La Pagina Settembre 2018

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elevatori su misura Numero 157 Settembre 2018

Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

e T E RN I tĂ Fisioterapia e Riabilitazione

Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011


FURTO di FILOSOFIA, FURTO di DEMOCRAZIA Dario ANTISERI

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a storia della filosofia esiste perché esistono i problemi filosofici. Problemi come questi: Dio esiste o è solo un’invenzione per usi disparati?; il tuttodella-realtà è solo quello di cui parla o può parlare la scienza o si danno anche validi argomenti a difesa dell’idea che tutto non è destinato a finire in questo nostro mondo?; è proprio vero che l’ateo è più scientifico del credente oppure si può ben dire che l’ateismo è una pura e semplice fede non di rado camuffata da teoria razionale?; l’uomo è libero o determinato?; e cosa è cambiato o cambia, per l’immagine dell’uomo, con l’avvento della teoria dell’evoluzione? Problemi carichi di conseguenze morali e politiche sono quelli che i filosofi hanno affrontato con la proposta delle diverse filosofie della storia: la storia umana è da sempre un campo aperto all’impegno morale, creativo e responsabile degli esseri umani oppure è una imponente realtà che si evolve seguendo ineluttabili leggi di sviluppo? E ineludibili problemi filosofici sono quelli relativi alla “migliore” organizzazione della convivenza umana – problemi, dunque, di filosofia politica: quali le ragioni di una società aperta?; e perché mai non valgono quelle argomentazioni con le quali più d’un filosofo, a cominciare verosimilmente da Platone, ha cercato di giustificare concezioni totalitarie e tiranniche del potere politico? E quei valori etici di fondo per i quali, come diceva Kierkegaard, si può vivere o morire, sono oggetto di pura scelta o sono razionalmente fondabili? Insomma, ha ragione Pascal allorché afferma che «il furto, l’incesto, l’uccisione dei padri e dei figli, tutto ha trovato posto tra le azioni virtuose» ovvero sono nel giusto i sostenitori del “diritto naturale”, per i quali l’umana ragione sarebbe in grado di

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individuare e razionalmente fondare norme morali valide sub specie aeternitatis? Ma che ne è, poi, del diritto naturale se si ritiene valida quella legge –definita da Norberto Bobbio «una legge di morte per il diritto naturale»– che è la cosiddetta legge di Hume, la quale fissa l’impossibilità logica di derivare asserti prescrittivi da asserti descrittivi, con la conseguenza che da tutta la scienza non è possibile estrarre un grammo di morale? Ulteriori problemi filosofici: la scienza può dare certezze oppure ogni teoria scientifica, per ragioni logiche, resta sempre sotto assedio?; e come demarcare il discorso scientifico da altri tipi di discorsi come, per esempio, quello metafisico o quello etico? E ancora: regge o è davvero inconsistente, per usare una espressione di Nelson Goodman, la “dispotica dicotomia” tra artistico-emotivo e scientifico-cognitivo? E un solo altro interrogativo, quello di Pilato: che cos’è la verità? Cosa vuol dire che una teoria fisica è vera, che un teorema matematico è vero, che una teoria metafisica è vera, che una fede religiosa è vera? Le idee –ha detto Einstein– sono la cosa più reale che esista al mondo. E non si fa fatica a comprendere che, tra queste “cose più reali”, talvolta anche tra le più disumane, ci sono proprio idee filosofiche. La terra è, infatti, inzuppata di sangue versato in nome di alcune di queste idee filosofiche. Non si uccide né si è disposti a farsi uccidere per le leggi di Ohm o di Faraday. E concezioni fatalistiche e liberticide come le varie filosofie deterministiche della storia ovvero, ancora, teorie, fonti di immani tragedie, come quelle razziste o come i totalitarismi di destra e di sinistra, non sono prodotti di botteghe di artigiani, sono teorie uscite dalla testa di filosofi il cui influsso nefasto si è diffuso come peste tra le masse. Sta qui, pertanto, una non indifferente ragione per educare i giovani a tenere sotto controllo idee filosofiche assorbite magari inconsapevolmente dalle persone con le quali sono venuti a contatto, dalle loro più o

meno o nient’affatto guidate letture, dalle sempre più invadenti fonti di incontrollabili informazioni. È per questo, dunque, che la filosofia va studiata: va studiata per venire a conoscenza delle risposte che grandi menti dell’umanità hanno dato a problemi molti dei quali riguardano tutti, ogni uomo e ogni donna: de nobis fabula narratur. In poche parole, come ha scritto Isaiah Berlin, il fine della filosofia è sempre il medesimo: «consiste nell’aiutare gli uomini a capire se stessi e quindi a operare alla luce del giorno e non, paurosamente, nell’ombra». Si rischia seriamente di essere meno cittadini e oggi –cosa sottolineata di recente anche da Martha Nussbaum– meno cittadini del mondo senza la consapevolezza critica che uno studio serio della storia delle idee e delle controversie filosofiche è in grado di offrire. Solo “menti aperte” costituiscono il presidio più sicuro di una “società aperta”. Conseguentemente, l’insegnamento della filosofia andrebbe esteso a tutti gli ordini delle scuole superiori, potenziato in tutte le Facoltà umanistiche ed introdotto, con opportune modalità, nelle Facoltà scientifiche, a cominciare dalla Facoltà di medicina. E, allora, che dire di coloro –burocrati, esperti e consulenti– che, aggirandosi nell’antro del Ministero della Pubblica Istruzione e della Ricerca Scientifica, avanzano proposte tese a ridurre da una parte e a cancellare da un’altra l’insegnamento della filosofia? Alle “ideazioni” di questi “fantasmi” pare addirsi alla perfezione un pensiero di Goethe, e cioè che: «nulla è più funesto dell’ignoranza attiva». Spegnere la luce della filosofia dalle menti dei nostri giovani equivale a perpetrare un furto nei loro confronti e a renderli facili prede del primo imbonitore. Ministri alla scuola, alla cultura, all’istruzione, alla formazione, siete disposti a farvi complici di questi “ladri di formazione”, “barbari non più ai confini ma in mezzo a noi”, veri “scassinatori” di quei tesori che fortunatamente rimangono ancora nella nostra scuola?



Andavamo a letto col prete

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D’inverno faceva freddo, molto più freddo di quanto non faccia adesso e tale sensazione, nei primi decenni dopo la seconda guerra mondiale, era aggravata dal fatto che la maggior parte delle abitazioni non aveva impianti di riscaldamento. L’unica fonte di calore era il camino situato nella stanza più spaziosa, cioè nella cucina. Furto didifilosofia, furto di democrazia Accanto al camino c’era il fornello, munito griglia metallica per sostenere le braci che venivano Dario Antiseri mantenute roventi agitando un ventaglio fatto con penne di tacchino. Tutti sarebbero stati molto volentieri accanto a queste due fonti di calore ma, dato l’alto numero dei componenti della famiglia media di allora, ciò non era possibile. Al massimo rientrando in casa, uno si poteva avvicinare al fuoco per stiepidirsi le mani infreddolite, facendosi largoRipartiamo tra i vecchi e i bambini piccoli che presidiavano il focolare. Loretta Santini Poi c’erano le donne che, preparando la cena, dovevano attizzare il fuoco sotto il caldaio per poter cuocere la pasta e aggiungere ogni tanto un po’ di carboni accesi al fornello per mantenere il sugo in ebollizione. BMP elevatori su misura........................................pag. 3 Comunque, vuoi per le legna che bruciavano, vuoi per il consistente numero di persone, nella cucina si stava Mensile di attualità e cultura CMT Cooperativa Mobilitá Trasporti......................pag. 5 benino, fatta eccezione per i OTTICA MARI. ....................................................pag. 7 Registrazione n. 9 del 12 novembreagli 2002, piedi e gli stinchi, soggetti Materiali, eroi e carattere di una città Tribunalefreddi di Terni. che venivano spifferi Nascita dell'Universo C Santulli . ...................................................................pag. 10 Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Giampiero Raspetti dalla porta, sia quando si apriva, Comprendere e sostenere Tipolitografia: Federici - Terni perché entrava qualcuno, sia le idee dei giovani A Fràsher..........................pag. 11 quando DISTRIBUZIONE era chiusa, GRATUITA perché le HOT-HELLO Regia di Riccardo Leonelli.....pag 12 Direttore responsabile Michele Rito Liposi ante non combaciavano bene. SIPACE....................................................................pag. 13 Direttore editoriale Giampiero Raspetti Studiare o fare i compiti in Grafica e impaginazione Francesco Stufara RIELLO - VANO GIULIANI............................pag. 13 questo senza finire coi Editriceambiente, Projecta di Giampiero Raspetti Abbasso la Tassa Rosa! piedi gelati,- info@lapagina.info era possibile solo 3482401774 A Melasecche. ............................................................pag. 14 www.lapagina.info stando in ginocchio sulla sedia I Gioielli del Nera . ..........................................pag. 15 Le collaborazioni sono, salvo diversi impagliata, onde evitare ilaccordi braI Gemelli di Saragozza F Patrizi..................pag. 16 scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la ciere sotto anche il tavolo spesso riproduzione parzialeche dei testi. ARCI ........................................................................pag. 17 faceva venire il mal diLatesta. DOVE TROVARE Pagina …e così il Nera confluì con il Velino Un Matrimonio un po' speciale Per la confusione nonMarconi; c’era ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le M Petrocchi.................................................................pag. 18 Enrico Squazzini AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE rimedio. Tutti parlavano a voce Tutt’unu co’ la mia “metà” P Casali..........pag. 18 Superconti Vocabolo Isola; ASSISI SUPERCONTI alta nelle case contadine, Programma Ass.Cult. La Pagina. .........pag. 19 S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO ; NARNI abituati com’erano nei campi a SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; VILLA SABRINA.................................................pag. 19 gridare ordini V.agli animali da ORTE SUPERCONTI De Dominicis; ORVIETO Studio Medico ANTEO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI lavoro. L Fioriti, G Porcaro. .....................................................pag. 20 SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C’era poi sempre qualche vicino AZIENDA OSPEDALIERA C. Comm. La Chiona; STRONCONE; TERNI SANTA MARIA DI TERNI. .............................pag. 22 o Associazione vicina che, dopo cena, si La Pagina - Via De Filis; CDS Terni La sicurezza in chirurgia plastica aggiungeva ai già per - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL tanti - V. Tristano di R Uccellini...................................................................pag. 24 Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; scambiare quattro chiacchiere, contribuendo all’aumento della cacofonia. Un momento di quasi silenzio poCRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; La Radiofrequenza Buompadre. ...............pag. 24 teva verificarsi se qualcuno si arrotolava una sigaretta. Dopo averla accesa e fatte un paio di tirate laV passava Libreria UBIK ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello Globalisti o Sovranisti? AVIS .........................................................................pag. 25 al del vicino e così via finché era possibile tenere il mozzicone fra le dita. Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; Giacomo Porrazzini Estetica Evoluta Il SUPERCONTI problemaCentrocesure; del freddo tornava prepotente al momento di andare a letto. Le camere erano così STELLA freddePOLARE che . ......pag. 25 SUPERCONTI UPLIal .........................................................................pag. 27 del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; al C.so mattino poteva capitare di trovare croste di ghiaccio sull’acqua del lavabo. Solo pensiero di doversi SUPERCONTIin Ferraris; SUPERCONTI - P.zza tra le lenzuola gelate, sovrastate da coperte eCiao Florio . .........................................................pag. 30 spogliare un baleno perPronto infilarsi imbottita, poteva anche Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; bloccarsi la digestione. Se però era stato messo il prete nel letto, la prospettiva diventava rosea. Molino del quasi Duca Cesi ..................................pag. 31 SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Il Friends prete -non era altro che il nome malizioso di una incastellatura porta-braciere in legno, usata per riscaldare Romagnoli e Foconi ......................................pag. 32 Largo Volfango Frankl; VASCIGLIANO. il letto. Al mattino, quando la donna rifaceva la camera, infilava tra le lenzuola questo marchingegno, La lunga estate sovranista PL Seri.........pag. 34 sicché sembrava, a letto rifatto, che qualcuno molto grosso fosse ancora a dormire. Appena cenato la moglie L'apertura della caccia anni '50 www.lapagina.info V Grechi .......................................................................pag. 36 infilava diligentemente nel prete un recipiente metallico con le ultime braci del camino, scegliendo quelle www.issuu.com/la-pagina CLASSICO...............................................pag. 37 che non facevano più fumo. Infilarsi nel letto dopo aver estratto il prete con molta LICEO circospezione per evitare incendi, era un grande piacere goduto dalle generazioni del dopo guerra. Galleria Roberto Bellucci...................... pag. 38 Info: 348.2401774 - 333.7391222 Nell’Oceano Pacifico è nata Ora quasi tutti stiamo al calduccio d’inverno senza farci troppo caso e i grandi piaceri si vanno a cercare ALL FOOD.................................................... pag. 39 info@lapagina.info “l’isola che non c’è” Adriano Marinensi Vittorio Grechi nelle polverine o nell’alcol. BRACONI..................................................... pag. 40

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RIPARTIAMO…

Loretta SANTINI

… con quello che avevamo promesso a Giugno, cioè conoscere Terni, la sua storia antica, la sua multiforme identità, la sua evoluzione. Io continuerò nel mio tormentone “Terni è bella” perché ritengo che lo sia, basta riscoprirla e amarla un po’ di più, basta guardarla con altri occhi ed essere disponibili a vedere le sue eccellenze e le sue potenzialità, così spesso dimenticate, trascurate e imbruttite dall’incuria che si è accumulata nel tempo. Basta sentirsi un po’ più orgogliosi della propria appartenenza, delle proprie tradizioni, della propria storia.

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esideriamo dimenticare per sempre la trascuratezza e l’incuria, spesso condite dall’incompetenza, dal pressapochismo e dall’immobilismo, che da anni hanno intristito la città disperdendo un patrimonio culturale ricco e importante. Ripartiamo con la speranza che Terni si stia risvegliando dal letargo e con l’auspicio che quello che amiamo della nostra città possa essere finalmente valorizzato, rivitalizzato, anche ricostruito per tornare ad essere motivo di orgoglio per tutti i cittadini e di nuovo attrattiva. Ripartiamo anche con l’augurio che non solo vengano risolte le buche delle strade o il verde delle aiuole o ancora il teatro Verdi e la fontana di piazza Tacito (solo per ricordare alcuni elementi comunemente oggetto dell’attenzione e delle lamentele dei cittadini), ma soprattutto che Terni pulisca la sua aria inquinata e torni ad essere vivibile, sana e bella come lo fu quella valle incantata, il giardino tanto apprezzato dai viaggiatori del Grand Tour e dai plenaristi. Impariamo a considerare Terni non solo come la città in sé, ma un museo diffuso che abbraccia un territorio vasto, policentrico, variegato dove si alternano storie, eccellenze, bellezze: ecco i paesaggi incantevoli e unici dove la natura domina con la sua intatta e straordinaria forza come la Cascata delle Marmore, Piediluco, la catena degli Appennini, la Valnerina; ecco i borghi arroccati sui monti che conservano gelosamente assetto urbano, tradizioni, saperi dell’antica municipalità medievale come Collescipoli, Miranda, Cesi, Torre Orsina, Collestatte alto, Papigno, Piediluco. Ecco le superbe testimonianze delle civiltà del passato: Carsulae innanzi tutto, l’area archeologica più importante dell’Umbria, con i suoi splendidi monumenti che una rinnovata campagna di scavi sta rivelando ancora più ricca e più splendida. Penso anche al sito di Sant’Erasmo con i possenti resti delle mura dell’arce -forse l’antica Clusiulum- o ai luoghi di culto di monte Torre Maggiore, templi risalenti al VI sec.

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a.C. per secoli meta di pellegrinaggio dell’Umbria meridionale, o al superbo ponte di Augusto a Narni oggi attribuito dagli studi di Giulio Cesare Proietti a Cocceio Nerva. Ripartiamo con l’augurio che il senso civico riprenda a camminare sulle strade della correttezza e dell’educazione: a Terni, ma non solo, l’inosservanza delle più elementari regole del vivere in comunità, il mancato rispetto della “cosa pubblica”, dell’ambiente (vedi ad esempio le discariche improvvisate agli angoli delle strade e nelle aiuole), è spesso diventata un modus vivendi usuale e si assiste al paradosso che alcuni, ritenendosi più furbi, o si vantano di aver derogato alle regole o si sentono giustificati perché ritengono che sia un’infrazione di poco conto. Ogni cittadino ha dei diritti inalienabili, ma ha anche dei doveri che appartengono al vivere nella comunità cittadina, al pieno rispetto degli altri, alla condivisione del bene comune. Ripartiamo con l’invito ad abbassare i toni delle polemiche, ad usare parole più civili, a ritrovare il senso della misura e del rispetto: spesso, troppo spesso, la discussione è divenuta un campo di battaglia e l’insulto è divenuto il metodo di critica più usato per attaccare persone, politici e quanti la pensano in maniera

diversa. Ripartiamo anche con il ricordo indelebile che hanno lasciato alcuni grandi personaggi innamorati della città e che sono stati la memoria storica di Terni e un esempio di passione cittadina: da pochi giorni ci ha lasciato Florio (Zenobio Piastrella), il “poeta ciabattino”, uomo affabile, modesto, sensibile, grande conoscitore della città del passato. Di Angelo Ceccoli abbiamo da poco ricordato l’anniversario della morte: fu colui che, nella sua modestia e bonomia, amava definirsi un “apprendista storico”, ma era in realtà un’enciclopedia vivente della storia di Terni. Ci ha lasciato due anni fa Walter Mazzilli, lo studioso che ha fatto della ricerca storica locale la sua ragione di vita raccontando Terni attraverso la scrupolosa ricerca sulla toponomastica del territorio. Solo tre esempi, quelli più recenti, ben sapendo che altri studiosi e altri ricercatori hanno operato ed operano per la cultura di Terni. Ripartiamo, dunque, con passione e determinazione, con la voglia di conoscere e di ritrovare la propria identità, la propria storia, il proprio senso di appartenenza alla comunità, il grande patrimonio culturale così spesso dimenticato. La sfida è lanciata: ritroviamo l’orgoglio cittadino e proviamo ad amare la nostra città e il nostro territorio.


L’apprendimento a scuola dei nostri figli spesso può dipendere dalle capacità visive. Il ritorno sui banchi, è il momento ideale per un controllo oculistico accurato. Non è sufficiente stabilire se il bambino "ci vede o non ci vede", ma "come" ci vede. Una visita oculistica accurata, infatti, valuta la visione con un approccio globale e verifica che: > ci sia una acutezza visiva ottimale sia da lontano che da vicino > la capacità di focalizzare i dettagli sia efficiente > ci sia una buona coordinazione binoculare, cioè che i due occhi si integrino bene insieme, determinando la percezione stereoscopica. Inoltre tablet e LIM (lavagne multimediali interattive) hanno rivoluzionato il modo di studiare e hanno un legame diretto con il senso della vista: l'introduzione di questi strumenti rende fondamentale una visita oculistica prima di affrontare qualsiasi percorso formativo. L’ASSOCIAZIONE COMMISSIONE DIFESA VISTA ONLUS

Legge meglio, guarda meglio, impara meglio. Ottica Mari Via del Rivo, 247 05100 Terni tel e fax 0744 302521 www.otticamari.it Convenzioni: Comune di Terni, AVIS, ACLI, ASM, CMT, AFW, A.S.D. Arcieri città di Terni, A.S.D. Giovanili Campitello, Atelier Musicale Francesco Falcioni


NASCITA DELL'UNIVERSO Nella speranza che tesi e suggestioni da me esposte non risultino fortemente errate, devianti, od offensive, nel rispetto massimo per ogni fede religiosa, cerco di stimolare riflessioni per l’analisi filosofica, che, a mio parere, dovrebbe e potrebbe assicurare indicazioni significative verso nuove e recenti tematiche. L’uomo, in qualsiasi epoca e regione del mondo, ha creduto di essere figlio privilegiato di una forza sovrannaturale creatrice (Zeus, Deus, Dio per la cultura occidentale) caratterizzata da potere variamente configurato, pensata e rappresentata con forme e comportamenti rigorosamente simili a quelli dell’uomo stesso. D'altra parte è stato proprio il loro sistema cognitivo, atto a sovrastimare i pericoli costantemente incombenti e quindi a crearsi fantasmi, immagini ed entità sovrannaturali, che ha permesso ai nostri antenati di stare sempre in guardia e di sopravvivere per perpetuare l'umanità. Fino a pochissimi secoli fa, ancor privo di prove scientifiche attendibili e molto attento a non approfondire quelle esistenti, era convinto ed imponeva, con le buone o con le meno buone, di credere che il creatore avesse posto la Terra al centro di tutto l’universo ed avesse concesso vita solo sul nostro pianeta. Annota, parodiando, Savinien Cyrano de Bergerac (16191655): Come colui che trovandosi su un’imbarcazione che si muova vicino a terra, crede di starsene immobile e che la riva cammini, così gli uomini, girando con la terra intorno al cielo, hanno creduto che fosse il cielo a girare intorno alla terra. Aggiungete poi a questo fatto l’orgoglio insopportabile dell’uomo il quale si persuade che la natura non è stata fatta che per lui, come se fosse verosimile che il sole, un gran corpo quattrocento e trentaquattro volte più grande della terra, fosse stato acceso soltanto per far maturare le sue nespole e far crescere i suoi cavoli. D’altra parte, se a guida e a coperchio delle concezioni troviamo mistica unita a presunzione di essere detentori della verità, privi però del conforto di osservazioni scientifiche e di fatti incontestabili, quell’uomo, quando ha difficoltà a dimostrare, nasconde tutto nel mondo del mistero, del sovranaturale e dell’irrazionale, etichettando al più l'interlocutore dubbioso come "colui che non può capire"! Oggi assumiamo per certo che: il nostro pianeta non è il centro del tutto, ma uno degli infiniti centri, ed è parte infinitesima di un universo (Cosmos di Pitagora e Mundus dei Latini, ordinato e pulito nel significato) che esiste da circa 15 miliardi di anni; la nostraTerra ha non meno di cinque miliardi di anni; senza acqua non può formarsi 8

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Giampiero RASPETTI

la vita, quindi principio primo è, come ab initio apprendemmo dal sommo Talete, udor, acqua cioè! I numeri, che una volta si ignoravano (ma già le eccezioni di Aristarco e di Eratostene dovevano far capire di più), sulla durata dell’universo e sulla sua infinità, sulla lunghissima evoluzione della vita dell’uomo e di tutti gli altri animali, pongono nuove questioni, inediti problemi che sarà bene analizzare e discutere, prima di demonizzare o escludere, tacciando di eresia. Lo studio dei numeri, finiti ed infiniti, e dei loro paradossi dovrebbe avere largamente insegnato, oltre ai continui esempi dalla scienza acclarati, che non tutto può ridursi alla causa efficiente ed alla causa finale di aristotelica memoria. Le caratteristiche poi dell’infinità e dei numeri infiniti (sarebbe bene che tutti possedessero rudimenti di matematica per capire l’infinito e per non adattarlo alla propria ideologia!) sono difficilmente digeribili da chi pensa che tutto si debba svolgere così come è accaduto a lui stesso e a quel che vede comunemente intorno, cioè come e perché nasciamo e come e perché muoriamo. Esprimiamo spesso certezze che altro non sono che manifestazioni di ignoranza cosmica. Oggi la filosofia può tener conto di dati scientifici inoppugnabili non disponibili per i grandi filosofi del passato (anche recente) ed è bene che siano presi seriamente in considerazione. La bioastronomia, la nuova scienza che abbraccia tutte le discipline concernenti l’origine, l’evoluzione e l’espansione della vita nell’universo, presenta oggi, periodicamente, scoperte sorprendenti che cominciano a far luce sulla storia dell’universo e della vita dello stesso. Fisici matematici astronomi spiegano sempre, abbastanza compiutamente, passato presente futuro, mentre astrologi e superstiziosi sono penosamente e capziosamente avvinti solo al passato, alle sue formule magiche, alle sue alchimie, ai suoi momenti ingannevolmente detti sacri. La scienza, in continua evoluzione, migliora, relativizza, dimostra, cancella ignoranza e superstizione, verga il futuro. Tralasciando per un attimo la riflessione su come possa avvenire il passaggio da materia a vita e ribadendo che, comunque, l’intervento divino, da molti postulato, non ha le caratteristiche di una spiegazione, ma appare come una sorta di tentativo tendente a paralizzare argomentazioni scientifiche, i processi evolutivi studiati e spiegati dalla scienza sono indiscutibilmente alla base di ogni tipo di vita a noi nota, sia quella del paleozoico cambriano


di circa 500 milioni di anni fa, quanto di quella del quaternario di alcuni milioni di anni fa, allorché ebbe inizio il percorso vitale che conduce al sapiens. Recenti scavi in Marocco spostano incontestabilmente (esami del radiocarbonio) gli inizi del sapiens a circa 300-350 mila anni fa, superando il record precedente di circa 100 mila anni. La vita è dunque un processo, lento quanto si vuole, ma processo e, soprattutto, non è uno “status”, una situazione confezionata cioè una volta per tutte. Appare dunque ragionevole supporla come un perenne laboratorio di reazioni chimiche basate su complesse molecole organiche, contenenti cioè carbonio. Per passare alla vita come creazione bisognerebbe poi definire in quale epoca sia stata effettuata, ai tempi del Big Bang o alla nascita di una Calceola sandalina (devoniano-siluriano, circa 400 milioni di anni fa) o di un australopiteco o di un pitecantropo (qualche centinaia di migliaia di anni fa). Si obietta, in genere, che io, non essendo dio (altra verità incontestabile), non posso conoscere la sua volontà. Giustissimo, perché però molti altri, che dèi non sono, non fanno altro che dire come la pensa il loro dio? Non è irriverente chi pone tali interrogativi, lo è invece, non poco, chi non se li ponga o abbia a negarli, non di rado con violenza cieca e assurda, come da sempre usuale per gli integralisti. Io preferisco le risposte che trovo con i miei studi, per i quali, e solo per i quali, ho estrema fiducia, almeno fino a quando non siano scientificamente smentiti, momento in cui cambierò, disinvoltamente, tesi e assiomi. Non credo, contrariamente alla quasi metà dell’attuale popolazione americana, nel calendario di Ussher-Lightfoot risalente al XVII secolo, ma ancora largamente presente nella mentalità mondiale comune. L’opera deriva da una lettura interpretativa della Bibbia fatta da James Ussher, arcivescovo anglicano di Armagh, nell’Irlanda del Nord. Il lavoro di Ussher, conosciuto come Annales veteris testamenti, a prima mundi origine deducti, rappresentò un significativo contributo al lungo dibattito sull’età della Terra, molto importante per gli studiosi cristiani. Ussher dedusse che il primo giorno della Creazione sarebbe iniziato al tramonto precedente domenica 23 ottobre del 4004 aC (Isaac Newton propose il 4000 aC). Essere in grado di argomentare e dimostrare in merito alle date dell’universo, sapere che il suo esistere può durare al massimo altrettanti anni (circa 15 miliardi), poter veder brillare miriadi di stelle sapendo che sono già morte, sparite da milioni di anni, verificare che l’infinito universo è in infinita espansione e quindi in continua creazione di spazio, conoscere molti dei fenomeni che si svolgono quotidianamente nel grande laboratorio del cielo (quello più vicino a noi), eliminare tutte le mistiche e le superstizioni relative ai fenomeni celesti, è un po’ come limitare il potenziale sapienziale e decisionale di una divinità (so solo io quel che avviene, come avviene e perché avviene) e presagire alcune sue future decisioni (fine dell’universo). Proprio come l’avventura di Prometeo, che, togliendo agli dèi, per donarla agli uomini, una stilla di fuoco, ne limita, in qualche misura il potere. C’è da augurarsi che i fideisti siano alfine più umani e non condannino ancora ad atroci tribolazioni chi, come Giordano Bruno, per primo vide l’infinità del cielo ed i suoi infiniti centri o chi sapeva vedere prima (pro meteo). Per quanto riguarda il passaggio dalla materia inerte alla materia vivente, grazie alla spettroscopia radioastronomica, è stato possibile rivelare nello spazio interstellare la presenza di un centinaio di molecole organiche complesse che sono alla base dell’evoluzione della vita a noi conosciuta. La bioastronomia, dal suo canto, ha dimostrato come le comete, composte in prevalenza di acqua, materiale organico e polvere interstellare, siano responsabili dello sviluppo della vita sul nostro pianeta. Circa 5 miliardi di anni fa sciami di comete scaricarono sulla Terra tutta l’acqua di cui sono formati gli attuali oceani e tutti i composti del carbonio necessari alla evoluzione prebiotica e quindi alla vita vera e propria. Questi “mattoni della vita” hanno trovato sul nostro pianeta le condizioni ideali (pressione, temperatura, campo magnetico) per potersi evolvere e, nel giro di qualche centinaia

di milioni di anni, un tempo leggermente superiore al presunto atto creativo effettuato nel corso di un tramonto precedente la domenica, è avvenuto il miracolo necessario della vita. Poiché è anche verificato che l’universo consiste per lo più di idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto, ne potremmo ragionevolmente far discendere che su qualsiasi pianeta di qualsivoglia galassia, se una forma di vita si è evoluta, alla sua base vi sia identica biochimica. Le comete quindi sembrano assumere un ruolo determinante nell’universo, quello di inseminatrici cosmiche e nello stesso tempo di catastrofiche sterminatrici delle specie viventi. Durante l’impatto (1994) della cometa Shoemaker-Levy con Giove infatti si è sprigionata un’energia di 100 milioni di Megaton (un Megaton è equivalente a un milione di tonnellate di tritolo; la bomba atomica su Hiroshima era equivalente a 15 mila tonnellate di tritolo). In un impatto simile con il nostro pianeta sarebbero scomparse tutte le specie viventi sulla terraferma, ma sarebbero sopravvissute le specie oceaniche che in seguito si sarebbero evolute in nuove specie terrestri e forse in nuove specie “intelligenti”. Siamo soli nell’universo? Non abbiamo certezze sull’esistenza di altre vite, per certo però non possiamo escluderle e non possiamo affermare di essere gli unici beneficiari della vita. È certo che eventuali alieni non possano che essere molto diversi da noi nell’aspetto (come lo sono le migliaia di specie animali sul nostro pianeta) anche se le funzioni organiche dovrebbero essere molto simili perché derivanti da una stessa biochimica. Non è da escludere infatti che se milioni di anni fa, a causa di impatti catastrofici con comete o asteroidi, i dinosauri non si fossero estinti, la razza terrestre intelligente invece di svilupparsi dalle scimmie si sarebbe sviluppata dai dinosauri! Poniamo allora che altre vite si siano evolute. Lo avranno fatto a seconda dell’equipaggiamento del proprio pianeta. Questi esseri viventi alieni avranno creato divinità a loro sembianza, quindi divinità con altre forme ed altre proprietà, diversissime dalle nostre. Le divinità creatrici diventerebbero allora relative, quindi non assolute, valide solo per chi le ha immaginate e create e questo non susciterà l’entusiasmo di chi, sulla Terra, ha basato tutto il potere sull’unicità del suo dio. Nell’Universo pulsano miliardi di galassie, ciascuna delle quali formata da centinaia di miliardi di stelle. La velocità con cui l’universo si espande, aumentando (creando) lo spazio allontana ogni galassia dalle altre e, un domani siderale, non un domani umano, ci porterà ad avere cieli notturni sempre meno stellati e per questo ci sentiremo sempre più soli. Non sappiamo se, con l’allontanamento delle stelle, l’uomo saprà espandere anche le sue nozioni scientifiche sulla vita, sulla nascita e sulla morte, o si immergerà di nuovo nel fideismo del ristretto sistema solare, di nuovo orticello, a curarsi delle sue nespole e dei suoi cavoli. Confido ancor più nella filosofia e nella scienza!

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MATERIALI, EROI e CARATTERE di una CITTÀ Q uando Ulisse, tornato dopo vent’anni da Penelope, si volle far riconoscere da lei, che restava fredda e non gli concedeva l’attenzione dovuta allo sposo, dovette parlarle di qualcosa che soltanto lei poteva conoscere, e cioè il talamo nuziale, il letto dove avevano dormito insieme. Non erano ancora i tempi di IKEA e quindi si trattava di un pezzo unico, basato su una struttura di legno d’ulivo. Solido ed affidabile, perché l’albero era davvero vecchio, sicuramente un po’ stortignaccolo, ma Ulisse con la pialla ci sapeva fare. Il letto era anche prezioso, tra oro e porpora, e lavorato col bronzo, come certi spaghetti di qualità superiore. Senz’acciaio, che non esisteva ancora, cosa strana per noi, che difficilmente abbiamo in casa un mobile dove esso non sia presente, anche nell’umile forma di giunzioni, come chiodi, viti o rivetti. Il racconto di Ulisse a Penelope è un breve prontuario della scienza dei materiali nota all’epoca. In questi versi si fa anche, tra le righe ma non tanto, un’affermazione molto impegnativa: che ogni materiale ha la sua personalità, se vogliamo il suo talento, e va lavorato in un certo modo perché lo esprima al meglio in un certo contesto. Pensando alla nostra città, Terni viene ricollegata con una certa facilità all’acciaio e più genericamente all’uso delle leghe di ferro, data la presenza di un’antica ferriera papalina. Un filo d’acciaio connette anche la città con la Valnerina, al termine della quale è posta, non soltanto per la presenza delle cascate che sono legate tra l’altro alla produzione di energia per l’alimentazione delle acciaierie stesse. Non a caso il film di Walter Ruttmann, “Acciaio” (1933), su sceneggiatura di Pirandello (padre e figlio) e con musiche di Gian Francesco Malipiero, è ambientato quasi in una terra di confine tra Terni, principalmente viale Brin, e la Valnerina, in particolare la salita verso il paese di Marmore, e mostra anche le due

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carrozze del tram di Ferentillo all’ingresso dell’Acciaieria, che dava una delle migliori possibili visuali della cascata, apparendo all’improvviso lungo la linea. In realtà l’esperienza di Terni nei materiali va molto oltre questo: comprende anche fibre tessili, come il cotone, fibra da seme, molto sottile ed idrofila, che si diffuse a partire dalla scoperta del suo trattamento con soda caustica, o “mercerizzazione” (1844), la lana, per la presenza del lanificio Gruber, e la juta, per lo jutificio Centurini, che durante l’epoca dell’autarchia venne utilizzato, per l’esperienza accumulata nel trattamento di questa fibra dal “carattere” difficile, anche per esperimenti di filatura e tessitura degli steli di una pianta tipicamente italiana che si voleva proporre sul mercato, la ginestra. Questa pianta odorosa ma umile si piegava malvolentieri a quel servizio e, come dice Leopardi, che era anche esperto botanico, pienamente consapevole della sua fragilità: “Ma più saggia, ma tanto/Meno inferma dell’uom, quanto le frali/Tue stirpi non credesti/O dal fato o da te fatte immortali”. Anche nell’ambito tessile, la relazione con la Valnerina è molto forte, perché la canapa, che ugualmente veniva lavorata da Centurini, era coltivata nella valle, e messa a macerare nelle cosiddette “canapine”, ne rimane traccia anche in certi toponimi locali, come Macerino. Non a caso in Valnerina, a Sant’Anatolia di Narco, troviamo il museo della Canapa, che si occupa degli aspetti etnografici della ricostruzione della storia di questa pianta… e di molto altro. C’è poi la storia di Terni più propriamente chimica, cioè nell’ambito delle

Carlo SANTULLI

plastiche, sia quelle originarie, quindi non di origine petrolchimica, ma da materiali residui di altre industrie, come la celluloide, prima nitrato di cellulosa e poi acetato di cellulosa. La transizione tra le due materie avvenne nel dopoguerra e viene efficacemente mostrata in “Nuovo cinema paradiso” dallo stupore dell’operatore Alfredo, interpretato da Philippe Noiret, al fatto che la nuova celluloide sia completamente inerte alla fiamma, troppo tardi per lui, che ha perso la vista in seguito ad un incendio. Anche la “Cines”, che si trovava a Roma fuori porta San Giovanni, tra via Veio e via Magnagrecia, dove appunto alcune delle scenografie di “Acciaio” furono costruite, il 26 settembre del 1935 andò a fuoco misteriosamente, sicuramente per effetto dell’autocombustione della “prima” celluloide. Ci fu chi parlò sottovoce, come usava all’epoca, di speculazione edilizia su quei terreni ormai circondati da palazzi. Poco dopo nacque molto rapidamente Cinecittà, ancora più in periferia, il che avvalora i sospetti. Ma in quel periodo tutto andava bene per decreto.


COMPRENDERE E SOSTENERE LE IDEE DEI GIOVANI L ’istinto di voler dare lustro alla nostra cara esistenza trova la sua massima espressione nel Rinascimento Italiano. Non c’è nella storia dell’Umanità un altro periodo così ricco e intenso di creatività artistica. Il Rinascimento italiano costituisce un risveglio della consapevolezza umana su tanti aspetti importanti della nostra vita. Lo vediamo nella concezione unificatrice del genio della nazione che riesce a mettere insieme tutte le forme della ricerca umana: arte, scienza e tecnologia. La creatività umana trova nella vita di Leonardo e nella sua opera una massima e universale concezione. Penso sempre a Leonardo Da Vinci che, meglio di ogni altro, incarna il profondo significato della curiosità umana, sia nell’arte che nella ricerca scientifica. La scienza di Leonardo riguarda le forme organiche e non solo. La sua è completamente diversa dalla meccanica di Galileo, di Cartesio e di Newton. Nei fatti lui è il primo grande artista dotato di capacità e curiosità straordinarie nell’osservazione e nella profonda comprensione dell’Uomo e della Natura. È stato Leonardo a studiare a fondo la percezione visiva e la prospettiva per capire la geometria dei raggi della luce e del chiaroscuro. L’opera di Leonardo esprime e arricchisce il vero spirito del Rinascimento italiano ed europeo. Fu lui il primo a superare le tradizionali barriere tra scienza e arte, tra mente e corpo e unificare tramite la ricerca i due campi. Questa, credo, che sia la più sorprendente novità del Rinascimento. La vera unitarietà della ricerca umana nella sua concezione fa di lui non un artista, né uno scienziato, ma uno dei più grandi illustri sognatori e pensatori dei tempi moderni. Da Vinci e Galilei rappresentano una nuova visione della ricerca umana: nell’arte cercando di penetrare i misteri della natura umana, nella tecnologia con grandi esperimenti futuristi di Leonardo e nella scienza con idee e metodi che segnano una

nuova era per tutte le scienze per opera di Galilei. Mai un artista o scienziato ha potuto esprimere l’unitarietà dell’azione umana come loro due. Con gli studi di Galilei sulla meccanica vengono a galla i limiti e gli errori di Aristotele, ancora sostenuto dalla chiesa. Galilei fu il primo ad introdurre il metodo sperimentale come strumento fondamentale della ricerca. In più, i suoi studi e i princìpi della relatività galileiana diventarono fondamentali per Isaac Newton. Galilei sostenne apertamente e convintamente la teoria eliocentrica di Copernico e per questo suo peccato la chiesa, risparmiandogli il rogo, lo condannò a non uscire di casa, se non dopo la morte. Copernico, invece, nella sua Polonia non ebbe problemi con la chiesa a causa della sua teoria rivoluzionaria che pose il Sole e non la Terra al centro del nostro sistema planetario. Pure Leonardo fu costretto a chiudere la vita da esiliato sotto la protezione che il Re di Francia gli offrì. Lavorava a Roma quando una lettera anonima lo accusava di stregoneria. In assenza di una protezione e non potendo affrontare questa situazione difficile, Leonardo decise di andarsene per sempre e trovare pace e serenità presso il Re di Francia, François I, che lo aveva già invitato alla sua corte. Sistemato con tutti i comfort nel castello di Clos-Lucé, nei pressi di Amboise, fu onorato del titolo di primo pittore, architetto e meccanico del re e di una pensione di 5.000 scudi. Questi ultimi anni furono i più sereni della sua vita. Penso che sia molto importante saper decifrare i comportamenti del potere nel corso della storia per meglio orientare le opinioni e le scelte nel nostro tempo. Lo ritengo assolutamente necessario poiché la stessa situazione e i relativi comportamenti si verificano pure oggi con delle gravi conseguenze per i giovani e per le generazioni future. Il genio italiano è riuscito a esprimere e a realizzare le sue idee in coincidenza dei

Alberto FRÀSHER

momenti storici della civiltà occidentale, dispiace dirlo, spesso comprese e sostenute solo da stranieri. L’atteggiamento indifferente e mediocre del sistema verso le brillanti idee dei suoi cittadini, giovani in primis, mi riporta in mente una storiella divertente del mondo antico.

Tre uomini primitivi stavano trasportando dei sassi con un contenitore enorme senza ruote. Lo trascinavano fermandosi ogni tanto. Uno sconosciuto si è fatto avanti offrendogli due ruote. No thanks! ringraziò il primo dei tre poveracci che non avevano mai visto una ruota. Intervenne il secondo: We are too busy (Non vedi come siamo indaffarati?). L’uomo delle due ruote, profondamente deluso, rivolse le spalle ai poveracci dei sassi e riprese a camminare alla ricerca di un carro meritevole delle sue ruote. L’evoluzione del genio italiano è molto interessante perché non è mai stato in sintonia con il sistema politico che ha governato il paese. Le varie incomprensioni delle grandi idee non sono coincidenze ma testimoniano delle amare verità che non possiamo più trascurare. A causa di tale incomprensione, forse, mi sento stuzzicato dalla tentazione di chiedermi se mai la classe politica sia compatibile con il background storico culturale della nazione. Sono le idee che contano nel definire lo sviluppo e l’evoluzione di una nazione... ma, dice il saggio, per comprendere le idee di un grande uomo non si può senza averne di proprie. (Dal saggio “L’Italia nella parabola di Berlusconi” di Alberto Fràsher, Europa Edizioni, Roma, 2018) Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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LA FIGURA DEL TERZO RESPONSABILE E DEL MANUTENTORE NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO CONDOMINIALI Già da ben venti anni è nata la figura giuridica del Terzo Responsabile per gli impianti termici condominiali. Ma chi è il Terzo Responsabile? Il Terzo Responsabile è colui che assume, su incarico dei condomini, la responsabilità dell’esercizio, la conduzione, il controllo e la manutenzione dell’impianto termico e del rispetto delle disposizioni di legge in materia di efficienza energetica dell’impianto. In sostanza è quella figura che deve occuparsi della gestione e manutenzione dell’impianto termico centralizzato ai fini della sicurezza, della messa a norma dell’impianto, ove fosse necessario, e della corretta manutenzione al fine del contenimento dei consumi energetici e delle emissioni in atmosfera. Il Terzo responsabile/manutentore viene nominato dalla assemblea dei condomini (proprietari degli appartamenti), che sono i primi responsabili, e dall’amministratore, che è il secondo responsabile; nel valutare e prendere poi la decisione di nominare una o l’altra ditta, è molto importante che il condomino venga a conoscenza di alcuni aspetti molto importanti a volte del tutto sconosciuti.

Bisogna sapere anzitutto che il ruolo di terzo responsabile di un impianto è incompatibile con il ruolo di venditore di energia per il medesimo impianto e incompatibile con le società a qualsiasi titolo legate al ruolo di venditore, in qualità di partecipate o controllate. Per essere più chiari, il terzo responsabile, che deve gestire l’impianto in modo da ottimizzare e ridurre i consumi, che interesse avrebbe a fare tutto ciò se contemporaneamente fornisce e fattura combustibile (metano o gasolio) al condominio stesso?

Si assisterebbe ad un plateale conflitto di interessi! Purtroppo però spesso questo avviene e molte multinazionali, triangolando con ditte costituite appositamente, riescono a raggirare il cittadino ignaro di tutte queste interazioni. Quindi il condomino che non vuole farsi gabbare, deve chiedere conto all’amministratore (secondo responsabile) degli estremi delle due ditte e verificare che non ci siano collegamenti fraudolenti! Ora che abbiamo un po’ chiarito il ruolo e l’importanza di questa figura Vi invitiamo a scegliere con attenzione il Vostro manutentore/terzo responsabile.

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ABBASSO LA TASSA ROSA! Q uella che nel resto del mondo chiamano Pink Tax, in Italia è la Tassa Rosa. La traduzione non cambia il risultato: si tratta della tassa che costringe le donne a pagare più degli uomini per i loro acquisti di beni o servizi. Deodoranti, rasoi, shampoo, saponi, bagnoschiuma, etc. Secondo una ricerca svolta in Inghilterra, basta che i prodotti abbiano una confezione “femminile” per costare più della corrispondente versione “maschile”. Persino le penne per scrivere. Non finisce qui. Perché, chiaramente, se la tassa fosse solo sui prodotti al femminile, la soluzione sarebbe comprare la versione “maschile”. Purtroppo, però ci sono prodotti per i quali non esiste una versione maschile: assorbenti e pillola anticoncezionale, per citarne due. A quanto risulta, per il Fisco e il legislatore italiano, gli assorbenti sono tassati con un’aliquota Iva al 22% perché sono considerati beni di lusso, e quindi non indispensabili. Mentre invece i rasoi per radersi la barba, da uomo, sono assolutamente un bene di prima necessità, e giustamente sono gravati da un’Iva ridotta del 4 %, come il pane e il latte. Ricapitolando: farsi la barba è una prima necessità,

acquistare gli assorbenti ed evitare le conseguenze connesse al non acquisto, un lusso. Stessa cosa vale per la pillola anticoncezionale. Nel 2016 è sparita anche l’opzione di quella mutuabile, per cui al momento, la scelta è tra le pillole di prima e di ultima generazione, i cui costi variano notevolmente: tra i 3-5 euro le prime e i 10-17 euro le seconde. Risultato: le donne con minore disponibilità economica sono costrette a scegliere quelle più economiche e scientificamente più dannose per l’organismo. E i paradossi non finiscono qui, perché in nome della parità di genere la maggior parte delle polizze auto, invece di premiare il fatto che le donne siano automobiliste meno a rischio degli uomini, abbiano registrato un rincaro del 4 % a danno del gentil sesso. Se la tanto millantata parità resta ancora una specie di miraggio, la Tassa rosa è reale, mascherata dietro abitudini di consumo ormai date per assodate. Dopotutto, “oltre le gambe c’è di più”, e questo “di più” costa caro. Altri studi, sono sulla stessa lunghezza d’onda. Il Department of Consumers Affairs di New York, alla fine del 2015 ha pubblicato lo studio From Cradle to Cane:

Alessia MELASECCHE

alessia.melasecche@libero.it

The Cost of Being a Female Consumer (ovvero, Da Cradle a Cane: il costo di essere un consumatore femminile): partendo da 800 beni di largo consumo analizzati, in versione sia maschile che femminile, è emerso che questi ultimi costano in media il 7% in più rispetto al loro equivalente per il sesso opposto, che arriva a toccare il 13% nel caso di prodotti per la cura e l’igiene personale. I prezzi nel tempo hanno subito delle variazioni, ma i gap rimangono. Di questa Tassa Rosa, tanto iniqua quanto ingiustificata, non parla nessuno. A livello politico il tentativo più recente è datato 2016, e prevedeva di considerare gli assorbenti come un bene di prima necessità, da tassare a un’Iva del 4%. La proposta ventilata da Pippo Civati, già deputato di Possibile, è stata, prima oggetto di “commenti trogloditi” e poi cassata. Nello stesso periodo su Change.org è stata attivata una petizione con il medesimo obiettivo. Un’idea talmente tanto fuori dall’ordinaria comprensione da essere stata invece adottata in molti altri Paesi. “L’Italia ha altre priorità”, chiaro: una di queste è che istituzionalmente discrimina le donne e non ci sono quote rosa che tengano!

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Associazione Culturale La Pagina - TERNI CORONA - Terni, Via De Filis 7 in collaborazione con: Centro Studi Storici di Narni, Centro Studi Storici di Terni, CISL Scuola Umbria, CONTAGIO Terni, FLC CGIL Terni, Gutenberg, Terni Valley, UIL Scuola Terni , ViviNarni

I Gioielli del Nera Venerdì 12 ottobre 2018 - ore 17,00

APPROCCIO CONOSCITIVO AQUA ME GENUIT:

Nera, Cascata delle Marmore, Piediluco Relatori: Paolo Ricci, Miro Virili Progetto PAPIGNO, la città dei giovani, della scienza e dei turisti Interventi: Giampiero Raspetti, Gabriele Ferracci, Carlo Santulli, Marco Venanzi Venerdì 26 ottobre 2018 - ore 17,00

APPROCCIO CONOSCITIVO SAN VALENTINO DI TERNI

Relatori: Edoardo D’Angelo, Giampiero Raspetti Progetto TERNI, città di san Valentino, capitale dei Diritti Umani Interventi: Don Claudio Bosi, Miro Virili, Marcello Ricci Venerdì 16 novembre 2018 - ore 17,00

APPROCCIO CONOSCITIVO UNA PARTICOLARE ETNIA PROTOSTORICA: gli umbri del Nera Relatore: Paolo Renzi Progetto APRITI CIELO, laboratorio per lo studio delle acque e della terra Interventi: Carlo Santulli, Enrico Squazzini Venerdì 30 novembre 2018 - ore 17,00

APPROCCIO CONOSCITIVO EVOLUZIONE DEL MUNICIPIO ROMANO DI

INTERAMNA ATTRAVERSO LE TESTIMONIANZE MONUMENTALI Relatore: Paolo Renzi Progetto TERNI, centro dei transiti e dei trasporti Interventi: Paolo Leonelli, Loretta Santini Venerdì 14 dicembre 2018 - ore 17,00

APPROCCIO CONOSCITIVO I PRODOTTI DELLE ACQUE:

gastronomia, tradizione e dolci natalizi Relatrice: Loretta Santini Progetto TERNI PASTICCIONA Interventi: Giampiero Raspetti

A

bbiamo argomentato convintamente in merito alla necessità, direi all'obbligo, di impegnarci per la politica, che ormai è tutt'altra categoria rispetto alla partitica, cioè la politica di parte. La politica è, da sempre, rapporto umano, sociale, morale, altissimo relazione di solidarità con gli altri, tutti gli altri. È cultura e, quindi, capacità progettuale. Siamo in molti a condividere tali assunti e tutti ci confrontiamo sui

progetti, non già sulla sensibilità partitica di ciascuno. Vogliamo, insieme, ripercorrere la storia del nostro territorio per trarne idee e progetti per il futuro, lontani come siamo dall'organizzare sciocchezze e volgarità ad capocchiam, valide cioè tanto per un paesino disastrato del profondo sud come di un paese barbarizzato del profondo nord. Avremmo voluto seguire lo svolgimento diacronico degli

incontri, ma occorre pur far conto degli impegni dei relatori. Ogni incontro si divide in un APPROCCIO CONOSCITIVO e in un PROGETTO (annesso e relativo). Siamo certi che molti cittadini sapranno rendersi conto di come questo nostro territorio sia eccezionale e che esista molta differenza tra chi sa solo raccattare ed incollare cocci e chi disegna nuovi, avvincenti e credibili scenari per il futuro della nostra città e del nostro territorio.

Seguirà la presentazione del calendario conferenze 2019 che costruiremo, come sempre, insieme.


Francesco PATRIZI

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ilar sentiva che le mancava una parte, non lo sapeva spiegare bene, come un cielo a cui manchi la luna. Finché un giorno sua madre le confessa il dubbio che l’ha accompagnata per tutta la vita: Pilar è nata insieme a un gemello, volevano chiamarlo Pedro, è deceduto per “debolezza congenita”, ma lei non ci ha mai creduto, la prima sensazione fu che quel neonato che le avevano mostrato non era suo figlio. Finalmente Pilar comprende il perché di quelle emozioni improvvise, forti, inspiegabili: il suo gemello è vivo, sta amando, sta piangendo, sta vivendo la sua vita e proprio ora sta provando anche lui un’emozione che non sa capire né descrivere. Perché la loro è un’anima divisa in due corpi. Pilar si reca alla Maternità Provinciale di Saragozza, ma il decesso del gemello non risulta, quel certificato che le ha dato la madre non è un documento valido, un medico non avrebbe mai scritto una causa così generica, senza fare l’autopsia. A compilarlo non fu un medico poco pratico, ma il professor Agapito B. C., per decenni il luminare di medicina dell’ospedale, amico di ministri del regime di Francisco Franco e di eminenti prelati. Durante i primi anni della dittatura,

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I GEMELLI DI SARAGOZZA le carceri spagnole erano affollate di dissidenti e il generale Franco decise che i loro figli dovevano essere educati ai sani principi del regime e alla morale cattolica. La Chiesa spagnola, grande sostenitrice della dittatura, si occupò dell’affidamento di quei bambini alle delle famiglie pie e devote, le quali ringraziavano con una lauta offerta. Quando la riserva di prole andò esaurendosi, nessuno volle rinunciare al lucroso giro di affari, nacque così una rete segreta che continuò a sottrarre figli, questa volta non ai dissidenti, ma alle persone “indegne e degenerate”: prostitute, zingare, ragazze madri, sempre con lo scopo caritatevole di educarli e crescerli in maniera più sana. Ci pensavano poi medici, avvocati e parroci a far risultare il figlio prima morto e poi nato dalla nuova madre, i veri genitori non dovevano sapere che i loro figli erano vivi, nessuno doveva risalire al misfatto. In questo torbido traffico, il dott. Agapito escogitò un piano dai risvolti “umanitari” che però rischiò di essere sventato da un’infermiera neo assunta che, mandata in ghiacciaia a prendere del materiale, inavvertitamente toccò Luisito e cominciò ad urlare: era il corpicino congelato di un neonato (chiamato così dallo staff medico)

che all’occorrenza veniva mostrato al genitore incredulo del decesso prematuro del figlio. Ci pensò la suora assistente di Agapito a tappare la bocca all’infermiera, che racconterà, molti anni dopo, questa storia: il dottore sottraeva un gemello ad ogni parto, cosicché i genitori, affranti dal dolore, avessero comunque la gioia dell’altro gemello “sopravvissuto”, mentre un’altra coppia sfortunata poteva provare il piacere della maternità. Al passaggio del bambino ci pensava un convento, che in quegli anni ricevette cospicue “donazioni” che poi spartiva con la rete di complicità. Pilar si è rivolta all’ordine religioso che lavora nell’ospedale, ma ha trova solo un muro di silenzio, qualche sguardo incredulo e tanti sospiri. Sono più di 10 anni che in Spagna l’avvocato Enrique J. Vila Torres, anche lui venduto in fasce, porta avanti una battaglia perché i circa 300mila “bastardos” possano conoscere la propria storia ed è lui che ha incoraggiato Pilar a diffondere fotografie di lei bambina, ragazza, donna. Perché da qualche parte Pedro c’è, anche lui ha sentito per tutta la vita la mancanza di una parte di sé, Pilar ne è certa e qualcosa le dice che prima o poi si troveranno.


FINIS TERRAE

Finis terrae è una vetrina. È la parte visibile dei tanti laboratori e delle buone pratiche che Arci Terni sostiene nei numerosi progetti che ha attivato negli ultimi anni.

Finis terrae è la metafora del paradosso. La punta più estrema del mondo occidentale per tanto tempo, là dove si riteneva che finisse il mondo e dove finiva/ finisce il cammino di Santiago (“capo finis terrae”, appunto, nella Spagna del Nord direttamente sull’Atlantico), che poi è divenuta la costa da cui si è partiti per scoprire il “nuovo mondo”, le Americhe. La fine come inizio. Come a dire: “là dove si pensava finisse il mondo è iniziata la modernità”. Basta il desiderio di conoscenza, la curiosità, l’aprirsi a nuovi mondi e a nuove rotte. Magari, come accadde a Cristoforo Colombo, fa comodo anche qualche

errore: ipotizzare di andare da una parte e ritrovarsi per caso in un mondo nuovo. Questo spirito sarebbe la medicina più appropriata ai mali di questa società sempre più malata di assenza di orizzonte. Solo il coraggio e il supporto di qualche navigatore d’esperienza possono portarci a scoprire pezzi di futuro.

Così, mentre il dibattito pubblico si nutre di paure e timori nei confronti dei diversi, noi pensiamo sia bene aprire le porte e lasciar intravedere nuove pratiche di integrazione tra cittadini vecchi e nuovi.

I nostri laboratori… Orli e Vapori Traguardo finale dell’omonimo laboratorio di cucito e riciclo creativo, inserito in un progetto di aggregazione ed emancipazione rivolto a donne italiane e straniere che ha coinvolto anche la nostra Associazione. Vestiti dismessi, accessori vintage, stoffe e materiali di recupero sono stati trasformati in nuovi pezzi di design e di moda: riciclo, creatività e praticità sono le parole che contraddistinguono il lavoro delle artigiane partecipanti al progetto. Ogni pezzo è realizzato a mano, unico nel suo genere e capace di raccontare la storia di chi lo ha ideato e confezionato. „Orti e Vapori“ è adesso anche al centro di Terni, in Via del Tribunale, 19 presso „Tre Civette sul comò“. L’orto “Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi e riconosce il vento.” Con lo spirito dei versi di Franco Arminio abbiamo iniziato a coltivare verdure e legumi, per realizzare poi qualcosa di più grande e vivace. Pomodori, patate, zucchine fanno parte della ricca produzione del nostro orto in Valnerina, curato dai nostri ragazzi ospitati nei progetti d’accoglienza e da un gruppo di volontarie della zona Il miele Il nostro orto cresce e dà buoni frutti anche per merito delle api che lo circondano e che si prendono cura di ogni piccolo fiore fino a quando non diventa pomodoro o zucchina. Grazie ad un corso di apicoltura, realizzato per i ragazzi dei nostri progetti e per gli abitanti della Valnerina, abbiamo messo in piedi un nostro piccolo apiario e da quest’anno è pronto anche il “Millefiori Valnerina”, una vera bontà che non può mancare nelle vostre dispense. Le stampe Il laboratorio di stamping è stato realizzato da Marianela Taborga, artigiana e collaboratrice di Arci Terni. Con lei hanno seguito un laboratorio di stampe i beneficiari dei CAS di Terni. Il processo di elaborazione è iniziato con la scelta dei disegni: ogni partecipante ha fatto una ricerca personale di un disegno rappresentativo della cultura del proprio paese di origine, per poi passare alla costruzione del timbro e alla successiva stampa. È stato un lavoro impegnativo, artigianale e molto importante; le borse realizzate sono state donate agli oltri cinquecento delegati presenti al Congresso Nazionale ARCI a Pescara. Musica La musica e le musiche dal Mondo hanno sempre caratterizzato le nostre iniziative interculturali, un linguaggio fluido capace di instaurare incontri e relazioni, di produrre senso. Non poteva quindi mancare un Laboratorio musicale come “Chi s(u)ono?” con le percussioni protagoniste, insieme ovviamente ai ragazzi che hanno affrontato diversi temi nei brani: guerre, razzismo, famiglia. Sono così nate diverse collaborazioni ed esibizioni dal vivo, culminate poi con il CD “Interplay”


Un MATRIMONIO un po' SPECIALE! Avv. Marta PETROCCHI

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a L. 20 maggio 2016 n. 76 ha introdotto nel nostro ordinamento la regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplinato le convivenze. Ciò sulla scorta della pressione della Corte europea dei diritti dell’uomo che, come purtroppo spesso accade, aveva accertato da parte dell’Italia la violazione dell’art. 8 della Convenzione, per non aver garantito che i ricorrenti avessero un sistema normativo che prevedesse il riconoscimento e la tutela delle loro unioni omosessuali. L’unione civile tra persone dello stesso sesso è intesa «quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione». Perché si costituisca l’unione civile le due persone maggiorenni dovranno comparire dinanzi a un ufficiale di stato civile alla presenza di due testimoni; l’unione verrà poi registrata nell’archivio dello stato civile con i dati anagrafici, il regime patrimoniale e la residenza, analogamente a quanto accade per il matrimonio. Le parti possono stabilire,

per la durata dell’unione, un cognome comune scegliendolo tra i due, anche anteponendo o posponendo al proprio. Per il resto, vengono estese alle coppie dello stesso sesso i diritti previsti dal matrimonio civile: dispone legge con una «clausola generale di equivalenza» che al «fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile tra persone dello stesso sesso, le disposizioni che si riferiscono al matrimonio e le disposizioni contenenti le parole “coniuge”, “coniugi” o termini equivalenti ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso». È precisato che questa disposizione non si applica alle norme del codice civile non richiamate espressamente nella legge, nonché alle disposizioni di cui alla l. 4 maggio 1983 n. 184, in materia di adozione, pur restando «fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti». Questa la situazione attuale in Italia. Quanto ai matrimoni contratti all’estero fino all’adozione dei decreti legislativi di attuazione la giurisprudenza italiana era orientata nel negare la possibilità di trascrivere matrimoni contratti all’estero

fra cittadini italiani dello stesso sesso. Si riconosceva tuttavia ai componenti dell’unione omosessuale, «intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso», il godimento di quei diritti che discendono dalla inclusione del rapporto fra le formazioni sociali (art. 2 Cost.) (17) e dal diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8 CEDU) (18). In assenza di una disciplina che regolamentasse le unioni fra persone dello stesso sesso, i matrimoni venivano riqualificati dalla Corte di cassazione come unioni di fatto. La volontà di separazione di una delle due persone deve essere manifestata davanti all’ufficiale di stato civile. In questo caso, l’unione si scioglie dopo tre mesi dalla dichiarazione. Su questi temi si applica il codice civile sul regime patrimoniale della famiglia e la comunione dei beni. Analogamente si regolano i diritti successori e le norme sulla reversibilità. I conviventi hanno gli stessi diritti spettanti al coniuge nei casi previsti dall’ordinamento penitenziario, in caso di malattia o ricovero, in caso di morte (per quanto riguarda la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie). Interessatevi delle leggi, sono in tutto ciò che ci circonda e fare una scelta piuttosto che un’altra può davvero cambiare la vita!

Tutt’unu co’ la mia “metà”

Paolo Casali

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So’ ppiù de cinquant’anni che stò co’ mmi moje… semo tutt’unu e ttuttu va a ggonvie vele… a pparte quarche “bbonaccia” che ‘gni tantu… parerà stranu… sèrve pure quella. Lu segretu sta su lu fattu che ‘emo subbitu missu ‘n chiaru certi “palitti”… che ppo’ quilli più ‘mportanti so’ stati sulu ddui… ‘na vorda dovéa èsse essa a ccommanna’ e qquill’andra io a ddaje retta però le dicisioni… quelle più rrasuterra… je l’ho sempre fatte pija’ libberamente senza méttece bbeccu. Da l’incuminciu l’ho ssempre fatta sinti’ la riggina de lu focolare…anche mo’! Pe’ lu quietu campa’ è ‘mportante che ‘gni vòrda che essa da’ lu stracciu dentro casa è mmejo ‘spetta’ de fòri e entra’ sulu quanno è ‘sciuttu bbene…‘gni vòrda che vado a bbeve llà lu lavandinu è mmejo che mmetto sempre ‘na mano sotto lu bbicchiere pe’ no’ scola’ su lu pavimentu… ‘gni vòrda ch’ammucchio li panni che mme caccio sopra l’omu

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mortu… ch’è ll’unicu che ‘n ze lamenta… è mmejo che l’armetto a ppostu dentro l’armadiu… però quanno li lascia in giro essa… no’ je pòzzo di’ gnente perché me risponne che cce penza da sola. So’ttante le cose ‘n do’ déo sta ‘ttentu… pe’ esempiu… quillu che ppòle ruvina’ ‘stu cunnubbiu so’ li cuscini tutti ricamati… ce n’emo ‘na casa piena… su lu lettu… su le sedie… su lu divanu… guai a mmétteccese sussopra o anche poggiacce ‘n tantinu la schina pe’ stacce più ddrittu. ‘N quillu però mesà che ccià raggione essa perché su lu vocabbolariu ce sta scrittu sulu… cuscinu… affare morbidu ‘mbuttitu de lana o dde crini… mica che tte cce poli mette a ssede’! Me vène d’arpenza’ a ‘llu proverbiu… “tristu ‘llu pullarittu ‘n do’ la gallina canta e lu gallu sta zzittu”… ma ppo’ m’arconzolo rifrettènno… ma se sso’ tutt’unu co’ la dorge metà commannànno essa è ccome se ccommannàssi ‘nch’io!


Programma Associazione Culturale La Pagina Giovedì 20 Settembre

MOSTRA COMMEMORATIVA

ore 16.00 Torna

Curisità Scientifica a cura di Vittorio GRECHI

N.B. Ricordiamo a TUTTI che sono aperte le iscrizioni ai CORSI di:

Presso Ass. Culturale La Pagina Via De Filis, 7 Dal 23 al 29 Settembre 2018 Orario: 9.00/12.30 - 16.00/19.00

INGLESE CINESE INFORMATICA PITTURA Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774

à t i l a a z u n q e t a s i L s s a a ’ l n l o s de r e p a l l a

residenza protetta specializzata nell'assistenza di persone affette da malattia di Alzheimer e altre forme di demenza

OTRICOLI (Terni) Str. Pareti 34/36 Tel. 0744.709073 - 0744.719757 - t.sabrina@libero.it

www.villasabrina.eu Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Medicina & Salute

TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA e RISCHIO di TUMORE alla MAMMELLA Il rapporto tra terapie ormonali sostitutive (TOS) in menopausa e rischio di sviluppare alcune forme tumorali è ormai da decenni un argomento piuttosto dibattuto.

Cos’è la terapia ormonale sostitutiva in menopausa ? È la somministrazione di ormoni (estrogeni e/o progestinici e talvolta androgeni) al fine di colmare il deficit degli stessi derivante dalla naturale sospensione dell'attività endocrina ovarica che coincide con l'entrata in menopausa. Ripristinare l'equilibrio ormonale presente prima della menopausa può attenuare i sintomi della stessa (es. vampate di calore, sudorazioni, secchezza vaginale, ansia, irritabilità), e -se protratto per un tempo sufficientemente lungo- proteggere la donna dall'aumentato rischio osteoporotico. In base alle informazioni bibliografiche raccolte, derivate dalla letteratura scientifica più accreditata, possiamo partire da alcuni punti fissi: zz La terapia ormonale sostitutiva combinata (sommistrazione congiunta di estrogeni e progestinici), assunta dopo la menopausa per alleviarne i disturbi, aumenta il rischio di sviluppare un tumore al seno e può nasconderne la diagnosi. Il rischio è proporzionale alla durata del trattamento. zz La terapia ormonale sostitutiva a base di soli estrogeni, assunta dopo la menopausa per alleviarne i disturbi, NON aumenta in maniera importante il rischio di sviluppare un tumore al seno. Tuttavia, eleva significativamente il rischio di iperplasia endometriale, che potrebbe essere precorittrice del cancro all'endometrio uterino. Di conseguenza: zz nelle donne precedentemente sottoposte ad isterectomia (intervento di asportazione chirurgica dell'utero), la terapia ormonale sostitutiva si effettua in genere con soli estrogeni; in questa specifica circostanza la TOS sembra addirittura esplicare un effetto protettivo nei confronti del cancro al seno; zz sebbene nelle donne con utero intatto la terapia ormonale sostitutiva con soli estrogeni NON aumenti

significativamente l'incidenza di neoplasie alla mammella, in genere si preferisce associare un progestinico (naturale o sintetico) per prevenire la comparsa di tumore all'endometrio; purtroppo tale combinazione aumenta il rischio di cancro alla mammella. zz Dopo molti anni di utilizzo della terapia ormonale sostitutiva potrebbe aumentare il rischio di cancro all'ovaio; si tratta comunque di un'eventualità abbastanza remota, non confermata da tutti gli studi epidemiologici. zz L'associazione estrogeni-progestinici sembra avere un ruolo protettivo nello sviluppo del cancro al colon, mentre l'effetto non sembrerebbe sussistere qualora vengano somministrati i soli estrogeni. zz Per tutte le TOS, il rischio aggiuntivo di carcinoma mammario diventa evidente entro qualche mese dall'inizio della terapia, aumenta con la durata dell'assunzione, ma sembra tornare al rischio della popolazione generale entro 3-5 anni dopo la sospensione Si può concludere riportando ulteriori punti fermi, secondo i quali: zz Per il trattamento dei sintomi della post-menopausa, la TOS deve essere iniziata solo in presenza di sintomi che influenzano negativamente la qualità della vita. zz La terapia ormonale sostitutiva in menopausa è controindicata in presenza attuale, pregressa o sospetta di: zz un tumore maligno del seno zz un altro tumore maligno la cui crescita è sensibile agli estrogeni, ad esempio all'endometrio (mucosa dell'utero) o alle ovaie; zz I rischi ed i benefici della terapia

ormonale sostitutiva devono sempre essere attentamente soppesati, tenendo anche in considerazione l'insorgenza di rischi con il procedere della terapia. Gli estrogeni con o senza progestinici devono essere prescritti alla dose minima efficace e per il minor tempo possibile, compatibilmente con gli scopi del trattamento ed i rischi individuali. La TOS deve essere continuata solo fino a quando i benefici superano i rischi. zz Prima di iniziare la terapia il medico curante dovrebbe effettuare un'accurata anamnesi della paziente (raccolta di informazioni sulla storia medica personale e familiare). Il medico, inoltre, dovrebbe sottoporre la paziente ad un controllo del seno e/o pelvico (basso ventre) e ad una visita ginecologica. zz Una volta che la terapia è iniziata, andranno comunque effettuati controlli medici periodici (almeno ogni anno) per una accurata valutazione dei rischi e dei benefici in relazione al proseguimento della terapia. zz Sottoporsi a screening mammografico e ad esame citologico vaginale (PAP test) ad intervalli regolari. In conclusione, se condotta nel rispetto delle regole sopra-riportate, sotto la supervisione di un medico preparato, la terapia ormonale sostitutiva si associa ad un aumentato rischio di alcune neoplasie, come il cancro alla mammella; tuttavia tale rischio appare abbastanza contenuto. Ad esempio, per quanto riguarda il cancro alla mammella, tale rischio è simile o addirittura inferiore a quello correlato ad altri fattori, come la familiarità per la patologia, la menopausa tardiva ed il menarca precoce, la nulliparità, la gravidanza tardiva (> 35 anni), l'obesità ed il sovrapeso.

Dott.ssa Lorella Fioriti Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia Digitale Diretta

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Medicina & Salute

“PREPARARSI ALLA GRAVIDANZA” La gravidanza è un processo che invita a cedere alla forza invisibile che si nasconde nella vita. (Judy Ford) va tenuto sotto controllo durante la gravidanza. È consigliabile, poi, prendere l’acido folico (una vitamina del gruppo B) tutti i giorni prima di una gravidanza e durante la gravidanza stessa perché aiuta a prevenire le malformazioni del cervello e della spina dorsale (spina bifida). L’acido folico si trova anche nelle verdure a foglia verde, nelle arance, nel pane integrale e nei cereali della colazione. È importante, inoltre, effettuare un paptest perché, se dovesse risultare alterato, è preferibile intervenire prima che si instauri una gravidanza piuttosto che aspettare dopo.

Ogni giorno nel mondo nascono 365.000 bimbi: la maggior parte in Asia ed Africa, a scendere come percentuale in America, Europa ed Oceania. Nascono, in pratica, 240 bambini al minuto. È incredibile pensare che nel tempo (mettiamo un secondo) di dare un’occhiata a questa pagina sono già nati 4 bambini! Concepire un bambino sembra quindi la cosa più semplice del mondo, anche se non sempre, in realtà, ciò può essere dato per scontato. Le donne che programmano una gravidanza possono ricevere dal proprio ginecologo utili consigli su come prepararsi al meglio per questo incredibile percorso e come ridurre le cattive abitudini che possono influenzare negativamente la fertilità e provocare malformazioni al feto. Eppure, secondo l’Agenas, moltissime sono le donne che non chiedono al proprio medico di fiducia o al proprio ginecologo consigli su come affrontare la gravidanza. Ad esempio, smettere di fumare riduce del 30% il rischio di infertilità e del 25% il rischio di parto prematuro; assumere acido folico prima e durante la gravidanza riduce il rischio di anencefalia e spina bifida del 72%. Esami utili prima di una gravidanza Importante è valutare innanzitutto la condizione generale ed eseguire quindi gli esami del sangue di routine, cioè l’emocromo completo (con conta

dell’emoglobina, dei globuli rossi e bianchi, formula leucocitaria, piastrine, ematocrito e volume corpuscolare medio). Utile un test per le malattie sessualmente trasmissibili per entrambi i partner come l’HIV e la sifilide, la gonorrea e la clamidia che dovrebbero essere trattate prima della gravidanza. Pur non essendo esami in esenzione, è importante valutare anche il quadro completo di patologie come la glicemia, per valutare alterazioni che possono ricondurre al diabete, colesterolo totale e frazionato, trigliceridi e ultima, ma molto importante, la funzionalità della tiroide (il TSH). La tiroide è fondamentale perché è quella che regola il delicato metabolismo del nostro corpo e basta un piccolo squilibrio perché qualcosa non funzioni. Importanti anche alcune vaccinazioni. Se non si è immuni alla rosolia può avere senso, ad esempio, fare il vaccino almeno un mese prima di rimanere incinta, lo stesso per la varicella e per l’epatite B, che, in alternativa al vaccino, vanno tenute sotto controllo durante la gravidanza. Altro esame fondamentale è quello per individuare l’immunità al toxoplasma gondii, che se non dovesse esserci

Esami da fare prima della gravidanza per l’uomo Anche gli uomini hanno diritto ad una quota di esami gratuiti, in quantità minore a quella della donna come l’emocromo completo ed alcuni test di approfondimento in caso di anomalie individuate. Come per la donna, inoltre, HIV, HCV e gruppo sanguigno con determinazione dell’Rh. Potrebbe essere utile per l’uomo effettuare anche una visita andrologica e una spermocoltura, ovvero l’esame colturale del liquido seminale. Questo esame consente di capire, prima della gravidanza, se è presente un’infezione batterica in modo che l’infezione non venga trasmessa alla donna durante i rapporti sessuali ed impedire ritardi di concepimento (le infezioni batteriche possono essere causa di mancata fecondazione).

DR.SSA GIUSI PORCARO

Specialista in Ginecologia ed Ostetricia USL UMBRIA 2 – Consultorio Familiare di Orvieto CENTRO ANTEO – Via Radice 19 – Terni (0744- 300789) BIOS – Via Linda Malnati 15 - Terni (0744 403904) Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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AZIENDA OSPEDALIERA

CAD - CENTRO ACCOGLIENZA DISABILITÀ dell’OSPEDALE DI TERNI

Il 22 febbraio 2018 all’ospedale Santa Maria di Terni è stato attivato il Centro di Ascolto e Accoglienza Disabilità (CAD), un segnale forte e concreto di attenzione verso le problematiche di coloro che vivono la condizione di disabilità e dei loro familiari, al fine di ridurne i disagi e favorire l’accesso ai servizi sanitari con una reale presa in carico da parte dell'ospedale. Nella fase iniziale il Centro ha scelto di collaudare il modello di presa in carico delle persone con grave disabilità motoria attraverso due percorsi dedicati, uno in urgenza per l’accesso al Pronto Soccorso, che prevede una linea preferenziale nell’ambito del codice colore assegnato dal triage, e un altro percorso, condiviso con la USL Umbria 2, che facilita gli accessi programmati ai servizi e alle prestazioni ambulatoriali attraverso il Numero Verde aziendale 800.50.50.83 e una postazione all’ingresso dell’ospedale. In questa fase iniziale si è partiti con la presa in carico di utenti con disabilità motoria grave, con l’obiettivo di estendere il servizio anche

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ad altri disabili non necessariamente con problemi di deambulazione. In due mesi il CAD è stato preso come modello da altri presidi ospedalieri italiani ed è stato progressivamente potenziato fino a garantire la presa in carico della disabilità complessa cognitivo relazionale e neuromotoria. A soli quattro mesi dalla sua attivazione è quindi entrato nella rete nazionale DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance), diventando centro di riferimento per l’Umbria e per il sud Italia nella presa in carico della cosiddetta disabilità complessa. Il progetto DAMA è nato nel 2000 all’ospedale San Paolo di Milano con l’obiettivo di accogliere le istanze delle famiglie di persone disabili che avvertivano la quotidiana difficoltà di muoversi nell’ambito di un ospedale. Attualmente questo modello assistenziale, che risponde ai bisogni speciali delle persone con disabilità complesse di tipo

anche intellettivo, è stato implementato oltre che a Milano negli ospedali di Varese, Bolzano, Mantova, Rhodense, Bologna, Empoli, e inoltre all’ospedale di Terni, ultimo avamposto per il centro e sud Italia fino a Cosenza. In presenza di disabilità complesse che compromettono non soltanto, o non necessariamente, l’autonomia motoria, ma in particolare la comunicazione e le capacità cognitivo-relazionali, come nel caso delle persone autistiche, anche l’esecuzione di prestazioni diagnostiche e terapeutiche relativamente semplici può risultare molto difficile e gravosa per i pazienti e i familiari. La funzione del CAD, che opera con una centrale operativa telefonica, una postazione di accoglienza all’ingresso e una equipe multi professionale e multidisciplinare dedicata, è proprio quella di facilitare l’accesso a tutte le prestazioni sanitarie ospedaliere, sia programmate sia in urgenza.


SANTA MARIA DI TERNI Senza contare le numerose richieste di informazioni telefoniche, il CAD nei primi quattro mesi di attività ha preso in carico 33 persone con disabilità, di cui 3 con grave disabilità complessa nell’ambito del progetto nazionale DAMA. Funzioni e percorsi del CAD Il CAD, sia nel percorso programmato sia in quello dell’emergenza-urgenza, prende in carico la persona con disabilità su più livelli di assistenza dedicati: • Punto di Ascolto e Centrale operativa telefonica. Innanzitutto offre un riferimento telefonico con il numero verde aziendale 800.50.50.83 (attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 13.30) che, tramite una operatrice dedicata, accoglie le richieste, programma il giorno e l’orario migliore per l’assistito, raggruppando in un’unica data anche più visite, esami o terapie e garantendo, se necessario, supporti come sedie a rotelle accompagnatore e device, e attiva l’equipe multidisciplinare in base al bisogno espresso. • Punto di accoglienza all’ingresso. Inoltre garantisce un punto di accoglienza in modo che, una volta arrivata in ospedale, la persona può recarsi alla postazione del CAD per essere orientata e assistita nel percorso.

• Equipe multidisciplinare dedicata. Per garantire la presa in carico di persone con disabilità complessa ed entrare nella rete nazionale DAMA, il modello organizzativo implementato all’ospedale di Terni si è dotato, dopo uno specifico percorso formativo effettuato in Toscana, di una equipe multidisciplinare dedicata che può essere attivata nell’iter diagnostico terapeutico in base ai bisogni espressi e che settimanalmente si riunisce per analizzare le richieste e predisporre eventuali incontri con pazienti, familiari e altri caregiver, al fine di garantire nel migliore dei modi monitoraggio e consulenze neurologiche, prevenzione o cura delle infezioni, anestesia o sedazione (per esempio in caso di esami fastidiosi, lunghi o invasivi), ricoveri brevi e altri interventi assistenziali adattati alle esigenze di pazienti con bisogni speciali. L’équipe di riferimento per la disabilità complessa è attualmente composta da Stefano Cappanera, dirigente medico della clinica di malattie infettive, Massimo Rizzo della direzione medica di presidio, Domenico Frondizi, responsabile della struttura di neurofisiopatologia, Rita Commissari, responsabile di anestesia e rianimazione, Marsilio Francucci, responsabile del Day surgery, due

infermiere dedicate, Donatella Perugini e Lorella Angeli, e Agnese Barsacchi, la responsabile delle professioni sanitarie (Sitro) che lo scorso febbraio ha istituito il CAD su mandato del direttore generale Maurizio Dal Maso. • Priorità di accesso alle prestazioni in emergenza-urgenza (a parità di codice colore di triage). Rientra nel modello di presa in carico della disabilità anche il percorso per l’accesso alle prestazioni in emergenzaurgenza, dove la procedura garantisce una linea preferenziale al Pronto Soccorso con presenza costante di un accompagnatore e priorità di accesso alla visita, a parità di codice colore assegnato dal triage (salvo codice rosso), con iter agevolato dal Pronto soccorso all’O.B.I. (osservazione breve intensiva) fino all’eventuale ricovero. Si ringraziano le varie associazioni di volontariato del territorio, tra cui Aladino Onlus (Associazione per la tutela dei diritti delle persone con disabilità) e AICE Umbria (Associazione Italiana Contro l’Epilessia), che hanno collaborato alla realizzazione del progetto, interagendo in modo concreto e costruttivo con la direzione e con i referenti dell’Azienda ospedaliera di Terni.

ÉQUIPE Responsabile CAD: Agnese Barsacchi Personale infermieristico CAD: Donatella Perugini (coordinatore) Lorella Angeli Équipe medica DAMA: Stefano Cappanera, dirigente medico della Clinica di Malattie Infettive Massimo Rizzo, dirigente medico della Direzione Medica di Presidio Domenico Frondizi, responsabile della struttura di Neurofisiopatologia Responsabili del progetto: Dott. Maurizio Dal Maso, Dott.ssa Agnese Barsacchi Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni

Servizio Fotografico Alberto Mirimao

Rita Commissari, responsabile della struttura di Anestesia e Rianimazione Marsilio Francucci, responsabile Day Surgery

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LA SICUREZZA IN CHIRURGIA PLASTICA

Dr. ROBERTO UCCELLINI SPECIALISTA IN CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA ED ESTETICA SPECIALISTA IN CHIRURGIA GENERALE

TERNI - Viale della Stazione, 63 ROMA - Via Frattina, 48 LONDRA “The private Clinic” - 98 Harley Street PER APPUNTAMENTI: Office Manager Raffaella Pierbattisti Tel 0744.404329 329.20.06.599 – 329.23.32.450 robertouccellini@gmail.com www.robertouccellini.com

È sicuramente capitato anche a voi di curiosare su facebook o instagram ed imbattervi nei consigli di blogger ed influencer su trattamenti estetici, anche chirurgici, e sui loro effetti testimoniati da qualche foto “prima” e “dopo” che accomunano anche molti volti noti del mondo dello spettacolo. Alcune mode in Chirurgia Estetica sono proprio originate dalla diffusione sui social media di immagini e opinioni di esponenti del jet set internazionale, come il rimodellamento dei glutei alla brasiliana, che ha visto un aumento della richiesta, in questi ultimi anni, del 280%. L’interesse nei confronti della Chirurgia Plastica Estetica è quindi cresciuto enormemente sia per i risultati, un tempo impensabili, oggi alla portata di tutti, sia per il crescente coinvolgimento dei media, che, se da una parte hanno amplificato l’attenzione verso questa disciplina, dall’altra hanno però favorito anche la diffusione di informazioni non accurate e, a volte, distorte. Se la Chirurgia Plastica Estetica consente oggi di ottenere dei risultati eccezionalmente soddisfacenti, presenta tuttavia dei rischi

connessi alla pratica chirurgica, che spesso non vengono considerati dai potenziali pazienti poiché si affidano appunto a opinioni o notizie poco attendibili individuate sul web. È necessario, quindi, per chi opera in questo settore, attenersi a rigorose linee guida per la tutela dei pazienti, in modo che essi siano garantiti da alti livelli di standard qualitativi in tutto l’iter a cui si sottopongono dal pre al post operatorio. La questione sicurezza non è quindi affatto trascurabile. Proprio di questo il Dr. Roberto Uccellini che, oltre che in Italia, da anni esercita presso uno dei più prestigiosi Centri di Chirurgia Plastica di Londra, “The Private Clinic of Harley Street”, ha parlato in questi giorni al meeting che si è tenuto a Londra con colleghi internazionali del settore. Nei prossimi numeri de La Pagina parleremo di alcuni temi “caldi”, come ad esempio i rischi connessi ad una nuova moda per migliorare l’aspetto dei glutei, il Brazilian Butt Lift e le accortezze da seguire nella scelta delle protesi mammarie.

LA RADIOFREQUENZA

“un trattamento per la terapia del dolore”

Dott. Vincenzo Buompadre

Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport - Terni Murri Diagnostica, v. Ciaurro 6, 0744.427262 int.2 - Rieti Nuova Pas, v. Magliano Sabina 25, 0746.480691 -www.vincenzobuompadre.com Foligno Villa Aurora, v. Arno 2, 0742.351405

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La radiofrequenza è un trattamento antalgico in grado di interrompere temporaneamente o definitivamente le vie nocicettive di trasmissione del dolore, attraverso la denervazione parziale o totale delle trasmissioni nervose periferiche ottenuta mediante l’utilizzo di una tecnica percutanea mini invasiva, che si avvale di un generatore di radiofrequenze (particolare corrente elettrica), che invia l’impuso elettrico tramite un puntale miniaturizzato introdotto con un ago posizionato con l’ausilio di un fluoroscopio (apparecchio radiografico). Le indicazioni all’ uso delle radiofrequenze in ortopedia sono: PATOLOGIE RACHIDEE - sindrome delle faccette zigoapofisarie; - cervicobrachialgia, cefalea cervicale, nevralgia occipitale di Arnold; - dolore dorsale con neurite intercostale; - dolore spondilotico e disco genico; - coccigodinie, dolori perineali e pelvici; - dolore rachideo post-chirurgico.

PATOLOGIE DIVERSE - nevralgia del trigemino; - nevralgia del nervo pudendo; - nevralgia post-erpetica; - neuroma di Morton; - artrosi del ginocchio, anca e spalla; - osteoma osteoide. Quando vi è indicazione al trattamento con radiofrequenze: quando i trattamenti conservativi convenzionali (farmacologici e terapie fisiche) non hanno funzionato, in pazienti che non possono assumere farmaci antidolorifici e in pazienti che non possono essere operati. Controindicazioni sono: le coagulopatie, l’uso di farmaci anticoagulanti, infezione sistemica o meningea. Vantaggi: procedura mini-invasiva, priva di effetti collaterali se si rispettano le indicazioni, eseguibile in regime di ricovero breve, effetto temporaneo e/o permanente (pulsata/continua), procedura ripetibile nel tempo.


QUALI SONO I DOVERI DEL DONATORE DI SANGUE zz Il Donatore deve leggere e compilare il questionario composto da una serie di domande volte a verificare che abbia compreso il materiale informativo e che non siano presenti situazioni a rischio, ai fini della sua salute e di quella del ricevente. zz Il Donatore deve sottoscrivere il consenso informato alla donazione e al trattamento dei dati personali e sensibili. zz È necessario che il Donatore comunichi al personale della Struttura Trasfusionale eventuali effetti collaterali insorti nella giornata della donazione; deve altresì comunicare tempestivamente eventuali malattie, in particolare di tipo infettivo, insorte subito dopo la donazione, ai fini della tutela di pazienti trasfusi. zz Il Donatore, dopo la donazione, deve rimanere sulla poltrona da prelievo per altri 5-10 minuti, poi, previa autorizzazione, si reca nel locale apposito per un congruo ristoro; qui, da seduto, fa una colazione, comprendente un'adeguata assunzione di liquidi, sostando per almeno10-20 minuti. zz Il Donatore non deve eseguire, nelle 12 ore successive la donazione, lavori pesanti oppure sport fisicamente molto impegnativi, così come attività che possano costituire un rischio per se stesso e per gli altri.

AVIS Terni: Via L.Aminale, 30 - Terni E-mail: avis.terni@libero.it Telefono: 0744400118 - Fax: 0744400118

www.avisterni.it

Avis Comunale Terni

zz Si consiglia di non fumare e non bere alcolici dopo aver effettuato la donazione.

IL SANGUE SERVE TUTTI I GIORNI E NON SOLO NELLE SITUAZIONI DI EMERGENZA.

Affidarsi alle mani di un professionista è un vero e proprio atto d'amore verso se stessi

Dott.ssa in Estetologia

Cinzia DIOTURNI Titolare e responsabile dell’istituto di bellezza

"ESTETICA EVOLUTIVA STELLA POLARE"

Per informazioni o appuntamento:

Centro Estetica Evoluta «STELLA POLARE di Dioturni Cinzia» Via Mola di Bernardo, 15 - Terni (TR) Tel. 0744/271621 - Cell. 346/0112226 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Viviamo in un mondo che cambia

…E COSÌ IL NERA CONFLUÌ CON IL VELINO L o studio di un territorio non raggiunge mai una sua fase definitiva. Man mano che passa il tempo vengono compiute scoperte nuove e si fanno nuove osservazioni che, ogni volta, forniscono nuovi dettagli. Tutto ciò consente di formulare ipotesi innovative e di ragionare basandosi su una visione più ampia. Questa metodologia risulta valida soprattutto quando ci si sforza di ricostruire l’antica storia naturale di un territorio, per il quale non esistono libri scritti e tramandati nel corso della storia a cui poter fare riferimento. In natura esiste un unico, immenso, libro le cui pagine consistono negli strati rocciosi che si sono sovrapposti nel tempo, a migliaia l’uno sull’altro. Ognuna di queste “pagine di roccia” contiene innumerevoli dati che vanno interpretati e caratteristiche specifiche che forniscono al geologo e al paleontologo le notizie necessarie per ricostruire le antiche condizioni ambientali di un ecosistema. Il nostro territorio, quello umbro, si è mostrato, anche negli ultimi decenni, straordinariamente ricco di queste antiche testimonianze. Inoltre, sorgendo in piena catena appenninica la sua storia geologica è molto complessa, travagliata e densa di antichissimi avvenimenti. Da qui è facile comprendere quanto sia importante per noi tutti conoscere le modalità con cui questi si svolsero, anche solo pensando che la moltitudine dei cambiamenti ambientali che si sono susseguiti nel passato, attraverso la sovrapposizione di ciò che man mano rimaneva dei loro diversi aspetti paesaggistici, hanno determinato, come risultato temporaneo, la situazione ambientale in cui viviamo oggi. Uno degli esempi attuali più suggestivi di casa nostra, che si lega alla ricostruzione degli antichi assetti ambientali, riguarda la

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caduta d’acqua alle Marmore ed il rapporto che si è venuto ad impostare nel tempo fra i fiumi Velino e Nera. Chi di noi non è sempre stato convinto che il Velino si getti nel Nera attraverso la Cascata delle Marmore? Del resto ci hanno sempre detto che è così che accade! Anche osservando la conformazione territoriale attuale sembra logico ed immediato confermare la veridicità di tale impostazione. Ebbene, forse da oggi in poi potremmo essere indotti a vederla in modo completamente diverso. Ma come è possibile fare una tale affermazione che sembra andare contro il pensare comune? Semplice, analizzando e ragionando su ciò che è avvenuto nel corso della storia del territorio. Oggi, in pratica, attraverso la Cascata delle Marmore, il Fiume Velino mette in diretta comunicazione il Bacino di Rieti con la conca di Terni. Premesso che non è sempre stato così, noi siamo a conoscenza di una caratteristica particolare che distingue in modo netto il Velino da tutti gli altri corsi d’acqua dell’area, compreso il Nera. Questa caratteristica consiste nelle acque geochimicamente arricchite di carbonato di calcio da alcune sorgenti idrotermali presenti a monte. Sappiamo anche per certo che, grazie a questa tipicità, si è potuta accrescere la gigantesca soglia di roccia travertinosa all’altezza delle Marmore e che, proprio in virtù di questo fenomeno, esiste da tempo immemore un ambiente di cascata. Si è anche a conoscenza del fatto che un numero importante di studi scientifici a carattere multidisciplinare, condotti nell’arco degli ultimi vent’anni nel Bacino di Rieti, ha dimostrato che il Velino ha iniziato a scorrere anche alle Marmore a partire da circa 600.000 anni fa. Osservando con un minimo di dettaglio questa nostra fetta

Enrico SQUAZZINI Centro Ricerche Paleoambientali di Arrone

di territorio potremmo constatare con facilità la presenza di numerosi depositi travertinosi, in tutto e pertutto simili a quello della soglia delle Marmore, nel tratto di fiume che va dalla cascata fino all’imbocco della conca ternana. Sarà altrettanto facile concludere che quei depositi può averli messi lì soltanto il Velino, l’unico ad avere le acque ricche di carbonato di calcio. Ecco che abbiamo a disposizione alcuni termini che ci consentono di ragionare attraverso una visione più ampia cosicché, se la logica non ci inganna, quanto osservato può significare una sola cosa: il tratto di fiume che dopo la Cascata delle Marmore prosegue verso la conca di Terni non è altro che il Velino. Non solo, ma così è da almeno 600.000 anni a questa parte. In modo più che ragionevole, da questi fatti possiamo dedurre l’esistenza di una realtà del nostro territorio del tutto nuova: è il Fiume Nera che, ad un certo punto della sua lunga storia va a confluire con il Velino, gettando le proprie acque dentro l’alveo di un fiume che era lì da molto tempo prima di lui. Questi nuovi elementi potrebbero apparire di scarsa importanza nella visione generale del territorio ma, nella realtà, ad essi potrebbero legarsi notevoli ripercussioni dal punto di vista dell’inquadramento geologico di quest’area, soprattutto in merito alla ricostruzione degli avvenimenti di natura tettonica per i quali si aprono riflessioni di notevole interesse. È vero, noi siamo sempre stati convinti che il Velino si gettasse nel Nera attraverso la Cascata delle Marmore, fino ad oggi ce l’hanno tramandata in questi termini. In realtà gli studi condotti con il metodo scientifico e le analisi sugli equilibri territoriali funzionano così. Ogni tanto ci permettono di capire qualcosa di nuovo e di accedere ad inquadramenti ambientali più moderni.


UNITI E INSIEME SIAMO PIU’ FORTI TUTELA E DIFESA DI AZIENDE E PRIVATI DALLA SCARSA TRASPARENZA E DALLE IRREGOLARITA’ DEL SISTEMA BANCARIO FINANZIARIO E TRIBUTARIO L’Associazione UPLI è specializzata nella consulenza e assistenza in materia di contenzioso bancario, finanziario e tributario. Con una PreAnalisi si verifica la presenza di eventuali irregolarità nei rapporti di conto corrente, mutuo, finanziamento, leasing, prestito personale, o cessione del quinto dello stipendio. Nel caso in cui fossero applicati interessi usurari e/o anatocistici, viene effettuata la quantificazione degli importi rivendicabili, valutando la convenienza del reclamo e dell’attivazione della procedura volta a richiedere la restituzione di quanto indebitamente pagato o la compensazione con altre posizioni debitorie. Tutti i rapporti bancari hanno come termine di prescrizione dieci anni dalla data di chiusura o di estinzione. > ESEMPIO: Un mutuo stipulato nel 1997, della durata di 15 anni, scadenza naturale nel 2012, di importo di £ 200.000.000 (€ 103.291, 37), ad un tasso del 5%, in cui vengano riscontrate anomalie che permettano un recupero degli interessi, consente la restituzione al mutuatario di circa € 42.000,00. Un mutuo estinto nel 2012 ha come termine di prescrizione il 2022.

I COSTI DELLE ATTIVITÀ PERITALI E LEGALI SONO CONVENZIONATI, RATEIZZABILI E ACCESSIBILI A TUTTI. TUTTI I NOSTRI SERVIZI SONO ACCESSIBILI AGLI ASSOCIATI tramite il versamento di una quota annuale, poi liberamente rinnovabile, comprensiva della redazione analitica di una PreAnalisi relativa ad un qualsiasi rapporto creditizio e dei necessari incontri con i nostri esperti di contenzioso bancario, oltre a tutti i servizi di consulenza ed alle attività previste dallo Statuto dell’Associazione UPLI. > Abbiamo opposto e fatto sospendere o revocare decreti ingiuntivi, pignoramenti ed aste, dimostrando le nostre ragioni e difendendo i diritti lesi. > Contestiamo e opponiamo l’impiego arbitrario della legge da parte della Banca d’Italia, degli Istituti di credito, dell’Agenzia delle entrate e delle Istituzioni.

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SOVRANISTI O GLOBALISTI? QUESTO È IL PROBLEMA. Il dilemma che accompagna, oggi, “l’essere”, nel senso dell’essere sociale o, più semplicemente, quale modo di stare al mondo, con gli altri, si va caratterizzando, sempre più, come scelta di individui e popoli fra sovranismo e globalismo. Naturalmente, anche chi sceglie uno dei due campi è spesso attraversato da dubbi ed aperture verso le ragioni dell’altra sponda. Per questo può essere d’interesse discuterne, a partire dalla interpretazione della vera novità di questa ultima fase, ovvero l’avanzata impetuosa dell’onda sovranista, non solo in Italia, ma, in tanti altri paesi europei e negli stessi Stati Uniti. Il sovranismo, ovvero il chiudersi entro la cinta protettiva dei propri confini nazionali o, addirittura, regionali, il volersi sentire “padroni a casa propria”, il legare i diritti alla terra di nascita, con la conseguente insofferenza ed ostilità verso tutti coloro che sono esterni ed estranei a tale dimensione identitaria, non sorge e si sviluppa per caso, ma, proprio, quale radicale reazione alle trasformazioni ed ai colpi portati dalla globalizzazione alle condizioni di vita di persone, famiglie, ceti sociali, oltre che agli equilibri, fragili, dell’atmosfera e del clima. La globalizzazione si manifesta, soprattutto, quale fenomeno di accumulazione finanziaria, a scala mondiale, resa possibile dalla liberalizzazione dei movimenti di capitale e facilitata dalle nuove tecnologie della informazione e comunicazione. La stessa crisi finanziaria e, poi, economica, esplosa nel 2008, e che ancora pesa sulla vita di molti italiani, è stata uno dei prodotti più negativi di tale sistema. La libertà assoluta di movimento di capitali, sempre in caccia della massimizzazione delle rendite finanziarie, determina una sorta di concorrenza mondiale fra lavoratori, fra condizioni salariali, fra sistemi fiscali

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nazionali e sistemi nazionali di protezione sociale. In particolare, il grande aumento di produttività che, sotto la spinta delle nuove tecnologie e di nuove forme di organizzazione del lavoro e della produzione, ha fatto lievitare i profitti, ha restituito poco o nulla a lavoro, premiando essenzialmente il capitale e la sua accumulazione parassitaria. Infatti, alla crescita dei profitti non ha corrisposto nemmeno un pari aumento degli investimenti produttivi, orientando l’impiego del capitale accumulato verso impieghi meramente finanziari e speculativi. La mancata crescita dei salari e della giusta remunerazione del lavoro che andavano a deprimere i consumi, la produzione e gli scambi si è provato a sostituirla con l’incentivo all’indebitamento facile. La precarizzazione delle condizioni di vita che è seguita a tutto ciò, per chi vive di lavoro e di protezione sociale più che di rendite finanziarie, ha prodotto un vasto e profondo malessere sociale e sull’onda di tale disagio una reazione culturale e politica: il sovranismo, la chiusura dei confini, il rifiuto della società aperta, l’ostilità verso l’estraneo ed il diverso, verso l’immigrazione. Le forze politiche che non hanno saputo o potuto garantire protezione dagli effetti negativi della globalizzazione e quelle che hanno, invece, scelto di alimentare e cavalcare l’onda del risentimento popolare sono state, rispettivamente, punite e premiate, nel consenso popolare e nel potere da esercitare. Dato atto che il sovranismo ha ragioni solide alla sua base, si tratta di chiedersi se esso può essere una soluzione reale ai problemi che ne hanno determinato l’affermazione. Non è la prima volta che una “rivoluzione”, pur determinata da ragioni profonde di malcontento e rabbia sociale, si sia, poi, mostrata del tutto incapace di affrontare

Giacomo PORRAZZINI

le vere ragioni di quel malessere. Nella situazione attuale, basti pensare che nessuna soluzione, su base locale, più o meno ampia, può essere tentata per la sfida principale di questo nostro tempo: quella della tutela delle condizioni di vita sul nostro pianeta e della sostenibilità dell’ulteriore sviluppo della società umana. Contro le incursioni, già in atto, dei cambiamenti climatici, nessun confine e nessun muro può proteggerci, come ci ricordano le stesse piogge radioattive che venivano dalla lontana tragedia nucleare di Chernobyl; solo il rilancio della più vasta, leale e convinta collaborazione internazionale può consentirci di affrontare tali problemi. La stessa cooperazione a scala mondiale ed europea, per quel che ci riguarda più da vicino, appare indispensabile per affrontare altri problemi globali che ci riguardano e colpiscono, come le migrazioni di massa o il terrorismo fondamentalista. Un terrorismo che trae spunto proprio dall’idea malata di racchiudere la cultura e la fede mussulmana nella dimensione della “Umma” islamista, una comunità chiusa, ripiegata su se stessa e su un passato mitizzato ed ostile verso tutte la altre. Se la società umana del domani saprà affrontare, come deve, temi giganteschi, come l’aumento delle temperature, l’innalzamento degli oceani e lo scatenamento di tempeste e fenomeni estremi, se saprà contrastare e battere non solo le armate, come ha già iniziato a fare, ma, anche e soprattutto le idee di Al Quaeda o dell’ISIS, non c’è ragione di pensare che non possa riuscire a regolare e mettere un freno alla finanza speculativa globale, allo strapotere delle grandi piattaforme tecnologiche ed a restituire, in tal modo, al lavoro umano la sua dignità, alla società la bellezza e la forza della solidarietà, alla civiltà il suo futuro.


Nell’Oceano Pacifico è nata “l’isola che non c’è”. Invece c’è Adriano MARINENSI

S

i tratta di un mostro marino, provocato dal Vortice subtropicale, che ha radunato una quantità immensa di rifiuti, quasi tutti di plastica, formando un'isola dalle dimensioni calcolate in milioni di chilometri quadrati e milioni di tonnellate di pattume. Dunque, una massa enorme non biodegradabile e invece fotodegradabile, cioè riducibile in pezzi finissimi, simili al plancton. Oltre a deturpare l'ecosistema marino, diventano cibo per i pesci e il tutto finisce sopra le tavole da pranzo. Sì, è vero, come dice una canzone, stiamo uccidendo il mare. C'è una giornata all'anno che l'ONU ha dedicato alla tutela dell'ambiente. Una giornata recente, il 5 giugno, passata come sempre sotto silenzio, mentre andrebbe celebrata in maniera sonora, riflettendo sul tema spinoso dei mutamenti negativi imposti al nostro Pianeta. È tempo ormai di dare significato concreto all'espressione, spesso usata, anzi abusata, di “sostenibilità ambientale”. Sostenibilità delle azioni umane nel loro impatto sulla natura, perché l'aver ridotto l'ambiente in precario equilibrio, espone la presente e le future generazioni a grandi rischi. In siffatto modo di operare, aggressivo e sconsiderato, è oggi ineludibile realizzare soluzioni adeguate. Come dire: questo matrimonio tra progresso e natura s’ha da fare. E subito. Ma, torniamo al mare, l’illustre infermo, ammalatosi a causa degli atti scellerati dell’uomo, impegnato, da decenni, nella rincorsa ad un benessere falso e bugiardo. Sto parlando del soggetto strategico (il mare, appunto) che, con i suoi ritmi, regola l’esistenza dell'umanità. Un dato per pensare: gli Oceani –ce lo dicono i biologi– assorbono il 30% dell’anidride carbonica e generano il 50% dell’ossigeno che respiriamo. Nel recente passato, facemmo una scoperta scientifica connotata come evento di grande utilità. Abbiamo inventato la plastica e l'Umbria, con Natta, non è stata di certo estranea.

Poi, l'uso che ne abbiamo fatto è diventato invasivo, al punto da ingigantire il problema dello smaltimento degli scarti delle materie plastiche, insieme all’altro dei rifiuti urbani, compresi quelli tossici e nocivi. Dalle scorie nucleari, ci salvi Iddio! C'è chi, per rendere meglio l'idea della dimensione del fenomeno inquinante globale, lo ha quantificato in questo modo: supponiamo un camion di spazzatura che –ogni minuto– viene scaricato in mare. Quindi 60 camion l’ora, 1440 in un giorno e 525.600 nel corso di un solo anno. Sembra il classico problema di calcolo da scuola elementare; al contrario si tratta della indicazione quasi visiva dello scempio ambientale in atto. Siccome, quelle migliaia di camion (virtuali) trasportano, in prevalenza, derivati di plastica, l'effetto lo si ritrova nell'isola che non c'è e invece c'è. Posizionata tra la California e le Hawaii. Un esempio, tra i tanti, questa volta reale, degli scarichi a mare, ha data certa: 1990. Una nave perse il suo carico consistente in 80.000 articoli, tra stivali e scarpe (di plastica?), andati ad arenarsi, contaminandole, su alcune spiagge americane. Secondo il W.E.F. (che non è il W.W.F., ma ha pari autorevolezza), andando avanti di questo passo al 2050 negli oceani potremmo trovare più plastica che pesci. Di sicuro, si tratta di una provocazione, però rappresenta un invito a meditare e possibilmente a modificare i nostri comportamenti. Una provocazione che può fare il paio con un altro vaticinio, proveniente da ambienti solitamente bene informati. Avverte: la sesta glaciazione potrebbe essere vicina (una fu quella del cretaceo, avvenuta 65 milioni di anni fa, con la scomparsa dei dinosauri), questa volta conseguente all'incuria dell'uomo e non alle calamità naturali. Siamo andati sulla Luna e vi abbiamo lasciato attrezzi di vario genere; per non parlare della incalcolabile quantità di rottami spaziali che girano in orbita e potrebbero caderci

in testa. Rifiuti in terra, in mare e in cielo, colpevolmente disseminati, quasi in spregio a chi l’universo ha creato e merita superiore rispetto. Mettere in sicurezza le risorse costituisce un'altra priorità. Quindi, l'aggettivo sostenibile è diventato l’ago della bussola che indica la giusta direzione; il contabile ecologico, colui il quale analizza i dati del consumo di tali risorse ed il cervello che deve far funzionare lo strumento che orienta. Alla bussola e al contabile dobbiamo dare ascolto. Le scienze sociali, compresa innanzitutto l’economia, hanno ormai l’obbligo di scegliere le politiche più efficaci per realizzare gli obiettivi di regolazione di tutto quanto viene prelevato dal patrimonio naturale. Il petrolio potrebbe essere uno dei materiali strategici prevalenti per l'importanza che ha assunto nel progetto di sviluppo mondiale. Un nostro impegno assoluto riguarda altresì il 'recupero del debito ecologico' contratto con i posteri, per la sottrazione eccessiva di materie prime. È pur vero che il secolo XX, con le sue straordinarie scoperte, ha impresso accelerazioni rapide (talvolta prevaricanti i caratteri umani) alle urgenze di evoluzione civile, principalmente nel settore delle nuove tecnologie; è però dimostrabile che i risultati concreti abbiano sovente prodotto 'effetti collaterali' nocivi alla salute del Pianeta e di chi ci vive. Ora abbiamo l’obbligo di riconsiderare il passato per riqualificare l’avvenire. In tempo reale. Dev’essere bandita la ricerca di escamotage che consentano atteggiamenti dilatori e decisioni di scarsa responsabilità. L’avviso ai naviganti, lanciato a ragione dai difensori dell’ambiente, riguarda la società nel complesso ed i singoli cittadini; soprattutto lo devono ascoltare quei Paesi che hanno sacrificato i valori naturali ad una logica di egoismi nazionali e settoriali divenuti insostenibili. Anzi, quasi delittuosi. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Ciao FLORIO Senatore della città per scelta propria e Sindaco nell’immaginario di chi lo ha conosciuto: questo è stato Florio, al secolo Zenobio Piastrella. Il tanto amato calzolaio ternano ha fondato, con me e pochi altri sovversivi, lo status di Senatore della città, ruolo sociale che non richiede elezione pubblica, nomina esterna né inserimento nell’elenco, aperto o riservato, delle persone brave e pie, ma solo l’investitura che ognuno dà a se stesso, con cerimonia del tutto solitaria, per mettersi a disposizione dei cittadini, in particolare dei giovani in cerca di futuro e dei non più giovani in cerca di affettuosa solidarietà, offrendo disinteressatamente personali risorse intellettive, culturali, esperenziali e, nella misura del possibile, economiche. Ognuno secondo quanto sia in grado di dare, senza tessere o patacche, senza sbandieramenti o falsi scopi, senza agire “solo a lo scopo d’arrivà in un posto”, come ci ricorda il Belli con il suo gatto “socialista”. In realtà, quando l’ipocrisia è assente, non c’è alcun bisogno di sottolineare l’importanza della solidarietà umana e sociale: ognuno sente e assume su se stesso, sempre, comportamento e responsabilità di senatore e di sindaco della città. Il Sindaco è il rappresentante delle migliori qualità di una comunità e colui che, emettendo normative e sentenze, agisce, nelle stanze del Municipio (munus capere, luogo ove si assume l’incarico) in nome e nell’interesse comune (cum munus). Ebbene, per me, grande sindaco di Terni è stato proprio Florio. Ma persone autentiche come lui raramente si rifugiano nella partitica attiva, appartengono ad un livello superiore, dovrebbero semplicemente essere i grandi punti di riferimento per gli eletti, quelli di cui, in genere, non si è mai saputo niente perché niente hanno saputo mai mostrare o dare. Florio studiava tutte le mattine, presso l’Associazione Culturale La Pagina di cui era socio onorario, non libretti di gossip o quotidiani, logorante e unica fatica culturale per molti sedicenti politici. Studiava testi antichi, libri classici. Mi chiedeva di intensificare gli sforzi per realizzare non solo incontri sulla scienza, matematica in primis, ma di latino, greco, italiano. Era aperto ad ogni conoscenza-conquista culturale e sempre disponibile a tutti i confronti argomentativi. Quando qualcuno chiedeva documenti, preziosi e rari, che solo Florio custodiva, il nostro senatore effettuava fotocopie ed elaborava dati, poi inviava la documentazione completa all’indirizzo (spessissimo fuori Terni) del richiedente. Sempre tutto gratuitamente, tutto a proprie spese, come si conviene a cittadini di elevatissima statura morale. È stato, soprattutto, un poeta. Io l’ho sempre giudicato il Metelli della poesia e, viceversa, penso a Metelli come al Florio della pittura. Per apprezzare un’opera pittorica basterebbe anche il solo vederla, direttamente o in foto (e le foto delle splendide opere del pittore ternano -anch’esso ciabattino!sono, in pratica, visibili ovunque. Per apprezzare invece le poesie occorre certamente poterle leggere ma anche, diciamocelo pure, un minimo di cultura linguistica. Le poesie di Florio, pubblicate in un libretto, non sono a portata di mani e di occhi, non si trovano ovunque, occorre cercarle, con pazienza, ed avere anche la fortuna di trovarlo, da qualche parte, il suo libro Tra un tacco e l’andru del quale penso proprio sia necessaria una ristampa.

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Mi impegno allora, a nome mio e dell’Associazione Culturale La Pagina, di provvedere con immediatezza. Si può vivere a Terni e magari anche esserne o esserne stati amministratori e non aver conosciuto, rispettato ed amato un Senatore della città come Florio e non aver chiesto a lui pareri e consigli? Nell’ultimo saluto, presso la Chiesa del Sacro Cuore, un amministratore c’era, uno solo e di fresca nomina: il vicesindaco e assessore alla cultura Andrea Giuli. Presente all’intera cerimonia, ha anche salutato pubblicamente il nostro Florio: lo ringraziamo tutti sentitamente. Solo la politica le cui basi fondamentali siano cultura ed umanità ha pregnante significato. Dobbiamo fare qualcosa per rendere doveroso omaggio al nostro Senatore-Sindaco: una strada a lui intitolata e una stanza museo in cui disporre le sue collezioni, in particolare quella del ciabattino, che noi custodiamo gelosamente. Speriamo quindi che alla parte della cittadinanza umile, quella che amava Florio, si unisca la parte che gestisce e governa. Uomini come lui illumineranno per sempre le nostre strade e non c’è dubbio che Florio riposi già in pace, sia cioè già in paradiso, quell’autentico paradiso che vive nella nostra mente, nei nostri ricordi, nei nostri cuori, nelle nostre speranze. Caro Florio, la tua assenza rende oggi più povera la nostra città, ma i tuoi fedeli amici sono più sereni di prima perché sanno che, finalmente, si è dissolta la pena per la mancanza della tua Imola, il tuo indissolubile amore, come se ti fossi, cioè, ricongiunto con lei. Grazie per quello che ci hai dato. Un eterno abbraccio, Giampiero.



Filippo ROMAGNOLI

Alessio FOCONI Filippo ed Alessio... prima che maestro ed allievo sono grandi amici. Un’amicizia nata sulle pedane sin da quando Filippo collaborava con il maestro Giulio Tomassini ad insegnare ai giovani atleti del circolo scherma di Terni, Alessio al tempo era ancora un adolescente.

Che dire, io e pippi (Filippo) ci conosciamo da quando tutti e due eravamo molto giovani, io una piccola peste e lui un giovane che aveva appena intrapreso la carriera magistrale.

Il loro rapporto è fatto di stima e fiducia reciproca, ma soprattutto è l’affetto che li lega e crea la sintonia.

Questo legame è andato sempre di più crescendo, da quando in questi 5 anni abbiamo ripreso a lavorare insieme come maestro e allievo, dopo che Giulio Tomassini si è trasferito in Francia, Filippo è diventato a tutti gli effetti il mio maestro, ci siamo trasmessi tanto con la consapevolezza di voler migliorare ogni giorno sempre di più.

In gara basta un gesto, una parola o uno sguardo di Filippo per dare ad Alessio sicurezza di sé e la giusta carica per l’assalto. Si può dire che sono cresciuti insieme, l’uno come atleta, l’altro come maestro ed insieme hanno trovato il perfetto equilibrio tra pazienza, tenacia e sensibilità. Patrizia (La mamma di Alessio)

Il nostro legame si è costruito sin da subito grazie anche al suo bellissimo carattere nel comportarsi da fratello maggiore insegnando, a me e agli altri ragazzi che si allenavano nel circolo scherma Terni, sia la scherma che qualche trucchetto per affrontare varie situazioni nella vita (come ad esempio rimorchiare le ragazze).

Durante questi ultimi mondiali la presenza di Pippi mi ha trasmesso tranquillità e sicurezza ed è stata sicuramente l’arma vincente che mi ha portato al titolo mondiale. Il nostro rapporto va oltre il semplice atleta-maestro, siamo amici in primis, che si fidano l’uno dell’altro, che, con estrema semplicità anche dopo una bella mangiata di Carbonara, lavora per vincere! Alessio Foconi

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In questi giorni una delle domande che ricevo più spesso è che effetto faccia allenare un campione del mondo, essere il suo maestro. La mia risposta è sempre la stessa: non so che effetto faccia, o dovrebbe fare; però se volete vi dico che effetto fa allenare Alessio, essere il suo maestro. Il maestro di un atleta che, nonostante abbia la consapevolezza di essere uno dei fiorettisti più forti al mondo (e oggi ufficialmente IL più forte al mondo), continua a divertirsi con la sua scherma e continua ad assomigliare ad un qualsiasi ragazzo o ragazza che trova nella scherma la gioia della sua giornata. Voi lo vedete su quella pedana, in televisione, con lo sguardo concentrato e teso sull’obiettivo, e sono d’accordo con chi mi dice che guardarlo tirare è un’emozione fortissima per la bellezza che riesce a trasmettere; ma io lo vedo ridere e sorridere in palestra tutti i giorni e vi posso garantire che è un’emozione ancora più forte. Tutti state imparando a conoscere la sua grande determinazione e il suo non mollare mai, grazie anche alle sue parole che cominciano a girare giustamente nei media, come esempio per i giovani, e come testimonianza sull’ importanza del lavoro; io quella stessa determinazione la vivo sulla mia pelle ogni giorno, grazie al sudore condiviso, grazie alle ore a provare e riprovare un’azione insieme, chiusi in palestra, fino a quando la parola perfezione non diventa un dato di fatto. E poi si è pronti però a ricominciare con un’altra azione, un altro movimento, un altro dettaglio. E pensare che quel ragazzo che arriva in palestra, la sua palestra, quella in cui è cresciuto, e che non ha mai lasciato (e già questo, permettetemi, è un indizio sulla sua grandezza), il pensare -dicevoche quel ragazzo oggi sia campione del mondo, è qualcosa che mi riempie di orgoglio e che, e perdonatemi se sono un po’ sdolcinato, mi fa sorridere il cuore. C’è un Alessio che conoscono in pochi, ed è quello che il pomeriggio, tra un allenamento massacrante ed un altro, si mette a tirare con i bambini, come se fosse la cosa più naturale del mondo; e probabilmente sembra la cosa più naturale del mondo, perché per lui lo è; alla fine lui è uno dei ragazzi grandi del Circolo Scherma Terni, ed è normale da noi, che i grandi si mettano al servizio dei più piccoli. Ed essere campione del mondo non è un motivo sufficiente per non rispettare una delle regole, ma sarebbe meglio chiamarli insegnamenti, del nostro sport. Ecco questo Alessio lo conoscono in pochi, non è l’Alessio che tutti vedono o quello che esce fuori dalle interviste; ma questo è l’Alessio Foconi che io alleno. Ed è quello che mi fa essere fiero di essere suo maestro. Filippo Romagnoli Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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La lunga estate SOVRANISTA Pierluigi SERI

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on si tratta di un film hollywoodiano e i protagonisti non sono P. Newman e J. Woodward, è invece la rappresentazione della realtà i cui attori siamo noi italiani sullo scenario della estate che ci stiamo lasciando alle spalle. Fuoco, sangue, l’apocalisse del ponte Morandi a Genova hanno alla vigilia del Ferragosto accomunato il nord, il centro e il sud del Paese, mentre migliaia di italiani si mettevano in marcia per la terra promessa delle vacanze. Il grande esodo come da decenni lo chiamano i tg con banalità invariabile ed invidiabile. L’autostrada ha preso fuoco dopo che un’autocisterna ha tamponato un tir alle porte di Bologna esplodendo come una bomba. Fumo, fuoco, asfalto rovente, quartieri devastati come in una guerra, come l’autobomba di Capaci, la strage della stazione del 2 agosto 1980, il treno di Viareggio, gli attentati suicidi dell’IsisDaesh. Un vero miracolo e l’eroismo di carabinieri e poliziotti ha evitato un eccidio in quel punto nevralgico che è il crocevia dell’Italia intera dove passano le merci, le persone, le speranze e le delusioni di una società divenuta, nolente o volente, globale. Più a sud nella provincia di Foggia un altro tir ha travolto un furgone su cui viaggiavano stipati dodici giovanissimi braccianti africani di ritorno dal lavoro dei campi. Tragico incidente seguito ad un altro avvenuto qualche giorno prima costato la vita a quattro braccianti. Sempre in provincia di Foggia dove regna la Società, la quarta mafia, l’altra Gomorra, come la chiama Fabrizio Gatti che si aggiunge ad altre ben più note cosche criminali quali Cosa nostra, Ndrangheta, Camorra. Questa organizzazione criminale, a lungo dimenticata, controlla tutto in modo spietato e feroce proprio nella terra del premier Conte dove i braccianti di colore sfruttati e schiavizzati da una mafia aggressiva ed impunita muoiono di caporalato. Poi di nuovo a nord, alla vigilia del Ferragosto, durante un furioso

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nubifragio, crolla a Genova il ponte Morandi, orgoglio sia della città sia della moderna tecnologia, che con le sue ardite campate passava sopra palazzi, capannoni industriali, strade e ferrovie. Costruzione che sembrava voler sfidare il tempo e la natura, ma che in pochi secondi è collassata inghiottendo auto, furgoni, tir in un abbraccio mortale costato la vita a più di 40 persone. Stavolta purtroppo il “miracolo” di Bologna non si è ripetuto. Il bilancio non è stato solo di danni materiali che, pur pesanti, si possono rimediare, ma di decine di vite spezzate per le quali non c’è indennizzo che tenga. Ancora una volta come in occasione di grandi calamità terremoti, alluvioni e disastri vari, è venuta alla ribalta la parte migliore dell’Italia: squadre di soccorso, vigili del fuoco, protezione civile, polizia, carabinieri, volontari lavorano con sacrificio e abnegazione per alleviare i disagi ad una città in ginocchio. Questa è l’Italia che ci piace! Lo grido con orgoglio! Alla quale proprio su questa rivista abbiamo dedicato una serie di articoli. E la politica? Il solito teatrino secondo un copione ormai consolidato: anatemi solenni, promesse di inchieste severissime, reazioni indignate. ”Chi ha sbagliato, pagherà!” ha tuonato il ministro delle infrastrutture Toninelli (occhiali, capello lungo, aria da intellettuale impegnato) versione terzo millennio dello slogan “Pagherete tutto!” di sessantottina memoria? Quante volte abbiamo sentito questa frase? Parecchie! Rispondo io che nell’arco dei miei settanta anni l’ho sentita ripetere in occasioni di grandi disastri nella prima, nella seconda e che ora come una maledizione mi perseguita anche nella sedicente terza repubblica! Nel Molise la terra trema, panico e danni. Nessuno sembra accorgersene. L’Italia è sismica, non fa notizia, basta un breve flash! Nella lunga estate sovranista ci sono altri aspetti che meritano attenzione. Quale visione del paese prefigura il governo

gialloverde dopo la schiacciante vittoria alle elezioni del 4 marzo? Si inneggia con enfasi da più parti alla nascita della Terza repubblica, ma per ora una sola cosa è chiara : il dominio assoluto del No. Sconfitto il referendum di Renzi col No, vinte le elezioni col No, un altro No per le Olimpiadi a Roma e forse anche per quelle invernali di Torino. Il No migranti del ministro Salvini chiude i porti e pone barriere una volta impensabili. Il No Vax caldeggiato dalla walkiria grillina Paola Taverna convinta sostenitrice senza adeguato supporto scientifico del rapporto tra vaccinazioni e autismo. Poi c’è la No Tav, cavallo di battaglia dei Pentastellati sotto il governo Renzi che rischia non solo di compromettere i rapporti con la Lega, ma soprattutto di tagliare fuori l’Italia dalle grandi linee di comunicazione europee pagando forti penalità. La No Tap il gasdotto che dovrebbe portare il gas dalla Russia passando per la Puglia e garantire flusso energetico al nostro Paese che ne è sprovvisto. Progetto approvato dal senato e osteggiato da grillini e ambientalisti. Infine ci sono il No musei gratis la domenica e il No shopping domenicale! Vi immaginate cosa succederebbe se le folle dei turisti che visitano il nostro paese che detiene il primato assoluto delle opere d’arte trovassero sbarrate le porte di musei e supermercati? Francamente anche una persona che non si occupa di politica, capirebbe che i No sono troppi e che i No non portano a nulla di costruttivo. Essi sono il potere più facile che c’è, ma che equivale alla politica del non fare. La visione dei No è antidemocratica, rappresenta lo scenario di una società in decrescita e tenuta a freno in un arretramento culturale ed economico. È l’immagine di un’Italia chiusa e protezionista, questo è il sogno dei sovranisti versione terzo millennio dei nazionalismi dei secoli scorsi. Genova non mollare!


L'APERTURA della CACCIA ANNI '50 N

ei primi anni ’50 del secolo scorso, l’apertura della caccia avveniva molto presto: in genere il giorno di ferragosto o la domenica più vicina ad esso. La selvaggina era ancora abbondante, senza bisogno di lanci di ripopolamento come accade oggi. Il boom economico non era ancora agli inizi e le masse di operai e impiegati cacciatori si fabbricavano le cartucce da soli per risparmiare. Sempre nell’ottica del risparmio, la maggior parte di loro preferiva la caccia dal capanno: sparare a un volatile posato sopra il ramo di un albero voleva dire portare a casa la preda nella stragrande maggioranza dei casi, avendo utilizzato una sola delle costose cartucce. Allora era una corsa ad accaparrarsi i migliori appostamenti, tipo una quercia in mezzo a una distesa di stoppie di grano, oppure una delle tante fontane e abbeveratoi sparsi nei boschi e lontani dai centri abitati. Scelto il luogo, bisognava fabbricare un capanno molto fitto di rami e foglie verdi, onde rendersi invisibili alla selvaggina. Il capanno doveva avere una grande apertura richiudibile per entrarci dentro, magari carponi, e alcuni piccoli oblò fabbricati con una ginestra, atti a far

passare le canne del fucile. Tutto questo lavorio poteva essere fatto anche alcuni giorni prima dell’apertura della caccia, con la conseguenza di dover stare di guardia notte e giorno sul posto per non farselo “fregare”. Alcuni cacciatori, sicuri della propria mira, preferivano la caccia vagante col cane, con la speranza di riempire il carniere di quaglie, starne e magari anche di qualche leprotto. Nei giorni che precedevano l’evento tanto atteso dell’apertura della caccia, specialmente la vigilia, si formava una fila quasi continua di biciclette montate dai cacciatori meno abbienti, alternate dalle moto dell’epoca, appannaggio dei più ricchi. Si vedevano Isomoto, Bianchi 125, Gilera e vecchie Norton, Guzzi Galletto affiancate a Vespe e Lambrette: mezzi molto adatti per poter portare il cane in mezzo alle gambe del guidatore. I motociclisti, bardati di tutto punto, col fucile a tracolla, la cartuccera alla pancia, la catana con la rete per mettere la selvaggina uccisa e un capace zaino sulle spalle, contenente, oltre ai mezzi di sussistenza come vino, pane, prosciutto e formaggio, anche un’incerata arrotolata, per proteggersi da un eventuale

Vittorio GRECHI

temporale estivo. Ma dove erano diretti? La maggior parte di loro verso Leonessa e paesi limitrofi del reatino, zone molto ricche di selvaggina e molto meno ricche dei seguaci di Sant’Uberto. Il ritorno dalle zone di caccia avveniva alla spicciolata a incominciare dal tardo pomeriggio del giorno festivo e si protraeva fino a sera inoltrata. Bisognava che la selvaggina uccisa fosse pulita e preparata per la cottura il più rapidamente possibile per impedirle di andare a male, visto che dei frigoriferi non c’era ancora nemmeno l’ombra. I cacciatori più vecchi preferivano cacciare nelle vicinanze delle proprie abitazioni e spesso portavano a casa un ottimo carniere fatto da rigogoli verdi e gialli, gran mangiatori di fichi e dalla carne delicata e saporita. Il giorno seguente questa tanto attesa giornata era dominato dallo spiedo pieno di uccelli che girava nel camino sui carboni roventi, manovrato sapientemente dal cacciatore più vecchio, e dai racconti degli altri cacciatori che facevano rivivere a tutti, donne comprese, come fossero tanti film, le loro gesta venatorie, gonfiate così tanto da renderle incredibili, come solo i cacciatori sanno fare. Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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I.A.- Intelligenza artificiale tra REALTÀ e FANTASIA L’AUTOMA AUTORE Stoccolma 2062. “Ed è con necessaria soddisfazione che ricevo questo riconoscimento, esito della mia conoscenza ed elaborazione della produzione letteraria di più di un millennio” -Interviene Cyndie, di fronte ad un’assemblea di critici umanisti, sotto lo sguardo composto della corona di Svezia, in un’atmosfera di stupore palpabile, che si fa carico delle impressioni globali sul caso: Cyndie, cyborg, l’automa autore, viene onorata del premio Nobel per la letteratura, consegnato dalle tacite mani di un’attonita regina svedese, conferitole per la sua opera d’arte (o d’artificio) L’ automatica Commedia. Calvino, nel suo “cibernetica e fantasmi” conferisce alone di realtà allo scenario, si osi dire, distopico, proposto: “Anche una macchina scrivente, in cui sia stata immessa un’istruzione confacente al caso, potrà elaborare sulle pagine una personalità di scrittura -egli afferma senza esitazione alcuna- spiccata ed inconfondibile”. Ma attenzione, non ex novo, giacché la macchina non sarà in grado di evocare un proprio stilema cosciente, ma declinerà, mutevolmente, un patrimonio linguistico e contenutistico unidirezionalmente umano. Lungi dal fornire una comprensione ed interiorizzazione dell’elaborazione linguistica, la macchina è strumento, prolungamento delle funzionalità dell’uomo, inconsapevole dell’essere e del sentire. Differentemente da quanto affermato da Calvino nel suo scritto, non senza velare di quiescente sarcasmo la sua proposta, il

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processo di scrittura filtrato dall’automa, non può considerarsi equivalente e significante l’uomo, poiché le letteratura non è rilegabile in quella branca di processi matematicamente articolati, quantitativi, elaborabili dall’ente cibernetico, giacché essa si pregna delle contingenze ambientali, culturali, le cui rifrazioni venano di sgargianti nervature esistenziali ed essenziali, i solitari meandri in cui dimora la riflessione cosciente dell’io scrivente, il soggetto pensante, e da esso stesso non possono prescindere. Le humanae litterae, infatti, costituendo una forma d’arte, e non una mera “combinazione simbolica”, necessitano dell’azione discernente dell’io interiore, alieno alla macchina, in quanto essa è entità “incapace di dare un significato ai simboli che connette”, secondo l’impronta filosofica di Enzo Ruffaldi, che discute dell’ontologia dell’automa, nel suo “Il pensiero plurale”. La reminiscenza fantasmagorica dell’uomo nella codificazione letteraria dell’io-robot, presuppone l’estraneità del contenuto letterario all’autore robotico, la cui funzione, secondo Calvino, si ravvisa nel pungolo di eccitazione intellettiva rivolto alla coscienza umana, tramite la declinazione di una letteratura antropomorfa ed antropogenica, acquisita tramite la presa visione di scritti frutto d’intelletti mortali. Non è dunque fattualmente avventizia una sostituzione totalizzante e totalitaria del robot all’artista uomo, sola esplicitazione ineguagliabile della realtà contenutistica dell’essere senziente, e quindi predicante, irrinunciabile ed indiscusso soggetto della propria ars, e del quale la creazione robotica è essa stessa un funzionale artificio. Elena Carducci, classe II C, a.s. 2017/18


CERVELLO QUANTO BASTA • Impastare il silicio q.b.; • collegare gli elettrodi alla scheda madre; • accendere il software; • infornare il composto a 180° gradi. Servire freddo. Ecco la ricetta per lo sviluppo della nuova frontiera della tecnologia: “l’Intelligenza Artificiale”(I.A.). Nello specifico si tratta di un prototipo in grado di sostituire in tutto e per tutto le funzioni del cervello umano, persino le più complesse. Semplice no? Forse un po’ troppo. Difatti, uno dei presuntuosi obiettivi della I.A. consiste nel voler ridurre a meri calcoli matematici, intricati fili e molteplici macchinari, l’affascinante e magnificamente misterioso mondo racchiuso nella preziosa scatola nera, che gelosamente custodisce i nostri ricordi, le nostre emozioni, molto più semplicemente NOI. A prova di ciò si innesta perfettamente la tesi dello scrittore Italo Calvino il quale, nell’articolo pubblicato nella raccolta “Una pietra sopra”, lancia un forte affronto all’I.A., accusando le nuove tecnologie di pretendere di poter rimpiazzare i processi della “nuvola cangiante”, intesa come metafora del nostro cervello, con un “velocissimo passaggio di segnali”. Da qui nasce, quindi, l’esigenza di fare ordine e ribadire a gran voce quali siano le vere caratteristiche che rendono un “essere umano” tale e che lo differenziano da vuoti automi di metallo. La risposta è rintracciabile nel vero super potere di tutti portatori sani di UMANITÀ: la capacità di vivere di emozioni e poterle esprimere attraverso la “propria intelligenza”. Ed è proprio per questo che solo a poeti e scrittori, abili artigiani di emozioni, Calvino affida la chiave per entrare in quel “luogo privilegiato della coscienza umana”, luogo in cui è vietato l’accesso ad “agglomerati ferrosi senza cuore”. Quindi, come consiglio dello chef per questa folle ricetta, sarebbe utile non dimenticare che ogni essere umano, in quanto tale, deve sentire la necessità di proteggere la propria “nuvola cangiante”, evitando di darla in pasto ad ospiti indesiderati. Elena Gigli classe II C, a.s. 2017/18

LA DISTANZA INCOLMABILE TRA L’UOMO E IL SURROGATO: LA VITA 2019, 2050, forse 3000: uomini e replicanti convivono in un universo distopico, i robot si aggirano per i centri abitati sotto mentite spoglie senza che nessuno possa distinguerli poiché sembrano in grado di compiere ogni azione umana alla perfezione. Possono persino simulare le emozioni. Sembra uno scenario impossibile,frutto della mente di un registavisionario, e lo è: sitratta di “Blade Runner”, capolavoro cinematografico di Ridley Scott. L’ipotesi di uomini surrogati apparentemente identici a noi potrebbe, tuttavia, non essere così remota e fantasiosa. I progressi della scienza suggeriscono il contrario. La questione è, piuttosto, di natura filosofica: riguarda cioè la differenza che ci sarà tra l’uomo e la macchina quando “Blade Runner” sarà reale, e tale differenza è, senza dubbio, l’io, l’autoconsapevolezza, la “res cogitans” cartesiana. Lo scarto non potrà mai essere colmato. In un futuro, remoto o prossimo che sia, le macchine supereranno i test di Turing, saranno quindi in grado di rispondere a dei quesiti come degli uomini, e sarà così annullata la possibilità di discernere, da un punto di vista formale, il comportamento umano e quello artificiale. Effettivamente, secondo l’interpretazione del filosofo Roger Searle nell’ ”I.A.”, intelligenza artificiale, riportata in un articolo di Ruffoldi, Tenavecchia e Sani ne “Il pensiero plurale”, un’”I.A.” cosiddetta “forte” che supera il test di Turing è dotata di una mente autentica, ammesso che il pensiero sia una mera elaborazione di dati. Il pensiero, però, è qualcosa di più: è intuito, emozione, irrazionalità, ma soprattutto frutto della coscienza, dunque non replicabile da un computer. Come afferma Italo Calvino in un passo della raccolta “Una pietra sopra”, infatti, quando le macchine potranno comporre testi e poesie al pari dei veri scrittori, “il momento decisivo della vita letteraria sarà la lettura” perché “l’opera continuerà a nascere, ad essere giudicata, ad essere distrutta, o continuamente rinnovata al contatto dell’occhio che legge”. Sarà dunque nella mente del lettore che le opere acquisteranno la loro rilevanza, che potranno essere interiorizzate in base all’esperienza, alla civiltà di chi legge. Un’altra considerazione è sfuggita a Searle nella teorizzazione un’”I.A.” forte: tra l’uomo e la macchina ci saranno sempre distanze abissali, oceani, anni luce, poiché l’uomo erra, e non c’è niente di più umano dell’errore. Lo sbaglio dell’uomo, infatti, è la prova lampante di come il pensiero non sia una semplice e sterile elaborazione e classificazione dei dati, bensì il risultato di una commistione di vissuto, esperienza, emozione e inclinazioni naturali. Nella scelta sono determinanti i “fantasmi nascosti nell’individuo e nella società” di cui scrive Calvino, è determinante la persona nell’insieme, che non può essere considerata, in maniera oltremodo meccanicistica, come un processo privo di spirito. Spazi incolmabili separano l’uomo dall’algoritmo, dal meccanismo, dal surrogato, perché l’uomo è e sarà sempre, a differenza del robot, vivo. E la vita di un uomo, che è una “stoà pecile” di esperienza, errori, costumi, civiltà, coscienza, consapevolezza di sé e desideri irrealizzabili, non sarà mai uguagliata da nient’altro che non sia quel capolavoro irrazionale del cervello umano. La vita è così grande che, nel punto di morire, pianterai un ulivo credendo ancora di vederlo fiorire. Roberto Vecchioni Matilde Massarelli, classe II C, a.s. 2017/18 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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Galleria

Roberto BELLUCCI "I Pensatori" - Anni '70/'80 - I parte

"Pensatore" n째1 - disegno a cera - 70x50 cm

"Pensatore integerrimo" n째5 - acrilico - 70x50 cm

"Pensatore perplesso" n째7 - acrilico - 70x50 cm

"Pensatore molto realista" n째9 - acrilico - 40x30 cm


1987-2017 un nuovo vestito per proseguire una storia lunga trent'anni. 2017 Nasce la All Food SPA

CAMPAGNA ANNO SCOLASTICO 2017-18 CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE



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