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Un patto globale per salvare il Nostro Mondo E. Squazzini

Viviamo in un mondo che cambia

Un patto globale per salvare IL NOSTRO MONDO

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Enrico SQUAZZINI

Ivalori dei parametri su cui si basa il regime delle interazioni chimico-fisiche dell’ecosistema planetario si vanno discostando sempre più da quelli in vigore fino ad alcuni decenni or sono determinando modifiche, più o meno profonde, nelle dinamiche del mondo in cui viviamo. Il complesso sistema Terra, rimescolando costantemente tali valori attraverso lo svolgimento dei fenomeni naturali, è in grado di garantire lunghi periodi di regime blando nel rapporto sinergico fra i due diversi stati della materia: vivente da un lato, non vivente dall’altro. Alimentandosi reciprocamente, questi mantengono una condizione generale in grado di sostenere anche il fenomeno vita, di cui attualmente costituiamo l’espressione più complessa. In tempi recenti il gruppo di viventi costituito dagli umani ha incrementato a dismisura l’impatto sull’ecosistema attraverso l’aumento costante della sua invasività dal punto di vista del numero di individui e dei consumi in termini energetici divenendo fonte di Lo stato di crisi derivato ampio squilibrio. Le immediate non è imputabile ripercussioni nel sistema Terra si sono materializzate in una all’incapacità fase di ricerca di nuovi equilibri di “assorbimento” energetici tesa ad armonizzare del sistema Terra. i valori fuori scala e riportarli ad un livello intermedio di equilibrio generale. Lo stato di crisi derivato non è imputabile all’incapacità di “assorbimento” del sistema Terra ma, piuttosto, al tempo in cui si distribuisce l’opera di armonizzazione. Tempo che non può essere determinato da noi ed è scarsamente compatibile con le nostre esigenze vitali. Il nostro contesto vitale, e tutti i parametri che lo delimitano, è come un mondo ritagliato all’interno di un altro mondo ben più ampio. I contesti ambientali tollerabili, per cui ci siamo sviluppati e adattati nel corso del tempo, sono compresi in un programma ristretto di un pianeta che, per definizione, dispone di una gamma infinita di programmi ambientali ognuno, ogni volta, basato su parametri diversi. La ristretta rosa di tipologie di ambiente a noi congeniale, rigorosamente questa, è la nostra finestra vitale. Il resto è totalmente o parzialmente incompatibile con le nostre esigenze naturali e, pertanto, potenzialmente ostile ad una condizione di vita. Alcune attitudini tecnologiche possono costituire un mezzo, valido ma non infallibile, in grado di mitigare l’impatto ma questo dipende dall’uso che ne facciamo. Nel ristretto range di parametri vitali siamo profondamente interdipendenti dalla presenza degli altri organismi viventi e le loro reciproche interazioni e in loro assenza la nostra esistenza è impossibile. Quindi, siamo di fronte ad un bivio cruciale: una strada ci conduce verso una forma di autoannientamento, ovvero una condizione ambientale sempre più avversa ai nostri parametri vitali. Una seconda strada ci conduce verso la consapevolezza che l’approccio utilizzato finora è quello sbagliato, indirizzandoci gradualmente sulla prima strada. Edward O. Wilson, biologo statunitense interessato al rapporto fra l’uomo, l’ambiente e le altre specie animali, a fronte delle misure ipotizzate finora clamorosamente fallimentari, propone con tono provocatorio una soluzione proporzionale alla gravità del problema: destinare metà del pianeta a nostro uso e l’altra metà all’istituzione di un’inviolabile riserva naturale dedicata esclusivamente alle specie animali e vegetali. Tale proposta, con cui sono pienamente in accordo, non è un semplice giochetto mentale ma, se ancora non l’avessimo capito, è tesa a salvare il “nostro mondo”, poiché la Terra a salvare il “suo” ci pensa tranquillamente da sola e a prescindere totalmente dalle nostre volontà.

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