elevatori su misura
Numero 177 Settembre 2020
Mensile a diffusione gratuita di attualità e cultura
Valentino
Virgilio
Il futuro non è un frutto che cade dall’albero. Il futuro è l’albero piantato da te. G.Raspetti
Fisioterapia e Riabilitazione
Zona Fiori, 1 - Terni - Tel. 0744 421523 - 0744 401882 www.galenoriabilitazione.it Dir. San. Dr. Michele A.Martella - Aut. Reg. Umbria DD 7348 del 12/10/2011
Settembre 2020
L'ha detto la Televisione
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Registrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni. Redazione: Terni, Via Anastasio De Filis, 12 Tipolitografia: Federici - Terni
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DOVE TROVARE La Pagina
Info: 348.2401774 - 333.7391222 info@lapagina.info
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La Notte del Rosario
A. Melasecche
Le collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi.
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G. Raspetti
Il Capitale Psicologico
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ACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia; ARRONE Marcello Frattesi, P.zza Garibaldi; ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CASTELDILAGO; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana; NARNI SCALO; ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima; RIETI SUPERCONTI La Galleria; SPELLO SUPERCONTI C. Comm. La Chiona; STRONCONE Municipio; TERNI Associazione La Pagina - Via De Filis; CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano di Joannuccio; BCT - Biblioteca Comunale Terni; COOP Fontana di Polo Via Gabelletta; CRDC Comune di Terni; IPERCOOP Via Gramsci; Libreria UBIK ALTEROCCA - C.so Tacito; Sportello del Cittadino - Via Roma; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTI Centrocesure; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTI P.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTI Pronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; RAMOZZI & Friends - Largo V. Frankl.
TERNI, la città dell'oro
L. Santini
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F. Patrizi
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BMP elevatori su misura OTTICA MARI CMT Cooperativa Mobilità Trasporti ARCI Edilizia COLLEROLLETTA Pocu o troppu... sempre pèggiu è! P. Casali Mario Terribili G-L. Petrucci PIERA Salute e Bellezza Ecografia della mammella L. Fioriti Ciclo e cambio di stagione G. Porcaro Il futuro per l'artrosi V. Buompadre Villa Sabrina residenza protetta Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni Terni ringrazia tutti gli operatori sanitari CONVEGNO: L'anziano Fragile Valnerina, un territorio tutto da scoprire E. Squazzini La Pagina - Note AUDIBEL Apparecchi acustici Settembre 2020, la grande incertezza PL. Seri RIELLO Vano Giuliano SIPACE Group PROGETTI PER TERNI G. Porrazzini - A. Marinensi - G. Raspetti CONSORZIO DI BONIFICA TEVERE NERA I Contadini del Barone V. Grechi ALL FOOD OGGETTI FANTASTICI e dove comprarli
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L’HA DETTO LA TELEVISIONE Loretta SANTINI
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n tempo i nostri nonni e anche i nostri genitori dicevano: “Lo ha detto la televisione!”. In un mondo che da poco si apriva alla comunicazione di massa, quello che veniva detto da professori, giornalisti, meteorologi, ricercatori, politici era l’ipse dixit. Ci si fidava ciecamente: il dubbio e l’incertezza non esistevano. Tutte le informazioni e le interpretazioni venivano accettate in modo passivo: dunque una credibilità a prescindere. Proprio la comunicazione televisiva è di nuovo diventata una fonte autorevole: devo per forza riferirmi soprattutto a questo periodo in cui il covid-19 è piombato sulle nostre vite e ha catturato la nostra attenzione con speranze, paure, aspettative e timori. L’emergenza sanitaria e l’isolamento in casa (lockdown) hanno riunito le famiglie davanti allo schermo in cerca di notizie. La televisione è tornata nuovamente ad avere il ruolo centrale nell’ambito dell’informazione della famiglia, con un’impennata di ascolti. Oggi a “Lo ha detto la televisione” si aggiungono nell’ordine: “lo ho letto su Internet”, “Stava scritto sul giornale”, “Lo ha detto Tizio o Caio”. Notizie e informazioni, vere e false, distorte, spesso enfatizzate (“Chi non sa far stupir vada alla striglia”)
e a volte anche attenuate per placare l’allarmismo, vengono propinate nei telegiornali, nei talk show, nei dibattiti, nei vari social. La pluralità delle fonti e la molteplicità dei pareri è certamente un fatto positivo, però il mare di notizie, di cifre, di statistiche, di previsioni, di riflessioni, di provvedimenti, di pareri (virologi, immunologi, OMS, operatori sanitari) che ci hanno sì informato, ci ha anche disorientato e addirittura sconcertato. Facendo la spesa, con persone rigorosamente a un metro di distanza e con mascherine, ho assistito a una vera guerra delle tifoserie: chi sostiene che il virus non esiste, chi afferma con certezza che è stato creato appositamente in laboratorio, chi dice che muore col caldo, chi ancora che la pandemia farà milioni di morti, chi parla del salto dall’animale all’uomo di questo maledetto virus e ha cominciato a guardare con sospetto pesci, cani e altri animali. Cresce così ogni giorno la schiera dei negazionisti o dei complottisti e di chi a questi si oppone, dei pro vax e no vax, sempre l’un contro l’altro armati. Tutti sono diventati virologi, scienziati, medici. Ma udite udite: dalla parrucchiera, bardati come astronauti, ho inteso disquisire con una competenza pari a zero, di altri virus in preparazione per distruggere l'umanità. C'era anche chi reinterpretava le previsioni dei Maya (la famigerata fine del mondo) e qualcuno cercava nelle terzine di Nostradamus un qualche indizio. E non parliamo poi degli effetti catastrofici dell’anno 2020, bisestile e per questo sfortunato (anno bisesto anno dissesto). Sui social poi, in particolare Facebook, si assiste a vere e proprie battaglie scientifiche -ma direi pseudoscientifiche- non solo di virologi e di epidemiologi che sono coloro che ne avrebbero la competenza, ma di gente comune che disquisisce sull’uso delle mascherine e dei guanti e quant'altro attiene al covid sentendosi portatori di verità. In questo marasma di pareri contrastanti, di gente che spesso ripete senza discernimento ciò che ha ascoltato -i modelli televisivi spesso non sono certo un esempio di civiltà- vorrei dire che nessuno ha la verità in tasca o ha la sfera di cristallo per prevedere il futuro, né la bacchetta magica per risolvere i problemi: l’emergenza sanitaria e il pericolo incombente della seconda fase richiedono umiltà, senso civico, attenzione, discernimento, tolleranza e, soprattutto, responsabilità e rispetto delle regole. E questa è la vera libertà dell'individuo.
TERNI La città dell'oro L’immaginazione conta più della conoscenza Giampiero RASPETTI
Albert Einstein
Cosa avverrà, per effetto di una tecnologia che manifesta potenza e dirompenza come mai prima d’ora? Adesso che cultura e incultura si infiltrano ovunque, in tempo reale? I partiti politici, oggi così disorientati, saranno in grado di adeguarsi culturalmente e di costituirsi come limpide organizzazioni al servizio del bene comune? Sapranno far riferimento a professionisti della mente ed esilieranno i mestatori del ventre e i cultori di privilegi? Lasceremo ancora governare chi non sa progettare intuire capire? Sentiremo finalmente parlare sempre più gli Angela-Zavoli, i poeti, gli scienziati, gli esperti delle professioni o saremo ancora e sempre seviziati da narcotizzanti e puerili giri di parole di politicanti barbari e semianalfabeti? Di quanti filosofi, matematici e addetti alle nuove tecnologie avremo bisogno? Come vivrà chi ha molte possibilità? Sarà ancora più povera e disperata la vita dei diseredati? Saremo in grado di prendere atto, senza ridurci a fantocci schiamazzanti, del fenomeno della integrazione tra popoli e delle culture diverse che ormai interagiscono ineluttabilmente? Si darà un seguito maggiore ai diritti umani, o saranno questi, per molti, ancora un paravento per cercare di mostrare una propria presunta credibilità? La rivoluzione straordinaria che ci accingiamo a vivere, stratosfericamente diversa da tutte quelle precedenti, deve essere analizzata interpretata discussa capita amministrata governata. Chi sarà allora, adesso e subito, in grado di conoscere valutare anticipare il futuro, di certo riuscirà a sopravvivere. Chi si porrà, come sempre, dalla parte della opposizione e della reazione al nuovo, si perderà, grazie al suo incarnato patrimonio di ignavia e di ignoranza, nella notte dei tempi, rimanendo un conservatore del nulla. Cosa avverrà, adesso che essere città intelligente, o smart, non è più un’opzione, una scelta e nemmeno una cosiddetta necessità, ma, lo si voglia o no, uno stato di fatto? Saprà Terni, in crisi da decenni, essere all’altezza dell’attuale modernità? Cosa avverrà, del commercio e dei mercati, allorché le merci di moltissimi attuali negozi saranno visibili dai monitor delle nostre abitazioni e noi, novelli commessi in casa nostra, potremo analizzare compiutamente qualsiasi
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prodotto, proveniente da ogni parte del mondo, per poi ordinarlo e riceverlo direttamente? Saremo in grado di approfittare della poderosa e irrefrenabile macchina del turismo che oggi chiede, in particolare, tranquillità e rigenerazione, materiale e spirituale? La nostra terra, tutta, non solo la Valnerina che dispone di straordinarie bellezze paesaggistiche, storiche, sacrali, ambientali ed enogastronomiche, saprà creare adeguati progetti e strutture all’altezza delle moderne esigenze? Terni e il nostro territorio stanno languendo. I locali chiudono, non per il virus o per i provvedimenti emanati per cercarne riparo, ma in quanto sta cambiando tutto, sotto la spinta della tecnologia. Occorrerebbe allora, con immediatezza, dedicarsi ad aspetti qualificanti come conoscenza scientifica e storica, creatività, inventiva, capacità relazionale. Non dobbiamo rimanere inebetiti nelle tane di un’era culturale defunta, la culturera, ma dobbiamo, in particolare, saper aiutare tutti i lavoratori, addetti oggi a quei mestieri che esisteranno solo nei ricordi, perché sappiano quale nuova attività intraprendere. Tutto questo all’interno di un consesso che cambierà radicalmente, non solo come civitas, cittadinanza, e come civilitas, qualità dell’essere cittadino, ma anche come urbs, insieme degli edifici e delle infrastrutture. Che fare, dunque? Fare politica! Imporre cioè un unico elemento: la cultura, una cultura adeguata ai tempi. Ogni nostra pubblica riflessione non dovrà più essere una chiacchierata generica di chi non ha niente da dire, ma si trova costretto a dire: si lasci costoro nella loro incapacità. Spetta a tutti gli altri disegnare un orizzonte auspicabile, quello di una comunità immersa nella sua splendida tradizione ed orientata verso una intelligente innovazione. Una comunità che ha fiducia nel futuro e cerca di intuirlo prevenirlo governarlo. Nostra convinzione è che per Terni, così come per tutte le città al mondo, occorra studio e analisi della propria storia, elaborazione di idee, concertazione di proposte, confronto tra tutti i suoi cittadini. Nella consapevolezza che sia indispensabile studiare e capire la nostra città, La Pagina si fa carico della elaborazione di un progetto per Terni, prossimo alle stampe, contenente elementi storici, scientifici, modernamente tecnologici che pensiamo risolutori per la Terni che disegniamo, cioè La città dell'oro. Noi ci impegniamo per quello che dovrebbe fare ogni cittadino, ciascuno dovendosi sentire senatore e sindaco della città, attento al bene del luogo dove vive e dove cerca possano vivere bene i propri figli, solerte nel non delegare, agli altri o al fato, zelante nel voler seguire virtù morali e sedimentazioni culturali. Ci impegniamo incessantemente, senza chiacchierare a vuoto per eccitare gli animi, senza far parte di conventicole, gruppi di potere, club privati, società di mutuo soccorso, senza arraffare soldi di altri né amministrare disinvoltamente ricchezze di altri, senza ringraziamento da alcuno, se non dalla nostra coscienza di uomini liberi.
IL CAPITALE PSICOLOGICO S
Alessia MELASECCHE alessia.melasecche@libero.it
e pensiamo al comportamento umano come al risultato dell’azione dei processi psicologici di ciascuno, congiuntamente agli stimoli socioambientali, il capitale psicologico può essere definito come “il patrimonio che caratterizza un individuo rispetto a un altro e che facilita l’espressione dei talenti che ognuno di noi possiede”. Insomma, si tratta delle qualità che “sostengono” le persone nell’affrontare con efficacia le varie situazioni, senza scoraggiarsi, trovando in se stessi ciò che serve per riuscire. Il capitale psicologico è costituito da quattro punti di forza, anche detti H.E.R.O, utilizzando un acronimo in lingua inglese che, guarda caso, tradotto significa “eroe”. Le persone H.E.R.O., come le definisce Fred Luthans, sono caratterizzate da Hope (la speranza che dà la convinzione di poter raggiungere gli obiettivi in futuro), self-Efficacy (la capacità di saper affrontare situazioni difficili), Resiliency (resilienza, ovvero la capacità di riprendersi dalle avversità), Optimism (un ottimismo realistico e flessibile che consente all’occorrenza di modificare le proprie azioni, senza esporsi a rischi eccessivi). Studi in materia hanno riscontrato che il capitale psicologico può essere direttamente messo in relazione alle prestazioni e al successo sul lavoro. Sebbene i punti di forza psicologici H.E.R.O. facciano chiaramente riferimento ad aspetti della nostra personalità, non si nasce con queste risorse, ma possono, e devono, essere sviluppate. Peraltro, si rafforzano anche tra loro: ad esempio, un aumento di autoefficacia può portare ad una prospettiva futura più positiva, cioè più ottimismo e speranza e così via. Se prendiamo la categoria degli imprenditori, particolarmente colpita dalla recente pandemia, quelli che ottengono un punteggio elevato nelle quattro risorse psicologiche H.E.R.O. sono in grado di affrontare meglio lo stress e gli eventi negativi (battute d’arresto, crisi, avversità, etc.), tendono inoltre ad avere successo in attività imprenditoriali che includano innovazione, identificazione e avvio di nuove opportunità di mercato. Chiaramente l’analisi e l’interpretazione del capitale psicologico (positivo) presente in un’organizzazione si affianca alla più
Il capitale psicologico può essere definito come “il patrimonio che caratterizza un individuo rispetto a un altro e che facilita l’espressione dei talenti che ognuno di noi possiede”.
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tradizionale valutazione dell’apporto dato dai singoli e consente di meglio valorizzare il loro potenziale e, quindi, le risorse intangibili presenti nell’impresa. La buona notizia è che il capitale psicologico è sviluppabile: è pertanto possibile prevedere dei percorsi di consolidamento di queste caratteristiche, con un impatto positivo sulle prestazioni individuali e collettive. La componente speranza si può sviluppare riflettendo sugli obiettivi chiave e pianificando i percorsi per raggiungerli, l’autoefficacia ponendo correttamente l’attenzione sui propri successi, imparando dagli altri, e trasformando lo stress e le emozioni negative, la resilienza accettando le avversità, attribuendovi un significato costruttivo e improvvisando, l’ottimismo accettando il passato, comprendendo il presente e agendo per cambiare il futuro. Insomma, c’è del lavoro da fare per tutti!
QUEST’ANNO IL 5X1000 DI ARCI ARRIVA IN MARE E IN TERRA! Come lo scorso anno, con la raccolta del 5x1000 IRPEF, supporteremo Mediterranea Saving Humans; una quota sarà, infatti, destinata a sostenere la ripartenza della Mare Jonio, la nave battente bandiera italiana, attrezzata perché possa svolgere un’azione di monitoraggio e di eventuale soccorso in mare. Lo scorso anno ad Arci Nazionale sono andate 6092 scelte per un contributo complessivo di circa 195 mila euro Quest’anno, però, con il tuo 5x1000 contribuirai anche a dare un sostegno concreto alle donne e agli uomini di Arci, che nei mesi scorsi e tutt’oggi, in tutti i circoli ed in tutti i comitati sparsi sul territorio italiano, hanno messo in campo una nuova forma di resistenza contro l’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19. In tutta Italia sono stati numerosi i progetti che hanno, dalle prime ore dell’emergenza, dato una risposta concreta ai bisogni delle persone. Nei primi momenti c’è stato l’aiuto al personale sanitario, la chiusura di tutti i nostri spazi di socialità (anche prima che i
DPCM lo imponessero) per salvaguardare la salute, l’invito a mettere in atto buone pratiche di convivenza per evitare il contagio, poi con l’emergere della crisi economica, ci sono state le spese solidali, gli sportelli di ascolto e orientamento sugli strumenti di auto ai lavoratori e tante altre iniziative, anche culturali. Oggi i circoli e i comitati Arci continuano a dare un aiuto concreto a chi è stato duramente colpito dal virus e dalla crisi economica e ripartono, riaprendo le proprie sedi e adattandosi ai nuovi spazi di socialità distante. Quest’anno, inserendo nell’apposita casella della dichiarazione dei redditi il codice fiscale 97054400581 e apponendo la tua firma, darai un aiuto concreto, fatto di mani protese da una barca, di spese lasciate sull’uscio della porta e di persone pronte ad ascoltare e sostenere chi da solo non riuscirebbe a ripartire.
Arci e Mediterranea insieme a te, fatti per aiutare.
LA NOTTE del ROSARIO "
Francesco PATRIZI
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Questa notte resterò a casa a recitare il rosario!”, dice un infermiere dell’ospedale di Lamezia Terme. Cosa deve chiedere al Signore? Che un neonato superi la notte sano e salvo… e il collega di turno si fa una risata. Questo bambino è nato in una regione tra le più ricche del mondo, ma quando sarà grande scoprirà di vivere in una delle zone più depresse e povere d’Europa e andrà a cercare lavoro altrove. Se gli riuscirà. La ‘ndrangheta calabrese gestisce il rifornimento di cocaina all’Europa con un fatturato che, rivela un’inchiesta del Financial Times, ammonta a circa 44 miliardi di dollari l’anno, una cifra superiore a quella di tutti i cartelli della droga messicani messi insieme. Eppure non conosciamo malavitosi calabresi equivalenti a Pablo Escobar, gli ‘ndranghetisti non sono entrati nell’immaginario popolare, non sono personaggi da cinema o da letteratura, sarà forse perché gli affiliati delle nuove generazioni sono laureati ad Oxford, siedono nei direttivi delle più grandi imprese italiane e internazionali, parlano fluentemente cinque lingue e si spostano tra l’Australia e la City di Londra. Ma non dimenticano mai le loro radici, il loro territorio, i legami di sangue. Racconta il Financial Times che gli uomini del clan di Lamezia Terme hanno il controllo totale dell’ospedale, hanno le chiavi dei reparti e delle ambulanze, negli ultimi venti anni hanno fatto emettere all’azienda sanitaria una quantità spropositata di fatture false per l’acquisto di materiale mai arrivato; queste fatture sono state poi trasformate in azioni e immesse sul mercato da agenzie di intermediazione legate alla ‘ndrangheta. Il ramo lussemburghese di una compagnia di assicurazioni molto nota ha acquistato alcuni di questi titoli e li ha proposti ai suoi clienti come un investimento sicuro, con un alto tasso di interesse. Queste fatture dell’ospedale di Lamezia Terme, che mai saranno saldate, sono diventate un
titolo “tossico” e in quattro anni hanno fruttato 500 milioni di euro. Stando alle cifre, la Calabria dovrebbe assomigliare a Dubai e gli ospedali dovrebbero essere all’avanguardia, ma non funziona così. Affinché il territorio rimanga sotto il controllo delle cosche, la Calabria deve restare povera e arretrata e il potere deve far sentire il fiato sul collo alle persone in ogni momento. Persino quando muore qualcuno, prima dei familiari, viene avvisata l’agenzia funebre scelta dalla ‘ndrina; se poi un congiunto chiama in autonomia un’altra agenzia, come è successo prima del lock down, finisce con una scazzottata all’obitorio e con la minaccia di non seppellire il defunto. Tra il materiale nuovo fatturato e mai arrivato c’è anche la nuova incubatrice, che dovrebbe sostituire quella vecchia malfunzionante. In un’intercettazione della polizia, due infermieri, mentre mettono un neonato nella macchina, scherzano dicendo: “Questa volta ci arrestano! Questa incubatrice fa schifo, che Dio ci aiuti stanotte! Io resto a casa a recitare il rosario”. “Speriamo che il bambino non muoia”, risponde il collega. Dalla culla alla bara, sei nelle mani della ‘ndrangheta. Inchieste come questa fanno il giro del mondo, non deve stupirci se poi, in Europa, sempre più voci chiedano che i finanziamenti stanziati per la sanità italiana siano costantemente monitorati.
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POCU O TROPPU… SEMPRE PÈGGIU È!
Paolo CASALI
Ho fattu ‘na vita spurtiva… giocanno a ccargiu… currenno le maratone… cintura nera de ggiù ggizzu… tutti spòrte che mme piacéono e cche mme mantenéono ‘n forma e ppo’… facéono anche tantu bbene a la salute se nn’era pe’ qquarche ‘ngessatura a li diti e a le gamme, l’armissa a ppostu de tutte e ddu’ le spalle, ‘n bo d’artrosi e… ll’anche a rrischiu protesi. Ccucì doppo tutti ‘sti “duluritti” sparsi so’ ‘nnatu da l’ortopedicu. Issu, doppo avemme arvordàtu come ‘n pedalìnu, m’ha dittu… e bbràu!… Te sì ddivertitu e stai arcojènno li frutti…e mmo’ tocca curre a li ripari sinnò è sempre peggio! … Io… ‘mperterritu ho ssiguitatu a ffa’ palestra co’ ttanti ‘ttrezzi e ppisìtti…, però sulu de ‘n chilu o ddui. Urdimamente m’è ppijata anche ‘n bo’ de ‘ggitazzione perché so’ jitu ‘n bo’ ‘n calanza pe’ ll’anni che passono e ppe’ li probblemi che no’ mmancono mai. Quanno me so’ ‘ccortu che mmeno te mòvi e ppeggio è… ho rincuminciatu a ffa’, come che ll’anima de li cristiani, ‘n bo’ de camminate co’ mmi’ moje e quarche ‘sercizziu casalingu, ch’ho scaricatu da internètte, pe’ lu mar de schina e dduluri vari. Rileggènno pe’ ccasu su ‘n vecchiu libbru de Yoga che… “no’ lu pòle fa’ chi mmagna troppu e cchi no’ mmagna pe’ gnènte… chi ddorme troppu e cchi sta troppu sveju…”… me so’ ssintitu prontu a’rproa’ pure quillu. Ho ‘ncuminciatu, lungu pe’ tterra, co’ qquarche rispirazzione carmante. Ggià a mmetteme sdrajatu c’evo quarche pprobbleminu figuramoce ppo’ a rriarzamme… ccucì mentre stéo ggiù a rrispira’ ho ‘pprufittatu co’ ‘n bo’ de titubbanza a ‘rproa’ quarche ppusizzione, che facéo più de cinquant’anni fa… de lu cammellu, de lu cobbra, de lu leone, de lu coccodrillu, de lu pesce, de la scimmia… è statu ‘n cuntinuu ruzzola’ perché mancu le gamme me se ‘ccavallaòno. Mi moje che sse la steva a ‘ggusta’ a gguardamme m’ha fattu… aho!… Tra ttutte ‘lli ‘nimali che vvoléi fa’… me pari ‘n incrociu tra ‘n bradipu e ‘n baccalà!
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Grandi musicisti ternani
MARIO TERRIBILI M Gian-Luca Petrucci
Professore emerito del Conservatorio Santa Cecilia di Roma
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ario Terribili fu una delle figure centrali della vita musicale di Terni, principalmente per la sua appassionata e sempre intensa attività didattica rivolta ai giovani e ai giovanissimi che in lui trovarono un mentore sagace ed esperto. Nato a Marino Laziale, si diplomò presso il prestigioso Conservatorio Santa Cecilia di Roma in Composizione, Musica Corale, Direzione di Coro sotto la guida di Alfredo De Ninno e Armando Renzi, ovvero con due dei più eminenti e ricercati professori del periodo. Dal 1950 svolse grande parte della sua attività di professore di musica presso le scuole sia medie che magistrali a Terni, alternando l’attività didattica con quella di concertista d’organo, di direttore di Coro e di poliedrico compositore. La sua produzione si è rivolta principalmente sia ad ampie e complesse pagine organistiche, sia ad accattivanti antologie di canti scherzosi e facili per bambini, come Fringuellate, che raccolsero sinceri consensi da illustri musicisti, esperti del settore, come Vittorio Brunelli che ne lodò l’originalità e “il principio di modernizzare i canti scolastici” o Igea Nidasio che trovò il lavoro “perfettamente adatto ai bambini” augurandosi che asili, scuole materne e istituti lo adottassero. Terribili, inoltre, fu infaticabile organizzatore di complessi corali con cui, in qualità di direttore, si prodigò con passione, mentre in un altro complesso settore della produzione musicale, quello della musica per organo, riuscì a mantenere un suo stile legato al sistema tonale nonostante abbia operato in un momento storico di grandi e sostanziali cambiamenti nell’arte della composizione. Infatti nella seconda metà del Novecento molte correnti compositive si stratificarono, alcune ebbero valenze strutturali di notevole spessore, altre furono legate a particolari
1913-1985
mode, altre ancora a movimenti politici e filosofici. Il Maestro Terribili continuò nel solco di un’antica e profonda tradizione che concepiva la composizione fra sapienza tecnica ed ispirazione. Ispirazione che traeva origine dall’attenzione per ciò che il mondo musicale offriva alla propria coerente sensibilità. L’arte organistica di Terribili, come in antichità, venne pensata in relazione alla sua abilità di improvvisatore e di validissimo strumentista. Le sue composizioni per organo sono complesse e strutturate per abili esecutori, proprio lui che, capace di scrivere amabili composizioni per giovani esecutori, ci ha lasciato brani di assoluta complessità a riprova dell’ampio arco della sua creatività. L’importante e sempre profondo Professor Piero Adorno dedicò un’ottima analisi ad una silloge di tre composizioni di Terribili intitolate Improvvisi, in cui con attenta valutazione delineò il percorso, lo sviluppo e le finalità del divenire creativo del Maestro. Ottimi musicisti di straordinario livello internazionale, come Wijnand van de Pol e Carlo Palleschi, hanno eseguito musiche del Maestro Terribili a riprova della sua poliedrica anima artistica. Un musicista che nelle sue opere da Fringuellate, canti per bambini, al complesso Impromptu in do min., Gran Cimento dei pedali per organo, seppe sempre comunicare la parte più profonda della sua anima fondendo insieme anche l’esperienza della musica ritmica intensamente vissuta durante il periodo di prigionia in India a causa della guerra. Molti ternani devono a Mario Terribili la conoscenza di base della musica, altri gli devono l’illuminazione per cercare la propria strada nel mondo della Musica.
ECOGRAFIA della MAMMELLA Presso lo STUDIO ANTEO viene utilizzata strumentazione dedicata alla mammella. Da oltre 5 anni l’ecografia della mammella, metodica, che deve essere utilizzata da professionisti radiologi specializzati nella diagnostica senologica, viene praticata con macchinari dedicati. Il Samsung in questione infatti è provvisto di funzioni speciali: ELASTOSCAN e S-DETECT ELASTOSCAN Negli ultimi anni l'ecografia mammaria è diventata una procedura essenziale nella valutazione diagnostica del tessuto mammario. Il miglioramento della tecnologia a ultrasuoni, in particolare l'alta risoluzione dei dispositivi moderni e l'uso della sonografia color Doppler, ha reso questa tecnica indispensabile nella routine quotidiana. Sebbene diversi studi abbiano dimostrato il valore dell'ecografia mammaria
convenzionale, c'è ancora un numero crescente di pazienti che si sottopongono a biopsia mammaria non necessaria anche quando vengono combinate tecniche come l'ecografia, la mammografia e la risonanza magnetica. L'uso dell'elastografia ecografica sembra migliorare l'accuratezza diagnostica visualizzando l'elasticità dei tessuti. Nell'esame del seno, la valutazione della rigidità del nodulo è stata solitamente eseguita con la palpazione normale. È noto che le lesioni maligne sono generalmente più dure delle lesioni benigne. Pertanto, l'elastografia sembra aumentare la sensibilità e la specificità dell'ecografia mammaria.
S-DETECT Con la collaborazione di istituti clinici e medici, Samsung ha creato un database di immagini ecografiche del seno anonime, relative a pazienti che hanno dato il loro consenso a tale procedura. In seguito Samsung ha creato un sistema di deep learning, un computer molto potente in grado di elaborare le immagini, e ha trasmesso i dati acquisiti in modo che la macchina potesse imparare ad analizzare meglio le lesioni mammarie, catalogandole secondo il sistema BI RADS. Questa funzione rappresenta un buon supporto per decidere l’eventuale prosecuzione dell’iter diagnostico con un prelievo bioptico. Direttore Sanitario
Dott.ssa Lorella
Fioriti
Specialista in Radiodiagnostica, Ecografia, Mammografia e Tomosintesi Mammaria
CICLO e CAMBIO DI STAGIONE
Che non esistano più le mezze stagioni non è solo un modo di dire, perché i cambiamenti repentini di temperatura degli ultimi anni sono un dato di fatto e non bisogna certo essere meteoropatiche per risentire fisicamente dei cambi stagione. Uno dei segnali più frequenti di squilibrio fisiologico nelle donne è senza dubbio l’alterazione del ciclo mestruale, con variazioni temporali nella comparsa delle mestruazioni (in anticipo, in ritardo o addirittura con l’assenza per un intero mese). Ma è colpa del tempo? Ni. Il nostro corpo è un meccanismo particolarmente flessibile e capace di adattarsi alle situazioni ambientali abbastanza in fretta, ma è normale che più il cambio di “habitat” è drastico, più il sistema ne subirà le conseguenze. Durante periodi di debilitazione fisica o particolare stress (dovuti a problemi personali, situazioni lavorative difficili o anche -paradossalmente- vacanze molto ‘attive’), l’ovulazione può subire un ritardo o non avvenire affatto incidendo anche sui sintomi della sindrome premestruale, intaccando il ritmo sonno-veglia e con esso la mancanza di energia e gli sbalzi di umore. Dolori Mestruali e cambio di stagione Molte donne sostengono anche di percepire un complessivo aumento del dolore
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mestruale durante i cambi di stagione. Per alleviare questo disturbo si possono adottare alcune piccole strategie: • Fare attività fisica, anche blanda, ma farla: le sostanze prodotte dal movimento rilassano le pareti dell’utero e contribuiscono a un complessivo senso di benessere. • Mangiare bene e spesso. Invece di grandi pasti meglio piccoli spuntini che aiutano la regolarità intestinale e l’equilibrio energetico. • Evitare il caffè e le bevande stimolanti che tendono a contrarre invece di rilassare. • Introdurre nella vostra dieta cibi ricchi di magnesio come spinaci, fagioli, frutta a guscio e carciofi, sostanza quest'ultima che aiuta a rilassare e a disinfiammare.
DR.SSA GIUSI PORCARO
STUDIO CAPALDI - Via I Maggio 40 - Terni (0744 405187)
Specialista in Ginecologia ed Ostetricia
STUDIO ANTEO Srl - Via Radice 19 - Terni (0744 300789)
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COMEDICA - Via Gabelletta, 147 - Terni (0744 241390)
TERAPIA RIGENERATIVA
IL FUTURO PER L’ARTROSI
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e le patologie cardiovascolari sono le più frequenti al mondo, l’artrosi guadagna comunque la medaglia d’argento in quanto a diffusione, essendo la prima tra le malattie reumatiche e causa principale di disabilità nell’anziano. Questa patologia ha inizio colpendo la cartilagine per poi coinvolgere tutti i tessuti articolari, provocando progressivamente rigidità e gonfiore. Il trattamento dipende dalla gravità, ma fino a qualche anno fa si riteneva che l’intervento chirurgico di artroprotesi fosse la soluzione definitiva, dal momento che le terapie farmacologiche infiltrative o i semplici tutori non erano spesso sufficienti a dare un reale beneficio. Di recente, invece, la ricerca e il progresso in campo biomedico hanno sviluppato alternative meno invasive del trattamento chirurgico ma altrettanto efficaci: si tratta della cosiddetta Terapia Rigenerativa che prevede l’impiego di ‘soluzioni biologiche’ preparate a partire dal sangue o dal tessuto adiposo.
• Il PRP (plasma ricco di piastrine) è un concentrato di piastrine che una volta iniettate, rilasciano sostanze che attivano localmente il processo di guarigione modulando l’infiammazione, la neoformazione di vasi sanguigni, la produzione di collagene, la moltiplicazione di cellule cartilaginee, ossee o tendinee. La durata dell’effetto è spesso inferiore ad un anno, ma si rivela efficace nel controllo dei sintomi soprattutto in pazienti giovani con patologia in fase non molto avanzata. • Le ricerche sulla chirurgia rigenerativa hanno ottenuto, in ortopedia, grandi risultati rendendo l’impianto autologo di cellule mesenchimali prelevate dall’adipe una valida alternativa nella cura di patologie collegate all’usura cartilagine articolare. Le cellule mesenchimali sono cellule staminali adulte e indifferenziate, capaci di intraprendere percorsi differenziati e mutare in cellule di vari tessuti come cellule del tessuto osseo, adiposo, cartilagineo, cardiaco e muscolare e ancora in cellule
Dott. Vincenzo Buompadre Spec. Ortopedia e Traumatologia Spec. Medicina dello Sport
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www.drvincenzobuompadre.it neuron-like, cellule endoteliali, epatociti, cellule pancreatiche. • Altra metodica è il concentrato osteomidollare che viene preparato prelevando del sangue dal midollo osseo. Esso viene centrifugato per isolare cellule staminali adulte che vengono poi impiantate nell’articolazione. Le metodiche descritte hanno lo scopo di controllare i sintomi e possono integrarsi tra loro. Nessuna di esse ha dimostrato la capacità di far regredire la malattia nell’uomo, ma dagli studi di laboratorio l’utilizzo di MSCS si rivela come la terapia più promettente.
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AZIENDA OSPEDALIERA S
OSPEDALE DI TERNI SICURO, OPERATIVO E PRONTO PER QUESTA NUOVA FASE COVID
L’epidemia SARS-CoV-2 è ancora in corso, ma aver definito e consolidato precisi protocolli di sicurezza e di separazione dei percorsi per pazienti Covid ha reso l’ospedale di Terni sicuro e pronto ad rispondere a qualsiasi esigenza in termini di accoglienza, assistenza e cura di tutti i malati compresi quelli positivi al Covid. PRONTO SOCCORSO E ACCETTAZIONE Direttore Dr. Giorgio Parisi Il Pronto Soccorso, che non si è mai fermato dall’inizio dell’epidemia, ha definito percorsi distinti con procedure differenziate in base al tipo di accesso: trasporto con servizio 118, accesso autonomo in auto oppure a piedi. Le valutazioni dei criteri epidemiologici, necessarie per indirizzare i pazienti al percorso standard o al percorso Covid, vengono effettuate dal personale di triage in collaborazione con il personale della sicurezza e della Croce Rossa, che interviene anche nei rapporti con i familiari, ai quali è stato dedicato uno spazio esterno coperto per l’attesa, non essendo consentito per disposizioni ministeriali, salvo particolari eccezioni, l’ingresso degli accompagnatori. In Pronto Soccorso i tamponi oro-rinofaringei vengono eseguiti a tutti i pazienti che necessitano di ricovero o per determinare quadri clinici sospetti. Contro il rischio di contaminazione dell’ospedale, sono stati attivati percorsi rivolti a gestanti, pazienti pediatrici e cardiologici e pazienti che necessitano di tempestiva valutazione radiologica, distinguendo chi, per la gravità della patologia, non può attendere l’esito del tampone da chi, invece, non ha una patologia tempo-dipendente. Protocolli garantiscono in piena sicurezza le consulenze specialistiche, l’accesso in sala operatoria e in sala parto (sezioni Covid) e i ricoveri: i pazienti positivi, in base alle loro condizioni, vengono ricoverati nel reparto di Malattie Infettive oppure nell’area Covid della Rianimazione. È prevista la distribuzione di acqua e di vitti di emergenza
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a quei pazienti che si trovano ad aspettare a lungo, in attesa di esito del tampone o di consulenza specialistica. L’area Covid è dotata di personale che effettua h24, al passaggio di ogni paziente positivo, la sanificazione di tutto ogni percorso interessato. CLINICA DI MALATTIE INFETTIVE Direttore f.f. Dr. Michele Palumbo La clinica di Malattie Infettive, indipendentemente dalle fasi della pandemia, ha continuato ad assicurare costantemente il ruolo di supporto a tutta l’attività assistenziale dell’Azienda con
la finalità di essere l’unica struttura ad ospitare pazienti con infezione da SARSCoV-2 o con manifestazioni cliniche sospette. L’obiettivo, infatti, è quello di implementare un polo di Malattie Infettive esterno al corpo ospedaliero centrale, che invece dovrà restare pulito da qualsiasi evento epidemico. I posti letto sono passati da 12 a 22 ma presto, grazie ad una riorganizzazione logistica, ci sarà spazio per creare posti aggiuntivi. L’attività di sorveglianza sanitaria, con l’esecuzione dei test molecolari nel Laboratorio di Biologia molecolare diretto dal dott. Augusto Scaccetti, prosegue
SANTA MARIA DI TERNI costantemente con l’esecuzione di test molecolari sui pazienti per ricoveri sia urgenti che programmati o che necessitano di specifiche attività diagnostiche o terapeutiche. Contestualmente prosegue la sorveglianza degli operatori sanitari e dei dipendenti delle ditte esterne che operano in ospedale; da metà agosto è attiva l’esecuzione del test molecolare per controllare il rientro dalle ferie. Questa attività di sorveglianza da settembre sarà integrata con la determinazione sierologica effettuata nel Laboratorio di Analisi diretto dal dott. Alessandro Mariottini. Tutte le attività di prelievo sono effettuate presso il Day Hospital di Malattie Infettive. L’Azienda ha rivisto i percorsi, la dotazione di personale e l’adeguatezza delle strutture diagnostiche anche rispetto al supporto fornito alla USL Umbria 2 nell’attività di tracciamento dei contatti. Il contrasto a un episodio pandemico di tale portata si realizza solo con la capacità di essere pronti prima della manifestazione delle diverse fasi, mettendo a frutto l’esperienza maturata. PNEUMOLOGIA Direttore Dr. Claudio Gradoli Al momento tutti i pazienti Covid sono ricoverati nel reparto di Malattie Infettive,
Foto Alberto Mirimao
ma con l’esperienza maturata nei mesi più critici dell’emergenza il personale medico e infermieristico della Pneumologia è già formato ed anche i modelli organizziativi sono stati collaudati. Ciò consente, in caso di necessità, di recuperare spazi per i pazienti positivi o sospetti al Covid, adeguando la struttura di Malattie dell’Apparato Respiratorio in maniera progressiva e modulare, con percorsi separati e disponibilità da 10 fino a oltre 40 posti letto dedicati considerando l’intero dipartimento. La Pneumologia, infatti, dotata di alcuni letti monitorizzati e ventilatori respiratori, ha rappresentato e rappresenta un livello di assistenza intermedio, rispetto a quello dell’infettivologo e del rianimatore, in particolare per quei pazienti positivi con insufficienza respiratoria causata dalla polmonite, la principale manifestazione dell’infezione da Covid. ANESTESIA E RIANIMAZIONE Direttore f.f. Dr. Rita Commissari La trasformazione dell’area ex-OBI in una nuova Terapia Intensiva con 6 ulteriori posti letto, ha consentito e consentirà al reparto di Rianimazione, se necessario, di affrontare in sicurezza l’emergenza Covid. La struttura ora ha a disposizione 3 aree separate di degenza intensiva, rispettivamente di 10, 5 e 6 posti letto, in modo da modularne l’utilizzo secondo necessità. Inoltre, la disponibilità di 8 posti letto in Recovery-room e di 5 posti letto di Terapia Intensiva Cardiochirurgica, con possibilità di aumentarli a 10, garantisce sicurezza e capacità di risposta a tutti i pazienti critici no-Covid. Ogni posto letto di Terapia Intensiva è dotato delle più moderne tecnologie (sistemi di monitoraggio avanzato, ventilatori per ventilazione meccanica invasiva e non invasiva). Tecnologia avanzata, consulenza interdisciplinare, sostegno psicologico per pazienti e familiari, sostegno religioso, sostegno riabilitativo, adozione di protocolli di cura continuamente aggiornati sulla base della più moderna letteratura internazionale e, soprattutto, uno staff medico-infermieristico dotato di straordinarie capacità professionali ed
umane, ci consentiranno di affrontare qualsiasi emergenza. DIREZIONE SANITARIA Direttore f.f. Dr. Sandro Vendetti A coordinare queste attività è la Direzione Sanitaria che, insieme a tutta la task force, rimodula l’organizzazione del presidio ospedaliero in base all’evoluzione dell’epidemia. In questa fase, riprese tutte le attività e in pieno recupero delle prestazioni sospese durante il lockdown, restano in vigore le misure di sicurezza volte a contrastare la diffusione del virus all’interno dell’ospedale: obbligo di utilizzo di mascherine per tutti e di dispositivi di protezione individuale (DPI) per gli operatori; accessi contingentati per le visite ambulatoriali, limitazione e regolamentazione degli accessi degli accompagnatori (agli ambulatori) e dei visitatori (ai reparti) con igienificazione e misurazione della temperatura corporea all’ingresso per tutti, compreso il personale; costante attività di sorveglianza rivolta agli operatori (anche dipendenti di ditte esterne) con tamponi molecolari e, da settembre, test sierologici. Il piano organizzativo attuale contempla la disponibilità e la ridistribuzione del personale; corsi periodici di aggiornamento sul campo per personale sanitario normalmente impiegato in altri tipi di assistenza; maggiore disponibilità e garanzia di continuità di fornitura per dispositivi di protezione individuale (DPI), farmaci per terapia Covid-19, ossigeno, disinfettanti e dispositivi medici; potenziamento dei sistemi informativi e dei servizi di sterilizzazione, pulizia e smaltimento di rifiuti e, in generale, protocolli aggiornati per la prevenzione dell’esposizione al rischio biologico da parte dei lavoratori.
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TERNI RINGRAZIA
TUTTI GLI OPERATORI SANITARI
IMPEGNATI NELLA LOTTA CONTRO IL COVID Il 29 luglio nell’atrio dell’ingresso principale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, uno dei luoghi simbolo della lotta al Covid, la città di Terni ha simbolicamente ringraziato tutti gli operatori impegnati nell’emergenza sanitaria in ospedale e sul territorio.
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n questa manifestazione corale di gratitudine la comunità è stata rappresentata dal Prefetto, dal Questore e dal Sindaco, promotori dell’iniziativa, insieme ai rappresentanti delle altre forze dell’ordine presenti, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco, Polizia Locale, Protezione Civile. Hanno partecipato anche il presidente dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Terni Giuseppe Donzelli, il presidente dell’ordine delle professioni infermieristiche di Terni Emanuela Ruffinelli e il direttore sanitario della Usl Umbria 2 Camillo Giammartino in rappresentanza di tutti i medici, infermieri e operatori sanitari che hanno svolto sul territorio la battaglia contro il Covid. Presenti anche il vicepresidente della Ternana Calcio Paolo Tagliavento e il maestro Mogol che ha accettato con entusiasmo di curare l’esibizione musicale. Dopo il primo omaggio a sirene spiegate e l’inno italiano, hanno portato i loro saluti e ringraziamenti il prefetto Emilio Dario Sensi, il questore Roberto Massucci, il sindaco Leonardo Latini. Sono poi intervenuti il maestro Mogol e, a nome di tutte le altre figure professionali direttamente impegnate nell’emergenza sanitaria, il responsabile della clinica di Malattie Infettive Michele Palumbo. Dopodiché, di fronte ad una rappresentanza di tutte le figure professionali che lavorano in ospedale, il cantante Gianmarco Carroccia del CET di Mogol, insieme a due musicisti del progetto Emozioni, si è esibito in alcuni brani di Battisti tra cui “Il mio canto libero”, in una rivisitazione fatta dal maestro Mogol proprio in occasione del Covid, e ”La compagnia”. Nel corso della cerimonia il commissario straordinario del Santa Maria di Terni, Pasquale Chiarelli, ha ricordato i 29 lavoratori dell’Azienda ospedaliera che si sono ammalati di Covid e in
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particolare Carlo, l’operatore del CUP di Oncoematologia deceduto il 21 marzo dopo aver contratto il Covid. La direzione dell’Azienda ospedaliera Santa Maria ha ringraziato la Prefettura, la Polizia di Stato, il Comune di Terni e tutte le altre forze dell’ordine presenti e si unisce al loro ringraziamento nei confronti di tutti gli operatori sanitari e non che in ospedale e sul territorio hanno dato il loro fondamentale contributo, certa che quanto vissuto in un momento difficile come quello trascorso non soltanto ci trovi più preparati in qualsiasi possibile evento futuro, ma rafforzi le coscienze su quello che è il senso e la missione di chi lavora in sanità: accoglienza, assistenza e cura delle persone malate con attenzione anche ai familiari.
Servizio fotografico Alberto Mirimao
Con il patrocinio di
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Segreteria
L’ANZIANO FRAGILE Le fratture di femore nella realtà ternana
26 SETTEMBRE 2020
Sala Convegni HOTEL BEST WESTERN GARDEN Viale Donato Bramante, 4 - TERNI
PROGRAMMA ore 8.00 ore 8.20 ore 8.40 ore 9.00 ore 9.20 ore 9.40 ore 10.00 ore 10.20 ore 10.40 ore 11.00 ore 11.20 ore 11.40 ore 12.00 ore 12.20 ore 12.40 ore 13.00 ore 13:20
RESPONSABILE SCIENTIFICO Dr. SANDRO LATINI
Registrazione dei partecipanti Apertura dei lavori e saluto delle autorità SEGRETERIA SCIENTIFICA “L’anziano fragile” - Dr.ssa Maria Grazia Proietti Dr. FABIO LAMPERINI “L’osteoporosi: lo stato dell’arte” - Prof. Giovanni Luca “La nuova nota 96: quali novità?” - Prof. Giovanni Luca n°5 crediti ECM evento n. 9209-84 “Epidemiologia e timing operatorio” - Dr. Fabio Lamperini “Le fratture prossimali di femore” - Dr. David D’Eramo “Le fratture periprotesiche” - Dr. Sandro Latini Coffee break “Le fratture atipiche” - Dr. Dante Tomassini “Il nursing: il punto di vista dell’infermiere” - Inf. Carla Sampaolesi “Il recupero funzionale nell’immediato post operatorio” - Dr.ssa Maria Assunta Massetti “Il punto di vista del fisioterapista” - Dr. Stefano Massoli “Le difficoltà della riabilitazione territoriale” - Dr. Massimo De Marchi “Il ruolo delle istituzioni: criticità e progetti assistenziali” - Ass. Cristiano Ceccotti Conclusioni e discussione PER ISCRIZIONI: Compilazione questionario ECM www.ec-comunica.it segreteriaconvegniec@gmail.com tel. 346 5880767 - 329 2259422
Viviamo in un mondo che cambia
VALNERINA
UN TERRITORIO ANCORA TUTTO DA SCOPRIRE
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Enrico SQUAZZINI
n nuovo importante studio scientifico di interesse internazionale, che ha come oggetto alcuni particolari aspetti dell’antica storia del nostro territorio, è in corso di preparazione per una rivista scientifica a livello mondiale. L’indagine, che prende in esame tutta una serie di elementi di carattere paleosedimentologico e paleogeomorfologico, si concentra sull’evoluzione del reticolo idrografico che fa capo al Fiume Nera e che si è svolta negli ultimi 2,5 milioni di anni. Lo studio, per il quale si è resa necessaria una vasta e meticolosa opera di ricognizione territoriale, è stato condotto negli ultimi anni ed elaborato, in alcuni dettagli, dal Laboratorio di Ricerche Paleoambientali di Polino. Numerose e anche di grandissimo rilievo, sono le novità che emergono da questo autentico viaggio nella preistoria del nostro angolo di mondo, tali da restituirne un’immagine, per certi versi, quasi completamente rinnovata. Dal punto di vista degli aspetti paleoambientali emerge chiaramente che il Fiume Nera ha modificato più volte il proprio tracciato ed anche la quota del suo alveo, seguendo di pari passo la complessa evoluzione geologica della catena appenninica. Tutta la scena si è svolta nella rincorsa continua verso uno stato di equilibrio fra le aree rilevate e le pianure intermontane. Il ruolo di queste ultime è stato quello di funzionare da aree di accumulo dei prodotti dell’erosione trasportati dai corsi d’acqua in discesa dai monti circostanti. Molto più interessanti appaiono i risvolti di natura paleogeografica soprattutto in merito ai rapporti che intercorrono, a memoria d’uomo e anche molto prima, fra i due principali corsi d’acqua che, con la loro presenza, caratterizzano questo settore dell’Italia centrale: il Nera ed il Velino. Punto nodale della faccenda: la Cascata delle Marmore. Di fatto, l’immagine suggestiva, per certi versi terrificante e poetica allo stesso tempo, che in tutti i tempi ha contraddistinto la potente e maestosa caduta d’acqua alle Marmore, si rinnova nel suo significato ambientale e paesaggistico. Questa meraviglia della natura si trasforma completamente assumendo un ruolo del tutto nuovo: non si identifica più come il tratto finale di un corso d’acqua che termina la sua corsa gettandosi nel letto di un altro fiume. L’ambiente della Cascata delle Marmore si rivela come un sistema dall’evoluzione complessa. Molto più antico di quanto si ritenesse finora, giustifica la sua esistenza nell’ambito dell’evoluzione del profilo longitudinale di un corso d’acqua, il Velino, che dopo aver solcato per intero il Bacino di Rieti prosegue la sua corsa all’interno della conca di Terni. Dal canto suo, il Fiume Nera, ad un certo punto della sua storia più recente di “vagabondo del territorio”, troverà un varco fra le montagne, aperto dalla tettonica, che lo guiderà a confluire con il Velino in prossimità dell’area situata a valle del salto delle Marmore. Sembra strano? Non direi! L’evoluzione di un territorio è una questione in cui ci sono sempre cose nuove da scoprire, capire e conoscere. Indagini di questo tipo da un lato ci rammentano che la Valnerina, nonostante le sue peculiarità e le bellezze già note da tempo, è un territorio in buona parte ancora da scoprire. Dall’altro lato, rendono evidente che le sue particolarità di ordine geologicoambientale consentono alla scienza di approfondire le proprie conoscenze sulle modalità attraverso le quali il mondo in cui viviamo si evolve nel tempo. Un pregio tutt’altro che comune.
L’evoluzione di un territorio è una questione in cui ci sono sempre cose nuove da scoprire, capire e conoscere.
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PROSSIMA USCITA
TERNI,
la città dell'oro
La Pagina disegna un possibile futuro per il territorio, in stretta osservanza con le risorse culturali ed ambientali presenti nella nostra terra. Con tale proposito iniziai il mio impegno editoriale, esattamente nel gennaio 2003. In questi 17 anni ho impiegato le mie sole, esilissime, risorse finanziarie, ma ancora oggi, tenacemente, insisto nel cercare di far fiorire la consapevolezza di quanta sia la ricchezza in nostro possesso e a quale felice futuro potremmo aspirare.
La Pagina si fa carico della elaborazione di un progetto per Terni, prossimo alle stampe, contenente elementi storici, scientifici, modernamente tecnologici che pensiamo risolutori per la città che disegniamo, cioè La città dell'oro. Sarebbe bello se i cittadini responsabili, indipendentemente dalla loro versatilità partitica, potessero confrontare ed unire alla nostra la loro vigorosa cultura e permettessero altresì, insieme a noi, una congrua tiratura del libro che vorremmo distribuire gratuitamente. Si può contribuire od anche versare una quota per prenotare alcuni libri. Grazie, GR.
Oggi La Pagina ha bisogno di collaboratori per la direzione editoriale (3482401774) e di sostegno da chi l’ha sempre letta con piacere e da chi si impegna, non solo a parole, per il futuro di Terni (IBAN IT66X0622014407000000000993). Grazie, Giampiero Raspetti.
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SETTEMBRE 2020
LA GRANDE INCERTEZZA D Pierluigi SERI
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opo i mesi del lockdown che ci ha costretti in un ritiro forzato in casa, mentre fuori imperversava la pandemia del covid19 con migliaia tra morti e contagiati, il 18 maggio c.a. tutti abbiamo tirato un respiro di sollievo quando il Presidente del Consiglio, ex avvocato del popolo, ne ha proclamato ufficialmente la fine. Illudersi che tutto sarebbe tornato come prima era pura fantasia, ma vuoi per l’entusiasmo della libertà riconquistata, vuoi per una generalizzata sottovalutazione del problema, consistenti frange della popolazione hanno allentato, se non trascurato le disposizioni circa il distanziamento sociale. In parecchi si sono dimenticati che il virus è stato arginato, ma non debellato! Così a fine estate dobbiamo fare i conti con un preoccupante aumento di contagiati asintomatici e l’età delle persone interessate si è abbassata. Non ci illudiamo! Il covid circola ancora tra noi! Questa recrudescenza, forse anche prevista, non è la sola emergenza che rende incerto il quadro di insieme del paese. Che questo sia un paese abituato a campare sulle emergenze, come abbiamo più volte segnalato in altri articoli sulla presente rivista, è ormai assodato, ma stavolta, alle soglie dell’autunno, si profila il concorso di una serie di emergenze, alcune delle quali inquietano non poco. Innanzitutto l’emergenza sociale. Molte attività hanno chiuso, al nord è stato distrutto l’indotto di fiere ed eventi, la Coldiretti ha fatto un appello ai cassintegrati e agli studenti che vadano a lavorare nei campi. Finora l’Italia ha tenuto grazie agli aiuti, ai bonus, al blocco dei licenziamenti, ma ci sono fondate ragioni per temere che ai focolai di epidemia si aggiungano quelli di malcontento e tensione con conseguenti problemi di ordine pubblico. C’è anche una emergenza economica con il Recovery Fund imminente. L’accordo UE deve tradursi in atti concreti, ovvero reperire i fondi da spendere, mentre diversi paesi sono pronti a dare battaglia più di prima. Non dimentichiamo l’emergenza lavoro con gli incidenti in aumento e ritmi di lavoro massacranti, mentre il decreto Bellanova sulla regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari non ha prodotto i risultati che si proponeva. Le conseguenze si vedono nelle città divenute globali di cui il virus ha mostrato la violenza e la vulnerabilità. Pensiamo a quanto è accaduto in diverse metropoli degli USA, a Parigi dopo la finale di Champions League. Qualsiasi fatto si trasforma in miccia per incidenti, saccheggi, violenze gratuite. A queste emergenze di non poco conto se ne
aggiunge una tutta di casa nostra: l’emergenza politica e istituzionale. Il 14 settembre è stata fissata la data per l’inizio della scuola, già preceduto dalle ormai rituali polemiche tra i vari schieramenti politici, botta e risposta tra la ministra Azzolina e i Sindacati, il solito inseguimento sulla questione “di chi, è colpa di chi”. Intanto bisogna notare nelle dichiarazioni ufficiali uno scivolamento di parole dette: dalla certezza che le scuole riapriranno alla certezza che il governo stia facendo tutto per garantirne la riapertura in sicurezza. Il che non è sicuramente la stessa cosa. Contemporaneamente da più parti si parla di Ricostruzione, ma resta difficile capire come essa possa essere messa in atto in mezzo a tutte queste emergenze che creano un clima di Grande Incertezza. Dalla politica ci si aspetta che non aggiunga incertezza a quella creata dalla pandemia e dal cambiamento. È la condizione in cui si trova l’Italia di fine estate sospesa tra controlli, quarantene, discoteche strapiene all’inverosimile poi chiuse l’indomani e tanta incertezza per il futuro prossimo venturo. A questo si aggiunge la data del 20-21 settembre, elezioni regionali e referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. Il fronte del Sì che in parlamento ha ottenuto la quasi unanimità dei consensi e che può contare sullo slogan populista ”meno sprechi, meno furbetti”, non sembra però molto attivo come lo sono stati i comitati promotori di altri referendum. In imbarazzo il Pd che si trova in contraddizione. Da partito della stabilità a partito che sacrifica all’alleanza di governo con il M5S il ruolo di garanzia delle istituzioni che ha occupato da tempo. Il M5S che nel periodo di governo con la Lega di Salvini aveva assunto un volto di destra, invece al governo con il Pd ha archiviato dieci anni di antieuropeismo, rinunciato al No-Tav, al No-Vax, alla opposizione feroce al Pd e ai suoi dirigenti, allo sbandieramento sulla supposta nascita della Terza Repubblica. Il Centrodestra sempre più critico che persegue, per ora a parole, la strada delle elezioni prima possibile. In questo clima così incerto e fluido c’è il rischio che il palazzo delle istituzioni possa crollare non per effetto di una forza esterna, ma perché corroso al suo interno, una specie di cedimento strutturale. In tale situazione rischiamo di essere governati dall’incertezza e non di governarla, rischiamo di smarrire la strada e di perdere di vista l’obiettivo principale: la Ricostruzione. Andrà tutto bene!
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Con LA CITTÀ OLTRE IL COVID
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i fronte ai guasti provocati dalla pandemia, alla salute ed alla vita di tante persone, all’economia ed alle componenti più fragili della società; ed ancora, di fronte al rischio incombente di una seconda ondata del contagio, è comprensibile sentirsi in una situazione di guerra, ancorché contro un nemico invisibile, silenziso, sconosciuto, come il Corona virus. In realtà, se siamo in conflitto, lo siamo nei confronti di noi stessi, almeno per due fondamentali ragioni: la prima riguarda i nostri comportamenti passati, quelli che hanno favorito il salto di specie del virus, ma anche la costruzione dell’infrastruttura logistica su cui si fonda il vivere della comunità umana globale; quella che si basa sugli scambi ed i flussi di persone e cose, sempre più intensi e veloci, da e verso ogni punto del mondo: il famoso “porta a porta” globale che incarna la versione più recente del capitalismo finanziario e consumista che domina il mondo, a prescindere dai regimi politici che governano le nazioni. Quella infrastruttura che ha consentito al virus di generare, rapidamente, una pandemia. La seconda ragione riguarda i nostri comportamenti attuali, quelli ispirati ad un ottuso negazionismo della pericolosità del Covid-19; quella che vediamo praticare nelle movide e nelle discoteche e troppo spesso predicare da irresponsabili personaggi politici nei talk show e sui social. Prediche purtroppo raccolte dal bullo di turno che aggredisce l’autista del bus che gli chiede di mettersi la mascherina. Dunque, in guerra con noi stessi; la battaglia più difficile, contro quel tanto di individualismo asociale e prevaricatore che si nasconde nelle pieghe della nostra natura umana e nelle sottoculture del razzismo e della xenofobia. Non sappiamo quale potrà essere l’esito di questo scontro: se la ricerca faticosa ed affascinante di un nuovo modello di convivenza umana o il precipitare della crisi sociale attuale, con l’aumento di differenze, ostilità tribali, violenza e perdita delle libertà, proprio per invocarne una propria, personale che diventa arbitrio. Eppure le immagini che rimbalzano dai media, da ogni angolo del mondo, ci mostrano umani che indossano un unico segno distintivo: la mascherina protettiva. Quella mascherina, simbolicamente, ci ricorda che, siamo come comunità umana, esposti allo stesso pericolo e che solo insieme, in un grande
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Giacomo PORRAZZINI
sforzo corale di resistenza e cambiamento (la resilienza) possiamo uscirne, oltre che salvi, diversi da come vi siamo entrati. Ci ricorda la mascherina, anche, coprendo il segno esteriore della nostra individualità, che siamo, sempre, una tribù umana unica; una grande tribù che dopo averla offesa nei suoi equilibri e saccheggiata nelle sue risorse, deve reinventare i suoi rapporti con la natura. L’umanità, a seguito dei processi di evoluzione sociale che ne hanno scandito l’evoluzione, si è andata concentrando in una piccolissima porzione del pianeta che ci ospita: le città che, complessivamente, pur non occupando che meno del 2% della superficie del globo, ospitano il 66% della popolazione mondiale e producono l’80% di inquinamento di terra, acqua ed aria, comprese le micidiali emissioni climalteranti di CO2 che, con l’effetto serra sempre più accelerato, mettono a rischio irreversibile i fondamenti della vita nella biosfera, di cui siamo parte. Ciò vuol dire che se la comunità internazionale degli Stati-nazione e l’intera società umana proveranno seriamente a reagire a questa deriva, di cui il Covid-19 è parte, dovranno farlo a cominciare dalle città, dalla loro crisi e dalle potenzialità di risposta collettiva che esprimono. La questione non è astratta; riguarda ad esempio il modo in cui verranno distribuite ed utilizzate le risorse straordinarie del pacchetto europeo anticovid, a partire dal Fondo da 750 miliardi, “next generation Eu”. Le partite da giocare le conosciamo: decarbonizzazione nella produzione industriale di energia e di beni; mobilità sostenibile di persone e merci; economia circolare per uno stop alla folle economia “estrattiva” e del rifiuto, dell’usa e getta; tenuta degli equlibri sociali aggrediti da vecchie nuove disuguaglianze ed esclusioni. È sin troppo facile non rendersi consapevoli che tali sfide di nuova civilizzazione, nel segno della riappacificazione dell’ecosistema umano con quello delle altre specie viventi e con la biosfera, potranno essere sostenute e vinte, dove più evidenti sono le criticità e più attrezzate le forze, sociali, culturali e tecnologiche, per reagire. Le città, appunto. Speriamo e, soprattutto, impegniamoci affinché anche la nostra città si faccia trovare pronta a questo appuntamento con la storia.
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LA POLITICA di ALTO PROFILO
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l primo Statuto regionale dell’Umbria, all’art. 8, affermava: “La Regione riconosce nel suo patrimonio storico, archeologico, artistico e paesistico, un preminente contributo ai valori della civiltà ed un aspetto inalienabile della cultura regionale". Il riconoscimento della cultura, come connotato essenziale della politica, venne codificato dalla politica stessa. Doveva essere usata la cultura per qualificare l’azione del nuovo soggetto nato dalle urne, nel 1970, per ammodernare la democrazia locale, riequilibrare la dimensione sociale, il metodo amministrativo, in collaborazione diretta con le forze attive della comunità. C’era da far maturare il seme del dinamismo che sa combattere le forme burocratiche ed accrescere l’efficienza dei meccanismi operativi. Le attese purtroppo sono andate -almeno in parte- deluse. Di questo approdo sgembo dobbiamo prendere atto e rilanciare il cosiddetto “modo nuovo di fare politica”, elevando la qualità dell'azione che deriva dal suo livello culturale. Per conseguire il risultato occorre una spinta matura, cosciente, responsabile, che ha bisogno del sostegno di una classe dirigente disancorata dalle logiche partitiche e dal tornaconto elettorale. La linfa sta, in buona parte, nella maturità democratica degli elettori e nella loro capacità di scelta di uomini e progetti. Sembra un cerchio che ruota su se stesso ed è invece il metodo per attivare una operazione partecipativa ed un aperto confronto. Scrive il sociologo (ed amico) Franco Ferrarotti nel suo saggio La parola e l’immagine: “Finite le grandi ideologie globali, resta purtroppo la pappagorgia”. Par di capire, proprio la politica scompagnata dalla cultura, la politica senza un saldo retroterra storico, fondamentale sostegno etico e garanzia di credibilità. Alcuni leader nazionali oggi si atteggiano ad uomini di Stato, offendendo la memoria di coloro che trassero il Paese da sotto le macerie e lo avviarono verso il progresso civile e democratico. Nel moderno sistema globalizzato, c'è un altro protagonista che ha rilievo nell'evoluzione sociale ed avrebbe urgente bisogno del pronto soccorso culturale: il mondo dell’informazione per immagini. Che dal basso dei suoi grandi interessi, finisce per orientare l’opinione pubblica, a prescindere da ogni e qualsiasi funzione non rientrante nell’indice d’ascolto, utile per dare profitto alle entrate pubblicitarie. Sono gli "imperi elettronici", così li chiama (e li dissacra) Ferrarotti, che aggiunge:
Adriano MARINENSI
“Esiste una dipendenza da questi mezzi, quasi fossero una droga. Esistono lo spreco di tempo e l’investimento di energia, fisica e mentale, che essi richiedono”. Emerge la figura del telespettatore, sempre silente, estraniato da ogni proprio pensiero, perché coinvolto nelle sollecitazioni mediatiche, non di rado costruite con artifizio. È il ruolo che svolge quotidianamente la TV, il convitato di pietra, introdottosi, a tempo pieno e subdolamente, nelle nostre case, manipolatore della nostra quotidianità, ladro di indebite attenzioni. Indebolisce le menti in quanto troppo spesso sorpreso in esibizioni da avanspettacolo sciatto e di infimo ordine. Se volete qualche archetipo a dimostrazione, posso indicare Il grande fratello, L’isola dei famosi, La prova del cuoco etc. Sarei tentato di aggiungere pure quei salotti pieni zeppi di insulso chiacchiericcio. Sono tutti portatori di immagini vuote, però ipnotiche, che generano "un diffuso senso di rimbambimento". Sono gli ascolti di questa strana fiera dell’anestesia cerebrale a sbalordire e preoccupare. Far riferimento a siffatto tipo di comunicazione e, ad un tempo, parlare di cultura, di promozione culturale, diventa sacrilegio. Siamo all’imperio prevaricante dell’immagine che “coinvolge al di là di ogni costruzione intellettuale”. Questi teledipendenti a prescindere (dal contenuto delle trasmissioni), Ferrarotti li chiama "i nuovi schiavi dell'icona", che è possibile accomunare –io credo- ai fanatici del cellulare, del tablet, del computer e di tutte le altre diavolerie messe in commercio, a semplice scopo di lucro, dai giganti della tecnologia. In moltissime case, il piccolo schermo somiglia, per indebita sacralità, ad un mio ricordo d'infanzia: il lume ad olio acceso in tante dimore contadine, sopra la credenza della cucina, dinanzi ad una sacra effige, contornata devotamente dalle piccole foto dei familiari scomparsi. Lasciar spegnere quella fiammella, era considerata negligenza peccaminosa. Nel credo televisivo moderno, forse la stessa offesa pensa di recare il teleutente. Viene così messo in mora lo spirito critico (che non ha nulla a vedere con la contestazione come opinione scomposta), indispensabile elemento per partecipare alle scelte della politica. La disabitudine alla riflessione e l’apnea dell’intelligenza possono ridurre la qualità dell'impegno civile. Al pari della politica, questo metodo di gestire ed usare i mezzi di informazione e di spettacolo per immagini, ha urgente bisogno di una riqualificazione culturale.
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• PER TERNI •
Per il futuro di TERNI confronto unione collaborazione Il futuro non è un frutto che cade dall’albero. Il futuro è l’albero piantato da te. I nostri antenati Sapiens si diffusero, dando origine nel tempo a numerosissime tribù, comunità e popoli, sull’intero pianeta. I gruppi dei fondatori furono migliaia, tutti disgiunti, mentre attualmente i popoli ufficialmente riconosciuti sono non più di duecento, indipendenti tra loro per alcuni fattori, ma dipendenti per altri, più importanti su tutti il globalismo delle reti economiche e finanziarie, gli effetti climatici e le religioni, gli armamenti bellici e la tecnologia, la scienza, con la matematica come suo esclusivo, universale, linguaggio. L’umanità è stata dunque caratterizzata da una costante tendenza all’unione: c’è da auspicare che si possano raggiungere cooperazioni ancora più intense ed equilibrate perché violenti contrasti su mercato, clima ed armamenti possono, in un battibaleno, generare catastrofi la cui conseguenza potrebbe, ad andar bene, configurarsi come ritorno ad un passato primordiale. L’universalità di tale percorso unificatore è un chiaro effetto di una dote precipua dell’Homo sapiens, cioè del suo linguaggio straordinariamente duttile che ha permesso di comunicare storie vere, accadute, ma anche di immaginare e trasmettere cose mai esistite nella realtà. Grazie a questa sua capacità di linguaggio ed al conseguente conio di una quantità praticamente infinita di frasi significativamente diverse, il Sapiens cominciò a forgiare memorizzare comunicare mettere in comune una prodigiosa messe di informazioni riguardanti aspetti di vita vissuta o semplicemente vagheggiata. Si attivarono così anche conoscenze relative a comportamenti personali, idee, suggestioni, sogni, indiscrezioni, esposizioni di vizi e di virtù, adorazione di totem e feticci, superstizioni, astrologie, animismi, divinità (punitrici o protettrici a seconda delle necessità e delle bramosie dell’ideatore). Immaginazioni personali e credenze collettive rafforzarono ulteriormente, a loro volta, sentimenti di unione e di cooperazione. Miti e credenze di gruppo abituarono, fin dalla nascita, piccoli gruppi e comunità sempre più ampie, a pensare allo stesso modo, sviluppando al contempo istinti artificiali comuni quali appartenenza, confini geografici, religione di Stato, cartamoneta, confraternite, partiti politici, gruppi di potere, tutto quanto costituisce cioè il miglior
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collante per la collaborazione. Questa socialità, cristallizzata da un sistema di istinti derivati, ha creato nel tempo quel senso di appartenenza che chiamiamo cultura. Chiamarla poi anche politica sarà del tutto consequenziale. Ed è la cultura, la politica cioè, che ha consentito di affrontare e sfidare il futuro e di creare sinergie, scoperte scientifiche e tecnologia. L’avanzata effettuata dai primi nostri antenati grazie a capacità di modulazione della voce che tutti gli altri animali non avevano e, quindi, grazie alla possibilità di fornire informazioni utili e di tipologie svariatissime, riveste però un’importanza di ordine infinitesimo rispetto ai cambiamenti che cultura e media mettono oggi, anno 2020 dell’era volgare, a disposizione. Si pensi alla possibilità di comunicare, contemporaneamente, con moltissime persone, anche mai conosciute, si pensi altresì al dilagare del pettegolezzo attraverso i cosiddetti social. Questa attuale, enorme possibilità comunicativa a cosa porterà? Penseremo di nuovo intensamente alla creazione di cose mai viste né esistite, diventando tutti artisti o tutti anticipatori del futuro o anche tutti ridicoli visionari? Questo insieme, appena ieri impensabile, di contatti conoscenze fatti, sedimenta cambia rivoluziona e, come risultato macroscopico, unisce. Cosa accadrà adesso che potremo dialogare (anche in video, comodamente assisi in casa nostra) simultaneamente con tutte le persone che ci interessano, venire direttamente a conoscenza dei loro costumi, delle loro idee, della loro esistenza materiale e della loro essenza spirituale? Cosa avverrà, adesso che potremo raccontarci, senza difficoltà, storie vere e storie false, chiamate modernamente, quest’ultime, fake news, cioè fandonie e porcate del giorno -cavallo di battaglia di alcuni tristi avventori del trivio partitico-, adesso che la tecnologia è così potente e dirompente? Cosa avverrà, del commercio e dei mercati, allorché le merci di quasi tutti i negozi del mondo saranno visibili dal monitor delle nostre abitazioni e dovremo solo scegliere ed acquistare? A queste domande daremo precisa indicazione, confortati dal nostro progetto per il futuro di Terni che studiosi di buona volontà e di ottima valenza culturale proporranno, nelle pagine di un libro, Terni, la città dell'oro, di prossima pubblicazione. Ci impegniamo tutti strenuamente e disinteressatamente, senza altro fine che il raggiungimento di un radioso, sostenibile, futuro per la nostra città; operiamo impegnando tutto il nostro tempo e le nostre limitatissime risorse finanziarie, senza prebende o retribuzioni. Sarebbe bello se i cittadini responsabili, indipendentemente dalla loro versatilità partitica, così pronti, in genere, specialmente sui social, a rivendicare il loro presunto impegno per la città, potessero confrontare ed unire alla nostra la loro vigorosa cultura e permettessero altresì, insieme a noi, una congrua tiratura del libro che vorremmo distribuire gratuitamente. Non c’è più tempo di bluffare né ce n’è per fuochi fatui: occorre impegnarsi in prima persona altrimenti il cambiamento epocale già iniziato e di cui il Covid-19 è stato semplicemente un anticipatore, rischierà di sommergerci definitivamente. In fiduciosa attesa di essere contattato da tutti coloro che hanno davvero a cuore il futuro della città, ringrazio sentitamente le decine di stupende persone che stanno già collaborando per progettare Terni. GR
• PER TERNI •
Virgilio ALTEROCCA per fare, non per parlare Serviti delle leggi antiche, ma anche dei cibi freschi.
Periandro
Incontrarsi, parlare, esporre problematiche e teorie non solo è lodevole, ma anche necessario e, in piccola parte, costruttivo. Virgilio Alterocca, secondo la mia elementare competenza, è il più grande ternano di tutti i tempi, purtroppo misconosciuto o pochissimo conosciuto dalla cittadinanza tutta che dovrebbe, invece, esibirlo continuamente come vessillo d’onore ed andarne sempre estremamente fiera. Ed è amaro dover constatare come anche l’altro grandissimo concittadino, Valentino, sia praticamente ignorato, contentandosi la quasi totalità della città di quattro notizie correnti di bocca in bocca, ma non di documento in documento. Credo però che, se è pur bello e confortante ricordare queste due altissime guide spirituali e morali, adesso, proprio per una deplorevole e deprimente situazione in cui versa la città di Terni, ricordi e rimembranze, da soli, non possano più bastare! Oggi abbiamo bisogno di far conoscere, non solo a noi, ma a moltissimi altri, la storia di una città, la nostra, che ha visto dei fulgidi esempi proprio in questi due grandi concittadini. Sono loro, a mio parere, che dovranno costituire i mattoni fondanti per la nuova città che siamo tutti chiamati ad edificare. Occorre allora che molte persone, al mondo, siano portate a conoscenza di queste nostre splendide realtà, delle nostre risorse, delle nostre aspettative, di coloro che, con la loro potente vita vissuta, ci aiuteranno a ricostruire un auspicabile futuro. Non dobbiamo dunque solo ricordare, ma dobbiamo operare fare progettare realizzare, altrimenti rischiamo di parlarci addosso, magari prendendocela sempre con gli altri, come enfatizza l’ultima scellerata deriva della politica italiana. Non c’è più tempo per presentare solo chiacchiere o slogan o passatempi per buontemponi, accompagnati da frasi roboanti sulla città, dimenticando di scrivere, però, la parte finale del giubilo e cioè Hip, Hip, hurrah!
Di Valentino, del quale parlo spesso e pubblico doumenti, ricordo, adesso, questa sua, magistrale, frase: Fides Christiana non tantum uerbis, sed et operibus demonstratur. Per quanto invece riguarda Virgilio ricordo, anche se in estrema sintesi, il progetto chiamato Valnerina Illustre, per il quale ho la piena collaborazione di amministrazioni, associazioni, Pro Loco di: Vallo di Nera, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Ferentillo, Polino, Casteldilago, Montefranco. A Terni la partecipazione è assicurata da cittadini amanti e cultori di Virgilio, dal Preside Fabrizio Canolla e da tutti coloro che vorranno unirsi a noi per onorare la città e non abbandonarla all’ignoranza e all’ignavia corrente. Il progetto Valnerina Illustre avrebbe dovuto svolgersi, così come organizzato e ufficializzato, da maggio a settembre del corrente anno, ma sappiamo cosa è accaduto nel frattempo per cui sono stato costretto a rimandare tutto al 2021. Il progetto consiste nella realizzazione di Mostre che esporranno, nei vari Centri appena nominati, molte cartoline artistiche di Alterocca, a corredo di locandine e documenti che illustreranno vari aspetti della vita di Virgilio, quali: l’educatore, l’imprenditore, l’editore, il giornalista, il politico, il benemerito dell’istruzione, il suo impegno per l’associazionismo, per
la Pubblica Assistenza, per il telefono, per il Politeama e per altri valori che Virgilio ha rappresentato. La tematica presente in ogni Centro sarà collegata ad una versatilità già tradizionalmente espressa dal Centro stesso, ad esempio la tematica cultura editoria e giornalismo, con corredo delle cartoline riguardanti Le lettere dell’alfabeto e La Divina Commedia, sarà presentata a Vallo di Nera, dove si può visitare la notissima Casa dei Racconti, centro di documentazione e raccolta del patrimonio letterario orale. E così sarà per tutti gli altri Centri amministrati da Sindaci favorevoli allo svolgimento di eventi culturali comuni. Si offrirà ai turisti la possibilità di visitare molti Centri in cui ammirare, gratuitamente, le famose cartoline e di venire a conoscenza delle grandi doti di umanità e di imprenditorialità di Virgilio Alterocca. Con questo progetto Terni inizia, finalmente, ad indossare le vesti sue più proprie quelle di Centro culturale direzionale del territorio contiguo, strategia che illustrai ampiamente, ricevendone apprezzamenti e consensi, nella conferenza che tenni, a Scheggino, a molti sindaci della Valnerina, da Amelia a Vallo di Nera, e del sindaco di Spoleto. Ben presto rivelerò le enormi potenzialità che Terni e la Valnerina hanno per opera dei due grandissimi ternani: Valentino di Terni e Virgilio Alterocca. GR
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Piazza E. Fermi 5 - 05100 Terni Tel. 0744. 545711 Fax 0744.545790 consorzioteverenera@pec.it teverenera@teverenera.it www.teverenera.it
CONSORZIO TEVERE
CONSORZIO TEVERE NERA, CINQUE ANNI DI BUON GOVERNO DEL TERRITORIO Massimo Manni da cinque anni è il presidente del Consorzio Tevere Nera. Alla scadenza del primo mandato si ricandida nella consultazione del 20 settembre, alla luce del buon lavoro fatto, con una serie notevole di interventi su tutto il territorio di competenza Che consuntivo si sente di tracciare al termine di questo mandato quinquennale? “Sicuramente molto positivo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sono stati eseguiti moltissimi lavori di manutenzione del territorio con particolare attenzione alla difesa idrogeologica. Un lavoro ormai ultimato in gran parte e uno non meno importante che guarda al futuro: sono stati infatti programmati progetti, quindi lavori, per una ulteriore messa in sicurezza del territorio”. Presidente Manni ci indichi allora i principali lavori fatti e quelli da realizzare “Tra quelli ultimati vi è la messa in sicurezza del fiume Nera, da ponte Allende a via Vanzetti. Ancora, la messa in sicurezza del fosso di Stroncone: in parte già ultimata, mentre per la restante abbiamo ricevuto un finanziamento di 3,7 milioni di euro. Tra le opere in parte terminate e in parte da ultimare entro l’anno ricordo la messa in sicurezza di tutta la Valnerina, da Ferentillo a Terni. Proprio a Terni abbiamo pensato ed operato per la tutela e la prevenzione del rischio idrogeologico, per la messa in sicurezza -tra l’altro- del torrente Tarquinio che attraversa i Comuni di Terni, Narni e San Gemini. Ricordo anche importanti interventi sul torre Serra, a Giuncano, e sul Fosso delle streghe”. Si ricandida per il futuro del Consorzio Tevere Nera: con quali obiettivi? “Innanzitutto, incrementare ulteriormente la difesa del territorio dal punto vista idrogeologico anche alla luce dei profondi
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FIUME NERA - TERNI
VALLE MOLINA - AVIGLIANO
cambiamenti climatici con eventi di pesante impatto sempre più frequenti. Ci candidiamo per dare un futuro anche al mondo agricolo in quanto l’acqua diventa uno degli elementi fondamentali per la produzione di cibo di qualità e quindi per valorizzare le filiere territoriali. Ma anche per una programmazione di sviluppo sostenibile di questo territorio, legato anche alla mobilità dolce. Penso alle piste ciclopedonali, ben presenti in questa vasta area. Vogliamo dare ulteriori risposte anche alle imprese del territorio per quanto riguarda le problematiche legate alla fondamentale messa in sicurezza ulteriore del fiume Nera per quanto concerne il rischio esondazione sul quale stiamo portando avanti nuovi progetti fino a Narni scalo, zona Pescecotto”. Nonostante questo lavoro svolto e i tanti progetti in cantiere sembra che abbiate tanti nemici o almeno avversari. “Sì, c’è una idea diversa della gestione del Consorzio che deve dipendere molto da scelte regionali, ma sulle quali il consiglio di amministrazione non può entrare nel merito, sia per quanto riguarda i contributi che per le agevolazioni sul costo del servizio idrico”. Ci faccia capire: se non ci fosse il Consorzio Tevere Nera che si rischierebbe? “Si rischierebbe molto: ad esempio, che
una enorme mole di lavori effettuati costantemente, probabilmente non verrebbero realizzati mettendo a grave rischio il sistema territoriale”. Presidente Manni, si sente di aver mancato qualche obiettivo? “In questi cinque anni abbiamo cercato di investire nella progettualità e nella realizzazione delle maggiori opere possibili in un contesto delicatissimo e difficile. Per rispondere alla sua domanda, se devo
DI BONIFICA NERA essere sincero, la mia risposta è sicuramente NO!!! E lo dico con grande serenità alla luce di quanto fatto”. Se pensa ai prossimi 5 anni quali priorità vede? “Ottimizzare ancora la gestione del Consorzio Tevere Nera per dare anche un segnale di riduzione e rimodulazione del contributo; aumentare ulteriormente la tutela del territorio; risolvere la problematica del rischio esondazione delle aree sulle quali incombe questa minaccia: occorre completare lo sviluppo dei lavori delle aree interessate del ternano narnese. Dare poi una risposta di ulteriore efficientamento del servizio idrico per l’agricoltura, potenziando i bacini di accumulo e la rete di distribuzione e arrivare ad una tariffa più puntuale”.
Orario di apertura al Pubblico Lunedì - Venerdì dalle ore 8,30 alle 12,00 Mercoledì dalle ore 15,30 alle 17,00
LAVORI DI REALIZZAZIONE NUOVA CONDOTTA DI IRRIGAZIONE IMPIANTO A PIOGGIA BACINO FIUME NERA ATTRAVERSAMENTO SU STRADA DEL MULINO - TERNI
DISOSTRUZIONE CANALETTA DI IRRIGAZIONE
LAVORI DI ABBATTIMENTO ALBERATURE DANNOSE PER L'ALVEO DEL CANALE DEMANIALE VALLEVERDE NEI PRESSI DEL CIMITERO DI TERNI
C’è chi sostiene che i soldi dei contribuenti servono solo per mantenere la macchina aziendale del Consorzio. “Non è assolutamente vero perché le figure di alta professionalità che abbiamo sono necessarie sia per la progettazione che per la gestione dei lavori. E comunque parlano gli investimenti e i lavori fatti”. RIPURGO CANALE DI IRRIGAZIONE IN LOC. MARATTA ALTA
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I CONTADINI del BARONE N
Vittorio GRECHI
el 1882 il barone Eugenio Franchetti di Firenze, dopo aver acquistato dai Conti Pianciani un vasto territorio nella zona di Piediluco comprendente circa 830 ettari con 30 casali, una mola per cereali e i ruderi dell’antica rocca medievale, volle fabbricare una villa per passarci l’estate con la sua famiglia. I tecnici al suo servizio gli consigliarono la zona di Monte Luco da dove poteva godere di una bella visione panoramica del lago e della sua rocca, nonché di buona parte dei suoi possedimenti. Tale zona però era di proprietà di varie famiglie contadine che la seminavano dalla notte dei tempi in quanto il terreno era “sciolto” e facile da arare con l’aratro di legno. Inoltre non c’era una sorgente d’acqua sufficiente se non a una certa distanza a valle, ma anch’essa di proprietà di altri contadini. Allora il barone fece spargere la voce che avrebbe comprato tutti i terreni della valle, fino alla forca d’Arrone, cosicché, affacciandosi dalla futura villa, il suo sguardo avrebbe visto solo terre e contadini di sua proprietà. Secondo il racconto dei vecchi le prime a vendere furono alcune donne che avevano ricevuto in dote dalle proprie famiglie piccoli appezzamenti difficili da coltivare perché sposate e residenti troppo lontano da quel luogo. Così il barone divenne proprietario di una vasta area del Monte Luco, compresa la zona a valle ricca di acqua. Ben presto queste acquisizioni di terreno terminarono perché le altre famiglie, tra le quali c’erano gli antenati del sottoscritto, nonostante il barone pagasse molto bene e promettesse di assumere al suo servizio tutti quelli che avessero venduto a lui, resistettero, preferendo mangiare pane e cipolla liberi sulla propria terra, che essere alle dipendenze del signor barone. Allora il neo padrone cominciò a piantare alberi in quello che sarebbe diventato un grande parco intorno alla futura villa, servendosi come manodopera saltuaria dei locali che si erano rifiutati di vendere e nel frattempo ordinò un potente motore diesel per pompare l’acqua dalle sorgenti in basso fino a un grande serbatoio posto a monte della sua residenza. Intanto faceva costruire case per i guardiani, faceva impiantare vigneti, piantagioni di tabacco, grano e granturco facendo affluire nella zona qualche contadino toscano insieme a molti altri dalla Puglia e in particolare dal leccese. Questi dipendenti del barone, nei periodi morti, andavano a fare lavori retribuiti nei campi dei confinanti col barone. C’era un
“Basta ‘ulo, o tu mi fa’ ‘ngrullire!!!”
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vecchio toscano, abilissimo con vanga, zappa e pala a scavare fosse profonde -dette in dialetto “le forme”per impiantare un vigneto, incassando poche lire al metro e un fiasco di vino al giorno. Sotto lo sforzo per rompere il terreno duro poteva scappargli qualche sonoro peto e allora esclamava nel suo dialetto: “Basta ‘ulo, o tu mi fa’ ‘ngrullire!!!”. Si racconta che un giorno scavando trovò alcune tegole in laterizio che contenevano un piccolo teschio e un lumino di terracotta pieno di terra intrisa di olio. Forse un antico cimitero, chissà. Gli altri contadini provenienti dal sud andavano a mietere il grano con i vicini perché, oltre al pagamento a giornata, facevano molti pasti al giorno e in più raccoglievano le lumachine bianche attaccate alle stoppie per sfamare le famiglie. La fame negli anni cinquanta del secolo scorso era ancora un problema per molti tanto che non si buttava niente. Moriva una gallina o un pollo senza conoscerne il perché? Veniva subito pulito e cotto specialmente nelle famiglie numerose in precarie condizioni economiche. Moriva una vacca dal gonfiore a causa dell’erba medica bagnata? Veniva venduta a quattro lire per bassa macellazione e le parti che non interessavano al macellaio venivano sotterrate in una buca. Al mattino dopo, sparsa la voce del fatto, c’era sempre qualcuno che chiedeva il permesso di riesumare quanto sepolto, recuperando la poca carne dalla testa e il grasso attaccato alle budella che venivano lavati e portati immediatamente alle proprie mogli perché fossero cotti in quanto non c’erano i frigo e in alcune zone nemmeno l’energia elettrica. Questa era la realtà in alcune zone rurali dell’Umbria, circa settanta anni fa.
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