La Pagina Umbria Settembre 2016

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Numero 23 Settembre 2016 Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura

Gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a se stessi. Wim Wenders

Foto di Giampaolo Napoletti


Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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3 4 Terni non Gioca più Giampiero Raspetti

I Giochi della Valnerina

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Assaciazione La Pagina

18 LA PAGINA UMBRIA Mensile di attualità e cultura Registrazione n. 2/2014, Tribunale di Terni Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis 12 Tipografia: Federici - Terni

DISTRIBUZIONE GRATUITA

Noi, politeisti e poligami Vincenzo Policreti

Le Olimpiadi, una svolta di trasparenza...?

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Giocondo Talamonti

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Direttore responsabile Alberto Mirimao Direttore editoriale Giampiero Raspetti Grafica e impaginazione Francesco Stufara Editrice Projecta di Giampiero Raspetti 348.2401774 info@lapagina.info lapagina.redazione@gmail.com Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

La meravigliosa Pallavolo Benito Montesi

SIR SAFETY CONAD PERUGIA!

A che serve la Matematica

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Giampiero Raspetti............................................pag.

Programma

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Ass. Culturale La Pagina.................................pag.

DOVE TROVARE LA PAGINA

TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; AZIENDA OSPEDALIERA Santa Maria; ASL - V. Tristano di Joannuccio; CRDC Comune di Terni; INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; Innumerevoli negozi del centro città e della periferia di Terni e tutti i paesini e i borghi intorno alla città.

La Medicina e la Legge

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Giovanna Giorgetti.............................................pag. 10

Le sponde del Nera sono più sicure

Consorzio bonifica Tevere Nera...................pag.

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Il Rumore del Silenzio

Fabrizio De Silvestri..........................................pag. 14

PM4 Arredamenti...................................pag. 15 la crisi dell’io nel primo novecento tra arte, filosofia e letteratura

16 ITS............................................................................pag. 19 AcusticA............................................................pag. 23 PTM Tornari..................................................pag. 24 Liceo Classico.......................................................pag.

www.lapagina.info www.issuu.com/la-pagina

Ufficio Stampa Sir Safety Conad Perugia

Corso Tacito, 29 - 05100 Terni Tel. 0744 409201 - Fax 0744 437602 Email: libreria.alterocca@gmail.com

Festival di Spoleto Franca Calzavacca


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Terni non gioca più Giampiero Raspetti

La nostra amata città attraversa un momento delicatissimo, non possiamo negarlo né far finta di niente. Non sono una Cassandra né una delle tante Sibille, men che meno un menagramo: basta passeggiare un poco per verificare come molti negozi siano da tempo serrati, basta uscir di casa per percepire immobilità. Qualcosa di giocoso per gran parte della popolazione, però, esiste; fortunatamente, c’è. Fioriscono infatti, in città, spettacoli circensi, manifestazioni musicali e sagre enogastronomiche, che tanto sanno di crustula pueris. Anche se tutto ciò risulta piacevolissimo per molti, altrettanto non lo è per me. Perché io, cane sciolto e scapigliato come sono, non riesco ad apprezzare feste animate solo da musichette né rimango affascinato da baracche che mischiano, da dove vengano vengano, dolci e salati, caciotta e capocollo. A volte me ne dispiaccio, ma che grave colpa ho se non riesco a digerire la pompa magna con cui in città si incoraggiano manifestazioni che potrebbero svolgersi, indifferentemente, a Rocca San Zenone come a Timbuctù, a Poggio Lavarino come a Indianapolis? So solo riferirmi, forse ossessivamente, lo ammetto, a eventi e a manifestazioni culturali di vasta eco, ma che appartengano totalmente alle tradizioni delle nostre terre e ritengo che occorra proporre solo l’enogastronomia locale, che è super, eccellente, proveniente tutta, magicamente, dalle nostre acque benedette. In ciò è gran parte della nostra storia, qui è l'alveo della nostra identità. Tale patrimonio, noi dell’Associazione Culturale La Pagina, ci impegniamo a proteggere e potenziare, ad esempio con il progetto Terni Pasticciona. Così è stato per Terni, città di San Valentino, capitale dei diritti umani che, nel febbraio 2017 vedrà, nella speranza di non essere di nuovo considerati una sorta di eretici, la sua seconda edizione. E così è per I Giochi della Valnerina e per altri nostri progetti. Per Terni città di San Valentino: “Professore, per lei non c’è un euro”, nonostante io abbia ospitato (di necessità a mie spese - mi piace impegnarmi di persona e non cianciare a vuoto o fare il bello con i soldi degli altri, dei cittadini in particolare!) nella nostra città, per ufficializzare Terni come capitale dei diritti umani, molti professori universitari provenienti da sette grandi nazioni estere, abbia intessuto fecondi rapporti di amicizia e di collaborazione con il Centro Internazionale per la Pace fra i Popoli di Assisi, in particolare con Gianfranco Costa, suo fondatore e Presidente, e intensi rapporti di studio con pregiatissimi esponenti del Centro Studi per l’Alto Medioevo di Spoleto, uno dei più prestigiosi centri culturali mondiali. Questi ultimi hanno scoperto, nei documenti originali, la vera vita di San Valentino, una figura accostabile, per alcuni altissimi lineamenti, addirittura al santo dei santi, Francesco, e, comunque, uno dei primi ad immolarsi per i diritti umani. Saremo costretti, di nuovo, a realizzare eventi importantissimi per la nostra città, nell’ombra, come se dovessimo vergognarci di dare speranza e concretezza ad una Terni che ha bisogno di grandi eventi, non di canzonette, birra e porchetta? Il 30 settembre, l’1 e il 2 ottobre saremo in molti a giocare. Il 30 a Piediluco, per la cerimonia di apertura, l’1 ad Arrone e a Ferentillo, il 2 solo a Ferentillo ove, nel pomeriggio, celebreremo la cerimonia di chiusura. Il programma è nelle pagine interne e, tra non molto, sarà distribuito, in Terni e lungo la Valnerina, il depliant definitivo. Inauguriamo, con l’edizionepuntozero, I Giochi della Valnerina che intendiamo svolgere, ogni anno, da aprile a luglio.

Vivo ancora con incredulità unita a grande soddisfazione il fatto che un numero strepitoso di persone, istituzioni, gruppi, società abbia accettato di collaborare o, più semplicemente, di partecipare. C’è dunque un’altra Terni, quella al servizio della città, una Terni semplice, scapigliata, ma dannatamente seria e competente. Questa Terni lavora senza soldi, né in testa né in tasca, aggiunge passione e cultura (speriamo che la parola non sia presa come una bestemmia) e paga di tasca propria. C’è un’altra terra promessa dunque: abbiamo incontrato persone di cui s’era cancellata la memoria: il Sindaco del Comune di Ferentillo, Paolo Silveri, efficiente, attivo, capacissimo, e tutti gli altri Sindaci (Sant'Anatolia di Narco, Scheggino, Arrone, Polino, Montefranco) che abbiamo conosciuto nel nostro primo, felicissimo incontro. Un primo gruppo di lavoro per gettare le basi di una organizzazione che sappia progettare e realizzare al solo scopo del bene del nostro territorio e, oggi soprattutto, per mostrare sempre più vigorosamente che la Valnerina, la perla del mondo, non sarà mai abbandonata, ma sempre più amata e visitata. Li ringrazio di cuore, insieme ai tanti amici e collaboratori, persone vere, che si impegnano nei fatti, non nelle vuote promesse, che agiscono correttamente e con passione per il bene della città, disinteressatamente, senza percepire stipendi, mensilità, prebende.


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I GIOCHI della VALNERINA GIOCHI .0

Giochi di terra, acqua, aria, fuoco, etere Giochi della

Valnerina

Venerdì 30 settembre, Sabato 1 e Domenica 2 ottobre 2016 I GIOCHI DELLA VALNERINA sono progettati in stretta corrispondenza con gli umanissimi valori che la terra del Nera emana, la purezza dei suoi ambienti, lo spirito socievole e sereno che i suoi abitanti trasmettono. Saranno di varia natura, aperti a chiunque desideri giocare; giochi sportivi, in particolare, tutti in stretta dipendenza dalle caratteristiche appena dette e quindi proposti in maniera gioiosa, liberati dalla sfrenata competizione ed ispirati più alla aggregazione che alla esclusione, più alla

partecipazione che alla vittoria costi quel che costi. Svilupperemo, nel tempo e in un arco temporale che va da aprile a luglio, a seconda di come meglio si possa svolgere ogni singola gara, i giochi degli elementi: terra, acqua, aria, fuoco, etere, giochi per cui la Valnerina è particolarmente versata ed attrezzata. I giochi relativi ai primi quattro elementi sono facilmente individuabili, mentre i giochi dell’etere saranno i giochi popolari, animati soprattutto da chi, giorno dopo giorno, è costretto a fare i conti, più o

meno felicemente, con le forze temibili, ma inalienabili, della natura, il nostro vero etere. Protagonisti saranno allora gli appartenenti al genere umano, uomini e donne, giovani e meno giovani, italiani e non, diversamente abili e normodotati. È così che pensiamo di onorare la nostra terra, fecondata da tanti grandi santi e resa celebre nel mondo dai continui appelli alla pace ed al rispetto dei diritti umani che trovano appunto nella nostra Regione il centro mondiale di riferimento e nella Valnerina la sua splendida perla.

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DE

Giochi della

Valnerina

“I Giochi della Valnerina” 27 settembre dalle ore 11.00

presso Cammera di Commercio di Terni Sala Consiglio - I° Piano


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La Cascata delle Marmore in miniatura, ai cui piedi giace il braciere, e posta in Ferentillo durante la manifestazione è realizzata da:

VIVAIO Piante Ornamentali Fiori Alberature Terni - Str. di Rotale, 16 Tel. 0744.241463 - cell. 348.0606058


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PROGRAMMA VENERDÌ 30 SETTEMBRE - PIEDILUCO Ore 9 - 13 Ore 9 - 18 Ore 15,30 Dalle ore 10 Ore 17 Ore 18 Ore 19 - 20 Ore 20,30 Dalle ore 21

CIRCOLO CANOTTIERI PIEDILUCO Attività rivolte agli studenti delle scuole superiori: Giochi d'acqua Canottaggio, Canoismo, Remoergometro Estemporanee di Disegno e Pittura a cura del Liceo Artistico di Terni Esibizione di Modellismo e di Cani da Salvataggio a cura del Circolo Canottieri MOSTRA FOTO DI PIEDILUCO - foto di Marco Barcarotti, Marco Ilari, Alberto Mirimao, Giampaolo Napoletti, Bruno Petrollini Spostamento, sugli eco-battelli del Baraonda Caffè di Piediluco, dei partecipanti alla Cerimonia di Apertura, dalla spiaggia di Piediluco alla Società Canottieri SOCIETÀ CANOTTIERI PIEDILUCO CERIMONIA DI APERTURA: accensione della TEDA1 Apericena a cura dello Chef Matteo Barbarossa Spostamento, sugli eco-battelli del Baraonda Caffè di Piediluco, dei partecipanti alla Cerimonia di Apertura, dalla Società Canottieri alla spiaggia di Piediluco Spettacoli a cura di: Associazione Culturale Talenti d’Arte Associazione Musicarte Pensiero Acustico Dalle ore 21 Giochi di fuoco Associazione Ternana Astrofili "M. Beltrame"

SABATO 1 OTTOBRE - FERENTILLO, ARRONE

Ore 9 - 13 FERENTILLO Attività sportive: Canoa, Arrampicata, Sitting Volley, Pallavolo, Orienteering Ore 9 - 11 Conferenza: CEDRAV - Centro per la documentazione e la ricerca antropologica in Valnerina Ore 11 Torneo di Pallavolo a cura del Circolo Lavoratori Terni Ore 11 - 12,30 Conferenza: Il recupero dei sentieri e la montagna per tutti a cura del CAI e dell'Associazione Precipizi Relativi Stefano Zavka Ore 15 Giochi dell'etere Giochi popolari: corsa del sacco, tiro alla fune, bigliardino, ruzzolone, biscia e barattolo Torneo di Pallavolo a cura del Centro Sportivo Italiano Torneo di Sitting Volley a cura della Federazione Italiana Pallavolo e della Polisportiva Sociale Baraonda Ore 15,30 Conferenza: Micro ambiente dell'area escursionistica della Cascata delle Marmore Relatore Enrico Bini Ore 18,00 ARRONE - Via delle Rimembranze 60 Conferenza: Da Pitagora ad Empedocle, da Aristotele a Galilei Relatore Giampiero Raspetti Recupero dei sentieri e dei giochi popolari Relatore Osvaldo Panfili Ore 21 - 23 Concerto a cura di Musicarte Proiezione di Immagini della Valnerina

DOMENICA 2 OTTOBRE - FERENTILLO

Dalle ore 16 CERIMONIA DI CHIUSURA Presenza di tutti i PARTECIPANTI ai giochi Confluenza di tutte le TEDE nel braciere posto a fianco della Cascata in miniatura Spettacoli a cura di: I cantori della Valnerina, Banda Musicale di Polino, Banda Musicale di Ferentillo, Tamburini di Ferentillo Giochi di terra Amatori Podistica Terni Associazione Nordic Walking Giochi di fuoco Associazione Ternana Astrofili "M. Beltrame" Dalle ore 21,30 Esecuzione dell’Inno dei Giochi da parte del suo compositore, Gabriele Scorsolini Ore 22 Giochi di aria Fiamme dentro lanterne cinesi verso il cielo e petali di fiori dal cielo concluderanno festosamente la manifestazione 1

TEDA: ramo di pino selvatico ricco di resina, da cui la parola tedoforo


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PARTECIPANTI

Venerdì 30 SETTEMBRE ore 19 - 20

APERICENA

a cura dello Chef Matteo Barbarossa Presso la Società Canottieri Piediluco Info e Prenotazioni

Associazione Culturale La Pagina - via De Filis, 12 - Terni 0744.1963037 / 333.7391222

Regione Umbria Camera di Commercio di Terni Centro Internazionale Pace - Assisi Comune di Ferentillo Comune di Sant' Anatolia di Narco Comune di Scheggino Comune di Polino Comune di Montefranco Comune di Arrone Piediluco - Comune di Terni Pro Loco di Ferentillo Pro Loco di Piediluco Ufficio Scolastico Provinciale Terni Istituto di Istruzione Superiore Classico e Artistico Istituto Tecnico Tecnologico ANPIS - Ass. Nazionale delle Polisportive per l’Inclusione Sociale Polisportiva Sociale Baraonda Centro Giovanile S. Efebo CEDRAV - Centro per la documentazione e la ricerca antropologica in Valnerina Edizioni Tyhrus Associazione Ternana Astrofili “M. Beltrame” CIP - Comitato Italiano Paralimpico Umbria CONI Terni FIPAV - Federazione Italiana Pallavolo Terni CSI - Centro Sportivo Italiano Terni Panathlon Club di Terni CAI - Club Alpino Italiano Terni CLT - Circolo Lavoratori Terni Circolo Dopolavoro Sanità Terni Free Spirit Gruppo Arrampicata Sportiva Gruppo Canoe Terni Circolo Canottieri Piediluco ASD Strada facendo Nordic Walking Terni Precipizi Relativi Associazione Stefano Zavka Associazione Amatori Podistica Terni Associazione Culturale Incontri Terni - Arte Associazione Culturale Ponte degli Artisti Associazione Culturale Talenti d’Arte Associazione Musicarte Pensiero Acustico Azienda Agricola Rino I Cantori della Valnerina Tamburini di Ferentillo OBIETTIVI

PREMESSA

I tre giorni costituiranno una presentazione ed una anteprima dei futuri giochi, quelli che si svolgeranno, negli anni, lungo tutta la Valnerina. Ci saranno eventi musicali, culturali, enogastronomici (prodotti della Valnerina). Le attività sportive che si svolgeranno durante i tre giorni saranno: Arrampicata; Beach Volley; Canoa; Canottaggio; Ciclocross; Corsa; Escursionismo; Giochi Popolari; Pattinaggio; Sitting Volley; Volley.

FINALITÀ

zz Far conoscere l’Umbria zz Far conoscere la Valnerina attraverso i suoi splendidi aspetti positivi zz Indirizzare al mondo intero un ulteriore, grande segno di pace, di integrazione culturale, di solidarietà sociale, di fratellanza mondiale zz Magnificare l’idea che lo sport è PER tutti

zz Coinvolgere in unica manifestazione Comuni e Pro Loco della Valnerina zz Potenziare sentimenti favorevoli verso i campioni NEL mondo (cioè i partecipanti ai nostri GIOCHI) piuttosto che verso i campioni DEL mondo zz Constatare come, in realtà, siamo tutti diversamente abili e quindi cercare di ridurre al minimo la distanza culturale e sociale corrente tra cosiddetti normodotati e cosiddetti diversamente abili

CONCORSI CULTURALI

Le attività culturali avranno un tema unico: L'inclusione sociale e i diritti umani Concorso di Fotografia Tu, amico mio Organizzato in collaborazione con il Liceo Artistico di Terni Concorso di Letteratura I diritti umani Organizzato in collaborazione con il Liceo Classico di Terni Concorso di Musica Chitarra, voce mia Organizzato in collaborazione con Associazione Musicarte Concorso di Pittura Valnerina, oasi di pace Organizzato in collaborazione con il Liceo Artistico di Terni e con l’Associazione Culturale Ponte degli Artisti - Terni


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A CHE SERVE LA MATEMATICA? ...la matematica è creazione della mente umana. Non esiste al di fuori della mente umana e prende le sue qualità dalle menti degli uomini che l’hanno creata. Siccome la matematica è fatta dagli uomini ed esiste soltanto nelle loro menti, essa deve essere fatta, o rifatta, nella mente di ogni persona che l’apprende. In questo senso la matematica può essere appresa soltanto creandola. Non crediamo che si possa fare una netta distinzione tra le attività dei matematici che inventano nuova matematica e le attività degli alunni che apprendono una matematica che è nuova per essi. Gli alunni ed i matematici hanno risorse diverse ed esperienze diverse, ma tanto gli uni che gli altri sono coinvolti in uno stato creativo. Vogliamo sottolineare il fatto che la matematica che un alunno conosce è un suo possesso, perché l’alunno l’ha creata con un atto personale. Notes on Mathematics in Primary Schools, documento dell’Associazione degli insegnanti di matematica inglesi

Si sente spesso spifferar: a che serve la matematica? La frase non ha senso, perché la matematica non esiste al di fuori di noi: la matematica, infatti, siamo noi! Quindi, è come dire: a che serviamo noi? La matematica nasce e si sviluppa durante la vita quotidiana dell’uomo: riflessioni in itinere. Non è empiria in sé, ma nasce dall’empiria. Gli enti razionali come i punti, le rette, i piani sono figli della ragione, sono astrazioni che aderiscono alla struttura delle realtà empiriche dalle quali provengono. La matematica, così, è un metodo. Non una disciplina, un cassetto del sapere, quello che contiene formule, costruzioni mentali, astrazioni... è un metodo: il metodo che porta da situazioni fisiche a situazioni mentali, da strutture reali a strutture astratte, che hanno però legami con le strutture reali di partenza, risultandone un loro estremo perfezionamento. Alcune sintesi matematiche, la cui struttura risulti abbastanza vicina alla nostra architettura cerebrale, ci sembrano intuitive, altre meno comprensibili. Il cervello impara solo ciò che è collegato con le sue conoscenze di base, quindi anteriori, e costruisce il suo castello matematico senza ingurgitare astruserie, soprattutto imposte a memoria,

che non può capire e che, per tal motivo, rigetta. L’educatore dovrà allora agevolare e assecondare il pensiero intuitivo dei discenti, dar vita a discussioni maieutiche al fine di elaborare la sintesi di pensiero che meglio possa rappresentare il fenomeno in analisi e, attraverso frasi sempre più limate e sempre meno ridondanti (come si fa con le poesie), cominciare a sfrondare e ad astrarre, a sintetizzare e formalizzare. Verrà allora generata quella che potremo chiamare la nostra regola, da confrontare poi con quella della matematica garantita ed ufficiale. Occorre però ripercorrere, nella mente di ciascun allievo, la storia della matematica e delle sue motivazioni, naturali e sociali. Lo studente dovrà formulare congetture intorno alla soluzione di una qualsiasi problematica, l’insegnante dovrà intervenire al momento in cui sia necessario modificare una tesi del tutto errata, purché non inibisca il gusto del congetturare. Il modo migliore per capire e quindi imparare è quello di ipotizzare, di fare, di agire, di concretizzare, di sentirsi piacevolmente protagonista. La scuola non può consegnare ai giovani giustificazioni a posteriori di risultati che cadono dall’alto, tavole che appartengono

al limitato sapere dell’istruttore ripetitore. Deve invece sviluppare nei giovani il senso della critica, della ricerca, della scoperta di elementi particolari, di regolarità, di irregolarità, di fenomeni dei quali lo studente stesso formalizzerà regole guida. Il programma di matematica diventa programma di storia della matematica con il corredo di tutto quello che serve per capire (storia, latino, greco, italiano... ecc). La storia avvicina l’umanità, ne mostra ansie e tormenti, difficoltà ed errori; inserisce il matematico nella cultura del suo tempo e quindi ne giustifica limiti ed orientamenti e contribuisce ad una visione completa ed unitaria del sapere. Il più freddo teorema diventa il frutto di una appassionata ricerca. Il linguaggio risulta fondamentale ed è per questo che occorre conoscerne radici e bagliori. L’educatore di matematica è organizzatore di cultura, in grado di sapere o di rivelare di non sapere, ma disponibile a ricercare ed a studiare insieme agli studenti. E questa è matematica! Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Ocse-Pisa dal titolo Low performing students, perché restano indietro e come aiutarli, l’Italia resta uno dei sistemi scolastici europei con il peggior


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9 risultato nella matematica. E, in Equazioni e diseguaglianze spiega: Il mancato accesso alla matematica a scuola può lasciare i giovani socialmente ed economicamente svantaggiati per tutta la vita. I sistemi scolastici che non riescono a fornire le stesse opportunità di apprendimento a tutti gli studenti possono rafforzare, invece di ridurre, le disuguaglianze già presenti nella società. Si fa riferimento, ovviamente, al prodotto medio scolastico, non alla genialità di molti italiani, genialità che l’Italia propone in ogni settore scientifico o artistico o umanistico. Genialità che salva, in parte, lo squallore della scuola italiana, ancora tutta regole, dogma, catechismo, servizio all’ignoranza. Alcuni addetti alle cose ministeriali (te li raccomando!) spiegano il fattaccio dicendo che molti insegnanti non sono laureati in matematica, ma nelle varie scienze e quindi non avrebbero, a parer loro, le giuste conoscenze da trasmettere. Ma quali conoscenze da trasmettere? Le solite regole? Ho conosciuto nella mia lunga ed articolata carriera scolastica (ho insegnato o tenuto corsi a tutte le fasce d’età, ivi compresi professori di scuole superiori e dell’Università di Roma) insegnanti laureati

in matematica somarissimi, capaci solo di ripetere a memoria le regolette e di imporre tale massacro mentale ai propri sfortunati discenti. Ho conosciuto insegnanti di scienze bravissimi, capaci di ben esporre le situazioni storiche e problematiche affinché loro, i giovani, si cimentassero a riflettere sul percorso risolutivo. Il nodo è tutto qui: chi impara regole è e sarà superato di gran lunga dalla tecnologia. Chi crea le regole, le vive, attraversando sempre, se possibile, le situazioni storiche che hanno portato alla regola stessa, sopravvive, capisce, migliora, crea. Ed è allora certo che tale maniera di vivere o essere noi stessi matematica, impone che l’insegnante sappia di storia, di lingue straniere, vive o morte, di filosofia, altrimenti non riesce a capire, decifrare, e si riduce semplicemente ad un traduttor dei traduttor d’Omero. La storia della matematica, quella che in pillole qualche libro di testo pone alla fine o nelle note, dovrebbe, a mio parere, costituire il primum movens per parlare di matematica, di incuriosire cioè il discente, lasciando a lui ampio tempo per cercare di intuire e di proporre la sua soluzione. È da quel momento, davanti ad una sua ipotesi abbastanza azzeccata, che lo

studente diventa matematico e costruisce la sua strada di problem solving o euristica o ars inveniendi, lasciando da parte, almeno in giovane età, quelle che sono le uniche risorse del suo istruttore: regole e ripetizione mnemonica delle stesse (ars demonstrandi). Ed allora avremmo un’altra Italia, un paese che non manda più in parlamento sensali, arraffoni, semilaureati o, al più, seinsigniti in discipline socioeconomico-politiche, ma comincia a far entrare logica, matematica, cultura, buon senso. Giampiero Raspetti

Dal mese di novembre (sul magazine di ottobre troverete il calendario) presso l’Associazione Culturale La Pagina, due volte al mese, si parlerà di matematica, non di logistica (l’arte cioè di fare i conti che l’antica Grecia affidava completamente agli schiavi), a partire da quella per la prima infanzia e per le scuole elementari. Vi aspetto, qualunque sia la vostra età o la vostra professione… telefonateci, iscrivetevi… si paga solo con un sorriso!

Dal mese di Ottobre 2016

L'Associazione Culturale La Pagina, organizzerà:

CORSI DI PITTURA PER ADULTI

Questi si articoleranno con cadenza settimanale da Ottobre a Maggio 2017 e saranno tenuti dalla pittrice Nadia Zangarelli, con la collaborazione dei maestri Sandro Bini e Nestore Bernardi.

Nadia Zangarelli

Le iscrizioni saranno aperte dal mese di Settembre 2016. Per info e iscrizioni

Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 0744.1963037 - 393.6504183 - 348.2401774


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La Medicina e la Legge Giovanna Giorgetti

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n materia di responsabilità civile del medico la legge, così bene sintetizzata dall’avv. Crescimbeni su questo stesso giornale, mira evidentemente a colpire tutti quei medici negligenti o peggio, che causano, per sostanziale disonestà, danni ai loro pazienti che, non dimentichiamolo mai, si affidano con la fede, la speranza, talvolta la disperazione di chi soffre o rischia la vita, per cui se negligenza e cialtroneria virtù non sono mai, esse nel campo medico divengono veri e propri delitti. Come in tutte le classi sociali, anche in quella dei medici si possono talvolta, ci piaccia o no, trovare individui indegni della loro professione e di quel giuramento d’Ippocrate che, a ventiquattro secoli di distanza, ne detta ancora le regole fondamentali. Ma quid iuris (direbbe un avvocato) se anziché poco affidabile laureato in medicina, a sbagliare è un medico onesto e coscienzioso che tuttavia abbia fallito davanti al caso concreto? Perché forse il legislatore non lo sa, ma le persone, se sono (o dovrebbero essere)

tutte uguali davanti alla legge, non lo sono affatto davanti alla medicina: esse non rispondono tutte ai farmaci allo stesso modo, né reagiscono tutte allo stesso modo agli effetti collaterali, sempre presenti, specie nei farmaci più potenti, antibiotici in testa. In altre parole: la pretesa della Medicina di curare eguali malattie con eguali rimedi si scontra con la necessità di curare non la malattia (che da sola non esiste), ma la persona che, abbia o meno la malattia, esiste ed è sempre se stessa. Minata da questo equivoco l’ultima legge fa riferimento alle “linee guida e buone pratiche accreditate dalla Comunità scientifica”. Sembra razionale e logico. Invece è spaventoso, in quanto suscettibile di distruggere definitivamente l’arte del medico. Infatti il concetto di comunità scientifica è quanto di più labile e meno certo si possa dare e quindi non si presta affatto a fungere da parametro del bene. La cosiddetta comunità scientifica è costituita infatti da una serie di scuole, di filosofie, di tecniche tutt’altro che sempre in accordo tra loro, ognuna delle quali si definisce scientifica, ognuna delle quali ritiene di essere depositaria della Verità; insomma, un po’ come le religioni. Alcune di queste scuole hanno oggi una dignità scientifica che veniva ieri negata: l’agopuntura è universalmente riconosciuta valida, ma solo qualche decennio fa era considerata pura ciarlataneria; con i criteri

attuali, il medico che l’avesse praticata sarebbe stato considerato fuori dalla comunità scientifica. Ma non è tutto: in Medicina la ricerca, che richiede fior di capitali, è, com’è ovvio, finanziata in larga parte da enti economici che hanno, com’è ancora ovvio, fine non di beneficenza, ma di lucro e che pertanto se erogano mille dovranno incassare duemila. In ultima analisi perciò, si considerano scientifiche non le acquisizioni di una scienza pura e scevra di interessi di parte, ma quelle di una scienza che dovrà forzatamente venire a patti e compromessi con gli enti che la finanziano, a pena di perderne i finanziamenti. Tutto ciò non ha in sé niente di straordinario: si chiama mercato. L’aberrazione del miope legislatore consiste però nell’aver confuso il mercato con la scienza o se si preferisce, l’interesse soggettivo con la verità oggettiva. Le conseguenze sono mefitiche per noi medici, ma soprattutto per i nostri pazienti, se siamo costretti a seguire discutibili e transeunti linee “scientifiche” anziché poter praticare il nostro sapere, nato dal nostro studio e dalla nostra esperienza, che è insieme scienza e arte, con la coscienza e la pratica che il lungo esercizio professionale ci ha dato. Peggio: se le line guida vorranno che facciamo uso di un determinato farmaco in quanto, costando di più, ha bisogno, per l’interesse di chi lo produce, di essere venduto in dosi massicce, il medico sarà costretto a prescriverlo anche se saprà perfettamente che in quello specifico caso, con quello specifico paziente, esso è inutile o peggio, dannoso, in quanto se non lo prescrivesse rischierebbe un’azione per danni. Forse il legislatore nemmeno se lo immaginava, ma il regalo che fa ai produttori e ai venditori di farmaci, che sono forti, a spese dei malati, che sono deboli, è incalcolabile. Nel momento stesso in cui fa riferimento alla coscienza professionale del medico, la legge questa coscienza inibisce e disattiva. Con quanta coerenza e quanto vantaggio per i pazienti, ognuno giudichi.


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Noi, politeisti e poligami Vincenzo Policreti

Noi siamo politeisti, inutile negarlo. A parte gli atei, da noi il credente non crede affatto in un solo Dio, ma –proprio come il suo antenato Romano– in una molteplicità di dèi: e c’è chi lo protegge dalla grandine e chi dalla scrofola; chi gli fa ritrovare ciò che ha smarrito e chi gli conserva la fedeltà della moglie (per gli amanti e le coppie gay ancora la cosa è sub iudice, ma qualcuno anche per loro si troverà). Per non parlare della potentissima Dea madre. Naturalmente non solo ogni paese, ma spesso ogni frazione ha il suo dio locale che lo protegge da tutto e da tutti. E, si capisce, sempre con efficacia. Alludiamo, evidentemente, ai santi. E ha un bel dire madre Chiesa, da un ineccepibile punto di vista teologico, che i santi non sono affatto dèi, così come la Madonna niente ha a che vedere con la pagana Dea madre: il popolo, non solo meridionale, conosce benissimo il punto di vista della Chiesa, ma altamente se ne infischia: con i fanti si può scherzare, con i santi, no: l’invocazione accorata del singolo al proprio santo

protettore, affinché gli risolva il problema, implica la fede che quel santo sia in grado di favorirlo in misura statisticamente significativa. Ma allora i santi sono onnipotenti? Qualcuno lo pensa: andate a dire a Napoli che S. Gennaro non lo è, e vedrete. Altri, più prudenti, pensano che i santi non sono onnipotenti, ma sedendo accanto al buon Dio, sono in grado di parlargli, intercedere e convincerlo (e vedete un po’ che razza di radici troviamo all’origine della Raccomandazione). A parte l’inammissibile antropomorfizzazione dell’Ente di cui neppure il nome dovrebbe essere pronunciato invano, intercedere significa indurre Dio a spostare la propria volontà da un’idea (la Sua) a un’altra (quella del santo che intercede). Ma nel momento in cui il Padreterno cambia opinione, perde completamente la propria identità, in quanto o le cose erano giuste prima e allora cambiandole sbaglia o viceversa: e allora, peggio, le deve cambiare perché aveva sbagliato prima. Per un Essere perfettissimo non è granché. È chiaro che un simile modo di concepire Dio e i santi è incompatibile con la teologia cattolica; e chi ne potrebbe dubitare? Qui si sostiene solo che le persone comuni, i quique de populo vivono, nel proprio intimo e a livello puramente psicologico, i santi di oggi esattamente come Greci e Romani vivevano gli dèi di ieri; e questo in quanto se gli dèi del politeismo, spazzati via dalle religioni monoteiste, sono cambiati, l’uomo

invece non è cambiato affatto e, alla faccia di Brecht, ha ancora bisogno tanto di santi quanto di eroi. Ma questo, che per doveroso rispetto alla teologia e alla dottrina ecclesiastica chiameremo politeismo psichico, comporta una conseguenza di carattere non religioso e del tutto privato: la poligamia. Intendiamoci: sappiamo tutti benissimo che da noi è punita persino la bigamia. Ma anche qui, proprio come nel campo religioso, una cosa sono teoria e legge, un’altra la pratica popolare quotidiana. Il rifiuto della poligamia dovrebbe infatti implicare la fedeltà se non ad un unico partner per tutta la vita, almeno a un partner per volta. Ma questa regola, che a parole tutti considerano giusta, viene nella pratica violata in continuazione, perché non solo da noi molti soggetti, ufficialmente coniugati o meno, hanno rapporti sistematici con altri partner, ma -ciò che più conta- questi soggetti non incorrono affatto nella riprovazione generale e vengono visti in genere con indulgente benevolenza quando non con invidiosa ammirazione. Politeismo (psicologico) e poligamia (pratica) sono quindi indissolubilmente interdipendenti e trovano le loro radici nella parte più profonda della psiche. Eradicarli sarà difficile, a meno di un cambiamento davvero sostanziale dell’anima umana. Molti ci hanno provato, nessuno ci è riuscito. Altri proveranno ancora. Riusciranno?

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CONSORZIO DI BON Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it

Il Consorzio di Bonifica Tevere Nera ha inaugurato nello scorso giugno a Terni le opere di messa in sicurezza idraulica del Fiume Nera III stralcio 1° lotto. Erano presenti gli assessori regionali Cecchini e Chianella, il sindaco Di Girolamo, altri sindaci del comprensorio, autorità civili e militari nonché esponenti di diverse associazioni di categoria. Il Presidente del Consorzio Massimo Manni, salutando le autorità presenti e ringraziando per il supporto tecnico la Regione dell’Umbria, ha affermato: “I lavori iniziati nel Marzo 2015, hanno riguardato il rialzo degli argini del fiume nel tratto compreso tra Ponte Allende ed il ponte della linea ferroviaria Terni – L’Aquila, sia in destra che sinistra idraulica per totali 1.700 metri lineari. Tali rialzi, mediamente di metri lineari 2,50, sono necessari per la sicurezza idraulica delle zone adiacenti il fiume”. La Regione dell’Umbria ha finanziato l’opera per 3.149.176 euro. “Nel 2005 -ha ricordato Manni- il Consorzio ha redatto un progetto complessivo riguardo la messa in sicurezza idraulica del fiume Nera nel tratto tra Terni e Narni. Si è proceduto quindi per fasi di progettazione ed esecuzione dei lavori a stralci. L’inaugurazione odierna di questi importanti lavori testimonia quanto il Consorzio curi la difesa idraulica del territorio”. A tale riguardo il Presidente ha parlato di Maratta. “Zona a forte rischio idrogeologico –ha detto Manni– dove i lavori del Consorzio vanno a favorire gli

LE SPONDE DEL NER insediamenti produttivi, evitando agli imprenditori di assumersi l’onere di opere costose per la messa in sicurezza dell’area”. Il sindaco Leopoldo Di Girolamo ha definito importante l’opera del Consorzio Tevere Nera. “Terni –ha sottolineato Di Girolamo– deve vivere il fiume come opportunità e ricchezza. In questo è fondamentale il ruolo del Consorzio”. L’assessore regionale Cecchini ha elogiato l’operato del Consorzio, definendolo un esempio di buona amministrazione, ricordando inoltre il lavoro svolto dalla Regione Umbria in questo settore,i progetti futuri tra cui le richieste presentate al governo nel pacchetto “Italia Sicura”. In prossimità del ponte ferroviario è stata realizzata una importante struttura in ferro ed acciaio corten della lunghezza di 40 metri a protezione dello stesso ponte circa gli urti ed il contenimento di corpi galleggianti, eventualmente presenti in fase di piena. Tale struttura inoltre, permetterà il collegamento tra la sponda destra e sinistra, consentendo l’attraversamento del fiume ai pedoni. E’ stato anche realizzato un approdo per le emergenze lungo l’asta del fiume Nera. Di grande valore simbolico la consegna delle chiavi per l’accesso alla discenderia al comandante dei Vigili del Fuoco Ing. Mariantoni. Una ulteriore opera al servizio della comunità realizzata con l’impegno e la professionalità dei dirigenti, tecnici ed operatori del Consorzio Tevere Nera.


Settembre 2016

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IFICA TEVERE NERA

A SONO PIÙ SICURE LE OPERE IDRAULICHE SINO AD OGGI REALIZZATE DAL CONSORZIO TEVERE NERA SUL FIUME NERA : I stralcio (Scuola De Filis / tratto ponte Garibaldi – ponte Romano): I lavori sono stati realizzati tra il 2008 ed il 2009 per un importo di 800.000 euro. In corrispondenza della Scuola De Filis è stato innalzato il muraglione di sponda del fiume per circa 80 ml con una paratia costituita da lastre di vetro antisfondamento su montanti metallici. Nel tratto tra ponte Garibaldi e ponte Romano l’innalzamento spondale è stato realizzato mediante l’ancoraggio sul muro esistente di un elemento di sponda in acciaio corten con corrimano in acciaio inox. Si è creato quindi un percorso pedonale lungo il muraglione, accessibile mediante scalinate realizzate in acciao corten.

II stralcio (tratto ponte Romano – ponte Allende): I lavori, dell’importo complessivo di 875.000 euro, si sono conclusi nel settembre 2012. L’innalzamento spondale è della stessa tipologia del tratto precedente (alla sponda in corten con corrimano in acciaio inox è abbinato il camminamento pedonale). Tutto il percorso, la cui accessibilità è garantita anche ai disabili, è collegato ai giardini comunali adiacenti.

Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00

LAVORI IN CORSO: A novembre 2015 sono iniziati gli “Interventi per la messa in sicurezza del fiume Nera nel tratto riguardante la città di Terni e la zona industriale Terni - Narni” (III stralcio 2° lotto tratto ponte Romano - ponte Allende). La durata dei lavori è prevista in 274 giorni per un importo complessivo pari ad euro 450.000. Gli interventi hanno anche comportato l’effettuazione delle preliminari operazioni di bonifica da ordigni e residuati bellici. Sono stati avviati il 10 marzo scorso i lavori per la messa in sicurezza della destra idraulica del fiume Nera nel tratto in destra idraulica compreso tra via Vanzetti ed il ponte di collegamento tra Maratta e la S.S. E45 - III stralcio 3° lotto. I lavori, del costo complessivo di euro 4.638.025, hanno un termine previsto nell’agosto 2017. A proposito dell’attività inerente la messa in sicurezza idraulica segnaliamo inoltre che sono in corso i lavori di messa in sicurezza sul fosso di Stroncone, I Stralcio (dalla confluenza con il fiume Nera a via Di Vittorio) per un importo complessivo di circa 990.000 euro ed è stata elaborata un’altra importante progettazione che riguarda un ulteriore tratto del fosso di Stroncone (da ponte di via Di Vittorio a via Antonelli) sempre in comune di Terni per un importo di circa euro 3.350.000 (progetto definitivo).


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IL RUMORE DEL SILENZIO Fabrizio de Silvestri

Questa volta, dopo un silenzio che ormai dura dall’ultimo articolo, risalente allo scorso luglio, ho deciso, anziché perdermi in elucubrazioni varie, di dedicare poche righe ad un tema autoconclusivo, che spero darà modo a tanti di riflettere. Durante la scorsa estate sono accaduti tanti fatti degni di nota, alcuni più belli e altri meno, tutti in grado però di suscitare sentimenti ed emozioni. Ora, quest'ultimo episodio, realmente forte almeno per me, mi ha fatto decidere di dedicare le righe concesse ad una riflessione su quanto possa a volte risuonare forte e spesso cacofonico il silenzio. Se ci pensate tante volte si è parlato del “suono” del silenzio, ma io, forse con maggiore cinismo e realismo, lo vorrei definire “rumore”, accezione negativa della parola suono, in grado di evocare tanti pensieri negativi e allo stesso tempo in una persona. Chiunque abbia provato cosa voglia dire l’aspettare l’esito di un esame, medico o scolastico che sia, sa bene cosa si provi nel momento che intercorre tra la fine del test e l’esito dello stesso… spesso pochi minuti che però paiono eterni, nei quali ci si prefigura, quasi sempre, quale sarà il futuro se l’esito sarà infausto. L’ho voluto chiamare rumore perché mi sembra sia paragonabile ad una cacofonia di voci che si affastellano nei pensieri del soggetto, spesso così prepotenti da far cambiare non solo l’umore della persona, ma addirittura i colori di quel che la circonda tingendo di tinte fosche ogni circostanza. Non si può certo ridurre ad esempi così semplici quanto ho appena

esposto ma vi invito a riflettere, quali suoni avete sentito o pensato di sentire mentre avete ricevuto una brutta notizia? Certo non sarete in grado di associarla ad un suono di violini o cori angelici… forse, più semplicemente, vi sarete sentiti spaesati, come privati di un solido punto di riferimento, persi in un vuoto apatico (a-patos: senza sentimento), incapaci di prendere decisione alcuna o di ricordare alcun suono positivo. Questo è proprio ciò che mi è accaduto quando ho ricevuto una infausta notizia riguardo lo stato di salute di un caro amico… ebbene sì, nonostante sarebbe dovuto essere un semplice intervento di routine, si è invece protratto per oltre 12 ore, tempo nel quale l’assenza di comunicazione ha fatto sì che in realtà 4 giorni fossero da me percepiti come più lunghi del dovuto, sentendoli più come un mese che una manciata di secondi… il tempo tra l’inizio dell’intervento e la fine, purtroppo le sorprese non sempre sono belle e adesso pure, nonostante abbia ricevuto generiche spiegazioni rassicuranti, so che finché non uscirà dall’ospedale e potrò parlargli, continuerò a farmi strane idee, popolate di pessimismo… sarà l’essere umano a vivere per il lavoro, dimentichi del fatto che in teoria non dovrei nemmeno pensare in questo modo, seguendo il vecchio adagio secondo cui bisogna vivere bene, cogliendo l’attimo fuggente che, perdendolo, ci lascerà a ronzare nelle orecchie quella vocina che ci redarguirà sulla nostra incapacità del fare, qualcosa di concreto per occupare il cosiddetto “tempo morto”, quello ossia dove nascono i sogni e si annidano la paure. Il silenzio ferisce più del litigio proprio perché sembra dire “litiga con te stesso”… a me non interessa e non raccolgo la provocazione. Si sa che, il silenzio può esasperare proprio a causa dell’incertezza che genera. E per questo vorrei concludere il mio breve interludio invitando il lettore a cercare sempre di dare un senso a quello che fa in ogni suo gesto quotidiano, colorandolo di suoni positivi e accantonando il brusio molesto del pessimismo.

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LA CRISI DELL’IO TRA ARTE, FILOSO L’UNICA CERTEZZA È LA NON-CERTEZZA I primi anni del ‘900 sono caratterizzati da un senso profondo di crisi. Vengono meno alcuni fondamenti come le certezze della scienza positivistica, con la teoria della relatività di Einstein, o la visione di una realtà unica dominata da un soggetto certo, con la filosofia di Nietzsche e di Freud. Anche Pirandello, nelle sue opere, affronta il tema del relativismo gnoseologico prendendo in considerazione le grandi ideologie, i cosiddetti “lanternoni”, che ormai sono venuti a mancare. Il primo a spegnersi è stato il lanternone rosso, che invitava alla pietas e all’eroismo, della virtù pagana, a cui si è andato a sostituire quello violetto della pazienza ed umiltà cristiane. Poi, con la rivoluzione copernicana, è seguito un periodo di buio ed in ogni uomo si è acceso un lanternino, quello della coscienza individuale. Ma anche questo è un’illusione. L’io e le sue certezze sono una illusione. Su posizioni dichiaratamente antifinalistiche, infatti, gli autori primonovecenteschi credono che perfino la storia sia un flusso caotico di eventi senza senso: eliminata ogni fede positiva in un disegno provvidenziale, scardinato perfino il sistema deterministico, irrompe il caos. Questa concezione si ritrova anche in Thomas Hardy e nel suo “Insensible will” che lascia l’uomo in balìa del fato senza alcuna possibilità di trovare consolazione né nella scienza, né nella religione. Una certezza, però, non può essere ricercata neanche nel soggetto; infatti, come dice Paul Ricoeur, si passa dalla concezione di un “io monade”, che si autoriconosce nel “cogito ergo sum” di Cartesio, ad un “io nomade”, che non ha più alcun punto di riferimento.

Per Sartre, però, quest’azione è fallimentare poiché l’”existence” precede l’”essence” e non si può dare forma a qualcosa che si sviluppa nel tempo, poiché si rischierebbe di mortificarne la vitalità. La soluzione che auspica Pirandello è quella di trovarsi in una condizione come quella in cui è Ciàula, senza forma e consapevolezza, e quindi più vicino all’essenza vitale, in uno stato primitivo che ricorda quello di un fanciullo. O di una bestia. Il tema della vitalità distruttiva è stato reintepretato anche dal Movimento del Surrealismo, in cui gli oggetti del modo reale sono accostati in modo inconsueto e dove l’osservatore è confuso nel leggere l’opera assurda e ambigua con criteri sensati, normali. Analogamente a quanto realizza Pirandello nella sua opera teatrale “Sei personaggi in cerca d’autore”, che spiazza il pubblico per la sua modernità nel concepire il personaggio dell’opera, senza forma, “meno reale, ma più vero”, poiché uscito direttamente dalla mente dello scrittore, rispetto agli attori che recitano, “più reali, ma meno veri”. L’unica soluzione appare, quindi, quella di fondersi in una dimensione panica e di dissolversi in una realtà non definita e che sfugge al controllo del soggetto, il quale, a sua volta, è dominato da forze misteriose. Beatrice Giuli, classe III D ( a.s. 2015/16)

I letterari e gli artisti iniziano, quindi, a sentire l’esigenza di andare oltre la realtà apparente, in modo da indagarla e criticarla, in un’inchiesta che ricorda quella pirandelliana, e così da riprodurre la condizione della realtà interiore. Nelle avanguardie artistiche del ‘900 si va, infatti, rivalutando l’irrazionalità, l’istinto e la supremazia dell’inconscio sulla coscienza che, come dice Freud, “non è più padrona in casa propria”, poiché sotto di lei ribollono gli impulsi dell’inconscio. La scoperta di una forza imprevedibile all’interno della psiche umana allarmò l’opinione pubblica, mentre, per quanto riguarda gli artisti, l’inconscio fu accettato come un serbatoio da esplorare e da cui far scaturire nuove possibilità espressive di forme e colori. Artisti come Kandinskij creano immagini assurde, irreali, dove non c’è nessun riferimento alla realtà, paragonata ad uno specchio rotto, in cui non ci si può riconoscere e che rimanda a tanti “io”. È la medesima esperienza che capita a Vitangelo Moscarda, il protagonista del romanzo di Pirandello “ Uno, nessuno e centomila”. Come nella prima fase del Cubismo gli oggetti sono smembrati, scomposti e posti sulla tela senza alcun rilievo ed importanza, così i protagonisti delle opere di Pirandello passano attraverso un processo di destrutturazione e distruzione che può portare, anche se in verità è impossibile, al punto di partenza, come nel personaggio di Mattia Pascal che, pur avendo “capito il giuoco”, si rimette su la maschera e lascia aperta la domanda su chi sia, poiché non può più essere né Mattia né Adriano Meis. La soluzione più radicale che propone Pirandello è, invece, quella di uscire fuori dalla vita, come fa Moscarda, che sceglie di abbracciare la natura di pazzo emarginato e di vedere la vita dal di fuori, Un po’ come accade in una fase più matura del Cubismo, dove l’oggetto è analizzato e frantumato, come Mattia, tuttavia “ricomposto” nella ricerca della sua essenza più profonda, che coincide con quel flusso vitale, che, solo, è veramente Vita, come avviene a Moscarda.

Friedrich Nietzsche


Settembre 2016

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NEL PRIMO NOVECENTO OFIA E LETTERATURA… “PERCHÉ IO NON ANDAVA BENE” “C’ero una volta Io, ma non andava bene. […] Così mi sono dovuto adattare: prima di tutto mi sono dato un nome e, se adesso mi si chiede chi sono, rispondo “Giovanni Spadoni” […] Se mi si chiedesse chi è Giovanni Spadoni probabilmente direi che sono io! […] Funziona tanto bene che nessuno mai mi chiede chi è Giovanni Spadoni: si comportano tutti come se lo sapessero” - scrive qualcuno che, a prescindere dal proprio nome, tale e quale l’avrebbe scritto, ma per farlo un nome gli serviva, e dunque: scrive Ermanno Bencivenga, filosofo e saggista autore de La filosofia in trentadue favole (1991). E tutto improvvisamente diventa più chiaro, acquista credibilità e ci sentiamo rassicurati di poter attribuire determinate parole ad un nome. Un altro nome, accompagnato all’unanimità dall’aggettivo “illustre, affermava che “una rosa avrebbe lo stesso profumo anche con un altro nome”. Era William Shakespeare. Dunque, cos’è un nome? È il primo passo per conoscere, conoscersi e riconoscersi–in; dunque, conosciamo, ci conosciamo e ci riconosciamo in qualcosa a cui noi stessi abbiamo dato un nome, abbiamo attaccato un’etichetta, e così l’umanità e le sue emozioni, scritte a caratteri cubitali su un rettangolino adesivo, diventano tanti barattoli di marmellata schierati su una credenza, con la loro etichetta in bella vista.

Il nome è il mezzo che l’uomo ha inventato per controllare la realtà ed appropriarsene, temendo il flusso incandescente “in continuo divenire” nel calderone sul fuoco, ancora libero dai confini di vetro. La dissoluzione dell’io, come zucchero che va sciogliendosi ed amalgamandosi nel flusso indistinto della vita, è stato uno degli argomenti di maggior interesse tra il tramontare dell’Ottocento e il sorgere del ventesimo secolo. Un’epoca di crisi e dunque un’epoca di cambiamento. Nel gioco di conoscenza e riconoscimento scendeva in campo Freud che, sospettando della coscienza, scoprì, o meglio diede un nome all’inconscio. Come riprendendo la dialettica di Hegel, tripartiva gli impulsi che co-abitano nell’uomo: l’Es, impulso vitale estraneo al bene o al male, simile allo spirito dionisiaco di Nietzsche (tesi) e Super-Io, cioè la coscienza morale che regola e disciplina l’Es (antitesi) e l’Io, la parte organizzata della personalità, che funge da mediatore tra tesi e antitesi (Aufhebung). Proprio quest’ultimo, l’Io, è per noi la certezza inattendibile, “ ci appare autonomo” – afferma Freud, aggiungendo “che il fatto che tale apparenza sia fallace lo abbiamo per la prima volta appreso dalla ricerca psicoanalitica.” La psicoanalisi ha scoperto ed affermato, infatti, che parti del nostro corpo, percezioni e pensieri appaiono talvolta estranei e non appartenenti all’”Io”; in altri casi viene attribuito al mondo esterno ciò che ha avuto origine nell’Io e di conseguenza i confini dell’Io perdono stabilità. È la perdita del secolo. Il ponte che collega Ottocento e Novecento vacilla in conseguenza del crollo dei contorni dell’Io e l’umanità rimane inerme ed indifesa. Ma non per molto. Quando cadono i confini dell’Io e ogni certezza sembra crollare, con le macerie l’uomo tenta di ricostruire un nuovo mondo, fatto di nomi, perché il nome è tutto. Dal nome proprio al nome comune, qualsiasi nome ci permette di fermare il flusso vitale che scorre innato in noi e ci rassicura l’idea di prendere fiato dalla corsa passiva che facciamo immersi nell’”eterno divenire”. E così gli uomini si danno un posto nel mondo, entrano in società, dichiarano di appartenere ad essa. Lo status sociale diviene così l’unico mezzo efficace per ricostruire le mura crollate dell’Io perché la presa di coscienza della crisi dell’Io è corrosiva e devastante per l’uomo comune che non riesce ad inserirsi nel flusso vitale, continuo ed incandescente. L’uomo capace di ciò è il “superuomo” che va oltre i limiti imposti dalla società, superandoli e sostenendoli sulla nuca come Atlante. Figura apparentemente antitetica a quella del superuomo è quella dell’inetto a vivere, protagonista della riflessione pirandelliana, incapace di aderire alla società. L’antitesi, tuttavia, tra superuomo ed inetto è solo apparente perché entrambi, in un modo o nell’altro, sfuggono ai vincoli identitari, sociali, politici per ricercare una nuova forma di libertà.

Sigmund Freud

Spesso, nell’uno o nell’altro caso, senza riuscirci. Pensiamo al superuomo dannunziano che nel suo frenetico attivismo è spesso attratto cupamente dal desiderio della morte e dell’annientamento. O all’inetto che, come Mattia Pascal, cambia nome e lascia casa e famiglia per liberarsi finalmente da tutte le catene, per ricadere, di lì a poco, in un nuovo nome, una nuova, fragile identità, in un circolo vizioso che ad ogni momento tende sempre di più a cristallizzarsi in una forma precisa a cui si sente estraneo e da cui è bandito il flusso della vita, flusso che si nasconde dietro mille maschere. Quando subentra l’umorismo, conseguenza della ragione che fredda il comico con la riflessione, ecco che si potrà guardare la propria vita come spettatori, non più come attori. Vedersi vivere. Tanto da poter dire, con Pessoa, “ Io mi vedo e non mi ho, mi conosco e non sono io”. Chiara Nunzi, classe III D ( a.s. 2015/16)


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Le Olimpiadi, una svolta di trasparenza...?

Giocondo Talamonti

L

o Sport vissuto con violenza è sintomo di malessere sociale. La necessità di monitorarne le evoluzioni può rendersi utile per capire quali contrasti si vivano nell’attuale contesto e quali possano essere le misure atte a contenerne la degenerazione. Violenza non significa solo affronto fisico, ma anche rifiuto delle regole, ricorso a mezzi illeciti per prevalere sull’avversario, crescente naturalezza a considerare i tutori delle norme di gioco ostacoli all’affermazione personale o di gruppo. Compito della società è di restituire allo Sport una valenza che, una volta, gli era propria e che costituiva la sua stessa essenza. Sport vuol dire lealtà, confronto di forze che non mira alla sopraffazione o al dominio materiale, ma che aspira al miglioramento di se stessi. L’analisi deve partire dal deterioramento che il concetto ha subìto negli ultimi anni. La società di oggi e l’obbiettivo di quanti praticano lo sport a qualsiasi livello, amatoriale, dilettantistico o professionistico, ha accreditato un valore primario agli effetti (vittoria), piuttosto che alle motivazioni (confronto secondo regole), che ogni esercizio sportivo comporta. L’errata interpretazione delle finalità porta a scelte scellerate,

suppone una rincorsa continua all’illegalità nel raffronto, sdogana, come lecite, scorciatoie per raggiungere un falso scopo: prevalere sull’avversario ad ogni costo e con qualsiasi mezzo. Come si è arrivati a questo livello di degenerazione? Sicuramente ha influito una malintesa valutazione del successo e un’altrettanta distorta considerazione della sconfitta, immagine, questa ultima che la società odierna rifiuta perché frustrante. Non importa se una parte abbia perduto con onore o dignità. Chi perde non vale niente, non merita attenzione, non ha diritto a spazio o menzione; è un perdente e per un perdente non esiste sconfitta addolcita “dall’ onore delle armi”. Nessuno è disposto a convincersi che si apprende più da una sconfitta che da un successo. Da qui a ricorrere a strumenti surrogatori delle abilità individuali o di gruppo, il passo è breve. Il ricorso a strade che allevino la fatica, la scelta cosciente di mezzi illegali, diventano sempre più giustificati e giustificabili, perché i soli a garantire il successo. L’escalation non ha più freni: dalla vile scorrettezza all’assunzione sconsiderata di doping la distanza è minima. Nessuno è più disposto a giocare ruoli secondari; ognuno deve essere vincente, furbo, smaliziato fino alla slealtà. Gli esempi positivi che, sempre con minor frequenza si oppongono a questa interpretazione, non godono del favore di stampa e televisione, anzi, vengono sistematicamente ignorati. Non fanno notizia, accelerando così il processo di degrado a danno dei giovani, portati per natura all’emulazione degli adulti. La scuola, gli educatori, ma soprattutto la società sono impegnati a invertire questa pericolosa deriva se si vuole sperare in prospettive più serene e credere in un futuro di valori condivisi. Cominciamo con le Olimpiadi per lanciare segnali positivi, importanti per la credibilità di tutto il movimento sportivo. C'è da augurarsi che sia davvero una svolta di trasparenza per lo sport... e che prevalga lo spirito decubertiano, che ha permeato, sin dall’inizio, i cosiddetti Giochi Olimpici dell’era moderna: Nello sport l'importante non è vincere, ma partecipare. Nella vita non è essenziale la vittoria, ma combattere bene ... Ossia, non bisogna puntare alla vittoria a tutti i costi, anche se è sportivamente giusto che i migliori si impongano, ma a dare il proprio meglio nella competizione, rendendo così, con l'aver ben combattuto, onore e merito a tutti i partecipanti. Citius!, Altius!, Fortius! che significa più veloce, più in alto, più forte.



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OLIMPIADI RIO 2016

L a meravigliosa Pallavolo Benito Montesi Responsabile Nazionale FIPAV

La finale olimpica della disciplina della PALLAVOLO maschile si è disputata tra le Nazionali di BRASILE ed ITALIA ed è stata trasmessa da RAI TV SPORT, permettendo ad oltre 6 milioni di italiani di seguirla per intero. Ugualmente è avvenuto con l’altra finale olimpica del Beach Volley, con i nostri LUPO e NICOLAI opposti alla Squadra Brasiliana. Le squadre del BRASILE hanno entrambe conquistato l’oro olimpico e quelle dell’ITALIA quello di argento. La Federazione Italiana Pallavolo ha qualificate ben 5 Squadre Nazionali: quella maschile e quelle femminile indoor, quella maschile d’argento ed un’altra (Ranghieri e Carambula) di Beach Volley e sempre per questa disciplina anche una formazione femminile Menegatti e Giombini (atleta umbra).

La Nazionale Italiana maschile, guidata da un giovane allenatore Chico BLENGINI, annoverava nella sua formazione ben 3 atleti della Squadra perugina della SIR CONAD (Zaytsev, Birarelli e Buti), insieme a Juantorena, Lanza, Giannelli, Piano, Colaci (L), Sottile, Antonov, Rossini e Vettori. Tutto il mondo, sportivo e non, ritiene che lo sport della pallavolo, anche con la variazione del Beach Volley, abbia mostrato una positiva immagine di attaccamento alla identità del Paese e dello spirito sportivo in generale. La rinnovata Nazionale femminile, con l’inserimento di alcuni giovani talenti, non ha rispettato le aspettative della vigilia, per una serie di aspetti che dovranno essere valutati. I due ragazzi del Beach Volley, hanno entusiasmato a Rio, nello splendido impianto di fronte all’Oceano, conquistando la prima medaglia olimpica dell’Italia nella disciplina. La Nazionale maschile ha entusiasmato per il gioco di elevato livello e, soprattutto, per lo spirito combattivo con il quale hanno sovvertito risultati che potevano essere negativi. Intanto hanno disputato un Girone di qualificazione splendido, guadagnando la prima posizione di fronte a Nazionali fortissime come Francia (3-0), USA (3-1), Brasile (3-1), Messico (3-0), rilassandosi, a qualificazione già conquistata, con il Canada

(1-3). E poi ai quarti anche l’Iran è stato superato (3-0) ed ancora in Semifinale gli USA hanno dovuto cedere le armi con una gara che è risultato un capolavoro di tecnica e di agonismo (3-2). Ed infine la finalissima che assegnava l’oro olimpico con i padroni di casa del Brasile: uno 0-3 molto combattuto, nel quale ogni set si è deciso su una azione a favore degli avversari (22/25-26/28-23/25): il grande Julio Velasco diceva ai suoi atleti che, a volte, “una palla può decidere un set o la gara”! Cosi è stato, onore al Brasile, ma altrettanto alla squadra Italiana. Anche in questa occasione, la pallavolo ha ispirato gli sportivi italiani, portandoli a seguirla per la purezza del suo essere semplice e nel contempo spettacolare, apprezzando i gesti altamente atletici ed acrobatici sia negli attacchi, a volte tremendi per la velocità impressa alla palla (Zaytsev ha battuto il record olimpico con un servizio a 127 Km/h!), ma anche, e forse più, nelle difese, dove l’istinto, l’intuizione e la qualità fisica si sono messe in risalto creando entusiasmo! Si tratta di stile che è legato ad una perfetta condizione fisico-atletica, a seguito di una preparazione costante e certosina fino, a volte, all’inverosimile. Ed ora l’interesse si sposta verso i Campionati Italiani, che sono ritornati ad essere i migliori del mondo, maschile e femminile, con l’Umbria tutta che tifa per la Squadra perugina del Presidente Gino Sirci, un vero appassionato di sport che ha abbracciato la pallavolo insieme ad imprenditori che gli hanno dato fiducia e ritengono questo sport come un veicolo di promozione, attraverso quella qualità che attira folle di sportivi sempre più numerose e con innati valori morali, quali solo lo sport può apprezzare: è questa anche una parte importante e qualificante della Nazione!


Settembre 2016

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ANCORA UNA ECCELLENZA UMBRA NEL CUORE DI TUTTA LA REGIONE

SIR SAFETY CONAD PERUGIA!

Il Presidente Gino Sirci

Grandi firme e grandi ambizioni per la Sir Safety Conad Perugia del presidente Sirci che si presenta al via della nuova stagione con obiettivi importanti e con diverse novità in organico. Sei i giocatori confermati dallo scorso anno per il tecnico serbo Boban Kovac che potrà dunque contare ancora sulle prestazioni del regista argentino Luciano De Cecco, dell’opposto serbo Aleksandar Atanasijevic, della coppia centrale azzurra medaglia d’argento a Rio 2016 formata da Emanuele Birarelli e Simone Buti, dell’altro posto tre Alessandro Franceschini e del martello statunitense e bronzo olimpico Aaron Russell. A scaldare ulteriormente il cuore dei Sirmaniaci, cioè il tifo organizzato bianconero, e di tutto il pubblico perugino sono arrivati in estate lo schiacciatore azzurro Ivan Zaytsev, che torna al vecchio ruolo di martello ricevitore, il centrale della nazionale serba ex Lube Marko Podrascanin, il posto quattro austriaco ex Padova Alexander Berger, la coppia di liberi composta da Andrea Bari e Federico Tosi (ex Ravenna il primo, ex Milano il secondo), l’opposto bulgaro classe ’95 Velizar Chernokozhev e due “cavalli di ritorno” già protagonisti al PalaEvangelisti tre stagioni fa come il palleggiatore serbo Mihajlo Mitic e lo schiacciatore, pure lui proveniente da Ravenna, Dore Della Lunga. Quattro i tavoli dove saranno impegnati i Block Devils che tenteranno l’assalto nel weekend del 24 e 25 settembre alla Supercoppa Italiana, che si giocherà a Modena e che vede in campo anche i padroni di casa, Trento e Civitanova. In campo il nazionale Birarelli e compagni si giocheranno le loro carte in SuperLega (al via domenica 2 ottobre con la trasferta di Piacenza) ed in Coppa Italia, mentre a fine novembre è in programma il turno preliminare di Champions League (con avversario ancora da definire che uscirà dai turni preliminari precedenti), porta d’ingresso per la fase a gironi che avranno inizio nella prima settimana di dicembre. Ufficio Stampa Sir Safety Conad Perugia Foto Michele Benda/Sir Safety Conad Perugia


Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura

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FESTIVAL DI SPOLETO Franca Calzavacca

A

vvicinarsi all’arte in tutte le sue espressioni e i suoi tempi è un piacere non comune. Lo constatiamo alla conclusione di manifestazioni che ci hanno coinvolto in vari generi di proposte. Così come è ad ogni edizione del Festival di Spoleto, applaudito da un numero sempre crescente di visitatori e di spettatori che affollano i vari spazi della città umbra, dai teatri ai palazzi, alle gallerie d’arte visiva, alla Rocca albornoziana che domina dall’alto i vari siti, al Ponte delle Torri dove immaginiamo il percorso veloce di Don Matteo in bicicletta. L’anno prossimo si festeggerà il sessantesimo compleanno del festival ed un brindisi anticipato si può anche fare, ricordando il suo grande ideatore, il maestro Giancarlo Menotti che ha saputo coniugare con estro e consapevolezza le varie tendenze dei partecipanti in rappresentanza, appunto, dei “due mondi”, impronta che rimane nel tempo come dimostrano gli ulteriori contatti del suo successore Giorgio Ferrara, pieno di verve e di energia. Non è certamente possibile descrivere programma e sviluppo della manifestazione a giochi fatti, è possibile invece anticipare la notizia dell’esportazione di alcuni spettacoli del festival da poco concluso, come “Le nozze di Figaro” di Mozart sostenuto e patrocinato dalla Fondazione Carla Fendi che sarà proposto al festival gemellato dalla città colombiana di Cartagena nel prossimo gennaio. Giorgio Ferrara si augura che sia poi una produzione caraibica a raggiungere Spoleto nel 2017. L’impegno organizzativo è stato senza dubbio eccezionale –il termine “gravoso” non ci piace– per portare a buon fine oltre 50 titoli e più di 150 aperture di sipario tra opera, musica, danza, teatro, mostre ed eventi speciali, dentro e fuori la programmazione ufficiale e gli spazi deputati. Mentre cerchiamo di fissare nel testo gli argomenti più indicativi con cui illustrare il complesso progetto che ha dato vita al festival, dalle finestre di Casa Menotti si sentono le note dei concerti che sul pianoforte del Maestro eseguono giovani e promettenti artisti per il mecenatismo della famiglia Monini, da anni ormai coinvolta pienamente in questo susseguirsi di iniziative. Così come La Mama che in Umbria ha un importante punto di riferimento e come “Viaggiatori sulla Flaminia”, giunto alla nona edizione, quest’anno impegnato sul tema “Viaggatori straordinari e ciarlatani”, proseguendo nel progetto originario di Studio’87 con il suo promotore Franco Troiani. E’ d’obbligo dire qualche parola di più sull’iniziativa che si spera venga in futuro sostenuta anche dal Festival. Le varie

tappe si snodano fra Spoleto e la Valnerina nord (Cerreto di Spoleto, Cascia, Norcia, Preci, Sellano, Trevi, Assisi) durante tutta l’estate con una serie di interventi collegati con i territori umbri citati. Si tratta di una complessa ricerca antropologica sui vari aspetti dei siti coinvolti, coniugata in sette itinerari. Ma la storia conclusiva del Festival spoletino non finisce qui perché nel prosieguo del tempo ci saranno altri richiami per mantenere viva l’atmosfera della manifestazione. Così come ha fatto, a festival appena concluso, il grande danzatore Roberto Bolle che ha voluto dare inizio al suo tour mondiale sul palcoscenico di Piazza del Duomo. Alcuni appunti a memoria di ciò che è stato non possiamo tralasciarli perché indicativi di un nuovo modo di gestire le arti dello spettacolo. I detenuti della Casa di reclusione di Maiano di Spoleto con il supporto della Fondazione Antonini si sono calati nel ruolo di attori, cantanti, danzatori ma anche scenografi e costumisti, presentando ”a città e Pulecenella” per la regia d Giorgio Flamini, la quarta produzione della Compagnia “Sine nomine” destinata alla manifestazione spoletina, nata ed attiva presso l’istituto di pena a cui danno un sostanziale aiuto gli studenti del liceo artistico “Sansi Leonardi Vola”. Ecco dunque che il senso della misericordia, del rispetto per il prossimo, della solidarietà e della comunione nello spirito abbraccia anche il festival. Ma il precedente c’è e lo indichiamo nelle “prediche” che da qualche anno fanno parte della manifestazione, a cui si aggiungono gli incontri di Paolo Mieli, contribuendo così a formare l’animo e la gente con la stessa forza e lo stesso entusiasmo interagendo con l’arte in piena consapevolezza, un contributo formidabile a ripristinare la figura dell’uomo così gravemente compromessa dalle vicende che gestiscono la storia. Per cui ci auguriamo che il proficuo lavoro promosso ed attuato per mantenere l’identità culturale di Spoleto, una delle poche città dove il carattere storico, sociale ed intellettuale si è conservato intatto dalle sue origini preistoriche ad oggi con tracce documentabili, la porti ad essere capitale della cultura. La candidatura è stata posta presentando un’immagine molto efficace del costante sviluppo della città, nel rispetto del passato e nelle prospettive di innovazione artistica ed urbanistica. Non dimentichiamoci le scale mobili di Kenzo Tange che abbracciano la salita al colle senza aggredirla e ferirla.


AcusticA POLTRONA SONORA

"AcusticA" trasforma la musica in un vero e proprio massaggio cellulare (terapia vibroacustica) che agisce in relazione alle frequenze della musica su tutti gli apparati, coinvolgendo la persona in un percorso psicofisico che riequilibra le tensioni e lascia un benessere profondo.

EMANUELA BOCCACANI 328.1856317 emanuela.boccacani@libero.it

STUDIO SPAZIO ATMAN via XX Settembre, 23 - 05100 Terni

Facebook.com/Terni.Musicoterapia

Emanuela BOCCACANI PROFESSORESSA MUSICOTERAPISTA

Mi sono diplomata in flauto traverso presso il Conservatorio pareggiato G. Briccialdi di Terni conferendo anche i diplomi di solfeggio, armonia e storia della musica. Successivamente ho voluto approfondire lo studio della musica in ambito terapeutico e riabilitativo, conseguendo il diploma di musicoterapista (CONFIAM) presso la Coop Oltre con sede a Roma. Ho partecipato a congressi e workshop inerenti vari ambiti di intervento della musicoterapia modello Benenzon (attiva-non direttiva-non verbale) in ambito neurologico e psichiatrico: - autismo - ritardo mentale - disabilità motorie - morbo di Alzheimer ed altre demenze - psicosi - disturbi dell’umore - disturbi del comportamento alimentare Quest’ultimo ambito è stato il mio argomento di tesi dopo un accurata ricerca e approfondimento all’interno della Residenza Palazzo Francisci di Todi¸ struttura specializzata nel trattamento dei DCA. Ho trovato molto interessante poter valutare, ipotizzare e proporre l’intervento della musicoterapia come approccio interdisciplinare integrato per il trattamento di questo disturbo. Ho approfondito l’intervento della musicoterapia con Wolfgang Fasser, fisioterapista e musicoterapista cieco specializzato nell’ambito della diagnosi e della cura dei disturbi neuro-muscolo-scheletrici. Ho presentato progetti di musicoterapia integrativa in alcune scuole primarie e secondarie con l’obiettivo di creare un canale di comunicazione alternativo tra soggetti disabili e normodotati ed ampliare le conoscenze in ambito sonoro-musicale di ogni singolo partecipante al gruppo lavoro. Ho svolto laboratori muscali con il prof. Roberto Diana durante il Festival dei Saperi Educativi che si svolge ogni anno a Vitorchiano (VT), manifestazione organizzata dall’Istituto Superiore Universitario di Scienze Psicopedagogiche e Sociali “Progetto Uomo”. Svolgo la mia professione di Insegnante di Musica privatamente, tenendo lezioni di flauto traverso e solfeggio; inoltre sono parte integrante dell’Orchestra di Armonia diretta dal Maestro e Compositore D. Agnusdei. Da alcuni anni lavoro in strutture per disabili adulti dirette dalla ASL2 come musicoterapista ed effettuo servizi di accompagnamento domiciliare con utenti affetti da patologie di vario genere e natura. Dopo numerose ricerche e studi ho messo in pratica la nuova Terapia vibro acustica, un nuovo utilizzo della musica in senso fisicovibrazionale che, sfruttando la più alta e avanzata tecnologia, lavora in profondità dando un evidente risultato sulla sfera fisica oltre che su quella emotivo-psicologica. “Acustica” è una poltrona letto sonora che trasforma la musica in un vero e proprio massaggio cellulare.



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