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5. criticitA’ Dell’AbbAnDono

5.

CRITICITA’ DELL’ABBANDONO

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INTRODUZIONE

In seguito all’analisi effettuata in modo dettagliato e approfondito prima sui singoli borghi e poi sulla piana di Navelli, si è ritenuto opportuno riportare sinteticamente in questo capitolo alcuni dei dati più significativi già sottolineati, per dare una visione complessiva che permetta di evidenziare e di leggere nelle loro interrelazioni gli aspetti positivi, da valorizzare e generalizzare, e quelli che presentano elementi di criticità, cui il sistema deve prestare particolare attenzione, per trovare le risposte più adeguate ad affrontarli. Gli elementi di criticità che abbiamo rilevato sono principalmente legati al settore economico: ovvero all’assenza di importanti servizi pubblici e privati ma più in generale alla carenza di posti di lavoro che incrementano la disoccupazione e il pendolarismo verso centri maggiori e con più opportunità professionali. Queste sono le principali cause che hanno portato, nel corso dell ’900, all’abbandono di borghi e centri storici da parte delle comunità che li abitavano: si tratta di un problema vasto, una storia fatta di fame e miseria prima, di pigrizia politica e globalizzazione poi. Fatto sta che si è trattato di un fenomeno che ha cambiato la morfologia dei piccoli centri. Per effettuare tale analisi ci siamo affidate a due istituti:

ISTAT: L’Istituto nazionale di statistica è un ente di ricerca pubblico. Presente nel Paese dal 1926, è il principale produttore di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici. Opera in piena autonomia e in continua interazione con il mondo accademico e scientifico. Dal 1989 l’Istat svolge un ruolo di indirizzo, coordinamento, assistenza tecnica e formazione all’interno del Sistema statistico nazionale (Sistan). Il Sistema è stato istituito con il decreto legislativo 322/89 per razionalizzare la produzione e diffusione delle informazioni e ottimizzare le risorse destinate alla statistica ufficiale. Del Sistan fanno parte l’Istat, gli uffici di statistica centrali e periferici delle amministrazioni dello Stato, degli enti locali e territoriali, delle Camere di Commercio, di altri enti e amministrazioni pubbliche, e altri enti e organismi pubblici di informazione statistica.

CRESA: Centro regionale di studi e ricerche economico-sociali è stato istituito dalle Camere di Commercio d’Abruzzo nel 1968. Svolge studi, indagini e ricerche sull’economia della regione e sulle prospettive di sviluppo anche per conto delle Camere aderenti e di altri Enti Pubblici.

Nei paesi europei in ritardo di sviluppo, a fianco ad aree urbane che crescono rapidamente esistono regioni molto più povere che faticano a decollare. Ciò sembra confermare l’esistenza di una concentrazione della ricchezza a livello regionale che si contrappone al già citato processo di convergenza a livello nazionale. Passando a considerare l’Italia si può osservare che, in un contesto di generale declino, alcune regioni vedono un miglioramento della loro posizione relativa, mentre l’Abruzzo perde posizioni anche nei confronti di numerose regioni dei paesi membri. La perdita di posizioni della nostra regione è tuttavia in linea con l’andamento nazionale.

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L’economia abruzzese si basa su un modello distrettuale che nei decenni ha comportato individualismo degli imprenditori di prima generazione, scarso ricorso al credito, eccessivo contoterzismo, bassa propensione all’innovazione. La fase di stagnazione che tuttora pesa sull’economia abruzzese è difatti accentuata dalla carenza di pianificazione e programmazione a scala regionale che si prolunga da troppi anni ed alla quale hanno cercato di supplire le province, tuttavia in un quadro di debole coesione e di insufficiente coordinamento. Notiamo quindi un panorama disomogeneo: città economicamente poco influenti e città sempre più indirizzate alla grande industria e alla grande impresa come Teramo e Pescara. È da evidenziare invece L’Aquila che tra il 1995 e il 2007 è passata dall’essere la provincia più ricca alla provincia più povera della regione, a causa del processo di deindustrializzazione che l’ha colpita. Questa situazione di declino economico tocca tutta la provincia aquilana ed ovviamente anche la nostra Rete Solidale di Vicinanza, la piana di Navelli, la quale in primis vive proprio il problema dell’individualismo. Questo fa sì che le piccole iniziative economiche, che non mancano, siano però abbandonate a loro stesse e non riescano ad attecchire in un contesto già poco florido dal punto di vista economico. Segue ora l’analisi dei vari settori economici della RSV con lo scopo di capire su quali poter intervenire con delle strategie e politiche di cooperazione. In ordine: -settore PRIMARIO: è il settore economico che raggruppa tutte le attività che riguardano le colture, sia quelle tradizionali che quelle biologiche, ma anche i boschi e i pascoli. Si tratta di attività che vanno incontro a dei bisogni primari dell’individuo e della collettività. -settore SECONDARIO: è il settore economico che prevede l’attività economica a livello industriale. -settore TERZIARIO: è il settore economico in cui si producono o forniscono servizi e comprende tutte quelle attività complementari e di ausilio alle attività dei settori primario e secondario che vanno sotto il nome di servizi.

ANDAMENTO NAZIONALE

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