Giochi della
Valnerina
Numero 139 novembre 2016
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
UN NOSTRO PROGETTO PER LA VALNERINA
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Chanson de Roland Si potrebbe dire che fosse un tipo originale, se non fosse che “originale” è un termine usato spesso con un significato ambiguo, riduttivo, o peggio ancora eufemistico. Nella sua accezione migliore, però, significa avere un carattere libero e indipendente, essere poco disposto ad adeguarsi alle mode e alle convenzioni, e anche incapace di resistere alla tentazione di metterle in ridicolo quando sono particolarmente sciocche. Orlando era così: era quasi impossibile passare dieci minuti insieme a lui senza sentirlo ridere almeno un paio di volte o senza essere stati coinvolti in qualche progetto apparentemente pazzesco; ma spesso si finiva per scoprire che il suo riso aveva davvero ragione d’essere, e qualche volta anche che i suoi progetti, più che pazzeschi, erano solo lungimiranti. Aveva un pessimo rapporto con gli orologi, era incapace di assimilare il concetto di “puntualità”, e i suoi amici migliori non si stupivano se arrivava a notte fonda, magari chiedendo se fosse possibile organizzare una spaghettata notturna; ma del resto, se non si stupivano è perché gli amici delle persone straordinarie sono spesso straordinari a loro volta. Amava, in ordine crescente, i romanzi, i film, la matematica, la musica e gli scacchi. Nel salone del Circolo Scacchistico, che molti anni fa era ospitato dal Dopolavoro del Dipendenti Comunali, oltre alle scacchiere c’era un vecchio pianoforte verticale, e poteva capitare che uno scacco matto particolarmente brillante fosse sottolineato da Orlando con un accenno di ragtime, o con una frase musicale rubata a Keith Emerson. Viveva la vita in maniera disordinata e intensa, e di sicuro non gli importava troppo di quel che sarebbe successo dopo: e forse sarebbe stupito del fatto che il suo nome e il suo ricordo è ben presente in città adesso, quattro anni dopo la sua morte. Perché Terni è insolitamente attiva dal punto di vista scacchistico, e lo è quasi interamente nel suo nome. Molti bambini e ragazzi delle scuole di Terni e Narni sono introdotti agli scacchi dalla A.S.D. Tatanzak, seguendo le lezioni di Maurizio Matteoli; e Maurizio ha scoperto il fascino delle trentadue figure di legno muovendole per la prima volta sulla scacchiera
Locale climatizzato - Chiuso la domenica Terni Via Cavour 9 - tel. 0744 58188
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sotto la guida di Orlando Orlandella. Gli amici che con Orlando più spesso giocavano hanno dato il suo nome alla loro creatura, il “Circolo Scacchistico Orlandi Furiosi” che, grazie agli sforzi del presidente Sergio Rocchetti e di tutti i soci, sta portando Terni sotto i riflettori della comunità scacchistica nazionale e internazionale. Un anno fa, infatti, si è svolto il Primo Torneo Open “Città di Terni”, che ha ottenuto un successo sorprendente, con la presenza di scacchisti di vaglia e di livello internazionale. E fra pochi giorni, il 18, 19 e 20 Novembre, nella grande sala “Carroponte” del CAOS di viale Campofregoso si terrà la seconda edizione del Torneo. Si è discusso spesso, e si discute ancora, su come debba essere considerato il gioco degli scacchi: certo un gioco, perché e divertente; indubbiamente uno sport, perché a livello agonistico richiede un impegno anche fisico di tutto rispetto, nonostante quel che si può credere; ma la sua caratteristica migliore è forse proprio quella di unire in maniera del tutto singolare entrambi gli aspetti, e di farlo senza distinzione di genere, di età, di prestanza fisica. E la seconda edizione del torneo “Città di Terni”, forse proprio perché così tanto legato ad un personaggio eclettico e anticonvenzionale come Orlando, sembra voler mantenere e ricercare delle caratteristiche volte proprio all’originalità, alla cultura e alla socialità tout-court, e non limitata al solo aspetto scacchistico. Certo, il torneo propriamente detto ha tutte le carte in regola: suddiviso in due categorie di punteggio ELO, per giocatori sopra e sotto i 1600 punti, e con l’aspettativa di veder accorrere, come l’anno scorso, scacchisti di valore anche internazionale. Ma sono molti altri gli aspetti intriganti: un parallelo concorso fotografico “Scacco Matto”; un’esposizione di quadri a tema “Scacchi”; un torneo promozionale e spettacolare “lampo” (con partite che hanno un tempo limitatissimo, attorno ai cinque minuti), e perfino uno spettacolo con le danzatrici del ventre della scuola di Ketty Kostadinova, in occasione dell’inaugurazione di venerdì 18 Novembre. Dalla Francia arriverà una delegazione di Saint-Ouen, la città che vanta il più antico gemellaggio con Terni, e che annualmente ospita giocatori ternani per un torneo parigino. Perché non sono solo entità scacchistiche ad essere mobilitate: se la “Eureka Eventi” ha organizzato l’esposizione pittorica, il Centro Leonardo e l’Associazione “Mani in carta” si sono fatte carico della progettazione e della costruzione dei trofei, che avranno perciò delle caratteristiche ben diverse (e senza dubbio migliori) da quelle usuali. Non è facile costruire un evento che sia allo stesso tempo attraente dal punto di vista agonistico e anche da quello culturale; per riuscirci, occorre essere fantasiosi, di mentalità aperta, e pronti a violare le convenzioni. Orlando, a cui è dedicato il premio speciale per la partita più bella, siamo certi che ne sarebbe contento. Piero Fabbri
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Brandelli di Muro Loretta Santini
BRANDELLI DI MURO Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca È il mio cuore Il paese più straziato Questa poesia mi è venuta prepotentemente in mente dopo l’ennesima scossa di terremoto e dopo aver visto l’impressionante sequenza di immagini disastrose relative al sisma. La poesia è di Ungaretti: si intitola San Martino del Carso e ovviamente si riferisce alle distruzioni della guerra del 1915-18, ma il quadro di queste zone disastrate non è dissimile. Il mostro ha colpito tutto e tutti: persone, cose, natura, beni culturali. Il mio pensiero va prima di tutto alle persone, alla loro paura che sembra non avere tregua, alla loro disperazione per aver perso la propria casa e i propri beni, alla speranza per il futuro che al momento sembra svanita, all’impotenza di fronte alla forza devastante e imprevedibile della natura, all’impossibilità di difendersi e di ritrovare la quotidianità di una giornata fatta di lavoro, di divertimento, di riposo, di parole e di gesti usuali. Penso a una comunità stravolta che si ritrova a vivere in un provvisorio villaggio di tende o di container, separata e dislocata in alberghi lontani e case di accoglienza. Penso ai paesi, piccoli gioielli testimoni di secoli di storia, che sono straziati, abbattuti, franati, sbriciolati, feriti nel profondo da
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crepe, lesioni profonde e crolli: le chiese e le mura, le antiche torri di guardia e i campanili delle chiese, i palazzi civici e i ponti, le strade e le abitazioni. Anche le montagne si sono fessurate. Ovunque cumuli di sassi e nuvole di polvere. Ovunque fantasmi e macerie. Brandelli di muro: questo quanto rimane di un territorio, ma anche della sua storia, della sua identità, delle sue tradizioni. Conosco abbastanza bene i paesi della zona interessati dal terremoto, soprattutto quelli della Valnerina e della Valcastoriana in particolare per aver scritto libri sulle sue bellezze artistiche, naturalistiche, sulla storia e sulle tradizioni. Un viaggio in questa terra che ho fatto insieme a Marco Barcarotti che ha immortalato nelle sue fotografie tanti monumenti e tanta bellezza. Ricordo solo quelli che sono assunti a simboli del terremoto, ma vorrei ricordarli tutti. Mi rimane nel cuore la bellissima chiesa di San Salvatore a Campi Vecchio con il suo piccolo porticato, con i suoi due eleganti rosoni e un interno mozzafiato per quegli affreschi dell’iconostasi che la ricoprivano in gran parte e che rappresentano una rilevante documentazione della pittura quattrocentesca del territorio. Brandelli muro anche per l’abbazia di Sant’Eutizio di Preci -ma tutto il paese è una maceria- splendido esempio di arte romanica e culla del monachesimo occidentale sorta presso le grotte ove vissero in preghiera dei monaci siriani. È il luogo da cui prese avvio quella Scuola chirurgica attiva tra il XIII e il XVIII sec. che fu conosciuta e apprezzata in tutta Europa. Luogo di cultura: qui da secoli è presente una importante biblioteca e un raro scriptorium, per la realizzazione di testi grafici e miniature. Brandelli di muro anche
a Norcia: la basilica di San Benedetto, sorta dove la tradizione vuole ci sia stata la casa natale del Santo patrono dell’Europa e di sua sorella gemella santa Scolastica, aveva retto ai primi terremoti: ora anch’essa è crollata -resta solo la bella facciata- e insieme ad essa è crollato il portico delle misure che si allungava lungo il fianco. Quel portico era stato realizzato dal Comune con la funzione di mercato per i cereali realizzando dei contenitori in pietra che dovevano servire come metro di misura per la quantità dei vari prodotti. Un territorio straziato dunque, dove al momento sembra quasi impossibile che possa ricominciare la vita, l’economia, la vita di ogni giorno. Ma deve ricominciare: nella volontà degli abitanti, dopo un primo comprensibile scoramento che li ha portati ad affermare che ormai tutto è distrutto e che tutto doveva essere abbandonato, c’è invece la determinazione, il desiderio che tutto ricominci lì dove sono essi nati, dove hanno vissuto: le radici, il senso di appartenenza a un territorio, l’orgoglio della propria terra, sono più forti e più importanti della paura e della disperazione. Ho visto tanti paesi della Valnerina rivivere dopo un’accurata ricostruzione -in verità egregia- dopo le distruzioni di terremoti passati. Anche questi torneranno a vivere, lo spero.
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Chanson de Roland - P Fabbri CNA- CONFEDERAZIONE NAZIONALE ARTIGIANATO Brandelli di muro - L Santini BMP - Soluzioni tecnologiche per il trasporto verticale OSTERIA DELLO SPORTELLO Nessun dorma - G Raspetti Trentaottobreduemilasedici - M Coronelli Che stress! - A Melasecche La via della seta sulle sponde del fiume Congo - F Patrizi OTTICA MARI Fino a quando lo devo mantenere? - M Petrocchi Arda e bbassa prissione - P Casali 13 CMT- COOPERATIVA MOBILITÁ TRASPORTI 14 Io voglio Vivere, non Sopravvivere - Studio Medico ANTEO 15 La Translucenza nucale, quando eseguirla - G Porcaro Soluzione efficace per la cervicalgia - M Martellotti 16 Come trattare la più comune Patologia Circolatoria - C Dioturni 17 ACUSTICA - E Boccacani 18 Lo sport che vince veramente - S Lupi 19 HEALTH & TRAINING STUDIO - L Ricci 20 - 21 AZIENDA OSPEDALIERA SANTA MARIA DI TERNI 22 La lingua di Adamo - PF Georgelin 23 PERMAFLEX - Mese del materasso 24 Liceo Classico 25 ARABA FENICE 26 Il terremoto della Marsica - PL Seri 27 GRUPPO EUROPA 28 Le diasillare - V Grechi 29 VILLA FLAMINIA 31 OBESITY DAY 32 … 34 I Giochi della Valnerina 35 … 37 Premiazioni al Liceo Artistico 38 Stefano Lupi - R Bellucci 39 GLOBAL SERVICE 40 MEDICENTER GROUP
Programma TUTTI I LUNEDÌ a cura di Nadia Zangarelli CORSI DI PITTURA PER ADULTI Giovedì 10 NOVEMBRE 2016 ore 17.00 a cura di Vittorio Grechi L'ULIVO E L'OLIO IIa parte Giovedì 17 NOVEMBRE 2016 ore 17.00 a cura di Giampiero Raspetti PERCHÉ LA MATEMATICA È BELLA IIa parte Sabato 19 NOVEMBRE 2016 ore 17.00 Loretta Santini presenta: Il libro di Clair Arnot “Zona Piazza Clai” Verrà offerto un piccolo rinfresco
Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
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ASSOCIAZIONE Mercoledì 23 NOVEMBRE 2016 ore 17.00 a cura di Loretta Santini VIAGGIO NEI SITI ARCHEOLOGICI nella Provincia di Terni Giovedì 24 NOVEMBRE 2016 ore 17.00 a cura di Vittorio Grechi CENNI DI ANTIBIOTICOTERAPIA Venerdì 02 DICEMBRE 2016 ore 17.00 presso Ass. Culturale La Pagina LIPODOMICA E NUTRACEUTICA Demetra centro medico Dott. Marco Ballerini e Dott. Leonardo Paoluzzi
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
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Nessun dorma! C
i sarà un’alba in cui la Valnerina tornerà a vincere! Lo farà in virtù di propositi forti e di azioni determinate. Nessuno si tiri indietro: dobbiamo, insieme, sconfiggere irresponsabilità e incapacità e far franare, finalmente, la faraonica cementificazione di cattedrali nel deserto, che rimarrebbero, come tante altre, incompiute e, comunque, a perenne e solo vantaggio di potentati innominabili. L’Italia dei lavoratori e degli uomini sani ha bisogno di prevenzione e di opere di restauro. Cessino i solenni discorsi che presagiscono il nulla. Si operi soltanto, si metta tutto in sicurezza, prima che altre scosse radano completamente al suolo lo stupendo patrimonio della Valle del Nera, anima della nostra civiltà. Occorre farsi belli delle opere, non delle parole, perché c’è tanto da operare, se si è interessati all’Italia dei cittadini.
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l turismo non è più, da tempo, quello “stessa spiaggia, stesso mare”, ma neanche quello delle prenotazioni presso le agenzie turistiche tradizionali che vanno lentamente in fallimento, come falliscono tutte le vecchie aziende i cui prodotti sono venduti anche attraverso il web: è qui che si gioca, adesso, la partita. Il sondaggio Tripbarometer è il più ampio sondaggio nel mondo per intercettare le tendenze del turismo. Risultati per il 2016: i canali di acquisto online valgono oltre il 79% dei casi, mentre quello che riguarda agenzie tradizionali, cataloghi, filmati, mailing ecc. oscilla tra il 14% dell’Asia ed il 21% dell’Africa. Conta dunque l’esserci stati e il passaparola. Ed è qui che dobbiamo intensificare i nostri sforzi. La pubblicità di un luogo la fa chi c’è stato e ne parla nel web. Costui è attendibile ed ha seguito, i vecchi sistemi non servono più.
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crivevo, nell’editoriale de La Pagina di maggio 2016: Tutto ciò trova corrispondenza nella quieta serenità del vivere in Umbria, nei nostri paesini, nei nostri agriturismi, ove si gode davvero del gusto dell’assaporare, dell’odorare, del toccare e del vedere. Vedere i colori dell’Umbria, il suo famoso verde, anzi i verdi dell’Umbria! Proprio per questo la nostra Regione deve essere vissuta, toccata, respirata. Ogni pubblicità, anche se particolarmente seguita e curata da grandi professionisti, presentata attraverso qualsiasi media, potrà emozionare solo di una inezia rispetto alla totalità delle sensazioni che si provano nello “stare dentro” a questa meravigliosa terra. Ecco allora il senso dei nostri progetti: grandi eventi che facciano conoscere l’Umbria per esperienza diretta. Gli eventi dovranno, ovviamente, essere tutti coerenti, armonici, coniugati con l’immagine della Regione che dovremo sempre più cristallizzare e far conoscere. Sono ormai molti i nostri amici Presidi e Professori che abbiamo invitato qui per celebrare Terni come Capitale dei Diritti Umani. Le loro email a me indirizzate sembrano tutte uscenti da carta carbone. Dicono tutte, identicamente: Beato tu che abiti in una città così bella! E anche la Preside e la sua vice del Liceo Bilingue Italo-Ceco di Praga, giunte qui per la cerimonia di apertura de I Giochi della Valnerina e per programmare in merito alla futura partecipazione del loro Liceo ai Giochi stessi, sono rimaste incantate e non vedono l’ora di tornare. Dobbiamo allora fare di tutto per agevolare il turismo, togliendo non solo, ad esempio, la tassa di soggiorno per favorire l’albergazione, ma anche e soprattutto nel curare eventi particolari che sappiamo rivelare la versatilità stessa della nostra Valnerina. Ed arriva il momento di massimo impegno, per la Valnerina coinvolta in maniera indiretta dal sisma, per poter generare quel turismo che poi sarà convogliato verso la Valnerina direttamente colpita, messa, giorno dopo giorno, istante dopo istante, in sicurezza e restituita al suo ineguagliabile splendore. Intanto, insieme all’Osteria dello Sportello di Casteldilago-Arrone, cercheremo di fare vetrina dei prodotti dell’Umbria e della Valnerina in particolare. Prodotti culturali, artigianali, enogastronomici che faremo conoscere ed apprezzare anche per le festività natalizie. Chiediamo a tutti di rivolgere le proprie attenzioni e i propri acquisti verso i meravigliosi prodotti della nostra terra. Questo realizzeremo anche con il progetto Terni Pasticciona, per il quale invochiamo l’intelligenza locale e le persone responsabili affinché si mobilitino con noi.
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Giampiero Raspetti
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a valle ternana, il fiume Nera e la città di Terni sono da millenni tre realtà fortemente integrate, interagenti ed inscindibili. Nell'età del Rame un primo villaggio viene realizzato nei pressi del fiume all’imbocco della valle, nell’area oggi occupata dalle Acciaierie, la stessa che dal 1000 aC vedrà nascere ed espandersi una delle necropoli protostoriche più vaste ed importanti d’Italia. A partire dal VII sec aC, alla confluenza del Nera con il Serra si sviluppa il primo nucleo dell’attuale Terni, già con carattere protourbano: essa è il centro più importante degli Umbri Naharti, una popolazione che trae benessere dai commerci e dalla fertilità del proprio territorio e che si identifica con il fiume Nahar, l’attuale Nera. La città è denominata Interamna, cioè “tra le acque”, ad indicare i fiumi ed i canali che la circondano. Nell’antichità i fiumi e le acque sono sacri e sono oggetto di culto: tra questi il Nera lo è in modo particolare, per la presenza lungo il suo corso di sorgenti sulfuree salutari che sono all’origine del suo nome: in lingua umbro-sabina nahar significa zolfo. Nar è toponimo diffuso in tutto il mondo e presente più volte nella Bibbia. Il significato originario è quello di “fiume”. Terni dunque, nascendo tra il Serra e il Nera, è l’insediamento più importante della Valnerina. Forse non tutti ne hanno convinzione, pensando che la Valnerina termini, a sud, con la Cascata delle Marmore. Ma il Nera scorre da Castelsantangelo sul Nera ad Orte e Terni è in posizione centrale! La nostra città è allora chiamata a svolgere un grande ruolo proprio ai fini della ricostruzione della Incantevole Valle. Da Terni dunque idee, progetti, collaborazioni solidali, organizzazioni turistiche nei dintorni della città che possano poi. tranquillamente, convogliare turisti anche nella Valnerina oggi direttamente colpita dal sisma, di giorno in giorno restaurata.
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l Presidente Matteo Renzi assicura: Norcia senza chiese resta senza identità: ricostruiremo tutto; Dario Franceschini, ministro della cultura: Penso a misure per il patrimonio artistico e architettonico e a interventi per il ripopolamento di paesi che nei decenni si sono svuotati. Lo spopolamento è dovuto in gran parte all'assenza di lavoro. Sono necessari sostanziosi incentivi fiscali per chiunque decida di avviare attività imprenditoriali, commerciali, artigianali
e turistiche in questi paesi. Non possiamo più aspettare, non abbiamo tanto tempo prima che la situazione diventi talmente grave da rendere impossibile ogni iniziativa. OK, molto giusto, staremo a vedere! La Presidente e il Vicepresidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini e Fabio Paparelli, sono, davvero encomiabilmente, presenti nei luoghi terremotati, ovunque e in qualsiasi momento del giorno e della notte. Bene, grazie, continuate così fino all’ultimo mattone della ricostruzione!
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uando Benjamin Franklin inventò il parafulmine, il clero, sia in Inghilterra che in America, con l’appoggio entusiastico di Giorgio III, condannò tale oggetto, come un empio tentativo di ostacolare la volontà di Dio. Poiché, come ben sapevano tutte le persone ragionevoli, il fulmine viene inviato da Dio per punire l’empietà o qualche altro grave peccato: le persone virtuose non vengono mai colpite dai fulmini. Pertanto, se Dio voleva colpire qualcuno, Benjamin Franklin non avrebbe dovuto ostacolare il Suo Disegno; anzi, farlo sarebbe equivalso ad aiutare i criminali a scamparla. Ma Dio fu all’altezza della situazione, se dobbiamo dar credito a ciò che dice il dr. Price, uno dei maggiori teologi di Boston. Dato che il fulmine era stato reso innocuo da “i pali di ferro inventati dal sagace dr. Franklin”, il Massachusetts fu squassato dai terremoti, che il dr. Price ritenne che fossero stati causati dall’ira di Dio nei confronti di quelle “punte di ferro”. In un sermone su questo argomento egli disse: “A Boston ne sono stati eretti più che in qualsiasi altro posto in New England, e Boston sembra essere quella più tremendarnente squassata. Oh! Non esiste scampo dalla mano potente di Dio”. Il punto di vista del dr. Price viene tuttora sostenuto da uno degli uomini viventi più influenti. Quando, una volta, si verificarono diversi gravi terremoti in India,
Mahatma Gandhi ammonì solennemente i propri compatrioti dicendo che quei disastri erano stati inviati come punizione per i loro peccati. Bertrand Russell, Rassegna di assurdità intellettuali, 1943 Ancora oggi assistiamo alla pervicacità di tali ignominie. Non c’è speranza se questa barbarie alligna ancora. C’è addirittura chi ritiene, e lo scrive, che per colpa degli immigrati la parte continentale africana “pesi” meno di quella europea e quindi crei questi catastrofici scompensi. Tali inferiori hanno diritto (forse) alla parola privata, ma non alla scrittura pubblica, come ebbe a dire il grande Umberto Eco. La cultura e la scienza potrebbero aiutare molto, come Numi Tutelari, per la sconfitta del fatalismo e, ovviamente, della imbecillità.
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a terra vive, si muove, si assesta. Non sorride, non conosce pietà, misericordia, solidarietà, tutti sentimenti umani che la Terra, infinitesima scoria orbitante, dispersa in miliardi di galassie, non ha. La Terra non uccide, va per la sua strada e basta. L’uomo invece, ama, soffre, s’indigna, fa promesse, giura... e uccide! L’uomo parla convintamente di prevenzione, di salvare il patrimonio umano, edilizio, architettonico, artistico, religioso. Parla di regole antisismiche. Poi si interessa di altro, altre cattedrali nel deserto, altro inutile cemento, altri ponti, altre ferrovie, altre beghe che dividono gli uomini stessi. A me la mancanza di prevenzione e la promessa vuota mette tanta paura quanta ne dispensa il fenomeno sismico in sé. Credo che dovremmo iniziare immediatamente, uomini e donne, laici e confessionali, atei e credenti, partiti politici e associazioni, ad impegnarci, senza tener dietro a bizantinismi vari, affinché tutti gli abitanti della Valnerina, cuore ed anima dell’Umbria, dell’Italia e del mondo intero, ritrovino sorriso e, soprattutto, speranza.
TRENTAOTTOBREDUEMILASEDICI Natura e tempo e caso indifferenti alle tragedie ed agli eventi umani scorrono in flusso eterno ed infinito, a noi del tutto ignoto. Sei punto cinque, sette e quarantuno: molti destini cambiano di nuovo, germogli di speranze seppellite dalle nuove macerie, e non hai forza neppure per sentire la paura. Inebetito guardo ma non vedo sento ma non ascolto il giornalista, ché mi danno fastidio le interviste a quei poveri cristi massacrati se non nei corpi certo nelle vite. Preci con l’abbazia di S.Eutizio, dove con Don Paolone e molti amici trascorremmo due estati ginnasiali; Ussita, Visso, Norcia, Castelluccio, che con Castel Sant’Angelo sul Nera erano punti di partenza usuali per escursioni ai Monti Sibillini: al loro posto il freddo occhio del drone mostra soltanto mucchi di macerie. Il tempo e il caso e la natura sono, come fu ieri e sarà tra mill’anni, nel loro flusso eterno ed infinito, del tutto estranei all’esistenza umana, alle sue imprese nobili o perverse, alla sua presunzione straordinaria, alle divinità che si è creata. La spinta di un frammento della crosta del pianeta orbitante al terzo posto attorno ad una stella ormai morente chiamata Sole, spersa tra galassie e miliardi di stelle..... e tutto cambia nella nanofrazione temporale che è la vita di un uomo o anche di mille o di sette miliardi quanti siamo. Il tempo il caso la natura.... e l’uomo. Scorre tranquillo il Nera in un mattino tiepido trasparente ed assolato. Marcello Coronelli Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Che stress!
Il lavoro nobilita l’uomo, sostiene il saggio, ma allo stesso tempo il lavoro condiziona fortemente la nostra vita, gli orari e l’umore fino anche ad “ammalarci” di lavoro a causa dello sforzo fisico, di quello mentale ma anche di situazioni obiettive di particolare difficoltà che mettono a dura prova i nostri nervi. Mentre non sempre possiamo agire direttamente sui fattori che ci procurano stress, possiamo invece cercare di controllare le nostre reazioni. Siamo in sostanza noi stessi che possiamo decidere come in concreto vivere lo stress ... così dicono gli esperti. Qualche semplice consiglio per non essere sopraffatti, qualsiasi lavoro si faccia, imprenditore, professionista, artigiano, lavoratore dipendente, ma anche casalingo. Innanzitutto è sempre bene cominciare la giornata nel modo giusto. Capita di essere così coinvolti nel proprio lavoro che ci si dimentica spesso e volentieri di prendere del tempo solo per noi stessi. Basta crearsi un rituale giornaliero di una mezz’ora in cui focalizzarci su ciò che ci gratifica piuttosto che problemi di cui abbiamo timore e che ci agitano. Postura e respiro: il corpo può trasmetterci sensazioni di buono o di cattivo umore, ad esempio, una cosa è strisciare i piedi camminando, ingobbire le spalle, ed atteggiamenti fisici simili. Ben altre sensazioni si hanno invece quando si raddrizzano spalle e testa, ci si concentra sul respirare meglio e più profondamente, si guarda in avanti diritti piuttosto che in basso. Altro suggerimento è quello di concentrarci su ciò che si può controllare. La cosa più inutile in assoluto è perdere tempo nel preoccuparci di cose che sono al di fuori della nostra portata. È vero, alcuni eventi possono essere in qualche modo influenzati, ma la cosa fondamentale della quale dobbiamo avere il controllo è
Francesco Patrizi
Joseph aspetta all’imbarco del fiume l’arrivo del traghetto, con la sua carrozzina è in fila insieme ad altri disabili e mutilati che faranno avanti e indietro per tutto il giorno tra le due sponde, stracarichi di pacchi, fagotti e scatoloni. Joseph ha perso le gambe durante una delle guerre che hanno devastato il suo paese, la Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire. La capitale Kinshasa si bagna sul fiume Congo e si specchia sull’altra sponda con quella che sembra essere la prosecuzione della città, ma che è in realtà in un altro Stato: è Brazzaville, la capitale della Repubblica del Congo. L’aggettivo democratica non ha superato le acque del fiume, ma bisogna dire che da queste parti è una parola vuota di significato. Joseph fa la spola tra le due capitali per conto del suo amico Bitulu, che si trova a molti chilometri di distanza. Nel lontano 1988 un congolese in Cina era un’attrazione, nessuno aveva mai visto un uomo di colore. Bitulu era volato a Pechino con una borsa di studio, in breve tempo aveva imparato a parlare e scrivere
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Alessia Melasecche alessia.melasecche@libero.it
la nostra risposta a ciò che accade. È altresì fondamentale non sovraccaricarci di cose da fare e di responsabilità. Ciò aiuta non solo a non stancarci eccessivamente, ma anche a portare a termine i nostri compiti con maggiore efficienza e non stressarci per ciò che potrebbe rimanere incompleto. Un altro importantissimo passo da compiere è avere possibilmente una valvola di sfogo. Andare in palestra, fare sport, andare a correre aiuta tantissimo a scaricare lo stress accumulato nelle lunghe giornate lavorative, mens sana in corpore sano. A volte basta anche semplicemente uscire con gli amici o dedicarsi a qualche hobby per poter distogliere la mente dai problemi che ci rincorrono in ufficio portandoli irrisolti a casa. Bisogna a quel punto premere il tasto pausa e concentrarci su altri argomenti. Durante le giornate di lavoro dovremmo imporci ogni tanto di alzarci e magari fare anche un piccolo snack. Ciò serve a sgranchirsi fisicamente e distogliere per qualche momento l’attenzione da ciò che si deve fare. Una volta tornati alla propria occupazione si è più carichi e più motivati, ma anche meglio disposti mentalmente a svolgere quanto programmato. La fiducia in sé aiuta molto perché implica volersi bene sia mentalmente che fisicamente come anche un’alimentazione corretta ed un approccio positivo aiutano a mantenersi in forma. Ultimo suggerimento, ma non per questo meno importante, è quello di alternare periodi di riposo, quindi “fare le ferie”. Quando si è al culmine di un periodo molto intenso è opportuno staccare la spina, anche se per poco. Stare un po’ distanti dalla routine permette di vivere il ritorno al lavoro carichi di energia. Unicuique suum, ad ognuno la propria ricetta anti-stress!
La via della seta sulle sponde del fiume Congo correttamente il cantonese (la virtù poliglotta è tipicamente congolese) e dopo la laurea aveva cominciato a girare il paese con una band musicale di connazionali. I cinesi accorrevano solo per vederli. A Guangzhou, Bitulu aveva scoperto un mondo inaspettato: un agglomerato di quasi 9 milioni di abitanti (oggi la città ne conta 42) tutti dediti ad attività manifatturiere. Conosciuta in Occidente come Canton, punto di partenza della Via della Seta un tempo abitata da ricchi commercianti persiani, olandesi e portoghesi, oggi Guangzhou conosce una nuova ondata migratoria, quella dei congolesi. La Cina ha stipulato un patto con il Congo che prevede un accesso pressoché illimitato alle immense risorse minerarie del paese africano in cambio di infrastrutture. Il presidente Joseph Kabila ha svenduto il tesoro che potrebbe fare del suo paese il più ricco della mondo in cambio di strade, illuminazione, rete fognaria, insomma, di quello che ci si aspetta da una normale amministrazione. Se fossi rimasto in Congo non avrei potuto
mettere in piedi un’impresa, spiega Bitulu, il primo guadagno che fai attira una fitta schiera di parenti, ognuno pretende un aiuto economico e se non glielo dai ti maledicono, dicono che sei posseduto dai demoni. Queste accuse equivalgono a una condanna a morte, i parenti si sentono autorizzati ad ucciderti e depredare i tuoi beni. Con i soldi racimolati come cantante, Bitulu ha avviato un import/export con il suo paese d’origine. C’è il problema delle altissime tasse doganali applicate dal Congo che scoraggiano qualsiasi tipo di importazione, ma ovviamente c’è un metodo ingegnoso per aggirarle: l’altro Congo, quello senza l’aggettivo democratico, ha tariffe doganali basse e Kinshasa e Brazzaville hanno stipulato una convenzione secondo cui i disabili che attraversano il fiume tra le due capitali portando con sé della merce pagano una tariffa irrisoria. Così la nuova Via della Seta è arrivata fino al cuore di tenebra dell’Africa Nera sulle ruote di una carrozzina.
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Fino a quando lo devo mantenere ? Il dovere di mantenimento dei figli maggiorenni è stabilito dall’art. 30 della Costituzione e dagli art. 147 e ss. del codice civile c.c. che impongono ad entrambe i genitori l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle inclinazioni e delle aspirazioni dei figli, in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale o casalingo. Tale obbligo è stato ribadito anche nella legge n. 54/2006 che all’art. 155-quinquies ha stabilito: “il giudice, valutate le circostanze, può disporre in favore dei figli maggiorenni non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico”. La domanda che molti si pongono e che frequentemente finisce nelle aule di giustizia è: fino a quando? Si tratta di un obbligo dalla “durata mutevole” da valutare caso per caso, che non viene a cessare o a ridursi automaticamente al raggiungimento della maggiore età del figlio. L’obbligo di mantenimento del figlio maggiorenne, ha un contenuto ampio, e comprende sia le spese ordinarie quali vitto, abbigliamento, ecc., quelle afferenti l’istruzione e persino quello di svago e vacanze. L’art. 155 c.c. sopra citato stabilisce che in caso di separazione o divorzio, per la determinazione dell’assegno di mantenimento occorre fare riferimento al tenore di vita goduto dai figli durante la convivenza con i genitori, ai tempi di permanenza presso ciascun genitore, alle risorse economiche
di entrambi e alle “esigenze attuali del figlio”. La Cassazione con sentenza n. 8927/2012 ha puntualizzato che il mutamento delle esigenze del figlio conseguenti al trascorrere del tempo sono idonee a giustificare un adeguamento automatico dell’assegno, senza bisogno di specifica dimostrazione. In riferimento all’importo da corrispondere la sentenza n. 22255/2013 della Cassazione ha stabilito che l’assegno va adeguato, oltre che alla differenza di reddito dei due coniugi, anche al reddito percepito dai figli a titolo di corrispettivo per l’attività prestata, aumentando o diminuendo in base al grado di autonomia raggiunto dal figlio. La Cassazione con la sentenza n° 12952/16 è tornata recentemente sul tema, davvero molto frequente ed attuale, della estinzione dell’obbligo di mantenimento nei confronti dei figli maggiorenni da parte dei genitori separati o divorziati non conviventi. Il principio enunciato è che il genitore che non intenda più provvedere al mantenimento del figlio maggiorenne, anche con riferimento alla revoca dell’assegnazione della casa familiare, deve fornire la prova del raggiungimento, da parte dello stesso, dell’indipendenza economica, in alternativa deve provare che il mancato conseguimento dell’indipendenza dipende dalla volontà del figlio stesso. Ovviamente, l’onere della prova gravante sul genitore obbligato diventa più semplice con l’avanzare dell’età del figlio e allorché questi abbia un’età in cui, normalmente, si è inseriti nel
Marta Petrocchi
mondo del lavoro, il Giudice può presumere che vi sia una responsabilità del figlio stesso che non si adopera a sufficienza per rendersi autonomo con conseguente estinzione della obbligazione. Qualora, infine, il figlio maggiorenne si allontani per ragioni di studio la legittimazione del genitore a richiedere in proprio all’ex coniuge separato o divorziato la revisione del contributo per il mantenimento del figlio, non ancora autosufficiente economicamente, va esclusa essendo venuta meno la coabitazione, Cass. civ., sez. I, 25-07-2013, n. 18075. In tal caso quindi dovrà essere il figlio ad attivarsi giudizialmente per ottenere il pagamento di quanto di sua spettanza e non più il genitore convivente in sua vece.
Arda e bbassa prissione
Paolo Casali
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L’andra sera... io... Zzichicchiu e ‘n amicu nostru dittu “temborale”... stavamo a ffa’ ‘na passeggiata ‘cologgica su ppe’ Pperticara e... E cche è ‘sta bbiòcca che cciò... mesà che ccambia lu tembu... oggi ‘ete sintitu le privisioni su la tilivisione?... A mme tembora’... me pare d’ave’ ssintitu che ll’arda prissione lascia lu postu a la bbassa prissione... A Lunardi’... da la padella a la bbrace! Fino a ppocu fa ero prioccupatu ‘pe’ lu còre e mmo’... ecco ch’è ‘sta stracchezza!?... Ma che stai a ddi’... guarda che qquillu c’ha jacchieratu de prissione ‘n tilivisione mica è ‘n cardiolugu... è Bbernacca che ccià ‘vvisatu de lu tembu che sta a ccambia’... e Zzichicchiu... A Lunardi’... a pparte che ‘llu metoròlugu... pace all’anima sua... è mmortu da ‘n bellu pezzu... cumunque dovete sape’ che ‘n do’ ce sta l’arda prissione... l’aria vène da ll’ardu... se cumprime e ccucì spariscono le nùole... ‘nvece ‘n do’ sta la bbassa prissione l’aria va a ppe’ ll’in su... se spanne... se condenza e fforma tutti nùoloni... arda prissione tembu bbonu... bbassa prissione tembu cattìu... chiaru?... Tra ppocu ha da sinti’ che ttemborale ch’arrìa!?... N’ha fattu ‘n tembu a ddi’ ccucì che a ll’amicu nostru j’hanno fattu fichetta le gamme e è ‘nnatu ggiù come ‘n saccu de patate e io... A Zzichi’ ‘mmappete se cche sdroligu che ssì!?... È ggià ‘rriàtu!
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Medicina & Salute
Incontro del 22 ottobre 2016 promosso dalla Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” con “Terni x Terni Anchi’io”
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Io voglio Vivere non Sopravvivere
mportante evento informativo promosso dalle Associazioni Europa Donna, Terni per Terni Donna e dalle Associazioni umbre che lottano contro il tumore al seno che ha visto la partecipazione della Dott.ssa Lorella Fioriti del Centro Salute Donna della A.O. di Terni e fondatrice dello Studio Medico Anteo. Hanno partecipato all’incontro anche la Dott.ssa Lamberini della USL Umbria 2 Terni che si occupa dello SCREENING in campo oncologico riservato a tutte le donne aventi diritto per età e familiarità genetica (finalizzato alla prevenzione e alla diagnosi precoce in campo oncologico), il Dott. Fatati, la Dott.ssa Cestari, il Dott. Lazzari e la Dott.ssa Sarteur. Ottobre, mese della prevenzione del tumore al seno, ci ricorda quanto è stato fatto in questi ultimi anni per diminuire la mortalità legata a questo tumore e per migliorare la qualità di vita delle donne che ne soffrono. La Fondazione Aiutiamoli a Vivere, sempre impegnata in tal senso, ha fatto molto per il Centro Salute Donna, presso l’A. O. di Terni donando la maggior parte della strumentazione in esso presente, soprattutto il Mammotome, un sistema per effettuare la biopsia mininvasiva della mammella, che ha numerosi vantaggi sia in termini clinici che psicologici per la donna che vi si sottopone. Il Centro Salute Donna è dotato di diverse figure professionali che prendono in carico la donna nel percorso di accertamenti clinici ed è pensato per offrire un polo di alto livello tecnologico strumentale e professionale al cui interno si possano trovare tutte le prestazioni, con modalità personalizzate di presa in carico ed accesso unico e semplificato al percorso di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie femminili. Ultima tappa per la prevenzione in senologia è quella di acquisire la strumentazione necessaria per effettuare la TOMOSINTESI MAMMARIA che, rispetto alla mammografia tradizionale, permetterebbe di avere immagini in 3D molto più accurate e capaci di fornire informazioni più dettagliate che potrebbero senz’altro migliorare la diagnostica. Con la TOMOSINTESI possiamo fare ancora di più per offrire a tutte le donne il meglio per aiutarle nel percorso di cura di se stesse e della propria salute. Presso lo STUDIO MEDICO polispecialistico ANTEO, Centro di Diagnostica per Immagini di Terni, è già possibile effettuare screening con la tomosintesi 3D. La Dott.ssa Lorella Fioriti invita ad effettuare periodici controlli per prevenire l’insorgere di eventuali tumori alle mammelle.
DR.SSA LORELLA FIORITI Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta
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Medicina & Salute
Test di diagnosi prenatale non invasivo del primo trimestre
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la Translucenza nucale, quando eseguirla
a misurazione della translucenza nucale associata ad un prelievo su sangue materno (Bi-Test) rappresenta un ottimo screening da eseguire nel primo trimestre di gestazione per identificare le pazienti con rischio aumentato di trisomia del cromosoma 21 (Sindrome di Down), del cromosoma 13 e del cromosoma 18. La translucenza nucale è la manifestazione ecografica dell’ accumulo di fluido dietro la nuca fetale nel primo trimestre di gravidanza. La capacità di ottenere una misurazione attendibile della translucenza nucale dipende da un adeguato training e dal rispetto di una tecnica standard per la sua misurazione, al fine di ottenere risultati riproducibili fra i differenti operatori. L’epoca di gestazione ottimale per misurare la translucenza nucale è fra l’11a settimana e la 13a settimana e 6 giorni. La lunghezza vertice-sacro minima deve essere di 45 mm e la massima di 84 mm. La misurazione della translucenza nucale può essere ottenuta con successo mediante un esame ecografico transaddominale nel 95% dei casi circa; nei restanti casi è necessario eseguire l’esame per via transvaginale. I risultati ottenuti con l’ecografia transaddominale e con quella transvaginale sono sovrapponibili. Mediante metodica
ecografica si misura lo spessore massimo della translucenza sottocutanea tra la cute ed i tessuti molli del feto che ricoprono la colonna cervicale. In un 5–10 % dei casi il cordone ombelicale può trovarsi intorno al collo fetale causando una misurazione della NT erroneamente aumentata. In questi casi le misurazioni della translucenza nucale al di sopra ed al di sotto del cordone ombelicale sono differenti e, al fine del calcolo del rischio, è più corretto utilizzare una media dei due valori ottenuti. Il rischio di trisomie viene calcolato moltiplicando il rischio a priori, derivato dalla età materna e dall’epoca gestazionale, per la likelihood ratio della translucenza nucale. In questo modo è possibile fornire alla paziente un rischio ricalcolato. Per aumentare l’attendibilità del test la misurazione della translucenza nucale viene associata al Bi-Test, ossia la misurazione della concentrazione nel sangue materno di due ormoni: la frazione beta della gonadotropina corionica umana, o Free-b-hCG, e la PAPP-A, o proteina A plasmatica associata alla gravidanza, consentendo di individuare 82 feti portatori di alterazioni cromosomiche riguardanti il cromosoma 21, con il 5% di falsi positivi.
Lo spessore della translucenza nucale fetale aumenta non solo per le anomalie cromosomiche, ma anche quando vi sono malformazioni congenite del feto. Questo dato consente di poter eseguire, eventualmente, in epoca gestazionale precoce approfondimenti ecografici che consentano una diagnosi precoce di eventuali malformazioni. Il rischio risultante di sindrome di Down del feto è classificato dalla FMF (Fetal Medicine Foundation) anche come rischio basso se inferiore a 1:1000, medio se è fra 1:1000 e 1:100 ed elevato se è superiore a 1:100. La misurazione della translucenza nucale associata al Bi-Test è un esame non invasivo che non comporta alcun rischio per la gravidanza, che qualunque donna può eseguire nel primo trimestre di gravidanza.
DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789) BIOS – Via Primo Maggio 65 – Terni (0744 403904)
OSTEOPATIA: una soluzione efficace per la cervicalgia
E
sistono molte terapie che si occupano del rachide cervicale, l’osteopatia in questi ultimi anni si sta dimostrando tra le più utili ed efficaci risolvendo le cause del problema e non limitandosi alla risoluzione dei sintomi. Questo perché gli osteopati, per la loro formazione, sono indirizzati a ricercare e trattare la causa del dolore piuttosto che semplicemente a trattarne il sintomo; il paziente viene sempre valutato oltre che nella zona di sofferenza anche nella sua globalità. La cervicalgia, o dolore al collo, è un disturbo comune causato da una serie di fattori tra i quali: stress e tensioni, mancanza di esercizio fisico, postura scorretta, l’uso di cuscini inappropriati e/o di un letto troppo morbido, patologie come l’artrosi o eventi traumatici tra i quali il più comune ed importante è il colpo di frusta. Inoltre per le numerose relazioni che esistono tra il rachide cervicale ed il resto del corpo possiamo tranquillamente affermare che i problemi di “cervicale” interessano l’intero organismo. La cervicalgia si associa frequentemente a disturbi come nausea, mal di testa e vertigini che non vanno mai sottovalutati. Anche se a soffrire di questo disturbo sono in molti, ogni singolo caso va considerato unico e trattato come tale.
Come l’osteopata tratta la cervicalgia? L’osteopata utilizza le proprie mani come unico strumento di lavoro; la sua grande sensibilità palpatoria permette di comprendere quali aree del corpo non funzionano correttamente. La palpazione e le manipolazioni utilizzate sono estremamente dolci e mai dolorose, sono indirizzate a garantire il ripristino della corretta funzione di tutte quelle aeree che presentano problemi e non sono integrate correttamente. Nel caso della cervicalgia l’osteopata esamina e tratta, oltre alla regione dolorosa,anche altre sedi come ad esempio: il cranio, la bocca, il bacino, il torace, la schiena e a volte anche gli organi interni, come lo stomaco perché è in relazione con alcuni nervi situati alla base del cranio.
Marzia Martellotti Osteopata D.O.
Osteopata della Federazione Italiana di Canottaggio
RICEVE A
Terni presso lo studio medico Anteo, in via Radice 19 Roma in via Luca della Robbia 7 Frascati in via Mentana 40
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Cell. 328.9670207 - marziamartellotti@gmail.com Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Come trattare la più comune Patologia Circolatoria
I
l termine cellulite è un termine improprio, in quanto in medicina, il suffisso ”ite” sta ad indicare un processo degenerativo del pannicolo adiposo sotto cutaneo e delle strutture anatomiche in esso contenute. La cellulite si trova sotto la pelle ed è caratterizzata dall’aumento del volume delle cellule adipose, dove, negli spazi intercellulari si accumulano liquidi (residui di processi biochimici dell’organismo) in eccesso. L’equilibrio del sistema venoso e linfatico (la linfa è un liquido che raccoglie i materiali di scarto dell’organismo e scorre nei vasi linfatici), è modificato con un rallentamento di flusso sanguigno e una ritenzione di liquidi da parte dei tessuti. Per cellulite si intende, quindi, un complesso di alterazioni a livello del tessuto connettivo e di quello adiposo. È uno stato infiammatorio chiamato liposclerose ed il termine medico più idoneo è pannicolopatiaedematofibrosclerotica. La cellulite evolve in 4 stadi di alterazione 1. Stadio congestizio: stasi venosa e linfatica con ipo ossigenazione, alterato drenaggio dei liquidi interstiziali, aumento del volume degli adipociti, iniziale dissociazione delle fibre elastiche connettivali (buccia d’arancia). 2. Stadio essudativo: l’epidermide si assottiglia –fragile e disidratataaumenta il processo infiammatorio ed inizia la floccultazione del tessuto connettivo. Alla palpazione inizia la dolenzia ed i micro noduli. 3. Stadio organizzativo-fibroso: interessa lo strato basale del derma, blocco dell’eliminazione dei carboidrati, blocco del circolo linfatico e capillare, micronodulari alla palpazione. 4. Stadio di fibrosi cicatriziale: il tessuto dermico-ipodermico si addensa verso la sclerosi richiamando le scorie, elementi nutritivi, stagnanti, acqua grassi ecc. Questo comporta ingrossamenti cutanei evolutivi. L’evoluzione della patologia comporta le modificazioni simmetriche del profilo: buccia d’arancia a trapunta, ipotermia cutanea, smagliature e teleangectasie, dolore, freddo, pesantezza degli arti e parestesie locali. Possiamo, quindi, suddividere oggi le 4 fasi evolutive della patologia in essere in: molle-flaccida / edematosa / dura o compatta / fibrosa. CAUSE E PREVENZIONE Alcune delle cause che danno origine alla cellulite dipendono dal nostro bagaglio genetico, oltre ad agenti ambientali e cattive abitudini di vita quotidiana. Questi si identificano in primari e secondari. 1. PRIMARI: Sesso, razza e familiarità 2. SECONDARI: patologie particolari, assunzione di farmaci, cattiva alimentazione e sedentarietà… ecc.
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Il periodo in cui può comparire la cellulite è l’adolescenza, in quanto avviene una vera e propria tempesta ormonale. Altri fattori che provocano l’insorgere della patologia sono: il ciclo mestruale che accentua l’aspetto a buccia d’arancia nel periodo premestruale. Durante la gravidanza, quando aumenta il livello degli estrogeni ormoni femminili; a causa di questo abbiamo fattori positivi e negativi, come l’aumento dell’appetito, Il miglioramento dell’umore, il ristagno dei liquidi e l’aggravamento della circolazione sanguigna. In questo caso consiglio dei linfodrenaggi anti-gestosi alle gambe dal 4° mese in poi, dopo aver acquisito l’autorizzazione del ginecologo. E’ di enorme importanza,non trattando mai un soggetto sano, che una professionista si avvalga della consulenza di medici esperti nei vari settori patologici, in perfetta collaborazione senza invasione di campo operativo, a completa tutela del benessere psico-fisico della persona. Altro punto di cui parlare è l’assunzione della pillola anticoncezionale che provoca ritenzione idrica. Le nuove pillole con meno concentrazione ormonale arrecano minor problemi. La menopausa provoca una riduzione degli ormoni. le ovaie si mettono a riposo causando un abbassamento degli estrogeni. In questo caso la menopausa non provoca una alterazione dell’aspetto della cellulite, bensì un aumento di peso dovuto ad un maggior appetito. Per combattere la formazione evolutiva della cellulite è consigliabile seguire una corretta alimentazione ricca di antiossidanti e liquidi, abbinata ad una costante attività sportiva. Tutto questo non basta ma sarà sicuramente un grande passo avanti per migliorare. Esistono molti trattamenti non invasivi per curare la cellulite, non vanno ovviamente ad eliminarla per sempre, ma ci concedono l’eliminazione della buccia d’arancia, la riduzione dei volumi, l’eliminazione del gonfiore e la conseguente pesantezza degli arti inferiori, con aumento della tonicità cutanea. I tempi di risultato sono sempre soggettivi, in base alla risposta personale, al trattamento stesso ed alla gravità della problematica da cui si parte. È molto importante iniziare i trattamenti con il riequilibrio della circolazione, detossinare il corpo, rimineralizzarlo, consigliare di effettuare del movimento fisico e di farsi seguire da un alimentarista. Solo trattando le cause che provocano la patologia
Dott.ssa in Estetologia Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza STELLA POLARE Specializzata in tecniche di massaggio Professore emerito -ayurveda tecniche per il benessere fisico-
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potremo conseguire ottimi risultati; occorre inoltre un uso costante di prodotti specifici e risolutivi domiciliari, in modo di poter giornalmente dare al corpo quei princìpi attivi naturali che contrastano e riducono la patologia. Eseguendo i nostri trattamenti di estetica evoluta potrete ottenere risultati mirati e duraturi nel tempo, verrete seguite costantemente con visite cicliche durante l’arco dell’anno, per tenere sotto controllo la patologia. Come potete vedere nelle foto, vi ho identificato un alterato stadio della cellulite e cosa si può raggiungere dopo alcuni trattamenti. Ad oggi la cliente ha perso due taglie e, dopo sei mesi, non ha registrato alcun tipo di peggioramento.
LA TERAPIA VIBROACUSTICA
La Terapia Vibroacustica è una disciplina che, a partire dalla seconda metà del Novecento, trova importanti applicazioni terapeutiche. Si tratta di un massaggio a basse di frequenze sonore che riduce dolori e malesseri migliorando considerevolmente la qualità della vita. La vibroacustica nasce dalla semplice constatazione che il corpo umano può percepire i suoni non solo attraverso l’orecchio, ma anche con altre sue parti. Il concetto scientifico che sta alla base del suo funzionamento è che le vibrazioni sonore percepite dal corpo fanno sì che il suono si trasformi in energia. È come se il corpo umano, ricevendo delle vibrazioni sonore, venisse esposto ad una sorta di “massaggio interno”, che lo rivitalizza, producendo energia per la messa in movimento dei tessuti coinvolti. Le problematiche fisiche e psichiche alle quali si rivolge la terapia sono le seguenti: zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz zz
Condizioni di stress; Stati di depressione; Casi di autismo; Casi di asma; Casi di afasia; Casi di paralisi celebrale; Disturbi della circolazione sanguigna; Casi di fibrosi cistica; Diabete; Enfisema polmonare; a ua un t Fibromialgia; t e f f Si e Etilismo; prova e a z Cefalee primarie e secondarie; len consu ia Dolori articolari; terap a l Dolori mestruali; l e d Sclerosi mutipla; ITA GRATU Morbo di Parkinson; Traumi conseguenti ad incidenti.
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Lo sport che vince veramente Le str ao rdi na r i e a bi l i t à di a t l e t i d iver s am e nt e s pe c i al i
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Una domenica mattina come tante: un polveroso campo di calcio in periferia per una partita tra giovanissimi. L’arrivo come al solito è caratterizzato da mamme o papà vocianti, a volte da nonni, che portano la borsa a bimbi spesso annoiati e distratti. Qualche ragazzo guarda con diffidenza il campo in terra storcendo il naso: Ma come! -più di uno esclama- Non c’è l’erba sintetica? Ripenso fugacemente, con un pizzico di nostalgia, al “campetto” dove ho disputato interminabili partite di pallone, lunghe tanto quanto i pomeriggi trascorsi con i miei compagni di giochi. Mio figlio Francesco è uno di quei giovanissimi calciatori. La partita non va un granché bene. La sconfitta per 19 ad 1 brucia come uno schiaffo. Un risultato che genera sconforto e delusione. Lo aspetto all’uscita dello spogliatoio, lo bacio ma non gli prendo la borsa. Francesco non ha voglia di parlare e lo capisco. Decido allora, non dicendogli nulla, di andare a vedere i Campionati Italiani Paralimpici di Atletica Leggera a Narni. In silenzio seguiamo le gare, apprezzando l’impegno e la tenacia di tanti atleti che seppur con disabilità, alcune anche gravi, sulla pista di atletica danno tutto. Non abbiamo visto musi lunghi per la sconfitta, solo tanti sorrisi uniti dalla comune passione sportiva. Ho chiesto a Francesco cosa ne pensasse. Papà -mi ha risposto- oggi ho imparato che non bisogna mollare mai. Ecco questo forse è il senso profondo che ciascuno dovrebbe cogliere nello sport paralimpico: seppur con difficoltà mai abbandonare o lasciarsi andare. In questi giorni un nostro concittadino, Gabriele Scorsolini è sull’Himalaya, impegnato a scalare l’Everest. Gabriele è un ragazzo non vedente di sedici anni che non si è arreso alla propria condizione, trovando nell’arrampicata una forte motivazione. Il suo istruttore è Paolo Petasecca, un amico prima che un allenatore. Grazie a lui ho conosciuto Gabriele, trascorrendo insieme una giornata meravigliosa a Ferentillo. Sono rimasto colpito dalla profonda umanità di questo ragazzo, certamente un esempio positivo per la nostra comunità. L’ho salutato pochi giorni prima della partenza della sua spedizione di alpinisti, assieme al Sindaco di Ferentillo Paolo Silveri ed al presidente regionale del Coni Domenico Ignozza. Con noi, per dargli calore e sostegno, i ragazzi della scuola media del paese, che hanno ascoltato con interesse l’esperienza sportiva ed umana di Gabriele. Ci siamo salutati con un pizzico di commozione e con l’impegno di fare una bella festa al suo ritorno. Come non ricordare poi l’altro atleta ternano ipovedente Fabrizio Cocchi che vanta al suo attivo 28 titoli italiani e tre partecipazioni alle paralimpiadi (Sydney, Atene e Pechino). Proprio a Pechino ha conquistato il quinto posto nella maratona più veloce di sempre. Una menzione speciale alla sua guida, l’inseparabile Leonardo Bordoni da sempre impegnato nell’atletica e persona di grande valore. La nostra società ha bisogno di esempi positivi che possano trasmettere princìpi importanti. Le recenti Paralimpiadi di Rio 2016 hanno diffuso un forte messaggio di inclusione e normalità. Abbiamo assistito ad un evento capace di andare oltre le singole prestazioni sportive, proiettando storie di grande Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
vitalità ed entusiasmo, rendendo questi Giochi davvero diversi per la potenza comunicativa. Hanno contribuito a far superare le barriere del pregiudizio, rompendo antichi schemi mentali, tanto da mutare il concetto stesso di abilità e di disabilità, rovesciandone il significato di limitazione. Sempre più atleti e sempre meno disabili, nell’immaginario collettivo. L’effetto dirompente e moltiplicatore di una Olimpiade che mette assieme migliaia di storie -erano 4.300 gli atleti in gara a Rio- lascia una traccia profonda, seppur intangibile, nella società. Registriamo quel positivo vento di cambiamento culturale riguardo la percezione delle disabilità che, quadriennio dopo quadriennio, potrà davvero modificare il mondo. Per questo dobbiamo essere grati ad Alex Zanardi, alla schermitrice Bebe Vio ed agli altri azzurri che con le loro medaglie danno speranza a tante persone. Giustamente il Presidente del CIP Italia, l’amico Luca Pancalli, li ha ringraziati con calore, sottolineandone la grande forza di volontà e la loro voglia di andare fino in fondo. Questi sportivi, vivendo pienamente la propria vita, anche dopo un momento di grande sofferenza personale, contaminano positivamente chi li guarda, suscitando un senso di ammirazione piuttosto che una ipocrita ed inutile commiserazione. Ci sono tante disabilità, anche quelle non visibili, storie di umana sofferenza, ferite importanti. Anche per loro le medaglie di Rio devono essere lo stimolo per ritornare ad essere protagonisti di se stessi. Grazie!!! Ste f a n o L u p i Delegato Coni Terni
Che cos'è L'Allenamento? Tutto ciò che è Programmato ed Organizzato!
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• OBIETTIVI • METODI • TEMPI • MEZZI
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2 sedute a settimana, di un'ora ciascuna sono "Attività Fisica", non "Allenamento". Le canoniche 3 sedute a settimana invece (possiamo arrivare fino a 6 se ben organizzate, con 1 giorno di Rigenerazione Obbligatorio) rappresentano al meglio la fisiologia della "Supercompensazione", ossia, oggi "stress", domani "riposo", dopodomani nuovo "stress" e così via... Come riusciamo ad ottenere risultati (prestativi, preventivi od estetici)? Compiendo, secondo periodi prestabiliti, dei piccoli Step che progressivamente permettono di aumentare le Capacità e la Condizione Fisica. Questo però non è un Processo Infinito: il limite, per tutti noi, prima o poi arriva, solo che, sicuramente, il limite non è quello che una persona solitamente pensa di avere, semplicemente perché, per "superare il limite", occorrono 2 elementi: - TEMPO (non Fretta!) - METODO (non Casualità!). Tempo perché tutti i nostri Sistemi (nervoso, muscolare, articolare, cardio, respiratorio, vascolare) hanno bisogno di tempi fisiologici di adattamento e miglioramento, a seconda del punto di partenza e dell'obiettivo da raggiungere. Metodo, o meglio, MetoDI, che sono tanti e diversi fra loro e che ognuno dev'essere "messo in campo" in funzione del precedente e del prossimo! Avrete notato che, dopo un periodo di tempo (in genere tra le 4 e le 8 settimane) non si riesce più ad andare oltre?! Bene: cambia Metodologia, ma resta Coerente con l'obiettivo e ti accorgerai (incredibile, ma vero) che facendo "altre cose" migliorerai quei determinati aspetti che si erano "insabbiati" (lo vedi facendo Forza o Resistenza, ma anche Stretching o Propriocettiva....) In definitiva, l'Allenamento è un "Salire le Scale", e solo provando a scalare, senza mollare, potremo vedere fin dove siamo in grado di arrivare!!!
LUCA RICCI
Dottore in Scienze Motorie e Sportive Chinesiologo Docente di Scienze Motorie Preparatore Atletico Professionale Docente CONI-CSEN Personal Trainer Educatore Alimentare Allenatore di Base (Calcio)
Health&Training Studio www.proflucaricci.it proflucaricci23@gmail.com Tel. 339 1178439
LA MIA STORIA Il mio Percorso comincia all’età di 5 anni e, per 20 anni, resta “la cosa” più seria della mia Vita; volevo fare il Calciatore, ma, mi ero prefissato un limite di età; a 25 anni, ho la possibilità di approdare finalmente tra i “Professionisti”, ma mi rendo conto di una realtà per me insostenibile: sono una Merce di scambio!! Decido di uscirne e chiudere la Porta (non l’ho mai più riaperta, pur essendo “bravo”), termino i miei bei studi che mi traghettano naturalmente alla Ternana Calcio, dove trascorro 5 anni Pieni di Grandi Soddisfazioni, Esperienze Professionali e di Vita Immense per la mià età, ma come il più bello dei Sogni, lo stesso si interrompe bruscamente senza alcuna motivazione se non quella di “arriva un
Nuovo Allenatore che si porta il suo Staff”. Il calcio, ancora una Volta, mi DELUDE. Le mie Competenze mi trasportano verso due ambiti da me conosciuti grazie alle Esperienze passate: - Le Palestre - La Disabilità. In Palestra Creo letteralmente uno Studio Specializzato per Personal Training. All’Oasi Sport Libertas mi metto a disposizione per dare il mio massimo a tutti i Soggetti, dai più piccoli ai più grandi. Terminata la Stagione lavorativa decido di interrompere (a malincuore) il lavoro presso l’Oasi e di dedicare Anima e Corpo al Progetto Health&Training, che ancora oggi porto avanti con estrema dedizione. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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AZIENDA OSPEDALIERA
Struttura Complessa di R
La struttura complessa di Radioterapia Oncologica fa parte del Dipartimento di On
Dr. Ernesto Maranzano D i r e t t o r e d ella S t r uttur a C om ple s s a d i R a d io ter a p ia O n c ologic a de lla A z ie n d a O s p e d a lie r a “S. Mar ia” di Te r ni
COS’È LA RADIOTERAPIA ONCOLOGICA
La radioterapia, definita disciplina di alta specialità, ha un ruolo molto importante nella cura dei tumori, in quanto agisce sul controllo locale della malattia curando il tumore nella stessa sede di origine. Trova indicazione in circa il 60% dei malati oncologici e persegue in genere l’obiettivo della guarigione; in circa un terzo dei casi la radioterapia ha finalità sintomatico-palliative tese a migliorare la qualità di vita, risolvendo sindromi dolorose ed emergenze cliniche dovute alla diffusione del tumore. Il radioterapista oncologo è il medico specialista che si occupa non solo della radioterapia dei tumori ma anche di diagnosi delle malattie tumorali e dei controlli ambulatoriali periodici per i malati oncologici. Il radioterapista oncologo invece dei farmaci impiega le radiazioni ionizzanti (raggi g, raggi X, elettroni) prodotte da speciali apparecchiature quali gli acceleratori lineari. La struttura ha in dotazione due acceleratori lineari, uno dal 2007 e un altro che entrerà in funzione entro il mese di novembre 2016. Il parco macchine è completato da un proiettore per la brachiterapia e un moderno TC-Simulatore. ATTIVITÀ CLINICA
L’attività assistenziale svolta dalla S.C. di Radioterapia Oncologica è di tipo prevalentemente ambulatoriale e prevede: visite ambulatoriali di controllo e prime visite, visite durante il trattamento radioterapico, piani di cura, pazienti trattati con l’acceleratore lineare, brachiterapia dei tumori ginecologici e della mammella, trattamenti con roentgenterapia. In tal modo nel 2015 sono stati trattati 1.169 malati, il 22% da fuori regione e il 10% provenienti da Perugia e provincia. Queste prestazioni vengono erogate in due turni lavorativi che vanno dalle ore 8 alle 20 dal lunedì al venerdì e il sabato mattina. I medici partecipano attivamente alle riunioni dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari per patologia (GOM Neuro-oncologico, Senologico, ORL, ecc.) dove si discute collegialmente con gli altri specialisti l’iter diagnostico-terapeutico per ciascun malato. ESEMPI DI ATTIVITÀ CLINICA RADIOTERAPIA DEL CARCINOMA ALLA PROSTATA
Negli uomini di età superiore a 65 anni il carcinoma prostatico occupa il secondo posto per incidenza, essendo superato solo dal tumore del polmone. In questi ultimi anni le diagnosi precoci sono aumentate
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grazie all’affinamento degli esami diagnostici e alla maggiore sensibilizzazione al problema da parte della popolazione. In genere il tumore prostatico se ben curato si associa ad un’alta percentuale di guarigioni. Il trattamento di questa malattia può consistere nella chirurgia (prostatectomia radicale) oppure nella radioterapia. Studi anche di recente pubblicazione hanno dimostrato che chirurgia e radioterapia danno risultati sovrapponibili. Per questo la scelta a favore dell’uno o dell’altro approccio terapeutico andrebbe fatta dal malato adeguatamente informato dall’urologo e dal radioterapista oncologo (consenso informato). Dal 2012 viene praticata la Radioterapia ad intensità modulata di dose (IMRT) dei tumori alla prostata con tecnica ad archi multipli modulati. La IMRT consente di ‘scolpire’ la dose intorno al tumore, evitando l’irradiazione dei tessuti sani circostanti. In tal modo si possono aumentare le percentuali di guarigione aumentando la dose somministrata alla malattia e si riesce anche a limitare i danni alla vescica e al retto, organi situati nelle immediate vicinanze della prostata. Nel 2015 sono stati trattati 107 pazienti con carcinoma prostatico.
S A N TA M A R I A D I T E R N I
Radioterapia Oncologica
ncologia n cui affluiscono anche le S.C. di Oncologia Medica e Anatomia Patologica
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RADIOCHIRURGIA STEREOTASSICA DI TUMORI CEREBRALI ED EXTRACRANICI
Con la radiochirurgia e la radioterapia stereotassica si curano con estrema precisione i tumori cerebrali, primitivi e metastatici (radiochirurgia o radioterapia stereotassica cerebrale) come pure tumori di torace e addome (radiochirurgia stereotassica dei tumori polmonari e addominali). Il collimatore multilamellare permette di “scolpire” la dose sul tumore evitando l’irradiazione delle vicine strutture vitali. Nell’anno 2015 sono stati trattati 152 malati con stereotassi cerebrale e 88 con stereotassi toraco-addominale.
Direttore Dr. Ernesto Maranzano (direttore anche del Dipartimento di Oncologia) Cinque dirigenti medici di I livello specialisti in radioterapia: Dr.ssa Luigia Chirico, Dr.ssa Maria Luisa Basagni, Dr. Fabio Trippa, Dr.ssa Paola Anselmo, Dr.ssa Lorena Draghini. Il Dr. Fabio Arcidiacono è medico specialista borsista che frequenta il Centro. Tre fisici sanitari che elaborano insieme al medico i piani di trattamento controllando la corretta esecuzione della radioterapia e inoltre si occupano del buon funzionamento delle apparecchiature e di radioprotezione: Dr. Marco Italiani, Dr. Marco Muti, Dr.ssa Michelina Casale. La Dr.ssa Stefania Fabiani è fisico specializzanda in Fisica Medica che frequenta il Centro. Dodici tecnici di radiologia che collaborano con il medico nella programmazione dei piani di trattamento, preparano per ogni malato dispositivi personalizzati (schermi, maschere, ecc.) e sottopongono ogni giorno i malati a radioterapia: Roberto Valentini (capo tecnico), Paola Bernarducci, Francesca Tugni, Simona Tedesco, Katiuscia Andreucci, Maria Rita Angelici, Marco Selci, Stefania Secondi, Tiziana Fortunati, Letizia Laurenti, Stefania Secondi, Gioia Dominici, Claudia Papi. Due segretarie che si occupano degli aspetti burocraticoamministrativi: Barbara Baieri e Anna Aragri. Una caposala del dipartimento di Oncologia, Cristina Proietti, e quattro infermiere professionali che coadiuvano i medici nelle attività clinico-assistenziali: Francesca Zerini, Graziella Beninato, Susanna Biancifiori e Tiziana Talamonti. Altre due infermiere professionali coordinano l’attività interdipartimentale (dipartimenti di Oncologia e Neuroscienze) di radiochirurgia e radioterapia stereotassica cerebrale: Lorena Leonori, Serenella Grazietti.
ATTIVITÀ SCIENTIFICA E DI RICERCA
Fotoservizio di Alberto Mirimao
La ricerca clinica riguarda la radiochirurgia stereotassica cerebrale e corporea, la brachiterapia dei tumori ginecologici e della mammella, la radioterapia prostatica. Nell’anno 2015, oltre alla partecipazione attiva a vari congressi nazionali e al Congresso europeo di Radioterapia Oncologica, sono stati prodotti 10 lavori di ricerca clinica pubblicati su riviste internazionali. È attiva anche un’interazione scientifica con vari medici dell’Europa, del Canada e degli USA per studi relativi alla radioterapia con intento palliativo delle metastasi e la qualità di vita del malato. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Paul François Georgelin
Alcuni paesi possono tenere più idiomi, per difficoltà di imporne uno: l’India ha qualcosa come diciotto lingue ufficiali, più l’inglese. Per la Cina, dove ci sono molti dialetti oltre all’ufficiale lingua mandarina di Pechino, sembra che questo non sia un problema per il governo. Perché i testi ufficiali, elaborati da un pensiero mandarino, possono essere letti nella loro scrittura di segni monosillabici, ideopittografici all’origine, da chiunque nel proprio idioma. E anche noi indoeuropei lo possiamo fare: ci basta imparare almeno una decina di migliaia di segni per leggere i testi più facili. Una prima lingua, se non più di una, si è così diversificata, dando origine a una Babele di lingue, con lo sviluppo delle società, nonché delle conoscenze tecniche e scientifiche. Durante il medioevo, la situazione idiomatica di un paese era generalmente senza costrizione centralizzante. I dialetti, spesso presenti nella letteratura, avevano uno stato di fatto non contestato che i letterati, che studiavano e usavano tra loro latino, greco e ebreo, non si preoccupavano di distinguere. Ci voleva il genio di Dante per affermare, nel suo “De vulgari eloquentia”, che il volgare, lingua naturale, fosse superiore al latino, lingua prestigiosa ma artificiale. Bisognava allora cercare un volgare “illustre, cardinale, aulico, curiale risplendente sugli altri volgari”. Non pensava certo al fiorentino, quando faceva dire ai Fiorentini, orgogliosi del loro idioma: “Mangiamo, giacché non abbiamo niente da fare”. Era allora l’anticipo della fine di un medioevo durante il quale la teologia aveva regnato sulle scienze, spiegandole con le Scritture e le leggi della Chiesa. E Dante faceva nascere, nella sua bella poesia, la lingua nazionale italiana, risplendente sugli altri idiomi.
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3° - Memoria delle Parole
La memoria delle parole La difficoltà nella ricostruzione delle lingue antiche sta nel fatto che la scrittura, che permette di fissare il linguaggio, assicurandone la conservazione per i posteri, sia apparsa molto tardi nella storia dell’uomo: attorno al 3500 a.C. nel paese dei Sumeri e un poco dopo in Egitto. Facciamo un calcolo: riduciamo i 2.400.000 anni dalla comparsa di “Homo habilis”, il primo ominide a meritare questo titolo, e facciamo una regola di tre, il cui risultato mostra l’apparizione della scrittura tre minuti e venti secondi prima della mezzanotte. Ma questa è anche una storia di un grande sforzo delle società umane. La scrittura nasce nella forma quasi tutta di disegni di esseri e di cose, dopo i segni numerali necessari ai conti. In Sumer, i primi disegni nascono alla metà del IV millennio a.C. e vengono a poco a poco stilizzati per la difficoltà di eseguirli nell’argilla fresca, sola materia presente nella bassa pianura mesopotamica, poi vengono sostituiti da segni ideografici incisi con un punzone sulle tavolette di argilla fresca, nella forma detta cuneiforme. Questa scrittura verrà adottata in Accad all’incirca del 2500 a.C. La scrittura appare in Egitto poco dopo la metà del IV millennio, nella forma di geroglifici sui monumenti e nei primi documenti; a questa verranno aggiunti due sistemi di scrittura corsiva, quello ieratico utilizzato nei templi e quello demotico di uso amministrativo e popolare. Essa appare nel bacino dell’Indo all’inizio del III millennio; a Creta nel 2000; in Cina durante il II millennio. Gli ideogrammi cinesi verranno adottati nel Giappone nel IV secolo d.C.
Seguiranno in alcuni paesi i sistemi detti sillabici. Il più notevole e complesso è quello sumero-accadico che ha sviluppato l’uso di ideogrammi monosillabici con valore solamente fonetico per rappresentare le particelle grammaticali e, in Accad, per scrivere vocaboli a modo di rebus. A Creta nel 1850 compare un sistema sillabico chiamato lineare A scrivendo il cretese, poi nel 1450 un altro detto lineare B ispirato a quello, ma scrivendo l’antico greco miceneo. Nel Giappone verranno creati due sillabari, l’hiragana e il katakana, in composizione con gli ideogrammi. Questo viene di solito impiegato nei testi scientifici, per la trascrizione di parole onomatopeiche o straniere non cinesi. Ma il più grande passo della scrittura venne fatto con quella chiamata alfabetica, dal nome dei due primi segni della scrittura fenicia. Nasce il primo alfabeto nella città fenicia di Ugarit nel 1400 a.C., con 30 caratteri consonantici, nella forma cuneiforme per l’influenza dell’impero assiro. Poi nasce a Biblo, alla fine del XIII secolo, un alfabeto con 22 caratteri consonantici che sarà l’antenato dei nostri alfabeti. Come l’ugaritico, non rappresenta le vocali ed i testi vengono letti come la stenografia, ogni lettore essendo considerato colto e conoscitore della propria lingua. Ed è ancora così oggi in due scritture derivate, l’ebreo e l’arabo, dove segni vocalici vennero creati nel VIII secolo per proteggere la lettura dei testi sacri, nella forma di punti, virgole e trattini sopra e sotto i caratteri. Ma non sono quasi mai usati nella stampa e vengono anche considerati come una mancanza di considerazione nella corrispondenza privata.
MESE DEL MATERASSO Il Marchio PERMAFLEX rappresenta la più illustre immagine legata sia al benessere sia al piacere di dormire. Centro Esclusivo Permaflex Terni nasce nel 2014 dal sig. Giuseppe Principe che è già presente nel territorio dal 1982 con una tradizione storica con altri punti vendita (Spoleto, Arezzo) ed in poco tempo diventa icona indiscussa dell'azienda e del prodotto, con imprescindibili valori quali qualità, sicurezza, eleganza, tecnologia, tradizione ed esperienza, legati al gusto e alla cura nei dettagli che portano passione per le lavorazioni e il sapere tutto italiano. Quando si pensa a Permaflex
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“VITE PARALLELE: PERSONAGGI A CONFRONTO” - VII EDIZIONE per il triennio il primo posto se lo è aggiudicato Francesco Pambianco con una riscrittura rap dell’episodio dantesco di Paolo e Francesca, entrambi del Liceo Classico “Tacito” di Terni. Complimenti ai vincitori e ai loro docenti! Inferno, girone dei lussuriosi ... dopo aver incontrato “le donne antiche e ‘cavalier”, Dante vede arrivare due anime abbracciate, “come colombe” e si rivolge loro...”
#SOCIALCOMEDIA Qui non ipsi vituperantes minores, sed litteris vel longe ab eis, temporibus istis, cyberbulli appellantur, damnatique sunt in Inferno. Si tosto come il vento a noi li piega, mossi la voce: ” O anime affannate, venite a noi parlar, s’ altri nol niega!”. Quali giovini dal like chiamati con l’iphone acceso e stretto sotto ‘l dito vengon per le notifiche, dal voler portati; cotali uscir de lo schermo ov’è l’portal infinito, a noi venendo per l’aere bluastro, sì calcato fu l’ voluttuoso tasto. “O divin Dante per noi come astro che visitando vai per il network perso noi che di facebook facemmo ‘l disastro, se fosse amico il re di tal universo, noi priegheremmo lui pel tuo mi piace, poi ch’hai pietà del nostro ban perverso. Dei selfie da far e goder in pace, noi faremo e godremo con voi, mentre che l’ badge, come fa, ci tace. Erra l’epoca in cui nata fui lontan del secol tuo corrente, diverse son le genti de’ tempi sui. Smartphòne, ch’allo snap gentil ratto s’apprende, prese costui del bel gingillo per cui ora son morta: e ‘l modo ancor m’offende. Smartphòne, ch’a nullo mi piace piacer perdona, prese me del cellular sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Smartphòne condusse noi alla morte. Blocco attende chi a vita ci spense”. Queste parole da lor ci fuor porte. Quand’io intesi tali voci intense, mi china’ in lo schermo, e tanto in basso che ‘l duca mi disse:” che pense?”.
Quando rispuosi, cominciai:” Oh lasso, quante dolci foto, quanto disio condusser costoro al doloroso passo!”. Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai:” Francesca, le tue cose a condivider mi fanno attento e pio. Ma dimmi: al tempo fresco delle rose a che e come concedette il sociale che trovaste storie perigliose? E quella a me: “mai maggior male che risentir ne la miseria il sòno delle notifiche, ahi ‘l verso animale!. Ma se a conoscer la prima radice del nostro orror tu hai cotanto affetto dirò come chi posta e lagrimante dice. Noi commentavamo un giorno per diletto le immagini altrui con finto cuore; soli eravamo e sanza alcun rispetto. Per piu fiate in cinismo come rovo di more ci sospinse quel malaugurato gesto, ma fu solo uno il punto aizzatore. Quando vedemmo la foto di un poco desto esser povera di like e di un sol commento, noi, che eravam come falco su preda lesto, la commentammo con odio e sgomento. Satanasso fu ‘l network e chi prio lo descrisse: quel giorno il desto più non visse un momento”. Mentre che l’uno spirto questo disse, l’altro chattava in lagrime, sì che di orror io venni men così com’io morisse. E caddi com’iphone morto senza carica cade. Alunno PAMBIANCO FRANCESCO Classe 1^ C – Liceo Ginnasio “G. C. Tacito” – Terni Motivazione del premio: In un nuovo inferno digitale dove vengono puniti i cyberbulli, la terzina dantesca si adatta con grande padronanza ed originalità al lessico del web in una “socialcomedìa”, parodia efficace e sottile della realtà dei giovani di oggi.
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Italia Terremotata
(parte II)
IL TERREMOTO della MARSICA Pierluigi Seri
N
ella parte prima abbiamo parlato del Terremoto di Messina o meglio conosciuto come il terremoto per antonomasia, viste le proporzioni catastrofiche che gli conferiscono il primato assoluto europeo degli eventi più devastanti avvenuti lo scorso secolo. Prima di procedere nel nostro viaggio a ritroso nella storia, è opportuno fare una premessa importante. Con questa serie di articoli non vogliamo “girare il coltello nella piaga” come recita il proverbio precedentemente citato e nemmeno suscitare allarmismi. Tutti sanno che l’Italia, salvo poche eccezioni, è sismica e questa purtroppo è la realtà con cui ci dobbiamo confrontare. L’unico modo per spiegare tutte le carenze, gli sprechi, gli abusi che si sono verificati nelle emergenze più vicine alla nostra memoria è volgere lo sguardo alla storia passata. Nel presente articolo ci occuperemo di un altro disastro avvenuto sei anni dopo Messina. Il 13 gennaio 1915 alle ore 7.52 un violento terremoto si abbattè sulla Marsica. Nome ufficiale: Terremoto della Marsica, ma conosciuto come Terremoto di Avezzano. L’intensità della scossa principale fu dell’XI grado della scala Mercalli, con una magnitudo 7.0 Mw. L’epicentro fu nella conca del Fucino, ma l’ondata sismica interessò zone limitrofe del Lazio, della Campania e delle Marche. Fu avvertito dalla Pianura padana fino in Basilicata, anche a Roma alcuni palazzi vennero lesionati. In pochi secondi, come a Reggio e a Messina, fu la distruzione totale. I morti furono 30.519 senza contare migliaia di feriti moltissimi dei quali morirono lì a poco per i traumi riportati. Avezzano capoluogo della conca del Fucino (lago prosciugato nel 1878) che contava prima del sisma tredicimila abitanti fu completamente rasa al suolo. I morti furono tantissimi: 10.700 su 13.000, il 95% della popolazione. I pochi sopravvissuti, molti dei quali feriti, rimasero senza tetto perché tutte le case erano crollate compresi la cattedrale e il castello Orsini di epoca medievale. Restò in piedi solo il villino del cementista Palazzi su cui è stata posta una targa commemorativa. Ad Avezzano, come a Reggio e a Messina, morirono tutti: donne, uomini, bambini, vecchi, ricchi, poveri, proletari e borghesi. Tutti accomunati dallo stesso tragico destino, anche il sindaco era tra le vittime. Il terremoto non colpì solo Avezzano, ma tutti i paesi dell’area fucense, della valle Roveto e della valle del Liri. La zona rimase completamente isolata e la notizia del disastro arrivò soltanto nel tardo pomeriggio e i soccorsi partiti in tarda serata giunsero solo il giorno dopo per la impraticabilità delle strade e delle ferrovie. Il sisma colpì anche il Cicolano e la Valle del Salto dove si registrarono centinaia di morti e il circondario di Sora in Lazio con distruzioni e migliaia di vittime. Danni gravissimi e vittime anche nella Valle del Liri. Avezzano fu il centro più colpito, ma le cifre delle vittime di altri paesi della Marsica parlano chiaro. Ne citiamo alcune perché il lettore se ne faccia un’idea. Pescina 4000 morti 72 %, S.Benedetto dei Marsi 3000 morti 70%, Magliano dei Marsi 1800 morti 69%, Gioia dei Marsi 1600 47%, Aielli 1000 41%, Lecce dei Marsi 500 24%, Venere dei Marsi 130 23%, Scurcola Marsicana 100 15%. Ecco solo alcune delle pesanti cifre che però non tengono conto delle persone decedute successivamente per le ferite riportate. Il governo di Roma, nonostante anche lì la scossa avesse provocato danni per fortuna lievi, tardò e molto a comprendere la gravità della situazione e la vastità dell’area coinvolta: l’allarme venne lanciato 12 ore dopo e i soccorsi giunsero nelle zone interessate all’alba del giorno dopo. Anche stavolta furono perse ore preziose che avrebbero potuto strappare alla morte centinaia di persone. Il sisma mise in evidenza ancora una
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volta l’impreparazione dello stato a fronteggiare l’emergenza. Inefficienza, pastoie burocratiche, confusione negli organi preposti ad affrontare la situazione, disinformazione, causarono ingiustificabili ritardi. Fatto che purtroppo si è puntualmente ripetuto in altri eventi. Si scatenò, come prevedibile, un coro di proteste nella classe politica italiana già in subbuglio per la spaccatura tra interventisti e non interventisti. Infatti nell’estate del 1914 era già iniziata la I guerra mondiale e l’Italia si manteneva , ancora per poco, neutrale. In parlamento l’on. Erminio Sipari deputato del collegio di Pescina denunciò l’inerzia del governo e chiese da subito i fondi per avviare la ricostruzione della Marsica. Più di 9000 uomini tra civili e militari vennero impegnati nei soccorsi, per il trasporto dei feriti, la distribuzione dei viveri e la costruzione di alloggi di emergenza. Una delle più incombenti urgenze fu rappresentata dalla raccolta e dal seppellimento delle salme che, onde prevenire epidemie, avvenne in fosse comuni. Un’altra emergenza fu il problema degli orfani affidati in gran parte all’opera nazionale “Regina Elena” e ad altri istituti. In questa opera si distinse Don Luigi Orione che si adoperò per rintracciare i parenti superstiti e dare loro una famiglia. In mezzo a tanta devastazione non si può passare sotto silenzio la solidarietà dei paesi europei, perfino quella della nemica Austria, del Vaticano e delle varie associazioni laiche e religiose. Il 24 maggio dello stesso anno anche l’Italia entrò in guerra e gran parte dei militari impegnati nelle zone terremotate vennero spostati al fronte, facendo così rallentare ulteriormente la ricostruzione che proseguì a rilento per tutto il ventennio fascista e venne completata solo negli anni settanta! Lo scrittore e politico Ignazio Silone nativo di Pescina denunciò più volte non solo nelle sue opere, ma anche in parlamento lo stato di abbandono in cui fu lasciata la Marsica con lo spostamento per interessi personali da parte di amministratori locali delle risorse destinate alla ricostruzione ad altre città. Avezzano venne completamente ricostruita, leggermente spostata rispetto alla posizione originaria. I lavori terminarono negli anni quaranta, giusto in tempo per essere nuovamente rasa al suolo per il 70 % dai bombardamenti alleati! Molti paesi vicini però sono stati o riedificati altrove o abbandonati del tutto, le cui rovine sono non solo una tragica testimonianza dell’evento catastrofico ma anche una prova tangibile delle manchevolezze della ricostruzione portata avanti per mezzo secolo tra lungaggini burocratiche, sperperi, spostamento di fondi ad altre destinazioni per interessi politici o personali. Emblematico il titolo del cortometraggio realizzato dalla regista A. M. Cavasinni: Marsica, un terremoto che ha settanta anni! La storia continua, cari lettori! Nel prossimo articolo ci occuperemo del terremoto del Belice, arrivederci in Trinacria! Ah dimenticavo! VERITA’ e GIUSTIZIA per GIULIO REGENI
ssistenza alle famiglie con badanti e personale domestico
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Con la professionalità e le competenze derivanti da 20 anni di attività, assistiamo le famiglie che si affidano a colf, badanti e personale domestico (baby sitter, dog sitter, giardinieri, autisti, cuochi) per la cura dei propri cari e della propria dimora, tutelando entrambe le parti con la gestione di contratti di lavoro conformi alla normativa esistente.
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Le Diasillare Vittorio Grechi
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ovembre, si sa, è il mese dei morti. Per centinaia di anni la maggior parte delle persone nasceva in un determinato luogo, diventava poi grande, lavorava, si sposava, faceva figli e alla fine del ciclo vitale veniva sepolta nel cimitero del paese dove aveva trascorso tutta la propria esistenza. Le eccezioni erano poche e riguardavano i soldati morti in guerra o dispersi e quelli che si erano avventurati, spinti dalla fame o dalle proprie capacità artigiane, verso le città più grandi. Poi, in seguito allo sviluppo industriale di fine ottocento, la mobilità della popolazione aumentò notevolmente. Appena si spargeva la voce che una grande fabbrica era in costruzione, dai paesi vicini e non solo, accorrevano sperando di trovare un lavoro. Contadini che si candidavano a fare gli operai e maestranze che venivano anche da altre regioni, tutti si spostavano arrangiandosi alla meglio in attesa di trasferire anche la famiglia. C’era anche chi, trovandosi bene dove stava, timoroso di spostarsi dal luogo natio, o senza gli appoggi giusti, continuava a vivere tranquillamente dove erano vissuti i propri antenati per generazioni, coltivandone la terra ereditata e insieme ad essa le tradizioni da tramandare. E’ questo il caso delle diasillare, donne che esercitavano la professione di pregare a pagamento per i morti altrui. Venivano da Lu Pòju, cioè da Poggio Bustone e per questo venivano anche chiamate le pojane. Partivano in gruppetti formati da anziane con l’aggiunta di qualche ragazza che voleva apprendere la “professione”. Erano vestite alla contadina, secondo l’uso del periodo (ci riferiamo agli anni intorno al 1950), con vestiti scuri e lunghi fino alle caviglie, con sopra il classico zinale legato dietro la schiena e un grande fazzoletto, scuro anch’esso, a coprire i capelli, legato
sotto il mento. Sulle spalle una mantellina di lana di pecora, fatta e tinta in casa, per proteggersi dal freddo, l’immancabile ombrello e un fazzolettone a quadrettoni con dentro un paio di fette di pane e formaggio. Alcune si limitavano a raggiugere a piedi il paese più vicino, Piediluco, mentre le altre si avventuravano verso la zona della Forca di Arrone per scendere poi a visitare le frazioni più in basso, come Castiglioni. Nell’era del latino imperante in ogni funzione religiosa, le diasillare erano ricercate perché conoscevano a memoria, tramandata oralmente di generazione in generazione da persone per lo più analfabete, la composizione poetica medioevale in rima baciata, Dies Irae, dies illa, attribuita a Tommaso da Celano. Tale composizione descrive il giorno del giudizio universale quando l’ultima tromba raccoglie le anime davanti al trono di Dio, dove i buoni saranno salvati e i cattivi condannati al fuoco eterno. Per recitare tale preghiera si faceva un accordo: tot defunti, tot diasille, tot decine di lire. Allora la anziana si sedeva su un banchetto fuori della porta di casa, o sotto l’arco di un vicolo se pioveva, in modo
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da essere vista e sentita dalle altre donne del vicinato, che così si invogliavano anche loro a farle dire preghiere. La pubblicità è sempre stata l’anima del commercio, in ogni tempo e in ogni luogo. Il problema era che, tramandando per secoli le strofe latine oralmente, le parole erano state storpiate così tanto che, al posto del latino, era venuto fuori un guazzabuglio tale dove ogni tanto affiorava, in mezzo a fonemi incomprensibili, qualche espressione dialettale da far somigliare la preghiera al ragionamento di un ubriaco. Il testo latino dice: Dies Irae, dies illa, solvet saeclum in favilla, teste David cum Sybilla. Ma nella declamazione si trasformava in: Ddiasilla, ddiasilla, sorvesseculu in favilla, testedavi cunsibilla. E mentre recitava questa specie di filastrocca accompagnandola con movimenti della testa a sottolinearne il ritmo, la ddiasillara buttava l’occhio sulla padrona di casa che stava mettendo sul tavolo della cucina un bicchiere che con un fiasco riempiva di vino.
VILLA FLAMINIA REALIZZA UN NUOVO PROGETTO
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VIVERE IN GRUPPO APPARTAMENTO PER CONSERVARE L’AUTONOMIA
l Gruppo Appartamento Villa Flaminia House (adiacente alla struttura protetta “Villa Flaminia”) si configura come un servizio residenziale pensato con lo scopo di garantire agli ospiti, persone anziane autosufficienti, la possibilità di continuare a prendersi cura di se stesse in un ambiente confortevole, protetto e senza barriere architettoniche. In questa realtà gli ospiti possono riscoprire il piacere della vita comunitaria e trascorrere piacevoli giornate
tra attività e divertimenti. L’appartamento è destinato a 5 anziani con lievi disautonomie e il suo progetto fa riferimento all’art. 5 del Regolamento Regionale del 7 novembre 2012, n. 16. Esso ha ottenuto l’autorizzazione al funzionamento dall’ATI con protocollo n. 2044/14 in data 08 luglio 2014. L’appartamento è di circa 97 mq, costituito da tre camere destinate agli ospiti, due bagni di cui uno realizzato secondo le normative
che garantiscono l’accesso ai disabili ed un ampio soggiorno con angolo cottura per la preparazione e consumazione dei pasti comuni. L’edificio in cui si trova il gruppo appartamento è collocato nella prima periferia, in zona Polymer, caratterizzata da un contesto urbano semplificato, funzionale al raggiungimento del centro cittadino con autobus o bicicletta. La zona presenta inoltre una discreta ricchezza di servizi quali un centro commerciale, negozi, bar, pizzerie. L’edificio è dotato, infine, di un parcheggio riservato, interamente recintato e provvisto di un cancello d’ingresso, nonché di un ampio giardino. Gli ospiti potranno usufruire dei servizi di un operatore socio-assistenziale per almeno tre ore al giorno (l’assistenza è diurna). L’operatore li supporterà nello svolgimento delle attività inerenti la cura di sé, della casa ed altre piccole attività. Lo stesso operatore sarà reperibile per l’intero arco della giornata, notte compresa, per eventuali emergenze. Il gruppo appartamento garantirà, infine, un servizio di lavanderia, di trasporto e di mensa.
Gruppo Appartamento VILLA FLAMINIA HOUSE
Tel. 0744.811058 - Cell. 338.2142250 Via Narni, 145 - Terni
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CENA DI NATALE - Venerdi 16 Dicembre 2016 Il Cds “Circolo Dopolavoro Sanita Terni”, vi invita alla “Cena di Natale” che si svolgerà Venerdi 16 Dicembre 2016 ore 20.00 presso il “Centro Culturale Valenza” Via Ippocrate n° 190 Terni (Tr) Serata in compagnia all’insegna della SOLIDARIETA’ organizzata in favore delle Popolazioni Sisma Italia Centrale Cai Club Alpino Italiano Sezione di Amatrice. La serata curata in ogni dettaglio dall’Istituto Alberghiero Casagrande di Cesi, sarà allietata da degustazioni tipiche umbre,musica live ed animazione intrattenimento, nonchè un lotteria di beneficienza. Appuntamento annuale consolidato ed atteso, in cui tradizionalmente il Cds nei momenti conviviali e di scambio di auguri, non dimentica i suoi obiettivi statutari di impegno etico-sociale. Vi aspettiamo numerosi
Prenotazioni obbligatorie entro il 30 Novembre 2016 Menu soci € 25.00 Menu Bambini € 15.00 INFO E PRENOTAZIONI Aosp Terni Lucianetti Piero 333 8454770 Ricci B. Borghetti S. Bertini A. Camuzzi M. Scafi D Narni Bertini Serenella Usl Umbria 2 Cancellieri Pietro Amelia Ottaviani Tonino Segreteria: cdsterni@libero.it Sito Internet: WWW.CDSTERNI.COM
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TA R E AP TTI U T A
Obesity Day L
a campagna 2016 si incentra sul tema dell’attività fisica: “camminare è salute” motto della 16ma edizione dell’Obesity Day promossa ogni anno il 10 ottobre dall’Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica – ADI. In questa giornata il personale sanitario dei 150 Centri di Dietologia ADI presenti su tutto il territorio italiano è a disposizione per interventi gratuiti di informazione, educazione e consulenza sul tema obesità. Obiettivo primario è quello di promuovere lo “stile di vita mediterraneo” e “l’attività fisica”: la nota piramide alimentare rappresenta l’alimentazione mediterranea non più solo come dieta, ma come stile di vita quotidiano. Alla base vi sono dunque i comportamenti come la convivialità, il movimento, la biodiversità, la stagionalità dei prodotti.
10 OTTOBRE 2016
poi il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni, Dott. Maurizio Dal Maso - “è fondamentale per ridurre l’affluenza dei pazienti che drammaticamente vediamo in Ospedale per sottoporsi ad interventi di chirurgia bariatrica o per patologie correlate all’obesità. Il ricovero ospedaliero, qualora necessario, dovrebbe essere un pezzo piccolo di una catena in cui si fa molta prevenzione, fuori dall’ospedale, e semmai molto lavoro nella post ospedalizzazione per evitare che si ripresentino le stesse problematiche che hanno portato il paziente in ospedale.” In definitiva, per usare le parole del Direttore Generale Dal Maso, “bisogna fare tutto quello che è necessario fare per il paziente: informare, prevenire e solo in ultima istanza curare”.
In occasione dell’Obesity Day nella città di Terni viene sperimentato il progetto “Beat the Street” – muoviamo Terni, con successo da due anni. Una sfida che incoraggia le persone a compiere a piedi o in bicicletta percorsi all’interno della Città con l’obiettivo di percorrere, tutti insieme, 400.000 KM in 6 settimane. L’intento del progetto è quello di stimolare nell’intera comunità cittadina un cambiamento nei comportamenti e negli stili di vita, incoraggiare le persone a diventare più attive, promuovere la cittadinanza consapevole, rinsaldare vincoli di condivisione e solidarietà. “L’obesità è una patologia complessa per molteplici ragioni, soprattutto per le sue implicazioni psicologiche” dice il Dott. Giuseppe Fatati, Direttore della Struttura Complessa di Diabetologia, Dietologia e Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni, Presidente della Fondazione ADI e promotore dell’iniziativa dal 2001 “E’ fondamentale sensibilizzare i cittadini e soprattutto far conoscere i servizi a disposizione dei pazienti ed il loro ruolo di prevenzione, promozione e cura della salute”. “Lo scopo di quest’anno - continua il Dott. Fatati – è promuovere il camminare come attività fisica privilegiata per aumentare la quantità e qualità di vita”. “La correlazione, il lavoro trasversale e congiunto dei vari specialisti che lavorano con le persone obese ” - continua
Dott. Giuseppe Fatati e il Dott. Maurizio Dal Maso
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I Giochi della Valnerina
Ăˆ stata anche LA FESTA DEGLI STUDENTI Hanno vivacizzato ed onorato la manifestazione, insieme a tanti, l'Istituto Tecnologico di Terni, l'Istituto Comprensivo di Arrone, Ferentillo, Montefranco, il Liceo Artistico e il Liceo Classico di Terni.
Ci stiamo impegnando affinchĂŠ possano partecipare, ogni anno, studenti provenienti da diversi paesi stranieri. Come promesso pubblichiamo altre foto relative a momenti giocosi degli studenti.
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Giochi della
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Giochi della
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Premiazione al Liceo Artistico MercoledĂŹ 26 ottobre, presso la sala conferenze del Liceo Artistico di Terni, alla presenza di moltissimi studenti, dei loro insegnanti, della Preside del Liceo Roberta Bambini, del Vicesindaco di Arrone Giampaolo Grechi, di Giampiero Raspetti, Chiara Mari, Cristiana Romani, Gabriele Ferracci, Giampaolo Napoletti, Alessandro De Angelis quali organizzatori de I Giochi della Valnerina, sono stati premiati i giovani pittori del Liceo stesso. La giuria, formata da Sara Costanzi (Presidente), Ugo Antinori, Alessandra La Chioma, Cecilia Piersigilli, ha apprezzato moltissimo le opere pittoriche degli studenti.
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Giochi della
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Foto di:
Giampaolo Napoletti Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
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Stefano Lupi
Manager di successo, affidabile e serio. Grande amante dello sport “olimpico”; delegato Coni Terni. Rilevante statura culturale e morale. Uno dei politici più capaci del nostro territorio. GR 38
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