La Pagina Umbria dicembre 2015

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Numero 16 dicembre 2015 Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

Buone Feste


Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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LA PAGINA UMBRIA Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 2/2014, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis 12 Tipografia: Federici - Terni

DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Alberto Mirimao Direttore editoriale Giampiero Raspetti Vice Direttore Luisa Romano Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 348.2401774 - 331.3010158 info@lapagina.info lapagina.redazione@gmail.com Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

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Persone, oltre le cose

Quante meraviglie...

Giampiero Raspetti

Fabrizio de Silvestri

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Terni, città di san Valentino, capitale dei Diritti Umani

TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; AZIENDA OSPEDALIERA Santa Maria; ASL - V. Tristano di Joannuccio; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; IPERMERCATO CONAD di Via Montefiorino; Innumerevoli negozi del centro città e della periferia di Terni e tutti i paesini e i borghi intorno alla città.

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A BIGGER SPLASH un film di Luca Guadagnino Lorenzo Tardella

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Pittori di nuvole

Alla scoperta di...

A. La Chioma- L. Feliziani - R. Stentella - A. Feliziani

Loretta Santini

Cosp.......................................................................pag. 3

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Tecno Office..................................................pag. 5 Conad...................................................................pag. 11 La menopausa in Australia

Dr. Leonardo Paoluzzi.................................pag. 12

Ass. Culturale La Pagina.................pag. 13 Il Processo di Norimberga

Liceo Classico....................................................pag. 22

Stiamo Lavorando! Progetto Mandela

Pro Natura Terni.......................................pag. 24

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Come contrastare i cedimenti del viso

Dr. Roberto Uccellini.....................................pag. 25

Giolicart.............................................................pag. 29 Incontriamoci con Florio

Giampiero Raspetti.......................................pag. 32

Pasticceria Carletti...............................pag. 33 Fabrizio de Silvestri

DOVE TROVARE LA PAGINA

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Afranio Metelli Franca Calzavacca

Roberto Bellucci..............................................pag. 34

Conad.............................................................pag. 35 Conad.............................................................pag. 36

www.lapagina.info www.issuu.com/la-pagina


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IL POLO DEL MULTISERVIZI DAL 1973 1300 DIPENDENTI 250 CANTIERI IN ITALIA

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4 Foto di Marco Ilari

PERSONE, OLTRE LE COSE Giampiero Raspetti

Ci sono, in Terni, persone impegnate nel governo della città che propongono, ormai sempre più spesso, di trovare risorse e strade nuove al fine di dare finalmente luogo ad un deciso inserimento in circuiti culturali e offrire spazio a chi conosce il territorio e sa trarne idee e progetti fondamentali. Bene, molto bene, meglio tardi che mai! Narrano anche, costoro, come alcuni progetti, in particolare quelli per Terni capitale della cultura, siano stati concertati dopo certosino confronto con la città intera. Corre allora l'obbligo di comunicare loro che moltissimi (almeno un centinaio) intellettuali, appartenenti alle varie associazioni culturali, che ben conosco e della cui amicizia mi onoro, non sono mai stati contattati, nemmeno per un ciao, come se appartenessero ad altre città, ad altre nazioni. Sarà forse perché noi ci lavoriamo da una vita per la nostra Terni (risultando un po’ vecchiotti, anche se nel gruppo c’è un fior fiore di intelligenze di miei studenti al Liceo Classico, ora eccellenti professionisti) e lo facciamo gratuitamente, ottenendo successi significativi. Centinaia sono ormai gli incontri culturali che abbiamo promosso, tutti con pregevolissimi rappresentanti della cultura. Della cultura appunto, di questa fondamentale risorsa, scriviamo anche nell’ultima nostra fatica, il libretto Terni, città di san Valentino, capitale dei diritti umani, distribuito gratuitamente

in 6000 copie a tutta la cittadinanza: L’idea fondamentale che presentiamo è di suggerire, avviare e, possibilmente, realizzare una trasformazione culturale profonda dell’identità storica e civile della città di Terni… è possibile ridisegnare una identità nuova e al tempo stesso vera della città, per consegnarle una sua nuova dimensione, un futuro su cui puntare, partendo dalle sue stesse radici. che vanno ristudiate, riscoperte e fatte conoscere, dopo un lungo oblio dovuto appunto all’immagine siderurgica che per diversi decenni ha obliterato sostanzialmente qualunque altro riferimento. Per di più, l’idea industriale è l’esatto contraltare ideologico e pratico di quella che è in verità l’anima vera dell’Umbria e di Terni, cioè quella ecologica: l’Umbria è il cuore verde d’Italia e Terni è tra le città col più elevato indice di verde pro capite (per non parlare della provincia di Terni, la Tuscia-Sabina, coi suoi boschi compatti e sostanzialmente vergini (il Piccolpasso parlava di Terni come di vago giardino), l’acqua di laghi, di fiumi e di canali (le forme) incontaminati. Ne parlano tutti, dunque, adesso. Auguro vivamente, a costoro, di essere anche in grado di passare dalle parole ai fatti. Noi dell’Associazione Culturale La Pagina, che da tanto ci battiamo per modellare, impreziosendola, la nostra città, l’abbiamo studiata, abbiamo a lungo soffermato il nostro pensiero nella visione di un futuro auspicabile e proponibile, abbiamo presentato già molti progetti. Ora ci accingiamo, insieme a persone e strutture assolutamente prestigiose, a realizzarli. Ci sono, in Terni, persone dedite alle associazioni di categoria per le quali profondono il loro intelligente impegno. Queste persone vogliono e sanno anche impegnarsi per la nostra città.

Hanno voglia di vederla non agonizzante, fanno e faranno di tutto per disegnarne i nuovi contorni e le future direzioni vitali. Abbiamo l'apprezzatissima collaborazione di tutti i responsabili delle associazioni di categoria che siamo riusciti a contattare e, insieme, stiamo già programmando alcuni eventi. Il gruppo è già omogeneo per quanto riguarda la tematica di fondo: lavorare per la città, soprattutto da un punto di vista culturale, per realizzare i tanti progetti comuni. Non si tratta solo di enunciazioni teoriche, non siamo soliti parlarci addosso. Parliamo di progetti concreti, di grande valore culturale, sociale e commerciale, quindi turistico, che da tempo stiamo elaborando e che adesso cercheremo di realizzare insieme alle organizzazioni prima citate. Dovrei ringraziare, per tutto questo, le moltissime splendide persone che ho trovato genuinamente disponibili a lavorare insieme in nome del futuro auspicabile della nostra amata città. Sono tante. Ne ringrazio uno per tutti: Giuseppe Flamini, presidente della Camera di Commercio di Terni, che sta offrendo la più grande e sentita collaborazione per quello che in sintesi possiamo chiamare TP, Terni Progetta. Ci sono, in Terni, persone dedite all’azienda per cui lavorano, ma che amano e sanno soprattutto impegnarsi per la nostra città. Hanno voglia, costoro, di organizzare eventi e manifestazioni, ma, soprattutto, sanno riconoscere tutto quello che è utile per la comunità e sanno ben valutare l’importanza di quanto noi de La Pagina Umbria facciamo per aprire prospettive nuove e importanti per l’intero territorio. E così un altro formidabile gruppo di persone collabora con noi. Una collaborazione che, anch’essa, darà frutti rigogliosissimi per la città. Grazie Conad. Persone, oltre le cose.



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Quante meraviglie... Fabrizio de Silvestri

Pochi giorni fa mi è capitato di incontrare un noto luminare nel campo delle neuroscienze ed abbiamo iniziato un’interessante conversazione basata un po’ sulla mia recente scoperta ed un po’ sul fatto che ad oggi c’è sempre più interesse nello scoprire un uso nuovo di farmaci vecchi. Proprio a tal proposito, ringalluzzito dalle sue parole, procedevo ad illustrargli come, dopo lunghi e a volte tediosi studi, venivo a scoprire come, grazie all’interazione tra un antibiotico, una statina ed un antimicotico, potesse prender vita un farmaco in grado di invertire il decorso di varie malattie cosiddette autoimmuni e ad oggi senza cura alcuna, che poi, se abbinato ad un corretto stile di vita, riusciva a dare risultati così stupefacenti da giustificarne il brevetto e l’inserimento in un protocollo denominato 7toS (seven to stand – sette settimane per rialzarsi, reagire ecc...) di cui ho dato la licenza negli States. Nemmeno a dire come mi ha guardato e quali e quante domande mi ha posto prima di convenire con me che spesso le soluzioni più facili le abbiamo a portata di mano ma non le vediamo forse per la loro semplicità, abituati come siamo a fare ragionamenti contorti o più semplicemente perché non ci viene permesso spingerci verso alcune direzioni. Senonché, come gli spiegavo, io non avevo dovuto sottostare a nessuna regola se non quelle dettate dal buon senso, dalla mia limitata (ahimè) conoscenza e dal fatto che non avevo intenzione di accettare il dictat

secondo cui per alcune malattie non esiste rimedio. C’è anche da dire che avevo a disposizione la miglior cavia per esperimenti del mondo: me stesso! Ebbene sì, mosso dalla rabbia e dalla determinazione che genera lo sconforto del non avere speranze, mi dedicavo anima e corpo alla ricerca di una soluzione del problema che mi ha assillato per oltre vent’anni, la sclerosi multipla. Devo dire che il primo e forse più significativo passo l’ho fatto con il cambiare alimentazione in modo talebano (termine oggi molto sfruttato ma che significa semplicemente ”studente di religione”!). Non potete immaginare quale sconcerto abbia provocato in me lo scoprire come non fossi ipoglicemico come affermato da un medico che mi spingeva ad assumere dolci in continuazione per prevenire picchi ipoglicemici (a suo dire responsabili della debolezza cronica da cui siamo affetti noi malati di SM), bensì, semmai, schiavo degli zuccheri che mi portavano ad un costante bisogno di assumerne di nuovi per mantenere alto il livello di insulina presente nel sangue.

Comunque sia, per auto imposizione mi vietavo di mangiare dolciumi e alimenti contenenti zuccero per una settimana, al termine della quale scoprivo con mia grande gioia come i dolori articolari fossero diminuiti e la stanchezza cronica fosse divenuta un ricordo. Mosso da ciò (e dalla mia compagna che mi ha sempre spronato), decidevo dunque di provare ad essere ancora più radicale, contravvenendo alle abitudini che ritenevo sane ma che forse non lo erano così tanto. E allora via con il sostituire la pasta tradizionalmente detta con quella integrale, mettere al bando le carni rosse, evitare latticini e yogurt e così via... insomma, una sottospecie di dieta Kousmine in versione fai da te. E funzionava! Il mio interlocutore mi chiedeva cosa ci fosse di così strano nell’applicare le regole che oggi in tanti conoscono... e a me invece pareva davvero strano, visto che i neurologi mi dicevano non esserci correlazione tra cibo e malattie autoimmuni... ma evidentemente, basandosi solo sulle presunte evidenze scientifiche, non avendo provato sulla propria pelle, non potevano capire la differenza che c’è tra il mangiare sano con


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NUOVA APERTURA

gusto ed il mangiare solo per gusto. Pur con qualche reticenza (in fondo era pur sempre un medico e non gli piaceva sentire delle considerazione più da biologo nutrizionista o naturopata), era costretto ad ammetter l’evidenza dei fatti e mi illustrava come ad oggi ci fossero numerosi studi sul microbiota umano, che confermavano come nei paesi più ricchi, dove l’alimentazione era ricca di cibi raffinati ed industriali, l’incidenza delle malattie autoimmuni vedesse un aumento dell’8% annuo dei malati, mentre nelle comunità meno progredite le stesse fossero quasi inesistenti. A questo punto mi chiedeva cosa c’entrasse tutto questo con il mix di farmaci di cui gli avevo parlato all’inizio (chissà se era un trabocchetto) e io il più candidamente possibile gli rispondevo che, considerate le mille interazioni spesso negative esistenti tra farmaci e alimenti, avevo preferito evitare di assumere sostanze che potessero disinfiammare il corpo anziché mantenere un ambiente acido, tanto favorevole alla sopravvivenza delle tossine. Gli spiegavo anche quale fosse l’interazione chimico farmaceutica tra le sostanze di cui sopra e come potessero aiutare il corpo a ricostituire le connessioni nervose e lasciarlo libero di innescare un fisiologico procedimento rigenerativo. In fondo, secondo me, i linfociti NK-T venivano prodotti da un sistema sovra stimolato e non difettoso, come aprioristicamente affermato dall’odierna neurologia. Ad oggi non so se ho ragione, ma oltre 150

persone hanno ricevuto il mio mix con ottimi risultati e l’unico sacrificio che hanno dovuto fare è stato quello di mangiar meglio ed essere più attive... un piccolo sacrificio che chiunque voglia star bene davvero è ben disposto a compiere piuttosto che affrontare un peggioramento continuo o gli effetti collaterali devastanti di farmaci che possono promettere soltanto un ipotetico rallentamento dell’inevitabile. IO comunque da oltre tre anni non assumo più farmaci e sto ogni giorno meglio! Visto che però nulla succede per caso, alla fine siamo riusciti, insieme al dottor Proietti di Terni, a registrare in forma retrospettiva i trials da noi svolti e di cui accennavo poco sopra nientemeno che sul registro nazionale dei trials clinici americano (www.register. alltrials.gov) e finalmente posso iniziare a parlare di risultati concreti, lungi dal voler criticare gli sforzi altrui ma desideroso di mostrare come sia possibile trovare anche vie alternative rispetto a quella della distruzione del sistema immunitario. Questi risultati sono stati pubblicamente presentati il 20 novembre 2015 a Rieti e riproposti nel corso di una splendida quanto toccante conferenza stampa il 1 dicembre a Terni in occasione dell’introduzione di un progetto rivolto alla valorizzazione di un Santo tanto importante quale san Valentino il quale, pare ormai cosa certa, curava la stessa patologia di cui parlo (Sclerosi Multipla). Il punto cardine è stato dimostrare come il nostro sistema nervoso non fosse impazzito,

bensì bersaglio di una sovra produzione linfocitaria dovuta alla presenza di capsidi virali immortalizzati nell’organismo. Nel riuscire a fare quanto sopra, che ancora mi pare un miracolo, devo riconoscere come una componente fondamentale sia stata la continua spinta emotiva fornitami da tutte le meravigliose persone che tuttora mi circondano, primo tra tutti l’Amico Giampiero Raspetti che mi ha permesso di esporre le mie esperienze personali, nonché tutto lo staff del centro 7toS: il dott. Pierluigi Proietti, la dott.ssa Annalisa Grasso, il dott. ing. Edoardo Romani, il dott. Carmine Sicuranza, i dott. Petrini Gianni e Prem e da ultimo ma non meno importante il counselor del centro medico, Simone De Marco.

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8 Martedì 1 dicembre 2015 Terni - Museo Diocesano

TERNI, CITTÀ DI SAN VALENTINO, CAPITALE DEI DIRITTI UMANI

Il mondo non ha mai avuto, come oggi, tanto bisogno di Valentino e Francesco.


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Corso Tacito, 29 - 05100 Terni Tel. 0744 409201 - Fax 0744 437602 Email: libreria.alterocca@gmail.com


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A BIGGER SPLASH un film di Luca Guadagnino

Lorenzo Tardella

Per altre recensioni visitate il blog www.ilkubrickiano.wordpress.com

Il Luogo, quinto personaggio della storia, è un dammuso con piscina nell'isola di Pantelleria, a due passi dalla Tunisia, terra di contrasti e contraddizioni, a cavallo fra mondi antitetici anche se vicini. In questo microcosmo, distante (più mentalmente che fisicamente) dal mondo esterno, due coppie si ritrovano in vacanza: si conoscono, si scambiano, si scontrano. La prima è quella formata dalla rockstar Marianne (che non può parlare per una operazione alle corde vocali) e dal suo giovanissimo compagno fotografo; la seconda è quella di un esuberante produttore discografico di mezza età, già compagno di Marianne, e della sua silenziosa figlia ventenne, Penelope. La piscina diventa il teatro dell'azione, luogo cardine dove le dinamiche di potere si snodano, dove tutto comincia e tutto finisce, dove il mondo esterno, la vita vera, è solo una cartolina grottesca che non può oltrepassare la barriera. Sotto un sole cocente che si riflette e si specchia sui corpi nudi dei suoi personaggi, il sesso diventa gioco di potere, inverte le dinamiche, sposta gli equilibri, traina l'incedere della narrazione fino al punto di rottura. Luca Guadagnino, il genio di "Io sono l'amore", parte dal film "La piscina" di Jacques Deray del 1969 per creare un'opera che, come lui stesso sostiene, prende subito le distanze dal modello di partenza. La sua è una regia che ha nel montaggio (straordinario il lavoro di Walter Fasano) e nella fotografia il suo punto di forza: è un film di una

bellezza disarmante in grado di trasmettere intatta la magnifica imperfezione di un luogo e dei corpi che vi si muovono dentro. Guadagnino, da superbo direttore d'attori, sposta le sue pedine seguendo un disegno di assoluta coerenza e lucidità ineguagliabile. Qualcuno ha osato criticare aspramente il finale del film, la deriva (apparentemente) grottesca e quasi da farsa che il film prende, e il cambio di registro che c'è dietro. La verità è che il film procede lungo un solo binario e mai se ne discosta, è fedele ad una Idea e ad essa sempre si piega, perfino nel finale che (a modesto parere di chi scrive) è forse l'unico finale possibile. Un finale che amplifica, ingigantisce e chiarifica in maniera inequivocabile la distanza incolmabile fra il mondo dentro e fuori la piscina, fra le regole che dominano il microcosmo e quelle della realtà esterna. I migranti, in fuga nel mare limitrofo e gettati nei centri d'accoglienza, arrivano e rapidamente scompaiono dalla storia, del tutto estranei ad una realtà di cui mai potranno far parte. "A bigger splash" è in questo (e in molto altro) un film politico. L'erotismo è chiave di lettura del mondo e dei suoi meccanismi, delle classi sociali, dell'uso del potere e della forza, della sovversione dei rapporti codificati. Il cinema di Guadagnino ancora una volta divide e fa discutere. E forse perché il talento, quello vero, è scomodo per definizione.

LA RECENSIONE DI DICEMBRE - LA RECENSIONE DI DICEMBRE - LA RECENSIONE DI DICEMBRE

La menopausa in Australia migliora con le Medicine Complementari Dr. Leonardo Paoluzzi

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al 2002, a causa degli ingenti effetti collaterali, in tutto il mondo occidentale si assiste ad una riduzione progressiva del ricorso a terapia estrogenica sostitutiva nei disturbi della menopausa. Al contempo, soprattutto per i disturbi neurovegetativi e vasomotori, si è riscontrato un ricorso sempre più ampio alle Medicine non Convenzionali (agopuntura, omeopatia, fitoterapia, dietoterapia...) comunque limitato rispetto al reale campo di applicazione e ciò per una disinformazione sulla loro efficacia da parte di medici ed utenti. Uno studio molto recente del 2015, al fine di valutare la percentuale d’impiego di tali medicine nei disturbi del climaterio, è stata condotta, su donne australiane fra i 40 ed i 65 anni, una indagine trasversale basata sulla compilazione del Menopause-Specific

Quality of Life, questionario validato a livello internazionale, che definisce la qualità della vita in rapporto a vampate, sudorazione, secchezza vaginale, disturbi del sonno, depressione e dolori articolari. Su 5850 donne contattate, 2911 hanno accettato di partecipare e 2020 sono state considerate adatte per lo studio. L’analisi dei dati ha messo in evidenza che la maggior parte delle donne intervistate era in post-menopausa (54,90%), risiedeva in aree metropolitane (62,70%) ed era nata in Australia. Il 13,22% del campione impiegava MnC per le vampate di calore, con un tasso più elevato (6,29%) per i fitoestrogeni e più basso per estratti di Enotera (3,91%) e Ginseng (1,73%). Si è poi visto che sono soprattutto le donne in perimenopausa e menopausa precoce che fanno ricorso alle Medicine non Convenzionali (MnC) e, ancora, che si ricorre alle stesse per disturbi differenti dalle vampate, ma correlate alla menopausa e all’età, come turbe dell’umore, dolori ossei, disturbi del sonno, in una percentuale pari 32,23% della popolazione. Dall’indagine emerge, infine, che gli operatori sanitari sono poco informati sulla reale efficace delle MnC nelle vampate di calore e negli altri disturbi del

climaterio e che, pertanto, in Australia come altrove, occorrerebbero campagne di sensibilizzazione per sviluppare tale impiego nelle diverse condizioni iniziali o tardive di tipo menopausale.


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Associazione Culturale La Pagina

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I NOSTRI CORSI CORSO DI LINGUA INGLESE 1 - Corso introduttivo Durata 6 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio da concordare Costo gratuito per i soci della Ass. Culturale La Pagina Numero minimo 16 iscritti 2 - Corso di base Durata Inizio Costo Numero minimo

12 lezioni da 90 minuti ciascuna dopo il corso introduttivo piccolo contributo 16 iscritti

3 - Corso intermedio Durata 12 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio dopo il corso di base Costo piccolo contributo

CORSO DI LINGUA CINESE 1 - Corso introduttivo Durata 6 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio da concordare Costo gratuito per i soci della Ass. Culturale La Pagina Numero minimo 8 iscritti 2 - Corso di base Durata Inizio Costo Numero minimo

12 lezioni da 90 minuti ciascuna dopo il corso introduttivo piccolo contributo 8 iscritti

3 - Corso intermedio Durata 12 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio dopo il corso di base Costo piccolo contributo

CORSO DI LINGUA ARABA 1 - Corso introduttivo Durata 6 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio da concordare Costo gratuito per i soci della Ass. Culturale La Pagina Numero minimo 8 iscritti 2 - Corso di base Durata Inizio Costo Numero minimo

10 lezioni da 90 minuti ciascuna dopo il corso introduttivo piccolo contributo 8 iscritti

3 - Corso intermedio Durata 10 lezioni da 90 minuti ciascuna Inizio dopo il corso di base Costo piccolo contributo

CORSO DI PITTURA PER BAMBINI Sono aperte le iscrizioni per il corso di disegno e pittura tenuto dall’insegnante Giovanni Ferri, presso l ’Associazione Culturale La Pagina. Le lezioni sono rivolte a tutti i bambini, tra i 9 e gli 11 anni, animati dal semplice desiderio di disegnare, pitturare e avvicinarsi all’arte. Il corso si svolgerà ogni giovedì dalle ore 17:30 alle 19:30. La classe sarà composta da un massimo di 10 bambini.

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Associazione Culturale La Pagina

PITTORI DI NUVOLE


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Alessandra La Chioma, “Lale”, vive e lavora a Terni. Artista eclettica, ama sperimentare tecniche miste applicate su vari supporti. Nella sua arte miscela figurativo ed astratto materico, dove il suo tratto si affaccia lineare e deciso e dove si evince un equilibrio cromatico.

Laura Feliziani vive e lavora a Terni. Dedica ogni momento libero a studio e approfondimento delle tecniche pittoriche, in particolare dell'olio. Predilige il figurativo, soprattutto soggetti femminili dove la bellezza dei tratti è perfettamente rappresentata nei minimi particolari.

Roberto Stentella vive e lavora a Terni. Ama fin da giovanissimo l’arte nelle sue infinite sfaccettature. Nel 1990 si dedica al restauro di mobili antichi e nel 1999 frequenta un corso di specializzazione del restauro. Nel 2010 frequenta un corso di mosaico romano e bizantino.

Alessandro Feliziani nasce a Cuneo ma è originario dell'appennino umbro-marchigiano. Vive attualmente ad Amelia, ove, dal 2006, comincia a dipingere utilizzando la tecnica ad olio ed acrilico.








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IL PROCESSO DI NORIMBERGA

Ricorre in questi giorni il settantesimo anniversario dall’inizio del Processo di Norimberga (20 novembre 1945 – 1 ottobre 1946). Tanto importante quanto controverso, il Processo era stato istituito dai vincitori (USA, URSS, Gran Bretagna, Francia) per giudicare i nazisti che nel corso della guerra si erano resi responsabili di crimini. I capi di imputazione furono: cospirazione contro la pace, attentati contro la pace e atti di aggressione, crimini di guerra e violazioni delle convenzioni dell’Aja e di Ginevra, crimini contro l’umanità. Al termine, dodici dei ventiquattro imputati furono condannati alla pena capitale. Tra questi Hermann Göring e Julius Streicher. Un’intervista immaginaria e un racconto si cimentano nel difficile compito di frugare tra le radici del male, per una memoria che sappia produrre coscienza civile e impegno morale. Prof. Marisa D’Ulizia

INTERVISTA A UN CARNEFICE La banalità del male

Norimberga, 20 novembre 1945 Il passo cadenzato al ritmo militare, che mi annuncia l’arrivo dell’imputato, si sovrappone al mio incedere timoroso e incerto. Entro nella stanza. Un odore pungente di tabacco inglese si insinua con prepotenza nelle mie narici. Intervistatore: Guten Morgen, Herr Direktor… Carnefice: A che pro tanti titoli? Qui passo per uno squallido criminale di guerra senza pietà per il genere umano. I: Come desidera. Credo che lei comprenda il motivo della mia visita: lo sterminio degli ebrei si avvia a diventare una delle più terribili pagine della storia. C: Che importa ora? Non sono forse un succulento topo in gabbia che il gatto osserva famelico prima di divorarlo in un sol boccone? O il mostro crudele delle fiabe, in attesa di ricevere il giudizio della “civiltà” e del bene? I: Non è di certo una preda da spartire, lei è solo un imputato… C: Ah sì… Interceda per me con gli ufficiali, a che mi procurino una buona razione di brandy. In fondo, la vita è bella finché se ne può godere e io sono un pesce grosso da tenere in perfetta forma in vista del patibolo. Lì la mia performance potrà forse meglio soddisfare i vostri appetiti di giustizia? I: Le assicuro che sarà un processo equo, in cui tutti gli imputati avranno diritto a una difesa, e che certamente non suggellerà affatto il trionfo di chi detiene il potere… C: Non mi parli di etica o di morale. Loro cosa le hanno detto? Per emendare il sangue di qualche milione di parassiti che brulicavano nei campi di concentramento mi concederanno la pallottola? O forse, qualcosa di più infimo… Non saprei, l’impiccagione? I: Spetta a me rivolgere le domande, lei è tenuto a rispondere come più le aggrada. Dunque, fu lei a proporre l’istituzione di campi di concentramento e a sollecitare la costruzione del lager di Oranienburg, non è vero? C: Quando varcavo il recinto di filo spinato del campo avvertivo che su di me si posavano le orbite livide di quei parassiti che mi spiavano dalle fessure delle baracche. Sentivo che nulla avrebbe impedito l’ascesa della Germania mentre i miei lucidi stivali neri calpestavano fango, evitando le cataste dei cadaveri. Guardavo il fumo dei camini: quegli immondi insetti circoncisi stavano finalmente bruciando nei forni crematori. I: Ricorda ancora bene quei particolari? E cosa mi dice dei bambi… C: Quelli erano soltanto frutto di un seme che ha tentato di corrompere la nostra pura razza ariana... Mi sembra ancora di vedere un ufficiale che, sentendone uno piagnucolare, gli schiacciò la testa con lo stivale per tenerla ferma, e gli appoggiò la canna della pistola alla nuca, facendo fuoco. I: Quali sentimenti ha provato in quell’occasione? Nemmeno un briciolo di pietà? Io sto cercando di fare un posto nel mio stomaco per digerire gli orrori delle “fabbriche di cadaveri”. C: Pietà? E perché? Quell’ufficiale ha semplicemente e decorosamente servito il Reich. E tanto bastava. Inoltre, “quelli”, vivi o morti, erano materiale utile per i nostri preziosi esperimenti. Sapevo e so che stavamo compiendo un’azione meritoria: porre fine alle intossicazioni del sangue sofferte dal corpo della nostra nazione. Certo, dovevamo sottostare a ritmi estenuanti per essere efficienti e vincere la spietata concorrenza di Auschwitz. Lei mi

comprende, vero? I: Mi spieghi, ché io l’intenda. Cos’è il male per lei? C: Il male è una potenza oscura e subdola, che si cela nelle razze inferiori e che minaccia l’ordine del Reich e l’onore del Tedesco… I: Un “ordine” e un “onore” macchiati indelebilmente di sangue, non crede? (Cerco di non ascoltare l’insidia della feroce ironia del mio interlocutore e considero che il fanatismo è capace di spingere la ragione umana ben oltre il confine del bene e del male) Dice bene, il male è subdolo, si consuma nella banalità di uomini superficiali e mediocri, le cui azioni mostruose sono fondate sull’assenza di valori e di valore. Quegli stessi uomini erano capaci di essere sposi devoti e padri amorevoli in casa e feroci criminali fuori. Che razza di cuore batte dentro di loro? C: Un grande cuore. Nel mio, l’ultimo battito sarà rivolto all’amore grande ed eterno della mia vita, mia moglie. Quanto al resto, non nego di preferire un migliaio di ebrei uccisi che vedere beni preziosi distrutti. Come afferma il Führer, “l’ebreo è e rimane uno scroccone che si spande a guisa di bacilli dannosi, purché trovi un terreno favorevole”. Crede forse che non si debba impedire alle cavallette di depredare la fertile e gloriosa Germania? Io ho assecondato tale piano… I: Senza alcuna responsabilità? C: Cosa intende per responsabilità? Io ho operato per tutelare la mia razza, eliminando i germi della decadenza fisica e morale che devastano il mondo. I: Lei crede davvero anche a una parte soltanto di quello che sta dicendo? Le dirò io che cos’è il male: un oltraggio alla vita, un’incapacità di avvertire ciò che sentono gli esseri umani. C: … I: Apprezzo il suo silenzio. Lasciamo che rispondano le larve umane che si aggiravano “senza capelli e senza nome/senza più forza di ricordare/vuoti gli occhi e freddo il grembo/come una rana d’inverno.” Alessandra Rosati Classe II D


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L’OSCURO MONDO DI JULIUS Ho scelto di basare il racconto sul personaggio di Julius Streicher, uno dei dodici condannati a morte nel processo di Norimberga, unendo realtà e finzione per indagare sulla natura del male. 15 Ottobre 1946 Sono le 8.35 del mattino. L’udienza dovrebbe essere iniziata da almeno mezz’ora. Sto congelando dal freddo, ma d’altronde cosa ci si può aspettare da una città come Norimberga... qui gli inverni sono rigidi e le estati piovose. Un clima adatto ad una città che si porta dietro un enorme macigno. Cammino su e giù per la strada sconnessa, davanti al Palazzo di Giustizia. Lo faccio per riscaldarmi e perché ho paura. I giudici di quattro grandi Paesi decideranno da qui a poco il destino di mio padre. Dovrei sperare che lo assolvano. Invece, desidero esattamente il contrario, o almeno provo a convincermi che sia cosi. Perché? Perché è un criminale. È difficile da credere che lo stesso uomo che mi baciava la mattina prima di accompagnarmi a scuola, che mi veniva a riprendere dopo le lezioni di pianoforte e mi curava quando ero febbricitante nel letto, sia anche un assassino. Eppure, me ne sarei dovuto accorgere che qualcosa non andava in lui, per quel che mi diceva o, meglio, per quel che non mi diceva, avrei dovuto scorgere il suo “lato sinistro”. All’epoca, forse a causa della mia ingenuità di bambino, mi sembrava un uomo buono. Solo ora capisco che i gesti affettuosi di mio padre esprimevano solo una piccola parte della sua persona. Intrecciato con quelli c’era un non so che di perverso, che mi riesce ancora difficile comprendere. La stessa perversione che mostrava quando pubblicava quelle volgari vignette sugli ebrei, rendendoli con le parole peggio delle bestie. La mattina prima di andare a scuola, a colazione, mi raccontava sempre qualche favola. Gli piaceva, in particolare, la storia dei tre porcellini, che adattava ai suoi umori antisemiti. I tre animaletti erano per lui ebrei e il lupo era il popolo tedesco. Alla fine del racconto, poiché stupidi e privi di ingegno, gli animali finivano divorati dalle fauci del lupo. ”Se lo meritano Elmar -mi diceva- è questa la fine degli stolti”. Ora ti dico papà che, per quanto tu sia stato un modello negativo, almeno una cosa me l’hai insegnata: nelle favole, quelle più oscure, i cattivi possono cavarsela, nella realtà prima o poi anche i buoni avranno la giusta rivincita.

15 Ottobre 1946 Domani morirò, lo so per certo. Oh, quale enorme errore sta commettendo la giuria! Pensano forse di restituire giustizia ai morti, uccidendo noi vivi? Quale colpa abbiamo commesso? La sconfitta, quella è stata la nostra unica colpa! Non mi vergogno di ciò che ho fatto in vita, non ho paura di morire perché son consapevole delle mie imprese. Io, Julius Streicher, editore dei settimanali Der Stürmer e Gauleiter, fedele amico del Fuhrer e suo estimatore, sono stato condannato all’impiccagione all’età di 61 anni. Il motivo, vi chiederete? La corte di giustizia nemica mi ha accusato di aver istigato l’odio razziale attraverso la divulgazione delle mie riviste. Ridicolo. Le mie riviste erano tutto fuorché portatrici di odio, al contrario erano fonte di verità. Il popolo tedesco doveva e deve essere informato del pericolo in cui può incorrere se si trovasse a contatto con quegli uomini egoisti, falsi, celebratori di riti satanici, perversi stupratori, come sono gli ebrei! Ah, il solo loro pensiero mi disgusta. Andrei all’Inferno mille volte pur di sapere di aver contribuito a pulire quanto basta l’umanità da quella razza corrotta. Eppure i giudici non capiscono le mie, le nostre azioni. Noi non siamo mostri, siamo eroi. Puri eroi ariani. Domani morirò fiero di me stesso, come lo dovrete essere voi, cari compagni di morte, e come lo dovrete essere voi, figli miei. Domani è il giorno del giudizio, ma aspettate ad esultare, nemici miei, perché alla resa dei conti anche voi sarete condannati, condannati da Dio per aver ucciso un uomo che ha sempre creduto nei suoi ideali e in quelli del suo Fuhrer, mantenendosi fedele agli uni e all’altro. Heil Hitler! Questa è la mia celebrazione del Purim 1946. Io vado a Dio. I bolscevichi un giorno vi impiccheranno tutti. 16 Ottobre 1946 Sono le 9.00 in punto e Julius Streicher sta per essere impiccato. Io, George Gilbert, psicologo dei processati, posso assicurare, da quanto ho potuto constatare in queste poche settimane, che Julius ha un carattere tutt’altro che complesso, appare proprio per quello che è: un bambinone che ancora deve crescere. Ho la netta sensazione che qualcosa o qualcuno nel periodo della sua infanzia ne abbia inciso profondamente il carattere. Nelle poche occasioni in cui ho avuto la possibilità di parlare con lui in separata sede, mi ha confidato l’infinito amore che provava per la madre, che ha definito, con uno strano luccichio negli occhi, ”fortezza della mia infanzia”. Povero Julius, ora nel suo sguardo scorre un filo di terrore, trema dalla paura, senza più la sua bella veste da uomo politico. In piedi, dinanzi alla lunga corda, sembra un bambino spaesato, eppure non piange, vuole fare il duro. Stanno tutti in fila aspettando di morire, chi piange, chi implora perdono a Dio, chi con lo sguardo basso è perso in chissà quale mondo, forse immaginando come sarà il suo Inferno. Julius, invece, è a testa alta, più della morte teme la vergogna del suo fallimento. Questo è un altro punto che mi ha fatto alquanto riflettere. Cercando di analizzare il suo profilo, mi sono convinto che in lui esista qualcosa di terribilmente perverso. Nella sua rivista Der Stürmer utilizzò uno stile scandalistico basato su menzogne, oscenità e volgari caricature, spesso a sfondo pornografico, che mettevano in guardia la popolazione tedesca dal pericolo della “perversione giudaica”. Quando si rivolgeva agli altri carcerati, aveva un modo scortese e altezzoso e spesso ricorreva a battute a sfondo sessuale. A tal proposito potrei azzardare l’ipotesi di abusi durante il periodo dell’adolescenza, forse anche all’interno della propria famiglia. Sono le 9.20. Julius è morto, dopo 15 minuti di agonia. Se lo meritava? Sono uno psicologo, non un giudice, non spetta a me proferire tale sentenza. Mi sono limitato ad analizzare il comportamento dell’uomo, in base ai suoi pensieri e ai suoi ricordi e posso dire che Julius era ossessionato dal male. Si può dire che lo amasse, come amava sua madre e, forse, come amava anche i suoi figli. Irene Pulcianese Classe II D


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C

on il passare degli anni il viso subisce una serie di cambiamenti strutturali che conferiscono un aspetto meno fresco e giovanile. Per contrastare i segni del tempo e restituire freschezza al volto ci sono oggi molte tecniche. I piccoli inestetismi iniziali possono essere trattati con semplici procedure di medicina estetica, immediate e poco invasive, che consentono di ottenere buoni risultati, con un recupero rapido. Oggi è frequentemente richiesta l’applicazione dei fili di sospensione e biostimolazione. Questi fili sono composti di materiali completamente riassorbibili, vengono applicati

in pochi minuti senza incisioni chirurgiche e il loro effetto ha la durata di alcuni mesi. Quando queste strategie sono insufficienti o il risultato è di scarsa durata, si ricorre alle moderne tecniche di Chirurgia Plastica Estetica, estremamente raffinate e poco invasive che consentono di ripristinare in modo più definito la freschezza e la bellezza del viso conferendo risultati naturali. Il lifting è l’intervento chirurgico del viso per eccellenza e la risposta più completa e più precisa all’avanzare dei fattori dell’invecchiamento nel loro complesso: con il lifting i difetti che insorgono con il passare degli anni vengono corretti efficacemente e stabilmente.

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PROGETTO MANDELA:

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Grazie al finanziamento con i fondi dell’8x1000 della Chiesa Valdese il 3 novembre si sono riaperti anche quest’anno i laboratori del Progetto Mandela. Hanno incominciato a lavorare una cinquantina di ragazzi che si occupano di Drammaturgia, Comunicazione, Recitazione, Costumi e Scenografia.

ORARI LABORATORI: - RECITAZIONE Lunedì e Giovedì dalle 15,30 alle 17,30 presso l’Area Lab del Caos

- DRAMMATURGIA Lunedì e Giovedì dalle 17,30 alle 19,30 presso la sede del Progetto Mandela in via Camporeali 1

- COMUNICAZIONE Noi del Laboratorio di Comunicazione ci occupiamo di condividere e diffondere tutte le informazioni sulle attività del Progetto attraverso vari canali: realizziamo video per il canale youtube, scriviamo articoli per il magazine La Pagina, curiamo la pagina facebook e il blog che si trova all’indirizzo www.proggettomandela.wordress. com . Questo laboratorio è coordinato da Marzia Keller. In queste prime lezioni abbiamo imparato come si scrive sulla piattaforma Wordpress, come realizzare video nella maniera più appropriata: come gestire la luce, come si inquadra una scena, come funzionano i dispositivi di ripresa, ecc... Nel Laboratorio di Drammaturgia i ragazzi insieme al coordinatore Andrea Virili si occupano della scrittura della sceneggiatura dello spettacolo facendo ricerca sulla tematica di quest’anno: lo straniero. Da questa ricerca nascerà la storia che tutti insieme si andrà a mettere in scena al Teatro Secci alla fine di aprile. In questo laboratorio vengono fatte anche delle riprese, per realizzare una sorta di video-diario che segue l’evoluzione dei lavori. Nel Laboratorio di Costumi verranno realizzati i costumi per lo spettacolo finale, una volta ricevuto il copione dal laboratorio di Drammaturgia, attraverso un percorso coordinato da Rea Picchiarati e Eleonora Saracchi. I ragazzi imparano qui a cucire a macchina, a mano e a inventarsi forme creative per vestire i personaggi dello spettacolo. In attesa di conoscere i personaggi da “vestire” in scena e per esercitarsi, il gruppo sta rielaborando dei costumi storici in chiave moderna.

Martedì dalle 15 alle17 presso sede del Progetto Mandela

- SCENOGRAFIA Mercoledì dalle 15 alle 17 presso sede del Progetto Mandela

- COSTUMI Mercoledì dalle 16,30 alle 18,30 presso la Casa delle Donne

I LABORATORI SONO GRATUITI E APERTI A TUTTI


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Stiamo Lavorando!

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Nel Laboratorio di Scenografia i ragazzi insieme alla coordinatice Francesca Capoccia stanno realizzando un modellino del Teatro Secci, dopo aver fatto i rilievi in loco. Così potranno elaborare in miniatura le scenografie e approfondire le luci, le proiezioni e il mapping, che è la grande novità di quest’anno. Nel Laboratorio di Recitazione i ragazzi sono guidati dalle coordinatrici Luisa Contessa ed Elisa Gabrielli che lavorano rispettivamente sulla corporalità e su voce e dizione. Al laboratorio partecipano anche giovani rifugiati, ospitati nei centri di accoglienza della Provincia di Terni, gestiti dall’ARCI.

STOP VIOLENZA SULLE DONNE Progetto Mandela in piazza con Terni Donne per la manifestazione del 25 novembre Mercoledì 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dalle ore 18.00 si è svolta in Piazza della Repubblica una manifestazione promossa dall’associazione Terni Donne, alla quale anche quest’anno ha aderito il Progetto Mandela, con il fine di sensibilizzare su una tematica che tocca profondamente i diritti umani. L’intera manifestazione è stata incentrata sul tema della Violenza Assistita, ovvero sui danni subiti quotidianamente da bambini che vivono nelle famiglie in cui le donne vengono maltrattate dai propri uomini. Questo fenomeno è troppo spesso tenuto nell’ombra. All’inizio della manifestazione, la presidente di Terni Donne, Paola Gigante ha ribadito l’importanza dell’essere tutti uniti nella lotta alla violenza di genere e ha ricordato, con grande dolore, che proprio lo stesso pomeriggio una donna era stata uccisa dal proprio marito a Perugia. In questo clima di sgomento e impotenza è iniziata la manifestazione in cui tutti, uomini e donne hanno voluto manifestare il proprio impegno. La performance di quest’anno ha previsto la messa in piazza, dalle animatrici della Casa delle Donne di Terni, dei pannelli di una mostra di illustrazioni di Anarkikka -nota fumettista- che affronta pienamente l’argomento della Violenza Assistita. Durante la lettura di una favola, alcune ballerine vestite di rosso hanno eseguito una improvvisazione al centro della piazza che ha saputo sensibilizzare e sollecitare i presenti a fare qualcosa per sostenere e proteggere non solo le donne, ma anche i bambini vittime di questo grave disagio. Protagonisti di questa manifestazione sono stati senza ombra di dubbio anche i ragazzi del nostro corso di recitazione, i quali, in seguito al racconto della triste favola, hanno letto delle frasi, parte delle illustrazioni esposte alla mostra. La manifestazione si è infine conclusa con un gesto collettivo: tutti coloro che erano in piazza hanno dato vita ad un grande girotondo per testimoniare il coinvolgimento di ciascuno su una tematica così attuale e, purtroppo, diffusa. Chiara Colletta


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STRANIERO CHI?

Un incontro con alcuni rappresentanti delle comunità straniere a Terni Cosa fa di una persona uno straniero, perché uno si sente straniero? Questa e tante altre domande sono state rivolte dai ragazzi di Progetto Mandela a una rappresentanza di cittadini ternani, ma di origine non italiana che si sono prestati giovedì 26 novembre a un incontro per approfondire la conoscenza del fenomeno delle migrazioni. Era rappresentato tutto il mondo, persone provenienti dall’America latina, dal Senegal, dalle Filippine, dal Bangladesh, dall’Albania e alcuni giovani rifugiati africani. È stato un incontro molto intenso, si è parlato di episodi di razzismo che tutti hanno subìto, ma anche di accoglienza e integrazione. Tutti hanno parlato dei problemi, in primo luogo la comprensione della lingua, che è l’ostacolo più grande. Poi il lavoro con la difficoltà di trovarlo, di veder riconosciuti i diritti, il lavoro nero, i cavilli e le lungaggini burocratiche per i documenti e il raggiungimento della cittadinanza italiana. Tutti erano d’accordo che lasciare il proprio paese significa perdere le proprie radici che non possono essere trapiantate. Per quanto uno possa star bene in un altro paese, si sentirà sempre straniero. E se poi dopo tanti anni volesse o potesse ritornare nel paese d’origine, si sentirebbe straniero anche lì, perché con gli anni tutte le cose cambiano e chi si allontana perde il legame. Questa sicuramente è stata la questione più sottolineata e che ha chiarito molti aspetti su cosa significa essere e sentirsi stranieri.

L’incontro è stato seguito con grande attenzione dai ragazzi che faranno tesoro delle informazioni ricevute e le trasformeranno in contenuti da raccontare in scena. Il pomeriggio si è concluso con la promessa di rivedersi magari in un momento più conviviale e di scambio culinario. Perché lo sanno tutti che a tavola si superano facilmente i confini!

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augura

Buone Feste


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AFRANIO METELLI Franca Calzavacca

L

a figura dell’artista umbro Afranio Metelli a tre anni dalla sua scomparsa è ricordata da iniziative a carattere prevalentemente espositivo che si concretano nel territorio a lui molto caro per le origini e perché ha costituito il suo rifugio artistico e familiare dopo le varie ed importanti esperienze internazionali. La prima rassegna che ha introdotto il ricordo dell’artista nei nostri programmi di lavoro per un esame complessivo della sua carriera si è inaugurata a Torre di Matigge nel luminoso atelier di Fantauzzi Home Design, anticipando di una settimana l’apertura di un’altra sua mostra presso la Pinacoteca di San Francesco a Trevi, a cura di Maurizio Coccia, Cecilia Metelli e Mara Predicatori. La mostra trevana dal titolo “L’âge d’or” durerà sino alla prossima estate, focalizzando i tratti dominanti della sua lunga e complessa carriera. Ricordiamo Afranio Metelli, nato a Campello sul Clitunno per una lunga adesione alla sua attività intellettuale che condividevamo anche con altri noti personaggi operanti nell’ambito della promozione artistica quali Marilena Bonomo, Mara Coccia, Giorgio De Dominicis, Bill Pepper, Carla Ponti, Italo Tommasoni, Ann Wood, Alberto Zanmatti. Ci si riuniva spesso nell’accogliente dimora di Metelli, ricca di elementi eterogenei – antichi mobili, oggetti di antiquariato e di modernariato, quadri, sculture, incisioni suoi e di altri artisti, strumenti musicali, un ensemble stupefacente che arricchiva i nostri colloqui, spesso inerenti ad iniziative che spaziavano oltre la conca del Clitunno, le “dolci acque” che s’intravvedono fra salici spioventi. Molti i contatti di Afranio con gli artisti ternani oltre che con lo storico gruppo spoletino per uno scambio proficuo di progetti e realizzazioni. Sarà opportuno e proficuo, per inquadrare la sua complessa esistenza di artista e di uomo, tracciare l’itinerario del suo progressivo approfondimento delle questioni estetiche ed etiche che lo hanno formato. La sua ricerca è iniziata da giovanissimo, prima in Umbria, dove si è diplomato presso l’Accademia delle Belle Arti a Perugia affrontando poi in modo diretto il contatto con la materia da cui trarre il piacere della creatività. Ha lavorato come ceramista in una fabbrica di Gualdo Tadino, proseguendo

poi l’approfondimento del suo impegno negli anni ’50 a Roma quindi all’estero, in Francia, a Vallauris dove incontrerà Pablo Picasso, in Germania ed in Olanda, infine negli anni Sessanta in America, a Città del Messico e a Los Angeles. Il soggiorno in Messico gli ha consentito contatti diretti con gli artisti emergenti ed è stato incaricato dal Museo nazionale di antropologia di riprodurre immagini dell’antica civiltà Maya. A Los Angeles si mette in risalto la sua passione per i classici che si connoterà in futuro nelle opere realizzate in Italia, al suo rientro con la famiglia in Umbria. Il suo lavoro introspettivo affronterà le varie tendenze dell’attualità influenzata dall’arte povera e concettuale. Si metterà anche a confronto con gli accadimenti del territorio partecipando alle iniziative promosse in varie località regionali. Nel 2008 un’ampia ricognizione della sua opera, dal 1947 al 2008, è offerta dalla mostra monografica curata da Giovanni Carandente nella Galleria

Civica di Arte Moderna a Spoleto dove sono state rappresentate le varie “maniere” sperimentate da Metelli. Nel 2011 si terrà nella Galleria Lithos a Campello sul Clitunno l’ultima personale dell’artista ancora in vita. Concludiamo questo consuntivo sulla sua opera con il giudizio espresso da Giovanni Carandente sull’artista: "Autodidatta ed eclettico, sperimentatore ed indagatore di stili e maniere, Afranio Metelli ha dipinto centinaia di opere, ha provato ogni tecnica, ha fatto ceramiche, pitture ad olio, a tempera, a pastello, carte bianche piegate a simulare sculture, bricolages e collages spericolati, il tutto senza mai irreggimentarsi in alcuna delle tendenze artistiche a lui contemporanee, spesso raggiungendo una qualità sconcertante. La modestia, persino inaccettabile, lo ha distinto per tutta l’esistenza". Oggi, davanti al panorama del suo lungo e complesso lavoro di indagine sulla struttura estetica ed esistenziale delle forme contemporanee esposto nella Pinacoteca di Trevi, che consigliamo vivamente di visitare, ci si rende conto del valore di un uomo, serenamente raccolto nella campagna umbra dove i valori si esprimono nella discrezione delle giornate che si inanellano una dopo l’altra invitandoci ad apprezzarne l’essenza.


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31 L’obiettivo del centro medico è quello di offrire assistenza sanitaria tenendo in forte considerazione l’attenzione nei confronti del paziente.

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INCONTRIAMOCI

Gli amici di Florio, il giorno 22 dicembre 2015 dalle ore 15.30, si incontrano, presso la residenza AUXILIUM, per presentare il libro di Florio, UNA STORIA COMUNE e per augurarsi Buone Feste Una storia comune di Florio non è oggi tanto comune: parla del comportamento dell’uomo quando è sano, quando è vero, quando è uomo. Roba d’altri tempi? No, non per tutti, solo per pochi, però. Nel libretto leggi Peppe e vedi Florio. I loro ammonimenti a mettere anima nei mestieri sono immediatamente traducibili a vivere con anima, con estrema dignità cioè, la vita tutta intera. Il libretto palpita di umanità, sentimenti di solidarietà, rispetto e amore per gli altri, amore per la musica, per la poesia, per la lettura e, soprattutto, amore per il lavoro e alto senso della dignità umana. Risalta così ancor più lo sdegno per il comportamento, appena accennato, dei barbari fascisti, mentre Peppe, alla fine della guerra, dichiara: Mettiamo una pietra sopra il passato senza mai dimenticare i nostri martiri e le nostre sofferenze ma senza vendetta, su questa terra siamo tutti fratelli. Eh, sì, Una storia comune di Florio non è oggi tanto comune. GR

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