Janice Mehlman "Transcending Illusion"

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JANICE MEHLMAN transcending illusion con il patrocinio del comune di pietrasanta



JANICE MEHLMAN fotografie

“transcending illusion”


Janice Mehlman - Transcending Illusion 3 Agosto 2013 - 13 Ottobre 2013 LABottega - Marina di Pietrasanta

a cura di Serena Del Soldato

in copertina: “The Other Side of Silence” in quarta di copertina: “Dripping with Love”

progetto grafico Luca Calvanese, Serena Del Soldato © LABottega, 2013 © per le fotografie, Janice Mehlman stampato da Impronta Digitale, Massa (MS) Tutti i diritti riservati


Prefazione a cura di Valentina Fogher


“Call to Prayer”


Transcending Illusion: Le fotografie di Janice Mehlman

Un’opera d’arte è sempre il complesso insieme di tutta una serie di esperienze precedenti, come la vita stessa, come la nostra personalità, in un continuo divenire. Ma è il risultato ciò che conta, quello che vediamo in quel momento, ciò che è stato scelto e selezionato per essere presentato al pubblico. Le fotografie di Janice Mehlman già di per sé narrano una storia. Ognuna rappresenta un episodio di un capitolo ben più intenso di emozioni, prove tecniche e combinazioni fortuite. Janice Mehlman, fotografa di successo da oltre trent’anni, è sempre stata attratta dalle forme architettoniche, dalle astrazioni, dai giochi di luci ed ombre, dagli spazi, dagli effetti dell’architettura sullo spazio e dallo sguardo verso gli spazi attraverso l’architettura. Questi sono i temi che lei predilige, e che di conseguenza hanno un impatto predominante sui soggetti da inquadrare. Ciò che penso contraddistingua in quest’ambito Janice sia proprio la scelta intuitiva delle inquadrature dei suoi soggetti, in una felice combinazione di situazoni, anche completamente diverse tra loro. Come quando

per esempio passa dall’architettura alla carta, o meglio all’“architettura di carta”. Durante un suo viaggio in Marocco, Janice si è molto soffermata a fotografarne le moschee, o più che altro le forme delle moschee, così curve nelle loro sfericità. Con il suo tocco è riuscita a trasformare materiali pesanti e densi in giochi di luce e aria. Poi ha pensato di provare a creare le stesse atmosfere con del cartoncino di scarto che aveva nello studio. Così ha cominciato a lavorare con ritagli di carta, che aveva sparpagliati di qua e di là, perlopiù i margini eliminati dalle sue fotografie, tutti arrotolati. Mettendoli in un cestino Ikea per la carta, a maglia di rete fitta, giocava con la luce che filtrava attraverso i buchi del cestino ed interagiva con i rotoli di scarti in esso, che lei spostava a seconda del caso, creando nuove zone di ombra e di luce. Così sono nate molte composizioni, che erano in realtà suggestioni di carta che ricordavano l’architettura. Da queste è partita per esempio una mostra di grande successo a New York, “Architecture as Paper and Paper as Architecture”, in cui Janice si basava molto sull’illusione che pezzi di carta arrotolata potessero sembrare grandi strutture architettoniche circolari, e viceversa, immagini di architetture esistenti potessero ricordare spirali di fogli di carta. E così è nata l’idea di mettere assieme tutte queste visioni, di giocare con esse e di creare qualcosa di completamente nuovo, che grazie all’uso sapiente di luci ed ombre, potesse generare nell’occhio dello spettatore quella percezione di un verosimile, che potesse alla fine sembrare perfettamente reale:


l’illusione delle masse. Le masse infatti, in verità pesanti, si svuotavano di tutto il loro peso, per galleggiare aeree assieme alle densità corpose della carta, che sembravano invece fondamentali stutture circolari in cemento, il tutto legato da un potente gioco di ombre e di luci, nel loro ruolo di sostenere saldamente la struttura compositiva dell’immagine, come per esempio in “Beyond Appearances”, o invece in “Multinational Agreement”, dove ritornano l’eleganti forme dell’architettura marocchina che si innestano fluidamente nelle curve strutturate degli elementi cartacei, mescolati ad altre sorte di materiali colorati. In “New Awakenings”, “Lost Voices” e “Duplicity” invece Janice ri-fotografa sue fotografie, fotografando appunto rotoli di fotografie scartate dal retro, in modo da ottenere potenti effetti di luce sulla carta che rimbalza sui bianchi e viene profondamente assorbita dalle tonalità scure delle fotografie arrotolate, in una sorta di ricostruzione dell’esistente, in un ponderato, razionale, ma anche fortuito ripensamento di realtà già prodotte dalla sua creatività, in una sorta di “ricreazione della creazione”, come se gli elementi di cui lei si avvale in questo caso dovessero essere stati pensati e creati genuinamente da lei in precedenza, per raggiungere un finissimo risultato di purezza e linearità assolute. Dalla carta Janice è poi passata al vetro. Come si sa, le opere d’arte riflettono immensamente gli stati

d’animo dell’artista, ne sono lo specchio naturale. In quel periodo Janice stava attraversando un periodo molto difficile della sua vita, costellato di svariati problemi molto complicati. Al contrario delle sue fotografie usuali, che comunicano calma e tranquillità, la serie in cui le incorpora fotografie di vetri spezzati prende il nome di “It’s complicated”, in cui si concentrava sulla combinazione di diversi elementi, cercando di trarne un ordine ed un senso, da cui per esempio immagini quali “Broken Promises” e “Shattered Illusions”, che comprendevano spigoli vivi ed oggetti rotti. Piano piano però ha cominciato a mettere assieme più fotografie allo stesso tempo, integrandole l’una con l’altra, in uno studiato lavoro di collage, facendo muovere un’immagine dentro l’altra, in cui i bordi di una s’innestano in parti dell’altra, ri-creando in questo modo una combinazione unica, coinvolgendo anche altri materiali, quali alluminio e metallo, come in “Bordering Reality”. Poi arriva il “segno” del cambiamento, arriva “Hope”, “Speranza”. Quando l’uragano Sandy si schiantò su New York nell’ottobre del 2012 e travolse tutto e tutti, anche lo studio di Janice Mehlman venne ampiamente danneggiato. Dopo giorni di tanta fatica, Janice si trovò sola allo studio e finalmente si sedette. Il suo sguardo cadde nel cestino della cartastraccia, dove venne catturato da un foglietto, in cui si diceva: ”L’allagamento è il disastro naturale numero uno”. Due settimane prima, mentre


camminava nelle vicinanze, aveva visto una bellissima fotografia di un cartello stradale con il nome di una strada, “Hope”, sullo sfondo di un intenso cielo azzurro. La fotografia era incellofanata, ben conservata, e sembrava che aspettasse che qualcuno la raccogliesse. E così fece Janice. La voleva regalare ad una sua amica di nome Hope. Ma evidentemente era lei che quel giorno aveva bisogno di speranza, hope. Così, quel giorno allo studio lanciò la fotografia Hope nel cestino assieme al foglietto che aveva scorto, e dopo aver mosso un po’ le carte, è nata “Disaster Relief”: la creatività può riflettere veramente ciò che si prova, ciò che si ha dentro, ed aiutare a superare momenti travagliati. Da quel giorno, anche le sue fotografie sono cambiate: sono molto più gioiose, più colorate e sono fotografie pure, non più collage. Qui ha giocato un ruolo determinante un’altra occasione fortuita. La sua amica pittrice Leslie Wayne stava sperimentando un nuovo modo per creare una sua composizione, per la quale aveva dipinto circa cento opere rettangolari su mylar, tutte di differenti colori sgargianti. Le aveva ritagliate e disposte su di una parete. Nel frattempo aveva messo da parte tutti gli scarti ritagliati per darli a Janice. E a partire da “Dripping with Love”, Janice li ha interpretati, creando, a suo dire, “il lavoro più felice di tutta la sua vita.” Innumerevoli ‘costruzioni’ di carta intersecata danno origine a solari, labirintiche combinazioni, su cui lo sguardo si sofferma e poi

scivola via, seguendo le lineari macchie di colori, come se fossero strade da seguire in un dedalo di alternative. In tutto questo determinante corpo di lavoro di recente realizzazione ciò che emerge preponderante, creando un filo conduttore inconscio, è sempre la curva, al contrario dei primi lavori, che Janice definiva con linee molto più diritte e geometriche. Forse, come dice l’artista, la curva ha a che fare con le curve della vita, che non è mai retta. In realtà questi non sono semplici tracciati di curve, ma sono linee morbide che formano corpi. Torna l’illusione delle masse: basta un accenno, e l’occhio è già avvolto in spirali senza fine, in intersecazioni apparentemente credibili ma veristicamente impossibili. Non è solo una danza, è una sinfonia, costruita e ponderata fin nell’ultimo dettaglio, fin nell’ultima ombra o raggio di luce: tutto si muove nell’apparente immobilità. E l’immagine non è più solo su carta, ma esce fuori, grazie soprattutto alla sua fisica matericità, alla volontà dell’artista di stampare le sue immagini su carta acquerello, volutamente spessa, opaca, ad alto assorbimento, rendendo in questo modo la fotografia molto tattile e corposa, eliminando quella bi-dimensionalità, di cui si ha la sensazione quando le fotografie per esempio vengono stampate su carta lucida. E corposi sono dunque questi elementi architettonici – o l’illusione di essi – che emergono protagonisti nella maggior parte delle immagini di Janice Mehlman. Nel ricostruirsi in diversi


assemblamenti, diventano essi stessi ‘corpi’, veri, che si muovono fluidamente, vorticando delicatamente nello spazio. I colori intensi guizzano brillanti tra la densità dei neri ed il bagliore dei bianchi, creando insospettati equilibri cromatici nella sensualità delle forme, da cui si è inevitabilmente attratti e in cui la nostra mente si bea nell’abbandonarvisi, proprio come in dolci giornate d’estate, quando all’ombra di una folta chioma di un grande albero, ci si trastulla a lasciar divagare il nostro sguardo nella danza multiforme della luce splendente del sole mentre gioca facendosi breccia tra le ombre disegnate sulla terra battuta. Valentina Fogher


“Transcending Illusion”: The Photographs of Janice Mehlman English

Janice Mehlman’s photographs tell a story; each represents an episode of a much more intense chapter of emotions, technical skill, and fortuitous combinations. A work of art usually consists of a complex series of experiences and emerges as part of a continuous development, as in life itself. What ultimately counts is the result; what we see in the moment, and what is presented to the public. A successful photographer for over thirty years, Janice Mehlman has always been attracted by architectural form. The abstraction, play of light and shadow on empty spaces, and the effects on the architecture, within those spaces, are her themes. They consequently have a predominant impact on the subjects she captures. Janice’s work is distinguished in this field by her intuitive choices and points of view of her subjects. They appear in happy combinations even when they are very different from one another. One example would be when her subject changed from architecture to paper, or better yet, to “paper architecture.”

During a trip to Morocco, Janice directed her camera toward ancient Mosques focusing on their spherical formations. Her special touch transformed these heavy and dense materials into games of light and air. They specifically looked like undulated paper. Next, she re-created a similar architectural atmosphere but photographed ripped strips of paper instead. She placed these strips with their deckled edges into a steel mesh Ikea refuse bin and as light filtered through the mesh holes, architectonic compositions emerged. As these paper suggestions recalled architecture, this led to a successful New York exhibition, “Architecture as Paper and Paper as Architecture”. In her next project, she decided to combine these two variables to re-create something completely new. With her skillful use of collage, these images play a trick on the viewer’s perception. There is an illusion of mass, heavy in reality, which in fact is emptied of its weight, and begins to float in space. The fundamental, circular concrete structures are bound together while firmly sustaining a balanced and satisfying composition. In “Beyond Appearances”, or in “Multinational Agreement” the elegant forms of the Moroccan architecture magically join the structured curves of the paper elements as they weave together with additional colored components. In “New Awakenings”, “Lost Voices”, and “Duplicity”, Janice re-photographed her photographs. By photographing rolls of “rejected” photographs from behind,


she was able to obtain powerful effects of light on and through the paper. The light bounced off of the whites and was deeply absorbed by the dark tones of these rolled images. There is a reconstruction of the existing, in a considered, rational, but also fortuitous second thought, as she “re-creates from her initial creation”. Next, Janice began photographing shards of broken glass. As we know, a work of art can significantly reflect an artist’s state of mind and can be his/her natural mirror. At the time, Janice was going through a difficult period in her life. In contrast to her photographs, which usually communicated tranquility and peacefulness, this newer series, incorporated these scattered pieces of fragmented glass. She concentrated here on the combination of different elements, trying to create a sense of order out of challenging and diverse components. This series is called “It’s Complicated”. The images such as “Broken Promises” and “Shattered Illusions” comprise rust, sharp corners and broken objects. At this point she began to combine several of these photographs together, integrating one into another, in a studied collage. The edges of one flow into parts of another and she recreates a unique combination involving materials such as aluminum and steel, as in “Bordering Reality”. A “sign” of change, arrived in the form of Hope. When hurricane Sandy crashed into New York, in October 2012, and flooded the city, Janice Mehlman’s studio

was heavily damaged. After days of harrowing fatigue, Janice now alone in her studio, finally sat down quietly to work. Her glance fell upon the Ikea trash-bin, where she spotted a pamphlet, on which was written: “Flooding is the number one natural disaster.” Two weeks before, while walking down her street in Brooklyn, she spotted a discarded photograph of a street sign, with the name of a street on it, and it read, “Hope”. In the background of this photo, was an intense blue sky. This photograph was preserved in cellophane, just sitting on the street, waiting for someone to take it, so Janice did. She thought to give it to her friend named Hope. But evidently it was she who needed hope. On that day in her studio, she placed the Hope photograph into the trash-bin together with the pamphlet and after having moved papers around, “Disaster Relief” was born. Creativity can actually reflect what one is feeling, and what is inside, and can help one pass through troubled moments. From then on, Janice’s photographs changed. They have since become more joyful, colorful, and are once again straight photographs, no longer collages. Another fortuitous occasion played a significant role in this change. Her friend, the painter Leslie Wayne, was experimenting with a new way to create large compositions. Leslie painted approximately one hundred rectangles on transparent Mylar paper, all of them with various vibrant colors. After she cut out the rectangles and displayed them on a wall, she put


aside the Mylar edges to discard, but thought otherwise, and offered them to Janice, to see if she could use them in her work. Culminating in “Dripping with Love”, Janice has interpreted them, creating, as she says, “the happiest series of work that I have created thus far, in my career.” Innumerable, intersecting paper ‘constructions’ portray radiant, labyrinthine combinations, on which the gaze stops and then slips away, following linear spots of color as if they were paths to follow in a maze of alternatives.

emerge as protagonists in the majority of Janice Mehlman’s images.

In Janice’s recently created series of works, what stands out, as an unconscious thread is the use of the curve. This contrasts to earlier works, which were much more defined by straight-edged geometry. Perhaps, as the artist says, “the curve has to do with the curves of life, as life’s path never seems to follow a straight line.” These are not simple outlines of curves, but are soft lines, which form volumes. The illusion of mass returns: just a hint, and the eye already, finds itself in endless spirals, in apparently believable but truly impossible intersections. This work is not only a dance, it is a symphony, constructed and thought through to the final detail until the last shadow or ray of light. Here visually, everything moves, even though in reality it is immobile. The choice to print her mages on thick watercolor paper eliminates that two-dimensionality, which we sense when photographs are printed on glossy paper. The images no longer resemble flat paper as they jump off the page. These powerful three-dimensional elements (or the illusion of them)

Valentina Fogher

In viewing Janice’s photographs, our minds rejoice, just as on a sweet summer amble in the woods. In the shade of the thick foliage of a large tree, we can amuse ourselves and let our vision wander to the multiform dance of the shining light of the sun, as the light breaks through and cascades upon the earth. Here is the essence of the work of Janice Mehlman.



Opere


“Disaster Relief”



“Dripping with Love”



“New Awakenings”



“Duplicity”

“Lost Voices”



“Discarded Fantasies”



“Scraps of Meaning”

“Deep Illusions”



“Beyond Appearances”



“Entanglements”

“Rebirth”



“Dance of Hesitations”

“It’s a Crazy Love”



“Multinational Agreement”



“Bordering Reality”

“Shattered Illusions”



“Crossing Paths”

“Transparent Emotions”



“Complex Conversations”



“The Gears Are Turning”



“Cut From Reality”

“Round About”




BIOGRAFIA

BIOGRAPHY

Janice Mehlman e’ una fotografa di fama internazionale. Le sue opere fotografiche sono esposte in Musei e Gallerie degli Stati Uniti, Europa e Sud America dagli anni ’80 e in modo permanente in vari Musei e Collezioni Internazionali. Sono anche riportate in vari libri sulla Storia della Fotografia. Durante gli ultimi anni, ha avuto circa venti mostre personali, la maggior parte delle quali, in diverse importanti gallerie di New York. I suoi lavori sono inoltre stati inclusi in numerose mostre collettive. E’ direttrice del Programma di Fotografia del dipartimento artistico al Kingsborough Community College, della City University di New York, dove è titolare della Cattedra di Fotografia. Janice Mehlman risiede e divide la sua vita creativa fra i suoi studi di Pietrasanta, in Italia, e Brooklyn, a New York.

Janice Mehlman is an internationally known photographer. She has been exhibiting her photographs in Museums and Galleries since the 1980’s and her works have been shown in the United States, Europe, and South America. Her photographs are permanently featured in various International Museums and Corporate collections, as well as in major books on the History of Photography. She has had approximately twenty “One Person” exhibitions of her photographs in the past number of years, many in prominent galleries in New York City, and her work has been featured in innumerable group shows. She directs the photography program in the Art Department at Kingsborough Community College, of the City University of New York, where she is a Tenured Professor. Mehlman resides, and divides her creative time between her studios in Pietrasanta, Italy and Brooklyn, New York.



LABottega viale Apua 188 - 55045 Marina di Pietrasanta, Italia www.labottegalab.com


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