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Spenti gli incendi, andrà tutto bene? P.L. Seri
SPENTI GLI INCENDI, ANDRÀ TUTTO BENE?
L’estate del 2021 verrà ricordata come un’estate bollente in tutti i sensi. Primo, per gli incendi che stanno distruggendo il patrimonio boschivo Pierluigi SERI di intere regioni, poi, per le alte temperature che hanno messo a dura prova la salute fisica e psichica di buona parte della popolazione, specie anziana, già duramente provata dai lunghi mesi di lockdown. Anche il termometro della politica registra continui sbalzi né più né meno come la colonnina di mercurio, con un rincorrersi ormai di routine di dichiarazioni di fuoco, subito smentite il giorno dopo. Il Covid 19 arginato, ma non sconfitto con la famigerata variante Delta in aumento, nonostante l’incremento delle vaccinazioni. Per ultimo la disastrosa ritirata degli USA e della Nato dall’Afghanistan che hanno trasformato Kabul nella Saigon del XXI secolo con il paese consegnato nelle mani dei Talebani che hanno proclamato un Emirato islamico di medievale memoria e medievali sono le leggi ivi stabilite tipo la Sharia che relega le donne in casa e coperte dall’antistorico burqa. Dopo questa eloquente panoramica torniamo in Italia. La triste e odiosa stagione degli incendi è iniziata in Sardegna e dilagata a macchia di olio in Calabria, Sicilia e altre regioni con le immagini in diretta della devastazione paesaggistica in cui è chiaro il dolo dei piromani. Sono ovviamente scoppiate le solite polemiche che hanno subito interessato i vari anchormen di programmi-inchiesta che hanno preso la palla al balzo e c’era da scommetterci! Così abbiamo assistito, come nei mesi bui della pandemia, alla solita processione di tuttologi-tuttofare, di esperti o supposti tale. Interessante è a tal proposito la polemica scoppiata durante la trasmissione In onda tra Concita De Gregorio e il capo della Protezione civile Curcio in cui la giornalista faceva presente il disagio dei turisti che vedevano andare in fumo, insieme agli alberi, le loro vacanze, i loro risparmi, i loro sacrifici dopo mesi di lockdown. La domanda fu giudicata indelicata, se si pensa agli agricoltori e pastori sardi che hanno visto bruciare le loro aziende insieme al lavoro di generazioni. Premesso che né i sardi né i turisti sono ignifughi, interessante è la risposta di Curcio: Migliaia di ettari di terra bellissima sono bruciati, ma io non credo che quello che è successo debba necessariamente influire con il turismo. Il pensiero che si cela sotto questa frasetta apparentemente ovvia e scontata spiega il nostro atteggiamento davanti a quanto di catastrofico è avvenuto negli ultimi anni dalle alluvioni al Covid 19, dal riscaldamento globale all’inquinamento delle microplastiche. Nessuno è disposto a credere che quanto è successo debba assolutamente cambiare le nostre vite. Se è vero, come sosteneva Darwin, che in natura sopravvive la specie che meglio si adatta ai cambiamenti, proporre che la risposta giusta sia non cambiare affatto è un suicidio vero e proprio. Nonostante ciò ci stiamo credendo o, meglio, illudendoci di crederci. Molte persone pensano che tutto riprenderà come prima e che non cambierà nulla. Lo dimostrano gli affollamenti irresponsabili di alcuni concerti, sulle spiagge, nel tripudio per vittorie in eventi sportivi, nei cosidetti rave party ecc. Mentre in Sardegna andavano in fumo ulivi centenari e morivano centinaia di animali innocenti, a Napoli falliva l’ennesima conferenza internazionale sul clima in cui i ministri dell’energia e dell’ambiente dei paesi più industrializzati del mondo non sono riusciti a trovare un accordo per invertire la distruzione dell’ecosistema. Lo slogan tutto andrà bene come invito all’ottimismo diventa il mantra di tutto andrà come prima. Come se potessimo ignorare il contesto e rimuovere il fastidio che queste catastrofi causano nel nostro micromondo. Viaggi, lavoro, conviviali, comprare oggetti senza saperne la provenienza, mangiare cibo senza sapere dove e come è stato prodotto. Non ci rendiamo conto che, usando un banale esempio, un acquario sul cui fondo limaccioso è stato gettato un sasso, ci mette un certo tempo per ridiventare limpido, ebbene, nel nostro pianeta siamo noi il sasso che intorbida le acque!
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