elevatori su misura Numero 149 novembre 2017
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Novembre
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6-7 8 In gita con La Pagina - Narni e Cesi Loretta Santini
16 Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
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30 La Città del Sole A Sisalli - B Montesi.............pag. 31 A Narni sul fiume Nera G Fortunati............pag. 32 Fave e festa dei morti GR............................pag. 39 LICEO CLASSICO...............................................pag. 40 Fondazione Carit.............................................pag. 44 ARABA FENICE...................................................pag. 45 Programma Ass.Culturale La Pagina....pag. 45 Galleria Roberto Bellucci..........................pag. 46 ALL FOOD.................................................... pag. 47 BRACONI..................................................... pag. 48 PL Seri........................................................................pag.
In gita con La Pagina
Narni e Cesi
Cambio della guardia
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na gita alla scoperta di alcuni tesori del nostro territorio: siamo andati a Narni e a Cesi. Un’esperienza piacevole e a tratti esaltante, non soltanto per i monumenti e le bellezze È abbastanza curioso che una delle prime che abbiamo scoperto, ma soprattutto per l’atmosfera che siasserzioni è creata che si sentono ripetere i giovani quando affrontano le basi nell’ambito deldella gruppo a contatto situazioni politica sia quellacon chepersone, li avverteluoghi, che la democrazia singolari. Parlonon soprattutto della gentilezza persone:che a Cesi è un sistema perfetto, ma chedelle è il migliore si siai finora trovato.della C’è Pro in questo ammonimento somiglianzalecon i primi componenti Loco hanno messo auna disposizione macchine approcci alla conoscenza scientifica: nonstorico ci vuole per uno per trasportare le persone nel centro in molto modoadacapire, far superare studente di scienza, che la forza del metodo scientifico non sta nell’esaltazione agevolmente le conoscere, salite che quanto caratterizzano il paese. Ci hanno iaccolto della capacità di nel delimitare con esattezza confini con grande calore, ci hanno aperto palazzi non visitabili dell’ignoranza. Cerchiamo di capire benechiese i limitiedelle nostre conoscenze, sembrano ripetersi è attraverso questa ripetuta azioneche di altrimenti. A Narniglilascienziati: descrizione passionale e coinvolgente riduzione che potremo essere ragionevolmente Roberto Nini che ha fatto della sua conoscenza. Narni sotterranea -e dico sua perché certi che quel rimane sia vera è lui, insieme ad altri pochi ragazzi, ha scoperto e valorizzato il Nell’organizzazione delle società, che la forma democratica ha radici antiche, ma fronde e frutti sentire più ricchi e più sitoha lasciato il segno in tutti noi facendoci solo molto recenti. È inevitabile citare le città-stato innamorati del territorio. dell’Antica Grecia, Atene su tutte, come seme storico della democrazia, ma nella giusta esaltazione e riconoscenza che dei si deve ai padri fondatori La maggior parte partecipanti conosceva sia Narni che Cesi spesso di ha dimentica di ricordare anche quella eppure scoperto nuove che cose. Affermava Marcel Proust: “Il era una democrazia embrionale, con suffragio vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma limitato a cittadini maschi, in una società dove -oltre nell’avere nuovi occhi”. a non considerare degne di parità le donnevivevano schiavi e altricome che erano ben lontani Abbiamo cominciato turisti, siamo diventati dei viaggiatori, dall’avere il diritto di voto. E, soprattutto, che quella era una democrazia diretta, in cui tutti gli aventi diritto ad esprimere un’opinione entravano comodamente nell’agorà, la piazza della città. Gli stati democratici veri e propri sono molto più recenti. Appena un secolo fa, l’Europa che veniva fatta a brandelli dalla Prima Guerra Mondiale era un continente pieno zeppo d’imperi più o meno assolutistici, e gli stati che potevano a buon diritto dichiarare di avere una costituzione parlamentare e democratica non erano davvero molti. Oggi, i giovani che sentono l’ammonimento a considerare la democrazia come un sistema buono, ma non perfetto, sono in genere stupiti dalla limitazione. L’aggettivo democratico è connotato da un senso sempre positivo, perché è inevitabilmente paragonato ai suoi opposti storici: l’autocrazia, la dittatura, l’assolutismo. In che senso, allora, si può considerare solo migliore, e non più semplicemente perfetto? In genere, si spiega che il difetto della democrazia sta nel fatto che le minoranze devono subire la volontà della maggioranza: per sua natura, il meccanismo democratico prevede che una parte di cittadini non vedano esauditi i propri desideri. Tant’è vero che la perfettibilità della democrazia si misura in genere sullo sforzo che uno stato fa nel cercare di salvaguardare,
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Loretta Santini
perché il viaggiatore è colui che riesce a penetrare nelle cose e nei luoghi, è quello che riesce ad immergersi nel passato per scoprire situazioni ed eventi sconosciuti. È colui che incamera nei ricordi e per quanto possibile, anche i fatte diritti fino e la qualità nella mente le esperienze a farle diventare parte di sé della vita delle minoranze. stesso;In è colui non tempi, solo vede, questiche ultimi però,ma c’èascolta, un altrocomprende, interiorizza fino a tornare diverso, arricchito. che comincia difetto proprio dei sistemi democratici a venire alla luce: e anche questo è inevitabile, Un difetto discende direttamente Aineliminabile. Narni abbiamo fattoche una visita al Duomo di San Giovenale dove il dalla massima virtù della democrazia, ovvero dalla Sacello di San di Cassio racconta unadel storia antica. La tomba in pietra sua caratteristica rispecchiare la volontà popolo. che fuindidemocrazia San Giovenale suscita profonda Perché la maggioranza vince sempre, emozione. Intorno ad ma non è garantito la maggioranza abbiafusempre essa ea ridossoche delle mura urbiche costruito quell’oratorio che, ragione, che per volontà divina sappia con il suo bel pavimento a motivi cosmateschi, fu poi inglobato nel sempre optare per la scelta migliore. Ciò Duomo costruendo la quarta non di meno, appositamente lo spirito democratico non navata. Duomo, luogo può che sacrosantamente di devozione diessere San Giovenale, Sanquantitativo, Cassio e anche della Beata Lucia. e non può imporre criteri selettivi all’origine: L’atmosfera medievale è dominante e si intravvede nelle varie l’unico suffragio veramente democratico stradineè che intersecano la cittadina. Una quello universale. La democrazia si fondabreve sosta a piazza dei sullasisperanza le parti contrapposte Priori dove erge il che Palazzo Comunale, realizzato con l’unione di ragionevoli, mediaantiche siano torri, mediamente ingentilito dall’elegante loggiato di Rossellino e con mente tolleranti, mediamente civili, e su una corte interna dove giacciono diversi reperti queste basi dall’ampio premia quellescalone che raccolgono archeologici. Colpisce anche la Loggia dei Priori con le sue possenti maggiori consensi; al fine di ridurre il malcontento, proprio come il metodo arcate e quel balconcino, l’arengo, da cui il banditore leggeva gli scientifico cerca edisan ridurre l’ignoranza. editti alla popolazione Bernardino predicava al popolo. Ma in tempi di crisi, di povertà, di Una sosta d’obbligo presso la chiesa di Santa intolleranza, le premesse di ragionevolezza, Maria Impensole con tolleranza ee civiltà possonodecorati venir meno, e il suo porticato i bei portali a bassorilievo. Un interno non c’è rimedio. La democrazia resta il semplice e suggestivo con la fila di colonne che sorreggono archi migliore dei sistemi possibili, e quando si ammala non resta altro che sperare che guarisca presto. Gli uomini sono imperfetti, e talvolta anche cattivi: se lo diventano in maggioranza, non si può far altro che confidare nel tempo, nella educazione, e sperare che il vento cambi. Per questo uno degli elementi cruciali dei sistemi democratici è il mandato a termine, la predefinita scadenza dei poteri. Perfino Roma, che democratica non era, sapeva bene che un mandato che dà potere deve avere un termine, e che tanto più potere dà, tanto più breve deve essere la permanenza in carica. I due consoli restavano in carica un anno, il dictator, che governava da solo, soltanto sei mesi. Il cambio ai vertici del potere non garantisce che il successore sia migliore del predecessore: la maggior parte delle persone del mondo, probabilmente, avrebbe preferito avere un terzo mandato presidenziale per Barack Obama piuttosto che veder entrare alla Casa Bianca Donald Trump: ma il principio sacrosanto del cambio della guardia resta un pilastro fondamentale, per il buon funzionamento democratico. E anche su scala davvero più piccola, infinitamente più piccola, il ricambio è necessario e benefico. E nel constatare che questo è ormai il centesimo articolo scritto per questo giornale, e che con questo mese si completa un intero decennio di collaborazione con La Pagina, anche l’estensore di queste note ritiene opportuno e necessario smettere di occupare questo spazio prezioso su queste pagine. Se mi è concesso, in quest’ultimo paragrafo, parlare in prima persona, dirò che vivo lontano da Terni, e per questo scrivere qui mi ha fatto sentire un po’ più vicino alla mia città natale: di questo sono molto grato a questo giornale. Ma, appunto, i rinnovamenti sono spesso salutari, e sempre indispensabili; ed è per questo che serenamente saluto e ringrazio chi ha avuto la voglia e la pazienza di P i e ro F a b b r i leggermi in questi dieci anni.
ribassati e la sequenza di antichi capitelli tra cui quello con figure antropomorfe di origine barbarica. Eccoci infine a Narni Sotterranea. L’emozione è fortissima, anche grazie al racconto appassionato di Roberto Nini, il ragazzo che giovanissimo, insieme a pochi amici, come già detto, scoprì questi ambienti. Da allora la sua passione, la sua ricerca, la sua pertinacia, l’hanno portato a trovare documentazioni, riscontri, notizie di cui solo un’attenta e perspicace voglia di sapere (ed anche un po’ di fortuna) ha permesso di approfondire le conoscenze. Lasciamo Narni con negli occhi e nel cuore quella straordinaria esperienza della chiesa di Santa Maria in Rupe, della cella dei prigionieri, della sala del Tribunale del Sant’Uffizio con gli strumenti di tortura e, dopo una piacevole sosta per soddisfare lo stomaco (ciriole, arrosto e zuppa inglese) arriviamo a Cesi. Ricordo ai miei compagni di viaggio che quel paesino abbarbicato sulla montagna fu per secoli il centro più importante delle Terre Arnolfe, tanto importante da essere difeso dai Templari di nomina papale. Ricordo il monte Eolo che sovrasta il paese, quel monte che Virgilio indica come la sede del dio dei Venti per quei getti d’aria che fuoriescono dalle “bocche di vento”, vale a dire dalle grotte -la più conosciuta è la grotta Eolia che invito a visitare nel prossimo futuro-
che numerose si aprono sulla montagna. Poi uno sguardo ai reperti di archeologia, quelli visibili sulla porta d’ingresso del teatro come i cippi carsulani con l’immagine delle anfore olearie che ricordano come tutta la zona fosse, fin dall’antichità, famosa per la produzione di olio. Troviamo così l’occasione per ricordare reperti e siti ben più importanti che invitiamo a visitare durante gite domenicali: i templi di monte Torre Maggiore (i maggiori luoghi di culto dell’Umbria meridionale fin dall’epoca preromana) o i resti dell’antica Clusiulum supra Interamna (VI sec. a.C.) o le mura ciclopiche di strada della Pittura. Accompagnati dai rappresentanti della Pro Loco e dal parroco di Cesi, ci sono state aperte le porte di Palazzo Stocchi e le chiese del Sacramento e di Sant’Agnese dove abbiamo ammirato dipinti pregevoli. Ma il gioiello della pittura lo abbiamo visto nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta: si tratta della Pala del cosiddetto Maestro di Cesi, una tavola in legno (misure: 156 x 104,5 cm) dipinta a tempera che mostra una composizione robusta, nobile, dove emerge la forte cromaticità e la plasticità delle figure con la quale si supera la bidimensionalità e la frontalità dell’arte medievale, avvicinandola alla pittura di Giotto. Il nostro viaggio è finito: respiriamo ancora l’aria pulita e limpida del luogo e diamo un ultimo sguardo a quel panorama sulla piana ternana che si apre dai vari punti di Cesi, un belvedere naturale, che per questo si fregia del titolo di “balcone della conca di Terni”. Spero che questo resoconto di viaggio con La Pagina possa incuriosire altre persone che amano il territorio e che hanno il desiderio di conoscere nuove mete, nuove bellezze, nuove storie, a cominciare da quelle che riguardano la nostra città alla quale dedicheremo particolare attenzione nel prossimo futuro.
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Che non si faccia più così! Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così. Discorso di Pericle agli Ateniesi, 431 aC, tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36
Qui in Italia noi facciamo così. Qui da molto tempo si favoriscono i pochi invece dei molti. Solo ad un esiguo gruppo di privilegiati, dalla coscienza pulita perché mai usata, ed ai loro parenti, si regalano tesori. Si concedono con disinvoltura stipendi, emolumenti e prebende mensili da brivido, pensioni da super nababbi, braccialetti, orologi, diamanti, baciamani. Ad anziani bisognosi e a giovani, però, solo blandizie e zuccherini (crustula di oraziana memoria) affinché i primi accettino remissivamente l’elemosina (che il più delle volte nemmeno arriva) e i pueri si decidano ad imparare che è bene star zitti fin quando arriverà… Godot! Potentati, caste e banche la fanno da padroni e proprio per questo comincia ad insinuarsi il dubbio se chiamarla ancora democrazia. Forse oligarchia o plutocrazia meglio suonerebbero! Le leggi qui assicurano manovre per regalie ad personam e si distribuisce, addirittura, la cosiddetta prescrizione ai politici stessi i quali, potendo giostrare con le leggi e con avvocati di grido a loro piacere, fanno in maniera, vergognosamente, che le loro colpe non siano mai punite perché… oh, guarda, sono decorsi i termini! Quando un cittadino ha carichi pendenti con la giustizia, non abbiamo alcuna remora ad inserirlo nelle liste elettorali e a nominarlo, incancrenendo così di grovigli mortali le sacre istituzioni! La falsa libertà culturale di cui godiamo (siamo tra gli ultimi posti al mondo per capacità critica e di analisi), si percepisce, purtroppo, nella vita quotidiana: siamo sospettosi l’uno dell’altro e non solo infastidiamo il nostro prossimo se a lui piace vivere a modo suo, ma cerchiamo con tutta la violenza della ideologia o del credo settario di fargli assumere usi e costumi di chi è più incolto e più violento. Molti cittadini italiani, stanchi e delusi, sono ormai avulsi e lontani dai pubblici affari allorché attendono alle loro faccende private, mentre altri, si occupano, proditoriamente, dei pubblici affari per risolvere le proprie questioni private. Noi cacciamo dal nostro paese i giovani seri, onesti ed intelligenti, costringendoli a emigrare per trovare lavoro fuori dal Paese. Qui in Italia è ora che non si faccia più così!
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Laurea Honoris Causa
Progetta
Il 7 ottobre 2017, in Francia, il prof. Edoardo D'Angelo, dell'Università di Napoli, membro fondatore di Terni Progetta, è stato insignito del titolo di Doctor Honoris Causa
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erni Progetta è animata da educatori, professionisti, artigiani, operai, italiani e stranieri, innamorati, a ragione, della nostra città e della nostra terra. Esemplari tenaci dell’uomo animale politico di aristotelica memoria, ci occupiamo in prima persona del territorio, delle sue risorse, della sua storia, al fine di proporre scenari più panoramici per un futuro migliore. Ci esprimiamo con valori fondamentali: cultura, progettualità, solidarietà, amore per la nostra terra, per i suoi figli e per i figli di tutti; amore per la natura e particolare devozione e dedizione per i meno difesi: giovani, menogiovani, diversamente abili. Terni Progetta si impegna, strenuamente e gratuitamente, a favore del nostro territorio, proponendo e creando, tra altro, eventi importanti relativi alla sua storia e alle sue tradizioni. Lo fa nella più completa solitudine, ricevendo, solo a parole, attestati di solidarietà e sentite congratulazioni. Nessuno però, dei grandi "padri" della città, che giurano disinvoltamente di dedicare tutta la vita al bene comune, che criticano tutto, dalla mattina alla sera ed anche, mediante i social, di notte, quando si tratta di impegnarsi veramente... sa più dedicare, ma si dilegua, fa perdere ogni traccia.
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no dei fondatori di Terni Progetta è il Prof. Edoardo D’Angelo docente dell’Università di Napoli che, il giorno 7 ottobre 2017, alla presenza dei delegati del Ministère de l’Europe et des Affaires étrangères e de la Region Normandie, l’Université de Caen-Normandie ha insignito del Doctorat Honoris Causa per alti meriti scientifici. Il Prof. D’Angelo è filologo e storico del Medioevo. Ha all’attivo 23 monografie e oltre 110 articoli in riviste e miscellanee scientifiche. Da anni residente in Amelia, si è occupato di storia e cultura del nostro territorio, pubblicando nel 2015 il volume “Terni medievale” (per il Centro Italiano Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto), all’interno del quale troviamo anche la vita vera di san Valentino. Un gruppo di studiosi, italiani e stranieri, si impegna, insieme al Prof. D’Angelo, affinché la figura del santo Patrono della nostra città, la cui fama pervade il mondo intero e di cui ovunque viene enfatizzata l’importanza pur se in un ambito fortemente desacralizzato, sia riconosciuta nella sua stupenda valenza civile, religiosa ed etica. La sua biografia reale, ricostruita scientificamente sui testi antichi che ne trattano, ci consegna, infatti, un Valentino
molto più complesso e profondo di quello tipico delle leggende, dei cuoricini rossi, dei baci al cioccolato, delle frecce puntate al cuore degli innamorati di tutto il mondo, quella sorta di cupido con faccione sorridente, barba bianca che inonda, soprattutto nel mese di febbraio, le vetrine di tutti i negozi, da Londra a New York a Tokio e di ogni altro angolo del mondo. Persino Terni, la città che è stata teatro della sua azione di vescovo in età paleocristiana e che lo ha scelto come suo patrono, non sfugge a questa consuetudine e a febbraio lo celebra con manifestazioni ed eventi vari della stessa natura commerciale. Manifestazioni ed eventi con i quali non vogliamo assolutamente interferire, ma che rispettiamo profondamente e sinceramente, così come amiamo il san Valentino protettore degli innamorati. La percezione di questo vulnus (banalizzazione della figura del Santo) ha, tuttavia, indotto il gruppo, coerentemente con le scoperte sul Santo da parte del Prof. D'Angelo, ad auspicare scelte nuove e coraggiose ed a maturare la convinzione che Valentino debba essere iscritto in un universo di significati che afferisce davvero al concetto di amore, ma inteso come amore universale verso tutti gli esseri umani, collocabile quindi in un repertorio di campione dei diritti umani ante litteram, proprio in virtù della sua bellissima biografia, che giunge fino al martirio. Forse la intersezione più significativa, profonda e proficua è tuttavia quella rappresentata dalla evidente contiguità valoriale del nostro vescovo con l’altro, grandissimo, incommensurabile, campione della teologia dell’amore universale, della accoglienza del diverso, della difesa dei diritti umani, del dialogo fra le religioni, della difesa della natura e della azione concreta per la pace che è Francesco, il santo dei santi. GR
Alghe, super-cibo del futuro?
Alessia Melasecche alessia.melasecche@libero.it
Per la maggior parte delle persone, pensare alle alghe evoca immagini di spiagge al limite della balneabilità, stagni melmosi e acquari trascurati. Per gli addetti ai lavori rappresentano, al contrario, la panacea di quasi tutti i mali ed oltre. C’è chi predice “città dove gli edifici sono coperti con membrane fotosintetiche e giardini verticali, che raccolgono l’energia del sole per la produzione di cibo e bioprodotti per gli abitanti delle città”, come il CEO di Smart Microfarms, Robert Henrikson in http://www. algaeindustrymagazine.com/. Ne esistono circa 25 mila generi: dalle microscopiche alle giganti, con le più svariate colorazioni e provenienze. Alcune vivono fissate agli scogli, mentre altre galleggiano libere a diverse profondità. Pur con notevoli differenze tra le diverse specie, oltre alle proteine, ai carboidrati, ai sali minerali, costituiscono una preziosa fonte della rarissima vitamina B12, pressoché assente nei vegetali terrestri. Descritte dai ricercatori come “uno degli alimenti più nutrienti che l’uomo conosca”, piano piano
si fanno strada, dai mangimi animali ad alimenti per l’infanzia. Comunque la si pensi, le alghe sembrano essere in procinto di avere il loro periodo di massimo splendore. C’è solo l’imbarazzo della scelta, kombu, wakame, nori, hiziki, spirulina, sono alcune delle alghe edibili che sempre più frequentemente possiamo trovare negli scaffali dei negozi. A frenare una loro più larga e rapida imposizione sul mercato sono alcuni “pregiudizi”. Il primo fra tutti: le alghe sono viste come un alimento del tutto estraneo alla nostra cultura alimentare. In realtà, pare che l’uso delle alghe non sia del tutto lontano alla nostra tradizione e in Paesi europei quale la Scozia e la Norvegia venga addirittura preparato un “pane d’alghe”; mentre nel Galles alcuni tipi di alghe sono già regolarmente venduti nei mercatini locali. Rimane il fatto che il Paese che vanta la più ricca tradizione alimentare in questa direzione rimane comunque il Giappone, da cui giungono oggi gran parte delle alghe utilizzate nell’alimentazione. Un componente particolarmente interessante delle alghe è rappresentato dall’acido alginico e dai suoi sali noti per l’elevata capacità di coadiuvare l’eliminazione dall’organismo di metalli pesanti e di numerose altre sostanze tossiche. Ipotesi questa rafforzata anche dalla differente incidenza del tasso di tumore al seno evidenziata tra le zone rurali del Giappone,
caratterizzate da un elevato consumo di alghe, e i centri urbani con minor consumo. Tali osservazioni sono state recentemente suffragate da numerose prove sperimentali di laboratorio. L’unica chiara controindicazione ad oggi è, in alcuni casi di ipertiroidismo, per il contenuto di iodio che stimola la tiroide. Più in generale, le funzioni terapeutiche sembrano essere veramente numerose, ad esempio negli obesi stimolando la tiroide attivano il metabolismo con relativo effetto dimagrante. In altri casi sono invece tonificanti, aumentano le difese, combattono gli squilibri costituzionali, combattono i processi degenerativi dovuti all’invecchiamento ed esercitano un’azione depurativa, attivando la circolazione. Che dire di più, forse a questo punto vale la pena concentrarsi sul trovare delle buone ricette per renderle appetitose agli occhi dei più scettici.
Dal paradiso delle Maldive all’inferno di Aleppo Il turista che sorseggia un cocktail abbracciato ad una ragazza alle Maldive, non sospetta di trovarsi in un paese musulmano dove è in vigore la sharia, le donne devono coprirsi con il velo e l’alcool è proibito; soprattutto non sospetta che sull’isola di Himandhoo, a 90 km dalla capitale Male, sventola la bandiera nera di Al-qaeda. Benché una legge preveda che il 65% del personale impiegato nei resort sia locale, chi viene in vacanza alle Maldive incontra solo lavoratori provenienti dal Bangladesh, i veri maldiviani vivono nelle isole povere dell’arcipelago, lontano dal flusso turistico, e i giovani hanno un destino segnato: piccoli furti, dipendenza e spaccio di eroina, prigione, affiliazione ad una gang... ma da qualche anno si prospetta per loro una possibilità di riscatto: combattere per i fratelli musulmani dell’ISIS. Il reclutamento avviene in cella, dove la rabbia e lo sconforto preparano la strada a chi si presenta con il Corano in mano e un biglietto aereo di sola andata. Combattere in Siria vuol dire avere una causa per cui vivere, rimediare ai propri errori, ricominciare da zero, dice Kinan, ex carcerato oggi volontario del Maldivian Institute for Phsycological Services, finito in cella per un piccolo furto insieme al fratello minore di cui
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ha perso le tracce. E ti consente di avere uno stipendio, aggiunge. Il business delle Maldive nasce alla fine degli anni ’70. Il presidente Gayoom, eletto per sei volte consecutive dal 1978 al 2008, impose una rigida legge islamica e si proclamò guida religiosa, ma quando un movimento studentesco, facendo appello al Corano, contestò il suo ruolo, Gayoom trasformò questo arcipelago abitato da poveri pescatori in un luogo per ricchi vacanzieri e, con i soldi in entrata (3,5 miliardi di dollari l’anno), creò un regime repressivo e clientelare che di fatto lo rese intoccabile. Inoltre fece in modo che i turisti “infedeli” non entrassero in contatto con gli abitanti musulmani e, soprattutto, che non ci fossero più studenti pronti a contestarlo. Il regime svelò il suo lato più brutale e rischiò di incrinare l’immagine patinata del paese quando nel 2003 una donna mostrò in piazza il corpo
Francesco Patrizi
del figlio, uno studente torturato e ucciso dalla polizia; l’episodio diede l’inizio ad una breve primavera maldiviana a cui seguì un cambio di potere. Ancora oggi il governo è in mano ad una cosca di cinque affaristi multimiliardari che mantengono i 350.000 abitanti nell’ignoranza e nella povertà. Se un impiegato pubblico maldiviano entrasse in un locale riservato ai turisti, una bibita gli costerebbe come tre anni di stipendio. L’eroina e il fanatismo religioso sono una valvola di sfogo che garantisce un certo ordine sociale, per questo il governo, che controlla ogni mossa dei cittadini, finge di ignorare, se non addirittura agevola, il reclutamento dei giovani sotto le bandiere dell’ISIS. È del 2014 la notizia dei primi due jihadisti maldiviani caduti in battaglia ad Aleppo. Non avevo più notizie di mio fratello da tre mesi, racconta Kinan a Francesca Borri in Ma quale paradiso? (Einaudi 2017), pochi giorni fa ha postato una foto su facebook con un kalashnikov in mano.
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Un Ente al serviz
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Viviamo in un mondo che cambia Il futuro in una mano Enrico Squazzini Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone
Siamo al “dunque”. L’umanità sembra essere giunta ad una fase della sua esistenza in cui la capacità di modificare il pianeta ed anche se stessa rende urgente una presa di posizione senza precedenti. Il riscaldamento globale, ormai notoriamente conseguente alle attività umane, sta rendendoci consapevoli del nostro ruolo ineludibile di operatori a scala planetaria, ma anche del fatto che le nuove condizioni che abbiamo concorso ad attivare mettono in moto ed alimentano meccanismi a cui non avevamo mai pensato. Di fatto, quello umano costituisce, dal punto di vista evoluzionistico, un esperimento nuovo ed assolutamente recente nell’ambito della storia della Terra, di cui è impossibile prevedere l’esito. Siamo collocabili, sostanzialmente, fra gli ultimi arrivati sulla scena della vita. In un arco di tempo di appena cinque milioni di anni, che dal punto di vista geologico è da considerarsi un tempo relativamente breve, la vita “intelligente” si è innalzata al ruolo di forza geologica autocosciente, in grado di influenzare in modo determinante il futuro evolutivo del pianeta che la ospita. La faccenda assume per noi un significato particolare e profondo, in grado di interessare in modo serio anche la sfera psicologica. É innegabile che essere gli unici organismi viventi dotati di una psicologia complessa ci assegni un ruolo molto impegnativo, piuttosto scomodo, caricandoci di responsabilità non tanto nei confronti degli altri esseri viventi, ma di noi stessi. La peggiore delle condizioni! Il tentativo disperato di eludere tali responsabilità, facendo finta che nulla fosse, certamente non elimina il problema, anzi direi che lo aggrava sempre di più. A questo tavolo non possiamo barare. Del resto, non occorre una particolare preparazione per intuire che bruciare più risorse di quante se ne possano rigenerare conduca, inevitabilmente, ad un bilancio in negativo e che una tale condizione si traduca, in parole povere, nella modifica sostanziale dei meccanismi di interscambio energetico in atto fino ad ora. Allora ci si interroga seriamente sul perché si perpetua questo nostro atteggiamento di sufficienza anche di fronte al moltiplicarsi di problemi climatici e ambientali a cui andiamo incontro. La risposta c’è: la nostra profonda ignoranza. Non abbiamo piena coscienza di quanto accade semplicemente perché non conosciamo affatto i meccanismi che regolano il funzionamento dell’ambiente in
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cui viviamo. Inoltre ignoriamo completamente quanto sia importante e vitale per una specie animale conoscere l’ambiente di vita. Così, modifichiamo il pianeta senza sapere minimamente cosa stiamo facendo e, soprattutto, senza preoccuparci di conoscere le conseguenze. Eppure ne avremmo da imparare poiché, a pensarci bene, condizioni analoghe non sono nuove al pianeta. Nel corso della sua lunghissima storia, più volte sulla Terra si sono impostate condizioni generali tali da provocare effetti a catena a scala globale. I geologi e i paleontologi utilizzano queste fasi come punto di riferimento per scandire il tempo geologico, per esempio il passaggio da un’Era ad un’altra. Se ne viene a conoscenza attraverso lo studio delle antiche testimonianze, soprattutto paleontologiche e sono definite crisi biologiche. Fra le cause scatenanti se ne annoverano diverse: l’emergere di un nuovo gruppo biologico capace di determinare, con la sua attività biochimica, cambiamenti profondi su scala planetaria, gli effetti della tettonica delle placche attraverso determinati rapporti fra le terre emerse e gli oceani, fasi vulcaniche particolarmente intense, lo schianto di un corpo celeste sulla superficie terrestre. In genere si tende, ragionevolmente, a ricercare una certa contemporaneità fra alcuni di questi fenomeni che permetta di giustificare una serie di eventi a valenza planetaria. Fatto sta che l’effetto che ne scaturisce ogni volta è un complessivo riassetto globale, con numerose estinzioni ed un ricambio importante delle specie viventi. La penultima crisi biologica conosciuta, avvenuta circa 65 milioni di anni fa, è anche la più nota presso il grande pubblico avendo
coinvolto, oltre a numerosi altri gruppi, i famosi e mitizzati Dinosauri. Un’altra estinzione di massa, a detta degli scienziati di tutto il mondo, l’abbiamo messa in moto noi di recente. Secondo tutta una serie di dati incontrovertibili, è in atto un meccanismo di modifica degli assetti generali tale da determinare anche l’estinzione di un numero imprecisato di specie viventi. Inoltre, i primi effetti di tale cambiamento li stiamo vivendo anche sulla nostra pelle. Non c’è alcun dubbio sulla nostra natura di ominidi molto speciali. Il cammino evolutivo che ha condotto fino a noi ha imboccato una direzione senza precedenti nell’ambito dell’ordine dei primati. La nostra consapevolezza, la comprensione della morte ed il nostro impegno a dare, nel frattempo, un senso alla vita fanno parte dello spirito umano. Per quanto ci è dato di sapere finora, in un certo senso, attraverso di noi l’Universo è divenuto sapiente, potendo indagare, porsi delle domande e alla fine conoscere se stesso. Questo è qualcosa di veramente grandioso che noi ci stiamo giocando all’ultima mano di una partita complessa. E per la prima volta in assoluto chi è causa del suo male non dovrà piangere solo se stesso ma farà piangere anche tutti gli altri, seppur inconsapevoli. Una cosa è certa in tutto questo. Nella malaugurata ipotesi di un declino, più o meno lento, della più strabiliante combinazione di elementi e circostanze nell’ambito del fenomeno vita, il protagonista principale, il pianeta Terra, non si “accorgerà” di nulla. Continuerà imperterrito per la sua strada registrando l’ennesimo gruppo, fra i milioni della storia, confuso fra le tante espressioni del lunghissimo processo di evoluzione e sostituito dall’ennesimo rimpiazzo sul palcoscenico della vita. Quanta energia sprecata! Già! Una cosa a cui, noi dei tempi moderni, non siamo abituati a dare troppa importanza. Per noi l’energia è solo qualcosa che ci consente di vivere agiatamente e di incrementare in modo sfrenato l’economia. La tecnologia ce ne mette a disposizione in quantità che va ben oltre il necessario e che, in quanto tale, può essere anche sprecata prescindendo dal modo in cui questa viene convertita e resa utilizzabile. Poveri ignoranti! Non capisco proprio da quale angolazione potremmo mai essere visti come un successo dell’evoluzione.
COME NASCE UN CIRCOLO? “Siamo un gruppo di amici musicisti che vogliono suonare e provare, e invitare altri amici ad ascoltare, ma non sappiamo dove andare”. “Io e i miei amici vogliamo fare qualcosa di concreto per aiutare chi è in difficoltà. Vogliamo provare a impegnarci in prima persona… come possiamo fare?”. “Abbiamo la passione del cinema, vorremmo organizzare delle piccole proiezioni pubbliche e un ciclo di incontri. Ma come si fa a ottenere una sede?”. Molte volte abbiamo risposto a queste e a tante altre domande. Ma cos’è un circolo? É un’associazione senza fini di lucro fra persone che vogliono promuovere insieme un’attività culturale, ricreativa, di solidarietà. E come funziona? Come nasce un circolo? Serve l’Atto costitutivo, che è l’atto di nascita dell’associazione, e lo Statuto che è l’insieme delle norme che regolano la vita del circolo, che valgono per tutti i soci. La tessera documenta l’iscrizione del socio al circolo e all’associazione nazionale, consente di partecipare alle iniziative e alle attività del circolo e dell’associazione di riferimento. L’affiliazione è l’atto di iscrizione e di adesione del circolo ad una associazione nazionale, nel cui statuto il circolo stesso si riconosce. L’assemblea è costituita dai soci del circolo, decide il programma annuale, vota il bilancio, elegge il consiglio direttivo. • Il consiglio direttivo predispone e applica il programma, elegge il presidente, esegue il mandato progettuale dell’assemblea. Il Presidente è anche, di norma, il legale rappresentante dell’associazione. • Il programma è l’insieme delle attività e delle iniziative decise dall’assemblea su proposta del consiglio direttivo; la sua realizzazione, al di là di tutte le definizioni giuridiche e teoriche, è ciò che qualifica veramente la natura del circolo. • Il bilancio è il documento che riporta i movimenti relativi alla gestione delle attività, alle spese generali, al tesseramento e presenta all’assemblea dei soci la situazione del rendiconto economico e finanziario obbligatorio per legge dal 1998. Il socio in regola con il pagamento della quota sociale può partecipare alle attività del circolo; è inoltre facoltà del circolo consentire l’accesso
ai soci dell’associazione nazionale cui esso aderisce. Quando non si può aprire un circolo? Un circolo non è un negozio o un bar, ma nasce dall’iniziativa di cittadini che, senza fini di lucro, si associano per sviluppare un comune interesse, quindi non ci sono “padroni” o “soci fondatori” (dotati cioè di diritti particolari). É invece possibile, attraverso le forme consentite dalla legge, lavorare in un circolo e ricavarne un proprio compenso in modo del tutto legittimo. Se crei un’associazione e aderisci all’Arci, troverai sostegno, consulenze, servizi, consigli: • consulenza (legale, fiscale, associativa) e formazione sulla normativa in vigore; • assistenza legale e servizi assicurativi UnipolSai (infortuni, R.C. e tutela legale); • sconti per soci e circoli (convenzioni); • convenzioni con SIAE e SCF (diritto d’autore e diritti connessi); • sostegno alla progettazione di attività culturali e di promozione sociale; • servizi bancari in convenzione con Banca Popolare Etica; • accesso al microcredito (bando di “Concorso per progetti e idee innovative”); • piattaforma di crowdfunding su Produzioni dal Basso (raccolta fondi online). A proposito di servizi, cosa cambia con la riforma del terzo settore? Aderendo ad Arci farai parte di una rete associativa nazionale prevista dal nuovo Codice del Terzo Settore (D.Lgs 117/2017) che attribuisce importanti funzioni alle reti in termini di semplificazione degli adempimenti per i propri associati (iscrizione al Registro unico, adeguamento statuti, bilanci, relazioni di missione). Si può aderire all’Arci anche se si è già costituiti come associazione autonoma o si fa parte di altre reti? Si può aderire all’Arci anche se si è già operativi. Contatta il Comitato ARCI di Terni e scopri i servizi dedicati, i progetti a rete, le opportunità per gli associati Arci. Insieme al Comitato verificherete la specificità della tua associazione valutando caso per caso come perfezionare la documentazione. E farai parte di un grande progetto associativo. Infatti l’Arci è una associazione di promozione sociale e ente di terzo settore ai sensi del D.Lgs 117/2017, indipendente e autorevole. Con i suoi oltre 4.000 circoli e associazioni, costituisce un ampio tessuto democratico e di partecipazione. É impegnata nella promozione e nello sviluppo dell’associazionismo come fattore di coesione sociale, come luogo di impegno civile e democratico, di affermazione dei diritti di cittadinanza e di lotta ad ogni forma di esclusione e di discriminazione. I circoli ARCI sono la più grande rete di esperienze culturali di base nel nostro Paese, spazi aperti dove promuovere e produrre cultura, laboratori della creatività giovanile, protagonisti della riqualificazione dei territori con offerte culturali di qualità. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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per NORMA e REGOLA DANNO DA PAURA DI AMMALARSI GRAVEMENTE La Corte di Cassazione ha recentemente tratteggiato, a proposito di soggetti esposti a rischio amianto, il così detto “danno da paura”. Il lavoratore, già esposto all’amianto, che abbia contratto una malattia, anche non grave, ma asbesto correlata, cioè determinata da amianto, quale quella costituita dalle placche pleuriche, vive, spesso, nella costante paura che la sua malattia possa degenerare in altra più grave. Spesso egli ha visto i propri compagni di lavoro affetti dalle più gravi malattie derivanti da amianto. Tali circostanze hanno consentito ad alcuni lavoratori portuali, affetti da placche pleuriche, che avevano svolto lavori in condizioni di esposizione alle microfibre di amianto, di richiedere ed ottenere il diritto al risarcimento del maggior danno morale dovuto al patema ed al turbamento provati per il sospetto di malattia futura più grave e ad esito letale. Con tale decisione (24217/17) la Corte ha definito con precisione un tipo di danno, il danno da paura, spesso affidato alla discrezionalità dei Giudici di merito, attuando nel concreto il giusto principio della “personalizzazione del danno”.
Verba volant, scripta manent Attenti alla disdetta o al recesso, signori inquilini e locatori, se il contratto di locazione, deve avere, per essere valido, la forma scritta, altrettanto scritta deve essere la disdetta o il recesso. A nulla vale che nel corpo del contratto le parti abbiano scritto che per risolvere lo stesso è sufficiente un avviso orale.
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LA “PROF” NON SI TOCCA! L’insulto ad un insegnante, nell’esercizio delle sue funzioni e per motivi attinenti queste, è oltraggio al pubblico ufficiale e come tale va punito. Un genitore, nella specie una mamma toscana, non aveva accettato la descrizione del rendimento scolastico della propria figlia ed aveva usato parole “forti” nei confronti dell’insegnante. Dopo una prima assoluzione da parte del Giudice di Pace, la Cassazione ha espresso un netto giudizio contrario ritenendo che sussistessero tutte le circostanze del grave reato di oltraggio a Pubblico Ufficiale.
LA LEGGE (FISCALE) È UGUALE PER TUTTI Da parte di qualcuno si ritiene ancora, erroneamente, che i controlli fiscali attengano solo le partite iva: professionisti, imprenditori, commercianti ecc.. Non è così. Il fisco può controllare i conti bancari di chiunque, lavoratori e pensionati compresi, allorquando appaiano su questi movimentazioni sospette. In questi casi la presunzione di evasione ha portata generale a prescindere dall’attività svolta, o non svolta, dal contribuente.
Avv. Paolo Crescimbeni
STIAMO CALMI! “In questo schifo di Italia di m….”. La frase sopra riportata è costata, giustamente direi, € 1.000,00 di multa ad un uomo di Campobasso che si era arrabbiato con due Carabinieri che l’avevano fermato a causa di un faro non funzionante. Trattasi di vilipendio alla nazione italiana. La sentenza è stata confermata fino alla Cassazione.
ULTIMO AVVISO AL POPOLO DI FACEBOOK Frasi sgradevoli su Facebook all’indirizzo di persone anch’esse presenti sulla stessa piattaforma sociale? Possono costituire il reato di molestie, se non addirittura integrare reati più gravi. Ancora c’è chi si muove su Facebook come se si trattasse di una terra di nessuno dove la legge è, per così dire, sospesa. Non è così, né mai lo è stato. Ingiurie, minacce, molestie e diffamazione, trattandosi di luogo pubblico virtuale, sono sicuramente configurabili.
ATTENZIONI A QUELLO CHE DITE! Anche questo mese vorrei focalizzare l’attenzione sull’uso e le possibilità offerte degli smartphone, ormai entrati così prepotentemente nella nostra vita tanto da apparire irrinunciabili. Tuttavia, la confidenza con lo strumento deve essere accompagnata da una pari consapevolezza delle sue potenzialità nonché dalle conseguenze che possono derivare dall’uso. Oggi, registrare un dialogo è diventata la cosa più semplice del mondo, sia registrando una telefonata mediante l’uso del viva voce, sia registrando semplicemente una conversazione all’insaputa del nostro interlocutore. Il principio del verba volant non è all’evidenza più valido! É giurisprudenza consolidata che il contenuto di una conversazione registrata di nascosto costituisca una valida prova da utilizzare in Tribunale, prova che può essere usata da chiunque sia presente alla conversazione, anche solo come spettatore, ed abbia registrato il colloquio all’insaputa degli altri partecipanti. Chi parla di fronte ad altri, infatti, accetta il rischio di essere registrato e, quindi, non può lamentare alcuna lesione dei propri diritti. La registrazione viene considerata come prova documentale di un fatto storicamente avvenuto. Il file audio è infatti paragonato a un’email inviata da una persona ad un’altra e da quest’ultima archiviata e successivamente utilizzata contro il mittente. É chiaro che non occorra
alcuna autorizzazione per registrare una conversazione telefonica o un colloquio tra privati; occorre però fare delle precisazioni: quando si parla di registrazione telefonica, questa è sempre valida; quando si parla di una conversazione intervenuta tra persone presenti nello stesso luogo è necessario, perché la registrazione sia legittima e, quindi, utilizzabile senza conseguenze, che vengano rispettare due condizioni ossia: il registrante deve partecipare alla discussione, non deve cioè essere altrove, ad esempio allontanarsi dalla stanza lasciando il registratore in funzione; la registrazione non può avvenire nel domicilio, nel luogo di lavoro o nell’auto del soggetto ignaro della registrazione. Non si può neppure registrare una conversazione telefonica tra due soggetti entrambi inconsapevoli, come nel caso del soggetto che esce di casa e, per scoprire se il coniuge parla al telefono con il suo amante inserisce una spia nel cellulare o telefono, oppure lascia un registratore acceso nella stanza. Già con la sentenza del 1999 la Cassazione penale aveva stabilito: Le registrazioni di conversazione tra persone presenti da parte di uno degli interlocutori non necessitano dell’autorizzazione del gip ai sensi dell’art. 267 c.p.p. in quanto non rientrano nel concetto di «intercettazioni» telefoniche in senso tecnico, ma si risolvono sostanzialmente in una particolare forma di documentazione, che non è sottoposta
Avv. Marta Petrocchi
alle limitazioni e alle formalità proprie delle intercettazioni. Si tratta in ultima analisi di un’attività che non lede la privacy dei presenti e può essere fatta in piena autonomia da chiunque partecipi alla conversazione attivamente o come terzo spettatore. La Cassazione con una sentenza n° 24288 del 2016 ha stabilito che il file con la registrazione audio non è altro che una documentazione del colloquio, che può costituire una prova da utilizzare nel processo penale e civile. Una prova che, in caso contrario, non potrebbe mai essere raggiunta e può rappresentare una forma di autotutela e garanzia per la propria difesa. Si pensi, ad esempio, al reato di estorsione dove la prova della commissione del fatto, consumato alla presenza della sola vittima, può, essere agevolmente raggiunta, oppure nelle questioni fra coniugi che solitamente avvengono in assenza di testimoni tra le mura domestiche.
La vecchiaja è... l’autunnu de la vita Paolo Casali
È qquarche ttémbu che mme so’ ‘nvecchiatu e mmo’ me ne vergogno sulu a ddillu... tuttu ‘ncumincia quanno ho prununciatu ”No’ mme so’ mmai sintìtu ccucì arzillu!”. Me so’ ppintìtu tantu avéllu dittu che ‘n bo’ d’angòscia d’animu me incùte… e la vecchiaja penzo… fittu fittu… fa’ pròpiu tantu male a la salute. Ma mica tantu pe’ li vizzi armasti… pe’ qquilli basta cchiùdece ‘n bo’ ‘n occhiu… so’ qquilli che sse làsciono più vvasti… ‘n do’ ‘nciamba lo campa’ e ffa ‘n bellu scrocchiu. Ma lu castigu d’èsse ‘ncora ‘n vita… è ssulu ‘lli penziéri che cce arcaccia…
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se la vecchiaja tua s’è sculurita tu ciài più rrughe ‘n animu che ‘n faccia! È llì che ttròva appiju ‘ll’amarezza ch’aggrava poi lu pésu de l’età… e ppropiu quillu sfogu de tristezza ce fa passa’ la vòja de campa’. E ggiustu appuntu co’ ‘ll’alternativa non è che ppòi se campa tantu a llungu… e allora damo sfogu a ppiù ‘nventiva scrollànnoce ‘llu pesu come ‘n giungu. L’autunnu de la vita se ‘ngarbuja… co’ ‘ll’anni… che cce pàrono vola’… ma è ddimostratu che non ze rabbuja quanno più “vvita” démo… a lo campa’!
Convegno ECM n.6 crediti
“ORBIT. APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE ALLE PATOLOGIE COINVOLGENTI L’ORBITA”
TERNI
16 Dicembre
dalle ore 8.00 alle ore 14.00 Hotel Garden Centro Congressi | Via Bramante, 4 - TERNI
Programma
ore 10.30 “Le fratture coinvolgenti l’orbita e gli approcci chirurgici esterni” Dr. Fabrizio Spallaccia
ore 8.00 Registrazione dei partecipanti ore 8.30 Apertura dei lavori e saluto delle autorità ore 9.00 “Il trattamento neurochirurgico alle patologie orbitarie” Dr. Sandro Carletti (direttore S.C. NCH) ore 9.30 “Le patologie neoplastiche ad interesse naso-etmoido-orbitario” Dr. Santino Rizzo (direttore S.C. ORL) ore 10.00 “Le patologie infiammatorie ad interesse naso-etmoido-orbitario” Dr. Antonio Giunta (dirigente medico S.C. ORL)
(direttore f.f. S.C. CH. Maxillo - Facciale)
ore 11.00 coffee break ore 11.30 “Le neoformazioni orbitarie e tecniche chirurgiche” Dr. Mauro Massarelli
(dirigente medico S.C. CH. Maxillo - Facciale)
ore 12.00 “L’oftalmopatia di Basedow” Dr. Enrico Poddi (direttore S.C. Oculistica) ore 12.30 “Le malformazioni artero-venose dell’orbita” Dr. Marco Ilari (dirigente medico S.C. Oculistica) ore 13.00 Discussione interattiva e conclusioni ore 13.30 Compilazione Questionario ECM
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Medicina & Salute
La Battaglia si vince
a Colpi di Prevenzione
Sabato 21 Ottobre la Dott.ssa Lorella Fioriti (specialista in radiologia, ecografia e mammografia), la Dott.ssa Carlotta Montagnoli (specialista in ginecologia ed ostetricia) e la Dott.ssa Jessica Li Gobbi (Ostetrica, specialista in Riabilitazione del Pavimento Pelvico) hanno promosso con EC Comunicazione & Marketing l’incontro PREVENZIONE DONNA: LA SALUTE PASSA DALL’INFORMAZIONE presso l’ Associazione Culturale La Pagina per parlare a tutte le donne di prevenzione. Ottobre è infatti il Breast Cancer Awareness Month ovvero il mese dedicato alla sensibilizzazione e informazione su tutti quegli aspetti legati alla prevenzione del cancro al seno e più in generale della salute. Prendersi cura di sé significa conoscere e prendersi cura del proprio corpo, tenersi informati, affidarsi a specialisti e fare una buona prevenzione delle patologie a cui siamo più esposti per appartenenza di genere, per familiarità, per abitudini e stili di vita. Lo Studio Medico Anteo ringrazia tutti coloro che hanno partecipato per aver dato voce a preoccupazioni, domande e testimonianze e ricorda che la cura della nostra salute è un tema che va affrontato tutto l’anno e non finisce con il mese della prevenzione.
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Medicina & Salute
SESSO, ORGASMO E PAVIMENTO PELVICO
Già negli anni ’50 il Dottor A. Kegel affermava l’importanza del tono muscolare e del suo esercizio per migliorare la qualità della sensazione sessuale e della qualità orgasmica. Molto semplicemente, il muscolo pubococcigeo (che circonda ano e vagina) collabora attivamente all’orgasmo tramite contrazioni ripetute e rapide: da 8 a 15 al secondo! Una buona consapevolezza del proprio perineo, inoltre, è fondamentale per conoscersi anche sessualmente, esplorando se stesse per capire cosa piace di più. Molte Donne non si ritengono soddisfatte della propria vita sessuale. Perché? I fattori possono essere moltissimi (psicologici, relazionali, emotivi, ormonali). Di più facile approccio sono quelli fisici, come un muscolo scarsamente rappresentato o debole che può causare sensazioni affievolite durante
il rapporto. Anche un muscolo troppo tonico determina seri problemi nella vita sessuale: ad esempio manifestandosi come dispareunia o vaginismo, problematiche che a volte impediscono il rapporto col partner. Un buon muscolo permettere una migliore irrorazione, apporto ormonale e lubrificazione. Ovvio, poi, che ogni donna è unica e deve esplorarsi, conoscere le pratiche sessuali e i punti del proprio corpo più piacevoli. Il punto G, ad esempio? Sì, ad esempio il punto G. Si trova nella parete anteriore della vagina, e corrisponde alla faccia posteriore della clitoride, un’area fittamente innervata e particolarmente sensibile. Certo, in ogni donna ha una localizzazione leggermente diversa: da qui il
gusto della scoperta e dell’esplorazione. Riassumendo: pavimento pelvico sano e auto-esplorazione sono condizioni necessarie per una buona sessualità? Direi di sì. Dedicarsi alla conoscenza di sé e lavorare per un perineo in salute è fondamentale. Di certo si evidenziano orgasmi più intensi, aumento della sensibilità e del piacere. Per la donna, ma anche per il partner.
Dr.ssa Jessica Li Gobbi
Ostetrica, specialista in Riabilitazione del Pavimento Pelvico
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LE INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMESSE O IST perché è importante riconoscerle e curarle Si tratta di infezioni trasmesse prevalentemente attraverso rapporti sessuali. In alcuni casi possono essere causate da una crescita esagerata o anomala di germi che vivono normalmente nelle parti intime: è il caso della candida, o da germi portati all’interno degli organi genitali. Non sempre essere infetto significa essere malato, c’è chi ha l’infezione e può trasmetterla, ma non ha (o non ha ancora) sviluppato la malattia e, quindi, sembra perfettamente in salute. I microrganismi prevalentemente responsabili delle ITS possono essere: virus (come nel caso di HIV, epatiti, condilomi, herpes genitale), batteri (clamidia, gonorrea, sifilide), protozoi (tricomonas), parassiti (piattole). Il contagio per via sessuale avviene quando i microrganismi vengono portati all’interno del corpo attraverso lo sperma, le secrezioni vaginali o il sangue, oppure avviene attraverso il contatto diretto pelle contro pelle o con il contatto tra le mucose che rivestono le parti intime, la bocca o l’ano. Alcune IST possono essere trasmesse al feto o al neonato durante la gravidanza o attraverso il latte materno. In alcune donne, in seguito a infezioni non riconosciute e trattate, si può sviluppare la
“malattia infiammatoria pelvica”. Si tratta della localizzazione ai genitali interni femminili (utero, tube, ovaie) dell’infezione causata da vari microrganismi (clamidia, micoplasmi, gonococco o altri). I sintomi sono talvolta assenti ma spesso l’infezione si manifesta con dolore al basso ventre, febbre, irregolarità mestruali; inoltre possono comparire perdite vaginali e i rapporti sessuali sono dolorosi. L’infezione viene curata mediante terapia antibiotica. Le infezioni non trattate possono avere anche conseguenze gravi nel tempo, come sterilità o tumori. Se le IST sono diagnosticate in tempo i danni possono essere contenuti. Tali infezioni possono interessare chiunque abbia rapporti o attività sessuali non protetti dal preservativo, indipendentemente dall’età, dal sesso o dal fatto che i rapporti avvengano con persone dello stesso sesso o di sesso diverso. Dopo il contagio, in un tempo variabile chiamato “periodo d’incubazione”, si possono sviluppare sintomi o segni visibili sul corpo. La sintomatologia può essere blanda o assente oppure comparire dopo molto tempo.Tra i sintomi principali abbiamo: secrezioni vaginali diverse dal solito per
colore, odore e quantità, prurito, comparsa di verruche, gonfiori alla vulva o nella vagina e nella regione anale, dolori nell’urinare, dolori o bruciore durante i rapporti sessuali, perdite ematiche intermestruali, dolori diffusi nel basso addome, ingrandimento dei linfonodi inguinali. Se c’è il dubbio di avere contratto un’infezione è importante rivolgersi subito al medico di fiducia o al proprio ginecologo. La diagnosi viene fatta mediante una visita ginecologica, associata ad ecografia e attraversol’esecuzione di tampone vaginale e cervicale e test sul sangue. Se trattate subito e in modo corretto, le IST sono nella maggior parte dei casi guaribili. Se trascurate possono provocare gravi danni. Alcune di esse, come l’infezione da HIV non sono curabili definitivamente. DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789)
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AZIENDA OSPEDALIERA
Struttura Complessa di CH
Direttore Dr. Fiore Ferilli
Struttura Complessa di Chirurgia Vascolare Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni
La Chirurgia Vascolare dell’ospedale di Terni può vantare una notevole longevità in quanto ha mosso i primi passi proprio nella nostra città all’inizio degli anni Settanta grazie al Prof. Luigi Moggi che, pioniere in Umbria e tra i primi in Italia, intuì l’importanza di questa disciplina fino ad allora misconosciuta e per anni inserita all’interno della Chirurgia Generale. La guerra in Vietnam aveva messo in evidenza la necessità di dover riparare le innumerevoli lesioni traumatiche dei vasi nei giovani soldati feriti. Da qui si è aperto un grande capitolo della medicina che dalle lesioni traumatiche dei vasi è passato allo studio delle malattie delle arterie e delle vene in modo sempre più scientifico, fino a che la disciplina ha assunto le caratteristiche di un’alta specialità. Da quegli anni in modo ininterrotto a Terni la Chirurgia Vascolare ha attraversato tutti i cambiamenti dettati dal progresso tecnologico, che ha investito la medicina in genere ed in particolare la disciplina in oggetto. Oggi la direzione del reparto, a conduzione ospedaliera e dotato di 12 posti letto, è affidata ad Dr. Fiore Ferilli che si avvale della stretta collaborazione dei dottori Raimondo Micheli, Ioannis Delis, Paolo Ottavi, Francesco Grasselli, Paolo Bonanno e del borsista Luca Farchioni. Nel Centro vengono trattate tutte le patologie dell’aorta toracica, addominale, carotide, dei vasi viscerali e degli arti inferiori.
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I pazienti sottoposti ad interventi particolarmente complessi vengono seguiti nell’immediato post-operatorio presso una terapia intensiva dedicata. Non trascurabile l’attività rivolta al confezionamento di fistole per dialisi, che in poco tempo ha fatto del Centro ternano un punto di riferimento per il territorio circostante. Le patologie venose nella gran parte dei casi sono gestite in regime di Day-Surgery. Il piede diabetico è cogestito con la Diabetologia dell’Azienda Ospedaliera di Terni e della USL Umbria 2. Particolare attenzione è stata rivolta in questi ultimi anni alle patologie dell’arco aortico e dell’aorta toraco-addominale,
che rappresentano a tutt’oggi la maggior causa dei decessi soprattutto in emergenza urgenza. Gli aneurismi dell’aorta, cioè la dilatazione della stessa e/o la sua dissecazione, in pratica lo sfaldamento della parete aortica, sono stati oggetto di intensi studi da parte nostra che ci hanno consentito il raggiungimento di ottimi risultati. Grazie alla grande esperienza in chirurgia aperta acquisita in passato e alla lungimiranza che ci ha consentito di impadronirci degli straordinari progressi tecnologici che hanno rivoluzionato questa disciplina negli ultimi venti anni, abbiamo potuto percorrere la strada maestra della mininvasività in stretta collaborazione con
SANTA MARIA DI TERNI
HIRURGIA VASCOLARE
mininvasive endovascolari sotto controllo radiologico e, nello stesso tempo, garantire la possibilità di effettuare la chirurgia tradizionale aperta. Una tecnologia avanzata è fondamentale anche nel trattamento delle ischemie degli arti inferiori, consentendoci di ridurre negli anni il numero delle amputazioni degli arti. La tecnologia, finora da noi utilizzata con sofisticati angiografi che ben si adattano alle caratteristiche delle nostre già efficienti sale operatorie, ha subito grande impulso innovativo in questi ultimi anni, tanto che ora vengono messe a disposizione degli operatori sale operatorie molto sofisticate che già nascono con la possibilità di consentire Chirurgia Open e Procedure Endovascolari nello stesso momento e che proprio per questo vengono chiamate “sale ibride”. È proprio di questi giorni la notizia della deliberazione da parte della Direzione Aziendale di realizzare a breve, una modernissima SALA IBRIDA multidisciplinare all’ospedale di Terni. Questa sala, che sarà utilizzata anche da altre discipline, consentirà alla Chirurgia Vascolare di essere al passo con i migliori centri nazionali ed europei per il trattamento delle malattie vascolari.
la Radiologia interventistica del nostro presidio ospedaliero. La mininvasività in Chirurgia Vascolare è rappresentata dalle Procedure Endovascolari che ci consentono attualmente di gestire patologie un tempo gravate da alti tassi di mortalità. Ormai la gran parte di chi legge è a conoscenza della possibilità di trattare un’aneurisma dell’aorta toracica, addominale o una rottura per dissecazione dell’aorta, con endoprotesi, cioè protesi che provvedono alla riparazione del danno senza necessariamente dover aprire il torace o l’addome e che vengono posizionate attraverso miniaccessi inguinali o brachiali. Per poter trattare al meglio la maggior parte
delle problematiche, a volte estremamente complesse, non si può tuttavia prescindere dall’associare alle procedure endovascolari la chirurgia aperta. È il motivo per cui, nel nostro reparto, che ha storicamente una grande esperienza in chirurgia aperta, associando le procedure endovascolari, abbiamo potuto rivolgere la nostra attenzione a patologie sempre più complesse, diventando un polo di riferimento per i territori circostanti, che può vantare ogni anno un’attrazione extraregionale del 30% circa. Per affrontare le complesse problematiche che presentano le malattie dell’aorta è ormai indispensabile poter disporre all’interno della sala operatoria di una tecnologia che consenta l’esecuzione di procedure
Merita menzione la cospicua attività dell’Ambulatorio Vascolare per esterni ed interni e l’utilizzo dell’Ecocolordoppler con mezzo di contrasto ecografico per il controllo di tutte le endoprotesi da noi impiantate.
Fac simile della “sala ibrida” che verrà realizzata Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Medicina & Salute
Le Diete Vegetariane: realtà e falsi miti. Si definisce “Vegetariana” una dieta che escluda in parte o totalmente alimenti di origine animale. Tale scelta può essere fatta per ragioni etiche, salutistiche, religiose, ambientali, ma troppo spesso il passaggio da una dieta onnivora ad una a base vegetale avviene senza una corretta informazione e quindi senza un buon bilanciamento dei nutrienti, provocando difficoltà che portano ad abbandonarla o peggio ancora a demonizzarla. L’American Dietetic Association afferma che “le diete Vegetariane correttamente pianificate, sono adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Inoltre sono appropriate
per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusi gravidanza, allattamento, infanzia, adolescenza e per gli atleti”. Tutto ciò è legato al ridotto contenuto di grassi saturi e di colesterolo apportati dalla dieta vegetale, in favore di elevate quantità di fibre, magnesio, potassio, vitamina C, folati, carotenoidi, flavonoidi e altri fitocomposti e antiossidanti. I benefici della dieta Vegetariana sono ben descritti nei principali giornali scientifici e sono un dato di fatto ben poco attaccabile anche dai più scettici. Tuttavia è raccomandabile che chiunque scelga di passare ad un regime dietetico vegetariano, si faccia seguire da un professionista (medico/nutrizionista), alfine di non incorrere in carenze o malnutrizione proteica: la dieta vegetale infatti, rispetto a quella onnivora, apporta un minor intake calorico ed espone ad un maggior rischio carenziale di vitamine, minerali e proteine. É bene precisare, però, che la malnutrizione è un problema molto più comune di quello che si creda e non deve essere identificata unicamente con l’eccessiva magrezza o coi regimi alimentari selettivi verso certi gruppi alimentari: l’obesità è un tipico esempio di malnutrizione per eccesso! Ci sono enormi vantaggi nella prevenzione
Dott.ssa Eleonora Teodori Biologa Nutrizionista
Per appuntamento:
Corso Vecchio, 54 - Terni 329/0726818 - eleteodori@libero.it
delle malattie croniche dall’adesione ad una dieta Vegetariana: le ricerche indicano che l’uso terapeutico delle diete a base vegetale è efficace nel trattamento del sovrappeso e dell’obesità sia nel breve che nel lungo termine e può dare risultati migliori delle diete onnivore alternative per lo stesso obiettivo, motivo per cui i professionisti delle nutrizione dovrebbero incentivare i pazienti ad aderire ad un’alimentazione vegetariana o, comunque, il più vicino possibile alla nostra Dieta Mediterranea.
CIFOPLASTICA PERCUTANEA
Dott. Vincenzo Buompadre
Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport -Terni Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6, 0744.427262 int.2 -Rieti Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25, 0746.480691 -Foligno Villa Aurora, v. Arno 2, 0742.351405
Le fratture vertebrali da fragilità ossea (Fig.1) avvengono frequentemente in persone in età avanzata e sono spesso la conseguenza di una malattia demineralizzante "l'osteoporosi" (l'incidenza di tali fratture oltre i 75 anni di età è del 21% nel sesso maschile e 35% nel sesso femminile). Il trattamento più frequente è quello conservativo, che consiste nel riposo a letto, utilizzo di un busto ortopedico, di farmaci antidolorifici e farmaci antidemineralizzazione ossea. Nei pazienti in cui tale trattamento non risulta efficace nel ridurre il dolore trova indicazione l’interventio di cifoplastica che consiste nell'introdurre del cemento osseo radiopaco (polimetilmetacrilato) in una cavità creata nel corpo vertebrale da un palloncino introdotto per via percutanea (Figg. 2-3), permettendo di ridurre il dolore e ripristinare almeno in parte l’altezza del corpo vertebrale (Fig. 4). L’intervento viene usualmente effettuato in anestesia generale e in anestesia locale associata a blanda sedazione; tutta la procedura percutanea è effettuta sotto Fig. 4
Fig. 1
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controllo ampliscopico (radiografico), entrando nel corpo vertebrale attraverso uno o ambedue i peduncoli vertebrali (Fig. 3). L'effetto principale è sul dolore che scompare o si riduce sensibilmente in oltre l'85% dei casi e permette inoltre di ottenere un parziale ripristino dell'altezza vertebrale nel 90% dei casi ed una parziale correzione della deformità vertebrale (cifosi). L’indicazione principale di questa procedura sono le fratture vertebrali da schiacciamento da osteoporosi recenti (fino a tre mesi). Controindicazioni a questo intervento sono gravi malattie della coagulazione, collasso vertebrale completo, fratture instabili, complicanze neurologiche. Fig. 2
Fig. 3
Medicina & Salute
EPILESSIE: cominciamo a parlarne. Le crisi epilettiche e le Epilessie sono disturbi neurologici molto frequenti: si possono verificare in qualsiasi età, ma non sono ugualmente distribuite nelle varie popolazioni e vi sono importanti differenze tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo. CRISI EPILETTICA La crisi epilettica è un evento conseguente ad una attività abnorme di un gruppo di neuroni cerebrali. Le manifestazioni cliniche sono improvvise e transitorie, in relazione alle aree cerebrali coinvolte dalla scarica epilettica: potranno, quindi, esserci sintomi motori, sensoriali o mentali, con concomitante o no turba di coscienza, rilevati dal paziente stesso o da un eventuale osservatore. L’entità del coinvolgimento cerebrale determina la distinzione tra: 1) crisi parziale: la semiologia iniziale della crisi indica l’attivazione iniziale di una singola parte di emisfero cerebrale; 2) crisi generalizzate: la semiologia iniziale della crisi indica un coinvolgimento di entrambi gli emisferi cerebrali. Tale termine indica sia la bilateralità sia la non focalità dei fenomeni. Crisi generalizzate sono, p. e.: “Assenze“, “Crisi Miocloniche“,
“Toniche“, “Tonico-cloniche”... Una crisi che inizia in modo focale può evolversi in una secondariamente generalizzata. EPILESSIE Il termine Epilessia indica una condizione caratterizzata da 2 o più crisi epilettiche, non provocate da cause immediatamente riconoscibili. La prevalenza delle Epilessie attive nei paesi industrializzati è compresa tra il 3,5 e il 10,7/1.000 Crisi epilettiche sono favorite da fattori che aumentano l’eccitabilità elettrica delle cellule nervose e abbassano la naturale soglia alla loro scarica spontanea. L’uso o la sospensione improvvisa di certi farmaci, droghe o alcool, febbre, deficit del sonno, alterazione degli elettroliti e, infine, una serie di fattori genetici e metabolici. Si parla di Epilessia Idiopatica o Primaria quando la storia clinica e gli esami
diagnostici non rilevano cause per crisi epilettiche ripetute. Mentre la maggior parte delle Epilessie Idiopatiche è dovuta a fattori genetici e metabolici in parte ancora sconosciuti e si manifesta in età infantile o adolescenziale, una gran parte delle Epilessie Secondarie si manifesta in età adulta.
Dott. Rita De Ciantis Specialista in Neurologia Cell. 3337004999 Ambulatorio: Terni - Via Radice 19 Tel. 0744300789 - 3479520747 Terni - c/o COMEDICA via Gabelletta 147 Tel. 0744241390
Nei primi anni del secolo scorso le Farmacie erano erboristerie in quanto i vari farmaci che servivano per curare le malattie erano estratti dalle erbe e dalle radici messe in infusione. Chi preparava le pozioni per curare i malati era lo Speziale (il moderno Farmacista), non laureato, ma con molta esperienza manuale e pratica. Metello Morganti era speziale e per curare una signora che aveva problemi digestivi preparò delle gocce che si rivelarono un medicamento efficace per la digestione. Il passo tra le gocce digestive ed il liquore fu molto breve. Nei primi anni del novecento era in voga l’uso di liquori casalinghi e Metello trasformò la medicina in liquore dalle proprietà sempre digestive e lo chiamò VIPARO, non certo dal sostantivo Vipera (che oltretutto è il simbolo dei farmacisti), ma dalle parole latine VIS – PARIO (genero forza). Il VIPARO si ottiene esclusivamente da infusi di erbe, radici e legni aromatici che solo dopo un invecchiamento fino a cinque anni vengono utilizzati per la produzione del liquore. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Medicina & Salute
Assistenza Sanitaria il cuore della struttura Gli Ospiti della residenza protetta Villa Sabrina usufruiscono di una qualificata assistenza diretta, OSS, infermieristica e medica, figure che interagiscono sinergicamente per il raggiungimento di un solido obiettivo di mantenimento e/o miglioramento delle condizioni psicofisiche di ciascuno.
I
l personale della residenza protetta Villa Sabrina possiede una grande esperienza acquista sul campo e tramite specifica preparazione professionale. La Direzione Amministrativa si fa carico di numerose iniziative di aggiornamento attraverso precisi Piani di Formazione permanente del personale sulle modalità di approccio e gestione delle problematiche e dell’accoglienza ed assistenza della persona non autosufficiente, anche in presenza di forme di demenza e/o Alzheimer. Monitoraggio continuo, corsi di specializzazione e riunioni interne permettono agli operatori di acquisire sempre più sicurezza e coesione nella gestione quotidiana. La Direzione Sanitaria mira a generare uno stato di coesione tra infermieri, assistenti ed OSS, in totale collaborazione e sintonia con l’amministrazione, con la finalità di ottenere Qualità in termini di efficienza ed efficacia che si ripercuotono sullo stato di salute dei pazienti che spesso entrano in struttura in condizioni indebolite e che, oltre ogni speranza, ritrovano dignità, salute e motivazioni, potendo, a volte, anche ritornare nel proprio domicilio con un buono stato di
autonomia. Il personale infermieristico è impegnato quotidianamente per il monitoraggio delle condizioni croniche e per il controllo e la prevenzione di situazioni critiche, con una particolare attenzione alla qualità del servizio erogato e percepito dall’Ospite. Ruolo fondamentale ha lo stimolo della memoria, delle attività pratiche manuali, della comunicazione, delle attività collettive e attività fisica che vengono programmate settimanalmente sulla valutazione medica delle capacità dell’ospite e delle potenzialità di recupero. La struttura si fregia infatti di percorsi Alzheimer nel parco e all’interno della struttura, della stanza Snoezelen, che servono per stimolare i sensi e la memoria del singolo ospite per ricreare uno stato di benessere mentale e fisico. Questi risultati ci rendono fieri non solo secondo etica professionale, scienza e coscienza, ma anche dal punto di vista umano e della dignità della persona, che non smettiamo mai di tenere in considerazione e di tutelare. VILLA SABRINA, oltre al personale infermieristico, mette a disposizione degli
Ospiti e dei familiari uno staff medico di alto valore professionale in grado di coprire tutte le necessità assistenziali dell’anziano. Lo staff è composto dalla Dott.ssa Serva Maria Rita, Medico DIRETTORE SANITARIO, laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Perugia e specializzata in Urologia ed Andrologia presso il Dipartimento di Specialità Medico Chirurgiche del Policlinico Silvestrini di Perugia che si occupa della Direzione e dell’organizzazione sanitaria della struttura. Per avere chiarimenti o informazioni sullo stato di salute, il Direttore Sanitario è presente in struttura nei giorni di Giovedì e Venerdì dalle 16.00 alle 20.00; Sabato dalle 10:00 alle 14:00. La mansione del consulente geriatrico è svolta dalla Dott.ssa Cinzia Bianchini, Medico, laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Perugia e specializzata in Geriatria presso il Policlinico Silvestrini di Perugia che si occupa di consulenze geriatriche per le terapie e la gestione quotidiana degli Ospiti. La struttura si avvale anche di un consulente scientifico nella persona della Prof.ssa Patrizia Mecocci, direttore della sezione di Gerontologia e Geriatria della scuola di specializzazione in geriatria dell’Università di Perugia e della Struttura Complessa di Geriatria dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, si occupa della formazione del personale di Villa Sabrina addetto all’assistenza, inoltre ne organizza i protocolli operativi.
OTRICOLI (Terni) Str. Pareti 34/36 - Tel. 0744.709073 - 0744.719757 - t.sabrina@libero.it
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I segreti dell’epilazione Laser La tecnica di epilazione ad oggi più utilizzata
Fin dai tempi dell’antichità la concezione di bellezza era espressa da un corpo con una pelle priva di peli; possiamo quindi affermare che la ricerca di tecniche costantemente all’avanguardia per l’eliminazione dei peli superflui ha un’origine antichissima. Ad oggi, la maggiore aspirazione di ogni donna e uomo è quella di poter avere una pelle sempre liscia, tanto da portare le Aziende del settore ad investire sempre più nella ricerca e nella produzione di tecnologie volte ad ottenere risultati sempre più immediati e duraturi nel tempo. Ogni nuova ricerca ha alla base uno studio approfondito dei vari tipi di pelo e colore della pelle che viene classificata in sei diversi fototipi dalla scala di Fitzpatrick (creata nel 1975 dal Dottor Thomas B. Fitzpatrick, dermatologo di Harvard) in base alla risposta che hanno all’esposizione dei raggi ultravioletti. Questa tecnica è a tutt’oggi uno strumento riconosciuto e applicato in ogni ricerca dermatologica.
L’IMPORTANZA DELLA RACCOLTA DEI DATI INFORMATIVI Prima di iniziare il trattamento, il professionista dovrà compilare una scheda per raccogliere dati fondamentali e preziosi per ottimizzare il risultato del trattamento ed per evitare spiacevoli inconvenienti al cliente. Maggiore sarà l’attenzione posta nella compilazione della scheda informativa, maggiori saranno i risultati e la soddisfazione finale, ma soprattutto minore sarà il rischio per la persona che si sottopone al trattamento. Il presupposto di base è che per ogni persona c’è un protocollo diverso da seguire e il compito del professionista è proprio quello di eseguire il giusto protocollo. In questa fase: vengono raccolte tutte le informazioni, viene ricostruita la storia della sua pelle, viene recuperata la storia di come è stato trattato il pelo ed in fine vengono identificati i tre parametri per la scelta del trattamento: la densità del pelo, lo spessore del pelo, il fototipo della pelle. CHI NON PUO' ESEGUIRE IL TRATTAMENTO LASER? I bambini, le donne in gravidanza o che allattano, persone con un tumore, portatori di pacemaker, persone affette da epilessia, persone con infezioni in corso, persone con ipersensibilità nota, lesioni cancerose o precancerose, herpes simplex. QUALI SONO I PELI DA TRATTARE E QUELLI DA NON TOCCARE? IL VELLO: è un particolare tipo di peluria, che hanno anche i bambini e che non va toccata; il vello assolve ad una funzione della pelle e sarebbe sciocco privarsi di questa protezione per un capriccio. C’è pelo e pelo, quello da tenete e quello da eliminare. LA PELURIA: localizzata nella zona delle basette, braccia e sterno. Può quindi essere trattata perché contiene una parte minima di pigmento. IL PELO INTERMEDIO E IL PELO TERMINALE: si presenta robusto ed è localizzato nelle cosce, sulle ascelle… e possono essere trattati. Quindi non solo le persone sono diverse, ma anche i peli che crescono in ogni parte del corpo lo sono e di conseguenza richiedono uno specifico trattamento. La persona affetta da irsutismo, una patologia di natura ormonale che provoca la
comparsa di peli visibili in zone tipicamente maschili come il mento, le guance, il torace, l’addome, le spalle, la schiena e la persona affetta da ipertricosi: inestetismo che può essere di origine genetica, ormonale, farmacologica o meccanica. Consiste nell’incremento della pilificazione in zone in cui nella donna è normalmente presente, ma non particolarmente visibile. In entrambi i casi la vita sociale delle donne è seriamente compromessa. Molte si chiudono in casa, si isolano dal resto del mondo. Non riescono a reggere lo sguardo impetuoso delle persone che incrociano per strada che le fanno sentire come un fenomeno da baraccone. QUALI SONO LE REGOLE DA ADOTTARE PER SCEGLIRE DOVE ANDARE E QUAL È LA GIUSTA TECNOLOGIA? “L’epilazione laser è boom, ma i rischi ci sono se fatta da inesperti”. È il titolo di un articolo pubblicato da ANSA.it che riporta alcuni dati osservati in America dal New York Times. Ecco un breve estratto dell’articolo: “L’epilazione permanente con il laser da alcuni anni conosce un vero boom, ma non è immune dai rischi (..). Non c’è una settimana -commenta Tina Alster, del Washington Institute of dermatologic Laser Surgery- in cui non veda una complicazione da laser (..). Le persone pensano che chiunque possa fare questi trattamenti, ma deve sapere che non è il laser a fare il lavoro, ma l’operatore. Per combattere fenomeni di questo tipo è bene orientarsi in centri con all’interno l’eccellenza delle tecnologie, le certificazioni reali, i protocolli di trattamento e la formazione tecnica: per guidare le persone nella scelta giusta è bene affidarsi a poche ma efficaci regole. 1. Controlla bene le qualifiche di chi metterà le mani sulla tua pelle, è un tuo diritto; 2. Non affidarti a chi fa false promesse e usa la parola “definitivo”; 3. Non farti ingolosire da offerte speciali, il prezzo da pagare per il tuo corpo potrebbe essere ben più caro se la persona che effettua il trattamento non è preparata e se la macchina utilizzata non rispetta gli standard di qualità. Il professionista che saprà prendersi cura di voi in modo professionale, vi chiederà di non depilarvi tra un trattamento e l’altro per garantire il risultato finale, cercate quindi di facilitare il lavoro seguendo i suoi consigli. Prima di ogni trattamento la pelle deve essere ben idratata, senza follicolite, non ispessita e, se necessario, assottigliata con l’aiuto di prodotti.
SFATIAMO UN FALSO MITO Una volta si raccomandava di non sottoporsi ai trattamenti di epilazione laser nei mesi di esposizione al sole. Le pelli abbronzate non rispondevano molto bene al trattamento ed erano a rischio macchie o altri effetti collaterali. Oggi tutto questo è superato, l’epilazione laser diventa dunque possibile in ogni momento dell’anno, basta lavorare con un laser di ultima generazione a diodo e ad alta potenza. Si potrà così lavorare in ogni momento dell’anno, senza controindicazioni su ogni tipologia di pelle.
di un i n a m e l l a i s Affidar n vero u è a t s i n o i s profes 'amore d o t t a o i r p o e pr si verso se stes Dott.ssa in Estetologia
Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza
"ESTETICA EVOLUTIVA STELLA POLARE"
Per informazioni o appuntamento:
Centro Estetica Evoluta «STELLA POLARE di Dioturni Cinzia» Via Mola di Bernardo, 15 - Terni (TR) Tel. 0744/271621 - Cell. 346/0112226 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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TV Autunno: una gigantesca telenovela Pierluigi Seri
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ttobre 2017, i programmi delle tv pubbliche e private hanno ripreso a pieno ritmo da un mese. Gli spot pubblicitari sono in attività frenetica per annunciare in modo roboante questa o quella serie dove gli spettatori potranno vedere cose strabilianti. Non mancano effetti speciali, spezzoni di filmati scelti ad arte pur di avere la tanto agognata audience (pardon! lo share, ultimo termine anglosassone per indicare l’indice di ascolto di una trasmissione). Così nel bel mezzo del tuo programma preferito eccoti l’interruzione, non per pubblicizzare questo o quel prodotto miracoloso, ma semplicemente per darti un “assaggio” di un serial tv seguito dall’immancabile scritta IMPERDIBILE! Tutto studiato ad hoc per far presa sulla psiche dello spettatore, stuzzicandone provocatoriamente le pulsioni inconsce. Si usano perfino i vari tg in cui dopo aver sciorinato una serie di notizie con tanto di filmati di eventi drammatici come guerre, barconi strapieni di disperati in fuga da guerre e carestie, omicidi efferati di povere donne perseguitate, immancabili e noiose polemiche politiche ecc., ecco nella parte conclusiva comparire sorridenti come vecchi amiconi i due protagonisti di una serie che sulla scena si combattono a suon di revolverate (a salve) o di cazzotti che non lasciano segno, se si tratta di qualche poliziesco oppure la diva di turno con tanto di labbra, tette rifatte, se ci spostiamo sul varietà. A dire la verità il bombardamento pubblicitario era iniziato durante la pausa estiva, quando tra un film e l’altro, tra uno spettacolo dejà vu e l’altro, non mancava lo spot di qualche programma con la frase altisonante: A SETTEMBRE! Accidenti, manco fosse una faccenda di stato! Quando poi l’evento, o supposto tale, si avvicina si fa perfino il conto alla rovescia -1,-2… manco si dovesse spedire un’astronave su Marte! Tutte trovate pubblicitarie di consumata esperienza nella cui trappola il pubblico casca come un pollo. Così al termine di una estate lunghissima e caldissima siamo giunti finalmente all’ora X e i programmi tanto strombazzati hanno preso il via, invadendo tutti gli spazi della nostra giornata e soprattutto le nostre serate. Essi sia, quelli prodotti dai canali nazionali sia da privati, hanno un denominatore in comune: la novità. Già, bella scoperta, ditemi quale ente di produzione presenterebbe i propri prodotti all’insegna del dejà vu?
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Sarebbe come condannarsi al suicidio… mediatico, si intende! La novità è divenuta lo strumento per bucare lo schermo! Tuttavia, se per un solo attimo cerchiamo di rimuovere dalla nostra mente gli slogan di effetto della pubblicità che hanno il compito di stordire la nostra capacità critica e risvegliamo la forza della ragione che è in noi, ci accorgiamo che si tratta di una novità soltanto apparente e che quanto ci viene proposto non è altro che una serie di seguiti in cui i personaggi sono sempre gli stessi, cambiano solo le situazioni con l’arrivo di qualche imprevisto, la matassa si imbroglia poi si sbroglia e… avanti tutta! É il meccanismo consolidato delle famose telenovelas (vi ricordate La schiava Isaura, Ciranda de pedra?...) che dal Sud America hanno invaso la nostra tv negli anni Settanta. Ovviamente si trattava di prodotti commerciali a costo contenuto e senza pretesa artistica, ma la dinamica su cui si basavano era azzeccata: i personaggi sempre gli stessi i quali si trovavano in situazioni diverse e imbrogliate dove la risoluzione era continuamente rimandata, suscitando la curiosità de:l pubblico. Questo elementare espediente permise loro di ottenere grande popolarità. Un espediente, mi permetto di dire, molto antico. Avete presente il poema Orlando Furioso di Ariosto? Un’opera lunga, intricata dove i protagonisti Orlando e Angelica non riescono ad incontrarsi mai, divisi da una serie di intricate peripezie. Un intreccio di episodi che trasformano la trama in uno gliommere (gomitolo) direbbero a Napoli. Ai tempi di Ariosto non esisteva la televisione, ma egli fu molto abile nel trovare un modo per catturare l’attenzione del suo pubblico (la corte dei duchi di Ferrara, nello specifico) evitando che i signori si annoiassero e lui di perdere il posto. Il sistema era moto semplice: interrompere l’episodio nel momento cruciale e passando ad altra narrazione in modo da suscitare con la suspence la curiosità degli ascoltatori. Un metodo vecchio e collaudato, ma molto attuale perché è proprio questo che si sta facendo nei vari canali. Proprio a tal fine se passiamo in rassegna i principali programmi tv di canali pubblici e privati, ovvio molto brevemente, sarebbe impossibile analizzarli tutti. Premesso che con questo non si vuole mettere in discussione la professionalità di quanti lavorano in televisione: attori, cantanti, ballerini, sceneggiatori, tecnici vari che fanno il loro lavoro (a volte profumatamente pagato). Cominciamo da “Mamma Rai” (strano che una madre si faccia pagare per quello che fa). Stiamo vedendo: Provaci ancora prof. con I. Pivetti, settima serie! Il paradiso delle signore con G. Buscemi e G. Zeno, solo alla 2 serie, nostalgia anni 50 banalizzata nel finale
della prima serie con l’apparizione di una moglie mai vista e conosciuta! É arrivata la felicità 2 con C. Pandolfi; poi non potevano mancare gli inossidabili Don Matteo 11 e Il Commissario Montalbano! Rivedremo l’Ispettore Coliandro 2, Sotto copertura 2, L’allieva 2, La porta rossa, per non parlare della ormai canonizzata serie Un posto al sole i cui protagonisti nei loro intrecci hanno commesso una sfilza di reati da rinchiuderli e gettar via la chiave! Poi, a fine serata, c’è l’immancabile Porta a porta, il terzo parlamento (come se non bastassero i due che abbiamo!) con l’insostituibile B. Vespa che con voce impostata alla circostanza parla di tutto: politica, strategie, letteratura, cinema, arte, sesso, gossip. Mamma mia che genio multiforme, trova perfino il tempo di scrivere libri di successo, meriterebbe un Nobel! Diamo un’occhiata a Mediaset e le cose quanto a novità non vanno meglio. Chi troviamo? Niente popò di meno che Maria De Filippi! A seguire Solo per amore 2, Squadra mobile 2, L’onore e il rispetto 5 o 6, Immaturi, Le tre rose di Eva 4 ambientato in una paesino dove ci sono più omicidi che abitanti e non potevano mancare Rosy, spine off della seguitissima Squadra antimafia e Beautiful soap opera made in Usa in cui troviamo una famiglia di stilisti che passa il tempo in intricate vicende amorose ai limiti dell’incesto e oscuri maneggi… ma ci si chiede: quando lavorano questi visto che possiedono ville, yacht, jet personali? E gli altri canali? Basta, basta, stop here! Fermiamoci qui! Tanto la musica è la stessa poi non c’è spazio. Concludendo, ma queste vi sembrano le strombazzate novità? La verità è che le aziende televisive sono soggette alle leggi di mercato e quando un prodotto va, lo si ripropone, non vale la pena di rischiare! Così trattano noi telespettatori come tante scimmiette ammaestrate. Allora che fare? Beh uno strumento lo abbiamo a disposizione tutti i giorni… quale? Elementare Watson: il tastino rosso del telecomando! Dovremmo imparare ad usarlo di più!
La Città del Sole HALL OF FAME degli atleti ternani Olimpici al CLT che compie 90 anni “Hall of Fame” è una espressione inglese per indicare le eccellenze degli uomini che hanno onorato l’umanità con le loro gesta. In particolare nel campo sportivo ne esistono in più Paesi e Terni meritoriamente se ne è dotata lo scorso 22 giugno, in occasione dei festeggiamenti indetti dal Circolo Lavoratori Terni per il 90° dalla fondazione decisa nel 1927 dall’allora Società Terni: un evento nell’evento!
Ben 17 sono stati gli atleti ternani che nel tempo hanno onorato la città partecipando ai Giochi Olimpici e Paralimpici estivi ed invernali. Il Presidente del CLT Giovanni Scordo, in collaborazione con la locale Sezione dell’ANAOAI (Azzurri d’Italia) e con il CONI Regionale e Provinciale e del Comitato Italiano Paralimpico, ha ideato di dedicare a ciascuno di loro una targa nominativa di acciaio (poteva essere diversamente?). Le targhe che sono state sistemate a lato della via principale di accesso al Centro Sportivo, da sempre sito in Via Muratori. Un’idea eccellente per dare giusto merito e memoria dei 17 atleti di varie discipline sportive, dal primo in ordine di data Camillo Pavanello, ginnasta alle Olimpiadi di Parigi 1900, all’ultimo Riccardo Menciotti per il nuoto Paralimpico di Rio 2016. Gli altri atleti della Hall de Fame sono Guido Balzarini per la scherma a Parigi 1924, Renato Perona per il ciclismo a Londra 1948, Volfango Montanari per la staffetta 4x100 a Hensinki 1952, Adalberto Lepri per la lotta a Hensinki 1952, Umberto Trippa per la lotta a Helsinki 1952, Melbourne 1956, Roma 1960, Alfonso Ottaviani per il Pentathlon Moderno a Tokyo 1964, Mario Ravagnani per la scherma a Melbourne 1956, Roma 1960,
Tokyo 1964, Franco Antonelli per l’Atletica Leggera a Los Angeles 1984 e Seoul 1988, Lucio Serrano per l’Atletica Leggera a Los Angeles 1984 e Seoul 1988, Tonino Vialli per l’Atletica Leggera a Seoul 1988, Roberto Chiappa per il ciclismo a Barcellona 1992, Atlanta 1996, Sydney 2000, Pechino 2008, Sergio Chianella per il Bob a Lillehammer 1994 e Negano 1998, Massimiliano Rota per il Bob a Negano 1998 e Salt Lake City 2002, Fabrizio Cocchi (con la guida di Leonardo Bordoni) per l’Atletica Paralimpica a Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008, Chiara Crovari per la scherma ai Giochi Olimpici Giovanili a Nanchino 2014. Un grande tuffo nel passato e nel presente alla presenza degli atleti Montanari, Vialli e Serrani, nonché del Presidente degli Azzurri d’Italia Stefano Mei e del passato Presidente Gianfranco Baraldi, nonché delle Autorità sportive Regionali e Provinciali. Lo Sport ternano è stato doverosamente onorato, quindi, nell’ambito dell’eccezionale evento per festeggiare la longevità del Circolo Ternano ed ora la Hall of Fame è lì in bella vista con le sue 17 splendide targhe d’acciaio, in attesa di aggiungerne altre nel prossimo futuro: le eccellenze sportive ternane!
Adalberto Sisalli
Benito Montesi
• Civile • Lavoro • Famiglia
• Infortunistica • Previdenziale • Commerciale
Corso del Popolo n. 26 - Terni
Lo studio si è trasferito in Telefoni: 0744/58149-58140 Fax: 0744/420166 Indirizzo mail: avvocati@crescimbenilavari.it Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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A Narni sul fiume Nera
dai mulini alle centrali idroelettriche Giuseppe Fortunati
Fin da bambino, ricordo i racconti di mio nonno Giovanni, che mi parlava dei mulini e mi affascinava vedere nel suo laboratorio i vari strumenti che si era fabbricato da solo. Tra questi spiccava una mola in pietra, di grandi dimensioni e peso, che usava come volano in uno strano strumento che serviva per affilare i coltelli e molto altro. Mi raccontava che quando andava a lavorare a Nera Montoro nel 1919 aveva visto abbandonata questa grossa pietra e con un carro di buoi l’aveva portata a Narni. Mi parlava poi dei mulini e con orgoglio mi diceva come da agricoltore fosse diventato un esperto operaio che lavorava in una grande fabbrica. Lui aveva vissuto direttamente il passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale. I mulini di Stifone sono stati la zona industriale di Narni per molte centinaia di anni, infatti si parla di essi già ai primi dell'anno mille, nel regesto Farfense, poi negli statuti comunali di Narni del 1371 e nelle riformanze viene dettagliato il grande lavoro dell’arte della lana a Stifone. Nel tempo sorsero poi in quei luoghi altri opifici come concie, segherie idrauliche, ferriere, valcherie, cartiere, oltre ai mulini a grano e ad olio, che nel catasto Gregoriano del 1820 vengono censiti in grande abbondanza in questi luoghi. Si parla di oltre quaranta mulini, nel territorio di Narni, a molte "ruote di acqua", come si citava in tali scritti. Poi il grande salto e la storia di un giovane ingegnere figlio di un mugnaio entrò nella mia vita. Quasi per caso, dai racconti degli anziani, ho sentito parlare di Aldo Netti e subito mi sono appassionato a questa Storia, che ha fatto della nostra terra un centro di sperimentazione e ricerca tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, per dare poi sviluppo e prosperità a tutta l'area
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della Valnerina, facendo diventare la nostra zona una “Silicon Valley” ed un centro di eccellenza per le nuove tecnologie di allora. Per i cittadini di Narni il piccolo edificio posto a Stifone oltre il ponticello che attraversa il fiume Nera non è solo una casa, ma dovrebbe essere “il luogo della memoria”. Una memoria gloriosa che vede la città di Narni prima in Italia, ad avere una “Officina Elettrica Municipalizzata”; la stessa città di Milano nel 1892 chiede al Sindaco di Narni come si possa costituire un’azienda di questo tipo. Il Re d’Italia invia un telegramma per l’inaugurazione della centrale, avvenuta il giorno del Genetliaco di suo figlio, il Principe di Napoli. La città di Narni festeggia tale evento al teatro comunale, che per l’occasione viene illuminato con oltre 500 lampade a luce elettrica. Pensare al giovane mugnaio Aldo Netti, che passa la sua gioventù tra i sacchi di farina ed il gorgogliare delle azzurre acque di Stifone, nel mulino che era stato del Nonno Aldobrando (di cui Aldo porterà il nome), è
ritornare alle radici contadine del territorio, alla dura fatica dei campi, ai difficili rapporti con i "Padroni", che avevano da secoli la proprietà di quel luogo. Come ci ricordano i documenti del Catasto Gregoriano, ora all’Archivio di stato di Terni, il Mulino in oggetto era così descritto: "Molino da grano a due ruote d'acqua" di proprietà di Mancinelli signori conti Ferdinando e Francesco, Cardoli Antonio e Giuseppe, Aldobrando Netti Quondam Francesco in Stifone". Il mulino passerà poi di proprietà al padre di Aldo, che con il sudore della propria fronte lo riscatterà e quel luogo diventerà la fucina per l'evoluzione della classe contadina del territorio, che in poco tempo, grazie alla luce elettrica creata dalla forza dell’acqua, permetterà a generazioni di Narnesi di migliorare le proprie condizioni sociali, portando ad un progresso inimmaginabile e facendo fare al mondo dei progressi impensabili. Si può immaginare il giovane Netti che, seduto tra i sacchi di grano e impolverato della farina appena macinata, studia in un angolo del mulino al lume di una candela. Una vita difficile la sua, segnata da sacrifici e privazioni: deve abbandonare più volte la scuola, solo le borse di studio del Comune di Narni gli permetteranno di poter continuare, prima come perito industriale e poi per fare il grande salto a Milano nel politecnico. Lì incontrerà il professor Colombo, vedrà le macchine di Edison alla centrale termoelettrica della Redegonda posta tra il duomo di Milano ed il teatro della Scala. Poi il ritorno a Stifone, con tante speranze e pochi soldi, ma un luogo in cui sperimentare quanto di buono aveva appreso dai libri. Il mulino di famiglia diventerà la fucina dei suoi esperimenti. Prima convince il padre Pietro a fargli provare una sua macchina che, attaccata alle pale del mulino, farà il miracolo di produrre energia elettrica con cui accendere delle lampade per rischiarare nella notte Stifone. Riconoscente verso il Comune che lo aveva fatto studiare propone al Sindaco Pietro Eroli di portare la luce elettrica da Stifone a Narni, con un ardito impianto di linee elettriche. Non sarà
ALDO Netti difficile convincere il padre del suo progetto, il mulino di giorno continuerà il suo lavoro di macinazione, mentre la notte lavorerà per portare la luce a Narni. Per uno strano scherzo del destino, sarà proprio il figlio di un mugnaio a decretare la fine dei mulini ad acqua, infatti con l'avvento dell'elettricità i mulini cadranno in disuso e lasceranno il posto ai mulini elettrici, non più legati al lento scorrere dell'acqua. Ma quelli sono stati tempi eroici e quell’edificio anonimo, ora abbandonato dopo il suo restauro, potrebbe raccontare di nuovo questa splendida storia a tanti giovani. Il loro benessere è possibile grazie ai sacrifici di intere generazioni di
elettricisti che, in poco tempo, passando di successo in sucesso, hanno visto la valle dei fiumi Nera e Velino divenire il motore dell’industria Italiana, con le grandi acciaierie, con le fabbriche del Carburo, con l’Elettrocarbonium e mille stabilimenti che nascono grazie alla potenza dell'elettricità. Poi la guerra porterà nuovo sviluppo con le grandi centrali di Nera Montoro, Cervara e delle Cascate delle Marmore. È importante non dimenticare che tutto parte da questo piccolo edificio e dalle sperimentazioni di un giovane ingegnere, che conosceva bene la potenza delle acque, che sapeva utilizzare al meglio la loro forza ed anche con piccole "portate" riesce a far scaturire la luce elettrica dalla loro potenza. La storia dell’ingegner Netti prosegue di successo in successo, da progettista diventa proprietario di centrali elettriche e poi creatore e distributore di reti elettriche. Sperimenterà nuove industrie, da quelle del Carburo a fabbriche del ghiaccio, dalla elettrificazione delle ferrovie alla telefonia. Netti diventerà imprenditore a tutto campo; responsabile della Camera di Commercio; Onorevole a Roma. Penserà sempre in grande ed agirà nel locale, dove sono le sue radici, nella verde Umbria che gli ha dato i natali. Non dimenticherà mai la sua Narni, seguendo i lavori dell’Azienda Municipalizzata comunale, fornendo borse di studio ai giovani della città, costruendo nella sua città il primo mulino elettrico comunale, aiutando il comune nelle difficili lotte di potere che vedono le fortissime aziende energivore crescere e prosperare grazie alle sue invenzioni e che spesso, per le proprie esigenze energetiche, danneggeranno proprio le piccole centrali di Stifone, che si ritroveranno senza acqua dal 1910 al 1915 per i lavori della centrale di Nera Montoro, che con il suo canale, intercetterà le sorgenti che portavano al mulino l'acqua, lasciando a secco le centraline del comune di Narni. Ma la guerra mondiale incombe e non ci si può fermare, così si procede a grandi passi verso l'industrializzazione del territorio, rifondendo solo in piccola parte il Comune di Narni, che tanto aveva dato per il progresso del territorio. Narni concederà ancora gran parte del suo territorio per produrre energia, anche dopo la seconda guerra mondiale, con nuovi bacini, con nuove opere di canalizzazione di quelle acque che un tempo le aziende elettriche riconoscevano al Comune di Narni e che ricordano la storia di un umile figlio di un mugnaio che, diventato ingegnere, aveva fatto grande il nostro territorio. Tutto questo si potrebbe raccontare in quell’edificio a Stifone che, per uno strano segno del destino, non è rimasto di proprietà
del Comune, ma che la generosità di ERG potrebbe restituire alla comunità di Narni per raccontare meglio questa bellissima storia ai giovani di tutta Italia, che potrebbero trarre nuova energia morale e intellettuale, rileggendo la storia dei lori avi e dei molti operai, ingegneri ed elettricisti, che con la loro capacità e spirito di sacrificio, hanno costruito tutto questo, lasciandoci in eredità una macchina quasi perfetta, il sistema cioè di sfruttamento delle acque del Nera e del Velino per usi idroelettrici. Grazie Aldobrando Netti per quanto ci hai donato; speriamo di poterti ricordare degnamente nei luoghi che ti hanno visto protagonista della nostra storia. Vedere anche internet il mio sito: http://www.narnia.it/nettistampa.html
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Andavamo a letto col prete
ORGANIZZARE UN EVENTO: I GIOCHI DELLA VALNERINA
La giusta psicosi della Sicurezza
D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto degli attentati terroristici che curato l’iniziazione a tale sport sia per gli che la maggior parteL’incubo delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. sono avvenuti in continuità in tutto il alunni delle scuole ternane sia per gli altri L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella che cucina. mondo, ha consigliato alle preposte si sono avvicinati numerosi. Stesse Accanto al camino c’era il fornello, munito grigliadimetallica sostenere le braci che venivano autoritàdiitaliane emanare per normative criticità per l’Orienteering per gli studenti mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. assolutamente restrittive, con il doveroso e per le famiglie. Quella nostra normale Benito Montesi scopo di aprevenire dell’evento Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto queste ed dueostacolare fonti di eventuali calore ma,semplificazione dato l’alto numero deinon ha trovato intenzioni criminali, che fino ad oggi hanno completo accordo degli addetti componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si alla sicurezza dato esito positivo. Così con la preziosa e siamo rimasti in sospeso fino alla fine poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largo tra i vecchi e i bambini guida della Questura di Terni, ci siamo sull'autorizzazione per svolgere l’evento. piccoli che presidiavano il focolare. 'Associazione La Pagina, attraverso dovuti immergere, con l’assoluto nostro Ma tutto è andato per il meglio, senza Poi c’erano le donne che, preparando dovevano attizzare ilinfuoco sotto caldaio per poter cuocere Terni Progetta, ha organizzato la 1^la cena, dilettantismo organizzativo, decisioni di il alcun intoppo relativo alla sicurezza ed la pasta e aggiungere ogniValnerina, tanto ununa po’ di carboni accesi sugo in ebollizione. edizione de I Giochi della alta sicurezza civile.al fornello per mantenere allailorganizzazione, grazie anche al fattivo manifestazione a scopo e ludicoComunque, vuoi per leculturale legna che bruciavano, vuoi per il consistente nella cucina si stava Comunale Ci siamo trovati di fronte anumero paure di chepersone, supporto della Amministrazione sportivo, fatta per sviluppare conoscenza pensavamo eccessive, ma che la realtà di Terni, con in testa i propri funzionari, benino, eccezionela per i popolare territorio che costeggia il di ogni giorno consigliava di ritenere che ci hanno positivamente assistiti piedi e glidelstinchi, soggetti agli percorso del fiume Nera, cercando di dare strettamente necessarie e la rigidità sia nell’approntamento delle strutture spifferi freddi che venivano una voce univoca e coordinata ai vari Comuni espressaci dall’Ente preposto alla sicurezza, necessarie, che della sicurezza anche con dalla porta, sia quando si apriva, e Pro Loco che vivono ed operano in questa se ci ha creato notevoli difficoltà operative, la presenza di volontari della Protezione perché qualcuno,anche sia con il alla fine ci è risultata non cosi antipatica Civile, sia nella disponibilità della Chiesa splendidaentrava parte dell’Umbria, quando chiusa, perché recondito era intento di attirare turistileitaliani come lo era al primo impatto, portandoci del Carmine (un vero splendore!). e stranieri a cui far godere delle ante non combaciavano bene.eccellenze alla consapevolezza della sua necessità Da evidenziare, infine, che ci sono stati che sono o presenti abbondanza, Studiare fare iin compiti in dopo per un Paese che, fortunatamente, riesce ad vicini per l’organizzazione sia le scuole di averle riscoperte e rese pregiate, come lo evitare quelle stragi che sono avvenute in Ferentillo (Istituto Comprensivo di Arrone e questo ambiente, senza finire coi sono, per la loro storia e bellezza naturale. altri territori. Ferentillo), che di Terni con l’Istituto d’Arte, piedi gelati, era possibile solo Insomma sviluppare quel sentimento di Vero è che a Ferentillo i Giardini Pubblici, ben il Liceo Classico, l’Istituto Industriale, stando in ginocchio sulla sedia cooperazione e di coordinamento che superi protetti dalla ricenzione muraria, ci sono nonché alcuni privati come l’Azienda impagliata, onde evitare il braed unisca le già tante pregevoli attività che sembrati senza pericoli. Però… ...! Agraria Rino Picchioni, che ha realizzato ciere sottosiilsusseguono tavolo chetutto spesso localmente l’anno per Vero è che a Narni Scalo ci siamo trovati una infiorata rappresentante l’Umbria con faceva venire mal die relative testa. Pro Loco. all’interno di “Narni Sport Night”, con la Cascata delle Marmore al centro di un opera dei singoliilComuni Un tentativo che necessita di una digestione la completa chiusura al traffico della rosso cuore, la Coldiretti con la presenza Per la confusione non c’era culturale per superare anche quel rimedio. Tutti parlavano a vocecaro e principale arteria con una serie di TIR posti di “Campagna Amica”, la Confcommercio, I piccolo campanilismo a cui sono attaccate a protezione degli accessi alle varie piazze Cantori della Valnerina con le loro originali alta nelle case contadine, inconsapevolmente le tante piccole e spazi impegnati e con intensa presenza interpretazioni, i Tamburini di Ferentillo, abituati com’erano nei campi a popolazioni rispetto alla vastità della di pubblico, come previsto da un copioso la Scuola di Pittura e Disegno curata dalle gridare agli sorgente animalideldafiume di “Piano di sicurezza” redatto diligentemente artiste Cecilia Piersigilli e Nadia Zangarelli, Valnerina,ordini che va dalla lavoro. Castel Sant’Angelo fino alla confluenza con dal Comune di Narni. l'Associazione Culturale “Ponte degli Artisti C’era poi sempre qualche vicino il Tevere oltre Otricoli. Le maggiori criticità le abbiamo avute – Terni” della Presidente Alessandra La tentativo 2016- èsiiniziato a Terni ai Giardini della Passeggiata, Chioma, da Umbria Energy ed infine da oIl primo vicina che, -anno dopozerocena, con la manifestazione sul lago e particolarmente per le esercitazioni del Bruno e la sua Arte con le sue simpatiche aggiungeva ai già tantidi Piediluco per ed è proseguito con gli eventi in Ferentillo. Tiro all’aumento con l’arco, svoltosi presso l’adiacente realizzazioni arte popolare scambiare quattro chiacchiere, contribuendo della cacofonia. Un momento di quasidi silenzio po- e lancio dei La 1^ edizione 2017 è stata, purtroppo, Parco Ciaurro, dove gli Arcieri Thyrus hanno Boomerang. teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passava osteggiata dagli eventi sismici che hanno al vicino cosìlarga via finché era possibile martoriatoe una parte della regione, tenere il mozzicone fra le dita. Iltanto problema delalcuni freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le camere erano così fredde che da indurre Comuni a desistere al poteva di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo al pensiero di doversi permattino ritrovarci concapitare la partecipazione veramente inimportante spogliare un balenodiperFerentillo infilarsi(30 tra le lenzuola gelate, sovrastate da coperte e imbottita, poteva anche Settembre), Narni (7 Ottobre) e Terni (14 e 15 bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. Ottobre). Il prete non era altro che il nome malizioso di una incastellatura porta-braciere in legno, usata per riscaldare Ferentillo, dove opera una ilDell’evento letto. Al dimattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, eccellente Pro Loco, è stato già scritto su La sicché sembrava, a letto che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire. Appena cenato la moglie Pagina di Ottobre; di Narni erifatto, Terni ci sono qui infilava diligentemente varie pagine illustrative dei nel due prete eventi.un recipiente metallico con le ultime braci del camino, scegliendo quelle che più fumo.leInfilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare Qui non si facevano vuole evidenziare difficoltà organizzative chegrande incombono su chi,goduto nel più dalle generazioni del dopo guerra. incendi, era un piacere stretto volontariato, si appresta ad operare Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi piaceri si vanno a cercare per realizzare un evento, pur semplice come Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol.
L
il nostro.
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Scuole
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FAVE dei Morti Porfirio, Vita di Pitagora, V, 44 Narrano che egli vietava le fave perché, quando la prima origine dell’universo e la sua genesi era sconvolta e molti germi erano in pari tempo messi insieme e seminati e insieme marcivano nella terra, a poco a poco si formò una genesi e una distinzione degli animali che erano generati e ad un tempo delle piante che venivano su: precisamente allora dalla stessa putredine si formarono gli uomini e germogliò la fava. E di questo fatto adduceva prove evidenti. Se infatti sgranocchiata una fava e schiacciatala con i denti, la si esponesse per un poco al calore dei raggi del sole, poi allontanandosi si ritornasse dopo non molto, la si troverebbe emettere l’odore del seme umano. Se poi, quando la fava fiorisce nel suo sviluppo, preso un poco del fiore che annerisce appassendo, lo si mettesse in un vaso di terracotta e messovi sopra un coperchio lo si sotterrasse nel suolo e lo si custodisse lì per novanta giorni, dopo che fosse stato seppellito, poi dopo di ciò, dissotterratolo, lo si prendesse e si togliesse il coperchio, invece della fava si troverebbe o una testa di un bambino ben formata oppure un sesso femminile.
Ovidio, Fasti, libro quinto, 419-444 9; CELEBRAZIONI PER I LEMURI Quando in seguito Espero avrà mostrato tre volte il bel volto, e tre volte le stelle, vinte, avranno lasciato il posto a Febo, sarà tempo dell’antico rito per celebrare i notturni Lemuri: e si daranno votive offerte ai silenziosi Mani. L’anno era più breve, e ancora non si conoscevano i pii riti di espiazione né tu, Giano bifronte, eri la guida dei mesi: già tuttavia si recavano doni al cenere degli estinti, e il nipote recava il suo omaggio alla tomba dell’avo sepolto. Ciò avveniva nel mese di maggio -il cui nome deriva dai maggiori, che serba tuttavia ancor oggi parte dell’antica consuetudine. Quando è mezzanotte, e il silenzio invita al sonno, e voi avete taciuto, cani e uccelli variopinti, chi è memore dell’antico rito e ha timore degli déi si alza -entrambi i piedi sono privi di calzari-, e fa segnali serrando le dita con il pollice in mezzo1, affinché un’impalpabile ombra non si faccia incontro a lui silenzioso. E dopo aver deterso in acqua di fonte le mani, purificandole, si volta, e prima raccoglie nere fave, e le getta dietro le spalle, e mentre le getta, dice: «Queste io lancio, e con esse redimo me e i miei congiunti». Ripete questa formula nove volte senza guardarsi alle spalle: si crede che l’ombra le raccolga e, non vista, lo segua. Di nuovo egli tocca l’acqua e fa risuonare i bronzi di Tèmesa, e prega che l’ombra esca dalla sua casa. Pronunziata nove volte la formula: «Uscite ombre dei miei padri!», infine si guarda alle spalle e giudica il rito compiuto con purezza.
I lemures, spiriti della notte, erano considerati, dagli antichi romani, anime, senza riposo, di persone morte violentemente. Questi spiriti del male tornavano, in tempi determinati, sulla terra per tormentare i vivi, portando le persone anche alla pazzia. Per tenerli lontani erano state istituite delle feste chiamate Lemuria. La tradizione voleva che ad istituire queste festività fosse stato Romolo per placare lo spirito del fratello Remo (si vuole che all’inizio si chiamassero Remules), da lui ucciso. Le Lemuria ricorrevano il 9, 11 e 13 maggio: è molto probabile che queste siano le più antiche feste dei morti celebrate a Roma. Il rituale prevedeva che il Pater familias gettasse alle sue spalle alcune fave nere per il numero simbolico di nove volte, recitando formule propiziatorie. Le fave erano considerate un mezzo di comunicazione diretto tra l’Ade, il mondo dei morti, ed il mondo dei vivi. In generale l’usanza delle offerte alimentari ai defunti, documentate in quasi tutte le culture nel mondo antico, sono la testimonianza di questa comunicazione.
1 Gesto apotropaico che in Italia è detto «mano fica», ottenuto facendo spuntare il pollice tra indice e medio ripiegati della mano destra.
FESTA dei Morti
Il 2 novembre di ogni anno, il giorno successivo alla solennità di Tutti i Santi, si celebra la festa dei morti. Il giorno scelto non è casuale, l’idea di commemorare i defunti in suffragio viene da un rito bizantino che celebrava tutti i morti il sabato prima della domenica di Sessagesima, ossia la domenica che precede di due settimane l’inizio della Quaresima, all’incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. Alcune civiltà più antiche celebravano gli antenati tra fine ottobre e inizio novembre. Leggenda vuole che ci si riferisse al periodo del grande Diluvio, nella Genesi. Infatti Noè costruì l’arca nel “diciassettesimo giorno del secondo mese”, il nostro novembre di allora. Il rito è passato per i secoli e per le civiltà e quella che sembra aver avuto più seguito fu quella celtica. Infatti la “notte di Samhain”, la notte di tutti i morti e di tutte le anime, la celebrazione più importante del calendario celtico si festeggiava tra il 31 ottobre e il 1° novembre. Per i primi cristiani queste tradizioni erano difficili
da perdere, cosa che spinse la Chiesa cattolica ad adeguarsi. Nel 835, Papa Gregorio II decise di spostare la festa di Tutti i Santi dal 13 maggio al 1° novembre, sperando di dare un nuovo significato ai culti pagani. Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all’abate benedettino Sant’Odilone di Cluny nel 998 con la riforma cluniacense. L’abate stabilì infatti che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1º novembre per celebrare la memoria dei defunti. Il giorno dopo, il 2 novembre, l’eucaristia sarebbe stata offerta “pro requie omnium defunctorum”. In seguito il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica, anche se qualcosa di celtico rimaneva: si ricordavano i cari scomparsi, ci si mascherava da santi, da angeli e da diavoli e si accendevano falò. Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’Ordo Romanus del XIV secolo. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Leggere la contemporaneità Una finestra sul presente con il contributo di Benedetta Fabbrizi, Ilaria De Petris, Valeria Buzi della classe II B del Liceo Classico G.C.Tacito di Terni.
Eutanasia È più malvagio togliere la vita a chi vuole vivere o negare la morte a chi vuole morire? Il suicidio assistito di un altro italiano, dopo quello di Dj Fabo, fa riaprire il dibattito che da anni occupa le menti di politici, giudici, uomini di Chiesa, filosofi ed opinionisti. A riportarne la notizia, il 4 Settembre, è il quotidiano La Repubblica, sul quale si legge che lo scorso 2 Settembre Maurizio Brambilla, un ex ingegnere di 62 anni affetto da una grave depressione, ha lasciato il paese natale di Albavilla, in provincia di Como, per raggiungere la famosa clinica Dignitas a Zurigo, ultima meta della sua vita. In molti hanno espresso la propria opinione sull'accaduto, fra cui anche il sindaco di Albavilla, Giuliana Castelnuovo che, dopo aver letto la lettera-testamento dell'ingegnere arrivata in municipio lunedì 4 Settembre, accusa la Svizzera, indignata poiché acconsente il suicidio anche a chi non è malato terminale: "È come se si potesse pagare anche la morte. Quel signore poteva guarire, era depresso, ma si stava curando". La pensa allo stesso modo lo scrittore Roberto Gervaso, che, uscito dalla depressione per ben tre volte, afferma, in una intervista pubblicata sul periodico Il Venerdì in data 8 Settembre, di capire l'ingegnere, dichiarandosi tuttavia contrario al suicidio assistito: "Quell'uomo aveva una depressione profonda, era convinto che tutto fosse finito e quando sei certo che tutto sia finito prendi decisioni estreme, che sono sbagliate. Se quell'uomo fosse andato in una clinica seria... Io capisco lui, ma non assolvo chi esercita questa pratica". Al contrario Emilio Coveri, presidente della Exit Italia, associazione che promuove il testamento biologico, dichiara: "Siamo molto contenti perché questo caso attesta che anche la depressione, in certi casi, è paragonabile ad una malattia terminale". Questa è solo una piccola porzione del grande dibattito italiano sull'eutanasia e sul suicidio assistito, che può essere definito universale poiché di tipo morale, religioso, legislativo, scientifico, filosofico ed etico e che si incentra sulla possibile legalizzazione di queste due pratiche. I favorevoli alla legalizzazione fanno leva su tre diritti fondamentali dell'uomo: il diritto alla libertà di scelta sul proprio corpo e sulla propria esistenza, il diritto alla qualità della vita e il diritto alla dignità (non a caso lo slogan della clinica Dignitas è "vivere degnamente, morire degnamente"). Gli oppositori invece puntano sul Giuramento d'Ippocrate (poiché queste pratiche entrano in conflitto con la morale medica) e sulla morale religiosa, in quanto tutte le religioni -eccetto la Chiesa Valdese e Calvinista- vedono la vita umana come un dono divino inviolabile. In Italia l'art. 579 del codice penale afferma che "chiunque causi la morte di un uomo con il suo consenso è punito con la reclusione da 6 a 15 anni". Stessa pena vale per il suicidio assistito in quanto "se si fornisce ad un ammalato un veleno che il paziente ingerisce da solo, si commette omicidio del consensiente". Tuttavia da un sondaggio, redatto dalla SWG per Il Messaggero lo scorso Febbraio, si desume che il 74% della popolazione Italiana è favorevole al suicidio assistito. Il sito della Exit Italia prova che nel 2016 ben 50 Italiani sono morti in Svizzera tramite suicidio assistito, mentre il quotidiano La Repubblica attesta, in un articolo dello scorso Aprile, che un Italiano al giorno chiede informazioni su questa pratica all'Associazione Luca Coscioni. Dunque per quale motivo in Italia il suicidio assistito è illegale? Nel linguaggio comune si tende a confondere il termine eutanasia con il termine suicidio assistito. Nell'enciclopedia Treccani si legge che l'eutanasia è il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica; mentre il suicidio assistito è un aiuto medico e amministrativo portato ad un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio.
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È bene non confondere le due pratiche poiché la differenza, a mio parere, è notevole. Sebbene io infatti sia contraria all'eutanasia, appoggio la legalizzazione del suicidio assistito poiché è compiuto interamente dal paziente stesso e non dal medico che, invece, insieme a degli amministratori, si occupa esclusivamente del ricovero, della preparazione delle sostanze e della gestione legale e tecnica dopo la morte del paziente. Ciò che mi ha convinta ad appoggiare tale pratica è stato leggere la toccante email, pubblicata sul sito della Dignitas nel 2008, di un giovane ragazzo inglese, costretto alla sedia a rotelle dopo un fallito tentativo di suicidio, che chiedeva aiuto alla clinica per porre fine alla sua sofferenza. L'email terminava con queste parole: Vorrei soltanto che il mio paese fosse abbastanza umano da lasciare morire una persona. La domanda che mi sono posta allora è stata "È più malvagio togliere la vita a chi vuole vivere o negare la morte a chi vuole morire?". A mio parere, dal momento in cui l'Italia ha già legalizzato l'aborto, violando il sacrosanto Giuramento d'Ippocrate, per coerenza dovrebbe legalizzare anche il suicidio assistito. Perché una persona può decidere sulla vita di chi porta in grembo e non sulla propria? È bizzarro. In Svizzera il suicidio assistito è legale in base al principio di pluralismo, ma non è a carico dello stato. Associazioni come la Dignitas guadagnano fino a diecimila euro a paziente e ciò non mi sembra moralmente corretto. Se un domani il suicidio assistito dovesse diventare legale anche in Italia vorrei che fosse a carico dello Stato, così da evitare costi esagerati per il paziente, che si troverebbe a pagare solamente il prezzo del farmaco e del soggiorno in clinica. Dovrebbe essere poi regolato da norme e leggi: i pazienti dovranno avere motivi validi e soprattutto dovranno essere in grado di intendere e di volere. Solo a queste condizioni il suicidio assistito può essere legale. In conclusione ad ogni essere umano è stata donata una grande virtù, la capacità di scegliere e, nel momento in cui essa potrà essere applicata a pieno in ogni ambito e in ogni momento dell'esistenza (dalla nascita alla morte), l'uomo sarà veramente libero e gli Stati potranno essere definiti veri garanti dell'autodeterminazione dei cittadini. Tuttavia in un mondo, quello del 2017, in cui la schiavitù è ancora da debellare e la libertà d'espressione ancora da conquistare, la strada che bisogna percorrere è molto lunga. Ma, tornando al particolare caso di Maurizio Brambilla, la depressione può essere davvero paragonata, in alcuni casi, ad una malattia terminale? Benedetta Fabbrizi
Totó Riina, esiste un limite alla pietà? È destinata a dividere l'opinione pubblica la sorprendente apertura della Corte di Cassazione, avvenuta il 22 Marzo scorso, agli arresti domiciliari di Totò Riina, il simbolo della lotta alla mafia, colui che ordinò il massacro di Falcone e Borsellino, di Chinnici e del bambino sciolto nell’acido, il quale ha 86 anni e due tumori al rene. Il suo futuro è quindi in bilico tra la volontà di rispettare il diritto di ogni essere vivente a “morire dignitosamente”, quindi gli arresti domiciliari, e quella di non infangare il ricordo delle vittime di Cosa Nostra. È difficile però parlare di dignità per un uomo che ha compiuto ed ordinato centinaia di omicidi a sangue freddo senza essersi mai pentito delle sue azioni. La polemica ovviamente è nata proprio perché, come afferma Tina Montanaro, la vedova del caposcorta del giudice Falcone: “È come se lo stessero graziando”. Ma, dall’altra parte, i giudici della prima sezione di cassazione affermano che ormai il boss è anziano e gravemente malato e per questo non più pericoloso. La risposta non ha però tardato ad arrivare. Rosy Bindi della commissione parlamentare antimafia, dopo aver svolto un sopralluogo nell’ospedale in cui è ricoverato, afferma che “Riina è curato bene ed in condizioni superiori a quelle degli arresti domiciliari, psicologicamente lucido e non mostra alcun segno di ravvedimento”. Un altro componente della commissione antimafia, Giuseppe Lumia, si esprime riguardo alla questione dicendo: “Non bisogna dare messaggi sbagliati… Il diritto alle cure mediche non può essere negato a nessuno; ma Riina è un carnefice spietato e ancora pericoloso”. La domanda quindi, sorge spontanea. È giusto, in punto di morte, provare pietà per chi ha vissuto gran parte della propria vita uccidendo? Perché concedere una morte dignitosa a chi ha deciso, di mettere fine alla vita di altri in maniera violenta? Una risposta
universale a queste domande non c’è. Ciò che è sicuro però è quanto sia difficile chiedere pietà e perdono a chi ha provato il dolore di veder uccisi i propri cari. Ovviamente sappiamo tutti che in un paese civile come il nostro il dolore delle vittime dà un senso alla giustizia, ma non si sostituisce ad essa. La compassione e la pietà sono due nobili sentimenti che ci rendono umani, ma ritengo che chiunque difenda e cerchi di liberare un uomo come Totò Riina, o una qualunque persona che abbia causato così tanto dolore, morte e devastazione senza provare alcun rimorso, debba, prima di mettersi nei panni del carnefice, provare empatia per le vittime e debba pensare a cosa veramente significhi perdere una persona cara a causa di un altro uomo, il quale forse si sentiva così potente da poter strappare una vita come se ne avesse il diritto. Totò Riina rimarrà quindi in carcere, essendo ingiusto provare pietà, per chi pietà non ne ha mai avuta. Valeria Buzi
Né più mai toccherò le italiane sponde È lunedì 3 luglio 2017 quando giunge in Italia l'ennesimo campanello d'allarme con la pubblicazione da parte dell'ISTAT dei dati sull'occupazione di maggio: ad avvisarci è il quotidiano La Repubblica con la conferma che ci sono 51 mila occupati in meno rispetto ad aprile e il tasso di disoccupazione è risalito all'11,3% in aumento di 0,2 punti. Peggiora soprattutto il quadro per i giovani, con la quota dei senza lavoro che sale al 37%, con un incremento di 1,8 punti su aprile. Ecco dunque la diagnosi: l'Italia è percepita dai giovani come una fonte di disillusione, la famiglia non basta, il futuro è incerto, la ricerca di un'occupazione stabile rappresenta la fine di un sogno, la prospettiva di una pensione dignitosa un'utopia. In un sistema come quello italiano, oltremodo carente, la possibilità di trovare lavoro e sbocchi occupazionali adeguati è regredita drasticamente. Per i giovani dunque non c'è spazio e non ce ne sarà mai perché i posti nuovi scarseggiano e chi un posto ce l'ha se lo tiene stretto. Il maggior senso di disagio pervade i cosiddetti giovani-adulti ovvero coloro che si trovano tra l'età giovanile e l'età adulta, poiché in questa fase di transizione stanno uscendo dal guscio protettivo della famiglia; altri hanno terminato gli studi e si guardano intorno, aperti alle problematiche della vita. Coltivano il sogno di poter lavorare seguendo le proprie passioni e cercando di costruirsi una famiglia, provano a elaborare progetti per un futuro che appare ai loro occhi precario, fragile ed evanescente. Secondo il sondaggio Demos-Coop per La Repubblica, dicembre 2016, due italiani su tre ritengono che per far carriera i giovani se ne debbano andare all'estero. Perciò più che in avanti la gioventù sembra scivolare indietro, guardare al passato. Ma soprattutto è disillusa perché ai suoi occhi la parola merito, nel contesto italiano, conta poco nel lavoro e nella vita. Il 45% di chi affronta un concorso per accedere al lavoro studia almeno 5 mesi senza lavorare: costi così elevati possono scoraggiare i più promettenti, con il risultato di avvantaggiare coloro che hanno più tempo per la preparazione
e che provengono dai ceti alti: "Alcune analisi, argomenta La Repubblica, mostrano che la probabilità di superare un concorso dipende in maniera sostanziale da quest'ultima variabile piuttosto che dall'abilità del candidato". C'è chi invece ha considerato l'atteggiamento dei giovani da una seconda prospettiva dichiarando che questi denotano una demotivazione e un disinteresse collettivo nei confronti del lavoro e dello studio preoccupandosi sempre meno del loro futuro: agli occhi di molti essi vengono visti come una massa inoperosa che vive nell'inerzia aspettando che la soluzione al proprio problema piova dal cielo e che non si impegna a conseguire le proprie ambizioni e passioni, appiattendosi nel contesto lavorativo, accontentandosi di quello che trova. Si parla di "generazione perduta" in uno Stato che è il primo a togliere loro gli strumenti adatti per orientarsi e per trovare un punto di riferimento stabile: risulta evidente che i giovani pur di trovare un'occupazione sono disposti a lasciare le proprie ambizioni con la conseguenza che essi non proveranno la stessa soddisfazione che avrebbero provato se avessero fatto il mestiere voluto avendo come ripercussione minor interesse e amore: si tratta di una scusa incredibilmente comoda se si vuole spostare il problema ma non risolverlo: è troppo facile nascondere la polvere sotto il tappeto, parandosi dietro questo poco credibile "alibi" e addossando le responsabilità a chi in questo giochetto di colpe perde a prescindere. Si dovrebbero invece prendere decisioni radicali e iniziative che diano più possibilità ai giovani, anche perché paesi come l'Austria, il Regno Unito, la Germania, l'Olanda stanno invitando sempre di più i giovani italiani a far su le proprie cose e fuggire da uno Stato che non garantisce serenità e fiducia. A uno sguardo d'insieme si può parlare d'una generazione di disillusi che evoca un'ombra incombente su tutta la società. I giovani sono il futuro e, se i giovani perdono la speranza, come si può credere nel futuro e nella possibilità di rialzare le sorti dell'intera nazione? Ilaria De Petris Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Arrivavano i sediari A
rrivavano in pieno inverno portando a spalla gli attrezzi da falegname e i fasci di paglia di fiume per impagliare le sedie. Vestivano panni pesanti come pantaloni di fustagno o di velluto e camicie contadine a quadrettoni e parlavano con un accento particolare, per cui tutti li chiamavano padovani. Infatti venivano da quei territori ancora lontani dal boom economico, mossi dalla necessità di guadagnare. Si spingevano lontano, nelle piccole frazioni dell’Umbria abbarbicate sui costoni rocciosi circondati dagli ulivi, spostandosi a piedi e dormendo dove capitava. La voce dell’arrivo dei sediari si spargeva in un baleno anche in assenza dei telefoni e di internet. Come era possibile? Semplice: faceva “rete” la presenza costante di ogni contadino nel proprio campo, che si scambiava le informazioni col contadino del campo confinante e così via. Inoltre, siccome si andava quasi tutti a piedi o a cavalcioni di un’asina o sopra un carro, ci si incontrava anche per strada e ci si fermava per scambiare due chiacchiere, per informarsi sullo stato di salute altrui, sulle novità del momento come nascite, morti e matrimoni e sull’arrivo dei sediari. Oggi invece usciamo da casa sapendo già tutto e poco inclini a occuparci del prossimo. La Tv, i giornali e la rete ci rendono edotti di tutti gli avvenimenti rimarchevoli -ma anche di quelli più futiliaccaduti in qualsiasi angolo recondito del globo e, nonostante tutti questi vantaggi portati dalla scienza e dalla tecnica, c’è chi ancora fa stragi nel nome del suo dio e chi trova la morte per raggiungere la felicità con la droga. Non siamo riusciti a sconfiggere gli integralismi e a far tacere i ciarlatani che anzi si sono moltiplicati utilizzando tutti i più moderni mezzi della comunicazione. Dopo queste divagazioni che lasciano il tempo che trovano, torniamo al tema dei sediari. Nelle case contadine del primo dopoguerra le sedie erano un lusso e nelle cucine dominavano le panche per mettersi seduti. A questo proposito i vecchi raccontano una storia vera, con nomi e cognomi. Una famiglia numerosa stava cenando, quando bussò alla porta un vicino. Il capofamiglia gli disse di accomodarsi mentre loro continuavano a mangiare. Siccome l’amico rimaneva in piedi, il padrone di casa gli intimò in modo brusco di mettersi seduto (…e asséttate!). L’amico allora sedette per terra tra le risate di tutti,
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evidenziando che non c’erano posti liberi a sedere sulle panche e l’unica sedia era occupata dall’amico che lo aveva invitato a sedersi. Ecco una delle ragioni per cui, appena l’economia incominciò a riprendersi, scesero i sediari per soddisfare una richiesta crescente di comodità. Il capo famiglia previdente, valutate le risorse disponibili, aveva già tagliato nei giusti tempi quella bella pianta d’acero bianco che svettava in mezzo al bosco di carpini. L’aveva messa a stagionare all’ombra di una capanna e adesso era pronta per diventare comode e leggere seggiole per tutta la numerosa famiglia, bambini compresi. Era uno spettacolo vedere lavorare i sediari: ognuno aveva un compito e un arnese adatto per portarlo a termine. Scolpivano il legno con colpi sicuri e dalle loro mani venivano fuori le parti portanti della futura seggiola. Uno assemblava le parti fabbricate dagli altri incastrandole tra loro senza l’uso di chiodi o viti, mentre l’altro iniziava a rivestire lo scheletro della seggiola con la multicolore paglia di fiume, detta nel linguaggio comune la scarsa. I bambini curiosi abbandonavano libri e quaderni per seguire i movimenti eleganti e ripetitivi di ciascun artigiano, sordi ai richiami della mamma sulla necessità improrogabile di finire prima i compiti. A sera, siccome d’inverno non mancava mai, in ogni casa contadina, un congruo
Vittorio Grechi
quantitativo di tordi e affini, andava a finire a poenta e osei con i robusti padovani che rimestavano vigorosamente con un mattarello la farina di granturco che cuoceva in un capace caldaio di rame. La sera successiva continuava lo scambio culinario con una cena a base di tordi (e similari) allo spiedo inframmezzati da una foglia di salvia e da un lardello. Il contorno rigorosamente di insalata mista di campo e per pane il cosiddetto panunto, ovvero l’immancabile filone di pane tagliato a metà secondo la lunghezza e insaporito nascondendoci dentro ogni tanto, a mo’ di sandwich, lo spiedo gocciolante di saporiti grassi animali.
Sedia di acero bianco vecchia di 65 anni e rimpagliata con fili di plastica.
Amleto Falcinelli
Un protagonista nel pugilato del secondo dopoguerra
N
el marzo del 1941 si tennero a Terni i campionati italiani di pugilato cui si iscrissero oltre 120 atleti. Sebbene fossimo in guerra, in un sussulto di presunta normalità, ma soprattutto di propaganda di regime, si volle comunque gareggiare. “É significativo –commentava La Stampa– che, anche nel periodo bellico, la massima manifestazione dilettantistica nazionale abbia il suo regolare svolgimento. Il pugilato è sport di combattimento, di coraggio, di potenza, che i ragazzi dell’Italia fascista amano e curano volentieri”. Molti tra i pugili in gara, a fine competizione, tornarono alle loro caserme di appartenenza. Tra le principali sorprese del torneo figurò il ternano Amleto Falcinelli che disputò la finale dei pesi mosca contro il campione in carica, l’esperto pugile romano Paesani. Nonostante la sconfitta Falcinelli, poco più che ventenne, riscosse unanimi apprezzamenti distinguendosi per tecnica e classe. Da qui parte la luminosa carriera di Amleto Falcinelli, allevato pugilisticamente dal grande maestro di boxe Nello Sabbati: combattè nella nazionale dilettanti dodici incontri vincendone dieci, si classificò secondo ai Campionati Europei a Breslavia in Polonia. Professionista dal settembre 1944, intraprese una lunga carriera, disputando ben 86 match. Tra i suoi successi più significativi ricordiamo i titoli italiani conquistati nei pesi gallo nel 1948-1949 e 1952. Il 24 gennaio 1949 difese proprio a Terni con successo il titolo, contro il veneziano Arturo Paoletti, sconfiggendolo ai punti dopo 12 riprese. Erano gli anni dell’immediato dopoguerra. Una intera città trovava la forza di reagire anche attraverso le vittorie di Falcinelli e del centauro Libero Liberati. A Terni c’era una colonia importante di pugili, una vera e propria scuola, che raggiunse risultati importanti a livello nazionale. Falcinelli aveva conquistato la vacante cintura nazionale a Roma, nel settembre dell’anno precedente, superando il pugile di casa Alvaro Nuvoloni. Con la corona da Campione Italiano si esibì in Inghilterra, Spagna e Svizzera, senza ottenere lusinghieri risultati. Nell’aprile 1950, a Firenze, affrontò lo sfidante Tino Cardinale. Il punteggio di parità gli salvò il titolo.
Combatté quindi in Spagna dove incontrò lo spagnolo Louis Romero (campione europeo) davanti a 50.000 persone, e in Francia. In ottobre a Verona dovette lasciare la cintura italiana al suo vecchio avversario Alvaro Nuvoloni. Nel 1951 altri ingaggi all’estero: Gran Bretagna e Tunisia. Nell’aprile del 1952 di nuovo la sfida per il tricolore: ancora una volta contro Alvaro Nuvoloni, nella sua Terni. Vinse il titolo sostenuto da una intera città. Mantenne il primato per cinque mesi, arrendendosi in settembre a Cagliari, al pugile locale Gianni Zuddas, suo vincitore in due precedenti incontri. Riprese intensa la sua attività all’estero. Sempre nel 1952, nel mese di ottobre, Falcinelli sconfisse in Scozia Peter Keenan, campione British Commonwealth e d’Europa. Nel 1953 continuò a combattere in Gran Bretagna ed in Belgio. L’anno successivo si trasferì in Australia. Falcinelli terminò gli ultimi spiccioli di carriera tra l’Italia, Francia,Tunisia ed Israele. Il pugilato professionistico nello Stato di Israele è stato quasi sempre una rarità. Il peso leggero David Oved, passato professionista a Brooklyn, New York, nel luglio 1954, tornò nella sua Patria da imbattuto. Il 25 maggio 1955 a Tel Aviv l’israeliano affrontò l’italiano Amleto Falcinelli, ex campione nazionale dei pesi gallo. Oved vinse il confronto con il veterano pugile ternano dopo 8 riprese. Il campione ternano smise di calcare il ring dopo l’ultimo incontro nell’aprile del 1956. Tanti i pugili incontrati, tra questi citiamo: Guido Ferracin (già campione europeo), affrontato la prima volta a Ferrara nel settembre 1946, nel tentativo non riuscito di togliergli il titolo italiano dei pesi gallo, Theo Medina, Danny O’Sullivan, Stan Rowan, Luis Romero, Otello Belardinelli, Altidoro Polidori, Jan Sneyers, Piero Rollo, Cherif Hamza e tanti altri ancora di indiscutibile valore internazionale. Tante le storie legate ad alcuni suoi avversari: Salamo Arouch era un pugile greco di origine ebraica. Fu campione greco dei pesi medi nel 1938 e campione dei Balcani l’anno successivo. Prima dello scoppio della
Seconda Guerra Mondiale aveva un record di 24 vittorie su 24 incontri disputati, tutte per KO tecnico. Durante la guerra Arouch fu arruolato nell’esercito greco, dove combatté e vinse altri 3 incontri. Nel 1943 fu catturato insieme a tutta la sua famiglia ed internato nel lager di Auschwitz-Birkenau. Quando i comandanti del campo seppero che Arouch ed altri prigionieri erano pugili, cominciarono ad imporre degli incontri di boxe per il loro intrattenimento, organizzandone due o tre a settimana. Arouch sapeva che chi perdeva l’incontro andava nelle camere a gas o veniva giustiziato subito dopo con un colpo alla testa. Combatté per salvare la propria vita. Per tutta la durata della prigionia rimase imbattuto, combattendo, secondo una sua stima, poco più di 200 incontri e vincendoli tutti, condannando quindi a morte certa altrettante persone, suo malgrado. Fu liberato dal campo il 17 gennaio 1945. Successivamente, durante una vana ricerca dei suoi familiari (che erano tutti morti) nel campo di Bergen-Belsen, conobbe Marta Yechiel, una sopravvissuta proveniente dalla sua stessa città; i due si trasferirono a Tel Aviv, dove si sposarono nel novembre dello stesso anno ed ebbero due figli. Arouch riprese la sua carriera di pugile e nel 1955 fu sconfitto per la prima ed unica volta nella sua carriera dal pugile italiano Amleto Falcinelli. Nel 1989 venne realizzato un film sulla sua storia, uscito in Italia col titolo “Oltre la vittoria”. Terminata la sua attività di pugile professionista Amleto Falcinelli, divenne istruttore, insegnando la “nobile arte” a tanti ragazzi, dapprima a Terni, poi in Australia, a Melbourne. A ricordare questa splendida figura di sportivo scomparso nel 1996 che negli anni cinquanta ha dato emozioni ad una città intera, c’è la sezione ternana dei Veterani dello sport ed una associazione sportiva pugilistica a lui dedicate. Così come ad Amleto Falcinelli è stato intitolato un asteroide scoperto nel 1995 dal Team Santa Lucia di Stroncone (Tr), Asteroide nr. 7963 A. Falcinelli MPC 33387. Stefano Lupi Delegato Coni Terni
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LA FONDAZIONE CARIT APPROVA IL PROGRAMMA PLURIENNALE 2018-2020
DESTINANDO AL TERRITORIO PER IL 2018 5 MILIONI DI EURO MODALITA’ DI INTERVENTO L’articolo 11, c. 3, del Protocollo di intesa tra il MEF e l’Acri stabilisce che il BANDO rappresenta la modalità operativa privilegiata per selezionare le erogazioni da deliberare. Come previsto dall’art. 2, punto 5, del Regolamento per l’attività istituzionale, oltre ai bandi la Fondazione ha in animo di intervenire anche con INIZIATIVE PROPRIE.
BANDI 2018 La Fondazione intende pubblicare nel 2018 alcuni bandi per consentire agli stakeholders territoriali di presentare progetti per specifici ambiti di intervento. Presumibilmente potranno essere: zz nel settore dell’Arte, attività e beni culturali un bando per il finanziamento di eventi musicali e per gli spettacoli teatrali e di danza;
Il Comitato di indirizzo della Fondazione Carit, nella seduta del 26 ottobre 2017, ha approvato il Piano pluriennale 2018-2020 e il Documento programmatico previsionale 2018.
zz nel settore dell’Educazione, istruzione e formazione un bando per “Lettori madre lingua” per le scuole pubbliche del territorio di riferimento e per attrezzare i laboratori specialistici, con particolare attenzione per le scuole professionali pubbliche, potendo anche beneficiare dello school-bonus;
Obiettivo prioritario del prossimo triennio sarà contribuire allo sviluppo della coesione sociale, alla promozione della cultura, della formazione e dello sviluppo economico della comunità territoriale di riferimento della Fondazione, attraverso la messa a sistema delle realtà esistenti per favorire approcci innovativi e sostenibili.
zz nel settore del Volontariato, filantropia e beneficenza due bandi: uno, più consistente, sul “Welfare di comunità” e un altro per il sostegno dell’attività annuale delle Associazioni senza fine di lucro ed Enti Ecclesiastici;
In tale direzione la Fondazione, attingendo dal proprio ultraventennale patrimonio di esperienze consolidato e radicato nella comunità, cercherà di individuare azioni che permettano anche sperimentazioni innovative e sinergiche tra tutti gli attori chiave degli interventi erogativi. Incentiverà il processo di ascolto e di coinvolgimento degli interlocutori pubblici e del privato sociale allo scopo di analizzare le problematicità della comunità e mettere in campo azioni incisive volte alla risoluzione di emergenze prioritarie.
zz nel settore dello Sviluppo locale si riterrebbe utile pensare ad un bando per potenziare le manifestazioni sportive, sia relative agli sport in-door ed a quelli out-door anche di nuova concezione, con particolare attenzione a quelle rivolte ai giovani e ai diversamente abili, ritenendole un importante veicolo per lo sviluppo locale; un altro bando potrebbe riguardare il recupero di beni architettonici e monumentali di pregio di proprietà pubblica potendo usufruire dell’art-bonus.
Per il periodo 2018-2020 il Comitato d’indirizzo della Fondazione ha deliberato di intervenire nell’ambito dei seguenti settori rilevanti e statutario ammesso: A) Ricerca scientifica e tecnologica; B) Arte, attività e beni culturali; C) Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; D) Educazione, istruzione e formazione; E) Volontariato, filantropia e beneficenza; F) Sviluppo locale.
Come sperimentato con successo lo scorso anno, anche per il 2018 è prevista la pubblicazione di un bando per “Richieste generali di contributo”, che interesserà con ogni probabilità prevalentemente i seguenti ambiti di intervento: Ricerca scientifica, Arte e Cultura, Sanità pubblica, Istruzione e Sviluppo locale.
Sulla base degli obiettivi prioritari di intervento per il triennio, il Consiglio di Amministrazione ha poi predisposto il Documento programmatico previsionale 2018 approvato dal Comitato di Indirizzo, previo parere dell’Assemblea dei Soci.
La Fondazione, come previsto dall’art. 2, punto 5, del Regolamento per l’attività istituzionale, persegue le proprie finalità istituzionali anche attraverso l’attuazione di iniziative e progetti propri.
DESTINAZIONE RISORSE 2018 SETTORI
DPP 2017
Settori rilevanti RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA ARTE, ATTIVITA’ E BENI CULTURALI
%
DPP 2018
%
300.000,00
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600.000,00
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650.000,00
22
1.000.000,00
20
250.000,00
8
600.000,00
12
650.000,00
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700.000,00
14
650.000,00
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1.100.000,00
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SALUTE PUBBLICA, MEDICINA PREVENTIVA E RIABILITATIVA EDUCAZIONE, ISTRUZIONE E FORMAZIONE VOLONTARIATO, FILANTROPIA E BENEFICENZA Settore statutario ammesso SVILUPPO LOCALE TOTALE
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500.000,00
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1.000.000,00
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3.000.000,00
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5.000.000,00
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INIZIATIVE PROPRIE 2018
In questo ambito nel 2018 ha in animo di poter curare direttamente in via prioritaria il restauro di beni artistici presenti in luoghi di culto o ambienti pubblici al fine di riportare al loro antico splendore opere vincolate e di notevole interesse storico. Altre iniziative proprie potranno inoltre riguardare la realizzazione di mostre a palazzo Montani Leoni e di concerti in luoghi prestigiosi pubblici e di culto del territorio, la pubblicazione di volumi e cataloghi, nonché l’organizzazione di convegni e incontri di studio.
Programma Associazione Culturale La Pagina VITTORIO GRECHI Martedì 14 novembre dalle ore 16.00 alle ore 17.00 Martedì 28 novembre dalle ore 16.00 alle ore 17.00
ENRICO SQUAZZINI Venerdì 17 novembre dalle ore 16.30 alle ore 18.00 QUANDO I FIUMI SI ABBRACCIANO
IL MARTEDÌ DEI CURIOSI LORETTA SANTINI Giovedì 16 novembre dalle ore 17.30 alle ore 19.00
F. FRONTINI - E. LUNA - M. MARINELLI - R. MORICONI Giovedì 23 novembre dalle 17.00 alle 18.30 PER MANTENERE VIVA LA CULTURA DIALETTALE
CIBO QUOTIDIANO, CIBO DELLA FESTA (con assagio cibi tradizionali) RENZO SEGOLONI Venerdì 10 novembre dalle ore 17.30 alle ore 19.00 Venerdì 24 novembre dalle ore 17.30 alle ore 19.00
GIAMPIERO RASPETTI Sabato 11 novembre dalle ore 17.00 alle ore 18.00 Sabato 18 novembre dalle ore 17.00 alle ore 18.00 Sabato 25 novembre dalle ore 17.00 alle ore 18.00
LE CANTICHE DELLA DIVINA COMMEDIA - INFERNO
MIRIAM VITIELLO Tutti i Lunedì dalle ore 18.30 alle 20.00
Corso di lingua INGLESE
EDUARDO TOBIA Tutti i Mercoledì dalle ore 16.30 alle 18.00
Corso di lingua CINESE
GRECO E LATINO NEL PARLARE QUOTIDIANO
NADIA ZANGARELLI Tutti i Lunedì dalle ore 15.30 alle 18.00
Corso di PITTURA
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Galleria
Roberto BELLUCCI - Periodo anni sessanta -
Gubbio al Sole Rosso - 1960 - olio sutela - 60x70 cm
Paesaggio umbro d'ottobre - 1959 - olio su tela - 50x60 cm
Gotico - 1962 - olio su tela 60x50 cm
Metamorphosis in fa maggiore n°7 - 1963 - olio e collage - 60x50 cm
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Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA
CAMPAGNA ANNO SCOLASTICO 2017-18 CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE
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Ternana Unicusano
Foto di Stefano Principi
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