu è fuggito per evitare la leva militare ed ha trovato rifugio in uno dei campi profughi della regione del Tigré, in Etiopia; solo dopo un anno ha saputo che, per ritorsione, la polizia aveva torturato suo padre fino a renderlo cieco. Elfu racconta che solo una volta è riuscito a contattarlo al telefono, sapeva che viveva di elemosina per le strade di Asmara, quando ha sentito la sua voce non ha trovato le parole ed ha riattaccato. L’Etiopia ha collocato più di 900.000 rifugiati eritrei e sudanesi in quattro campi diventati delle megalopoli, in un altipiano desertico dove l’acqua e l’elettricità scarseggiano; alcuni di loro aspettano da dieci anni di sapere che fine faranno, altri sono nati e forse moriranno lì. Da quando c’è stata la riappacificazione tra i due paesi, le richieste di asilo sono state sospese e molti profughi temono che l’Etiopia li rimandi in Eritrea. In tal caso sarebbero pronti ad una fuga disperata nel deserto, verso il Mediterraneo.
Dal 1904 il gusto della tradizione
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Il libro racconta la caduta di Gomorra innescata dal martirio di don Giuseppe Diana, il 19 marzo 1994, dal contesto sociale in cui maturò il suo omicidio –in quegli anni una piccola parte del Casertano era come l’Iraq durante la guerra all’Isis, realtà di cui ancora il nostro Paese non si rende conto– alla rivolta culturale e umana di una piccola fetta di resistenti che hanno creato un mondo diverso con cooperative sociali di ragazzi disabili o disagiati o ex detenuti che sono diventate ristoranti o vere e proprie imprese. Un impegno che dopo venticinque anni comincia a diventare evidente e che si oppone al ritorno concreto della camorra, non solo nel Casertano ma nel resto d’Italia. Perché se i Casalesi, il più violento e potente clan di camorra mai esistito, sono stati sconfitti militarmente, il loro tesoro economico e il mondo dei colletti bianchi collegato non è mai stato scoperto, ma chi fa fruttare per il bene i loro patrimoni toglie le radici al ritorno del male. Il libro sarà presentato a Terni Venerdì 22 Novembre alla presenza dell’autore. Info sul sito www.arciterni.it
I volontari del Circolo "Prampolini" impegnati nel 1° Memorial "Zamparini"
Residenza per anziani come scegliere la Struttura giusta Questo articolo vuole essere una guida per coloro che si trovano nella necessità di far assistere un proprio familiare, per diverse motivazioni, in una struttura specializzata. Per aiutare il lettore ho pensato di selezionare le domande che in 24 anni di attività ci vengono rivolte più frequentemente. Prima di tutto dovremmo chiederci: Quale assistenza necessita realmente il nostro familiare? La risposta sembra facile, ma in realtà non lo è perché non sempre il familiare è in grado di essere obiettivo nello stabilire l’entità e la qualità dell’assistenza di cui necessita. Il primo consiglio è quindi quello di consultarsi con il medico di base o con lo specialista che segue la persona per “pesare“ l’assistenza necessaria. In secondo luogo: Siamo noi in grado di rispondere positivamente alla necessità assistenziale, in termini di requisiti strutturali, di tempo a disposizione e/o capacità personali? Il lavoro, gli impegni, i figli, malattie personali o altro ci permettono di garantire l’assistenza ad un familiare in difficoltà? Spesso i componenti della famiglia diventano i veri caregiver assistenziali, le persone di riferimento che annullano la propria vita per dedicarsi appieno ad una necessità familiare, ma a volte non riescono a conciliare tutto, nonostante il possibile accesso ai servizi di Assistenza Domiciliare Integrata delle Usl e dei Comuni che, purtroppo, sono in grado di dare solo un piccolo aiuto settimanale. I familiari sono spesso costretti a rivolgersi alle badanti che, in genere, riescono a soddisfare l’assistenza alle persone autosufficienti. Infine: Cosa fare nel momento in cui le necessità assistenziali vertono verso una persona non autosufficiente? In questo caso lo scenario cambia in quanto la permanenza a domicilio con la badante comincia a non bastare e soprattutto a volte non copre le reali necessità, ma si limita ad una supervisione, più che ad una vera a propria assistenza. Da qui inizia il peregrinare nella giungla delle strutture a disposizione, ma, senza una bussola, si rischia di perdersi.
COHOUSING Il Cohousing è una parola che esprime un concetto complesso, ma tuttavia incoraggiante. Si tratta di un “nuovo” modo di abitare, che in realtà si ispira alle comunità e ai villaggi di una volta, oltre a essere praticato già dagli anni ’60 all’estero. Dovrebbe significare, letteralmente, “abitare insieme”, quindi condividere e socializzare, dimezzare costi e aumentare i vantaggi. Tali strutture hanno avuto origine nel Nord Europa ed in tempi recenti si sono diffuse anche in Italia. Sono autorizzate dal Comune e si rivolgono a persone che sono autosufficienti o parzialmente autosufficienti, ma con delle schede di valutazione compilate dal Medico di base e monitorate nel tempo. Esse sono classificate come Cohousing, co-abitazioni tra persone che hanno il loro spazio individuale nella casa, la loro camera, ma condividono salone e cucina, hanno un sostegno professionale nelle attività legate all’igiene personale, alla preparazione dei pasti, alla lavanderia e
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Prima di tutto dobbiamo sapere che nella Regione Umbria, nel 2000 è avvenuta una categorizzazione e regolamentazione delle strutture allora esistenti, per cui sono stati creati dei livelli assistenziali diversi per capacità e potenzialità assistenziale: CENTRI DIURNI, CASE DI QUARTIERE E GRUPPI APPARTAMENTO, CASE DI RIPOSO, RESIDENZE PROTETTE, RESIDENZE SANITARIE ASSISTITE, ognuno dei quali ha delle forme diverse di specializzazione. E’ fondamentale a questo punto farsi aiutare dal medico di base nell’individuazione della struttura più adatta alle reali necessità assistenziali del nostro familiare, per passare poi ad informarsi su quali siano le strutture idonee alle nostre esigenze. A questo punto dobbiamo procedere informandoci sull’autorizzazione all’esercizio di ogni singola struttura, chiedere chi siano gli operatori, il contratto di lavoro applicato, gli orari di apertura della struttura, copia del contratto e regolamento. Solo effettuando uno screening iniziale e visitando le strutture potremmo stare tranquilli di aver affidato il nostro caro familiare ad uno staff in grado di proteggerlo e tutelarlo.
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il nuovo modo di abitare insieme nelle attività quotidiane; non hanno orari e possono entrare ed uscire dalla struttura senza problemi: una sorta di albergo tutelato. Questa tipologia di appartamento ha lo scopo di combattere la solitudine e di mantenere nell’anziano le autonomie personali, dentro e fuori dalla casa. Il concetto di cohousing preserva dunque la privacy e la volontà di vivere per conto proprio, nella propria casa, ma mira a rendere comuni alcuni spazi e alcune attività con gli abitanti dello stesso appartamento.
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DONNE allo SPECCHIO
Imparerai insieme a me a truccarti e sentirti nuovamente bella
Non è solo una parentesi di leggerezza durante la quale le donne non pensano alla malattia, il trucco per un malato oncologico è una vera e propria iniezione di fiducia: uno strumento di supporto psicologico che le aiuta a ritrovare forza, a sentirsi bene con loro stesse, a rilassarsi prima delle terapie e ad affrontare le conseguenze con una marcia in più. In questo caso il trucco è un valido supporto per superare il disagio e aumentare l’autostima. I cosiddetti prodotti da camouflage sono cosmetici simili in tutto e per tutto ai prodotti che siamo abituate a usare, ma dotati di caratteristiche specifiche per essere tollerati anche dalle pelli più sensibili o irritate. Sono ipoallergenici, waterproof, contengono un filtro solare UVA e vanno usati esattamente come gli altri. Una delle principali funzioni dell’epidermide è quella di creare una barriera tra l’ambiente interno e l’ambiente esterno, proteggendoci. Se la pelle è lesa o compromessa da terapie oncologiche la barriera cutanea è più fragile e la funzione barriera meno efficace. Ci sono quindi piccoli accorgimenti da prendere per tutelare ulteriormente una pelle che al momento ha bisogno di cure ancora più dedicate. Infatti, i prodotti cosmetici che usavamo prima potrebbero non essere i più indicati, almeno in una prima fase. La prima cosa è ripristinare la funzione barriera. Per questo è bene utilizzare creme con un buon potere nutriente e ristrutturante. Va benissimo il burro di Karitè, gli oli vegetali, l’acido ialuronico che mantiene l’idratazione. Meglio se il prodotto ha anche vitamina E, antiossidante e rigenerante. È importante fare attenzione soprattutto a siliconi ed allergeni. Il silicone forma una pellicola che non nutre la pelle ma semplicemente la riveste. Col tempo tende a seccarla, a occludere
i pori e a favorire brufoli, punti neri e grani di miglio. Spesso sono presenti in creme, fondotinta, primer (spesso fatti di solo silicone) e sieri. Quindi, prima di acquistare un prodotto, controllate se ci sono sostanze con suffissi in: thicone-xiloxane-silanoil. Anche gli allergeni sono sostanze solitamente innocue per la maggior parte delle persone, ma che, nelle persone che hanno una barriera cutanea compromessa, possono provocare reazioni di varia natura. Questo è molto frequente nei pazienti oncologici, che possono manifestare fenomeni irritativi. Come fare a capire? In generale se un prodotto mi arrossa o mi provoca irritazione una causa potrebbe essere la presenza di allergeni dati dal profumo o da altri derivati vegetali. Fate attenzione anche a tutto quello che potrebbe contenere agenti allergizzanti e irritanti, diminuite la quantità di ammorbidente durante i lavaggi, spesso è causa di dermatiti. Prenota il tuo appuntamento personalizzato di make-up, sarò al tuo fianco per vivere un momento speciale nel nome della bellezza.
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Medico e paziente in senologia L
a senologia è il tipico settore dell’imaging al quale gli aspetti caratterizzanti l’attuale comunicazione si adattano pressoché completamente. Riguarda, infatti, un limitato gruppo di donne sintomatiche, che sono quindi “pazienti” a tutti gli effetti, e un assai più numeroso gruppo di donne asintomatiche che, aderendo ai programmi di prevenzione mediante esami clinico-strumentali completi o mediante screening mammografico, possono essere definite “utenti”. Si tratta, inoltre, di un settore estremamente ampio e articolato, basta riflettere su quanto affermato da Umberto Veronesi, secondo il quale il tumore del seno “riassume in sé aspetti sociali per la sua gran diffusione, scientifici per la sua complessità biologica, diagnostici per la necessità di una sua identificazione precoce, terapeutici per i vari metodi multidisciplinari di cura, psicologici per l’enorme impatto sulla popolazione femminile, riabilitativi per la necessità di recupero familiare e sociale delle pazienti”. Anche la comunicazione in senologia risente di tale complessità. Nell’ambito del gruppo delle “utenti”, la distinzione tra chi effettua l’esame clinico-strumentale completo e chi la mammografia di screening è importante, poiché nel primo caso la comunicazione coinvolge il medico radiologo molto più che nel secondo, ove il più delle volte il radiologo stesso non è affatto coinvolto e la comunicazione è demandata al tecnico. Potremmo definire questo filone comunicativo relativamente nuovo di tipo triangolare, poiché prevede tre attori: medico, donna e tecnico, tutti e tre comunicanti con rapporto bidirezionale. La senologia è un tipico “laboratorio” dell’odierna comunicazione radiologica, verbale e scritta, ma anche un buon “allenamento” –soprattutto verbale– per il radiologo e, più in generale, per l’operatore sanitario. La donna che si sottopone ad indagini senologiche può rappresentare infatti, da un lato, il paradigma delle angosce, delle preoccupazioni, delle ansie e delle curiosità dell’utente e, dall’altro, lo specchio delle risposte che devono o dovrebbero esserle date. Inoltre, la mammografia è spesso fonte di dolore fisico e/o di disagio psicologico indipendentemente dalla
provenienza etnica o dalle condizioni socioeconomiche. Saper rispondere efficacemente alla donna in senologia può dunque facilitare la comprensione delle istanze e delle attese della popolazione, cioè dell’“utente”, anche nelle altre tipologie di esami diagnostici In senologia le situazioni di comunicazione sono spesso ripetitive, sebbene con una gamma di domande piuttosto diversificata; ciò implica da parte del radiologo/operatore prontezza nella capacità di identificare il quadro psicologico-sociale della paziente, compito non sempre facile. Dall’altra parte compito dell’operatore è riuscire a trasmettere fiducia nell’istituzione. Le parole positive, il comportamento empatico e di vicinanza al paziente da parte di medici, tecnici ed infermieri, attiva meccanismi benefici. Numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato come il benessere psico-emotivo influenzi il sistema immunitario riducendo il rischio di sviluppare neoplasie ma al tempo stesso favorendo una migliore risposta alle terapie, aumentando la probabilità di guarigione, quando il nostro corpo si ammala. Tutto ciò è più importante nei pazienti oncologici nei quali il sostegno emotivo permette di raggiungere obiettivi nel percorso di cura, come la migliore aderenza ai trattamenti e una migliore gestione degli effetti collaterali. Direttore Sanitario
Dott.ssa Lorella
Fioriti
Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia e Tomosintesi Mammaria
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Adolescenza e scoperta della FEMMINILITÀ L’adolescenza è un periodo cruciale della vita soprattutto quando ci si trova di fronte alla scoperta della sessualità. Essa è caratterizzata da complessi cambiamenti fisici e psichici, influenzati da fattori interni ed esterni all’individuo che ne determinano lo sviluppo, con importanti ripercussioni sul benessere, sull’autostima e sul comportamento. Proprio in quanto periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta, durante l’adolescenza possono essere attuate azioni e programmi in grado di influenzare positivamente processi decisionali che portino ad evitare rischi per la salute e ad assumere comportamenti e stili di vita protettivi a breve e a lungo termine con effetti benefici sulla propria salute presente e futura. È purtroppo ancora molto comune l’esposizione a fattori di rischio (attività sessuale non protetta). Gli esiti sono le gravidanze indesiderate e un aumento delle malattie sessualmente trasmissibili (MST). Per quanto riguarda le gravidanze, benché le nascite da ragazze minorenni
si mantengano abbastanza circoscritte rispetto al numero totale delle nascite, il fenomeno è in aumento in molte regioni italiane e tra le teenager italiane rispetto a quelle straniere. Anche le malattie sessualmente trasmissibili sono in continua crescita. I dati disponibili sugli stili di vita delle ragazze adolescenti evidenziano come particolarmente rilevante, su abitudini e comportamenti, l’influenza derivante dall’utilizzo di internet. A volte l’adolescente si trova nella totale confusione, ha molti dubbi riguardo al sesso e non se la sente di parlare con i propri cari, a volte nemmeno con gli amici. In questi casi potrebbe affidarsi troppo ai social network che a volte riportano informazioni distorte. Bisogna ricordarsi che ci sono sempre degli esperti, medici e psicologi, che possono offrire loro consulenza. Avranno l’ascolto e l’aiuto necessario, con discrezione e rispetto della loro privacy.
DR.SSA GIUSI PORCARO
USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia
STUDIO ANTEO Srl – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789)
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EPIDUROSCOPIA L'epiduroscopia è una procedura mini-invasiva per il trattamento di alcune patologie del rachide lombare e sacrale. Si esegue introducendo una piccola fibra ottica all'interno del rachide nello spazio epidurale (membrana che riveste il midollo e le radici nervose), sfruttando un piccolo foro naturale presente in fondo al sacro "hiatus sacrale" e permette di valutare direttamente tale regione ed
in particolare la presenza di aderenze, stenosi, compressioni delle radici nervose. Le indicazioni a questa procedura sono: zz persistenza di dolore dopo chirurgia vertebrale zz ipertrofia del legamento giallo, forme non avanzate di stenosi vertebrale lombare zz radicoliti da compressione.
Dott. Vincenzo Buompadre
Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport - Terni Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6, 0744.427262 int.2 - Rieti Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25, 0746.480691 - Foligno Villa Aurora, v. Arno 2, 0742.351405
www.drvincenzobuompadre.it Con questa metodica si individuano i problemi intra-rachidei e mediante uso di un palloncino o radiofrequenze si rimuovono le aderenze e si iniettano soluzione fisiologica e farmaci. La procedura è eseguita in anestesia locale, l’incisione è di 3-4 mm. Il paziente può camminare dopo 1 ora.
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AZIENDA OSPEDALIERA
S.S.D. di Cardioanestesia
Dott. Fabrizio Armando Ferilli Responsabile della S.S.D. di Cardioanestesia Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni
La S.S.D. di Cardioanestesia è parte integrante del Dipartimento Cardio-toraco-vascolare dell'Azienda ospedaliera di Terni che attualmente consta di un organico composto da un responsabile, 8 medici anestesisti rianimatori, una coordinatrice infermieristica e 12 infermieri. La struttura garantisce lo svolgimento di molteplici e strategiche attività quali l’assistenza anestesiologica in sala operatoria per interventi, sia in elezione che in urgenza, di Cardiochirurgia, Chirurgia Vascolare, Chirurgia Toracica, Emodinamica, Aritmologia, Radiologia Interventistica, nella sala ibrida di recente inaugurazione e la gestione della Terapia Intensiva Post Operatoria. Ogni anno si contano circa 1600 interventi di chirurgia e altre procedure. Con circa 400 ricoveri all’anno la Terapia Intensiva Post Operatoria (T.I.P.O.) riveste un carattere di unicità per l’elevata complessità assistenziale. Si tratta di pazienti che vengono sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore di tipo cardiochirurgico, vascolare e toracica, a impegnative procedure su pazienti cardiologici in grave scompenso in sala di Emodinamica, Aritmologia e Angiografia Interventistica. Oltre all’assistenza di base, legata alla ventilazione invasiva e al monitoraggio emodinamico avanzato, spesso si procede ad alcuni trattamenti ad alta specializzazione
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come la Terapia Sostitutiva Renale in Continuo (dialisi temporanea), la Terapia Sostitutiva della funzione disintossicante del fegato (MARS), il confezionamento di Tracheotomie Percutanee, il trattamento delle ipertensioni polmonari con Ossido Nitrico, il Supporto Circolatorio Meccanico (IABP, VAD, ECMO VA e VV). Tutte metodiche che richiedono un particolare addestramento e competenze professionali da parte di tutto il personale medico ed infermieristico coinvolto. Per quanto riguarda il supporto meccanico di circolo, la struttura è dotata di un dispositivo di ultima generazione denominato ECMO Cardio Help (Extracorporeal Membrane Oxygenation), che permette di trattare pazienti con grave insufficienza cardiaca e/o respiratoria. Il trattamento con ECMO sostituisce le funzioni del cuore e del polmone gravemente danneggiati da una malattia acuta. In questo modo il cuore e il polmone possono essere messi “a riposo” e, grazie alle cure ed al trattamento farmacologico più indicato, recuperare una funzionalità adeguata, raggiunta la quale il presidio viene rimosso. Negli ultimi tre anni sono stati effettuati circa 25 trattamenti con tale metodica. Recentemente sono stati trattati: un paziente di anni 58 affetto da shock cardiogeno per un grave infarto miocardico; un paziente di anni 36 immunodepresso con insufficienza respiratoria acuta da H1N1, forma grave di polmonite virale; un paziente con una insufficienza respiratoria da varicella e, infine, una paziente affetta da polmonite bilaterale da Legionella. I pazienti sono stati dimessi in buone condizioni cliniche.
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SANTA MARIA DI TERNI Durante tali procedure la struttura si avvale anche della collaborazione dei tecnici perfusionisti dedicati alla cardiochirurgia Matteo Franceschini e Carmine Malandra.
La struttura è dotata di un dispositivo di ultima generazione denominato ECMO Cardio Help, che permette di trattare pazienti con grave insufficienza cardiaca e/o respiratoria.
Il posizionamento e il trattamento con ECMO VV per insufficienza respiratoria è a completa gestione del personale anestesiologico della struttura e grazie a questo l’Azienda ospedaliera di Terni risulta essere un centro di riferimento in Umbria.
Il lavoro della struttura di Cardioanestesia si svolge in stretta collaborazione con tutte le altre figure professionali afferenti al Dipartimento -cardiologi, chirurghi, emodinamisti, aritmologi, tecnici, infermieri– ed ha creato negli anni un team integrato di alta professionalità, base necessaria per il raggiungimento di obiettivi sempre più ambiziosi come: yyl’implementazione del lavoro in Sala Ibrida, una sala operatoria ad alta tecnologia e integrazione per effettuare interventi chirurgici sempre più complessi che coinvolgono più discipline chirurgiche (per es. chirurghi vascolari e cardiochirurghi, chirurghi vascolari e radiologi interventisti); yyla possibilità di eseguire alcuni interventi di chirurgia toracica (come la cosiddetta "awake thoracoscopy") non più in anestesia generale ma in sedazione, con un
ÉQUIPE Responsabile Dott. Fabrizio Armando Ferilli Personale medico Dott. Sandro Morelli, Dott. Francesco Gentili, Dott.ssa Laura Bruni, Dott.ssa Nicoletta Nicolai, Dott. Stefano Donato, Dott. Stefano Pelloni, Dott.ssa Giulia Catanzani, Dott. Claudio Fiorelli Personale infermieristico Iolangela Cattin Cosso (Coordinatrice), Natascia Barcherini Proietti, Pierluigi Orsini, Marina Leonardi, Loredana D’alessio, Daniela Qualano, Angelo Micucci, Patrizia Grugnetti, Valentina Luciani, Cristina Petriachi, Sara Macrì, Salvatore Fantino, Andrea Di Antonio.
miglior comfort per il paziente e riduzione del tempo di degenza; yyla possibilità di effettuare procedure sempre più specialistiche in Emodinamica (TAVI, MITRA CLIP…) e Aritmologia (Aritmie sopraventricolari e ventricolari anche complesse) in anestesia locale con sedazione. Tutto questo grazie alle direzioni aziendali che hanno supportato la struttura, mettendo a disposizione presìdi di ultima generazione che consentono di garantire una elevata qualità assistenziale e lo stimolo a un aggiornamento continuo, con la speranza di avere anche più personale medico per mantenere l’alto livello qualitativo raggiunto.
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LA SVOLTA? I
l governo attuale non sembra, al momento, capace di esprimere, unitariamente, una visione chiara, per il futuro dell’Italia, che faccia pensare ad una svolta. Conviene, allora, verificare, anche alla luce della recente manovra economica, se le singole Giacomo PORRAZZINI misure di riforma che vengono, via via, adottate riescono, come le tessere di un mosaico, a delineare un reale cambiamento. Si può provare a fare questo esercizio riferendoci a quattro temi fondamentali e prioritari: 1. Un modello di sviluppo compatibile con la tutela del clima, capace di conciliare crescita economica, ambiente e qualità del lavoro. 2. Un riordino del carico fiscale, per trovare risorse reali (e non a debito) atte a sostenere spese per lo sviluppo sostenibile e per ridurre povertà e disuguaglianze, con lo Stato sociale. 3. Un grande programma di qualificazione della scuola, dell’Università e della ricerca italiana, quale base per ridurre il ritardo del nostro paese nella sua produttività e capacità innovativa. 4. Una strategia per il governo, umano e responsabile, del fenomeno migratorio, capace di far avanzare una corresponsabilità europea e di far seguire alla prima accoglienza l’inclusione. Sul primo tema, la sfida climatica, gli impegni, a Le tessere piazzate parole, non mancano. Ad nel mosaico dell’azione essi vanno fatti seguire atti di governo coerenti, sostenuti da di governo non disegnano risorse adeguate. La Germania la traccia della “svolta” investirà, per tale obiettivo, auspicata. 100 miliardi in 10 anni, con le relative coperture fiscali. Il nostro governo propone 50 miliardi in 15 anni e non indica la fonte delle risorse. La nuova Commissione europea prospetta un investimento di 1000 miliardi in 10 anni. C’è da lavorare da subito per portare a casa una parte significativa di tale fondo europeo che, sommata al fondo nazionale, ci consentirebbe di affrontare seriamente tale sfida cruciale. Sul secondo tema, quello delle tasse, la maggioranza appare divisa tra chi dice “niente aumenti di tasse per nessuno” e, quindi, se servono più risorse si taglino i servizi sociali e si faccia più debito e chi, dall’altro lato, sostiene che la partita fiscale va riordinata complessivamente, nel segno della progressività del carico fiscale e della lotta all’evasione; ciò al fine di perseguire chiari obiettivi costituzionali di giustizia sociale e di
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sostenere, con risorse vere, una nuova fase di sviluppo sostenibile e di creazione di lavoro per i giovani. Questo contrasto di posizioni rischia di vanificare ogni tentativo di vera riforma fiscale, base materiale e morale di qualsiasi svolta economica e sociale. Sul terzo tema, quello del sapere e della cultura, appare indispensabile assicurare alla scuola, alla formazione universitaria e specialistica, alla ricerca, ai beni culturali, alle reti digitali, risorse significative per investimenti e gestione, unitamente a politiche del personale per aumentare gli organici e riconoscere, economicamente, la qualità ed importanza sociale del lavoro svolto. Finora, non vi sono state decisioni in tale direzione, salvo un po’ di riduzione del precariato. Sul quarto tema, l’immigrazione, si deve decidere cosa fare per i 500.000 irregolari che sono già tra di noi e verso i quali sono state, nel recente passato, cancellate le misure nazionali e locali di inclusione ed integrazione. Inoltre va costruita, con forza, la dimensione europea delle misure da adottare, sia per la redistribuzione, sia per gli accordi con i paesi nordafricani d’imbarco, sia per le azioni di sostegno ai rimpatri volontari ed allo sviluppo economico e sociale dei paesi origine dei flussi. Finora il timore di smentire le scelte del governo precedente ha prevalso sulla determinazione a far avanzare un disegno integrato e strategico in tema di immigrazione. Anche il problema della emigrazione di 50.000 giovani italiani all’anno non ha ricevuto l’attenzione che merita. Le tessere piazzate nel mosaico dell’azione di governo non disegnano, sinora, la traccia della svolta auspicata; occorre che chi crede sia possibile e necessaria si faccia sentire di più; altrimenti più che un futuro questo governo ha i giorni contati.
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Il sistema innovativo FORMETRIC 4D permette una misurazione non invasiva per l’analisi della colonna vertebrale e l'analisi della postura. Con questo sistema viene effettuata una rilevazione fotometrica del dorso con il metodo della video-rasterstereografia. I dati elaborati forniscono un preciso modello tridimensionale della superficie del dorso che permette la misurazione e l’analisi della postura senza contatto fisico in modo tridimensionale (3D) e dinamico (4D).
I CURDI: la coscienza cattiva dell’Europa L
’attacco dell’esercito turco nella regione del Rojava, abitata in maggioranza da Curdi, ha acceso un ulteriore focolaio di tensione nella martoriata Siria. In seguito al riposizionamento o meglio al ritiro delle truppe Pierluigi SERI americane dalla linea di confine con la Turchia, il presidente turco Recep Erdogan ha lanciato un’offensiva chiamata con il nome assurdo “Fonte di pace” costata già centinaia di morti e migliaia di profughi con il duplice scopo di assestare un colpo decisivo alle organizzazioni militari curde e al PKK da anni in lotta col regime di Ankara e di spostare, come tutti i regimi dittatoriali, le tensioni interne dovute alla grave crisi economica e sociale del paese, all’esterno, sul piano internazionale. La guerra contro il nemico di sempre: i Kurdi. Ma al di là degli scenari inquietanti ed imprevedibili e al ruolo che giocheranno le superpotenze coinvolte, il fatto più grave è che tramonta definitivamente l’idea di un’Europa in grado di svolgere una sua missione di pace, di dialogo tra culture nello scacchiere mondiale. Stavolta però è avvenuto qualcosa di serio: l’Europa, l’Occidente hanno tradito e i Kurdi si sentono tali. Questo popolo aveva creduto in noi. Era stato invocato il suo aiuto Ci siamo scordati contro il sedicente califfato di Charlie-Hebdo, dell’Isis-Daesh che con del Bataclan, di Nizza, il terrorismo esportava le violenze della guerra siriana di Bruxelles, di Strasburgo, città europee. Ci siamo di Berlino? I Kurdi sono scesi nelle scordati di Charlie-Hebdo, in guerra anche per noi. del Bataclan, di Nizza, di Bruxelles, di Strasburgo, di Berlino? I Kurdi sono scesi in guerra anche per noi. Sono stati loro a liberare Rakka, la capitale del califfato, con la promessa che sarebbero stati appoggiati nella realizzazione del loro sogno plurisecolare di ottenere un loro stato nazionale. Questo patto, scritto o no, l’Europa, l’Occidente non lo hanno rispettato. Trump arriva a twittare ironicamente su di loro: -i Kurdi non ci hanno mica aiutato contro il nazismo!- Ancora: -La Siria è lontana 7000 miglia!- Esempio tipico di un Occidente che guarda con cinico realismo solo il proprio interesse economico, commerciale. Forse non pensa che gli USA non abbiano abbastanza nemici in Oriente? Pensiamo però all’Europa che per la sua posizione geografica deve fronteggiare i terremoti mediorientali, l’eterno conflitto israelo-
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palestinese, le ondate migratorie dell’Africa, può permettersi di perdere la fiducia dei popoli coinvolti in un simile sconvolgimento? Questa è la conseguenza non solo di errori del passato, le guerre dei Bush, l’appoggio superficiale dell’effimera primavera araba, ma anche della incapacità di dotarsi di una strategia politica internazionale comune. In nome della realpolitik i Kurdi vengono dall’Europa abbandonati alle decisioni che prenderanno USA, Russia, Cina. Non si trova altro mezzo migliore che ricorrere al solito embargo di armi alla Turchia vale a dire non vendere armi già vendute. Nel nostro paese negli ultimi venti anni sono avvenuti dei cambiamenti. Vi ricordate tutte le manifestazioni per la pace contro la guerra in Vietnam prima e poi quelle più recenti nei giorni della Guerra del Golfo, che videro in prima linea la sinistra, consapevole che esse avrebbero portato come drammatiche conseguenze i fondamentalismi e i terrorismi? Che fine ha fatto tutta la mobilitazione generale con cortei, scioperi, dimostrazioni? Oggi invece si assiste alla assenza di una opinione pubblica che esprima indignazione e solidarietà verso la tragedia curda. Delusione profonda, effetto della crisi economica che ci ha reso cupamente pessimisti, il ripiegamento su se stessa di una cultura ormai vecchia con energia appena sufficiente per difendere il proprio habitat? È giustissimo che per il clima e l’ambiente ci sia stata una grande mobilitazione di massa con migliaia di giovani in sciopero dietro a Greta per la salvezza del pianeta, ma neppure un piccolo sciopero per la tragedia del popolo curdo e per i migranti annegati nel Mare Nostrum? In breve può esserci salute della terra se quella parte di natura rappresentata dall’uomo soffre in almeno metà del pianeta? Questa domanda se la dovrebbe porre la sinistra europea, visto che si fa portavoce di valori come democrazia, pace, uguaglianza, solidarietà, invece solo voci isolate, dichiarazioni astratte, ma nessuna energica presa di posizione, nessuna decisa iniziativa. Pertanto, mentre l’Europa si piega, alla Guicciardini, al minor male per la salvare il suo particolare, in attesa delle decisioni delle superpotenze, a tre ore di aereo da noi si consuma la tragedia del popolo curdo che ancora rimane, usando le famose parole del Manzoni, un volgo disperso che nome non ha. Verità e giustizia per G. Regeni
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RUMORI ‘N CITTÀ
‘N bo’ de tembu fa stevo a ccammina’ co’ ‘n amicu mia pe’ Llungonera e llì a lu ponte, propiu all’inizziu de via Garibbardi, t’emo sintitu un rumoracciu che ccià fattu sobbarza’… tattàn… era ‘na grija che, qquanno ce passàvono sussopra le macchine, strabballava ‘n bo’. Quanno ppo’ ce semo arpassati, versu l’ora de punta, pareva da sinti’ la bbanda de Cesi… tattàn… rattattàn… tattàn… rattattàn… ‘gni vòrda che cce cumbinavamo a ppassa’ la musica era sempre quella ma lu vulume era sempre più ardu e l’amicu mia che su ll’inizziu ‘ntartajava ‘n bo’… pe.. ppepe’... aho ce mancava la tromba… ppepe’ ffurtuna che ‘n ce stanno le bbuche… to.. ttotò… ma nn’era tattàn… scì ma ttotò..ttòcca che rriparono ‘lla grija... campa cavallu che ll’erba cresce! No’ l’éssi mai dittu… perché l’andru gggiornu lu tattàn ‘n ze sintìva più… lu probblema era statu risòrdu… j’è bbastatu méttece ‘n cavallittu sussopra e ‘n cartellu de lavori ‘n corsu. L’amicu mia… ‘nta…ttatà…
aho…‘nn’è che mmo’ arcuminci tu!?… ‘nta… ttatàntu mo’ le macchine passono su ‘ll’andra cursia e mmesà che ttò..ttotòcca ‘spetta’ che la grija s’addrizza da per essa. Quarche ggiornu doppo... ‘emo jacchieratu tantu e mmo’ honno ‘ccommidatu tuttu quantu... lu cavallittu ‘n ce sta più!... Scì lli..lli... llì ‘n dove?... ...lli.. llinguacce che ssemo stati!
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IL CONSOLIDAMENTO della LEGA A Francesco ARMILLEI
lla fine tutto è andato secondo le previsioni: il centrodestra ha vinto le elezioni regionali, la Lega si è confermata il primo partito, il Partito Democratico tutto sommato ha resistito all’ondata di marea e il M5S è uscito invece sconfitto. Negli scorsi numeri de La Pagina abbiamo provato a raccogliere alcuni dati riguardo all’evoluzione del comportamento elettorale degli abitanti della nostra città: siamo partiti guardando i risultati delle principali votazioni degli ultimi 5 anni e siamo poi passati ad analizzare come è variata la geografia elettorale della conca. L’interrogativo principale rimasto prima del 27 ottobre era se e in che misura la Lega avrebbe consolidato il suo successo. Proviamo con nuovi numeri a rispondere a questo interrogativo. Il 27 ottobre la Lega ha ottenuto nella città di Terni il 40,8% dei voti, più che raddoppiando i suoi consensi rispetto al 17,4% delle precedenti regionali e guadagnando anche qualche punto dalle europee di maggio (quando si era “fermata” al 37,5%). Un risultato anche superiore alla media regionale, del 36,9%. Alle sue spalle il Partito Democratico con il 20,8% (un risultato peggiore della media regionale, 22,3%) e al terzo posto il Movimento5Stelle con l’11,1% (mentre a livello regionale al terzo posto si è posizionato Fratelli d’Italia). La transizione dal rosso al verde di cui abbiamo parlato nei precedenti articoli sembra consolidarsi. La conferma arriva dai flussi calcolati rispetto alle elezioni europee: si parla di flussi quando tramite tecniche statistiche si stima il comportamento degli elettori, cercando di capire se e come sia cambiato il loro orientamento di voto da una tornata all’altra. Per fare un esempio: chi aveva votato la lista X alle elezioni di maggio, cosa ha votato stavolta? Si tratta ovviamente di stime che vanno lette con prudenza, ma che sono utili a suggerire dei trend. Il grafico proposto sintetizza graficamente l’analisi realizzata a partire dai dati forniti dal Comune di Terni. Le percentuali riportate sono calcolate sul totale degli aventi diritto e per questo differiscono da quelle comunemente diffuse, che sono calcolate rispetto ai voti validi espressi. Si può osservare come la Lega abbia effettivamente consolidato il suo consenso: ciò che colpisce è che stavolta non abbia attinto dal bacino del PD (come accaduto in precedenza)
ma abbia guadagnato voti principalmente dal M5S e dagli astenuti. Il M5S invece perde sia verso la Lega sia verso l’astensione: il movimento di Beppe Grillo conferma la fase di crisi cominciata con le europee. Il PD, nel complesso, tiene senza particolari flussi in entrata o in uscita: la rinnovata presenza al governo sembra non avere effetto sui democratici. L’elettorato di Forza Italia, ormai ridotta a forza minore, si disperde tra i vari concorrenti senza precise direzioni. Fratelli d’Italia, da ultimo, guadagna dai vari alleati di centro-destra e dall’astensione. Nel complesso le elezioni regionali hanno quindi rappresentato un consolidamento di trend già in atto: il consenso della coalizione di centro-destra e, in particolar modo della Lega, non è più un fenomeno transitorio ma sembra destinato a durare nel tempo.
Il 27 ottobre la Lega ha ottenuto nella città di Terni il 40,8% dei voti
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a tempo non si assisteva ad una mobilitazione giovanile così imponente come quella che, di recente, ha esternato il proprio pensiero nell’ambito di ciò che viene definita “lotta ai cambiamenti climatici”. Immagine emozionante, per certi versi quasi commovente, che per un attimo ritempra il cuore, ma molto meno la mente. Già, poiché al di là dell’atto dimostrativo, che di per sé dovrebbe avere alle spalle una solida presa di coscienza della gravità del problema, viene spontaneo domandarsi non tanto se sia chiara a tutti l’entità della questione ma, piuttosto, se c’è coscienza piena sul da farsi. È banalmente evidente che anche un milione di manifestazioni non risolvono il problema. In più, spero sia altrettanto evidente che il problema del riscaldamento globale, con tutte le sue molteplici conseguenze, non potrà certo trovare soluzione negli “accordi ad alto livello”, per quanto solenni ed importanti. E se qualcuno pensa che la tecnologia ci permetterà, magicamente, di premere un tasto per vedere tutto risolto se lo può scordare! Siamo sulla strada sbagliata; quella dove, poco più avanti, c’è un profondo precipizio. Assolutamente irrisoria è la percentuale di adulti che, pur essendone in grado, aiuta i giovani a valutare i temi e le conseguenze a cui si può andare incontro. Atteggiamento, fra l’altro, di scarsissimo e penoso senso di responsabilità. Soprattutto i giovani, essendo i più diretti fruitori del disastro, devono sapere che la soluzione al problema, se mai fossimo ancora in tempo a trovarne una, è nelle mani di ognuno di noi. È una questione di comportamenti individuali che, sommati, fanno la differenza. Ciò implica che dobbiamo rivedere il nostro stile di vita. Eh già, poiché, volenti o nolenti, è lì che si cela la soluzione. Credo che pochi si rendano veramente conto del significato di questa frase e, soprattutto, della sua portata. Facciamo I giovani devono sapere che qualche esempio? Così vediamo anche quanti nemici riesco a farmi oggi!? la soluzione al problema, Il più immediato è l’utilizzo dei mezzi di trasporto, la macchina per intendersi. Se ci preoccupassimo di utilizzare questo status simbol soltanto se mai fossimo ancora in quando veramente indispensabile, sarebbe già un bel progresso. Valutiamo tempo a trovarne una, la catena di eventi innescati a partire da un semplice gesto: meno mezzi è nelle mani di ognuno di noi. circolanti producono meno inquinamento acustico-ambientale; meno combustibile bruciato migliora la qualità dell’aria, con meno malattie polmonari, minore mortalità, minore spesa sanitaria; meno freni consumati; meno pneumatici da rottamare e particelle di gomma da usura in giro…Insomma, una lunga catena di situazioni legate le une alle altre. Un esercizio semplice che ognuno può fare. Pensate alla follia dell’acqua nelle bottiglie di plastica. Ma pensate anche alla infinita quantità di situazioni a cui applicare tale modo di ragionare. L’esempio che credo, molto più di altri, renda l’idea di esagerato e quindi di non corretto, è l’utilizzo dei telefoni cellulari. Sicuramente una grande invenzione che, ahimè, è utilizzata principalmente per scambiarsi cretinerie, stupidi messaggi e una quantità immensa di cose inutili. Oltre a provocare isolamento sociale. Quanti sanno che l’immensa quantità di dati è memorizzata in luoghi appositi da giganteschi terminali con un costo folle in termini energetici? Senza considerare che per mantenere tale ritmo i cellulari devono ricaricarsi anche più volte al giorno. È algebra elementare. Tutto questo la dice lunga sulla strada che dobbiamo percorrere… che è molto più lunga.
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VITE PARALLELE
PERSONAGGI A CONFRONTO
Come promesso, pubblichiamo in questo numero di novembre l’elaborato che ha vinto il primo premio della sezione biennio della scuola secondaria di secondo grado della provincia di Terni, offerto dalla Fondazione CARIT e consegnato lo scorso 23 settembre presso il Salone delle Feste del Circolo “Il Drago” di Terni dalla Prof.ssa Mirella Cimini, Vicepresidente del Comitato di Indirizzo della stessa Fondazione. Il premio è andato a Caterina De Rosa -attualmente frequentante la classe I B del Liceo Classico “G. C. Tacito” di Terni- con un elaborato che racconta con grande efficacia la scoperta della bellezza della letteratura da parte di un’adolescente di oggi. La giovane lettrice immagina un dialogo con la sua autrice preferita, Jane Austen, intorno al romanzo “Orgoglio e pregiudizio”, che l’ha profondamente interessata. Entrambe si riconoscono nel personaggio di Elisabeth, che esprime una femminilità fiera, consapevole e indipendente, capace di opporre un filtro critico ai pregiudizi e alle convenzioni della società in cui vive. Allora Jane Austen esorta l’ospite a ispirarsi a Elisabeth per inseguire il suo sogno di diventare scrittrice e le dona una penna, quella stessa con cui ha cominciato a scrivere, segno tangibile di una condivisione di sensibilità e valori che supera le barriere del tempo e dello spazio. Prof.ri Bruno Giancarlo e Marisa D’Ulizia AICC - Delegazione di Terni
UN DONO INASPETTATO Grandi stormi di uccelli attraversano il cielo leggeri. Il sole accarezza silenziosamente le file di cipressi che si ergono maestosi lungo la strada. Ed ecco che un lungo muretto coperto di edera segna l’inizio del giardino. Ormai dovrei essere arrivata... mi avvicino al cancello di ferro battuto da cui già si intravede un delizioso cottage e, sulla destra, una piccola targa lucida e dorata seminascosta dalle foglie attira la mia attenzione: “Miss Jane Austen”, leggo, respirando lentamente e cercando di mantenere la calma. Sto per conoscere la mia autrice preferita, provo un’emozione fortissima che mi avvolge dalla testa fino alla punta dei piedi. È l’emozione di trovarsi al cospetto di colei che ha reso grande la letteratura inglese e che, ieri come oggi, affascina con le sue opere centinaia di ragazzi. Appoggio la mano sul cancello che, come per incanto, si apre. Attraverso il vialetto principale mentre la ghiaia scricchiola sotto ai miei piedi. Cespugli di rose bianche diffondono nell’aria un dolce profumo di primavera mentre una grande fontana colma di acqua cristallina troneggia di fronte all’ingresso del piccolo cottage. Sto per salire le scale quando sento una musica proveniente dal retro della casa. Incuriosita, seguo la bellissima melodia e raggiungo una piccola radura, che si trova proprio alle spalle della cottage. Sotto a un pergolato sono sistemate a semicerchio delle poltroncine di vimini, mentre al centro troneggia un piccolo tavolino con sopra un grammofono da cui, una dopo l’altra, escono leggiadre le note musicali. E proprio
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sul divanetto accanto al tavolino, intenta a leggere un grosso tomo dalla copertina rossa, vedo che è seduta lei, Jane Austen! Un brivido di gioia mi percorre. È proprio come me la immaginavo! Lunghi capelli scuri e mossi raccolti in un elegante chignon, pelle bianca come la neve e occhi di un verde intenso e profondo, che fissano assorti la pagina del libro. Mi avvicino in silenzio cercando di non far rumore ma, come se mi leggesse nel pensiero, Miss Jane alza la testa e posa lo sguardo su di me. «Benvenuta cara, ti stavo aspettando!» Si alza con delicatezza e, sorridendo, mi tende la mano che stringo felice a mia volta. «Mi dispiace averla disturbata durante la lettura, forse è meglio che torni in un altro momento…». «Ma no, cara, cosa dici? È un piacere per me averti qui. Non appena ho ricevuto la tua lettera, mi sono detta che parlare con una mia grande fan avrebbe aiutato anche me a confrontarmi con le idee dei giovani lettori di oggi. Sai, a volte temo che i miei romanzi possano non interessarvi più! Dopotutto, oggi avete la possibilità di leggere quel che più vi aggrada anche dai vostri cellulari e forse i miei libri, per voi cosi antichi, non costituiscono una fonte di divertimento!». «Ma no, Miss Jane, come può pensare una cosa simile? I suoi romanzi, seppur un po’ âgé, nel ventunesimo secolo continuano ad essere per noi dei meravigliosi capolavori letterari!». Evidentemente queste parole fanno breccia nel cuore di Miss Jane, che sorride felice, mentre gli occhi le luccicano come due diamanti preziosi. «Dai, vieni, accomodati». Mi siedo ancora molto emozionata su una delle poltroncine, intanto Miss Jane mi offre una tazza di porcellana colma di the ai frutti di bosco. «È il mio preferito!», mi confida sorridendo e portando la tazza alle labbra. «Allora, cara, di cosa volevi parlarmi? Dalla lettera che mi hai mandato la settimana scorsa, ho saputo che hai appena finito di leggere “Orgoglio e pregiudizio”... come ti è sembrato?». «A dir poco splendido! A nome dei ragazzi del ventunesimo secolo, le porgo i nostri più sinceri complimenti! È un romanzo incantevole, che appassiona e commuove tra descrizioni impeccabili e dialoghi a volte divertenti, altre volte più riflessivi. Ma quello che mi ha colpito di più è sicuramente il personaggio di Elisabeth!
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Una ragazza moderna, determinata, che vuole seguire la sua strada senza lasciarsi condizionare dalla società che la circonda e dalla sua famiglia». «Sai, anche io amo molto il personaggio di Elisabeth! È un po’ il mio alter ego, in effetti...». «In effetti avevo avuto questa sensazione, dunque quando ha creato questo personaggio si è ispirata a se stessa?». «Sì, esatto. Elisabeth rappresenta il mio desiderio di ribellarmi ai rigidi schemi imposti dalla società... chi l’ha detto che una ragazza non possa sentirsi realizzata anche senza il matrimonio? Io ero stufa dei matrimoni combinati e delle unioni nate non dall’amore sincero, ma dalla convenienza economica. E infatti ho preso una decisione: se non avessi trovato l’uomo giusto per me, non mi sarei maritata. Immagina come l’hanno presa i miei parenti! E pensa in che modo potesse essere considerata nella mia epoca una ragazza che sognava di diventare una scrittrice! Mi consideravano una rivoluzionaria! Le altre ragazze, alla mia età, si trastullavano con balli, ricevimenti e passeggiate tra i negozi, mentre io mi rifugiavo nei libri... in realtà, da quello che ho potuto capire dalla tua lettera, anche tu sei un’accanita lettrice, giusto?». «Sì, esatto! Sono una ragazza abbastanza timida, spesso ho paura di non essere all’altezza delle situazioni e allora mi rifugio nei libri. E temo che gli altri possano considerarmi un po’ strana», le confido, mentre la voce mi trema un po’. «Sai, cara, una cosa l’ho imparata durante la mia giovinezza: non bisogna avere paura di esprimersi! Ogni ragazza è diversa dalle altre, deve sentirsi libera di scegliere la sua strada. Solo dando spazio alle proprie passioni, si potrà sentire pienamente realizzata. Ti incarico quindi di portare questo messaggio ai giovani della tua epoca: fate quello che vi sta a cuore». «Grazie infinite, Miss Jane, trasmetterò questo prezioso messaggio a tutti i ragazzi!». «Non mi devi ringraziare. Capisco perfettamente quello che una ragazza come te sta provando…». «Già, la confusione, la paura di sbagliare, di deludere le aspettative, di non trovare la propria strada…», commento sottovoce. Miss Jane risponde ridendo: «Sì, ti sembra di girare a vuoto e di non percorrere
neanche un pezzetto di questo lungo cammino! Ma devi avere pazienza, la sicurezza si acquisisce con il tempo!» Rimango incantata a fissarla per qualche secondo, mentre le sue parole risuonano limpide nella mia mente. Miss Jane ride divertita. «A cosa stai pensando?», mi chiede. «A quello che mi ha appena detto, di avere pazienza. Temo che questa non sia una tra le mie principali qualità… Io vorrei avere subito delle risposte». «Non temere, so che a volte è dura avere pazienza, ma ce la farai. Ho fiducia in te, mi sembri una ragazza in gamba, devi solo trovare la forza di esprimerti liberamente, senza lasciarti condizionare. Dimmi, che cosa pensi di fare da grande? Hai già qualche idea?». «Sì, in realtà un’idea ci sarebbe. L’interesse per la lettura ha stimolato in me il desiderio di provare a scrivere: all’inizio pensavo di non esserne capace, poi mi sono fatta coraggio, ho impugnato la penna e ho iniziato. È stata un’emozione indescrivibile, come se si fosse rivelata una parte sconosciuta di me. Ho cominciato a scrivere, parola dopo parola, lasciandomi cullare dalla musica che ognuna di esse diffondeva nella mia mente…». Mi fermo un attimo, per riprendere fiato, e vedo che Miss Jane mi sta fissando seria. Penso di aver sbagliato qualcosa, forse con le mie chiacchiere l’ho stordita. «Mi scusi se l’ho annoiata, mi sono lasciata trasportare dall’emozione…» e, mentre sto per alzarmi, Miss Jane mi blocca sorridendo: «Scusami se non ti ho risposto, cara, ma sono rimasta incantata nel sentirti parlare del tuo sogno... Ti brillavano gli occhi. Conosco molto bene
quella luce, non posso sbagliarmi. È la luce di chi ha trovato la propria strada. Non lasciare che si spenga. Tieniti stretto questo desiderio e non lasciare che alcuno lo porti via». Rimango colpita da quello che ha appena detto e due lacrime di gioia mi bagnano le guance. Miss Jane si alza senza dire nulla, entra nel cottage e poco dopo ne esce con in mano una scatolina. Si siede in silenzio e mi porge il piccolo dono dicendo: «Questa è per te, perché possa portarti fortuna». La apro lentamente, mentre le mani mi tremano e vedo che, sistemata su un sottile strato di raso, c’è un’elegantissima penna. «È bellissima! Grazie!», la sollevo fissando Miss Jane, incredula. «È la mia prima penna, quella con cui ho iniziato a scrivere. Spero che ti piaccia e possa ispirarti». «Grazie infinite! E grazie anche per i preziosi consigli! Credo proprio sia ora di andare» sussurro, vedendo il sole tramontare lento dietro alle colline. «Ti auguro di essere felice. Torna pure a trovarmi quando vuoi». Miss Jane si alza e mi stringe in un caldo abbraccio, che mi fa battere il cuore. «Arrivederci e grazie ancora!», mi allontano sorridendo e, quando arrivo al cancello, mi volto per salutarla ancora un’ultima volta con la mano. Esco dal giardino felice, consapevole di aver ricevuto un dono ben più importante della penna: il coraggio di essere me stessa, di coltivare il mio sogno e di seguire la mia passione. E chissà che la penna di Jane Austen non possa darmi un piccolo aiuto! Caterina De Rosa Classe V B Liceo Classico “G. C. Tacito” di Terni
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La CACCIA alla BECCACCIA
Vittorio GRECHI
C
onfesso: sono stato cacciatore come tutti nella mia famiglia e come la maggior parte degli uomini della mia epoca. Cacciare la beccaccia voleva dire esercitare una caccia vagante, con l’ausilio indispensabile di un cane, senza doversi alzare di notte per cercare di conquistare la migliore ramazzola, cioè la siepe dietro la quale ci si nascondeva finché la selvaggina non arrivava a tiro. La beccaccia è innanzi tutto la regina del bosco ed è la preda più ambita da un vero La beccaccia è la regina cacciatore. All’imbrunire del bosco ed è la preda più esce a volo radente dal bosco ambita da un vero cacciatore. e va nei terreni vicino ai fiumi o ai torrenti dove, col suo lungo becco, può scavare nella terra molle e catturare larve e vermi dei quali è ghiottissima. Prima dell’alba, quando c’è ancora qualche stella nel cielo, rientra a volo radente nel bosco, ove un po’ dorme e un po’ razzola nel tappeto di foglie, sempre alla ricerca dei suoi succulenti manicaretti. Il guaio grosso per la beccaccia è che passa sempre, nel suo andirivieni giornaliero, più o meno nello stesso punto e il cacciatore esperto lo sa e la aspetta in quei pochi metri per sparare. Ecco perché la posta alla beccaccia, all’imbrunire e prima dell’alba, è vietata da molto tempo: se c’è una beccaccia nella zona non ha scampo, a meno che il cacciatore non la fallisca. Evento improbabile, perché è sufficiente colpirla con un solo pallino per farla cadere a terra. La regina del bosco merita invece più rispetto: deve essere cacciata con il cane, così ha più possibilità di salvare le penne. E chi non ha mai visto il fremito del cane che punta l’agognata preda e non ha mai gustato la scarica di adrenalina che provoca l’imprevisto frullo verticale della beccaccia, non può capire lo spirito del cacciatore. Quella mattina faceva parecchio freddo, terra e cespugli erano bianchi di brina, il vapore acqueo del respiro tendeva a solidificarsi sui miei baffi e Sippa, la pointer dal naso finissimo e dalla scarsa ubbidienza ai miei ordini, correva a zig zag per scaldarsi, come fosse una Ferrari nel giro di prova. Alla mia sinistra c’era una ripida collinetta dove svettavano alte piante di carpino spoglie, ma a terra c’era un folto tappeto delle loro foglie brune, biancheggiante di brina. Era il posto adatto a una beccaccia per passarci la giornata, razzolando e dormicchiando. Incomincio a salire
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l’erta lentamente col fucile imbracciato, fischio a Sippa che mi raggiunge e mi sorpassa annusando l’aria. Dopo un paio di frenetici scatti la cagna si blocca, tesa dalla punta del naso alla coda, nella innata posizione di punta. Non faccio in tempo a dare alcun ordine che, a pochi metri sopra di noi, si sente uno scroscio violento di ali che colpiscono l’aria e appare la beccaccia in frullo verticale dentro una ceppaia di carpini. Nel momento in cui il volatile, superata la cima delle piante, punta in picchiata verso il piano, sparo un colpo, vedo qualche penna volare nell’aria e la beccaccia che per inerzia continua il suo volo ad ali chiuse, fino a cadere sopra un foltissimo campo di rovi e felci alla base della collina. Scendo frettolosamente, anticipato dalla cagna, e cerco di farmi strada fra i rovi nella direzione dove avevo visto cadere la preda, finché non trovo il punto esatto dove il bianco della coltre di brina era stato rotto dalla caduta del volatile. Sippa intanto si era messa al mio seguito mugolando perché ferita dai rovi. Guardo nel buco tra la brina, annuso il profumo della vegetazione e, vedendo solo foglie marroni morte, mi maledico per non essere stato abbastanza svelto da sparare anche il secondo colpo. Poi infilo la mano verso terra e sento il corpo caldo della mia vittima ottimamente mimetizzato nell’ambiente. Allora, ringalluzzito, calpesto con gli anfibi ogni rovo per fare strada a Sippa che agguanta tra le fauci la beccaccia, scodinzolando felice come una pasqua.
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