La Pagina Umbria marzo 2016

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Imola

Numero 19 marzo 2016 Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

Piantare il futuro

Foto di Giampaolo Napoletti

eTernità senza età è quella che amo


Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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La traslazione mancata Loretta Santini

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Fratelli coltelli... Fabrizio de Silvestri

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Un mondo senza corna? Vincenzo Policreti

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A Terni un albo dei tutori... Progetta

Fotoracconto del progetto LA PAGINA UMBRIA Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 2/2014, Tribunale di Terni

Terni, città di san Valentino, capitale dei diritti umani

Progetto Mandela

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Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis 12 Tipografia: Federici - Terni

DISTRIBUZIONE GRATUITA

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Direttore responsabile Alberto Mirimao Direttore editoriale Giampiero Raspetti Vice Direttore Luisa Romano Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 348.2401774 - 331.3010158 info@lapagina.info lapagina.redazione@gmail.com Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

Cartesio conversa con Pascal Liceo Classico

Bimbi in Cucina, Mamme in Classe Fondazione Umberto Veronesi

Giolicart.............................................................pag. 5 Storia di Terni..............................................pag. 6 PM4 Arredamenti...................................pag. 7 L'acqua motore della green economy Consorzio bonifica Tevere Nera............pag.

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Programma

Ass. Culturale La Pagina............................pag. 20

DOVE TROVARE LA PAGINA

TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; AZIENDA OSPEDALIERA Santa Maria; ASL - V. Tristano di Joannuccio; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; IPERMERCATO CONAD di Via Montefiorino; Innumerevoli negozi del centro città e della periferia di Terni e tutti i paesini e i borghi intorno alla città.

Conad...................................................................pag. 24

www.lapagina.info www.issuu.com/la-pagina


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LA TRASLAZIONE MANCATA Una città divisa ha caratterizzato i giorni della ricorrenza di San Valentino Loretta Santini

Una città divisa ha caratterizzato i giorni della ricorrenza di San Valentino: il braccio di ferro tra i fedelissimi del quartiere intorno alla basilica del Patrono appoggiati dai Carmelitani che custodiscono le sue spoglie e officiano in quella chiesa, e il Vescovo di Terni che voleva trasportare le reliquie del Santo in Cattedrale con una solenne processione per le vie della città e poi riportarle nella sede originaria solo dopo due giorni (36 ore). Questo ha provocato prese di posizione a favore e contro che spesso hanno ricordato le tifoserie delle partite di calcio, ma con molta più supponenza, molta acredine, rifiuto pregiudiziale ad aprirsi a un ulteriore punto di vista, dunque poca o nulla disponibilità ad ascoltare e dialogare. E per fortuna che San Valentino è il Santo dell’Amore! Io non amo far parte di questa tifoseria, non per ignavia, ma perché ritengo che schieramenti così conflittuali siano il frutto di posizioni intransigenti e preconcette e che, soprattutto, siano poco edificanti per una città. Poiché però l’accaduto è sulla bocca di tutti e a Terni ha fatto scalpore, mi sembra doveroso ricordare fatti pregressi tanto per far vedere che, tutto sommato, nulla è cambiato, anche se sono passati più di 400 anni. “Niente di nuovo sotto il sole” dunque! Per dovere di precisione ricordiamo anche che le reliquie erano già state spostate in Duomo nel 1937 -dell’avvenimento esiste una documentazione fotografica- e poi nel 1974 da monsignor Quadri che indisse una messa solenne in Cattedrale e un pellegrinaggio nelle parrocchie cittadine. Ma, come dicevamo, dal ‘600 a oggi, nulla è cambiato. Quando, dopo il ritrovamento delle spoglie del Santo, queste vennero portate in Cattedrale in attesa della ricostruzione della basilica (25 luglio 1605), le cronache raccontano che sulla città si scatenarono fulmini, tuoni e acqua a dirotto (vedi documenti in calce). Terminati i lavori, le

reliquie, a furor di popolo, il 22 luglio 1618 vennero riportate nella basilica con una solenne processione, questa volta sotto un sole cocente. Le cronache registrano in quella occasione ben due miracoli! A Terni, il 12 febbraio del 2016, nel giorno della ipotizzata traslazione in Duomo delle reliquie di san Valentino, aveva cominciato a piovere, ma piano piano … Mi chiedo: che sarebbe successo se fosse riuscita l’impresa di traslare il corpo in Cattedrale? Quale furia di venti e pioggia si sarebbe scatenata se quella congrega di fedelissimi paladini che hanno circondato l’urna del patrono e alzato barricate, non fosse riuscita a bloccare quello che ritenevano l’insana pretesa di portare in processione solenne e al lume delle fiaccole, le spoglie del Santo fino al Duomo benedicendo la città? Avremmo forse avuto due giorni di eventi calamitosi, fino a quando non fosse ritornato nel suo luogo naturale di sepoltura? È stata una rivolta popolare contro quella che consideravano un’imposizione. Così, lancia in resta, ecco una nuova crociata di cavalieri di San Valentino -contro l’usurpatore del Patrono- che, sotto lo scudo della fede e dell’appartenenza al proprio quartiere e alla propria chiesa, ha messo in campo un repertorio aggressivo e retrivo. L’usurpatore, dal canto suo, ha pensato, ingenuamente, che il potere della sua carica bastasse a far accettare le sue decisioni non tenendo in dovuto conto il malcontento suscitato e non sapendo -poiché forse non ha letto le cronache del passato- che avrebbe rischiato un giovepluvio tale da inondare la Città. Molti parlano di accordi già presi tra il Vescovado e la Parrocchia; altri ritengono che ci sia stata un’imposizione del Vescovo; altri ancora -e in questo caso è lo stesso Vescovo a parlare- ritengono che tutto sia stato orchestrato ad arte. Le controversie, le raccolte di firme, gli annunci di proteste erano nell’aria da tempo: l’esito di questo è stato comunque inaspettato e indesiderato. Purtroppo le opposte tifoserie si stanno ancora confrontando armi in pugno, tanto che cerimonie religiose e alcuni eventi si

sono sdoppiati nel luogo e nel tempo. Certo è mancato il dialogo, o almeno è stato un dialogo tra sordi ed è venuta meno la capacità di comprendere e trovare soluzioni. Così siamo andati sulle pagine dei giornali nazionali e ci siamo andati nel peggiore dei modi. Siamo ancora la città dell’Amore? Mala tempora currunt. Tratto dalla “Storia di Terni” (Francesco Angeloni): “…uscirono processionalmente dalla Chiesa col seguito del Vescovo, vestito alla pontificale, e del resto del popolo che concorso vi era. Ed essendo per prima sereno il cielo, se non quanto un nero vapore verso la terra di Cesi, sul monte detto Torre Maggiore, alcuna particella ne adombrava; e il sole tanto risplendente, che ben si poteva giudicare non potesse o dovesse a verun modo cambiarsi; nulladimeno o fosse volontà del Santo, che volle per avventura dar a vedere di non compiacersi, che la quiete in quella Basilica lunghissimo tempo goduta fosse interrotta; o pure malvagità del comune inimico, che il fervore dei cuori, ardenti nel bene di scemare e di sempre intiepidire egli tenta, perché si restino le buone opere imperfette; videsi ad un tratto disgombrare dal sommo del nominato monte il poco nero vapore, che fermo vi stava, e per un momento ritrattosi l’aere e di folta oscurità circondato, alzassi con orrida perversità di venti con procellosa pioggia, che in ciascuno il timore e lo spavento notabilmente introdusse. Intanto che ad altissime voci ci condusse quel Popolo con reiterati clamori a chieder misericordia vedendonsi tuttavia quasi da torrenti scorrere le strade in guisa, che dentro la Città restarono dall’acqua le soglie delle porte superate, non v’essendo chi di cosiffatta violenza d’aere e di pioggia tenesse ricordo”. Tratto da Antiche Riformanze della Città di Terni (Ludovico Silvestri): “Perla già seguita traslazione delle S. Reliquie non andava a grado della S. Congregazione dei Titi, ed in specie al Cardinal di Camerino Prefetto; disapprovando anzi, che di quel S. Deposito fosse orbata l’antichissima basilica Valentiniana extra urbem consigliava però fosse restituito alla sua chiesa”.


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Fratelli coltelli… questo è l’incipit del mese. O

Fabrizio de Silvestri

rmai tutti quelli che leggono il magazine su cui sto scrivendo ben conoscono la mia vena polemica, sempre diretta, nel modo di esprimermi. Vorrei usare questo spazio ora per raccontare una storia che pur nel suo apparire strana e a volte a tinte fosche, tuttavia nasconde una comune volontà di reale aiuto e per questo spesso fraintesa. Due protagonisti, due persone che hanno contribuito, ognuna a suo modo e credo lo faranno fino al loro ultimo giorno, a rendere Terni una città a misura d’uomo e che, pur nelle attuali difficoltà in cui versa, è comunque in grado di generare eccellenze. Il primo di cui vorrei parlare, Giampiero Raspetti, pur senza ornarsi di titoli di studio altisonanti, è comunque riconosciuto e considerato un po’ da tutti il “professore dei professori”. Una persona umile che della cultura e della dedizione agli studenti ha fatto la sua ragione di vita, partorendo progetti che a prima vista parevano impossibili da conseguire, ma che puntualmente hanno visto la luce e che ancora oggi, pur senza grandi risorse economiche,

ha avuto la capacità di realizzare con una testata di portata internazionale, vista la collaborazione con intellettuali e professori provenienti da molti paesi europei. L’altro protagonista è Gianfranco Di Matteo, imprenditore e Commendatore per meriti imprenditoriali che, senza nulla ottenere in cambio se non la personale soddisfazione, è stato in grado di contribuire finanziariamente alla realizzazione di molti degli eventi che hanno dato lustro alla città, compresa l’ultima edizione del premio San Valentino. Ovviamente avrete immaginato che I fratelli

coltelli fossero loro… ma non è così, anzi, con grande rispetto, entrambi hanno partecipato alle manifestazioni l’uno dell’altro e, da spettatore esterno, posso solo complimentarmi con loro per la grande reciproca correttezza e sostegno. I fratelli coltelli di cui parlavo erano e sono quelli che non sono stati in grado di capire come entrambi volessero contribuire a rendere grande e visibile nel mondo la loro città. Tutto questo senza pretendere nulla in cambio. Senza voler nulla aggiungere per evitare polemiche, mi limito a ringraziarli per l’incessante attività che promuovono, sperando che in un futuro non lontano sarà possibile vederli insieme intenti ad organizzare qualcosa di ancora più grande per la città di Terni della quale condivido un detto che ho sentito ai tempi del mio arrivo: A Terni piangi quando arrivi e piangi quando te ne vai. E lo dico perché ora, proprio quando il mio sogno di partire per oltreoceano si sta realizzando, non sono così convinto di lasciare quello che ho trovato a Terni: umanità, con pregi e difetti, ma UMANITÀ!

Un mondo senza corna? Vincenzo Policreti

Le corna sono state, per secoli e quasi fino a oggi, una benedizione. I matrimoni hanno sempre comportato un problema di stanchezza, di calo libidico, di generico disinteresse. A rendere compatibili tutte queste emozioni -tanto logiche e naturali- con la stabilità della coppia matrimoniale prima, genitoriale poi, proprio nell’interesse di quei minori che oggi leggi e giudici si sforzano tanto (e tanto invano) di salvaguardare, provvedeva per l’appunto quel diversivo che si chiama tradimento in linguaggio elegante e corna in linguaggio popolare. Non è azzardato dire che molti matrimoni sono stati salvati dalle corna. Le corna realizzavano una parità ante litteram. È vero che la morale corrente assolveva l’uomo in quanto naturalmente cacciatore e condannava la donna in quanto, altrettanto naturalmente, custode del focolare; ma poi, proprio perché il concetto di corna è indissolubilmente legato a quello di segreto, le donne avevano la possibilità concreta di tradire, se e quando volevano, esattamente quanto gli uomini; almeno fino a che riuscivano a conservare il segreto, cosa che peraltro esse, checché si dica, sono in grado di fare magnificamente. Fortuna dei rapporti

coniugali e parentali fu l’impossibilità che un esame del Dna sbugiardasse i giuramenti degli interessati. E sarebbe molto divertente oggi sapere quanti tra i grandi re e i nobili con superbi blasoni e folti alberi genealogici, fossero assai simili a quel servo o a quell’altro staffiere; e non per combinazione. Tutto questo nella nostra Europa cattolica era pacifico: il coniuge magari no, ma Dio perdona sempre ed è lui che conta. Nel mondo moderno in materia di corna il comune pensare è abbondantemente schizofrenico. Da un lato, sull’onda del pensiero protestante anglosassone, il tradimento è considerato inaccettabile: sposarsi dieci volte va bene, tradire una volta, no. Dall’altro la quasi completamente realizzata parità sessuale fa sì che la donna che tradisce non abbia più a temere (se non dal partner tradito) il marchio di malafemmina che un tempo le veniva affibbiato. Il mefitico combinarsi di queste due opposte forme del comune sentire contribuisce ad un fenomeno che oggi è alla base di una destabilizzazione sociale forse senza precedenti storici dai tempi dell’orda primigenia autralopitecina: la fragilità della coppia non solo amorosa, non solo sociale, ma -cosa enormemente più grave- genitoriale. A questo si cerca di por rimedio con adozioni sempre più frequenti e tuttavia spesso più problematiche che non la genitorialità, con altre forme di famiglie allargate, che tuttavia se risolvono talvolta il problema dell’accudimento dei minori, non ne risolvono

affatto il trauma affettivo: avere un estraneo per quanto amoroso che si occupa di me, non risolve di un ette il dolore per il mio papà che mi ha piantato in asso. In tutto questo bailamme di emozioni incrociate e contraddittorie s’inserisce un fenomeno che, per il fatto di essere, nella nostra cultura, ubiquo non è affatto privo d’importanza: la gelosia. La gelosia è un’emozione -violentissimache nasce originariamente con lo scopo di tenere unita la famiglia e assicurare (peraltro non sempre con successo) la certezza della paternità e quindi della discendenza. A noi appare come un fatto del tutto naturale, ma ciò non toglie che, in quanto al servizio di un’istituzione culturale (la famiglia) essa sia a sua volta un fenomeno culturale. Perciò non biologico, perciò non inevitabile, perciò destinato a modificarsi con il mutare della cultura che la prevede. Ed è chiaro, solo a pensarci un attimo, che qualora cessasse la gelosia, cesserebbe il concetto stesso di tradimento -o corna che dalla gelosia è enfatizzato, quando non addirittura determinato. Un mondo senza corna? Oggi pare impensabile. Ma quante cose sembravano tali una manciata d’anni fa e oggi stanno divenendo comuni e normali?


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CONSORZIO DI BON Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it

L’ACQUA MOTORE DEL

Le risorse idriche al centro della Conferenza Nazio

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e risorse idriche come elemento di sviluppo, al centro della Conferenza Nazionale “Acqua, motore della green economy”, organizzata a Firenze il 25 febbraio 2016 dall’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica. Diversi gli argomenti di discussione sulla risorsa acqua, con esperti provenienti da tutta Italia. Si è parlato in particolare di aspetti ambientali e paesaggistici, legalità, innovazione, del rapporto con le istituzioni ed i cittadini. Il convegno è rientrato tra gli appuntamenti in programma per ricordare i 50 anni dall’alluvione fiorentina. Tra i presenti anche il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. L’obiettivo dell’iniziativa, precisa Anbi, è stato quello di «consolidare una cultura diffusa sul tema acqua che, seppure presente nella coscienza dei singoli, non riesce ancora ad essere protagonista nelle politiche di sviluppo del Paese». Al convegno ha partecipato il Presidente del Consorzio Bonifica Tevere Nera dott. Massimo Manni ed il Direttore Dott.ssa Carla Pagliari. “In un momento in cui permangono forti timori sulla prossima stagione irrigua -ha detto il Presidente di Anbi Francesco Vincenzi- con la nostra iniziativa vogliamo rilanciare la centralità dell’acqua come elemento di sviluppo anche per l’economia del Paese. La trasformazione del Ministero dell’Agricoltura in Ministero dell’Agroalimentare indica l’importanza assunta da un settore che fattura 135 miliardi all’anno e di cui l’irrigazione è indispensabile elemento primario. Non possiamo che essere lieti della scelta operata dal Governo, che avvalora il ruolo e la funzione svolta dai Consorzi di bonifica. Il buon esito di Expo Milano -prosegue Vincenzi- ha confermato il successo dell’agroalimentare italiano nel mondo e l’indispensabilità idrica per la qualità dei prodotti. L’84% del made in Italy agroalimentare, il secondo comparto manifatturiero del Paese, dipende dalla disponibilità d’acqua, “trasportata” da circa 135.000 chilometri di canali e condotte tubate, che servono oltre 3.365.000 ettari. È indispensabile pertanto il riavvio del Piano Irriguo Nazionale. Senz’acqua non può esserci agricoltura di qualità.”

Vista aerea del tratto di fiume Nera messo in sicurezza

IL CONSORZIO TEVERE NERA IN GRANDE ATTIVITÀ: • ENERGIA GREEN: Impianto fotovoltaico del Consorzio Tevere Nera installato nel Comune di Graffignano (Viterbo). Il Consorzio di bonifica Tevere Nera, nel perseguire la propria politica green di salvaguardia dell’ambiente e risparmio dei costi per l’energia elettrica, ha recentemente ultimato la realizzazione di un impianto fotovoltaico su di un terreno demaniale nel Comune di Graffignano nel comprensorio di irrigazione del fiume Tevere. Soddisfazione da parte del Presidente del Consorzio Massimo Manni per questo impianto che svilupperà energia elettrica per una potenzialità di 200 Kw nell’arco dell’anno, consentendo una produttività di ca. 230.000 Kw attraverso il posizionamento di 760 pannelli fotovoltaici da 250 W/cadauno. “È una realizzazione importante –afferma Manni– che premia la progettualità del Consorzio nella continua ricerca e sviluppo di impianti sostenibili per il risparmio energetico”. È in fase di perfezionamento la connessione dell’impianto alla rete elettrica, che si prevede possa completarsi entro due mesi al fine di avviare la produzione. Il costo complessivo dell’intervento ammonta a circa € 420.000.


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IFICA TEVERE NERA

LLA GREEN ECONOMY

Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

onale organizzata a Firenze il 25 febbraio dall’ANBI

• LAVORI FIUME NERA: A Febbraio 2016 affidati all’impresa esecutrice gli "Interventi per la messa in sicurezza del fiume Nera nel tratto città di Terni / zona industriale Terni - Narni (III Stralcio, 3° Lotto)” riguardanti il tratto compreso tra via Vanzetti ed il ponte di collegamento tra Maratta e la S.S. E45. Il finanziamento da parte della Regione Umbria ammonta ad euro 4.638.025,24. I lavori avranno una durata di 516 giorni a decorrere dalla data di consegna e si svilupperanno per circa 4 km di argine in destra idraulica del fiume. Sono previsti innalzamenti arginali in terra, terra armata e muri. In sinistra idraulica vi sarà un piccolo intervento di innalzamento dell’incrocio, tra strada dei Confini e strada di Sabbione.

• LAVORI NEI COMUNI DI TERNI, NARNI, SANGEMINI Ripulitura dei canali consortili a scorrimento: a) Sersimone, Adduttore e laghi Ripurgo e ripristino dell’alveo del canale Sersimone Nuovo dalla Loc. Borgo Bovio sino allo sgrigliatore in loc. Salto Nori, del canale Sersimone Vecchio dallo sgrigliatore di Salto Nori sino alla confluenza con il fosso Lagarello. Ripurgo del canale Adduttore dallo sgrigliatore di Salto Nori sino alla cabina di pompaggio di Campo del Duca. Ripulitura della vasca di sedimentazione del canale Sersimone in loc. Ponte Le Cave e degli invasi collinari A, B e C rispettivamente in loc. Valleantica, San Bartolomeo e Quadrelletto in Comune di Sangemini. Rimozione e trasporto a discarica autorizzata del materiale di risulta della ripulitura della vasca di sedimentazione del canale Sersimone e dei Laghi A-B-C-.

Canale Sersimone

Canale Cervino

b) Cervino e derivati Ripurgo e ripristino dell’alveo dei canali: Cervino, S. Rocco, Salara , Le Cave, Murelle, S. Martino, Valleverde, Del Cimitero, S. Angelo e La Selva. Inizio lavori: Gennaio 2016 – Fine prevista : Marzo 2016. Importo appaltato circa euro 60.000. • CURA DEL VERDE PUBBLICO COMUNALE: Con profondo senso civico il Consorzio Tevere Nera ha risposto al Bando del Comune di Terni per la cura del verde pubblico. Le aree assegnate al Consorzio sono: la pista ciclabile di Via Proietti Divi nel tratto adiacente il Canale Sersimone, la rotonda di Piazza Dante, i giardini di Viale Curio Dentato in prossimità della Pressa di fronte alla Stazione. Il Consorzio, oltre a curare la manutenzione ordinaria, ha redatto un progetto di riqualificazione del verde della rotonda e dei giardini prospicienti la stazione FS. I lavori consistono nella piantumazione di un ulivo, di alcune specie di rose, del manto erboso ed infine il ripristino degli impianti di irrigazione ed illuminazione.


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A Terni un albo dei tutori per i richiedenti asilo minorenni non accompagnati La presenza di alcuni giovani profughi nei laboratori di Progetto Mandela ci ha fatto conoscere una problematica nuova che vogliamo condividere con i nostri lettori. Si tratta della necessità, per i profughi minorenni non accompagnati, di avere un tutore per poter accedere ai diritti di base, come p.e. richiedere asilo, avere dei documenti, poter andare dal medico, poter frequentare una scuola o dei corsi, cioè tutto ciò che per noi è normale. Ma per i giovani minorenni, che arrivano qui da soli, senza genitori o parenti adulti, dopo aver rischiato la vita in un viaggio lungo e pericoloso, tutto ciò non è possibile se non hanno un tutore. Rischiano di rimanere in un limbo senza diritti. Per saperne di più su questo argomento abbiamo intervistato Francesco Camuffo, presidente dell’ARCI Terni, l’associazione che lavora nel campo dell’accoglienza dei profughi richiedenti asilo e gestisce alcune strutture di accoglienza. L’ARCI ha iniziato un percorso per istituire un albo dei tutori volontari coinvolgendo privati e associazioni.

creare un percorso di conoscenza rispetto alle dinamiche normative. A livello pratico dunque può rivolgersi alla nostra associazione (all’ARCI n.d.r.) nonché alla Caritas, con la quale noi lavoriamo insieme permanentemente su questi temi e con chi vorrà, faremo una formazione ad hoc specificando quali sono le implicazioni di ruolo.

P.M. L’Arci da parecchi anni è in prima linea nell’accoglienza dei profughi richiedenti asilo. Nella struttura di accoglienza a Ferentillo sono ospitati una decina di minori non accompagnati. Quali sono le problematiche che riguardano questi ragazzi?

P.M. Grazie per l’intervista.

F.C. Sulla questione specifica minori non accompagnati il tema è molto delicato perché se da una parte il nostro sistema giuridico definisce con i 18 anni la maggiore età è chiaro che i molti ragazzi attorno ai 16 anni che partono dalle sponde dell’Africa sono molto “adulti”, tanto da affrontare un viaggio che potrebbe mettere a repentaglio la loro vita per cercare una vita migliore in Europa. Nonostante questo i ragazzi sono minorenni e sono innanzitutto persone non del tutto attrezzate ad affrontare il nostro paese. Il primo problema è un problema formale, per cui tutti i minori che arrivano in Italia devono essere trattati come i minori italiani e quindi avere un tutore. Cosa che non è per niente semplice perché il sistema degli affidi e dei tutori in Italia è complicato e di conseguenza ci troviamo in un impasse paradossale e burocraticamente non facilmente risolvibile perché questi ragazzi, per poter chiedere l’asilo, per avere i documenti, per avere l’assistenza sanitaria e tutta una serie di altre cose, hanno bisogno di persone di maggiore età che come un genitore garantiscano per loro. Questo è il primo grande problema. Se consideriamo che in un paese come Mazzarino, un paese che in Sicilia fa ca 3000 residenti, sono arrivati 4000 minori stranieri non accompagnati, questo ci da l’idea della problematica. In quel caso non sarebbero bastati tutti gli abitanti come tutori per avviare la semplice procedura per i diritti di base. Per questa ragione hanno applicato una buona prassi che talvolta era già stata applicata anche in altre circostanze, quella dell’albo dei tutori volontari. È una buona prassi che noi stiamo cercando di mettere in piedi anche sul nostro territorio perché, benché nel nostro territorio i numeri siano ancora molto contenuti per fortuna, le problematiche sono comunque ostative per la prosecuzione del loro percorso di accoglienza. Parliamo per il sud della nostra regione di una ventina di ragazzi, 30 al massimo che vengono ospitati. Però non ci sono avvocati disponibili, (perché in passato in situazioni di questo genere venivano utilizzati avvocati disponibili ad esercitare la funzione di tutore) e quindi abbiamo pensato di coinvolgere persone volontarie per fare da tutori e per creare ponti con le famiglie del territorio. Questo è il tema principale, perché poi c’è il problema vero che questi ragazzi, nel breve periodo tra i 16 e i 18 anni, rischiano di vivere in una campana di vetro, in una situazione di riconoscimento di identità bloccata. P.M.: Se qualcuno volesse avvicinarsi a questo tema per eventualmente mettersi a disposizione come tutore, cose può fare? F.C.: Autonomamente può rivolgersi a qualunque avvocato o persona competente. Noi come Associazione abbiamo iniziato un percorso con alcuni specialisti, alcuni avvocati e un ex giudice tutelare per

Speriamo di aver suscitato il vostro interesse per dare una mano a questi ragazzi per poter accedere ai diritti di base e sentirisi un po’ a casa.

Il mostro gentile la magia del teatro invita a leggere

Il 18 febbraio al Teatro Secci è andato in scena IL MOSTRO GENTILE, spettacolo per ragazzi tratto dal racconto La legenda dell’Acanpesce di Giuseppe Fiori. Dopo la repliche della mattina, riservata alle classi della scuola primaria, i ragazzi hanno incontrato l’autore e la compagnia e hanno fatto tante domande sul testo, sulla storia, sui personaggi e sul lavoro degli attori. Questo incontro fa parte di una proposta didattica sviluppata dalla BCT sezione Tweenager dal titolo: “parola detta, parola letta: viaggio dal teatro… al libro”. I ragazzi che hanno visto lo spettacolo, leggeranno in classe il racconto La legenda dell’Acanpesce e incontreranno di nuovo l’autore, questa volta in BCT, a maggio, per ragionare insieme su come un racconto si trasforma nella magia del teatro.


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Progetta

Fotoracconto del progetto Terni città di San Valentino capitale dei diritti umani Presentazione Camera di Commercio Accoglienza del Sindaco Giardino di San Valentino Visita in Basilica Quadri Pittori di Nuvole Conferenza Diritti Umani Europa Cena a Piediluco Convegno

Con la manifestazione Terni, città di san Valentino, capitale dei diritti umani abbiamo raggiunto, nel febbraio del 2016, obiettivi basilari che ci porteranno a concorrere per la creazione di una coscienza e di una cittadinanza mondiale ispirate alla tolleranza, alla solidarietà, al dialogo interculturale e interreligioso, a partire proprio da quanto lasciato in eredità dal Santo Patrono di Terni. La sua è la bellissima figura di un pastore di anime impegnato in prima linea, in epoca imperiale romana, nella lotta per l'affermazione del diritto alla libertà religiosa e del dialogo tra gli esseri umani, a qualsivoglia religione essi appartengano. Valentino di Terni ha sacrificato la propria vita per alti ideali di libertà: libertà di religione, ma soprattutto libertà di cultura e di impegno sociale verso i più sfortunati. In altri termini, un campione dei diritti umani ante litteram, ed è così che bisogna farlo conoscere. Prima di Francesco d’Assisi ed al suo fianco, Valentino di Terni lega il mondo antico, romano e pagano, a quello medioevale e moderno, cristiano ed europeo.


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Presentazione alla Camera di Commercio di Terni Abbiamo attivata una strettissima collaborazione con il CENTRO INTERNAZIONALE PER LA PACE DEI POPOLI di Assisi e con il suo prestigioso fondatore e presidente, Gianfranco Costa. Insieme a tale Centro realizzeremo progetti, nel segno della pace e dei diritti umani. Iniziano i contatti con Sindaci e Presidenti delle Camere di Commercio delle città estere che collaborano con il nostro progetto. Abbiamo adesso la possibilità di ospitare in Terni, in febbraio, un adeguato numero di studenti e di loro insegnanti (Università e Licei) per illustrare le esperienze compiute nelle loro terre in merito a diritti umani, diritti che inviteremo a praticare attivamente. Il magazine La Pagina Europa pubblicizzerà gli eventi e la progressione dei lavori. Molte sue pagine saranno amplificate nei giornali locali delle città di provenienza dei nostri redattori che, a loro volta, ne rimbalzeranno eco nella nostra città, così da far conoscere, ad una significativa parte del mondo, la vera grandezza di san Valentino. Il pane ha un valore simbolico eccezionale e, pur avendo in quello di Terni un brand eccellente, si stenta, in città, a capirne l’importanza (con almeno una meritevole eccezione, quella della Confartigianato di Terni). Insieme proporremo Terni Pasticciona, una grande manifestazione che si animerà intorno ai due diritti fondamentali: Pane quotidiano e Sorella Acqua. Aggiungeremo, ovviamente, la Pasticceria, che ha in Terni le sue straordinarie tradizioni. Panificatori e aziende dolciarie provenienti da varie parti del mondo esibiranno i loro prodotti coinvolgendo, ovviamente, la ristorazione e i prodotti tipici del nostro territorio, che presentano già moltissime realtà d’eccezione. Anche riguardo le diverse musicalità e le varie tradizioni di danza potremo gioire di un grande patrimonio culturale capace di attrarre in Terni moltissimi visitatori.

Giuliana Piandoro - Gianfranco Costa - Giuseppe Flamini - Giampiero Raspetti

Foto servizio di Alberto Mirimao e Giampaolo Napoletti


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Accoglienza del Sindaco Abbiamo evidenziato la differenza tra storia vera e leggenda, restituendo al nostro patrono la sua sicura identità. Mentre le leggende, di provenienza anglosassone, che a lui afferiscono, rimarranno per sempre nei festeggiamenti mondiali e nelle manifestazioni liturgiche ternane, sarà, al contempo, progressivamente conosciuta la storia vera di Valentino, storia alla quale la stampa internazionale, da noi adeguadamente informata, saprà dare grandissima risonanza. Tutto questo porterà a conoscenza e riconsiderazione mondiale non solo di san Valentino, ma anche, e in buonissima misura, di Terni, la città di cui Valentino è Patrono. Dobbiamo infatti riflettere profondamente in merito all’importanza di far fiorire un’immagine consona per la nostra città, quella Terni da sempre amata, fino al periodo del Gran Tour, come luogo benedetto dalla natura ubertosa e dalla amabilità dei suoi abitanti, e come terra di sereno incontro e di fecondo

scambio culturale. Oggi nessuno penserebbe di visitare una città delle fabbriche e dei fumi, dall’aria inquinata. La mia amatissima città non offre, oggi, alcun appeal, né culturale, né conviviale, né turistico in genere e quindi sarà, rebus sic stantibus, sempre priva di visitatori, se si esclude quel turismo mordi e fuggi di chi ha la ventura e la fortuna di visitare oggi la Cascata delle Marmore ed il relativo, meraviglioso parco che alcuni uomini d'ingegno hanno saputo attrezzare. Corre l’obbligo dunque, per chi ha a cuore la nostra città, di ridare a Terni quel che è di Terni. Il gruppo di fondatori, italiani e stranieri, della manifestazione Terni, città di san Valentino, capitale dei diritti umani, si sta già impegnando per poter presentare, ogni anno, in Terni, confronti di studio tra religioni, arte, musica e danze dei Paesi che interverranno. Si risolverebbe così la patetica presenza delle canzonette a caso che negli anni (speriamo completamente defunti, vista la presenza quest’anno del prestigioso Briccialdi!) aggiungevano solo un tocchetto di folklore paesano.


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Giardino di San Valentino Tutti gli intervenuti, qualificatissimi professori universitari, dei Licei o di Centri di ricerca scientifica, hanno donato alla nostra città un alberello simbolo della loro terra. Nel prato antistante la statua di san Valentino tutti hanno allora, a cominciare dal Sindaco di Terni Leopoldo di Girolamo e dal Prof. Giampiero Raspetti, piantato tali alberelli. A loro volta, i colleghi, pianteranno l'ulivo di pace di san Valentino, in un angolo delle loro città. I sindaci di tali città sono già stati interessati. Faremo in maniera che ogni anno nel GIARDINO DI SAN VALENTINO DI TERNI siano piantati altri alberelli e, al contempo, nelle città di provenienza delle delegazioni straniere, sia edificato un GIARDINO DI SAN VALENTINO con ulivo e statuina di san Valentino.

Foto servizio di Alberto Mirimao e Giampaolo Napoletti


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Visita in Basilica Abbiamo ufficializzato pubblicamente le coordinate biografiche del Valentino Vescovo di Terni ed abbiamo riconsiderata la sua figura di presule e di uomo, con importanti novità sul piano scientifico. Tali novità consentono di ricostruire una figura nuova di enorme spessore umano e religioso. Valentino sembra infatti presentarsi come un precursore, fino all’estremo sacrificio, della dedizione per i diritti umani tanto da risultarne figura di rilievo, quasi al pari di Francesco d’Assisi.


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Quadri Pittori di Nuvole IN ONORE DEI NOSTRI OSPITI, OPERE DI: Alessandra La Chioma Laura Feliziani Kristine Deringa Alessandro Feliziani Roberto Stentella

Foto servizio di Alberto Mirimao e Giampaolo Napoletti


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Conferenza Diritti Umani Europa L’Associazione Culturale La Pagina cerca dunque di offrire un’immagine nuova e forte della nostra città, che dovrà riacquisire le valenze da sempre possedute: città centro di un territorio salubre e incontaminato, città di accoglienza, di scambio commerciale e culturale, proprio perché crocevia, in Italia, tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. La città capitale dei diritti umani che concorre, essendone uno dei Centri, ad esaltare un territorio ricchissimo (da Norcia ed Assisi a Rieti, attraversando la Valnerina e i Monti Martani) per goderne, certo, ma anche per magnificarlo urbi et orbi.


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Cena Piediluco

LA PAGINA D’AMORE 2016 Gianfranco Costa

Fabrizio de Silvestri

Per la testimonianza e l’impegno nella promozione dei diritti umani attraverso la sensibilizzazione delle coscienze dei Singoli e degli Stati.

Per la ricerca e l’operato svolto nell’aiutare le persone colpite da sclerosi multipla e da malattie cronico degenerative.

Foto servizio di Alberto Mirimao e Giampaolo Napoletti


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Convegno Abbiamo attivata una strettissima collaborazione con il CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO di Spoleto, Istituto di cultura prestigioso nel mondo. Insieme a tale Centro daremo massima rilevanza agli studi accademici su Valentino di Terni e Francesco di Assisi.

Volumi sulla storia medievale della provincia di Terni editi presso il CISAM di Spoleto (Centro Italiano Studi sull’Alto Medioevo): Edoardo D'Angelo

Edoardo D’Angelo, Otricoli e i suoi santi. Storia, liturgia, epigrafia, agiografia - Quaderni per il collegamento degli studi medievali e umanistici in Umbria 50, 2012, pagg. 172 . Edoardo D’Angelo, Narni e i suoi santi. Storia, liturgia, epigrafia, agiografia - Quaderni per il collegamento degli studi medievali e umanistici in Umbria 52, 2013, pagg. 351. Edoardo D’Angelo, Terni medievale. La città, la Chiesa, i santi, l’agiografia - Quaderni per il collegamento degli studi medievali e umanistici in Umbria 54, 2015, pagg. 369. Edoardo D’Angelo, Amelia e i suoi santi. Storia, liturgia, epigrafia, agiografia - Quaderni per il collegamento degli studi medievali e umanistici in Umbria 56, 2016, pagg. 349. Possono essere richiesti al CISAM stesso: andrea.trabalza@cisam.org.

Massimiliano Bassetti

Daniele Solvi

Il tenore dei ringraziamenti che ci giungono, per quanto vissuto in febbraio, da tutti i partecipanti è del tipo: You are very lucky that you have the privilege of living in the wonderful town of Terni. “Terni meravigliosa città”: sarebbe bene che anche molti di noi cominciassero a viverla così, la nostra città, non come conca, ma come corona!

Programma ASSOCIAZIONE Venerdì 11 MARZO 2016

CORSO DI LINGUA INGLESE e CINESE Inizio Corso intermedio (aprile -maggio - giugno) Durata 12 lezioni da 90 minuti ciascuna

Sabato 26 MARZO 2016

ore 17.30

a cura di Paolo Casali

LO PARLÀ TERNANU ecc...

ore 16.00

a cura di Alessandra La Chioma

ESTEMPORANEA D'ARTE CON BAMBINI

Giovedì 31 MARZO 2016

Mercoledì 16 MARZO 2016 ore 16.00

ore 17.00

a cura di Vittorio Grechi

a cura di Pietro Rinaldi TECNOLOGIE PER I LAVORI PUBBLICI

Venerdì 18 MARZO 2016

ore 16.30 a cura di Giovanni Ferri

LA FANTASIA DEI COLORI

ore 18.00 a cura di Renzo Segoloni Le coppie celebri nel mito e nella letteratura

LE BUGIE DELLO SPECCHIO ore 16.30 a cura di Giovanni Ferri ore 18.00 a cura di Renzo Segoloni Le coppie celebri nel mito e nella letteratura

Venerdì 01 APRILE 2016 LA MAGIA DEI COLORI

PABLO NERUDA E MATILDE URRUTIA

Giovedì 07 APRILE 2016

CYRANO DE BERGERAC E ROSSANA (ROXANE)

ore 16.30

a cura di Giampiero Raspetti

MATEMATICA: una chiacchierata tra noi

Sabato 19 MARZO 2016 ore 17.00 moderatrice LORETTA SANTINI

Presentazione libro Marta Lock “RICOMINCIA DA TE”

Venerdì 08 APRILE 2016

ore 16.30

a cura di Ivano Mortaruolo

Peculiari aspetti della sessualità animale: Incesto - parte II

Martedì 12 APRILE 2016

ore 16.00

a cura di Vittorio Grechi

IL BOSONE DI HIGGS

Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774


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Bimbi in Cucina, Mamme in Classe

Il Progetto di educazione alimentare della Fondazione Umberto Veronesi La fondazione Umberto Veronesi torna nelle scuole del territorio, dopo il grande successo riscosso nelle scuole di Terni negli scorsi anni, per far conoscere ai più piccoli l’importanza di una giusta alimentazione per la prevenzione dell’obesità e le malattie che troppo spesso ne conseguono. L’iniziativa è organizzata dalla Delegazione di Terni della Fondazione Umberto Veronesi con il contributo della Fondazione CARIT e con l’aiuto insostituibile dell’Ufficio Istruzione della Provincia di Terni che si è fatto carico, con grande efficienza, dei contatti con vari Istituti scolastici provvedendo anche a stilare il calendario dei laboratori. I corsi sono rivolti ad un duplice pubblico: i genitori, per apprendere spunti per colazioni e merende salutari e i bambini che mettendole in pratica si divertono in cucina. I bambini partecipanti, dai 5 ai 12 anni, sono infatti gli attori protagonisti della giornata in cucina con le “mani in pasta”. Si affiancano ad una chef divulgatrice, con la quale realizzano merende sane, golose e rapide. Le mamme e i papà tornano sui banchi di scuola con una nutrizionista – ricercatrice per approfondire le ragioni per cui un approccio salutare deve essere alla base dell’alimentazione dei loro bambini. Un’intera giornata, per informare e fornire strumenti utili ad operare una scelta alimentare consapevole e praticabile nella quotidianità.

Foto Giampaolo Napoletti


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Filosofi in libertà. SCORCI DA UN SALOTTO La marchesa de Rambouillet, donna colta e affascinante dell’alta società parigina, non di rado accoglie nel suo salotto filosofi e intellettuali di ogni tipo. L’affascinano le conversazioni vivaci, che si protraggono sino a tarda sera, i pensieri brillanti di uomini imbevuti di cultura e la dialettica delle opinioni. Insomma, per lei il salotto non è soltanto un apostrofo di mondanità inserito tra gli affari della corte e le vuote ore di un tempo sterile, ma costituisce un vero rituale a cui non può rinunciare. Adora la novità e va a cercarla tra le pieghe della filosofia e della scienza che dominano il suo tempo, non lasciandosi sfuggire la minima intuizione che abbia una parvenza di originalità. Cosi, in un fresco e soleggiato pomeriggio di primavera, invita, tra gli altri, Monsieur Descartes e Monsieur Pascal a un confronto che promette di essere assai fertile. Descartes è appena tornato da uno dei suoi viaggi. Entrato nel salotto, si toglie il cappello e, con un inchino di cortesia, rivolge il proprio saluto prima a Madame Rambouillet, che sorride e abbassa lo sguardo un po’ imbarazzata, poi alla schiera di intellettuali e filosofi seduti sulle poltrone soffici e colorate. Si è accomodato da poco anche Monsieur Pascal, che ricambia il saluto con un cenno del capo. “Vi prego di accomodarvi, Monsieur, siamo lieti di avervi tra noi”. “La ringrazio, Madame. Sapete, io vivo poco in Francia e ancor meno a Parigi e nel corso dei miei viaggi ho incontrato molte persone che paiono tendere soltanto al proprio profitto e sbagliano nei loro calcoli e nelle loro idee. Questo, tuttavia, non è completamente vero. Voi siete qui presenti, amici miei, e voi, Madame Rambouillet, la cui ospitalità e cortesia mi confortano e mi dimostrano che non sono poi del tutto straniero nel mio Paese.” Descartes prende posto accanto alla marchesa. Dopo pochi minuti, il clima del salotto si anima. Ciascuno rende gli altri partecipi delle proprie idee e analizza con spirito critico le loro intuizioni. È un brulicare di prospettive e di tesi e Madame Rambouillet ascolta con molta attenzione, assaporando soddisfatta il fervore culturale che invade il suo salotto. Ad un tratto la conversazione va ad impigliarsi tra le maglie della metafisica. Monsieur Descartes, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare e a riflettere sulle polimorfe elucubrazioni di quel mosaico intellettuale, tira fuori dalla sua sacca una raccolta di appunti e comincia a sfogliarli lentamente, fino a quando la marchesa, incuriosita da quelle carte e già da un po’ ansiosa di conoscere l’opinione del filosofo: “Vi prego, Monsieur” –esordisce d’un tratto, mettendo a tacere gli altri, che ora puntano lo sguardo su Descartes– rendeteci partecipi delle vostre riflessioni. Qual è il metodo su cui fondate la vostra analisi? Come avete impostato l’indagine sulle strutture che governano il mondo, che appare tanto imperscrutabile ai nostri occhi?” Il filosofo allora, senza scomporsi, riordina i fogli e, dopo aver rivolto uno sguardo all’intero salotto, comincia a leggere il suo discorso con voce ferma e chiara: “Come un uomo che cammina solo e nelle tenebre, procedevo così cauto, lentamente, ed usavo tanta prudenza in tutte le cose da avanzare ben poco. Ciò mi salvava almeno dal cadere nell’errore. Perciò presi la decisione di non accettare niente per vero che non apparisse tale alla mia conoscenza in modo chiaro ed evidente. Appena l’età mi permise di sottrarmi ai miei maestri, disorientato e deluso, appresi a non credere in nulla troppo fermamente e, durante i miei viaggi, m’imposi di scardinare i chiavistelli del sapere, tentando sempre di sradicare dal mio spirito tutti quegli errori che vi si erano insinuati. Fu allora che iniziai a scoprire le fondamenta di una scienza ammirabile e imparai a condurre i miei pensieri ordinatamente, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscersi per risalire, a poco a poco, fino alle conoscenze più complesse. Accolsi per vero soltanto ciò che risultava chiaro e distinto, adottando un sistema di ragionamento di cui anche i matematici si servono, sospendendo l’assenso a tutto il sapere comunemente accettato e considerando almeno provvisoriamente come falso tutto ciò su cui è possibile qualsiasi forma di dubbio. A tal proposito, bollai come prima fonte di errore i sensi, ad esempio la vista, che ci indica, a torto, che la terra è immensa. Ed ecco che, dopo un’attenta analisi, conclusi che, se c’è qualcosa, di fronte all’inesauribile e perenne inganno di cui il fallace teatro del mondo ci rende spettatori, che si impone con chiarezza e distinzione e sul quale non posso riflettere alcuna perplessità, è il fatto di esistere, proprio in virtù di quello stesso pensiero che mi induce a ritenere di essere costantemente burlato dalla natura. La ragione dunque, soltanto la ragione, di cui tutti gli uomini

dispongono, resiste alle insidie di un mondo lacerato da equivoci e confusione.” Descartes tace. Tutti tacciono. La marchesa è entusiasta e attende impaziente un intervento che non tarda ad arrivare. Dopo pochi istanti, infatti, Monsieur Pascal, che tra tutti ha ascoltato il filosofo con maggior attenzione, si alza dalla sua poltrona, e, aggrottando un po’ le ciglia e accarezzandosi il mento, come fosse assorto in qualche perplessa elucubrazione, inizia a passeggiare nella stanza tra il chiacchiericcio di sottofondo che si solleva, fino a fermarsi a pochi passi da Descartes, che assiste alla scena. “Devo ammettere, Monsieur Descartes, di essere stato colpito dalle sue parole. Trovo che il suo sia un metodo chiaro, ordinato, certo puntuale, ispirato a una ricerca che ci accomuna ma... permettetemi di dirlo, Monsieur, poco lungimirante e assai superficiale.” “Mi pare di comprendere che voi non siete d’accordo con me, eh?” “Beh sì, devo proprio confessarlo, Monsieur Descartes.” “In questo caso, non mi resta che attendere le vostre ragioni.” Madame Rambouillet è compiaciuta e freme dalla voglia di conoscere la risposta che Pascal ha in serbo per il suo collega. Tra pochi attimi potrà finalmente godersi la scena di un confronto vivace. “Avete detto, Monsieur, di aver imparato a condurre i vostri pensieri ordinatamente, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscersi per risalire, poco a poco, fino alle questioni più complesse. Per sviluppare il suo ragionamento, tuttavia, è necessario avvalersi di un fondamento la cui solidità non lasci alcun dubbio. Ora, la ragione che voi candidate a solido perno della vostra costruzione, visto il posto che l’uomo occupa nel mondo, a metà tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, è, come voi stesso sostenete, delusa dall’incostanza delle apparenze e incerta a causa dei suoi limiti e per questo incapace di guidare il tentativo, vostro e mio, come dell’intera umanità, di cogliere le strutture del reale. Sono dunque indotto a credere che non la ragione, ma un sottile intuito sia il mezzo più efficace per cogliere gli aspetti più profondi e problematici dell’essere e che non per mezzo del ragionamento, ma con il nostro cuore noi riusciamo a penetrare a fondo nelle questioni. Del resto, Monsieur Descartes, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Per quanto ci si affanni a credere che la scienza possa, da sola, bastare a individuare quanto di essenziale e costitutivo governi la realtà, tuttavia non si possono ignorare i limiti che il carattere oggettivamente complesso e contorto della realtà stessa impone alla ragione. Lo spirito geometrico, cui vi appellate con tanta disinvoltura, infatti, non è capace di comprendere l’inesauribile e irripetibile ricchezza degli enti che ci circondano. Di fatto, forse che può distinguere tutti i toni di voce, le sfumature di colore, i modi d’incedere? Voi partite dagli argomenti più semplici per giungere ai più complessi, ma noi dobbiamo piuttosto partire dalle questioni più complesse per seguirne gli snodi e le articolazioni... L’uomo è compreso tra l’infinita enormità e l’incommensurabile piccolezza, da cui può apprendere a conoscersi nella giusta maniera e arricchirsi di pensiero, che non può essere ridotto a una qualsiasi geometria. È nel pensiero che dobbiamo cercare il motivo per elevarci e non nello spazio geometrico che non sapremmo riempire. L’uomo non può che scorgere qualche apparenza delle cose che stanno nel mezzo, ma il principio e la fine gli sono preclusi, nonostante la sua disperata ricerca. Tutte le cose sono uscite dal nulla e sono portate fino all’infinito e l’unico capace di comprendere queste meraviglie è il loro stesso autore: Dio. Nessun altro lo può.” Descartes sorride, raggruppa i suoi appunti e li ripone nella sacca. Dopo tanto peregrinare, è contento di essersi rimesso in gioco nell’agone parigino: è un clima familiare, dove ha ormai imparato a muoversi con disinvoltura. Si alza in piedi e, nel silenzio del salotto, sotto lo sguardo inquieto e colmo di aspettazione dei presenti, rivolgendosi a Pascal, risponde: “Mi date del filo da torcere, Monsieur. Le vostre obiezioni, puntuali e acute, non sono nuove alle mie orecchie. Può darsi che la geometria possa esser risarcita dalla finezza, ma quel Dio che voi invocate non è mai riuscito a consolarmi. Arrivederci signori, arrivederci Monsieur Pascal, mi rimarrà il ricordo delle vostre parole.” E, dopo aver baciato la mano della marchesa, abbandona il salotto, lasciando che la filosofia -ricerca illimitata e scoperta parziale- infonda la sua saggezza, che risiede nel carattere sfrenato e audace della verità. Giorgia Rosati - classe II D


Cartesio conversa con Pascal. LE OMBRE RACCONTANO I passi del custode che scendono, a cadenza ritmata, la scalinata maestosa e finemente decorata si illudono di essere gli ultimi a calpestar le lucide pianelle di quelle immense stanze, ora deserte. Cala la sera sulla città, e così nella Biblioteca Marciana il chiasso, il fremito, i volti emozionati dei visitatori cedono il posto ad un buio silenzio. Un’assenza di parole, un’assenza di gesti, un’assenza di vita rapidamente rotta... il rintocco della mezzanotte dal grande orologio di Piazza San Marco desta dal sonno gli spiriti che da diversi secoli, ormai, lì dimorano. Gli innumerevoli scaffali, a poco a poco, si accendono di piccolissime lanterne ad olio, che veloci si muovono in modo confusionario, come tante api operaie che si affaccendino tra le celle dello stesso alveare. I volumi ben rilegati aprono le loro pagine, come portoni di palazzi signorili, da cui fuoriescono personaggi singolari, intenti a scrollare dai propri abiti i granelli di polvere che il tempo vi ha accumulato. Ed ecco Socrate muovere energicamente la stoffa del suo bianco chitone, aiutato da una giovane dalla grazia femminile che fu poetessa dell’isola di Lesbo sette secoli prima che Cristo nascesse. Nella mensola appena sotto passeggiano, a crocchi di tre o quattro, dame dagli ombrelli merlettati e leggendari generali dell’esercito romano. Sul penultimo scaffale, a destra, da un volume dalla rossa copertina con su scritto “Pensieri” esce un uomo: pantaloni dal modello ampio, che terminano con una balza inserita in stivali di pelle nera dal risvolto interno, in netto contrasto cromatico con l’imponente colletto in pizzo bianco. È Blaise Pascal di Clermont. Segue con discrezione i suoi vicini e finisce per ritrovarsi circa una dozzina di piani lontano dal suo “quartiere”. Tutti coloro che lo precedono si accomodano tra le fessure sottili che i volumi hanno lasciato libere, seduti o adagiati sulle rigide rilegature, tutti pronti, tutti in attesa. Ma di chi? Si avvicina a Pascal una tunica blu quasi priva di volto, avvolta nella bruna atmosfera, che a lui si rivolge così: “Prego, dovrebbe esserci ancora posto. Da quella parte.” “Sì, ma chi interviene?”, domanda il filosofo. E l’altro: “È il grande Cartesio che sia appresta a parlare!” A quel punto tace, appoggiandosi alla parete lignea. Un foglio di pergamena viene mosso dal retro e, dopo pochi minuti, un uomo dalle fattezze robuste, barba scura, capigliatura folta e mossa si appropinqua al centro della scena. “Procedevo nella mia osservazione con cautela e prudenza. Ciò mi salvava, almeno, dal cadere nell’errore, che risiede in un atto di precipitazione della volontà. Presi la decisione di non accettare niente per vero che non fosse tale alla mia conoscenza in modo evidente.” Guarda, intanto, i volti in ascolto intorno al lui. Continua poi: “Decisi, infatti, di abbandonare la ricerca di ogni altra scienza, considerata di scarsa rilevanza, all’infuori di quella che si celava in me stesso e in quello che Galileo definiva...” “Il grande libro dell’universo!” esclama il diretto interessato –lo scienziato pisanoarrampicatosi su per un intero volume e

scalandolo al pari di un monte, sulla cui sommità ora sporge con i piedi penzoloni. “Esattamente, caro maestro! Appresi, inoltre, a non credere in nulla troppo fermamente, scoprendo le fondamenta di una scienza ammirabile. Appresi a condurre con ordine i miei pensieri, a partire dai problemi più semplici a capirsi per giungere alla conoscenza dei più complessi. Presi, dunque, per modello quel sistema di ragionamenti così limpidi, propri dell’indagine scientifica. Stabilii quel metodo che qualcuno prima di me non aveva avuto il coraggio di formulare in modo esplicito.” Dall’alto proviene un colpo di tosse, non propriamente improvviso. “A quel punto, allora, riuscii a correggere, avvalendomi del medesimo sistema, gli errori dei nostri sensi. Quelli della vista, verbigrazia, che ci indurrebbero a considerare, a torto, la nostra terra come infinita, trascinandoci nell’errore. Cosa che l’uomo deve aborrire e che la filosofia deve impegnarsi a sconfiggere, proponendosi come obiettivo quello di conseguire la saggezza in tutto ciò che riesce utile all’uomo. L’ho appena scritto in una pagina dei “Principia philosophiae”, dietro la quale ho trascorso l’intera giornata, dopo il rientro di ieri notte.” Si eleva un riso composto. Tutti, a quel punto, si avvicinano a discorrere tra loro. Tutti, eccezion fatta per il nostro Pascal, che avevamo lasciato tra i membri di quel variegato uditorio. Il giovane si è avvicinato al grande Cartesio, al fianco dello stesso uomo che lì lo aveva accolto. Quest’ultimo, rivolgendosi al maestro dice: “Ecco il giovanotto che ha prestato maggiore attenzione alle vostre parole.” Cartesio alza il capo e volge lo sguardo a Pascal, illuminato dalla lanterna. Dice, poi: “Ho molto sentito parlare di voi.” E Pascal: “Ciò che avete appena detto, signore, mi ha turbato, perché mi sono reso conto che la costruzione del mio pensiero è molto differente dalla vostra.” “Mi hanno riferito dell’interessante colloquio da voi avuto con il reverendo padre Nöel della Compagnia di Gesù.” “Ho avuto l’opportunità di diffondere anche altrove le mie idee, molto diverse dalle vostre”. “In questo caso vi sarò grato se vorrete spiegarmi il motivo della vostra contrarietà” sorride Cartesio. “Avete detto, signore, di aver appreso a condurre con ordine i vostri pensieri, cominciando dai problemi più semplici, per poi affrontare quelli più complessi, a poco a poco. Per edificare il vostro bel castello, però, ci vogliono fondamenta ben solide, per evitar di cadere nell’errore, sotto l’incalzare della volontà. Ora il solo fondamento che ci proponete è basato sul discernimento della vostra ragione, che, mi pare molto chiaro, sta per la ragione di tutti gli uomini. Ma è un fondamento poco sicuro, visto che è spesso delusa dall’incostanza delle apparenze e incerta a causa dei suoi limiti. Allora io dico che non è solo per mezzo di un ragionamento ma più semplicemente con il nostro cuore che noi riusciamo a ottenere alcune certezze. Con il cuore, infatti, siamo in

grado di giungere alla conoscenza dei principi primi della natura, che la ragione, invano, tenta di afferrare. Ora, prestando orecchio alle vostre parole, si potrebbe credere che, passo passo, accrescendo le loro conoscenze, gli uomini arriveranno un giorno a capire l’intero meccanismo del mondo, allo stesso modo di uno spettatore che, stando tra le quinte di un teatro, scopra l’impalcatura che fa innalzare in cielo il carro di Ermes. Ma l’universo infinito in cui noi siamo non cesserà mai di essere infinito e le nostre conoscenze non cesseranno mai di essere finite. Il vostro metodo di ricerca, o più precisamente lo spirito geometrico che lo caratterizza, non è in grado di valutare la diversità qualitativa dei fenomeni, nemmeno di quelli che ci circondano ogni giorno. Per giustificare la varietà e riuscire a penetrare l’infinito, infatti, occorrerebbe un’infinità di metodi. E non è solo Dio che può conoscerli, dato che Egli è l’infinito? Solo l’autore di queste meraviglie può comprenderle.” “Quindi, a detta vostra, l’uomo non può nulla, si trova ad esser ridotto all’impotenza?” “Affatto. L’uomo è da considerarsi una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa. Tutta la nostra dignità consiste nel pensiero. È in esso che dobbiamo ricercare il motivo per elevarci. La grandezza dell’uomo sta nel riconoscersi miserabile. Non siete forse voi che riducete l’uomo ad una macchina?” afferma Pascal, incrociando le braccia. “Osservazioni brillanti. Mio caro Pascal, io considero l’uomo una macchina, in quanto anch’esso è “res extensa”, il cui funzionamento può esser ricondotto ad un meccanismo, non solo in rapporto alle funzioni motorie, ma per tutte le funzioni vitali. Non deve però dimenticare che l’ho distinto nettamente dall’animale, in quanto costituito anche di “res cogitans”. Non a caso l’uomo soltanto dispone del linguaggio. Non credete, allora, che le cose stiano su un piano ben differente? Non considerate, forse, che io stesso ho riconosciuto che Dio è sostanza infinita, eterna, immutabile, indipendente, onnisciente, onnipotente, garante delle nostre conoscenze?” aggiunge Cartesio, chinando il capo. Pascal si prepara a rispondere con ulteriori considerazioni, quando i raggi del primo sole penetrano dal lucernario, illuminando i tondi affrescati sul soffitto. È tempo di ritornare tra le pagine, è tempo di partecipare ulteriormente all’illusoria realtà diurna. La parola verrà consegnata alla notte successiva. Marta Gigli - classe II D


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