La Pagina Settembre 2019

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elevatori su misura Numero 167 Settembre 2019

Fisioterapia e Riabilitazione

Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011


SETTEMBRE 2019

Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 3482401774 - info@lapagina.info www.lapagina.info Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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RIVENDICO G. Raspetti

Il miracolo ALIAKSANDR Fondazione Aiutiamoli a Vivere

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Programma Ass. Culturale LaPagina

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Facevamo anche il sapone V. Grechi

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3. BMP elevatori su misura 4. Le Sagre: sapori e saperi antichi L. Santini 5. OTTICA MARI 8. PODCASTING e Didattica A. Melasecche 9. CMT Cooperativa Mobilità Trasporti 10. La Chiesa del Qatar in Sicilia F. Patrizi 11. ARCI 12. Il trasformismo e la crisi PL. Seri 13. L'arcubbalènu P. Casali 13. RIELLO Vano Giuliani 14. TERNI, dal rosso al verde F. Armillei 15. SIPACE Group - AUDIBEL Apparecchi acustici 17. Estetica Evoluta STELLA POLARE 18. Contraccezione al femminile G. Porcaro 19. Donne e seno L. Fioriti 19. Trattamento patologia tendinea V. Buompadre 20. Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni 22. Le tracce del passato in Umbria A. Marinensi 23. VILLA SABRINA - CASA MIA servizi residenziali 24. Le due migrazioni G. Porrazzini 25. PRIMO Laboratori Ortopedici 26. Onde, spiagge e frane sottomarine E. Squazzini 27. LA NOSTRA STORIA - Spettacolo Musicale 28. Il Notaio e la storia di Stroncone G. Angeletti 30. Progetto Venere P. Pignocchi 36. LICEO CLASSICO: Se questa è una donna 37. ANCeSCAO 38. EC - Comunicazione e Marketing 40. ALL FOOD MENSILE A DIFFUSIONE GRATUITA DI ATTUALITÀ E CULTURA



LE SAGRE: riscoperta di Sapori e Saperi antichi

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o avreste mai detto che le sagre hanno a che fare con il sacro? Sì perché l’etimologia della parola ci riporta proprio al termine latino “sacrum”, cioè sacro, nella sua antica versione femminile. Il perché è presto spiegato: la sagra un tempo altro non era che una festa religiosa che celebrava un luogo di culto o il patrono del paese. Una cerimonia sacra dunque, in occasione della quale si svolgeva anche il mercato paesano, si vendevano e mangiavano i prodotti tipici e, spesso, si abbinavano divertimenti popolari che dovevano allietare la festa. La sagra col tempo ha perso il suo originario significato sacro e, pur rimanendo legata alle ricorrenze religiose, è divenuta una manifestazione prevalentemente profana, un’occasione per stare insieme intorno al cibo, per ritrovare momenti di convivialità (da cum vivere = vivere insieme), un modo per riscoprire ed amare le tradizioni di un luogo, da quelle enogastronomiche -la tanto amata tavola delle nostre nonne- a quelle legate a modi di vita e memorie di un borgo, di una piccola comunità che rievoca e valorizza, attraverso questi eventi, la sua storia, la sua identità. Infatti l’identità di un territorio non è data solo dagli eventi storici o dai reperti archeologici artistici documentari che la caratterizzano, La sagra ha perso il suo ma anche da originario significato sacro quell’insieme e, pur rimanendo legata di usi, costumi, tradizioni, alle ricorrenze religiose, è riti divenuta una manifestazione credenze, che sono parti prevalentemente profana. integranti della propria cultura. Tra questi c’è anche il cibo, quindi i piatti e i prodotti che sono tipici del luogo. Infatti anche il cibo è cultura, è sapere di un popolo, memoria del passato, identità sociale. Le sagre, con la loro offerta di piatti del passato che un tempo erano i piatti della penuria, della povertà e del quotidiano, ma anche con i piatti della festa, quelli cioè legati alle feste calendariali ed oggi identificati, nell’immaginario collettivo, come piatti genuini perché “fatti in casa”, diventano un veicolo per ritrovare e conoscere le radici e le tradizioni del luogo. Ogni borgo – e ormai anche alcuni quartieri cittadini-

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Loretta SANTINI

grazie all’opera delle Pro Loco, organizzano feste gastronomiche-folcloriche-religiose, che valorizzano il territorio e la sua storia. E allora andiamo per sagre. Ce n’è per tutti i gusti: in ogni piatto meraviglia la sapienza delle cuoche che ripropongono i cibi di un tempo, che impastano a mano le tagliatelle, che creano intingoli saporiti. Sono i sapori, i profumi, della nostra memoria: sono l’esempio di una secolare cultura del cibo che fa parte del nostro corredo genetico e che ci àncora al passato. In un’epoca in cui in TV dominano le gare di cucina con piatti e sapori elaborati, impiattamenti fantasmagorici, le sagre costituiscono un contraltare di non poco conto. Gustiamo l’oca arrosto ricordo delle feste della trebbiatura, le lumache piatto poverissimo della società contadina, le paste acqua e farina come le ciriole della tradizione ternana, condite con aglio olio e peperoncino o con i prodotti del bosco come funghi, asparagi e tartufo. Sì perché anche il tartufo un tempo era un alimento dei poveri, quello che i contadini sottraevano ai maiali e cuocevano sotto la cenere magari avvolto nella pancetta come già facevano gli antichi romani. Ecco le sagre che fanno gustare gnocchi al sugo di pecora o castrato o la pasta condita con l’ortica. E ancora pizza al testo, frittelle, castagne sempre abbinate al vino novello; formaggi dei nostri pascoli, carni alla brace. Tradizione, convivialità, buon mangiare: il piatto è servito con l’ottimo condimento della socialità. Buon appetito!

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Ritorno a scuola: il momento giusto per programmare una visita specialistica oculistica per i nostri bambini e scegliere il giusto occhiale.

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RIVENDICO Per me, per mio figlio e per i quattro amici che mi sono rimasti, rivendico: Sono stato, a Terni, il primo progressista a collegarsi con alcuni ex militanti della Democrazia Cristiana (partito che fino ad allora avevo fermamente avversato), quando si trattò di fare fronte per difendersi da chi si serviva del potere politico per trovare riparo (si ricordino almeno i sette processi a carico terminati per decorrenza termini o con sopraggiunte leggi ad personam) dalla giustizia. Fui dunque il primo a Terni a collaborare, per un breve periodo, con il nascente PPI, anche per concretizzare quello che da sempre avevo in mente: innalzare il livello culturale della politica cittadina e sostituire i generici programmi elettorali, carenti o ridicolmente banali, con una vera e propria idea di città, con progetti cioè per un futuro bello e possibile. Pubblicai così, facendo ricorso, come sempre, solo alle mie esili risorse finanziarie, il volumetto Terni, città dell’accoglienza e della modernità, giudicato, in seguito, in modo lusinghiero da molti influenti personaggi politici e dalla segreteria del PPI. Grazie alla fiducia di Valter Castelli, segretario di quel giovane partito, ebbi modo di conoscere, in dibattiti ed incontri, uomini politici dei quali serbo ancora grande stima, come Dario Franceschini, Enrico Letta, Franco Ciliberti, Pago in prima persona per Calogero Alessi. le mie idee e per i miei Fu quello anche progetti e non mi faccio il periodo in cui subii improperi bello con la forza degli altri, da parte di chi, né prendo soldi: dotato di visione io faccio politica. del futuro pari a quella di una talpa cieca, ebbe a considerarmi un voltagabbana. Io, comunque, sono ancor oggi orgoglioso di aver capito ed operato ante litteram. Sono stato l’unico a prevedere, più di un mese prima e con esattezza alla cifra decimale, il risultato del referendum del 4 dicembre 2014 (vedasi miei post su Fb). Era quello il periodo in cui continuavo ad ammonire in merito ai disastri combinati e che avrebbe combinato un nettare di narciso sotto la cui segreteria il Pd perdette quasi due terzi dei voti e che ancora oggi s’avventura per contrastarne la rinascita. Anche in quel periodo fui bersaglio, sui social, di volgari improperi da parte di chi mi considerava un traditore. Avevano, tutti, una visione politica inversamente proporzionale alla loro gigantesca presunzione. Quella mia lucida previsione non mi

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Giampiero RASPETTI

rende fiero né felice, ma ancor oggi mi avvilisce per il grande colpo inferto, dal referendum, alla credibilità politica del centrosinistra. Sono stato, poi, anche tra i primi a prevedere, molto ante litteram, il crollo del PD e del M5S. Sono stato l’unico, a Terni, nel corso delle ultime amministrative, ad accogliere l’invito del candidato sindaco e di alcuni giovani del M5S per collaborare al loro programma, fornendo la mia idea di futuro della città. In quella occasione sono apparso, a molti vetusti militanti del PD, come il cane sciolto per eccellenza. Mi battei anche perché, tra Lega e M5S, i due partiti rimasti in gara, il Movimento riuscisse a risultare vincitore (al ballottaggio, quelli che con leghisti e grillini facevano di tutt’erba un fascio e che adesso si incatenerebbero a quest’ultimi, andarono tutti al mare!). Ne uscì (con il contributo spontaneo e solidale dei giovani del Movimento) un bellissimo volumetto politico progettuale, TERNI 2030, diverso nello stile e nei livelli rispetto alle usuali amenità propalate da altri candidati sindaci. Balzò agli occhi, allora, anche dei più cecati, che l’unica possibilità per opporsi alle terribili strategie di Salvini (politica di cui non tutte le persone hanno la possibilità di capire fino in fondo

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la straordinaria pericolosità) sarebbe stata l’unione di intenti tra un rinnovato PD e il Movimento stesso o almeno collegare quest’ultimo con persone oneste e colte che potevano apportare un tasso di conoscenze reali e di esperienze qualificanti. Ricordo la mia grande soddisfazione nel profondere, ai tempi del libretto TERNI 2030, il mio impegno politico insieme al popolo stellato, pulito semplice onesto intelligente in cui ritrovavo grandissima parte dei miei valori di sinistra, non simili davvero a quelli sbandierati da chi ha vita pari alle calende greche. Fui allora anche il primo a stigmatizzare un altro catastrofico errore politico di chi disse: il M5S ha vinto, è maggioranza, noi siamo minoranza e non interverremo mai, ma lasceremo che se la sbrighi da solo. Una vera e propria animalità politica. E così fu, quel desso, il primo responsabile del fatto che il Movimento, per insipienza propria, ma anche perché privo di sponde (oggi si dice di altro forno), risultasse fagocitato in gran parte dalla Lega. Sono stato anche il primo a dire, vedasi sempre miei post, che il PD, liberato finalmente da quanti lo hanno rovinato e che ancora ballonzolano per distruggerlo, postosi di nuovo al servizio e a disposizione di associazioni culturali, di cittadini onesti, di persone semplici ed integre la cui moralità sia ben diversa da quella dei maratoneti e dei mercenari della partitica (convinti di capire e di innovare, ma battenti sempre sugli stessi obsoleti tasti), riuscirebbe ad intercettare tantissimi consensi. Un Pd finalmente semplice e libero, senza odori stantii sotto il naso, che riuscisse a sintetizzare un programma di governo comune con il M5S (liberato da camerieri semianalfabeti e da animatori turistici) rappresenterebbe, al momento, una grande panacea per porre riparo a barbarie di bassa lega. E, a cominciare dalle Regionali, non è vero che assisteremmo al dominio della destra, ma solo al suo declino. Sono stato uno dei primi ad iniziare a diffondere la vita vera di Valentino di Terni portata alla luce dal Prof. Edoardo D’Angelo e il primo ad ospitare, a proprie spese, decine di professori provenienti da diverse Nazioni Europee per studiare il San Valentino di Terni e per farne parlare i giornali delle loro città di provenienza (come poi avvenuto!). È stato un primo intervento (da proseguire) per sostenere la Terni, città di San Valentino, capitale dei diritti umani. Oggi sono dichiaratamente e laicamente alfiere e cavalier servente (quasi sempre solitario) di questa stupenda immagine di Terni che proviene da tutta la nostra

storia e, in particolare, da san Valentino. Ho fondato La Pagina, La Pagina Umbria e La Pagina Europa, magazine di attualità e cultura che, da quasi venti anni, hanno lo scopo di far amare Terni, di magnificare la sua storia e, soprattutto, di promuoverne progetti per il futuro. Svolgo questa missione completamente in solitudine dal punto di vista finanziario. Moltissime le persone semplici umili colte che mi ringraziano per quello che faccio; molte le persone non umili né colte, ma di alto rango, quelle che gestiscono la città, che mi vedono come fumo negli occhi. Le persone semplici mi ringraziano continuamente e vorrebbero aiutarmi con quel poco di cui dispongono, mentre chi gestisce montagne di soldi della comunità, con il compito di distribuirli alla società ternana, me li nega o me li toglie, compiacendosene! Non temete, miei cari, di me non parlerà bene nessuno, oltre a voi cinque (almeno spero). Seguiterò infatti, per un altro po’, a portare scarpe non lucide, a volte anche sporche; capelli come vogliono loro; forse, una tantum, anche la giacca, rigorosamente senza cravatta. I miei pantaloni, poi, non finiscono mai a tubino. Così è stato anche quando insegnavo (per due interi anni) l’applicazione dell’informatica alla matematica e alla fisica, sia a moltissimi professori dei Licei di Roma, sia a molti professori dell’Università di Roma. Da sempre studioso della logica, della filosofia e della matematica, del sanscrito, del greco, del latino e dell’italiano. In merito a tutte le suddette discipline tengo, non di rado, conferenze pubbliche. Mai iscritto a partiti, chiese, conventicole, società di mutuo soccorso, club privati, massonerie e mafionerie varie. Sempre rivoluzionario e mai ribelle, nemico totale dell’armiamoci e partite, parto sempre da solo, senza nascondermi sotto sigle di comodo. Ho sempre fatto dono dei libri di matematica e di politica da me scritti. Adduco fatti, controllabili sempre, contro la degenerazione della politica intessuta ormai di suggestioni ventrali ed inzeppata di improperi, veleni, nemici, 7. Su ciò, di cui non si può congiure, tutto parlare (e dimostrare) inventato, tutto si deve tacere. non verificabile, Ludwig Wittgenstein tutto usato solo Tractatus logico-philosophicus per abbindolare le menti distratte o riottose al ragionamento. Pago in prima persona per le mie idee e per i miei progetti e non mi faccio bello con la forza degli altri, né prendo soldi: io faccio politica. Non attrezzatevi, amici, con una lapide, dispongo di essere cremato per essere poi liberato nel vento. Sarò, spero, nel paradiso di voi cinque, cioè nella vostra mente e nel vostro cuore, che questo, e nient’altro, è il paradiso. Dell’essere nell’inferno di altri, non mi cale proprio.

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PODCASTING e DIDATTICA I

nternet ha un ruolo sempre più importante nella vita di tutti. Quando dico a mia figlia di 8 anni che quando avevo la sua età Internet non esisteva ancora e che mai avrei potuto immaginare quello che sarebbe accaduto da lì a meno di un Alessia MELASECCHE alessia.melasecche@libero.it decennio, mi guarda come se un dinosauro si fosse appena materializzato davanti a lei. Chi ha più di 40 anni, come me, ha vissuto una parte importante della sua vita senza Internet, ma chi ne ha meno di 25 ha principalmente vissuto in un mondo dove l’uso di Internet era già ampiamente diffuso. Oggi è assolutamente normale comunicare via email, VOIP (Voice Over IP, in italiano “Voce tramite protocollo Internet”, come ad esempio Skype), messaggeria istantanea, etc., ancora più immediato che parlare al telefono. Le abitudini, anche lavorative, sono radicalmente cambiate, per dirne una, mia figlia non riceverà mai un fax. In particolare, negli ultimi anni, è esploso il fenomeno del podcasting, innovando Podcasting “Personal Option ulteriormente il modo di fare comunicazione su Internet, Digital Casting” e sembra non trattarsi di una moda passeggera. Innanzitutto, podcasting sta per “Personal Option Digital Casting”, ma in genere il termine, apparso per la prima volta nel 2004, viene usato per indicare l’unione di “Ipod”, (il lettore multimediale di Apple) con “broadcast”, cioè, come spiega Wikipedia, “la trasmissione di informazioni a un insieme di riceventi non prestabilito”. Nel dicembre 2005, il dizionario americano New Oxford ha dichiarato podcasting “parola dell’anno”, fornendo la seguente definizione: “registrazione digitale di una trasmissione radiofonica o simili, resa disponibile su Internet con lo scopo di permettere il download su riproduttori audio personali”. È chiaro che non basta inserire un audio in una pagina di Internet per chiamarla podcast. Il podcasting implica che i contenuti (audio, video,

testi e pdf), siano organizzati in una serie di episodi più o meno strutturati e che siano riconducibili a un argomento comune. Ma, soprattutto, l’utente deve poter fruire in modo automatico di questi contenuti, abbonandosi e scaricandoli direttamente sul proprio computer. I podcast possono essere ascoltati in qualsiasi momento, poiché la copia del file, una volta scaricata, rimane sul computer, quindi il collegamento internet è richiesto solo in fase di download e non di ascolto. La tecnologia del podcast, è di fatto, secondo molti, la prima tecnologia che può davvero unire la mobilità, con le tecnologie digitali esistenti e fare da ponte verso quelle più tradizionali. Ne segue che le potenzialità del podcasting non potevano non attirare l’attenzione anche nel mondo della scuola. Un docente, ad esempio, partecipa a una conferenza, registra alcuni interventi interessanti e li pubblica, ha in questo modo la possibilità di mettere a disposizione quei contenuti ai suoi studenti. Un caso esemplificativo è quello dell’Education Podcast Network (EPN), ovvero uno spazio in internet dove sono raccolti diversi podcast. L’obiettivo di questo sito è offrire agli insegnanti file audio che possono essere utili per le loro attività di insegnamento e dare loro la possibilità di esplorare nuove opportunità nell’erogazione delle loro lezioni. I docenti di tutto il mondo possono accedere alla pagina, scegliere l’area d’interesse e iscriversi al sito. Dall’altro lato, lo studente può trarre benefici nell’apprendimento sia attraverso un utilizzo passivo del podcasting, in cui è solo fruitore di contenuti già elaborati da altri, sia con un utilizzo attivo, in cui è lo studente stesso il produttore di podcast. Si possono avere opinioni discordanti sull’impiego del digitale a scuola, ma è chiaro che produrre un podcast offre la possibilità di attivare nuove esperienze educative e formative servendosi delle nuove tecnologie, facilitando l’apprendimento e stimolando le capacità creative e comunicative di docenti e alunni.

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LE CHIESE DEL QATAR IN SICILIA

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erché il Qatar, un piccolo stato abitato da 200 mila persone, sta acquistando vecchie chiese abbandonate in Sicilia? Il paese arabo investe in Italia cifre da capogiro: è lo sponsor della Roma (circa 40 milioni di euro), possiede le quote del Progetto Francesco PATRIZI Porta Nuova a Milano (circa 2 miliardi di euro), ha acquistato da Fincantieri 5 miliardi di armamenti, ha concesso ad ENI il diritto di esplorazioni petrolifere su un’area di 8.000 km quadrati. Dopo la visita del ministro Matteo Salvini a Doha, nell’autunno scorso, il Qatar è passato da essere “lo sponsor del terrorismo” Il Cavallo di Troia è la Qatar a partner “amico dell’Italia”. Ricordiamo che nel 2017 Charity, una ong che riceve l’Arabia Saudita, il Bahrein, donazioni dai familiari gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto hanno imposto un dell’emiro Tamim al-Thani blocco al paese accusandolo di finanziare gruppi jihadisti, ma i gas-dollari hanno convinto l’Europa che l’accusa poteva essere ignorata, tanto che il paese si è aggiudicato i Mondiali del 2022.

L’inchiesta dei giornalisti Chesnot e Malbrunot, Qatar papers, il libro nero dell’Islam (Rizzoli 2019), ha portato alla luce la strategia con cui il paese si sta muovendo in Europa. Il Cavallo di Troia è la Qatar Charity, una ong che riceve donazioni dai familiari dell’emiro Tamim al-Thani e si occupa dell’assistenza dei musulmani nel mondo; è un’associazione umanitaria neutrale e imparziale, ma nei suoi kit di assistenza c’è sempre una copia omaggio del Corano. Il paese europeo dove fa più investimenti è l’Italia, con 47 progetti, contro i 22 avviati in Francia e gli 11 in Gran Bretagna. In Francia ha sollevato polemiche il finanziamento ad un liceo pubblico per creare classi per musulmani, con ore dedicate ai precetti islamici e aule separate per le ragazze, a cui viene chiesto di portare il velo. Secondo l’inchiesta, dietro l’ong si celano i Fratelli Musulmani, un movimento che sostiene la predominanza della religione nella sfera pubblica e che mirerebbe a creare un contro-Stato che assista i musulmani emigrati in Europa. C’è il sospetto che in Sicilia la Qatar Charity, attraverso l’acquisto chiese da riconvertire in moschee e di lotti edificabili, voglia creare degli enti privati dove i migranti musulmani possano vivere come in un paese integralista, educati a valori non compatibili con la laicità e con la democrazia. La comunità musulmana europea, che promuove un Islam integrato con la vita occidentale, ha lanciato l’allerta contro il proselitismo mascherato di Qatar Charity. L’Italia invece, nonostante certi proclami governativi a difesa dei valori nazionali, preferisce chiudere un occhio e tenersi stretto questo danaroso “amico”.

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CAMPAGNA TESSERAMENTO 2019/2020

Dal 1 Ottobre inizia la nuova campagna di adesioni e tesseramento ad Arci APS 2019/2020 che riguarderà circa cinquemila Circoli e un milione di soci. Da quest’anno sono davvero tante le tipologie di associazioni che potranno affacciarsi alla Rete Arci chiedendo l’adesione gratuita (per i primi due anni): i circoli nei territori in cui non siamo presenti, quelli dedicati a cinema e cultura, infanzia e adolescenza, antimafia sociale, composti in prevalenza da donne e/o under35, organizzazioni di volontariato (ODV) o di protezione civile (L. 225/1992), esperienze di mutualismo studentesco e universitario, nonché quelli impegnati nella riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati. Il nuovo Statuto ci fa fare anche un altro passo, quello «Dall’Associazione nazionale alla Rete nazionale»; è stata infatti formalizzata la possibilità di adesione all’Arci per Società di Mutuo Soccorso e associazioni di secondo livello, aprendo anche a sviluppi futuri che prevedano l’ingresso di soggetti giuridici (ETS) diversi. Partecipazione, Solidarietà, Cultura; la nostra risposta a chi ci propone un mondo fatto di muri, segregazioni ed egoiste solitudini sono i nostri Circoli, luoghi in cui nessuno è escluso, dove le persone si mettono insieme per coltivare interessi e migliorare la qualità della vita del proprio quartiere. Per informazioni su come costituire un Circolo è possibile contattare la sede Arci provinciale di Terni (www.arciterni.it). Aderendo ad Arci APS farai parte di una rete associativa nazionale prevista dal nuovo Codice del Terzo Settore (D.Lgs 117/2017) e troverai sostegno, consulenze, servizi, consigli: • consulenza (legale, fiscale, associativa) e formazione sulle normativa vigenti; • supporto rispetto ai nuovi adempimenti legati all’attuazione della Riforma del Terzo Settore (iscrizione al Registro unico, adeguamento statuti, bilanci, relazioni di missione, etc.); • assistenza legale, servizi assicurativi (UnipolSai) e servizi bancari in convenzione (Banca Popolare Etica); • sconti per soci e circoli (convenzioni); • convenzioni con SIAE e SCF (diritto d’autore e diritti connessi); • sostegno alla progettazione di attività culturali e di promozione sociale; • accesso al microcredito (bando di “Concorso per progetti e idee innovative”); • portale gestionale e piattaforma di crowdfunding su Produzioni dal Basso (raccolta fondi online).

Ephebia Festival 2019

13-14 Settembre Parco dei pini Narni Scalo


IL TRASFORMISMO E LA CRISI

Pierluigi SERI

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state 2019. Verrà ricordata come la stagione più bollente degli ultimi anni non solo per le cinque ondate di caldo africano che hanno trasformato in paese tropicale il nostro tradizionalmente ascritto all’area mediterranea, ma anche per la situazione politica confusa ed incerta che ha fatto salire ulteriormente la colonnina di mercurio. Così in pieno solleone i cittadini italiani boccheggianti per l’afa africana si sono visti arrivare tra capo e collo l’ennesima crisi di governo. Ce ne sono state tantissime nell’arco dei 73 anni della Repubblica. Ormai siamo tutti vaccinati e, spiace dirlo, anche rassegnati. Quello che stupisce però è la data inconsueta, quella del mese di agosto, tradizionalmente periodo di pausa per la maggior parte delle attività lavorative e di inciuci per i soliti furbetti dediti Al trasformismo della a maneggi vari. classe politica corrisponde Data a ridosso di quello del popolo. importantissime scadenze: 27 sett. aggiornamento Def, 20 ott. manovra in parlamento, fine anno approvazione definitiva per scongiurare l’aumento dell’iva e le sue pesantissime ricadute sui consumi, tanto per citarne alcune. Una vera corsa agli ostacoli! Il ministro Salvini nonché vicepremier, nonché segretario della Lega ha lanciato un siluro, per usare un termine che si addice ad un “capitano”, al governo giallo-verde. Un siluro che era già nel tubo di lancio da quando le Europee di maggio 2019 avevano ribaltato gli equilibri all’interno della maggioranza con il successo della Lega e il tracollo del M5S. Il dissenso tra i due vice si faceva più aspro fino allo strappo sulla Tav. Nemesi storica: il M5S con i “no” ha vinto le elezioni e con un “no” ha, per ora, perso. Questo dimostra che con i “no” non si fa molta strada, come avevamo detto in un precedente articolo su questo magazine. Tutti abbiamo seguito, in diretta tv il 20 agosto, l’apertura ufficiale della crisi e visto la faccia dell’ex vice L. Di Maio che sembrava uscita da un museo delle cere. Una faccia ben diversa da quella sorridente e spavalda con la quale annunciava solennemente la nascita del governo del cambiamento e della Terza Repubblica, all’indomani del trionfo elettorale del 4 marzo 2018 che segnò la sconfitta del PD e del suo odiato ex leader M. Renzi. Successo che il M5S dovette condividere con la Lega a guida Salvini. Il tutto dopo una campagna elettorale giocata sui social nella quale al dibattito e

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al confronto aperto si sostituirono attacchi personali, diffamazioni, insulti nei confronti degli avversari. Da quel momento di euforia sono trascorsi diciotto mesi soltanto, ma sono sembrati anni per quante cose in questo periodo pur breve sono cambiate o meglio si sono trasformate. La crisi che si è aperta non è solo di governo, ma anche di sistema. Essa scompiglia le alleanze, riscrive la mappa geopoltica del Paese. Nel giro di poche ore Salvini ha scaricato il partner di governo, riavvicinandosi a Forza Italia e al suo leader storico Berlusconi, ma poi, accortosi che in parlamento si stava formando una maggioranza alternativa, si dichiarava pronto ad appoggiare la legge sulla riduzione del numero dei parlamentari, strizzando l’occhio al M5S. In simultanea Renzi, nonostante le critiche diffamanti e feroci subite dal Movimento, gli tende una mano per una eventuale collaborazione, dicendosi disposto a mettere da parte i rancori del passato “per il bene del Paese”. Insomma si tenta di cambiare il cambiamento. In un quadro così confuso e spiazzante riappare una categoria antica chiamata Trasformismo. Il governo del cambiamento gialloverde ha avuto il merito di riportare l’Italia indietro di 140 anni, ovvero al 1880 negli anni della sinistra storica di Agostino Depretis, di Giovanni Giolitti, quando al confronto politico tra maggioranza ed opposizione si sostituirono accordi privati e di corridoio tra parti opposte basati su interessi pratici ed utilitaristici. I tempi sono cambiati, ma il meccanismo è lo stesso. Il trasformismo produce egoismo, prolifera interessi di parte, scavalcando i princìpi della democrazia e del buongoverno. Al trasformismo della classe politica corrisponde quello del popolo. Infatti gli Italiani nell’arco di pochi anni hanno prima votato in massa il Pd di Renzi, poi per il M5S, infine la Lega di Salvini. Una grande mobilità, milioni di voti pronti a spostarsi, premiando l’offerta più soddisfacente. In una simile situazione governare a lungo e mantenere il consenso diviene cosa assai difficile. Non sono in grado di capire, viste le premesse, quale sarà l’esito di questa crisi. Posso solo augurare che quando uscirà il presente articolo, elezioni o no, la situazione si sia definita. Una cosa però è certa: comunque vadano le cose, a pagare saremo noi cittadini, sempre più indifesi dalle aggressioni mediatiche e in balìa di martellanti proclami. Un caro saluto a tutti i lettori.

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L’ARCUBBALÉNU Quant’era bbellu ‘n tempu lo campa’ ‘nostante tutti quanti ‘lli penzieri… ‘na mujichella io sapéo apprezza’… ma come so’ ddiversu mo’ de jeri! Lu strèsse? E cchi ssapéa ‘n do’ stéa ‘llocatu!? Mo’ lu cervellu quasi pija focu lu musu pare sempre ‘n bo’ ‘ngrugnatu e qquillu che mmo’ ciò me pare pocu. Io stéo queste cose a ‘rmuggina’ guardanno fòri de lu davanzale quann’ecco che lu celu sta ‘rbuja’ e ppo’ ggiù a scatafasciu ‘n temborale. Acqua toni e llambi… ch’alluvione… ch’avennome troàtu ‘n quillu statu è ccome rincara’ ‘n bo’ la razzione facennome ‘rtroa’ più ddisperatu. La mente lo sapemo va da sola se la lasciamo curre a bbrija sciòrda e sse gniciunu ppo’ te cce conzola lu munnu tuttu quantu te s’arvòrda. Me sento ‘n bo’ stancu...ciò ‘n male a lu fiancu ciò ‘n mar de capòccia…e ppocu ‘n saccòccia

le tasse llà ccasa…t’arrìono a spasa l’amichi che cciài …te donno li guai ognunu se sa …te vòle frega’ li fiji a studia’ …te fonno ‘rrabbia’ mo’ so’ ffregatu …perché so’ ‘nvecchiatu… e mmentre stéo tuttu ‘n bo’ ‘n crescenno ma rifrettènno ppo’ non zò perché… te vedo doppo quillu dimo ‘nfèrno ‘na cosa che mm’ha fattu stravede’. ‘N cerchiu pienu tuttu de culuri… rusciu arancione fino a lu violettu so’ ppo’ spariti tutti li rumuri e ‘n gran rrispiru sento su lu pettu. Vidissi se cche bell’arcubbalenu capolaoru de madre natura e qquillu celu niru mo’ è serenu anche se ppocu prima è stata dura. E qquistu fattu ce po’ fa’ rifrètte che qquanno ‘n corpu c’emo lu velenu lu padreternu certo ppo’ ce mette a ttutti quanti quill’arcubbalenu.

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TERNI,

dal ROSSO al VERDE I

l 27 ottobre si terranno le elezioni regionali in Umbria, passaggio obbligato dopo le dimissioni della Presidente Marini. Mancano ancora varie settimane, che saranno dense di appuntamenti elettorali. Secondo alcuni osservatori il risultato di Francesco ARMILLEI questa tornata elettorale è già scritto; per altri invece la mattina del 28 ottobre potrebbe riservarci delle sorprese. Per farci un’idea di come andranno le cose nella nostra conca possiamo qui dare uno sguardo a quello che è successo a Terni negli ultimi 5 anni, elettoralmente parlando. Perché il lustro appena trascorso ha segnato una rivoluzione nello scenario elettorale della città rosso-verde: e guardando i dati delle elezioni europee di maggio si potrebbe anche pensare che proprio i colori dello stemma cittadino e della Ternana, il rosso e il verde, fossero in realtà una profezia sull’evoluzione del comportamento elettorale degli abitanti della conca. Già, perché Terni da rossa che era si è ormai tinta di verde. Un risultato quantomeno sorprendente: nel 2014, quando la Lega non si era neanche presentata alle elezioni comunali, chi avrebbe mai scommesso su un sindaco leghista? Nel Il lustro appena trascorso ha 2014, sull’onda del famoso segnato una rivoluzione nello 40% del PD, chi avrebbe potuto prevedere il tracollo scenario elettorale della città della sinistra, in una città rosso-verde. che da sempre (eccettuata la parentesi Ciaurro) dalla sinistra era stata governata? Eppure, i dati parlano chiaro: nell’arco di tempo che va dalle elezioni europee del 2014 a quelle del 2019 (con le politiche del 2018 come punto intermedio) si è compiuta definitivamente la transizione dal rosso al verde. Per capire come siano andate le cose guardiamo i numeri di queste 3 tornate elettorali. Lasciamo da

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parte in queste righe le elezioni comunali, sia perché regolate da logiche elettorali parzialmente diverse -grazie all’elezione diretta del sindaco- sia perché non troppo differenti nei risultati dalle tornate concomitanti. Figura 1 - Elaborazioni proprie su dati Ministero dell’Interno Il Partito Democratico trionfa nel 2014 con il 47%, un dato sopra la media nazionale ma già sotto le percentuale bulgare ottenute del centrosinistra nei primi anni 2000. Decresce già nel 2018 al 22% (recuperando poi un punto percentuale nel 2019), in linea con l’andamento nazionale. La Lega invece partendo da un misero 2% ottenuto nel 2014 esplode al 37% del 2019 (passando per il 19% del 2018), un fenomeno che accomuna Terni a molte altre zone delle (ormai ex) regioni rosse. Interessante anche l’andamento delle due altre forze principali della città: il Movimento5Stelle in primis, che conquista spazio nel 2018 presentandosi come primo partito cittadino, con un risultato del 30% (che rimane tuttavia sotto la media nazionale del 33%), salvo poi sgonfiarsi al 17% nelle ultime elezioni europee. Il Movimento5Stelle quindi, l’opposizione più rumorosa degli ultimi anni, finisce con il non toccare palla, avendo conquistato il suo primato o troppo presto o troppo tardi rispetto agli appuntamenti elettorali locali. Dall’altro lato Forza Italia, perno dell’opposizione al centrosinistra durante gli anni della Seconda Repubblica, sembra invece al suo tramonto: il risultato si dimezza in 5 anni, passando dal 15% al 6%. Nel prossimo numero de La Pagina vedremo come questi cambiamenti abbiamo modificato anche la geografia elettorale ternana, ovvero la distribuzione sul territorio del sostegno ai vari partiti.

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IL MIRACOLO ALIAKSANDR È

iniziata in Emilia Romagna, ed in breve tempo si è estesa in tutta Italia, la gara di solidarietà per aiutare Aliaksandr D., giovane dodicenne bielorusso, ad esaudire il proprio sogno di poter essere un ragazzo normale. Aliaksandr, proveniente da Gorodets a 100 Km da Chernobyl, teatro di un’esplosione nucleare negli anni ’80, a causa delle radiazioni è nato con una malformazione genetica a livello urologico. “Ora noi della Fondazione Aiutiamoli a Vivere O. N. G. –spiega il Presidente Dott. Fabrizio Pacifici, titolare della patria potestà del bambino in Italia– vorremmo cercare, grazie anche al sostegno delle varie Regioni italiane, di dare una vita normale ad Aliaksandr. Per noi è uno dei tanti figli da aiutare e sostenere dopo una storia di dolore in una terra tragicamente famosa per l’esplosione di Chernobyl”. Il ragazzo dovrà sottoporsi ad alcuni delicatissimi interventi chirurgici durante un periodo di circa 12 mesi. “In questo periodo entrerà ed uscirà dall’Ospedale Sant’Orsola di Bologna –prosegue Pacifici– ma la sua casa in Italia sarà Cattolica, nei locali dell’ex convento dei frati francescani nella Parrocchia di Sant’Antonio. Come Fondazione cercheremo di coprire tutte le spese, ma, naturalmente, cerchiamo aiuti e sostegni economici da parte di chi vorrà esserci vicino. In ambito sanitario la Regione Emilia Romagna è il principale protagonista”. Il ragazzo è in Italia dal mese di Giugno 2019 ed ha trascorso la prima parte della sua permanenza presso l’Ospedale di Bologna per tutti gli accertamenti del caso. Tutto il mese di agosto, invece, è stato per Aliaksandr di vacanze, trascorse presso l’ex Convento S. Antonio di Cattolica dove oltre 200 bambini, in poco più di due anni, sono stati accolti nell’ambito del progetto “Accoglienza Temporanea Terapeutica”. La Fondazione promuove l’accoglienza temporanea terapeutica a Cattolica per i bambini bielorussi dal 2017. Il progetto, consolidato da esperienza quasi trentennale, prevede l’arrivo ogni mese di circa venti/trenta bambini, con difficoltà economiche e familiari, e/o sanitarie, provenienti dal territorio bielorusso ancora contaminato dalle radiazioni nucleari del disastro di Chernobyl. La novità dell’accoglienza temporanea terapeutica realizzata a Cattolica riguarda la presenza dei bambini non in singole famiglie, ma in struttura, ovvero presso l’ex Convento S. Antonio di Cattolica, adibito a struttura ricettiva consona a tutte le necessità dei piccoli ospiti. Il miracolo Aliaksandr si sta pian piano realizzando, ma la Fondazione Aiutiamoli a Vivere O. N. G. è lieta di ricevere aiuti per sostenere le spese di degenza del bambino in Italia. A tal proposito chi volesse, può effettuare una donazione con causale “Aiuto Aliaksandr” sul C/C della Fondazione “Aiutiamoli a Vivere” ONG.

IBAN: IT72 B 05704 14400 000000017416.

. .. re ta iu a d a ci te ta iu a , ra u a p te Grazie e... non abbia 16

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L'ESTETISTA ONCOLOGICA RUOLO E COMPETENZE DI QUESTA PROFESSIONE DELICATA AFFIDARSI AD UN PROFESSIONISTA

L’Estetista Oncologica è una figura professionale in grado di unire competenza e sensibilità e di offrire trattamenti estetici specifici e peculiari alle persone che si sono trovate o si trovano ad affrontare una patologia oncologica.ll ruolo delle estetiste oncologiche ha valenze pratiche e psicologiche fondamentali ormai riconosciute universalmente anche nella funzione essenziale di consentire al paziente oncologico di affrontare lo stress, la fatica e i possibili crolli nel corso delle cure e delle terapie cui sarà sottoposto. Le estetiste che hanno svolto il corso di Alta Formazione in Estetica Oncologica ISpEO presso la Scuola “.Form” sono iscritte all’Elenco ISpEO e tenute alla conoscenza e al rispetto delle norme di un preciso regolamento, pena l’esclusione dall’Elenco stesso. L’iscritto deve garantire serietà e competenza, deve affrontare, con specifiche responsabilità e competenze, il paziente che si rivolge alla sua professionalità, con il massimo scrupolo e disponibilità avvalendosi di strumenti e procedure sicure e comprovate per il paziente. L’utilizzo di prodotti cosmetici e il trattamento professionale sono sotto la diretta responsabilità dell’estetista che opera, alla quale è riconosciuta autonomia nella programmazione e nella scelta dei trattamenti estetici. L’inclusione nell’Elenco ESEO non dà diritto ad emettere pareri su tematiche e/o effettuare trattamenti di tipologie diverse da quelle espressamente previsti da tale legge. È vietato agli iscritti fornire prescrizioni scritte o verbali, esplicite o implicite, in contrasto con quanto precede. È importante verificare che il professionista a cui vi affidate sia iscritto, verificandolo sul sito: https://www.istitutoesteticaoncologica.it/ estetiste-certificate-ispeo/

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CONTRACCEZIONE AL FEMMINILE O

ggi è disponibile una vasta gamma di metodi anticoncezionali che si basano su differenti meccanismi di azione. La scelta del metodo da prediligere dovrebbe essere sempre condivisa con il proprio ginecologo che potrà informare accuratamente sui “pro” e i “contro” di ciascun metodo, in funzione della storia clinica e delle esigenze di coppia. METODI CONTRACCETTIVI ORMONALI: bloccano l’ovulazione e inducono modificazioni del microambiente uterino, rendendolo ostile al passaggio degli spermatozoi e inidoneo all’impianto dell’uovo fecondato. Al giorno d’oggi le molecole impiegate in questi contraccettivi contengono dosaggi ormonali sempre più bassi diventando farmaci con profili di tollerabilità sempre più elevati. Tra questi troviamo: - la famosa “pillola”, contenente una concentrazione di ormoni sessuali simili a quelli fisiologicamente prodotti dal corpo femminile che si assume per via orale sotto forma di compresse quotidiane; - l’iniezione di progestinici: consigliata a coloro che non sopportano la pillola, va effettuata una volta al mese; - l’impianto sottocutaneo, che viene inserito nel braccio tramite una piccola operazione in anestesia locale, ha un’efficacia di 3 anni e diffonde il progesterone senza interruzione; - l’anello contraccettivo, facile da inserire in vagina, che libera costantemente degli estrogeni e del progesterone per tre settimane. Basta toglierlo per provocare Contraccezione significa, le mestruazioni e aspettare una settimana prima di inserirne un altro; per una donna, prevenire - il cerotto transdermico che libera degli ormoni che penetrano attraverso la pelle, gravidanze indesiderate, per una settimana. Dopo tre cerotti, basta saltare una settimana per avere il ciclo. DISPOSITIVI INTRAUTERINI, come la spirale: piccolo dispositivo vivere serenamente la intrauterino che viene inserito dal ginecologo e che induce modificazioni propria sessualità, gestire dell’ambiente uterino, rendendolo ostile al passaggio degli spermatozoi, alla responsabilmente la propria fecondazione e all’impianto dell’uovo fecondato. fertilità e contribuire Ha un’efficacia contraccettiva molto elevata e duratura, ma è sconsigliata alle donne che non hanno avuto figli. al mantenimento della METODI DI BARRIERA che comprendono tutte quelle metodiche propria salute generale, meccaniche (preservativo o condom, diaframma) o chimiche (prodotti ad azione soprattutto in una fase di spermicida) che impediscono agli spermatozoi di raggiungere la cellula uovo. METODI DI AUTO-OSSERVAZIONE che si basano sull’astinenza vita, quella dell’età fertile, dai rapporti sessuali durante il periodo fecondo. Comprendono metodi in cui esprime al massimo computerizzati (che monitorano le concentrazioni ormonali nelle urine) e metodi le sue potenzialità in naturali (che si basano sulla rilevazione di alcuni parametri fisiologici, come campo personale, affettivo, temperatura corporea e modificazioni del muco cervicale). Non interferiscono in alcun modo con i meccanismi che regolano la fertilità, ma sono poco sicuri, familiare e professionale. poiché dotati di un’efficacia contraccettiva molto bassa.

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DONNE e SENO

l ritorno dalle vacanze iniziano a riemergere i problemi sanitari! Quanto conosciamo il nostro seno? Lo osserviamo, lo palpiamo per ravvisare eventuali anomalie sospette? Che rapporto hanno le donne con la figura del senologo, un medico spesso poco conosciuto e soprattutto poco frequentato? Oggi la sopravvivenza media, dopo 5 anni dalla diagnosi, è di circa l’87%. Un dato che può essere migliorato, investendo sulla diagnosi precoce, che comincia dall’autopalpazione e prosegue con i controlli annuali dal senologo. Ebbene, i risultati di un sondaggio parlano chiaro: il 42% del campione ha dichiarato di autopalpare il seno solo “quando si ricorda”, mentre il 39% non

lo fa proprio. La percentuale di donne, invece, che si attiene alle linee guida (una volta ogni 1 o 2 mesi) è solo del 15%. Il motivo di tanta reticenza nel palparsi da sole? La paura di non essere capaci o di non farlo nel modo corretto. Non esiste un manuale per la corretta

tecnica di autopalpazione non esiste proprio l’autopalpazione! Credo che il modo migliore per ciascuna donna per controllare il proprio seno sia innanzitutto conoscerlo: lavarsi semplicemente sotto la doccia e accorgersi che c’è qualcosa di “strano” è la migliore forma di autopalpazione. È necessario eliminare la paura di non eseguire l’autopalpazione per forza nei tempi e nei modi corretti, perché ne deriva solo il senso di colpa e l’ansia di non essersi accorte. La prima vera prevenzione è quella culturale di conoscenza del problema e di attenzione a sé e al proprio seno, e non di insegnamento di una corretta tecnica di autopalpazione. Proprio per questo è fondamentale la visita senologica. Direttore Sanitario

Dott.ssa Lorella

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Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia e Tomosintesi Mammaria

Trattamento della patologia tendinea con RADIOFREQUENZA La radiofrequenza è un trattamento antalgico in grado di interrompere temporaneamente o definitivamente le vie nocicettive di trasmissione del dolore attraverso la denervazione parziale o totale delle trasmissioni nervose periferiche mediante l’utilizzo di una tecnica percutanea mini invasiva. Essa si avvale di un generatore di radiofrequenze (particolare corrente elettrica) che invia l’impulso elettrico tramite un puntale miniaturizzato introdotto con un ago posizionato con l’ausilio di un fluoroscopio (apparecchio radiografico). Quella della radiofrequenza è una procedura mini-invasiva, priva di effetti collaterali (se si rispettano le indicazioni), eseguibile in regime di ricovero breve, che può essere ripetuta nel tempo. Trova indicazione quando i trattamenti conservativi convenzionali (farmacologici e terapie fisiche) non

hanno funzionato. Nel caso delle tendinopatie o patologie tendine, rappresentate dalla tendinite dell’Achilleo, del rotuleo e degli epicondiloidei, la radiofrequenza consente di ridurre la sintomatologia dolorosa muscolo-scheletrica a vantaggio del ripristino delle attività della vita quotidiana del paziente. Costituiscono controindicazioni all’utilizzo di radiofrequenze le coagulopatie, l’uso di farmaci anticoagulanti e l’infezione.

Dott. Vincenzo Buompadre

Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport - Terni Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6, 0744.427262 int.2 - Rieti Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25, 0746.480691 - Foligno Villa Aurora, v. Arno 2, 0742.351405

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AZIENDA OSPEDALIERA

LA SALA IBRIDA È REALTÀ!

Dr Fiore Ferilli Direttore Dipartimento Cardio Toraco Vascolare Azienda Ospedaliera S. Maria Terni Direttore Struttura Complessa di Chirurgia Vascolare

Dal 25 giugno 2019 è iniziata l’attività della nuovissima Sala Ibrida dell’ospedale di Terni. A presentarla è il dottor Fiore Ferilli, direttore del dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare e della struttura complessa di Chirurgia Vascolare, che per primo ha creduto in questo grande e innovativo progetto che ha mosso i primi passi circa 10 anni fa. In un momento come questo in cui, soprattutto in sanità, è Questa sala ipertecnologica sempre più difficile conciliare consentirà di migliorare la necessità di operare tagli ulteriormente le performance alla spesa pubblica con le e di consolidare e innovazioni tecnologiche, quello che ha festeggiato la città implementare l’attività di Terni è un piccolo miracolo di di alta specialità per cui provincia, che vede protagonisti l’Azienda ospedaliera Santa la direzione aziendale, gli amministratori regionali e gli Maria di Terni si distingue. operatori sanitari lungimiranti che hanno condiviso insieme a me questo progetto così importante. Da tempo nella comunità scientifica si parla dei vantaggi che si ottengono in una sala operatoria di questo tipo, che consente di effettuare interventi chirurgici tradizionali estremamente delicati, soprattutto per patologie vascolari e cardiochirurghe, associati a procedure mininvasive estremamente precise e sicure, sotto continuo controllo angiografico e Tac. Questo è quanto può offrire oggi una sala cosiddetta

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ibrida che ha già rivoluzionato la chirurgia vascolare e la cardiochirurgia. Tale rivoluzione sarà presto estesa ad altre specialità quali la Neurochirurgia, l’Emodinamica, l’Ortopedia e, soprattutto, al trattamento del politraumatizzato, evenienza che richiede l’intervento di più specialisti sullo stesso paziente, che non verrà spostato dal letto operatorio perché i chirurghi delle varie specialità, insieme o in sequenza, possono intervenire e controllare in tempo reale l’andamento dell’intervento chirurgico grazie alle dotazioni tecnologiche angiografiche e Tac a disposizione. Questa sala ipertecnologica consentirà di migliorare ulteriormente le performance e di consolidare e implementare l’attività di alta specialità per cui l’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni si distingue. A nome personale e dei cittadini ringrazio quanti hanno consentito la realizzazione di questo sogno, gli organi regionali, la direzione e tutti gli operatori sanitari, amministrativi e tecnici coinvolti. Un ringraziamento particolare va poi ai miei collaboratori, Raimondo Micheli, Ioannis Delis, Paolo Ottavi, Francesco Grasselli, Paolo Bonanno e il medico specializzando Angelica Dante, che con grande impegno e spirito di sacrificio, seppure in numero ridotto, hanno consentito che la città di Terni possa vantare una delle dieci migliori sale ibride presenti nel territorio italiano. Vorrei cercare di spiegare con parole semplici, soprattutto per i non addetti ai lavori, perché è così importante che oggi un ospedale di alta specialità come quello di Terni,

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SANTA MARIA DI TERNI in gergo tecnico definito Hub, si doti di una tale moderna e versatile tecnologia. La sala ibrida è una grande sala operatoria sterile dove si possono effettuare procedure diagnostiche angiografiche, TAC, RM e contemporaneamente, senza spostare il paziente, interventi chirurgici tradizionali e/o mininvasivi con la collaborazione di più professionisti. Questo consente di operare con più precisione e sicurezza perché l’intervento, monitorato in tempo reale, può essere immediatamente adattato all’evoluzione del quadro clinico. Il paziente è in senso pieno e letterale al centro delle cure e, disponendo di ogni cosa in un solo posto, non soltanto non viene mai spostato ma può essere sottoposto contemporaneamente alle cure di più specialisti. Inoltre tutte le funzioni in sala sono ‘dialoganti’, quindi è importante formare sia il personale medico e infermieristico sia quello tecnico che deve conoscere tutte le funzioni che la tecnologia della sala stessa è in grado di offrire. In sintesi, la formazione del personale di sala deve prevedere che tutti sappiano perfettamente chi fa cosa, come e dove. I punti di forza sono dunque la semplificazione di procedure interventistiche complesse con riduzione delle possibili complicanze,

minore esposizione alle radiazioni del paziente e degli operatori, minore uso dei mezzi di contrasto, che sono comunque tossici, riduzione delle infezioni e dei tempi di ricovero ospedalieri. Le criticità sono rappresentate dagli ancora elevati costi gestionali e dalla necessità di disporre di operatori con notevoli conoscenze tecniche che consentano l’ottimizzazione del lavoro in uno spazio condiviso e multiscopo. Tornando alla specialità di cui direttamente mi occupo che è la Chirurgia Vascolare, non posso non sottolineare la rivoluzione che una sala ibrida ha prodotto nel trattamento di patologie complesse dell’aorta toracica, addominale, dei vasi degli arti inferiori e in genere di tutto il corpo umano. Non è un caso che siano stati proprio i chirurghi vascolari ad aver intuito per primi le grandi potenzialità di questa tecnologia. Procedure complesse le abbiamo fatte anche in passato, disponendo di una bella sala operatoria e di un angiografo mobile di livello, ma di sicuro faremo meglio il nostro lavoro in questa nuovissima sala ibrida che ci consentirà di trattare complesse patologie dell’arco aortico e del difficile tratto toracoaddominale, la cui gestione è ancora gravata

da elevati tassi di complicanze e mortalità. L’impianto di endoprotesi fenestrate e ramificate per la correzione di patologie aneurismatiche e/o dissecative dell’aorta sarà sempre più semplificato e consentirà una migliore qualità della vita ai portatori di malattie vascolari che oggi rappresentano la prima causa di morte nella società occidentale. Non meno importanti sono le possibilità che derivano dall’uso della sala ibrida per pazienti con patologie degli arti inferiori, che molto spesso necessitano di un approccio chirurgico tradizionale combinato con procedure endovascolari. Ridurre il tasso di amputazioni sarà il target futuro. Non sono sufficienti queste righe per dare un’idea compiuta dei nuovi importanti scenari che tale innovazione tecnologica apre alle tecniche chirurgiche della mia e di altre specialità per il trattamento di casi ad alta complessità. In questa sede mi basta poter sottolineare di essere particolarmente felice ed orgoglioso per aver sostenuto con forza l’opportunità di muoverci in questa direzione, un traguardo incredibile, soprattutto per uno come me, che all’inizio del suo percorso di chirurgo ha visto nascere i primi apparecchi ecografici e Tac.

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Le tracce del passato in UMBRIA Adriano MARINENSI

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na decina di anni fa, nel titolo di un articolo, mi venne l’idea di scrivere: Le rievocazioni storiche dell’Umbria sono quadri di vita laica e religiosa. Questa definizione, ch’era riferita soprattutto alle Feste della tradizione, mi è tornata in mente guardando, tempo fa, le suggestive immagini televisive della Corsa dei Ceri di Gubbio che, attorno alla spettacolare contesa, mostrano, ogni maggio, una cornice di gente clamante, segno di passionale e intatta partecipazione popolare. Già, le feste della tradizione: oltre ai 'Ceri', il Corteo storico del Corpus Domini di Orvieto, il Calendimaggio di Assisi, Perugia 1416, la Quintana di Foligno, la Corsa all'Anello di Narni, il Cantamaggio ternano, la Giostra dell'Arme di Sangemini. Poi, le tante altre che hanno radici nella civiltà contadina e nella 'memoria del borgo'. Sono, a pari titolo, beni culturali che sanno di umanità. Molte si svolgono in primavera per simboleggiare gli incanti della natura, assai benigna dalle nostre parti. Fanno da “parchi della rimembranza”, accompagnano e tramandano monogrammi di vita tra le generazioni. Sono andato a spulciare “Ricorda le antiche glorie che, quell’ottimo se negli uomini veneranda saggio che ha per è la vecchiezza, nelle comunità titolo Umbria mistica, Umbria è sacra”. scritto Sacre sono quindi, in Umbria, guerriera da don Ansano le tracce del passato. Fabbi, figura caratteristica di studioso delle antiche vicende regionali. Vi è narrata l'Umbria dell’arte sacra, delle pievi, dei monasteri, dei romitori, sparsi negli angoli remoti dove la pace è portabandiera. E l'Umbria guerriera dei Capitani e delle Compagnie di ventura, delle dispute tra famiglie dominanti, arroccate nei castelli, dove persino le pietre parlano di storia. L’Umbria mistica dei movimenti religiosi, francescani e benedettini. L’Umbria guerriera dei Baglioni di Perugia, di Braccio da Montone, del Gattamelata da Narni, di Jacopo e Boldrino da Panicale, di Bartolomeo d’Alviano. I terribili Trinci a Foligno, di osservanza guelfa e, a Città di Castello, i Vitelli, ghibellini “venturieri e tiranni”. Lungo un ideale percorso culturale, ritroviamo anche la venerabilità che lega il Santo di Assisi all'Eremo

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di Narni ed a quelli della Valle Santa reatina (Poggio Bustone, la Foresta, Greccio e Fonte Colombo). Sono luoghi di devozione e messaggeri di fratellanza, di concordia, di “cantico delle creature”. I luoghi che li ospitano mostrano fors’anche nostalgie di valori, una volta diffusi ed oggi relegati ai margini dall’innovazione. È l’Umbria che si affaccia nei suoi eventi lontani. Con i campanili, le torri, gli antichi manieri, i municipi. Una delle radici di questa Umbria viene, chissà, dall'uomo rurale che all'esoterico chiedeva la rivelazione del futuro, scivolando sovente nel terreno della superstizione e della magia. Faceva scongiuri per la guarigione del bestiame, bene primario e prezioso. Dal soprannaturale invocava la protezione dei raccolti. Eccoli allora gli atti della devozione, i riti propiziatori, le credenze popolari, le pratiche pseudo religiose che influenzavano la convivenza e generavano il substrato di mistero che ha fecondato le usanze. È l’Umbria degli infiniti centri di mezza montagna, talvolta di poche anime residue, con le loro minuscole e affastellate meraviglie architettoniche. Di poesia sanno quegli anziani di borgo, seduti in fila sopra le panche di pietra, a cogliere gli ultimi tepori d’autunno oppure le prime dolcezze della buona stagione. Ammoniva un vecchio saggio: “Ricorda le antiche glorie che, se negli uomini veneranda è la vecchiezza, nelle comunità è sacra”. Sacre sono quindi, in Umbria, le tracce del passato. Rappresentano forme irripetibili di coesistenza civile. Invitano persino a riflettere intorno a talune odierne “originalità esasperate” che paiono tradire l’uomo. Ci sono, nel genoma di un territorio, vicende, pur se occasionali, dalle quali è derivato il suo carattere distintivo. Penso, per esempio, a Greccio, scelto da S. Francesco (1223) per la prima rappresentazione della Maternità. Scrive Manzoni: "In poveri panni il Figliol compose e nell’umil Presepio soavemente il pose". Ebbene, quel paese -appena sui confini dell’Umbria- non può differenziarsi dal 'miracolo' che lo ha reso mirabile alla cristianità e insigne nel mondo. Tra l'altro, l'icona, generata dalla santità francescana e custodita nel Monastero, afferma che la pace non deve essere considerata una utopia. Diffondono questo messaggio il Presepio di Greccio e tutti gli altri valori, laici e religiosi, che l’Umbria esprime.

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LE DUE MIGRAZIONI P

rima e dopo il voto delle “europee”, si è discusso molto sulla necessità, per l’Europa comunitaria, di una vera politica per affrontare la sfida epocale delle migrazioni. Si tratta di un tema di fondo, per le nuove Istituzioni europee, che va ben aldilà della necessaria modifica dell’accordo di Dublino. Per affrontarlo, fuori dalle distorsioni della propaganda sovranista, occorre trasferire, con le responsabilità, anche poteri effettivi di sovranità, dagli Stati nazionali alle Istituzioni europee. Nel mondo, si stima che un miliardo di esseri umani non disponga di reddito per sopravvivere, insieme ad acqua potabile, servizi igienici e sanitari, istruzione. Si tratta di popolazioni che vivono in zone dell’Africa sub-sahariana, colpite da guerre e calamità ambientali e che oggi alimentano imponenti flussi migratori orizzontali fra africani. L’adozione di criteri oggettivi paesi Una parte, anche renderebbe impossibile, per se piccola, di alcuni paesi europei, rifiutare queste popolazioni obbligate a l’accoglienza, come oggi migrare ha sguardo accade, ogni volta che c’è uno e speranze di sbarco in Italia. vita rivolte verso i paesi europei; muri o fantomatici blocchi navali non riusciranno a fermarla. Più ragionevole, oltre che più umano, è accoglierne, in modo programmato, delle quote che tengano conto, in modo equilibrato, degli andamenti economici e demografici del paese di accoglienza, di quanti migranti già ci sono fra regolari ed irregolari, a quale domanda di lavoro realistica possono rispondere, ecc... . L’adozione di criteri oggettivi renderebbe impossibile, per alcuni paesi europei, rifiutare l’accoglienza, come oggi accade, ogni volta che c’è uno sbarco in Italia. Su quote programmate di migranti è possibile costruire una politica, non solo di accoglienza, ma, di integrazione. Oggi, nel nostro paese, la priorità è decidere la sorte di 500.000 immigrati non regolarizzati. Con i rimpatri forzati o volontari si risolverà solo una piccola parte del problema e rendergli la vita più difficile, come si sta facendo, aumenterà la gravità della situazione invece di risolverla. Anche su una partita fondamentale come questa, un quadro di riferimento europeo fatto di misure concrete da adottare a da valori umani da rispettare, appare essenziale, per

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Giacomo PORRAZZINI

orientare le scelte dei governi e il senso comune delle opinioni pubbliche nazionali, oggi percorse da paure e chiusure. Le Istituzioni europee e quelle nazionali, tuttavia, non dovrebbero, in tema di migranti, limitarsi a considerare tali solo quelli “geografici” che arrivano da lontane aree del mondo; dovrebbero, invece, affrontare anche un altro fenomeno “migratorio”: quello sociale. Il continuo aumento delle disuguaglianze e dei casi di povertà assoluta o relativa sta generando un inedito “flusso migratorio” all’interno delle nostre società; una migrazione non voluta, subìta, da condizioni di vita accettabili, basate sul reddito e sui diritti del lavoro, sui servizi dello Stato sociale, a condizioni di sopravvivenza segnate dalla mancanza o precarietà del lavoro, dalla insufficienza del reddito e delle prospettive di copertura previdenziale. Si tratta di una “migrazione” obbligata, da un ceto sociale all’altro, verso il basso, che pruduce disincanto democratico, rabbia sociale, guerra fra poveri. Gli oltre 100.000 giovani che emigrano ogni anno, dal nostro paese verso lidi migliori, per le loro prospettive di vita, provano ad uscire dalla morsa di questa migrazione sociale regressiva. La nuova Europa di cui abbiamo bisogno deve, pena la sua stessa sopravvivenza, affrontare e risolvere entrambi questi fenomeni migratori: quello geografico e quello sociale.

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Viviamo in un mondo che cambia

ONDE, SPIAGGE e FRANE SOTTOMARINE

Enrico SQUAZZINI

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’Umbria nelle sue sembianze attuali, ricca di monti posti a cornice delle valli fluviali, mai potrebbe essere immaginata come un’oasi marina di stampo tropicale paragonabile all’attuale arcipelago delle Bahamas. Lo sforzo di immaginazione è significativo anche per chi, abitualmente, ricostruisce gli antichi paesaggi ormai perduti nell’infinita spirale del tempo passato. Le tracce conservatesi nel tempo, uniche testimoni di una miriade di mondi che non esistono più, sono rare e sovente si confondono. Tuttavia definiscono bene un aspetto: il passato di un territorio è fatto di un’indefinibile sequenza di contesti ambientali, sovrapposti in modo complesso, frutto del meccanismo di radicali e definitive trasformazioni indotte dal potente ingranaggio della dinamica evolutiva del pianeta. Per motivi che ci sfuggono, alcune antiche realtà ambientali lasciano tracce più definite del loro “passaggio”, divenendo tappe principali di riferimento nella storia di un territorio. Per l’Umbria, oggi collocata nel cuore dell’Appennino, una tappa principale della storia fu segnata dalla presenza dell’ecosistema marino. Sui fondali di questo mare si depositarono, per centinaia di milioni di anni, i sedimenti che oggi costituiscono la spina dorsale del territorio: migliaia Per l’Umbria una tappa di metri di rocce di natura perlopiù calcarea. Durante principale della storia fu questo lungo arco di tempo le condizioni ambientali segnata dalla presenza furono tutt’altro che uniformi. Oggi come ieri esistono ambienti marini di tutti i tipi, di profondità dell’ecosistema marino variabile e con diversi rapporti con le terre emerse. Che risentono di continuo di variazioni climatiche, oscillazioni del livello delle acque, dei movimenti della crosta terrestre e di un ulteriore incalcolabile numero di fattori. Pertanto, la definizione di un modello di evoluzione territoriale per un tempo significativo non potrà godere di troppa uniformità. Vanno messe in conto sostanziali modifiche nel tempo e “passaggi” da un ambiente marino a un altro nella medesima area geografica. Peraltro è evidente che la sola nostra possibilità è la ricostruzione parziale di contesti ambientali legati ad un solo specifico momento del passato. Le rocce calcaree, dai 190 ai 140 milioni di anni fa, affioranti nel ternano e testimoni di alcuni momenti della lunga fase di deposizione marina, mostrano caratteristiche che ne permettono la collocazione, con sufficiente chiarezza, in un preciso contesto ambientale. Alcuni caratteri sono tali da assumere valenza straordinaria nella definizione delle antiche sembianze territoriali. I processi della dinamica ambientale spesso imprimono tracce ben definite sulle superfici dei sedimenti ove le particelle compongono tipiche geometrie sedimentarie. Ad esempio il moto ondoso modella le particelle dei fondali in forme note come “ripples”, cosicché la loro presenza segnala acque basse in prossimità delle coste. Sulle spiagge il passaggio di animali terrestri lascia spesso tracce e orme ben definite. Evidenze che lasciano pochi dubbi dal punto di vista interpretativo e che emergono, a più riprese, nelle nostre aree. A queste se ne uniscono altre, piuttosto comuni e testimonianti la presenza di frane e colate di fango sottomarine, collocate in aree anticamente corrispondenti a scarpate, più o meno ripide, di collegamento fra le aree lagunari e i fondali profondi. Queste testimonianze, nuove per il nostro territorio, arricchiscono un quadro dell’antica Umbria ancora sconosciuto.

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Spettacolo musicale ideato e condotto da

Tromba e voce Violino Piano Batteria

Voce narrante Chitarra Basso Coro

Coreografie

Accademia Nazionale di Danza di Roma

Partecipazione straordinaria

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Il NOTAIO e la Storia di STRONCONE

Giorgio ANGELETTI

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a continua e costante presenza dei notai nella produzione di documenti del periodo comunale ha generato grande interesse di studio verso questa categoria professionale da parte di studiosi del medioevo, storici del diritto, diplomatisti. Ed è proprio un colpo di fortuna quando ci si imbatte in una produzione documentaria continuata, di buon livello, che riguarda la comunità di Stroncone per molta parte del XVI secolo. È il caso del notaio Giovan Battista Umani, conte e cavaliere palatino. Tutto quello che sappiamo di lui lo abbiamo appreso dalle riformanze del Comune, dal suo testamento, dalla documentazione da lui prodotta, da due diari/libri di conti. Nulla sappiamo degli studi compiuti, della sua formazione professionale, né del suo matrimonio con Maria Ledderucci. Nato approssimativamente nel 1497 cominciò la sua attività intorno al 1522 come notaio e giudice ordinario; questo fa ritenere con ragionevole certezza che egli abbia seguito un impegnativo corso di studi presso una delle scuole pontificie o nello Studium perugino dove l’ars notaria godeva di grande prestigio. Nel Memoriale del convento di san Francesco si legge:"non è dubbio che a Stroncone, conforme ad altri luoghi d’ogni Abbiamo cercato di tempo, sono raccontare la vita del notaio stati huomeni di Giovan Battista Umani nel scienza et di virtù ‘500 a Stroncone in base alle ornatissimi". Nel gruppo dei notai, fonti a disposizione. e tra i più celebri, viene ricordato Giovan Battista Umani il quale con l’autorità sua fece “giurare la penna” a molti giovani dentro e fuori di Stroncone. La sua attività proseguì negli anni successivi come “libero professionista” alternando la sua attività tra Stroncone e Roma dove divenne il notaio di fiducia di Giovanni Gaddi, decano della Camera Apostolica, fatto questo che, insieme alle frequenti e prolungate presenze a Roma, gli varrà nel 1538 la cittadinanza romana. Nel 1545, dopo tre mesi trascorsi ad Orvieto come luogotenente del governatore, tornò a Stroncone ove svolse la sua attività nell’orbita del Comune, certo in qualità di cittadino eminente che il Comune impegnava nelle incombenze più diverse

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(membro del collegio dei Priori in più occasioni, consigliere, ambasciatore, sapiente). Nel dicembre del 1545 gli fu affidato l’incarico di andare, insieme al Podestà, ad invitare a Stroncone Antonio da Sangallo, architetto pontificio, per risolvere problemi relativi all’acqua, alle mura, ai mulini. Il Sangallo era in quel momento a Marmore su incarico della Chiesa per attendere ai lavori relativi al lago di Piediluco. Dai diari/libri di conti, in uno soprattutto, sono stati annotati, con molto scrupolo, per il periodo che va dal 1528 al 1572, episodi e situazioni della sua vita privata: acquisto di proprietà (case e terreni), il pagamento al monastero di san Sisto di Roma di 50 scudi come dote per la sorella Giustina (poi suor Margherita), la concessione fattagli dal Vescovo di Narni della cappella del corpo di S. Anna sita nella chiesa di sant’Angelo, la consegna “factoribus” della chiesa di san Rocco di “unum paratum coraminis pro altare unius imaginis sancti Rocchi” insieme ad

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un calice d’argento con patena, l’aver dato dei soldi al suo domestico Moscatello per pagare delle spese ivi comprese le spese sostenute per lo speziale e i soldi inviati al figlio Piersante (Umani) studente a Siena. Scrive ancora il nostro notaio nel suo diario: "denari spesi alla cappella del Corpo di Cristo in sant’Angelo: in primis per la porta di detta cappella a mastro Tommaso scalpellino ducati 10 di carlini; per smurare e mettere la porta ducati 2"; spesi 22 ducati per il tabernacolo di marmo con porticella in bronzo portato da Roma e molte altre spese che, tutte, ci consentono di considerare il nostro notaio un “mecenate”. Le ultime carte del diario/libro di conti in esame ci riservano una sorpresa così piacevole da farci ritenere quanto sia vero il vecchio adagio “dulcis in fundo” perchè il nostro notaio nel congedarsi da noi scrive:<< Nota e memoria dei libri che ho e che ho comprato>>, cui fa seguire un elenco dei codici latini e greci della sua biblioteca insieme a qualche formulario utile per il suo lavoro. Il 7 marzo 1578 è il momento del saluto: G.B. Umani detta il suo testamento al notaio che si è formato presso di lui, Giovan Felice Macei e dice: “Io G.B. Umani, di Stroncone, figlio di Placido, cittadino romano, conte e cavaliere palatino, sano di mente, intendo disporre dei miei beni per dopo la mia morte affinché non abbia a verificarsi controversia alcuna. Attesa l’umana fragilità è bene

che percorra la strada già presa dai miei antenati per giungere, grazie alla misericordia di Dio, alle sedi celesti, poiché molta è l’età (82 anni) e l’uomo è “NULLA” Nel nome della Santissima Trinità sono nato da genitori cristiani, rigenerato nel battesimo, così voglio morire. In primis raccomando l’anima mia alla misericordia di Dio perché perdoni il male commesso; chiedo che il mio corpo sia sepolto nella chiesa di san Michele Arcangelo, sotto l’altare del SS.mo Sacramento, della beata Vergine e di san Giovanni Battista, da me eretto e dotato. Ordino che i sacerdoti di questa chiesa collegialmente riuniti e processionalmente dietro la croce di nostro Signore Gesù Cristo recitino e cantino salmi, responsori e orazioni dell’ufficio dei defunti per la remissione dei miei peccati e la salvezza dell’anima mia, lascio “pro iudicio generali” cinque soldi e “pro incertis et male ablatis” mezzo ducato; alle chiese di sant’Angelo, san Nicola, san Francesco, san Simeone, alle chiese delle confraternite un carlino ciascuna. Ordino che a Maria, mia moglie, rimangano tutti i beni e le suppellettili esistenti nelle nostre case ivi compresa quella di Stroncone insieme ad altre proprietà (in voc. sancti Gregorii, Collis Verni, Limetini, silva palumbarie, Collis Perusini) e piccoli appezzamenti. Ordino anche alcuni legati a favore delle mie sorelle Lucia ed Elisabetta compresi i nipoti. Lascio a Felice ser Angeli una proprietà al voc. san Procolo e 10 scudi con calce, pietre e rena per la riparazione della chiesa rurale di santa Lucia. In tutti gli altri miei beni mobili e immobili nomino erede don Piersante Umani protonotaro apostolico e canonico lateranense; saranno miei esecutori testamentari Felice di “ludovico ser Angeli e Maria mia moglie”. Sono appena trascorsi due anni e il nostro notaio aggiunge un codicillo al suo testamento e dice: "Dispongo che la casa in cui abita mia moglie Maria divenga, alla sua morte,un monastero di suore dell’ordine di san Benedetto purché la casa venga adibita a tale scopo ed ancora che la cura del detto monastero sia della comunità di Stroncone.". Il 6 gennaio 1581 ancora un suo intervento nell’arengo forse l’ultimo perché scompare dalla scena. Abbiamo cercato di raccontare per quanto possibile la vita di un protagonista della vita culturale del ‘500 a Stroncone in base alle fonti a disposizione, la vita di un uomo profondamente legato alla sua terra come dimostrano il suo inpegno nei vari incarichi che viene chiamato ad assolvere, la competenza negli interventi, la saggezza nelle proposte ogni qualvolta si tratti di affrontare e risolvere problematiche riguardanti la terra e il popolo di Stroncone.

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PROGETTO VENERE ovvero rivedere te stessa Trucco e acconciatura per la paziente oncologica durante la chemioterapia

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Terni, la Fondazione Aiutiamoli a Vivere è conosciuta principalmente per i suoi progetti la TernixTerni anch’io e la TernixTerni donna. La TernixTerni anch’io è nata con la missione di raccogliere fondi per acquistare apparecchi diagnostici e attrezzature varie di cui il nostro unico ospedale cittadino necessitava. Ancor oggi, dopo 26 anni, contribuisce con le sue raccolte fondi al miglioramento dei servizi offerti dal Santa Maria di Terni. Molto più recente, 8 anni fa, il progetto TernixTerni donna nasce per offrire supporto alla donna in cura oncologica per carcinoma mammario. Al suo interno tante donne volontarie, molte di loro hanno vissuto sulla loro pelle l’esperienza di cancro e non solo al seno. Questa esperienza, seppur dura e pesante, ha fatto nascere in loro il desiderio di supportare altre donne che stanno vivendo lo stesso percorso di vita. Così, da un idea di due di loro, Anna e Paola, è nato nel 2011 “Progetto Venere ovvero rivedere te stessa”, trucco e acconciatura per la paziente oncologica durante la chemioterapia. Il carcinoma mammario, più di ogni altro carcinoma e malattia, mina la femminilità della donna per cui la cura verso il proprio aspetto fisico prima e dopo l’intervento, e soprattutto nel

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Paola PIGNOCCHI

momento della perdita dei capelli, assume un valore quasi terapeutico. Il servizio offerto da parrucchiere e estetiste, specializzate ma volontarie, avviene all’interno del dh oncologico nella seconda sala di attesa e all’interno del reparto degenti. Due volte a settimana, lunedì e giovedì, dalle 10 alle 12, una estetista, una parrucchiera e una volontaria della TernxTerni donna, si recano nel reparto oncologico, pettinando o dando indicazioni su come si indossa una parrucca, facendo manicure e cercando di far ritornare il sorriso alla paziente. Spesso è l’occasione per parlare, per condividere, un momento di leggerezza in una mattina cadenzata dal bip dell’infusore o del tabellone luminoso. Con il passare del tempo il servizio è diventato noto e le pazienti attendono questo incontro. Le volontarie della TernixTerni donna hanno seguito corsi sul volontariato, molte di loro hanno frequentato i corsi organizzati da Europa Donna Italia, per volontari attivi nelle Breast Unit e supportate dalle psicologhe, sono consapevoli di ciò che è bene per la paziente. Essendo in contatto con la caposala, vengono informate su cosa la paziente può fare oppure no; non tutte le pazienti ricoverate possono alzarsi per farsi lavare i capelli, per cui in questo caso, munite di lavatesta, eseguono il lavaggio direttamente al letto. Sono piccole cose, ma la paziente si sente coccolata e ci restituisce dei sorrisi che riscaldano il cuore. All’interno della Breast Unit dell’ospedale di Terni, più nota con il nome di Centro Salute Donna, le volontarie della TernixTerni donna, sono nel loro piccolo ufficio “NON SEI SOLA” tutti i giorni dalle 9 alle 13

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troverete volontarie psicologhe (il lunedì e giovedì) e la volontaria nutrizionista (il martedì). Spesso, la paziente presa dai controlli chirurgici, radiologici e oncologici, si dimentica di quanto sia importante per lei il supporto psicologico e nutrizionale, aspetti imprescindibili dal percorso di cura, e le volontarie sono lì per indicarglieli. Accompagnano la paziente, supportandola con un paio di incontri e conducendola nei reparti dedicati, se dovesse aver bisogno di una presa in carico. “NON SEI SOLA” tutti “Non sei sola”, i giorni dalle 9 alle 13 recentemente troverete volontarie supporta anche le psicologhe (il lunedì e donne che sono ricoverate, al giovedì) la volontaria momento degli nutrizionista (il martedì) ultimi controlli presso Centro Salute Donna pre-operatori, e dopo l’operazione. di Terni. Nel mese d’ottobre, mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno organizza “Io voglio vivere non sopravvivere”, eventi di informazione sulla diagnosi precoce, e approfondimenti su vari temi che riguardano la donna nel suo percorso di cura, per diffondere la cultura della prevenzione e veicolare informazioni utili per le pazienti e le donne sane. Ogni evento affronta un tema diverso, nutrizione, sport e, a seguito dello stesso,

l’associazione si attiva immediatamente per offrire un servizio in più come gli incontri gratuiti con un noto nutrizionista, il dottore Bonucci, presso la sede della Fondazione Aiutiamoli a Vivere, e l’attivazione del progetto IN FORMA TE con e presso lo Sporting Club San Valentino, in Via Filippo Turati, 81 a Terni. Principalmente, per la donna con patologia oncologica, sono consigliati corsi di pilates, acqua gym e yoga. Grazie alla sensibilità del Presidente dello Sporting Club, Maurizio Sciarrini, che ha accolto l’idea e realizzato insieme il progetto, la TernixTerni donna potrà affiancare, ancora una volta, le donne con questa patologia, poter incentivare l’attività sportiva, utile per contenere il peso, la pressione, il picco glicemico oltre ad a tenere alto l’umore, previene o contiene il linfedema. Per quest’ultimo problema, mi preme segnalare un'attività creata dal Ceffas, e dedicata alle donne che hanno subito l’asportazione dei linfonodi ascellari, si tratta di una ginnastica mirata e monitorata dal professore di scienze motorie Emiliano Catozzi e della dottoressa Giorgina Scarficcia, specializzata in medicina dello sport. Le attività vengono svolte presso il Pala tennis da tavolo in Via del centenario, a Terni.

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ATTIVITÀ SETTEMBRE - OTTOBRE 2019

Programma Associazione Culturale La Pagina

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set 19,00 - 22,30 CULTURAL CABARET - con Apericena Proiezione del film del regista David Fratini TANTE CARE COSE Vincitore del XII Festival Corto e Cultura di Manfredonia

Motivazione della giuria: "In tutto c'è stata bellezza, direbbe Manuel Vilas. Il corto di Fratini è una "sinfonia familiare" in cui un presente difficile da spiegare viene illuminato da un passato dove i luoghi e le persone avevano tutto un altro colore. È un eccellente esempio di found footage film ed è un lavoro felicemente alieno dal panorama del cortometraggio italiano contemporaneo. Grandissima Maristella Marinelli. Siamo in zona capolavoro".

Acqua Limpida di Cosimo Brunetti e Susanna Salustri Marcello Coronelli: Pedro Salinas - La voce a te dovuta

SOLO SU PRENOTAZIONE

0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774

04 ott Sab 05 ott Mar 15 ott Ven

17,00 - 18,00

Loretta Santini: Cosa vedremo domani

08,30 - 19,00

Visita culturale: AMELIA

19,00 - 22,30 CULTURAL Paolo Leonelli Urbanistica a Terni Loretta Santini Terni è bella Miriam Vitiello Dalla Russia con amore Vittorio Grechi Curiosità Scientifiche Giampiero Raspetti Tutti nascono da madri illibate

CABARET

Riccardo Leonelli Poesia d'amore

CONCORSI

Madonna Valnerina Il Viso della Valnerina

Il viso di chi, ogni anno, rappresenterà la Valnerina sarà “orribilmente bello” e dovrà suscitare le emozioni che evocano la forza e lo spettacolo della Cascata, il silenzio e le suggestioni dei borghi medievali, l’incanto delle acque, la luminosità del Lago, la purezza della natura.

A - FOTO DELLA MADONNA VALNERINA Aperto a tutti PREMI 1 – MADONNA VALNERINA VINCENTE 500 € 2 – FOTOGRAFO DELLA MADONNA VINCENTE 500 € B - RITRATTO PITTORICO DELLA MADONNA VALNERINA PREMI 3 – RITRATTO VINCENTE C - RITRATTO PITTORICO DELLA MADONNA VALNERINA PREMI 4 – RITRATTO VINCENTE

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D - RITRATTO PITTORICO DELLA MADONNA VALNERINA Per S. secondaria di primo grado PREMI 5 – RITRATTO VINCENTE 200 € in materiale per disegnare

PER INFORMAZIONI

Associazione Culturale La Pagina Via Anastasio De Filis, 7 - Terni - 3482401774

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Visita culturale

AMELIA 5

ottobre

Ore 8,30 Ore 9,00 Ore 9,30 Ore 10,30 Ore 11,00 Ore 12,00

Partenza da Terni, Piazzale della Rivoluzione Francese Arrivo a Lugnano in Teverina, il Borgo della Domenica, in Piazza S. Maria; Saluto del Sindaco e della Giunta Comunale Visita guidata nella Chiesa Collegiata (XII) Visita al Borgo Visita al Museo Civico1: 1-Sezione Archeologica Villa Romana Poggio Gramignano 2- sezione Grande Guerra 1915/18 Proiezione video sulla villa romana Visita a Chiesa e Convento di San Francesco al cui interno è esposta una bellissima pala d’altare della pittrice Grazia Cucco raffigurante la Natività; visita al chiostro del convento che contiene 20 affreschi seicenteschi sulla vita del Santo di Assisi Ore 12,30 Partenza per Amelia Ore 13,00 Pranzo presso Taverna CRUX BURGI Ore 14,45 Saluto del Sindaco Ore 15,00 Visita al museo Archeologico e pinacoteca “Edilberto Rosa” Ore 15,45 Visita del centro antico con le seguenti tappe: - Palazzo Petrignani, opera dell’architetto Ottavino Mascarino) - Cattedrale e Torre Campanaria (sec XI), Belvedere - Passaggio per via Pereira, facciata della Chiesa di S. Agostino Ore 17,00 Visita alla monumentale cisterna romana di piazza Matteotti Ore 17,30 Visita al teatro del 1783; Via Piacenti, giardini caratteristici Ritorno a Porta romana Ore 18,30 Partenza per Terni Ore 19,15 Arrivo in Piazzale della Rivoluzione Francese

INFO e PRENOTAZIONI Associazione La Pagina Via de Filis, 7 Adalberto Sisalli

3337391222

Supporto culturale e assistenza: Adalberto Sisalli, Alessandro Dimiziani (assessore alla cultura del Comune di Lugnano in Teverina), Benito Montesi, Enrico Pasquali, Giampaolo Napoletti, Giampiero Raspetti, Loretta Santini, Marino Zara (Presidente della Contrada Crux Burgi), Riccardo Passagrilli (addetto culturale al Comune di Amelia), Sandro Pascarelli.

1 L’ingresso al Museo Civico per gruppi è di 2 euro a persona con guida

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FACEVAMO anche il SAPONE

Vittorio GRECHI

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nche se il processo di saponificazione è noto da circa cinquemila anni e già Babilonesi ed Egiziani erano in grado di ottenere dei composti solidi per pulire la pelle del corpo e gli indumenti grazie alla bollitura di grassi mescolati a cenere, né i Greci né i Romani ne fecero uso. In Grecia e a Roma i panni venivano lavati con la sola acqua senza aggiungere niente altro, mentre per l’igiene personale si effettuava un peeling naturale Il primo sapone nacque cospargendosi il corpo nel Medioevo in tutti i prima di olio e poi Paesi che potevano contare passandoci sopra sostanze sull’abbondante disponibilità abrasive come la sabbia, la pietra pomice, la cenere di olio d’oliva, che veniva o la farina di fave; per bollito con la cenere. “raschiare” olio e sporco si usava uno strumento apposito detto strigile. Il primo sapone degno di questo nome nacque nel Medioevo in Italia, Spagna e Francia, tutti Paesi che potevano contare sull’abbondante disponibilità di olio d’oliva, che veniva bollito con la cenere; esso rimase tuttavia un prodotto elitario, il cui uso era limitato a una ristretta cerchia di persone, sino alla fine del XVIII secolo, quando iniziò a essere industrializzato e, di conseguenza, a diffondersi, finché, dalla metà dell‘800 in poi, esso divenne una presenza quotidiana nella maggior parte delle famiglie. La povertà, le guerre -e a volte anche la tirchieria- spingevano le famiglie numerose a fabbricarselo in proprio. Da noi questa autarchia non terminò con la fine della seconda guerra mondiale, come qualcuno potrebbe pensare, ma perdurò almeno per un paio di decenni, specialmente nelle campagne. Quando un uso o un costume prende piede in una larga parte della popolazione, prima di scomparire ce ne mette di tempo! Così è accaduto per il sapone. C’era chi lo faceva d’inverno quando si ammazzava il maiale e chi lo faceva d’estate dopo la trebbiatura del grano. Terminate le fatiche di cucina per dare da mangiare ai trebbiatori e a quanti venivano ad aiutare, ci si accorgeva che il sapone fatto l’anno precedente stava per finire. Allora, visto che alla raccolta dei pomodori per fare la conserva mancavano ancora un po’ di giorni e

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alla raccolta del granoturco mancava ancora molto tempo e, visto che altri lavori impellenti, che richiedessero la partecipazione attiva delle donne, al momento non c’erano, si decideva di fabbricare di nuovo il sapone per ricostituire le scorte. Un uomo della famiglia, munito di sporta di pelle, saliva sul quadrupede da trasporto e … arri…llà, con questo incitamento alla svogliata asina si dirigeva verso il non vicino comune di residenza. Lì giunto, oltre a qualche chiacchiera nella bettola davanti a una fojetta di vino, giusto per bagnarsi la gola, bisognava comperare il grasso animale dal macellaio e poi la soda –l’aggettivo caustica non si usava– necessaria per i chili di grasso acquistati. Il negozio che la vendeva era quello che aveva quasi tutto per i contadini, in genere il ferramenta, che dava anche la giusta o meglio l’approssimata quantità di idrossido di sodio a scaglie, sufficiente a reagire non solo col grasso comprato, ma anche con l’aggiunta di qualche pezzo di lardo rancido che in ogni casa non mancava mai. Il grasso e la soda venivano incartati con la carta paglia e, in mancanza della sporta, venivano messi in un sacco di juta. Se l’acquirente era anche appiedato doveva portare il sacco a mano. Guai a buttarselo sulla spalla per poter camminare meglio! Qualche malcapitato che lo aveva fatto aveva riportato a casa anche una bella ustione provocata dalla soda che, col sudore dell’uomo, era riuscita a raggiungere la carne della schiena! Arrivato il materiale a casa, per prima cosa si cercava di allontanare i bambini

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che, incuriositi dal trambusto e dal divieto, facevano ressa a distanza, avvicinandosi un pochino per volta alla zona delle operazioni per poter vedere meglio. Quando si avvicinavano troppo, lo strillo delle mamme o delle zie li ricacciava indietro. Intanto, in un grande caldaio di rame veniva messa poca acqua, poi si aggiungeva la soda guardando indietro per evitare che qualche schizzo finisse sugli occhi, infine si metteva il grasso comperato, più quello rancido di casa, insieme all’olio di oliva messo da parte dopo le fritture. Il fuoco doveva essere appena sufficiente a raggiungere e a mantenere una lenta ebollizione, mentre si maneggiava il tutto con un bastone per alcune ore. Alla fine si aggiungevano foglie, fiori ed erbe profumate, come alloro e lavanda, e quando la pasta si era addensata sufficientemente, si spegneva il fuoco e si lasciava raffreddare il tutto per qualche giorno. Se però tra i pargoli più grandicelli ce n’era qualcuno che aveva letto qualcosa di chimica sull’effetto sale, gli avvenimenti potevano prendere una piega diversa. Una volta, infatti, un aspirante sperimentatore prese una bella manciata di sale da cucina e la buttò sopra la massa che si stava rapprendendo nel caldaio, nonostante le grida delle zie che si opponevano minacciando bacchettate sugli stinchi. Il sale fece appena in tempo a sprofondare nella superficie ribollente che tutto ridiventò liquido

come qualche ora prima, suscitando il terrore di tutti i presenti, che a quel punto temevano di dover buttare via tutto. Ma, mentre il liquido si agitava come se fosse stato mescolato da un mestolo invisibile, all’improvviso tutto si fermò sotto gli occhi esterrefatti degli astanti. Le particelle solide iniziarono a ritirarsi verso il centro del grande paiolo come se fossero state risucchiate da qualcosa e alla fine apparve la forma quasi solida di una grande pizza di sapone immersa in pochissima acqua! Tutti rimasero a bocca aperta, compreso l’aspirante chimico: avevano assistito a un esperimento di chimica fisica che ai più sembrò magia! Per una sommaria spiegazione, possiamo dire che in questo caso particolare l’effetto sale prima scioglie quello che trova rappreso, poi lo fa rapprendere di nuovo, ma con maggiore efficacia. Non era più necessario aspettare qualche giorno, come si era soliti fare, per una buona solidificazione, bastava solo aspettare che si raffreddasse. Una volta raffreddato fu rovesciato sopra una grande tavola e tagliato a piccoli pezzi pronti per l’uso, ovviamente dopo averlo fatto essiccare bene, altrimenti si sarebbe consumato troppo velocemente e non sarebbe durato fino all’agosto dell’anno successivo. Autarchia e risparmio andavano a braccetto nelle campagne degli anni cinquanta-sessanta del secolo scorso!

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SE QUESTA È UNA DONNA

La condizione femminile nella Shoah

ABBIAMO RESPIRATO LA VITA

Premessa al testo L’elaborato consiste in una lettera di una figlia alla madre, morta nel campo di concentramento, ispirata alla storia di Bianca Paganini Mori, deportata e sopravvissuta a Ravensbrück, campo destinato, almeno nominalmente, alla rieducazione delle prigioniere e via via trasformato in campo di sterminio in cui morirono approssimativamente novantaduemila donne. La sua testimonianza, insieme a quella di altre deportate italiane, appare nell’opera “Le donne di Ravensbrück” scritta da Lidia Beccaria Rolfi e Anna Maria Bruzzone. Bianca Paganini Mori è nata a La Spezia, in Liguria, ed è proprio nei pressi di questa città che si trova il borgo di Porto Venere, citato nel testo, il golfo che ha ispirato lo stesso Eugenio Montale il “poeta” a cui mi sono riferita. La località, personalmente, mi ha affascinata per le sue bellezze naturali, artistiche e culturali, oltre ad avermi orientata nella composizione. ---------------------Mamma, ho deciso di ricordare tornando nel luogo in cui, passeggiando mano nella mano, abbiamo respirato la vita, immerse in riflessioni nate dal canto delle onde infrante sulle scogliere del nostro eremo incantato: Porto Venere. Ho deciso di ricordare ciò che è stato prima di quegli anni in cui tutto era morte ed oblio, dietro i cancelli del grande campo di Ravensbrück, in cui per l’ultima volta ci siamo tenute per mano. Un’immagine offuscata dal dolore tormenta le mie nuove notti, mi ossessiona da quando, sola e viva, ma uccisa dalla disperazione, sono tornata tra le nostre mura: due mani logorate dalla fame, dal tormento, sanguinanti dopo ore di estenuante lavoro, le mani di una madre e una figlia, donne fantasma, due numeri in un mare di cifre, due mani, strette l’una all’altra, unica traccia di umanità. È il momento in cui, nel freddo inverno tedesco del 1944, sono rimasta sola, dopo che la morte ha annientato quel po’ di vita che era rimasto in te.

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Piansi, assistendo a quello che, senza ombra di dubbio, era il tuo ultimo respiro, sentendo la tua mano abbandonarmi, osservando il tuo sguardo spegnersi insieme a te. La morte, tuttavia, era un fenomeno ormai rituale, spesso invocato, in quanto inteso come termine di quel tormento diabolico al quale eravamo soggette, noi donne di Ravensbrück, ragione per cui, suppongo, di fronte al tuo corpo esanime, la sofferenza si estinse ben presto. In realtà, tutt’ora, non riesco ad analizzare quali furono esattamente i movimenti emotivi che si agitarono in me... So, tuttavia, che quando la stubowa, con brutalità, ti portò via, rimasi immobile, come paralizzata, consapevole del fatto che ti avrei rivista sotto forma di fumo, nero e nauseabondo, confusione di corpi consumati dalle fiamme, lo stesso fumo che, da mesi, era parte del nostro cielo. Da allora, ancor più di prima, ricordare significava morire, farsi struggere da un passato ormai alieno da quel presente: un presente che altro non era se non abisso di un mare nero, brutale ed omicida, in cui essere vivi implicava non esserlo: non patire, nonostante il dolore dilagasse,

non versare lacrime, nonostante fosse la risposta insita in quell’universo di devastazione, non riecheggiare memorie di vita, nonostante apparisse come unica forma di evasione da quella morte vivente. Ho deciso di ricordare per poter risorgere, perché oggi, a dieci anni dal mio ritorno e due dal mio matrimonio, ho scoperto che diventerò madre e che, per esserlo, è necessario che io sappia rievocare attimi di te, di noi, di ciò che è stato prima, perché ora significa vivere e ne sento la necessità. Sono tornata nel nostro angolo di mondo, mamma, osservo le scogliere, il “cristiano tempio” citato dal poeta, arroccato sul promontorio a picco su quel mare spumoso da cui, secondo l’amata leggenda, nacque Venere, nostra prediletta… e solo ora, dopo anni di angosciante buio, rivivo i momenti in cui io, figlia, mi sentivo custodita accanto a te, amata tra le tue braccia, tenace davanti alle minacce della vita, stringendoti la mano. Ho deciso di ricordare per poter essere ciò che tu sei stata per me, fino all’ultimo respiro. Teresa Anzideo, Classe III B

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ome sarebbe bello se tutti potessero leggere, per deliziarsene, i saggi letterari, pubblicati da La Pagina, degli studenti (studentesse nella quasi totalità, fatto questo che richiederebbe grande attenzione e profonda riflessione) del Liceo Classico di Terni: una fucina incredibile di altissima cultura che, grazie certamente agli insegnanti e ai dirigenti, ma, soprattutto, allo studio dell’italiano, del latino, del greco e della filosofia, offre continui stimoli per la comprensione vera di fenomeni e di noumeni. Lasciatemi dire che se, proprio al Liceo Classico, si potesse studiare adeguatamente anche la matematica, indispensabile per avere un quadro completo del tutto, e non solo la logistica ovvero le piccole tecniche di calcolo che vanno tanto di moda in tutti gli istituti scolastici italiani, ci troveremmo davanti ad una vera, effettiva, grande speranza per la nostra città e per il Paese. E così, dopo le auliche letture, si avrebbero senzazioni e concezioni più mirate e centrate della cultura, dell'arte e del talento personale e moltissime persone serie ed oneste si libererebbero di parte della loro presunzione e ricomincerebbero, con gioia e devozione, a studiare e ad essere utili per la comunità, magari come Senatori veri e propri della città. Chi invece fosse così pieno e sicuro di sé da non sentire alcun bisogno del “so di non sapere” socratico, non leggerà queste deliziose pagine e, seppur dovesse leggerle, non ne trarrebbe alcun beneficio, ma continuerebbe, imperterrito, a fidare solo sulle sue incrollabili, ma limitatissime, conoscenze, con conseguenze molto negative e, a volte, chiaramente visibili, in città e al di fuori di essa. La Pagina, magazine di attualità e cultura, ha lo scopo di far amare Terni, di magnificare la sua storia e, soprattutto, di promuoverne progetti per il futuro. Basterebbero, per esaudire la prima proposizione, gli scritti dei liceali che, sicuramente, sapranno vergare anche un bellissimo tratto della sua storia ed immaginare soluzioni per il suo futuro. Per tutto ciò li ringrazio, anche a nome della città. GR

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UNA LUCE QUANDO È ANCORA NOTTE

Premessa al testo La lettera nasce ispirandosi alla scrittrice francese Valentine Goby, la quale, con il suo romanzo del 2015, “Una luce quando è ancora notte”, accende i riflettori su una giovanissima militante della Resistenza francese, deportata a Ravensbrück nell’aprile del 1944, insieme ad altre quattrocento donne. Ho messo a nudo me stessa nel tentativo di condividere con la protagonista parte delle sue preoccupazioni, con stralci di vita autobiografica: si susseguono emozioni, gioco di sguardi e richiami al valore della musica e del ricordo. ------------------------------------------------Dolce Hannah, accarezzo la mia pancia. Ancora troppo piccola. Non si vede nulla, non si percepisce nulla: nessuno se ne accorgerà. Dentro di me si fa largo qualcosa di nuovo, di inesplorato, che cresce giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo. E’ inarrestabile. Eppure sono una donna, è naturale, mi dicono. Corrode il mio stomaco, un brivido che naviga lungo la schiena ormai esile e scavata, un formicolio inarrestabile che immobilizza ogni estremità del mio corpo irriconoscibile. Mi metto di schiena, chiudo gli occhi come fanno i bambini, sicuri che non vedendo non possono essere visti. Ho paura. Questo vagone è incredibilmente grande, ma, nel contempo, soffocante perché ci sono troppi corpi contro corpi, sguardi che si posano su altri sguardi, involontariamente e sommessamente, mille respiri che si fondono in un unico fiato. Le mani, poi, la cui delicatezza ed esperienza risultano vane, poiché prive di un attrezzo da cucina con il quale muoversi speditamente ai fornelli; prive di un ago e un filo con cui erano solite rimediare ai tessuti che venivano meno; prive di un pettine e di una folta chioma da percorrere e ripercorrere davanti a uno specchio. Gli occhi. Opachi, indecifrabili, di un unico colore che richiama il grigio della cenere che segue il fuoco vivo dei camini; proprio quei camini attorno ai quali un marito, dei bambini, una madre e -perché no?- gli amici e i vicini di casa, sedevano e sorseggiavano del tè bollente, tanto che i più piccoli finivano sempre col lamentarsi della lingua arsa. Viaggiare con la mente è l’unico modo che mi permette di scappare e di ripararmi in quel cantuccio di ricordi. Dopo l’arresto a Fresnes, ho cominciato a codificare per ore, codificavo in cella, durante gli interrogatori, potevano picchiarmi ma non perdevo mai completamente il filo, non perderlo mi aiutava a sopportare il dolore alle mascelle e al sopracciglio rotto, codificavo, la tastiera impressa in testa, due ottave e mezzo di tasti bianchi e neri e a ogni nota facevo corrispondere una lettera dell’alfabeto. Codificavo quando mi tenevano la testa sott’acqua, codificavo mentre battevo ancora i denti, codificavo per non parlare, codificavo per tenere la schiena dritta, e anche durante l’appello, mentre andavo a caccia di donne incinte, non smettevo di codificare. Farlo è essere fuori. Essere a Parigi. Essere in Rue Daguerre, sotto l’alone della lampada, dietro le tende tirate, penna in mano, inchiostro e carta da musica. Un colpo di tosse mi desta dal mondo che m’ero creata e alla mia destra scorgo una figura raggomitolata su se stessa: il piede sinistro curvo sull’altro, le gambe che, strette strette, disegnano un monte la cui cima innevata è data dalle ginocchia aguzze

e tremendamente pallide; una canottiera estremamente sottile, o quel che ne rimane, sbiadita e lacerata, ricalca le ossa della schiena, facili da contare a una a una - ricordo quando, da bambina mi divertivo a contare il numero delle mattonelle e a saltare quelle dispari -; infine, un viso cadente come una foglia d’autunno, che a stento rimane attaccata al suo ramo, debole e senza speranze. Non so cosa mi abbia spinto ad avvicinarmi a te, forse il sentimento materno, che tutte noi serbiamo per il futuro, o la luce che paradossalmente eri in grado di emanare. Nasce subito una certa affinità, labile ed incerta, probabilmente troppo ingenua e friabile per essere sentita, ma un ponte fra le nostre anime tormentate inizia a prendere forma. Non sei un ragazza di molte parole e nonostante quegli interminabili giorni che sembravano non avere fine, sei riuscita a non far mai trapelare il suono della tua voce; non una sillaba, non un lamento, non un singhiozzo. Celavi dentro di te un intero universo, un marasma di emozioni che non avevano più alcun effetto. Ed io, a circa quattro o cinque centimetri da te, raccoglievo i resti di una vita che andava sgretolandosi, nel tentativo di ricostruirla come un puzzle, nel tentativo di studiarti, conoscerti, farmi carico di un po’ del tuo dolore. Il vagone per il trasporto animali non smetteva di fare il suo dovere: lo stridio delle rotaie, lo sballottamento perpetuo e dissestante, l’odore fetido e nauseabondo che toccava ogni centimetro quadrato di quelle quattro lastre di ferro. Ricordo ancora il momento in cui riuscii a sfiorarti il polso e poi giù fino alle dita; le mie incrociavano le tue, fredde e inermi, che però si abbandonavano ai miei movimenti. Capii che il mio segreto sarebbe rimasto al sicuro con te, così, con l’innocenza e la spontaneità di una donna sola e ignara dell’avvenire, accompagnai la tua mano al mio ventre ancora latente. Nessuno sarebbe dovuto venire a conoscenza di ciò: me lo avrebbero portato via e chi si sarebbe occupato di lui, dei suoi bisogni, della sua felicità, della sua serenità? Chi gli avrebbe dato tutto l’amore e la premura di cui avrebbe avuto bisogno? Chi avrebbe potuto godere dei suoi sorrisi e asciugare le sue lacrime? Sarebbe mai stato qualcuno in grado di far ascoltare il battito del proprio cuore a quell’orecchio appoggiato sul petto? E l’odore dei suoi capelli e della sua pelle ancora incontaminata, dove avrei potuto eguagliarlo? Entrambe sapevamo che quel bambino rappresentava l’unico barlume di speranza in me, la luce quando è ancora notte, l’occasione di rivivere la mia esistenza, che non poteva più considerarsi tale. Non ho idea di che giorno sia o a quale ora ci stiamo avvicinando. Mi affido ancora una volta al potere dell’immaginazione. Non molti anni fa leggevo il De Profundis, di Oscar Wilde, e non ho potuto fare a meno di soffermarmi sul concetto di sofferenza; alcuni lo chiamano sesto senso, altri presentimento, altri ancora caso. Ebbene, circa quindici anni dopo, nella mia mente, sulle note di Schubert -ne rammento ancora le pulsazioni sui polpastrelli al momento della Serenade-, fanno capolino parole che suonano così: “La sofferenza è un lungo momento senza interruzioni. Non possiamo dividerlo in stagioni. Possiamo solo registrarne gli aspetti, fare la cronaca dei suoi assalti. Il tempo stesso, per noi, non avanza. Gira su se stesso, sembra ruotare intorno a un centro di dolore.” Gianina Popa, Classe III B

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L’ANCeSCAO (Associazione Nazionale Centri Sociali, Comitati Anziani e Orti) è una associazione democratica, apartitica che agisce in totale autonomia, non pone alcuna discriminazione di carattere politico, religioso, sociale, di razza, di colore o nazionalità d’origine (Art. 4 dello Statuto), senza finalità di lucro. Associazione di promozione sociale riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell’Interno con il D.M. n. 559/C.4749.12000.A (113) del 4 marzo del 1994 quale “Ente nazionale a finalità assistenziali”. È iscritta all’Albo Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale al n. 35. Ad essa aderiscono 1.210 Centri sociali e Culturali per Anziani (al dicembre 2006) dislocati in tutte le zone del Paese con oltre 350.000 soci aderenti.

Il coordinamento comprensoriale associa 32 Centri con oltre 6.000 iscritti (per lo più ultra sessantacinquenni) nel territorio dei comuni di Terni, Narni, San Gemini, Montecastrilli, Arrone, Montefranco, Polino, Ferentillo, Otricoli e Calvi dell'Umbria. I Centri realizzano annualmente una serie di attività, da quelle ludico-ricreative -compresi pranzi sociali, feste e intrattenimenti danzanti- a quelle messe in campo per combattere la solitudine, coltivare le relazioni sociali negli abituali contesti di vita, per promuovere l'invecchiamento attivo e il benessere degli anziani del territorio attraverso l'impegno di centinaio di volontari. Corsi di alfabetizzazione informatica, di ricamo e cucito, laboratori teatrali e sul movimento, incontri con le scuole, supporto all'emergenza calore, segretariato sociale... sono solo alcune di queste attività.

I CENTRI SOCIALI DEL COMPRENSORIO A.P.S. “DEMETRA” / CENTRO DI PALMETTA - TERNI A.P.S. “POLVERE DI STELLE” - TERNI A.P.S. “PORTAPERTA” - CASTELTODINO A.P.S. “RETE SOCIALE GUGLIELMI” - TERNI AMICI DEL PARCO - TERNI ASSOCIAZIONE SOCIALE E CULTURALE “A. VOLTA” - TERNI CENTRO INTERGENERAZIONALE “A. MATTEUCCI” - POLINO CENTRO SOCIALE “ACQUACOGLIERA” - SANGEMINI CENTRO SOCIALE “CALVI DELL’UMBRIA” - CALVI DELL’UMBRIA CENTRO SOCIALE “FERRIERA” - TERNI CENTRO SOCIALE “GABELLETTA” - TERNI CENTRO SOCIALE “IL DOMANI” - TERNI CENTRO SOCIALE “L’INCONTRO” - OTRICOLI CENTRO SOCIALE “LIBERA ETA’” - NARNI CENTRO SOCIALE “MACENANO” - FERENTILLO CENTRO SOCIALE “POSCARGANO” - TERNI CENTRO SOCIALE “SPAZIO LIBERO CAPITONE” - NARNI CENTRO SOCIALE ANZIANI “BUONACQUISTO” - ARRONE CENTRO SOCIALE ANZIANI “SANGEMINI” - SANGEMINI CENTRO SOCIALE ANZIANI POLISPORTIVA “ROCCA SAN ZENONE” - TR CENTRO SOCIALE E CULTURALE “C. TACITO” - TERNI CENTRO SOCIALE E CULTURALE “CESURE” - TERNI CENTRO SOCIALE E CULTURALE “COLLESCIPOLI” - TERNI CENTRO SOCIALE E CULTURALE “G. PACI E M. MILIONI” - SANGEMINI CENTRO SOCIALE E CULTURALE “MARMORE” - TERNI CENTRO SOCIALE E CULTURALE “VALENZA” - TERNI CENTRO SOCIALE E CULTURALE ANZIANI “NARNI-SCALO” - NARNI CENTRO SOCIO CULTURALE “I PINI DI TOANO” - TERNI CENTRO SOCIO CULTURALE “IL RIVO” - TERNI CENTRO SOCIO CULTURALE “VELINO” PIEDILUCO - TERNI CENTRO SOCIO CULTURALE ANZIANI “QUARTIERE POLYMER” - TR CENTRO SPORTIVO SOCIALE E CULTURALE “QUARTIERE MATTEOTTI” - TR

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