elevatori su misura Numero 159 Novembre 2018
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
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Fisioterapia e Riabilitazione
Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011
Andavamo a letto col prete Novembre
2018
D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Possiamo offrire un turismo per di qualità Accanto al camino c’era il fornello, munito di griglia metallica sostenere le braci che venivano Loretta Santini mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei UOMO E DIO componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si Raspetti poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largoGiampiero tra i vecchi e i bambini piccoli che presidiavano il focolare. Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere ........................................pag. 3 BMPilelevatori la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere sugo suinmisura ebollizione. THERMAE e SALUTE 5 Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina.....................................pag. si stava Mensile di attualità e cultura benino, fatta eccezione per i CMT Cooperativa Mobilitá Trasporti......................pag. 7 Registrazione n. 9 del 12 novembreagli 2002, piedi e gli stinchi, soggetti Programma Ass.Cult. La Pagina. .........pag. 9 Tribunalefreddi di Terni. che venivano spifferi Il punto di non ritorno ACI Automobile Club Terni........................................pag. 7 Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Enrico Squazzini dalla porta, sia quando si apriva, STUDIO VERITAS .............................................pag. 11 Tipolitografia: Federici - Terni perché entrava qualcuno, sia Tutta la plastica del mondo quando DISTRIBUZIONE era chiusa, GRATUITA perché le A Melasecche. ............................................................pag. 12 Direttore responsabile Michele Rito Liposi ante non combaciavano bene. NET LOGOS .........................................................pag. 13 Direttore editoriale Giampiero Raspetti Studiare o fare i compiti in Grafica e impaginazione Francesco Stufara La voce del Sinjar F Patrizi.............................pag. 14 questo senza finire coi Editriceambiente, Projecta di Giampiero Raspetti ARCI ........................................................................pag. 15 piedi gelati,- info@lapagina.info era possibile solo 3482401774 Assegno di mantenimento M Petrocchi....pag. 16 www.lapagina.info stando in ginocchio sulla sedia Le collaborazioni sono, salvo diversi La Pinzione P Casali...........................................pag. 16 impagliata, onde evitare ilaccordi brascritti, gratuite e non retribuite. È vietata la ciere sotto anche il tavolo spesso CASA MIA servizi residenziali per anziani ..........pag. 17 riproduzione parzialeche dei testi. faceva venire il mal di testa. VILLA SABRINA residenziali protetta..............pag. 17 DOVE TROVARE La Pagina CONFERENZA Per la confusione nonMarconi; c’era ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le AMELIA AQUA ME GENUIT Prevenzione tumore al seno L Fioriti.....pag. 18 SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE a Massimo rimedio. Tutti parlavano voce La Ginecomastia R Uccellini...........................pag. 19 Frattesi, P.zza Garibaldi; ASSISI SUPERCONTI alta nelle case contadine, S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO ; NARNI Quando fare una visita ginecologica abituati com’erano nei campi a SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; G Porcaro....................................................................pag. 19 gridare ordini V.agli animali da ORTE SUPERCONTI De Dominicis; ORVIETO AZIENDA OSPEDALIERA SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI lavoro. SANTA MARIA DI TERNI. .............................pag. 20 SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C’era poi sempre qualche vicino AVIS .........................................................................pag. 22 C. Comm. La Chiona; STRONCONE; TERNI o Associazione vicina che, dopo cena, si La Pagina - Via De Filis; CDS Terni Cuffia dei rotatori V Buompadre..................pag. 22 aggiungeva ai già per - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL tanti - V. Tristano di Estetica Evoluta STELLA POLARE. ......pag. 23 Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; scambiare quattro chiacchiere, contribuendo all’aumento della cacofonia. Un momento di quasi silenzio poPer aprire gabbia presente CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio dilatirate ladel passava G Porrazzini. ...............................................................pag. 28 Libreria UBIK ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello L’UOMO, LE VISIONI ONIRICHE E IL SENSO al del vicino e così via finché era possibile tenere il mozzicone fra le dita. Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; DELLA VITA Adriano Marinensi DIOCESI TERNI - NARNI - AMELIA........pag. 29 Il SUPERCONTI problemaCentrocesure; del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le camere erano così fredde che SUPERCONTI MECARELLI . ........................................................pag. 31 del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; al C.so mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo al pensiero di doversi SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto P.zza Automobile Club Terni.......................................pag. 33 spogliare in un baleno per infilarsi tra le lenzuola gelate, sovrastate da coperte eACI imbottita, poteva anche Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; ACCOGLIENZA: Facciamo bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. il punto SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & PL Seri.........................................................................pag. 34 Il Friends prete -non era altro che il nome malizioso di una incastellatura porta-braciere in legno, usata per riscaldare Largo Volfango Frankl. RIELLO VANO GIULIANI ............................pag. 35 il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, GROUP ..................................................pag. 35 sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire.SIPACE Appena cenato la moglie www.lapagina.info infilava diligentemente nel prete un recipiente metallico con le ultime braci del camino, scegliendo quelle LICEO CLASSICO ...............................................pag. 36 www.issuu.com/la-pagina che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta Una circospezione per evitare volta a Novembre pioveva molto V Grechi.......................................................................pag. 38 incendi, era un grande piacere goduto dalle generazioni del dopo guerra. Info: 348.2401774 - 333.7391222 BICICLETTE VECCHI PARADIGMI Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza Efarci troppo caso e i grandi piaceri si vanno a cercare ALL FOOD.................................................... pag. 39 info@lapagina.info Carlo Santulli Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol. MERCATINI DI NATALE Massa Martana.... pag. 40
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Possiamo offrire un turismo di qualità Loretta SANTINI
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ono stata a Firenze con una gita organizzata: meta la Galleria degli Uffizi con prenotazione saltafila. Il resto della giornata libertà di andare dove si voleva. Questa gita a Firenze mi dà l’occasione per fare alcune considerazioni sul turismo. La prima considerazione è che Firenze -uno scrigno di arte, cultura, storia, bellezzaè meravigliosa e su questo nessuno può avere dubbi: come molte altre città ha una tale quantità e qualità di opere d’arte da provocare la cosiddetta sindrome di Stendhal (detta anche non a caso, “sindrome di Firenze”) che è quello strano e incontrollabile turbamento emotivo che può prendere al cospetto di opere di tanta grandezza e di forte suggestione se l’osservatore entra in simbiosi con esse. È una città con una programmata organizzazione turistica capace di gestire un flusso di visitatori enorme. Basti pensare che nel 2017 la sola Galleria degli Uffizi ha registrato oltre 2 milioni di presenze. Per un raffronto ricordo che la Cascata delle Marmore, il sito più visitato in Umbria e tra i primi in Italia, ha fatto circa 400.000 visitatori, cioè un quinto rispetto al solo museo in questione. La seconda considerazione nasce dall’esperienza avuta: la città, le piazze, le chiese, i musei, le strade, sono invase da una folla di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Una massa di gente disposta ad estenuanti file per vedere, spesso da lontano, un quadro, una statua, un salone. Nonostante l’organizzazione accurata e programmata, il saltafila non ha funzionato, tanto che abbiamo aspettato più di un’ora in piedi. Questa è la realtà: file per entrare nella Galleria degli Uffizi, file davanti a ogni quadro spesso visibile solo dopo che i due o tre gruppi che stanno davanti si spostano davanti a quello successivo; file per entrare in Battistero o anche solo per vedere la Porta del Paradiso. Ponte Vecchio superaffollato. Lo stesso vale per le altre città turistiche: Venezia è divenuta una specie di Disneyland, con masse di turisti sulla piazza San Marco, con i canali sovraffollati di gondole, con le colossali navi da crociera che sostano
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davanti al Palazzo Ducale. Chi non lo ha provato si faccia un giro su internet e guardi le immagini, direi disumane, del turismo attuale. Inoltre bancarelle con souvenir ovunque: prodotti caratteristici del luogo sì, ma anche cianfrusaglie di ogni tipo stampigliate col nome della città e chincaglerie che con la città non c’entrano nulla: da Padre Pio a Ronaldo a Papa Francesco a Marylin Monroe a Charlot. Questo è il turismo di massa. In passato il turismo si identificava con il pellegrino, con il mercante e, soprattutto, con il Grand Tour: allora il viaggio era ricerca dell’arte e della bellezza, era cultura, era studio: fino a metà del Novecento sostanzialmente è rimasto esclusivamente un fenomeno di élite. Poi l’industrializzazione, l’aumento di livelli di reddito, lo sviluppo dei mezzi di trasporto (ora anche low cost) hanno portato un allargamento a tutti i ceti sociali e a un incremento senza precedenti di viaggi verso le diverse mete. È nato il turismo di massa e il turismo globale, che sono un’industria a tutti gli effetti, con i suoi vantaggi (estensione ai vari ceti sociali, creazione di posti di lavoro, sviluppo dell’economia locale o nazionale tanto da determinare la crescita del PIL, cioè del prodotto interno lordo di uno Stato), ma anche con i suoi svantaggi come l’alterazione degli habitat naturali, l’inquinamento conseguente al sovraffollamento e anche la perdita di identità culturale della comunità tanto che si dice che il turismo consumi i luoghi. La consapevolezza di questi rischi sta coinvolgendo città e stati che, ormai da tempo, sono in cerca di soluzioni per un turismo che sia sostenibile e responsabile, tanto che alcune amministrazioni locali stanno valutando e attuando misure per porre un limite alla pressione turistica, come ad esempio il numero chiuso. Ho sempre sostenuto che Terni e il suo territorio debba sviluppare il turismo perché sono tante e diversificate le eccellenze che possono offrire: dai capolavori dell’arte a quelli della natura; dall’eccellente e invitante enogastronomia, alla atavica permanenza di tradizioni; dai resti superbi delle testimonianze delle civiltà del passato, alla possibilità di praticare sport dell’acqua della terra e del cielo; dal fascino immutato di tanti piccoli centri medievali ciascuno con una propria identità e una propria storia, alla spiritualità diffusa di una terra con i suoi
santi, i suoi eremi e conventi; dalla bellezza unica di un paesaggio che è, prima di tutto, un paesaggio culturale, a una dimensione del vivere che nonostante le accelerazioni dei ritmi della vita moderna rimane sostenibile. Dalla conoscenza del territorio nasce l’opportunità di promuovere un turismo che sia “sostenibile”, diverso, intelligente, lontano da quel fenomeno di massa che fagocita il territorio con il suo mordi e fuggi. Un turismo di qualità che sappia fornire elementi di conoscenza e di relax insieme, che sappia far apprezzare le diverse eccellenze e le identità del territorio senza l’affanno delle file, delle attese, della fretta. Sotto questo profilo noi siamo in una posizione privilegiata perché da questa nostra terra, che io considero un museo diffuso, possiamo ricevere stimoli diversificati, emozioni incredibili: possiamo viverla, sentirla, entrare in simbiosi con la sua cultura, la sua storia, le sue tradizioni e interiorizzare tutto con la lentezza che richiedono le cose belle. Penso a quello stupore che prende di fronte alla Pala dei Francescani: si può rimanere lì in silenzio ad apprezzarne l’insieme o studiando i particolari dei visi, delle pieghe dei panneggi o le storie raccontate. Penso a quel passeggiare tra i resti archeologici di Carsulae, una full immersion tra storia, cultura, pace e verde. Penso alla visione di quel lago di Piediluco con il profilo della montagna dell’Eco, con la sua rocca e il paesino colorato distribuito lungo le sue rive, osservati facendo una tranquilla gita in battello. Penso alla Cascata delle Marmore (l’unico sito oggetto di un turismo consistente), superba nella sua dirompente e selvaggia bellezza ed entusiasmante nella scoperta delle cascatelle, delle rocce, degli angoli fantastici che appaiono percorrendo i vari sentieri. Penso a quelle passeggiate sui colli vicini a Terni dove paesini arroccati sulle rocce sono guardati da torri antiche e campanili, mentre nelle chiese si ammirano pitture sconosciute ai più, spesso di grande livello artistico, ma soprattutto di una schiettezza popolare che parla di una devozione antica e immutata. Terni e il suo territorio -e l’Umbria in generale- non sono e non possono essere luoghi di turismo di massa, ma di un turismo di qualità e responsabile: sono luoghi ideali per vivere il viaggio in maniera stimolante, completa, avvincente e al tempo stesso intima e confortevole.
CENTRO TERMALE INALATORIO
Il servizio al cittadino COLTIVIAMO LA CULTURA è il nuovo, generoso impegno che alcuni educatori assumono a favore della città e del territorio. Di seguito l’elenco dei professionisti disponibili a rispondere, tramite email, alle vostre domande.
TEMATICA Antopologia: insieme di valori impliciti nella visione del mondo dell'uomo contemporaneo.
DOCENTE
Prof. Roberto Stopponi
stopponi.roberto@libero.it
Alberto Ascani Prof. Mino Valeri Prof. Renzo Segoloni Dott. Vittorio Grechi Prof. Marcello Ricci Ing. Giacomo Porrazzini Arch. Gabriele Ferracci Alberto Ratini
alasca1@alice.it minovaleri@yahoo.it lorenzo.segoloni@gmail.com vittorio.grechi@gmail.com marcelloric@gmail.com g.porrazzini@gmail.com ferraccigabriele@gmail.com a.ratini@targetinformatica.it
Immigrazione: fermarla, non fermarla; informiamoci su ciò che accade.
Prof. Mauro Scarpellini
piattaformaprof@libero.it
Letteratura Greco-latina: basi.
Maria Vittoria Petrioli
mavi.petrioli@gmail.com
Malattie cardiovascolari: consigli per prevenirle. I più emozionanti poeti d'amore del secolo scorso.
Dott. Marcello Coronelli
marcello.coronelli@tin.it
Prof. Giampiero Raspetti Dott. Marco Cozza
info@lapagina.info marco_cozza@libero.it
Ing. Giuseppe Fortunati
fgiusepp@libero.it
Religione cattolica. Beni culturali della Diocesi TNA.
Dott. Marco Ilari Prof. Carlo Santulli Dott. Claudio Don Bosi
ilarimarco58@gmail.com carlo.santulli@unicam.it donclaudiobosi@gmail.com
Soccorso nidiacei.
Martino Raspetti
3279185126
Storia dell'industria a Terni.
Prof. Marco Venanzi Prof. Franco Giustinelli
marcovenanzi75@gmail.com franco.giustinelli@gmail.com
Ternana calcio: storia. Trekking. Fotografia: tecnica e aspetti artistici.
Marco Barcarotti
marcoprog@tin.it
Terni: Città del Risorgimento. Arte e poesia dell'avanguardia storica del futurismo in Terni.
Prof. Domenico Cialfi
domenico.cialfi@gmail.com
Terni: urbanistica e architettura dall'ottocento a oggi.
Dott. Stefano de Majo Arch. Miro Virili Arch. Paolo Leonelli
stefanodmj@libero.it miro.virili@gmail.com studio_ls@tin.it
Territorio umbro: eccellenze, tradizioni, gastronomia.
Dott.ssa Loretta Santini
lorettasantini@gmail.com
Tutor migranti per orientamento ai servizi territoriali.
Educatrice Paola Scancella Ricercatore Augusto Lucidi
paolascancella@gmail.com alucidi@cedrav.net
Arrone: storia e arte. Arte del novecento a Terni. Creatività poetica: il culto della parola. Curiosità scientifiche. Diritti umani. Europa e sviluppo sostenibile. Giovani: i luoghi della creatività. Internet: storia, nascita,evoluzione e prospettive.
Matematica della scoperta. Le basi e l'intuizione. Medicina vaterinaria. Narni, la sua storia e i suoi personaggi. Informatica e progetti internazionali. Occhi: la salute. Fotografia: tecnica e aspetti artistici. Recupero dei materiali. Sostenibilità ambientale.
Storia del pregiudizio dall'antica Grecia al web.
Terni: la città fiaba: da Furio Miselli a Stefano de Majo. Terni: Parco Nera, Cascata Marmore, Lago dPiediluco.
Valnerina: storia. Ecomuseo per la dorsale appenninica umbra.
Gradite far dono del ritratto del vostro cane o gatto ad un amico o aggiungerlo alla vostra quadreria? Ritratto a figura completa o del solo busto interpretando un personaggio storico. Telefonare per accordi al seguente numero 0744 409298 e vi proporremo un progetto con la condizione: soddisfatti o rimborsati. 6
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UOMO & DIO Ho ricevuto, fino ad oggi, osservazioni, del tutto garbate, relative però solo al mistero, al divino e alla sua necessità, mentre nel mio articolo del settembre 2018, esponevo fatti scientifici e solo relativamente a questi chiedevo risposte ed eventuali confutazioni. Nessuno invece è entrato nel merito ed io ho riascoltato e riletto le solite storie che l’uomo tramanda da tempi immemorabili. Ogni volta che c’è qualcosa che ancora non quadra o che l'imponente e geniale lavoro degli scienziati non ha ancora completamente svelato, ebbene, lì, da sempre, si infila subito qualcosa di indefinibile. E si riempiono i cieli di orecchini, rasoi, canetti, canestri e ogni volta che la scienza fa conquiste e smentisce clamorosamente suggestioni e credenze, si trova un cantuccio per infilarci, surrettiziamente, la propria fede, le proprie convinzioni, le superstizioni, cioè quello che “supersta”, vuol rimanere, appunto! Ma non dispero, arriverà, prima o poi, qualche commento critico sui fatti logici e scientifici da me esposti!
Ogni volta che si è presentato un grande problema, diciamo pure una sorta di mistero, un qualcosa di inspiegabile, certuni hanno presentato all’istante sicura spiegazione: è opera di dio! Quale dio? Lo so io! Beato tu, così pieno di tanta presunzione! Poi la scienza spiegava chiaramente quel fenomeno, ma, essendo infinita la catena dei problemi, rimane sempre una infinità di punti oscuri e di interrogativi per piazzarci l’idea di un demiurgo platonico costruttore, del quale non possiamo, noi miseri mortali, capire e carpire la volontà. Ma qualcuno c’è sempre che la spiega, questa volontà, autorizzato, chiaramente, solo da se stesso. Transeat, bon. La gravità appare tutta però quando costui tenta di convincere gli altri, con le buone o con le cattive (moltissime, troppe volte con le cattive), che la verità interpretativa è solo quella da lui espressa e che vale fino a quando non arriverà la prossima chiara e semplice spiegazione della scienza. Per ogni nuova conquista scientifica una volta si aveva il potere di far abiurare, tra torture e stupri. E oggi? Oggi si cerca di parlarne il meno possibile! E se problemi non ce ne sono, l’uomo pone false domande, quesiti del tutto ad capocchiam: “non sapremo mai quando e come finirà il mondo!”, “perché siamo nati”, "cosa ci sarà dopo la morte" e domande non ponibili, proprio come se l’uomo volesse essere dio e quindi, proprio come si dice di lui, sapere tutto! Intanto l’uomo cerca di conoscere tutto quello che è possibile, anche se è difficile, mentre per moltissimi lo studio (vero, non in Bignami), della matematica, della fisica, della chimica, della biologia, della zoologia, della botanica, della astronomia… procura orribili mal di testa, ma solo per un periodo
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Giampiero RASPETTI
limitatissimo, 2-3 minuti al massimo! Si sappia comunque che dire ogni volta che dietro quell’infinità c’è il proprio dio, non solo è temerario ed azzardato, ma è anche un po’ penoso perché quando non si sa, quando nulla si può dimostrare e rendere palese agli occhi di tutti, ogni spiegazione di comodo vale l’altra, anche quella di dire che il tutto è opera della fata turchina o del baobab parlante. Ancor più a disagio mi mette chi di fronte al sublime afflato che ha l’uomo per la poesia, per i sentimenti, per i grandi ideali, deposita ed àncora questi sentimenti dentro la propria anima, non intesa solo come senza vento (ἄνεμος, soffio), cioè impalpabile, ma come dono del proprio dio. Io personalmente, di fronte alla poesia, alla natura, alle grandi gioie, ai grandi lutti, sento, profondamente sento, la presenza, la regia, l’egemonia solo dell’uomo, creato dalla natura e creatore, a sua volta, del bene e del male: sento in me grandezza e miseria dell’uomo, non di altri! Trovo anche disgustoso riferire tutto il bene ad un ente superiore e non prenderlo invece mai in considerazione, come se a tratti si assentasse, quando si tratta di parlare degli olocausti, dei milioni di morti per sete e per fame, dell’enorme sfruttamento dei bambini e delle bambine (i treni della prostituzione) e dei tanti selvaggi ed osceni mali che avvengono al mondo. Lì, tutto tace, non ci sono più aulici sentimenti, non c’è più onnipotenza, non si parla più di dio! In questi casi questo qualcuno evita di intervenire, lascia fare tutto all’uomo… ma ne è pur sempre responsabile, visto che lo si descrive come onnipotente! Poi c'è chi ha fede e qui mi taccio. Per mia fortuna conosco, stimo ed amo persone eccellenti sotto ogni profilo, dotati di fede adamantina o servitori di tale fede, e questo pone ulteriori interrogativi alla mia coscienza, ma, come avviene da sempre nella mia vita, non rinuncio alle mie idee e le espongo direttamente. L’unica teoria chiara ed inoppugnabile che esiste al mondo sul rapporto finito-infinito è patrimonio della matematica. Si definisce infatti insieme infinito quello che gode di corrispondenza biunivoca con un suo sottoinsieme proprio (o parte propria). Esempio semplicissimo: chi ha più elementi, l’insieme dei Numeri Naturali (1, 2, 3, 4, ….) o quello dei Numeri Pari (2, 4, 6, 8, …)? Sembrerebbe i primo, ma si può subito constatare come l’insieme dei Numeri Naturali, che contiene tanto i Numeri Dispari quanto quelli Pari, ha, inopinatamente, ugual numero di elementi dell’insieme dei Numeri Pari che manca, rispetto all’INN dei Numeri Dispari. Infatti, si può ben osservare come i due insiemi siano perfettamente in corrispondenza biunivoca (ad ogni naturale corrisponde sempre e solo un suo doppio, che è sempre pari, e ad ogni pari corrisponde sempre e solo la sua metà!) e quindi hanno lo stesso numero di elementi (Georg Cantor disse, alla sua scoperta, “Lo vedo, ma non ci credo!”). Tale definizione matematica non trae inizio da un concetto astratto di infinito. La matematica compie il percorso opposto: parte dal concreto, cioè il numero (simbolo astratto, ma sempre rappresentante un concreto, fenomeno o noumeno che sia!) ed arriva all’infinito, dandone altresì una definizione “precisa”. Oggi pertanto sappiamo che se un ente è infinito lo è solo se può essere messo in corrispondenza biunivoca con un suo sottoinsieme proprio. Entrambi, in tal caso, godono delle stesse proprietà, sono, in pratica, una stessa “cosa”! Che relazione abbiamo dunque nei confronti di codesto “infinito”? Siamo “infiniti” anche noi, Uomini, pur se sottoinsiemi di un insieme supposto infinito, ma pur sempre in relazione con lui? O non c’è alcun rapporto possibile tra un infinito ed un finito? In questo caso il finito (l’uomo) è completamente disgiunto dall’infinito (dio) e quindi l’infinito (la divinità) sarebbe una sua vetusta invenzione, risalente ai tempi in cui ogni fenomeno, ogni fatto era difficilissimo e praticamente impossibile da spiegare (scientificamente) e, quindi, si doveva per forza ricorrere alla immaginazione! Il mio invito rimane sempre quello di parlare di fatti, anche fantasiosi, se vogliamo, ma che non rientrino nella fantasticheria! Grazie.
Programma Associazione Culturale La Pagina MIRIAM VITIELLO Tutti i Lunedì dalle ore 18.30 alle 20.00
Corso di lingua INGLESE
9 Novembre
Venerdì ore 16.00 e il 29 Novembre ore 16.00 Siamo figli delle stelle? Vittorio Grechi
NADIA ZANGARELLI Tutti i Lunedì dalle ore 15.30 alle 18.00
Corso di PITTURA
14 Novembre
Mercoledì ore 16.30 Lectura Dantis "Il Purgatorio" Renzo segoloni
NEW
ENT Tutti i SABATO RY dalle ore 16.30 alle 18.00
Corso di INFORMATICA
Impariamo ad usare smartphone, tablete e PC
21 Novembre
Mercoledì ore 16.30 Curiosando tra Storia e Leggenda Loretta Santini
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
Associazione Culturale La Pagina TERNI CORONA - Terni, Via De Filis 7 Centro Studi Storici di Narni, Centro Studi Storici di Terni, CISL Scuola Umbria, Cittadini Liberi, FLC CGIL Terni, Fondazione aiutiamoli a vivere, Gutenberg, Terni 2030, Terni Valley, UIL Scuola Terni, ViviNarni
Venerdì 16 novembre 2018 - ore 17,00
APPROCCIO CONOSCITIVO UNA PARTICOLARE ETNIA PROTOSTORICA: gli umbri del Nera Relatore: Paolo Renzi Progetto APRITI CIELO, laboratorio per lo studio delle acque e della terra Interventi: Carlo Santulli, Enrico Squazzini
Venerdì 30 novembre 2018 - ore 17,00 APPROCCIO CONOSCITIVO EVOLUZIONE DEL MUNICIPIO ROMANO DI INTERAMNA ATTRAVERSO LE TESTIMONIANZE MONUMENTALI Relatore: Paolo Renzi Progetto TERNI, centro dei transiti e dei trasporti Interventi: Giuseppe Chianella, Giacomo Porrazzini, Miro Virili
Emergerà, nelle conferenze, la politica pura, che, da sempre, è rapporto umano, sociale, morale, altissima relazione di rispetto e di solidarietà con gli altri, tutti gli altri, prassi logica ed operativa assente anche da minime inflessioni partitiche. È cultura stretta, la politica e, quindi, chiara capacità progettuale. Ripercorreremo insieme la storia (stupenda, unica e ricchissima) del nostro territorio per trarne idee e progetti per il futuro, lontani come siamo dal pensare di organizzare banali manifestazioni che nel loro non significato possono solo fare del male all’immagine della grande città che tutti abbiamo in animo di far fiorire. Ogni incontro si divide in un APPROCCIO CONOSCITIVO e in un PROGETTO (annesso e relativo). In tal maniera potremo osservare e prender atto della grande variabilità di prospero ed eccellente futuro che potrebbero avere la nostra città e il nostro territorio. Speranze di futuro che la politica vera ha il dovere di far emergere, di portare alla discussione, per tentarne la realizzazione. Ovviamente, senza immagine, direzione, stella polare, tutto quello che si fa è senza senso, dunque nocivo. Siamo allora convinti che si abbia soprattutto bisogno di scoprire ed esaltare l’anima della città rispetto a qualsiasi generico interessamento per altra incombenza o suggestione o mantenimento dell’esistente. Sarà dunque bene studiare, capire, elaborare collegialmente, anche per evitare di porre in opera lavori ad capocchiam che potrebbero rivelarsi completamente inutili.
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Venerdì 14 dicembre 2018 - ore 17,00 APPROCCIO CONOSCITIVO I PRODOTTI DELLE ACQUE: gastronomia, tradizione e dolci natalizi Relatrice: Loretta Santini Progetto TERNI PASTICCIONA Interventi: Fabrizio Pacifici, Gino Venturi, Giampiero Raspetti
Str. delle Grazie, 5 - Terni - Tel. 0744 274412 - Cell. 338 8918108 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Viviamo in un mondo che cambia
IL PUNTO DI NON RITORNO Q
uesta breve frase viene ormai utilizzata sempre più frequentemente dai maggiori esperti in campo mondiale di problemi climatici. Il “punto di non ritorno” non è certamente una frase che racchiude nel suo significato un buon auspicio. Sostanzialmente, in questo caso sta ad indicare quel momento, non ancora noto, in cui l’effetto delle cause scatenanti ilfenomeno del riscaldamento del pianeta avrà raggiunto una fase tale per cui non sarà più possibile tornare indietro. Ma indietro rispetto a che cosa? Evidentemente al momento precedente all’innescarsi del malsano e nefasto processo di cui stiamo parlando. Impostata in questi termini la faccenda non appare così drammatica e, se così fosse, basterebbe eliminare le cause del riscaldamento, attendere il tempo necessario, ed il gioco è fatto! Ridicolo vero? Sicuramente. Il dramma vero è che una moltitudine di individui, forse anche la maggior parte, tende a ragionarla proprio in questo modo, non disponendo delle informazioni necessarie ad inquadrare la faccenda seriamente. Allora attenzione signori, abbiamo un enorme problema! C’è un’elevata probabilità che la stiamo prendendo troppo alla leggera, banalizzandola e facendola troppo semplice, evitando di attribuire a tutta la faccenda la giusta gravità che merita. In estrema sintesi, la questione si pone nei seguenti termini. Sappiamo, ormai con assoluta ed innegabile certezza, che la causa del repentino incremento delle temperature medie in atto sulla Terra dipende principalmente dalle scellerate attività umane. Bene. Quello che non sappiamo, invece, è molto probabilmente la cosa più importante, quella che per certi versi dovrebbe preoccuparci più di tutte: i particolari del meccanismo attraverso il quale tutto ciò avviene, ovvero l’esatto funzionamento della reazione a catena che abbiamo innescato e che ci conduce velocissimamente proprio verso il punto
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di non ritorno. Ogni volta che gli studiosi elaborano delle stime emergono valori che, rispetto alla stima precedente, non ci si aspettava. Cioè ci si rende conto del fatto che la progressione attraverso la quale si aggravano le condizioni generali aumenta. Il ritmo verso il punto di non ritorno sembra essere ogni volta più veloce. La fitta rete delle ripercussioni agisce in modo dinamico ed è del tutto evidente che molti elementi determinanti continuano a sfuggirci completamente, per cui la nostra definizione del quadro generale degli andamenti futuri è ancora troppo parziale ed inadeguata. Dal punto di vista della speranza di poter elaborare qualche soluzione al problema ci troviamo nelle peggiori condizioni. Tanto per chiarire quanto sia scarsa, in termini generali, la nostra conoscenza del problema e quanto lo sia la consapevolezza dei rischi che stiamo correndo si può citare un esempio di ciò che, allo stato attuale, preoccupa maggiormente gli studiosi. E’ ormai assodato che le coperture glaciali si vanno riducendo da tempo ad un ritmo preoccupante ma, in realtà, probabilmente c’è di peggio. Il permafrost, cioè lo strato di suolo permanentemente ghiacciato che ricopre vaste aree del pianeta, diminuisce di anno in anno il suo spessore. Tanto che le gigantesche quantità di materia organica in esso inglobate anche fin dai tempi preistorici, non essendo più ghiacciate, vanno in putrefazione producendo in quantità crescenti i due maggiori gas serra noti, cioè anidride carbonica e metano. Queste costituiscono quantità aggiuntive rispetto ai gas serra che immettiamo noi uomini. Ciò significa che fra non molto potrebbero scaricarsi in atmosfera, e in breve tempo, delle quantità stimate fino al 50% in più rispetto a ciò che già abbiamo immesso noi. A lume di naso mi verrebbe da dire che anche se dovessimo smettere all’indomani, improvvisamente, di scaricare gas serra in atmosfera presumibilmente avremmo ugualmente
Enrico SQUAZZINI Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone
superato, abbondantemente, il punto di non ritorno. Noi non conosciamo a sufficienza la nostra dimora planetaria, la Terra. Questa non è una frase ad effetto, né va intesa come un’esagerazione il fatto di scomodare l’immagine del nostro pianeta nella sua interezza. Piuttosto si tratta di mettere in evidenza, con tutta l’energia che ci rimane, che stiamo ragionando in modo troppo riduttivo e non ce lo possiamo più permettere. Dobbiamo necessariamente ampliare i nostri orizzonti di veduta se vogliamo individuare una soluzione ai nostri attuali, e anche futuri, problemi. Evidentemente è l’esplosione tecnologica che ci ha collocato in una posizione di più ampio respiro. Per dirla con la giusta crudezza, oggi siamo in grado di fare danni ben maggiori di quelli che eravamo in grado di fare ieri, tanto che, volenti o nolenti, l’abbiamo fatta diventare una questione planetaria. Ciò di cui dobbiamo preoccuparci immediatamente è attivare politiche di conoscenza e sensibilizzazione a questo problema. Non c’è più tempo. E’ una questione di cultura derivata dalla conoscenza che in alcuni casi, purtroppo non pochi, si tratta di una vera e propria opera di alfabetizzazione alle problematiche ambientali. Un’opera certamente impegnativa che occorre iniziare dal basso, a livello locale, dove i fenomeni naturali di un mondo che cambia possono essere toccati con mano. L’umanità su questo pianeta è stata in grado di librarsi in aria dal punto di vista tecnologico, con delle modalità ed una progressione assolutamente uniche nel panorama biologico. Grazie a questa specialità ha potuto migliorare, almeno per alcuni aspetti, le sue condizioni di vita. Di strada da fare ce n’è ancora tanta e la speranza è che alla fine questo volo non debba risultare goffo e fin troppo breve, come quello del tacchino.
OLTRE DIECI ANNI DI SUCCESSI ED ECCELLENZA Studio Veritas si occupa di CONTENZIOSO BANCARIO da oltre dieci anni. Altamente specializzati nella contestazione degli illeciti bancari, quale usura bancaria, anatocismo, derivati swap, irregolarità su interessi di finanziamento (conto corrente, mutuo, leasing e altri prestiti), riduzione del debito bancario e tributario. La nostra percentuale di successi è statisticamente molto elevata nella quasi totalità dei casi riusciamo ad avere dei risultati concreti a favore del cliente. Assistiamo e collaboriamo con studi legali, aziende, imprese associazioni e consumatori. Struttura Libera, indipendente e senza conflitti d’interesse verso il sistema bancario, contestiamo e opponiamo l’impiego arbitrario della legge da Parte della Banca d’Italia, degli Istituti di Credito, dell’Agenzia delle Entrate e delle Istituzioni.
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TUTTA LA PLASTICA DEL MONDO… Alessia MELASECCHE
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E
state, immaginate di essere sul traghetto che dal Pireo vi porta alla bellissima isola di Kythira con vostra figlia di sette anni a godere della brezza, del sole e a rimirare il mare greco, i delfini e i “pesci volanti”. Mentre il viaggio procede, vi rendete conto che la bambina sta contando qualcosa, curiosi chiedete e la risposta è di quelle che fanno riflettere, “le buste di plastica che galleggiano sull’acqua!”. Gli studiosi dicono che, se filtrassimo tutte le acque salate del mondo, scopriremmo che ogni chilometro quadrato di esse contiene circa 46.000 micro-particelle di plastica in sospensione. La plastica è ormai onnipresente in tutti gli habitat marini del mondo, nessuno escluso. Un fenomeno chiaramente non più “solo” circoscritto alle cinque “isole di plastica” in continuo accrescimento negli Oceani. La plastica si degrada completamente solo in centinaia di anni. È chiaro che, se non riciclata correttamente, finisca nell’ambiente alterando gli ecosistemi e mettendo a rischio, direttamente o indirettamente, pesci, mammiferi marini, anfibi e uccelli. Il rischio di un consumo umano di plastica è valutato, al momento, come remoto, pur essendo stata rilevata in organismi marini che troviamo sulle nostre tavole come il tonno e il pesce spada.
La produzione di materie plastiche negli ultimi anni è impennata: dai 30 milioni di tonnellate nel 1988, alla cifra record di 335 milioni di tonnellate nel solo 2016. Dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno, causando l’80% dell’inquinamento marino. Non tutte le plastiche sono uguali, va distinto tra macroplastiche e microplastiche, quest’ultime inferiori a 5 mm, sono ritenute più dannose per la più facile ingestione dagli organismi marini. Inoltre, sembra ci sia un mito da sfatare sul ridotto impatto delle bioplastiche la cui degradazione avviene con difficoltà per le basse temperature degli oceani. Porre un freno all’inquinamento dei mari utilizzando i rifiuti per crearne nuovi spazi urbani, è quanto è stato fatto a Rotterdam, dove oltre 100 metri quadri di rifiuti in plastica sono stati raccolti dal fiume Meuse prima del loro arrivo nel Mare del Nord, e riutilizzati in un parco marino galleggiante inaugurato nel porto della città. Il parco è stato realizzato dallo studio di architettura WHIM e dalla Recycled Island Foundation, in collaborazione con il Comune di Rotterdam. Il Recycled Park è costituito da piattaforme galleggianti realizzate appunto con rifiuti in plastica riciclata. Non solo panchine per i visitatori ed aiuole, dove sono stati ricreati
habitat per la fauna e la flora marina, ma anche vere e proprie trappole costituite da turbine che bloccano il materiale non biodegradabile che arriva dal fiume, prima che finisca in mare. Quanto così recuperato, verrà poi utilizzato per allargare il parco marino: l’intento è quello di espanderlo, dimostrando come si possano riutilizzare i rifiuti anche creando spazi aperti al pubblico, in una combinazione di paesaggi artificiali e naturali. C’è poi la PlasticRoad, la prima ciclabile “sostenibile”, inaugurata a Zwolle, Paesi Bassi e realizzata per il 70% di plastica. A presentare il progetto pilota, prova su strada, i due creatori Anne Koudtaal e Simon Jorritsma, che a nome dell’azienda di infrastrutture stradali Kws ne hanno illustrato lo sviluppo dal 2013 a oggi. Il nuovo tappeto rosso è il frutto di migliaia di bottigliette di plastica riciclate, è permeabile ed elimina il problema delle buche e dei dissesti che l’asfalto produce nel tempo. Ma non dobbiamo attendere che vengano realizzati grandi progetti di recupero, nel nostro piccolo, se vogliamo difendere la salute dei mari e preservarne le forme di vita, la prima cosa da fare è cambiare le nostre abitudini di acquisto e applicando i principi delle 4 R: Ridurre, Riusare, Riciclare e Recuperare.
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La voce del Sinjar Francesco PATRIZI
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uando il bastone con cui la stava picchiando si era spezzato, aveva continuato con i calci, finché sfinito era andato a coricarsi lasciando la seconda moglie distesa in terra, chiusa nel suo ostinato silenzio. L’uomo, un fiero combattente di Daesh (gruppo armato da noi conosciuto con la sigla ISIS), aveva partecipato alla conquista del Jebel Sinjar, al confine iracheno con la Siria, zona abitata dagli Yazidi, una comunità all’interno dell’etnia curda considerata infedele. Durante i rastrellamenti, uomini e donne erano stati separati con la promessa di essere trasferiti in un campo di accoglienza, in realtà gli uomini erano stati portati nel deserto e fucilati, le anziane e i bambini erano stati sepolti vivi, le donne invece erano state vendute all’asta. È lì che Parvin era stata acquistata: l’avevano profumata e fatta sfilare nuda, lo splendore dei suoi 19 anni aveva destato l’attenzione del suo compratore che l’aveva sposata seduta stante, come vuole il suo credo religioso; a casa poi l’aveva stuprata e le aveva imposto di recitare il Corano per convertirla, infatti gli Yazidi non sono musulmani e un combattente di Daesh non può avere per moglie una ragazza infedele. Di fronte a quei versetti, Parvin era rimasta silenziosa, gli Yazidi non parlano l’arabo,
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ma lei doveva solo ripetere ad alta voce quella cantilena, per questo era stata percossa fino allo stremo. La sera erano arrivati dei commilitoni per festeggiare, avevano bevuto (a quanto pare Daesh non tollera gli infedeli, ma tollera l’alcool) e avevano stuprato tutti insieme la nuova sposa, che era rimasta come assente, chiusa in un impenetrabile silenzio. La prima moglie, anche lei bottino di guerra, dopo aver assistito impotente alla serata, mentre gli invitati dormivano, aveva soccorso Parvin e solo allora aveva compreso che era sordomuta. Per mesi il combattente aveva continuato a picchiare Parvin, se avesse scoperto il motivo del suo silenzio forse l’avrebbe uccisa, la prima moglie l’aveva aiutata a nascondere il segreto, ma la situazione non poteva reggere a lungo. Finché una mattina una vecchietta, che si era intrufolata in casa per vendere degli ortaggi, aveva mostrato alla ragazza una fotografia e gli occhi di Parvin si erano improvvisamente riempiti di quelle lacrime che per tutto quel tempo aveva represso. Nella fossa in cui era finito dopo la raffica di mitra, il fratello di Parvin aveva finto di essere morto, era rimasto due giorni accanto ai cadaveri del padre e del nonno, poi era strisciato a fatica fuori e si era riunito
con altri Yazidi nascosti nel Sinjar. Aveva chiesto a tutti i conoscenti notizie della sorella. L’unica che poteva sapere qualcosa era una vecchietta sunnita che si aggirava con un carretto nelle città conquistate da Daesh; dietro lauto compenso, aveva curiosato e infine scovato la casa della sordomuta e consegnato una foto dove era ritratto il fratello di Parvin accanto ad un’automobile scura: era l’unico modo per comunicare alla sorella “sono vivo e sto venendo a salvarti”. Dopo pochi giorni, la vecchietta aveva consegnato la foto di un’automobile scura parcheggiata sotto l’insegna di un negozio in fondo alla strada. Bisognava fare in fretta, Parvin non si muoveva, sia per i dolori che per la paura, la prima moglie l’aveva allora camuffata con il velo delle donne islamiche e trascinata all’appuntamento, dentro il veicolo il guidatore le aveva mostrato la foto del fratello a braccia aperte, solo allora la ragazza si era fidata e l’auto era partita. Oggi Parvin ha finalmente una voce, quella di Nadia Murad, un’altra yazida fuggita dal combattente Daesh che l’aveva acquistata: a lei è stato conferito il Premio Nobel per la Pace. La storia di Parvin è stata raccolta da Dunya Mikhail, una poetessa irachena che vive in America, in Le regine rubate del Sinjar (Nutrimenti 2018).
COME NASCE UN CIRCOLO? “Siamo un gruppo di amici musicisti che vogliono suonare e provare, e invitare altri amici ad ascoltare, ma non sappiamo dove andare”. “Io e i miei amici vogliamo fare qualcosa di concreto per aiutare chi è in difficoltà. Vogliamo provare a impegnarci in prima persona… come possiamo fare?”. “Abbiamo la passione del cinema, vorremmo organizzare delle piccole proiezioni pubbliche e un ciclo di incontri. Ma come si fa a ottenere una sede?” Molte volte abbiamo risposto a queste e a tante altre domande. Ma cos’è un circolo? È un’associazione senza fini di lucro fra persone che vogliono promuovere insieme un’attività culturale, ricreativa, di solidarietà. E come funziona? Come nasce un circolo? Serve l’Atto costitutivo, che è l’atto di nascita dell’associazione, e lo Statuto che è l’insieme delle norme che regolano la vita del circolo, che valgono per tutti i soci. La tessera documenta l’iscrizione del socio al circolo e all’associazione nazionale, consente di partecipare alle iniziative e alle attività del circolo e dell’associazione di riferimento. L’affiliazione è l’atto di iscrizione e di adesione del circolo ad una associazione nazionale, nel cui statuto il circolo stesso si riconosce. L’assemblea è costituita dai soci del circolo, decide il programma annuale, vota il bilancio, elegge il consiglio direttivo. • Il consiglio direttivo predispone e applica il programma, elegge il presidente, esegue il mandato progettuale dell’assemblea. Il Presidente è anche, di norma, il legale rappresentante dell’associazione. • Il programma è l’insieme delle attività e delle iniziative decise dall’assemblea su proposta del consiglio direttivo; la sua
realizzazione, al di là di tutte le definizioni giuridiche e teoriche, è ciò che qualifica veramente la natura del circolo. • Il bilancio è il documento che riporta i movimenti relativi alla gestione delle attività, alle spese generali, al tesseramento e presenta all’assemblea dei soci la situazione del rendiconto economico e finanziario obbligatorio per legge dal 1998. Il socio in regola con il pagamento della quota sociale può partecipare alle attività del circolo; è inoltre facoltà del circolo consentire l’accesso ai soci dell’associazione nazionale cui esso aderisce. Quando non si può aprire un circolo? Un circolo non è un negozio o un bar, ma nasce dall’iniziativa di cittadini che, senza fini di lucro, si associano per sviluppare un comune interesse, quindi non ci sono “padroni” o “soci fondatori” (dotati cioè di diritti particolari). È invece possibile, attraverso le forme consentite dalla legge, lavorare in un circolo e ricavarne un proprio compenso in modo del tutto legittimo. Se crei un’associazione e aderisci all’Arci, troverai sostegno, consulenze, servizi, consigli: • consulenza (legale, fiscale, associativa) e formazione sulla normativa in vigore; • assistenza legale e servizi assicurativi UnipolSai (infortuni, R.C. e tutela legale); • sconti per soci e circoli (convenzioni); • convenzioni con SIAE e SCF (diritto d’autore e diritti connessi); • sostegno alla progettazione di attività culturali e di promozione sociale; • servizi bancari in convenzione con Banca Popolare Etica; • accesso al microcredito (bando di “Concorso per progetti e idee innovative”); • piattaforma di crowdfunding su Produzioni dal Basso (raccolta fondi online).
A proposito di servizi, cosa cambia con la riforma del terzo settore? Aderendo ad Arci farai parte di una rete associativa nazionale prevista dal nuovo Codice del Terzo Settore (D.Lgs 117/2017) che attribuisce importanti funzioni alle reti in termini di semplificazione degli adempimenti per i propri associati (iscrizione al Registro unico, adeguamento statuti, bilanci, relazioni di missione). Si può aderire all’Arci anche se si è già costituiti come associazione autonoma o si fa parte di altre reti? Sì, si può aderire all’Arci anche se si è già operativi. Contatta il Comitato ARCI di Terni e scopri i servizi dedicati, i progetti a rete, le opportunità per gli associati Arci. Insieme al Comitato verificherete la specificità della tua associazione valutando caso per caso come perfezionare la documentazione. E farai parte di un grande progetto associativo. Infatti l’Arci è una associazione di promozione sociale e ente di terzo settore ai sensi del D.Lgs 117/2017, indipendente e autorevole. Con i suoi oltre 4.000 circoli e associazioni, costituisce un ampio tessuto democratico e di partecipazione. È impegnata nella promozione e nello sviluppo dell’associazionismo come fattore di coesione sociale, come luogo di impegno civile e democratico, di affermazione dei diritti di cittadinanza e di lotta ad ogni forma di esclusione e di discriminazione. I circoli ARCI sono la più grande rete di esperienze culturali di base nel nostro Paese, spazi aperti dove promuovere e produrre cultura, laboratori della creatività giovanile, protagonisti della riqualificazione dei territori con offerte culturali di qualità.
EVOLUZIONE GIURISPRUDENZIALE
in tema di ASSEGNO di MANTENIMENTO Avv. Marta PETROCCHI
È
ormai arcinoto che una delle principali problematiche da affrontare nei procedimenti di separazione e divorzio sia quella concernente l’assegno di mantenimento e, ovviamente, una volta concordato che l’assegno deve essere corrisposto, quello della determinazione dell’importo. Purtroppo il problema non viene meno anche quando l’assegno di mantenimento va corrisposto in favore dei figli minori o maggiorenni non ancora autosufficienti. Anche in questo caso giungere ad una pacifica determinazione è tutt’altro che agevole! Non a caso, ne ho parlato lo scorso numero, come molti altri Tribunali, anche quello di Terni si è dotato di un protocollo per agevolare la composizione della crisi stabilendo quello che va considerato incluso nel mantenimento e quello che, viceversa, deve essere tenuto fuori e rimborsato a parte come spesa straordinaria. Ma questo è un altro argomento! L’assegno di mantenimento del coniuge è disciplinato nell’art.156 c.c.: “Il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a vantaggio del coniuge cui non sia addebitabile la separazione il diritto di ricevere dall’altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri. L’entità di tale somministrazione è determinata
in relazione alle circostanze e ai redditi dell’obbligato. Resta fermo l’obbligo di prestare gli alimenti di cui agli articoli 433 e seguenti”, e nell’art. 5, commi 6, 7 e 8: “Con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il tribunale, tenuto conto delle condizioni dei coniugi, delle ragioni della decisione, del contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, del reddito di entrambi, e valutati tutti i suddetti elementi anche in rapporto alla durata del matrimonio, dispone l’obbligo per un coniuge di somministrare periodicamente a favore dell’altro un assegno quando quest’ultimo non ha mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive. La sentenza deve stabilire anche un criterio di adeguamento automatico dell’assegno, almeno con riferimento agli indici di svalutazione monetaria. Il tribunale può, in caso di palese iniquità, escludere la previsione con motivata decisione”. Che il coniuge più debole avesse il diritto di vedersi assicurata la conservazione dello stesso tenore di vita goduto durante il matrimonio era un principio ritenuto granitico dalla giurisprudenza fino al maggio 2017. È con la sentenza del 10 maggio 2017, n° 11504 della Prima Sezione della Cassazione Civile, che l’indipendenza o autosufficienza economica dell’ex coniuge diventano il parametro per stabilire se l’assegno di divorzio debba o meno essere corrisposto. L’assegno diventa quindi di natura esclusivamente assistenziale. Con la sentenza n° 18287/2018, le Sezioni Unite hanno reinterpretato l’art. 5, comma
6 L.898/1970, alla luce della legislazione europea oltre agli approdi cui la Cassazione con la sentenza n. 11504/2017 era giunta. Il riconoscimento dell’assegno di divorzio, cui deve attribuirsi tanto una funzione assistenziale quanto una funzione compensativa e perequativa, richiede sia l’accertamento della inadeguatezza dei mezzi, o della impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive, ma anche la valutazione comparativa delle condizioni economicopatrimoniali delle parti, in considerazione del contributo fornito dal richiedente nella vita familiare e nella costituzione del patrimonio comune e personale degli ex coniugi, con riferimento alla durata del matrimonio e all’età dell’avente diritto. Si legge nella sentenza: “Si assume come punto di partenza il profilo assistenziale, valorizzando l’elemento testuale dell’adeguatezza dei mezzi e della capacità (incapacità) di procurarseli; questo criterio deve essere calato nel “contesto sociale” del richiedente, un contesto composito formato da condizioni strettamente individuali e da situazioni che sono conseguenza della relazione coniugale, specie se di lunga durata e specie se caratterizzata da uno squilibrio nella realizzazione personale e professionale fuori del nucleo familiare. Lo scioglimento del vincolo incide sullo status, ma non cancella tutti gli effetti e le conseguenze delle scelte e delle modalità di realizzazione della vita familiare. Il profilo assistenziale deve, pertanto, essere contestualizzato con riferimento alla situazione effettiva nella quale si inserisce la fase di vita post matrimoniale, in chiave perequativacompensativa”. Che sia un ripensamento? Il tempo ce lo dirà!
LA PINZIONE: SUGNU O SCONFORTU? Paolo Casali
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Da tembu io agognavo anna’ ‘n pinzione... de quanno stéo a llaoru e non a ccasa da quanno ho ‘ncuminciatu a llaora’... e cc’evo ‘n corpu pienu d’energia. ma a lu momentu de ‘lla dicisione me so’ ssintitu ‘n groppu da ‘ngoja’. Ma mo’ che mm’è ssuccessu? Ch’è ccambiatu? Tu te sintivi a ddi’ d’èsse bbeatu... Lu tembu mica è scursu via de bbottu! te comportavi ppo’ de circostanza... è ggià parecchiu che sso’ ppinzionatu ma quillu fattu d’èssece ‘rriatu e ssulu mo’ ‘ncuminciu lu sborbottu!? non te facéa gode’ quella speranza. Ma lu sborbottu... s’è ppo’ quillu sulu... È ccertu ch’è ‘n peccatu di’ ‘ste cose… bbasta ‘ttura’ le ‘recchie a lu vicinu... e annanno avanti poli capi’ a vvulu da ‘na dicina d’anni ce so’ ‘nnatu che ‘n tocca contrariallu lu distinu. ma io che mme sognavo tutte rose le vedo mo’ coll’occhiu più ‘nvecchiatu. Potristi fa’ li zzumbi e ccapovorda la sorte che tt’aspetta ggià è ssegnata... Po’ darsi è ‘llu penzieru che mme sfasa e cche me fa sinti’ la nostargia non poli fa’ più quillu de ‘na vorda
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co’ rrischiu de ‘na vita ‘n bo’ prostrata. Ve sete accorti che nn’ho dittu gnente? C’ho ssulu lu lamentu ‘ncorporatu... e sse cce penzo mejo... tra la ggente c’è ssempre quillu ch’è più scalognatu. Pertantu è ‘n sugnu èssece arriatu e aécce tanta voja de campa’ e sse rripenzo a cchi è ppiù ddisgrazziatu io ‘ntenno lu sconfortu che je da. E allora se sso’ onestu co’mme stessu e anche se la vita scorre via… specchiannome io dico che ‘stu fessu la deve pija’ co’... ffilosofia!
GRUPPO APPARTAMENTO
ABITAZIONI COLLABORATIVE: SEMPRE PIÙ PERSONE SCELGONO DI INVECCHIARE TRA AMICI Il Co-housing è nato in Olanda ed in Danimarca negli anni ’70 e si è esteso rapidamente in molti Paesi del Nord Europa come la Svezia e la Germania, ma anche negli Stati Uniti e nel Canada. Da qualche anno questa realtà ha raggiunto anche le regioni del Nord Italia. Il Progetto del Co-housing nasce partendo dalle reali necessità delle diverse persone all’interno
delle famiglie moderne in cui si evidenzia che le esigenze delle persone anziane sono necessariamente diverse da quelle dei figli e/o dei nipoti ed a causa della necessità del lavoro della famiglia, la persona anziana si trova spesso sola in casa e la famiglia, per conciliare le diverse necessità, è costretta a ricorrere alla badante o alla casa di riposo.
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Medicina & Salute Il giorno 26 ottobre si è tenuta una conferenza sulla prevenzione del tumore al seno, in linea con l’ottobre “rosa”, organizzata da Fiorella Ciani, coordinatrice Donne FdI Terni con la partecipazione del prof. F.Schittulli, presidente nazionale Lilt .
PREVENZIONE PER VINCERE IL TUMORE AL SENO IL PRESIDENTE NAZIONALE LILT: “PREVENZIONE PER VINCERE IL TUMORE AL SENO”. Il tumore al seno è ancora oggi il più frequente nella popolazione femminile: il big killer numero uno. Sebbene negli ultimi anni si sia registrata una lenta ma costante riduzione della mortalità, l’incidenza del cancro alla mammella è in aumento. Anche per effetto del crescente invecchiamento della popolazione femminile e l’aumento dei fattori di rischio. Solo in Italia si calcola che vengano diagnosticati circa 50mila nuovi casi l’anno. Vincere la malattia oggi è possibile nella grande maggioranza dei casi, grazie soprattutto alla prevenzione e alla diagnosi precoce. “Le nuove tecnologie diagnostiche di imaging -afferma il prof. Francesco Schittulli, senologo-chirurgo oncologo e presidente nazionale della LILT- ci consentono oggi di individuare il cancro nella sua fase iniziale, quando cioè il tumore è di piccolissime dimensioni, con un grado di malignità ed un indice di aggressività molto basso ed un processo
di metastatizzazione pressoché pari a zero. Se trent’anni fa guariva solo il 35% delle affette da cancro al seno, negli ultimi anni il tasso di mortalità è sensibilmente diminuito. Il nostro obiettivo è di raggiungere mortalità zero! Oggi più di 85 donne su 100 colpite dal cancro al seno guariscono. E la percentuale sale al 98% quando scopriamo tumori al di sotto del centimetro di diametro. Questo ci consente oggi di limitare l’atto chirurgico con interventi e trattamenti sempre più conservativi a beneficio della “femminilità”. Ecco perché l’anticipazione diagnostica è oggi l’arma più efficace per vicere il cancro seno”. “Vorrei inoltre sottolineare -ha proseguito Schittullicome in Italia stia crescendo l’incidenza del tumore al seno soprattutto tra le donne più giovani. Tra i 25 e i 50 anni si registra infatti un aumento di circa il 30%. Ecco perché è fondamentale sensibilizzare le giovanissime nel diffondere la cultura della prevenzione come metodo di vita”.
Dott.ssa Lorella Fioriti Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia e Tomosintesi Mammaria
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LA GINECOMASTIA: l’eccessivo sviluppo delle mammelle nell’uomo
La ginecomastia è una condizione piuttosto frequente. Il termine deriva dal greco -γυνή “donna” e μαστός “mammella”- e indica che le mammelle maschili assumono un aspetto che ricorda il seno di una donna. Ciò determina un disagio psichico e relazionale nel paziente e, per questo, il trattamento della ginecomastia è richiesto con sempre maggiore frequenza, anche da pazienti giovani, nei quali la sua insorgenza è spesso favorita dall’uso di sostanze anabolizzanti assunte in palestra. Durante la pubertà questa condizione si riscontra molto spesso, ma è generalmente transitoria e tende a regredire nel giro di pochi anni. In età adulta circa il 30% degli uomini presenta un grado variabile di ginecomastia ed essa può essere caratterizzata da un aumento prevalente del tessuto ghiandolare (ginecomastia vera), del tessuto adiposo (pseudo-ginecomastia) o, come più spesso accade, di entrambe le componenti (ginecomastia mista). Nella maggior parte dei casi, la ginecomastia è bilaterale ed è per lo più secondaria a un aumentato stimolo estrogenico con ipertrofia del tessuto mammario. Uno squilibrio ormonale con eccesso di
estrogeni può essere indotto da diverse patologie come, per esempio, disfunzioni endocrine, epatiche, tiroidee o malattie neoplastiche (tumori del testicolo). Inoltre la ginecomastia può essere associata all’assunzione di sostanze farmacologiche o stupefacenti e, come detto sopra, può essere correlata all’assunzione di steroidi anabolizzanti per l’aumento volumetrico della massa muscolare. Infine va ricordato che l’obesità è quasi sempre associata ad un grado variabile di ginecomastia. Dato che esistono diverse forme di ginecomastia, prima di sottoporsi a qualunque terapia è importante una valutazione clinica e l’effettuazione di alcuni esami diagnostici per ottenere informazioni sulle caratteristiche e sulla natura della ginecomastia e sulla presenza di eventuali neoformazioni. Una volta chiarita la situazione clinica si può procedere al trattamento chirurgico. Oggi, la maggior parte dei pazienti affetti da forme di ginecomastia mista o a prevalente componente adiposa, può essere trattata con successo con moderne tecniche di lipoaspirazione che rendono la procedura semplice, immediata, eseguibile in sola anestesia locale e che
consentono tempi di recupero rapidi. Tuttavia, con la lipoaspirazione, la componente fibrosa del tessuto mammario è più difficile da estrarre rispetto alla componente adiposa, pertanto i pazienti che presentano una ginecomastia molto fibrosa, a prevalente componente ghiandolare, necessitano spesso di una escissione chirurgica del tessuto ghiandolare. Inoltre la riduzione della ginecomastia con incisioni chirurgiche cutanee di estensione variabile si rende necessaria quando le dimensioni della mammelle sono eccessive.
Dr. ROBERTO UCCELLINI SPECIALISTA IN CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA ED ESTETICA SPECIALISTA IN CHIRURGIA GENERALE
TERNI - Viale della Stazione, 63 ROMA - Via Frattina, 48 LONDRA “The private Clinic” - 98 Harley Street PER APPUNTAMENTI: Office Manager Raffaella Pierbattisti Tel 0744.404329 329.20.06.599 – 329.23.32.450 robertouccellini@gmail.com www.robertouccellini.com
QUANDO FARE UNA VISITA GINECOLOGICA Le donne sanno che per salvaguardare la propria salute è necessaria la prevenzione che cambia però a seconda dell’età: i passaggi dall’adolescenza all’età adulta e poi alla piena maturità femminile sono età cruciali che richiedono attenzioni speciali. ENTRO I 20 ANNI. Le linee guida dell’ACOG (American College of Obstetricians and Gynecologists) sulla salute femminile prevedono che la prima visita ginecologica si faccia tra i 13 e i 15 anni. Sarebbe opportuno che tutte le adolescenti, quando si presenta il menarca, facessero la prima visita dal ginecologo, non per ricercare patologie specifiche, ma per prendere consapevolezza della propria salute, attraverso un’educazione alla conoscenza del proprio corpo, della propria sessualità e degli strumenti contraccettivi disponibili. La visita dal ginecologo dovrebbe così diventare una “consuetudine” non necessariamente legata a qualcosa che non va. 20 ANNI. Una donna dovrebbe vedere il proprio ginecologo almeno una volta l’anno. In questo modo potrebbe verificare la regolarità del proprio ciclo mestruale, l’assenza di infezioni batteriche o fungine, eseguire gli esami oncologici necessari, programmare
una contraccezione adeguata. A questa età va eseguito anche il PAP TEST, in genere con l’inizio dell’attività sessuale. Si ripete ogni 2-3 anni, a seconda dei risultati. È in grado di individuare precocemente un cancro della cervice uterina ed eventuali infezioni (Candida, Trichomonas, batteri). Importante è anche l’ESAME PELVICO che permette di controllare utero e ovaie anche pensando ad una futura maternità.
necessità sia nell’ambito della prevenzione oncologica sia nella prevenzione in generale e nel mantenimento del benessere psicofisico. La VISITA GINECOLOGICA alla comparsa dei primi sintomi di menopausa è quindi molto importante, poiché il ginecologo potrebbe ritenere opportuno anche somministrare una terapia ormonale sostitutiva.
TRA I 30 E I 40 ANNI. A questa età è importante continuare gli esami ginecologici che si facevano già a 20 anni e seguire le indicazioni precise del ginecologo. È utile, a partire dai 30 anni, associare al PAP TEST anche l’HPV TEST, in grado di identificare la presenza del virus HPV, responsabile del cancro della cervice uterina (al momento non indicato come screening generale). TRA I 50 E I 60 ANNI. Questo è il decennio della menopausa, nel corso del quale l’organismo femminile subisce diversi cambiamenti. Prendersi cura di sé diventa quindi una DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto STUDIO MEDICO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789) COMEDICA - Via Gabelletta, 147 - Terni (0744 241 390)
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AZIENDA OSPEDALIERA STRUTTURA COMPLESSA
PRONTO SOCCORSO e ACCETTAZIONE
Direttore dott. Giorgio Parisi Struttura Complessa Pronto Soccorso Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni
Missione della Unità operativa Il Pronto Soccorso (PS) dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni è inserito, nel contesto del sistema regionale per l’emergenza-urgenza, in un DEA (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) di II livello (DGR 970/2012) in ragione della appartenenza ad una Azienda ospedaliera di alta specialità e rilievo nazionale con caratteristiche di ospedale di riferimento (centro Hub) per i centri limitrofi. Nel PS di Terni vengono compiuti interventi diagnostico-terapeutici, di stabilizzazione e cura del paziente, anche di alta complessità, capaci di fornire una risposta a tutti i bisogni complessi della popolazione, con l’unica eccezione della gestione dei grandi ustionati che vengono trasferiti in centri ad altissima specializzazione fuori regione. Dal 2016 è stato intrapreso un programma di miglioramento generale della struttura in termini di logistica, organizzazione, formazione e tecnologia. Analisi della struttura e del contesto Per una serie di motivi legati a professionalità, organizzazione, capacità di risposta più rapida e di maggiore qualità rispetto ad altri ospedali limitrofi, durante gli ultimi anni il Pronto Soccorso di Terni ha visto aumentare considerevolmente il bacino di utenza che, inizialmente concepito per una popolazione di circa 80.000 abitanti, oggi è approssimativamente quintuplicato e arriva potenzialmente a 400.000 abitanti (di cui 132.000 circa, secondo dati ISTAT del 2016, del distretto di Terni). Infatti la struttura, in particolare per l’alta complessità, è ormai punto di riferimento per i territori vicini,
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comprese alcune province extraregionali confinanti, e sostituisce parte dell’attività di grandi e piccoli presidi ospedalieri come Narni, Amelia, Spoleto, talvolta anche Pantalla e, nel Lazio, Rieti, Viterbo, Civita Castellana, Orte, Magliano Sabina. Questo comporta che una grossa parte della popolazione, che risiede in aree limitrofe corredate da un ospedale di riferimento e talvolta anche il servizio di 118, possano far riferimento al PS di Terni non soltanto per patologie tempo-dipendenti, ma anche per patologie che normalmente non dovrebbero accedere ad un DEU (Dipartimento di Emergenza e Urgenza) di II livello. Ma tra le cause che contribuiscono a far aumentare gli accessi inappropriati e a generare il fenomeno del sovraffollamento al PS di Terni, come in generale nella maggior parte dei PS italiani, rientrano numerosi aspetti: - una cultura basata su un modello di risposta sanitaria esclusivamente ospedaliero; - la carenza sul territorio di soluzioni assistenziali alternative al Pronto Soccorso e al ricovero ospedaliero; - l’aumento di pazienti che scelgono di ricorrere PS di Terni pur avendo presidi ospedalieri di riferimento sul proprio territorio; - fattori contingenti come virus e infezioni stagionali (periodo dicembre-marzo), incidenti stradali che coinvolgono più feriti, intossicazioni alimentari che coinvolgono più persone; - aspetti di tipo epidemiologico/demografico come l’invecchiamento generale della popolazione cui si lega l’aumento delle comorbidità e delle richieste di ricovero. Non a caso i dati epidemiologici indicano che Terni è ai primi posti in Italia per numero di anziani residenti, con un indice di vecchiaia di 217,7 contro il dato nazionale di 157,7 (infatti i pazienti dimessi con DRG medico e oltre 65 anni di età rappresentano il 69.88% e di questi il 34.86% è sopra gli 80 anni). Si comprende quindi come un PS come quello di Terni, con 43.000 accessi complessivi all’anno (dato 2017) possa avere avuto, nel corso degli anni, un incremento della richiesta di ricoveri fino al 28%, con un’atipica percentuale degli stessi rispetto alla media nazionale che non supera il 20%. Peraltro questo dato meramente statistico non considera circa 6.000-6.500 accessi/anno non registrati perché a Terni, a differenza di molti altri PS, i pazienti oculistici e ginecologici vengono indirizzati direttamente al reparto di competenza. La principale ricaduta di questa situazione è il costante e crescente sovraffollamento
del PS (overcrowding) cioè “una situazione in cui la domanda di prestazioni supera la capacità di fornire cure in tempi e/o modalità appropriate, rischiando di fornire una risposta qualitativamente non adeguata da parte della struttura”. E all’iperafflusso di pazienti nel PS si lega anche il crescente sovraffollamento dei reparti con impiego di posti letto “aggiuntivi” nelle corsie o in appoggio in altri reparti. Il Mandato La Direzione generale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni dal 2016 ha dato mandato al Direttore della struttura di Pronto Soccorso e Accettazione di realizzare un progetto volto a migliorare l’efficienza del reparto in termini di: riduzione dei tempi di attesa, formazione del personale del dipartimento di emergenza, diffusione e pratica di protocolli operativi omogenei, funzione di filtro al ricovero, ampliamento/diversificazione dell’offerta assistenziale per un’adeguata risposta ai bisogni dei pazienti (OBI, Fast track, percorsi ambulatoriali, ecc.), incremento dell’uso dell’OBI ed incremento dell’uso della Medicina d’Urgenza. Il progetto di riorganizzazione e i risultati preliminari Logistica. È in fase di completamento una riorganizzazione degli spazi assistenziali presenti che ha comportato una nuova allocazione in sala d’attesa del personale hostess/steward (debitamente formato per la gestione delle consulenze differite, l’accesso alla radiologia degli utenti esterni e l’accettazione amministrativa dei pazienti); l’ampliamento e lo spostamento del bancone Triage e dell’area ad esso attigua; l’ottimizzazione delle sale visita con nuove prese per ossigeno; la messa in comunicazione della sala d’attesa della sala 3 con il corridoio delle sale 1 e 2; l’ampliamento della sala 3; la creazione di un’area dedicata all’igiene pazienti; la creazione di bagno per l’area triage ed una comunicazione più efficiente tra la sala Emergenza e la Radiologia – TAC. E’ stata ristrutturata la “camera calda” dedicata all’arrivo delle autoambulanze. Organizzazione. Attualmente sono in corso numerose azioni di ridefinizione organizzativa. La più importante riguarda un progetto di riduzione dei tempi di attesa, che sinteticamente prevede almeno 4 linee di sviluppo: 1) Il miglioramento dei flussi e la gestione delle code per i casi a minore criticità: la creazione di Fast Track, cioè di un percorso veloce a gestione
SANTA MARIA DI TERNI infermieristica che prevede il diretto invio del paziente allo specialista. In questa fase il modello organizzativo è attivo per l’Otorinolaringoiatria, è di prossimo avvio quello per Ortopedia e Pediatria. 2) L’analisi della codifica dei codici rossi, gialli, verdi e bianchi con il contestuale passaggio a 5 codici colori (Rossi, Gialli, Verdi a 30’, Verdi a 60’, Bianchi) e la creazione di protocolli di Triage. 3) La modalità di utilizzo/funzionamento degli ambulatori: progetto assegnazione pazienti sale visita. 4) La presenza (dipendente dal numero di medici in servizio) di un’unità medica denominata “Case manager” per la gestione dei casi a minore intensità di cura. I risultati preliminari hanno già visto una riduzione dei tempi medi d’attesa per i codici gialli da 45 a 27 minuti, mentre la percentuale dei ricoveri è passata dal 28% al 26%. Altro aspetto organizzativo rilevante è la ridefinizione del rapporti tra Pronto SoccorsoOBI e Medicina d’Urgenza, un progetto che ha l’ambizione di migliorare l’appropriatezza di ricoveri e l’utilizzo dei posti letto attraverso un reparto dedicato a pazienti con patologie che potenzialmente possono essere trattate entro 72 ore. Sono stati avviati accordi organizzativi con le altre strutture complesse dell’ospedale per l’accesso facilitato ai seguenti ambulatori: Ipertensione, Senologico, Urologico, Diabetologico, Angiologico, Pneumologico e Proctologico. Si sono inoltre intensificati i rapporti con il servizio 118 con cui da ottobre è stato condiviso un nuovo un protocollo operativo per i pazienti che giungono affetti da Ictus. Dal 2016 è anche attiva una procedura per la gestione ed il trattamento delle donne vittime di violenza, alle quali viene riservato un percorso
Servizio Fotografico Alberto Mirimao
dedicato in collaborazione con il servizio di Psicologia ospedaliera e il Centro Antiviolenza “Liberetutte” di Terni. Per quanto riguarda la comunicazione con l’utenza è in corso di preparazione un opuscolo informativo multilingue per fornire informazioni sanitarie ed organizzative alle persone presenti nella sala d’attesa esterna ed interna. Struttura Semplice di Osservazione Breve Rappresenta il punto di forza del reparto. Sotto la responsabilità del dott. Stefano Carini, l’OBI è un’area del Pronto Soccorso riservata alla osservazione/monitoraggio dei pazienti con quadri clinici di moderata complessità, per tempi non superiori alle 36 ore. Attualmente è dotata di 9 letti + 3 barelle con possibilità di accogliere fino a 14 pazienti in casi eccezionali. Attiva dal 2012, ha assunto sempre di più un ruolo strategico al fine di favorire dimissioni più sicure e, per ricaduta, contenere anche il numero dei ricoveri. In OBI sono stati trattati 2.483 pazienti nel 2012 (ricoveri 18%), 3.190 pazienti nel 2017 (ricoveri 14.7%). Formazione Negli ultimi anni sono stati organizzati corsi di formazione diretti al personale medico e infermieristico, alcuni in fase di attuazione, sulle principali tematiche dell’emergenza (BLSD, ACLS Elettrocardiografia di base, Triage, accesso intraossea, Grandi ustionati in collaborazione con il Centro Grandi Ustioni di Pisa, ecc.). Nel contesto del Pronto Soccorso sono presenti anche istruttori per BLSD e ACLS, cioè rianimazione cardiopolmonare con uso di defibrillatore e rianimazione cardiopolmonare avanzata. Da due anni, inoltre, in collaborazione con l’Ordine dei Medici, il Pronto Soccorso di Terni organizza corsi teorico-pratici sulle suture cutanee.
ÉQUIPE Direttore SC: Dott. Giorgio Parisi Coordinatrice Infermieristica: Monica Tiberi Collaboratrice Infermiera di Struttura: Nicoletta Donatelli Dirigenti medici: Stefano Carini (responsabile SS Osservazione Breve), Stefano Scuderi (IPAS Nuovo Modello Organizzativo Pronto Soccorso), Massimo Caselli (IPAS Codici Verdi e Bianchi), Erminia Carbone, Paola Degli Angeli, Cinzia Marini, Barbara Fiordiponti, Luciana Di Carlo, Alessia Minicucci, Roberta Triola, Eleonora Pressi, Filippo Polimeno, Giorgio Margaritelli, Cinzia Cascioli, Micol Sole Di Patrizi, Vincenzo Napolitano. Personale Infermieristico: Fabio Matteo Battaglia, Mauro Bisci, Daniela Bizzarri, Alberto Bertini, Alessandro Broccucci, Andrea Chieruzzi, Graziano Croci, Giuseppe D’Artibale, Mariano De Persio, Simona De Rosa, Cecilia Di Giacomo, Agnese Falasco, Katia Farinelli, Erica Fausti, Andrea Gaggiotti, Emanuela Grilli, Serghei Grisanti, Debora Marini, Giovanni Muscoli, Alessio Paniconi, Beatrice Pennacchi, Alessandra Petrelli, Paola Pitari, Giuliana Pizzotti, Rita Principali, Barbara Ricci, Elisa Rosati, Elisa Rumeni, Marzia Salvatelli, Stefano Salvati, Stefano Santi, Danilo Scafi, Giuseppe Silvestrini. Personale Oss: Deborah Bartolucci, Delfina Belli, Catiuscia Carsili, Maria Luisa Chiavetti, Stefano Fioravanti, Alessandro Mostarda, Giampaolo Pernazza, Arianna Petrollini, Sabrina Pierascenzi. Personale Ausiliario: Lorella Bicchi, Paolo Magi, Tiziana Mei.
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SICUREZZA E TEST Secondo le normative vigenti per ogni unità raccolta, sia essa di sangue intero, plasma o piastrine o altri emocomponenti, vengono effettuati accertamenti di laboratorio, atti a valutarne l'idoneità ad essere trasfusa, come: emocromo completo per lo studio di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, transaminasi ALT (per lo studio del fegato), sierodiagnosi per la lue o sifilide, HIV Ab 1-2 (per l'AIDS), HBs Ag (per l'epatite B), HCV Ab e ricerca di costituenti virali dell'HCV 8per l'epatite C), controlli e determinazione del gruppo sanguigno e del fattore Rh. Il donatore periodico, oltre agli esami sopra riportati, ogni anno deve essere sottoposto a ulteriori esami, quali creatininemia, glicemia, proteinemia, trigliceridemia, colesterolemia, sideremia, ferritinemia, ecc...
COMPATIBILITÀ MAGGIORI
AVIS Terni: Via L.Aminale, 30 - Terni E-mail: avis.terni@libero.it Telefono: 0744400118 - Fax: 0744400118
www.avisterni.it
Avis Comunale Terni
A
Può donare a A e AB
A
Può ricevere da A e O
B
Può donare a B e AB
B
Può ricevere da B e O
AB
Può donare a AB
AB
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Donatore universale
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Può ricevere da 0
Rh NEG.
Può donare a Rh NEGATIVO eRh POSITIVO
Rh NEG.
Può ricevere solo da Rh NEGATIVO
Rh POS.
Può donare a Rh POSITIVO
Rh POS.
Può icevere da Rh NEGATIVO eRh POSITIVO
IL SANGUE SERVE TUTTI I GIORNI E NON SOLO NELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA.
LE LESIONI IRREPARABILI DEI TENDINI DELLA CUFFIA DEI ROTATORI Dott. Vincenzo Buompadre
Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport - Terni Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6, 0744.427262 int.2 - Rieti Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25, 0746.480691 - Foligno Villa Aurora, v. Arno 2, 0742.351405
www.vincenzobuompadre.com
La principale patologia riguardante la spalla è quella a cui è soggetta la cuffia dei rotatori. Essa è l’insieme dei quattro muscoli che avvolgono la testa omerale (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo ed il sottoscapolare che sono fondamentali per il movimento e la stabilità di questa articolazione). Questi muscoli con i loro tendini formano una
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copertura, appunto una sorta di cuffia sulla testa dell’omero che, oltre a stabilizzare l’omero alla scapola, ci permette di sollevare e rotare l’arto. Questa zona si può danneggiare per deterioramento della qualità dei tendine o in seguito a traumi. La lesione della cuffia dei rotatori provoca dolore alla spalla e una netta riduzione della forza: anche piccoli gesti come pettinarsi o vestirsi diventano difficili da compiere. La diagnosi di lesione avviene con l’esame obiettivo, accompagnato da indagini strumentali come la radiografia, l’ecografia, ma soprattutto la risonanza magnetica che può darci informazioni preziose anche per quantificare il danno. Con questo strumento diagnostico il medico può programmare la terapia più idonea e può giudicare la riparabilità della lesione. Obiettivo del trattamento è quello di ridurre il dolore e di ripristinare la normale funzione. Il trattamento è vario e personalizzato in base all’età, al livello di attività ed al tipo di lesione del paziente. Per i soggetti con grave lesione della spalla sono possibili varie opzioni terapeutiche: - se il paziente è di età superiore ai 65-70 anni ed ha basse richieste funzionali trova indicazione il trattamento conservativo
(terapie mediche fisiche e riabilitative); se questo tipo di trattamento non dovesse dare benefici è consigliabile un trattamento chirurgico artroscopico di regolarizzazione della lesione e sua sutura parziale. - se il paziente è di età inferiore ai 65-70 anni ed è attivo ed in buone condizioni di salute, con un’articolazione che non ha sviluppato degenerazione artosica, trova indicazione il trattamento chirurgico di trasposizione muscolo-tendinea che permette di ottenere la riduzione del dolore, il recupero di una buona escursione articolare. ma modesto è il recupero della forza. - nei pazienti in cui la lesione tendinea irreparabile ha portato alla degenerazione articolare trova indicazione l’intervento di impianto di un’artroprotesi “inversa” di spalla.La riparazione artroscopica delle rotture della cuffia dei rotatori rappresenta il gold standard del trattamento. Molti anni fa, l’artroscopia di spalla sembrava una metodica estremamente difficile ed utilizzata solo per alcuni tipi di lesione. Oggi grazie alla introduzione di nuove tecniche, l’artroscopia di spalla è ampiamente diffusa e sempre più utilizzata. In artroscopia si riparano tutti i tipi di rottura della cuffia senza eseguire ampie incisioni come avveniva qualche anno fa.
Medicina & Salute
SPAZIO AL BENESSERE
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Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza
"ESTETICA EVOLUTIVA STELLA POLARE"
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CONFERENZA
AQUA ME GENUIT Giampiero RASPETTI
PROGETTO PAPIGNO la città dei giovani, della scienza e dei turisti.
Papigno, 10 ettari e mezzo di superficie da riqualificare. Impianti sportivi di ogni tipo affinché i giovani possano trascorrere le serate in modo appena decente, senza solo guardarsi l'un l'altra (o l'una l'altro). E poi bar, pub, pizzerie, trattorie, le stesse, magari, della movida ternana, oggi al centro della città. Trovo molto decoroso, infatti, che gli abitanti della zona interessata possano addormentarsi a loro piacimento, non quando lo decidano gli altri. E negozi di articoli sportivi, scientifici, musicali, di tendenza. Ed anche, vivaddio, qualcosa per la mente, per il cuore. Librerie, biblioteche, sale per dibattiti, per la musica, per il teatro, affinché, magari pian piano nel tempo, si
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riesca a far rendere al meglio le proprie (tantissime) ore. E i Musei, da Terni e dalla Valnerina, e i luoghi della creatività e l'Università, finalmente! E un grande albergo, per i tanti turisti che la Valnerina merita e di cui ci occuperemo nelle colonne del bimestrale La Pagina Umbria di prossima uscita. Un albergo che tranquillizzi genitori con figli visto che di sera potranno trovare svago e divertimento proprio "sotto casa". E il vecchio tramvetto della Valnerina che trasporti (gratuitamente) i giovani dalle ore 18 alle ore 3 del giorno dopo.
Questa è la prima suggestione che offriamo alla cittadinanza, insieme all'invito di unirsi a noi, senza bandiere e senza tessere, ma solo con l'orgoglio delle proprie idee e della personale cultura progettuale. FACCIAMO tutto in completo isolamento da chi gestisce ed amministra Terni; non abbiamo alcun potere economico o partitico. Abbiamo solo la forza delle nostre idee e se Voi, cari lettori, vi limitate solo a leggere, le nostre rimarranno, purtroppo, chiacchiere, anche se elaborate dal fior fiore della cultura, nazionale ed internazionale. SAPPIAMO che saremo considerati sciocchi o velleitari da chi niente ha nella mente e poco nel cuore. Se però tu ti unirai a noi, in qualsiasi maniera, potremo contare un poco di più. Intanto ti invito a seguirci in tutte le altre conferenze, tante idee per la nostra città che non è solo strade da asfaltare o alberelli da piantare.
Maria Laura ALOISI
L’esperienza del Liceo Artistico di Terni attraverso il Percorso di Alternanza Scuola Lavoro, rappresenta una vera e propria eccellenza nel campo della formazione scolastica. In questo caso specifico, nella valorizzazione e recupero del cinema teatro di Arrone, gli studenti hanno avuto un ruolo determinante tanto nella ricerca di notizie e informazioni spesso inedite, quanto nel proporre idee moderne e innovative per il recupero stesso. Nella ricerca di collaborazioni, spesso necessarie nelle iniziative con ampie ricadute economiche e sociali, la ricerca dei partner è rivolta a soggetti competenti in grado di aggiungere valore e prestigio agli obiettivi di progetto. In questo senso, la scelta dell’Amministrazione del Comune di Arrone di avvalersi del contributo creativo
Gabriele FERRACCI
Dal 2011 con gli studenti del Liceo Artistico dell’indirizzo Architettura e Ambiente, coadiuvato da colleghi ed esperti esterni, abbiamo iniziato un percorso di formazione che, partendo dallo studio del territorio e dall’analisi delle sue criticità, consentisse ai ragazzi di imparare ad analizzare e quindi formulare proposte progettuali e proporre soluzioni e idee innovative. Nel progetto realizzato nel corso dell’A.S. 201112 “Naturalmente consapevoli” denominato “Adotta un Quartiere”, gli studenti hanno individuato idee e progetti per l’area di Campo Boario, elaborando proposte, idee, schizzi, disegni, render virtuali e progetto finale dell’intero complesso, completo di plastico in scala e modelli, il tutto finalizzato alla valorizzazione ed al recupero eco-sostenibile del quartiere. Successivamente e con la concretizzazione
degli studenti del Liceo è un segnale importante per quella partecipazione di cui tanto si parla ma che poco si pratica. Rendere i giovani partecipi delle scelte e consapevoli delle difficoltà della realtà contemporanea, complessa e al tempo stesso ricca di opportunità, vuol dire aver compreso il valore dell’esperienza testimoniando attenzione al futuro e alle nuove generazioni. Gli allievi dell’indirizzo di Architettura e Ambiente e dell’indirizzo di Grafica, supportati dal professor Gabriele Ferracci, dalla professoressa Stefania Leandri e da tutto il corpo docente nonché dal responsabile dell’ufficio tecnico e dagli amministratori del Comune di Arrone, hanno avuto la possibilità di esperire le dinamiche tecniche e collaborative di un vero progetto. Hanno prodotto idee per il recupero architettonico e per la promozione turistica del territorio e i loro elaborati hanno corredato la domanda di finanziamento sottoposta dal Comune di Arrone alla Regione Umbria nell’ambito del PSR (Programma di Sviluppo Rurale per
l’Umbria 2014-2020). La domanda ha avuto esito favorevole e presto i ragazzi potranno vedere realizzate le idee e gli spunti da loro proposti. Vedranno, sul loro territorio, un segno tangibile dell’impegno e delle capacità profuse, frutto di collaborazione e fiducia tra giovani e istituzioni. In tal senso la stessa Regione Umbria ha un ruolo significativo, quello di promuovere e rendere concrete le iniziative che vedano i giovani partecipi delle scelte, incoraggiando enti e istituzioni pubbliche ad aprirsi al confronto con la società civile. Le dotazioni economiche ci sono, in molti ambiti. Ciò che ancora manca è la volontà di ricercare le intese più ampie, le qualità migliori espresse nei singoli settori che siano svincolate però da interessi personali o politici. Il vero cambiamento tiene conto del passato, dell’esperienza e da essi muove, perseguendo obiettivi di benessere e di crescita sociale. In questo, gli studenti del Liceo Artistico hanno dato prova di grande maturità e responsabilità, aprendo la strada ad un nuovo modo di essere “giovani cittadini”.
della legge 107 del 2015 sui percorsi di AlternanzaScuolaLavoro,abbiamopartecipato a progetti nazionali, sempre finalizzati alla tutela e salvaguardia del patrimonio artisticoculturale. In particolare, nell’iniziativa sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e denominata “My Generation”, i ragazzi hanno approfondito tematiche trasversali legate non solo all’ambiente, ma anche agli aspetti di convivenza, inclusione, partecipazione, accoglienza, cittadinanza, costituzione e progresso sociale. In tal modo le nuove generazioni sono state chiamate a a realizzare “la città che vorrei”; è da questo impegno che nasce la ricerca dei “luoghi della creatività”, ideati e proposti e progettati nel corso del precedente anno scolastico. La creatività che contraddistingue le giovani generazioni ha bisogno di essere sostenuta dalla consapevolezza del proprio passato e delle proprie origini. In tal modo, come hanno saputo dimostrare nelle esperienze finora fatte, essi saranno in grado di trovare risposte e soluzioni ai problemi della società moderna alle problematiche del territorio, dell’ambiente, della società che stiamo vivendo. Nel corrente anno scolastico, il nostro indirizzo
Architettura Ambiente, nell’ambito del percorso di Alternanza, ha proposto e avviato nelle classi terze e quarte un progetto che li vedrà impegnati, attraverso analisi, ricerche e studi di approfondimento, in una proposta progettuale di recupero e valorizzazione dell’area ex-industriale di Papigno. Si tratta di un percorso didattico sicuramente ambizioso e impegnativo che consentirà loro di prendere coscienza ed approfondire le tematiche legate al territorio, al recupero del costruito, all’archeologia industriale, alla architettura sostenibile, all’ambiente, alle tradizioni, alla inclusione, alla partecipazione, in una parola ai temi di cittadinanza e costituzione. La classe quinta infine, porterà a conclusione il progetto del recupero del Teatro di Arrone che ha visto i miei ragazzi impegnati già nei precedenti due anni con la Pubblica Amministrazione locale e che ha avuto un esito felice inimmaginabile dal momento che la nostra proposta progettuale è stata finanziata attraverso il Fondo Strutturale per le zone rurali. È di vitale importanza che le nuove generazioni si sentano partecipi e artefici dei cambiamenti e comprendano di avere un ruolo importante nelle decisioni che influenzeranno il loro futuro. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Giacomo PORRAZZINI
Ringrazio Raspetti per l’invito ad intervenire ed esprimo la mia ammirazione ed apprezzamento per le iniziative di animazione culturale che questa Associazione porta avanti per il bene ed il futuro della nostra città. Un nuovo modello di sviluppo per Terni non può prescindere dalla centralità del fattore cultura e dal protagonismo di tutti i soggetti protagonisti di una fase di rinascimento culturale della comunità ternana. Un protagonismo che, come prova a fare la Pagina con l’iniziativa odierna, può manifestarsi con una capacità progettuale che si misura con un tema concreto, come il pieno recupero e la valorizzazione del sito industriale dismesso di Papigno, e con l’ambizione di coinvolgere e valorizzare il ruolo di altri soggetti culturali, come, in questo caso, il nostro Istituto d’Arte. Assumere la cultura e la creatività come nuovo fattore trainante dello sviluppo ternano credo non significhi pensare ad una identità cittadina del tutto alternativa a quella che la nostra
storia recente ci ha consegnato; ovvero una città manifatturiera segnata dalla presenza egemone dell’industria pesante, siderurgica e chimica. Piuttosto, possiamo, realisticamente e responsabilmente, impegnarci per una evoluzione del modello di specializzazione produttiva di Terni, capace di riequilibrarne l’asse, attraverso la forte immissione delle nuove tecnologie, delle attività culturali e del turismo. In tale prospettiva il lascito culturale e materiale della stessa storia industriale della città può costituire una risorsa ed un bene culturale da tutelare e valorizzare. Papigno rappresenta, anche simbolicamente, il luogo dove il governo consapevole delle acque del sistema Nera-Velino, ha espresso la sua massima potenzialità nel generare il profilo industriale di Terni; dove l’Interamna di romana memoria ha proiettato il piccolo borgo nella dimensione urbana e nella modernità. Un progetto di valorizzazione interessante e coraggioso, come quello ipotizzato da La Pagina, dovrebbe aprirsi e favorire l’integrazione di diverse attività; da quelle museali che, riprendendo un progetto Icsim del 2013, puntino alla realizzazione di Parco-museo dell’energia, a quelle artistiche, per mezzo della creazione di laboratori aperti per la creatività giovanile, all’artigianato artistico, alle attività
APPELLO ALLA CITTADINANZA Mi dichiaro disponibile sempre (insieme a miei amici e collaboratori) per poter esporre a gruppi di persone (minimo dieci) provenienti da scuole, associazioni, comitati, circoli, enti, club, dipartimenti, uffici, amministratori comunali e provinciali, università della terza età..., la vera vita del Santo Valentino di Terni, anche nella mai abbandonata speranza che altri ternani, dopo aver conosciuto la verità storica e scientifica, si facciano poi alfieri o cavalieri o campioni del santo e promuovano personalmente la sua conoscenza. Chi aderirà sarà ospite presso i locali della mia Associazione, ma se si vuole, sarò io a venire da Voi. Se non avete computer e proiettore, provvederò io. Spero che a Terni si risvegli una coscienza comune che, abbandonata la prassi nefasta del criticare tutto e tutti, ma, al contempo, di non fare mai niente per risolvere un problema, cominci a sentire la forza, l'importanza e la gioia del lottare per un obiettivo, di alta pregnanza, comune. Si comincerebbe a fare la VERA POLITICA, esente dalle pieghe o dalle piaghe della partitica (politica di parte) e si ristabilirebbe il primato della cultura, della genialità, della professionalità, della progettualità, della stessa politica, cioè. Cari concittadini, aiutiamo, prego, i responsabili della città a combattere gli ignoranti, gli analfabeti, i ciarlatani, i ritardati! 26
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sportive fluviali, accanto ad una eccellenza turistica come la Cascata delle Marmore ed il Parco del Nera, con il fiume ed i suoi Borghi. Un progetto integrato ha bisogno di un soggetto coordinatore capace di pensarne la complessità sistemica, nel segno della sostenibilità del nuovo sviluppo e di favorire la raccolta di risorse locali, pubbliche e private, di risorse regionali, nazionali e comunitarie; deve, altresì, essere rispettoso e valorizzare le capacità e le iniziative progettuali parziali e tematiche di altri soggetti, inserendole nel progetto complessivo. C’è, solo, da sperare che le Istituzioni, dalla Regione alla Provincia al Comune, nella loro interlocuzione politica ed amministrativa, sappiano essere all’altezza di questa sfida e di questa opportunità.
LE PUISIE DI FLORIO Dal 1 DICEMBRE potrete ritirare i libri di Florio che avete prenotato
Mercoledì 21 Novembre Ore 17.00 INCONTRO CON LA CITTADINANZA, LE SUE ASSOCIAZIONI E LE SUE ISTITUZIONI PER ELABORARE INSIEME IL CARTELLO DELLE CONFERENZE PER PROGETTI E IMMAGINE DI TERNI.
Tutti gli Amanti della Città sono invitati.
CONFERENZA
SAN VALENTINO DI TERNI PROGETTO TERNI città di San Valentino, capitale dei diritti umani
Esistono due Santi Valentini, al mondo: 1) San Valentino (di Terni), 2) Saint Valentine of world. Il compito della città di Terni dovrà essere quello di far sparire le parentesi e poter raggiungere così quello che è già inciso su pietra per SBenedetto da Norcia e SFrancesco d'Assisi, loro sì comunemente senza parentesi! Infatti il SValentine of world, quello arcinoto in tutto il mondo è solo per un caso del tutto inessenziale legato al nostro santo protettore. Quel Valentine discende da una tradizione anglofrancosassone (dal 1400 circa) con la quale abbiamo in comune solo il fatto che i Benedettini hanno esportato poi quella tradizione in gran parte del mondo. Nel corso dell'incontro presso l'Associazione Culturale La Pagina tutti hanno potuto chiaramente conoscere i dettagli storici ed hanno saputo che relativi a SValentino di Terni esistono solo due documenti. Il primo è il Martirologio Geronimiano: Decimo septimo Kalendas Martias Interamnae natale sancti Valentini episcopi et martyris. Né una parola di più né una di meno. Il secondo è la Passio sancti Valentini episcopi martyris (BHL 8460). Questa Passio, trascurata in precedenza per motivi storici perfettamente chiariti oggi dal Prof. Edoardo D'Angelo (studioso ormai acclamato e conclamato anche per le sue scoperte in merito a SValentino di Terni) ha disvelato la vera vita del santo, un prelato che si è immolato per alti ideali di libertà. Il nuovo Valentino appare infatti, dalla Passio, una figura potentemente diversa da quella della tradizione. Il collegamento della sua vicenda biografica con la struttura valoriale definibile complessivamente dei Diritti Umani può essere impostata nel modo seguente: accoglienza, solidarietà, salute, libertà d’istruzione e di cultura, libertà religiosa,
giustizia. Per questi valori che oggi noi, nel mondo, non abbiamo esitazione alcuna a considerare Diritti Umani, Valentino si è immolato. Il resto è solo e semplicemnte leggenda. Moltissime persone nella nostra città, coturnati o a piedi scalzi, non hanno la più pallida idea nel merito sia di Valentino di Terni sia del Valentine of world. Ne parlano però con indifferenza straordinaria, rivelandosi, in questo, degli attori (ipocrites) patentati. L'apice virtuoso alcuni lo raggiungono nei periodi di campagna elettorale in cui spargono a piene mani promesse di qualcosa di cui ignorano tutto. Ma non è solo qui l'inganno. Passata la festa, gabbato lu santu: non spendono neanche una briciola del loro tempo per informarsi, hai visto mai che un po' di cultura possa
far diventare invisi al popolino? E così seguitano a pontificare sul niente! Io credo invece che ogni cittadino dovrebbe essere fiero di conoscere la vera vita del santo patrono e dovrebbe, altresì, cercare di diffondere urbi et orbi il proprio orgoglio per il fatto accertato che il patrono della sua città abbia per primo creato quelli che oggi indichiamo come Diritti Umani. Si vergognerebbe qualcuno per essere cittadino della capitale dei Diritti Umani? Io credo di no! Non si lamentrebbero certo i seguaci di Saint Valentine of World perché, proprio mettendo al centro di tutto la nostra Terni, la città diventerebbe, d'incanto, anche la città di Saint Valentine of Terni! Concludo con un mio aforisma: Il futuro non cade dall’albero. Il futuro è un albero piantato da te.
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PER APRIRE la GABBIA del PRESENTE
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iversi esperti di psicologia sociale sostengono, credo a ragione, che una delle conseguenze del travolgente sviluppo della rete, e delle infinite possibilità offerte dai nuovi mezzi, sistemi e modi di comunicazione, sia quella di schiacciare le nostre esistenze su un presente, dilatato, che assorbe tutte le nostre attenzioni, a partire dall’uso ossessivo dei “social”. Così, siamo sospinti a trascurare una riflessione critica sul passato e, soprattutto, a non sviluppare un impegno di visione ed azione capace di costruire un futuro migliore o, semplicemente, un domani accettabile. Basti pensare a quanto sia, ancora, insufficiente la discussione pubblica e la consapevolezza dei singoli, sui rischi, ormai certi ed incombenti, dovuti al cambiamento climatico. Dopo ogni uragano devastante, si accende un poco d’interesse, ma, dopo pochi giorni torna l’oblio. Eppure, la più alta Istituzione mondiale, l’ONU, da anni, lancia allarmi di crescente intensità agli Stati, alle grandi multinazionali energetiche industriali ed agricole, agli amministratori di regioni e grandi città ed anche ai singoli cittadini del mondo, affinché ciascuno, nel suo campo di responsabilità, compia il massimo sforzo per ridurre, da subito, le emissioni e gli scarichi in atmosfera e nei mari e si riducano gli impatti, ormai insostenibili, delle attività umane sui fragili equilibri che rendono possibile la vita sul pianeta. In particolare, nell’ultimo appello delle Nazioni Unite, diffuso alcune settimane fa, si afferma che i prossimi dieci anni
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saranno decisivi per tentare di contenere il riscaldamento del pianeta entro un grado e mezzo, rispetto al periodo precedente che ha già visto consolidarsi l’aumento di un grado. Il rapporto dell’ONU, redatto dai maggiori esperti mondiali sul clima, si sforza di far comprendere, a tutti, quali sarebbero, con certezza scientifica, le micidiali conseguenze di un aumento della temperatura che vada oltre la soglia limite indicata: un grado e mezzo. Conseguenze sullo scioglimento, già in atto, dei ghiacci polari e dei nostri stessi ghiacciai alpini, le nostre riserve d’acqua; conseguenze per la siccità e desertificazione di enormi aree africane, fonte certa di ulteriori ed inarrestabili migrazioni di massa, per la riduzione della diversità biologica delle forme di vita sulla terra e nei mari, per la salvaguardia dell’agricoltura e la diffusione di nuove malattie. Le stesse Nazioni Unite, con la loro “Agenda 2030”, per lo sviluppo sostenibile indicano le azioni da portare avanti per contrastare il mutamento climatico e salvare il mondo dalla catastrofe. Per realizzare tale Piano, articolato in 17 obiettivi economici, sociali ed ambientali, occorre che le grandi nazioni ritrovino una vera unità d’intenti per ridurre di almeno il 40% le emissioni di gas ad effetto serra ed eliminare le plastiche non biodegradabili; tale obiettivo potrà essere perseguito solo se le Istituzioni, ai vari livelli, destineranno, per esso, imponenti risorse, ma, anche, se dalle società civili, dalle opinioni pubbliche di tali paesi, si alzerà, forte, un segnale di consapevolezza verso la
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politica, ancora troppo timida, distratta, o, peggio, complice dei poteri economici e finanziari che lucrano, ciecamente, profitti sulla pelle del futuro delle giovani generazioni e dell’umanità tutta. Anche le comunità locali sono chiamate ad, assumere il vincolo della “sostenibilità” quale bussola indispensabile per orientare le azioni di sviluppo nei rispettivi territori. Ed è proprio a livello locale, con il concorso fondamentale della scuola, che deve essere dato impulso ad una azione educativa e formativa capace di far crescere sensibilità, consapevolezza diffusa e competenze sui temi dello sviluppo sostenibile. Non solo le politiche ambientali, ma anche i programmi di sostegno alla crescita economica, con le attività industriali, agricole e turistiche, le azioni in campo sociale e sanitario, i piani urbanistici ed infrastrutturali, i piani della mobilità urbana dovrebbero, tutti, ispirarsi ed essere coerenti con gli obiettivi della sostenibilità dello sviluppo. Un tale modo “sistemico” di pensare e costruire il nostro domani collettivo, nell’intreccio virtuoso fra natura, economia e società, può, inoltre, costituire, per le giovani generazioni, una leva preziosa per qualificarne i percorsi scolastici e le competenze professionali, accrescerne il ruolo sociale, contribuendo, anche, con nuove attività ad alto ritorno occupazionale, a limitare l’attuale fuga dei cervelli. Solo dandoci un obiettivo alto per la costruzione di un futuro migliore, come quello della sostenibilità, possiamo liberarci dalla gabbia del presente.
SERVIZIO PER LA PROMOZIONE DEL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA CATTOLICA DIOCESI TERNI – NARNI - AMELIA
Il 25 novembre 2018 ricorre La XXX Giornata nazionale per il sostentamento dei sacerdoti diocesani L’appuntamento annuale richiama l’attenzione dei fedeli sull’opera instancabile dei 35mila sacerdoti cattolici italiani, sempre in mezzo a noi e pronti ad aiutarci nelle fatiche della vita. Le Offerte date per il sostentamento dei sacerdoti sono lo strumento che permette a ogni fedele cattolico di contribuire, secondo un principio di corresponsabilità, al sostentamento di tutti i sacerdoti diocesani, che assicurano una presenza costante in tutte le parrocchie per annunciare il Vangelo e supportare le comunità. Destinate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero, queste offerte sono uno strumento perequativo e di solidarietà nazionale, che è stato definito dallo Stato italiano e dalla Chiesa Cattolica nel Concordato del 1984, per sostenere l’attività pastorale dei 35mila sacerdoti diocesani. Ogni fedele può partecipare al sostentamento dei sacerdoti sia attraverso la destinazione dell’8 per mille, indicata nella dichiarazione dei redditi, sia anche attraverso offerte liberali deducibili. Siamo qui a ricordare di sostenere questa iniziativa a favore dei sacerdoti, che operano in Italia e anche nella nostra città.
MODALITÀ PER FARE UN’OFFERTA PER IL SOSTENTAMENTO DEI SACERDOTI Per sostenere i sacerdoti diocesani con le Offerte attraverso l’iniziativa “Insieme ai sacerdoti”, si hanno a disposizione 4 modalità: 1 - Conto corrente postale n. 57803009 per effettuare il versamento alla posta. 2 - Carta di Credito: con CartaSì i titolari possono inviare l’Offerta chiamando il numero verde 800 825000 oppure collegandosi al sito Internet www.insiemeaisacerdoti.it 3 - Versamento in banca con bonifico a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento CleroErogazioni Liberali (elenco banche www.insiemeaisacerdoti.it). 4 - Istituti Diocesani Si può anche effettuare il versamento direttamente presso gli Istituti Diocesani Sostentamento Clero (elenco su www.insiemeaisacerdoti.it).
Ricordiamo che l’offerta è deducibile. dal proprio reddito, fino ad un massimo di 1032,91 euro annui. Conservare l’estratto conto della carta di credito per i successivi 5 anni solari. Grazie a nome dei sacerdoti!
L’UOMO, LE VISIONI ONIRICHE E IL SENSO DELLA VITA La rampogna della pietra presa imprudentemente a calci
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uesta è una congettura a raziocinio libero. Principia con la domanda: Di quale materia sono fatti i sogni notturni? E le fantasticherie (cioè, le chimere ad occhi aperti)? Sono forse il riflesso condizionato delle percezioni e degli affanni dell’anima? Talvolta nel mio immaginario si affacciano visioni che sanno di verità occulte. Allora la meditazione conseguente induce alla costruzione ed all'ascolto di dialoghi impossibili che però un minimo di indicazione etica ce l’hanno. Eccone uno. Era il tempo di quando ancora sgambettavo su per gli irti colli. Quel giorno, il viottolo presentava qualche selce a forma d’uovo, levigato in acque tanto antiche. Stavo camminando irriflessivamente nel silenzio del bosco attorno, il barlume campato in aria. Il bosco dove io fanciullo ritenni fossero nascoste le fate che –con la loro bacchetta magica– lo sfogliano d’inverno, poi lo fanno rifiorire in primavera, lo riempiono d’ombrose frescure l’estate e, in autunno, lo pitturano di sgargianti colori. E tutto nel bosco, va verso il sole. Il bosco solitario che profuma di essenze selvatiche e parla con il canto degli usignoli. Mi venne l'estro inconscio di muovere il piede per calciarne uno di quei sassi che, rotolando, si allontanò di qualche passo. Quando l’ebbi raggiunto e il piede s’accingeva alla seconda pedata, mi parve d’udire una voce, quasi il selcio avesse parola. Forse era il richiamo della mia coscienza, destatasi all’improvviso. Così disse il “convitato di pietra”: Uomo, con quale diritto tu mi prendi a calci? Io credo di meritare un po' di rispetto, almeno per l'età che ho. Sto su questa terra da tempo che sa d’infinito e perciò, come gli anziani tuoi, rispetta anche me. E aggiunse, in tono di maggiore rampogna: Troppo spesso, uomo, prendi a calci il prossimo tuo, vilipendi la terra che ti ospita, talvolta con atti inconsulti. Invece di seminar utile grano, spargi nociva zizzania. Eppure sai che non hai alcuna possibilità di sottrarti,
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in breve, all’ultimo destino. Con questo suo discorrere da grillo parlante, il sasso mi indusse a rimuginare le idee. Anche perché, al momento e in quella quiete, d'altro non avevo pensiero. Convenni con me stesso che tale, all’apparenza anonima pietruzza, qualche ragione sensata l’aveva espressa. E quindi meritava ascolto. Io invece, scalciandolo, gli avevo recato disdoro. In verità, di fronte al tempo del suo vivere remoto, il mio si poteva misurare con lo spazio di un sospiro. Sospiro corto come l'ansimare faticoso dell'andar salendo lungo il tratturo che avevo affrontato. Certo, reputai tra me, quando nacquero (Totò avrebbe detto 'nacquettero') mio padre, mio nonno buonanime e il trisavolo del bisnonno del nonno, il sasso c'era già da una ridda di secoli. E rimarrà ancora in vita -la sua vita quasi sempiterna- quando io sarò via ormai da un pezzo. Ordunque, a ponderare con il dovuto senno la realtà, il soggiorno dell'uomo sulla terra è fuggevole al confronto con qualsivoglia pietra. E –pensai– persino a raffronto con la grande quercia che si ergeva maestosa laddove, per almanaccare, avevo fermato il passo. Scrive l’illustre sociologo, mio amico, Franco Ferrarotti: “Siamo un nulla borioso. Prodotti deperibili senza la data di scadenza.”. In termini di longevità proprio l'uomo che ritiene, appunto con burbanza, d’essere il padrone del mondo, che delle risorse dispone a piacimento al limite dell’insolenza ambientale, che vaga orgoglioso verso altri approdi galattici; in fatto di longevità e quindi di autorevolezza esistenziale, vale molto meno di un albero. Di sicuro, meno del ciottolo rotolato davanti ai miei passi. Sarebbe allora il caso che l’uomo si facesse guidare, nell’agire, sovente inconsulto, da qualche oculatezza in più sulla caducità del vivere. L’uomo, non di rado, persino dissacratore di se stesso, con la violenza e le guerre, adoratore dei falsi miti della
Adriano MARINENSI
ricchezza e del benessere a prescindere dalle povertà e dai patimenti del prossimo; sovente imbarbarito dall’agire dei mostri moderni. Disse, in una intervista, parlando dei “suoi” lupi mannari, la Segretaria di Joseph Goebbels, il criminale nazista: A volte penso che forse Dio non esiste, ma il demonio sicuramente sì. Il divenire delle albe, dei tramonti, delle stagioni, dei secoli intacca appena l'integrità della natura attorno, mentre consuma in un lampo l'età dell'uomo. Millantatore del suo genio, però travolto, per il proprio tornaconto, dall’avere e incurante dell’essere; e del come s’ha da stare in una qualunque comunità insieme ad altri esseri umani. Fruitore di diritti e disconoscitore dei doveri sociali. Quell’uomo persino di fronte ad una selce quasi perenne oppure ad una quercia gigantesca, diventa meschino, caduco come d’autunno sugli alberi le foglie. Dunque il rispetto degli altri, la difesa dell’ambiente, il presidio intransigente della pace, la pratica dei valori di onore morale, tutela della vita, dovrebbero essere alcuni dei princìpi fondamentali ai quali rendere ossequio assoluto, ogni ostacolo rimosso. Un uomo nuovo, se mai potrà esistere, che declini le sue azioni verso un operare che, almeno in parte, sia di servizio alla propria coscienza ed alla collettività. Questo rovello, partito da un fantasioso dialogo con un sasso, può apparire bizzarro e strampalato, quasi di sapore escatologico, però potrebbe essere anche utile per rivolgere in giro il consueto invito: Meditate gente, meditate! Nel comportamento quotidiano, è bene usare princìpi e valori ispirati alla solidarietà civile, alla concordia sociale. Perché, la vita si scrive quasi sempre e soltanto in brutta copia; e non si ha neppure il tempo di copiarla in bella. E l’uomo che si affanna in ambasce, non di rado inutili, dovrebbe invece stare in ansia per il suo domani dopo l’ultimo giorno.
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e diciamo “paradigma” pensiamo a tutti i modi per coniugare un verbo per dire quel che vogliamo, per rigirare la questione senza uscire dalla grammatica. A scuola, se mettiamo un condizionale al posto del congiuntivo, od eccediamo negli imperativi, cosa un po’ scortese, ci meritiamo un brutto voto. Un paradigma è un insieme di regole che ci siamo costruiti e sulle quali siamo d’accordo. Anche le regole però invecchiano, o si rivelano inadeguate. Quante volte avrete sentito dire che gli oggetti più moderni non si possono riparare e anzi siano costruiti per non poterlo fare? Negli anni del boom si era diffuso l’usa e getta: ricorderete il lamarasoio (una parola…) che Franco Franchi gettava dietro di sé dopo la rasatura e ricompariva nella sua stessa mano un attimo dopo. Oggi siamo più preoccupati della sorte di quell’oggettino sparito che stupiti del fatto che uno nuovo riappaia. La plastica è stata un sogno d’immortalità, una fonte di Fata Morgana alla quale ci siamo abbeverati. Un materiale leggero, stampabile e quasi immortale, finito però nella palude degli oggettini usa e getta, dalla quale ancora non riusciamo a tirarlo fuori.
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Le obiezioni più frequenti sono che riparare non conviene, che non ci sono più gli abilissimi artigiani di una volta e ci circondiamo di oggetti dal funzionamento sempre più complesso. Il prezzo di una piccola parte, magari la cerniera di una lavastoviglie (pochi grammi di metallo) è non molto meno dell’intero elettrodomestico, alcuni chili di materiali diversi e difficilmente separabili tra loro. Fino a poco tempo fa, venivamo incentivati a rottamare, quindi a creare rifiuti, un po’ come se ci pagassero per sporcare il mondo. Anche oggi il trucco c’è, perché della degna “sepoltura” dell’oggetto dobbiamo molto spesso occuparcene noi, consegnandolo o facendolo portare all’isola ecologica. Però i costi coinvolti nel disassemblare l’oggetto e mandarne ogni parte al possibile riciclo o smaltimento sono ben altri di quelli di un breve trasporto. Paghiamo l’elettrodomestico nuovo con l’illusione che sia più moderno e più aggiornato, ma spesso, fuori dall’elettronica, i miglioramenti sono piccoli dettagli che non ci cambiano la vita. Non è molto diverso in fondo da quello che succede nelle biciclette, una di qualche decennio fa è perfettamente utilizzabile, magari leggermente più pesante e colorata con tinte che oggi non vanno più, ma insomma... funziona. Quello della “non riparabilità” è un paradigma, una cosa di cui siamo convinti, un verbo che stiamo coniugando con delle voci che non usa più nessuno, roba
da libretto d’opera ottocentesco. Come dire “dèi” per “devi”. E ci si spinge anche oltre, a dire che gli oggetti sono costruiti per non essere riparati, con strutture perfettamente sigillate ed inaccessibili, per esempio nell’ambito dei telefonini e dei computer portatili. Il che è vero in certi casi, come anche che il punto debole di molti di questi oggetti è l’alimentazione, intesa come batteria, “cuore pulsante” troppo spesso tossicchiante e sul punto di spegnersi, o che batte a rilento, tanto da trascinare nella sua malattia il resto del sistema. Quel che è meno vero, dato il difficile controllo dei materiali utilizzati, a volte un po’ “esotici” in apparenza, ma in realtà insostituibili, come le terre rare (neodimio, itterbio, lantanio, ecc.) in elettronica, è che realmente si riesca a programmare la durata, quindi l’obsolescenza degli strumenti usati. Certo, si riduce il sovradimensionamento dei pezzi utilizzati, cioè si fa in modo che resistano agli sforzi applicati, com’è normale, e soltanto a sforzi un po’ più grandi, di conseguenza l’usura, anche quella normale nel tempo, e possibili eventi traumatici, come urti, possono portare a rottura. Da questo a predirla, ce ne passa. Però… possiamo allungarla, la vita degli oggetti, o addirittura dar loro una seconda vita, magari migliore, ed imparare noi stessi tanto da questa esperienza. Così, si stanno diffondendo i “repair café”, dove potete prendervi qualcosa, mentre imparate anche in profondità come funziona ciò che avete usato magari per anni, ma cui non avete mai prestato sufficiente attenzione. Potremmo immaginare, chissà, che l’oggetto dispettosamente si guasti perché finalmente lo guardiamo con l’interesse che merita. Nella nostra tanto calunniata ma in fondo bellissima città, ci sono i ragazzi (ad una certa età siamo tutti ragazzi, o dovrei dire “bardasci”…) del Lab. Biciclario, appena dietro Sant’Antonio, con le loro 3R di riparazione, riuso e riciclo. Riparano bici, anche in condizioni disperate, sennò ne riutilizzano i pezzi, e v’insegnano anche come si fa… e tanto altro. Nella convinzione che in una città pianeggiante come Terni, ci siano fin troppe auto. E come dar loro torto?
ACCOGLIENZA: FACCIAMO IL PUNTO Pierluigi SERI
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ono le prime luci dell’alba del 2 ottobre, quando i finanzieri del Gruppo Locri bussano alla porta di Domenico Lucano, sindaco di Riace, per consegnargli l’ordinanza di custodia cautelare del Gip del tribunale locrese che ne dispone gli arresti domiciliari per lui e il divieto di dimora per la sua compagna Tisfhaum Lemlem. Accusa: favoreggiamento dell’immigrazione. 03.10.2018 il Prefetto lo destituisce dalla carica di sindaco. 17.10.2018 Mimmo torna libero, ma non può stare a Riace. Fatto clamoroso che colpisce non solo una persona di spicco nell’ambito dell’accoglienza, ma anche il creatore di un modello di integrazione che aveva acquisito notorietà internazionale. La rivista americana Fortune nel 2016 lo aveva inserito nei 50 uomini più potenti al mondo, invece due anni dopo deve lasciare Riace come un clandestino. Insomma dalle stelle alle stalle come recita il notissimo proverbio. Naturalmente, secondo un copione ormai consolidato, l’opinione pubblica si è divisa in due schieramenti più o meno sinceri più o meno strumentali. Da una parte quel che resta della sinistra e l’opinion leader Saviano che ne difendono l’operato, dall’altra la destra e il ministro Salvini che twitta ”È finita l’era del business dell’immigrazione” convinto che sia stato assestato un duro colpo ai buonisti. Lasciamo per ora di parlare di questo fatto indubbiamente clamoroso che si annuncia pieno di sviluppi e che fa e farà discutere. Ne abbiamo preso lo spunto per allargare il discorso su un argomento più generale, cercando di mettere a fuoco la spinosa questione dell’accoglienza e della integrazione dei migranti che ha portato alla debacle della sinistra e ha segnato il trionfo dei populisti e dei sovranisti. Determinante è stata la sottovalutazione del bisogno di sicurezza. A poco a poco si è formato nell’immaginario collettivo della
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gente un clima di generale sfiducia riguardo all’integrazione culturale degli immigrati. Un senso comune alimentato da gravi episodi di cronaca (rapine, omicidi, aggressioni, stupri, spaccio), da interessate narrazioni di imprenditori politici della xenofobia e soprattutto da microconflitti che coinvolgono autoctoni e immigrati nella vita quotidiana. L’uso degli spazi comuni dove si confrontano stili di vita diversi, giudicati incompatibili, solo per fare un esempio. Aspetto sottovalutato, a volte occultato in passato, perché presupponeva l’inconfessabile: la possibilità che tra gli italiani prendessero piede derive di stampo xenofobo e razzista. I precedenti governi si sono illuministicamente illusi che il tempo avrebbe appianato gli eccessi, portando gradualmente alla integrazione. Il tutto senza pensare che le culture diverse sono sì un arricchimento per la comunità, ma, se non sostenute da adeguate politiche e pedagogie pubbliche, possono diventare motore di contrasti anche violenti. Eppure bastava dare uno sguardo a quanto avveniva nelle periferie delle grandi città oppure nel Nordest, serbatoio elettorale della Lega, dove piccoli paesi e frazioni di campagna sono stati etnicamente sconvolti dall’immissione consistente di immigrati usati come manovalanza per la fiorente economia industriale della zona, per rendersi conto che la situazione era potenzialmente esplosiva. Intanto tra gli autoctoni, sempre più inferiori numericamente, serpeggiava un senso di spaesamento e spossessamento fino a suscitare i fantasmi di una perdita della propria cultura. Di fronte a simili difficoltà sarebbe stato necessario un discorso chiaro sulle problematiche complesse, ma non insormontabili di ogni processo di integrazione. Sarebbe stato necessario potenziare le strutture predisposte a tale attività con progetti e soprattutto con finanziamenti regolari, senza temere la competizione politica delle destre
che ovviamente strumentalizzavano la situazione, alimentando paure e soffiando sul fuoco di condizioni indubbiamente gravi. La sinistra invece è stata costretta al silenzio dalle sue stesse culture di riferimento: quella di ispirazione marxista che vede nei migranti i figli dello sfruttamento coloniale e neocoloniale da risarcire per riparare agli errori-orrori dell’Occidente, quella cattolico progressista che li vede come poveri e fratelli in Cristo. Richiami ideali di indubbia validità, ma che non bastano da soli a fugare i timori di una società che si sente minacciata e desiderosa di protezione. Per i suoi valori la sinistra è portata all’accoglienza, ma senza precisi programmi sostenuti e coordinati dallo stato, tali iniziative sono parziali e destinate al fallimento. Come governare il presente di poveri migranti, ma anche il loro futuro in un contesto destrutturato dalla crisi e dall’aumento delle disuguaglianze? Rinunciando a governare le contraddizioni, si è creato un vuoto, un silenzio che ha dato l’impressione che ci si occupava degli ultimi di “fuori” e non di quelli italiani. Humus fertile su cui hanno attecchito xenofobia, razzismo, paura del diverso, sentimenti fino a poco fa impensabili. Il successo dello slogan ”prima gli Italiani!” ne è esempio lampante! Non è nemmeno possibile, come risposta, mobilitare i migranti visto che sono privi di voto! In questo contesto di assimilazione senza assimilazione è maturata la grande debacle della sinistra e il trionfo del populismo e del sovranismo sfociato nel governo gialloverde con preoccupanti chiusure xenofobe e antieuropee dagli esiti non del tutto scontati, nonostante le continue rassicurazioni in merito. Insomma il discorso sull’immigrazione deve tener conto non solo della sicurezza, ma anche dei timori per la coesione sociale. Questa è la sfida che ci attende nell’immediato futuro. Verità e giustizia per G. Regeni
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IX EDIZIONE
VITE PARALLELE PERSONAGGI A CONFRONTO A.
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C.
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Delegazione di Terni
“VITE PARALLELE: PERSONAGGI A CONFRONTO” – IX EDIZIONE Come promesso, pubblichiamo in questo numero di novembre gli elaborati che sono stati giudicati meritevoli del primo e del secondo premio della sezione biennio della scuola secondaria di primo grado della provincia di Terni e sono stati premiati lo scorso 20 settembre presso la Sala “Cascata delle Marmore”, nella sede della Fondazione Carit di Palazzo Montani Leoni a Terni, dal dott. Luigi Carlini, che ha consegnato i premi offerti dalla Fondazione Carit, alla presenza della Dirigente Scolastica dell’IISCA – Terni, Prof.ssa Roberta Bambini e della commissione di valutazione composta da docenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado. Il primo premio è andato a Castelletti Leonardo, che ora frequenta la classe V B del Liceo Classico “Tacito” di Terni, con un elaborato molto originale, in cui dà voce al mitico dio dell’oltretomba, Ade, che, con stile sentenzioso e solenne, si rivolge ai mortali per convincerli della necessità e naturalità della morte e per lasciare loro il suo “testamento”. Il secondo premio è andato, invece, a una ragazza, Melissa Gaudenzi, che lo scorso anno frequentava la classe I C del Liceo Gandhi di Narni, mentre ora frequenta il CFP di Terni. Melissa, con un linguaggio molto espressivo, fa dialogare Ettore e una giovane dei nostri tempi alla ricerca del senso della vita, che viene rinvenuto nell’amore inteso nelle sue molteplici sfumature e nella sua continuità tra passato e presente. Pur non essendo possibile pubblicare anche il terzo premio per motivi di spazio, ricordiamo che è andato a Giulia Roberti, una studentessa della classe V A del Liceo Classico di Terni, per l’elaborato dal titolo “Di battaglie perse ed animi irati” che, con un piglio vivace e scanzonato, delinea efficacemente il dialogo tra personaggi di ieri e di oggi mettendo in luce, con padronanza dei diversi registri linguistici, la diversità tra passato e presente, accomunati tuttavia dall’insopprimibile istinto alla guerra. Prof.ssa Annarita Bregliozzi Presidente AICC-Terni
CANTO DI ETTORE A UNA FANCIULLA MORTALE: Cosa era ed è la famiglia? Quanto costa il desiderio di gloria eterna? Cosa spinge l’uomo ad essere più persone contemporaneamente ma ad essere fedele ad ogni parte di sé, sempre e a qualunque costo? La riposta è ciò che fa di te, semplice uomo, un figlio, un padre, un marito, un fratello ed un guerriero della storia, lontana e vicina. Il tempo è nemico dell’uomo e, per ingannarlo, è necessario prendere più parti di sé e renderle tutte importanti, nell’unica vita concessaci. Ettore pastore di popoli, che nell’ombra vigili in silenzio ed ami come pochi sanno fare, spiegaci cosa siano amore e fedeltà poiché l’uomo di oggi ha dimenticato le virtù di un tempo, l’onore e il rispetto. Tu che hai tanti ruoli ma nessuna maschera, aiutami a capire e a togliere dal cuore il velo dell’incertezza e del possesso. “La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella consapevolezza di meritarli.” (Aristotele) Il mio incontro con il principe di Troia, il valoroso Ettore, figlio di Re Priamo Vagando con la mente, ho raggiunto un luogo antico ma non dimenticato, dove sostano beati coloro che rendono il passato ora presente, ora specchio del futuro. Camminavo fra i verdi fili d’erba bagnati dalla luce della luna quando, ad un tratto, ho visto
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Terzo premio a Giulia Roberti
avvicinarsi un uomo dall’aspetto nobile ma al contempo gentile, con uno sguardo in grado di penetrare nell’anima, scuotendola così dolcemente da spingerti a mettere ogni certezza in discussione. Mi sono avvicinata a lui ed è cominciato così un dialogo che mi ha portata a pensare a mille perché, le cui risposte erano tanto attese quanto temute; lui, con tono fermo e pacato, mi ha detto che qualcosa si comprende davvero solo se la si vive sulla propria pelle. “Buonasera, mia misteriosa fanciulla. Come posso io essere di aiuto per le vostre domande, che sono ahimè sempre le stesse, nonostante l’evoluzione dell’uomo che muta ma mai del tutto sviluppa? So che sei giunta fin qui per conoscere e perché io faccia tacere quella parte di te che nel profondo ruggisce. Anche ai miei tempi l’amore era qualcosa di infinitamente importante, misterioso e vitale per l’esistenza; lo è anche oggi e lo sarà fino allo scadere del tempo, poiché esso tutto muove e tutto regola, delle volte dolcemente, altre volte con violenza. Ma molte cose sono andate pian piano sgretolandosi con lo scorrere delle ore: più le Parche fili sottili filano e recidono, più il sacro valore va verso l’oblio, il caos. Vedi, mia cara, l’amore è rivolto verso molti tipi di cose: ognuno di noi sceglie chi o cosa amare, ma il sacrificio più grande che ciascuno dove compiere è amare se stessi. Prima di poter davvero rispettare e comprendere chi è accanto a noi, occorre amare e rispettare noi stessi, accettando le nostre imperfezioni. Quando si sceglie di amare, lo si deve fare nonostante gli ostacoli che il cammino, voluto dal Fato, ha predisposto per noi: nei nostri percorsi, con coloro con cui condividiamo le nostre quotidianità, ogni montagna buia va sempre scalata fino a raggiungerne la cima. Ho scelto di essere l’uomo che i grandi aedi e rapsodi cantavano e che ora, immortale, nella memoria dei posteri, giace nelle pagine e nei cuori di chi, come te, va al profondo delle cose e crede nei valori. Mi vedo riflesso nel sorriso di ogni moglie e padre ed odo l’eco della mia ultima impresa: esiste gloria più grande? Potrei raccontare della mia ascesa verso la leggenda, ma non della mia fine: quella lo è stata solo per il mio corpo mortale, perché le stelle non smettono di brillare se hanno cuore ed anima pura. Ho scelto di difendere con la morte la mia patria, ho fatto voto di fedeltà all’unica terra e all’unica donna che mi abbiano donato l’amore e la divina grazia di essere amato. Sono morto per amore e l’amore, mia giovane donna, si esprime in tanti modi diversi. Ho scolpito nel mio cuore i loro volti prima di andare; sapere di non poter tornare più non mi rese né felice né triste, solo più consapevole di quello che stavo per affrontare. Guardandomi indietro osservo ogni cosa con estrema fierezza e, se scende la pioggia, è perché il cielo piange con
me: anche lui ora sa che ancora del sangue dovrà lavare via da una terra che solo la pace cercava, ma che purtroppo, come i miei occhi continuano a vedere, l’uomo non smette di far soffrire inutilmente. Potrei narrarti di molti che, come me, hanno anteposto la gloria alla vita e non smettono di combattere per affermare se stessi, animati dalla volontà di onore eterno: ne citerò solo uno che non mi fu compagno ma nemico e che scelse la via della grandezza e della solitudine. Ebbero di lui tutti paura, lo temevano quasi come fosse stato un dio, ma non ci sono totali felicità ed appagamento quando c’è egoismo. Io ebbi l’onore, se così si può dire, di essere stato un suo degno avversario: divenni vendetta e protagonista del suo dolore, che fu tanto profondo e violento che nel marmo la nostra sfida scolpirono, quando achee e troiane lacrime amare bagnavano la terra. È morto da eroe, Achille, ma solo e nell’eccesso furioso che sempre lo caratterizzò; nobile e ricordato da tutti, ma senza la volontà di lottare per difendere chi si ama. Egli mostra come la grandezza si conquisti con la purezza. La nobiltà che ora alberga in eterno nel mio nome e nelle mie imprese, né appaga né rispecchia l’anima di coloro che oggi vivono in totale assenza di sentimenti e di motivi per lottare. Io lasciai mio figlio perché volevo che avesse un padre di cui esser fiero e di cui narrare le nobili imprese e la patria, che accolse le mie gesta, divenne per me nobile motivo di sacrifici e sangue. Ogni vicolo, ogni volto, ogni nascita o fiore sbocciato dietro a quelle maestose mura, riecheggia nei battiti del mio cuore e nel pensiero per il mio amato e glorioso padre, Priamo. La polvere, anche se spesso di innocente sangue sporca, scorre immortale tra le pagine del tempo e della storia: non si ferma ma entra e scuote l’uomo, per non far dimenticare, tra le sue polveri e i suoi cristalli, di riflettere su ciò che fu e ciò che sempre sarà. Ed ora, mia dolce fanciulla, lasciami ritirare nel silenzio che gli dèi hanno a me concesso. Onora me e chi sia degno di qualche offerta e di qualche sincera preghiera: come un raggio di sole, scalderò il tuo tortuoso cammino. Vai, beata creatura degna di tale anima pura”. “Mi è sembrata una cosa straordinaria: conoscere la spiegazione di ogni cosa, sapere perché ha inizio, perché finisce, perché è.” (Socrate) Gaudenzi Melissa, classe I C (a.s. 2017/18) - IISS “Gandhi”, Narni (TR)
Secondo premio a Gaudenzi Melissa
IL TESTAMENTO DI ADE
Sono noto a molte civiltà con diversi nomi, alcuni mi chiamano Osiride, altri Ade o Yama, ma sono sempre lo stesso. Sono la più grande calamità che affligge gli esseri umani, sono la più grande paura di ogni uomo. Nel corso del tempo hanno cercato di darmi volti o forme, ma hanno sempre fallito perché io non ho né forma né volto. Sono il nemico più temuto degli umani, ma anche il salvatore più amato. Senza di me il mondo andrebbe in rovina e si vivrebbe in un infinito 'loop' temporale fino alla perdita di coscienza e di memoria. In ogni modo gli umani cercano di sconfiggermi inventando medicine, strumenti di sicurezza e altre “cianfrusaglie” del genere, ma non esiste modo di sconfiggermi. Mi odiano tutti e non mi mostrano nessuna gratitudine, ma a me non importa, questo è il mio lavoro e lo devo svolgere fino alla fine di questo misero universo. Nonostante tutto gli uomini mi “servono”, ovviamente involontariamente, ma mi servono comunque; essi sono i miei strumenti ed agiscono inconsapevolmente sotto i miei ordini. La pestilenza è la mia più fidata compagna, questa mi porta anime più di tutti e semina dolore, il dolore si trasforma poi in odio e l'odio dà origine al mio secondo compagno, la guerra. Questa porta il mio terzo compagno, la carestia e tutto si ripete. Gli scienziati non sono mai riusciti a comprendere questo meccanismo: la ragione gli ha dato alla testa, mentre i filosofi avevano visto bene, loro accettavano la mia esistenza e mi veneravano come un dio. Gli antichi eseguivano per me sacrifici, persino umani, e alcuni degli immolati prima di essere sgozzati o gettati da precipizi erano felici di contribuire alla salvezza dell'umanità, mentre oggi sono tutti ciechi e neanche riescono a immaginare un mondo in cui la morte porti bene e speranza all'umanità. Gli ideali sono grandi strumenti di morte, non importa quali essi siano, se di pace, guerra, o di giustizia, mi sazieranno sempre. Un grand’uomo una volta disse “Si vis pacem, para bellum”, ovvero “se vuoi la pace prepara la guerra”, se vuoi liberare un paese da un tiranno devi fare dei sacrifici, se vuoi salvare un bambino da un proiettile devi fare un sacrificio, se vuoi manifestare per i tuoi diritti in un paese oppresso devi fare dei sacrifici. Mortali, vi lascio queste parole: “NON ESISTE INIZIO SENZA FINE” Leonardo Castelletti IV B (a.s. 2017/18), Liceo classico G. C. Tacito, Terni
Primo premio a Leonardo Castelletti Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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UNA VOLTA A NOVEMBRE PIOVEVA MOLTO
Vittorio GRECHI
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hi ha diverse decine di anni sulle spalle ricorderà i mesi di novembre uggiosi e piovosi. I poveri contadini di allora erano occupatissimi a seminare il grano con il largo gesto della mano, come stupendamente dipinto nei quadri di Vincent Van Gogh. Terminata la semina, se la pioggia continuava a insistere, alternandosi con la nebbia, impedendo così i lavori all’aperto, il daffare non mancava mai. C’era da ripulire il torchio e la cantina e soprattutto controllare il mosto che stava bollendo nelle botti. Altro luogo dove non si finiva mai di mettere a posto era la stalla. Oltre a dover rifare il letto alle vacche tutte le mattine, asportando con una carriola la paglia sporca e sostituendola con quella pulita, c’erano le gabbie dei conigli in fondo alla parete che davano un sacco di grattacapi. Erano conigliere di legno, facile preda dei taglienti denti degli ospiti, per cui spesso bisognava sostituire più di una tavola. Ogni tanto, entrando nella stalla, capitava di vedere un fuggi fuggi generale di conigli che correvano a nascondersi nella paglia fra le vacche. Allora con sega, martello e chiodi si chiudeva la falla e si tentava di rimettere gli animali al loro posto. Non era facile. Dopo aver goduto della libera uscita notturna e aver ispezionato il locale a loro ignoto, ci avevano preso tanto gusto che non avevano nessuna voglia di ritornare al chiuso nella così
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angusta prigione. E allora erano grida e improperi rivolti alle piccole e sguscianti bestiole e ci poteva scappare anche qualche bestemmia, nonostante la religiosità contadina. Alla fine, esasperato dalla velocità e dai cambi repentini di direzione dell’ultimo coniglio libero, il contadino, esausto, provava con il berretto. L’animale, fermo per riprendere fiato, veniva avvicinato lentamente e mentre tendeva i muscoli delle zampe per scattare via, gli piombava sulla testa il pesante berretto dell’uomo oscurandogli la visuale. La perdita di quella piccola frazione di tempo consentiva al contadino di abbrancarlo fra il suo scarpone e la mangiatoia dei bovini, mettendo così fine agli inseguimenti a zig zag. Lasciata la stalla alla sua abituale tranquillità, saliva al piano di sopra in cucina, dove era pronto, per lui e per gli altri numerosi familiari, un piatto colmo di pasta fatta in casa, rosseggiante di pomodoro e imbiancata da una bella manciata di pecorino. Durante il pasto, annaffiato da un paio di bicchieri di vino, veniva evidenziata la necessità, da parte delle donne di casa, di fabbricare una decina di uncini di legno nuovi per appendere le parti dei maiali che sarebbero stati uccisi prima di Natale. La tecnica per fabbricare uncini era applicata con perizia dall’uomo più vecchio della casa. Egli aveva già tagliato, con la luna
adatta, una decina di virgulti di corniolo a forma di V e del giusto spessore, dove la V aveva un braccio lungo circa venticinque centimetri e l’altro una decina. Il legno di corniolo veniva scaldato sulla fiamma viva del camino, girandolo e rigirandolo di continuo, sia per impedire che prendesse fuoco, sia per scaldarlo in modo uniforme. Appena la corteccia del legno incominciava a fumare, l’uomo, usando uno straccio ripiegato più volte per non scottarsi, prendeva il legno con entrambe le mani, forzandolo a piegarsi in modo che il braccio più lungo si incastrasse col braccio più corto. Il tentativo andava fatto per gradi in modo da non spezzarlo e riscaldandolo di nuovo dopo ogni prova. Una volta raggiunta la flessibilità giusta per aprire e richiudere l’uncino, si scortecciava il legno e si appendeva per farlo asciugare. Quando era pronto per l’uso, si apriva l’uncino, si infilava il braccio più lungo nel pezzo di lardo, o sotto i tendini se si trattava del prosciutto, si ripiegava il braccio incastrandolo di nuovo con quello più corto e poi si appendeva il tutto su una pertica munita di mazzi di pungitopo. Questi uncini erano leggeri e resistenti, facili da usare, di diverse dimensioni per tutti gli usi e costavano solo un po’ di fatica: ovvero il risparmio, l’ingegno e l’ecologia portate ai massimi livelli.
1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA
CAMPAGNA ANNO SCOLASTICO 2017-18 CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE