Numero 2 giugno 2014
Mensile a diffusione gratuita di attualitĂ e cultura
Fo to Alb er to Mi rimao
Ateneo Giovani
Chi sa di non sapere e crede che la ricerca non finisca mai, si unisca a noi.
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COSP E COMI ROBERTO BELLUCCI - WALTER COCCETTA - F C a l z a v a c c a Defibrillatori a Terni - B a n c a M e d i o l a n u m Oriental Dance Festival Alla scoperta di... - L Santini Emozioni vicine... nel segno dei fiori - M Rossi A S T - I l f u t u ro d e i g i o v a n i CLT - CIRCOLO LAVORATORI TERNI L I C E O C L A S S I C O - MI Ferri, F Gatto, ML Bellini CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE NERA WINDSOR - F de Silvestri TERNI - ROMA - T Malvetani P i s t a c i c l a b i l e Te r n i - C a s c a t a d e l l e M a r m o r e A S S O C I A Z I O N E C U L T U R A L E L A PA G I N A ALLEANZA
Tu t t o d u n f i a t o Tutti i personaggi di questo libro sono impegnati a confrontarsi con il tempo: il tempo delle vicende vissute e quello della memoria, dei sentimenti, della coscienza. Tutti sono visti attraverso gli occhi di una donna che quotidianamente affronta un lungo viaggio in metro. Così come era solita fare da bambina, la donna, guardando la varia umanità che la circonda, prova ad immaginare la loro vita… la costruisce. Compaiono di fronte ai nostri occhi una madre ex anoressica, un ex partigiano con molti morti sulla coscienza, un marito infedele e tanti altri personaggi. Ci chiedono di ascoltarli, di ascoltare le loro storie, le loro paure, i loro peccati. Come in un caleidoscopio, dove le forme singole compongono in prospettiva la figura maggiore, i personaggi di questo libro disegnano l’indicibile volto di un periodo: il nostro, quello che stiamo vivendo. Impietoso, frettoloso, fatto di un tempo fluido che ci inghiotte e ci fagocita perché per tutti… si sta facendo tardi!
LA PAGINA UMBRIA
Mensile di attualità e cultura
Registrazione n. 2/2014 presso il Tribunale di Terni Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - Terni
DISTRIBUZIONE GRATUITA Direttore responsabile Alberto Mirimao Editrice Projecta di Giampiero Raspetti
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Direttore editoriale Giampiero Raspetti
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La Pagina
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Lo studium di tutti i giorni In nome di cosa, ci si potrebbe chiedere, questa Associazione Culturale La Pagina? Perché spendere tempo, energie, denaro, per organizzare due conferenze o stampare un giornale? Per cosa, quando si potrebbe benissimo impiegare cotante risorse in ben altro? Che senso può mai avere? Sicuramente questo è il ragionamento di chi fa un altro, ennesimo taglio ai fondi per l’istruzione. Di chi distrugge le nostre scuole con riforme improbabili, programmi riduttivi ed una burocrazia capace di frenare qualunque iniziativa che provenga non solo dagli alunni, ma anche dagli insegnanti. E allora, ecco qual è il senso di questa associazione: far sì che invece non ci si dimentichi del nostro patrimonio, della nostra cultura, di quello che una volta si chiamava studium, che significa certamente studio, ma anche amore, interesse, zelo, assiduità. Studia adulescientiam alunt, senectutem oblectant, lo studio nutre la giovinezza e distrae la vecchiaia, diceva Cicerone. Questo è il modo di intendere lo studium. Non lo stare sui banchi per ottenere l’ennesimo pezzo di carta: è qualcosa che deve coinvolgere a tutte le età, che è dilettevole, bello, oserei dire. Sì, bello, perché quando diventa nutrire i propri interessi semplicemente per curiosità, per voglia di sapere, non può che essere così, bello. Per questo il magazine La Pagina, per questo l’Ateneo, ed anche lo stesso nuovo Ateneo Giovani, forse il simbolo della differenza fra scuola scolastica e studio disinteressato. Ovvero lo studio da promuovere, a dispetto di chi insiste nel presentarci verba, non facta, incapace di comprendere la cultura perché primo ad essere ignorante. Ignorante convinto di non esserlo; che non sa di non sapere. Maria Vittoria Petrioli
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Roberto Bellucci I l s e n s o d e l l ’ i mmagine
ROBERTO BELLUCCI è nato a Gubbio; vive e lavora a Terni. Fin dalla fanciullezza, trascorsa nel paese nativo, ha rivelato una precoce sensibilità per il disegno e per ogni espressione artistica. Trasferitosi a Roma con la famiglia, dopo i primi insegnamenti paterni, ha scoperto la sua vera vocazione per le arti visive, coltivata tenacemente nel tempo. Ha compiuto gli studi nella capitale, prima al Liceo Artistico, quindi all’Accademia di Belle Arti seguendo i corsi condotti da Amerigo Bartoli; al terzo anno ha vinto una borsa di studio per i suoi meriti. Ha inoltre frequentato il corso di incisione con Umberto Prencipe e Mino Maccari. La sua ulteriore formazione è avvenuta con la sua assiduità negli ambienti della “Scuola Romana”, allievo di Giuseppe Capogrossi e Roberto Melli. Dal 1954 al 1967 ha insegnato Figura disegnata presso il Liceo Artistico “N. Copernico” di Roma e dal 1968 al 1992 Discipline pittoriche presso l’Istituto d’Arte “Leoncillo Leonardi” di Spoleto. Attualmente è docente di Storia dell’Arte e Discipline pittorico - plastiche all’Università delle Tre Età di Terni. Dal 1951 ad oggi ha svolto la sua attività con mostre personali e collettive in Italia e all’estero, conseguendo premi quali: Premio di pittura bandito dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1956; diploma di benemerenza con medaglia d’oro conferitogli dal Centro Studi Antonio Manieri, Roma 1969; “Terzo Premio Dominizia”, 1973; “Premio Giorgio Vasari”, Milano 1989; “Premio Internazionale San Valentino d’Oro”, Terni 1991. Nel 1952 il Comune di Roma ha acquistato una sua opera per il Museo di Roma. Dal 1971 al 1974 ha collaborato con sue acqueforti all’illustrazione di pregiate pubblicazioni dei poeti Arthur Praillet, Libero de Libero, Giovanni Ferri e Franco Prete. Nel 1991 è stato incaricato di realizzare, con altri sei pittori, alcune tele riguardanti il complesso delle quattordici stazioni della Via Crucis per la chiesa della Madonna del Prato a Civitella del Lago. Nel 1997 una scultura -San Francesco e il lupo- è stata collocata a lato della facciata della chiesa di San Francesco a Gubbio. Sue opere figurano in importanti collezioni e musei italiani e stranieri.
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Dal periodo figurativo che lo ha coinvolto ed attratto dal 1945 al 1958, negli anni difficili della ricostruzione dopo i disastrosi eventi bellici e postbellici, Roberto Bellucci è passato all’astrattismo per affrontare l’energia della materia quale condizione di approfondimento del proprio operato concettuale. Un fenomeno propulsivo che ben conosciamo sin dalle prime ribellioni del secolo scorso partendo dalla crepuscolare dolcezza del divisionismo alla forza espressiva del futurismo. E così via sino a raggiungere il nostro tempo più maturo. In questa situazione estetica perdura l’opera innovativa di Bellucci, autore dalle profonde radici umbre, tuttavia partecipe degli accadimenti esterni nel corso della loro evoluzione. Abbiamo perciò cercato di inserire in un profilo il più possibile circostanziato nei lineamenti essenziali la storia dell’artista quando, con nitida e meticolosa cura, si allargano sulle sue tavole e sulle sue tele soggetti di meditata contemplazione ed il suo occhio si fa guidare dall’intelletto oltre che dalla pratica osservazione. La stesura ormai libera, che in un certo senso si dichiara antiaccademica, utilizzata dall’autore nella fattura tematica della sua produzione si fa sempre più necessaria per lo sviluppo ideologico dell’elaborato che è “materia di fantasia”. Ciò quando per fantasia s’intenda l’eliminazione di reiterate situazioni di maniera togliendo al fare descrittivo quel senso di acquiescenza che aveva soffocato l’estro di artisti attivi nel ‘900, mortificando le proposte delle loro qualità creative. Il valore di Roberto Bellucci va perciò identificato con la sue idea di libertà dalle convenzioni sia pur nobili e qualificate delle correnti artistiche di tradizione. Ogni sua opera pittorica -a cui si aggiungeranno le sue creazioni plastiche- che aveva già abbandonato il sistema perseguito in passato quando la condizione attuativa ancora si avvaleva delle suggestioni di un’abile mimesi figurativa, in seguito ha trasformato l’immagine nella sua essenza intima, un embrione nel seme della natura. Il pittore ha lavorato essenzialmente sulla materia con rigoroso puntiglio, mantenendone l’essenzialità cromatica nei margini del segno, del gesto espresso nella sua purezza, della lettura tutta mentale, di ogni idea da lui percepita. Accanto a queste sue capacità induttive, selezionando soggetti ed oggetti, non possiamo certamente tralasciare la sua grande dimestichezza con il disegno che ha saputo usare, ed usa tuttora, nella descrizione di un volto che lo interessi. Un angolo tutto suo dove, con mano non certamente approssimativa, ma sicura e colloquiale, evidenzia i tratti essenziali e caratteristici del suo “modello”. Forte è l’impatto con le emozioni che scaturiscono da questa galleria di personaggi, o meglio di persone, i suoi amici e sodali, gli interpreti della nostra vita quotidiana. Di questo suo ritorno all’ordine non possiamo che ringraziarlo. Franca Calzavacca
Walter Coccetta Un’importante mostra di Walter Coccetta ha richiamato gran numero di visitatori nella galleria “Duende” a Riale di Zola Predosa in provincia di Bologna illustrando l’aspetto “simbolista ed enigmatico” dell’autore considerato un “illusionista della pittura senza nome” attraverso l’interpretazione del critico d’arte Franchino Falsetti. Non possiamo dimenticare la significativa presenza del pittore di origini lombarde nella nostra terra, nell’Umbria che lui ha molto amato e in cui si è perfezionata la sua arte dopo gli studi all’Accademia di Brera e successivamente all’Istituto “Mino da Fiesole” di Arezzo. Nell’atelier di Sangemini avevamo avuto occasione di apprezzare la sua creatività, sempre basata su una forte struttura tecnica e programmatica. Era un momento straordinario per il nostro territorio. Sull’esempio degli artisti che nella regione umbra avevano tracciato un percorso da perfezionare, uno per tutti Giuseppe De Gregorio, gli esponenti delle nuove generazioni procedevano nelle loro ricerche, ognuno a modo proprio ma con una forte propensione collettiva, oltrepassando i limiti della figurazione per raggiungere un ambito più ampio che toccasse il cuore della natura, esaltandone i colori e siglandone il concetto essenziale, la matrice di un’esplorazione senza vincoli. In questo spazio evocativo Coccetta si è mosso con abilità, mostrando grandi capacità tecniche e compositive. I cicli pittorici che hanno determinato il suo personale excursus ed hanno dato avvio ad ulteriori preziosi approfondimenti si legano prevalentemente alla storia dell’uomo offeso e profanato. Importanti le mostre ed i riconoscimenti che hanno segnato la sua vicenda. Ricordiamo le prestigiose sedi che lo hanno ospitato come il Museo Archeologico di Teramo ed il Castello Spagnolo dell’Aquila, il Palazzo Ducale di Mantova nell’appartamento di Isabella d’Este, le scuderie del palazzo dove ha sede il Collegio Cairoli dell’Università di Pavia, la Rocca Paolina di Perugia.
Ed all’estero: a Gand in Belgio, a Basilea in Svizzera, a New York, ad Ostenda sempre in Belgio. Più recentemente in Cina. Una fondamentale presenza sarà per Coccetta l’isola di Malta dove ora ha anche uno studio che alterna a quello di Martinsicuro (Teramo). Il suo primo appuntamento con Malta è avvenuto nel 1999 quando con il patrocinio del governo maltese ha esposto nel Palazzo del Governo e al Wirja di Gozo. Nel 2011 è stato ufficialmente invitato alla 54ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia presso l’Istituto Italiano di Cultura de La Valletta (Malta) in rappresentanza dell’Italia. Le sue qualità artistiche sono state oggetto di esami ed approfondimenti da parte di critici come Franco Solmi, Giorgio Di Genova, Paolo Rizzi, Francesco Santaniello e dall’autore di questa nota che ha accompagnato l’itinerario artistico e culturale di Walter Coccetta per molti anni, sin dagli incontri nell’antica dimora di Sangemini. Sempre osservando con scrupolo i passaggi ed i progressi del pittore, nel costante apprezzamento della sua dimensione espressiva che “si nutre delle realtà del mondo esprimendole con un linguaggio non formale e del tutto originale per la grammatica pittorica” al fine di superare la pura gestualità e conformare la nostra visione agli spazi di una sua narrazione dove simboli e memorie si avvicendano consapevolmente. Franca Calzavacca
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Defibrillato
Tutto into Obiettivo : collocare trenta defibrillatori in città e istruire dei volontari che li sappiano usare in caso di necessità. Per raggiungerlo sono stati organizzati eventi e raccolte fondi. Ultima in ordine di tempo la manifestazione del tre giugno in piazza della Repubblica. Tanta gente, i due candidati a sindaco Leopoldo Di Girolamo e Paolo Crescimbeni, una folta rappresentanza della Ternana Calcio, della Ternana Futsal femminile, del Rugby Terni, Danilo Petrucci, centauro ternano della Ioda Racing, oltre al Lions Terni Host e Lions Club San Gemini. Tutti insieme per fare di Terni una città cardioprotetta in cui si possano tamponare le emergenze. La strada per arrivare all'obiettivo dei trenta defibrillatori è stata lunga. In autunno era stata organizzata anche una mostra di pittura di artisti contemporanei a palazzo Primavera. Una occasione in cui l'arte ha sposato, come spesso avviene, la solidarietà. Gli eventi di cui abbiamo parlato si inseriscono in pieno nella filosofia di Family Banker Office che è quella di contribuire a migliorare il territorio in cui opera e a formire ai propri clienti momenti di incontro e culturali ad alto livello. È il nostro credo che poi è stato anche riassunto nel motto Tutto intorno a te, proprio per dire che la persona è al centro della nostra attività. C'è un'attenzione particolare che ci caratterizza - spiega Francesco Tei direttore del Family Banker Office. Il suo staff al lavoro in piazza Ridolfi è costituito tutto da ternani. La loro età media non supera i quaranta anni. L'elenco di eventi che hanno rappresentato appuntamenti di grande rilievo per i ternani si allunga: il concerto di Uto Ughi alla Cascata delle Marmore, quello più recente di Ron, per citarne due.
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ori a Terni
orno a te Per parlare del futuro c'è l'appuntamento prestigioso del 29 giugno quando nel magnifico palcoscenico di Carsulae suoneranno i cameristi del Maggio Musicale Fiorentino con il violinista Kerson Leong; a dirigerli Domenico Pierini. Il concerto sarà ad ingresso gratuito, un omaggio per tutta la città. Un impegno a favore della cultura. Anche se i nostri clienti avranno dei
trattamenti speciali e posti riservati - tengono a precisare a Mediolanum. L'appuntamento di Carsulae vede lavorare Family Banker Office insieme alla Fondazione Carit, e alle casse di Risparmio dell'Umbria. Non abbiamo alcuna volontà di isolarci. Collaborare per un fine comune, che poi è poter realizzare qualcosa di importante per Terni, è il nostro obiettivo - aggiunge Francesco Tei.
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So Oriental Da
Terzo posto al festival internazionale di Sofia per le danzatrici ternane del gruppo Les Almées. Le quattro ragazze guidate da Ketty Kostadinova si sono fatte notare dalla prestigiosa giuria per la ricercata armonia che sono riuscite a creare con la loro esibizione: movimenti studiati e coordinati, scanditi, precisi, guidati dal ritmo energico della musica. Il gruppo delle Les Almées ha concorso presentando una coreografia ideata da Ketty Kostadinova intitolata “Pop Song Saidi”. Un lavoro contemporaneo con due forti elementi di richiamo all’antico, alla tradizione, al folklore: il ritmo della danza in stile saidi e l’uso del bastone. Il mio lavoro, grazie al quale ci siamo posizionate al terzo posto al festival di Sofia, è decisamente contemporaneo ma ho voluto fare degli accenni, dei rimandi al passato per sottolineare il collegamento con la tradizione. Nuove strade per la danza, nuove dimensioni senza però rinnegare quello che è stato, anzi partendo proprio da lì, spiega la coreografa Kostadinova. Perfettamente in linea con lo spirito del Layali Bulgaria Festival, che vuole
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mantenere viva la tradizione della danza araba proprio proiettandola nel presente. Il Festival di danza orientale che si tiene a Sofia, è una rassegna che permette a tantissimi gruppi provenienti da tutto il mondo di confrontarsi, scambiarsi opinioni. È il primo festival di danza orientale in Bulgaria, il più importante. A organizzarlo Evelina Papazova insegnante professionale nonché presenza fissa in festival internazionali. Il Layali Bulgaria Oriental Dance Festival punta a raccontare la diversità e ricchezza delle danze e musiche arabe con stage e spettacoli che vengono organizzati parallelamente al concorso riservato sia a gruppi che a danzatori solisti. Prestigiosa la giuria del concorso: tra i componenti figurano personalità del calibro del famosissimo Wael Mansour, coreografo e solista di folklore egiziano, di danza contemporanea e moderna; Jillina Carlano, insegnante, danzatrice e coreografa di
fia nce Festival
origini italiane che ha dedicato alla danza tutta la sua vita; l’argentino Pablo Acosta, danzatore che ha lavorato con le più importanti compagnie orientali, e la stessa Evelina Paparova. Il nome del festival bulgaro è ispirato dalla parola araba Layali che è il plurale di Leila, notte in lingua araba. Ricorda le ore di calma e di freschezza, quando la mente e il corpo sono liberi dalla morsa del caldo. La notte è vista come l’oasi del poeta, il protettore degli innamorati, ma è anche il momento in cui ci si riunisce per condividere, cantare e ballare e raccontare storie. Non è una coincidenza che la notte sia la protagonista del libro più famoso del mondo arabo, intitolato appunto “Mille e una notte”. Il gruppo Les Almées, che ha partecipato al festival di Sofia è composto da Ketty Kostadinova, Erica Carlaccini, Francesca Federici, Priscilla Landucci, Pamela Millesimi.
Les Almées di Ketty Kostadinova, nasce in occasione dello spettacolo Danze e ritmi della Tabla, nel 2012, dove Ketty, nel ruolo di direttrice artistica, inserisce anche la loro partecipazione proponendo il proprio “repertorio” già sperimentato nel passato recente. Les Almées si forma in seguito alla condivisione e spirito di gruppo nella danza dalle allieve del corso intermedio, frequentante il laboratorio di coreografie durante l’anno precedente. Il laboratorio, fondato sulla continua ricerca ed espressività individuale nel mondo della danza araba prevalentemente di folclore, cura anche l’applicazione dei tali parametri nel lavoro in gruppo che richiede la totale fiducia e la complicità nelle compagnie, condividendo le une con le altre i propri spazi e le proprie emozioni tramite la danza. Cercando sempre di lasciare intatte le tradizioni e la cultura dei diversi stili della danza orientale, affinché ciò sia fattibile, si affianca anche di pari passo lo studio dei Ritmi Arabi. Les Almées sono in continua crescita nell’apprendimento tecnico anche mediante studi e stage con Maestri di fama internazionale, almeno una volta durante ogni anno accademico.
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Emozioni vicine Quest’anno a Spello le artistiche infiorate del Corpus Domini moltiplicano le emozioni nel segno dei fiori! Crescono le iniziative ma soprattutto l’evento si apre ad un pubblico attivo e curioso che non si limiti solo a guardare ma anche a vivere con reale partecipazione l’emozione dei preparativi e della lunga Notte dei fiori... Chiamati ad avere un ruolo attivo, anche i visitatori e i turisti potranno collaborare con i gruppi di infioratori partecipando attivamente alle fasi più caratteristiche dell’evento: la raccolta dei fiori sulle pendici del Monte Subasio, la capatura dei fiori nelle piazze e nei vicoli del borgo e, durante la lunga ed emozionante Notte dei fiori, la composizione dei tappeti e dei quadri floreali più conosciuti ed apprezzati in Italia e nel mondo. L’evento clou è nel weekend del Corpus Domini, 21 e 22 giugno 2014, anche se la città di Spello già dal 14 giugno comincia ad animarsi con tante iniziative collaterali, quasi tutte gratuite e ad ingresso libero. Tra le novità il concorso e i corsi di Cake Design Floreale (3 ore) tenuti da cake designer professioniste, corsi di cucina floreale con erbe e fiori del territorio (3-4 ore sotto la direzione dello chef Roberto Sebastianelli) con degustazione finale dei piatti preparati, che si aggiungono alle iniziative più tradizionali come la mostra dei bozzetti del passato e quella di ricamo floreale, mostre e concorsi di fotografia. Fanno da cornice caratteristiche scene di capatura dei fiori nelle vie del centro storico e gli allestimenti floreali che trasformano la città grazie al concorso di Finestre, balconi e vicoli fioriti a cura della Pro Loco - IAT Spello. E per i foodies, i gourmet e i buongustai, dal 14 al 22 giugno riapre Il Fiore in bocca, l’inedita taverna gestita dagli Infioratori che propone menu a base di fiori e anche dei corsi di cucina floreale. Nel weekend del 21-22 giugno tornano anche l’allegro trenino turistico che accompagna i visitatori dai parcheggi ai principali punti di accesso del centro storico, la musica dal vivo che farà da colonna sonora ai lavori, la mostra mercato di florovivaismo nei giardini pubblici della città e le visite guidate notturne ai siti d’arte e ai tappeti floreali (una il sabato sera alle 21 e una la domenica mattina all’alba). Tutto questo e altro ancora avviene durante la Notte dei fiori, la veglia notturna in cui gli infioratori realizzano sulle strade, con milioni di petali di fiori, quadri e tappeti floreali di elevata qualità artistica, in attesa della processione della domenica mattina…
LE ORIGINI DELLE INFIORATE DI SPELLO Ogni anno a Spello, in occasione del Corpus Domini, si confezionano quasi 2000 metri di tappeti e quadri floreali che si ispirano a motivi religiosi. L'usanza di onorare la divinità con lanci di materiale floreale o la realizzazione a terra di composizioni floreali si perde nella notte dei tempi, ma a Spello questa tradizione è documentata nell'Archivio del Comune per la prima volta nel 1831. A Spello le testimonianze iconografiche relative alle infiorate risalgono invece ai primi del '900, in un dipinto di Benvenuto Crispoldi (1886-1923). In poco tempo a Spello la composizione artistica del tappeto fiorito, trasformò la festa del Corpus Domini in un’occasione gioiosa in cui tutte le famiglie e poi gruppi di infioratori sempre più esperti potevano confrontare i propri lavori e premiarli in base ad abilità tecnica, precisione e creatività. Organizzata per 40 anni dalla Pro Spello e poi dall’Associazione “Le Infiorate di Spello”, oggi la manifestazione richiama in un weekend circa 80-100mila persone tra visitatori e turisti.
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e… nel segno dei fiori
a cura di Monia Rossi
L’EVENTO Le meravigliose Infiorate che i visitatori si trovano ad ammirare all’alba della domenica sono il risultato di un complesso e difficile lavoro che richiede mesi di paziente lavoro da parte di molte persone. Tra le fasi preliminari più importanti e impegnative dell’evento ci sono la ricerca e la raccolta di fiori e poi la selezione e la conservazione dei petali. Nei giorni che precedono il Corpus Domini si assiste ad una vera e propria mobilitazione generale: mentre vivaci squadre di Infioratori si disperdono lungo i pendii del Subasio e nelle vallate umbre, molti trascorrono le serate nei pianterreni freschi, separando e tritando i petali in base ai colori richiesti dal bozzetto. Il sabato a pranzo le strade di Spello interessate al percorso della Processione vengono chiuse al traffico. Si predispongono impianti di illuminazione e si provvede ad allestire sistemi di protezione antipioggia e antivento per evitare che condizioni atmosferiche avverse compromettano il lavoro degli Infioratori. Dopodiché, con varie tecniche, si inizia ad eseguire il disegno sul fondo stradale per poi cominciare a depositare i petali. I lavori durano l'intera notte e alle 8 del mattino le strade risultano ricoperte da una serie ravvicinata di tappeti e quadri floreali che creano un effetto di colori e profumi di singolare bellezza. Si pensi che in un unico percorso floreale vengono mediamente realizzati circa 80 Infiorate tra tappeti -ciascuno dai 12 ai 15 metri di lunghezza, con una superficie minima di 15 mq- e quadri di grandi dimensioni - dai 25 ai 90 mq. L'unicità del carattere delle Infiorate è dato dalla tecnica di esecuzione, che comporta l'uso esclusivo di elementi vegetali non trattati con agenti chimici o conservativi né con coloranti artificiali o polverizzati. Con il passaggio del Sacro Corteo guidato dal Vescovo, si chiude un'esperienza di altissimo impegno artistico ed umano. Infatti, le diverse fasi dell'Infiorate coinvolgono attivamente circa duemila persone: dal bambino che raccoglie i fiori, al pensionato e all'artista. Quando la domenica mattina sulle bellissime infiorate scorre la Processione, lo scopo religioso è raggiunto. I preziosi tappeti di fiori possono essere ormai calpestati da chiunque. La loro effimera gloria è arrivata alla fine, al suo naturale epilogo…
LA TAVERNA DEGLI INFIORATORI Tra le specialità proposte in taverna quest’anno sarà possibile trovare: come antipasti, Cestino di fiori fritti, Insalatina di fiori e misticanza con rotolo di tacchino alle rose, Sgombro marinato con lattuga ascolana e pesca, Foglioline di suino con purea di fave e melissa, Insalata di cimette e fiori; come primi piatti, Canne d’oro con fiori di borragine e salsa ai fiori, Tagliatelle ai fiori con salsa di rose, Gnocchi di polenta con carbonara di tagete e pancetta croccante; come secondi, Punta di vitellone farcita alle rose, Lombetto di suino farcito con calendula ginestra e finocchietto, Salamino di tacchinella e pollo al fiore di timo con salsa floreale e sapa. Contorno di Giardinetto di verdura abbinato a tutti i secondi e per dessert Semifreddo di carota e garofano, Gelatina di cocomero con fiori di basilico,Tortino di mele e geranio. Menu Calendula, Menu Geranio, Menu Rosa e Menu degustazione dai 20 ai 25 euro. Corso di cucina floreale (euro 50,00). Info Associazione Infiorate di Spello Tel. 0742-301146 - info@infioratespello.it / Comune di Spello Tel. 074230001 - cultura@comune.spello.pg.it / Pro Loco - IAT Spello Tel. 0742-301009 - info@prospello.it
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A ST -
I l fu t
L’Acciai Speciali Terni, in occasione del suo centotrentesimo anniversario, con un concorso insolito, dal titolo “Terni e la sua acciaieria vista dai giovani della città”, ha invitato le scuole di ogni ordine e grado a cimentarsi liberamente in un lavoro, distinto in fasce d’età, che facesse emergere le loro opinioni sul suo conto. Tutti gli elaborati hanno messo in evidenza, con i linguaggi più diversi, che l’Acciaieria rimane un punto fermo per il loro futuro, un luogo dove poter realizzare le loro aspirazioni. La Scuola elementare Donatelli ha presentato un lavoro diviso in tre cartelloni “Passato, presente e futuro” e nell’ultimo i ragazzi hanno posto i loro nomi con la scritta “Ci potranno essere molti di noi”. La fabbrica fa parte del vissuto dei ternani così come testimonia il lavoro dei bambini della Mazzini che hanno ricostruito in ceramica la città. C’è il Duomo, Palazzo Spada, l’Obelisco di Pomodoro e le Acciaierie, messe lì senza barriere, per dire che sono tutt’uno con la città e la sua gente. Stessa prospettiva anche nelle poesie presentate dalla scuola media dell’Istituto comprensivo Leonino. Gli studenti, per rafforzare il senso di appartenenza, hanno usato il vernacolo e con questo idioma hanno detto alla loro fabbrica: resisti, hai da arfiorì. A ribadire con forza che la fabbrica ci sarà nel loro futuro anche i giovani dell’ITIS Lorenzo Allievi che hanno vinto il primo premio. Hanno scritto le loro emozioni su dei cartelloni e le hanno presentate davanti alla telecamera. È emerso l’orgoglio per una storia importante, il senso di appartenenza, la volontà di difendere qualcosa di importante, per la propria vita. La visione non è tipica solo degli studenti dell’Istituto Tecnico Industriale, quello che per propria formazione
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uro d e i gi ov ani
è il più vicino allo stabilimento di viale Brin, ma è condivisa anche dai ragazzi del Liceo scientifico Donatelli che per partecipare al concorso hanno ideato una coreografia ambientata sulle scale della propria scuola e da quelli del Federico Cesi che hanno organizzato un talk show, sullo sfondo i luoghi frequentati dai giovani ternani. La cerimonia di premiazione del concorso si è svolta nella biblioteca dell’AST, una vera chicca non solo per i volumi che contiene ma anche per gli arredi originali. Per la prima volta questo spazio che raccoglie, nella sua sobria imponenza, l’intera storia aziendale, è inondato da tanta giovane e fresca allegria, ha osservato Claudio Vincelli, delle Relazioni Esterne dell’AST. L’entusiasmo dei ragazzi, i loro lavori, le certezze espresse hanno fatto dire a Biagio della Volpe, Direttore del personale e delle Relazioni Esterne della Società: l’AST ha 130 anni e possiamo affermare che davanti ne ha almeno altri 130. Elenco dei vincitori del concorso bandito dall’AST per la ricorrenza dei 130 anni dalla fondazione:
I vincitori del primo premio hanno ricevuto una somma in denaro, gli altri un buono di valore diverso per acquisto libri.
Fotoservizio di Alberto Mirimao
Scuole elementari 1° premio IIIB Mazzini, 2° premio ex aequo IVA e IIIA Campomaggiore e XX Settembre, 3° premio ex aequo IIIA Donatelli, VA Campomaggiore Scuole medie 1° premio IIIA Leonino Scuole superiori 1° premio ITIS Allievi, 2° premio Liceo scientifico Donatelli, 3° premio Istituto tecnico Federico Cesi.
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Carolina non ha dubbi: con la creta che le ha appena dato Daniele Lucarelli, ci realizzerà una tazzina. A nulla valgono le indicazioni delle altre operatrici. Lei è decisa: tazzina sarà. Leonardo invece ci vuole pensare prima di partire in quarta a lavorare, Jacopo è troppo stanco per partecipare e si siede qualche momento sulla sedia prima di riprendere a giocare. Basta poco, pochissimo in verità, e l’energia torna prorompente. A me un pezzo di creta, grida con tutto il fiato che ha in corpo e si unisce al gruppo. Sotto il gazebo di via Muratori i bambini giocano tranquilli, è il momento calmo dopo essersi cimentati con il calcetto e il tennis, la pallavolo. La mattinata scorre, le proposte si alternano, i bambini scelgono a cosa partecipare. Il summer campus, i centri estivi del Circolo Lavoratori Terni, organizzati nello spazio storico di via Muratori sono in pieno svolgimento, andranno avanti fino al 5 settembre. Sono rivolti ai bambini e alle bambine, dai 3 ai 14 anni. L’esperienza ormai si ripete da tempo, almeno una ventina di anni, e ogni estate gli impianti sportivi immersi nel verde sono presi d’assalto da centinaia di ragazzi. Alla prima settimana dei campi estivi si sono iscritti già in 100, in quelle successive il numero è cresciuto anche per l’arrivo dei bambini delle scuole materne che chiudono i battenti alla fine di giugno. Ma qual è il principio guida dei corsi estivi organizzati dal Circolo Lavoratori Terni, normalmente chiamato CLT? Noi abbiamo chiaro in mente un principio, il gioco per i bambini è un diritto e partendo da questo costruiamo le varie proposte che strutturano le nostre giornate e quelle dei ragazzi che partecipano ai vari laboratori, spiega Daniele Lucarelli coordinatore delle attività. Seguendo questo filo rosso si passa dalle partite di calcetto alla partita di tennis, a quella di pallavolo, alla nuotata in piscina. C’è anche la possibilità di fare teatro o di inventarsi qualche attività da proporre agli altri, da condividere. Condivisione, altro termine caro agli organizzatori dell’estate al CLT che tendono a far conoscere tra loro anche i ragazzi di diverse età per abituarli al rispetto e alla vita in comune. Le attività estive rispondono anche alle esigenze di tante famiglie che, una volta chiuse le scuole, hanno difficoltà, non sanno dove portare i loro figli. Ma non si tratta certo di un parcheggio. Lo spazio di via Muratori è funzionale, immerso nel verde nel centro della città. E per chi vuole c’è anche l’opportunità di usufruire della mensa. I locali hanno l’aria condizionata, una vera manna nelle giornate afose. La possibilità di poter stare al chiuso serve anche nel caso in cui arrivi un bel temporale, spiegano gli operatori. Tutti giovani coloro che stanno in contatto con i piccoli, in rapporto di uno ogni dieci. Alle attività estive possono partecipare tutti, il summer campus non è riservato solo ai figli dei dipendenti dell’Ast; i soci del CLT hanno uno sconto sul costo delle varie settimane; la tessera per diventare socio cosa 30 euro l’anno per i dipendenti Ast e 50 euro per gli esterni ed è valida per l’intero gruppo familiare. La tessera dà diritto anche alla riduzione sul prezzo dell’ingresso in piscina.
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Fotoservizio di Alberto Mirimao
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Circolo Lavo
La nuo va p i s
A tempo di record si sono conclusi i lavori di ristrutturazione delle piscine estive del Circolo Lavoratori Terni (CLT) che, da Sabato 21 Giugno, sono a disposizione di chi vorrà godersi momenti di relax e di sport nell’oasi verde al centro della Città. Dalla fine del mese di Dicembre il CLT aveva infatti avviato una importante opera di ristrutturazione dell’impianto natatorio al fine di renderlo adeguato alla nuova normativa vigente in termini di requisiti igienico-sanitari, di rinnovarne le strutture, risalendo la sua data di costruzione all’immediato dopoguerra (1949) ed infine per renderlo complessivamente un ambiente più moderno ed accogliente alle modificate esigenze ricreative e sportive dei nostri tempi. Gli interventi di adeguamento hanno principalmente riguardato: 1) Rifacimento completo della vasca grande da 50x20 mt con una profondità minima di 1,35 mt ed una massima di 2,50 mt con sistema di tracimazione acqua a sfioro; 2) Rifacimento completo delle centrali di trattamento delle acque e dei collegamenti idraulici della vasca grande e vasca bambini; 3) Nuove pavimentazioni del piano vasca grande e vasca bambini, aumento dei varchi di uscita e rifacimento del perimetro vasche con ringhiere in acciaio inox; 4) Sistemazione dell’area parco, campo da beach volley e nuova illuminazione; 5) Rifacimento del telo piscina piccoli ed installazione nuovi scivoli e giochi acquatici. La piscina grande sarà idonea ad ospitare meeting Nazionali di nuoto, nuoto sincronizzato e pallanuoto; la piscina piccola è stata dotata di giochi acquatici per il divertimento dei più piccini. Sono previste attività di Scuola Nuoto per bambini, ragazzi ed adulti oltre ad attività di fitness, water-trekking ed acquagym. Grande è la soddisfazione del CLT -afferma il Presidente Piervito Deflorioper aver portato a termine un progetto cosi importante e complesso e soprattutto per lo spirito di collaborazione che ha visto tanti soggetti diversi uniti per raggiungere tutti lo stesso obiettivo e cioè quello di ridare lustro e rendere più moderno e fruibile un impianto che è stato e sarà per il futuro un importante punto di riferimento ricreativo e sportivo della nostra Città. In particolare, voglio ringraziare il team che ha lavorato alla realizzazione del progetto; il Consiglio Direttivo del CLT che ne ha sostenuto ed approvato la realizzazione, tecnici e staff di AST che, nel tempo libero, hanno messo a disposizione del progetto le loro esperienza e professionalità, le ditte appaltatrici che hanno dato un contributo determinante e costruttivo alla progettazione e realizzazione dell’opera.
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Te r n i e la gra F a c e m o a r s o n à l a s i re n a Anno decisivo il 2014 per le aree di crisi industriale a Terni: AST (Acciai Speciali Terni), Sangemini e Sgl Carbon di Narni vivono momenti difficili per i lavoratori, che aspettano di conoscere il proprio futuro. Lo spettro dei licenziamenti e della chiusura degli stabilimenti è molto più concreto di quello che Marx evocava sui cieli dell’Europa. Se l’AST di Terni sembra aver raggiunto una soluzione quantomeno ragionevole, la Sangemini vive ancora nell’incertezza, mentre la Carbon rischia di chiudere davvero. Ma concentriamoci sull’AST che, oggi controllata dalla multinazionale tedesca ThyssenKrupp, si colloca tra i primi produttori mondiali di piani inossidabili e magnetici, risultando uno dei maggiori poli siderurgici mondiali. La città di Terni è molto legata alle sue Acciaierie, tanto per motivi economici quanto, e soprattutto, per la storia che la caratterizza. Ripercorriamone dunque alcune tappe fondamentali. La storia delle Acciaierie di Terni comincia negli ultimi decenni del XIX secolo, quando, di fronte alle esigenze energetiche della Fabbrica d’Armi costruita nel 1881 e allo sviluppo delle più importanti imprese private come lo Iutificio Centurini, il Lanificio e la Fonderia, viene scavato il canale Nerino, situato nei pressi di Viale Brin, dopo Pentima, e coperto dopo la Seconda Guerra mondiale. La realizzazione di quest’opera idraulica garantì le condizioni ideali per la nascita nel 1884 delle Acciaierie di Terni. Decisa infatti la costruzione di un grande complesso siderurgico per la produzione bellica, dopo lunghi dibattiti, fu scelta la località dell’Interamna per diversi motivi. La città, essendo situata in una conca, poteva ritenersi sicura da attacchi provenienti dal mare ed era lontana dai confini settentrionali. Inoltre a Terni esistevano già la Regia Fabbrica d’Armi, che poteva essere collegata al complesso siderurgico, e gli altiforni della Cassian Bon. In più, potevano essere facilmente utilizzate le risorse idriche disponibili. Nell’ambito del programma per un migliore sfruttamento del bacino Nera-Velino, venne realizzata la centrale idroelettrica di Galleto per opera della Società Terni, che poi nel 1901 fece erigere uno stabilimento per le produzioni elettrochimiche della Società Italiana per il Carburo di Calcio Acetilene e altri Gas a Papigno. Dunque, questa prima acciaieria d’Italia portò a una trasformazione radicale tanto dell’impianto urbanistico di Terni quanto di quello paesaggistico dell’intera valle. Negli ultimi due decenni dell’Ottocento, la forza idraulica ebbe per la città lo stesso ruolo attrattivo che il carbone aveva assunto in altre realtà europee, divenendo la condizione permissiva della localizzazione di grandi imprese industriali; di qui i problemi tipici dell’urbanizzazione. Terni, infatti, simile a un distretto industriale inglese concentrato in pochi chilometri quadrati, assunse la denominazione di Manchester italiana. Il rapido processo di industrializzazione di fine Ottocento alterò gli equilibri della città umbra, determinando, tra l’altro, il problema dell’abitazione operaia. Tra la fine del diciannovesimo secolo e la prima guerra mondiale, gli interventi per risolvere tale questione furono di gran lunga insufficienti rispetto ad una domanda di alloggi costantemente alimentata dalla rapida crescita demografica della città, dovuta soprattutto al saldo dell’immigrazione operaia: dei 2.502 assunti all’Acciaieria tra il 1884 e il 1904, solo il 46,6% proveniva da Terni e dal suo circondario. Si videro visi nuovi a migliaia, si sentirono parlare tutti i dialetti d’Italia e le principali lingue d’Europa, scrivevano nel 1889 Luigi Lanzi e Virgilio Alterocca. Gli operai che arrivavano nella città-fabbrica furono dunque costretti a dar vita, nei borghi suburbani, ad una edilizia minima di pessima qualità. Lo scenario cambiò progressivamente alla fine degli anni Venti, quando la Società Terni si impegnò nella costruzione degli alloggi necessari per ospitare i lavoratori della città. Nacquero, così, piccoli quartieri operai, singoli complessi edilizi e, soprattutto, i primi villaggi aziendali. Le prime case operaie furono costruite a ridosso delle Acciaierie, nei pressi di Viale Benedetto Brin: il Palazzone, il Palazzo Rosa, il Grattacielo e, vicino Via Mazzini, le case popolari del quartiere Sant’Agnese. Sorto spontaneamente, il Quartiere Sant’Agnese o Borgo Costa ospitava circa tremila abitanti ed era costituito da case disposte irregolarmente, in genere a due piani. Oltre che per la vicinanza alle fabbriche, gli operai scelsero questa zona poiché chiusa a sud dal torrente Serra che, da una parte, rappresentava una grande risorsa, vista l’assenza di acqua potabile nel quartiere, ma, dall’altra, costituiva una minaccia, in quanto, non avendo muri d’argine, nelle frequenti piene straripava, con grave pericolo per gli abitanti. Solamente negli anni Trenta fu costruito un lavatoio pubblico e un sistema di fognature per il borgo operaio. Deve essere un impegno di tutti fare in modo che i termini industria, lavoro, ambiente, sicurezza e benessere diventino tra loro sempre più conciliabili e compatibili, per rinnovare il patto di fiducia e collaborazione tra la città, l’azienda, i cittadini e i lavoratori. Questo l’intervento del presidente del Senato Pietro Grasso durante la cerimonia del 10 Marzo 2014, per i 130 anni dalla nascita delle Acciaierie, che continuano a rappresentare una risorsa essenziale per Terni, l’Umbria e l’intero Paese. Il presidente del Senato riconosce, inoltre, che in questi 130 anni le Acciaierie hanno saputo creare un legame solido e speciale con gli operai e la città, legame che non è venuto meno neppure nei momenti di crisi più profonda. Egli invita dunque i cittadini a combattere la disoccupazione e a unire la voce al coro operaio, finora inascoltato, rivendicando il mantenimento della nostra Acciaieria e la garanzia della sua salvaguardia contro la svendita o il ridimensionamento. Maria Irene Ferri III IF
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Acciaio, un bene per Le Acciaierie di Terni nacquero il 10 Marzo 1884, grazie alla decisione della seconda Commissione di Indagine presieduta dal comandante Benedetto Brin: si ritenne che la città potesse assere perfetta per un insediamento industriale, non solo perché, essendo situata lontano dalle coste, era difendibile da eventuali attacchi dal mare, ma anche per i preesistenti impianti siderurgici (ad esempio la Fabbrica d’Armi) e per la possibilità di sfruttare l’energia idroelettrica, grazie alle numerose risorse idriche che il territorio offre. La necessità di promuovere l’industrializzazione del Paese per supplire alla sua sostanziale arretratezza, piaga che affligge(va) l’Italia da tempi remoti, era urgente sin dai primi anni dopo l’Unità, e, di conseguenza, lo Stato non poté che farsi carico dell’iniziativa con cospicui investimenti. Così Terni, città fin ad allora di modestissime dimensioni e emblematica dell’arretratezza italiana, vide convergere su di sé masse proletarie da ogni dove e la sua popolazione aumentare da 15.773 a 28.357 abitanti nel giro di soli otto anni. La rapidissima industrializzazione investì la città con processi di tali dimensioni che né la società, né le amministrazioni pubbliche furono in grado di affrontare e comportò la necessità di costruire abitazioni per gli operai che si riversavano su Terni. Nel 1888 nasce Casone Spadoni, più noto come “il Palazzone”, un fabbricato con 89 appartamenti, atto ad ospitare buona parte degli operai. Durante le visite, oggi, raccontano come la classica struttura a ballatoio e il cortile interno consentissero un clima di familiarità e confidenza, simile a quello del quartiere Sant’Agnese, che nasce nello stesso periodo e per le stesse ragioni. Marx sorriderebbe, magari, obiettando che ad unire gli operai era piuttosto la coscienza di classe, la consapevolezza, cioè, di condividere miserevoli
ande industria Anniversario d’acciaio
r tutti o per nessuno condizioni di vita, di essere strumento nelle mani di qualcuno più potente, che intendeva incrementare al massimo l’industria ma che non si curava di fornire a chi ne era alla base strutture idonee a vivere con dignità. Basti ricordare il terribile caso di colera del 1893 all’interno dello stesso Casone Spadoni. Nel periodo fascista, poi, il Duce non mancò di visitare la Fabbrica d’Armi e la Centrale di Galleto, sfoggiando il suo innato talento nel fare di tutto (i filmati dell’Istituto Luce lo ricordano mentre sfida un operaio ternano a scherma, nel Dopolavoro). Peccato che non sia stato in grado di vaticinare ai figli di quegli stessi operai, coi quali scherzava tanto bonariamente, che avrebbero raccontato, a distanza di anni: Io me lo ricordo il primo bombardamento. Ci bombardavano per l’Acciaieria, e per il treno... stavamo a casa, io e Maria, è tornato papà dal lavoro... piangeva, non aveva potuto aiutare una donna senza gambe... le era esplosa vicino una bomba. Io me lo ricordo il primo bombardamento. Lo ricordo come fosse ieri. Sono passati 130 anni, la conca ternana non ha ancora smesso di fare i conti con la scelta dello Stato italiano, che ha scritto per essa il destino di città dell’Acciaio: l’Acciaieria, di cui i ternani vanno giustamente molto fieri, riempie però l’aria di polveri sottili, che soffocano lentamente la salute di chi vi abita. Terni sarebbe morta senza l’Acciaieria, questo è un dato di fatto. Sarebbe morta e, grazie ad essa, moltissime persone hanno lavoro. Tuttavia è innegabile che il colera, i bombardamenti e l’aria impregnata di polveri sottili siano piaghe mortali. Piaghe mortali ma, ci si augura, non indispensabili, conseguenza di una risorsa comunque del tutto irrinunciabile. Francesca Gatto III IF
Il 10 marzo le Acciaierie di Terni hanno festeggiato il centotrentesimo anniversario dalla loro fondazione per opera di Vincenzo Breda, Benedetto Brin e Cassian Bon. Negli ultimi anni dell’Ottocento lo Stato italiano promosse l’industrializzazione del Paese puntando alla creazione di un apparato amministrativo unitario e di un adeguato sistema di infrastrutture. Nel periodo tra il 1866 e il 1913 la spesa pubblica fu superiore a quelle di Francia, Germania, Giappone, Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti, afferma Magda Bianco nel suo saggio L’industria italiana, precisando che ciò avvenne in parte per la necessità di forzare con meccanismi sostitutivi dell’iniziativa privata lo sviluppo economico e per riagganciare i Paesi industrializzati. È dunque a cavallo tra XIX e XX secolo che viene elaborato in gran parte l’assetto che porta Terni ad assumere la fama di città industriale, che dura tutt’oggi. Ma perché mai proprio Terni? L’individuazione della città come sede ideale per lo sviluppo di un impianto industriale di livello nazionale derivò da alcuni notevoli vantaggi; l’abbondante disponibilità di risorse idriche (i corsi d’acqua e i fiumi presenti nel territorio sono il Nera, il Serra, il Tescino, l’Aia e il canale di Recentino, oltre la celebre Cascata delle Marmore, alimentata dal fiume Velino), la posizione strategica che garantiva, almeno nei primi anni dello sviluppo industriale (prima dell’avvento dell’aviazione) un alto grado di protezione, la lontananza dalle coste, l’estensione in una conca protetta da montagne e rilievi e la presenza frequente di accumuli nebulosi intorno al territorio, nonché la dislocazione centrale rispetto alla Penisola, hanno fatto di Terni la Manchester italiana. D’altra parte, in tale contesto si pone, a fianco della fondazione e della crescita delle Acciaierie, della Fabbrica d’Armi, del Lanificio, dello Iutificio e della Fonderia, il problema della formazione del personale; gli operai specializzati provengono da altre regioni, specialmente quelle settentrionali (ad esempio, nella Fabbrica d’armi, il 48 % dei lavoratori viene da fuori dell’Umbria). L’immigrazione operaia e lo sviluppo del centro urbano determinano un consistente aumento demografico, che porta alla luce diversi problemi: abitazioni operaie, acquedotti, reti fognarie, trasporti e illuminazione pubblica, necessità da soddisfare per garantire il funzionamento e lo sviluppo del polo industriale. Inizialmente gli operai, dato il costo non sempre accessibile e la scarsa disponibilità delle case, erano costretti a vivere negli scantinati dei palazzi, in pessime condizioni igienico-sanitarie. In soccorso a tale urgenza, nel 1888, dopo soli quattro anni dalla nascita delle Acciaierie, sorge un edificio denominato “il Palazzone” o “Casone Spadoni”, dal nome del costruttore edile, grazie all’iniziativa della Società Industriale della Valnerina (impresa meccanica fondata da Cassian Bon). La tipologia era quella a caserma, con corte interna e ballatoi. Il fabbricato aveva 89 appartamenti e 271 vani. Ogni appartamento variava da due a quattro stanze […] Gli appartamenti, fino agli anni Venti, furono privi di acqua potabile, che veniva attinta da una fontana posta nel cortile. L’affitto corrispondeva a circa un quinto del salario di un operaio; nel 1921 un appartamento al pianterreno (tre stanze) costava 17 lire al mese, uno al primo piano (due stanze) 10 lire e uno di quattro stanze al terzo piano 21 lire al mese. L’edificio, ora parte integrante del patrimonio della Società Terni, è stato un fondamentale luogo di socializzazione operaia, dove sono nati i riti e la quotidianità alla base della vita dei lavoratori: è emblematico il fatto che la celebrazione del Primo Maggio attraverso la costruzione di carri addobbati, ormai diffusa e consolidata nel patrimonio folklorico della città, sia stata concepita e attuata per la prima volta proprio all’interno del “Palazzone”. Attualmente Terni, sede di ventidue multinazionali e una delle prime città italiane ad attrarre investimenti esteri, ha il duro compito di mantenere all’avanguardia le proprie risorse industriali e, soprattutto, di farlo nel rispetto dell’ambiente naturale: l’industria ternana, in accordo con enti, associazioni e società sta inaugurando una politica industriale ecosostenibile ed innovativa, aperta ai nuovi mercati Maria Livia Bellini III IF internazionali.
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Cons or zio di B on
Grande successo della Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it - www.teverenera.it
Si sono concluse le iniziative per la celebrazione della Settimana della Bonifica e della Irrigazione organizzata da A.N.B.I. (Associazione Nazionale delle Bonifiche Italiane), tenutesi nel periodo dal 17 al 25 maggio 2014 dal tema La Terra chiede aria, l’acqua cerca spazio. In questa edizione il Consorzio Tevere Nera ha riscosso un grande successo in termini di partecipazione e gradimento. L’intenso programma di eventi, organizzati per coinvolgere e sensibilizzare i cittadini verso la tutela ambientale e la difesa idraulica del territorio è stato unanimemente apprezzato e particolarmente seguito. Questo appuntamento ha permesso al Consorzio di tracciare un bilancio, senz’altro positivo, per quanto riguarda l’attività e le progettualità espresse, in termini di lavori e di servizi resi ai contribuenti. Il Consorzio Tevere Nera riveste un ruolo fondamentale per la salvaguardia del territorio, relazionandosi e collaborando con gli altri Enti Locali. Evidenziamo la stipula del Protocollo di Intesa con la Provincia di Terni in tema di manutenzione e monitoraggio dei corsi d’acqua ad alta criticità idraulica. Il Consorzio garantisce l’intervento del proprio personale nelle aree di massima criticità e pericolo, generato da piene, inondazioni od altri eventi. Importante inoltre la stipula degli Accordi di Programma con molti Comuni del Comprensorio Consortile riguardanti gli interventi manutentivi su fossi, strade rurali, vicinali o interpoderali di interesse pubblico. Il Consorzio è fortemente impegnato sul fronte della produzione di energia rinnovabile per autoconsumo. Ricordiamo il progetto dell’istallazione di una centralina mini-idro per la produzione energetica sfruttando la forza motrice dell’acqua. Proprio su questo tema si è incentrato il convegno organizzato durante la Settimana della Bonifica, dal titolo Energia & Ambiente. Il Futuro è Oggi. Esperti, docenti e studenti universitari si sono confrontati, di fronte ad una interessata platea di ragazzi del Liceo Scientifico e dell’Istituto Tecnico Industriale. Presenti molti imprenditori del settore e le massime autorità cittadine. Soddisfazione da parte del Commissario Straordinario dell’Ente Vittorio Contessa: La qualità degli interventi dei relatori invitati ci ha aiutato ad affrontare una tematica complessa, sulla quale il Consorzio intende investire, dando un suo forte contributo. La collaborazione con le scuole e l’Università
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della Bonifica e della
-sottolinea il Direttore, dott.ssa Carla Pagliari- è per noi estremamente importante e gratificante. Intendiamo investire in formazione, affinché i nostri ragazzi possano migliorare le proprie conoscenze e competenze. Il progetto Sorella Acqua e la convenzione con la facoltà di Ingegneria di Terni, sono strumenti essenziali per raggiungere le finalità prefissate. Grandi consensi ha riscosso la mostra e la premiazione dei lavori dei ragazzi delle materne e delle elementari, sintesi di un anno di attività nelle scuole svolto con il contributo del personale del Consorzio. La classica passeggiata e la gommonata hanno visto la partecipazione di associazioni sportive e cittadini, contenti di vivere la natura ed il territorio in modo diverso. Durante tutta la Settimana sono state effettuate visite guidate delle scolaresche presso: il Parco Le Grazie, il Parco Fluviale del Nera, Mulino Silla ad Amelia. Il filo conduttore dell’acqua e della difesa ambientale hanno accompagnato le iniziative realizzate durante la Settimana della Bonifica. Temi cari e presenti al dott. Massimo Gargano, Presidente di A.N.B.I., che afferma: Annualmente in Italia, per le conseguenze del dissesto idrogeologico, si spendono tre miliardi e mezzo di euro; sono interventi indispensabili di protezione civile. I Consorzi di bonifica chiedono di passare dalla protezione alla prevenzione civile che, se applicata, permetterebbe di garantire sicurezza al territorio, spendendo il 20% delle risorse destinate a riparare i danni. Ogni milione di euro speso in prevenzione, genera 7 nuovi posti di lavoro. Il Piano di Riduzione del Rischio Idrogeologico, annualmente presentato dall’ANBI, prevede 3.383 interventi per un investimento di 7.795 milioni di euro. Serve quindi un’alleanza di filiera per una battaglia che vede coinvolti Consorzi di bonifica, Enti Locali, associazioni imprenditoriali ed agricole nel nome della valorizzazione del territorio, che è uno straordinario fattore economico per il nostro Paese. Impedire ulteriori urbanizzazioni prive di compatibilità idraulica, ridare all’acqua il carattere di risorsa primaria e non di nemico delle comunità, gestendola al meglio dall’irrigazione alla produzione idroelettrica: sono sfide per il futuro, che vedono i Consorzi di bonifica soggetti protagonisti.
if i c a Te v e re N er a
a Settimana Nazionale
a Irrigazione
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Orario di apertura al Pubblico Lunedì – Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
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Cons or zio di B on
C ale ndar io de lle
Sabato 17 Maggio 2014 Passeggiata Ecologica apert Domenica 18 Maggio 2014 Gommonata. Discesa del Fiu Lunedì 19 Maggio 2014 Inaugurazione Mostra dei lav Mercoledì 21 Maggio 2014 Convegno: Energia & Ambien Sabato 24 Maggio 2014 Premiazioni dei lavori svolti “Sorella Acqua”
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if i ca Te v e re Ner a
e in inii zi ative svo s vo l t e
ta a tutti i cittadini
ume Nera in gommone
vori degli studenti
nte. Il Futuro è Oggi dagli studenti per il Progetto
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W i n Realtà o fantasia? Siete liberi di scegliere in cosa credere e soprattutto se credere ma quella che vi voglio raccontare è una storia che mi ha visto come protagonista e ancora oggi non so cosa pensare. Certo non è mai facile affrontare la realtà di una diagnosi che promette una situazione disastrosa, rafforzata da un battage mediatico a dir poco terrificante che cerca di minimizzare il problema presentando come testimonial ragazzi invalidi che hanno espressioni tutt’altro che felici... ma a volte la tenacia e l’inventiva sono premiate! Siamo invalidi nel corpo, mica nella mente o nello spirito! Il contesto è quello della riabilitazione funzionale a beneficio di quelli che come me purtroppo hanno dovuto dimenticare cosa significhi correre o fare una lunga passeggiata; quelli che da anni sono schiavi di farmaci, iniezioni e lunghe notti passate a combattere con questo o quell’effetto collaterale dei farmaci che devono assumere nella speranza di procrastinare il più possibile lo spettro della sedia a rotelle. Nel mese di febbraio ricevo una mail da una persona che conosco e so perfettamente essere un “pezzo grosso” della complessa macchina burocratica amministrativa delle Nazioni Unite (sì, proprio il Palazzo di Vetro di New York, quella dei film!). La voce è quella di una gentile signora un po’ avanti negli anni ma dotata di una vitalità che farebbe impallidire molti giovani, ottimi per parlare ma poi poco concreti. L’invito è per prender parte ad un incontro a porte chiuse che si terrà nel castello di Windsor, Inghilterra. Nonostante abbia avuto modo di viaggiare molto per lavoro, non mi è mai capitato di essere invitato a partecipare ad un simile incontro e soprattutto in una cornice tanto suggestiva quale quella di una residenza tipica della famiglia reale inglese. Quello però che mi ha stupito ancora di più è stata la ragione della telefonata ovvero portare la testimonianza di un malato di sclerosi multipla davanti a una pletora di scienziati e alte cariche di svariate organizzazioni di portata
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d s o r globale. Devo dire, non senza una buona dose di orgoglio, che una metodologia sviluppata dall’università popolare di cui sono presidente (Homo& Natura – n.d.a.), ha dato dei risultati talmente strabilianti da suscitare l’interesse di persone che hanno a cuore il benessere dell’umanità. Il fatto ancora più strabiliante è che la metodologia di cui sopra ha preso le mosse da un approccio alla malattia che ha tenuto conto più del paziente che della patologia. In quel contesto, che evocava una scenografia degna del miglior film di Harry Potter, sembrava di trovarsi ad una riunione ove finalmente si poteva parlare, senza coinvolgere interessi economici, di reali progressi scientifici da portare a beneficio della gente, dandosi dei compiti per realizzarli concretamente. Certo, il salone era quello in cui, mi è stato detto, Sheakespeare ha composto addirittura due delle sue opere immortali, durante le pause serali abbiamo potuto assistere ad una messa in latino allietata da canti gregoriani in una cornice che sembrava quella di un film di rievocazione storica, ma quello che più mi ha stupito è stato vedere come persone importantissime in realtà abbiano accettato di fare un incontro lontano da ogni riflettore o propagandismo, esclusivamente per seguire una finalità di bene comune dell’umanità. In quel gruppo di persone che credevo non avrebbero mostrato interesse per una piccola ricerca condotta al di fuori del mondo accademico tradizionale delle università blasonate con nomi altisonanti, ho potuto ricevere finalmente non solo attenzione ma addirittura delle proposte concrete di sviluppo delle nostre piccole ricerche, in modo da poter trasformare in realtà quella che fino ad oggi è sempre stata solo una pallida speranza, una via per uscire a testa alta da quella che speriamo possa diventare una malattia paragonabile ad un morbillo... la strada è certamente ancora lunga ma con quest’iniezione Fabrizio de Silvestri di fiducia sarà certamente più facile seguirla!
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TERNI - ROM
Da molto tempo -più frequentemente nell’ultimo decennio- vado sostenendo in ogni occasione utile (assemblee ed incontri con Associazioni imprenditoriali, Convegni, Conferenze, articoli sui giornali) la grande rilevanza che potrebbe avere per lo sviluppo economico, sociale, culturale del comprensorio ternano con positivi riflessi sull’Umbria intera, la realizzazione di una nuova bretella autostradale che colleghi direttamente Terni con Roma Nord lungo un tracciato coincidente all’incirca con quello della strada statale 313, al presente declassata in strada interregionale Terni-Passo Corese che già gli antichi romani, grandi costruttori di strade, realizzandola all’epoca dell’Imperatore Traiano, ne avevano avvertito l’utilità strategica ed economica per un collegamento più rapido con i territori limitrofi della Sabina e dell’Umbria meridionale. Verso la metà dell’anno 2003 sembrò finalmente accrescersi la speranza di veder realizzata tale antica aspirazione, in conseguenza di due importanti notizie riportate dai giornali in materia di grandi infrastrutture: una riguardava la conferma da parte del Ministro per le Infrastrutture Lunardi dell’intendimento di portare avanti con decisione 21 opere considerate strategiche, compreso l’ASSE VIARIO Marche-Umbria ed il quadrilatero di penetrazione interna (Fano-Grosseto, circonvallazione di Perugia, ecc.); l’altra, ancor più rilevante per Terni, era quella della manifestata disponibilità per la presentazione di un project-financing da parte di una cordata italo-francese facente capo alla GEFIP HOLDING avente per oggetto la trasformazione in moderna autostrada della Orte-Terni-Ravenna-Venezia, con una spesa stimata di circa 9 miliardi di euro. Tale progetto, in quell’epoca ancora nella fase di studio di larga massima, comprendeva opere di ampio miglioramento dell’attuale superstrada E45 da Cesena a Terni e del raccordo Terni-Casello di Orte dell’autostrada A1 per conferirgli tutte le caratteristiche tecniche e di sicurezza proprie delle moderne autostrade da assoggettare poi a pedaggio. La Società GEFIP, che aveva come portavoce l’ex deputato DC Bonsignore, sembrò disponibile ad includere nel progetto, secondo quanto prospettato da parte di un ampio ventaglio di Istituzioni, di Associazioni imprenditoriali e di Forze politiche, una variante costituita dalla prosecuzione della E45 direttamente da Terni a Fiano Romano (Roma Nord) mediante la realizzazione di un nuovo tratto autostradale di circa 50 Km proprio lungo il tracciato della vecchia statale 313, in sostituzione dell’adeguamento, peraltro complesso e costoso, dei circa 30 Km del raccordo Terni-Orte. Si costituì un Comitato per sostenere l’iniziativa e per finanziare un progetto di fattibilità della variante proposta. Fecero parte del Comitato -per la costituzione del quale mi attivai particolarmente anche come Presidente della Cassa di Risparmio alla quale feci erogare un cospicuo contributo -molte Istituzioni, quali la Provincia di Terni, la Provincia di Rieti, il Comune di Terni (il vice Sindaco Polli e l’Assessore Bufi ebbero a manifestare pubblicamente piena adesione all’iniziativa nel Convegno di Stroncone), l’Associazione Industriali di Terni (il Presidente Salvati fu uno dei più decisi sostenitori dell’opera), la Camera di Commercio di Terni (il Presidente Ruozi fece assumere dall’Ente camerale la Segreteria del Comitato stesso), i Comuni di Stroncone, di Narni e tutti quelli della Sabina da Configni a Poggio Mirteto a Passo Corese, nonché quasi tutte le forze politiche. Il progetto di fattibilità venne fatto pervenire sollecitamente al Ministero delle Infrastrutture ed all’ANAS. Dopo poco tempo il CIPE né approvò l’inclusione fra le opere di rilevante importanza da realizzare non appena disponibili i necessari finanziamenti. Per varie ragioni (determinante la sempre maggiore scarsità di risorse) il programma del 2003 per le 21 grandi infrastrutture allora previste ebbe a subire un progressivo rallentamento, mentre niente è più avvenuto per la Ravenna-Terni e quindi per la sua auspicata prosecuzione, con la variante sopraddetta, fino a Roma Nord.
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MA Un collegamento più rapido
In ogni caso ritengo che Terni non debba rassegnarsi e mollare l’iniziativa perché è troppo importante un suo collegamento viario più rapido, sicuro e meno costoso con Roma, al cui ulteriore avvicinamento, anche in termini temporali, -non mi stancherò mai di ripeterlo- è connessa per Terni una delle speranze più rilevanti per la rinascita della sua economia e per lo sviluppo futuro quale quella di una sempre maggiore e sempre più accelerata sua integrazione, non solo sul piano economico, con la metropoli romana. Troppi i vantaggi che spingono ad insistere per la realizzazione di una tale infrastruttura viaria. Ne riassumiamo qui alcuni: 1) Si verrebbe ad abbreviare il percorso da Terni a Roma di oltre 30 Km, consentendo di raggiungere il casello di Soratte a Ponzano Romano, limitrofo alla A1 nelle immediate vicinanze del casello di Roma Nord, in 15-20 minuti; 2) Si attiverebbe lo sviluppo di un vasto territorio umbro-sabino oggi marginalizzato per gravi carenze di infrastrutture viarie; 3) Si incentiverebbe la nascita di nuove iniziative imprenditoriali e la crescita di quelle esistenti in modo molto più consistente e decisivo di quanto non si sia riusciti a fare con i più diversi provvedimenti del passato, quali i contratti di programma, i piani territoriali e simili; 4) Si intensificherebbero gli scambi commerciali, turistici, culturali fra l’Umbria ed in particolare il comprensorio ternano-narnese-spoletino e la metropoli romana con ovvia positiva influenza su tutte le attività economiche e sull’occupazione; 5) Si alleggerirebbe il traffico nel tratto Orte-Roma della A1, tutt’ora soggetto a frequenti ingorghi ed intasamenti, nonostante la terza corsia. Tutto è rimasto purtroppo fermo, come già accennato, da quel lontano 2003. Oggi si riparla dell’ammodernamento della E45 e della sua trasformazione in autostrada soggetta a pedaggio senza però il minimo cenno per il famoso peduncolo (come scherzosamente si indicava all’epoca dei rapporti con la GEFIP) TerniRoma Nord via Passo Corese. Dobbiamo allora anche noi ternani riprendere con decisione la proposta per tale collegamento diretto Terni-Roma Nord magari ridimensionando la nostra aspirazione alla realizzazione di una semplice super strada veloce a quattro corsie ed esente da pedaggio, che non arrivi a Passo Corese ma si attesti sull’area di servizio Soratte, a Ponzano, nella immediata vicinanza del casello di Roma Nord, come illustrato nella cartina allegata redatta dallo Studio Tecnico dell’Ing. Francesco Martinelli. Lo stesso Ing. Martinelli che da anni offre in modo encomiabile la sua collaborazione redigendo vari elaborati tecnici relativi all’opera, compreso il tracciato ritenuto più conveniente per la predetta superstrada, compreso anche quello di un ulteriore tratto di tale opera per il collegamento con Contigliano e Rieti a partire dalla zona di Casperia. Con tale ridimensionamento (Km 41,52 per il tratto principale Terni-Soratte e Km 18,94 per il tratto di collegamento con Consigliano-Rieti) il costo complessivo dell’opera ai prezzi correnti, come calcolato dall’Ing. Martinelli verrebbe ad attestarsi sui 500 milioni di euro, compresi gli oneri per la progettazione e per le espropriazioni. Per il finanziamento di un tale importo tutto sommato modesto- potrebbe ben provvedere direttamente l’ANAS, integrandone il bilancio con una pari somma, magari frazionata in due-tre esercizi. Concludo con l’auspicio che tutti i ternani e particolarmente le Istituzioni riprendano con forza il discorso sulla necessità di tale infrastruttura, tanto più importante in questo momento di depressione e di diffuse preoccupazioni per il futuro. Batti e ribatti, come dice un vecchio proverbio, e vedrai che alfine il cosiddetto Terenzio Malvetani Pallino di Malvetani potrebbe trasformarsi in realtà.
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Pista ci Terni - Cascata La città di Terni è nota nel mondo, per la sua Cascata delle Marmore. Illustri poeti e viaggiatori ne hanno documentato e descritto la bellezza. Un viaggio alla Cascata delle Marmore, luogo fra i più rinomati d’Italia, non poteva mancare come meta del Gran Tour, al pari di rinomate città quali Venezia, Firenze, Roma. La visita aveva come punto di partenza Terni ed avveniva con vetture e guide regolamentate da appositi editti e noficazioni. Questo percorso che tra l’altro coincide in parte con una tappa del grande progetto del Cammino di San Francesco, appare pertanto di grande rilievo e ha immense valenze sia culturali che turistiche. Gli elementi naturali: acqua, flora e rocce, sono unici ed è sufficiente, senza descriverli, il toponimo Capri con il quale i vecchi ternani indicavano il tratto fluviale retrostante lo stadio di Viale B. Brin, per immaginarne la bellezza. La internazionale notorietà della Cascata delle Marmore coinvolge anche la città di Terni centro urbano dal quale, specie nei secoli passati, la si raggiungeva: a piedi, con proprio cavallo o meglio con vetture munite di regolare patente. I regolamenti e le tariffe al proposito erano editi con notificazioni del Comune di Terni; quello, ad esempio, firmato per il Sindaco, dall’assessore Bernardino Faustini, del primo agosto 1866, tra l’altro precisava: gli inconvenienti inveterati e ributtanti che si verificano a danno del forestiero e di chiunque altri si rechi a vedere la CADUTA DELLE MARMORE, causati dall’abuso che i Proprietari di quelle aggiacenze commettono coll’assoggettare i visitatori a delle contribuzioni indebite, o tasse arbitrarie, nell’atto che i medesimi sono astretti a percorrere anditi angusti, o viottoli onde far capo ad osservare nelle singole parti la CASCATA stessa, inducono questo Municipio ad adottare delle misure, le quali valgano a tutelare una sì bell’opera della natura da tutto ciò che possa deturparla nel concetto dell’ammirazione che dentro e fuori d’Italia meritatamente riscuote. E riguardo alle TARIFFE: Pel trasporto dei viaggiatori con Vettura da Terni alla Cascata,, - andata e ritorno per un viaggiatore Lire 5, per due viaggiatori Lire 7, per tre viaggiatori Lire 9. La visita all’orrida caduta era una delle mete immancabili del viaggio in Italia, certo la principale fra i siti naturali. I viaggiatori del tour, infatti, non essendo attratti unicamente dall’arte e dalla storia delle città italiane, ma anche dalla varietà della natura; cercavano nel viaggio l’occasione per cimentarsi in un nuovo rapporto con l’ambiente, scoprire il gusto sino ad allora sconosciuto, del godere del paesaggio come di uno spettacolo. In un libro della seconda metà dell’ottocento ad esempio il viaggio fra Terni e Marmore è così descritto: Ma ben più che per tutte codeste rarità storiche o artistiche è conosciuta Terni per le sue celebri cascate a circa un’ora e mezza di distanza. Seguendo la strada provinciale che conduce a Rieti, s’arriva nella valle della Nera, la quale corre sopra un fondo calcareo, stretta fra nodi di colline pittorescamente disposti e qua e là coperti di rovine d’antichi castelli … e man mano che il viandante sale il ripido sentiero, vede dal fondo alzarsi una specie di nebbia: la cascata, o, per dir più esatto, le cascate sono lì presso … mentre un vapore denso dapprima si alza dal fondo e va via chiarendosi, fino a riflettere nel suo diafano velo i sette colori dell’iride; al disopra volteggia lentamente un’aquila reale. Oggi la relazione tra la città e la sua cascata in pratica non sussiste più, ma un percorso anonimo, rumoroso e caotico relaziona i due siti e permane unicamente un turismo mordi e fuggi. Urge pertanto recuperare la relazione fra il centro città e la cascata con la realizzazione di un tracciato ciclopedonale in riva sinistra della Nera. Con la pista ciclabile si potrà agevolmente raggiungere la Cascata, sia a piedi che in bicicletta e godere lungo tutto il percorso del fiume, di una splendida ed incontaminata Valle Nerina. Questa via appare ancora oggi quasi miracolosamente integra e permetterebbe la riscoperta di un silente ambiente naturale costituito da limpide acque, folta vegetazione, scogliere e massi scolpiti da un secolare lavoro
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iclabile delle Marmore
delle correnti; viaggio sempre vario e con infiniti e pittoreschi scorci. Fra ponte Garibaldi e la cascata poi, oltre alla incontaminata natura, la via può relazionarsi con la riscoperta e pertanto la valorizzazione di siti di archeologia industriale di assoluta rilevanza: canali di derivazione per la forza motrice delle industrie, il ponte diga “ben triste fine per un’opera che tanto contribuì allo sviluppo industriale di Terni e di cui le generazioni successive non hanno saputo trarre profitto”, i manufatti della Cervara, la centrale di Galleto, gli stabilimenti del carburo a Papigno. Inoltre siti storici quali i canali: “e a valle del canale nerino le prese degli antichissimi canali del Raggio Vecchio, del Raggio Nuovo e della Ferriera”, il ponte preistorico del Toro, il ponte naturale e l’abitato di Papigno e recenti significative realizzazioni: il bel Ponte della Terni-Rieti, gli studi cinematografici di Papigno; non ultime le recenti attività sportive che precedono l’arrivo alla paurosa caduta. Fine essenziale del progetto è, come detto, quello di ripristinare uno storico collegamento tra il centro di Terni e la sua Cascata, ma a questo possono aggiungersi ulteriori significativi sviluppi: l’esecuzione di un ascensore-montacarichi che consenta il superamento del dislivello di circa m 170 tra la quota della Nera e quella dell’altopiano delle Marmore; superata la difficoltà del dislivello si aprirebbe un vario ed eccezionale ventaglio di facili percorsi pedonali e ciclabili lungo il fiume e i laghi Velini, con mete di grande rilievo, con il bacino Piedilucano e la Valle Reatina; si segnala inoltre la grande valenza di un ulteriore collegamento con la Rocca di Sant’Angelo dalla quale si ammira un panorama a 360 gradi che consente di godere pienamente della vista totale della conca Ternana, della Valnerina, sin quasi al Vettore e delle cime abruzzesi. Non ultimo il recupero della cava di Papigno, accessibile sia da valle che da monte, che potrebbe avere uno sfruttamento unico con la realizzazione di un teatro all’aperto Il tracciato infine sarebbe anche di estrema utilità per i doverosi interventi manutentivi del corso del fiume, per eventuali opere di salvaguardia e ripulitura inattuati e nelle attuali odierne condizioni sempre e comunque nel caso difficili e costosissimi. Le previsioni del presente progetto sono relative unicamente alla sua fattibilità. Il tracciato pertanto dovrà essere maggiormente definito in relazione, certamente alle somme disponibili e a studi e verifiche esecutive. Fra queste di grande interesse quella della copertura di antichi canali presenti lungo il tracciato. Considerando la bellezza ed il significato della proposta ci si augura che a breve si vari l’intera iniziativa, scegliendo eventualmente alcuni provvisori bypass ove in alcuni punti si frapponessero ostacoli non immediatamente superabili, restando indubbiamente di gran significato la immediata apertura del tracciato. Studio LS Leonelli - Struzzi
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Non prendere scorciatoie.
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Se vuoi emozioni, assumi cult u r a . Associazione Culturale La Pagina - Terni, Via De Filis 7 24 giug n o 2014 - ore 12 C ’è s peranza s e que sto avviene a Ter n i ! Che gioventù meravigliosa!
AT E N E O G IOVANI Non si smette mai di imparare! Ciao a tutti! Siamo dei giovani studenti, socievoli e simpatici (già che ci siamo pure belli). Come tutti i ragazzi, amiamo stare insieme, scherzare e divertirci. Abbiamo deciso, per l’estate, di stare un po’ insieme… e perché allora non parlare degli argomenti che più ci interessano? Così abbiamo organizzato dei divertentissimi incontri che terremo di mattina: approfondiremo quelle materie che possono apparentemente sembrare pesanti e noiose. Prima di tutto ci saranno lezioni di Arabo, Cinese e Portoghese: lingue che oggi fanno indubbiamente comodo in tante situazioni. Poi approfondiremo la filosofia, la psicologia, la matematica, la fisica, la chimica e la storia locale (al massimo una o due ore per ogni disciplina durante l’intero corso). Naturalmente saremo noi stessi a scegliere i professori, che saranno tenuti ad astenersi dalla solita lezione frontale di cui certamente siamo tutti fin troppo stanchi. Ed avremo ogni giorno un’ora di autogestione, cioè un’ora durante la quale discuteremo dei temi che più abbiamo a cuore (attualità, letture, stupidaggini, ecc) e gusteremo la colazione offerta dalla nostra splendida Preside, Maristella Marinelli. Insomma, siete tutti (giovani e meno giovani) invitati a partecipare a questi incontri che si terranno presso l’Associazione Culturale La Pagina (TR, via De Filis 7) secondo il seguente calendario. Ariciao! Giorgia Depretis
ATENEO GIOVANI
9 , 3 0 - 1 0 , 30 30
10,30 - 11,30
Lunedì 16 Giugno
Arabo H. Lakrad Arabo H. Lakrad Filosofia M. Ricci Arabo H. Lakrad Portoghese M. Gomes Da Costa Portoghese M. Gomes Da Costa Cinese E. Tobia Cinese E. Tobia Cinese E. Tobia
Autogestita
Martedì 17 Giugno Venerdì 20 Giugno Lunedì 23 Giugno Martedì 24 Giugno Venerdì 27 Giugno Lunedì 1 Settembre Martedì 2 Settembre Venerdì 5 Settembre
Autogestita Autogestita Psicologia V. Policreti Autogestita Autogestita Autogestita Il nostro territorio L. Santini Autogestita
11,30 11, 30 - 12,30 Latino e Greco quotidiano G. Raspetti La città di Terni P. Leonelli Matematica G. Raspetti Il nostro territorio L. Santini Chimica V. Grechi Latino e Greco quotidiano G. Raspetti Fisica G. Raspetti Psicologia V. Policreti Filosofia M. Ricci 35