LA BIENNALE DI VENEZIA Presidente / President Pietrangelo Buttafuoco Consiglio di Amministrazione / Board Vice Presidente / Vice President Luigi Brugnaro Tamara Gregoretti Luca Zaia Collegio dei Revisori dei Conti / Auditors’ Committee Presidente / President Pasqualino Castaldi Ines Gandini Angelo Napolitano Direttore Generale / Director General Andrea Del Mercato Direttori Artistici del Settore Teatro / Artistic Directors of the Theatre Department Stefano Ricci Gianni Forte
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G E ET R ALBUS BIENNALE TEATRO
VENEZIA
15-30 06.2024
LA BIENNALE DI VENEZIA 52. Festival Internazionale del Teatro 52nd International Theatre Festival Direttore Generale / Director General Andrea Del Mercato
STRUTTURA ORGANIZZATIVA / ORGANISATIONAL STRUCTURE
SERVIZI CENTRALI / CENTRAL SERVICES AFFARI LEGALI E ISTITUZIONALI, RISORSE UMANE E VICARIATO / LEGAL AND INSTITUTIONAL AFFAIRS, HUMAN RESOURCES AND DEPUTY Direttore / Director Debora Rossi Affari Legali e Istituzionali / Legal and Institutional Affairs Martina Ballarin Francesca Oddi Francesca Padovan Lucrezia Stocco Risorse Umane / Human Resources Graziano Carrer Luca Carta Giovanni Drudi Antonella Sfriso Alessia Viviani Loris Zennaro Rossella Zulian SEGRETERIE / SECRETARIATS Segreteria Generale / General Secretariat Chiara Arisi Caterina Boniollo Maria Cristina Cinti Elisabetta Mistri Cerimoniale / Protocol Office Francesca Boglietti Lara De Bellis Marta Isman Veronica Zuanel Segreteria / Secretariat Biennale College Claudia Capodiferro Giacinta Maria Dalla Pietà
AMMINISTRAZIONE, FINANZA, CONTROLLO DI GESTIONE E SPONSORSHIP, PROMOZIONE PUBBLICO / ADMINISTRATION, FINANCE, MANAGEMENT CONTROL AND SPONSORSHIP, PROMOTION, EDUCATIONAL Direttore / Director Valentina Borsato Amministrazione, Finanza, Controllo di Gestione / Administration, Finance, Management Control Bruna Gabbiato Elia Canal Marco Caruso Giada Doria Martina Fiori Francesca Gallo Elisa Meggiato Irene Scarpa Sefora Tarì Sara Vianello Sponsorship Caterina De Marco Paola Pavan Promozione Pubblico / Promotion, Educational Carlotta Carminati Caterina Castellani Serena Cutrone Lucia de Manincor Anna Eudosia Di Costanzo Elisabetta Fiorese Stefania Guglielmo Laura Gravina Emanuela Padoan Marta Plevani Marianna Sartore
PROGETTI SPECIALI, PROMOZIONE SEDI / SPECIAL PROJECTS, PROMOTION OF VENUES Direttore / Director Arianna Laurenzi Progetti Speciali / Special Projects Margherita Audisio Valentina Baldessari Francesco Carabba Davide Ferrante Carolina Fullin Anna Mason Elisabetta Parmesan Promozione Sedi / Promotion of Venues Nicola Bon Cristina Graziussi Alessia Rosada
SERVIZI TECNICO LOGISTICI / TECHNICAL AND LOGISTIC SERVICES Direttore / Director Cristiano Frizzele Progettazione Mostre, Eventi e Spettacolo dal Vivo / Exhibition Design, Events and Live Performance Massimiliano Bigarello Cinzia Bernardi Maria Sol Buso Antonella Campisi Jessica Giassi Valentina Malossi Sandra Montagner Facility Management Giulio Cantagalli Alvise Dolcetta Piero Novello Maurizio Urso Information Technology Andrea Bonaldo Michele Schiavon Leonardo Viale Jacopo Zanchi
SERVIZIO ACQUISTI, APPALTI E AMMINISTRAZIONE PATRIMONIO / PURCHASING, PROCUREMENT AND ASSETS Direttore / Director Fabio Pacifico Ufficio Acquisti e Appalti / Purchasing and Procurement Silvia Gatto Marta Artuso Silvia Bruni Angelica Ciabocchi Eleonora Cialini Ufficio Ospitalità / Hospitality Linda Baldan Mery Andrea Montino Jasna Zoranovic Donato Zotta Amministrazione Patrimonio / Assets Maurizio Celoni Antonio Fantinelli
UFFICIO STAMPA ISTITUZIONALE E CINEMA / INSTITUTIONAL AND CINEMA PRESS OFFICE
SETTORE DANZA, MUSICA, TEATRO / DANCE, MUSIC, THEATRE DEPARTMENT
Responsabile / Head Paolo Lughi
Dirigente Responsabile Organizzativo / Executive Head of Organisation Francesca Benvenuti
Cesare Bisantis Francesca Buccaro Michela Lazzarin
UFFICIO ATTIVITÀ EDITORIALI E WEB / EDITORIAL ACTIVITIES AND WEB Responsabile / Head Flavia Fossa Margutti Giovanni Alberti Roberta Fontanin Ornella Mogno Nicola Monaco Maddalena Pietragnoli Cristiana Scavone
COLLABORATORI PER IL 52. FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO / COLLABORATORS FOR THE 52ND INTERNATIONAL THEATRE FESTIVAL Nicola Angelillis Valentina Margherita Apollonio Andrea Avezzù Michele Braga Alessia Cacco Valentina Campana Riccardo Cavallaro Cosima Centurioni Marzia Cervellin Roberto Cortazzo Francesco di Cesare Simone Ferrari Giovanni Fumiani Matteo Giannasi Caterina Moro Margherita Morucci Beatrice Mosole Giorgia Padovani Francesca Pavanel Matilde Pezzini Mariagrazia Pontorno Beatrice Radovix Manuela Rollero Pasquale Sbarra Juliane M. Schneemann Emma Soletti Marco Tonino Laura Venturini Flavio Vido Carlotta Vinanti Paolo Zanin Giulia Maria Zucchetta
Segreteria / Secretariat Veronica Mozzetti Monterumici Programmazione e Produzione / Programming and Production Michela Mason Federica Colella Maya Romanelli
UFFICIO STAMPA DANZA, MUSICA, TEATRO / DANCE, MUSIC, THEATRE PRESS OFFICE Responsabile / Head Emanuela Caldirola Ilaria Grando
SETTORE ARTI VISIVE ARCHITETTURA / VISUAL ARTS ARCHITECTURE DEPARTMENT
SETTORE CINEMA / CINEMA DEPARTMENT Direttore Generale / Director General Andrea Del Mercato Segreteria / Secretariat Mariachiara Manci Alessandro Mezzalira Programmazione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica / Venice International Film Festival Programming Office Piera Benedetti Giulia Erica Hornbostel Silvia Menegazzi Daniela Persi Chiara Prata Venice Production Bridge Allegra Bell Chiara Marin Accrediti Industry - Cinema / Industry - Cinema Accreditation Ilaria Cicconi Flavia Lo Mastro Biennale College Cinema Valentina Bellomo
Dirigente Responsabile Organizzativo / Executive Head of Organisation Jörn Rudolf Brandmeyer
ARCHIVIO STORICO DELLA BIENNALE DI VENEZIA – ASAC / HISTORICAL ARCHIVE OF CONTEMPORARY ARTS
Marina Bertaggia Marco Bagaggia Emilia Bonomi Raffaele Cinotti Francesco Paolo Di Cuia Stefania Fabris Stefania Guerra Francesca Aloisia Montorio Luigi Ricciari Micol Saleri Ilaria Zanella
Dirigente Responsabile Organizzativo / Executive Head of Organisation Debora Rossi
UFFICIO STAMPA ARTI VISIVE ARCHITETTURA / VISUAL ARTS ARCHITECTURE PRESS OFFICE Responsabile / Head Maria Cristiana Costanzo Claudia Gioia
Archivio Storico / Historical Archive Maria Elena Cazzaro Giovanna Bottaro Michela Campagnolo Marianna Carpentieri Lia Durante Marica Gallina Helga Greggio Judith Kranitz Silvia Levorato Michele Mangione Manuela Momentè Adriana Rosaria Scalise Alice Scandiuzzi Biblioteca / Library Edoardo Armando Valentina Da Tos Valentina Greggio Elena Oselladore
si è fatto silenzio ma la porta è aperta nella casa dove sono rimasta it’s quiet now but the door is open in the house in which I’ve stayed
Questa edizione del Festival è dedicata alla memoria di Elena Leonardi. This edition of the Festival is dedicated to the memory of Elena Leonardi.
Pietrangelo Buttafuoco Presidente La Biennale di Venezia President La Biennale di Venezia
Niger et Albus è la dicotomia su cui il duo Stefano Ricci e Gianni Forte (ricci/forte) sceglie di impostare il Festival che ne sigilla il mandato alla Biennale Teatro. Anche questa volta il testo dei Direttori si articola in forma di manifesto programmatico, in cui Niger è il buio da squarciare grazie ad Albus. Ed entrambi, Niger e Albus, viatici da percorrere in modo netto e integrale, evitando sovrapposizioni, e quindi zone grigie. Sullo stesso tagliente crinale si inserisce l’assegnazione del Leone d’Oro alla carriera di questa 52. edizione, conferito a Back to Back Theatre. La compagnia australiana è riuscita a portare sulle platee del mondo il tema scomodo della disabilità e del corpo deviante, senza pietismi e ben oltre le maglie strette dell’ideologicamente corretto, delineando un vero e proprio attivismo della disabilità. Dal 1998 l’ensemble ha creato un notevole corpus di lavori, che riflette idee, desideri, frustrazioni e pensieri dei suoi fondatori e membri. Le performance del gruppo – fondato da Simon Laherty, Sarah Mainwaring, Scott Price e attualmente guidato da Bruce Gladwin – tengono insieme ferocia e poesia, tabù e coraggio. L’handicap diviene così strumento conoscitivo e di esplorazione e, di contro, il criterio di percepita normalità si rivela una benda di ipocrisia che limita sguardi e orizzonti. Di nuovo, dunque, Niger et Albus. Il potenziamento del Settore Teatro rientra negli indiriz(9)
zi strategici della Biennale, con un significativo aumento delle risorse destinate al suo College. In questo caso i numeri del 2023 vengono in soccorso per chiarire l’ordine dell’entusiasmo e del coinvolgimento. Tre bandi rivolti all’Italia e all’estero che, a fronte di un totale di 206 candidature, hanno permesso di individuare cinque tra registi, autori e performer; sette Masterclass che da sole hanno raccolto 293 adesioni da ben 26 Paesi. Nei suoi novant’anni di attività il Festival Internazionale del Teatro è stato sempre in grado di rinnovarsi e di esprimere lo spirito della contemporaneità. Tra i primi Settori a essere istituito (1934), le foto d’epoca ci raccontano di un esordio memorabile con Il Mercante di Venezia diretto da Max Reinhardt, messo in scena in Campo San Trovaso. La città a fare scenografia di se stessa, e i cittadini mutati in spettatori sotto il cielo di Venezia. Ai numeri e ai cieli – dove questi si specchiano – bisogna credere, sempre. Si ringrazia il Ministero della Cultura e la Regione del Veneto, le Istituzioni del territorio che in vario modo sostengono La Biennale, la Città di Venezia, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, la Marina Militare. Si ringrazia la Rai, Media Partner della Biennale di Venezia.
Niger et Albus is the dichotomous framework that Stefano Ricci and Gianni Forte (ricci/forte) have chosen for this edition, which concludes their term as Artistic Directors of Biennale Teatro. Once again, they have articulated their vision programmatically, in the form of a manifesto, where Niger is the darkness to be sliced open with the help of Albus. Both are pathways to be undertaken with clarity and integrity; they must avoid overlaps – and thus grey areas. Equally clear-cut is the awarding of the Golden Lion for Lifetime Achievement at this 52nd edition to Back to Back Theatre. The Australian company has succeeded in bringing a subject that ableist society finds complex – namely, disability and the impaired body – to audiences all over the world. It has done so without piety, avoiding the narrow confines of what is deemed ideologically correct, and setting out a pioneering form of disability activism. Since 1998, the ensemble has created a remarkable body of work, reflecting the ideas, desires, frustrations and thoughts of its founders and members. Founded by Simon Laherty, Sarah Mainwaring, Scott Price, and currently led by Bruce Gladwin, the company’s productions contain fierceness and poetry, taboo and bravery all at once. Disability thus becomes a tool for exploration and (10)
(EN)
knowledge; meanwhile, the perceived notion of normality is revealed as a hypocritical blindfold that limits our horizons and points of view – Niger et Albus, again. The strengthening of the Theatre Department is part of La Biennale’s strategic objectives, with a significant increase in the resources allocated to its College. In this case, data from 2023 come to the rescue to clarify the scope of the Foundation’s enthusiasm and involvement. The three calls for proposals open to national and international artists received 206 applications, which led to the selection of five directors, writers and performers. The seven Masterclasses alone garnered 293 applications from no fewer than 26 countries. Throughout its 90 years of activity, the International Theatre Festival has always been able to renew itself and express the spirit of the times. It was one of the first Departments to be established (in 1934), and period photos tell us of memorable beginnings, with Max Reinhardt’s production of The Merchant of Venice staged in its titular city, in Campo San Trovaso. The city made a stage for itself, and under the Venetian sky its citizens became an audience. Numbers, skies – when the outlook is the same in both, it’s always worth believing. Our thanks go to the Ministero della Cultura and the Regione Veneto, the regional Institutions that each in their own way support La Biennale, the City of Venice, the Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, the Italian Navy. We would also like to thank Rai, Media Partner for La Biennale di Venezia.
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Stefano Ricci Gianni Forte Direttori Artistici del Settore Teatro Artistic Directors of the Theatre Department
“Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero.” “Life is in colour, but black and white is more realistic.” — Wim Wenders
In principio tutto era bianco e nero; la contrapposizione tra bene e male, in quell’eterna azione di miglioramento auspicabile per qualunque essere umano. Gli opposti mescolati, le trame da comporre tra buio e luce. Ed è il superamento di questo dissidio che porta l’individuo a procedere verso un progresso generale. Medioevo o futuro, arcangelo Michele contro Satana, la dicotomia ci governa. Trascendere e dominare, sviluppare la spiritualità governando le tendenze materiali, è il solo sentiero percorribile. NIGER et ALBUS, in latino a raccontare una lingua morta che ha smarrito il soffio vitale, descrive gli opposti, la forza dello strappo per ricucire una nuova specificità lontana dalle vetuste e anacronistiche gabbie binarie. Per fare un passo avanti sul tracciato dell’autorealizzazione, NIGER et ALBUS rappresenta la forza di accettare ciò che esiste fuori e dentro di noi, costruendo le palafitte di rispetto e orgoglio delle differenze che ci contraddistinguono per maturare una serenità e un distacco solare dai passi feroci di un pianeta che si esprime solo attraverso il mendicare lo sguardo compiaciuto dell’altro. La propria identità non può essere accordata da terzi, inseguendo un transitorio canto delle sirene di maggio(13)
ranza; non può trasformarsi in una maschera dietro la quale ci perdiamo rincorrendo status che soffocano la disperazione di non sapere chi siamo realmente; NIGER et ALBUS racconta – moralmente e artisticamente – il coraggio di alzare la testa e consumare i propri giorni a disposizione, di un’esistenza per tutti in scadenza, seguendo un personale stato di entusiasmante pienezza e progresso. NIGER et ALBUS è il labirinto, un tracciato inestricabile che ci accompagna lungo il corso del tempo a disposizione. La capacità di snidare un sentiero seguendo il proprio istinto senza affidarsi al senso comune, per evitare di ritrovarsi, poi alla fine, allo stesso punto di partenza. Stanchi, sordi, sazi di cibo scadente, senza sapere perché e cosa cercassimo. NIGER et ALBUS è lo sforzo dello strappo, la rivoluzione, la schiena dritta dinamitarda contro il deserto culturale accondiscendente. Bianco, nero, direzioni precise, senza esitazioni, senza ripensamenti. NIGER et ALBUS, dedalo come purificazione, è la bussola espressiva per recuperare il sorgere di un globo infuocato, mai tiepido; un contrasto, una dualità che stravolge smantellando i falsi idoli. Se non riusciamo a immaginare un mondo migliore e più armonioso, non avremo mai i mezzi necessari per ricostruirlo. NIGER et ALBUS diviene allora, in questa 52. edizione del Festival, la promessa di una nuova luce che si fa strada: ricco di performance e spettacoli magnetici, proseguirà ad appartenere a tutti noi interfacciandosi con le nostre essenze, la curiosità, le nostre aspirazioni, le contraddizioni, le nostre vulnerabilità per stupirci raccontando la metamorfosi di un mondo in perpetuo movimento. Con energia inventiva, la poliedricità delle proposte più eterogenee, il Festival offrirà un’avventura senza uguali, rimanendo per gli spettatori uno spazio di desiderio, meraviglia, crocevia di dibattiti e confronti, irradiando risolutamente la vitalità della città di Venezia, e non solo. L’edizione di NIGER et ALBUS non si configurerà come pensiero dicotomico ma illustrerà l’indecifrabile caos del coraggio, la mutevolezza difesa a oltranza, un rigoroso mazzo di tarocchi con il quale pronosticare un futuro possibile: il Bagatto Back to Back Theatre lascerà ai suoi compagni il primo giro di carte per poi chiudere l’edizione; sarà l’Imperatrice Gob Squad a lanciare l’apertura e stabilire i primi vaticini; seguirà il Matto Ciro (14)
Gallorano; il Cavallo Tim Crouch; il Mondo Muta Imago; l’Eremita Miet Warlop; la Ruota Elia Pangaro; la Temperanza Luanda Casella; la Papessa Giorgina Pi/Stefano Fortin; il Sole Fabrizio Arcuri/Carolina Balucani; l’Appeso Milo Rau; la Morte Vaiva Grainytė/Lina Lapelytė/Rugilė Barzdžiukaitė; gli Amanti Eliana Rotella/Fabio Condemi; il Carro Markus Öhrn; il Diavolo Rosalinda Conti/Martina Badiluzzi; la Giustizia Amir Reza Koohestani; tutti tesi a intrecciare un ordito divinatorio, un mosaico per interpretare il nostro Domani. Un Festival passe-partout per spalancare le porte dell’Immaginario e salpare per questo viaggio multidisciplinare di due settimane (dal 15 al 30 giugno 2024) nei teatri, nelle sale e negli spazi site-specific della Biennale Teatro, attraverso l’esperienza di un’audace portata etico-politica e di un’estetica mozzafiato, esplorando mondi sconosciuti, condividendo sogni utopici ed emozioni profonde. Con le loro creazioni, la ricerca esplorativa e uno sguardo corrosivo al periodo attuale, una line-up di straordinari artisti poetico-visionari si mobiliterà per risvegliare le coscienze e delineare i contorni di un futuro più desiderabile, squarciare universi inesplorati squassando il nostro orizzonte di routinaria attesa, stupendoci con performance indimenticabili, offrendo un biglietto di A/R per un altrove trasversale. (EN)
In the beginning, everything was black and white, an opposition of good and evil in that never-ending search for improvement that any human life should aspire to. Opposites were mixed, and everything was woven with darkness and light. Overcoming this tension is what allows the individual to move towards a general form of progress. Whether it’s the Middle Ages and the future, the archangel Michael and Satan, we are governed by dichotomies. The only viable path is to transcend and dominate, to develop spirituality by governing material tendencies. NIGER et ALBUS, in the original Latin, speaks of a dead language that has lost the breath of life; that describes opposing poles; that has the power to rip things up in order to stitch a new singularity back together, one that distances itself from the cages of antiquated and anachronistic binaries. In order to step forward on the path of self-realisation, NIGER et ALBUS symbolises the power to accept what exists inside and outside of ourselves; it’s building stilt houses of respect and pride in the differ(15)
ences that make up who we are, in order to achieve both peace and a cheerful distance from the furious pace of a planet that expresses itself only by begging for looks of smug approval from the other. Our identity cannot be granted to us by a third party, by chasing the transient siren song of the majority. Nor can it become a mask behind which we lose ourselves, running after statuses that suppress the despair of not knowing who we really are. Morally and artistically, NIGER et ALBUS speaks for the courage to hold our head up high and use the time we have – for every existence has a sellby date – to embrace a state of enthusiastic personal fullness and progress. NIGER et ALBUS is a maze, a crooked path leading us along the course of time. It’s the ability to find our way by following our own instincts, without relying on common sense, and avoiding finding ourselves back at square one tired, deaf, sated with junk food, not knowing either what we were looking for nor why we set off in the first place. NIGER et ALBUS is the effort of ripping something up, it’s a revolution – the dynamite of standing tall against an all-too-compliant cultural desert. Black and white are clear directions; there are no hesitations, no second thoughts. NIGER et ALBUS is the maze as purification. It’s the expressive compass we need to help us recapture a rising sun that’s perennially on fire, never lukewarm; it’s a contrast, a disruptive duality that breaks down false idols. If we cannot picture a better and more harmonious world, we’ll never have the means to rebuild it. At this 52nd edition of the Festival, NIGER et ALBUS therefore offers the promise of new light. Full of magnetic productions and performances, this Festival will continue to belong to us all, interacting with our essences, our curiosity, our aspirations, contradictions and vulnerabilities, surprising us with its accounts of the metamorphosis of a world in perpetual motion. With the energy of invention and its hugely versatile range of offerings, the Festival will provide a space of unparalleled adventure; and for audiences it will continue to be a place of desire, wonder, as well as a crossroads of debate and discussion, radiating not just the vitality of Venice as a city but much more besides. This NIGER et ALBUS edition will not be defined by dichotomous thinking but illustrate the indecipherable chaos of courage, defend mutability to the bitter end, (16)
and offer a rigorous tarot deck with which to predict a possible future: Back to Back Theatre (The Magician) will allow their fellow artists the first round of cards and then return to close the Festival; then Gob Squad (The Empress) will start things off, with the first foretelling of what is to come, swiftly followed by Ciro Gallorano (The Fool), Tim Crouch (The Horse), Muta Imago (The World), Miet Warlop (The Hermit), Elia Pangaro (The Wheel of Fortune), Luanda Casella (Temperance), Giorgina Pi/Stefano Fortin (The High Priestess), Fabrizio Arcuri/Carolina Balucani (The Sun), Milo Rau (The Hanged Man), Vaiva Grainytė/Lina Lapelytė/Rugilė Barzdžiukaitė (Death), Eliana Rotella/Fabio Condemi (The Lovers), Markus Öhrn (The Chariot), Rosalinda Conti/Martina Badiluzzi (The Devil), and Amir Reza Koohestani (Justice). All of them will seek to weave a divinatory warp, a mosaic-like interpretation of tomorrow’s world. This Festival is a master key to open the doors of the Imagination and set sail on a multidisciplinary two-week journey (from 15 to 30 June 2024) across the Biennale Teatro’s theatres, venues and site-specific spaces. It will offer an experience of daring ethical and political scope and breathtaking aesthetics; explore unknown worlds; share utopian dreams and deep emotions. With their creations, their exploratory practices and a corrosive vision for our times, an extraordinary lineup of poetic and visionary artists will come together to awaken consciences and delineate the contours of a more desirable future. They will open up unexplored universes, shake the horizons of humdrum expectation, and as they stun us with unforgettable performances so they will offer us a return ticket to an all-encompassing elsewhere.
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Stefano Ricci
Nero e bianco, oscurità contro chiarore, sembrano disegnare i margini fluttuanti di un confine culturale sempre più marcato: quello teatrale è uno spazio intellettualmente libero dove reinventare la vita e anticipare il futuro o la gabbia del paria consapevole, un individuo superfluo agli equilibri di una società, un rifugiato che si confronta con un pugno di simili senza mai provare a diventare Stato, a veder riconosciuta la propria differenza? In assenza di qualsiasi tutela, senza alcun diritto, perché non sfruttare questo essere ingombranti, silenti, per dismettere tale servilismo apolide e recuperare una propria frontiera, una coscienza collettiva identitaria precisa – pur nella sua minoranza – che restituisca una cittadinanza invece di accogliere passivamente il circo degli orrori che si consuma sopra le nostre teste, con un’egemonia artistica che ci mortifica alla ricerca di un posto a sedere riconosciuto da un sistema concentrazionario? Niger, Albus, prese di posizione ma anche definizione di sé, voce fuori dal coro, stigma da smantellare. Per contrastare l’abilismo che definisce quale debba essere il prototipo di normalità a tutti i livelli, gettando nel buio delle coscienze la complessità che ci appartiene; un’oppressione sistemica che si potrebbe combattere accogliendo il pluralismo di voci che ci rende cittadini di un mondo auspicabile. Se soltanto ritrovassimo il senso di abitare un Teatro. (19)
Black and white, darkness against light: these are what appear to map out the fluctuating margins of increasingly rigid cultural boundaries. Is theatre an intellectually free space in which we can reinvent life and anticipate the future? Or is it a cage for the self-aware pariah, an individual superfluous to social equilibrium – a refugee who talks to a handful of like-minded people without ever trying to become a State, or see their difference recognised? In the absence of any protection or any rights, why not make use of our cumbersome presence, our silence, and divest ourselves of this stateless servility and restore our own borders? A clear collective awareness of our identity – for all its minority status – might yet revive citizenship, rather than passively accepting the horror show taking place over our heads, with its artistic hegemony petrifying us as we desperately search for a seat at the table that will be recognised by this concentration camp system. Niger and Albus are personal positions but also ways of defining ourselves; they’re voices that stand out from the crowd, stigma to be dismantled in order to counteract the ableism that defines the prototype of normality at all levels, and which consigns our unique complexity to the dark side of consciousness. This systemic oppression could be fought by welcoming the plurality of voices that make us citizens of a more desirable world – if only we could rediscover what it means to inhabit a Theatre.
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(EN)
IN BIANCO E NERO È LA DIAPOSITIVA IN CUI CI SONO IO, IN T-SHIRT E COSTUME DA BAGNO, CHE OSSERVO IN TRALICE QUALCOSA FUORI CAMPO. TUTTO INTORNO IL MOVIMENTO DI UN CONCERTO BRANDEBURGHESE DI BACH. A DESTRA, ACCANTO ALLA FINESTRA,
IL SORRISO RADIANTE DI STELLARIO MENTRE REGOLA I MOTI AEREI DEGLI OGGETTI NELLA STANZA.
PIÙ IN BASSO
UN LIBRO, FORSE DI ANNIE ERNAUX, DI DAVID FOSTER WALLACE O UNA GUIDA TURISTICA (LA COPERTINA È FUORI FUOCO), PIROETTA TRA LE MANI DI MIO MARITO E TORNA A FRULLARE VERSO IL SOFFITTO.
The slide is black and white; it shows me in a T-shirt and swimming trunks, glancing at something out of shot, to one side. I’m surrounded by a movement from a Bach Brandenburg concerto. To the right, next to the window, is Stellario’s radiant smile as he adjusts the
aerial motions of the objects in the room. Towards the bottom of the image is a book – perhaps by Annie Ernaux or David Foster Wallace, or maybe it’s a travel guide (the cover is out of focus). It pirouettes in my husband’s hands and then whirls back towards the ceiling.
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IN PRIMO PIANO
VOLTEGGIA UNA MUG IN PORCELLANA TERMOATTIVA SU CUI CAMPEGGIA LA SCRITTA CHE HO SEMPRE VAGHEGGIATO.
IL RUSCELLO DI UNA TEIERA FUMANTE NEI PARAGGI TRASFORMA IL SOSTANTIVO IMPRESSO NEL MIO TEMPO QUOTIDIANO.
LA TORTA AL CIOCCOLATO BUSSA, CIARLIERA, CONTRO LA CUPOLA DI VETRO CHIEDENDO DI USCIRE.
FUORI DELLA FINESTRA,
IL BAGLIORE INDICIBILE DEL FUTURO.
Stefano Ricci
In the foreground flutters a thermal porcelain mug with that inscription I’ve always dreamed of. Nearby, a stream trickles out of a teapot and transforms the noun that is imprinted into my daily rhythm. The chocolate cake knocks chattily against the glass dome, as if asking to be brought out. Outside, the indescribable glow of the future.
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Gianni Forte
“La rivoluzione siamo noi.” “The revolution is us.” — Joseph Beuys
In un’era digitale in cui la società è permeata sempre più da incertezze e conflitti, schiacciata da atroci finali di partita, saturata di informazioni fake, devastata da una comunicazione frenetica ridotta a rapidi messaggi superficiali e a immagini fugaci, intorbidata dai frastuoni del quotidiano che offuscano il suono fievole dei sentimenti, l’Uomo, portavoce di un desiderio collettivo, è sempre più alla spasmodica ricerca di stabilità e comprensione. L’arte, con la sua assolata iridescenza, ha sempre avuto il potere di trasformare la nostra percezione del mondo, di provocare riflessioni profonde e di fornire vie possibili per comunicare la purezza delle emozioni. E nell’ampio spettro delle espressioni umane, la Poesia, mediante il suo intreccio di parole-petali d’inchiostro, diventando il ponte tra oscurità e luce, rivelandosi come il filo d’oro che tesse il legame tra il Nero e il Bianco – facendo emergere un equilibrio seducente tra i due colori/ poli di un potente campo magnetico che, nella loro eterna contrapposizione e complementarità, si fondono in una sinfonia cromatica con una sinergia straordinaria – offre un rifugio di chiarezza cristallina, una visione completa e complessa del nostro Cosmo. L’espressione artistica di questo connubio e/o disordine apparente diventa così la partitura su cui gemmano con(25)
giunzioni inaspettate, creando un affascinante linguaggio visivo che parla alla nostra sensibilità più intima, traducendosi in un’esperienza emozionale unica, donando uno sguardo appassionante sulla capacità intrinseca di un’opera d’arte, in ogni sua forma, di parlare universalmente, a cuore aperto, a ognuno di noi: è un’invocazione viscerale a celebrare la bellezza nella vulnerabilità, l’armonia che risiede nelle dissomiglianze, un invito a lasciarci avvolgere dalle melodie della vita che solo la poesia può orchestrare con maestria. Ecco perché fare poesia, oggi più che mai, assume un significato cruciale: è un atto di resistenza, un richiamo all’autenticità, un passe-partout durante il viaggio nelle profondità dell’anima, una torcia a incandescenza che penetra attraverso i crepuscoli della confusione, rivelando sfumature sottili, connessioni private che formano il tessuto della nostra esistenza; è rompere il silenzio assordante dell’indifferenza e far nascere spazi di dubbio, interrogativi, in un’epoca che è incessantemente in corsa; è abbracciare gli opposti, sfidare la monotonia del grigio, invitandoci a guardare oltre le apparenze, a cogliere la ricchezza caleidoscopica dell’altro e il riconoscimento delle reciproche differenze, a librarci finalmente in un ritmo unico con il prezioso solfeggio delle nostre voci interiori. È con una moltitudine di emozioni che mi rivolgo e saluto ciascuna e ciascuno di voi per concludere il mio mandato 2021/2024 di co-Direttore Artistico della Biennale Teatro. In questi anni abbiamo condiviso momenti di pura magia. È stata un’indimenticabile avventura umana e artistica, un viaggio alchemico, sebaldianamente avvincente, di esplorazioni, di incontri stimolanti, di correlazioni attraverso le molteplici cosmogonie in risonanza con l’arte scenica. Vorrei esprimere la mia sincera gratitudine ai prodigiosi talenti e protagonisti che hanno illuminato i palcoscenici con spettacoli indimenticabili, al Presidente Roberto Cicutto, al Direttore Generale Andrea Del Mercato, all’Avv. Debora Rossi, al co-Direttore Artistico Stefano Ricci, ai Maîtres, a ciascuno dei team (comunicazione/Flavia Fossa Margutti, produzione/Francesca Benvenuti, promozione/Valentina Borsato, ufficio stampa/Emanuela Caldirola), alle collaboratrici e ai collaboratori, a tutta la squadra tecnica, che hanno lavorato con alacre passione dietro le quinte e non, e last but not least, soprattutto a Voi, pubblico affezionato, che avete reso ogni edizione del Festival un successo eccezionale, per aver soste(26)
nuto il nostro impegno e aver condiviso con noi l’amore per l’eccellenza teatrale: il vostro incrollabile entusiasmo è stato la fonte della nostra ispirazione. Fiducioso nel passare il testimone ai prossimi leader, guardo al futuro con la certezza che La Biennale, con l’arrivo del Presidente Pietrangelo Buttafuoco – catturando e celebrando l’essenza stessa delle sfumature nella diversità e nelle emozioni umane, nella pluralità di storie e voci che arricchiscono il nostro universo – seguiterà a essere un faro di illuminazione artistica e vibrante innovazione per le generazioni a venire. Sono estremamente riconoscente di aver avuto l’onore di contribuire a questa stupefacente Comunità. La Biennale Teatro rimarrà per sempre nel mio cuore. Ogni fine è anche un inizio. Che i riflettori continuino a irradiare i palcoscenici, il sipario si alzi su nuove mirabolanti narrazioni, gli applausi risuonino ancora a lungo e la fiammanza per questa Cattedrale metafisica che è il Teatro arda instancabilmente in tutti noi. (EN)
In a digital era in which society is increasingly permeated by uncertainty and conflict – crushed by atrocious endgames; saturated with fake news; ravaged by frenzied forms of communication reduced to swift, superficial messages and fleeting images; clouded by the racket of the mundane as it obscures the feeble sound of feelings – Humankind, that spokesperson of collective desire, remains on a frantic quest for stability and understanding. With its sunny iridescence, art has always had the power to transform our perception of the world, to inspire deep thought and provide possible ways of communicating the purity of our emotions. And amid the broad range of human forms of expression it is Poetry, with its interweaving of words like petals made of ink, that becomes the bridge between darkness and light, revealing itself as the golden thread that binds Black and White together. It is Poetry that brings forth a seductive balance between these two colours, these two poles of a powerful magnetic field: in their eternal opposition and complementarity they meld, with extraordinary synergy, into chromatic symphony, offering us a haven of crystal clarity, a complete and complex vision of our Universe. The artistic expression of this bond – and/or apparent disorder – therefore becomes the partition on which (27)
unexpected connections bloom, creating a fascinating visual language that speaks to our innermost sensitivity. This results in a unique emotional experience, providing a compelling glimpse into art’s inherent capacity, in all its forms, to speak in universal, open-hearted terms to each and every one of us. It is a visceral invocation to celebrate the beauty of being vulnerable, the harmony that resides in dissimilarities; it’s an invitation to allow ourselves to be enveloped by the melodies of life that only poetry can orchestrate with such skill. Therein why poetic creation has a more crucial meaning now than it ever has: it’s an act of resistance, a call to authenticity, the master key we require on our journey into the depths of the soul; it’s the incandescent flashlight that penetrates the twilight of confusion, thereby revealing the subtle nuances and private connections that form the fabric of our existence. Poetic creation means breaking the deafening silence of indifference to create spaces of doubt and let questions emerge, in an age that is constantly in a rush. It means embracing opposites and challenging the monotony of greyness. As a practice, it invites us not to judge a book by its cover, to capture the kaleidoscopic richness of the other and recognise our respective differences; and finally to soar upwards, in rhythm, reading the precious music of our inner voices. It’s with a multitude of different emotions that I turn to each and every one of you at the end of my four-year term (2021/2024) as co-Artistic Director of the Biennale Teatro. Over the last four years we have shared moments of pure magic. It has been an unforgettable adventure on both a human and artistic level: an alchemical, thrilling and Sebaldian journey of exploration with countless stimulating meetings and connections through the many cosmogonies that resonate within theatre as an artform. I would like to express my heartfelt gratitude to the prodigious talents and artists who have lit up the stages with unforgettable performances; to the President Roberto Cicutto; the Director General Andrea Del Mercato; to Debora Rossi; to my co-Artistic Director Stefano Ricci; to the practitioners who led our Masterclasses; to all of the organisation’s departments (communication/Flavia Fossa Margutti, production/Francesca Benvenuti, promotion/Valentina Borsato, press office/Emanuela Caldirola) and all the freelancers who worked with them; to the entire technical team who worked so hard and with such passion, behind the scenes or otherwise; and last but not least to You, our devoted audience, who have (28)
made every edition of the Festival such an outstanding success. Thank you for supporting our work and sharing our love of theatrical excellence: your unwavering enthusiasm has been the source of our inspiration. As I pass on the baton to the next artistic leadership I can look to the future with great confidence, certain that under its incoming President Pietrangelo Buttafuoco La Biennale will continue to be a beacon of artistic illumination and vibrant innovation for generations to come – capturing and celebrating the very essence of nuance in terms of diversity and human emotion, as well as in the plurality of stories and voices that enrich our world. I am extremely grateful to have had the honour of contributing to this amazing Community. There will always be a place for the Biennale Teatro in my heart. But every end is also a beginning. And so may the spotlights continue to shine on the stages, the curtains rise on breathtaking new narratives, and the applause continue to ring out; above all, may the flame we carry for this metaphysical Cathedral we call Theatre continue to burn ceaselessly within us all.
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SFUGGENDO AI C O N F I N I RIGIDI DI NERO E DI BIANCO, IL PERDONO DISPIEGA LA SUA DANZA NELL’A B B R A C C I O ARMONIOSO DI ENTRAMBI. LA VIA DELLA PACE SI SNODA COME UN SENTIERO E L V A G G I O, (30)
UN CAMMINO INTRICATO CHE RICHIEDE SFORZI T I T A N I C I, MA È L’ATTO PIÙ NOBILE CHE SI POSSA COMPIERE. UNA LOTTA INTERIORE, UN’EPICA PERSONALE, LA CUI VITTORIA RISIEDE NELLA (RI)CONQUISTA DELL’A M O R UN PUGNO FINALE E, CHE INFRANGE L’OSCURITÀ CON UN’A U R O R A LUMINOSA. Gianni Forte
Fleeing the rigid confines of Black and White, forgiveness unspools its particular dance in a harmonious embrace of both. The road to peace twists and turns like a path into the wild, an intricate track that demands a ti-
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tanic effort – and yet it’s the noblest act we can perform. It’s an inner struggle, a personal epic, whose victory lies in (re)conquering love, in a final punch that shatters the darkness with a bright dawn.
LEONE D’ O R GOLDEN O LION
B
A
C
K TO BACK THEATRE
DOMENICA / SUNDAY 30.06.2024 H 12.00 Ca’ Giustinian Sala delle Colonne Cerimonia di consegna Leone d’Oro alla carriera / Golden Lion for Lifetime Achievement Award Ceremony
Il Leone d’Oro alla carriera del 52. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia va a Back to Back Theatre. In una contemporaneità fragile, violenta – che stigmatizza gli orrori di una diseducazione e di un individualismo tossico ma che appare inerte all’abbattimento – di una governance che prova a delegittimare le differenze, il Teatro – nella sua forma più alta – prosegue il suo percorso di apertura verso la comunità, come possibilità di incontro con il territorio: l’arte diventa ponte tra sé e il mondo. Soprattutto quando è l’Handicap a trasformarsi in strumento di ricognizione; una disfunzione che ha smesso da un secolo i costumi da freak circense ma che, nella nostra cultura, sembriamo essere ancora molto lontani dal riconoscere. Siamo assolutamente certi che la disabilità sia soltanto quella presente sul palco? Il teatro sociale si applica con impegno all’eliminazione delle discriminazioni basate sulle invalidità, supportando il diritto all’uguaglianza e alla diversità, andando oltre il solo uso di un linguaggio politically correct. I Back to Back Theatre, sotto la guida di Bruce Gladwin, espongono la vulnerabilità degli organismi per amplificare il senso di una comunicazione che limita, che impedisce; che sottrae il non-omologa(35)
to relegandolo in un angolo buio, sancendo con tale gesto la morte di qualunque inclusione. I corpi in scena diversamente abili dei Back to Back, nei paesaggi distopici di un Reale che ruggisce, al di là della rappresentazione artistica sono realmente presenti e assumono un significante altro. Una parabola visionaria di comunicazione che disintegra con ferocia poetica ogni pregiudizio, ogni stigma di compassione: se il corpo ha limiti espressivi, tali demarcazioni in scena diventano a loro volta grammatica differente. Le nostre paure, le puritane tolleranze, la cecità morale vengono soffiate via dalle fiabe crudeli dei mondi perigliosi dei Back to Back Theatre, dove la diversità è portatrice di amplificazione di conoscenza, di inclusione, per curare le deformità di consapevolezza di noi apparenti abili. Emerge un giacimento significativo, una drammaturgia implacabile laddove la narrazione non avviene linearmente ma il corpo-in-difficoltà esprime un valore rappresentativo altro, che è stratificato nelle sfere sensoriali di ognuno e che, nel performer con deficit, prende vie di risonanza espressiva imprevedibili. Il teatro dei Back to Back diventa dunque, oltre all’alto pregio artistico intrinseco, un motore di identità nell’ascolto di una voce fuori dal coro: la comprensione e il rispetto di qualcosa di differente dai nostri modelli di rappresentazione sociale; la possibilità di costruire le fondamenta di una rinnovata relazione e consegnare a noi – inabili – la chiave per comprendere le nostre ridotte capacità di interazione collettiva. Perché qualunque limitazione una persona possa sentire, spetta a noi in quanto consorzio umano il doverla rimuovere; questo fa la Cultura, questo è il Teatro da meritare, questo e molto altro è il Back to Back Theatre. The Golden Lion for Lifetime Achievement at the 52nd International Theatre Festival of La Biennale di Venezia goes to Back to Back Theatre. In an era at once fragile and violent, which stigmatises the horrors of miseducation and toxic individualism while appearing immune to their destruction – an era where any form of governance seeks to delegitimise difference, Theatre – in its highest form – can maintain an open-minded course towards community, offering a possible encounter with the local. Art becomes a bridge between oneself and the world. This is especially true when Disability is transformed into a tool for exploration. And yet, although the time when it was labelled dysfunctional and made the (36)
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subject of spectacle ended more than a century ago, our society still appears far from able to recognise it. Can we be certain that the only disability around is the one we’re witnessing on stage? Theatre that actively engages with social issues strives to eliminate discrimination based on disability; it advocates for the right to equality and diversity by going beyond the mere use of politically correct language. Under Bruce Gladwin’s stewardship, Back to Back Theatre have put the vulnerability of living bodies on show to amplify the significance of messages that limit, that stand in the way – that remove the unassimilated by relegating them to a dark corner, thereby sanctioning the death of any inclusion. The differently able bodies Back to Back brings to the stage are truly present, beyond the trappings of artistic representation, in the dystopian landscapes of roaring Reality, and they acquire another meaning. The work is a visionary parable of communication that breaks down every prejudice, every stigma of compassion with poetic ferocity: if the body has expressive limitations (in the terms dictated by ableist society), on stage these distinctions become a different grammar in and of themselves. Our fears, our puritanical tolerance, our moral blindness: all of these are blown away by Back to Back Theatre’s cruel tales of perilous worlds, in which diversity carries within it the amplification of knowledge, of inclusion, in order to heal the deformities of our awareness as apparently able-bodied people. A reservoir of meaning emerges, a restless dramaturgy in which the narrative doesn’t unfold in a linear fashion; yet the impaired body articulates another representative value, one embedded in the sensorial universe of all those who witness it. In the disabled performer, this leads to unpredictable layers of expressive resonance. Back to Back Theatre’s work therefore becomes, in addition to its intrinsic artistic value, the driver of an identity that pays close attention to what stands out from the crowd: that understands and respects something that differs from our templates of social representation. It reveals the possibility of building the foundations of a renewed relationship, and then handing us – we who are so unable – the key to understanding how limited our capacity for collective interaction truly is. Because whatever limitations a person may experience, it is up to us as the human consortium to remove them; that is what Culture does, that is the kind of Theatre we must earn – and that is what Back to Back Theatre is, among many other things. (37)
L E O D’ARGENTO SILVER N E LION G O B SQUAD
DOMENICA / SUNDAY 16.06.2024 H 12.00 Ca’ Giustinian Sala delle Colonne Cerimonia di consegna Leone d’Argento / Silver Lion Award Ceremony
Il Leone d’Argento del 52. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia va a Gob Squad. Opponendosi al modello teatrale convenzionale della rappresentazione e di un’esposizione puramente testuale, lavorando collettivamente dal 1994, tra Nottingham e Berlino, il gruppo di artisti anglo-tedeschi, imprevedibili e pronti a tutto, tanto divertenti quanto cinici, con la crudeltà del candore, oltre a produrre opere per il teatro, utilizzare ingegnosamente i vari codici di intrattenimento, realizzare performance per Internet, radio, gallerie d’arte, in questi ultimi anni, facendo uso costante di videocamere, diventate parte integrante dei loro interventi, e di riprese in diretta per moltiplicarne le percezioni, allestisce sempre più il proprio universo creativo soprattutto in luoghi di passaggio (strade, stazioni ferroviarie, metropolitane, case, negozi, uffici, alberghi, parcheggi, ecc.) per far cadere le maschere e scoprire i meccanismi di manipolazione della vita reale, per ricercare una magia prêt-à-porter e una bellezza ammaliante nel cuore del quotidiano, per generare una sincerità di confessioni, unita a una narrazione (ri)costruita – e allo stesso tempo liberandosi sia dell’una sia dell’altra – innestando le ali del prodigio, andando più lontano, oltre la porta d’ingresso, in uno spazio in cui far esplodere la realtà, senza sconti né riserve, e compiere un viaggio imperdibile. (39)
Le loro personali esplorazioni, definite “Live Art” o meglio “Life Art”, sono permeate da un’acuta visione della società, in relazione all’esistenza urbana contemporanea, dove autenticità e illusione, utopia e banalità, immediatezza e macchine teatrali, vita reale e media, entrano continuamente in rotta di collisione. Così, improvvisando, servendosi sia in teatro sia in ambiti site-specific delle quattro R, ovvero i quattro passe-partout (Rischio, Regole, Ritmo, Realtà), per sviluppare strategie inaspettate, sorprendersi, sfidare loro stessi e saper reagire agli eventi casuali all’interno di una drammaturgia, giocando con la percezione di ciò che è familiare e trasformando la vita quotidiana in un’epopea, i Gob Squad offrono al pubblico – invitandolo ad andare al di là del tradizionale ruolo di spettatore passivo – la possibilità di brillare come testimone diretto e attore principale di questo rito. Tutto può succedere, e di solito succede di tutto. Ogni spettacolo è assolutamente un unicum. Ballati, suonati, cantati, i loro lavori, da cui si esce così come dopo i postumi di una sbornia, sono un’occasione irripetibile per condividere passioni e desideri, per celebrare il trionfo della fantasia ingioiellata di potenti emozioni. The Silver Lion at the 52nd International Theatre Festival of La Biennale di Venezia goes to Gob Squad. Defying the conventional parameters of theatrical representation and text-based exposition, this group of Anglo-German artists, based between Nottingham and Berlin, who have worked together since 1994, are unpredictable and ready for anything, cruelly candid, and as funny as they are cynical. In addition to making work for theatre, ingeniously playing with a variety of forms of entertainment, in recent years they have also created online performances, work for radio and gallery spaces. Making constant use of video cameras and live film – now an integral part of their creations – to multiply the possible ways in which their work can be perceived, Gob Squad have increasingly established their creative universe in places people pass through (in the street, at train stations, on the metro, in houses, shops, offices, hotels, car parks, etc.). This approach pulls back the masks of real life, unveiling the manipulative mechanisms embedded within it; it seeks out a prêt-à-porter magic and a captivating beauty at the heart of our daily life, to generate a confessional honesty combined with a (re)constructed storytelling. Yet their work frees itself from both, taking prodigious flight to go further, to fly out the front door (40)
(EN)
into a space where reality can be blown up, without hesitations or half measures, and embark on an unmissable journey. Their personal explorations, referred to as “Live Art” – or perhaps more accurately “Life Art” – are permeated by a sharp vision of society as it relates to contemporary urban existence. In this vision, the authentic and the illusory, the utopian and the banal, the immediate and the theatrical machine, real life and the media, are set on an endless collision course. As such, through their improvisations, and whether in theatre or site-specific environments, they draw on four R’s, the four master keys (Risk, Rules, Rhythm, Reality) to develop unexpected strategies, surprise and challenge themselves, learning to react to random events within a given dramaturgy, playing with the perception of what is familiar, and transforming daily life into an epic. In doing so, Gob Squad invite their audiences to step beyond the spectator’s traditionally passive role and have the chance to shine as the direct witnesses and principal actors of this ritual. Anything can happen and usually all kinds of things do. Every show is absolutely unique. Whether danced, played or sung, their work leaves you feeling hungover, providing an unrepeatable opportunity to share passions and desires, to celebrate the triumph of an imagination bejewelled with powerful emotions.
(41)
ARTISTI OSPITI
GUEST ARTISTS
1
Nerissimo Jet Black
G
O
B S Q U A D
1
Gob Squad
IL NERO ASSORBE, IL BIANCO RIFLETTE. 5o →
1o →
2o →
DOBBIAMO ASSORBIRE 1v ↓
2v ↓
Black absorbs, White reflects. We need to absorb and reflect. The and is important.
E 6o →
7v ↓
6v ↓
10v ↓
RIFLETTERE. 3o →
8v ↓
9v ↓
LA E È IMPORTANTE. (48)
NEL LAVORO COLLETTIVO È FONDAMENTALE AVERE DEI RIFERIMENTI COMUNI. TUTTO CIÒ CHE CI SEPARA È, AL PRINCIPIO, UN OSTACOLO. A VOLTE BIANCO/NERO, YING/YANG SONO SCORCIATOIE SCONTATE E NOI, IN QUANTO COLLETTIVO, PREFERIAMO FARE UNA DEVIAZIONE. IN UN’EPOCA CHE POLARIZZA, ABBIAMO BISOGNO DI UNA CONVERSAZIONE RICCA DI
In collective work, common reference points are important; anything that separates us is initially a hindrance. Black/White, Ying/Yang are sometimes obvious shortcuts where we as a collective prefer to take a diversion. In a polarising age we need nuanced conversation. Black/White are powerful springboards into inevitable swamps of defence and attack, the balance is the hyphen, the connection. Black-White.
3v 4v 5v ↓ ↓ ↓
S
F
U
4o →
M A
T
U
R
E. BIANCO/NERO SONO POTENTI TRAMPOLINI DI LANCIO NELLE PALUDI DELLA DIFESA E DELL’ATTACCO; L’EQUILIBRIO È IL TRATTINO, LA CONNESSIONE. BIANCO-NERO. (49)
1
Gob Squad Bio
“Una delle esperienze teatrali più epiche, coraggiose, belle e impossibili che si possano immaginare.” — The Guardian Gob Squad è un mostro a sette teste, un collettivo artistico multinazionale con sette leader, una famiglia patchwork, un’istituzione berlinese e un’utopia sociale. Il gruppo si esibisce, progetta e crea collettivamente dal 1994, operando al confine tra il teatro, l’arte, i media e la vita reale. Nei loro trent’anni di attività hanno cercato modi sempre diversi per combinare la performance con altri mezzi espressivi, producendo spettacoli teatrali, installazioni video, radiodrammi, film interattivi dal vivo e interventi urbani. L’uso della tecnologia audio e video gioca un ruolo di primo piano nel loro lavoro, tanto da rendere tutte quelle forme alienate di intimità un tema centrale per il gruppo, che cerca di andare oltre la superficie lucida e pixellata del XXI secolo, alla scoperta degli angoli oscuri e dei desideri nascosti della cultura contemporanea. Costantemente a caccia della bellezza nella vita di tutti i giorni, le loro opere si collocano, oltre che nei teatri e nelle gallerie d’arte, nel cuore della società urbana: nelle case, nei negozi, nelle stazioni della metropolitana, nei parcheggi, negli hotel oppure direttamente in strada. Vita quotidiana e magia, banalità e idealismo, realtà e intrattenimento vengono messi in rotta di collisione, e i risultati, spesso imprevedibili, vengono filmati. Spinti dal desiderio di elevare la quotidianità e di permettere al pubblico di superare il suo ruolo tradizionalmente passivo, le artiste e gli artisti di Gob Squad creano scenari utopici al limite con l’incredibile, che rendono possibili esperienze collettive dense di significato e incontri autentici che coinvolgono spettatori e spettatrici, ospiti speciali, semplici passanti. Sono sempre alla ricerca di nuove modalità con cui superare le barriere culturali, linguistiche, di classe e di età. Tutto può succedere, in uno spettacolo di Gob Squad. Potrebbe esservi chiesto di ballare, cantare o persino di baciare chi si esibisce sul palco. Potreste finire per suonare in un gruppo o recitare la parte di un’innamorata o di un innamorato, di una liberatrice o di un liberatore in un filmino improvvisato. Potreste entrare a far parte di una comunità provvisoria, o semplicemente essere testimoni del caos organizzato che si rivela sul palco davanti ai vostri occhi. Il collettivo nasce nel 1994, quando i suoi membri frequentano ancora l’università, chi la Nottin(50)
“This feels like one of the most impossible, beautiful, courageous and epic theatrical experiences you can imagine.” — The Guardian Gob Squad is a seven-headed monster, a multinational arts collective with seven bosses, a patchwork family, a Berliner institution and a social utopia. Gob Squad have been devising, directing and performing together since 1994, working where theatre meets art, media and real life. For thirty years, Gob Squad have been searching for new ways to combine media and performance, producing stage shows, video installations, radio plays, interactive live films and urban interventions. The use of audio and video technology plays a prominent role in their work, with the result that alienated forms of intimacy have become a central theme. They try to scratch beneath the shiny, pixelated surface of the 21st century, seeking out the dark corners and hidden desires of contemporary culture. Always on the hunt for beauty amidst the mundane, they place their
gham Trent University nel Regno Unito e chi la Justus-Liebig-Universität Giessen in Germania. Dal 1999 Berlino è la loro sede creativa, dove sono artisti residenti presso l’HAU Hebbel am Ufer, che da lungo tempo coproduce i loro lavori. I membri principali del gruppo sono Johanna Freiburg, Sean Patten, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost e Simon Will. Il gruppo è gestito da Marta Hewelt (management compagnia), Caroline Gentz (pianificazione economica), Grischa Schwiegk (amministrazione e produzione), Talea Schuré (distribuzione) e Christina Runge (organizzazione e drammaturgia). Gob Squad invita poi regolarmente altre artiste e altri artisti a partecipare al processo creativo. La reputazione internazionale del collettivo è cresciuta costantemente da quando hanno raggiunto la notorietà durante documenta X nel 1997. Progetti come Super Night Shot (2003), Gob Squad’s Kitchen (2007, vincitore del Drama Desk Award di New York nel 2012), Saving The World (2008, vincitore del premio Goethe-Institut all’Impulse Theater Festival), Before Your Very Eyes (2011, selezionato per il festival tedesco Theatertreffen), Western Society (2013), Creation (Pictures for Dorian) (2018) e Show Me A Good Time (2020, selezionato per il Theatertreffen e vincitore del premio Friedrich Luft nel 2021) sono stati presentati in tutti i continenti (tranne l’Antartide) raggiungendo un grande successo di pubblico e di critica. Nel 2020 Gob Squad vince il Premio Tabori, il più alto riconoscimento per il settore del teatro indipendente in Germania. I loro ultimi lavori sono Is Anybody Home? (2022) e Handle with Care (2023).
work at the heart of urban life: in houses, shops, underground stations, car parks, hotels or directly on the street, as well as in theatres and galleries. Everyday life and magic, banality and idealism, reality and entertainment are all set on a collision course and the unpredictable results are captured on video. Motivated by a desire to elevate the everyday and empower audience members to step beyond their traditional role as passive spectators, Gob Squad set up often absurdly utopian scenarios where meaningful collective experience and genuine encounters involving local guests, passers-by and audience members are suddenly possible. They are always looking for ways to transcend barriers of language, class, age and culture. Anything might happen during an evening with Gob Squad. You might be asked to dance, sing or even kiss one of the performers. You might play in a band or the part of a lover or liberator in an improvised film or a home video. You might be part of a temporary community or simply be asked to bear witness to the organised chaos unfolding on stage before your very eyes. Gob Squad was founded in 1994, whilst its members were still at Nottingham Trent University and Justus-Liebig-Universität Giessen. Berlin has been the group’s creative home since 1999. HAU Hebbel am Ufer is their home theatre and longterm production partner. Core members are Johanna Freiburg, Sean Patten, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost and Simon Will. The group is managed by Marta Hewelt (company management), Caroline Gentz (funding and financial planning), Grischa Schwiegk (financial administration and production), Talea Schuré (touring and PR), and Christina Runge (prod u ct i o n m a n a g e m e nt and dramaturgy). A pool of collaborative artists is regularly invited to join the creative process. Gob Squad’s international reputation has grown steadily since coming to prominence at documenta X in 1997. Their productions have been shown on all the continents (apart from Antarctica) where projects such as Super Night Shot (2003), Gob Squad’s Kitchen (2007, winner of New York’s Drama Desk Award in 2012), Saving The World (2008, winner of the Goethe-Institut-Preis at the Impulse Theater Festival), Before Your Very Eyes (2011, selected for Germany’s Theatertreffen), Western Society (2013), Creation (Pictures for Dorian) (2018) and Show Me A Good Time (2020, selected for Theatertreffen and awarded with the Friedrich Luft Award in 2021) have received wide acclaim. In 2020, the group was awarded the Tabori Prize, Germany’s highest honour for the independent theatre sector. Their latest works are Is Anybody Home? (2022) and Handle with Care (2023). (51)
1
Gob Squad
CREATION (PICTURES FOR DORIAN)
(110’ – 2018) 15.06.2024 H 21.00 16.06.2024 H 18.00 TEATRO PICCOLO ARSENALE PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (52)
Ideazione Concept Gob Squad
Assistente ai costumi Costume Assistant Claudia Gali
Di e con Performed and devised by Johanna Freiburg, Sean Patten, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost, Simon Will
Assistente scenotecnica Set Realisation Assistant Julia Buntzel
Cast (per la / for the Biennale Teatro 2024) Berit Stumpf, Johanna Freiburg, Bastian Trost, Sean Patten Ospiti veneziani Venice guests Alessandro Bressanello, Guido Laurjni, Manuel Nakhil, Margherita Piantini, Pierandrea Rosato, Yoko Yamada Disegno sonoro Sound Design Sebastian Bark (Mixaggio sonoro dal vivo / Live Sound Mix) Video Design Miles Chalcraft (Mixaggio video dal vivo / Live Video Mix) Costumi Costumes Ingken Benesch Realizzazione scene Set Realisation Lena Mody Disegno luci e direzione tecnica Lighting Design and Technical Management Chris Umney Drammaturgia e organizzazione Dramaturgy and Production Management Christina Runge Assistenza Artistic Support Mat Hand, Amina Nouns
Assistente di produzione Production Assistant Ben Mohai Tirocinanti Directing Interns Patty Kim, Amina Nouns Management Manager compagnia Company Manager Marta Hewelt Pianificazione economica Funding and Financial Planning Caroline Gentz Amministrazione e produzione Financial Administration and Production Grischa Schwiegk Distribuzione Touring and Public Relations Talea Schuré Si ringrazia Thanks to David Ellington, Jamie Beddard, Carina Zox, il maestro di Ikebana / Ikebana Master Nicolaus Peters, tutte e tutti gli ospiti durante i periodi di residenza e le prove / all the guests during the residencies and rehearsals Musiche di With music from Kate Bush, Julius Eastman, Group Therapy, The Carpenters, Dalbello, Battles, Fever Ray, Yacht, The Unthanks e / and Bernd Wiesemann
Una produzione di A production by Gob Squad e / and HAU Hebbel am Ufer (Berlino / Berlin) Con il supporto di Developed with support from Center Theatre Group (Los Angeles) Coproduzione Co-production Münchner Kammerspiele, Schauspiel Leipzig, Wiesbaden Biennale, Schlachthaus Theater Bern Una commissione A commission by LIFT, Brighton Festival e / and Attenborough Centre for the Creative Arts Un progetto A project by Imagine 2020 (2.0), sostenuto dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea / supported by the Creative Europe programme of the European Union Sostenuto con finanziamenti pubblici da Supported using public funding by Arts Council England
Finanziato dallo stato di Berlino, Cancelleria del Senato di Berlino per la Cultura e l’Europa Funded by the state of Berlin, Berlin Senate Chancellery for Culture and Europe Gob Squad è un ente regolarmente finanziato nell’ambito di Konzeptförderung 2024-2027 dal Dipartimento del Senato di Berlino per la Cultura e la Coesione Sociale Gob Squad is regularly funded within Konzeptförderung 20242027 by the Berlin Senate Department for Culture and Social Cohesion (53)
1
Gob Squad Creation (Pictures for Dorian)
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“It is the spectator, and not life, that art really mirrors.” — Oscar Wilde, The Picture of Dorian Gray Creation is the realm of gods and artists, who create beauty through sheer will and their own bare hands. But who decides what is beautiful? And what are the concealed mechanisms of power that lie within the triangular relationship of artist, object and viewer? Gob Squad Arts Collec-
tive have travelled the world for almost thirty years and now find themselves well and truly middle-aged, with no desire to exit the stage just yet. In Creation (Pictures for Dorian), they are joined onstage by a diverse group of local performers a generation younger and a generation older than themselves. Their aim? To peep behind the vanity-mirror and search for answers to questions of beauty, morality, ageing and pow-
“L’arte rispecchia lo spettatore, non la vita.” — Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray La creazione è il regno delle divinità e di chi fa arte, di chi crea la bellezza usando le proprie mani e la forza di volontà. Ma chi decide cosa è bello? E quali sono i meccanismi di potere che si celano nel rapporto triangolare tra artista, oggetto artistico e pubblico? I membri di Gob Squad Arts Collective hanno girato il mondo per quasi trent’anni, e ora si trovano nel pieno della mezza età e senza alcuna intenzione di uscire di scena. In Creation (Pictures for Dorian) vengono affiancati sul palco da un gruppo eterogeneo di performer locali, più giovani di loro di una generazione, o più anziani di loro di una generazione. L’obiettivo? Guardare oltre lo specchio della vanità e cercare risposte alle domande sulla bellezza, la moralità, l’invecchiamento e il potere, chiedendosi perché desideriamo tanto essere guardati. Il progetto si ispira a Dorian Gray, il personaggio wildiano che si intromette in quello che è il dominio degli dèi con l’aiuto di un quadro magico: arresta il processo di invecchiamento e rimane giovane e bello per sempre, ma a un costo altissimo. Probabilmente c’è un po’ di Dorian Gray dentro tutti noi… Ma cosa succede quando le luci della ribalta ci vengono negate per sempre?
er, and to ask why they so crave the eye of the beholder. The project is inspired by Oscar Wilde’s character, Dorian Gray, who meddles in the domain of the gods with the aid of a magical painting. He suspends the process of ageing and remains young and beautiful forever, at a terrible cost. There’s probably a little bit of Dorian in all of us. But what happens when we are denied the limelight forever? (55)
1
Gob Squad
ELEPHANTS IN ROOMS
(137’ – 2022) DAL / FROM 15.06.2024 AL / TO 30.06.2024 H 11.00 > 19.00 FORTE MARGHERA – PADIGLIONE 30 PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (56)
Installazione video multischermo Multi-screen video installation Ideazione Concept Gob Squad Sviluppo, video e performance Development, Video and Performance Zhao Chuan, Johanna Freiburg, Lynn Fu, Anuja Ghosalkar, Alice Hu, Sean Patten, Bhavana Rajendran, Sharmistha Saha, Sharon Smith, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost, Simon Will e / and July Yang Musica Music Jeff McGrory e / and Chris Umney (Animal Magic)
Interprete lingua dei segni austriaca Austrian Sign Language Interpreter Martina Kichler Interprete lingua dei segni cinese Chinese Sign Language Interpreter Jayme Lawman Produzione Cina Producer China Lynn Fu
Manager compagnia Company Manager Marta Hewelt Pianificazione economica Funding and Financial Planning Caroline Gentz
Montaggio video Video Editing Louise Stevens
Distribuzione Touring and Public Relations Talea Schuré
Progettazione dell’installazione e direzione tecnica Installation Design and Technical Management Manuel Reinartz
Si ringrazia Thanks to Jan Ahlrichs, Michael Busch, Nidhi Mariam Jacob, Advait Kabir, Peggy Mädler, Wu Meng, Ashish Ranjan, Charlie Wu, Luka Wu, Wei Zhuang
Traduzione e sottotitoli Translation and Subtitling PANTHEA – Cornelia Enger, Sujatro Ghosh, Corinne Hundleby, Jayme Lawman, Katrin Meyberg, Sankar Venkateswaran e / and Maria Wünsche
Coproduzione Co-production HAU Hebbel am Ufer (Berlino / Berlin)
Management
Amministrazione e produzione Financial Administration and Production Grischa Schwiegk
Collaborazione artistica Artistic Collaboration Amina Nouns
In collaborazione con In collaboration with Zhao Chuan, Lynn Fu, Anuja Ghosalkar, Alice Hu, Bhavana Rajendran, Sharmistha Saha e / and July Yang
Produzione India Producer India Anuja Ghosalkar
Arrangiamento e disegno sonoro Musical Arrangement and Sound Design Chris Umney
Drammaturgia e organizzazione Dramaturgy and Production Management Christina Runge
Una produzione di A production by Gob Squad
Con il sostegno di Fonds Darstellende Künste con fondi del Commissario del Governo Federale per la Cultura e i Media nell’ambito del programma NEUSTART KULTUR Supported by Fonds Darstellende Künste with funds from the Federal Government Commissioner for Culture and the Media within the programme NEUSTART KULTUR Gob Squad è un ente regolarmente finanziato nell’ambito di Konzeptförderung 2024-2027 dal Dipartimento del Senato di Berlino per la Cultura e la Coesione Sociale Gob Squad is regularly funded within Konzeptförderung 20242027 by the Berlin Senate Department for Culture and Social Cohesion (57)
1
Gob Squad Elephants in Rooms
“Quello di cui non parliamo quando prendiamo il tè è la tratta degli schiavi. E di quanto sia tutto così bianco da queste parti. – Gradite del tè?” Nei popolari sceneggiati storici, televisivi e cinematografici, c’è quasi sempre un momento in cui il protagonista o la protagonista va alla finestra e guarda il mondo esterno. Questo momento si verifica spesso quando il personaggio è colto dalla necessità di contemplare il proprio posto nel mondo. In questo genere cinematografico il protagonista o la protagonista appartiene sempre all’alta società. Elephants in Rooms prende questo momento e lo espande giocosamente in diversi cicli estesi di una (58)
“What we don’t talk about when we drink tea is the slave trade. And how white it is around here. – Tea, anyone?” In popular historical dramas on TV and film, there is almost always a moment when the lead character goes to the window and gazes out to the world outside. This moment often occurs when the character is overtaken by the necessity to contemplate their
place in the world. The lead protagonists of the genre always belong to the upper class. Elephants in Rooms takes this moment and expands it playfully into several extended cycles of a choreographed structure of seemingly endless configurations. It is performed by a chorus of fourteen artists confined in a world behind glass in their own homes. The videos were filmed on their phones in Bangalore,
Bayrischzell, Berlin, Mumbai, Brandenburg, Devon, Fuerteventura, New York, Shanghai, Sheffield and Shenzhen. The setting sun was captured over Plymouth Sound on the south coast of England, from where ships have been setting sail since the seventeenth century to explore and conquer the world. Come and go as you please and help yourself to a cup of tea!
struttura coreografata dalle configurazioni apparentemente infinite. L’opera è eseguita da una sorta di coro di quattordici performer, al confino dietro il vetro delle loro case. I video sono stati filmati con i loro telefoni a Bangalore, Bayrischzell, Berlino, Mumbai, Brandeburgo, Devon, Fuerteventura, New York, Shanghai, Sheffield e Shenzhen. Il tramonto è stato ripreso a Plymouth Sound, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, porto da cui le navi salpano, fin dal XVII secolo, per esplorare e conquistare il mondo. Entrate e uscite a vostro piacimento... e servitevi una tazza di tè!
(59)
2
Nero vero True Black
C I R O
Vincitore / Winner Biennale College Teatro Regia / Direction Under 35 (2023-2024)
G A L L O RANO
2
Ciro Gallorano
È L’ESALTAZIONE DELL’IMMAGINE, 10v ↓
9v ↓
1v ↓
I V A F
L
L
A
8v ↓
1o →
It’s an exaltation of the image, the spark that chisels dark matter to reveal its crudest form. An opalescent veil that eclipses memory.
CHE SCOLPISCE LA MATERIA S C U R A E NE MOSTRA LA CRUDA FORMA, 2o →
2v ↓
5v ↓
3v ↓
4v ↓
UN VELO OPALESCENTE CHE ECLISSA IL RICORDO, (64)
È ATMOSFERA SOSPESA, 5o →
6o →
VUOTO SIMBOLICO DA GREMIRE, SCHIERAMENTO FEROCE IN PODEROSA L O T T A 3o →
8o →
9o →
4o →
7v ↓
CONTRO LA VAGHEZZA DEL VIVERE PRESENTE, 7o →
LA NOSTRA VISTA NEONATA VOLTA A COGLIERE L’ESSENZIALITÀ DEI TRATTI. 6v ↓
It’s an atmosphere that hangs in the air. A symbolic void to be filled with crowds. A fierce formation engaged in a mighty struggle against the vagueness of the way we live now. It’s our newborn vision, which
(65)
seeks to grasp the essentiality of features.
2
Ciro Gallorano
LA L U C E
Light is the research that goes into a new piece of work, the lightning bolt of inspiration, and watching your creation slowly come to life.
The shadow side is rubbing up against a stagnant system that rarely allows an artist to express themselves with any degree of continuity.
È LO STUDIO CHE PRELUDE A UN NUOVO LAVORO, L’ISPIRAZIONE FULMINEA, VEDERE CHE LENTAMENTE LA PROPRIA CREAZIONE PRENDE VITA. L’ O M B R A
È LO SCONTRARSI CONTRO UN SISTEMA STAGNANTE CHE DIFFICILMENTE CONSENTE A UN ARTISTA DI POTERSI ESPRIMERE CON CONTINUITÀ. (66)
AT U E D N A A C C E E Tenacious Bold Restless
IRREQUIETO
(67)
2
Ciro Gallorano Bio
Regista e drammaturgo, Ciro Gallorano è nato a Torre del Greco nel 1988. Dal 2010 al 2013 frequenta il corso di formazione della Fondazione Teatro Metastasio di Prato, sotto la guida di Luca Lazzareschi, Giancarlo Cobelli, Cesare Molinari, Laura Forti e lavora in spettacoli diretti da Massimo Luconi, Marcello Bartoli, Paolo Magelli, Pierre Debauche. Consegue la laurea magistrale in Discipline dello spettacolo presso l’Università degli Studi di Siena con una tesi in Drammaturgia seguita da Stefano Massini dal titolo Le lingue del teatro contemporaneo: Tarantino, Chiti, Borrelli. Nel 2016 si avvicina al mondo delle performing art e nel 2019 comincia un suo personale percorso sulla drammaturgia d’immagine e sul teatro visivo che lo porta a realizzare la sua prima regia, L’eco della falena. Lo spettacolo riceve numerosi riconoscimenti: vincitore del concorso Opera Prima 2019/20, finalista a Direction Under 30 2020, selezionato a In-Box 2020 e 2021, finalista a CrashTest Teatro Festival 2021, selezionato per il biennio 20212022 per la 34a edizione del programma internazionale Differenti Sensazioni e alla diciassettesima edizione di The Black Box International Theatre and Dance Festival di Plovdiv. Nel 2022 mette in scena Ceneri, che darà vita a un percorso di indagine sulla performance visiva in spazi non teatrali. Nel 2023 inizia la creazione di Crisalidi, con il quale vince il bando Biennale College Teatro – Regia Under 35. Cura la regia, la drammaturgia, le luci, i suoni, le scene e i costumi di tutti gli spettacoli della sua compagnia, Cantiere Artaud. I suoi lavori sono accomunati dalla quasi totale assenza di parole: sono i corpi in movimento, in relazione con gli elementi scenici, a guidare lo spettatore, senza la necessità di tessere una fabula. La sua ricerca è volta a cogliere l’essenza primordiale del teatro, un luogo rituale, magico e di riscoperta degli archetipi.
(68)
Ciro Gallorano is a director and playwright, born in 1988 in Torre del Greco. From 2010 to 2013 he trained as an actor at the Fondazione Teatro Metastasio di Prato with Luca Lazzareschi, Giancarlo Cobelli, Cesare Molinari and Laura Forti. At the same time, he took part in shows directed by Massimo Luconi, Marcello Bartoli, Paolo Magelli and Pierre Debauche. He completed a master’s in Performing Arts at the University of Siena with a dissertation on Le lingue del teatro contemporaneo: Tarantino, Chiti, Borrelli (The Language(s) of Contemporary Italian Theatre: Tarantino, Chiti, Borrelli), supervised by Stefano Massini. He found his way back into the performing arts from 2016 onwards, and began his directing career in 2019, working on a form of image-based playwriting that resulted in his first production, L’eco della falena. The piece received recognition from numerous Italian independent theatre awards, notably the Opera Prima competition 2019/20, and was a finalist for the Direction Under 30 award in 2020 and CrashTest Teatro Festival 2021, as well as being selected for In-Box 2020 and 2021 and the 34th edition of the international programme Differenti Sensazioni (2021-2022). It was also presented at the 17th edition of the Black Box International Theatre and Dance Festival in Plovdiv. In 2022 he staged Ceneri, which led to him explore forms of visual performance in non-theatrical spaces. In 2023 he began making Crisalidi, for which he won the Biennale College Teatro – Direction Under 35 open call. He leads on all creative aspects of the work produced by his own company, Cantiere Artaud, from dramaturgy to lighting and sound design, to costume and set. His work is characterised by a near-total absence of spoken text: it is the bodies moving in space, and in relation to the stage design, which guide the audience, without the need for any weaving of plot. His practice seeks to capture the primordial essence of theatre as a site of ritual and magic in which we rediscover the archetype.
(69)
2
Ciro Gallorano
CRISALIDI
(65’– 2024) 15.06.2024 H 18.00 16.06.2024 H 21.00 ARSENALE – TESE DEI SOPPALCHI PRIMA ASSOLUTA / WORLD PREMIERE (70)
Ideazione e regia Concept and Direction Ciro Gallorano Vincitore / Winner Biennale College Teatro – Regia / Direction Under 35 (2023-2024) Con With Sara Bonci, Andreyna De la Soledad Scene Set Design Alberto Favretto Disegno luci Lighting Design Sander Loonen Costumi Costumes Gianluca Sbicca Assistente alla regia Assistant Director Federica Lea Cavallaro Tutor del progetto Tutors of the project Stefano Ricci e / and Gianni Forte Produzione Produced by La Biennale di Venezia
Si ringrazia Thanks to Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee e / and Cantiere Artaud
Ispirato alla vita e alle opere di Francesca Woodman, Crisalidi mette lo spettatore al cospetto di una bellezza che nell’esistenza quotidiana è inafferrabile e ciò che è invisibile agli occhi si traduce, a partire dall’esperienza propria di ciascun osservatore, in un immaginario diverso. L’occhio/spettatore, come se guardasse dal buco di una serratura, è testimone dell’esistenza liminare di una donna, effigie della figura dell’artista, indifesa e onnipotente al tempo stesso, intenta a fermare e immortalare lo scorrimento del tempo. L’atmosfera sospesa è interrotta da lampi di amenità e di gioco, reminiscenze melanconiche della stanza dei giochi dalla quale si esce alla fine dell’infanzia. La donna agisce in una stanza che è la proiezione del suo mondo interiore: un interno fatiscente dalle mura crepate, in cui si trova dispersa, fuori dallo spazio e dal tempo, e dal quale non potrà mai uscire, ma solo sfuggire dall’interno. Nei momenti di sospensione, di conclusione di un’azione per lei significativa, emerge un’altra figura, suo doppio scisso e incarnazione di sollievo e rovina. I due corpi, sensuali, impudichi, multiformi, alienati, si nascondono, assorbiti dall’atmosfera fitta e umida interagiscono con questo luogo atemporale e di incubazione, si mimetizzano facendosi oggetto tra gli oggetti, assenza e presenza, diventano loro stessi opera d’arte. In un’indagine sulla finitezza del corpo si fondono creazione, tempo e memoria: tempo inteso come puro passaggio, respiro di vita che scema, tempo in cui non esiste né passato né futuro, che non è una successione di istanti che procedono in modo ordinato e serrato, ma piccoli frammenti sparsi che non esistono di per sé, perché sono il riverbero di un intero più grande di loro. (71)
2
Ciro Gallorano Crisalidi
(72)
Inspired by the life and work of Francesca Woodman, Crisalidi places the audience in front of a beauty that eludes us in everyday life. What is invisible to the eye is translated, by way of the individual life experience of every person watching, into a different set of images. The eye/audience member witnesses the liminal existence of a woman as if peeping through a keyhole. They see an effigy of the artist that is at once helpless and omnipotent, intent on stopping and immortalising the passing of time. Everything feels suspended, and this atmosphere is interrupted by flashes of pleasantries
and playfulness, as melancholy reminiscences of the playroom left behind when childhood ends. The woman acts in a room that is a projection of her own inner world: a rundown interior with cracked walls. She is lost here, outside of space and time, and will never be able to break free from this space, only escape it from within. In the moments of suspension, when an action that is meaningful to her comes to an end, another figure emerges: her fractured double, embodying both relief and ruin. These two sensual and indecent, multiform and alienated bodies hide, drawn into the close and humid atmosphere. They interact
with this timeless, incubatory space; they blend in, becoming another object among objects, embodying presence and absence, turning themselves into a work of art. The creative act, time and memory meld together in this investigation into the finite nature of the body. Time is intended as purely transitional, a breath of life that fades away: a time in which neither past nor future exists. It is not a sequence of moments that have proceeded in orderly and close succession; it is made up of small, scattered fragments that do not exist in and of themselves: rather, they are the reflection of a whole that is greater than them. (73)
2
Ciro Gallorano Crisalidi
Crisalidi è un tentativo dissonante di evasione di un’anima imprigionata che cerca di ascendere verso l’irraggiungibile mondo delle idee, dove l’antico si amalgama a tutto ciò che pulsa nell’ora, a ciò che sta per avvenire, così passato da essere profetico, così remoto da sembrare imminente. È una ricerca sull’atto creativo come indagine di conoscenza del proprio io, come rituale magico, sacro, specchio presente e futuro della propria identità intellettuale e corporea, che offre l’opportunità di sopravvivere alla mortalità del corpo. Un corpo privo di mortificazione simbolica, che si mostra davanti agli occhi di chi guarda e un attimo dopo è pronto a sparire; un corpo impudico che diventa oggetto di desiderio, tuttavia è in pura relazione fantasmatica con chi osserva; corpo che fa della propria morte una mediazione; corpo spasmodico di Madonna decristianizzata. Lo scorrere lineare del tempo cui siamo abituati è colmo di avvenimenti superflui, la cui trama però può essere spezzata da istanti di poesia.
In Crisalidi, an imprisoned soul makes a dissonant attempt to escape, to rise up towards the unreachable world of ideas, where the ancient melds with all that pulsates in the here and now, with all that is about to happen. What is past appears to be prophetic, and what is distant in time appears imminent. It is a reflection on the creative act that doubles as (74)
an enquiry into self-knowledge: a magical, sacred ritual; a mirroring of one’s own present and future intellectual and corporeal identity, which offers the chance to survive bodily mortality. Here the body is devoid of symbolic mortification, it reveals itself before our eyes and then a minute later is ready to disappear. It is an impudent body that becomes
an object of desire, yet it relates to those watching in a purely illusory manner; a body that uses its own death as mediation; and the agonising body of a Madonna removed from the Christian tradition. The linear flow of time we are accustomed to is filled with superfluous events, yet the fabric of these is intercut with moments of poetry.
(75)
3
Nero super Super Black
VAIVA GRAINYTĖ LINA LAPELYTĖ RUGILĖ BARZDŽIUKAITĖ
3
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė
COMPRESSIONE, LIMITAZIONE, RIDUZIONE, UNA SCORCIATOIA. (VG) A S S E N Z A, 1o (VG) →
1v (VG) ↓
5o (RB) →
6o (RB) →
2o (RB) →
3o (RB) →
2v (VG) ↓
Compression, limitation, reduction, a shortcut. (VG)
1o (RB) →
2o (VG) →
Non-existence, intolerance, oppression. However, the feelings are temporal and may be subject to change. (LL)
4o (RB) →
3v (LL) ↓
2v (LL) ↓
3o (LL) →
INTOLLERANZA, OPPRESSIONE. 1o (LL) →
2o (LL) →
9v (RB) ↓
1v (LL) ↓
9o (RB) →
MA OGNI SENSAZIONE È TEMPORANEA E SOGGETTA A CAMBIAMENTI. (LL) 2v (RB) ↓
3o (VG) →
(80)
LA COMBINAZIONE DI BIANCO E NERO PER ME È PRESAGIO DI EMOZIONI FORTI. 3v (RB) ↓
6v (VG) ↓
4o (LL) →
6o (LL) →
MI RICORDA Q U A N T O SONO VIVA. 6o (VG) →
5o (VG) →
4o (VG) →
5o (LL) →
7o (LL) →
Black and White is a combination that hits me with anticipation for extreme emotions. It reminds me
how alive I am. However, it also lacks nuances. So many things can be covered by snow, hidden by night. (RB)
4v (VG) ↓
8o (LL) →
5v (VG) ↓
PERÒ MANCA DI SFUMATURE. 7o (RB) →
5v (LL) ↓
6v (LL) ↓
3v (VG) ↓
4v (LL) ↓
8o (RB) →
7o (VG) →
TANTISSIME COSE POSSONO ESSERE COPERTE DALLA NEVE, NASCOSTE DALLA NOTTE. (RB) 10v (RB) ↓
4v (RB) ↓
6v 7v 5v (RB) (RB) (RB) ↓ ↓ ↓
1v (RB) ↓
(81)
8v (RB) ↓
3
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė
LUCE: S E OMBRA: E GC N OE S (VG) N I T B R I I L S I M T O À Light: sensitivity. Shadow: egocentrism. (VG)
(82)
LA MIA UNICA SPERANZA STA NELLA SOLIDARIETÀ CON GLI OPPRESSI, CON LA NATURA, NELLA SOLIDARIETÀ RECIPROCA, NELLA SOLIDARIETÀ VERSO IL PROSSIMO. My only hope is in solidarity with the oppressed, with nature, with each other, with the other. Also, idea-driven risk-taking as opposed to calculated steps. (LL)
AGGIUNGO ANCHE: L’ASSUMERSI DEI RISCHI SEGUENDO UN’IDEA, INVECE DI PIANIFICARE OGNI SINGOLO PASSO. (LL) (83)
3
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė Bio
Nella loro pratica artistica condivisa Vaiva Grainytė, Lina Lapelytė e Rugilė Barzdžiukaitė prestano particolare attenzione al rapporto tra narrazione documentaristica e finzione e tra realtà e poesia, nonché all’unione di teatro, musica e arti visive. La loro seconda collaborazione, l’opera-performance Sun & Sea (Marina) (2019) ha rappresentato la Lituania alla Biennale Arte 2019, dove ha ricevuto il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale. La collaborazione precedente, Have a Good Day! (2013), un’opera lirica contemporanea per 10 cassiere, suoni del supermercato e pianoforte, ha ottenuto sei premi internazionali. Vaiva Grainytė è un’autrice che si muove a cavallo tra diversi generi letterari, opere teatrali interdisciplinari e pubblicazioni accademiche. Nel suo lavoro come scrittrice, drammaturga e poetessa opera come un’antropologa: messe sotto la sua lente poetica le tematiche sociali della vita di tutti i giorni assumono una connotazione paradossale lontana da ciò che può sembrarci familiare. Lina Lapelytė è un’artista e una musicista. Le sue performance e le sue installazioni coinvolgono performer professionisti e non, a cui spesso viene chiesto di cantare una vasta gamma di generi musicali, dalla musica commerciale all’opera lirica. I suoi lavori prendono la forma di un evento collettivo ed emotivo, che mette in discussione i concetti di vulnerabilità e silenziamento. Rugilė Barzdžiukaitė è un’artista visiva e una regista teatrale e cinematografica. Nel suo lavoro esplora come il divario tra realtà oggettiva e realtà immaginaria si possa allargare nella narrazione documentaria, come i costrutti sociali invadano la natura, e lo fa passando dall’umorismo all’orrore, dal reale al surreale.
(84)
In their collaborative practice, Vaiva Grainytė, Lina Lapelytė and Rugilė Barzdžiukaitė pay special attention to the relationship between documentary and fiction, reality and poetry, and the overlap of theatre, music and the visual arts. Their opera-performance Sun & Sea (Marina) (2019) is the second collaboration between the three artists. The work represented Lithuania at the Biennale Arte 2019, where it was awarded the Golden Lion for Best National Participation. Their previous work, the contemporary opera Have a Good Day! (2013) for 10 cashiers, supermarket sounds and piano, earned six international awards. Vaiva Grainytė’s textbased practice shifts between genres, interdisciplinary theatre works and publications. As a writer, playwright, and poet she takes action as an observant anthropologist: challenged by Grainytė’s poetic interpretation, mundane social issues take on a paradoxical and defamiliarized nature. Lina Lapelytė is an artist and musician. Her performances and installations engage trained and untrained performers, often in an act of singing through a wide range of genres such as mainstream music and opera. Her works take the form of a collective and affective event that questions vulnerability and silencing. Rugilė Barzdžiukaitė works as a theatre director, filmmaker and visual artist. In her creative practice, Barzdžiukaitė explores how the gap between objective and imagined realities opens in documentary narratives, how social constructs invade nature, moving from humour to horror, from real to surreal.
NON DOBBIAMO TEMERE DI USARE L’INTERO SPETTRO PER RIFLETTERE LA COMPLESSITÀ DEL MONDO. SONO NECESSARI SIA IL BUIO SIA LA LUCE PER MOSTRARE TUTTO QUELLO CHE STA NEL MEZZO. NIGER ET ALBUS PUÒ ESSERE COMUNQUE UNA DEFINIZIONE MOLTO MOLTO SCOMODA SE
LA LEGGIAMO IN RIFERIMENTO A RAZZE UMANE, COLORI ANIMALI, ECC.
SE INSERIAMO I COLORI IN DELLE C A T E G O R We shouldn’t fear using the whole spectrum to reflect the complex world. Both dark and light are needed to show that there is an edge in between. However, Niger et Albus can be a
very uncomfortable definition if we look at it with connotations to human races, animal colours, etc. In the direct sense, we should avoid meanings when putting colours in categories. (RB)
DOVREMMO EVITARE QUALSIASI ATTRIBUZIONE DI SIGNIFICATO. (RB) (85)
I
E,
3
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė
HAVE A GOOD DAY!
(55’ – 2013) 18.06.2024 H 21.00 19.06.2024 H 19.00 ARSENALE – TEATRO ALLE TESE (II) (86)
Opera per 10 cassiere, suoni del supermercato e pianoforte Opera for 10 cashiers, supermarket sounds and piano
Spettacolo in lingua lituana sovratitolato Show in Lithuanian language with surtitles
Ideazione Concept Vaiva Grainytė, Lina Lapelytė, Rugilė Barzdžiukaitė
Traduzione in lingua italiana Italian translation Alessandra Cali
Traduzione in lingua inglese English translation Aleksandra Fominaitė
Libretto Vaiva Grainytė Composizione e direzione musicale Composition and Music Direction Lina Lapelytė Regia e scene Direction and Set Design Rugilė Barzdžiukaitė Disegno luci Lighting Design Eugenijus Sabaliauskas Costumi Costumes Daiva Samajauskaitė Fonico Sound Engineer Arūnas Zujus Produzione Produced by Operomanija Cassiere Cashiers Indrė AnankaitėKalašnikovienė, Liucina Blaževič, Vida Valuckienė, Veronika ČičinskaitėGolovanova, Lina Valionienė, Rima Šovienė, Milda Švelnienė, Rita Račiūnienė, Svetlana Bagdonaitė, Kristina Svolkinaitė Vigilanza Security Kęstutis Pavalkis (pianoforte / piano) (87)
3
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė Have a Good Day!
L’opera è incentrata sulla vita interiore delle cassiere di un centro commerciale, e mostra cosa si nasconde dietro i sorrisi forzati e i meccanici “Buon pomeriggio!”, “Grazie!”, “Buona giornata!”. Queste cassiere senza volto e dalle sembianze robotiche, colte nella loro quotidianità, vengono trasformate in personaggi singolari e vivaci, le cui biografie e pensieri segreti diventano brevi drammi personali. I personaggi delle diverse addette alla vendita incarnano archetipi universali e trasmettono il contesto sociale predominante, grazie anche a un libretto che unisce linguaggio parlato, letterario e documentaristico. L’atmosfera del supermercato è ricreata attraverso suoni ambientali e un’installazione di lampade a luce diurna che mettono in stretta relazione il pubblico, il palco e le dieci cassiere. La scena è intesa in maniera minimalista: le merci, che sono la scenografia riconoscibile di ogni supermercato, nell’opera esistono solo in forma sonora o verbale. Il bip monotono della scansione dei prodotti è il suono chiave di tutta l’opera. Può farsi più forte o più flebile ma è sempre presente. Il bip si accompagna a una serie di canzoni cantate dalle cassiere, anch’esse monotone come il processo di acquisto e vendita. La musica ha qui lo scopo di enfatizzare i pensieri dei personaggi, facilitando l’ascolto delle loro voci. La critica alla società capitalistica contemporanea è espressa con ironia, humour e poesia, evitando qualsiasi giudizio moralistico o di condanna. Il mosaico delle diverse vite delle cassiere si fonde infine in un coro, un poema universale che rimanda al piacere del consumo. (88)
The opera focuses on the inner lives of cashiers in a shopping centre: showing what lies behind their mechanical “Good afternoon!”, “Thank you!”, “Have a good day!”, and fake smiles. Faceless, robot-like shop workers found in everyday life are transformed into unique and lively characters of the opera. Their secret thoughts and biographies turn into short, personal dramas. The characters of different salesclerks embody universal archetypes, conveying the predominant social landscape. The libretto is a revealing mo-
saic of spoken, literary language and documentary. The atmosphere of the supermarket is established through glimmering and buzzing installation of daylight lamps and environmental sounds, connecting the audience to the stage and the ten cashiers. The set itself is very minimalist. Real goods – the recognizable décor of a shopping centre – exist only in acoustic and verbal form. Monotonous beeping of each item being scanned is the key sound of the whole opera. It gets louder or quieter, but it is always present. Songs of the
cashiers that accompany the beeping are as monotonous as the very process of shopping and selling. The music here serves to emphasise the thoughts of the characters, facilitating the hearing of their voices. Creators of the opera try to avoid any moral or condemnatory suggestion: critical attitude towards capitalism is expressed through humour, irony and poetry. Mosaic of destinies of different cashiers is transformed into a chorus, a universal poem suggesting the pleasure of consumption.
Nel 2013 Have a Good Day! è stato selezionato da una giuria dell’International Theatre Institute (ITI) per la finale del concorso mondiale Music Theatre NOW (ospitata da The Swedish Biennial for Performing Arts a Jönköping, Svezia), dove l’opera ha ricevuto il premio Globe Teana – Theatre Observation. Nel 2014 ha ricevuto il premio Golden Stage Cross per il miglior spettacolo di autrici lituane e ha ottenuto due premi al Baltic Theatre Festival (Riga, Lettonia), nonché il primo premio al Fast Forward festival (Braunschweig, Germania). La produzione è stata presentata in numerosi festival internazionali di musica, teatro e lirica in Lituania, Stati Uniti, Cina, Russia, Lettonia, Estonia, Francia, Germania, Svizzera, Ucraina, Portogallo, Paesi Bassi, Italia e in oltre trenta importanti festival e istituzioni, tra cui il Teatro Argentina di Roma, il Münchner Kammerspiele, il Golden Mask di Mosca, il Teatro Maria Matos di Lisbona, lo Shanghai Dramatic Arts Centre, l’Operadagen di Rotterdam. L’opera è stata trasmessa da BBC Radio 3 e dalla Radio e TV Nazionale Lituana. Nel 2018 è uscito l’LP di Have a Good Day!.
(89)
3
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė Have a Good Day!
(90)
In 2013, Have a Good Day! was selected by an International Theatre Institute (ITI) jury for a presentation at the finals of the worldwide competition Music Theatre NOW (hosted by The Swedish Biennial for Performing Arts in Jönköping, Sweden), where the work was awarded the Globe Teana – Theatre Observation prize. In 2014, Have a Good Day! was awarded the Golden Stage Cross for Best Lithuanian Authors’
Performance and has also garnered two prizes at the Baltic Theatre Festival (Riga, Latvia), as well as the first prize at the Fast Forward festival (Braunschweig, Germany). The production was presented at a number of international music, theatre and opera festivals in Lithuania, USA, China, Russia, Latvia, Estonia, France, Germany, Switzerland, Ukraine, Portugal, the Netherlands, Italy and at over thirty ma-
jor festivals and organisations, including Teatro Argentina (Rome), Münchner Kammerspiele, Golden Mask (Moscow), Teatro Maria Matos (Lisbon), Shanghai Dramatic Arts Centre, Operadagen Rotterdam and a number of others. The opera was broadcasted by BBC Radio 3 and Lithuanian National Radio and Television. In 2018, an LP with the recording of Have a Good Day! was released.
(91)
4
Nero profondo Dark Void
MIET W A
R
L
O
P
MANCA LA FOTO
4
Miet Warlop
LUCI 1v ↓
Light and shadow, no colour, in thinking mostly illustrates the missing nuance expressed in decorative talking.
19v ↓
18v ↓
E
10v ↓
OMBRE, 1o →
ASSENZA DI COLORE, 13v ↓
11v ↓
2v ↓
3o →
(96)
12v ↓
NEL PENSARE DESCRIVE SOPRATTUTTO LA 14v ↓
7v ↓
2o →
6v ↓
16v ↓
17v ↓
MANCANZA DI SFUMATURE 15v ↓
3v ↓
5v ↓
4v ↓
DEL PARLARE DECORATIVO. (97)
4
Miet Warlop
LUCE:
LA BELLEZZA DI AVERE UN INTERESSE PER L’ALTRO E DI COMUNICARLO ATTRAVERSO UN’ O P E R A, CON LE PERSONE MERAVIGLIOSE CHE SI INCONTRANO FACENDOLA, E QUELLE PER CUI LA SI REALIZZA. 6o →
5o →
Light: the beauty of caring for and communicating through a work, with the beautiful people you meet within and the people you make it for.
9v ↓
(98)
OMBRA: LE CATTIVE CONDIZIONI ECONOMICHE E IL PERICOLO CHE QUESTE UCCIDANO CIÒ CHE HAI COSTRUITO. Shadow: the poor economic circumstances and the danger that this kills what you have built. It makes all you have stand on stage and if you jump off stage you land in a void.
4o →
21v ↓
20v ↓
FA SÌ CHE TU STIA SUL PALCO CON TUTTO CIÒ CHE HAI, E SE SALTI GIÙ ATTERRI NEL V U O T O. 8v ↓
(99)
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Miet Warlop Bio
Miet Warlop (1978) è un’artista visiva diplomata presso la Royal Academy of Fine Arts (KASK) di Gand. Nel tempo ha esplorato l’aspetto performativo del suo lavoro che l’ha portata a creare spettacoli teatrali, ma anche lavori per gallerie d’arte, sale da concerto e musei. Al centro del suo lavoro energetico c’è il rendere statico ciò che è dinamico e viceversa. Offre chiarezza, capacità di integrazione e di ripensamento. Tratta l’arte come un’esperienza, come un concerto rituale o un oggetto coreografico. Lavora per cicli piuttosto che per progetti e crede nell’importanza dell’atteggiamento che si accompagna a un’idea. La sua miscela di forme d’arte ha ottenuto un vasto riconoscimento internazionale. La pluripremiata performance One Song è in tournée in tutto il mondo dal 2022.
Miet Warlop (b. 1978) is trained as a visual artist at the Royal Academy of Fine Arts (KASK) in Ghent. She gradually explored the performative aspect of her work, which eventually led to creating pieces for theatre – alongside interventions in galleries, concert halls and museums. Central in Warlop’s energetic work is making the static-dynamic and the dynamic-static. She offers clarity, the capacity to integrate things and to reconsider thoughts. She treats art as an experience, like ritual concerts or choreographic objects. She works in cycles rather than in projects and believes in the attitude that accompanies an idea. This blend of artforms gained her international praise. Warlop’s award-winning performance One Song has been touring the world since 2022.
RESPIRARE INSIEME IN QUANTO PUBBLICO CON I NOSTRI PROBLEMI E LE NOSTRE PAURE. (100)
NON PER RISPECCHIARE IL MONDO, MA PER PROVARE A DEFINIRE COSA P
O
T
R
E
B
To breathe with our problems and fears together as an audience. Not to mirror the world, but to create a notion of what might be missing and to propose it in a non-authoritarian or aggressive way, but chanting or calling passionately for that desire to connect there across the problems.
B
E ESSERE CHE CI MANCA
E PROPORLO IN MANIERA NON AUTORITARIA NÉ AGGRESSIVA, MA CANTANDO O URLANDO A GRAN VOCE QUEL DESIDERIO DI CONNETTERCI, LÌ, OLTRE I NOSTRI PROBLEMI. (101)
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Miet Warlop
AFTER ALL SPRINGVILLE
(50’ – 2021) 19.06.2024 H 21.00 20.06.2024 H 19.00 ARSENALE – TESE DEI SOPPALCHI PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (102)
Ideazione e regia Concept and Direction Miet Warlop Performance Jef Hellemans, Margot Masquelier, Milan Schudel, Wietse Tanghe, Emiel Vandenberghe, Jarne Van Loon
Si ringrazia Thanks to CAMPO arts centre (Belgio / Belgium), TAZ – Theater Aan Zee e / and De Grote Post (Belgio / Belgium), Amotec (Belgio / Belgium) Distribuzione Contact and Distribution Frans Brood Productions
Costumi Costumes Sofie Durnez Responsabile di produzione Production Manager Rossana Miele Tour Manager Dana Tucker Coordinamento tecnico Technical Coordination Patrick Vanderhaegen Staff tecnico Technical Crew Jurgen Techel, Frieder Naumann Produzione Produced by Miet Warlop / Irene Wool vzw Coproduzione Co-production HAU Hebbel am Ufer (Berlino, Germania / Berlin, Germany), kunstencentrum BUDA (Belgio / Belgium), Vooruit Arts Centre (Belgio / Belgium), Perpodium (Belgio / Belgium), De Studio (Ansversa, Belgio / Antwerp, Belgium), Internationales Sommerfestival Kampnagel (Germania / Germany) Con il supporto di With support from Belgian Tax Shelter, autorità fiamminghe / Flemish authorities, Città di Gand / City of Ghent (Belgio / Belgium)
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Miet Warlop After All Springville
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Sul palco c’è una casa che emette sbuffi di fumo colorato. Dopo un po’ appare un uomo vestito di verde che sta portando fuori un sacco dell’immondizia. La casa è un trampolino, un trampolino per l’immaginazione. Siamo pronti a fare un balzo nell’ignoto? Assisteremo a uno spettacolo surreale o riusciremo (finalmente!) a vedere la realtà così com’è, davanti ai nostri occhi, fragile e dolorosa? La casa è come un corpo, inghiotte i visitatori attraverso le sue aperture e poi li risputa fuori. Strane creature, per metà umane e per metà oggetti, girano attorno alla casa. Da un punto di vista umano non sono completamente sviluppate: ad alcune mancano le braccia, non vedono quasi nulla, e nella loro goffaggine si donano pienamente. Qui e ora. Annusano, seducono, urlano in cerca di affetto. Questi personaggi possono essere solo ciò che sono. Il tavolo attraente che viene apparecchiato sontuosamente vorrebbe essere diverso da quello che è, ma non si può. Il quadro elettrico sta per esplodere. Per un istante un gruppo si forma davanti all’obiettivo di una macchina fotografica su ruote. Cheese! Il pubblico è l’unico a mantenere una visione d’insieme. Osserva lo svolgersi dei singoli drammi uno dopo l’altro, inevitabili come il fragore dei fuochi d’artificio o una sparatoria. Finché la casa e il paesaggio non tornano protagonisti della scena. E tutto continua. On the stage stands a house. It emits colourful wisps of smoke and shortly afterwards a man in green appears with a rubbish bag in his hand, ready to put it outside. The house is a springboard, a trampoline for the imagination. Are we ready for the leap into the unknown? Are we to witness a surrealistic spectacle or will we (finally!) get to see the underlying reality as it really is, in full view, fragile and blindly hurtful? The house is like
a body. It swallows up the visitors through its openings and spits them out again. Strange creatures, half human, half thing, circle around the house. From a human point of view, they are not fully developed. Some have arms missing. They can hardly see anything. In their clumsiness they give themselves to the full. Here and now. They sniff around, entice, scream for affection. These characters can be only who or what they are. There’s noth-
ing: the table would like better than to be so attractive as to be lavishly laid. The fuse box is about to explode. A group forms briefly before the eye of a camera on wheels. Smile! The audience are the only ones to retain an overview. They watch as one individual drama after another unfolds, as inevitably as the banging of fireworks or a shootout. Until the house and the landscape take over the stage again. Everything just carries on. (105)
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Miet Warlop After All Springville
In Miet Warlop’s studio and imaginary world, everything is in constant motion. Components fuse together into one great swirling transformation. Characters and images from one production turn up in another. Sometimes they start to lead a life of their own. For instance, the elegant table from Springville – starched white tablecloth, elegant female legs in black tights and pumps – walked into a gallery and turned into an installation that functioned in its own right. Twelve years after the premiere, Warlop has taken the production up again as a memory that has to be relived or a song of her own that she wants to cover with a new group. She’s ready for it. The time is right. Some questions remain. How much space do you occupy, physically and mentally? What effect do your gestures have? How do we relate to each other? How can we endure each other in a restricted space? How can we form a community when we don’t see each other, or hardly ever? Something always eludes us. If it were not so funny it would be tragic. Miet Warlop combines the total up(106)
heaval of a natural disaster with the relief of a cartoon film or slapstick. Sometimes you want to say something again, years later. Because the issues have not been resolved. Because in the meantime you have grown older and have made and experienced other things. Because it can be done better and more precisely, with more breathing space and less waste. Because it’s worth seeing once again. Or just for the renewed pleasure of performing it.
Nel mondo immaginifico di Miet Warlop e nella sua ricerca, tutto è in costante movimento. Le componenti sono fuse insieme in una grande e vorticosa trasformazione. Personaggi e immagini di uno spettacolo si ritrovano in un altro e a volte possono anche avere una vita propria. Per esempio, l’elegante tavolo di Springville – tovaglia bianca inamidata, eleganti gambe femminili in calzamaglia nera e tacchi alti – è entrato in una galleria d’arte ed è diventato un’installazione fatta e finita. Dodici anni dopo il debutto, Warlop riallestisce il suo spettacolo come un ricordo da rivivere o come una delle sue canzoni di cui vuole fare una cover con un gruppo nuovo. È pronta. È il momento giusto. Rimangono alcune domande. Quanto spazio occupiamo, fisicamente e mentalmente? Che effet-
to hanno i nostri gesti? Come ci relazioniamo con le persone? Come facciamo a sopportarci in uno spazio ristretto? Come possiamo formare una comunità se non ci vediamo mai? Qualcosa ci sfugge sempre. Se non fosse così divertente sarebbe tragico. Miet Warlop combina lo sconvolgimento causato da un disastro naturale con il sollievo dei film di animazione o di un numero clownesco. A volte si ha voglia di ribadire qualcosa, a distanza di anni. Perché i problemi non sono stati risolti. Perché nel frattempo siamo cresciuti e abbiamo sperimentato altre cose. Perché possiamo fare meglio e con più precisione, con più respiro e meno sprechi. Perché vale la pena rivederlo. O solo per il rinnovato piacere di portarlo in scena. (107)
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Nero intenso Rich Black
AMIR REZA K OO HESTANI MEHR THEATRE GROUP
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Amir Reza Koohestani / Mehr Theatre Group
LA COMBINAZIONE DI BIANCO E NERO 8v ↓
È UN CONCETTO CHE INCARNA LA DUALITÀ, COME L’EQUILIBRIO TRA GIORNO E NOTTE. E SIMULA LO R E R R O C S CONTINUO DEL TEMPO 6o →
7o →
3v ↓
5o →
2v ↓
1v ↓
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ED ESPLORA I MISTERI PROFONDI DELL’UNIVERSO E LA BELLEZZA DELLA SEMPLICITÀ.
2o →
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AL DI LÀ DELLA MODA E DELLE TENDENZE PASSEGGERE, QUESTO BINOMIO RISUONA DENTRO DI NOI, NEL P R O F O N D O DELLA NOSTRA ESSENZA. 8o →
4o →
1o →
6v ↓
The combination of Black and White is a concept that embodies duality, much like the balance between day and night. It simulates the continuous passage of time and explores the universe’s profound mysteries and simplicity’s beauty. Beyond trends and fashion, this pairing resonates with our essence.
7v ↓
3o →
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Amir Reza Koohestani / Mehr Theatre Group
NELLA MIA ESPRESSIONE ARTISTICA IL BIANCO E IL NERO MODIFICANO LA PERCEZIONE DEL PALCOSCENICO; CIÒ CHE IL PUBBLICO VEDE FISICAMENTE SUL PALCO È
UN’ISOLA DI LUCE
CIRCONDATA DA UNA PROFONDA OSCURITÀ: IL CONTRASTO In my artistic expression, black and white challenge our perception of the stage; what the audience can see physical-
ly on stage is an island of light surrounded by profound darkness, the stark contrasts of dissent. I use visual image-
DEL DISSENSO.
ry and storytelling to challenge norms and to inspire collective action while amplifying unheard voices.
USO IL RACCONTO E L’IMMAGINARIO VISIVO PER SFIDARE LE REGOLE E ISPIRARE L’AZIONE COLLETTIVA, DANDO VOCE A CHI NON CE L’HA. (114)
SCENDERE A PATTI. SEMPRE.
To come to terms. Always. As a theatre practitioner who works in different countries with varying levels of freedom, I can tell you that the main difficulty is not caused by the absence of freedom but
rather by the illusion of being free. Therefore, it is crucial to be prepared for situations where you may be advised to adapt your art to fit the politically motivated tastes of the so-called market.
IN QUANTO TEATRANTE CHE LAVORA IN PAESI DIVERSI E CON DIVERSI LIVELLI DI LIBERTÀ, POSSO DIRE CHE LA DIFFICOLTÀ PRINCIPALE NON È L’ASSENZA DI LIBERTÀ, MA L’ILLUSIONE DI ESSERE LIBERI. È QUINDI FONDAMENTALE ESSERE PREPARATI A SITUAZIONI IN CUI VI VERRÀ CONSIGLIATO DI ADATTARE LA VOSTRA ARTE AI GUSTI (DI STAMPO POLITICO) DEL COSIDDETTO MERCATO. (115)
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Amir Reza Koohestani / Mehr Theatre Group Bio
Amir Reza Koohestani nasce nel 1978 a Shiraz, in Iran. All’età di sedici anni inizia a pubblicare racconti sui quotidiani locali. L’attrazione per il cinema lo porta a studiare regia e fotografia, e a realizzare due film che rimarranno incompiuti. Dopo una breve esperienza come attore, si dedica alla scrittura per Mehr Theatre Group: i suoi primi testi sono And the Day Never Came (1999) e The Murmuring Tales (2000). La notorietà internazionale arriva grazie alla sua terza opera Dance on Glasses (2001) e con essa il sostegno di numerosi direttori artistici e festival teatrali europei. Seguono Recent Experiences (dal testo originale dei canadesi Nadia Ross e Jacob Wren, 2003); Amid the Clouds (2005); Dry Blood & Fresh Vegetables (2007); Quartet: A Journey North (2008); Where Were You on January 8th? (2009); Ivanov (2011); The Fourth Wall (da ENGLAND di Tim Crouch, 2012) rappresentato per cento repliche in una galleria d’arte di Teheran. Dal 2006 Koohestani lavora spesso in Germania, Paese che ha prodotto numerosi suoi lavori. Nel 2012 il film Modest Reception, scritto da Koohestani assieme all’attore e regista Mani Haghighi, vince il premio NETPAC al Festival internazionale del cinema di Berlino. Nel 2013 il festival actoral di Marsiglia gli commissiona una nuova opera teatrale: Timeloss (basata sul suo testo Dance on Glasses). Durante una residenza presso l’Akademie Schloss Solitude di Stoccarda (ottobre 2014-marzo 2015) scrive Hearing, presentato in anteprima alla City Hall di Tehe-
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Amir Reza Koohestani was born in 1978 in Shiraz, Iran. At the age of sixteen, he began publishing short stories in local newspapers. Attracted to cinema, he took courses in directing and cinematography and created two unfinished films. After a brief experience as a performer, he devoted his time to writing his first plays for the Mehr Theatre Group: And the Day Never Came (1999) and The Murmuring Tales (2000). With his third play, Dance on Glasses (2001), Amir Reza Koohestani gained international notoriety and found the support of several European theatrical artistic directors and festivals. This was followed by the plays Recent Experiences (from the original text by Canadian writers Nadia Ross and Jacob Wren, 2003); Amid the Clouds (2005); Dry Blood & Fresh Vegetables (2007); Quartet: A Journey North (2008); Where Were You on January 8th? (2009); Ivanov (2011); The Fourth Wall (from the original play ENGLAND by Tim Crouch, 2012) which was presented one hundred times in an art gallery in Tehran. Since 2006, Koohestani has worked frequently in Germany where he has created more than fifteen productions. In 2012, the movie Modest Reception, which was co-written by Koohestani and Mani Haghighi – ac-
ran nel luglio 2015 e poi al Festival d’Avignon nel 2016. Summerless, terza parte di una trilogia sul tempo e la memoria preceduta da Timeloss e Hearing, debutta in anteprima nel maggio 2018 al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles e poi al Festival d’Avignon. La trilogia completa viene presentata al Festival TNB di Rennes nel novembre 2018. Nel settembre 2018 Koohestani viene invitato, insieme ad altri registi (Tiago Rodrigues, Pascal Rambert, tg STAN, Luk Perceval, Christiane Jatahy) all’apertura della Comédie de Genève in Svizzera, per la quale scrive, in francese, un testo breve tratto da Signorina Julie di August Strindberg. Nel 2020 e nel 2021 le tournée della compagnia vengono annullate a causa della pandemia di COVID-19, e dopo quasi due anni senza tournée, nel maggio 2023, Koohestani crea con la sua compagnia Blind Runner, presentato in anteprima al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles. Collabora nuovamente con Mani Haghighi per il film Substraction, uscito nel luglio 2023.
tor and film director – won the NETPAC Award at the Berlin International Film Festival. In 2013, the festival actoral in Marseille (France) commissioned Koohestani to write and stage a new play, Timeloss (based on his previous play Dance on Glasses). From October 2014 to March 2015, during a residency at the Akademie Schloss Solitude, in Stuttgart, Amir Reza Koohestani wrote the play Hearing, which premiered at the City Hall of Tehran in July 2015, and was presented at the Festival d’Avignon in 2016. Summerless, premiered in May 2018 at the Kunstenfestivaldesarts in Brussels and presented at the Festival d’Avignon in 2018, is the third part of a trilogy about time and memory (Timeloss, Hearing, Summerless), which was presented at the Festival TNB (Rennes, France) in November 2018. In September 2018, he was invited along with other directors (Tiago Rodrigues, Pascal Rambert, tg STAN, Luk Perceval, Christiane Jatahy) – for the opening of the Comédie de Genève (Switzerland) – and he created a short play in French based on Miss Julie by August Strindberg. In 2020 and 2021, tours of the company were cancelled due to the COVID-19 pandemic. In May 2023, after almost two years without touring, Koohestani created Blind Runner with his company, which premiered in Brussels as part of the Kunstenfestivaldesarts. A new collaboration with Mani Haghighi resulted in the release of the film Substraction in July 2023.
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Amir Reza Koohestani / Mehr Theatre Group
BLIND RUNNER
(60’ – 2023) 20.06.2024 H 21.00 21.06.2024 H 19.00 ARSENALE – TEATRO ALLE TESE (III) (118)
Testo e regia Text and Direction Amir Reza Koohestani Drammaturgia Dramaturgy Samaneh Ahmadian Assistente alla regia Assistant Director Dariush Faezi Luci e scenografia Lighting and Scenography Éric Soyer Video Yasi Moradi, Benjamin Krieg Musica Music Phillip Hohenwarter, Matthias Peyker Costumi Costumes Negar Nobakht Foghani Interpretazione Performers Ainaz Azarhoush, Mohammad Reza Hosseinzadeh Spettacolo in lingua persiana sovratitolato Show in Persian language with surtitles Traduzione in lingua inglese e adattamento sovratitoli English translation and surtitles adaptation Massoumeh Lahidji Traduzione in lingua italiana Italian translation Laura Artoni
Produzione, amministrazione, promozione Production, Administration, Promotion Pierre Reis Coproduzione Co-production Kunstenfestivaldesarts (Bruxelles, Belgio / Brussels, Belgium), Berliner Festspiele (Germania / Germany), Athens Epidaurus Festival (Grecia / Greece), Festival d’Automne à Paris (Francia / France), Théâtre de la Bastille (Parigi, Francia / Paris, France), La rose des vents – Scène nationale Lille Métropole Villeneuve d’Ascq (Francia / France), La Vignette, scène conventionnée / Université Paul-Valéry Montpellier 3 (Francia / France), Théâtre populaire romand – Centre neuchâtelois des arts vivants, La Chaux-de-Fonds (Svizzera / Switzerland), Triennale Milano Teatro (Italia / Italy), Festival delle Colline Torinesi / Fondazione TPE (Italia / Italy), Noorderzon Festival of Performing Arts & Society (Paesi Bassi / The Netherlands) Residenze creative Creation residencies Théâtre populaire romand – Centre neuchâtelois des arts vivants, La Chaux-de-Fonds (Svizzera / Switzerland), KWP Kunstenwerkplaats (Bruxelles, Belgio / Brussels, Belgium) Con il supporto di With the support of Institut français e / and Ministère de la Culture – Drac Île-de-France
Operatore sovratitoli Surtitles Operator Negar Nobakht Foghani
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Amir Reza Koohestani / Mehr Theatre Group Blind Runner
Blind Runner intreccia i destini di tre persone. Un marito va a trovare sua moglie, prigioniera politica, una volta alla settimana. I loro colloqui, spiati attraverso cimici e telecamere, diventano sempre più freddi, portano a incomprensioni e a un’incapacità di esprimere a parole la durezza della vita di tutti i giorni. Su insistenza della moglie il marito accetta di fare da guida a una ragazza cieca alla maratona di Parigi. I due runner devono trovare un ritmo comune, e nel corso degli allenamenti imparano a conoscersi. Ma una volta terminata la corsa, un altro piano prende forma: raggiungere l’Inghilterra attraversando il tunnel della Manica, percorrendo 38 km in poche ore, per non essere travolti dal primo treno del mattino. Tra i confini della prigione e il senso di libertà dato dalla corsa, la trama prende un ritmo sempre più ipnotico, cullato dalla musicalità della lingua persiana. Da questo intreccio emerge una visione poetica della fatica, dell’aiuto reciproco, della libertà verso cui ci lanciamo. Fedele al suo approccio scarno al palcoscenico, Amir Reza Koohestani utilizza qui lo strumento del video per moltiplicare le possibilità della narrazione, lasciando che lo sguardo del pubblico si sposti liberamente dai corpi sul palco ai loro volti filmati. Questo fa indubbiamente di Blind Runner il suo spettacolo più suggestivo e commovente.
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Blind Runner interweaves the destinies of three people. Once a week, a husband comes to visit his wife, a political prisoner. Spied on by cameras and bugged, their conversations become increasingly distant, leading to incomprehension and an inability to put into words the harshness of daily life. However, at his wife’s insistence, the husband agrees to guide a young blind woman in a running race in Paris. They have to find a common rhythm and, over the course of
their training sessions, get to know each other. Once the competition is over, another project emerges: to get to England by crossing the Channel Tunnel, covering 38 km in a few hours, to avoid being hit by the first train in the morning. Between the confines of the prison and the sense of freedom afforded by the race, the plot gradually takes on a hypnotic rhythm, lulled by the musicality of Persian. Out of this interplay emerges a poetic vision of the struggle, of mutual aid, of the freedom towards which we throw ourselves. True to his stripped-down approach to the stage, Amir Reza Koohestani uses video to multiply the possibilities of the narrative, letting the spectator’s gaze move freely from the performers’ bodies to their filmed faces. In so doing, he has undoubtedly created his most striking and moving show.
1. Nell’inverno del 2009, in Iran, il Movimento Verde si era ormai disperso dopo che il governo aveva risposto alle manifestazioni con il fuoco, e le persone avevano perso via via fiducia nella possibilità di ottenere un qualche cambiamento nel sistema politico del Paese. Abbandonate le strade, erano tornate sul loro divano. Io ho iniziato a correre. La corsa rappresentava per me un’alternativa alle manifestazioni che non c’erano più, e alla libertà che se n’era andata per l’ennesima volta. Per sfuggire all’immagine degli agenti di polizia e all’odore dei gas lacrimogeni impressi nella mia memoria, andavo a correre in una zona dove, dietro le cancellate, si poteva vedere la nuova borghesia che si era guadagnata da vivere aggirando le sanzioni economiche occidentali. Nel loro tempo libero giocavano goffamente a golf sull’erba artificiale, con mazze importate fatte su misura. La mia decisione di cominciare a correre è stata improvvisa, senza preparazione, senza nessuno ad allenarmi. Non aspettavo nemmeno di essermi riscaldato, talmente ero impaziente di lanciarmi su quella strada che mi dava l’illusione di essere libero. Ero come un alcolizzato che beve la birra appena uscito dal supermercato. Non mi sono mai dato la possibilità di riscaldarmi. E così, questo mio piacere ritrovato è finito molto presto. Dopo solo qualche sessione di corsa ho avuto dei crampi ai muscoli posteriori della gamba e da allora l’ortopedico mi ha vietato di correre. 2. La libertà è uno stato dell’essere, proprio come la corsa. Ci si pone l’obiettivo immaginario di spostarsi da un punto A a un punto B, ma l’obiettivo non è tanto spostarsi fisicamente quanto sperimentare la libertà che sta nel mezzo. Così è stato per me. Non era il record che contava, né la distanza. Ho corso finché non ce l’ho più fatta, ho corso finché non mi è mancato il fiato, finché uno dei muscoli delle gambe o il cuore non hanno suonato l’allarme, ma non mi sono fermato nemmeno a quel punto. Mi sono detto: “Altri cento passi”. “Sei ancora vivo? Puoi ancora farcela, altri cento passi”. Non c’è da stupirsi se ho causato un tale danno al mio corpo, correndo in modo così sbagliato. Una sorta di vendetta contro me stesso dopo la delusione della rivoluzione. 3. Perché blind runner, perché non vedente? All’inizio del lavoro, Samaneh Ahmadian, la drammaturga di questo spettacolo, mi ha mostrato una foto che ritraeva atleti non vedenti accanto alle loro guide ai Giochi Paralimpici di Tokyo. Due corpi con le mani legate uno all’altro, uno bendato e l’altro con gli occhi aperti, che corrono più veloci che possono. Vedendo quelle immagini, qualcosa si è smosso in me. La corsa, che per me è sempre stata un’immagine di libertà, questa volta aveva trovato un modo per migliorare la definizione stessa di libertà. Come per un atleta che corre con la sua guida, la libertà è collettiva. Non si può essere liberi quando si è soli. La lotta per la libertà acquista significato solo in presenza di una folla.
1. In the winter of 2009 in Iran, after the Green Movement had subsided after the government’s response to the demonstrators was to fire bullets, people gradually despaired of the possibility of achieving change in the country’s political system and crawled back from the street to the corner of their sofa. I started running. For me, running was an alternative to the demonstrations that were no longer being held and the freedom that had left us again for the umpteenth time. To escape from the image of police officers and the smell of tear gas that were stored in my memory, I ran on a road where, behind the metal fences, you could see the emerging class of new money who had made a living circumventing Western sanctions; they clumsily played golf with imported non-standard golf clubs on artificial grass during their idle hours. My decision to run was sudden, unprepared, with no trainer. I couldn’t even wait to warm up. Just like an alcoholic who drinks his beer right in front of the supermarket, I was so impatient to step onto the road which was giving me an illusion of liberation. I didn’t even give myself a chance to warm up. For this reason, life with this newly found pleasure ended very quickly; after a few times, the muscles in the back of my leg suddenly cramped and the orthopaedic doctor banned me from running indefinitely.
2. Freedom is a state, just like running; you set yourself an imaginary goal of moving from point A to point B, for example, but your goal is not to physically move, but rather to experience the freedom in between; that’s how it was for me. It wasn’t the record that mattered nor the distance. I ran until I couldn’t anymore. I ran until I was out of breath, until one of my leg muscles or my heart sounded the alarm; I didn’t even stop there. I said to myself to go another hundred steps. “Are you still alive? You can still do it, another one hundred steps”. It’s not surprising that in such a wrong way I did such damage to my body, a kind of self-revenge after the disappointment of the revolution. 3. But why the blind runner? Samaneh Ahmadian, the dramaturge for this performance, first showed me the photo of the blind runners next to their guides at the Paralympic Games in Tokyo. Two bodies with their hands tied together, one blindfolded and the other with their eyes wide open, are running with all their might. Seeing those photos, something stirred in me. This time, running, which has always been an image of freedom for me, found a better way to round off the definition of freedom. As for a blind person with his or her guide runner, freedom is collective. You can’t be free when you are alone. In the crowd’s presence, freedom and the struggle for it gain meaning. 4. In September 2022, Niloofar Hamedi was the first journalist to report on the hospitalisation and eventual death of Mahsa Amini due to a beating by the morality police. A report that triggered the social uprising of Woman Life Freedom. Niloofar Hamedi was arrested a few days after her report came out and is still in prison without trial. She and her husband, who is also a marathon runner, launched various campaigns to bring the voices of political prisoners to the public’s ears, such (121)
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Amir Reza Koohestani / Mehr Theatre Group Blind Runner
4. Settembre 2022: Niloofar Hamedi è la prima giornalista a raccontare il ricovero e la morte di Mahsa Amini a causa di un pestaggio da parte della polizia morale. Quel reportage ha scatenato una rivolta sociale al grido di “Donna, vita, libertà”. Niloofar Hamedi è stata arrestata pochi giorni dopo la pubblicazione del suo reportage ed è tuttora in carcere senza processo. Lei e il marito, anch’egli maratoneta, hanno lanciato diverse campagne per portare la situazione dei prigionieri politici all’attenzione dell’opinione pubblica, tra cui l’annuncio di Niloofar che avrebbe eseguito il saluto al sole dalla sua cella ogni mattina alle 8, o che avrebbe corso due volte alla settimana nel cortile della prigione, in ciabatte. Anche suo marito ha trasformato la corsa fuori dal carcere in una campagna per il rilascio di Niloofar e molti atleti hanno corso per la liberazione di Niloofar in diverse maratone. [N.d.R.: Il processo avverrà nell’ottobre 2023, Niloofar Hamedi verrà condannata e poi rilasciata su cauzione il 14 gennaio 2024] 5. Ziaoddin Nabavi, prigioniero politico che ha trascorso otto anni della sua giovinezza in un carcere della Repubblica Islamica, ha scritto la sua tesi di laurea sulla fenomenologia dell’esperienza carceraria. Per la sua tesi ha intervistato decine di prigionieri politici e questo è stato molto illuminante per chi, come me, non aveva altre informazioni che quelle trovate sui social. Nell’introduzione, Nabavi scrive: “L’approccio dei media governativi al carcere è costruito intorno ai concetti di riabilitazione e punizione, ma anche l’approccio dei media dell’opposizione inquadra la questione usando concetti quali tortura e repressione. Sono entrambi completamente ignari della reale esperienza carceraria”. Nabavi sostiene che il predominio di questi due approcci politici nei media pubblici ha reso l’esperienza della prigione totalmente spiazzante per chi si trovasse ad averci a che fare per la prima volta. “Contrariamente a quanto si pensi la prigione non è un luogo privo di segni di vita, lì dentro scorre anzi una vita speciale con una sua distinta qualità, che non può essere compresa se continuiamo a guardarla con lenti politiche, come abbiamo scelto di fare”. Leggere questa ricerca di trecento pagine è stato un regalo per chi, come me, desiderava un approccio umanistico e artistico al tema dei prigionieri politici. Devo a Zia Nabavi molto più di una bottiglia di vino. 6. Gli immigrati fuggono o da dittatori che sono dei fantocci nelle mani delle potenze mondiali, o dalla povertà dovuta a secoli di saccheggio da parte delle potenze coloniali. Ciononostante, i Paesi europei non sono disposti ad assumersi la responsabilità di aver destabilizzato la vita di queste persone. Fanno anzi tutto ciò che è in loro potere per farle tornare a forza nei loro Paesi destabilizzati (basta leggere l’Illegal Migration Bill, presentato alla Camera dei Comuni in Gran Bretagna lo scorso marzo: chiunque arrivi illegalmente non potrà in alcun caso chiedere asilo, e il Segretario di Stato per gli Af(122)
fari Interni avrà l’obbligo di allontanare queste persone). Di conseguenza, chi desidera migrare non avrà altre opzioni se non quelle estremamente pericolose, come attraversare un tunnel dove passa un treno a 160 km/h ogni poche ore. Se non riusciranno a coprire i 38 km di distanza prima del passaggio del treno Parigi-Londra, rimarranno solo le loro macchie di sangue sul muro. Genesi di Blind Runner (Amir Reza Koohestani, aprile 2023)
as Niloofar announcing that she would perform a sun salutation from her cell at 8 am every morning or would run twice a week in slippers in the prison yard. Her husband also turned running outside the prison into a campaign for Niloofar’s release. To this day, numerous runners have run for Niloofar’s liberation in different marathons. [Editor’s note: The trial will take place in October 2023, Niloofar Hamedi will be sentenced and then released on bail on 14 January 2024] 5. Ziaoddin Nabavi, a political prisoner who spent eight years of his youth in one of the Islamic Republic’s prisons, wrote his master’s thesis on the phenomenology of the prison experience. To write the thesis, he interviewed tens of political prisoners and this was very enlightening for someone like me who knew nothing more than what has been published in social media. In the introduction, Nabavi writes: “The approach of position media on prison is built around the concepts of rehabilitation and punishment, and the approach of opposition media also frames the issue of prison with the concepts of torture and repression, and therefore both of them are largely blind to the real experience of prison”. He claims that the dominance of these two political approaches in the public media has caused the experience of prison to be very surprising and unfamiliar for someone who’s involved with this experience for the first time.
“Contrary to popular opinion, prison is not a place without any sign of life, but a unique and different quality of life flows in it, which cannot be understood with the political glasses that we have chosen to look at it through”. Reading this three-hundred-page research was a gift for someone who wants an artistic, humanistic approach towards political prisoners. I owe Zia Nabavi more than just a bottle of wine. 6. Immigrants are either fleeing from dictators who are puppets of world powers or fleeing from poverty resulting from centuries of their property being looted by colonialists. Yet Europeans are unwilling to accept responsibility for destabilizing these people’s lives by doing their best to push them back to their destabilized countries (just read again the Illegal Migration Bill that had its readings in the House of Commons in Britain last March: anyone who arrives illegally will be unable to claim asylum, and the Home Secretary will have a duty to remove them). As a result, there is no other option for the immigrant except to step on dangerous paths, such as going through the tunnel that has trains travelling at a speed of 160 kph every few hours. If they can’t cover the 38 km distance before the Paris-London high-speed train passes through, all that will remain is their blood stains on the wall. Genesis of Blind Runner (Amir Reza Koohestani, April 2023)
(123)
6
Nero ebano Ebony Black
GIORGINA PI S T E F A F N O O RTIN
6
Giorgina Pi / Stefano Fortin
L’INSEPARABILE STARE. 1v (GP) ↓
1o (GP) →
2v (GP) ↓
2v (SF) ↓
Being, inseparably. Continuous change. No beginning, no end. (GP)
7o (GP) →
IL CONTINUO MUTARE. 2o 5o (GP) (GP) → →
3v (SF) ↓
3o (GP) →
4v (SF) ↓
4o (GP) →
NO INIZIO, NO FINE. (GP) (128)
PER SPIEGARLA, ASSUMEREI LA FORMULA NELLA SUA INTEREZZA, NON CONSIDERANDOLA NÉ COME IL SUSSEGUIRSI DI DUE ELEMENTI DISTINTI, 4v (GP) ↓
NÉ COME UN’ENDIADI
(BIANCO ANNERITO O NERO IMBIANCATO),
NÉ COME UNA CONCOMITANZA
(BIANCO E NERO ALLO STESSO TEMPO).
3v (GP) ↓
5v (GP) ↓
6v (GP) ↓
6o (GP) →
LA PENSEREI IN SENSO CRONOLOGICO:
To explain the phrase, I would consider it in its entirety, seeing it as neither a sequence of two distinct elements, nor as a hendiadys (blackened White, or whitened Black); nor even as a concomitance (in which Black and White would occur at the same time). I would think of it chronologically: a single matter, initially White, that subsequently becomes Black (or vice versa). (SF)
1v (SF) ↓
UN’UNICA MATERIA, INIZIALMENTE CHE POI SI RITROVA
BIANCA
(O VICEVERSA).
(SF)
8o (GP) →
9o (GP) →
NERA 5v (SF) ↓
(129)
6
Giorgina Pi / Stefano Fortin
SI POTREBBE DIRE – E PER CERTI VERSI È ANCHE GIUSTO FARLO – CHE IN QUANTO MASCHIO BIANCO CIS OCCIDENTALE POSSO INDIGNARMI E PROTESTARE SOLO DI ME STESSO, CIOÈ NON POSSO MAI USCIRE DAL MIO SEMINATO DI It could be said – and in some respects it’s worth saying – that as a white cisgender Western male I can only be indignant about, and protest against, myself – insofar as I will never be
able to step outside my privilege. Now, as forms of protest go that is completely unbearable. Perhaps I shouldn’t protest or be indignant about anything. Can I do something else? (SF)
P R I V I L E G I A INSOMMA, È UNA T PROTESTA O. INSOPPORTABILE.
FORSE NON DOVREI PROTESTARE O INDIGNARMI. POSSO FARE ALTRO? (130)
(SF)
LA MIA PROTESTA PIÙ GRANDE È LEGATA ALLA NECESSITÀ DI GENERARE NUOVE FORME PER ABITARE LA REALTÀ E L’ARTE SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ. LIBERTÉ / ÉGALITÉ / FRATERNITÉ – MARXISMO / MULTISPECISMO / TRANSFEMMINISMO (GP)
My greatest form of protest is tied to a need to generate new forms that can seamlessly inhabit reality and art. Liberté / Égalité / Fraternité – Marxism / multispecism / transfeminism (GP)
(131)
6
Giorgina Pi / Stefano Fortin Bio
Giorgina Pi è una regista, ricercatrice, filmmaker, drammaturga femminista. Fondatrice del Collettivo Angelo Mai di Roma, vive tra Roma, Atene e Parigi. Tra teatro e cinema, musica e scrittura, crea col suo gruppo Bluemotion spettacoli, concerti, video e performance. La sua ricerca sulla scena coniuga riscrittura del mito, montaggio cinematografico, poesia, costruzione di ambienti sonori, ricerca storica. È stata la prima a portare in scena in Italia l’artista non binario Kae Tempest.
Stefano Fortin (Noventa Vicentina, 1989) si diploma nel 2014 presso l’Accademia Teatrale Carlo Goldoni – Teatro Stabile del Veneto e nel 2022 completa il dottorato di ricerca in Studi Linguistici e Letterari presso l’Universi-
tà di Padova. È autore di George II, presentato con la regia di Alessandro Businaro nell’ambito della Biennale Teatro 2020. Nel 2021 scrive Quasi per Abbecedario per il mondo nuovo e 9/5/1945 per Calendario civile, progetti diretti e coordinati da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, prodotti dal Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. Nel 2020 è tra i selezionati per Italian & American Playwrights Project. Nel 2019 è finalista del Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” e nel 2018 del Premio Hystrio Scritture di Scena. Ha lavorato come drammaturgo e dramaturg presso il Teatro Stabile del Veneto, Tib Teatro, Piccolo Teatro di Milano, Pergine Festival. Fa parte dell’organizzazione artistica Bus14, con cui lavora a 35040 (2023) e Pay-per-view (2024).
(132)
Giorgina Pi is a director, researcher, filmmaker and feminist playwright. She founded the Rome-based Angelo Mai Collective and lives between Rome, Athens and Paris. Her practice draws on theatre, film, music and writing, and with her company Bluemotion she has staged plays, concerts, videos and live performance. In theatre, her work combines rewritings of myth, film editing, poetry, the construction of soundscapes and historical research. She was the first director in Italy to stage the writing of non-binary artist Kae Tempest.
After graduating from the Accademia Teatrale Carlo Goldoni – Teatro Stabile del Veneto in 2014, Stefano Fortin (b. Noventa Vicentina, 1989) completed a PhD in Linguistic and Literary Studies at the University of Padua in 2022. Writing credits include: George II (directed by Alessandro Businaro and presented at the Biennale Teatro 2020). In 2021 he wrote Quasi for the Abbecedario per il mondo nuovo, and 9/5/1945 for Calendario civile. These two projects were overseen by Lisa Ferlazzo Natoli and Alessandro Ferroni and produced by Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa. In 2020 he was selected for the Italian & American Playwrights Project. In 2019 he was shortlisted for the “Pier Vittorio Tondelli” Riccione Award, and in 2018 for the Hystrio Playwrighting Award. He has worked as a playwright and dramaturg at the Teatro Stabile del Veneto, Tib Teatro, Piccolo Teatro di Milano and Pergine Festival. He is a member of Bus14, the artistic organisation with which he created 35040 (2023) and Pay-per-view (2024).
APPASSIONATA. NOMADE. SALMASTRA. (GP) Passionate. Nomadic. Briny. (GP)
Nonononononoway. Byebye. Paranoid.d.d. (SF)
NEANCHE UNMINIMO. CIAOCIAO. PARANOICO. CO. CO. (SF) (133)
6
Giorgina Pi / Stefano Fortin
CENERE
(Ca. / Approx. 60’ – 2024) 21.06.2024 H 21.00 22.06.2024 H 18.00 ARSENALE – SALA D’ARMI A PRIMA ASSOLUTA / WORLD PREMIERE (134)
Di By Stefano Fortin Vincitore / Winner Biennale College Teatro – Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2022-2023) Regia Direction Giorgina Pi Un progetto A project by Bluemotion Con With Valentino Mannias, Sylvia De Fanti, Giampiero Judica, Francesco La Mantia, Alessandro Riceci, Giulia Weber, Valerio Vigliar, Cristiano De Fabritiis Musica Music Valerio Vigliar Disegno sonoro Sound Design Collettivo Angelo Mai Luci Lighting Andrea Gallo Produzione Produced by La Biennale di Venezia e / and Bluemotion in collaborazione con / in collaboration with Angelo Mai I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Matilde Vigna e / and Edward Fortes
Cenere è un testo strutturato in un prologo e tre quadri distinti. Il prologo è costituito da una lunga didascalia che descrive la lenta e continua caduta dall’alto della cenere sul palcoscenico, inizialmente intonso e primordiale, caduta che proseguirà ininterrotta per tutta la durata del testo, in un processo irreversibile di accumulazione. I quadri rappresentano invece tre distinte prese di parola: quella di un figlio chiamato dai genitori a fare colazione (No); quella di un poliziotto che deve avvertire una coppia di genitori della morte del figlio (Qui); quella di una vittima che parla di sé e di ciò che le è accaduto (Tutto). Oltre alle voci dei personaggi è presente anche quella dell’autore che decide di intervenire, osservando e commentando quanto accade in scena attraverso delle note che vengono modificate per ogni specifico allestimento, e che cercano di porre il testo in dialogo con la realtà al di fuori di esso. Una solitudine inconsolabile permea l’intero testo, un buio difficile da schiarire, in cui senza sosta il personaggio dell’autore, che è al contempo il personaggio della vittima (interpretato da Valentino Mannias), dà fuoco alle proprie stesse parole. Le ceneri che cadono su questo rito disperato sono suoni lontani che, lentamente come in un movimento di macchina, diventano assordanti noise e feedback in una sala prove – eseguiti dal vivo –, un close-up sul volto del protagonista. (135)
6
Giorgina Pi / Stefano Fortin Cenere
(136)
Cenere is structured as a prologue and three separate scenes. The prologue consists of stage directions describing the slow and continuous fall of ash onto the stage. Initially untouched and primordial, it will continue to fall uninterrupted for the entire duration of the play, as part of an irreversible process of accumulation. The scenes, on the other hand, depict three distinct moments of speech: a son is called down to breakfast by his parents (No); a policeman has to inform two parents of their son’s death (Here); a victim talks about who they are and what has happened to them (Everything). As well as the characters, the author’s voice also features, and it can choose to inter-
vene, observing and commenting on what is happening onstage through the author’s notes. These notes are different for every production, as they attempt to place the text in dialogue with the reality of the world going on outside. An inconsolable loneliness permeates the entire play, a darkness that can hardly be lightened up, in which the character of the author
– who is also the character of the victim, played by Valentino Mannias – relentlessly sets fire to his own words. The ashes that fall on this desperate ritual are like distant sounds: gradually, as in the slow pan of a camera, they turn into the deafening live noise and feedback of a rehearsal room, and a close-up on the protagonist’s face. (137)
6
Giorgina Pi / Stefano Fortin Cenere
Cenere is a play about the need to say something, to speak out, and the most urgent words of all belong to the author. Stefano Fortin has given voice to a generation younger than mine, and working with him has allowed me to look at the similarity of our generational wounds, and all that has (138)
been written out of history. Everything in Cenere happens in medias res, in the middle of everything else: it’s an enforced present in which everything is imbued with rage and therefore pain, an asphyxiating swirl that turns the characters into creatures with no chance of redemption. But this is also a play that
gallops through history: from Pasolini’s funeral to the G8 in Genoa to the fascism that pervades our present, the play gathers the ashes that have not been given their dignified funeral rites. It is a solitary journey taken by someone younger than me, who in their desperation never stops asking questions.
Cenere è un testo sulla presa di parola e la parola più urgente di tutte è quella dell’autore. Stefano Fortin dà voce a una generazione più giovane di me e lavorare con lui mi permette un confronto con ferite speculari e rimossi storici. In Cenere tutto accade in medias res, in un presente obbligato dove tutto è permeato di rabbia e dunque di dolore, in un movimento asfittico che rende protagonist creature senza possibilità di riscatto. Ma questo testo è anche una cavalcata nella storia: dal funerale di Pasolini al G8 di Genova, fino al nostro presente intriso di fascismo, raccoglie le ceneri a cui non è stata data degna sepoltura. Un viaggio solitario di una persona più giovane di me che disperatamente non smette di farsi domande. e
(139)
e
7
Nero inchiostro Ink Black
M
U
T
A I M A G O
7
Muta Imago
ASSOCIAMO IL BIANCO AL SILENZIO E IL NERO ALL’ OSCURITÀ. 2v ↓
1o →
1v ↓
3v ↓
SONO P I LUOGHI O DELLA S S I B I L I T À PIENA, 3o → 4o →
4v ↓
We associate White with silence and Black with darkness. They’re the sites of utmost possibility, before anything happens, and what remains after everything has happened. They’re the starting point, the surfaces we have to cross to begin our journey: we leave our marks on them – with the body and voice of the actors, with sound, with light.
PRIMA CHE TUTTO ACCADA; (144)
SONO CIÒ CHE RESTA, DOPO CHE OGNI COSA È ACCADUTA. SONO IL PUNTO DI PARTENZA, LE SUPERFICI DA ATTRAVERSARE PER I N I Z I A R E IL VIAGGIO: SU DI ESSI TRACCIAMO I NOSTRI SEGNI, CON IL CORPO E LA VOCE DELLE ATTRICI, DEGLI ATTORI, CON IL SUONO, LA LUCE. 2o →
5v ↓
(145)
7
Muta Imago
ABBIAMO INIZIATO A FARE TEATRO ACCENDENDO UNA LAMPADINA DA 60 WATT IN UNO SCANTINATO BUIO, SENZA FINESTRE. LE PARETI ERANO BIANCHE E NOI LE ABBIAMO COPERTE DI NERO, CON DEI PESANTI TELI DI COTONE. ANCORA OGGI, DICIASSETTE ANNI DOPO, QUESTI DUE OPPOSTI COMPLEMENTARI CONTINUANO AD ABBRACCIARE TUTTO IL NOSTRO FARE. We started making theatre by the light of a 60-watt bulb in a dark windowless basement. The walls were white, so we covered them in heavy black cotton fabric. Even today, seventeen years later, these complementary opposites still incorporate everything we do.
(146)
A VOLTE CI CAPITA DI DESIDERARE UN GRADO Z E R O.
Sometimes we long for some kind of degree zero. A complete undoing of events, hitting rock bottom. Are we living in a time when we
have to go to pieces, once and for all, to discover that we are ultimately much vaster? Is there more hope at the bottom of the barrel?
UN COMPLETO ROVINARE DEGLI EVENTI, UN TOCCARE IL FONDO FINO IN FONDO. SONO TEMPI, QUESTI, IN CUI DOVER ANDARE DEFINITIVAMENTE IN PEZZI PER SCOPRIRCI PIÙ VASTI? C’È PIÙ SPERANZA, AL FONDO DELLE COSE? (147)
7
Muta Imago Bio
Muta Imago è una compagnia teatrale nata a Roma nel 2006. È guidata da Claudia Sorace (Roma, 1980), regista, e Riccardo Fazi (Roma, 1979), dramaturg e sound artist, ed è composta da tutte le persone che sono state, sono e saranno coinvolte nella realizzazione dei lavori. La continua ricerca di forme e storie che mettano in relazione la sfera dell’immaginazione con quella della realtà presente, umana, politica e sociale, porta la compagnia negli anni a investigare diverse forme di arti dal vivo: il teatro, la performance, il teatro musicale, la radio, con l’obiettivo di cercare sempre la forma migliore per indagare al presente il rapporto tra l’essere umano, il suo tempo e il suo sentire. Da anni la compagnia sta portando avanti un percorso di ricerca sulla percezione del tempo e sulle possibilità che il teatro ha di formulare nuove modalità di racconto che indaghino le caratteristiche del rapporto tra tempo, memoria e identità. Fanno parte di questa ricerca gli ultimi lavori prodotti: Tre Sorelle (2023), Ashes (2022) e Sonora Desert (2021).
(148)
Muta Imago is a theatre company that was founded in Rome in 2006. Led by director Claudia Sorace (b. 1980, Rome) and dramaturg and sound artist Riccardo Fazi (b. 1979, Rome), the company is made up of all the people who have been, are, and will be involved in making its work. The constant search for stories and forms that connect the imaginative sphere to our present reality – in all its human, social and political forms – has led the company to investigate different artforms over the years. Whether it is theatre, performance, musical theatre or radio, the aim has always been to find the best form to examine, in the present moment, the relationship between human beings, their feelings, and the time they are living in. For years, the company has been looking into our perception of time and the possibilities theatre offers to formulate new modes of storytelling that investigate the relationship between time, memory and identity. Their last three productions are all part of this research: Tre Sorelle (2023), Ashes (2022) and Sonora Desert (2021). In 2022 Muta Imago won the Ubu Award for Best Sound Design and Best Actor (Marco Cavalcoli) for Ashes. In 2021 the project Radio India, co-created by the company, won the Ubu Special Project Award and the Rete Critica Award. In 2013 Muta Imago was nominated for an Ubu Award for Art You Lost?. In 2011 Claudia Sorace won Best Director and Best Performance at the 29th Fadjr International Theater Festival in Tehran for her production of (a+b)3. In 2009 Muta Imago won the Ubu Special Project Award, the ANCT National Critics’ Award and the DE.MO./ Movin’Up award. In the same year, Claudia Sorace was awarded the Province of Rome’s Cav-
alierato Giovanile Award and the International Valeria Moriconi “Stage Futures” Award for emerging female artists. Since 2018 the company has received core funding from the Italian Ministry of Culture, to support its mission as a company producing innovative and experimental work in theatre. From 2019 to 2022 Muta Imago was company in residence at the Teatro di Roma as part of the Oceano Indiano project. In December 2023 they premiered Bar Luna, an installation co-created with film director Alice Rohrwacher at the Centre Pompidou in Paris. In February 2024, they co-curated the first edition of firmamento festival with Daria Deflorian. Nel 2022 Muta Imago ha vinto il Premio Ubu per il Miglior progetto sonoro e Miglior attore protagonista (Marco Cavalcoli) per lo spettacolo Ashes. Nel 2021 il progetto Radio India, co-ideato dalla compagnia, ha vinto il Premio Speciale Ubu e il Premio Rete Critica. Nel 2013 Muta Imago è arrivata finalista ai Premi Ubu con il progetto Art You Lost?. Nel 2011 Claudia Sorace ha vinto il premio come migliore regia e migliore spettacolo con (a+b)3 al 29th Fadjr International Theater Festival di Teheran. Nel 2009 Muta Imago ha vinto il Premio Speciale Ubu, il Premio della Critica dell’ANCT e il premio DE.MO./Movin’Up. Nello stesso anno Claudia Sorace ha vinto il Premio Cavalierato Giovanile della Provincia di Roma e il Premio Internazionale Valeria Moriconi come “Futuro della scena”. Dal 2018 la compagnia è finanziata dal Ministero della Cultura come impresa di produzione teatrale di teatro di ricerca e di innovazione. Nel triennio 2019-2022 Muta Imago è stata artista residente del Teatro di Roma, all’interno del progetto Oceano Indiano. A dicembre 2023 ha inaugurato al Centre Pompidou di Parigi l’installazione Bar Luna ideata con la regista Alice Rohrwacher e, a febbraio 2024, insieme a Daria Deflorian, ha curato la direzione artistica della prima edizione della rassegna firmamento. (149)
7
Muta Imago
TRE SORELLE
(75’ – 2023) 22.06.2024 H 21.00 23.06.2024 H 19.00 ARSENALE – TESE DEI SOPPALCHI (150)
Di Anton Čechov By Anton Chekhov Regia Direction Claudia Sorace Drammaturgia, suono Dramaturgy, Sound Riccardo Fazi Con With Federica Dordei, Monica Piseddu, Arianna Pozzoli Musiche originali eseguite dal vivo Original score performed live by Lorenzo Tomio Disegno scene Set Design Paola Villani Direzione tecnica e disegno luci Technical Director and Lighting Design Maria Elena Fusacchia Fonico di compagnia Sound Operator Emanuele Pontecorvo Costumi Costumes Fiamma Benvignati
Una coproduzione Co-produced by INDEX, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa In collaborazione con In collaboration with AMAT & Teatri di Pesaro per / for Pesaro 2024. Capitale italiana della cultura / Italian Capital of Culture Con il supporto di With support from MiC – Ministero della Cultura Immagine utilizzata in scena Image used on stage Arazzo millefiori detto “dell’Adorazione” / Millefleur tapestry, also called “of the Adoration” (1530/1535), courtesy Pistoia Musei (foto di / photo by Antonio Quattrone) I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by Triennale Milano Teatro La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Laura Artoni e / and Sarah Barberis
Produzione, organizzazione, amministrazione Production, Management, Administration Valentina Bertolino, Silvia Parlani, Grazia Sgueglia Comunicazione Communications Francesco Di Stefano Ufficio stampa Press Office Marta Scandorza
(151)
7
Muta Imago Tre Sorelle
(152)
Se Olga, Maša e Irina fossero persone reali, non solo personaggi teatrali, sarebbero coetanee di Virginia Woolf e di sua sorella Vanessa. Forse una di loro, magari Maša, la sera, nel suo diario, scriverebbe parole simili a queste, che Virginia scrive nel suo tentativo di autobiografia del 1938, Tracce del passato: “Fu così che Vanessa e io ci trovammo unite da una sorta di complicità segreta. In quel mondo pieno di uomini che andavano e venivano, in quella grande casa piena di stanze, io e lei formavamo un piccolo nucleo privato. Lo vedo come un piccolo punto focale, dove sono concentrate sensibilità, intensità e immediata comprensione reciproca, all’interno di quel grande, riecheggiante, guscio di conchiglia, che era la casa… Ogni giorno dovevamo lottare per tenerci strette cose che, di continuo, ci venivano sottratte o modificate”. Abbiamo cercato in ogni parola delle Tre Sorelle dove risuonasse questa lotta, questo sforzo continuo di costruire un luogo inviolabile contro l’inevitabile scorrere degli eventi. Siamo partiti da loro tre, come indicato nel titolo, che non a caso le mette al centro di tutto: tre donne rimaste sole, nel vuoto pieno di echi di una casa lasciata da tutte e tutti.
If Olga, Masha and Irina were real people, not just characters from a play, they would be the same age as Virginia Woolf and her sister Vanessa. One of them, maybe Masha, might write words similar to the following in her journal at night (which Virginia writes in her 1938 attempt at an autobiography, A Sketch of the Past): “It thus came about that Nessa and I formed to-
gether a close conspiracy. In that world of many men, coming and going, in that big house with innumerable rooms, we formed our private nucleus. I visualise it as a little sensitive centre of acute life; of instantaneous sympathy, in the great echoing shell of the house… Every day we did battle for that which was always being snatched from us, or distorted”.
We looked through every word of Chekhov’s Three Sisters to locate where this struggle, this continuous effort to build a safehouse against the unstoppable flow of events rung true. We started from these three women – as in the title, which not without reason places them at the centre of everything. Three women left on their own, in the echo-filled void of a house everyone has already left. (153)
7
Muta Imago Tre Sorelle
Ogni cosa è già successa, o forse deve ancora accadere, tra le pareti di un edificio sospeso nello spazio-tempo, ultimo rifugio nel cuore di un buco nero, sospeso in un eterno presente bloccato tra un passato da ricordare con nostalgia e un futuro che si fa fatica a immaginare. Da lì, dalla stanza principale della casa, da questo “piccolo punto focale” inizia la rivoluzione di tre donne che lottano disperatamente per cercare un senso, per scavalcare l’orizzonte degli eventi e rientrare nel mondo, per rispondere a una semplice domanda, che non a caso apre il dramma di Čechov: “Perché ricordare?”. Come delle maghe o delle medium le sorelle mettono in campo strategie di sopravvivenza, vengono attraversate dalle voci e dai corpi dei protagonisti maschili, rivisitano momenti, luoghi e situazioni del racconto. Utilizzano la materia prima della ripetizione, della metamorfosi, dell’ambiguità e della frammentazione, per tornare all’infinito a dare vita a figure che appartengono ormai alla loro vita, al loro passato come al loro futuro, in un esercizio continuo di possessione e di esorcismo allo stesso tempo.
Everything has already happened (or perhaps is yet to happen) within the walls of a building that is suspended in space-time. It is a last refuge at the heart of a black hole, suspended in an eternal present that is caught between a past to be looked back on nostalgically, and a future that is difficult to imagine. From there, from the main room of the house, this “little sensitive centre of acute (154)
life” sparks a revolution for these three women, who struggle desperately to find meaning; to move beyond the horizon of events and re-enter the world, and to answer one simple question. It is no coincidence that it provides the opening line of Chekhov’s play: “Why remember?”. Like sorceresses or mediums, the sisters deploy survival strategies. They are traversed by the voices and
bodies of the male characters. They revisit moments, places and situations in the story. They use the raw material found in repetition, metamorphosis, ambiguity and fragmentation to breathe life, again and again, into [the] figures that now belong to their lives (to their past as much as to their future). There is a continuous and simultaneous exercise of exorcism and possession.
(155)
8
Nero pantera Panther Black
L
U
A
N
D
A
CASELLA
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Luanda Casella
NIGER ET ALBUS MI FANNO PENSARE AL CONTRASTO, ALLA GESTALT, AI RITI LEGATI ALLA VITA (160)
E ALLA MORTE E ALL’INTERO SPETTRO DELLE EMOZIONI. Niger et Albus make me think of contrast, of Gestalt, of life and death rituals and the whole spectrum of emotions.
(161)
8
Luanda Casella
NIGER ET ALBUS APPAIONO NEL MIO LAVORO SOTTO FORMA DI AMBIGUITÀ NELLA FIGURA DEL NARRATORE INAFFIDABILE: UN PERSONAGGIO ABBASTANZA CARISMATICO DA INTRATTENERE IL PUBBLICO, MA LA CUI ETICA, CONOSCENZA E CAPACITÀ DI PERCEZIONE SONO STATE C O M P R OMESSE. (162)
IN ELEKTRA UNBOUND, QUESTA FIGURA È PRESENTE IN T U T T I I PERSONAGGI CHE VEDIAMO IN SCENA, MA ANCHE NELLA VOCE DEL C O R O, Niger et Albus appear in my work in the form of ambiguity, in the figure of the unreliable narrator – a character who’s charismatic enough to entertain the public, but whose perception, knowledge or ethics has been compromised. In Elektra Unbound, this figure is in every character on stage as well as in the voice of the Greek chorus in the form of text projections.
CHE APPARE COME TESTO PROIETTATO. (163)
8
Luanda Casella Bio
Luanda Casella è una scrittrice, performer, regista teatrale e artista residente a NTGent, in Belgio. Il focus del suo lavoro è il modo in cui le persone si relazionano alle storie o, più precisamente, il modo in cui le storie creano la realtà. Negli ultimi anni si è concentrata sull’uso del discorso manipolativo nei processi di comunicazione e sui narratori inaffidabili nelle opere di narrativa classica e contemporanea. Sebbene il suo lavoro sia ambientato in teatro, gli spettacoli hanno trame molto complesse. Casella sta creando un genere unico nel panorama del teatro di parola contemporaneo fiammingo, con spettacoli di critica sociale che presentano un radicalismo formale pari a quello delle opere letterarie postmoderne. Negli ultimi anni ha creato quattro lavori: Short of Lying (2018), Killjoy Quiz (2020), Ferox Tempus (2022) e Elektra Unbound (che ha debuttato nel gennaio 2024), che sono stati ospitati in diversi teatri e festival internazionali, tra cui il Kaserne Basel, lo Zürcher Theater Spektakel di Zurigo, il Festival Theatre di Edimburgo, l’HAU Hebbel am Ufer di Berlino, il FARaway - Festival des Arts à Reims, lo SPIELART Theaterfestival di Monaco di Baviera, il teatro Frascati di Amsterdam, il Dublin Theatre Festival e l’het TheaterFestival di Anversa. Nel 2018 Casella ha vinto il premio belga Sabam Jong Theaterschrijfprijs al TAZ – Theater Aan Zee. Dal 2020 è artista residente presso il teatro NTGent. Killjoy Quiz è stato selezionato per l’het TheaterFestival del 2022 come uno dei migliori spettacoli della stagione. Casella fa parte del corpo docenti del dipartimento di teatro del KASK & Conservatorium (Gand), dove si occupa di tutoraggio e tiene seminari sul tema del narratore inaffidabile. Ha insegnato anche, tra gli altri, alla DAS Graduate School di Amsterdam, alla KABK a L’Aia, al P.A.R.T.S. di Bruxelles, alla Toneelacademie Maastricht e all’Universität der Künste Berlin.
(164)
Luanda Casella is a writer, performing artist, theatre director and artist in residence at NTGent, Belgium. Her work focuses on how individuals relate to stories and (more specifically) how stories create reality. In recent years, she focused on the use of manipulative discourse in communication processes and unreliable narrators in classic and contemporary works of fiction. Although her work is set in the theatre, her plays have complex plots. Casella is creating a unique genre within the Flemish landscape of contemporary text theatre with pieces that are socially critical and have the formal radicalism of postmodern literary works. She has created four performances in recent years, Short of Lying (2018), Killjoy Quiz (2020), Ferox Tempus (2022) and Elektra Unbound (premiere January 2024), all of which are touring internationally. Casella’s work has been shown, among others, at Kaserne Basel; Zürcher Theater Spektakel, Zurich; Festival Theatre, Edinburgh; HAU Hebbel am Ufer, Berlin; FARaway - Festival des Arts à Reims; SPIELART Theaterfestival, Munich; Frascati, Amsterdam; Dublin Theatre Festival; het TheaterFestival, Antwerp. In 2018, Casella won the Sabam Jong Theaterschrijfprijs at TAZ – Theater Aan Zee. Since 2020, she has been artist in residence at Belgian city theatre NTGent. Killjoy Quiz was selected for the het TheaterFestival in 2022 as one of the best performances of the season. Casella is currently part of the drama department at KASK & Conservatorium (Ghent), where she mentors Master’s students and gives a masterclass on her research on the unreliable narrator. She has also been a guest lecturer at the following programmes: DAS Graduate School, Amsterdam; KABK, The Hague; P.A.R.T.S., Brussels; Toneelacademie Maastricht; Universität der Künste Berlin, among others.
NIGER ET ALBUS RIFLETTONO LA REALTÀ E LA SUA ASTRAZIONE, IL CONFLITTO E LA SUA RAPPRESEN TAZIONE, LA VERITÀ E LA SUA VERSIONE ROMANZATA NELL’ ESPERIENZA ESTETICA. Niger et Albus reflect reality and its abstraction, conflict and its representation, truth and its fictionalisation in the aesthetic experience.
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Luanda Casella
ELEKTRA UNBOUND
(110’ – 2024) 23.06.2024 H 21.00 24.06.2024 H 20.00 TEATRO PICCOLO ARSENALE PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (166)
Con With Abigail Gypens, Bavo Buys, Emma Van Ammel, Luanda Casella, Lucius Romeo-Fromm Testo e regia Text and Direction Luanda Casella Drammaturgia Dramaturgy Joline Vermeulen Musiche originali e video Music Composition and Video Design Pablo Casella Disegno luci Lighting Design Dennis Diels Scene Set Design Shizuka Hariu Costumi Costumes Jo De Visscher Acting Coach Jan Steen Coreografia e cura del movimento Choreography and Movement Coaching Lucius Romeo-Fromm
Produzione Produced by NTGent Coproduzione Co-production DE SINGEL, HAU Hebbel am Ufer I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Matilde Vigna
Spinti da ideali di fama, successo e altre illusioni conclamate, tre aspiranti intrepreti sono pronti a tutto per ottenere la parte di Elettra. Nella tragedia antica Elettra è una ragazza che vuole tante cose. Vuole vendicare la morte del padre e che chiunque senta la sua sofferenza. Piange e impreca, impreca e piange, non fa praticamente nient’altro. Non esce mai dalla porta. Allo stesso modo i tre aspiranti interpreti sono intrappolati in un sensazionale montaggio di interviste e improvvisazioni. Mentre interpretano le scene iconiche dell’Orestea (la trilogia su Elettra e la sua famiglia disfunzionale) rivelano man mano le loro vite disastrose. La non più giovanissima regista Lua e il suo feroce assistente Lucius, che hanno tra loro un rapporto problematico, non arriveranno mai a mettere in scena Elettra. La loro incapacità è il risultato del complesso rapporto che tutte e tutti noi abbiamo con la tragedia, o c’è dell’altro? Perché Lua scappa via di corsa? E perché abbiamo la sensazione che questi aspiranti interpreti siano tutti degli squilibrati? Ispirato al melodramma e ai social media, Elektra Unbound passa da una scena all’altra come se il pubblico stesse scrollando sul proprio telefono. Tutto per rendere facilmente digeribile il disagio sulla scena. (167)
8
Luanda Casella Elektra Unbound
Guided by ideas of fame and success, and other full-blown delusions, three auditioners go to a mad extent to get the part of Elektra. In ancient Greek tragedy, Elektra is a girl who wants. She wants to avenge her father’s death, and everyone will hear her suffering. Sobbing and cursing, cursing and sobbing: Elektra hardly does anything else. She never leaves the doorway. Similarly, the three
auditioners are trapped in a sensational montage of interviews and improvs. As they interpret iconic scenes from The Oresteia, the full trilogy about Elektra and her dysfunctional family, they start to reveal their disastrous own lives. Late-bloomer director Lua and her fierce assistant Lucius, who have a troublesome relationship, never arrive at the point of actually staging Elektra. Is their inability the result of the complex relation we all have with tragedy, or is there more at play? Why is Lua frantically running away? And why do we get the feeling that these auditioners are all deranged? Inspired by melodrama and social media, Elektra Unbound switches scenes as if the audience would swipe screens. Anything to keep the discomfort on stage easily digestible.
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8
Luanda Casella Elektra Unbound
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(171)
9
Nero mezzanotte Midnight Black
M A R K U S Ö H R N
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Markus Öhrn
CREA UN SENSO DI PAURA DENTRO DI ME, 3v ↓
It creates fear in me, fear of simple answers to complex questions in our lives and society. It creates an us and a them, it creates violence.
4v ↓
1v ↓
2v ↓
1o →
LA PAURA DELLE RISPOSTE SEMPLICI ALLE DOMANDE COMPLESSE (176)
DELLA NOSTRA VITA E DELLA SOCIETÀ. 10v ↓
4o →
8v ↓
7v ↓
11v ↓
6v ↓
3o →
9v ↓
CREA UN N O I E UN L O R CREA VIOLENZA. O, 2o →
5v ↓
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Markus Öhrn
PENSO CHE GUARDARE AI LATI OSCURI DELLA NOSTRA ESISTENZA ATTRAVERSO L’ARTE CI POSSA FAR COMPRENDERE COME SIAMO FINITI IN QUESTI TEMPI I think that to look at the dark sides of our existence through art can make us understand how we ended up in these dark times.
BUI.
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NELL’OPERA PHOBIA, CHE HO REALIZZATO IN STRETTA COLLABORAZIONE CON L’ARTISTA POLACCO KAROL RADZISZEWSKI, PUNTIAMO A RIVELARE IL VERO VOLTO DELLA SOCIETÀ LIBERALE. IN UN MONDO CHE È SEMPRE PIÙ POLARIZZATO, CI SIAMO ABITUATI A ETICHETTARE SUBITO CHI È DEI NOSTRI E CHI È ALTRO, CHI È BUONO E CHI È CATTIVO. IN PHOBIA QUESTE DIVISIONI VENGONO R I B A L T A T E, I CATTIVI SI RIVELANO ESSERE PERSONE QUEER CHE DISTRUGGONO L’IMMAGINE DELLA VITTIMA BUONA CHE DEVE ESSERE COMPATITA. In the work Phobia – that I have created closely together with the Polish artist Karol Radziszewski – we aim to reveal the true colours of liberal society. In increasingly polarised world,
we have become accustomed to immediately defining who is ours and who is other, good and bad. In Phobia these divisions are overturned, the villains turn out to be queers
who destroy the image of a good victim who should be pitied. Black and white becomes more confusing than ever in the context of rainbow palette nowadays.
IL BIANCO E IL NERO DIVENTANO PIÙ CONFUSI CHE MAI NEL CONTESTO DELLA TAVOLOZZA ARCOBALENO DI OGGI. (179)
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Markus Öhrn / Karol Radziszewski Bio
Markus Öhrn (1972) è un artista visivo e regista teatrale svedese. Vive e lavora a Stocksbo, in Svezia. Nel 2008 ottiene un master in Belle Arti presso il Konstfack di Stoccolma. Öhrn lavora con la performance, il video e le installazioni sonore. È anche mentore per artiste e artisti più giovani e insegna in diverse università in Europa. Nel 2018 è stato docente a contratto del corso di Studi Teatrali Applicati di Giessen, in Germania. La trilogia di Öhrn che comprende Conte d’amour (2010), We Love Africa and Africa Loves Us (2012) e Bis zum Tod (2014) è stata rappresentata sia in Svezia che a livello internazionale, in teatri e festival quali il Theatertreffen di Berlino, il Wiener Festwochen, il Festival d’Avignon, il Volksbühne am Rosa-Luxemburg-Platz di Berlino, il MoMA di New York, l’Haus der Kulturen der Welt di Berlino e al Dramaten di Stoccolma – dove nel 2022 Öhrn ha creato la performance in dodici parti The Unknown. Con 3 Episodes of Life, presentato in anteprima alle Wiener Festwochen 2019, Öhrn ha vinto il premio NESTROY. Sonata Widm (2017) e Three Episodes of the Family Life (2021) sono stati rappresentati anche al Nowy Teatr di Varsavia. I suoi spettacoli scatenano polemiche e accese discussioni sui confini del teatro contemporaneo.
Markus Öhrn (b. 1972) is a Swedish visual artist and theatre director. He lives and works in Stocksbo in Sweden. He graduated from the Master of Fine Arts programme at Konstfack in Stockholm in 2008. Öhrn works with performance, video and sound installations. He is also a popular mentor for younger artists and teaches at different universities in Europe and in 2018 he was guest professor at the Applied Theatre Studies course in Giessen, Germany. Öhrn’s trilogy – Conte d’amour (2010), We Love Africa and Africa Loves Us (2012) and Bis zum Tod (2014) – has been presented both in Sweden and internationally in places like Theatertreffen in Berlin, Wiener Festwochen, Festival d’Avignon, Volksbühne am Rosa-Luxemburg-Platz in Berlin, MoMA in New York, Haus der Kulturen der Welt in Berlin and at Dramaten in Stockholm, where he created the twelve-part performance The Unknown in 2022. With 3 Episodes of Life that premiered at Wiener Festwochen 2019, Öhrn won the NESTROY-Preis. Sonata Widm (2017) and Three Episodes of the Family Life (2021) were also played at Nowy Teatr in Warsaw. His performances spark controversies and heated discussions about the boundaries of contemporary theatre.
TUTTA LA MIA PRATICA ARTISTICA È UN MODO PER SUPERARE IL FATTO DI ESSERE CRESCIUTO IN UNA SOCIETÀ FORTEMENTE ETERONORMATIVA E PATRIARCALE NEL NORD DELLA SVEZIA.
My whole artistic practice is a way of processing growing up in a very heteronormative and patriarchal society in northern Sweden.
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Karol Radziszewski (1980, Polonia) crea progetti interdisciplinari unendo cinema, fotografia, pittura e installazioni. La sua metodologia si fonda sugli archivi e attraversa diversi riferimenti culturali, storici, religiosi, sociali e di genere. Dal 2005 è editore e caporedattore di DIK Fagazine e nel 2015 ha fondato il Queer Archives Institute. Il suo lavoro è stato presentato in istituzioni come il MoMA e il New Museum di New York; la Zachęta National Gallery of Art e l’Ujazdowski Castle Centre for Contemporary Art di Varsavia; la Whitechapel Gallery di Londra; la Kunsthalle Wien di Vienna; Videobrasil a San Paolo; il Tokyo Photographic Art Museum; il Muzej sodobne umetnosti Metelkova di Lubiana; il Muzeum Współczesne Wrocław di Breslavia e il Muzeum Sztuki di Łódź. Ha partecipato a diverse biennali internazionali, tra cui Performa 13 di New York; la VII Göteborg International Biennial for Contemporary Art; la IV Prague Biennale e la XV WRO Media Art Biennale di Breslavia. I suoi film sono stati proiettati in diversi festival internazionali, tra cui il T-Mobile Międzynarodowy Festiwal Filmowy Nowe Horyzonty di Breslavia (2014, 2012), il Millennium Docs Against Gravity di Varsavia (2019, 2013) il BFI Flare: London
Karol Radziszewski (b. 1980, Poland) works with film, photography, painting, installations and creates interdisciplinary projects. His archive-based methodology crosses multiple cultural, historical, religious, social and gender references. Since 2005 he is publisher and editor-in-chief of DIK Fagazine, and has founded the Queer Archives Institute in 2015. His work has been presented in institutions such as MoMA and New Museum, New York; Zachęta National Gallery of Art and Ujazdowski Castle Centre for Contemporary Art, Warsaw; Whitechapel Gallery, London; Kunsthalle Wien, Vienna; Videobrasil, São Paulo; Tokyo Photographic Art Museum; Muzej sodobne umetnosti Metelkova, Ljubljana; Muzeum Współczesne Wrocław; Muzeum Sztuki, Łódź. He has participated in several international biennials including Performa 13, New York; 7th Göteborg International Biennial for Contemporary Art; 4th Prague Biennale and 15th WRO Media Art Biennale, Wrocław. His films have been screened at the T-Mobile Międzynarodowy Festiwal Filmowy Nowe Horyzonty, Wrocław (2014, 2012); Millennium Docs Against Gravity, Warsaw (2019, 2013); BFI Flare: London LGBTQIA+ Film Festival (2014) and Internationale Kurzfilmtage Oberhausen (2011), among others. In 2021, The Power of Secrets book dedicated to Radziszewski’s archival practice was published by Sternberg Press.
LGBTQIA+ Film Festival (2014) e l’Internationale Kurzfilmtage Oberhausen (2011). Nel 2021 il volume The Power of Secrets, dedicato al lavoro di Radziszewski coi materiali d’archivio, è stato pubblicato da Sternberg Press. (181)
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Markus Öhrn / Karol Radziszewski
PHOBIA
(130’ – 2023) 25.06.2024 H 20.00 26.06.2024 H 18.00 ARSENALE – TEATRO ALLE TESE (III) PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (182)
Ideazione Concept Markus Öhrn, Karol Radziszewski
Spettacolo in lingua polacca sovratitolato Show in Polish language with surtitles
Regia Direction Markus Öhrn
Traduzione in lingua inglese poesie e canzoni Translation of poems and songs into English Marek Kaźmierski
Sceneggiatura Script Markus Öhrn, Karol Radziszewski Scene e costumi Set Design and Costumes Markus Öhrn, Karol Radziszewski in collaborazione con / in collaboration with Saskia Hellmann Immagini Images Karol Radziszewski Musica Music Michał Pepol, Bartek Wąsik
Editing testo inglese English text editing Dominika Gajewska Preparazione e realizzazione dei sovratitoli in lingua inglese English surtitles preparation and implementation Zofia Szymanowska Traduzione in lingua italiana e adattamento sovratitoli Italian translation and surtitles adaptation Matilde Vigna I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia
Maschere Masks Makode Linde Trucco Make-up Monika Kaleta Con With Wojciech Kalarus, Ewelina Pankowska, Piotr Polak, Magdalena Popławska, Jan Sobolewski Direttore di scena Stage Manager Łukasz Jóźków Assistenti alla regia Assistant Directors Anna Lewandowska, Angelika Mizińska Produttrici Producers Anna Skała, Angelika Mizińska
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Markus Öhrn / Karol Radziszewski Phobia
Markus Öhrn and Karol Radziszewski present a brutal lesson in a little-known history. Phobia is a convergence of two different artistic practices. Öhrn employs an exaggerated, sharp, almost cartoonish visual language, while Radziszewski employs a research-based and documentary approach, focusing on Poland’s non-heteronormative, untold history. The performance, in typical Öhrn’s fashion, is con(184)
structed in three episodes. The Fag Fighters, a pink gay commando from Radziszewski’s ongoing project since 2007, confront members of a family, as well as representatives from the worlds of business and art. Phobia serves as an ironic critique of society. The creators examine the issue of violence and stigmatizing stereotypes surrounding LGBTQ+ individuals, with the Fag Fighters they take over the language of hatred
for their own use. The creators’ critical examination of these three domains – family, business, and culture – serves as a pretext to delve into the exploitation of minority groups, driven by the desire to build their own symbolic capital, amass wealth, or strengthen authority. One of the themes explored is the so-called pinkwashing, for example, when international corporations, capitalizing on excessive consumerism, promote their brands by simu-
lating support for LGBTQ+ individuals. So, what is homophobia then? Is it only explicit violence and hatred expressed directly, or could it be a hidden element in integration scenarios written by heteronormative individuals? Öhrn and Radziszewski take us on a rollercoaster ride through stereotypes, apparent tolerance, alleged acceptance, and some of our most deeply held, supposedly righteous beliefs.
Markus Öhrn e Karol Radziszewski tengono una lezione brutale su una storia poco conosciuta. Phobia è la convergenza di due diverse pratiche artistiche. Öhrn utilizza un linguaggio visivo esagerato, tagliente, quasi caricaturale, mentre Radziszewski usa un approccio di ricerca, documentaristico, concentrandosi sulla storia non-eteronormativa della Polonia, che viene spesso taciuta. Lo spettacolo, nel tipico stile di Öhrn, è costituito da tre episodi. I Fag Fighters (un progetto che Radziszewski porta avanti dal 2007 su un commando gay con divise rosa) si contrappongono ai membri di una famiglia e ai i rappresentanti del mondo degli affari e dell’arte. Phobia è una critica ironica della società. Öhrn e Radziszewski esaminano la questione della violenza e degli stereotipi stigmatizzanti che circondano le persone LGBTQ+, e tramite i Fag Fighters si appropriano del linguaggio dell’odio. I due creatori mettono in atto un esame critico di tre ambiti: famiglia, affari e cultura. Questo esame serve da pretesto per approfondire lo sfruttamento ai danni dei gruppi minoritari al fine di costruire un capitale simbolico, di accumulare ricchezza o rafforzare la propria autorità. Uno dei temi qui esplorati è il cosiddetto pinkwashing, che avviene ad esempio quando le aziende multinazionali promuovono i loro marchi fingendo di sostenere le persone LGBTQ+, sfruttando l’onda consumistica. Che cos’è allora l’omofobia? È solo violenza esplicita e odio espresso direttamente, o potrebbe essere un elemento nascosto in un copione a tema integrazione scritto da individui eteronormati? Öhrn e Radziszewski ci accompagnano in un viaggio sulle montagne russe attraverso gli stereotipi, la tolleranza apparente, la cosiddetta accettazione e alcune delle convinzioni che crediamo essere giuste e radicate. (185)
9
Markus Öhrn / Karol Radziszewski Phobia
Fag Fighters (2007-in corso) I Fag Fighters sono un’unità di guerriglia urbana nata dalla fantasia di Karol Radziszewski, una banda di checche che opera ai margini della società tradizionale, marcando il proprio territorio con graffiti e commettendo atti di violenza, anche sessuale. Il segno di riconoscimento dei Fag Fighters sono i loro passamontagna rosa. Dal video Fag Fighters: Prologue apprendiamo che i passamontagna sono stati realizzati dalla nonna di Radziszewski. La destra polacca percepisce la comunità gay come una minaccia mortale per l’ordine sociale. Radziszewski intercetta e amplifica il discorso conservatore incentrato sugli stereotipi e lo trasforma in un sogno asociale, anarchico e sovversivo. Radziszewski costruisce inoltre le prove dell’attività della banda: graffiti, impronte, foto amatoriali scattate dai membri stessi. Il confine tra dramma e simulazione è labile; la finzione appare inquietantemente realistica. Il video Fag Fighters: Prologue può essere visto come un ponte tra le due realtà che Radziszewski include nella sua arte: la famiglia e la sottocultura gay. Entrambi questi spazi sociali appartengono alla sfera della vita privata dell’artista, ma sembrano essere due mondi separati; sono i poli opposti dell’identità di Radziszewski. Eppure queste due estremità si incontrano, in maniera inattesa, in Fag Fighters: Prologue. Il video mostra la nonna dell’artista che realizza dei passamontagna rosa con una vecchia macchina da cucire. I passamontagna diventeranno l’attributo dei Fag Fighters, la squadra di anarchici gay inventata da Radziszewski. Presentazione tratta dal saggio di Stach Szabłowski nel catalogo della mostra I Always Wanted (Ujazdowski Castle Centre for Contemporary Art, Varsavia, 2007)
(186)
Fag Fighters (2007-ongoing) Fag Fighters are a fictional urban guerrilla unit, a faggang operating at the margins of mainstream society, marking their territory with graffiti signatures and committing acts of violence, including sexual violence. The Fag Fighters’ identification mark are their pink balaclavas. From the video Fag Fighters: Prologue we learn that the balaclavas have been made by Karol Radziszewski’s grandmother.
Poland’s right wing perceives the gay community as a deadly threat for social order. Radziszewski intercepts and amplifies the stereotype-based conservative discourse and transforms it into an asocial, anarchic, subversive fantasy. He also fabricates evidence of the unit’s activity – graffiti, footprints, amateur pictures taken by the gang members. The border between drama and simulation is blurred; fiction ap-
pears disturbingly realistic. The video Fag Fighters: Prologue can be seen as a bridge spanning the two realities that Radziszewski introduces into the field of his art: the family and the gay subculture. Both of these social spaces belong to the realm of the artist’s private life and yet they seem to be worlds apart; they are two opposite poles of Radziszewski’s identity. And yet the extremities unexpectedly meet in Fag Fighters: Pro-
logue. The video shows the artist’s grandmother making pink balaclavas on an old-fashioned sewing machine. The caps will become an attribute of the Fag Fighters – a squad of gay anarchists invented by Radziszewski. Presentation from Stach Szabłowski’s essay in I Always Wanted exhibition catalogue (Ujazdowski Castle Centre for Contemporary Art, Warsaw, 2007) (187)
10
Nero carbone Charcoal Black
TIM
C
R
O
U
H C
10
Tim Crouch
IL BIANCO E NERO SUSCITA SENTIMENTI DI SEMPLICITÀ, RIGORE E GENEROSITÀ. 3v ↓
4v ↓
2v ↓
LE QUALITÀ MIGLIORI NELL’ARTE! 5v ↓
For me, Black and White provokes feelings of simplicity and rigour and generosity. The best qualities in art! The necessary reduction involved in Black and White means that thought has been given to what stays and what is taken away. I feel cared for by Black and White. I feel clear-headed. I feel respected. I feel stimulated. I feel ready to work.
1v ↓
IL BIANCO E NERO COMPORTA UNA RIDUZIONE INEVITABILE, 8v ↓
7v ↓
1o →
(192)
6v ↓
2o →
E QUESTO SIGNIFICA CHE SI È RIFLETTUTO SU COSA TOGLIERE E COSA LASCIARE. 5v ↓
SENTO CHE IL BIANCO E NERO SI PRENDE CURA DI ME. 3o →
4o →
5o →
6o →
MI SENTO LUCIDO. MI SENTO RISPETTATO. MI SENTO STIMOLATO. MI SENTO PRONTO A LAVORARE. (193)
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Tim Crouch
IL LUTTO SI SVOLGE IN NERO.
IL MATRIMONIO, IN BIANCO.
QUESTE TONALITÀ SONO ALLA BASE DI TUTTO. IL COLORE
È FRIVOLO ED ECCESSIVO.
IL COLORE
ESISTE NEGLI SPAZI LASCIATI DALLE COSE IMPORTANTI.
QUANDO VOGLIAMO ARRIVARE ALL’ESSENZA, ELIMINIAMO IL COLORE E TROVIAMO LA VERITÀ NELLE L I N E E P U LO SPAZIO L TRA QUESTI I ESTREMI T CI PERMETTE E. DI ENTRARE. We mourn in black. We marry in white. These tones are foundational. Colour is frivolous and excessive. Colour exists in between the important stuff. When we want to get to essence, we remove colour and find the truth in the clean lines. The space between these tonal extremes allows us in.
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STIAMO ANNEGANDO NEI PIXEL, IN UN SOVRACCARICO SENSORIALE. OGGIGIORNO TUTTO DEV’ESSERE AUMENTATO. TUTTO DEVE AVERE A CHE FARE CON LE DIMENSIONI, IL CONTROLLO E IL DENARO. “DI PIÙ È DI PIÙ”, “DI PIÙ È DI PIÙ”,
CI DICE LA NOSTRA CULTURA. CI DICE IL CAPITALISMO.
DOBBIAMO RESISTERE A QUESTA ONDATA DI GRANDEZZA E TROVARE LA RESA DEI CONTI IN UNA S T A N Z A
We are drowning in pixels – in sensory overload. Everything has to be augmented now. Everything has to be about scale and control and money. “More is more”, our culture says. “More is more”, capitalism says. We have to resist this tide of magnitude and find great reckonings in little rooms. That’s where the hope is.
P I C C O L A.
È LÌ CHE SI TROVA LA SPERANZA. (195)
10
Tim Crouch Bio
Tim Crouch nasce a Bognor Regis nel Regno Unito nel 1964. È un attore, autore e regista vincitore di un Obie Award. Tra i suoi testi teatrali figurano: Truth’s a Dog Must to Kennel (The Royal Lyceum Theatre Edinburgh), Superglue (National Theatre Connections), Total Immediate Collective Imminent Terrestrial Salvation (National Theatre of Scotland e Royal Court Theatre), Beginners (Unicorn Theatre), Adler and Gibb (Royal Court Theatre, Center Theatre Group e tournée), what happens to the hope at the end of the evening (Almeida), I, Cinna (the Poet) (Royal Shakespeare Company – RSC e Unicorn Theatre), I, Malvolio (Brighton Festival e tournée), The Author (Royal Court Theatre e tournée), ENGLAND (Traverse Theatre, Fruitmarket Gallery e tournée), An Oak Tree (Traverse Theatre e tournée), Shopping for Shoes (National Theatre) e My Arm (Traverse Theatre e tournée). Cura la regia di diversi spettacoli tra cui: House Mother Normal (New Perspectives e Brighton Festival), Peat (The Ark, Dublin), Beginners e Jeramee, Hartleby and Oooglemore (Unicorn Theatre), The Complete Deaths (Spymonkey), The Taming of the Shrew, I, Cinna (the Poet) e Re Lear (RSC). Crouch è ideatore e co-sceneggiatore di Don’t Forget the Driver, una serie in sei puntate per BBC Two cui è stato assegnato il premio come miglior commedia televisiva ai Venice TV Awards 2019. L’adattamento radiofonico di Crouch di Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino è stato finalista al BBC Audio Drama Award come miglior adattamento.
(196)
Tim Crouch (Bognor Regis, 1964) is an Obie Award-winning writer and theatre-maker. His plays include Truth’s a Dog Must to Kennel (The Royal Lyceum Theatre Edinburgh), Superglue (National Theatre Connections), Total Immediate Collective Imminent Terrestrial Salvation (National Theatre of Scotland and Royal Court Theatre), Beginners (Unicorn Theatre), Adler and Gibb (Royal Court Theatre, Center Theatre Group and tour), what happens to the hope at the end of the evening (Almeida), I, Cinna (the Poet) (Royal Shakespeare Company – RSC and Unicorn Theatre), I, Malvolio (Brighton Festival and tour), The Author (Royal Court Theatre and tour), ENGLAND (Traverse Theatre, Fruitmarket Gallery and tour), An Oak Tree (Traverse Theatre and tour), Shopping for Shoes (National Theatre) and My Arm (Traverse Theatre and tour). Directing credits include House Mother Normal (New Perspectives and Brighton Festival), Peat (The Ark, Dublin), Beginners and Jeramee, Hartleby and Oooglemore (Unicorn Theatre), The Complete Deaths (Spymonkey), The Taming of the Shrew, I, Cinna (the Poet) and King Lear (RSC). Tim created and co-wrote Don’t Forget the Driver, a six-part series for BBC Two, which won Best Comedy at the Venice TV Awards 2019. Tim’s radio adaptation of Italo Calvino’s If on a Winter’s Night a Traveller is a finalist for the BBC Audio Drama Award for Best Adaptation.
TUTTO CIÒ CHE SCRIVO È IN OPPOSIZIONE ALLO STATUS QUO. HO QUASI SMESSO DI FARE TEATRO VENT’ANNI FA PERCHÉ A V E V O
P
Everything I write is in opposition to the status quo. I nearly left the theatre twenty years ago because I had lost my trust in it. All my work, therefore, is a campaign to put theatre back where I think it belongs – at the service of the audience.
E
R
S
O
F I D U C I A IN QUESTA FORMA D’ARTE. IN VIRTÙ DI QUESTO, TUTTO IL MIO LAVORO HA UN SOLO SCOPO, OSSIA RIPORTARE IL TEATRO DOVE PENSO CHE DEBBA STARE: A SERVIZIO DEL PUBBLICO. (197)
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Tim Crouch
TRUTH’S A DOG MUST TO KENNEL
(70’ – 2022) 26.06.2024 H 21.00 27.06.2024 H 19.00 ARSENALE – SALA D’ARMI A PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (198)
Scritto e interpretato da Written and performed by Tim Crouch Coregia Co-directors Karl James e / and Andy Smith Musiche e disegno sonoro Music and Sound Design Pippa Murphy Disegno luci Lighting Design Laura Hawkins Organizzazione Creative Associates Brian Ferguson e / and Adura Onashile Responsabile di produzione Production Manager Craig Fleming Produzione Produced by The Royal Lyceum Theatre Edinburgh I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Matilde Vigna
Il Fool lascia Re Lear prima dell’accecamento. Prima che inizino gli omicidi. Prima dell’intervallo. In questo nuovo lavoro solista, Tim Crouch attinge alla realtà virtuale per un ritorno al futuro dall’opera shakespeariana che aveva lasciato. Ritorno a un mondo distrutto da divisioni e traumi; un mondo in cui la rivoluzione avviene su uno schermo. Truth’s a Dog Must to Kennel è un’opera coraggiosamente scomoda, che passa dalla stand-up comedy più sprezzante a un’audace azione di immaginazione collettiva. Una celebrazione della performance dal vivo e una forte critica dello status quo, dove Re Lear incontra la stand-up comedy e il metaverso. (199)
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Tim Crouch Truth’s a Dog Must to Kennel
The Fool leaves King Lear before the blinding. Before the killing starts. Before the ice creams in the interval. In this new solo work, Tim Crouch draws on ideas of virtual reality to send him back to the future of the play he left. Back to a world laid waste by division and trauma; a world where the revolution will take place on a screen. Truth’s a Dog Must to Kennel is a daringly un(200)
accommodated piece of theatre, that switches between scathingly funny stand-up and an audacious act of collective imagining. It’s a celebration of live performance and a skewering of the state we’re in now. King Lear meets stand-up meets the metaverse.
Il teatro è una forma di realtà virtuale. È fare l’esperienza di assistere all’esperienza di un’altra persona, ma il senso di tutto è la condivisione pubblica. Nel teatro l’esperienza di assistere, di guardare, è importante tanto quanto l’esperienza cui si sta assistendo. L’atto di osservare influenza la cosa osservata. Con la realtà virtuale, quando indossiamo un visore, nessuno guarda la nostra esperienza. I visori possono renderci protagonisti, al centro di un’azione controllabile, ma non vanno mai oltre quello che il regista teatrale russo Stanislavskij chiama il “primo cerchio dell’attenzione” dell’attore. Secondo lui ci sono tre cerchi, il terzo dei quali è il riconoscimento dello spettacolo nel suo complesso, mentre il primo lo definisce “la solitudine in pubblico”. Con i visori l’aspetto pubblico non esiste. Solo la solitudine.
Theatre is a form of virtual reality. It’s the experience of watching someone else’s experience. But its shared publicness is everything. In theatre the experience of watching is as important as the experience you’re watching. The act of observing influences the thing being observed. With digital VR – the headset kind – no one is watching your experience. Those headsets might make you the
protagonist at the centre of a controllable action, but they never get beyond what the Russian theatre director Stanislavski described for actors as the “first circle of attention”. There are three circles, he said, the third being an acknowledgment of the production as a whole. He called the first circle “solitude in public” but, with the VR headset, the public aspect doesn’t exist. Only the solitude. (201)
10
Tim Crouch Truth’s a Dog Must to Kennel
(202)
In theatre, we are collective witness – both to the act and our communal perception of the act. With VR, the lessons learnt are unaccompanied – like they were when our computer screens became our stages during lockdown. There was a community of sorts in that new state – all of us sitting singly at our desks and watching the world through screens. This, we were told, was live digital theatre, a form that overcame the limitations of
time and space. With lockdown this was all we could do, but the digital emanation continues to hold as we plot our way back to a new normal. I believe in technological and digital progress but don’t call it theatre. Find a new name. Live theatre is a tautology. Theatre is only live. King Lear is the Shakespeare play that speaks most urgently to our sense of modern catastrophe. It’s a godless play with an audaciously unhappy end-
ing. The Fool is a model of an artist in King Lear and the Fool walks out of the play before the interval. I understand their decision. Many artists left during the pandemic – and continue to leave. Many theatres have gone. What will keep us here? Not the spiralling ticket prices. Not the technology which we can get much better elsewhere. But the live communion that responds to the people in the room; the shared witness; the imagination.
In teatro, siamo testimoni collettivi, sia dello spettacolo che della nostra percezione comune dello spettacolo. Con la realtà virtuale, le lezioni che impariamo non sono accompagnate da nulla, come quando gli schermi dei nostri computer sono diventati i nostri palcoscenici durante il lockdown. C’era una sorta di comunità in quel nuovo stato: sedevamo singolarmente alle nostre scrivanie e guardavamo il mondo attraverso degli schermi. Ci dicevano che quello era “teatro digitale dal vivo”, una forma che superava le limitazioni imposte dal tempo e dallo spazio. Durante il lockdown era il massimo che ci era concesso di fare, ma l’emanazione digitale del teatro resiste mentre tracciamo la strada per tornare a una nuova normalità. Io credo nel progresso tecnologico e digitale, ma non chiamiamolo teatro. Troviamogli un nuovo nome. Il teatro dal vivo è una tautologia. Il teatro è solo dal vivo. Re Lear è il testo di Shakespeare che ci parla con maggior forza di quella che potremmo definire una catastrofe moderna. È un’opera senza Dio, con un finale audacemente infelice. Nel Re Lear il Fool è un artista che termina il suo ruolo prima dell’intervallo. Capisco la sua decisione. Molte artiste e molti artisti hanno abbandonato il campo durante la pandemia – e continuano ad andarsene. Molti teatri sono chiusi. Cosa ci trattiene qui? Non l’aumento dei prezzi dei biglietti. Non la tecnologia, dato che possiamo trovarne di migliore altrove. Ma la condivisione in tempo reale, la reazione delle persone in sala; la testimonianza condivisa; l’immaginazione. (203)
11
Nero carbonio Carbon Black
BACK TO BACK 4v (SL) ↓
T H E A T R E
11
Back to Back Theatre
IL E IL NERO BIANCO È LA LA 6v (SL) ↓
1o (BG) →
M O R T E
Black is death and White is reincarnation. (SL)
R E I N C A R N A Z I O N E. (SL) 5v (SL) ↓
1o (SM) →
5v (SM) ↓
1o (SL) →
2v (SP) ↓
4v (BG) ↓
3v (SL) ↓
UN FUTURO DISTOPICO. (SP) 5v (BG) ↓
A dystopian future. (SP)
(208)
4v (SP) ↓
3v (SP) ↓
QUANDO PENSO AL BIANCO E NERO PENSO ALLA RICERCA DELLA CURIOSITÀ, REGNO DELLE POSSIBILITÀ, PENSO ALLA RICERCA DELL’INTERESSE PER LE IDEE POSSIBILI. (SM) 6v (BG) ↓
1v (BG) ↓
When I think of Black and White I think of searching for curiosity, realms of possibility, looking for interest in possible ideas. (SM)
5v (SP) ↓
1v 2v (SM) (SM) ↓ ↓
4o (SL) →
5o (SL) →
POLARIZZATO, ARMONIOSO, COLLINGWOOD FOOTBALL CLUB, ALTERNARSI, FANATISMO. (BG) 3o (SL) →
2o (SL) →
1v (SP) ↓
1v (SL) ↓
2v (SL) ↓
4o (SP) →
Polarised, harmonious, Collingwood Football Club, alternating, fanaticism. (BG)
(209)
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Back to Back Theatre
A VOLTE PENSO A FORZE O P P O S 3o (BG) →
Sometimes I do think of opposite forces and sometimes I don’t. (SL)
2o (BG) →
There is fragility in art. Art is a moral compass. (SP)
T
E
E A VOLTE NO. (SL) 7o (SP) →
1o (SP) →
6o (SP) →
C’È FRAGILITÀ NELL’ARTE. L’ARTE È UNA BUSSOLA MORALE. (SP) 4v (SM) ↓
4o (BG) →
(210)
3o (SM) →
PENSO ALLA NOSTRA VOCE ARTISTICA COME A UNO 3v (BG) ↓
2o (SM) →
2o (SP) →
YIN E UNO YANG, CHE LAVORA CON ALTRE VOCI. (SM) I think of our artistic voice as a yin and yang working with other voices. (SM)
3o (SP) →
The extremes, the polar opposites, the parentheses that contain the greyness, the love and hate of ambivalence. (BG)
GLI ESTREMI, GLI OPPOSTI POLARI, LE PARENTESI CHE CONTENGONO IL GRIGIO, L’AMORE E L’ODIO DELL’ AMBIVALENZA. (BG) 5o (SP) →
3v (SM) ↓
(211)
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Back to Back Theatre Bio
Back to Back Theatre è una compagnia teatrale australiana di rilevanza nazionale e internazionale con sede a Geelong, nello stato di Victoria. La compagnia è guidata da un ensemble di attori e attrici che si identificano come persone neuroatipiche o con disabilità cognitive, ed è considerata uno dei principali esportatori culturali di tutta l’Australia. Dal 2009 al 2023, la compagnia ha totalizzato 86 presentazioni nazionali e 124 presentazioni internazionali del proprio lavoro, con proiezioni nei più importanti festival e location di arte contemporanea del mondo, come l’Edinburgh International Festival, il V&A Museum e il Barbican a Londra, il Wiener Festwochen a Vienna, l’Holland Festival ad Amsterdam, il Theater der Welt in Germania, il Kennedy Center di Washington, The Public Theater di New York, il Festival/Tokyo, il West Kowloon Cultural District di Hong Kong e il Festival Internacional de Buenos Aires. La compagnia tiene diversi laboratori, sia nelle scuole sia aperti al pubblico, focalizzandosi sull’eccellenza artistica e sulla pratica inclusiva. Dal 2009 oltre 34.000 persone hanno partecipato ai loro laboratori. Back to Back Theatre ha ricevuto 22 riconoscimenti, nazionali e internazionali, tra cui l’International Ibsen Award, un Helpmann Award per la migliore opera australiana, un Edinburgh International Festival Herald Angel Critics’ Award, due Age Critics’ Award, il New York Dance and Performance Award (Bessie) e il Sidney Myer Performing Arts Group Award per il contributo dato allo sviluppo del teatro australiano. Nel 2015, il direttore artistico Bruce Gladwin ha ricevuto l’Australia Council for the Arts’ Inaugural Award for Outstanding Achievement in Theatre. La compagnia è stata inoltre premiata come miglior ensemble ai Green Room Awards 2019.
(212)
Based in the Victorian regional centre of Geelong, Back to Back Theatre is widely recognised as an Australian theatre company of national and international significance. The company is driven by an ensemble of actors who identify as having an intellectual disability or as neurodivergent and is considered one of Australia’s most important cultural exporters. From 2009 to 2023, the company has undertaken 86 national and 124 international seasons of its work. This includes presentations and screenings at the world’s pre-eminent contemporary arts festivals and venues such as the Edinburgh International Festival, London’s V&A Museum and the Barbican, Wiener Festwochen, Holland Festival and Theater der Welt, the Kennedy Center in Washington, The Public Theater in New York, Festival/ Tokyo, West Kowloon Cultural District in Hong Kong, and Festival Internacional de Buenos Aires. Since 2009, the company has delivered community and education workshops to over 34,000 participants, with a focus on artistic excellence and inclusive practice. Back to Back Theatre has received 22 national and international awards including the International Ibsen Award, a Helpmann Award for Best Australian Work, an Edinburgh International Festival Herald Angel Critics’ Award, two Age Critics’ Awards, a New York Dance and Performance Award (Bessie) and the Sidney Myer Performing Arts Group Award for its long-standing contribution to the development of Australian theatre. In 2015, Artistic Director Bruce Gladwin received the Australia Council for the Arts’ Inaugural Award for Outstanding Achievement in Theatre. The ensemble was awarded Best Ensemble at the 2019 Green Room Awards.
INTELLIGENTE, RIFLESSIVO, LAVORATORE. (SL)
Intelligent, thoughtful, worker. (SL) I did my selfdiscovery in 2013, but I didn’t discover much. Charisma, leadership, resiliency. (SP) Curious, intriguing, fascinated. (SM)
HO SCOPERTO ME STESSO NEL 2013, M A NON HO SCOPERTO M O CARISMA, L LEADERSHIP, T RESILIENZA. (SP) O.
Green, slow, temperate. (BG)
2v (BG) ↓
7o (SM) →
5o (BG) →
6o (BG) →
6v (SM) ↓
7v (SM) ↓
CURIOSA, INTRIGANTE, AFFASCINATA. (SM) 6o (SM) →
4o (SM) →
5o (SM) →
INESPERTO, LENTO, MITE. (BG) (213)
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Back to Back Theatre
FOOD COURT
(60’ – 2008) 28.06.2024 H 22.00 29.06.2024 H 18.00 TEATRO PICCOLO ARSENALE PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (214)
Uno spettacolo di Devisors Mark Deans, Bruce Gladwin, Rita Halabarec, Nicki Holland, Sarah Mainwaring, Scott Price Regia e scene Direction and Set Design Bruce Gladwin Interpretazione Performers Sarah Goninon, Simon Laherty, Sarah Mainwaring, Scott Price, Tamika Simpson Musica Music The Necks: Chris Abrahams (pianoforte / piano), Lloyd Swanton (basso / bass), Tony Buck (batteria / drums) Scene, realizzazione e gonfiabile Set Design, Construction and Inflatable Wrangler Mark Cuthbertson
Direttrice di scena Stage Manager Alana Hoggart Assistente direzione di scena Assistant Stage Manager Jo Leishman Responsabile di produzione Production Manager Bao Ngouansavanh Manager compagnia Company Manager Erin Watson Produttori Producers Tanya Bennett, David Miller Direzione della produzione Executive Producer Tim Stitz I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Matilde Vigna
Disegno luci e direzione tecnica Lighting Design and Technical Direction Andrew Livingston, Bluebottle Animazione Animation Design Rhian Hinkley Sonorizzazione Sound System Design Hugh Covill Costumi Costume Design Shio Otani Sostitute Understudies Erin Kearns, Jessica Walker Fonico Sound Engineer Byron Scullin
Back to Back Theatre è sostenuto dalla Città di Greater Geelong, dal governo dello Stato di Victoria attraverso il programma Creative Victoria e dal governo australiano attraverso il programma Creative Australia Back to Back Theatre is supported by the Australian Government through Creative Australia, its principal arts investment and advisory body, the Victorian Government through Creative Victoria, and the City of Greater Geelong (215)
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Back to Back Theatre FOOD COURT
Un po’ concerto un po’ spettacolo teatrale, FOOD COURT è caratterizzato dalla straordinaria potenza visiva di Back to Back Theatre e dalla musica dei The Necks, che improvvisano una traccia sonora diversa per ogni performance. Ambientato nel rigoglioso minimalismo di un vuoto bianco e illuminato, la storia dell’umiliazione di una donna si svolge in uno spazio psicologico creato solo dalla luce e dal suono. Luminosamente fragile, FOOD COURT è una near-death experience, un’esperienza ai confini della morte in una periferia delle meraviglie, dove avviene una piccola fatalità della dignità, tra il ristorante asiatico e il bar. FOOD COURT è uno spettacolo imprevedibile, un ottovolante di immagini, suoni ed emozioni. Lo spettacolo è sostenuto da un’unica traccia musicale suonata dalla buca dell’orchestra dai The Necks, band di culto australiana.
(216)
(217)
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Back to Back Theatre FOOD COURT
(218)
Part concert, part theatre show, FOOD COURT features the remarkable vision of Back to Back Theatre and the music of The Necks, who improvise a driving score for each performance. Set in the lush minimalism of an illuminated white void, the story of one woman’s humiliation is played out in a psychological space constructed from light and sound. Luminously fragile, FOOD
COURT is a near-death experience in a suburban wonderland where a small fatality of dignity takes place between The Asian Hut and The Juice Bar. FOOD COURT is an unpredictable rollercoaster of image, sound and emotion. The scripted performance is underscored by a single musical track played live from the orchestra pit by The Necks, one of the great cult bands of Australia. (219)
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Nero fumo Coal Black
M I L O
R A U
12
Milo Rau
LA DIALETTICA CHE SI SVILUPPA DALLA 10o →
T
I N T E R N A
E
N
S
I
4o →
O
N
5o →
E
The dialectics that develop from the inner tension of the tradition and the building of a utopia. The never-ending search for something that belongs to a forgotten past, that echoes in a future to be built.
TRA LA TRADIZIONE E LA COSTRUZIONE 5v ↓
4v ↓
DI UN’UTOPIA. (224)
L’INCESSANTE RICERCA DI QUALCOSA CHE APPARTIENE A UN PASSATO D I M E N T I C A T O, 8o →
7o →
3v ↓
6o →
1v ↓
CHE RIECHEGGIA IN UN FUTURO ANCORA DA COSTRUIRE. 2v ↓
(225)
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Milo Rau
MISURA: VALUTARE L’IMPORTANZA, L’EFFETTO O IL VALORE DI QUALCOSA. PER ME È QUESTO CHE DETERMINA IL RISULTATO FINALE DI UN PROGETTO.
“HUMUS”
NON È UNA PAROLA CHE HO SCELTO A CASO: È STARE A CONTATTO CON LA 3o →
T E R R A, Measure: to assess the importance, effect, or value of something. For me that is what determines the end result of a project. “Humus” is not a word I chose by accident: being in contact with the earth, the compost on which we walk, is how I live to approach my work. And I don’t see how I could do that only by half. To absorb the world and transform it into art, intransigence is necessary in order to make the soul of the project as clear as possible. “Measure for Measure”, as someone once said.
IL TERRICCIO SU CUI CAMMINIAMO, È IL MODO IN CUI VIVO PER AFFRONTARE IL MIO LAVORO. E NON VEDO COME POTREI FARLO SOLO A METÀ.
PER ASSORBIRE IL MONDO E TRASFORMARLO IN ARTE SERVE L’INTRANSIGENZA, PER CHIARIRE IL PIÙ POSSIBILE L’ANIMA DEL PROGETTO.
“MISURA PER MISURA”,
DICEVA QUALCUNO. (226)
PARLARE DI RIFLESSO SECONDO ME È TOGLIERE L’ESSENZA ALLA VERA NATURA DEI F R A M M E N T I , 9o →
1o →
SOLITAMENTE LA MIA ARTE TROVA LA SUA VOCE ATTRAVERSO L’USO DEI FRAMMENTI, CHE IO USO SFRUTTANDO LA LORO COMPLETEZZA INTRINSECA. È IMPORTANTE NON DIVIDERE LE DUE COSE, PERCHÉ SOLO ALLORA L’ESSENZA PRENDE VITA SUL PALCO. 2o →
For me, talking about reflection takes out the essence of what fragments really are. My artistic being usually finds his voice through the use of fragments, but I use them taking advantage of their wholeness within. It’s important to not divide the two things, that is when essence comes alive on stage.
(227)
12
Milo Rau Bio
Milo Rau (Berna, 1977) è regista, scrittore, cineasta e direttore artistico uscente di NTGent. Ha studiato Sociologia, Tedesco e Lingue e letterature romanze a Parigi, Berlino e Zurigo con, tra gli altri, Pierre Bourdieu e Cvetan Todorov. I critici lo definiscono l’artista “più influente” (Die Zeit), “più premiato” (Le Soir), “più interessante” (De Standaard), “più controverso” (la Repubblica), “più scandaloso” (The New York Times) e “più ambizioso” (The Guardian) del nostro tempo. Dal 2002 ha pubblicato più di cinquanta testi teatrali, film, libri e opere diverse. Le sue produzioni teatrali sono state presentate in tutti i principali festival internazionali, tra cui il Theatertreffen di Berlino, il Festival d’Avignon, La Biennale di Venezia, il Wiener Festwochen e il Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles e sono state rappresentate in oltre trenta Paesi. Rau ha ricevuto molti premi, tra cui il 3satAwa rd 2 0 1 7 , i l Sa a r brücker Poetikdozentur für Dramatik 2017 e il Preis des ITI Deutschland per la Giornata Mondiale del Teatro nel 2016: Rau è stato l’artista più giovane, dopo Frank Castorf e Pina Bausch, a ricevere il rinomato premio. Nel 2017 è stato votato “miglior regista dell’anno” in una mappatura condotta da Die Deutsche Bühne, nel 2018 ha ricevuto il Premio Europa per il Teatro alla carriera e nel 2019 è stato il primo artista di sempre a diventare Artista Associato all’ESTAP – European Association for the Study of Theatre and Performance. Sempre nel 2019 riceve un dottorato onorario dalla Lund University (Malmö) e nel 2020 dalla Ghent University. Nel 2020 gli viene assegnata la Münster Poetry Lectureship per la sua opera artistica e i suoi spettacoli vengono riconosciuti miglior spettacolo dell’anno in oltre dieci Paesi. Nel settembre 2020 la versione filmica di Orestes in Mosul, seguita da un discorso dello stesso Rau, ha aperto il Nederlands Theater Festival, e nello stesso periodo viene dato alle stampe il volume Why Theatre?, nel quale Rau ha chiesto a cento intellettuali e artisti di spicco, provenienti da tutto il mondo, di rispondere alla domanda del titolo. I film di Rau (Gli ultimi giorni di Ceausescu, Hate Radio, Die Moskauer Prozesse, Das Kongo Tribunal, The New Gospel) hanno ricevuto molti premi, tra cui un premio speciale al Festival des deutschen Films, lo Zürcher Filmpreis e l’Amnesty Media Award. Das Kongo Tribunal è stato nominato, tra gli altri, al Deutschen Filmpreis e allo Schweizer Filmpreis. “Milo Rau nobilita il cinema”, ha detto ad esempio la giuria dello Zürcher Filmpreis. Il suo ultimo film, The New Gospel, è stato premiato co(228)
Born in 1977 in Bern, Milo Rau is a director, writer, filmmaker and the departing artistic leader of NTGent. Rau studied Sociology, German and Romance Languages and Literatures in Paris, Berlin and Zurich with Pierre Bourdieu and Tzvetan Todorov, among others. Critics call him the “most influential” (Die Zeit), “most awarded” (Le Soir), “most interesting” (De Standaard), “most controversial” (la Repubblica), “most scandalous” (The New York Times) or “most ambitious” (The Guardian) artist of our time. Since 2002 he has published over fifty plays, films, books and actions. Rau’s theatre productions have been shown at all major international festivals, including the Theatertreffen in Berlin, the Festival d’Avignon, La Biennale di Venezia, the Wiener Festwochen and the Kunstenfestivaldesarts in Brussels, and have been touring in over thirty countries worldwide. Rau has received many awards, including the 3sat-Award 2017, the Saarbrücker Poetikdozentur für Dramatik 2017 and, as the youngest artist after Frank Castorf and Pina Bausch, the renowned ITI Germany Prize for the World Theatre Day in 2016. In 2017, Milo Rau was voted “Acting Director of the Year” in a survey conducted by Die Deutsche Bühne, in 2018 he received the European Theatre Prize for his lifetime’s work and in 2019 he was the first artist ever to be Associated Artist of the EASTAP – European Association for the Study of Theatre and Performance. In 2019 he also received an honorary doctorate from Lund University (Malmö), and in 2020 he was awarded an
me documentario dell’anno in Svizzera. Oltre all’attività di regista, Rau è anche critico televisivo, docente e uno scrittore estremamente prolifico, con oltre quindici pubblicazioni tradotte in numerose lingue, tra cui inglese, francese, italiano, olandese, cinese e norvegese. L’opera letteraria di Rau è stata premiata con alcuni dei più prestigiosi premi letterari tedeschi, tra cui l’Hörspielpreis der Kriegsblinden (2014) e i due più prestigiosi premi letterari tedeschi per la letteratura impegnata: il Peter-Weiss-Preis (2017) e il Gerty-Spies-Literaturpreis (2020). “Milo Rau è il gold standard del post-dramma”, scriveva già nel 2014 il quotidiano Tages-Anzeiger. L’opera di Rau è inserita nei programmi di teatro e letteratura di diverse università. Nella stagione 2021-2022, Milo Rau debutta a NTGent con Grief & Beauty, “una storia universale sulla vita e sulla morte, e su come l’una nasce naturalmente dall’altra” (de Volkskrant). Nel maggio 2023, NTGent ospita la prima mondiale di Antigone in the Amazon, uno spettacolo, a detta della stampa internazionale, “geniale”, “impressionante”, “crudo e atrocemente bello”, che fonde una riscrittura della tragedia classica con la storia dei contadini brasiliani sfrattati che lottano per la propria sopravvivenza e per quella della foresta pluviale sistematicamente distrutta dal capitalismo. Antigone in the Amazon è stato selezionato per il prestigioso Festival d’Avignon nell’estate del 2023 e da allora è in tournée in tutto il mondo. Dopo sei anni di direzione artistica a NTGent, Milo Rau ha annunciato di voler lasciare il suo incarico. È stato nominato nuovo curatore del Wiener Festwochen di Vienna. L’edizione 2024 sarà la sua prima come curatore. Rau rimane comunque parte di NTGent come artista residente e responsabile artistico per la stagione 2023-2024.
honorary doctorate from Ghent University. In 2020 he received the renowned Münster Poetry Lectureship for his complete artistic oeuvre, his plays were voted Best of the Year in critics’ surveys in over ten countries. The film version of Orestes in Mosul – followed by a speech by Milo Rau – opened the Nederlands Theater Festival in September 2020, at the same time the book Why Theatre? was published. In the book, Rau asked one hundred leading intellectuals and artists from all over the world to answer the title question. Rau’s films (including The Last Days of the Ceausescus, Hate Radio, The Moscow Trials, The Congo Tribunal, The New Gospel) have been awarded many prizes (including a Special Award at the Festival des deutschen Films, the Zürcher Filmpreis or the Amnesty Media Award). The Congo Tribunal was nominated for the German and Swiss Film Awards, among others: “Milo Rau ennobles the cinema”, said the jury of the Zürcher Filmpreis, for example. His latest film, The New Gospel, was awarded Documentary of the Year in Switzerland. In addition to his work as a director, Rau is also a television critic, lecturer and an extremely prolific writer with over fifteen publications to date, which have been translated into English, French, Italian, Dutch, Chinese and Norwegian, among others. Rau’s literary work has been awarded some of the most prestigious German literary prizes, including the Hörspielpreis der Kriegsblinden (2014) and the two most prestigious German literary prizes for committed literature: the Peter-Weiss-Preis (2017) and the Gerty-Spies-Literaturpreis (2020). “Milo Rau is the gold standard of post-drama”, wrote the newspaper Tages-Anzeiger as early as 2014. Rau’s work is an integral part of the training of theatre and literature scholars at many universities. In the season 2021-2022, Milo Rau premiered at NTGent with the play Grief & Beauty, “a universal story about life and death, and how one naturally arises from the other” (de Volkskrant). In May 2023, NTGent hosted the world premiere of Antigone in the Amazon – according to international press, a “genius”, “impressive”, “crude and gruesomely beautiful” performance, merging a reinvention of the classical Greek tragedy with the story of landless farmers fighting in Brazil for their own survival and that of the crucial rainforest continuously destroyed by capitalism. Antigone in the Amazon was selected for the prestigious Festival d’Avignon in summer 2023 and is touring the world since then. After six years as artistic leader at NTGent, Milo Rau announced that he was leaving his position. Rau has been appointed as new curator of the Wiener Festwochen in Vienna. The 2024 edition will be his first as curator. Rau nevertheless remains on board at NTGent as house artist and the artistic responsible for the 2023-2024 season. (229)
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Milo Rau
MEDEA’S CHILDREN
(90’ – 2024) 29.06.2024 H 20.00 30.06.2024 H 20.00 ARSENALE – TEATRO ALLE TESE (III) PRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE (230)
Con With Lien Wildemeersch, Bernice Van Walleghem, Aiko Benaouisse, Ella Brennan, Helena van de Casteele, Juliette Debackere, Elias Maes Ideazione e regia Concept and Direction Milo Rau
Produzione Produced by NTGent Coproduzione Co-production La Biennale di Venezia, Wiener Festwochen, ITA – International Theater Amsterdam, TANDEM Scène nationale (Arras Douai)
Drammaturgia Dramaturgy Kaatje De Geest Video Design Moritz von Dungern Disegno sonoro Sound Design Elia Rediger Disegno luci Lighting Design Dennis Diels Scene Set Design ruimtevaarders Costumi Costumes Jo De Visscher Attrezzeria Prop Design Joris Soenen Spettacolo in lingua olandese sovratitolato Show in Dutch language with surtitles Traduzione in lingua inglese English translation Helen White Traduzione in lingua italiana e adattamento sovratitoli Italian translation and surtitles adaptation Matilde Vigna I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia (231)
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Milo Rau Medea’s Children
Medea’s Children, la nuova creazione di Milo Rau, è un bignami di storia del teatro, dove bambini e bambine trovano la loro voce e riflettono sulla separazione, l’ingiustizia e il potere della tragedia. Con Medea’s Children, Milo Rau offre un nuovo e approfondito sguardo sul ruolo dei bambini nel teatro. Il punto di partenza è un vero e proprio caso di cronaca nera in cui una madre disperata decide di uccidere i suoi figli e di togliersi la vita. Ma sopravvive. Questa tragedia moderna si intreccia con quella classica di Medea, il più famoso caso di conflitto relazionale e infanticidio della letteratura occidentale.
Medea’s Children, the new creation of Milo Rau, is a theatre history in miniature, where children find their voices and reflect on separation, injustice and the power of tragedy. With Medea’s Children, Milo Rau takes a new, deep look at the role of children in theatre. A real criminal case is the starting point: the case of a mother who, in total despair, decides to
Un gruppo di bambini prende questo sanguinoso caso di cronaca nera assieme alla storia forse più oscura delle radici della cultura europea, come un’occasione per riflettere su loro stessi: sulla storia della famiglia, sul primo amore e sui primi incontri con la morte, sui desideri per il futuro e sulle paure legate alla fine del mondo che condividiamo tutti. Come affronta un bambino il divorzio dei genitori? Come affronta l’ingiustizia, la rottura di un’amicizia, lo stress della scuola? Come affronta la forza radicale di Medea o, in generale, la tragedia? I figli, condannati al silenzio nelle tragedie classiche, questa volta possono finalmente dire la loro. Medea’s Children: le tragedie insensate e sanguinarie della vita adulta viste con gli occhi dei bambini – una piccola lezione di storia del teatro e una scuola di vita, tanto crudele quanto poetica. (232)
(233)
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Milo Rau Medea’s Children
kill her children and take her own life – but she survives. This modern tragedy is interweaved with the classical tragedy Medea, the most infamous case of relationship conflict and infanticide in Western literature. A group of children take this bloody crime case and the perhaps darkest origin narrative of Europe-
(234)
an culture as an opportunity to reflect on themselves: on family history, first love and first encounters with death, on desires for the future and fears of the end of the world that haunts us all. How does a child deal with the divorce of its parents? With injustice, the breaking of friendships, the pressure at school? How do they deal with the radi-
cal power of Medea – with tragedy in general? The children, condemned to silence in the classical tragedies, finally have their say this time around. Medea’s Children: the absurd and blood-drenched tragedies of adult life seen through the eyes of children – a small history of theatre and a school of life as cruel as it is poetic.
(235)
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Nero verdastro Green Black
F A BRIZIO ARCURI CAROLINA B A LUCANI
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Fabrizio Arcuri / Carolina Balucani
NATURALMENTE QUESTI DUE COLORI SONO DUE CONCETTI CHE POSSONO VOLER DIRE MOLTE COSE, MA A ME INTERESSA DECLINARLI COME OPPOSTI. PER ME IL BIANCO E IL NERO DUE CONFINI, DUE ASSOLUTI. UN DUALISMO, LA BINARIETÀ 2o (FA) →
3o (FA) →
1o (FA) →
1o (CB) →
Naturally, these two colours are concepts that can have a vast array of meanings, but what interests me most is how they can be articulated as opposites. For me, Black and White are an ugly sign of the times: they’re two borders, two absolutes. I see them as a duality, one reminiscent of the binary view a society takes when it flattens everything into two extremes – and fails as it does – when it doesn’t consider the complexity of our times. (FA)
SONO IL BRUTTO SEGNO DI QUESTI TEMPI: SONO SONO LI INTERPRETO COME COME
IN CUI SI SCHIERA LA SOCIETÀ CHE APPIATTISCE TUTTO SU DUE ESTREMI E CHE 1v (CB) ↓
2v (CB) ↓
FALLISCE IN QUESTO, NELLA POSSIBILITÀ DI CONSIDERARE LA COMPLESSITÀ DEI NOSTRI TEMPI. (FA) (240)
IL COLORE BIANCO È V E D O V O DI TUTTI I COLORI. White is widowed of every colour. Black is pregnant with all of them. (CB)
5v (FA) ↓
4v (CB) ↓
5v (CB) ↓
IL COLORE NERO È 5o (CB) →
G R A V I D O DI TUTTI I COLORI. (CB) 3o (CB) →
4o (CB) →
3v (CB) ↓
(241)
13
Fabrizio Arcuri / Carolina Balucani
FARE QUESTO MESTIERE È UNA CONTINUA MODULAZIONE DI 2v (FA) ↓
LUCI E DI BUIO:
LE OMBRE SONO NECESSARIE A FAR RISALTARE QUEI POCHI PUNTI DI SPIRAGLIO.
3v (FA) ↓
LA LUCE IL BUIO E LA LUCE This job is a never-ending modulation of light and dark: the shadowy parts are needed to bring out the few glimmers of light. Light often leaves no room for shadow, but between darkness and light the shadows inevitably win out, because they hint at something – and this job only ever works on intuition. (FA)
4v (FA) ↓
6o (FA) →
SPESSO NON LASCIA MARGINE ALL’OMBRA, MA TRA INESORABILMENTE È L’OMBRA AD AVERE LA MEGLIO PERCHÉ LASCIA
INTUIRE
E QUESTO LAVORO SI NUTRE SEMPRE E SOLO DI INTUIZIONI. (FA)
(242)
I F F L U A O T C U O O 1v (FA) ↓
The will-o’-thewisp expresses the notion of theatre to me. Etymologically speaking, theatre means being a spectator. You come to watch something you can’t quite see; something invisible that will only be there, on stage, for the brief time of the performance. (CB)
È QUALCOSA CHE PER ME ESPRIME IL CONCETTO DI TEATRO. TEATRO È ESSERE SPETTATORI, A LIVELLO ETIMOLOGICO. 2o (CB) →
SI VIENE A GUARDARE QUALCOSA CHE NON SI VEDE, UN INVISIBILE CHE CI SARÀ SOLAMENTE SUL PALCO PER IL BREVE MOMENTO DELLO SPETTACOLO. (CB) 5o (FA) →
4o (FA) →
(243)
13
Fabrizio Arcuri / Carolina Balucani Bio
Fabrizio Arcuri è regista e fondatore, nel 1991, di accademia degli artefatti. Dal 2020 è co-Direttore Artistico del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia. È stato Direttore Artistico del Teatro della Tosse di Genova (2011-2013), consulente alla programmazione (2014-2015); curatore del festival internazionale Prospettiva per il Teatro Stabile di Torino (2009-2015) e del festival Short Theatre di Roma (2007-2019). Alcune sue regie hanno vinto: Premio Ubu per il Miglior spettacolo straniero presentato in Italia con Tre pezzi facili di Martin Crimp (2005); premio della critica ANCT con Spara/Trova il tesoro/Ripeti di Mark Ravenhill; Premio speciale Ubu per il festival Prospettiva (2010); Premio Hystrio alla regia (2011); Premio Radicondoli per i Maestri del teatro dell’ANCT (2020); Premio Nazionale Franco Enriquez alla regia per lo spettacolo Every Brilliant Thing di Duncan Macmillan e Premio Ubu alla carriera (2022).
Fabrizio Arcuri is a theatre director. In 1991 he founded the accademia degli artefatti company. In 2020 he was named co-Artistic Director of the CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia. He previously served as Artistic Director of the Teatro della Tosse in Genoa from 2011 to 2013, and as a programming consultant from 2014 to 2015. He has curated several international festivals: Prospettiva, for the Teatro Stabile di Torino (2009-2015) and Short Theatre festival in Rome (2007-2019). Directing awards include: an Ubu Award for Best Production of a Foreign Play in Italy, for Martin Crimp’s Three Easy Pieces (2005); the ANCT Critic’s Award for Shoot/Get Treasure/Repeat by Mark Ravenhill; an Ubu Special Award for Prospettiva festival (2010); the Hystrio Award for Directing (2011); the ANCT Radicondoli Award for Theatre Excellence (2020); the Franco Enriquez Directing Award for his production of Every Brilliant Thing by Duncan Macmillan; and the Ubu Award for Lifetime Achievement (2022).
Carolina Balucani, attrice e autrice, ha scritto e interpretato Thyssen (2015), per la regia di Marco Plini. Un altro suo testo, La Regina Coeli, è stato pubblicato dalla casa editrice Editoria & Spettacolo vincendo il Premio Tuttoteatro. com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2017. Nel 2022 vince il bando Biennale College Teatro – Drammaturgia Under 40. Nel 2023 è tra gli artisti scelti per la residenza Indagine Milano nel quartiere di case popolari di Quarto Oggiaro nel contesto del festival IMMERSIONI realizzato da mare culturale urbano e Piccolo Teatro di Milano sulla drammaturgia nelle periferie milanesi. Carolina Balucani is an actress and playwright. In 2015 she wrote and performed Thyssen, directed by Marco Plini. In 2017 her play La Regina Coeli was published by Editoria & Spettacolo and won the Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” Prize for the Performing Arts. In 2022 she won the Biennale College Teatro – Playwriting Under 40 open call. In 2023 she was one of the artists selected for Indagine Milano residency, which invites playwrights to create works inspired by the suburbs of Milan within the festival IMMERSIONI organised by mare culturale urbano and the Piccolo Teatro di Milano. She worked in Quarto Oggiaro, an area characterised by high levels of social housing. (244)
L’UNICA REGOLA PER ME NELL’ARTE È PORTARE LE COSE ALLE E
S
T
R
E
CONSEGUENZE. (FA) For me the only rule in art is to take things to their extremes. (FA)
M E
There are no compromises in Art. (CB)
NESSUN COMPROMESSO IN ARTE. (CB) (245)
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Fabrizio Arcuri / Carolina Balucani
SLEEPING BEAUTY
(Ca. / Approx. 75’– 2024) 29.06.2024 H 22.00 30.06.2024 H 18.00 ARSENALE – TESE DEI SOPPALCHI PRIMA ASSOLUTA / WORLD PREMIERE (246)
Di By Carolina Balucani Vincitrice / Winner Biennale College Teatro – Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2022-2023)
Produzione Produced by La Biennale di Venezia, Cranpi, La Corte Ospitale
Regia Direction Fabrizio Arcuri
I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia
Con With Vincenzo Crea, Andrea Palma, Dajana Roncione, Maria Roveran
La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Matilde Vigna e / and Edward Fortes
Produzione esecutiva Executive Production Cranpi
Scene Set Design Rosita Vallefuoco Video Luca Brinchi Assistente alla regia e alle luci Assistant Director and Lighting Associate Luca Giacomini Consulenza musicale Musical Advisor Giulio Ragno Favero Ufficio stampa Press Office Linee Relations
Con il contributo di Funded by MiC – Ministero della Cultura e / and Regione Emilia-Romagna In collaborazione con In collaboration with Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin 2022-2024 a cura del / by CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia Con il sostegno di Supported by ATCL – Circuito Multidisciplinare del Lazio per / for Spazio Rossellini, Teatro Biblioteca Quarticciolo (247)
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Fabrizio Arcuri / Carolina Balucani Sleeping Beauty
(248)
Quattro figure vestite di rosa confinate in un recinto. Creature del margine, ferite, messe a tacere. Vanno a dormire anziché entrare nell’età adulta. Come la bella addormentata nel bosco, hanno toccato qualcosa che non dovevano toccare e si sono punte il dito. Le loro ferite riaffiorano mentre sognano.
Four figures dressed in pink are confined to an enclosure. They’re marginal creatures, living on the edge; wounded, silenced. They choose to sleep instead of entering adult life. Like Sleeping Beauty, they touched something they were not supposed to touch and pricked their finger. As they dream, their wounds resurface.
Carolina Balucani’s play is a torrent of words. The scenes gradually build through a process of accumulation, to such a degree that imagining a set for this show becomes almost impossible: you would have to move the whole world onto the stage. Even the stage directions overflow with so much information that there is a character onstage whose sole purpose is to convey them to us.
Il testo di Carolina Balucani è un fiume in piena di parole. Le scene procedono per accumulo al punto che è impossibile immaginare davvero una scenografia per questo spettacolo perché bisognerebbe trasferire il mondo in scena. Anche le didascalie sono così traboccanti di informazioni che c’è un personaggio che è costretto a raccontarcele.
(249)
13
Fabrizio Arcuri / Carolina Balucani Sleeping Beauty
(250)
Tutto questo è un esubero di vitalità, la vitalità che gli adolescenti hanno nell’affacciarsi alla vita, con tutte le loro paure e la loro voglia di vivere. Hanno però tutti, come la bella addormentata nel bosco, una ferita e la ferita in questo caso è metafora del rapporto con i genitori e con la propria identità che impedisce loro di prendere il volo, di esprimersi nella loro reale potenzialità. È la storia di molti e di molte che non vedono con fierezza il futuro e lo temono. Una metafora sui cigni in volo mentre emigrano chiosa il testo, lascia intravedere una possibilità per tutti nell’essere comunità. Una comunità che si occupa di ogni singolo elemento, che non lo lascia indietro e che si organizza affinché ogni cosa sia condivisa. Tutto inizia in una sala da ballo e gli spettatori sono invitati a partecipare alla festa. Poi la festa finisce e inizia la notte, una notte piena di incubi e di sogni rivelatori. All’alba uno stormo di cigni dà inizio a una nuova giornata. Proiezioni e schermi faciliteranno la creazione dei diversi ambienti e l’interpretazione degli attori ci aiuterà a entrare in intimità con loro e a ricevere queste piccole confessioni notturne che sono sofferenza ma anche liberazione.
All this creates a surplus of vitality, the very vitality teenagers possess when they face up to life, with all their fears and zest for it. Yet much like Sleeping Beauty, all of the characters bear some kind of wound, which in this case operates as a metaphor for their relationship with their parents and their own identity. This is what prevents them from taking flight, from expressing themselves and their true potential. It’s the sto-
ry of many young people who can’t look to the future with pride, and so they fear it. The play ends with an image of swans in migratory flight, suggesting that we all stand a chance when we form a community that cares for each and every member, that leaves no one behind, and is organised in such a way that everything is shared. The show opens on a dancefloor and the audience is invited to join the
party. Then the party ends and night falls, giving way to nightmares and revelatory dreams. At dawn, a flock of swans signals the start of a new day. Video projections and screens serve to create the different environments, while experiencing the actors’ performances in close quarters will bring an intimacy to these small nocturnal confessions, which are as much a source of suffering as they are of liberation.
(251)
14
Grigio spazio Space Grey
E L I A
Vincitore / Winner Biennale College Teatro Performance Site-specific (2024)
P A N G A R O
14
Elia Pangaro
UNO PIENO, UNO V U O T O. One is full, the other empty. One is totally present, the other absent. One has lots of clothes on, layer upon layer, so much so that you can’t see ei-
ther the clothes or the person underneath them. The other is naked, facing away, against a backdrop that looks exactly like them.
4o →
UNO COMPLETAMENTE PRESENTE, 2o →
UNO A S S E N T E.
4o →
(256)
UNO HA INNUMEREVOLI VESTITI, TUTTI ADDOSSO, UNO STRATO COPRE L’ALTRO, NON SI VEDE PIÙ CHI C’È SOTTO E NON SI VEDONO PIÙ I VESTITI. UNO È N U D O, 3o →
1o →
DI SPALLE, SU UNO SFONDO UGUALE A SÉ. (257)
14
Elia Pangaro
ALLA BASE DEL DIALOGO CI SONO LE
DOMANDE,
3v ↓
POI VIENE
L’ASCOLTO, CHE DEV’ESSERE ATTENTO,
4v ↓
POI, FORSE, LE
RISPOSTE.
BISOGNA ESPORRE I PROBLEMI GIUSTI, PORRE I GIUSTI QUESITI. COME HA DETTO AI WEIWEI:
“SE GLI UMANI SARANNO MAI LIBERATI, SARÀ PERCHÉ ABBIAMO FATTO
NON PERCHÉ ABBIAMO FORNITO LE
(258)
Dialogue starts with questions. Then it’s about listening – very carefully – which might then lead (perhaps) to answers. We have to posit the right questions, the right issues. To quote Ai Weiwei: “If humans will ever be liberated, it will be because we ask the right questions, not provide the right answers”.
LE DOMANDE GIUSTE,
GIUSTE RISPOSTE”.
PRESTARSI ALL’ASCOLTO E RIMANERE DISPONIBILI A UN CAMBIAMENTO. RIMANERE CONTRO, ANCHE E SOPRATTUTTO VERSO SE STESSI. PRONTI A C O N T R A D D I R C I. To listen and be open to change. Keep being against things, not least ourselves. Be ready to contradict ourselves. I can’t wait to contradict myself.
1v ↓
2v ↓
NON VEDO L’ORA DI CONTRADDIRMI. (259)
14
Elia Pangaro Bio
Classe 1997, Elia Pangaro si forma come danzatore, completando nel 2015 il percorso di specializzazione triennale in Tecniche urbane alla scuola Nation of Human Arts (NOHA) sotto la guida di Omid Ighani e Marisa Ragazzo. Tra il 2016 e il 2019 si perfeziona all’InNprogress Atelier (INA) di Perugia e nel 2021 completa il percorso intensivo Proficiency in Advanced Dance and Healing Arts (PADHA) focalizzato su danza e pratiche curative con l’arte. Dal 2014 fa parte della compagnia di danza urbana InNprogressCollective (INC) diretta da Afshin Varjavandi. Nel 2019 è membro fondatore del progetto artistico multidisciplinare Darlingbuds, per cui realizza même|brain, Membrane e Amoebas, quest’ultimo in collaborazione con Alexander De Vries. I suoi lavori sono stati presentati in Italia, Germania, Messico e Thailandia. Ha vinto il premio come miglior danzatore al Corpo Mobile Festival di Roma (2023).
(260)
Elia Pangaro (b.1997) trained as a dancer. In 2015 he completed three years of specialist training in Urban technique at the Nation of Human Arts (NOHA) school led by Omid Ighani and Marisa Ragazzo. Between 2016 and 2019 he trained at the InNprogress Atelier (INA) in Perugia. In 2021 he completed the intensive course Proficiency in Advanced Dance and Healing Arts (PADHA), which focused on healing practices in dance and art. He has been a member of the urban dance company InNprogressCollective (INC) since 2014, directed by Afshin Varjavandi. In 2019 he was one of the founder members of Darlingbuds, a multidisciplinary artistic project as part of which he created même|brain, Membrane and Amoebas, the latter in collaboration with Alexander De Vries. His work has been presented in Italy, Germany, Mexico and Thailand. In 2023 he won the Best Dancer award at the Corpo Mobile Festival in Rome.
A VEDERE GLI OPPOSTI DENTRO DI NOI CI PENSANO GLI ALTRI, NOI NON LI POSSIAMO VEDERE SEPARATI. SIAMO IN FONDO GRIGI – PIÙ O MENO SCURI – E QUESTO
GRIGIO
CHE È MESCOLATO DENTRO DI NOI, MANIFESTATO ALL’ESTERNO PUÒ RISULTARE NERO, BIANCO, TUTT’E DUE INSIEME, PERÒ SEPARATI, COME UNA SOLUZIONE IN DUE FASI. L’IMPORTANTE È CHE NON SI MANIFESTI GRIGIO
Other people are best placed to make out the opposites within us; we can’t see them for ourselves. Ultimately, we’re a darker or lighter shade of grey. This grey is mixed up in us, but when it ap-
pears on the outside it can show up as black, white or a combination thereof, although it is still separate, as in a two-phase solution. The important thing is that it doesn’t show up as grey again.
DI NUOVO. (261)
14
Elia Pangaro
BOLIDE | DEUS EX MACHINA
(Ca. / Approx. 40’ – 2024) DAL / FROM 23.06.2024 AL / TO 30.06.2024 H 18.00 VIA GARIBALDI PRIMA ASSOLUTA / WORLD PREMIERE (262)
Ideazione e regia Concept and Direction Elia Pangaro Vincitore / Winner Biennale College Teatro – Performance Site-specific (2024) Performance Polina Sonis, Elia Pangaro Disegno sonoro Sound Design Robert Lagerman e / and Federico Tansella (Meynsense) Produzione Produced by La Biennale di Venezia
bòlide s. m. [dal lat. bolis -ĭdis, femm., gr. βολίς -ίδος «proiettile», dal tema di βάλλω «gettare»]. – 1. Nome generico delle stelle cadenti o meteore che appaiono in cielo con scia brillante, larga e persistente, e, talora, scoppî e detonazioni: si tratta di blocchi e frammenti (generalmente piccoli) di materia metallica o pietrosa, che diventano luminosi nell’attraversare la parte più densa dell’atmosfera terrestre; con sign. specifico, il termine indica la parte di tali blocchi che riesce a raggiungere la superficie terrestre, essendo allora sinon. di meteorite. 2. In senso fig., passare, precipitarsi, piombare come un b., con la velocità di un b., a grandissima velocità. Anche, automobile o motocicletta di grossa cilindrata o molto potente, lanciata a grande velocità; scherz., di persona piuttosto grossa e robusta: se ti viene addosso quel b. ti schiaccia; nello sport, pallone tirato in porta con grande forza: parare un b.; b. imparabile. Vocabolario Treccani (263)
14
Elia Pangaro BOLIDE | Deus ex machina
bolide, n. [from the French bolide, Latin bolid-em (nominative bolis) and the Greek βολίς “missile”, stem of βάλλειν to throw]. – 1. A general term for a shooting star or large meteor, one that explodes and falls in the form of aerolites. The latter are (generally small) blocks or fragments of metallic or stony matter, which emit light as they pass through the densest part of the earth’s atmosphere; more specifically, the term is used to indicate the part of such blocks that ultimately reach the Earth’s surface; a fireball or meteorite. 2. [In Italian,] used figuratively to mean to pass, to plummet, to come out of nowhere like a b–, as fast as a b– (i.e. at great speed). Also used to refer to a large or very powerful automobile or motorbike, driven at great speed; (colloquial) of a rather large and sturdy person: that b– will crush you, if he comes at you; (in sports) a ball thrown very forcefully at goal: he stopped a b–; an unstoppable b–. Based on the entry for bòlide in the Italian Treccani Dictionary (264)
(265)
14
Elia Pangaro BOLIDE | Deus ex machina
(266)
BOLIDE is a study of acceleration in every sense: social, figurative, visual, etc. BOLIDE seeks to stage the active/passive relationship an individual has with the accelerations happening all around them. BOLIDE is inspired by Italian Futurism, gorpcore and bikercore aesthetics, Hartmut Rosa’s theories and other visual inputs. It’s a performance about images and their speed. A speed that torments us. A speed that makes us slower and
lazier, and yet more productive. A relentless speed that never yields, whether to technology or New Age theories. A faceless deus ex machina is committed to commodifying and artifying (sic) these images, rendering them apparently non-reproducible or even original. Its sole aim is to make money, to sell tickets – though out of whom or what we cannot know. It’s an open-air auction of works with no artist. An artist with no artworks.
BOLIDE vuole essere uno studio sull’accelerazione in tutti i suoi sensi: sociale, figurativo, visivo, ecc. BOLIDE vuole mettere in scena il rapporto passivo e attivo che l’individuo ha con le accelerazioni che gli accadono intorno. BOLIDE trae ispirazione dal Futurismo italiano, dall’estetica gorpcore e bikercore, dalle teorie di Hartmut Rosa e da altri input visivi. Una performance sulle immagini e la loro velocità. Una velocità che ci assilla. Una velocità che rende più lent*, più pigr*, ma più produttiv*. Una velocità che non si arrende, né di fronte alla tecnologia né di fronte al New Age. Un deus ex machina senza volto si impegna solo alla mercificazione e alla artisticizzazione di queste immagini, rendendole apparentemente non riproducibili o addirittura originali. Il tutto volto a una vendita, a un incasso, di chi/di cosa non si sa. Un’asta all’aperto di opere senza artista. Un* artist* senza opere. (267)
MISE EN LECTURE Biennale College Teatro Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2023-2024)
STAGED READINGS
ROSA LINDA
15
C O N T I Grigio grafite Graphite Grey
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Rosalinda Conti
1o →
B I A N C H I
2o →
5v ↓
6o →
SONO LA BALENA, LA LUCE E IL VUOTO. 9o →
(272)
N E R I
6v ↓
7v ↓
9v ↓
SONO 3o →
5o →
8v ↓
Whales, light and emptiness are all White. Certain clothes, the pit of a well, ink and shadows all Black.
ALCUNI VESTITI, IL FONDO DEL POZZO, L’INCHIOSTRO E L’OMBRA. 4o →
(273)
15
Rosalinda Conti
NON RIESCO A SEPARARE IL NERO DAL BIANCO, CREDO CHE IL NERO E IL BIANCO, COSÌ COME LA N A S C I T A E LA M O R T SIANO UNO DENTRO E, L’ALTRO, I can’t separate black from white. I believe that black and white are intertwined, contained within one another, like life and death, and that’s why I think they come out in what I write.
4v ↓
ED È COSÌ CHE MI PARE EMERGANO IN QUELLO CHE SCRIVO. (274)
7o →
CREDO CHE QUALCOSA IN QUELLO CHE SCRIVO ABBIA LA CAPACITÀ, SE VEICOLATO IN MODO GIUSTO DA CHI SE NE PRENDE CURA, DI I believe there’s something in what I write that has the ability – if channelled in the right way by those who take it on – to open up unexpected perspectives on ostensibly fixed issues.
APRIRE 3v ↓
1v ↓
2v ↓
ORIZZONTI
8o →
INASPETTATI
SU QUESTIONI IN APPARENZA FERME. (275)
15
Rosalinda Conti Bio
Rosalinda Conti, drammaturga e dramaturg, ha conseguito il Master in Drammaturgia e Sceneggiatura presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, diplomandosi con Roberto Cavosi. Parallelamente agli studi accademici si forma, tra gli altri, con Dacia Maraini, Lucia Calamaro, Chiara Lagani, Marco Martinelli. Nel 2015 il testo The Yellow Brick Road viene segnalato al Premio Fersen alla Drammaturgia. Sempre nel 2015 entra a far parte del progetto Crisi, laboratorio di drammaturgia a cura di Fausto Paravidino. Nel 2016 scrive T’amo ed è continuo schianto, che va in scena al Teatro dell’Orologio di Roma per la regia di Matteo Ziglio, e lavora come dramaturg al progetto Surgèlami della compagnia Habitas, regia di Niccolò Matcovich. Nel 2018 collabora alla scrittura di IO e LEI, una serie di mockumentary andati in onda su Sky Arte e prodotti da MaGa Production, per la regia di Massimo Ferrari. Nel 2019 il testo Tom viene segnalato al Premio Hystrio Scritture di Scena. Nel 2021 è tra la rosa di drammaturghi selezionati per i progetti Abbecedario per il mondo nuovo e #ITALIANSTORIES, a cura del Piccolo Teatro di Milano. Nello stesso anno il suo testo Uccellini riceve la segnalazione speciale “Fabulamundi – Beyond borders?” al Premio Hystrio Scritture di Scena. Nella primavera 2022 Uccellini, con la produzione del Piccolo Teatro di Milano e la regia di Lisa Ferlazzo Natoli, viene selezionato per la rassegna teatrale radiofonica FUTUROpresente. Lavora come dramaturg al progetto Catch Me della compagnia Illoco Teatro. Nell’aprile 2023 debutta il suo ultimo lavoro, Tutte le persone vive, con Giordana Morandini. Nello stesso anno vince il bando Biennale College Teatro – Drammaturgia Under 40.
(276)
Rosalinda Conti is a playwright and dramaturg. She earned her Master’s degree in Playwriting and Screenwriting from the Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” under the supervision of Roberto Cavosi. In addition to her academic studies, she has trained with Dacia Maraini, Lucia Calamaro, Chiara Lagani and Marco Martinelli, among others. In 2015 her play The Yellow Brick Road was nominated for the Premio Fersen for Playwriting; and in the same year she joined Crisi, an ongoing playwriting workshop led by Fausto Paravidino. In 2016 she wrote T’amo ed è continuo schianto, which was staged at the Teatro dell’Orologio in Rome, directed by Matteo Ziglio, and worked as a dramaturg on the project Surgèlami by the Habitas company, directed by Niccolò Matcovich. In 2018 she co-wrote IO e LEI, a mockumentary series produced by MaGa Production and directed by Massimo Ferrari, which aired on Sky Arte. In 2019 her play Tom was nominated for the Hystrio Playwriting Award. In 2021 she was one of several writers selected for the Abbecedario per il mondo nuovo and #ITALIANSTORIES projects, curated by Piccolo Teatro di Milano. In the same year her play Uccellini received an honourable mention in the “Fabulamundi – Beyond borders?” category at the Hystrio Playwriting Award. In spring 2022 Uccellini was produced as a radio play on the FUTUROpresente programme, directed by Lisa Ferlazzo Natoli and produced by Piccolo Teatro di Milano. In the same year she worked as a dramaturg on Catch Me by Illoco Teatro. April 2023 saw the premiere of her latest play Tutte le persone vive, starring Giordana Morandini. In the same year she won the Biennale College Teatro – Playwriting Under 40 open call.
CONTINUO A LAVORARE E SCRIVERE ASCOLTANDO SOLO QUELLO CHE MI MUOVE NEL P R O F O N D O.
I continue to work and write by listening only to what moves me deeply.
(277)
15
Rosalinda Conti
COSÌ ERANO LE COSE APPENA NATA LA LUCE
(Ca. / Approx. 75’ – 2024) 27.06.2024 H 17.00 28.06.2024 H 20.00 ARSENALE – SALA D’ARMI E (278)
Testo Text Rosalinda Conti Vincitrice / Winner Biennale College Teatro – Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2023-2024) Mise en lecture Staged Reading Regia Direction Martina Badiluzzi Con With Barbara Chichiarelli, Loris De Luna, Michele Eburnea, Alessandro Riceci Musiche dal vivo Live Music Daniele Gherrino Aiuto regia Assistant Director Giorgia Buttarazzi Produzione Produced by La Biennale di Venezia Coproduzione Co-production Cranpi I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Matilde Vigna e / and Edward Fortes
In questa storia ci sono quattro personaggi, che sono quattro lettere, quattro voci, quattro fratelli o quattro sorelle. Non hanno nomi per noi e per loro, si chiamano con quattro lettere dell’alfabeto che messe insieme compongono brevi parole casuali. M O T H sono tutta l’umanità ma anche quattro persone, l’insieme ma anche il dettaglio, il generale e allo stesso tempo il più microscopico particolare, un organismo che si muove all’unisono ma momentaneamente a volte si smembra. Quattro individui che osservano la fine di cui questa storia parla. La fine degli umani, che non coincide con la fine del pianeta Terra – anzi. Questa storia è una mia personale fantasia sull’estinzione – reale – nella quale siamo immersi. La fantasia consiste unicamente nel modo in cui questa estinzione si compie, nel modo in cui gli esseri viventi cessano di esistere, ovvero attraverso una regressione biologica. In effetti, nessuno in questa storia cessa di esistere, nessuno muore e nessuno sparisce nel nulla – sebbene possa all’inizio sembrare così –, invece tutto si riavvolge e si semplifica, la morte non è che la morte delle nostre sembianze umane. Da un momento all’altro, nella storia e nel mondo, tutto ciò che è vivente si mette a camminare all’indietro: il mio gatto, che credevo scomparso, si manifesta sotto forma di sua nonna mia madre, che credevo scomparsa, assume le sembianze di un organismo acquatico, nato, vissuto ed estinto prima dell’era dei dinosauri la mia casa è mangiata pezzo per pezzo dal giardino l’albero di melo del mio giardino, in autunno, recupera tutte le mele cadute nella notte e impercettibilmente ogni giorno diventa più basso, fino a tornare un seme nella terra il paesaggio che vedo davanti a casa mia, una campagna ordinata con un laghetto artificiale e alcune stradine asfaltate che portano a quartieri o sobborghi, viene lentamente mangiato da un bosco di cui avevo solo sentito parlare dopo poco, il bosco a sua volta viene sommerso dall’acqua perché così erano le cose appena nata la luce, sommerse (279)
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Rosalinda Conti Così erano le cose appena nata la luce
There are four characters in this story – four letters, four voices, four brothers or four sisters. They don’t have names either we or they can use: they’re each named after a letter of the alphabet, and when put together they make up short random words. M O T H are the entirety of humankind, but also four individual people; the whole but also the part; at once the general picture and the tiniest microscopic detail; an organism that moves in unison but sometimes briefly breaks apart. They’re four individuals watching the end that is the subject of this story – the end of humankind, which doesn’t coincide with the end of planet Earth – quite the contrary. This story is my own personal fantasy about the – very real – process of extinction we are currently immersed in. This fantasy consists entirely of the way in which this extinction plays out: in other words, the way in which living beings cease to exist, through a process of biological regression. No one in this story actually ceases to exist, nobody dies, and no one disappears into thin air – though it may seem that way at first. Instead, everything rewinds and (280)
takes on a simpler form, death is nothing but the death of our human shape. From one moment to the next, in the story and in the world, every living thing begins to walk backwards: my cat, whom I thought had disappeared, shows up in the form of its grandmother my mother, whom I thought had died, takes the form of an aquatic organism that was born, lived and became extinct before the age of dinosaurs my house is consumed, piece by piece, by the garden in autumn, the apple tree in my garden retrieves all the apples that have fallen at night and grows imperceptibly shorter each day, until it reverts to being a seed in the ground the landscape I can see from my house (tidy, welltended countryside with an artificial lake and a few paved roads leading to neighbourhoods or suburbs) is slowly consumed by a forest I thought was nothing more than hearsay after a while, the forest is submerged by water in its turn because that is how things were when light first came into the world, submerged
DA QUALCHE PARTE NEL MONDO SOTTO GLI OCCHI POCO VIGILI DI QUALCUNO TUTTO QUESTO HA AVUTO INIZIO, MA SE FOSSI STATO IO LÌ E MIEI QUINDI GLI OCCHI POCO VIGILI NON SO DIRE SE SAREI STATO IN GRADO DI DIRE “QUESTO È L’INIZIO”, DA QUALCHE PARTE NEL MONDO IL PRIMO FILO D’ERBA DI QUESTA STORIA HA INIZIATO AD ASSOTTIGLIARSI, RITIRARSI E TORNARE NELLA TERRA, MA NESSUNO È STATO IN GRADO DI DIRE “QUESTO È IL PRIMO FILO D’ERBA DI QUESTA STORIA” DA QUALCHE PARTE E SENZA FARE RUMORE UN FRUTTO È TORNATO FIORE, MA CHISSÀ SE AVREI SAPUTO DIRE “QUESTO È IL PRIMO FRUTTO A TORNARE FIORE”, POI DA QUALCHE PARTE NEL MONDO IL PRIMO CANE HA INIZIATO A RICOPRIRSI DI PELO GRIGIO A IMMALINCONIRSI FORSE E PROVARE SENTIMENTI CONTRASTANTI VERSO GLI UOMINI E NON SO SE SAREMMO STATI CAPACI DI DIRE NON SO IO SE AVREMMO AVUTO IL CORAGGIO DI AMMETTERE QUESTO È IL PRIMO PASSO DI UN’EVOLUZIONE ALL’INDIETRO ALL’INTERNO QUESTO È IL FILO CHE SI RIAVVOLGE E TORNA (281)
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Rosalinda Conti Così erano le cose appena nata la luce
GOMITOLO QUESTO È IL PRIMO MATTONE TOLTO LA PRIMA PAROLA SCOMPARSA DELLA MIA LINGUA LA PRIMA COSA CHE MI MANCA QUESTO È IL RINVERDIRSI DI TUTTI GLI ESSERI IN UN MOMENTO PRECISO DEL TEMPO PASSATO LE CELLULE CHE SONO DENTRO DI ME E DENTRO DI TE HANNO INIZIATO A RIDURSI E SEMPLIFICARSI, IL NOSTRO PENSIERO È DIVENTATO LINEARE, LA NOSTRA LINGUA NECESSARIA E CONCRETA, I NOSTRI SOGNI SI SONO FATTI INNOCUI E RASSICURANTI, IN UN MOMENTO PRECISO DEL TEMPO PRESENTE SMETTEREMO DI AVERE QUESTA FORMA E NE ASSUMEREMO UNA PIÙ SEMPLICE E ANTICA MA NON C’È DA ESSERE TRISTI
(282)
NON C’È DA ESSERE TRISTI PERCHÉ LEGGERISSIMO SARÀ IL MONDO SENZA GLI UOMINI E SENZA LE DONNE LEGGERISSIMO E FINALMENTE RASSERENATO COME RISVEGLIATO DA UN SOGNO VIVIDO E ANGOSCIANTE SARÀ IL MONDO DEL FUTURO COSÌ UGUALE AL MONDO DEL PASSATO, NON C’È DA ESSERE TRISTI PERCHÉ PER UN PO’ SOLO ANIMALI LASCERANNO LE LORO IMPRONTE NELLA TERRA O SULLA NEVE, SOLO PESCI NUOTERANNO NEL MARE E PRESTO SOLO UCCELLI VOLERANNO NEL CIELO E SOLO INSETTI SCAVERANNO LA TERRA, E TRA UN PO’ DI TEMPO – QUANTO NON POSSIAMO SAPERLO – SOLO PIANTE E SOLO ALBERI VIVRANNO IN UN MONDO INTERAMENTE VERDE E NON C’È DA ESSERE TRISTI PERCHÉ L’ACQUA CHE STA GIÀ AVANZANDO VERSO DI NOI PRESTO RICOPRIRÀ LA TERRA GLI ANIMALI E GLI ALBERI PERCHÉ COSÌ ERANO LE COSE QUANDO È NATA LA LUCE, UN MOVIMENTO COSTANTE DI ONDE CHE NON INIZIANO E NON FINISCONO E DI TUTTO QUELLO CHE ESISTE NIENTE AVRÀ UN NOME PERCHÉ NESSUN ALFABETO SARÀ ANCORA STATO (283)
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Rosalinda Conti Così erano le cose appena nata la luce
SCRITTO E IL PENSIERO NON SARÀ CHE UN INSIEME DI IMMAGINI CHE SI SOVRAPPONGONO, C’È NEL FUTURO UN MONDO SENZA NOME CHE È COME UN BAMBINO SENZA NOME, SENZA DOLORI ALLE OSSA E SENZA PAURA, SENZA ALCUNA PREMEDITAZIONE O RAZIOCINIO C’È UN MONDO CHE È PURO INTUITO, UN MONDO CHE È UN BAMBINO CHE È UN PALPITO UNA PULSAZIONE L’IDEA DI UN’IDEA NON C’È DA ESSERE TRISTI NON C’È DA ESSERE TRISTI ANCHE SE IO ADESSO ADESSO SONO TRISTE
CHISSÀ PERCHÉ CHISSÀ PERCHÉ Estratto da Così erano le cose appena nata la luce di Rosalinda Conti (284)
somewhere, in some part of the world under someone’s not-so-watchful eyes, all of this began. But had I been there, and had the not-so-watchful eyes been mine, I can’t say whether I would have been able to say, “this is the beginning”. Somewhere in the world the first blade of grass in this story began to thin out, to shrink and return to the earth – but no one was able to say, “there is the first blade of grass of this story” somewhere, without making a sound, a piece of fruit reverted to being a flower, but who knows whether I would have been able to say, “this is the first piece of fruit that has reverted to being a flower”. Then somewhere in the world a dog would have started to turn grey, to be sad, maybe, and feel mixed feelings towards humans; and I don’t know if we would have been able to say, I don’t know if we would have had the guts to admit that here was the first step of a backwards, inward evolution; here was the thread that rewinds itself and becomes a ball of wool; here is the first brick that’s been removed, the first word that has vanished from my tongue, the first thing I lack; here is the regreening of all beings
on the earth or on the snow; only fish will swim in the sea and soon only the birds will fly in the sky and only insects will burrow into the earth; and in a little while – though how long we cannot know – only plants and trees will live in an entirely green world and there’s no need to be sad because the water that is already rising before us will soon cover the earth, the animals and trees, because that is how things were when light first came into the world, a constant moving of waves without beginning or end; and of all the things that exist nothing will have a name because no alphabet will have been written and our thoughts will be nothing more than a collection of overlapping images. In the future there is a nameless world akin to a nameless child, which feels no pain in its bones and no fear; in which nothing is premeditated nor reasoned; there is a world of pure intuition, a world that is a child that is a heartbeat, a pulsation, a flutter, the idea of an idea there’s no need to be sad there’s no need to be sad even though I feel sad right now I don’t know why I don’t know why
at some specific point in the past the cells you and I have inside us started to shrink and simplify themselves; our thinking became linear, our language plain and sufficient, our dreams became harmless and reassuring. At some specific point in the present we will stop being this shape and adopt a simpler and more ancient one, but there’s no need to feel sad there’s no need to be sad because the world will be very light without men and women, so very light and finally calm, as if waking from a vivid, anxious dream; it will be the world of the future, and absolutely identical to the world of the past; there’s no need to be sad because for a while only animals will leave their footprints
Excerpt from Così erano le cose appena nata la luce by Rosalinda Conti (285)
E L IANA
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Grigio metallo Iron Grey
R O T E L L A
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Eliana Rotella
PENSO SIA INTERESSANTE NEL MOMENTO IN CUI CREA GLI ESTREMI PER C O M P R E NDERE 8o →
4o →
3o →
1v ↓
3v ↓
(288)
I think it’s interesting insofar as it establishes extremes in order to understand the subversive complexity that lies in between them: something deviant, unmarketable, irksome.
6o →
7o →
LA COMPLESSITÀ S O V V ERSIVA CHE C’È IN MEZZO, DEVIANTE, INVENDIBILE, OSTICA. 1o →
5o →
4v ↓
10o →
2o →
9o →
(289)
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Eliana Rotella
NEL MOMENTO IN CUI SI MOSTRANO PER QUELLO CHE SONO, LA L I N E A DI MATITA CHE TRACCIA IL CERCHIO DENTRO CUI, SECONDO QUANTO ABBIAMO EREDITATO, CONTENERCI. MI PIACE PENSARE AL NEGATIVO DELL’ARCHETIPO DI UN ARTISTA: UNO CON UNA GOMMA IN MANO. APRIRE GLI ESTREMI, PER VEDERE COSA SUCCEDE. When they show themselves for what they are – i.e. the pencil line that draws the restrictive circle of all that we inherit around us. I like to think of the negative of the artistic archetype: someone with a rubber in hand. Open up all extremes, and see what happens.
2v ↓
(290)
SCOMODO RUDOLF ARNHEIM, PER IL QUALE UN MONDO IN BIANCO E NERO VENIVA ACCETTATO DALLO SPETTATORE DI UN FILM SECONDO UN FENOMENO DI ILLUSIONE PARZIALE. FORSE L’UNICO DUALISMO CHE VORREI MANTENERE È QUESTO, PER CHI GUARDA: STARE SULLE SOGLIE DELLA COSCIENZA.
I’d reference Rudolf Arnheim, who felt that a viewer watching a film would accept a black and white world according to a partial illusion phenomenon. Perhaps the only dualism I would
like to retain for those watching is the following: to be held on the threshold of consciousness. To be so immersed in what’s going on that you forget it’s in black and white.
ESSERE COSÌ IMMERSI NELLA SCENA DA DIMENTICARSI IL FATTO CHE È IN BIANCO E NERO. (291)
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Eliana Rotella Bio
Eliana Rotella, autrice diplomata presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. Il suo testo Still Life (1972) viene selezionato da Kairos Italy Theater per il progetto Translating Talents di New York. Il suo testo Corpora riceve una menzione al Premio InediTO 2021 ed è finalista al 56° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”, debuttando al Teatro Kismet con l’omonima compagnia. Va in scena con lo spettacolo Zeta 4 presso il Piccolo Teatro di Milano, vincendo il bando IMMERSIONI 2022 insieme alla sua compagnia Corpora. Viene selezionata per il progetto Nuova scena italiana nel mondo, indetto da Riccione Teatro in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e scrive su commissione del Parlamento europeo lo spettacolo site-specific Let me come Home. Il suo testo Lexicon è finalista al 57° Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”, vince la menzione speciale al Premio Carlo Annoni 2023 e viene selezionato da Situazione Drammatica per Hystrio Festival 2023 presso il Teatro Elfo Puccini. Nel 2023 vince il bando Biennale College Teatro – Drammaturgia Under 40. Collabora stabilmente con il Piccolo Teatro di Milano per il progetto di audience development. Lavora come dramaturg della danza venendo selezionata da Anghiari Dance Hub e come dramaturg di prosa, collaborando, tra gli altri, con ZONA K e Casa degli Artisti. Collabora come assistente alla drammaturgia con Liv Ferracchiati per l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e al Teatro Studio Melato di Milano. I suoi testi sono tradotti in inglese, francese, spagnolo e tedesco.
(292)
Eliana Rotella is a writer. She trained at the Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi in Milan. Her play Still Life (1972) was selected by Kairos Italy Theater for the Translating Talents project in New York. Her play Corpora received a mention at the Premio InediTO 2021 and was one of the finalists for the 56th “Pier Vittorio Tondelli” Riccione Award. The play premiered at Teatro Kismet in Bari, produced by the company of the same name. Her piece Zeta 4 was presented at the Piccolo Teatro di Milano by her own company, Corpora, and won the IMMERSIONI 2022 competition. Rotella was selected for the project Nuova scena italiana nel mondo by Riccione Teatro in collaboration with the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation, for which she wrote the site-specific performance Let me come Home, commissioned by the European Parliament. Her play Lexicon was a finalist at the 57th “Pier Vittorio Tondelli” Riccione Award; it received an honourable mention at the Carlo Annoni Award 2023 and was selected by Situazione Drammatica for the Hystrio Festival 2023 at the Teatro Elfo Puccini. In 2023 she won the Biennale College Teatro – Playwriting Under 40 open call. She regularly works with the Piccolo Teatro di Milano on their audience development project. She works as a dance dramaturg for Anghiari Dance Hub, and as a text-based dramaturg for ZONA K and Casa degli Artisti, among others. She has worked as a writing associate with Liv Ferracchiati at the Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” and at the Teatro Studio Melato in Milan. Her plays have been translated into English, Spanish, French and German.
PENSO UTILIZZANDO L’INFLAZIONATO NERO SU BIANCO. SCRIVENDO FINO A TROVARE I think by putting things down black on white, trite as that may be. Writing and writing until new words are found to reframe the way we interpret the world.
P
A
R
O
L
E NUOVE PER RIDISEGNARE LE CORNICI DENTRO CUI INTERPRETARE IL MONDO. (293)
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Eliana Rotella
LIVIDO
(Ca. / Approx. 40’ – 2024) 27.06.2024 H 21.00 28.06.2024 H 17.00 ARSENALE – SALA D’ARMI E (294)
Testo Text Eliana Rotella Vincitrice / Winner Biennale College Teatro – Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2023-2024) Mise en lecture Staged Reading Regia Direction Fabio Condemi Con With Marco Cavalcoli, Bianca Cavallotti, Eliana Rotella Disegno sonoro Sound Design Andrea Gianessi Produzione Produced by La Biennale di Venezia I sovratitoli sono stati prodotti da Surtitles produced by La Biennale di Venezia La traduzione e l’adattamento dei sovratitoli sono a cura di Surtitles translation and adaptation by Matilde Vigna e / and Edward Fortes
Avete presente quando vi trovate addosso un livido e non vi ricordate come ve lo siete fatto? Questa è una storia di cui non si riesce a ricostruire l’inizio, di cui è rimasto solo un segno. Momentaneo. Una storia che ha al centro un vuoto di memoria. Come si fa a raccontare un trauma di cui non si ha ricordo? Sul palco, le ombre nere di un incendio. È un lascito, un’eredità anonima. Sembra non si entri lì dentro da molto tempo. Il fuoco ha risparmiato i contorni squadrati di una finestra, sullo sfondo. Le imposte sono chiuse. C’è una lingua di edera che entra tra le fessure delle persiane. In scena Eco, Narciso e, tra loro, Ovidio. Ovidio è il nome dato a chi racconta la storia, una storia che ha vissuto davvero. Nel momento in cui parla, Ovidio crea la realtà scenica enunciandola, modificandola, riscrivendola. Gli accadimenti vengono incarnati, agiti, da Eco e Narciso. Eco nella piega del gomito, nel cavo cubitale, tra le vene, all’altezza dei prelievi, ha una macchia verde. Un livido enorme, accecante. Una gemma durissima incastonata nell’epidermide. Quando un livido è verde sono passati circa sei giorni dalla contusione. È il segnale dell’inizio del processo di guarigione. È del dopo che Ovidio vuole parlare. Della sopravvivenza, della ricostruzione. Degli infiniti modi che ci immaginiamo per rimanere in vita. Ovidio tenta di raccontare per colmare un vuoto, l’afasia davanti alla violenza, all’impronunciabile, perché è nel tentativo di vivificare lo spazio vuoto che si ritrova la potenza trasformatrice della parola, che si passa da oggetto del discorso a soggetto narrante: un’eco che prende corpo. L’immobilità granitica del mito la cui fine tragica è inevitabile viene frantumata alle basi della narrazione. Narrare come base di rivolta, come risposta alla mancanza dialogica della violenza, narrare come riscrivere, come ritornare al ruolo fondante del perché mettere e mettersi in scena. Il passato incistato di precedenti, le leggi non scritte di una tradizione che pone le sue basi in un millenario immaginario di trame abusive, si sgretola, lentamente, davanti a nuove narrazioni possibili. (295)
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Eliana Rotella Livido
You know when you find a bruise on your body, and you can’t remember how you got it? This is a story with no trace of its beginning; there’s only a – temporary – mark. It’s a story that revolves around a memory lapse. How do you tell the story of a trauma you have no memory of? On stage we see the black burn marks of a fire. It’s a legacy, an anonymous bequest. It seems as though no one has come into this place for a long time. The fire has spared the squared outline of a window on the back wall. The shutters are closed. A stem of ivy creeps through the cracks in the shutters. On stage are Echo, Narcissus and, between them, Ovid. Ovid is the name given to the person telling the story, a story they have actually lived. When Ovid speaks, they create the onstage world – expressing it, modifying it, rewriting it. The events are embodied and acted out by Echo and Narcissus. Echo has a green mark in the crease of her elbow, in what you call the cubital fossa, among her veins, in the area where blood is taken. It’s a huge, dazzling bruise. A hard jewel mounted on the epidermis. When a bruise turns (296)
green it means it’s been six days since the contusion happened; it’s the sign it’s starting to heal. But it’s the aftermath Ovid wants to talk about. Survival, and reconstruction. About the infinite ways we figure out how to stay alive. Ovid attempts to tell the story in order to fill a void, the aphasia that overcomes us when we are faced with violence, with the unutterable. Because it’s in the attempt to bring life to the empty space that we find the transformative power of words; there we shift from being an object in the story to the subject telling it: the embodiment of an echo. The granite-like stillness of the myth – with its inevitable tragic finale – is shattered here, in the story’s very foundations. This is storytelling as the basis for revolt, as a response to the dialogic shortcomings of violence; storytelling as an act of rewriting, as a way of going back to the fundamentals of why we stage things – and put ourselves in them. Littered as it is with precedents, our past – and the unwritten laws of a tradition that for thousands of years has based its imagination on abusive plots – slowly crumbles before us, in the face of new possible narratives.
SUL PALCO, LE OMBRE NERE DI UN INCENDIO. È UN LASCITO, UN’EREDITÀ ANONIMA. IL FUOCO HA RISPARMIATO I CONTORNI SQUADRATI DI UNA FINESTRA. LE IMPOSTE SONO CHIUSE. SBARRATE. C’È UNA LINGUA DI EDERA CHE SPUNTA DA UNA CREPA TRA GLI INFISSI. C’È UNA STORIA DA RACCONTARE E NON SO COME INIZIARE. C’È UN VUOTO DI MEMORIA E NESSUN TESTIMONE. MI CHIEDO DOVE VANNO LE COSE CHE NON LASCIANO TRACCIA. A VOLTE VEDO I CORPI CHE MACCHIANO L’ARIA E SI URTANO NELLE STRADE, VEDO L’IMPRONTA DELLE OSSA NEI LETTI D’OSPEDALE, I SEGNI DEGLI AMANTI SULLA PARETE, L’ALONE INTATTO DI UN POSSIBILE. DI UN INIZIO. (297)
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Eliana Rotella Livido
C’È UNA STORIA DA RACCONTARE DI CUI MI FERMO ALLE SOGLIE. SONO OVIDIO E DAVANTI AL VUOTO DI CIÒ CHE SCOMPARE NON HO ALTRO POTERE CHE TENTARE. PRECIPITARE UNA STORIA DALLA VOLTA DELLE STORIE E INCARNARLA NEI NOMI E NEI CORPI CHE L’HANNO COMPOSTA, RICORDO “PRIMA DEL MARE, DELLA TERRA E DEL CIELO, CHE TUTTO COPRE, UNICO ERA IL VOLTO DELLA NATURA IN TUTTO L’UNIVERSO, MOLE INFORME E CONFUSA, CAOS”, RICORDO UNA STANZA BIANCA, RICORDO. UN NEON ACCESO, ANCHE SE È GIORNO. LO FANNO I TRIBUNALI, LE SCUOLE, LE CLINICHE, TUTTI I LUOGHI IN CUI SEMBRA NON BASTARE LA LUCE E ALLORA LA DIFFONDONO, LA RADDOPPIANO COME SE DOVESSERO ILLUMINARE LORO IL CIELO.
Estratto da Livido di Eliana Rotella (298)
On stage we see the black burn marks of a fire. It’s a legacy, an anonymous bequest. The fire has spared the squared outline of a window on the back wall. The shutters are closed. Barred. A stem of ivy creeps through the cracks in the shutters. There’s a story to be told and I don’t know how to begin. There’s no memory of it, and no witnesses. I wonder where things that leave no trace go. Sometimes I see bodies staining the air and bumping into each other in the street; I see the outlines bones leave on hospital beds; the marks lovers leave on a wall; I see untouched halos of possibility. Of a beginning. There’s a story to be told and I pause on its threshold. I’m Ovid and before the void left by what
disappears all I can do is try. Precipitate a story from the vault of all stories and embody it in the names and bodies of which it is made; I remember: “Before the sea was, and the lands, and the sky that hangs over all, the face of Nature showed alike in her whole round, which state have men called chaos: a rough, unordered mass of things”; I remember a white room, I remember. A neon light, even though it’s daytime. Courts do that, schools and clinics do that – all places where there never seems to be enough light, and so they spread it around, they double it up as if they were the ones who needed to light up the sky. Excerpt from Livido by Eliana Rotella (299)
BIENNALE COLLEGE TEATRO 2024
MASTERCLASS
“Il colore (de)drammatizza. Il bianco e nero è più carico di sensi.” “Colour (de-)dramatises. Black and white is more charged with meaning.” — Jean Baudrillard
“L’intreccio delle radici è la madre di ogni cosa.” “For the root matter is the mother of all things.” — Carl Gustav Jung
Con l’arditezza, l’abnegazione e l’inventiva che costituiscono il suo marchio di fabbrica, dal 15 al 30 giugno 2024 si apre un’ulteriore pagina della Biennale di Venezia. Il NIGER et ALBUS di questo 52. Festival Internazionale del Teatro è la promessa di un barbagliare di luce impalpabile che si fa strada squarciando le tenebre e dischiudendo prospettive inedite: saldamente ancorato anche alla vita pubblica, sarà il luogo emblematico che si offrirà a tutte e a tutti come una casa-rifugio, un’eterotopia di foucaultiana memoria, per annodare passato e presente, scrutare l’avvenire, interpretare il mondo e la sua evoluzione, farci scoprire i nostri limiti e accogliere i nostri sogni; continuerà ad affermarsi con grande entusiasmo come avamposto di ricerca espressiva non irreggimentato, di creazioni plurali, di traiettorie emotive, di alternative risorse produttive, di condivisione di saperi, di disciplina ad alta elettricità poetica, di avventurosità, incoraggiando e generando nuove opere, avendo come obiettivo l’eminenza artistica. Come Direttori Artistici della Biennale Teatro ribadiamo la nostra sollecitudine e responsabilità a sostenere gli artisti emergenti, ad attraversare pianure sterminate di linguaggi, a costruire un dialogo interdisciplinare sulle arti sceniche. Epicentro della Biennale College Teatro 2024 e anello di congiunzione tra generazioni, territori e culture, sarà lo schieramento di un mosaico di sei Masterclass (senza contare la Masterclass dedicata esclusivamente ai finalisti del bando Drammaturgia Under 40) per difendere e rivendicare la libertà di un atelier, cantiere di pratica aperta rispetto alla necessità dei suoi risultati, provocando riflessioni, privilegiando il tempo della prova, del dibattito e del confronto, anziché quello del prodotto finito. Le Masterclass saranno capitanate e moderate da un corpus internazionale di Maîtres d’eccellenza nelle diverse discipline, che con dedizione limpida – mettendo in discussione i principi attivi della cromia del BIANCO | NERO che incarnerà la visionaria direttrice euristica di questa nostra quarta e ultima edizione del Festival – solleciteranno, getteranno ponti, intrecceranno inneschi concreti tra le giovani leve, future tessitrici di sogni, provvedendo a fornire loro inconsuete mappe per accedere ai segreti dell’arte e della conoscenza di cui fare tesoro, per esplorare terre sconosciute o poco note, per un necessario esercizio di affinamento dello sguardo in grado di slittare sui passaggi della nube tossica che avanza all’orizzonte e decentrarlo verso snodi di senso più autentici e ricchi di potenzialità. (303)
Proseguendo l’esperienza trascorsa dei tre anni passati, le Masterclass saranno consacrate all’accoglienza, all’incontro, alla sperimentazione e ad audaci acrobazie immaginifiche; si trasformeranno in una bottega rinascimentale di idee e di ipotesi; in una fucina di confronto dialettico per riformulare i passi di un’indagine più autentica; in un’officina dinamica per ibridare arcipelaghi testuali, sonori, linguistici, corporei, gestuali, permettendo a tutti i partecipanti, attraverso una sistematica verifica giornaliera, non solo di vivere appieno l’apprendistato formativo con il Maestro favorito, un moderno Prospero che foggia e rende reali le loro visioni proponendo e praticando soluzioni, ma anche di volteggiare sul trapezio del proprio bagaglio esperienziale, adottando l’intero Festival come piattaforma di crescita di valori etico-culturali, conferendo così al Teatro quel titolo di Patrimonio dell’Umanità che gli spetta di diritto. From 15 to 30 June 2024, a further chapter of La Biennale di Venezia begins, with all the boldness, temperance and inventiveness that have become its defining features. The NIGER et ALBUS theme associated with this, the 52nd International Theatre Festival, is the promise of an intangible shimmer of light slicing through darkness to reveal new perspectives. Firmly anchored in public life, this edition will provide an emblematic locus, a safe house for everyone – what Foucault termed a heterotopia – to bind past and present together, scrutinise the future, interpret the world and its evolution today, while pushing us to discover our limits and embrace our dreams. The Festival will therefore continue to enthusiastically assert itself as an outpost of unregimented expressive practice, pluralistic creation, emotional pathways, alternative production resources and the sharing of knowledge, of discipline characterised by high-voltage poetry and adventurousness, and as a generator of new work with artistic eminence as its goal. As Artistic Directors of the Biennale Teatro we continue to affirm our concern for emerging artists and our responsibility to support them; to journey across the vast plains of myriad languages; and to build interdisciplinary dialogue across the performing arts. The epicentre of the Biennale College Teatro 2024 – and the bond that connects generations, territories and cultures – will be a mosaic of six Masterclasses (an additional Masterclass is reserved exclusively for the finalists of the Playwriting Under 40 open call). These Masterclasses will defend and advocate for their right to operate as freely as an (304)
(EN)
artist studio, a workshop that is open-minded in terms of outcome, and which inspires thought and prioritises practice, debate and exchange over finished products. The Masterclasses will be led and facilitated by an international corpus of master practitioners who excel in their respective disciplines. Their clear-sighted commitment – questioning the active ingredients of the BLACK & WHITE colour scheme that will embody the visionary, heuristic direction of this our fourth and final edition of the Festival – will stimulate, build bridges, and weave clear catalysts into the young recruits, the future weavers of dreams. As such, they will provide emerging artists with unconventional maps to access the secrets of art and knowledge and to treasure them; and by exploring these unknown or little-known lands as part of a much-needed sharpening of the gaze, so they will enable the eye to wash over the toxic cloud that currently looms large on the horizon, and shift onto meanings more authentic, and full of promise. Following on from the experience of the past three years, the Masterclasses will be devoted to experimentation, exchange and the embracing of new ideas – as well as the performance of daring imaginative acrobatics. They will become a Renaissance workshop of ideas and hypotheses; a forge of dialectic debate to reformulate the stages of more authentic modes of investigation; a dynamic laboratory in which to hybridise text, sound, bodily, linguistic and gestural archipelagos. By way of daily check-ins, this approach will allow all participants not only to fully experience training with their favoured practitioner (a modern Prospero who will shape and bring to life their visions, offering practicable solutions), but also to fly on the trapeze of their own experiential baggage, adopting the entire Festival as a platform for the development of ethical and cultural values, and conferring on Theatre its rightful place as part of the World Heritage List.
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TIM LUCE:
POSSO GIOCARE AL MIO GIOCO.
OMBRA: NON TUTTI VOGLIONO GIOCARE AL MIO GIOCO CON ME.
C R
LE COSE INTERESSANTI STANNO NEL MEZZO DI QUESTE DUE POSIZIONI.
O
Light: I get to play my game. Shadow: not everyone wants to play my game with me. Between these two positions is the good stuff.
U
C
H
Masterclass
Tim Crouch
COME PERSONA: Tim Crouch è un regista e autore teatrale britannico di fama internazionale. Prima di avvicinarsi alla scrittura ha lavorato come attore, e continua a recitare in molti dei suoi lavori. È autore di Truth’s a Dog Must to Kennel (The Royal Lyceum Theatre Edinburgh), Superglue (National Theatre Connections), Total Immediate Collective Imminent Terrestrial Salvation (National Theatre of Scotland e Royal Court Theatre), Beginners (Unicorn Theatre), Adler and Gibb (Royal Court Theatre, Center Theatre Group e tournée), what happens to the hope at the end of the evening (Almeida), I, Cinna (the Poet) (Royal Shakespeare Company – RSC e Unicorn Theatre), I, Malvolio (Brighton Festival e tournée), The Author (Royal Court Theatre e tournée), ENGLAND (Traverse Theatre, Fruitmarket Gallery e tournée), An Oak Tree (Traverse Theatre e tournée), Shopping for Shoes (National Theatre) e My Arm (Traverse Theatre e tournée). Ha curato la regia di House Mother Normal (New Perspectives e Brighton Festival), Peat (The Ark, Dublin), Beginners e Jeramee, Hartleby and Oooglemore (Unicorn Theatre), The Complete Deaths (Spymonkey), The Taming of the Shrew, I, Cinna (the Poet) e Re Lear (RSC). Crouch ha ideato e co-sceneggiato Don’t Forget the Driver, una serie in sei puntate per BBC Two cui è stato assegnato il premio come miglior commedia televisiva ai Venice TV Awards 2019. Il suo lavoro ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui un Obie Award – Special Citation, un Prix Italia, un “Offie” (OffWestEnd Theatre Award), il premio per il miglior testo per l’infanzia del Writers’ Guild Award, un John Whiting Award, due Scotsman Fringe First Award, due Total Theatre Award e due Herald Angels Award. Le sue opere sono pubblicate da Methuen Drama.
COME ARTISTA: AVVENTUROSO. APERTO. IN DIFFICOLTÀ. (308)
TESTARDO. GIOCHERELLONE. NON SI TORNA INDIETRO. As a person: Stubborn. Playful. No-going-back. As an artist: Adventurous. Open. Struggling.
Tim Crouch is an internationally acclaimed British playwright, director and theatre-maker. He was an actor before starting to write and he still performs in much of his work. Plays include Truth’s a Dog Must to Kennel (The Royal Lyceum Theatre Edinburgh), Superglue (National Theatre Connections), Total Immediate Collective Imminent Terrestrial Salvation (National Theatre of Scotland and Royal Court Theatre), Beginners (Unicorn Theatre), Adler and Gibb (Royal Court Theatre, Center Theatre Group and tour), what happens to the hope at the end of the evening (Almeida), I, Cinna (the Poet) (Royal Shakespeare Company – RSC and Unicorn Theatre), I, Malvolio (Brighton Festival and tour), The Author (Royal Court Theatre and tour), ENGLAND (Traverse Theatre, Fruitmarket Gallery and tour), An Oak Tree (Traverse Theatre and tour), Shopping for Shoes (National Theatre) and My Arm (Traverse Theatre and tour). As a director: House Mother Normal (New Perspectives and Brighton Festival), Peat (The Ark, Dublin), Beginners and Jeramee, Hartleby and Oooglemore (Unicorn Theatre), The Complete Deaths (Spymonkey), The Taming of the Shrew, I, Cinna (the Poet) and King Lear (RSC). Crouch created and co-wrote Don’t Forget the Driver, a six-part series for BBC Two, which won Best Comedy at the Venice TV Awards 2019. Other awards include: Obie Award – Special Citation, Prix Italia, Offie (OffWestEnd Theatre Award), Writers’ Guild Award (Best Play for Young Audiences), John Whiting Award, two Scotsman Fringe First Awards, two Total Theatre Awards and two Herald Angels Awards. He is published by Methuen Drama.
W O R K S H O P
Una proposta dedicata a chi fa teatro, per pensare un po’ meno a noi stessi e un po’ di più al nostro più caro amico: il pubblico. Per riflettere su come lo maltrattiamo, lo ignoriamo, lo infantilizziamo; su come facciamo pagare un biglietto che costa come la spesa di una settimana per poi dar loro in pasto delle versioni cult di loro stessi in confezioni sigillate e luccicanti. Questa proposta è una provocazione volta alla riscoperta di un teatro dematerializzato, un teatro che consideri il pubblico come suo collaboratore e coautore. Torneremo alle radici per poi procedere verso l’alto, ragionando su forma, parole, immagini e performance. Scriveremo e lavoreremo nel tempo e nello spazio. Penseremo a come smantellare la nostra ossessione verso il possesso e il virtuosismo, e a come ritrovare il teatro abbandonando tutto questo. “Nell’arte non esiste il bianco e nero. Il binarismo non esiste. Tutto è fluido. Il luogo del teatro è nella mente di ogni persona che vi assiste e ogni luogo è diverso. Non ci sono assoluti, né verità oggettive, né linee di demarcazione. Solo ombre e impressioni. Questo è il potere liberatorio dell’immaginazione.” An offer to theatre artists to think less about ourselves and more about our dear friends, the audience. To think about how we abuse them, ignore them, infantilise them: how we charge them the price of a weekly food bill and then feed them cult versions of themselves in shiny sealed boxes. This offer is a provocation towards finding a de-materialised theatre – one that thinks about its audience as co-author and collaborator. We’ll return to the roots and work upwards, thinking about form, words, pictures and performance. We’ll write and work in time and space. We’ll think about how we can dismantle our fixation on ownership and virtuosity – and find theatre again by giving it all away. “In art, nothing is black and white. The binary does not exist. Everything is fluid. The site of theatre is in the audience’s mind and every site is different. No absolutes, no objective truth, no hard lines. Only shadows and suggestions. This is the freeing power of the imagination.”
(309)
PER NOI IL DISSENSO E LA PROTESTA DEVONO MANIFESTARSI NELL’AZIONE.
GOB
For us, dissent and protest must be manifest in action. Sitting around in negotiation can be useful in locating directions, but only by moving through space, by action and reaction, can words find form. The work itself is a manifestation of this. From the very first day we meet, we aim to have a playground of ideas for us to try out and test. “What happens if…?” Text is not central to driving our process, we are more motivated by images, music and atmospheres.
SEDERSI A DISCUTERE E DECIDERE PUÒ ESSERE UTILE PER INDIVIDUARE LE DIREZIONI, MA SOLO MUOVENDOSI NELLO SPAZIO LE PAROLE POSSONO TROVARE FORMA, ATTRAVERSO UN PROCESSO DI AZIONE E REAZIONE. IL NOSTRO LAVORO È IN ESSO STESSO UNA MANIFESTAZIONE DI QUESTA PRATICA. FIN DAL PRIMO GIORNO IN CUI CI INCONTRIAMO, VOGLIAMO AVERE TANTE IDEE DIVERSE DA VERIFICARE.
“CHE SUCCEDE SE...?” ALLA BASE DEL NOSTRO PROCESSO CREATIVO NON C’È IL TESTO, SIAMO PIÙ MOTIVATI DA IMMAGINI, MUSICA E ATMOSFERE.
S Q U A D
Masterclass
Gob Squad
OMBRA: Gob Squad è un gruppo di artiste e artisti di origine britannica e tedesca. Realizziamo video e spettacoli che ricercano la bellezza nella vita quotidiana, e pillole di saggezza lasciate da chi passa per strada. Siamo un collettivo con sette membri principali, lavoriamo insieme all’ideazione delle nostre opere, di cui curiamo la regia e siamo anche interpreti. Invitiamo poi altri artisti, performer e tecnici a lavorare con noi su progetti specifici. Cerchiamo di esplorare il confine tra teatro, arte, media e vita reale. Oltre che nei teatri e nelle gallerie d’arte, collochiamo il nostro lavoro nel cuore della vita urbana, in case, negozi, stazioni della metropolitana, parcheggi, hotel oppure direttamente in strada. Mettiamo in rotta di collisione la vita quotidiana e la magia, la banalità e l’utopia, la realtà e l’intrattenimento. E il più delle volte chiediamo al pubblico di andare oltre il suo tradizionale ruolo passivo e di essere testimone dei risultati. Abbiamo fondato la compagnia a Nottingham nel 1994, ma ora la nostra sede, più o meno stabilmente, è Berlino. Ci esibiamo regolarmente in tutta Europa e siamo stati in tournée in tutti i continenti (a eccezione dell’Antartide).
LUCE:
Gob Squad is a group of British and German artists. We make performances and videos which search for beauty in the everyday and look for words of wisdom from a passing stranger. We are an artist collective, the seven core members working collaboratively on the concept, direction and performance of our work. Other artists, performers and technicians are invited to collaborate on particular projects. We try and explore the point where theatre meets art, media and real life. As well as theatres and galleries, we place our work at the heart of urban life – in houses, shops, underground stations, car parks, hotels or directly on the street. Everyday life and magic, banality and utopia, reality and entertainment are all set on a collision course and audiences are often asked to step beyond their traditional role as passive spectators and bear witness to the results. We started the company in Nottingham in 1994 but are now more or less based in Berlin. Our work is regularly shown throughout Europe, and we’ve toured to all the continents (apart from Antarctica). (312)
INSICUREZZA. VI RISUONA, O STIAMO SOLO DANDO ARIA ALLA BOCCA?
ENTRARE IN CONTATTO CON PERSONE CHE NON AVREMMO MAI POTUTO INCONTRARE SE NON FOSSE STATO PER L’ARTE. MEGLIO ANCORA: CREARE CONNESSIONI SIGNIFICATIVE TRA LE PERSONE, E POI USCIRE. Shadow: selfdoubt. Is this resonating with anyone? Or are we just adding to the noise? Light: connecting with people you would
have no chance of meeting if it wasn’t for the art. Better still: enabling meaningful connections between others, and then making an exit.
W O R K S H O P
Pur rifiutando il concetto di Maestro, condivideremo le strategie che abbiamo sviluppato per la creazione collettiva di un’opera. Guideremo i partecipanti attraverso diversi compiti quali l’esplorazione dello spazio urbano, la creazione di immagini, l’invenzione di giochi e l’uso della biografia personale a servizio della scrittura collettiva. Insieme giocheremo, balleremo, parleremo e reciteremo. Il lavoro si svolgerà principalmente in piccoli gruppi. I membri di Gob Squad si muovono tra i settori del teatro, della performance, dell’arte visuale, della videoarte, della danza e della musica. Accogliamo principalmente artisti con esperienza interdisciplinare interessati alla creazione collettiva. La recitazione non è un’abilità essenziale, gli introversi sono benvenuti quanto gli estroversi e i flexi-versi! Fondamentale per la chimica del lavoro sarà la curiosità di ogni artista nel vedere cosa succede quando la propria pratica incontra quella degli altri. “Entriamo nel labirinto per poterci perdere, e per perdere le nostre certezze. L’essere protagonisti della nostra storia non ci aiuterà qui. L’unica soluzione è cancellare il nostro ego, essere umili, renderci vulnerabili e chiedere aiuto agli altri. Questo è il cammino che dobbiamo percorrere, come artisti e come persone.” Although we reject the concept of mastery, we will share different strategies we have developed for performance co-creation. We will guide participants through tasks such exploring the urban space, image-making, inventing games, drawing on personal biography to serve collective writing. We will play, dance, talk and perform together. The emphasis will be on working in small groups. Gob Squad members step across the domains of theatre, performance art, visual art, video art, dance and music. We welcome artists with a range of experiences whose practice similarly straddles various disciplines, who are interested in making performance collaboratively. Acting is not an essential skill, introverts are as much welcome as extroverts and flexi-verts! Artists who are curious to see what happens when their own practice meets the practice of others are key to the workshop’s chemistry. “We enter the labyrinth in order to get lost, and lose our certainties. Being the hero of our own story will not help us in here. The only solution is to delete our egos, be humble, make ourselves vulnerable and ask others for help. This is the path we must walk, as artists, as people.” (313)
VAIVA GRAINYTĖ CREDO CHE NON ESISTANO REGOLE UNIVERSALMENTE VALIDE: OGNI PERCORSO È UNICO. (VG)
L I N A LAPELYTĖ I believe there are no universal shoulds – each path is a unique one. (VG)
RUGILĖ BARZD ŽIUKAITĖ
Masterclass
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė
NON POSSIAMO ESSERE DEL TUTTO E DOBBIAMO USARE CAUTELA QUANDO CON QUALCOSA. We cannot fully be against and should be careful when coming to terms with something. There is always a tension between the two, therefore the ever-uneasy status of an artist. (LL)
Nella loro pratica artistica condivisa, Vaiva Grainytė, Lina Lapelytė e Rugilė Barzdžiukaitė prestano particolare attenzione al rapporto tra narrazione documentaristica e finzione e tra realtà e poesia, nonché all’unione di teatro, musica e arti visive. La loro seconda collaborazione, l’opera-performance Sun & Sea (Marina) (2019) ha rappresentato la Lituania alla Biennale Arte 2019, dove ha ricevuto il Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale. La collaborazione precedente, Have a Good Day! (2013), un’opera lirica contemporanea per 10 cassiere, suoni del supermercato e pianoforte, viene presentata alla Biennale Teatro 2024. Vaiva Grainytė è un’autrice che si muove a cavallo tra diversi generi letterari, opere teatrali interdisciplinari e pubblicazioni accademiche. Nel suo lavoro come scrittrice, drammaturga e poetessa opera come un’antropologa: messe sotto la sua lente poetica le tematiche sociali della vita di tutti i giorni assumono una connotazione paradossale lontana da ciò che può sembrarci familiare. Lina Lapelytė è un’artista e una musicista. Le sue performance e le sue installazioni coinvolgono performer professionisti e non, a cui spesso viene chiesto di cantare una vasta gamma di generi musicali, dalla musica commerciale all’opera lirica. I suoi lavori prendono la forma di un evento collettivo ed emotivo, che mette in discussione i concetti di vulnerabilità e silenziamento. Rugilė Barzdžiukaitė è un’artista visiva e una regista teatrale e cinematografica. Nel suo lavoro esplora come il divario tra realtà oggettiva e realtà immaginaria si possa allargare nella narrazione documentaria, come i costrutti sociali invadono la natura, e lo fa passando dall’umorismo all’orrore, dal reale al surreale. (316)
CONTRO SCENDIAMO A PATTI
In their collaborative practice, Vaiva Grainytė, Lina Lapelytė and Rugilė Barzdžiukaitė pay special attention to the relationship between documentary and fiction, reality and poetry, and the overlap of theatre, music and the visual arts. Their opera-performance Sun & Sea (Marina) (2019) is the second collaboration between the three artists. The work represented Lithuania at the Biennale Arte 2019, where it was awarded the Golden Lion for Best National Participation. Their previous work, the contemporary opera Have a Good Day! (2013) for 10 cashiers, supermarket sounds and piano, is shown at the Biennale Teatro 2024. Vaiva Grainytė’s text-based practice shifts between genres, interdisciplinary theatre works and publications. As a writer, playwright, and poet she takes action as an observant anthropologist: challenged by Grainytė’s poetic interpretation, mundane social issues take on a paradoxical and defamiliarized nature. Lina Lapelytė is an artist and musician. Her performances and installations engage trained and untrained performers, often in an act of singing through a wide range of genres such as mainstream music and opera. Her works take the form of a collective and affective event that questions vulnerability and silencing. Rugilė Barzdžiukaitė works as a theatre director, filmmaker and visual artist. In her creative practice, Barzdžiukaitė explores how the gap between objective and imagined realities opens in documentary narratives, how social constructs invade nature, moving from humour to horror, from real to surreal.
C’È SEMPRE UNA TENSIONE TRA QUESTI DUE POLI, DA QUI LO STATO DI PERENNE DISAGIO DELLA CONDIZIONE DI ARTISTA. (LL)
W O R K S H O P
La sessione di cinque giorni sarà tenuta da tutte e tre le artiste e sarà incentrata su diversi aspetti del lavoro comune, in cui le competenze di ogni artista contribuiscono a realizzare l’idea complessiva. Oltre alla sessione di gruppo, le artiste condurranno laboratori individuali basati sulle loro pratiche personali e sui loro metodi di lavoro. Rugilė Barzdžiukaitė si concentrerà sugli aspetti spaziali e sullo sguardo, Vaiva Grainytė inviterà al lavoro sul testo, Lina Lapelytė condurrà una serie di esplorazioni sull’ascolto. “Niger et Albus è una belva con un blasone monocromatico. A un primo sguardo la sua bandiera simboleggia schiettezza e un carattere forte. Ha un aspetto rassicurante. Ci attira verso la terra promessa della fermezza e della direzione certa. Ma la bussola che credevamo funzionare alla perfezione apre in realtà una miriade di piccoli labirinti. Niger et Albus è un truffatore!” (VG) “In certi casi è chiaro dove si colloca il male, in altri casi invece il Bianco e il Nero non si riescono a definire. Queste circostanze, contesti e condizioni ambivalenti trasformano la definizione stessa di Bianco e Nero nel male. Attraverso l’ascolto e l’accettazione possiamo trovare una strada verso il pensiero e l’essenza queer.” (LL) “Non c’è demarcazione tra loro quando sono vicini, ma diventano demarcazione l’uno per l’altro. Uno è l’assenza dello spettro, l’altro è la totalità dello spettro. Uno assorbe e l’altro riflette. Ma essendo così estremi non possono riflettersi o assorbirsi a vicenda. Questa masterclass esplorerà gli stati intermedi, che permettono il dialogo e le sfumature.” (RB) A five-day session will be shared between the three artists, covering different aspects of working together, where the skills of every collaborator fulfil the overall conceptual idea. Besides the group session, artists will lead individual workshops based on their solo practices and working methods. Rugilė Barzdžiukaitė will focus on spatial aspects and gazing, Vaiva Grainytė will invite for a textual practice, Lina Lapelytė will guide through a series of explorations on listening. “Niger et Albus is a beast, carrying a monochrome coat of arms. At first glance, its flag is signalling straightforwardness and robust character. It looks soothing. It seduces us into the territory of firmness and clear direction we wish to obtain. However, the compass we believed is working greatly, opens up an abundance of baby labyrinths. Niger et Albus is a trickster!” (VG) (317)
Masterclass
Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė
“In some cases, there is a clear distinction where evil sits; in some others, the Black and White cannot be defined. These ambivalent circumstances, contexts, and conditions turn the definition of Black and White into evil itself. Through listening and accepting, one may find a path to the queer state of mind and being.” (LL) “There is no line between them when they stand nearby, but they become a line to each other. One is the absence of the spectrum, while the other is the totality of the spectrum. One is absorbing, and the other is reflecting. But being so extreme, they cannot reflect or absorb one another. This masterclass will explore conditions for in-between states, allowing dialogue and nuances.” (RB)
IL MONDO È PIENO DI
C
(318)
O
N
T
R
A
S
T
I.
E MOSTRARE LA LORO COESISTENZA È UNA QUESTIONE DI ONESTÀ.
SE SI RIMANE IN UNO SOLO DEGLI ESTREMI (COME IL NERO SENZA IL BIANCO O IL BIANCO SENZA IL NERO) The world is full of contrasts and showing their coexistence is a matter of truth. If you stay in only one of the radical ends – like black without white or white without black – such creative expression can bring troubles, just like radical faith, extreme political views, etc. (RB)
L’ESPRESSIONE CREATIVA PUÒ CAUSARE DEI PROBLEMI, ESATTAMENTE COME UNA RELIGIOSITÀ RADICALE, OPINIONI POLITICHE ESTREME, ECC. (RB) (319)
M U
CREDIAMO CHE L’ARTE, QUELLA VERA, SI FACCIA SEMPRE PER E NON CONTRO QUALCOSA.
T
A IMAGO SCENDIAMO A PATTI CON LA REALTÀ IN CONTINUAZIONE, NON C’È ALTRO MODO DI STARE AL MONDO:
We believe that true art is always made for and not against something. We have to accept the way things are all the time; there’s no other way of be-
ing in this world. To believe that compromise doesn’t apply to you is to abdicate the responsibilities that come with being an artist and a human being.
PENSARSI LIBERI DAL COMPROMESSO SIGNIFICA DERESPONSABILIZZARSI DAL PROPRIO RUOLO DI ARTISTI E COME ESSERI UMANI.
Masterclass
Muta Imago
NON SAPERE Never knowing what will happen next. This notion simultaneously articulates the light and shadow sides of doing this job.
Muta Imago è una compagnia teatrale nata a Roma nel 2006. È guidata da Claudia Sorace, regista, e Riccardo Fazi, dramaturg e sound artist. La continua ricerca di forme e storie che mettano in relazione la sfera dell’immaginazione con quella della realtà presente, umana, politica e sociale, porta la compagnia negli anni a investigare diverse forme di arti dal vivo: il teatro, la performance, il teatro musicale, la radio, con l’obiettivo di cercare sempre la forma migliore per indagare al presente il rapporto tra l’essere umano, il suo tempo e il suo sentire. Tempo, memoria e identità sono il cuore dell’indagine portata avanti negli ultimi lavori: Sonora Desert, Ashes e Tre Sorelle. Negli anni la compagnia ha vinto numerosi premi: il Premio Speciale Ubu, il Premio della Critica dell’ANCT e il premio DE.MO./Movin’Up (2009); migliore regia al 29th Fadjr International Theater Festival di Teheran (2011); il Premio Speciale Ubu e il Premio Rete Critica per il progetto Radio India, co-ideato dalla compagnia (2021); il Premio Ubu per il Miglior progetto sonoro e Miglior attore protagonista (Marco Cavalcoli) per lo spettacolo Ashes (2022). Dal 2018 la compagnia è finanziata dal Ministero della Cultura come impresa di produzione teatrale di teatro di ricerca e di innovazione. Nel triennio 2019-2022 Muta Imago è stata artista residente del Teatro di Roma, all’interno del progetto Oceano Indiano. A dicembre 2023 ha inaugurato al Centre Pompidou di Parigi l’installazione Bar Luna ideata con la regista Alice Rohrwacher.
MAI COSA ACCADRÀ DOPO. (322)
Muta Imago is a theatre company that was founded in Rome in 2006. It is led by director Claudia Sorace and dramaturg and sound artist Riccardo Fazi. The constant search for stories and forms that connect the imaginative sphere to our present reality – in all its human, social and political forms – has led the company to investigate different artforms over the years. Whether it is theatre, performance, musical theatre or radio, the aim has always been to find the best form to examine, in the present moment, the relationship between human beings, their feelings, and the time they are living in. Time, memory and identity are the key themes at the heart of their three most recent productions: Sonora Desert, Ashes and Tre Sorelle. Over the years, the company has won numerous awards, including the Ubu Special Project Award, the ANCT National Critics’ Award and the DE.MO./ Movin’Up award (2009); Best Director at the 29th Fadjr International Theater Festival in Tehran (2011); Ubu Special Project Award and the Rete Critica Award for the project Radio India, co-created by the company (2021); Ubu Award for Best Sound Design and Best Actor (Marco Cavalcoli) for Ashes (2022). Since 2018 the company has received core funding from the Italian Ministry of Culture, to support its mission as a company producing innovative and experimental work in theatre. From 2019 to 2022 Muta Imago was company in residence at the Teatro di Roma as part of the Oceano Indiano project. In December 2023 they premiered Bar Luna, an installation co-created with film director Alice Rohrwacher at the Centre Pompidou in Paris.
W O R K S H O P
Cosa contiene il presente? Cosa rimane, nell’aria che respiriamo, di ciò che è accaduto? Quanto futuro c’è in questo istante? Tempo e performance: il corpo e la voce dell’attore o dell’attrice come medium per spostarsi nel tempo a partire dal presente scenico. Attraverso l’analisi pratica di alcuni momenti di drammi di autori e autrici che affrontano tale questione, la masterclass vuole creare uno spazio condiviso per cercare di uscire dal tempo: per agitarlo, spostarlo, per provare a comprenderne le caratteristiche attraverso uno studio teorico e pratico insieme. Claudia Sorace e Riccardo Fazi condivideranno con i partecipanti materiali, questioni e pratiche che investigano la natura del tempo attraverso il linguaggio della performance. “Olga, Maša, Irina, le tre sorelle protagoniste dell’omonimo testo di Čechov, ci dicono che esiste un’altra maniera di essere al mondo. Una maniera che va contro la continua ricerca del potere, l’esercizio del possesso, l’ansia e il desiderio di progresso continuo, e che invece va incontro a ciò che esiste, in un tentativo di abbraccio sensibile e condiviso del presente, di tutte le sue fragili e incerte manifestazioni. Il nostro Niger et Albus è la rivelazione che si ha quando si esce dal tempo, dalla vita pratica che schiaccia le nostre giornate e alla quale si può e si deve opporre la continua ricerca della meraviglia che si nasconde dietro a ogni angolo.”
QUESTO RAPPRESENTA PER NOI, ALLO STESSO TEMPO,
LA LUCE E L’OMBRA
DEL FARE QUESTO MESTIERE. (323)
Masterclass
Muta Imago
What is there in the present moment? What remains of the things that came before in the air we breathe now? How much future is there in this moment? Time and performance. The body and voice of the actor as a means for moving through time, starting from the present moment, onstage. Through the practical analysis of excerpts from plays by writers who tackle this question, the masterclass aims to create a shared space to try to stand outside of time: to shake and shift it, and attempt to understand its principal features through both practical and theoretical exercises. Claudia Sorace and Riccardo Fazi will provide participants with a series of questions, materials and exercises that consider the nature of time through the language of performance. “Olga, Masha and Irina – the three sisters at the heart of Chekhov’s eponymous text – tell us that there is another way of being in the world – one which goes against the relentless quest for power, the exercise of possession, anxiety, and the desire for constant progress. Instead, there is a path that leads towards what exists, a path that attempts to embrace the present sensitively and collectively, in all its uncertain and fragile manifestations. Our Niger et Albus is the revelation we have when we step out of time, away from the mundane practicalities that crush our everyday lives, and to which we can and must oppose our relentless search for the wonders that lurk around every corner.”
I NOSTRI ULTIMI DUE SPETTACOLI, ASHES E TRE SORELLE, INIZIANO AFFIORANDO DA UNA TOTALE OSCURITÀ E FINISCONO IMMERSI NELLA LUCE. (324)
I CONFINI DEL BIANCO E DEL NERO CONTENGONO IL VIAGGIO CHE PROPONIAMO DI INTRAPRENDERE A S S I E M E AL PUBBLICO. DISEGNANO I LIMITI DI CIÒ CHE PER NOI È URGENTE E NECESSARIO.
Our last two shows, Ashes and Tre Sorelle, begin with a slow emergence from total darkness, and end up bathed in bright light. Black and white are the borders that contain the journey we ask the audience to go on with us. They delineate the limits of what we see as urgent and necessary.
(325)
APOLLO
E DIONISO.
QUAL È L’UNO,
QUALE L’ALTRO?
TENDERE AL CANDORE E ASSIEME
P O R C H ANDREA E D D U FAR RIBOLLIRE L’OSCURO.
DICOTOMIA
O EMPATIA?
ACCOGLIERE
O SEPARARE. Apollo and Dionysus. Which is which? Simultaneously striving for whiteness and yet seething with darkness. Dichotomy or empathy?
To embrace or separate? Krino (κρίνω), the Greek verb that evokes the critical act, means to separate, to select, to judge. Very Black or White.
KRINO (ΚΡΊΝΩ),
IL VERBO GRECO CHE EVOCA L’AZIONE CRITICA, SIGNIFICA SEPARARE, SCEGLIERE, GIUDICARE. O BIANCO
O NERO.
Masterclass
Andrea Porcheddu
CONDIZIONI INDISPENSABILI PER CHI FA ARTE: Laureato in Filosofia del diritto, Andrea Porcheddu si occupa di teatro dal 1988 come critico e studioso. Ha collaborato con diverse testate nazionali, online, cartacee, radio e TV, tra cui L’Espresso, glistatigenerali.com, antinomie.it, che-fare.com, Lettre International e interviene come autore e conduttore su Rai Radio3. Nel suo percorso ha fondato e contribuito alla vita di diversi giornali, tra cui Teatro/Pubblico, Primafila e Pagina99. Ha scritto libri su Emma Dante, Ascanio Celestini, Virgilio Sieni, ricci/forte, Arturo Cirillo, Pierpaolo Sepe e molti altri artisti. Tiene corsi di Metodologia della critica all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Ha insegnato alla Sapienza Università di Roma (2016-2022) e all’Università Iuav di Venezia (20012011). Ha curato laboratori di critica in vari festival italiani e in particolare alla Biennale Teatro, dal 2010 al 2016 e poi ancora dal 2021 a oggi. Ha diretto festival e ha fatto parte di giurie nazionali e internazionali (Sarajevo, Teheran) e nel 2012 ha lavorato come Direttore Artistico del Bahrain National Theatre. Dal 2021 è Dramaturg del Teatro Nazionale di Genova. Si è dedicato alle teorie critiche applicate alla scena con il libro Questo fantasma. Il critico a teatro (Titivillus Mostre Editoria, 2010). Cura la collana Guide Teatrali di Cue Press, con cui ha pubblicato: Che c’è da guardare? La critica di fronte al teatro sociale d’arte (2017), Altri corpi / Nuove danze (2019), dedicato all’interazione tra coreografia e disagio, Un viaggio a Prato. Quaderno critico della distanza sul progetto Gruppo di Lavoro Artistico (2021) e Incroci. Esperienze di teatro per una comunità interculturale, un progetto di Teatro Magro, Asinitas, Progetto Amunì/Babel (2022). Con Luca Sossella Editore ha dato alle stampe Il respiro di Dioniso. Il teatro di Theodoros Terzopoulos (2020).
PER RAGGIUNGERE OBIETTIVI MIGLIORI. NELL’ARTE. A VOLTE ANCHE NELLA VITA. (328)
UTOPIA E INTRANSIGENZA, RADICALITÀ E RIVOLUZIONE.
Andrea Porcheddu has worked as a theatre critic and scholar since 1988, following a degree in Philosophy of Law. He has worked for a variety of outlets, from national newspapers (online and in print) to radio and TV news, including: L’Espresso, glistatigenerali.com, antinomie.it, che-fare.com, Lettre International. He also appears regularly on Rai Radio3 as a writer and host. Over the course of his career he has helped found, and contributed to, newspapers such as Teatro/Pubblico, Primafila, and Pagina99. He has written books on Emma Dante, Ascanio Celestini, Virgilio Sieni, ricci/forte, Arturo Cirillo and Pierpaolo Sepe, among others. He teaches courses on the Methodology of Criticism at the Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. He has also taught at the Sapienza University in Rome (2016-2022) and at the Università Iuav in Venice (2001-2011). He has led numerous workshops on theatre criticism, at both the Biennale Teatro (2010-2016 and 2021-2024) and various other Italian festivals. He has directed festivals and been part of national and international (Sarajevo, Tehran) juries. In 2012 he was the Artistic Director of the Bahrain National Theatre. In January 2021 he was appointed Dramaturg at the Teatro Nazionale di Genova. His book Questo fantasma. Il critico a teatro (published by Titivillus Mostre Editoria in 2010) considers the critical theories that have been applied to the performing arts. He edits the Guide Teatrali series for Cue Press, with whom he has also published Che c’è da guardare? La critica di fronte al teatro sociale d’arte (2017); and Altri corpi / Nuove danze (2019), which considers the interaction between choreography and discomfort; Un viaggio a Prato. Quaderno critico della distanza sul progetto Gruppo di Lavoro Artistico (2021) and Incroci. Esperienze di teatro per una comunità interculturale, un progetto di Teatro Magro, Asinitas, Progetto Amunì/Babel (2022). In 2020 he published Il respiro di Dioniso. Il teatro di Theodoros Terzopoulos with Luca Sossella Editore.
W O R K S H O P
In collaborazione con la docente e critica Roberta Ferraresi, si tratta di dare vita a una redazione web che possa seguire, analizzare, commentare e valutare gli eventi e gli spettacoli del Festival sotto forma di articolo, intervista, recensione, reportage, video e foto per una narrazione quotidiana di quanto accade durante la Biennale Teatro. “O bianco o nero. Si dice così, no? Quando si tratta di scegliere, di decidere, di schierarsi. La critica lo fa: divide, decisa, tra sì e no. E il bianco è apollineo, puro, positivo. Il nero è mistero, spavento, oscurità: in una parola, dionisiaco. È il momento di scegliere da che parte stare, di schierarsi. Basta sfumature, basta non detti. Siamo con Dioniso, ci addentriamo nel mistero. Non ci fermeranno.” Working with lecturer and critic Roberta Ferraresi, the aim is to create a web editorial office that reports on, analyses, comments on and evaluates the events and performances at the Festival. It will do this in the form of articles, interviews, reviews, reports, videos and photos, offering a daily account of what happens during the Biennale Teatro. “‘It’s very black or white’ – that’s the expression, isn’t it? When it comes to choosing, deciding, taking sides, critics are more than happy to. They make a decisive call: a clear yes or no. White is Apollonian, pure, positive. Black is mystery, fear, darkness: Dionysian, in a word. It’s time to stand with one or the other, to take sides. And put an end to nuance, and the unspoken. We’ll stand with Dionysus, and make our way towards mystery. They won’t stop us.”
ESSERE C
The essential conditions for those who make art are utopia and intransigence, radicalism and revolution, in order to achieve greater goals. In art – and occasionally in life.
O
The querying is all. In the name of a utopian theatre.
N
T
R
O, È TUTTO. IN NOME DELL’UTOPIA DEL TEATRO. (329)
GIANNI
IO PENSO CHE IL COLORE SIA UN PURO EVENTO LUMINOSO DELLA REALTÀ VISIBILE, UNA SOSTANZA VIVA CHE AFFIORA DA-IN TUTTO QUELLO CHE VEDO O CHE MI GUARDA. IN RELAZIONE ALLA LUCE, L’EVENTO COLORE DIVIENE PERCEZIONE CROMATICA: STATO D’ANIMO, FREQUENZA, TEMPERATURA, CALORE, INTENSITÀ.
IL BIANCO E IL NERO, MARGINI
INFINITI
IN CUI VIVONO E MUTANO I think that colevent becomes I COLORI our is a purely lu- chromatic percepminous event that tion: a mood, a E LE LORO belongs to visifrequency, a tem-
INFINITE VOCI.
ble reality; a living substance that emerges from (and within) everything I see or that looks at me. In terms of lighting, the colour
perature, a warmth or intensity. Black and White are the infinite edges where colours and their infinite voices live and change.
S T A R O POLI
Masterclass
Gianni Staropoli
Gianni Staropoli inizia la sua attività professionale nel 1997 collaborando con il poeta, regista e attore Marcello Sambati, fondatore della compagnia Dark Camera, gruppo protagonista dell’avanguardia romana degli anni Settanta. Attualmente collabora stabilmente con diversi registi e coreografi per produzioni italiane e internazionali e tiene laboratori per le università e per professionisti dello spettacolo sull’uso della luce nello spazio del teatro contemporaneo e sulla drammaturgia della luce. A gennaio 2020 partecipa al convegno internazionale di studi Lumière Matière alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Tra il 2021 e il 2022 pubblica due articoli: per La Falena, rivista di critica e cultura teatrale del Teatro Metastasio di Prato, e all’interno degli atti del convegno Lumière Matière promosso da Université de Lille e Università degli Studi di Padova. Nel 2022 è protagonista del film documentario La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro, un progetto Teatro Akropolis, con la regia di Clemente Tafuri e David Beronio. È tutor presso il progetto di formazione Anghiari Dance Hub diretto da Gerarda Ventura. È docente presso Limelight, scuola romana di illuminotecnica e lighting design. È tutor nell’ambito di τέχνη | téchne, residenza di formazione e ricerca tecnica sulla drammaturgia della luce presso la Lavanderia a Vapore di Collegno, Torino. È docente a progetto presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Nel 2017 e nel 2019 riceve il Premio Ubu – Miglior disegno luci per gli spettacoli Il cielo non è un fondale e Quasi niente di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini. Nel 2022 è finalista al Premio Internazionale Ivo Chiesa – Mestieri del teatro (dedicato a Sandro Sussi), istituito nel 2020 dal Teatro Nazionale di Genova.
OPACO, Right now I would use adjectives associated with the gaze: opaque, convinced, image-filled.
PERSUASO, IMMAGINOSO. (332)
IN QUESTO MOMENTO USEREI AGGETTIVI LEGATI ALLO SGUARDO: Gianni Staropoli began his career in 1997, working with the poet, director and actor Marcello Sambati, who founded the Dark Camera company, a mainstay of the Roman avant-garde of the 1970s. He regularly works with various directors and choreographers for Italian and international productions, as well as leading workshops for universities and performing arts professionals on the use of light in contemporary theatre and the dramaturgy of lighting. In January 2020 he took part in the international conference Lumière Matière at the Fondazione Giorgio Cini in Venice. In 2021 and 2022 he published two articles: one for La Falena, a magazine of theatre criticism and culture published by the Teatro Metastasio in Prato, and another as part of the proceedings for the Lumière Matière conference organised by the University of Lille and the University of Padua. In 2022 he starred in the documentary La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro, a Teatro Akropolis project directed by Clemente Tafuri and David Beronio. He is a tutor on the Anghiari Dance Hub training project directed by Gerarda Ventura and teaches at Limelight, a Roman school for lighting designers and technicians. He is one of the tutors at τέχνη | téchne, a residency dedicated to training and technical research in lighting at the Lavanderia a Vapore in Collegno, Turin. He is a part-time lecturer at the Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” in Rome. In 2017 and 2019 he won the Ubu Award for Best Lighting Design for Il cielo non è un fondale and Quasi niente by Daria Deflorian and Antonio Tagliarini. In 2022 he was a finalist for the International Ivo Chiesa Prize – Mestieri del teatro (in memory of Sandro Sussi), which was established in 2020 by the Teatro Nazionale di Genova.
W O R K S H O P
Pensare, fare, scrivere della luce. Un workshop come spazio comune per studiare e praticare la luce, un tempo di approfondimento poetico, drammaturgico e di pensiero; affinamento di sensibilità e consapevolezza della materia luce, delle sue intrinseche potenzialità espressive e infinite applicazioni nello spazio del teatro contemporaneo. Proveremo a mettere a fuoco concetti, domande e temi sostanziali relativi al pensiero e alla drammaturgia della luce (e del buio) nella creazione contemporanea: pratiche e riflessioni teoriche che attivano, nutrono il processo di ricerca e indirizzano la composizione della luce nello spazio scenico. Esploreremo le relazioni tra spazio e corpo, il rapporto tra luce illuminante e corpo illuminato, fatto di metamorfosi, significati, espressività in continua trasformazione. “L’immagine di un foglio bianco, luminoso: spazio vuoto nel quale la mente e lo sguardo, istintivamente, proiettano infiniti segni (o sogni) e l’azione invera (innesca) gli opposti. Il contrasto sancisce la fine di un equilibrio, di un’attesa, forse di un’assenza. Esploreremo il labirinto di Niger et Albus attraverso le intensità del buio e della luce, della relazione corpo, spazio, luce.” Creating light, thinking about it, writing about it. The workshop will offer a shared space to study and practise lighting design, a time to deepen and explore our poetic and dramaturgical thinking. It will refine our sensitivity and awareness of light as a material; of its intrinsic expressive potential, and the infinite ways it can be applied in the contemporary theatre space. As a group we will attempt to clarify a number of concepts, questions and major themes connected to how we think about light (and darkness) and their respective dramaturgy in contemporary theatre. These practices and theoretical reflections catalyse and nourish a designer’s process, and shape the composition of light in the theatre space. We will explore the relationship between space and the body, as well as that between light that illuminates and the illuminated body, both of which are composed of continuously evolving metamorphoses, meanings and expressiveness. “A luminous sheet of white paper: an empty space in which the mind and the gaze instinctively project infinite signs (or dreams), and in which the action makes real (or triggers) a series of opposites. Contrast marks the end of balance, of expectation, and perhaps of absence. We will explore the labyrinth of Niger et Albus through the intensities of darkness and light, and the relationship between body, space, and lighting.” (333)
DAVIDE C A R
Black and White: one is the logical completion of the other. The presence and absence of light, the possibility and impossibility of vision. Overcoming such di/vision means stepping outside the fields of logic and categorisation; it means thinking otherwise.
BIANCO E NERO SI PONGONO L’UNO COME IL COMPLETAMENTO LOGICO DELL’ALTRO. PRESENZA E ASSENZA DI LUCE, POSSIBILITÀ E IMPOSSIBILITÀ DI VISIONE.
N
E
V A
SUPERARE QUESTA DI-VISIONE SIGNIFICA USCIRE DAL CAMPO DELLA LOGICA E DELLE CATEGORIE, SIGNIFICA PENSARE ALTRO, O ALTRAMENTE.
L
I
Masterclass
Davide Carnevali
IL DIALOGO CON IL PUBBLICO, LA COMUNITÀ,
Our conversation with the audience, with the community, is a pact. To be against something together – to be critical, in other words – is a necessity.
È UN PATTO. ESSERE INSIEME CONTRO, CIOÈ ESSERE INSIEME CRITICI, È UNA NECESSITÀ.
Autore e regista, Davide Carnevali (Milano, 1981) è Artista Associato presso il Piccolo Teatro di Milano. Si è addottorato in Teoria del teatro presso l’Universitat Autònoma de Barcelona, con un periodo di studi alla Freie Universität Berlin. Ha scritto, tra gli altri: Variazioni sul modello di Kraepelin (Premio Theatertreffen Stückemarkt 2009, Premio Marisa Fabbri 2009, premio delle Journées de Lyon des Auteurs de Théâtre 2012); Sweet Home Europa (Schauspielhaus Bochum, 2012); Ritratto di donna araba che guarda il mare (Premio Riccione per il Teatro 2013); Actes obscens en espai públic (Teatre Nacional de Catalunya, 2017); Menelao (ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, 2018); Goodbye Europa. Lost Words (Teatrul Naţional “Marin Sorescu” Craiova, 2019). Ha scritto e diretto, tra gli altri: Maleducazione transiberiana (Teatro Franco Parenti, 2018); Ein Porträt des Künstlers als Toter (Staatsoper Unter den Linden, 2018); Suini (Teatro Sannazaro, 2019); Lorca sogna Shakespeare in una notte di mezza estate (ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, 2019); Ritratto dell’artista da morto (Italia ’41 – Argentina ’78) (Piccolo Teatro di Milano, 2023). Quest’ultimo è stato rimesso in scena in versione francese alla Comédie de Caen e in versione catalana per il Teatre Lliure nel 2024. Negli ultimi anni si è inoltre occupato di una programmazione pensata specificamente per le scuole, mettendo in scena una decina di spettacoli per ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione e, attualmente, per il Piccolo Teatro di Milano. Nel 2018 gli è stato conferito il Premio Hystrio alla drammaturgia, per la sua traiettoria artistica. Nel biennio 2020-2021 gli è stata affidata la direzione dell’École des Maîtres. È edito in Italia da Einaudi, il Saggiatore e Luca Sossella Editore; in Francia da Actes Sud e Les Solitaires Intempestifs. Sono stati pubblicati inoltre il saggio Forma dramática y representación del mundo en el teatro europeo contemporáneo (Città del Messico, Paso de Gato, 2017) e la raccolta di racconti Il diavolo innamorato (Roma, Fandango, 2019). (336)
Davide Carnevali (b. Milan, 1981) is a writer, director, and Associate Artist at the Piccolo Teatro di Milano. He holds a PhD in Theatre Theory from the Universitat Autònoma de Barcelona, including a period of study at the Freie Universität Berlin. Writing credits include: Variazioni sul modello di Kraepelin (Theatertreffen Stückemarkt Award 2009, Premio Marisa Fabbri 2009, Prix des Journées de Lyon des Auteurs de Théâtre 2012); Sweet Home Europa (Schauspielhaus Bochum, 2012); Ritratto di donna araba che guarda il mare (Riccione Award for Theatre 2013); Actes obscens en espai públic (Teatre Nacional de Catalunya, 2017); Menelao (ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, 2018); Goodbye Europa. Lost Words (Teatrul Naţional “Marin Sorescu” Craiova, 2019). Writing and directing credits include: Maleducazione transiberiana (Teatro Franco Parenti, 2018); Ein Porträt des Künstlers als Toter (Staatsoper Unter den Linden, 2018); Suini (Teatro Sannazaro, 2019); Lorca sogna Shakespeare in una notte di mezza estate (ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, 2019); Ritratto dell’artista da morto (Italia ’41 – Argentina ’78) (Piccolo Teatro di Milano, 2023). The latter was restaged in 2024 – both in French at the Comédie de Caen, and in Catalan at the Teatre Lliure. In recent years, he has also been actively involved in creating a programme specifically for schools, staging around ten productions with ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, and now at the Piccolo Teatro di Milano. In 2018 he was awarded the Hystrio Award for Playwriting for his artistic achievements. In 2020-2021 he was the Director of the École des Maîtres. His work is published by Einaudi, il Saggiatore and Luca Sossella Editore in Italy, and by Actes Sud and Les Solitaires Intempestifs in France. He has also published the critical work Forma dramática y representación del mundo en el teatro europeo contemporáneo (Mexico City, Paso de Gato, 2017) and a collection of short stories, Il diavolo innamorato (Rome, Fandango, 2019).
W O R K S H O P
Il workshop si svolgerà alternando sedute collegiali e momenti di incontro one-to-one, con il duplice obiettivo di permettere a ciascuno di ritagliarsi uno spazio di lavoro individuale con il Maestro su aspetti specifici del proprio progetto, e di lasciare a tutti il tempo necessario per scrivere. Durante gli incontri collegiali si affronteranno tematiche di interesse generale, con particolare attenzione al significato politico dello scrivere per il teatro oggi e alla dialettica tra il contenuto dell’opera e la forma drammaturgica. Negli incontri singoli, gli allievi e le allieve saranno seguiti nello sviluppo del testo anche attraverso consigli di lettura e la visione di video che possano alimentare favorevolmente il processo di creazione. “Riconoscere le differenze è il primo passo per rispettarle. Non confonderle, ma ammettere per ciascuna delle due parti un valore che le rende preziose. Solo così è possibile conoscerle, metterle a confronto e dunque farle partecipi di una dialettica che è dialogo, vitale in un’epoca come questa.” The workshop will alternate between group sessions and one-to-ones. Its twofold objective will be to allow everyone the chance to carve out individual time with the workshop leader, in order to consider specific aspects of their project, while also giving everyone the necessary time to write. During the group meetings we will consider topics of general interest, paying particular attention to the political significance of writing for theatre today, and the dialectical relationship between a play’s form and its content. In the one-to-one meetings participants will be supported with the development of their text through reading and video recommendations that will enhance their creative process. “Recognising differences is the first step towards respecting them. We mustn’t get them confused, but acknowledge that they have a value for each party that makes them precious. That is the only way we can know differences, compare them and thus engage with them dialectically, as part of a dialogue that is vital in an age like this one.”
(337)
BIENNALE COLLEGE TEATRO 2024 DRAMMATURGIA PLAYWRITING REGIA DIRECTION
“Ma quando verrà il disgelo sarà rossa la neve e potente il tamburo!” “But when the great thaw comes, How red shall be the melting snow, how loud the drums!” — David Gascoyne
“Non c’è cultura né legame sociale senza principio di ospitalità.” “There is no culture or social bond without a principle of hospitality.” — Jacques Derrida
Anche per l’edizione NIGER et ALBUS la Biennale Teatro 2024, centrata sotto il segno della Formazione e della Trasmissione, si propone come catalizzatore e terreno fertile per l’innovazione, la diversità, invitando all’esplorazione audace della creatività. Attraverso il suo instancabile impegno nel produrre fermenti contagiosi, la Direzione Artistica, imperterrita nel personale tentativo di ribaltare prospettive e sprigionare possibilità impensabili, continuerà nel suo ruolo rabdomantico di scouting ad aprire dei varchi inaspettati nell’immaginario collettivo; sarà un faro guida che illuminerà, indicherà più direzioni da percorrere per scollinare la palude degli scoraggiamenti e superare gli ostacoli dei punti di fuga convenzionali; sosterrà, promuoverà, incoraggerà giovani registe/registi, autrici/autori e, per il quarto anno consecutivo, anche performer in site-specific, a levarsi in volo in un mondo-altro, a tessere le tele dell’invisibile, a sperimentare una fioritura di linguaggi verbali e visivi originali, a plasmare alfabeti e codici impollinandoli con polimorfe e sorprendenti potenzialità immaginifiche, ad alimentare tecniche e tecnologie innovatrici della scena, facendo dischiudere e germogliare le loro vibranti singolari identità artistiche, rivelando così, tra realtà e invenzione, magici mondi fuori dal comune e in costante metamorfosi. Sfidando il freddo inverno delle scorie infette della contingenza, queste nuove galassie di creatrici/creatori – elevandosi al di là dei tramezzi stagni delle polverose liturgie teatrali, liberandosi dalle pressioni e dal grumo di stereotipi ciondolanti sul niente, mediante il potere incantatorio e la sinfonia di un pensiero libero – trasformeranno il teatro in un luogo di competizione pacifista, riscaldando cuori e menti con la loro inalienabile intima sfera poetica. Dopo un’accurata selezione, i finalisti dei tre bandi verranno integrati all’interno del Festival, con identiche responsabilità e pari opportunità dei loro colleghi di staffetta già affermati. Per quanto riguarda il bando Regia, ciascuno dei giovani artisti scelti presenterà il proprio studio in chiusura dell’edizione 2024: la Direzione Artistica proclamerà un vincitore assoluto e lo spettacolo integrale, prodotto interamente dalla Biennale Teatro, debutterà nell’edizione 2025. Per i progetti del bando Drammaturgia arrivati in finale in questa stagione: la Direzione Artistica nominerà due vincitori e la loro opera finita sarà premiata con una mise en lecture sempre nell’edizione del prossimo anno. (341)
Differente sarà, invece, la procedura per il bando Performance Site-specific: il vincitore, scelto e tutorato dalla Direzione Artistica, presenterà in qualità di ospite la sua creazione integrale, prodotta dalla Biennale Teatro, all’interno della programmazione del Festival 2024. La Biennale Teatro sarà un’arena d’incontro e di scambio reciproco, affinché condivisione non risuoni più come un lemma svuotato di senso, per dare ai partecipanti dei tre differenti bandi College, a questi futuri custodi sacrali dell’arte, una sorta di mappa ideale nella creazione di idee indipendenti tra le estati della visione, per decollare verso orizzonti di incantamenti eterocliti, infiammare i dibattiti con proposte nomadi e plurali, affrontare il nostro destino comune e, nella notte fonda delle utopie, dando un volto all’enigma, generare un nuovo sguardo sull’Oggi, offrire un possibile rifugio, conferire un senso d’approdo a ciò che potrebbe accadere nel Domani imminente. Once again, acting as a catalyser and fertile ground for innovation, diversity, and the promotion of bold explorations of creativity, the Biennale Teatro 2024 has placed Training and the Passing on of Knowledge at the heart of this NIGER et ALBUS edition. Through its tireless commitment to generating contagious creative ferment, the Artistic Direction – undaunted in its attempts to upend points of view and unleash unthinkable possibilities – will pursue its divinatory, scouting role. In doing so, it will open up unexpected fissures in the collective imagination; it will be a lighthouse that points towards new directions, out of the swamp of discouragement, and beyond the obstacles of conventional perspective. It will support and promote young directors and writers and – for the fourth year in a row – site-specific performers. It will encourage them to soar up into another world; to weave the fabric of the invisible; to experiment with a blossoming of new verbal and visual languages; to fashion new alphabets and codes, cross-pollinating them with striking, polymorphous imaginative potential; to nurture innovative stage technologies and techniques, allowing their vibrant, singular artistic identities to open up and bloom, and therefore reveal extraordinary and ever-changing magical worlds somewhere between reality and fiction. Challenging the cold winter of the infected dregs of contingency, these new galaxies of creators – by rising above the sealed walls of dusty theatrical liturgies, and freeing themselves from the pressures and clumps of (342)
(EN)
stereotypes that hang in the void – will transform theatre into a place for pacifist competition. Through the enchanting power of a symphony of free thinking, they will warm hearts and minds with their own inalienable, personal poetic sphere. Following careful selection, the finalists of the three open calls will become an integral part of the Festival, enjoying the same responsibilities and opportunities as their more established colleagues. In the Direction category, each of the young artists selected will present a sharing of their work at the end of the 2024 edition. The Artistic Directors will announce an overall winner, whose show, produced entirely by Biennale Teatro, will premiere at the 2025 edition. For the finalists of this year’s Playwriting open call, the Artistic Directors will name two winners whose finished pieces will be rewarded with a staged reading at next year’s Festival. The approach will be different for the Site-specific Performance category. Here, the winner, chosen and mentored by the Artistic Directors, will present the full production of his work, produced by Biennale Teatro, as a guest artist in the 2024 Festival programme. The Biennale Teatro will be an arena of encounter and mutual exchange, such that the word sharing no longer rings hollow. It will offer the participants of the three different College open calls – the future guardians of art – a kind of ideal map towards the creation of independent ideas, amid summers of clear sight. It will allow them to take off towards horizons of unorthodox enchantments; to light up debates with plural, nomadic suggestions that face up to our common destiny; and in the dark night of utopias, give a face to the enigmatic. It will generate perspectives on the Present. Provide a possible haven. Convey the sense that we are approaching what could happen Tomorrow, which is almost upon us.
(343)
DRAMMATURGIA
PLAYWRITING
GIULIA COSIO STEFANO DIONISI JACOPO GIACOMONI SERENA GUARDONE SILVIA GUERRIERI JONATHAN LAZZINI ATHOS MION LEA PAIELLA FRANCESCA MIRANDA ROSSI MARINA ZUCCHELLI
College
Drammaturgia / Playwriting
GIULIA COSIO SONO CHIARAMENTE GLI OPPOSTI, MA ANCHE DUE COLORI DI PER SÉ INESISTENTI. IL BIANCO È L’INSIEME DEI COLORI DELLA LUCE, IL NERO È L’ASSENZA DI LUCE. SONO, A BEN VEDERE, CONCETTI LIMITE, SOLO PENSABILI, ENTRO CUI SI MUOVONO LE INFINITE GRADAZIONI DELL’ESISTERE. PER FORTUNA NON SIAMO TOTALMENTE BIANCHI O NERI, NON CI SAREBBE VITA, NÉ LUCE, IN QUESTO UNIVERSO. ALLORA, BIANCO E NERO SONO LE COLONNE D’ERCOLE OLTRE LE QUALI ABITA L’INABITABILE: LÀ C’È LA MORTE O L’ESTASI… IN OGNI CASO, NON QUI – HIC, SUNT LEONES.
Clearly, they’re opposites, but they’re also two colours that don’t exist, in and of themselves. White is the entirety of the colours of light, Black is absence of light. On closer inspection, they are borderline concepts that exist only in our minds, and which contain the infinite shades of
existence. Thankfully, we are neither totally Black nor totally White: there would be neither life nor light in such a universe. So, Black and White are the Pillars of Hercules which house the uninhabitable: and there lies death or ecstasy – but not here. Hic, sunt leones. (346)
Giulia Cosio (Credaro, 1987) è poetessa, artista visiva, performer e professoressa di filosofia. Ha incontrato e corrisposto per anni con Cvetan Todorov, dalla collaborazione con il quale è nato il saggio La firma umana (2016). In ambito letterario e poetico ha pubblicato testi in prosa per riviste online (All India permit, 2017; Se la frana è sempre, 2023), è stata finalista del Premio Internazionale “Michelangelo Buonarroti” con Storia della creazione (2016) e compare presso Mimesis in una pubblicazione collettiva del premio Universi 2010. Impegnata in ambito artistico, partecipa a progetti performativi collettivi (Il Pesce d’Oro, sotto la direzione artistica di Samanta Cinquini) e autoriali (semifinalista nella sezione video-poesia del Premio Bologna in Lettere nell’anno 2022). Giulia Cosio (b. 1987, Credaro) is a poet, visual artist, performer and philosophy teacher. Her meeting with Tzvetan Todorov led to a correspondence that lasted for years, and their collaboration resulted in the essay La firma umana (2016). Her writing has been featured in online magazines (All India permit, 2017; Se la frana è sempre, 2023) and been a finalist for the International Prize “Michelangelo Buonarroti” 2016 (with Storia della creazione). She was one of a group of writers featured in the 2010 Universi Award anthology published by Mimesis. Her work in performance has involved both collective pieces (Il Pesce d’Oro, directed by Samanta Cinquini) and personal projects as a writer (she was shortlisted in the video poetry section of the 2022 Bologna in Lettere Award).
STEFANO DIONISI Nato a Sassari nel 1994, Stefano Dionisi inizia a fare teatro nel 2014 prendendo parte agli spettacoli di Emanuele Floris come attore. Nel corso degli anni svolge vari studi sulla recitazione partecipando al corso propedeutico alla Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”, studiando con Alessandra Frabetti, Paola Di Girolamo, Roberta Cartocci. Nel 2021 prende parte al corso La Palestra della scrittura teatrale presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi con Giulia Tollis.
IL BIANCO È UN SOGNATORE, QUALCUNO CHE NON È MAI CRESCIUTO, NEGLI OCCHI SI PERCEPISCE LA SPERANZA. IL NERO È UN CINICO, DURO, REALISTA E A VOLTE PESSIMISTA.
Born in Sassari in 1994, Stefano Dionisi began making theatre in 2014 by performing in Emanuele Floris’ shows. Over the years, he continued his actor training by taking part in the foundational course at the Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe”, and training with Alessandra Frabetti, Paola Di Girolamo and Roberta Cartocci. In 2021 he attended La Palestra della scrittura teatrale at the Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi with Giulia Tollis.
UNO È UN BAMBINO, CHE DEVE CRESCERE E COMPRENDERE LA DURA REALTÀ INTORNO E L’ALTRO È UN ADULTO, CHE HA BISOGNO DEL BAMBINO PER RICORDARSI CHE NEL MONDO ESISTONO ANCHE LA SEMPLICITÀ E L’INNOCENZA. INSIEME CAMMINANO DENTRO OGNUNO DI NOI. White is a dreamer, someone who has never grown up, whose eyes are full of hope. Black is a cynic: tough, realistic and pessimis-
tic by moments. One is a child who must grow up and understand the harsh reality that surrounds them; the other is an adult
who needs the child to remind them that there is simplicity and innocence in the world too. They walk side by side in all of us. (347)
College
Drammaturgia / Playwriting
JACOPO GIACOMONI LA SCACCHIERA, MA ANCORA DI PIÙ LA GRIGLIA DELLE PAROLE CROCIATE. LO SCHEMA PER LA CREATIVITÀ. LA STRUTTURA RIGIDA PER L’INCASTRO INATTESO E PER LO SVAGO. ANCHE SE ULTIMAMENTE IL BIANCO E IL NERO SONO DIVENTATI PER ME I DISEGNI DI UN LIBRO PER NEONATI.
Laureato in Filosofia, Jacopo Giacomoni lavora come dramaturg, performer e sassofonista. Porta avanti una ricerca strutturalista sulla drammaturgia, progettando ordigni che accolgano la partecipazione del pubblico e l’imprevedibile, costruendo esperienze ludico-rituali che inneschino cortocircuiti con il tempo e lo sguardo.
A chessboard, but even more so a crossword grid. A framework for creativity. A rigid structure that allows for unexpected interlockings and recreation. Even though more recently I have come to as-
sociate Black and White with the illustrations in a book for babies – a bee, a cat, a raccoon, all of them black on a white background. Apparently during the first few months of our life we only see in Black and White. (348)
Jacopo Giacomoni has a degree in Philosophy and works as a dramaturg, performer and saxophonist. He applies a structuralist approach to playwriting, designing devices that welcome audience participation and allow for the unpredictable, building playful and ritualistic experiences that short-circuit our sense of time and perception.
UN’APE, UN GATTO, UN PROCIONE, TUTTI NERI SU SFONDO BIANCO. A QUANTO PARE NEI NOSTRI PRIMI MESI DI VITA VEDIAMO SOLO IN BIANCO E NERO.
SERENA GUARDONE Serena Guardone è attrice, drammaturga, regista, docente di Pedagogia teatrale e insegnante di Iyengar Yoga. Laureata in Filosofia antica e contemporanea all’Università di Pisa, sceglie il teatro come campo d’indagine. Dal 2009 è co-fondatrice e co-direttrice artistica de La Bottega del Teatro e dal 2010 collabora con la compagnia I Sacchi di Sabbia. Il suo spettacolo Mezzo chilo vince la segnalazione speciale Premio Scenario 2019. Serena Guardone is an actress, playwright and director, and teaches Theatrical pedagogy and Iyengar Yoga. She has a degree in Ancient and Contemporary Philosophy from the University of Pisa, where her research focused on theatre. Since 2009 she has been co-artistic director of La Bottega del Teatro, which she co-founded. She has worked with I Sacchi di Sabbia company since 2010. In 2019 her show Mezzo chilo received an honourable mention at the Scenario Prize.
BIANCO E NERO HANNO A CHE FARE CON LA NOSTRA POSSIBILITÀ DI NASCONDERCI E SVELARCI GLI UNI AGLI ALTRI, CON LE OMBRE DELLE COSE, CON I NOSTRI TENTATIVI DI TRASCRIVERE A PAROLE UNA VITA CHE SCORRE SENZA CHE NOI POSSIAMO COMPRENDERLA. Black and White relate to our ability to hide and reveal ourselves to one another; with the shadows of things, with our attempts to put into words the flow of a life whose meaning
we cannot entirely grasp. Black and White are related to the contradictions that flow through us every day, and with a rejection of logic as a way of embracing the world.
BIANCO E NERO HANNO A CHE FARE CON LE CONTRADDIZIONI CHE OGNI GIORNO CI ATTRAVERSANO E CON LA RINUNCIA ALLA LOGICA COME METODO PER ABBRACCIARE IL MONDO. (349)
College
Drammaturgia / Playwriting
SILVIA GUERRIERI
ATTACCO O FUGA. ACCENDERE O SPEGNERE LA LUCE. GRAZIE O PREGO. SCRIPTA MANENT. PER SEMPRE O SOLO UN GIORNO IN PIÙ. VA BENE, UN GIORNO È TROPPO, ALLORA SOLO UN’ALTRA NOTTE IN BIANCO, ASPETTA ANCORA UN ATTIMO, NON SBATTERE LE PALPEBRE, CHE DIVENTA TUTTO NERO.
Fight or flight. Switching the lights on or off. “Thank you” or “You’re welcome”. Scripta manent. Forever or just one more day. Fine, a whole
day is too much: just one more of those Whitewashed sleepless nights; wait, just a minute more, don’t blink, everything goes Black if you do. (350)
Silvia Guerrieri nasce a Bari nel 1992. Si trasferisce a Chieti per studiare Scienze e Tecniche Psicologiche. Trascorre l’ultimo anno di università in Portogallo, dove frequenta il corso intensivo del Teatro Académico de Gil Vicente di Coimbra. Parte alla volta di Londra dove vive per qualche mese e poi in Guatemala per un anno in servizio civile. Tornata in Italia, lavora come educatrice e nel 2021 si laurea come attrice presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. Nel febbraio 2023 frequenta il corso Drammaturgie: Alta formazione di scrittura teatrale promosso da ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione. Ha trascorso l’ultima estate viaggiando in Argentina. Silvia Guerrieri was born in Bari in 1992. She moved to Chieti to study Psychology. She spent her last year of university in Portugal, where she took an intensive course at the Teatro Académico de Gil Vicente in Coimbra. Thereafter she left for London, where she lived for a few months, before moving to Guatemala for a year to work as a civil servant. Back in Italy, she worked as an educator and in 2021 completed her actor training at the Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. In February 2023, she took part in the advanced playwriting course, Drammaturgie: Alta formazione di scrittura teatrale run by ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione. She spent last summer travelling through Argentina.
JONATHAN LAZZINI Jonathan Lazzini nasce a Sarzana nel 1994. Nel 2021 si diploma come attore al Piccolo Teatro di Milano. Nel 2023 è assistente alla regia di VicoQuartoMazzini per La Ferocia di Nicola Lagioia e di Antonio Latella per il progetto BAT_Bottega Amletica Testoriana. È stato diretto da Andrea Chiodi in Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare e da Carmelo Rifici in Doppio sogno di Riccardo Favaro. Nel 2023 vince il Premio Giovanni Testori con Camaleonti. Trilogia. Nel 2022 è finalista al Premio Hystrio con Glenn, una variazione. Il suo testo Julia è finalista al Premio InediTO – Colline di Torino nel 2021. Quattro pubblicazioni di silloge all’attivo, di cui l’ultima, Poesie per natali precoci, è edita da AttraVerso. Born in Sarzana in 1994, Jonathan Lazzini completed his actor training at the Piccolo Teatro di Milano in 2021. In 2023 he worked as an assistant director on VicoQuartoMazzini’s production of La Ferocia by Nicola Lagioia, and for Antonio Latella on his BAT_Bottega Amletica Testoriana project. As an actor he has appeared in William Shakespeare’s A Midsummer Night’s Dream, directed by Andrea Chiodi, and in Riccardo Favaro’s Doppio sogno, directed by Carmelo Rifici. In 2023 he won the Giovanni Testori Award for Camaleonti. Trilogia. In 2022 he was shortlisted for the Hystrio Award with Glenn, una variazione. His play Julia was one of the finalists at the Premio InediTO – Colline di Torino in 2021. He has published four poetry pamphlets, the latest of which, Poesie per natali precoci, was published by AttraVerso.
Black and White are the same thing, the same road. Different directions on a recurring path. They are Nietzsche’s eternal recurrence, two ways of resisting.
IL BIANCO E IL NERO SONO LA STESSA COSA, LA STESSA STRADA. DIREZIONI DIVERSE PER UN PERCORSO CHE SI RIPETE. SONO L’ETERNO RITORNO NIETZSCHIANO, DUE MODI PER RESISTERE. CONOSCERNE BENE GLI ABISSI GARANTISCE IL SUPERAMENTO DI QUESTI COLORI TOTALITARI. BIANCA È LA MIA ANIMA QUANDO MI SVEGLIO, PERCHÉ NERA È STATA LA NOTTE CHE L’HA PARTORITA.
If we know the abysses of these totalitarian colours, we can overcome them. My soul is White when I wake, because the night that gave birth to it was so Black. (351)
College
Drammaturgia / Playwriting
ATHOS MION
IL BIANCO E IL NERO PERMETTONO LA PROFONDITÀ. PERMETTONO DI NON STARE SULLA SUPERFICIE DELLE COSE. IN UN MONDO COSÌ SFUMATO, SBIADITO, INDEFINITO, IL BIANCO E IL NERO SONO I CONTORNI DIFFICILI DA INDIVIDUARE.
LA CORNICE NELLA QUALE UN BAMBINO PUÒ COLORARE FUORI DAI BORDI. IL BIANCO E IL NERO SONO UNA SCELTA CHE CONTEMPLA IN SÉ LA CONTRADDIZIONE. OGNI SCELTA CHE VIENE PRESA COESISTE CON LA SUA NEGAZIONE.
Black and White allow for depth. They mean you don’t stop at the surface of things. In a world that is so clouded, colourless,
so ill-defined, Black and White are the boundaries we find it difficult to see. The frame that a child can colour in, but out(352)
side the margins. Black and White are a choice that allows for contradiction. Every choice we make lives alongside its negation.
Athos Mion, nato nel 1996, durante il periodo universitario sviluppa una passione per lo studio del cinema e del teatro. Nel 2018 entra al corso di regia della Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. La sua vita artistica è stata influenzata dagli incontri con Katie Mitchell, Fabio Cherstich, Angela Dematté, Davide Carnevali, Giovanni Covini, Tatiana Olear, Sabrina Sinatti e Liv Ferracchiati. Spesso lavora con testi di drammaturgia contemporanea o di scrittura di scena. Athos Mion (b. 1996) developed a passion for studying film and theatre during his university years. In 2018 he was admitted to the directing course at the Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. His artistic life has been influenced by meetings with Katie Mitchell, Fabio Cherstich, Angela Dematté, Davide Carnevali, Giovanni Covini, Tatiana Olear, Sabrina Sinatti and Liv Ferracchiati. He often works with new plays and devised theatre.
LEA PAIELLA IL BIANCO PER ME È L’OCCHIO CRITICO E PUNTIGLIOSO A CUI NON PUOI SPERARE DI TENER NASCOSTO: IL BIANCO RIFLETTE, TRASPARE, SI SPORCA… INGRASSA, ANCHE. È UNA MADRE INTRANSIGENTE.
IL NERO TI CONSENTE DI NASCONDERE, DI IGNORARE, DI SFUGGIRE ALLE CONSEGUENZE; IL NERO È COMPIACENTE, EPPURE QUESTA COMPIACENZA CONTIENE QUALCOSA DI SUBDOLO E MORBOSO. È ANCHE LUI UNA MADRE SÌ, MA CHE NON VUOLE LASCIARTI CRESCERE.
White for me is the meticulous, critical eye you can’t hide anything from: White reflects, shines through, gets dirty... it even gets fat. It’s a strict mother. Black allows you to hide, to ig-
nore, to run from the consequences; Black is complacent, yet this complacency contains something devious and morbid. It’s a mother too, but one who doesn’t want you to grow up.
Lea Paiella si forma in Arti dello Spettacolo alla Sapienza Università di Roma, si specializza in drammaturgia alla Scuola di Teatro Iolanda Gazzerro di ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione e, infine, studia Comunicazione all’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Oltre a scrivere, lavora come dramaturg con Spremuta – Officina di Analisi Artistica, accompagnando progetti artistici nella loro crescita. Lea Paiella studied Performing Arts at Sapienza University in Rome, before focusing on playwriting at the Iolanda Gazzerro School of Theatre by ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione. Finally, she studied Communications at the Alma Mater Studiorum - University of Bologna. Besides writing, she works as a dramaturg for Spremuta – Officina di Analisi Artistica, supporting artists to develop new projects. (353)
College
Drammaturgia / Playwriting
FRANCESCA MIRANDA ROSSI DI PANCIA: IL BIANCO E NERO È UNA MODALITÀ DI PENSIERO CHE PROCEDE PER CONTRASTI E RIFIUTA LE SFUMATURE DI GRIGIO. DIFFUSISSIMA NEL MONDO CONTEMPORANEO, CHE PERÒ, SECONDO ME, È ESSENZIALMENTE GRIGIO. QUINDI MOLTO POCO ADATTA A DESCRIVERLO. IO LA ADOTTO CONTINUAMENTE: PENSO SEMPRE CHE SIA TUTTO BIANCO O TUTTO NERO. E INFATTI, DEVO DIRE, LA VITA LA VIVO ABBASTANZA MALE.
My gut feeling is: Black and White are a way of thinking that works through contrast, refuting all shades of grey. This way of thinking is widespread in today’s world, though as far as I’m concerned the latter is essentially grey, which
makes the Black/ White approach in no way suited to describing it. I adopt that approach the whole time: I always think things are either completely Black or entirely White. And I find life pretty tough as a result, I have to say. (354)
Francesca Miranda Rossi nasce a Bologna nel 1997. Inizia il suo percorso nel mondo del teatro presso il Teatro dell’Argine a San Lazzaro di Savena e prosegue la formazione come drammaturga presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e i corsi di Alta Formazione di ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione. Lavora come drammaturga e affianca al lavoro nel teatro quello nel mondo dell’educazione. Francesca Miranda Rossi was born in Bologna in 1997. She began her career in theatre at the Teatro dell’Argine in San Lazzaro di Savena (Bologna) and continued her training as a playwright at the Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, as well as taking part in the advanced playwriting courses run by ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione. She combines her career as a playwright with her work in the educational sector.
MARINA ZUCCHELLI PER ESEMPIO LE NUVOLE? CHE SONO BIANCHE DI PANNA E SI ILLUMINANO DI RAGGI DI SOLE, E POI DIVENTANO GRIGIE E NERE SE CARICHE DI PIOGGE? FORSE LE NUVOLE SONO LE UNICHE A SAPER CAMBIARE, CONTINUAMENTE, E A SAPER ESPRIMERE, CON LE LORO MILLE FORME E I LORO MOLTI COLORI, LE SFUMATURE DEL BENE E DEL MALE.
Marina Zucchelli, 37 anni, è originaria della Ciociaria, ma vive e lavora a Roma. È un’autrice televisiva, ma scrive anche altro: scrive narrativa, scrive di teatro per alcune testate online, e scrive per il teatro. Marina Zucchelli is 37, and originally from Ciociaria (southeast of Rome) but lives and works in Rome. She works as a writer for television, but also writes other things: fiction, articles on theatre for a few online magazines, and for theatre.
Clouds? They’re creamy white and light up with the sun, before turning grey and black when full of rain. Maybe clouds are the only things that really know how to continue changing and how to express, in their many shapes and colours, the nuances of good and evil. (355)
REGIA
DIRECTION
FEDERICA AMATUCCIO MARIASOLE BRUSA SALVATORE CRUCITTI / GLORIA ZEPPILLI LUCIA FONTANELLI MICHELE GRANZOTTO GIUSEPPE MARIA MARTINO
College
Regia / Direction
FEDERICA AMATUCCIO
ary that can be crossed, a limit, a threshold. The memory of a past event. An old family photograph, a Charlie Chaplin film, the pages of a book, my father’s hair.
LUCE E OMBRA, ATTRAVERSAMENTO, CAMBIAMENTO DI STATO. L’INIZIO E LA FINE DI UNA STORIA. È TUTTO QUELLO CHE SI VEDE, È TUTTO QUELLO CHE SI CELA. CONFINE ATTRAVERSABILE, LIMITE, SOGLIA. RICORDO DI UNA STORIA PASSATA. UNA VECCHIA FOTOGRAFIA DI FAMIGLIA, UN FILM DI CHARLIE CHAPLIN, LE PAGINE DI UN LIBRO, I CAPELLI DI MIO PADRE.
Regista, autrice, scenografa e curatrice, Federica Amatuccio indaga l’umano e il suo rapporto con il mondo attraverso la compenetrazione dei linguaggi scenici e la creazione di drammaturgie fisiche, sonore, visive e testuali. Co-fondatrice insieme ad Andrea Gianessi della compagnia tsd – teatro dei servi disobbedienti. Finalista bando Biennale College Teatro – Registi Under 30 (2020-2021); bando RADAR di ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione; Direction Under 30, Teatro Sociale di Gualtieri; Fantasio – Festival Internazionale di Regia Teatrale. È nella direzione artistica di DAS – Dispositivo Arti Sperimentali di Bologna. Laureata con lode in Scenografia e allestimenti degli spazi espositivi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha frequentato la Scuola Cònia della Societas, diretta da Claudia Castellucci. Ha seguito masterclass con Annelisa Zaccheria, Franco Visioli e Romeo Castellucci.
Federica Amatuccio is a director, writer, set designer and curator. Her work investigates human experience and its relationship to the world through a mixture of performance languages, bringing together physical, visual, sound and textual elements. Along with Andrea Gianessi she is the co-founder of tsd – teatro dei servi disobbedienti. Her work has been shortlisted for: Biennale College Teatro – Directors Under 30 open call (2020-2021); ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione RADAR open call; Direction Under 30, Teatro Sociale di Gualtieri; Fantasio – International Festival of Theatre Direction. She is co-Artistic Director of DAS – Dispositivo Arti Sperimentali in Bologna. She has a first-class degree in Stage and Exhibition Design from the Academy of Fine Arts Bologna and attended the Societas Cònia School led by Claudia Castellucci. She has completed workshops with Annelisa Zaccheria, Franco Visioli and Romeo Castellucci.
Light and shadow, a crossing, a change of state. The beginning and end of a story. Everything that can be seen, everything that can be concealed. A bound-
(358)
MARIASOLE BRUSA BIANCO E NERO PER ME È UN CONFINE. UN LIMITE CHE SEPARA E AL CONTEMPO UNISCE, DICHIARA L’IDENTITÀ ATTRAVERSO UNA NEGAZIONE. UN LIMITE CHE PRODUCE UNA REAZIONE NELL’OSSERVATORE CHE LO RICONOSCE IN QUANTO TALE E SI LASCIA MUTARE. E, COME OGNI LIMITE, CREDO CHE OFFRA ILLIMITATE POSSIBILITÀ.
Personally, I see Black and White as a border. A limit that unites and divides at the same time; that declares its identity by way of negation. A limit that pro-
Mariasole Brusa, regista, marionettista e drammaturga, nasce a Forlì nel 1991. Pratica teatro dall’età di quindici anni e si forma con diverse compagnie e maestri italiani e internazionali. Studia Filosofia alla Sorbonne Université di Parigi e si laurea in Estetica contemporanea. Dal 2010 si avvicina al teatro di figura, realizza spettacoli rappresentati in Italia e all’estero (con Coppelia Theatre, Teatro del Drago, All’inCirco, Collettivo Komorebi), ricevendo vari premi e riconoscimenti. È interessata soprattutto al confine tra l’animato e l’inanimato, all’esplorazione di temi filosofici attraverso drammaturgie visuali e al rapporto tra oggetto reale e digitale. Mariasole Brusa (b. 1991, Forlì) is a director, puppeteer and playwright. She has been making theatre since the age of fifteen and trained with several Italian and international artists and companies. She studied Philosophy at the Sorbonne University in Paris with a dissertation on Contemporary Aesthetics. In 2010 she began working with puppetry and has created shows that have been presented in Italy and abroad (with Coppelia Theatre, Teatro del Drago, All’inCirco, Collettivo Komorebi), receiving a number of awards. She is most interested in the line between the animate and inanimate, the exploration of philosophical themes through visual storytelling, and the relationship between real and digital objects.
duces a reaction in those who observe and recognise it as such, and allow themselves to be changed. Like any limit, it offers endless possibilities. (359)
College
Regia / Direction
SALVATORE CRUCITTI / GLORIA ZEPPILLI
IL BIANCO È IL NERO. LA CONTINGENZA È RIGOROSA NEL VUOTO E NEL PIENO. LA CARENZA IN UNO È IL BAROCCO NELL’ALTRO. IL BIOMA LIMINALE NON SI CONTAMINA, SI NASCONDE DALLO SCONTRO E DALLA NEBBIA DI GUERRA. La ricerca artistica del duo UCCI UCCI, Salvatore Crucitti e Gloria Zeppilli, si basa sull’approccio antropologico-etnografico. L’incontro con le comunità, lo studio sul campo e le analisi sociologiche diventano la materia prima delle opere. Si affrontano questioni culturali e sociali attraverso una pratica artistica interdisciplinare e relazionale, con l’intenzione di evocare territori e culture che sono nascoste o prossime all’estinzione. The artistic practice of the duo that makes up UCCI UCCI, Salvatore Crucitti and Gloria Zeppilli, is based on an anthropological-ethnographic approach. Meetings with communities, field studies and sociological analyses constitute the raw material for their work. Cultural and social issues are addressed through an interdisciplinary and relational artistic practice, with the aim of conveying territories and cultures that are hidden or close to extinction. (360)
White is Black. Contingency is as rigorous in emptiness as it is in fullness. A lack in one is the ornate style
of another. There is no contamination in the liminal biome, it shies away from conflict and the fog of war.
LUCIA FONTANELLI
Lucia Fontanelli (Bologna, 1993) è artista multidisciplinare, attrice e performer. La sua pratica si muove tra creazione performativa e multimediale, scrittura e curatela. Indaga dimensioni di intimità, relazioni con il non-umano e narrazioni alternative alla catastrofe post-capitalista del presente attraverso un linguaggio poetico, ironico e semi-finzionale. Studia Arti visive, Performance e Linguaggi multimediali a Bologna, Los Angeles e Roma, e Recitazione a Genova. Dal 2022 condivide una parte della sua ricerca artistica con il collettivo ASAP.
White is pure light, a blinding flash that clarifies and burns. It’s fatally candid, brutal, inescapable.
Black stands for contrast, but also nuance. A leap into the void, desire and totality. It’s abyssal.
Lucia Fontanelli (b. 1993, Bologna) is a multidisciplinary artist, actress and performer. Her practice shifts between performance and multimedia work, writing and curating. She explores intimacy, relationships with the non-human, and alternative narratives to the post-capitalist catastrophe of the present through a language that is poetic, ironic and semi-fictional. She studied Visual Arts, Performance and Multimedia Languages in Bologna, Los Angeles and Rome, and trained in Acting in Genoa. Since 2022 she has shared part of her artistic output with the ASAP collective.
BIANCO È LUCE PURA, LAMPO ACCECANTE: CHIARIFICA, BRUCIA. È FATALMENTE ONESTO, BRUTALE, INELUTTABILE. NERO È CONTRASTO, MA ANCHE SFUMATURE. UN SALTO NEL VUOTO, DESIDERIO E TOTALITÀ. È ABISSALE. (361)
College
Regia / Direction
MICHELE GRANZOTTO Sono nato a Treviso nel 1995. Non sapevo cosa stessi facendo fino all’università, dove ho iniziato a capire che non capirci molto poteva avere un senso. Ho studiato Sociologia, con un approccio fenomenologico ed estetico. Dopo la laurea ho studiato Teatro e Arti performative, e ora unisco queste due parti come dottorando, occupandomi di atmosfere e diverse abilità visive. I was born in Treviso in 1995. I didn’t know what I was doing until I went to university, where I began to realise that there might be something in the fact of not having a clue. I studied Sociology with a phenomenological and aesthetic approach. After graduating I studied Theatre and Performing Arts, and now I combine these two paths as a PhD student, with a research project on atmospheres and different visual skills.
BIANCO E NERO COME PRESENZA E ASSENZA. ENTRAMBI SONO NECESSARI L’UNO ALL’ALTRO. COME LA STAGIONE ALCHEMICA DELLA NIGREDO, IL NERO È IL VENTRE DENTRO CUI PUÒ NASCERE LA LUCE, IL BIANCO. E LA LUCE PER ESSERE LUCE Black and White stand for presence and absence: they need one another. Like nigredo in alchemy, Black is the womb from which
the light – White – can be born. And in order to be light it must come into contact with something else, an opaque Other – Black. It’s a (362)
dance, a game. In this respect, there is no purity in Black and White: purity is found in circularity, in the non-duality of the two opposites.
DEVE INCONTRARE QUALCOSA, UN ALTRO-OPACO, IL NERO. È UNA DANZA, UN GIOCO. LA PUREZZA DI BIANCO E NERO IN QUESTO SENSO NON ESISTE: LA PUREZZA SI TROVA NELLA CIRCOLARITÀ, NELL’A-DUALITÀ DEI DUE OPPOSTI.
GIUSEPPE MARIA MARTINO LA TRANSIZIONE. UN PASSAGGIO DI STATO, UN’ASCESI O UNA CADUTA NELL’ABISSO. TITOLI DI TESTA SU FONDO NERO. UNA SCALA DI GRIGI CHE PRODUCE MOVIMENTO E SENSO. L’OMBRA DELL’ASSASSINO SULLA COLONNA. IL TEMPO SCANDITO DA UN METRONOMO. L’ANGOSCIA PER HEIDEGGER NELLA FORESTA NERA. L’ULTIMA STANZA BIANCA IRRORATA DA UNA LUCE CHE HA DA OGNI PARTE LA SUA FONTE NATURALE.
Giuseppe Maria Martino nasce a Paestum. Studia tra l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e la Fondazione Teatro Due. È fondatore, autore e regista del Collettivo BEstand (Dov’è la Vittoria, Uccelli di passo, Open House – Un’esposizione di Humana). Nel 2021, con il progetto di regia per Occidente di Dario Postiglione, vince la prima edizione del Premio Leo de Berardinis, indetto dal Teatro di Napoli. Associato RAC (Regist_ a confronto). Si avvicina al mondo del cinema nel 2018: vince il Premio “SIAE Idea d’autore” nell’ambito del Premio Carlo Bixio con L’oro di Achille e nello stesso anno è assistente personale del regista Jonathan Nossiter per il film Last Words. Transition. A change of state, an asceticism, a fall into the abyss. Headlines on a Black background. A grey scale that produces movement and meaning. The murderer’s
Giuseppe Maria Martino was born in Paestum and attended the University of Naples Federico II, the Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” and the Fondazione Teatro Due. He is the founder, writer and director of the BEstand Collective (Dov’è la Vittoria, Uccelli di passo, Open House – Un’esposizione di Humana). In 2021, he won the first edition of the Leo de Berardinis Award run by the Teatro di Napoli with a directing project for Occidente by Dario Postiglione. He is a member of RAC (Regist_ a confronto). In 2018 he began working in cinema, winning the “SIAE Idea d’autore” Prize (part of the Carlo Bixio Award) for L’oro di Achille, and in the same year worked as Jonathan Nossiter’s personal assistant on the film Last Words. (363)
shadow on the pillar. Time marked by a metronome. Heidegger’s sense of anguish in the Black Forest. The last White room bathed in a light whose natural source is all around it.
DAY BY DAY
Prima assoluta / World premiere Prima italiana / Italian premiere Il programma può subire variazioni / The programme may vary
SABATO / SATURDAY
15.06
DOMENICA / SUNDAY
H 11 > 19 FORTE MARGHERA - PADIGLIONE 30 Fino al / Till 30.06.2024
H 12 CA’ GIUSTINIAN - SALA DELLE COLONNE
GOB SQUAD Leone d’Argento / Silver Lion ELEPHANTS IN ROOMS (137’) Installazione video multischermo / Multi-screen video installation Produzione / Production Gob Squad
H 18 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
CIRO GALLORANO Vincitore / Winner Biennale College Teatro Regia / Direction Under 35 (2023-2024) CRISALIDI (65’) Produzione / Production La Biennale di Venezia
H 21 TEATRO PICCOLO ARSENALE
GOB SQUAD Leone d’Argento / Silver Lion CREATION (PICTURES FOR DORIAN) (110’) Produzione / Production Gob Squad, HAU Hebbel am Ufer
16.06 CERIMONIA DI CONSEGNA LEONE D’ARGENTO / SILVER LION AWARD CEREMONY GOB SQUAD A seguire conversazione con gli artisti / Followed by a conversation with the artists Moderatore / Moderator Andrea Porcheddu
H 18 TEATRO PICCOLO ARSENALE
GOB SQUAD Leone d’Argento / Silver Lion CREATION (PICTURES FOR DORIAN) (110’) Produzione / Production Gob Squad, HAU Hebbel am Ufer
H 21 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
CIRO GALLORANO Vincitore / Winner Biennale College Teatro Regia / Direction Under 35 (2023-2024) CRISALIDI (65’) Produzione / Production La Biennale di Venezia
(366)
MARTEDÌ / TUESDAY
18.06 H 21 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
H 21 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
MIET WARLOP AFTER ALL SPRINGVILLE (50’) Produzione / Production Miet Warlop / Irene Wool vzw
VAIVA GRAINYTĖ / LINA LAPELYTĖ / RUGILĖ BARZDŽIUKAITĖ
GIOVEDÌ / THURSDAY
HAVE A GOOD DAY! (55’) Opera per 10 cassiere, suoni del supermercato e pianoforte / Opera for 10 cashiers, supermarket sounds and piano Produzione / Production Operomanija
H 19 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
20.06 MIET WARLOP AFTER ALL SPRINGVILLE (50’) Produzione / Production Miet Warlop / Irene Wool vzw
MERCOLEDÌ / WEDNESDAY
19.06 H 19 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
VAIVA GRAINYTĖ / LINA LAPELYTĖ / RUGILĖ BARZDŽIUKAITĖ
H 21 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
AMIR REZA KOOHESTANI / MEHR THEATRE GROUP BLIND RUNNER (60’) Produzione / Production Mehr Theatre Group
HAVE A GOOD DAY! (55’) Opera per 10 cassiere, suoni del supermercato e pianoforte / Opera for 10 cashiers, supermarket sounds and piano Produzione / Production Operomanija
(367)
VENERDÌ / FRIDAY
21.06 H 19 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
AMIR REZA KOOHESTANI / MEHR THEATRE GROUP BLIND RUNNER (60’) Produzione / Production Mehr Theatre Group
H 21 ARSENALE - SALA D’ARMI A
GIORGINA PI / STEFANO FORTIN CENERE (ca. / approx. 60’) Produzione / Production La Biennale di Venezia, Bluemotion
SABATO / SATURDAY
22.06 H 18 ARSENALE - SALA D’ARMI A
GIORGINA PI / STEFANO FORTIN CENERE (ca. / approx. 60’) Produzione / Production La Biennale di Venezia, Bluemotion
(368)
H 21 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
MUTA IMAGO TRE SORELLE (75’) Coproduzione / Co-production INDEX, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa
DOMENICA / SUNDAY
23.06 H 18 VIA GARIBALDI Fino al / Till 30.06.2024
ELIA PANGARO Vincitore / Winner Biennale College Teatro Performance Site-specific (2024) BOLIDE | DEUS EX MACHINA (ca. / approx. 40’) Produzione / Production La Biennale di Venezia
H 19 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
MUTA IMAGO TRE SORELLE (75’) Coproduzione / Co-production INDEX, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa
H 21 TEATRO PICCOLO ARSENALE
LUANDA CASELLA ELEKTRA UNBOUND (110’) Produzione / Production NTGent
LUNEDÌ / MONDAY
24.06 H 20 TEATRO PICCOLO ARSENALE
LUANDA CASELLA ELEKTRA UNBOUND (110’) Produzione / Production NTGent
MARTEDÌ / TUESDAY
25.06 H 20 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
MARKUS ÖHRN PHOBIA (130’) Produzione / Production Nowy Teatr
MERCOLEDÌ / WEDNESDAY
26.06 H 18 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
MARKUS ÖHRN PHOBIA (130’) Produzione / Production Nowy Teatr
H 21 ARSENALE - SALA D’ARMI A
TIM CROUCH TRUTH’S A DOG MUST TO KENNEL (70’) Produzione / Production The Royal Lyceum Theatre Edinburgh
GIOVEDÌ / THURSDAY
27.06 H 17 ARSENALE - SALA D’ARMI E
ROSALINDA CONTI Vincitrice / Winner Biennale College Teatro Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2023-2024) COSÌ ERANO LE COSE APPENA NATA LA LUCE Mise en lecture / Staged Reading Regia / Direction Martina Badiluzzi Produzione / Production La Biennale di Venezia Coproduzione / Co-production Cranpi A seguire conversazione con / Followed by a conversation with Rosalinda Conti, Martina Badiluzzi, Davide Carnevali Moderatore / Moderator Andrea Porcheddu
H 19 ARSENALE - SALA D’ARMI A
TIM CROUCH TRUTH’S A DOG MUST TO KENNEL (70’) Produzione / Production The Royal Lyceum Theatre Edinburgh
(369)
H 21 ARSENALE - SALA D’ARMI E
H 22 TEATRO PICCOLO ARSENALE
ELIANA ROTELLA
BACK TO BACK THEATRE
Vincitrice / Winner Biennale College Teatro Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2023-2024) LIVIDO Mise en lecture / Staged Reading Regia / Direction Fabio Condemi Produzione / Production La Biennale di Venezia A seguire conversazione con / Followed by a conversation with Eliana Rotella, Fabio Condemi, Davide Carnevali Moderatore / Moderator Andrea Porcheddu
VENERDÌ / FRIDAY
28.06 H 17 ARSENALE - SALA D’ARMI E
ELIANA ROTELLA Vincitrice / Winner Biennale College Teatro Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2023-2024) LIVIDO Mise en lecture / Staged Reading Regia / Direction Fabio Condemi Produzione / Production La Biennale di Venezia
H 20 ARSENALE - SALA D’ARMI E
ROSALINDA CONTI Vincitrice / Winner Biennale College Teatro Drammaturgia / Playwriting Under 40 (2023-2024) COSÌ ERANO LE COSE APPENA NATA LA LUCE Mise en lecture / Staged Reading Regia / Direction Martina Badiluzzi Produzione / Production La Biennale di Venezia Coproduzione / Co-production Cranpi (370)
Leone d’Oro alla carriera / Golden Lion for Lifetime Achievement FOOD COURT (60’) Produzione / Production Back to Back Theatre
SABATO / SATURDAY
29.06 H 18 TEATRO PICCOLO ARSENALE
BACK TO BACK THEATRE Leone d’Oro alla carriera / Golden Lion for Lifetime Achievement FOOD COURT (60’) Produzione / Production Back to Back Theatre
H 20 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
MILO RAU MEDEA’S CHILDREN (90’) Produzione / Production NTGent Coproduzione / Co-production La Biennale di Venezia, Wiener Festwochen, ITA - Internationaal Theater Amsterdam, TANDEM Scène nationale (Arras Douai)
H 22 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
H 18 ARSENALE - TESE DEI SOPPALCHI
FABRIZIO ARCURI / CAROLINA BALUCANI
FABRIZIO ARCURI / CAROLINA BALUCANI
SLEEPING BEAUTY (ca. / approx. 75’) Produzione / Production La Biennale di Venezia, Cranpi, La Corte Ospitale
SLEEPING BEAUTY (ca. / approx. 75’) Produzione / Production La Biennale di Venezia, Cranpi, La Corte Ospitale
DOMENICA / SUNDAY
H 20 ARSENALE - TEATRO ALLE TESE
30.06 H 12 CA’ GIUSTINIAN - SALA DELLE COLONNE
CERIMONIA DI CONSEGNA LEONE D’ORO ALLA CARRIERA / GOLDEN LION FOR LIFETIME ACHIEVEMENT AWARD CEREMONY BACK TO BACK THEATRE
MILO RAU MEDEA’S CHILDREN (90’) Produzione / Production NTGent Coproduzione / Co-production La Biennale di Venezia, Wiener Festwochen, ITA - Internationaal Theater Amsterdam, TANDEM Scène nationale (Arras Douai)
A seguire conversazione con gli artisti / Followed by a conversation with the artists Moderatore / Moderator Andrea Porcheddu
(371)
INFO
INFORMAZIONI INFO
Si ringrazia / Thanks go to Palazzo Grassi – Punta della Dogana / Pinault Collection per l’ospitalità presso il / for their kind hospitality at Teatrino Palazzo Grassi nell’ambito della / within Biennale College Teatro Fondazione Teatro La Fenice per l’ospitalità nell’ambito della / for their kind hospitality within Biennale College Teatro Fondazione Forte Marghera
Tel. / Ph. +39 041 5218828 promozione@labiennale.org www.labiennale.org
LUN. / MON. → VEN. / FRI. 10.00 → 13.00 / 10.00 am → 1.00 pm 14.00 → 17.00 / 2.00 pm → 5.00 pm SAB. / SAT. 10.00 → 13.00 / 10.00 am → 1.00 pm
APS Live Arts Cultures ETS Non è consentito l’ingresso a spettacolo iniziato / Entry will not be permitted once the performance has started Biglietti e abbonamenti non rimborsabili / Tickets and subscriptions are not refundable Alcuni spettacoli non sono adatti a un pubblico di minori. Consultare il programma prima di acquistare il biglietto / Some performances are not suitable for a young audience. Please check the programme before buying tickets
#BiennaleTeatro2024 La Biennale di Venezia labiennale la_Biennale BiennaleChannel labiennale.org (374)
BIGLIETTI TICKETS
NAVETTA GRATUITA FREE SHUTTLE BOAT
Acquisto biglietti online e un’ora prima dello spettacolo presso la biglietteria presente in loco / Tickets can be purchased online and one hour before the show at the ticket office on site
Da / From Arsenale Per / To S. Elena, S. Zaccaria, Zattere, Tronchetto, P.le Roma
Per informazioni e tariffe biglietti consultare il sito / For information, ticket prices consult the website www.labiennale.org
Al termine degli spettacoli serali / After the evening shows
INGRESSO GRATUITO / FREE ADMISSION Accompagnatori di persone con invalidità certificata e bambini fino a 6 anni / People accompanying disabled persons and children up to 6 years old
Online su / on www.vivaticket.it
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FOTO PHOTOS
Si ringraziano gli artisti per il materiale fotografico personale gentilmente concesso / Many thanks to the artists for the personal photographic material they provided p. 1 Mari Katayama, white legs #001. Special B/W version for Biennale Teatro 2024 p. 23 © Daniele Vertelli. Si ringrazia il Direttore Stefano Ricci per la foto gentilmente concessa / Many thanks to Director Stefano Ricci for the personal photo he provided p. 32 Si ringrazia il Direttore Gianni Forte per la foto gentilmente concessa / Many thanks to Director Gianni Forte for the personal photo he provided pp. 46-47 © Jade Manaide; ritratto di / portrait of Gob Squad Pellicola trasparente / Transparent film Foto significativa degli artisti / Photo provided by the artists pp. 52-54-55 © David Baltzer Bildbuehne; foto di scena / stage photos pp. 56-58-59 © Dorothea Tuch; foto di scena / stage photos pp. 62-63 ritratto di / portrait of Ciro Gallorano Pellicola trasparente / Transparent film © Valentina Gnassi; foto significativa dell’artista / photo provided by the artist p. 69 © Valentina Gnassi; ritratto di / portrait of Ciro Gallorano pp. 70-72-73-75 © Valentina Gnassi; foto di scena (prove) / stage photos (rehearsals) (376)
pp. 78-79 © Karolis Vyšniauskas (NARA); ritratto di / portrait of Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė Pellicola trasparente / Transparent film © Lina Lapelytė / Vaiva Grainytė / Rugilė Barzdžiukaitė; foto significative delle artiste / photos provided by the artists pp. 86-88-89 © Rugilė Barzdžiukaitė; foto di scena / stage photos pp. 90-91 © Modestas Endriuška; foto di scena / stage photo p. 91 © Rugilė Barzdžiukaitė; foto di scena / stage photo pp. 94-95 © Alexander D’Hiet; ritratto di / portrait of Miet Warlop Pellicola trasparente / Transparent film Foto significativa dell’artista / Photo provided by the artist
p. 126 © Anna Faragona; ritratto di / portrait of Giorgina Pi
pp. 184-185 © Maurycy Stankiewicz; foto di scena / stage photo
p. 127 © Carlo Mastropasqua; ritratto di / portrait of Stefano Fortin
p. 186 © Rafaello Zeloncini; foto di scena / stage photo
Pellicola trasparente / Transparent film © Stefano Fortin / Giorgina Pi; foto significative degli artisti / photos provided by the artists
Pellicola trasparente / Transparent film © Johan Perrson; foto significativa dell’artista / photo provided by the artist
pp. 142-143 © Andrea Pizzalis; ritratto di / portrait of Muta Imago (Claudia Sorace, Riccardo Fazi)
pp. 198-200-201-202-203 © Stuart Armitt; foto di scena / stage photos
Pellicola trasparente / Transparent film © Domenico Franchi; foto significativa degli artisti / photo provided by the artists pp. 150-152-153-154-155 © Gaia Adducchio; foto di scena / stage photos pp. 158-159 © Michiel Devijver; ritratto di / portrait of Luanda Casella
p. 106 © Holger Kirstenmacher; foto di scena / stage photo
Pellicola trasparente / Transparent film © Michiel Devijver; foto significativa dell’artista / photo provided by the artist
pp. 110-111 © Bea Borgers; ritratto di / portrait of Amir Reza Koohestani Pellicola trasparente / Transparent film © Amir Reza Koohestani; foto significativa dell’artista / photo provided by the artist pp. 118-120-123 © Benjamin Krieg; foto di scena / stage photos
pp. 190-191 © Amy Gibson; ritratto di / portrait of Tim Crouch
pp. 134-136-137-138-139 © Andrea Avezzù; foto della mise en lecture / photos from the staged reading, Biennale Teatro 2023
pp. 102-104-105 © Reinout Hiel; foto di scena / stage photos
pp. 106-107 © Reinout Hiel; foto di scena / stage photo
pp. 186-187 © Maurycy Stankiewicz; foto di scena / stage photo
pp. 166-168-169-170-171 © Michiel Devijver; foto di scena / stage photos pp. 174-175 © Rafaello Zeloncini; ritratto di / portrait of Markus Öhrn Pellicola trasparente / Transparent film © Markus Öhrn; foto significativa dell’artista / photo provided by the artist p. 182 © Rafaello Zeloncini; foto di scena / stage photo
p. 206 © Cherine Fahd; ritratto di / portrait of Bruce Gladwin p. 206 © Jeff Busby; ritratto di / portrait of Sarah Mainwaring p. 207 © Jeff Busby; ritratto di / portrait of Scott Price p. 207 © Jeff Busby; ritratto di / portrait of Simon Laherty Pellicola trasparente / Transparent film © Lachlan Woods; foto significativa di / photo provided by Sarah Mainwaring © Jason Mailing; foto significativa di / photo provided by Simon Laherty © Jeff Busby; foto significativa di / photo provided by Scott Price © Bruce Gladwin; foto significativa di / photo provided by Bruce Gladwin pp. 214-216-217-218-219 © Jeff Busby; foto di scena / stage photos pp. 222-223 © Michiel Devijver; ritratto di / portrait of Milo Rau
Pellicola trasparente / Transparent film © Hannes Schmid; foto significativa dell’artista / photo provided by the artist
p. 270 © Andrea Avezzù; ritratto di / portrait of Rosalinda Conti
p. 349 ritratto di / portrait of Serena Guardone p. 350 © Marco Ragaini; ritratto di / portrait of Silvia Guerrieri
pp. 230-232-233-234-235 © Michiel Devijver; foto di scena / stage photos
Pellicola trasparente / Transparent film © Mariavittoria Argenti; foto significativa dell’artista / photo provided by the artist
p. 238 © Olimpio Mazzorana; ritratto di / portrait of Carolina Balucani
p. 286 © Andrea Avezzù; ritratto di / portrait of Eliana Rotella
p. 352 © Loiero Luna; ritratto di / portrait of Athos Mion
p. 239 © Alice Durigatto; ritratto di / portrait of Fabrizio Arcuri
Pellicola trasparente / Transparent film Copertina dell’album / Album cover of Roger Waters, Is This the Life We Really Want? (2017); foto significativa dell’artista / photo provided by the artist
p. 353 ritratto di / portrait of Lea Paiella
Pellicola trasparente / Transparent film Riproduzione di / Reproduction of Francisco de Goya y Lucientes, Tu que no puedes (1797-1799); foto significativa di / photo provided by Fabrizio Arcuri © Carolina Balucani, Autoritratto di drammaturga al computer; foto significativa di / photo provided by Carolina Balucani pp. 246-248-249-250-251 © Andrea Avezzù; foto della mise en lecture / photos from the staged reading, Biennale Teatro 2023 pp. 254-255 © Alen Galante; ritratto di / portrait of Elia Pangaro (screenshot dalle riprese presso / still image from a video shot at La MaMa Umbria International) Pellicola trasparente / Transparent film Riproduzione di Kazimir Malevič, Croce Nera / Reproduction of Kazimir Malevich, Black Cross (1915-1924); foto significativa dell’artista / photo provided by the artist pp. 262-264-265-266-267 © Alen Galante; foto di scena / stage photos (screenshot dalle riprese presso / still images from a video shot at La MaMa Umbria International)
p. 306 © David Moore; ritratto di / portrait of Tim Crouch p. 310 © Garrett Davis/ Capture Imaging; ritratto di / portrait of Gob Squad p. 314 © Artūras Morozovas; ritratto di / portrait of Vaiva Grainytė / Lina Lapelytė / Rugilė Barzdžiukaitė p. 320 © Andrea Pizzalis; ritratto di / portrait of Muta Imago (Claudia Sorace, Riccardo Fazi) p. 327 ritratto di / portrait of Andrea Porcheddu p. 330 © Focus Art; ritratto di / portrait of Gianni Staropoli
p. 351 ritratto di / portrait of Jonathan Lazzini
p. 354 © Valentina Alberto; ritratto di / portrait of Francesca Miranda Rossi p. 355 © Graziano Rinna/ Studio Cromie; ritratto di / portrait of Marina Zucchelli p. 358 ritratto di / portrait of Federica Amatuccio p. 359 © Caterina Salvadori; ritratto di / portrait of Mariasole Brusa p. 360 ritratto di / portrait of Salvatore Crucitti / Gloria Zeppilli p. 361 © Ornella De Carlo; ritratto di / portrait of Lucia Fontanelli p. 362 © Marco Ragaini; ritratto di / portrait of Michele Granzotto p. 363 © Nicolas Zappa; ritratto di / portrait of Giuseppe Maria Martino
p. 334 © Bianca Vignato; ritratto di / portrait of Davide Carnevali p. 346 © Samanta Cinquini Mia; ritratto di / portrait of Giulia Cosio p. 347 © Carla Fancello; ritratto di / portrait of Stefano Dionisi p. 348 © Matteo de Mayda; ritratto di / portrait of Jacopo Giacomoni (377)
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MARKUS ÖHRN Anti Patriarchal
BACK TO BACK THEATRE / SIMON LAHERTY
BACK TO BACK THEATRE / BRUCE GLADWIN Closed Open
BACK TO BACK THEATRE / SCOTT PRICE Leader Led
BACK TO BACK THEATRE / SARAH MAINWARING Poetic Curious
MILO RAU Humus Melancholy
FABRIZIO ARCURI Outside Inside
ELIA PANGARO After Before
ROSALINDA CONTI Subconscious Jingling
CAROLINA BALUCANI Will-o’-the-wisp
ELIANA ROTELLA Care Resistance
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Carta prodotta con cellulose provenienti da foreste e da filiere di approvvigionamento gestite in modo rispettoso dell’ambiente, socialmente utile ed economicamente sostenibile da altre fonti controllate. Paper made from cellulose from environmentally respectful, socially useful, and economically sustainable forests, production and supply chains, and other controlled sources.
ISBN 9788898727919 © 2024 by La Biennale di Venezia Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie.
Tutti i diritti riservati in base alle convenzioni internazionali sul copyright. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o utilizzata in qualsiasi forma o mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o qualsiasi sistema di archiviazione e recupero delle informazioni, senza il permesso scritto dell’editore. Le didascalie e i crediti delle immagini in questa pubblicazione sono stati compilati con massima cura. Eventuali errori o omissioni non sono intenzionali e saremo lieti di includere crediti appropriati e risolvere eventuali problemi relativi al copyright nelle edizioni future se nuove informazioni saranno portate all’attenzione de La Biennale di Venezia. All Rights Reserved under international copyright conventions. No part of this book may be reproduced or utilised in any form or by any means, electronic or mechanical, including photocopying, recording, or any information storage and retrieval system, without permission in writing from the publisher. The captions and credits of the images in this publication have been compiled with the outmost care. Any errors or omissions ar unintentional, and we will be glad to include appropriate credits and solve any copyright-related issues in future editions if new information comes to the attention of La Biennale di Venezia.
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LA BIENNALE DI VENEZIA 52. Festival Internazionale del Teatro 52nd International Theatre Festival NIGER ET ALBUS Idea progettuale / Concept Stefano Ricci Gianni Forte Attività Editoriali e Web / Editorial Activities and Web Responsabile / Head Flavia Fossa Margutti Coordinamento editoriale / Editorial Coordination - Supervisor Valentina Campana Redazione / Redaction Giorgia Padovani Progetto editoriale / Editorial Project Eleonora De Leo in collaborazione con / in collaboration with Liliana Laera Traduzioni / Translations Matilde Vigna Edward Fortes Progetto grafico e impaginazione / Graphic Project and Layout Tomo Tomo Stampa / Print Grafiche Aurora S.r.l. Verona
ISBN 9788898727919 © 2024 by La Biennale di Venezia Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie.
Finito di stampare / Printed in Maggio / May 2024