elevatori su misura Numero 158 Ottobre 2018
Fisioterapia e Riabilitazione
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011
PRATICHE DIDATTICHE – antiche e mai vecchie –
per far funzionare il CERVELLO Dario ANTISERI
«A vent’anni sognavo di poter un giorno fondare una scuola in cui si potesse apprendere senza annoiarsi, e si fosse stimolati a porre problemi e discuterli; una scuola in cui non si dovessero sentire risposte non sollecitate a domande non poste; in cui non si dovesse studiare al fine di superare gli esami». Questo scrive Karl Popper nella sua autobiografia intellettuale La ricerca non ha fine. Ebbene, la scuola sognata da Popper somiglia in modo straordinario alla scuola vissuta e auspicata da Guido Tonelli – una scuola in cui un «insegnante vero», il prof. Francesco Tartaglione, «vede una palestra nella quale si impara a diventare adulti e soprattutto a far funzionare il cervello […] Il colloquio dalla cattedra ha lo scopo esplicito di misurare quale carico di rottura può sopportare lo studente. Insomma, più l’alunno risponde più il professore incalza con altre domande, cerca analogie, lo porta su sentieri sconosciuti. Più regge il colpo, più le questioni si approfondiscono, si ramificano, abbracciano campi di sapere del tutto inaspettati». Tutta la ricerca scientifica –in qualsiasi ambito essa venga praticata (in fisica e in storiografia, in biologia come nella critica testuale, nella traduzione di un testo come in economia)– si risolve in tentativi di soluzione di problemi. E i problemi si risolvono avanzando congetture da sottoporre ai controlli più severi. La ricerca scientifica procede, insomma, sul sentiero delle congetture e delle confutazioni, dove l’errore commesso, individuato ed eliminato «è il debole segnale rosso che ci permette di venir fuori dalla caverna della nostra ignoranza». Razionale, dunque, non è un uomo che voglia avere ragione, ma un uomo che vuole imparare – imparare dai propri errori e da quelli altrui. Non solo la ricerca scientifica, ma tutta la vita è risolvere di problemi. E la soluzione dei problemi necessita di cervelli in grado di funzionare e per questo ha ragione Tonelli ad affermare che la scuola debba essere concepita come una palestra dove si impara a far funzionare il cervello. È fuor di dubbio che un buon insegnante riesce a farti
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ragionare a partire da qualunque disciplina. Ora, però, a parte il fatto che non di rado le scienze vengono insegnate confondendo i problemi con gli esercizi e senza iniezioni significative di storia della scienza come anche senza necessarie riflessioni epistemologiche; a parte il fatto che, anche se esistono –e ce ne sono– insegnanti che non hanno niente da invidiare al prof. Tartaglione, in ogni caso non tutti sono come lui, e, ciò premesso, vorrei puntare l’attenzione su pratiche didattiche antiche e mai vecchie che, sebbene spesso bistrattate, costituiscono autentici “allenamenti” in quella palestra dove si costituiscono “solide strutture logiche”, senza le quali la vita di uno studente ne uscirà segnata per sempre. Penso a pratiche didattiche come: il tema argomentativo (fare un tema significa risolvere un problema, difesa documentata di una tesi contro altre); il riassunto (preziosissima pratica ermeneutica, e quindi scientifica – il filologo non è meno scienziato di un fisico); esperienze di storiografia locale (con discussione su ipotesi alternative controllabili su documentazione disponibile); e, soprattutto, versioni di greco e di latino che –se hanno ragione Popper e Gadamer, e non solo loro– sono spesso l’unico lavoro scientifico (in quanto soluzioni di problemi e non esecuzioni di esercizi) con cui si cimentano i ragazzi dei nostri licei. A questo proposito, una sola testimonianza, quella di un matematico e filosofo come Giovanni Vailati: «L’insegnamento del latino, come è ora impartito nelle nostre scuole [siamo nel 1908] –e tanto meglio se si trasformerà nel senso di dare maggiore importanza di quella che ora non si dia agli esercizi di interpretazione delle opere degli antichi scrittori–, rappresenta una opportunità unica, e della quale avremmo gran torto di non trarre tutto il possibile partito, per prendere conoscenza del significato originario delle parole e delle frasi che usiamo ogni giorno, per renderci ragione dei significati, apparentemente disparati, assunti dalla nostra lingua da uno stesso vocabolo, per acquistare coscienza dei legami che tra tali diversi significati intercedono, per riconoscere le parentele tra le parole la cui affinità ci è nascosta dalle trasformazioni subite da esse e dai loro significati o si è resa difficile da rintracciare per la scomparsa delle forme intermedie».
«La televisione –ha scritto Gadamer– è la catena da schiavi alla quale è legata l’odierna umanità […] La cultura nel senso di una educazione dello spirito scompare sempre di più […] Forse si dovrebbe parlare della fine della cultura, della fine dell’apprezzamento del passato. Forse anche della fine dell’esperienza del dialogo», cioè della discussione, dell’argomentazione critica. Ancora Gadamer: «Su scala globale produciamo masse di telespettatori, di burocrati, di ragazzi e ragazze che con il massimo sforzo di fantasia riescono a dire “okay”». Queste amare considerazioni di Gadamer diventano ancor più pressanti nel mondo di Internet – un mare agitato di informazioni e di notizie che, senza la capacità di un loro vaglio, possono trasformarsi in veleno per naviganti privi di bussola. E la situazione è tanto più grave in quanto i dati dell’indagine OCSE-PISA mostrano che i nostri giovani sono sotto la media europea nella comprensione dei “testi”, vale a dire di ciò che gli altri dicono e scrivono. Ma se c’è un baluardo della “società aperta”, esso è proprio costituito da “menti aperte”, da menti in grado di far funzionare il cervello, di non farsi ingannare, per esempio, da intellettuali servili e imbonitori prezzolati. Da qui –ampliando l’orizzonte precedente– l’insostituibile funzione degli studi umanistici. Tesi, questa, sulla quale Martha Nussbaum insiste nel suo lavoro: Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica (trad. it. presso il Mulino). Nel vortice di una eccessiva attenzione dei Governi agli studi tecnicoscientifici –afferma la Nussbaum– «stanno scomparendo capacità essenziali per la salute di ogni democrazia: quelle capacità di riflessione e di pensiero critico che sono associate agli studi umanistici» come la filosofia, l’arte, la storia, la letteratura. Per tutto ciò, a suo avviso, è «con forza che dobbiamo opporci ai tagli agli studi umanistici, sia nell’istruzione scolastica che in quella superiore, affermando con fermezza che tali discipline apportano elementi senza i quali le democrazie moderne, come quella ateniese prima di Socrate, sarebbero ancora una volta dominate da una mentalità gregaria e dalla deferenza verso i capi carismatici. Questo sarebbe uno scenario terribile per il nostro futuro».
Andavamo a letto col prete
Ottobre
2018
D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Pratiche Accanto al camino c’era il fornello, munito dididattiche griglia metallica per sostenere le braci che venivano Dario Antiseri mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largoIltra i vecchi e i bambini 1° giorno di SCUOLA piccoli che presidiavano il focolare. Loretta Santini Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. BMP elevatori su misura........................................pag. 3 Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava Mensile di attualità e cultura CMT Cooperativa Mobilitá Trasporti......................pag. 5 benino, fatta eccezione per i ACI Automobile Club Terni........................................pag. 7 Registrazione n. 9 del 12 novembreagli 2002, piedi e gli stinchi, soggetti Tribunalefreddi di Terni. che venivano AVIS .........................................................................pag. 11 spifferi Coltiviamo la Cultura Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Giampiero Raspetti dalla porta, sia quando si apriva, Programma Ass.Cult. La Pagina. .........pag. 11 Tipolitografia: Federici - Terni perché entrava qualcuno, sia Il Phubbing A Melasecche. ............................................................pag. 12 quando DISTRIBUZIONE era chiusa, GRATUITA perché le Direttore responsabile Michele Rito Liposi ante non combaciavano bene. NET LOGOS .........................................................pag. 13 Direttore editoriale Giampiero Raspetti Studiare o fare i compiti in Le virtù della birra nigeriana F Patrizi.....pag. 14 Grafica e impaginazione Francesco Stufara questo ambiente, senza finire coi Editrice Projecta di Giampiero Raspetti ARCI ........................................................................pag. 15 piedi gelati,- info@lapagina.info era possibile solo 3482401774 Se lo dice il protocollo M Petrocchi............pag. 16 www.lapagina.info stando in ginocchio sulla sedia L'arte de campa' P Casali................................pag. 16 Le collaborazioni sono, salvo diversi impagliata, onde evitare ilaccordi brascritti, gratuite e non retribuite. È vietata la CASA MIA servizi residenziali per anziani ..........pag. 17 ciere sotto anche il tavolo spesso riproduzione parzialeche dei testi. Studio Medico ANTEO faceva venire il mal diLatesta. DOVE TROVARE Pagina La ricerca sulla nascita dell'Universo L Fioriti, G Porcaro. .....................................................pag. 18 Per la confusione nonMarconi; c’era ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le AMELIA Mauro Scarpellini Protesi mammarie e tumori al seno SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE a Massimo rimedio. Tutti parlavano voce R Uccellini...................................................................pag. 19 Frattesi, P.zza Garibaldi; ASSISI SUPERCONTI alta nelle case contadine, AZIENDA OSPEDALIERA S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO ; NARNI abituati com’erano nei campi a SANTA MARIA DI TERNI. .............................pag. 20 SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; gridare ordini V.agli animali da ORTE SUPERCONTI De Dominicis; ORVIETO La riabilitazione in acqua SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI M. Martella.................................................................pag. 22 lavoro. SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C’era poi sempre qualche vicino Punturine sì, ma in sicurezza C. Comm. La Chiona; STRONCONE; TERNI A. Crescenzi. ...............................................................pag. 22 o Associazione vicina che, dopo cena, si La Pagina - Via De Filis; CDS Terni Estetica Evoluta STELLA POLARE. ......pag. 23 aggiungeva ai già per - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL tanti - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; scambiare quattro chiacchiere, contribuendo all’aumento della cacofonia. Un momento diPongelli quasi silenzio poPalazzo Benedettoni CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; tra Scienza e Storia . . .....................................pag. 24 teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate la passava Libreria UBIK ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello Pochi centimetri alla volta UPLI .........................................................................pag. 27 al del vicino e così via finché era possibile tenere il mozzicone fra le dita. Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; Enrico Squazzini Il SUPERCONTI problemaCentrocesure; del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le camere erano così fredde che .............pag. 28 Fra presente e futuro G Porrazzini SUPERCONTI del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; al C.so mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo al pensieroA di doversi La transumanza Marinensi . ........................pag. 29 SUPERCONTIin Ferraris; SUPERCONTI - P.zza tra le lenzuola gelate, sovrastate da coperte e imbottita, poteva anche spogliare un baleno perPronto infilarsi Consorzio Bonifica TEVERE-NERA . ...pag. 30 Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava quasi rosea. SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Il lattaio di una volta V Grechi.......................pag. 33 Il Friends prete -non era altro che il nome malizioso di una incastellatura porta-braciere in legno, usata per riscaldare Largo Volfango Frankl. Dove va l'Europa? PL Seri..............................pag. 34 il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, - VANO GIULIANI............................pag. 35 sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire.RIELLO Appena cenato la moglie www.lapagina.info SIPACE GROUP ..................................................pag. 35 infilava diligentemente nel prete un recipiente metallico con le ultime braci del camino, scegliendo quelle www.issuu.com/la-pagina LICEO CLASSICO ...............................................pag. 36 che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta circospezione per evitare Galleria Roberto Bellucci...................... pag. 38 incendi, era un grande piacere goduto dalle generazioni del dopo guerra. Info: 348.2401774 - 333.7391222 Liberarsi della plastica Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi piaceri si vanno a cercare ALL FOOD.................................................... pag. 39 info@lapagina.info Carlo Santulli Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol. FASHION...................................................... pag. 40
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Il 1^ giorno di SCUOLA Loretta SANTINI
Chi non ricorda il primo giorno di scuola?! Quali timori, quale apprensione, quale incertezza e paura di fronte a una cosa tanto nuova! Ai nostri tempi -parlo di chi ha superato abbondantemente gli …anta- pochi frequentavano gli asili e non eravamo perciò abituati alla vita comunitaria con gli altri bambini in un’aula. Comunque anche per i bambini di oggi provenienti dalla scuola d’infanzia, l’ingresso in quella elementare è sempre un’emozione. Tanti anni fa la scuola cominciava il 1^ Ottobre. Accompagnati dalle mamme entravamo in classe con la nostra pesante cartella, con i nostri grembiuli neri o blu per i maschi, bianchi per le femmine, con un bel colletto bianco e un grande fiocco azzurro. Seduti sui banchi, quelli di legno inclinati, spesso tagliuzzati da chi negli anni precedenti vi aveva inciso nomi, sigle o fatto disegni, mettevamo la borsa sotto al banco e braccia stese sullo stesso in attesa della maestra. Al suo arrivo scattavamo in piedi; poi le mamme abbandonavano l’aula, salvo qualcuno che aveva il permesso di fermarsi per calmare il pianto disperato del suo figliolo che non voleva essere lasciato. E si cominciava. Tutti in piedi per la preghiera, poi di nuovo seduti con le braccia tese e poi conserte. Arrivava la bidella che rimboccava con un bricco l’inchiostro nel calamaio –non esistevano ancora le biro che sono venute qualche anno dopo– poi la maestra cominciava a scrivere su quella vecchia e grande lavagna in ardesia le prime lettere: stampatello grande e piccolo, corsivo grande e piccolo. Noi aprivamo il quaderno e cominciavamo a copiare pagine e pagine di quelle lettere inoltrandoci per la prima volta nel mondo fantastico della scrittura e dei numeri. Molti di noi abbellivano i quaderni con le cornicette. Le scuole erano vecchie, vecchie le carte geografiche appese alle pareti, vecchi i banchi, vecchie le finestre, scrostati i muri. Ma allora, anche se intimoriti e a volte smarriti e sgomenti, tutto ci appariva
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come un mondo fantastico, un universo da scoprire. Le scuole vecchie! Le ho ritrovate anche negli anni del mio insegnamento. Ho insegnato in vecchie caserme o in vecchi conventi con i vetri rotti, con le stufe a legna che diffondevano fumo nell’aula, con i banchi non più di legno ma in formica, purtroppo però ugualmente azzoppati, con le carte geografiche a pezzi, con i muri scrostati. Solo alcune volte ho avuto la fortuna di lavorare in strutture prefabbricate: queste erano le migliori se non altro perché moderne e luminose. Nelle situazioni in cui mi sono trovata a lavorare in quelle strutture così buie, tristi, rabberciate e anche cadenti, veniva spontaneo il confronto con i palazzi del potere (Comune, Provincia) dove gli ambienti erano sempre ampi, luminosi, antichi (non vecchi) con affreschi, tendaggi, mobili, belle scrivanie, comode sedie, lampadari, tappeti. Allora mi rattristavo -anzi mi indignavoperché ho sempre ritenuto che la scuola, che è quella che dovrebbe formare il cittadino di domani, dovesse essere un luogo di bellezza oltre che di sapere; che un’aula e una struttura accoglienti siano gli elementi che predispongono il bambino alla serenità, allo studio, all’attenzione e anche al senso civico. In questi giorni ho rivissuto l’emozione del primo giorno di scuola: il mio nipotino ha cominciato la scuola primaria. Molte cose sono cambiate da allora e la situazione delle scuole è sicuramente migliorata grazie a una diversa sensibilità di presidi, di insegnanti, di genitori, di amministratori. Non dappertutto e non nella stessa
misura, ma qualcosa si è mosso. Ultimamente ho visto strutture vecchie riportate a nuovo grazie all’impegno di genitori e insegnanti che si sono rimboccati le maniche per rendere le aule più accoglienti per i propri figli, per i propri alunni: hanno dipinto volontariamente le pareti, hanno ingentilito gli spazi con disegni, mobili, arredi vari. In alcune scuole sono comparsi simpaticissimi e coloratissimi murales. Tutto questo grazie all’assenso preventivo -e direi alla sensibilità- di dirigenti scolastici che hanno preso l’iniziativa perché tutto ciò fosse possibile. Così si respira un’aria di accoglienza, di partecipazione, di collettività dove alunni insegnanti e genitori si sentono parte di un tutto. Ma non succede dappertutto: le piccole comunità sono favorite per quel senso di solidarietà e di collaborazione che, nonostante le limitazioni e i problemi, rimane ancora uno degli elementi fondanti di una piccola comunità paesana. Ma se ogni plesso scolastico venisse sentito come una collettività, si possono raggiungere gli stessi risultati. Se la scuola è educazione, questo modo di operare raggiunge il suo obiettivo. Questi bimbi che saranno gli adulti di domani, avranno imparato a vivere insieme nell’osservanza delle regole, a sentirsi parte di un tutto. Avranno imparato il senso civico e il rispetto delle persone e dell’ambiente e anche a vivere con un atteggiamento mentale sereno e costruttivo verso la scuola e l’apprendimento, verso questo viaggio della vita che può e deve diventare stimolante e costruttivo. Buona scuola ragazzi: ad maiora!
PREMIAZIONE PIONIERIeVETERANI DELLA GUIDA TERNI DICEMBRE 2018 Ricevimento - Premiazione Rinfresco a buffet
Tutti coloro che hanno conseguito la patente di guida prima del 1 Dicembre 1968 (Pionieri) e 1 Dicembre 1978 (Veterani) sono invitati a comunicarci la propria adesione per la partecipazione alla premiazione. Tel. 0744.406052 - 0744.425746 mail soci: bollosicuro@terni.aci.it A coloro che aderiranno sarĂ poi comunicato luogo e data di svolgimento.
COLTIVIAMO LA CULTURA Giampiero RASPETTI
Il servizio al cittadino COLTIVIAMO LA CULTURA è il nuovo, generoso impegno che alcuni educatori assumono a favore della città e del territorio, nella convinzione, appunto, che la quasi totalità dei problemi esistenti in una comunità tragga origine dall'assenza di cultura e si basi su conoscenze approssimative o banalizzanti. Ignoranza, tracotanza e superficialità si sono insinuate, purtroppo, in molti ambiti dell'organizzazione amministrativa statale; la politica, sfregiata e corrosa da una deprimente partitica padronale -che ricorre puntigliosamente alla deprivazione logica e culturale-, si rivolge sempre più al ventre e non alla mente dei cittadini. Occorre allora essere molto guardinghi: quando infatti le capacità mentali si assottigliano, quelle del ventre ingigantiscono e prorompono. Possiamo solo contare, per una meta che potrebbe dare frutti non prima di qualche secolo (noi ci saremo ancora perché la tensione ideale per la libertà e per la cultura non morirà mai), sull'impegno straordinario dei nuovi, grandi, capitalizzatori di "tempo libero", quelli che hanno tesaurizzato scienza, esperienza e conoscenza e che vogliano comunicare queste loro ricchezze a chi ne farà richiesta. Σχολή, skolè, scuola, nella sua accezione classica significa "tempo libero da trascorrere piacevolmente", il tempo di non lavoro che consentiva ai figli dei non schiavi, di ricevere educazione (paideia). Oggi, fruendo noi della cosiddetta "scuola dell'obbligo", i veri depositari di tempo da dedicare alla educazione degli altri sono le persone anziane che hanno già assolto al loro ciclo lavorativo o al loro impegno politicoamministrativo ed hanno, così, molto tempo libero per insegnare, per educare. Sì, il nuovo tempo libero, quindi la nuova scuola, sarà animato da quelli che io, da tempo, definisco Senatori della città, le persone cioè che si dedicano agli altri con generosità, gratuità, umanità e che sono, ovviamente, in possesso di ottime conoscenze culturali. Chi di quest'ultime è privato (non basta certo la laurea per definirsi "colti") è sempre ciecamente convinto di sapere
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e saper fare poiché per lui il comprensibile è soltanto quello che riesce a capire, ma, in realtà, è intento ad accumulare, carica dietro carica, migliaia (anche decine di migliaia) di euro mensili, tranquillamente prelevate dalle tasche dei lavoratori per i quali dice di battersi. Noi preferiamo il dare (gratuitamente) al prendere (a volte subdolamente) e ci atteniamo alla regina delle massime, di socratica memoria: so di non sapere, continuando, pertanto, a studiare, a ricercare, a comunicare, a proporre confronti, a coltivare ed assimilare, insieme ad altri, cultura. Ecco dunque la politica di cui si ha necessità: l'arte di risolvere i problemi dei cittadini fornendo cultura, cultura progettuale soprattutto, in merito alla quale confrontarsi, senza attardarsi nella consunta demagogia di appartenenza a fedi destro-sinistre di euclidea memoria. I poli, ecco cuore e sostanza della politica assiologica (non assiale), sono due: uomo libero o cultore di privilegi; sapere o non sapere. Ci si confronti allora sulla consistenza dei progetti, non sulla evanescenza delle chiacchiere o sulla propaganda piatta di sciatti politicanti! Nel tentativo (del tutto temerario, certo) di indirizzarci verso una società colta, iniziamo con l'impegno che qui presentiamo: rispondere, esaustivamente e gratuitamente, alle vostre domande. A lato potete osservare la presenza di un folto numero di professionisti della cultura che, da ottobre, si mettono a disposizione per rispondere, tramite email, alle vostre domande. Presento le mie scuse a tutti gli altri, tantissimi, che, per mancanza di tempo e di spazio, non ho ancora potuto inserire: sono tanti e, anch'essi, di straordinario spessore morale e culturale. Grazie.
Florio e le sue "Puisie" Nel mio saluto a Florio -La Pagina di settembre- scrivevo: “Le poesie di Florio, pubblicate in un libretto, non si trovano ovunque, occorre cercarle, con pazienza, ed avere anche la fortuna di trovarlo, da qualche parte, il suo libro Tra un tacco e l’andru del quale penso proprio sia necessaria una ristampa. Mi impegno allora, a nome mio e dell’Associazione Culturale La Pagina, di provvedere con immediatezza”. Essendomi rivolto, per tutta la vita, alla ricerca del non parlare a vuoto, sento adesso di poter affermare che a Natale potremo regalare, urbi et orbi, la ristampa di tale libro e questo costituirà una eccellente testimonianza del nostro affetto nei confronti di un grande uomo e grande poeta. Mi auguro che i tanti amici di Florio vogliano partecipare alle spese (per evitare che chi è generoso, rimanga, ancora una volta, solo). Entro il 31 di ottobre, allora, chiunque voglia essere presente, quale amico di Florio, nell’elenco che pubblicheremo nel libro stesso, potrà prenotare, per 10 euro, 4 libri… per 20 euro 8 libri ecc ecc. Sarà bene invitare amici e conoscenti a prenotare per tempo, così conosceremo, verosimilmente, il numero di copie da stampare. Grazie, a nome mio, a nome dei parenti di Florio, a nome della città. GR
TEMATICA
DOCENTE
Antopologia: insieme di valori impliciti nella visione del mondo dell'uomo contemporaneo.
Prof. Roberto Stopponi
stopponi.roberto@libero.it
Arrone: storia e arte.
Alberto Ascani
alasca1@alice.it
Arte del novecento a Terni.
Prof. Mino Valeri
minovaleri@yahoo.it
Creatività poetica: il culto della parola.
Prof. Renzo Segoloni
lorenzo.segoloni@gmail.com
Curiosità scientifiche.
Dott. Vittorio Grechi
vittorio.grechi@gmail.com
Diritti umani.
Prof. Marcello Ricci
marcelloric@gmail.com
Europa e sviluppo sostenibile.
Ing. Giacomo Porrazzini
g.porrazzini@gmail.com
Giovani: i luoghi della creatività.
Arch. Gabriele Ferracci
ferraccigabriele@gmail.com
Internet: storia, nascita,evoluzione e prospettive.
Alberto Ratini
a.ratini@targetinformatica.it
Immigrazione: fermarla, non fermarla; informiamoci su ciò che accade.
Prof. Mauro Scarpellini
piattaformaprof@libero.it
Letteratura Greco-latina: basi.
Maria Vittoria Petrioli
mavi.petrioli@gmail.com
Malattie cardiovascolari: consigli per prevenirle. I più emozionanti poeti d'amore del secolo scorso.
Dott. Marcello Coronelli
marcello.coronelli@tin.it
Matematica della scoperta. Le basi e l'intuizione.
Prof. Giampiero Raspetti
info@lapagina.info
Medicina vaterinaria.
Dott. Marco Cozza
marco_cozza@libero.it
Narni, la sua storia e i suoi personaggi. Informatica e progetti internazionali.
Ing. Giuseppe Fortunati
fgiusepp@libero.it
Occhi: la salute. Fotografia: tecnica e aspetti artistici.
Dott. Marco Ilari
ilarimarco58@gmail.com
Recupero dei materiali. Sostenibilità ambientale.
Prof. Carlo Santulli
carlo.santulli@unicam.it
Religione cattolica. Beni culturali della Diocesi TNA.
Dott. Claudio Don Bosi
donclaudiobosi@gmail.com
Soccorso nidiacei.
Martino Raspetti
3279185126
Ternana calcio: storia. Trekking. Fotografia: tecnica e aspetti artistici.
Marco Barcarotti
marcoprog@tin.it
Terni: Città del Risorgimento. Arte e poesia dell'avanguardia Prof. Domenico Cialfi storica del futurismo in Terni.
domenico.cialfi@gmail.com
Terni: la città fiaba: da Furio Miselli a Stefano de Majo.
Dott. Stefano de Majo
stefanodmj@libero.it
Terni: Parco Nera, Cascata Marmore, Lago dPiediluco.
Arch. Miro Virili
miro.virili@gmail.com
Terni: urbanistica e architettura dall'ottocento a oggi.
Arch. Paolo Leonelli
studio_ls@tin.it
Territorio umbro: eccellenze, tradizioni, gastronomia.
Dott.ssa Loretta Santini
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Tutor migranti per orientamento ai servizi territoriali.
Educatrice Paola Scancella
paolascancella@gmail.com
Valnerina: storia. Ecomuseo per la dorsale appenninica umbra.
Ricercatore Augusto Lucidi
alucidi@cedrav.net
Gradite far dono del ritratto del vostro cane o gatto ad un amico o aggiungerlo alla vostra quadreria? Ritratto a figura completa o del solo busto interpretando un personaggio storico. Telefonare per accordi al seguente numero 0744 409298 e vi proporremo un progetto con la condizione di soddisfatti o rimborsati. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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La Ricerca sulla nascita dell’Universo deve continuare L
Mauro SCARPELLINI
a “Nascita dell’universo” di Giampiero Raspetti, pubblicato sullo scorso numero, è una provocazione culturale di dimensione notevole. Verifico di continuo la portata di verità che ha il detto “più so e più so di non sapere”, senza voler parafrasare Socrate, per carità. Anzi, sulla spinta del non sapere ho riletto recentemente alcune credenze ed eventi ed ho riconstatato quanto il pensiero scientifico sia giovane e abbia bisogno di crescere ancora -e crescerà- e sia ancora contrastato da vincoli e suggestioni che lo ostacolano. Qualche evento storico lo testimonia. La malattia era creduta di origine soprannaturale; sicuramente in modo assoluto, ho letto, fino al quinto secolo aC e -oggi- non oso immaginare in quanti ancora permanga la credenza. Per l’uomo primitivo e per i selvaggi esistevano forze avverse che albergavano in nubi, alberi, animali e così via. I demoni si impossessavano delle persone; gli Egizi si rivolgevano agli dèi per essere liberati dai demoni. Animismo batteva scienza. La batte ancora? Una guarigione attualmente inspiegabile porta tanti a credere all’intervento soprannaturale; dunque è ipotizzabile che l’intervento soprannaturale esista solo per una guarigione e non per l’origine di una patologia? O non esiste per l’una né per l’altra? Bell’argomento. È superato? Nel periodo dei lumi la Chiesa romana apprezzò, condivise e sostenne la teoria dell’iscatolamento di Malebranche sulla procreazione umana. Il filosofo sostenne che tutte le uova necessarie alla procreazione fossero state contenute nelle ovaie di Eva e dopo Eva ogni donna aveva un uovo in meno. I matematici del tempo calcolarono che dopo duecento milioni di generazioni le uova sarebbero finite e sarebbe finita la razza umana. La Chiesa gradì perché ciò provava biologicamente il peccato originale (sic!) e riconduceva la vicenda umana nelle mani di Dio. Un oggetto sconfisse tale autorevole credenza, il microscopio che permise di osservare tanti vermetti maschili e avviare la comprensione che la procreazione fosse frutto di una
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combinazione a due, con buona pace della teoria dell’iscatolamento. Anche sullo sviluppo della chimica e sull’uso dei sui ritrovati si sono avuti dei freni che non sembrano veri. Gli alchimisti sostenevano che tutti i metalli fossero composti da mercurio e zolfo. Gli studiosi cristiani contrapposero una composizione ternaria; poiché esiste la Santissima Trinità i metalli dovevano essere composti da tre elementi, mercurio, zolfo e sale. Paracelso la sostenne e guai a non condividerla. Eravamo nel sedicesimo secolo. Boyle provvide a rimettere sul binario giusto il ruolo della chimica, non preposta a creare oro e altre soluzioni alchemiche, ma a studiare e scoprire la composizione delle sostanze. Dopo parecchio tempo l’intuizione (o forse più) di Democrito fece porre l’attenzione sull’atomo. Questi tre esempi sono recenti e tutti e tre attestano che lo studio scientifico ha permesso di avanzare nella conoscenza. Ma c’è da fare. Forse non siamo fermi nella proiezione progettuale degli studi scientifici, tuttavia appannaggio di minoranze preposte nei vari campi e dotate della fortuna di poter immaginare scenari di ricerca e ipotesi esaltanti. Siamo indietro nel supporto che dovrebbe essere dato. È nota l’insufficienza di politiche di ricerca scientifica e tecnologica; l’insufficienza di finanziamenti; l’insufficienza dell’ingaggio delle menti fertili e predisposte che in Italia non mancano. Non intendo soffermarmi su questi aspetti. Ne voglio accennare un altro. Manca il supporto esteso dell’istruzione e della cultura. Si comincia dalle scuole elementari dove ancora si insegnano storia e religione con limiti dannosi. I bimbi apprendono che in Mesopotamia nacquero le prime civiltà. Come? I pastori e gli agricoltori analfabeti sumeri edificarono torri a più piani, inventarono la scrittura, la ruota, la moneta, l’arco e la volta negli edifici; furono astronomi alquanto precisi, matematici e maestri di geometria; inventarono imbarcazioni più capienti in vimini e l’aratro. Che geni! Ma un dubbio che qualcuno possa averli aiutati non viene agli estensori dei sussidiari e dei libri di testo? Non viene.
La nascita dell’umanità è ancora raccontata con Adamo ed Eva in contrasto con le traduzioni letterali della Bibbia ma in armonia con le traduzioni funzionali. Vorrei che si sollevasse nelle sedi adatte la domanda sul perché la Chiesa romana non divulghi e argomenti dichiarazioni impegnative fatte da suoi esponenti in materia di estensione dell’universo, presenza di altre vite nell’universo e su tutto ciò che ruota intorno ad affermazioni alcune delle quali trascrivo. Monsignor Corrado Balducci, già portavoce del Vaticano per gli studi sulla vita aliena, nel 2003 dichiarò: Non credere agli UFO e alla presenza di altri esseri viventi è peccato. La loro esistenza è non solo provata da un milione di testimonianze, tra cui anche quelle di molti scienziati atei, ma è anche confermata da alcuni brani della Sacra Scrittura che in alcuni punti chiariscono la presenza di extraterrestri. Padre Aristide Serra, docente all’Università Marianum di Roma, ha precisato che con la parola “universo”, presente nella Bibbia 66 volte, è data per implicita e ovvia la presenza di altri mondi abitati. Ma non sono i soli. Da tempo esponenti della Chiesa hanno affermato l’esistenza di alieni. Così il Cardinale Niccolò Cusano, filosofo e scienziato, nel XV secolo; Padre Angelo Secchi, gesuita e astronomo, nel XIX secolo; Padre Dessauer, di Monaco di Baviera, con suo invito a prepararsi all’incontro con i fratelli alieni; il direttore della Specola vaticana, l’astronomo gesuita José Gabriel Funes. Dunque, la Bibbia conosceva gli alieni, gli dèi; a detto ultimo termine non dava il significato che viene dato dalle traduzioni funzionali. Insomma, la spinta alla conoscenza è frenata da indolenza o da preciso calcolo di conservazione di potere? È corretto chiedere ai laici e alle chiese di approfondire e divulgare il tema e contribuire a formulare ipotesi sulle origini del sapere umano, sulle origini dell’homo sapiens sapiens, senza dogmi? C’è chi teme che ciò rimetterebbe in discussione la storia e l’immenso attuale potere confessionale sulle genti? La ricerca sulla nascita dell’universo deve continuare.
QUALI SONO I DIRITTI DEL DONATORE DI SANGUE zz Il Donatore possiede il diritto alla riservatezza durante la compilazione del questionario, il colloquio con il medico e la visita medica di idoneità alla donazione zz I risultati degli esami fatti in occasione della donazione vengono invitati a domicilio; su richiesta, il donatore può recarsi a ritirarli personalmente al SIMT. zz Qualora i test ponessero in evidenza eventuali patologie, il donatore viene contattato ed informato personalmente a cura della Struttura Trasfusionale e la sua donazione non verrà utilizzata. zz I Donatori di sangue con rapporto di lavoro dipendente hanno il diritto ad astenersidal lavoro per l'intera giornata in cui effettuano la donazione, conservando la retribuzionedell'intera giornata lavorativa e dei relativi contributiprevidenziali. Nel caso di non idoneità alla donazione viene garantita la retribuzione, limitatamente al tempo necessario all'accertamento dell'idoneità e alle relative procedure.
AVIS Terni: Via L.Aminale, 30 - Terni E-mail: avis.terni@libero.it Telefono: 0744400118 - Fax: 0744400118
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zz Qualora dovesse verificarsi una necessità in famiglia, e vi chiedessero di sopperire con i donatori, è sufficiente rivolgersi all'AVIS o al Servizio Immunotrasfusionale dell'ospedale locale che si metterà in contatto con l'ospedale richiedente, in quanto deve viaggiare il sangue e non i donatori.
IL SANGUE SERVE TUTTI I GIORNI E NON SOLO
Avis Comunale Terni
NELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA.
Programma Associazione Culturale La Pagina MIRIAM VITIELLO Tutti i Lunedì dalle ore 18.30 alle 20.00
Corso di lingua INGLESE
Mercoledì ore 17.00 Itinerari cittadini, Centro storico Loretta Santini
18 Ottobre
NADIA ZANGARELLI Tutti i Lunedì dalle ore 15.30 alle 18.00
Giovedì ore 17.00 Lectura Dantis "Il Purgatorio" Renzo segoloni
Corso di PITTURA
Tutti i SABATO dalle ore 16.30 alle 18.00
17 Ottobre
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Corso di INFORMATICA Impariamo ad usare smartphone, tablete e PC
19 Ottobre
Venerdì ore 16.00 e 09 Novembre ore 16.00 Curiosità Scientifica: Siamo figli delle stelle? Vittorio Grechi
Associazione Culturale La Pagina TERNI CORONA - Terni, Via De Filis 7 in collaborazione con: Centro Studi Storici di Narni, Centro Studi Storici di Terni, CISL Scuola Umbria, CONTAGIO Terni, FLC CGIL Terni, Gutenberg, Terni2030, Terni Valley, UIL Scuola Terni, ViviNarni
Venerdì 12 ottobre 2018 - ore 17,00 APPROCCIO CONOSCITIVO AQUA ME GENUIT: Nera, Cascata delle Marmore, Piediluco Relatori: Paolo Ricci, Miro Virili Progetto PAPIGNO, la città dei giovani, della scienza e dei turisti Interventi: Giampiero Raspetti, Gabriele Ferracci, Carlo Santulli, Marco Venanzi Venerdì 26 ottobre 2018 - ore 17,00 APPROCCIO CONOSCITIVO SAN VALENTINO DI TERNI Relatore: Edoardo D’Angelo, Progetto TERNI, città di san Valentino, capitale dei Diritti Umani Interventi: Don Claudio Bosi, Miro Virili, Marcello Ricci Venerdì 16 novembre 2018 - ore 17,00 APPROCCIO CONOSCITIVO UNA PARTICOLARE ETNIA PROTOSTORICA: gli umbri del Nera Relatore: Paolo Renzi Progetto APRITI CIELO, laboratorio per lo studio delle acque e della terra Interventi: Carlo Santulli, Enrico Squazzini
Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774
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IL PHUBBING e le CURE per i DISTRATTI dallo SMARTPHON
Alessia MELASECCHE
alessia.melasecche@libero.it
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orse non avete mai sentito parlare del phubbing, ma quasi certamente l’avrete praticato oppure subìto. Si tratta di un termine coniato intorno al 2013 dalla fusione delle parole phone, telefono, e snubbing, snobbare, ed indica l’azione di colloquiare compulsivamente con il proprio smartphone trascurando l’interlocutore che si ha davanti. Se siete curiosi, potete verificare il numero delle volte che accedete allo smartphone in un dato arco temporale tramite una delle tante app all’uopo create, come ad esempio Checky–Phone Habit Tracker. Rimarrete sbalorditi dal risultato. Il cellulare è un oggetto con cui interagiamo di continuo e questo avviene non solo quando, per esempio, siamo in coda alle poste o sui mezzi pubblici, soli e annoiati, non ci sarebbe nulla di male, ma anche quando siamo in famiglia, con i colleghi o tra amici. Uno studio condotto da una équipe di psicologi dell’Università del Kent e pubblicato sulla rivista Journal of Applied Social Psychology, ne ha confermato le prevedibili implicazioni negative. 153 studenti universitari, hanno assistito a una scena di 3 minuti che coinvolgeva l’interazione tra due persone, con la richiesta di identificarsi con uno dei due
protagonisti. Ogni partecipante veniva assegnato a una fra tre condizioni sperimentali: nessun phubbing, phubbing leggero o phubbing massiccio. I risultati? Più il livello di phubbing aumentava, più i soggetti percepivano che la qualità della relazione era peggiore e la relazione insoddisfacente. Dal mondo delle app arrivano i tentativi di circoscrivere il fenomeno. Ed ecco affacciarsi sul mercato un gruppo di sviluppatori danesi che ha realizzato un’applicazione capace di premiare, al contrario, gli studenti che maggiormente si astengono dall’utilizzare il proprio smartphone all’Università. Si chiama Hold, che letteralmente vuol dire “trattenersi”, ovvero resistere alla tentazione di consultare continuamente i social. Come funziona in pratica? L’app controlla che non si acceda allo smartphone e ricompensa con un punto per ogni 20 minuti di “disintossicazione”. Si scarica l’app, si accende la geolocalizzazione per confermare che si è veramente all’università e il gioco è fatto. Per avere un caffè gratuito si dovranno accumulare 300 punti, ovvero 600 minuti di “stand-by”. Presenti tra i possibili premi anche buoni Amazon. L’applicazione è stata realizzata da un
progetto di Maths Mathisen, Florian Winder e Vinotah Vinaya che altro non sono che tre studenti norvegesi i quali si sono accorti di una diffusa dipendenza, tra i loro coetanei e non solo, da smartphone. Dall’idea, all’applicazione. Al momento Hold ha già ricevuto 1,4 milioni di dollari dagli investitori e già oltre un quarto degli studenti norvegesi la utilizza. Peccato che per ora funzioni solo in Scandinavia e nel Regno Unito, ma punta ad espandersi nel resto d’Europa. È gratuita e riesce a sostenersi finanziariamente facendosi pagare per le sponsorizzazioni di quei brand interessati al mondo universitario. Sulla stessa lunghezza d’onda viaggia The Disconnect, una rivista digitale i cui contenuti sono fruibili solo se si è disconnessi dalla rete, ovvero con dispositivo in modalità aeroplano. Si tratta chiaramente di una provocazione, quando si accede per la prima volta al sito di The Disconnect (dopo essersi iscritti via mail) si legge: “Si prega di scollegare da Internet. Questa è una rivista offline di commento, finzione e poesia”. Così, dopo la disconnessione, il sito si rivela un normale magazine: racconti brevi, saggi ed editoriali. Ma volete mettere il potere della disconnessione!
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LE VIRTÙ della BIRRA NIGERIANA Francesco PATRIZI
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hi beve birra campa cent’anni! recitava un vecchio spot. Non sappiamo se oggi la longevità sia ancora un’attrattiva per il pubblico italiano (di certo getterebbe nel panico l’INPS), ma ci sono posti in cui la birra promette non di arrivare a cent’anni, ma ben di meglio... Il continente africano rappresenta un mercato appetibile per i produttori di birra, sia per i bassissimi costi di produzione, sia per l’alto consumo che ne fa la popolazione. Il giornalista olandese Olivier van Beemen si è recato in Africa per seguire gli affari di una nota multinazionale della birra (nata nel suo paese nel 1873 e di cui lasciamo intuire il nome), secondo marchio mondiale nel settore, che ha all’attivo una cinquantina di fabbriche in sedici paesi del continente, da cui ricava il 50% di guadagno in più rispetto agli altri suoi punti di produzione (anche perché i clienti africani pagano la birra allo stesso prezzo dei clienti europei). In Africa la birra identifica uno status sociale, denota l’uomo di potere, definisce un carattere forte, il tutto perché
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un’accorta campagna pubblicitaria ha saputo inculcare nell’opinione pubblica l’idea che il luppolo abbia poteri speciali, quasi magici. Inoltre la marca della birra individua la classe sociale, il gruppo etnico e lo schieramento politico, a volte con effetti tragici, come nella guerra in Ruanda del 1993, dove gli Hutu riconoscevano i simpatizzanti dell’opposta fazione, i Tutsi, dalla bottiglia che tenevano in mano ed entravano nei bar direttamente con il machete in mano. Olivier van Beemen ha svolto un’inchiesta, Bier voor Afrika, dove rivela i legami della multinazionale con dittatori e presidenti corrotti; fin qui niente di nuovo, ci verrebbe da dire, se non che, quando si è recato in Nigeria, Beemen ha trovato una vera perla giornalistica: il direttore generale della filiale, tale Festus O., ha rivelato orgoglioso di essere l’ideatore della trovata geniale che ha fatto della Nigeria il primo paese campione di vendite. In pratica, il dott. Festus ha assunto una schiera di prostitute e le ha addestrate per convincere i clienti che la birra olandese ha un effetto immediato
nelle prestazioni sessuali, mentre la birra rivale (altra nota marca belga) è assolutamente sconsigliata per i suoi effetti “rilassanti”. Manco a dirlo, in tutta la Nigeria si è sparsa la voce delle virtù del luppolo fermentato olandese e in tutti i locali le bottiglie vanno ancora oggi a ruba. L’inchiesta di Beemen infrange il tabù creatosi tra la classe politica olandese convinta che la multinazionale della birra giochi un ruolo positivo nello sviluppo sociale del Continente Africano. In realtà, rivela il giornalista, la nota marca difende con tutti i mezzi il mercato africano, responsabile del 38% dei suoi guadagni annuali, e per assicurarsi la posizione dominante non esita a dare sostegno a regimi totalitari, a finanziare politici corrotti, a diffondere messaggi falsi o ingannevoli riguardo le virtù della birra, soprattutto in paesi dove la piaga dell’alcolismo andrebbe contrastata. Bisogna anche dire che dove l’aspettativa di vita è inferiore ai 40 anni, lo slogan chi beve birra campa cent’anni… suonerebbe stonato.
Dal 1° Ottobre la campagna di adesioni e tesseramento ‘Più cultura, meno paura’ Il 1° Ottobre inizia la campagna di adesioni e tesseramento Arci 2018/2019 Più cultura, meno paura. La grafica è di Antonio Mastrogiacomo, Marina Picari, Luca Santarelli e Matteo Testini, vincitori del concorso aperto alle proposte degli allievi RUFA (Rome University of Fine Arts) e di comitati e circoli. «Oggi cresce sempre di più l’ostilità e il timore verso il diverso, per colui che ha tradizioni ed esperienze differenti. La paura verso l’altro è un muro che può cadere solo tramite uno scambio culturale e sociale. La tessera vuole essere uno spunto di riflessione e promuovere l’apertura tra i popoli, perché la cultura è l’unico mezzo in grado di sconfiggere la paura». La nostra risposta ai tanti aspiranti ‘ministri della paura’, che ci propongono un mondo fatto di muri, segregazioni ed egoiste solitudini sono i nostri circoli e case del popolo, luoghi di cultura, socialità, ricreazione e solidarietà. Si tratta quindi di una campagna che mette al centro i circoli e i nostri valori fondativi.
«La società non esiste. Esistono gli individui», queste parole di Margaret Thatcher persino negli anni 80 dell’edonismo reaganiano sembravano ancora provocatorie, oggi quella visione sembra avere la meglio. Eppure in un momento di crisi come questo, sono proprio le organizzazioni dei cittadini che, di fronte all’arretramento dello Stato, provano a costruire la risposta ai nuovi bisogni. Ed è dimostrato che le persone che fanno parte di reti di solidarietà sociale (associazioni, organizzazioni di volontariato), anche in caso di calo di standard di vita, non subiscono l’isolamento: le reti hanno un effetto di protezione del tessuto sociale dall’impatto della crisi economica. Questo ruolo all’Arci peraltro è riconosciuto anche fuori dai nostri confini. Proprio i compagni greci ci raccontavano qualche mese fa che per costituire Solidarity for all, la rete sociale di mutuo soccorso in prima linea nel combattere gli effetti dell’esplosione della crisi greca, sono partiti traducendo lo statuto dell’Arci. Questo sarà anche l’anno in cui convocheremo le nostre assemblee a tutti i livelli per adeguare i nostri
statuti a quanto previsto dal Codice del Terzo settore, nonché dal nuovo Statuto nazionale della nostra Arci, ora ‘ARCI aps’, con la promozione sociale che si fa spazio anche nel nome. Il nuovo Statuto ci fa fare anche un altro passo, quello «Dall’Associazione nazionale alla Rete nazionale», abbiamo formalizzato la possibilità di adesione all’Arci per Società di Mutuo Soccorso e associazioni di secondo livello, aprendo anche a sviluppi futuri che prevedano l’ingresso di soggetti giuridici (ETS) diversi. Da quest’anno sono davvero tante le tipologie di associazioni che potranno affacciarsi alla Rete Arci chiedendo l’adesione gratuita (per i primi due anni): i circoli nei territori in cui non siamo presenti, quelli dedicati a cinema e cultura, infanzia e adolescenza, antimafia sociale, composti in prevalenza da donne e/o under35, organizzazioni di volontariato (ODV) o di protezione civile (L. 225/1992), esperienze di mutualismo studentesco e universitario, nonché quelli impegnati nella riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati, per costruire insieme un Paese con #piùculturamenopaura.
Per informazioni: terni@arci.it
SE LO DICE IL PROTOCOLLO! Avv. Marta PETROCCHI
Il 27 Giugno 2018, i Magistrati del Tribunale e gli Avvocati del Foro di Terni hanno sottoscritto un protocollo d’intesa “sulle spese per i figli nella crisi familiare”. Nel protocollo vengono indicate le linee guida per consentire alle parti di orientarsi agevolmente nella ripartizione delle spese, riducendo così la conflittualità su un punto nevralgico dei procedimenti che riguardano il diritto di famiglia. È chiaro che le linee giuda elaborate non potranno mai sostituire la valutazione concreta che il Giudice dovrà comunque sempre effettuare caso per caso. In linea di principio vengono considerate straordinarie le spese che non sono necessarie al soddisfacimento delle normali esigenze di vita quotidiana, come lavarsi mangiare e vestirsi, le spese voluttuarie, eccezionali, quelle non prevedibili e, comunque, quelle economicamente rilevanti. Non è possibile quantificare le spese straordinarie in un ammontare fisso in quanto tale criterio porterebbe
all’esclusione di spese sopravvenute ma ordinarie con possibile ed evidente nocumento per il figlio. Sono considerate spese straordinarie che non richiedono il consenso del genitore: le spese sanitarie e gli esami diagnostici non differibili presso strutture anche private, le spese dentistiche, oculistiche tramite il SSN, quando non vi sia accordo per la prestazione privata, le visite specialistiche prescritte dal medico curante, occhiali, lenti a contatto se fatti dietro prescrizione medica; le spese scolastiche, quali le tasse universitarie per la durata del corso, i libri di testo, la dotazione informatica richiesta dalla scuola, l’assicurazione scolastica, fondo cassa richiesto dalla scuola, le ripetizioni suggerite dall’insegnante; le spese extrascolastiche, il bollo, l’assicurazione per il mezzo acquistato d’accordo tra i genitori, il campus organizzato dalla scuola pubblica, o campus privati se il prezzo è analogo a quello richiesto dalla scuola/ente pubblico, le spese necessarie per gli animali domestici se presenti prima della crisi o subentrati successivamente su accordo, l’attività sportiva con relativa attrezzatura se prescritta dal medico curante. Richiedono invece il previo consenso dell’altro genitore: le spese mediche in strutture specialistiche private non convenzionate; quelle scolastiche
per iscrizione e rette in suole private, rette e alloggio fuori sede anche di università pubbliche, gite superiori ad un giorno, tasse universitaria a partire dal primo anno fuori corso, master, corsi universitari, conservatorio, esami di abilitazioni, soggiorni all’estero per motivi di studio, baby sitter. Le spese extrascolastiche devono essere autorizzate se riguardano: attività artistiche, vacanze, spese per la patente, lezioni di guida, stage, boy scout, centro estivo privato con costi superiori a quelli offerti dal pubblico, spese per festeggiamenti per prima comunione, cresima, 18 anni, laurea, diploma. A fronte della richiesta scritta del genitore l’altro dovrà manifestare il proprio dissenso, adeguatamente motivato per iscritto entro 10 giorni, in mancanza il silenzio sarà inteso come consenso alla richiesta. Sono considerate spese ordinarie comprese nel mantenimento: il vitto, l’abbigliamento, le utenze, le tasse scolastiche, con esclusione di quelle universitarie, il materiale scolastico ordinario come quaderni, penne, colori cancelleria varia, mensa scolastica, medicinali da banco, ricarica del cellulare, gita di un solo giorno, trattamenti estetici parrucchiere estetista. Salvo diversa disposizione del giudice gli assegni familiari saranno percepiti dal genitore collocatario.
L’ARTE DE CAMPA’ Paolo Casali
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Stevo a jacchiera’ co’ ddu’ amici mia e… Aho… lu tembu sta passànno ch’è ‘na schioppettata... se cce guardamo llà lu specchiu ve sete ‘ccorti come ce semo ‘nvecchiati?... Scì... io anche senza guardacce… lu sento da ll’òssa e ddall’aécce ddodici de tuttu… me pare l’andru ggiornu che jéssimo come ssardazzìpperi… zzittu ‘n bo’ no’ mme cce fa’ penza’… a ‘na certa età anni e mmalanni no’ mmancono mai… ciài raggione… li ggiorni passono e la vita s’accurta… stamo più dde llà che dde qqua... ‘n quistu munnu ‘n zemo gnente… semo nati pe’ mmurì!…
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A ‘llu puntu l’amicu nostru che cce steva a ssinti’ è sbottatu... semo nati pe’ vvive no’ pe’ mmuri’!... Lo scontentu fa male a lo sangue… e la pèlle sta a nnummeru unu!... Finacché ciàrvedemo è ssignu bbonu... passati li settanta s’arrìa a ccent’anni!... E mmo’ mesà che ttu te stai a ‘llarga’ ‘n bo’ troppu… la vita è ‘n’affacciata de finestra… e ‘llora ‘nnamo subbitu da lu bbeccamortu… ccucì ce sistema e ‘n ce penzamo più!… Mica c’ete da fa’ vojantri ma io che vve stò a ssinti’… volete sape’ quillu che ddice lu napoletanu… campa ‘nu jornu e ccampulu bbene!
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Medicina & Salute
LA PREVENZIONE TI SALVA LA VITA La prevenzione ti salva la vita. Non è una frase di circostanza, ma un vero impegno per tutte noi. Il trend di incidenza del tumore al seno in Italia è in aumento dello 0,9% , tuttavia il tasso di mortalità è in diminuzione del -2,2 %anno. La migliore arma rimane la prevenzione costante e accurata che ognuna di noi dovrebbe segnare nel proprio calendario. Una mammografia o, nelle pazienti giovani, una ecografia, fatta in tempo può cambiare le cose e salvarti la vita. Ottobre è il mese della prevenzione e il momento migliore per ricordare a tutte le donne , a partire dai 30 anni, di controllare il proprio seno.
Dott.ssa Lorella Fioriti Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta
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PROTESI MAMMARIE E TUMORI AL SENO Dr. ROBERTO UCCELLINI SPECIALISTA IN CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA ED ESTETICA SPECIALISTA IN CHIRURGIA GENERALE
TERNI - Viale della Stazione, 63 ROMA - Via Frattina, 48 LONDRA “The private Clinic” - 98 Harley Street PER APPUNTAMENTI: Office Manager Raffaella Pierbattisti Tel 0744.404329 329.20.06.599 – 329.23.32.450 robertouccellini@gmail.com www.robertouccellini.com La mastoplastica additiva è uno degli interventi più richiesti di Chirurgia Plastica Estetica e possiamo bene immaginarne il perché: il seno è una parte del corpo di cruciale importanza per una donna per le implicazioni psicologiche sull’immagine del proprio corpo, della propria femminilità e della propria sessualità. Nonostante la mastoplastica additiva sia un intervento sicuro ed efficace, permangono ancora molti dubbi e domande nell’immaginario collettivo, ad esempio: “È vero che c’è il rischio che le protesi esplodano in aereo?”, “Chi ha delle protesi al seno può allattare?” Ma soprattutto: “Le protesi al seno favoriscono l’insorgere di un tumore alla mammella?”
Chiediamo chiarimenti al Dr. Uccellini ... “Certamente si possono tranquillizzare le donne rispetto a gran parte di questi dubbi. Le protesi mammarie non esplodono in aereo e, con la sola mastoplastica additiva, è possibile allattare. La paziente nella foto, che ho operato alcuni anni fa, dopo aver realizzato il proprio sogno di un seno più proporzionato al suo corpo, ha avuto due gravidanze ed ha allattato i suoi stupendi bambini complessivamente per oltre tre anni!”. “Per quanto riguarda la connessione tra le protesi mammarie e l’insorgenza dei tumori al seno, anni di studi e osservazioni cliniche su grandi numeri, non hanno dimostrato la sussistenza di alcun rischio significativo, anzi, le protesi mammarie sono utilizzate di routine in alcuni tipi di ricostruzione mammaria dopo exeresi di tumori al seno. Dati statistici dimostrano addirittura che le donne che si sono sottoposte a interventi di mastoplastica additiva hanno una mortalità più bassa per tumori al seno rispetto alla popolazione generale. Questo, verosimilmente, non per un effetto protettivo delle protesi mammarie, ma perché si tratta di donne più attente a questa delicata parte del proprio corpo. È chiaro che le pazienti, dopo l’intervento, devono continuare a farsi seguire dal Chirurgo Plastico e debbono sottoporsi a periodici controlli senologici in centri diagnostici specializzati.
Oggi, inoltre, le pazienti devono essere informate di una rara forma di linfoma, denominata ALCL, la cui insorgenza è associata alla presenza delle protesi mammarie. Fin ora il numero di casi osservati nel mondo è estremamente esiguo e, per la maggior parte dei casi, il decorso di questa patologia si è mostrato piuttosto benigno. I dati fin ora indicano che l’ALCL è primariamente associato a protesi testurizzate e non a protesi lisce. Questa e altre considerazioni m’inducono a sottolineare che, nonostante la mastoplastica additiva sia un intervento estremamente comune e sicuro, si tratta pur sempre di un’operazione chirurgica delicata ed è fondamentale che la paziente sia guidata nelle proprie scelte da specialisti del settore sia prima dell’intervento che, con un adeguato follow up, negli anni successivi”.
PAP TEST O HPV TEST ?
FACCIAMO UN PO’ DI CHIAREZZA!
Il PAP TEST è l’indagine che ha radicalmente riscritto la lotta al tumore del collo dell’utero, il maggior successo in tema di prevenzione oncologica. Inventato dal dottor George Nicholas Papanicolaou, dagli anni ’40 in poi si è diffuso in tutto il mondo salvando centinaia di migliaia di donne. il PAP TEST è un esame citologico, perché studia le caratteristiche delle cellule prelevate dal collo uterino, cioè la presenza di eventuali alterazioni cellulari che precedono l’insorgenza di un tumore o lesioni tumorali già presenti. Anche in caso di assenza di rapporti sessuali si ritiene che una donna, a partire dai 18-20 anni, debba effettuare questo tipo di esame almeno ogni 3 anni. Le indicazioni più recenti della comunità scientifica suggeriscono di introdurre dopo i 30 anni anche l’HPV TEST. Il test HPV, come il PAP TEST, consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero che vengono analizzate per verificare la presenza di PAPILLOMAVIRUS, il quale può causare infezioni responsabili dell’insorgere del tumore al collo dell’utero. Il test HPV è più efficace del PAP TEST nel
predire la possibilità di sviluppo di lesioni, ma, allo stesso tempo, meno specifico, cioè identifica anche infezioni che potrebbero regredire spontaneamente. Ecco perché l’esame andrebbe riservato alle donne di età superiore ai 30 anni: prima di questa età le infezioni da HPV sono molto frequenti, ma regrediscono spontaneamente in un’alta percentuale di casi e non evolvono quasi mai in tumore. Le uniche raccomandazioni per eseguire entrambi i test sono di non eseguire l’esame durante il flusso mestruale e nei due giorni precedenti; astenersi dai rapporti sessuali per almeno due giorni; evitare l'uso di deodoranti intimi, prodotti spermicidi, lavande, creme, gel, ovuli o schiume vaginali di qualunque tipo. I due test quindi non si sostituiscono l’uno all’altro, ma, effettuati entrambi, su consiglio del proprio ginecologo di fiducia, possono essere un fondamentale strumento di prevenzione. DR.SSA GIUSI PORCARO
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789) BIOS – Via Linda Malnati 15 - Terni (0744 403904) Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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AZIENDA OSPEDALIERA
STRUTTURA COMPLESSA DI MEDICINA INTERNA multidimensionale, da inquadrare nel più appropriato setting assistenziale in cui ci sia una corretta stratificazione del rischio clinico e una gerarchizzazione dei bisogni, selezionando obiettivi di cura e la terapia più appropriata. Tale processo di decision making, spesso attuato in condizioni di incertezza, consente una adeguata stratificazione prognostica e la personalizzazione della intensità di
Direttore Prof. Gaetano Vaudo Struttura Complessa di Medicina Interna Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni
La struttura complessa di Medicina Interna, diretta dal 2018 dal Prof. Gaetano Vaudo, è un punto di riferimento dell’Umbria meridionale e dei territori limitrofi per l’assistenza di pazienti internistici “complessi”, cioè quei pazienti affetti da patologie di tipo eminentemente internistico che si caratterizzano per essere anziani o molto anziani, con diverse comorbilità, con prevalenti malattie croniche/cronicoriacutizzate, spesso a rischio di perdita dell’autosufficienza, a volte instabili o critici, in trattamento polifarmacologico, con frequenti ricoveri e a rischio di dimissione difficile, che richiedono un tempo adeguato di ascolto e valutazione, spesso l’intervento di diversi specialisti e soprattutto continuità assistenziale. La Struttura di Medicina Interna è organizzata in un reparto di degenza per “acuti” cui si aggiunge una intensa attività ambulatoriale, in parte in corso di implementazione. Reparto di Medicina Interna Nel reparto di Medicina Interna afferiscono pazienti che necessitano di una profonda valutazione clinica, laboratoristica, strumentale e
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cure, passando attraverso un rapporto di empatia con il paziente i familiari e il caregiver, e garantendo in ultimo la tanto agognata continuità assistenziale. Il reparto è dotato di 25 posti letto utilizzati per i ricoveri di pazienti di ogni età provenienti dal Pronto Soccorso (oltre 2000 accessi l’anno), dalla Medicina d’Urgenza da altri reparti dell’Ospedale di Terni ed anche da altri ospedali.
SANTA MARIA DI TERNI È attiva una sempre più stretta collaborazione multidisciplinare con gli altri reparti e servizi ospedalieri in particolare per l’assistenza di pazienti cardiologici, neurologici, neuropsichiatrici, gastroenterologici, oncologici ed ematologici. Attività Ambulatoriale L’attività di ricovero è affiancata da una intensa attività ambulatoriale, che si occupa di diverse specialità: • Ipertensione arteriosa: il Centro Ipertensione Arteriosa si occupa della valutazione di secondo livello dei pazienti affetti da ipertensione arteriosa. I pazienti afferenti ricevono un inquadramento relativamente al
rischio cardiovascolare, alle forme di ipertensione secondaria e alla presenza di danno d’organo mediato da ipertensione arteriosa. Monitoraggio pressorio 24 ore ed ecocardiogramma completano le prestazioni ambulatoriali afferenti al centro prenotabili tramite CUP. • Visite internistiche: l’attività ambulatoriale in tale ambito è rivolta sia a pazienti provenienti dal territorio sia a pazienti dimessi dalla SC di Medicina Interna che necessitano di un follow-up clinico; i pazienti che afferiscono a tale ambulatorio sono affetti generalmente da patologie internistiche “complesse” richiedenti un adeguato approccio
diagnostico e terapeutico. • Visite immunologiche: tale tipo di attività si rivolge a pazienti provenienti dal territorio o in follow-up postdimissione, affetti da patologie complesse del sistema immunitario, in genere con patologie a carattere disreattivo e/o autoimmune richiedenti un approccio adeguato spesso anche in termini multidisciplinari. Sono in fase di implementazione: • Ambulatorio di Diagnostica Vascolare, per la diagnostica delle patologie vascolari arteriose, con particolare riferimento alla malattia arteriosclerotica dei vasi cerebroafferenti e degli arti inferiori, nonché della malattia trombotica venosa dei distretti degli arti inferiori e superiori. • Ambulatorio delle Malattie del ricambio lipidico, alfine di caratterizzare i pazienti affetti da ipercolesterolemia e/o ipertrigliceridemia, su base primitiva o secondaria, nell’ottica di garantirne un adeguato inquadramento nosologico ed indicare l’approccio terapeutico più indicato. • Ambulatorio per le Malattie del metabolismo dell’osso, con particolare riferimento alla malattia osteoporotica, in costante incremento in termini di prevalenza, non solo nel sesso femminile, sia nella sua forma primitiva che secondaria, garantendo un adeguato approccio diagnostico ed il successivo intervento terapeutico.
ÉQUIPE Direttore: Prof. Gaetano Vaudo Personale medico: Dott.ri Giovanni Rocco Fabrizio, Marco Giuliani, Carlo Mattioli, Cristiano Pizzuti, Giacomo Pucci Medici in formazione: Sara Alessio, Alberto Cerasari, Leandro Sanesi, Raffaella Sgariglia, Vito Veca Personale infermieristico: Sandro Bonifazi (Coordinatore), Cristina Capaldi, Maria Chiara De Florio, Paolo Di Clemente, Francesca Giovenali, Fabio Quinzi, Andrea Savoia, Fabrizia Stinchelli, Flavia Trionfetti, Carolina Vallocchia, Giulia Zerbinati, Flaminia Zuccanti OSS: Paolo Minelli, Veronica Taurasi, Rosina Venanzi, Marco Vitiello. Servizio Fotografico Alberto Mirimao
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LA RIABILITAZIONE IN ACQUA benefici e indicazioni terapeutiche
I
benefici del lavoro riabilitativo in acqua sono unici a diversi livelli, sia in campo neurologico che ortopedico. Questa metodica è indicata per numerose patologie poiché il movimento in acqua diminuisce lo stress e il carico sull’apparato muscolo scheletrico agendo positivamente sulla sensazione di dolore. Il movimento in acqua consente infatti al corpo di muoversi praticamente in assenza di peso. La resistenza offerta dall’acqua è graduale, non traumatica, distribuita su tutta la superficie sottoposta a movimento, proporzionale alla velocità di spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ogni persona e costante durante tutto l’arco di movimento. Per questi motivi tale metodica è indicata per gli esiti di fratture, distorsioni e lussazioni, per le patologie alla cuffia dei rotatori della spalla o per l’artrosi dell’anca e delle ginocchia. O ancora per mal di schiena da lombalgia, sciatalgia, ernia, per le para paresi spastiche, gli esiti di interventi neurochirurgici, di ictus, di lesione midollare. Trova indicazione, infine, per la ginnastica pre e post parto. Con la riabilitazione in acqua è possibile sia ristabilire le migliori funzionalità articolari e muscolari dopo un incidente, sia eseguire delle forme di esercizio specifiche per prevenire la
malattia o per curare sintomatologie croniche come la lombalgia. Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per quei soggetti in forte sovrappeso e/o con difficoltà di movimento legate ad artriti, fratture o distorsioni. L’acqua sanitaria presente nelle piscine di riabilitazione, inoltre, è ultra-filtrata e ricambiata molto più frequentemente rispetto alle piscine tradizionali. La temperatura è più calda, di 32°C e permette all’utente di sentirsi bene in acqua anche senza effettuare un’attività fisica intensa. L’esercizio guidato e supervisionato, infine, da fisioterapisti specializzati consente di raggiungere un netto miglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolari dopo un adeguato programma terapeutico. Dr. Michele Martella Direttore di Nuova Galeno Fisioterapia e Riabilitazione
Fisioterapia e Riabilitazione
Zona Fiori, 1 - Terni Tel. 0744 421523 0744 401882
www.galenoriabilitazione.it
PUNTURINE SÌ, MA IN SICUREZZA! Dr.ssa ALESSANDRA
CRESCENZI
- Medico Estetico -
TERNI Servizi Sanitari srl, via C. Battisti 36/C - 0744.59513 RIETI Nuova PAS, via Magliano Sabina 25 – 0746.480691
L’AMERICAN SOCIETY OF AESTHETIC PLASTIC SURGERY dichiara che trattamenti estetici meno invasivi stanno sostituendo le procedure chirurgiche, ciò che sta accadendo anche e soprattutto in Italia. Oggi esistono al mondo numerosi prodotti rivitalizzanti e di riempimento per cui è molto importante saper scegliere il prodotto giusto per la/il paziente che abbiamo di fronte. Importante è inoltre conoscere bene tutte le tecniche di impianto per soddisfare al meglio le aspettative di chi si sta fidando di noi in quel momento. La scelta adeguata del prodotto, la giusta quantità ed il corretto posizionamento dello stesso a seconda della zona del volto o collo da trattare (INTRADERMICO, SOTTOCUTANEO O SOVRAPERIOSTEO) sono due questioni importantissime, come la scelta dello specialista che DEVE ESSERE UN MEDICO e soprattutto SPECIALIZZATO per fare ciò. Le PUNTURINE come vengono comunemente chiamate, sono un atto medico a tutti gli effetti e solo il Medico può praticarle. Eseguire una prima visita accurata del volto, del collo e dello stato di salute di chi si affida a noi, è fondamentale per non avere brutte sorprese durante e dopo il trattamento. Il fatto che si possa fare in ambulatorio nella pausa pranzo, senza
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entrare in sala operatoria, non significa che si tratti di un evento “BANALE”. SONO 8 LE REGOLE D’ORO: … GIUSTA INFORMAZIONE E CONOSCENZA DEL SOGGETTO DA TRATTARE … PRIMA VISITA ACCURATA soprattutto se ci sono già dei fillers impiantati nella zona che trattiamo e di cui la/il paziente non sa formirci alcuna documentazione … PROGRAMMARE IL O I TRATTAMENTI, una volta fatta la diagnosi, insieme alla paziente … IMPIANTARE IL FILLER SU CUTE SANA E BEN PULITA, senza trucco che potrebbe creare problemi se dovesse penetrare nella cute al momento della puntura … CONSIGLI POST-TRATTAMENTO già in ambulatorio come poi a domicilio come applicare creme o maschere lenitive per attenuare il rossore e far riassorbire prima eventuali lividi. È importante non esporsi al sole o a lampade abbronzanti ed applicare tutti i giorni una crema solare ad alta protezione ed una crema antinvecchiamento … CERTIFICATO D’IMPIANTO ossia lasciare la tracciabilità del prodotto usato e far firmare il CONSENSO INFORMATO al momento dell’atto medico … PAGAMENTO DELLA PRESTAZIONE che non può essere al di sotto di 300-400 euro se si utilizza un ottimo filler. Un prodotto a base di acido ialuronico costa molto quindi diffidate sempre da prestazioni fatte a 100 euro o anche meno! Concludendo, un trattamento fatto per stare meglio non può farci ammalare o creare danni irreversibili. PUNTURINE SÌ, MA IN SICUREZZA!
IL TRATTAMENTO IDEALE PER LA DONNA CHE VUOLE DI PIÙ DERMATECH PEN APPLICATORE MICRONEEDLING CUTANEO SOLUZIONE PROFESSIONALE PER ATTENUARE GL EFFETTI DEL PASSARE DEL TEMPO CON TOTALE NATURALEZZA
Cos’è DERMATECH PEN? Un dispositivo automatico di microneedling, minimamente invasivo, che, attraverso una testina di 36 micro-aghi in acciaio chirurgico, provoca un’aggressione controllata della pelle per ridurre la rigenerazione di collagene, stimolando allo stesso tempo un miglior assorbimento dei princìpi attivi.
COME AGISCE? Questa tecnica si basa sulla capacità della pelle di auto-rigenerarsi in forma naturale dopo aver subìto un “danno”. DERMATECH PEN provoca “una aggressione‘’ controllata della pelle che genera una risposta innata dell’organismo per riparare la reazione: le micropunzioni provocano una reazione infiammatoria che attiva il rilascio di fattori di crescita e stimola la moltiplicazione dei fibroblasti nel derma. Di conseguenza avviene un incremento della produzione di elastina, collagene I, III e IV glucosaminoglicani che generano un miglioramento della qualità e della texture della pelle, la quale successivamente apparirà più elastica e più spessa.
Affidarsi alle mani di un professionista è un vero e proprio atto d'amore verso se stessi
Tecnica sicura, veloce ed efficace - Praticamente senza disturbi - Stimolazione naturale - Molteplici benefici antietà - Personalizzazione del trattamento a seconda del tipo di pelle e delle necessità - Ideale per integrare altri trattamenti cosmetici, o con DTI System, per incrementarne i risultati.
QUALI BENEFICI APPORTA? Apporta un’azione ANTIETÀ GLOBALE, dato che è in grado di invertire gli effetti del passare del tempo in tutte le sue manifestazioni: • Migliora la fermezza e la densità della pelle • Ottiene una rigenerazione cutanea ottimale • Attenua rughe e linee • Ripristina un aspetto più sano • Omogeneizza il tono • Riduce le dimensioni dei pori aperti e migliora la texture della pelle • Riduce la visibilità delle smagliature recenti.
CARATTERISTICHE E VANTAGGI DI DERMATECH PEN
Utilizza una testina provvista di 36 micro-aghi in acciaio chirurgico totalmente sterile, monouso e calibro 32 G.
Dott.ssa in Estetologia
Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza
"ESTETICA EVOLUTIVA STELLA POLARE"
Per informazioni o appuntamento:
Controllo automatico della profondità di applicazione e della velocità: il dispositivo dispone di una capacità di penetrazione regolabile che va da 0,25 a 2,5 mm. Per i trattamenti ad uso estetico si utilizza il range di regolazione da 0,5 mm a 1,5 mm. Nei trattamenti per il viso non va superata la profondità di 0,5 mm di regolazione del dispositivo. La profondità dell’ago viene regolata in modo da rispondere alle necessità individuali del cliente e per adattarsi alle varie aree del volto.
Centro Estetica Evoluta «STELLA POLARE di Dioturni Cinzia»
Dispositivo automatico, pratico e semplice che agevola uno svolgimento del lavoro preciso ed omogeneo.
Via Mola di Bernardo, 15 - Terni (TR) Tel. 0744/271621 - Cell. 346/0112226
L’azione della tecnica di microneedling provoca una stimolazione controllata che rigenera il tessuto. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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PALAZZO PONGELLI BENEDETTONI
TRA SCIENZA E STORIA
PALAZZO PONGELLI, LUOGO JACOPONICO, APRE LE PORTE ALL’INNOVAZIONE SCIENTIFICA E TECNOLOGICA
P
alazzo Pongelli, già Benedettoni, situato nel centro storico di Todi, è armoniosamente inserito tra la Chiesa gotico-romanica di S. Ilario del secolo XII e la Fonte Scarnabecco risalente al 1241. Il cinquecentesco Palazzo è appartenuto, fino alla seconda metà del ‘700, alla Famiglia di Jacopone da Todi, ove il Beato condivise la Sua vita di sposo con Vanna de’Conti di Coldimezzo e, a tutt’oggi, si possono ammirare
sulle pareti di alcune sale del piano nobile, gli affreschi dipinti dai principali pittori del ‘600 come Zuccari, Polinori, Sensini e Bartolomeo Barbiani, preziosa ed unica testimonianza pittorica della vita di Jacopone. La famiglia Pongelli Benedettoni, legata alla famiglia Braconi per il matrimonio avvenuto tra il Dott. Giuseppe Braconi ed Annamaria Pongelli, ha mantenuto vivi negli anni la storia e il fascino del Palazzo,
uno dei gioielli architettonici e turistici della Città di Todi, che ci parla non solo della vita del religioso Jacopone da Todi, ma anche di numerosi pittori che qui hanno lasciato traccia della loro arte. Il Palazzo infatti, è diventato, con decreto ministeriale, palazzo di interesse storico, artistico e architettonico. Negli anni ha aperto le sue porte al pubblico con le giornate del FAI ed è stato sede di numerosi eventi, tra cui il Todi Festival.
Il 6 Ottobre 2018 ha ospitato anche un importante Convegno Medico Chirurgico, “La Chirurgia Guidata: nuove frontiere per una chirurgia di precisione”, fortemente voluto e promosso da Studio di Radiologia Braconi di Terni che ha illustrato le innovazioni che le ultime tecnologie apportano nella pratica odontoiatrica. Da oltre 50 anni lo Studio di Radiologia Braconi è il punto di riferimento per ciò che riguarda la diagnostica per immagini in Umbria e dispone, per la radiologia odontoiatrica, di nuovissime apparecchiature, dotate di tecnologie all’avanguardia, che garantiscono un livello di qualità dell’immagine senza precedenti. L’ottimizzazione di tutto il processo di acquisizione delle immagini riduce di molto, inoltre, la dose di radiazioni necessaria per effettuare l’esame. La bassissima percentuale di radiazioni e l’eccellenza tecnologica dei macchinari a disposizione fa sì che lo Studio di Radiologia Braconi collabori strettamente, da sempre, con A.N.D.I. (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) di Terni e con i dentisti ternani.
Tema del Convegno è stato quello della chirurgia guidata, che trova applicazione in svariati contesti clinici. Dopo essere stata utilizzata con successo, per diverso tempo, nella grande chirurgia, in ambito odontoiatrico rappresenta un’applicazione particolarmente stimolante dell’implantologia. Essa si basa sui concetti operativi più moderni; la metodica utilizzata, infatti, può ridurre sensibilmente alcuni rischi dipendenti dall’operatore e facilitare le manovre indipendentemente dall’esperienza del clinico stesso. L’evento è stato promosso da Studio di Radiologia Braconi, organizzato da ANDI sezione di Terni ed ANDI Servizi e supportato nella segreteria organizzativa da EC Comunicazione & Marketing. Nella cornice di Palazzo Pongelli Benedettoni si è realizzato, quindi, un connubio di storia, arte, medicina, poesia e modernizzazione che non ha eguali.
Viviamo in un mondo che cambia
POCHI CENTIMETRI ALLA VOLTA… I n tanto così è scritta tutta la storia, sia antica che moderna, del paesaggio in cui viviamo oggi. Impossibile osservarlo, tanto meno rendersene conto. Specialmente quando c’è l’illusione che tutto quanto è intorno a noi sembri scorrere, quasi esclusivamente, in rapporto ai nostri attuali tempi naturali, ottant’anni di vita o poco più. Ma è questa l’unità di misura della velocità del mondo, quella a cui dobbiamo far riferimento? Di tanto in tanto qualche evento naturale si fa apprezzare, anche prepotentemente, per la sua immediatezza determinando, in effetti, una condizione anomala nell’ambito del nostro quieto vivere. Un’autentica catastrofe, proprio come possono apparire un terremoto, un’alluvione, o qualche altro fenomeno che, se pur apparentemente, si caratterizza per la sua istantaneità. Eppure, a guardarsi intorno con un poco più di attenzione, sono proprio quei tempi che ci contraddistinguono rispetto al modo di fare di tutti gli altri organismi viventi, quelli con i quali scandiamo la nostra complessa esistenza e che sembrano essere soltanto nostri, ad apparire come un elemento quasi estraneo al contesto generale. Allora questo significa che nel panorama naturale costituiamo un’anomalia? Ma andiamo! Quanti pensieri complicati tutti in una volta! Ma, in sostanza, quale è il punto di vista che dobbiamo ritenere giusto relativamente al tempo, quello da prendere come riferimento? Per la verità, ragionevolmente verrebbe da dire tutti e nessuno. Di fatto, l’impressione è che in natura esistano tanti tempi diversi, ognuno per se stesso esclusivo, tenuti insieme armoniosamente in un grande sistema complesso e dinamico. Le strutture morfologiche e le caratteristiche paesaggistiche dei nostri territori, i contorni dei rilievi montuosi, le pianure e le valli fluviali, si sono andate delineando
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gradualmente nel corso del tempo profondo attraverso un infinito numero di piccole trasformazioni facenti capo a tempi diversi di realizzazione. Un gigantesco mosaico di eventi, alcuni più eclatanti altri di gran lunga più sommessi, a cui si aggiungono di continuo nuovi tasselli. Sommate, nelle forme derivate del paesaggio, alle precedenti, queste variazioni continue mettono in rilievo una configurazione in perenne divenire o, come amiamo di più definire, in costante evoluzione. Non potremo mai disporre di un’idea chiara, precisa e netta, di quanti terremoti, frane, alluvioni, o altri fenomeni di diversa natura ci sono voluti, nell’arco di molte centinaia di migliaia di anni, per plasmare le forme dei nostri apparentemente quieti e tranquilli paesaggi attuali. È intuibile che tutto sia avvenuto lentamente ed in modo graduale ma, di fatto, il “nostro tempo” di riferimento è troppo breve e poco ci aiuta. Però una cosa è assolutamente certa: l’importanza fondamentale, per tutti noi che viviamo nel cuore di una catena montuosa, della conoscenza profonda e della consapevolezza della realtà di questo meccanismo di trasformazione costante delle nostre terre. Ma come possiamo riuscire ad immaginare le antiche fattezze del territorio anche per quei periodi nei quali l’uomo non era ancora presente? Come si possono ricostruire le forme di un ambiente stravolto dai continui cambiamenti se all’epoca non c’era nessuno in grado di descriverlo? Detto così sembra quasi una caricatura fumettistica ma la faccenda è ben più seria, molto più di quanto solitamente siamo abituati ad immaginare. Nella realtà attuale per noi umani la conoscenza delle caratteristiche ambientali costituisce una questione di fondamentale importanza. Anzi, per dirla tutta, senz’altro
Enrico SQUAZZINI Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone
molto di più di quanto non lo sia per tutti gli altri organismi viventi. E non stiamo parlando di semplice desiderio di conoscenza ma riguarda strettamente proprio la nostra particolare natura biologica ed il rapporto che essa assume rispetto all’ambiente in cui si sviluppa. Tutto ciò è l’espressione del legame intimo e profondo che abbiamo con la natura, un rapporto profondo milioni di anni. La conoscenza sempre più dettagliata dell’ambiente circostante, delle sue caratteristiche distintive, dei suoi cicli naturali e della sua mutevolezza nel medio e lungo termine, sono tutti parametri indispensabili per scandire la nostra stessa esistenza. Ma anche per riuscire a stabilire, specialmente oggi che ci siamo trasformati in una specie biologica in grado di apportare profonde trasformazioni all’ambiente, quale possa essere il limite di tollerabilità di un ecosistema sotto pressione. Dobbiamo tenere conto del fatto che le trasformazioni da noi indotte stanno risultando troppo repentine e si incuneano nel panorama degli equilibri naturali come una netta anomalia. Quindi, se da un lato conoscere le caratteristiche dell’ambiente in cui viviamo è uno dei tratti distintivi principali anche della nostra specie, misurarle in modo preciso e dettagliato sembra essere invece una nostra prerogativa esclusiva. Allo stato attuale delle cose questa nostra particolare natura sembra stia trasformando tale possibilità di conoscenza in un’unica, disperata, àncora di salvezza. La vita di ognuno di noi nel proprio territorio è una sorta di simbiosi regolata dalle leggi di natura. Dalle nostre parti la storia dell’ambiente in cui viviamo, il terreno su cui abbiamo edificato le fondamenta delle nostre case, e così tutta la nostra intera esistenza vengono fissate nel tempo così, pochi centimetri alla volta.
UNITI E INSIEME SIAMO PIÙ FORTI TUTELA E DIFESA DI AZIENDE E PRIVATI DALLA SCARSA TRASPARENZA E DALLE IRREGOLARITÀ DEL SISTEMA BANCARIO FINANZIARIO E TRIBUTARIO • Da una analisi effettuata sui contratti bancari risulta che oltre l’87% dei clienti hanno diritto a rimborso e recupero di denaro a causa di anomalie bancarie poste in essere dalla propria banca o finanziaria; • Contattaci per avere una visione più ampia ed una maggiore consapevolezza per capire come affrontare le banche in casi di Anatocismo ed Usura; • Vieni a conoscenza di QUANTO denaro e in QUANTO tempo puoi recuperare i Tuoi soldi senza il timore di ritorsioni della Banca; • La nostra assistenza ha permesso a centinaia di Clienti di recuperare importanti somme di denaro che la banca aveva ingiustamente sottratto ai loro portafogli; • Richiedi la Pre Analisi Informativa e ricevi il Report per ridurre o estinguere il debito in banca.
I COSTI DELLE ATTIVITÀ PERITALI E LEGALI SONO CONVENZIONATI, RATEIZZABILI ED ACCESSIBILI A TUTTI. L’associazione Upli nasce in Umbria e da oltre dieci anni è un’importante realtà e punto di riferimento sia locale che nazionale. Libera, indipendente e senza conflitti d’interesse, conta associati tra semplici cittadini, imprenditori, commercialisti ed avvocati in tutta Italia.
Associazione Upli a Terni si trova in via Pietro Gori, 1 H - Sede Legale: Via del Serra n. 21 Terni I nostri contatti: Tel. Sede Legale 0744 462624 - Tel. Sportello Associazione 375 5667789 e-mail: terni@upli.it - sito: www.upli.it
Fra PRESENTE e FUTURO: UNA SCELTA Giacomo PORRAZZINI
L
a recente e sofferta discussione e le successive decisioni sul Documento di Economia e Finanza, ci ricordano, aldilà del giudizio che ciascuno di noi può esprimere sui singoli contenuti e sul significato complessivo della manovra economica, che viviamo in tempi di “coperta corta”, anzi, cortissima. Così, il generoso pacchetto di promesse elettorali, venduto in campagna elettorale, in particolare dai partiti dell’attuale maggioranza di governo, è stato drasticamente ridimensionato e le scelte finali sono risultate più modeste, quanto sofferte. I campi ai quali destinare le scarse risorse, in realtà, disponibili esprimevano scelte di valore, interessi e bisogni spesso contrapposti e difficilmente componibili: risanamento dei conti pubblici o ulteriore indebitamento, spesa corrente e minori entrate (reddito di cittadinanza, pensioni più generose, flat tax e condono fiscale) oppure maggiore progressività delle imposte e piano di investimenti per lavoro, case popolari, infrastrutture e difesa del territorio; più semplicemente, attenzione ai benestanti (ovvero al 20% degli italiani che possiede il 70% della ricchezza nazionale, pari a 5.000 miliardi di euro) oppure ai vecchi e nuovi poveri (circa 5 milioni); sostegno alle imprese tradizionali o alla ricerca e sviluppo tecnologico sulle frontiere più avanzate della scienza; spese per azioni di accoglienza ed inclusione verso i migranti regolari o spese per rimpatri di massa e blindatura di porti e confini; attenzione al Sud ed alle aree di crisi del centro, oppure prevalenza degli egoismi regionali; maggiore impegno per le politiche sociali e per la sicurezza interna o aumento delle spese militari per missioni all’estero; ed infine attenzione agli interessi ed ai bisogni delle generazioni più adulte ed anziane o soddisfazione prioritaria delle aspettative di vita e di lavoro dei giovani? Come si vede, anche da questo parziale
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riassunto, il ventaglio delle scelte era ed è molto ampio e ciascuno può giudicare da che parte si è spostato il peso della bilancia politica, alla luce delle scelte compiute. Tuttavia un tema, in particolare, mi pare meriti che, su di esso, resti viva l’attenzione e la discussione: il presente ed il futuro delle giovani generazioni. Ben sappiamo che le grandi trasformazioni già avvenute ed in corso sul lavoro, sulle sue tutele e retribuzioni, sulla sua organizzazione, hanno avuto il maggiore e negativo impatto sui giovani che, usciti dal percorso degli studi, si affacciano al mercato del lavoro. Le conseguenze della liberalizzazione degli scambi mondiali e delle logiche della grande finanza speculativa, asse portante della globalizzazione, e le stesse innovazioni tecnologiche non governate, si sono tradotte, per i giovani, in minore occupazione, retribuzioni incapaci di assicurare un futuro familiare, precarietà e nuove forme di sfruttamento sul posto di lavoro; per molti, spesso i migliori, in spinta ad emigrare, anche dopo prestigiosi percorsi di studio e specializzazione. I giovani, soprattutto provenienti dai ceti medi e popolari, trovano "l’ascensore sociale" bloccato e vivono la frustrante consapevolezza di avere, davanti, un futuro, un lavoro, un reddito ed uno Stato sociale, peggiori rispetto a quello delle generazioni precedenti e dei loro stessi genitori; per non parlare del buio sul loro futuro pensionistico, nel quale si affacciano le ombre angosciose di pensioni da fame. In sostanza, i giovani vivono oggi, sulla loro pelle, una situazione di evidente disuguaglianza, non più solo sociale, ma, generazionale. Basti pensare che, oggi, spesso, a chi subentra ad un pensionato, in un posto di lavoro, viene offerta una retribuzione più bassa della pensione di chi è uscito e con condizioni di maggiore precarietà, come l’uso massiccio di contratti a tempo e l‘assenza di tutele ed
ammortizzatori efficaci fra un periodo di occupazione ed uno di mancanza di lavoro. Un numero, ancora limitato, ma crescente di giovani, presi dallo sconforto, non studia e non lavora (i cosiddetti NEET). A fronte di un quadro di obiettiva sofferenza generazionale, in cui la giovane età sembra quasi una colpa, stanno crescendo fra i giovani, sentimenti di disincanto e rancore, che rischiano di rivolgersi non più solo verso la cattiva politica, la “casta” o le élites, ma, persino, verso i valori e le Istituzioni della democrazia rappresentativa, per non dire della comune casa europea, vista come ostile o indifferente e lontana rispetto alle loro esigenze e speranze di vita e di futuro. La stessa scuola non viene più considerata, da una maggioranza ampia di giovani, come uno strumento efficace per garantire sufficiente uguaglianza nelle opportunità formative per il primo impiego. Molti giovani, tuttavia, pur dentro una situazione estremamente difficile, hanno idee sufficientemente chiare sulle cose che la politica e lo Stato dovrebbero fare per loro, prioritariamente: investire sulla scuola pubblica e l’università, sulla ricerca e sviluppo, sulle politiche attive di orientamento ed avviamento al lavoro, sul sostegno alle imprese innovative, sulle tutele contrattuali e le retribuzioni orarie minime per tutti. Sono consapevoli che servono molte risorse ed indicano dove trovarle: progressività del carico fiscale e lotta vera alla evasione fiscale e contributiva, contrasto efficace alla corruzione ed alla economia in nero e criminale. Se si riesce a rilanciare la crescita, le risorse necessarie, poi, aumenteranno da sole. Per avviare il processo virtuoso serve, tuttavia, una scelta politica netta, a favore del futuro dei giovani, cioè del nostro comune destino di italiani. Quando protestano e propongono, ascoltiamoli.
LA TRANSUMANZA, una delle tradizioni travolte dal progresso Gabriele D'Annunzio la ricorda così: Settembre andiamo. È tempo di migrare
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ra proprio quello appena trascorso il mese della transumanza. La transumanza che? La domanda dei giovani sarebbe spontanea. Allora, per la risposta, la giriamo al vocabolario: È la migrazione stagionale delle greggi dai pascoli di montagna a quelli di pianura. Vale a dire lo spostamento tra “distanti pasture”, come le chiamava il reatino Terenzio Varrone nel suo De re rustica. E Gabriele D’Annunzio scrive: Settembre, andiamo, è tempo di migrare. Ora, in terra d Abruzzo, i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare. A settembre, in alta quota, quando l’autunno comincia a vestire il bosco con i colori di Van Gogh, le notti si fanno fredde e le condizioni avverse. È una tradizione millenaria la transumanza. È stabilito, in alcuni codici d’epoca romana, il privilegio, riservato ai pastori, di libero passaggio con gli armenti lungo i tratturi, ch’erano vie d’erba tracciate dal transito delle mandrie. Tutti in lunga fila e a piedi. Oggi ovviamente non più. Oggi le pecore dalla montagna al mare, di settembre e viceversa a luglio, viaggiano sui camion appositamente attrezzati; quindi sono diventati inutili, lungo gli antichi sentieri, le taverne per i pastori e gli abbeveratoi per gli animali. Ed anche i luoghi, che pure c’erano, destinati al commercio dei prodotti della pastorizia. Oggi non s'ode più di lontano (ai tempi della mia fanciullezza, ancora sì) il passaggio del bestiame. Le capofila avanti, la campanella sempre sonante appesa al collo, le altre belando appresso, a capo chino. Un procedere lento, un andare senza sosta, brucando dove l’erba offriva fresco nutrimento. I cani, guardiani severi, che non ammettevano pigrizie, salvo qualche naturale ritardo per la pecora zoppa che saltellava su tre zampe per star dietro a quella processione. Sollecitata anche dal pastore munito di bisaccia a tracolla
insieme al grande ombrello verde e il cappello sdrucito in testa. Era il pecoraio un camminatore tacito e solitario, il volto percosso dal vento impietoso di cima ai poggi. Sulla giogaia, rude è il sole, severa la luna, la natura impervia. Sin quando è arrivato lo sviluppo economico e non pochi pastori, come tantissimi contadini delle nostre terre, sono diventati operai, con il guadagno fisso e non lasciato alle intemperie. Sulle balze del Terminillo, dove soggiorno in tempo d’estate, qualche anno fa, di greggi se ne incontravano più di uno; il lavoro, seppure fosse un travaglio, probabilmente dava guadagno per via dei derivati della pecora, raminga all’alpeggio, considerati migliori di quelli dell’animale gramo “in batteria”. Sono scomparsi pure l’ultimo gregge e l’ultimo pastore. Con loro, tra non molto, si estingueranno i sapori della pastorizia, fatti prigionieri e manipolati nei grandi caseifici. Stiamo perdendo una “funzione alimentare” importante. Oltre a quella ecologica. È provato infatti che un gregge in movimento “arricchisce” il terreno percorso; nei velli si impigliano i semi delle piccole piante e così si determina -ho letto in una rivista tecnica- una importante diversificazione botanica all'interno degli ecosistemi. Oltre a ciò, la perdita del pascolare, per me, è smarrimento di tradizioni, cancellazione di tracce civili che appartengono alla vicenda del genere umano. Sono “radici sociali” che inaridiscono, la pastorizia insieme a tanti altri “mestieri” praticati in passato nelle nostre campagne e nei borghi antichi. Tanti anni orsono, il mio compianto amico Sandro Boccini si armò di macchina fotografica, fece un lungo giro attraverso i campi della Sabina per documentare una negatività, presente anche in Umbria: il fenomeno dei casolari abbandonati. Allestì una mostra e se ne discusse, indicando le conseguenze. Quelle dimore senza vita, sperse in mezzo alle terre
Adriano MARINENSI
non più coltivate, erano e sono il segno degli “effetti collaterali” provocati da un cambio epocale, non sempre positivo, dello stare al mondo dell’uomo. Un cambio di identità destinato, di questo passo, a stravolgere il significato autentico dell’esistenza. Il casolare classico di campagna era a due piani, la scala all’esterno e spesso la stalla al piano terra per aiutare il riscaldamento dell’unico focolare che faceva quel poco che poteva fare. Gli infissi non garantivano la perfetta tenuta, quindi la tramontana la potevi denunciare per violazione di domicilio. La periferia di allora non ha alcuna somiglianza con l'odierna città verticale, inventata dagli urbanisti d’assalto. La città verticale -dicono- è progettata per risparmiare il suolo urbano, così da destinarne gran parte a spazi verdi e servizi collettivi. Teoria mica male. Se non fosse però la pratica realizzata in maniera diversa: i palazzi alti, alti e le superfici attorno consumate a scopo parimenti edilizio. C'è una separazione sociale nei mostri edilizi. La teoria della città verticale, è una mistificazione a danno del cittadino, ormai erede lontano del campagnolo, asfissiato dall’inquinamento e stranito dalle mille cacofonie quotidiane. L’esistenza delle metropoli consumata nell’anonimato di condominio, dove, se muore quello del pianterreno, per la sensibilità dell'altro che abita all’attico, si tratta soltanto di un tizio forse incontrato per caso nell’androne o in ascensore. Buongiorno e buonasera, al massimo della confidenza. Il lutto senza alcuna compassione altrui; manco la pallida somiglianza con il cordoglio condiviso delle piccole comunità, che conservano una dimensione godibile. Allora, la mia, se volete, miserevole riflessione è: siamo sbarcati sulla Luna e –lo sostiene la NASA– presto ci andremo ad abitare. Intanto non sarebbe il caso di dare un’occhiata a come si abita (male) sulla terra? Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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CONSORZIO DI BON
Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it
Avviata la manutenz L’attività prosegui Lavori svolti anche su canali e invasi collinari per
È
iniziata in estate e sta tuttora proseguendo l’attività di manutenzione del reticolo idrografico da parte del Consorzio Tevere-Nera. Ne informa una nota dell’Ente nella quale si dà conto dei lavori già eseguiti, in particolare sul fiume Nera (tratto urbano) e sui fossi Gabelletta, Schiglie, Rivo, Calcinare, Brecciaiolo, Ferriera in loc. Staino, Valenza, Vallecaprina, Collescipoli, in comune di Terni, oltre che sui fossi Copparone, San Lorenzo e Sant’Eutizio nel comune di Narni. Attualmente sono invece in fase di ultimazione i lavori sul fosso Morgnano e sul fosso Calamone e sono appena iniziati quelli sul fosso di Toano. Relativamente al resto del comprensorio il Consorzio ha operato sui fossi Naja e
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IFICA TEVERE NERA
ione di fiumi e fossi: irà per tutto il 2019
Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
garantire le irrigazioni e sostenere le aziende. Massa Martana nel comune di Massa Martana, sul fosso Vallicciano nel comune di Montecastrilli e sul fosso Polino-Rosciano ad Arrone. In base alle numerose richieste di interventi che pervengono da parte di singoli contribuenti ed enti territoriali, il Consorzio ha già programmato una diffusa attività di manutenzione su tutto il comprensorio con impegni fino a tutto il prossimo anno. Nel corso della stagione irrigua 2018, la cui chiusura è stata prorogata fino al 15 ottobre p.v., il Consorzio di bonifica Tevere-Nera ha assicurato il fondamentale servizio idrico H24. Quest’anno, per la prima volta nella storia del Consorzio, è entrato in vigore il Regolamento Irriguo Consortile, che dispone la corretta distribuzione dell’acqua per irrigazione e la gestione degli impianti. Come nello scorso anno il Consorzio ha eseguito interventi inerenti i lavori di manutenzione ordinaria sui canali a scorrimento consortili e sugli invasi collinari consistenti principalmente nel taglio della vegetazione infestante e nel ripurgo degli alvei di molti corsi d’acqua. Di rilevante importanza è l’impianto fotovoltaico, in comune di Graffignano gestito dal Consorzio con il quale si potranno abbattere i costi per l’energia elettrica relativi al funzionamento degli impianti irrigui consortili.
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LIBERARSI DELLA PLASTICA SENZA TROPPO TORNARE ALL’ANTICO U Carlo SANTULLI
no degli obiettivi più ambiziosi oggi è abolire la plastica, quindi creare un ambiente “plastic free”, che sia un negozio od un ristorante, o addirittura un’azienda. “Qui non si usa plastica”. Ma possiamo realmente liberarci della plastica? Con ogni probabilità no. Perché è leggera, facilmente stampabile e praticamente infrangibile. Gino Bramieri nei vecchi Caroselli del Moplen faceva volare un secchio, riprendendolo agilmente. Che differenza dal vecchio secchio di “ferraccio”, magari pure un po’ arrugginito dall’uso. Il grande balzo delle plastiche iniettabili è iniziato dal polipropilene isotattico di Giulio Natta, che lavorò anche alla Polymer qui a Terni, partendo da finanziamenti “autarchici” per la ricerca del catalizzatore giusto per far avvenire la reazione, ma non si arrese neanche durante e dopo la guerra, finché raggiunse il risultato nel 1954. La plastica consente la serialità, cioè permette di produrre una serie di oggetti, che Gillo Dorfles definì “la possibilità di iterazione di un determinato modello senza nessuna diversità tra i diversi esemplari”. Questo portò delle conseguenze: per le fibre naturali, come juta e canapa, divenne difficile competere coi tessuti di poliestere uniformemente colorati in massa, un po’ come si aggiunge il lievito alla pizza prima di lasciarla riposare per poi spianarla, di tutte le tinte che vogliamo. Oggi la plastica fa parte della nostra vita ed anche della nostra psicologia, tant’è vero che certi prodotti alimentari, come le merendine confezionate, riprendono alcune delle sue caratteristiche più evidenti, come la perfezione dei dettagli ed il colore uniforme. E questo ci ha condizionato: facciamo per esempio fatica ad accettare che le patate nascano tanto bitorzolute ed ancora sporche di terra, ce le lisciano e lavano per rendercele accettabili. Il problema della plastica sta però nel come la si usa. Ci siamo abituati all’usa e getta, ed è difficile uscirne. Una bottiglia in PET, polietilentereftalato, un altro poliestere, non costa più di due centesimi vuota.
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Imbottigliando acqua senza particolari proprietà benefiche, oltre che l’ovvia qualità di essere diuretica, ne potete portare a casa una decina di litri per meno del prezzo di un caffè al bar. Anche se… nella maggior parte dei casi l’acqua de “lu sindacu” è migliore e magari più controllata, è uscita ora dal rubinetto e non un paio d’anni fa, e non vi fa riempire di vuoti accartocciati il secchiello giallo della raccolta differenziata. Eppure, delle materie plastiche erano nate, ancora prima di Natta, anche se colabili e non iniettabili, con grandi ambizioni. Non venivano ancora dal petrolio, ma volevano sostituire dei materiali importanti, come il corno, che veniva da uno scarto agroalimentare, sicché era logico che così fosse anche per i materiali che dovevano sostituirlo. Un esempio è quella miscela di caglio di latte, quindi scarto dalla produzione del formaggio, aceto, quindi vino andato a male, e… formaldeide, detta galalite (da “galà”= latte, e “lithos” = pietra, quindi “pietra di latte”) che ha avuto un certo successo tra la fine dell’Ottocento e circa
Lampada in galalite
Bottiglie in PET
il 1935, e si produceva anch’essa anche qui a Terni. Il romanziere “peccaminoso” degli anni ’20 e ’30, Pitigrilli, citava in una sua descrizione i giocatori d’azzardo che s’affannavano intorno al tavolo, dove venivano gettati “dadi di galalite”. Dalla galalite si facevano anche bottoni, fiches, involucri per penne stilografiche, oggetti ornamentali, persino cornici per specchietti. Materiali come la galalite, o anche la celluloide, di cui vi dicevo l’altra volta, venivano detti “plastiche”, tanto è vero che c’era già ai primi del ‘900 una rivista scientifica, “Plastics”, che trattava di questi ed altri materiali formabili a caldo. Oggi questi materiali, antecedenti all’esplosione delle plastiche di origine petrolchimica, li chiamiamo “protoplastiche”. Lo so che vi siete preoccupati un po’ a sentire parlare di formaldeide, o formalina, che aveva vari utilizzi, alcuni anche un po’… inquietanti, diciamo che era un conservante, ma era riconosciuta anche come farmaco, per esempio nelle pasticche per la tosse, cosa che oggi preferiamo evitare, non è che non funzioni, ma magari funziona troppo nell’asportare l’infiammazione, non limitandosi a questa. Ma vi assicuro, come dalla lampada che vedete in foto, opera di Marco Ripani, che la galalite si può fare anche senza formaldeide. L’unico problema è che va asciugata per un po’. Insomma, la dobbiamo far stagionare: il termine che si usa in inglese, “cure” è lo stesso per i formaggi e per le plastiche, un’eredità dei tempi della galalite.
IL LATTAIO DI UNA VOLTA Vittorio GRECHI
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n Italia, dal 1952 al 1970 avvenne uno straordinario aumento del reddito pro capite, che crebbe più del 130%. In paesi come la Francia e l’Inghilterra, l’aumento nel medesimo periodo fu rispettivamente del 36% e del 32%. Parallelamente crebbe anche la capacità di spesa e dunque il tenore di vita degli italiani: ad esempio, nel 1958 i possessori di un televisore erano il 12%, nel 1965 erano 4 volte tanto; nel 1958 solo 13 persone su 100 possedevano un frigorifero e 3 su 100 una lavatrice: nel 1965 le percentuali erano del 55% e del 23%. Era il periodo del grande “boom economico”: nel 1951 furono prodotti 18.500 frigoriferi, nel 1957 70.000, nel 1967 3.200.000. L’Italia era diventata il primo produttore europeo di elettrodomestici (Dati da “Le porte del freddo” Storia della refrigerazione). Ricordare il boom economico di allora può essere utile per fare i confronti con le striminzite crescite di oggi e con lo spaventoso debito pubblico accumulato negli anni. Da questi dati possiamo capire perché in quel tempo prosperava un mestiere adesso estinto, quello del lattaio casa per casa. Il lattaio era in genere un contadino che possedeva mucche da latte alimentate col fieno dei suoi terreni. Quelli invece che avevano vacche da lavoro cercavano di farle partorire all’inizio dell’inverno, in modo che a primavera il vitello maschio fosse venduto al macellaio e la madre tornasse a essere una vacca da fatica, mentre se il vitello era femmina, era allevata per sostituire quelle invecchiate. La vacca in questione era munta per qualche tempo, ma senza esagerare, solo dopo aver venduto il vitello o quando la vitellina era in grado di alimentarsi con il fieno. Il latte ricavato serviva per fare il formaggio, la ricotta e il burro o per la colazione dei bambini. Non era possibile fare tutto insieme perché il latte non era sufficiente. Allora si alternava: una mattina i bambini facevano colazione col latte e una bella fetta di pane tostato sui carboni, la mattina successiva con pane e olio e il
giorno dopo con pane e marmellata o miele, rigorosamente prodotti in casa. Quelli che si sentivano più grandicelli non disdegnavano fare colazione con un bel piatto di fagioli lessati o con una fetta di pane e salsiccia fatta avanzare opportunamente dall’arrosto serale, imitando quanto facevano gli adulti. Se c’erano uova d’avanzo, cioè se le galline avevano ricominciato a fare il proprio dovere e la scorta per fare le pizze pasquali era consistente, e se i bambini erano in convalescenza dopo le sfebbrate invernali, allora ogni tanto era consentito uno zabaione a testa con il latte bollente e l’immancabile fetta di pane abbrustolito. Quando c’era latte sufficiente (magari preso in prestito dal vicino) per fare il formaggio, dopo si faceva anche la ricotta. Fare colazione con la ricotta spalmata sul pane e zuccherata a dovere era una variante piacevolissima. Quando toccava il turno di poter fare il burro, dopo la faticaccia di dover sbattere per lungo tempo il latte in una bottiglia con la bocca larga, tale fatica era ripagata gustando una calda fetta di pane imburrato con sopra delle appetitose alici. In paese e nelle periferie cittadine il latte fresco arrivava ogni mattina in ogni vicolo e in ogni periferia. Ogni lattaio si era conquistato una zona sufficientemente vasta, adeguata a smerciare la quantità di latte che era in grado di produrre. La zona di lavoro era raggiunta in vari e pittoreschi modi. C’era chi arrivava a bordo di una biga trainata da una cavalla con un grosso campanaccio al collo per annunciare l’arrivo del lattaio. Nella biga erano fissati a dovere i bianchi contenitori del latte in alluminio, insieme ai bicchieri con manico, sempre di alluminio, per misurare le quantità: si andava dal quartino al mezzo litro, fino a quello più grande di un litro. Per risparmiare c’era anche chi aveva solo il bicchiere del quartino. Qualcuno si era organizzato con un triciclo e sopra le due ruote anteriori aveva costruito una specie di gabbia contenente i fustini
del latte. Spingere un trabiccolo con quel peso era una bella fatica, visti i saliscendi delle stradine. Quando riprendeva fiato, sospendendo per un momento lo sforzo sui pedali, il lattaio gridava annunciando il suo arrivo alle donne del vicinato. Altri, più sobri, avevano fatto una piccola modifica alla bicicletta, sistemando i due contenitori del latte sopra la ruota anteriore, uno a destra e l’altro a sinistra. In queste condizioni non era agevole mantenere l’equilibro stando in sella e pertanto il lattaio andava a piedi, almeno finché non aveva più che dimezzato il contenuto dei recipienti. Qualche donna scherzava chiedendo quanta acqua aveva aggiunto al latte quella mattina e allora altre si inserivano a commentare lo scarso sapore della bevanda, facendo ipotesi non benevole anche sulla non adeguata alimentazione del bestiame. Una mattina, del tutto casualmente, fu trovata la prova delle dicerie delle comari. Uno studente universitario del posto prese di buonora il treno per Roma e all’arrivo comprò un quotidiano molto diffuso in tutto il territorio in questione. Sfogliandolo, notò un trafiletto nella cronaca della capitale d’Italia, in cui il tribunale della cittadina di periferia condannava quel lattaio a una multa di x lire e a pubblicare l’atto su quel quotidiano (senza specificare in quale edizione) per aver annacquato il bianco latte. L’avvocato del lattaio aveva furbescamente fatto pubblicare la sentenza nella cronaca di Roma dell’edizione romana in modo da non far trapelare la sgradita (per il lattaio) notizia nelle zone ove era stata praticata la sofisticazione alimentare. Si dimostrò invece, anche in questa occasione, che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, nonostante l’acume dell’azzeccagarbugli di turno. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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DOVE VA L’EUROPA? Pierluigi SERI
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l 2019 sarà indubbiamente un anno decisivo per il nostro paese e, soprattutto, per l’Europa. Se impostiamo il confronto opponendo "ismi" a “ismi”, da una parte gli “europeisti” dall’altra i “populisti” ”sovranisti”, temo che il confronto si risolverà a favore dei secondi. Ma è bene ricordare che se il “popolo” serve solo a sbarrare i confini, a suscitare paure, individuare nemici, non ha ragione di esistere l’Europa se vengono meno i princìpi di democrazia, libertà e solidarietà su cui è stata fondata. L’Europa e il Popolo sono soggetti diversi, culture contrastanti che si confrontano anche polemicamente. Sono i nuovi capi che si definiscono “populisti” o “sovranisti” a concepire il popolo come “Uno”. Sono i nemici dell’unità politica europea a proporne un’immagine centralistica, burocratica, fuori della storia, incapace di riconoscerne il pluralismo su cui essa si fonda, erigendosi a custodi di sovranità perdute da mezzo secolo. Le idee di Europa sono molte e discordanti. Occorre dire un volta per tutte per quale idea ci si batte e non limitarsi a autodefinirsi genericamente europeisti. A questo punto si rende necessario aprire una parentesi di autocritica. I Valori della nostra civiltà di cui spesso ci siamo fregiati con spocchiosa retorica non costituiscono uno stabile fondamento, non tracciano una netta linea per il nostro agire, sono fragili idee regolative, sempre in pericolo di essere minacciate, contraddette. Questo la storia ce lo dovrebbe aver insegnato, ma i fatti anche recenti sembrano dire il contrario. Cristianesimo e Illuminismo anche se su fronti opposti hanno forgiato la nostra vita, ma quando un ordine sociale entra in crisi, essi tendono a scomparire. La stessa “missione” che scienziati, filosofi, politici hanno considerato tipica dello spirito europeo cioè ricondurre ogni forma di vita a razionale coerenza liberata da ogni dogmatismo e da ossequio verso autorità che dall’esterno si impongano alla coscienza della persona. Questa missione
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viene sopraffatta da passioni irrazionali della paura, dell’egoismo, dell’avarizia ogni volta che entriamo in un passaggio d’epoca. Questo è quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi e in questa ottica vanno visti i recenti fatti di cronaca come il caso della Diciotti, i raid razzisti in aumento, l’asse Salvini-Orbàn. Eppure sembrava più di una speranza quando l’Europa appena uscita dalla catastrofe della II Guerra Mondiale iniziò a pensare di costruire una propria unità politica. Già, proprio l’Europa che aveva trascinato l’umanità nella più grande tragedia della sua storia concepiva il progetto ambizioso e perfino assurdo di federarsi insieme, di volere il bene del prossimo che in fondo è anche il nostro, di essere solidali gli uni con gli altri. Era la nascita di una nuova Europa che aveva compreso sulla propria pelle insegnamenti fondamentali: combattere ogni forma di demagogia nazionalista, vedere le altre forme di civiltà non come nemici, credere nei valori fondamentali basati sulla democrazia e la solidarietà. Proprio questo pensava Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori della Nuova Europa nel grigiore del confino fascista di Ventotene, mentre fuori infuriavano le devastazioni e le carneficine della guerra. Sembrerebbe a prima vista un’illusione, ma non lo era perché c’erano due condizioni venute meno nel tempo. La prima era rappresentata dalla memoria ancora viva degli effetti catastrofici del conflitto. La seconda, che la Nuova Europa praticasse i valori di democrazia, di solidarietà, di uguaglianza, del diritto osteggiati dai totalitarismi e dai nazionalismi del Novecento. A distanza di settanta anni la memoria della guerra e i suoi orrori si è affievolita, c’è perfino chi nega l’Olocausto e l’idea di una Europa unita culturalmente e politicamente si va dissolvendo sotto i nostri occhi. In questi anni si è costruita soltanto una comunità economica con l’introduzione dell’euro, basandosi sul presupposto, rivelatosi errato, che la
moneta unica avrebbe trainato fatalmente il processo dell’unità politica, credendo che le leggi dell’economia fossero al potere e detenessero la sovranità effettiva. Così non è stato e la crisi del 2007-2008 ha dimostrato drammaticamente il carattere ideologico di tale costruzione. Si tratta di una costruzione che de-politicizza l’idea di unione, dando involontariamente man forte a populisti e sovranisti. In questa situazione tali movimenti stanno prosperando mossi dall’idea del tutto reazionaria di “essere padroni a casa propria”, che si possa oggi essere economicamente, produttivamente competitivi, restando nei confini di antichi staterelli e che in questo modo si raggiunga una reale autonomia. Il problema sta nel fatto che i “sovranismi” dilaganti, giunti al potere, riveleranno la loro impotenza a contrastare e soprattutto a “dialogare” con i “poteri forti” dell’economia e della finanza che affermavano in campagna elettorale di voler sconfiggere, col risultato di esserne mille volte più sudditi. Aggiungo inoltre che un’Europa in cui si lascia dilagare l’indifferenza per il male (alludo alle immagini drammatiche dei viaggi della speranza che ci scorrono quotidianamente come un film) in cui manca ogni volontà politica di contrastarlo, è un’Europa che ha tradito il proprio giuramento che aveva unito le nazioni dopo la catastrofe della guerra. Un’Europa tragicamente miope sul proprio destino, composta di tanti stati e staterelli ognuno dei quali si presume “sovrano” mentre il mondo si va ricostruendo tra grandi spazi imperiali. Il prossimo anno si deciderà quale strada intraprenderà l’Europa. Rimarrà l’euro, resterà un comune spazio commerciale, ma l’idea di una unificazione politico-culturale vagheggiata dai padri fondatori sarà definitivamente tramontata. “Il primo compito in avvenire (..) è l’abolizione delle frontiere che dividono l’Europa in stati sovrani”. (Altiero Spinelli)
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IX EDIZIONE
VITE PARALLELE PERSONAGGI A CONFRONTO A.
I.
C.
C.
Delegazione di Terni
LA SCRITTURA CREATIVA PREMIATA DALLA FONDAZIONE CARIT E DALL’AICC-TERNI C’è tutto il nostro presente nella sua vibrante attualità nei “dialoghi” con i personaggi del mito classico degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Provincia di Terni partecipanti al concorso “Vite parallele: personaggi a confronto”, indetto dall’Associazione Italiana di Cultura Classica di Terni con il prezioso contributo della Fondazione CARIT e giunto alla IX edizione: dal dramma dei migranti raccontato da Ulisse, al terribile amore per la guerra degli uomini di ieri e di oggi. Ma anche sentimenti senza tempo, come l’amore o l’odio, la solitudine o il desiderio di socialità, descritti ora con profonda serietà, ora con dissacrante ironia o con un sorriso bonario. E poi questioni di stringente attualità, come il suicidio assistito o la violenza sulle donne, raccontati in un serrato confronto con eroi ed eroine del mito classico, sempre così attuale. I migliori tra i molti elaborati di scrittura creativa e di altre forme espressive, anche multimediali, pervenuti alla segreteria del Liceo Classico “Tacito” di Terni –partner dell’iniziativa– sono stati premiati giovedì 20 settembre 2018 presso la Sala “Cascata delle Marmore”, nella sede della Fondazione Carit di Palazzo Montani Leoni a Terni, dal dott. Luigi Carlini, che ha consegnato i premi offerti dalla Fondazione Carit, e alla presenza della Dirigente Scolastica dell’IISCA – Terni, Prof.ssa Roberta Bambini. Prof.ssa Annarita Bregliozzi Presidente AICC-Terni Iniziamo con le pubblicazioni, in questo numero, degli elaborati che si sono aggiudicati il primo ed il secondo premio per la SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO. Nei prossimi numeri proseguiremo con la pubblicazione dei vincitori della sezione BIENNIO e TRIENNIO della Scuola Secondaria di Secondo grado.
GLI DEI DELL’OLIMPO ALLE PRESE CON I SOCIAL
In principio gli dèi adorati dai Greci vivevano insieme sulla vetta dell’Olimpo, confrontandosi di persona in modo diretto e immediato, a volte serenamente, a volte in modo conflittuale. Ermes, il messaggero tra tutti loro, di carattere vivace e allegro, era molto orgoglioso del suo ruolo: con i suoi calzari alati si recava rapidamente da un luogo all’altro. Eros, figlio di Afrodite e di Ares, fanciullo alato e stupendo, armato di arco e frecce, trafiggeva il cuore dei mortali e dei divini. Tutti coloro che venivano raggiunti da una delle sue frecce cadevano inesorabilmente vittime del più dolce e il più amaro dei doni. Afrodite, dea della bellezza e della fertilità, moglie di Efesto, perennemente innamorata di Ares, con il suo sguardo dolce e il silenzio espressivo, proteggeva l’amore in tutte le sue forme. Ares, il dio della guerra, con la sua forza brutale e il suo carro trainato da quattro cavalli, assetato di sangue, terrorizzava gli uomini. Zeus, padre di tutti gli dèi e massima divinità dell’Olimpo, dio del Cielo e della Terra, sfogava la sua ira scagliando fulmini e scatenando terribili tempeste con il suo scudo… Poi… poi… ecco le nuove tecnologie... Nessuna delle divinità ha più tempo per un confronto, per una discussione o semplicemente per stare insieme, sempre prese da computer, smartphone, tablet, che sottraggono loro tempo e occasioni di incontro. Sì, è vero, gli dei continuano a vivere sul monte Olimpo, ma ognuno per i fatti propri, isolati tra loro e isolati dal resto del mondo. Perché? Cosa è successo? Sono arrivati i social... sì, hai capito bene, i social!
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No, non sono un altro genere di individui, a metà tra gli dèi e gli uomini… non appartengono al regno animale e neppure al regno vegetale. La loro provenienza? Non vengono da un altro pianeta, ma da un nuovo mondo, che non è il frutto di una scoperta geografica, bensì tecnologica. I social sono strumenti di comunicazione “virtuale”. Mi spiego meglio: ora attraverso il computer, lo smartphone e il tablet si può parlare, confrontarsi e interagire con individui di ogni parte del mondo. Le persone, dietro ad uno schermo, hanno la possibilità di essere diverse: i timidi sono estroversi, i silenziosi loquaci, i vanitosi esibizionisti e ognuno tira fuori una parte nascosta di sé, che non sempre è la migliore. Cosa è successo sul monte Olimpo dopo l’avvento dei social? Ciascuna delle divinità utilizza i nuovi mezzi in base alle proprie attitudini. Per meglio immaginare la situazione attuale degli dèi dell’Olimpo, andiamo a vedere cosa accade... Afrodite sta andando a trovare Ermes, che non incontra da tempo e gli domanda: «Ermes, ci sei? È un po’ che non ti vedo in giro... va tutto bene? Ci verrai oggi al banchetto?». Nel sentire queste parole Ermes risponde: «Ah, chi si rivede! Temevo non ti ricordassi più di me...». La dea sorpresa lo interroga: «Perché tale pensiero turba il tuo cuore?». Il nume dai calzari alati quasi non si rende conto che sta alzando la voce ed esplode: «Perché? Perché siete spariti tutti. Da quando utilizzate WhatsApp per comunicare tra voi, non mi cercate più, non mi considerate più ed io, a causa del vostro comportamento, mi sento inutile. Per questo sto tutto il giorno davanti alla pay-tv sul mio triclinio: sono diventato invisibile ormai!». Replica la dea: «Ma non dire sciocchezze! Io sono stata impegnata a postare foto per i miei followers di Instagram e Facebook. Ora vieni, andiamo al banchetto, così ci facciamo subito un selfie!». «No, grazie vai tu al banchetto, io preferisco guardare le mie fiction e poi ho dei pop-corn pronti che mi aspettano», conclude Ermes piuttosto depresso. Più tardi durante il simposio Eros esclama: «Che giornata meravigliosa! Ieri sera ho consultato la mia MeteoApp e ho deciso di organizzare proprio oggi la consueta festa di primavera». Zeus ribatte arrabbiato: «Non voglio mai più sentir parlare di queste applicazioni meteo! Io, che scagliavo fulmini per sfogare la mia ira, ormai sono del tutto prevedibile e non riesco più a sorprendere nessuno!». A questo punto il dio dell’amore non si trattiene più e si sfoga: «Perdonatemi! E cosa dovrei dire io?! Prima potevo scoccare frecce per far innamorare creature umane e divine, ora nessuno esce più e le persone si conoscono e si innamorano su… Facebook…». Ares, allora, malvagio e crudele come sempre, interviene: «Io, al contrario di voi, sono felice: ora riesco ad essere offensivo e molesto anche a distanza con coloro che sono più indifesi. Sono l’hater e lo stalker più temuto, il maestro del cyberbullismo! Fior di giovani con una vita davanti soffrono profondamente a causa delle mie azioni, si indeboliscono e si isolano a tal punto che… farli crollare definitivamente, grazie a questi piccoli, ma potenti aggeggi elettronici, è un gioco da ragazzi. Le mie azioni sono emulate da molti, ho seguaci e collaboratori ovunque, la nostra “rete” è davvero potente e tanti vi cadono in trappola!». Ares, con un ghigno di crudele compiacimento stampato sul viso, sembra davvero soddisfatto, dati i millenni d’età, di aver trovato un’arma così leggera da portare e da scagliare senza la benché minima fatica fisica, così “soft”(ware) eppure così potente, da seminare odio e distruzione, da stroncare giovani vite, da inasprire animi, da guastare teste e cuori che dovrebbero, al contrario, garantire un futuro e, possibilmente, un futuro di bene all’umanità. Il suo orgoglio è ancor più tronfio perché le nuove armi sembrano garantirgli il vantaggio dell’anonimato, senza che debba neppure prendersi il disturbo di rendersi invisibile durante quelle che sono delle vere e proprie dichiarazioni di guerra. Ma c’è di più: egli e i suoi adepti possono
colpire a qualunque distanza, perché le comunicazioni “immateriali” consentono anche questa opportunità. E la freccia del male, una volta scagliata, sfugge anche al controllo di chi per primo l’ha lasciata andare. Un silenzio glaciale piomba sul banchetto divino. I numi sembrano interrogare se stessi: stanno iniziando a riflettere. Le tecnologie hanno concesso loro superpoteri che neppure nell’età aurea del mondo classico possedevano, le potenzialità più alte che nello scorrere dei tempi e nell’alternarsi delle generazioni si siano mai avute. Sì, forze e risorse tanto alte e tanto grandi, ma anche tanto difficili da dominare. Gli dèi riflettono a lungo e decidono che utilizzeranno con grandissimo senso di responsabilità e di rispetto per se stessi e per gli altri i nuovi mezzi di informazione e comunicazione. Poi invitano Ares a unirsi a loro in una nuova guerra, una battaglia giusta contro ogni forma di abuso dei “media”. L’ultima risoluzione è quella di insegnare agli umani a fare altrettanto. Le Grazie verranno ancora una volte inviate sulla terra, ricoperte di un velo che protegga le loro virtù dall’imbarbarimento diffuso sul pianeta, e insegneranno di nuovo all’umanità a proteggere i valori del bello del buono. RIGHETTI MARTINA classe III AIF della S.M.S. Leonardo da Vinci-Orazio Nucula” – Terni.
FRA ME E ME
Il mio mondo è limitato: si confina all’IO. IO sono imbattibile. IO sono il migliore. IO sono insuperabile. IO mi amo. Mi amo così tanto che ho deciso di uccidermi. È mattina e mi sveglio. Sono le 6.55 spaccate e resto nel letto a guardare il soffitto perfettamente bianco. Alle 7.00 suona la sveglia; il suo regolare tic tic tic mi dà sicurezza e mi fa sentire a casa. Mi vesto e alle 7.30 sono in cucina. Mia moglie lava i piatti. Mi ha preparato il caffè. Si gira verso di me; dice con voce assonnata: “Tesoro, dove vai?” “A lavoro!” rispondo con voce squillante. “Sono le 7.35” “Quindi?” “Oggi fai il turno di notte” “Ah. Vero. Allora... torno a... letto” Bevo il caffè e torno in camera. “Quello era il mio caffè!”, mi urla dietro mia moglie. Mi infilo nel letto, vestito di tutto punto, con la ventiquattrore sul comodino e inizio a parlare con me stesso. “Chissà come mi vede mia moglie in questo momento?” “Probabilmente come uno spostato, uno con la testa fra le nuvole, probabilmente sta anche rimpiangendo di avermi sposato...” “Eppure mi sono vestito elegante, ho messo gli occhiali buoni e mi sono anche messo il gel. Perché ho fatto tutto questo?” “Per apparire più intelligente, meno distratto” Per APPARIRE diverso da come sono, per APPARIRE come gli altri (in questo caso mia moglie) mi vogliono.” Ora che ci penso l’ho fatto anche alla festa di mio cugino, dove c’era mia madre... mi sono messo quel maglione che le piace tanto, per farla
contenta. Lei nel vedermi con quel maglione mi ha guardato e mi ha persino abbracciato. In quel momento mi sono sentito apprezzato veramente. “Chissà; se non mi fossi messo quel maglione, lei mi avrebbe abbracciato? Se non avessi modificato il mio aspetto esteriore, rendendolo adatto all’occasione, lei mi avrebbe anche solo considerato?” “Ma no, sciocco, l’aspetto esteriore di questi tempi è tutto! Se non sono bello abbastanza non mi considera nessuno qui! Le regole sono queste... a me rimane la scelta: giocare o non giocare?” “Non so se sono pronto, io...” “Sono pronto! Sono perfetto!” “Beh, ora non devo esagerare, insomma... di difetti ne ho parecchi: mia moglie me li rinfaccia sempre!” “E io non la devo ascoltare, quella beccaccia. Lei si che è brutta! Con quel naso minuscolo, gli occhi giganti...” “Ma no, che sto dicendo... sono stati proprio quegli occhi grandi e verdi a farmi innamorare di lei!” “Ma no, lasciamo stare, mi sto mentendo da solo. Io sono troppo perfetto per amare qualcuno di terrestre e di mortale bellezza come mia moglie!” “No” “Sì, ti dico che lo sono. TU piuttosto non vali nulla, sei solo un tipo strano, che vive in un mondo parallelo e parla da solo!” “Ma tu non sei me... io non sto parlando da solo... io... tu, tu chi sei?” “Ehm, io sono te, chi vuoi che sia? Sono nella tua testa” “E allora perché parli di me come fossi un’altra persona? Non puoi essere me, io non parlerei così di mia moglie e dei miei familiari. Poi tutto questo attaccamento alla bellezza esteriore... mi ricordi qualcuno, ma non so chi” “Continuiamo il discorso di prima” “Oggi se non dimostri bellezza esteriore non puoi...” “Tu sei Narciso... il Narciso che è dentro di me, quello che mi fa cambiare maschera ogni volta che parlo con persone diverse, il Narciso che mi impedisce di ammettere i miei errori, che mi fa sentire orgoglioso, che non mi permette di chiedere aiuto a nessuno. Sei il Narciso che stamattina mi ha fatto svegliare alle 6.55 per vestirmi bene e farmi ammirare da mia moglie!” “No, io, cioè tu...” “Sei lo stesso Narciso che si è ucciso, anzi, che si è lasciato uccidere dal dolore. Un dolore provocato dal non poter amare se stesso, dal non potersi unire a se stesso” “Mi hai scoperto, ma ti devo forse ricordare che nel luogo dove sono morto sono nati degli splendidi fiori? Io ho lasciato in dono dei fiori, una cosa bella, aggraziata, che non provoca mali... dopotutto l’Orgoglio, la Vanità, la Bellezza che io rappresento non sono così malefiche e portatrici di mali, non credi?” “No. Non ci credo” “Come, non è possibile...” “Non ci credo, perché credo ancora in valori che forse alla società odierna sembrano antichi, superati, insignificanti. Io credo nel valore spirituale che ogni uomo possiede, nell’Amore nato da una risata, nelle serate passate fra amici, i veri amici, che non ti “scartano” all’improvviso perché non sei abbastanza. Credo nei consigli saggi che solo chi ti vuole bene ti dà, anche se sono un po’ scomodi e fanno sembrare irritanti. Io credo negli esseri umani. Gli esseri umani che hanno coraggio di essere umani. Io. Credo. Nella. Bellezza. Interiore” “Tesoro la colazione!” “Arrivo!”. FRAMARINI EMMA classe III H dell’I.C. “A. De Filis” – Terni (a.s. 2017/18), attualmente della classe IV C del Liceo Classico “Tacito” di Terni. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
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Galleria
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"Pensatore Pessimista" n°4 - 70x50cm
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1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA
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